[...] mezzi o giù di lì nel 1891 e mezzi nel 1894, poi una seconda volta tutti uniti nel 1906, escono ora alla luce una terza volta tutti salvo il 36 [...]
[...] °, che è stato sostituito con uno differente; ed escono non iscontenti dell'accoglienza che adagio adagio vengono ricevendo nel pubblico, e specialmente [...]
[...] Salvadoretti, il Martina e presso vari pubblici insegnanti che se ne sono serviti nelle loro scuole come saggio di toscano vivo e parlato; ai quali [...]
[...] tutti mando il ringraziamento a voce e l'attestato della mia interna riconoscenza. II. Certi di questi Racconti son novelle di meraviglie; altri [...]
[...] accaduti al mio paese o in quel vcinato. Per amor di varietà poi v'ho messo alcuni Caratteri e parlate prese dal vero che mi parevano degne di nota: il [...]
[...] qual genere spesso è più ameno, spiritoso e istruttivo che molte facezie tradizionali, e fa del libro di Franco Sacchetti un'opera che sembra cli [...]
[...] ieri, per chi sa leggere, vivissima e interessantissima. III. Pubblicando questi Racconti mi proposi e mi propongo solo di far passare un'ora [...]
[...] piacevole; ma se talvolta, qua o là dal fatto scaturisce spontaneo qualche buon insegnamento, tanto meglio! e nessuno vorrà disprezzarlo, perchè detto [...]
[...] in altri tempi, che molti le guardano ancora con sospetto. Ma per questo capo va franco, lettore, tu puoi leggere e dare a leggere il volumetto a [...]
[...] chiunque ti parrà, inoffenso pede, benchè il sale, il pepe e l'italo aceto non vi manchi, anzi vi sia buttato a piene mani. IV. Intitolo questo [...]
[...] rifatta di mio, conformandomi pienamente all' indole e al parlare del mio popolo, in cui son nato e ho passato tutta la prima parte della vita [...]
[...] Vocabolario; (1) onde ho la presunzione d'aver fatto mia non solamente la sua parlata, ma, quello che più monta, la sua maniera di sentire e di [...]
[...] , popolo, dico, vero popolo: servi tori, manovali, braccianti, fabbri, muratori, legnainoli, calzolai, donniciattole, sarte, vecchiette e vecchietti [...]
[...] campagnuoli, contadini; e contadini specialmente, che ormai sono tra; i pochi rimasti a parlare un briciolo d'italiano che garbo abbia. Dormi pure [...]
[...] la bellissima distinzione del Salvini. Sarò pessimo raccontatore, ma le voci e le frasi, tutte fino ad una, sono vive e vere popolari; e te ne fo [...]
[...] certanza e te ne sto pagatore a qualunque prezzo tu vuoi. V. Forse a qualcuno, lucchese come sono lucchese io, parrà duro il credermi, quando [...]
[...] incontrerà certe parole e frasi che non avrà mai sentito dire, e penserà che le abbia raccolte in altri paesi, e alcune maniere me le sia cavate dalla mia [...]
[...] testa. Ed io gli ripeto che senza il mio popolo alla mano non fermai peso di dramma. Che se alcuno non ha mai sentito certi vocaboli, e certe [...]
[...] sonerà per caso all'orecchio traversando il mercato, o comprando, esempigrazia, un paio di guanti, e poi non la risentirai più forse in due anni [...]
[...] , mentre chi te l'ha detta oggi, seguiterà a ripeterla dieci e quindici volte la settimana infino a che campa. A questo proposito recherò qui alcuni [...]
[...] tratti di una bellissima lettera di Giovanni Norchiati al Varchi, il quale si meravigliava di certe parole fiorentine, dicendo di non conoscerle, e di [...]
[...] non saperne il significato: « Non vi maravigliate punto se alquanti verbi e nomi ci sono che voi non gli sapete, perchè, ancorchè uno sia nato ed [...]
[...] allevato in questa città, non sa egli però ogni cosa; e questo lo pruovo in me, il quale, benchè nascessi in Poggibonzi, pure venni piccolo fanciullo [...]
[...] ad abitare in Firenze, dove sono allevato e stato circa quarant'anni continui, e nel cercare di questi vocaboli ne ho imparati da otto anni in qua [...]
[...] , parecchie centinaia che non gli sapevo. Avrei giurato non gli aver mai sentiti, e nondimeno ho trovato e riscontro tali vocaboli essere comuni ed [...]
[...] molti, e da donne e fanciulli usati, a molti sono stati nuovi, in modo che non è gran fatto che anco a voi ce ne sia alcuno nuovo; ma per essere [...]
[...] nuovo a voi e non lo avere voi più sentito, non è egli però nuovo alla lingua nostra, nè per questo lo debbo io tralasciare ....... E per non essere [...]
[...] ellino tanto frequenti ho io a lasciarli indietro che non li noti? E perchè un dica: «io non l'ho più sentito» «io non lo so» resta per questo [...]
[...] ch'io non lo debba apprezzare e farne tesoro? Io vi dico, messer Benedetto ix. mio, che ne ho imparati tanti ch'io non sapevo, che ve ne [...]
[...] maravigliereste, che sono comuni e per altri si sanno ........... Non vi potrei dire quanto la cosa mi doventi grande..... » E la persona a cui si scrive [...]
[...] sopraggiungevano di altre qualità e forme, si propose di notarle e descriverle quante ne fossero arrivate; ma come più ne veniva considerando e [...]
[...] studiando e più si moltiplicavano; ed in fine vennero in tante e poi tante varietà, che lasciò l'impresa per disperato, superando oramai di gran lunga [...]
[...] , uomo di fibra forte, e specialmente fognando affatto il c duro e dicendo la 'osa, la 'asa, una mi' amia. E sono anch'essi come il Furio di Catullo [...]
[...] : nella ricchezza dei modi, nella vivacità delle metafore e in generale nell'italianità del vocabolario, ci sia poi o non ci sia spesso la precisione [...]
[...] della così detta grammatica, l'ortografia e la retta pronunzia. Ma chi facesse consistere il parlar popolare in quei difetti accennati su sopra [...]
[...] senz'altro, sarebbe simile a chi versasse un suo beverone in boccie fatte appunto appunto come quelle dei Certosini e si desse a credere che il suo [...]
[...] tenuto nell'uso della lingua e delle forme popolari. Certo si è che non v'è parte della grammatica o del vocabolario o della pronunzia la quale non [...]
[...] abbia popolarmente due o tre maniere per lo meno e quasi sempre è in uso, nell'uso vivo, anche la forma pulita, cioè grammaticale o una a quella [...]
[...] vicinissima. Così per es. dicesi realmente: Andorno, Andonno, Andòn, Anderono, Anderno, Andenno, Andéttino e in altre guise ancora: e dicesi pure [...]
[...] Andarono; si dice Bigna, Gna e Mia, e si dice pure Bisogna da tutti comunemente; si dice il can, el can, er can, er cane e si dice pure il cane, e [...]
[...] : xi. articoli, pronomi, coniugazione, formazione di plurali, comparazione, nomi alterati e via dicendo. Ora poi queste innumerabili o grandi o [...]
[...] piccole differenze sono usate differentemente secondo le persone, la loro estrazione, cultura, mestiere, sessi, età, e secondo le convenienze di [...]
[...] luogo e di tempo; «poichè, dice il Witney nella Vita del Linguaggio, è cosa evidente che niuno pensa precisamente nella stessa guisa, e che ognuno ha [...]
[...] un suo proprio modo di essere, formato dal naturale, dall'educazione, dalle cognizioni e dalla maniera di sentire». Io dunque mi sono giovato di [...]
[...] quella forma mezzana propria del popolo e del parlare pulito, come usa qui da noi, sempre quando ci era, accostandomi alla grammatica, quale oggi si [...]
[...] vuole; ho conservato però la maniera popolare ogni qualvolta quella letteraria mi avrebbe falsato il tuono alla casalinga del racconto e ridotti i [...]
[...] miei campagnuoli a cruscheggiare come tanti accademici. VIII. Per ciò non ti maravigliare se troverai: lui e lei in caso retto; gli dat. sing. e [...]
[...] plur. maschile e femminile; suo sua suoi e sue invece di loro; con seco invece di con lui o con lei; A me mi pare, a te ti ci vorrebbe un bel [...]
[...] frustone; l'e parimente pleonastico in varie forme di proposizioni comparative, ipotetiche e temporali in senso di anche, allora; il più premesso ad una [...]
[...] soggetto è posposto, come in quel luogo di Dante: «Di quella scheggia usciva insieme - Parole e sangue». Inf. XIII, 43-44. xii. L'uso della forma [...]
[...] gli piacque» e l'«Io... mi pare» famigerato di G. Yillani; quell'altra bella figura, per cui si deve ricavare il soggetto da un verbo o altra cosa [...]
[...] precedente, com'è quel luogo di Dante Inf. XXV, 136: « Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto » ; l'oratio historica che tutto a un tratto [...]
[...] , senza che paia, diventa drammatica; e specialmente poi l'uso del pronome relativo popolare formato ne' casi obliqui coll'aiuto del dimostrativo o del [...]
[...] pronome possessivo, o cogli avverbi dove e ci ed in altri modi ancora; chè veramente questa parte è quella dove più ha patito avarie la lingua [...]
[...] odierna in confronto di quella del Trecento; e tante altre cosette più o meno diverse dal filo della pura grammatica. Il che facendo sono stato in [...]
[...] carattere per lo stile e ho seguito l'esempio di tanti eccellenti scrittori, non eccettuato nemmeno il Manzoni. Quanto poi all'opportunità del farlo [...]
[...] , vedi ciò che dice il Cesari di tali fatti nel Dialogo delle Grazie, ciò che ne dice il Ranalli al § 50 e segg., Cap. II, Vol. II degli Ammaestramenti [...]
[...] , il Fornaciari passim nelle note degli Esempi, e specialmente 257, 477, 453, 937, 136 Vol. I. E prima di loro vedi quello che ne ha detto il [...]
[...] dottissimo e assennatissimo Borghini nelle Annotazioni al Decamerone in molti luoghi, massime all'Annotazione LIII. Ma senza confonderti tanto con [...]
[...] questi che potrebbero essere stimati antichi, leggi nei Primi Rudimenti cli Letteratura di F. C. Pellegrini i §§ 11 e 12 del Cap. III, Urbanità e xiii [...]
[...] . Idiotismi; e leggi poi, o rileggi la quindicesima delle Lettere critiche del Bonghi al Bianchi, e nell'Idioma Gentile del Deamicis il grazioso e [...]
[...] giustissimo Capitolo intitolato Gli Ardiri. Guardino bene per altro i giovanetti che tutte queste cose valgono per il genere popolare, e [...]
[...] specialmente pel racconto alla buona e pel dialogo casalingo; ed anche qui vanno usate con naturalezza e spontaneità. Se ne badino nello stile serio, nobile [...]
[...] ed alto. Pensino che sono appunto come certi atti e mosse fuori del galateo, che in certi luoghi e in certe persone non isfigurano, anzi piacciono [...]
[...] e sono approvati, ma in certi altri luoghi ed in certe altre persone offenderebbero l'occhio e il sentimento. IX. Questo genere popolare toscano [...]
[...] ha molti fautori in Italia, ma non manca di avversari, anzi, diciamo pure di nemici e ne ha sempre avuti; onde le troppo note contese in altri tempi [...]
[...] tutti gli altri e come dialetto vorrebbero che fosse trattato, cioè fuggirne tutte le peculiarità, usando solamente ciò che può essere inteso da tutti [...]
[...] gli altri Italiani. A me naturalmente pare che non dicano bene; ma, essendo qui ora io giudice e parte, non sentenzio; chiedo solo che mi scusino [...]
[...] del Tasso; e non consentirebbero mai che una pagina dello grammaticato Cellini valga per lo meno nove decimi della letteratura grammaticale di [...]
[...] quest'ultimo mezzo secolo, persuasi come sono che grammatice loqui e latine loqui sia tutt'uno. Questi però, pensino che il pane non si giudica [...]
[...] popolo lucchese, faccio uso, com'ho detto, della nostra parlata lucchese e non iscanso certe parole e frasi nostre caratteristiche e necessarie [...]
[...] ottengo due fini: aiuto il forestiero ad intendere, e suggerisco la forma o dizione legittima al paesano. XI. D'una cosa invece mi pare di doverti [...]
[...] chiedere scusa, lettore, ed è che i miei personaggi sono quasi tutti soggetti umili e bassi: Drea, Biccio, Manfrollo, Pécchia, Tognino, Bòbbola e [...]
[...] tanti altri, tutti contadini, mestieranti e povera gente. Che vuoi tu? Di personaggi elevati, xv. titolati e signoroni n'è piena zeppa la letteratura [...]
[...] oggi dicono, in quell'ambiente; e se anche in questo modo l'operetta val poco, in quell'altro sarebbe valsa molto di meno. Esiste bensì anche una [...]
[...] letteratura, dirò cosi, proletaria più che popolare; ma questa suole essere tanto lontana dal vero, e quasi sempre tanto falsa nella forma [...]
[...] ~ perchè muove da animo troppo spesso non sereno, ma bellicoso, appassionato e parziale, che a me non pare arte, o almeno non la tengo in conto d'arte [...]
[...] minuto e specialmente in mezzo ai contadini, che, come ho già detto, sono oramai fra i pochi rimasti a parlare un briciolo d'Italiano che sia [...]
[...] peggio parla; se pure il pane, ripeto, s'ha da giudicare col gusto e non colla vista. Senza le altre moltissime autorità che io potrei cercare a [...]
[...] meglio della buona lingua». Ed in un altro punto: «La nostra lingua prima che fosse scritta era già lingua del popolo, e dal popolo gli scrittori [...]
[...] la presero, e in quello che è detto buon secolo, meglio si scrisse perchè meglio si parlò.... Nè questa lingua in alcuni luoghi d'Italia è oggi [...]
[...] nel popolo venuta meno, anzi vive ancora, o tutta; o in grandissima parte, sebbene guasta e insozzata. Capitato qui (a Lucca) tempo fa un [...]
[...] si fosse per Firenze o per Pistoia o per Siena? E se, lasciando le toscane città, non poco infette di foresteria, salito fosse ai colli e monti [...]
[...] circonvicini, che detto avrebbe?» Infatti il Lucchese, liguroide più che etrusco, tutto dato al lavoro e all'industria, non è di straordinaria [...]
[...] fantasia, nè è il più bel parlatore, nè il raccontatore più vispo, sciolto e ricco della Toscana. Certo, se io fossi stato delle campagne senesi, pistoiesi [...]
[...] o fiorentine , il mio piatto avrebbe avuto altro gusto; pure, se non ho potuto ammannirti rombi, tartufi e petti di pernice, spero di non [...]
[...] assassinarti lo stomaco con salacche, cicerbite, pecoraccia stantia, nè molto meno con intrugli e brodolumi forestieri. I. NIERI DEL PONTE A MORIANO [...]
[...] S. Pietro ai suoi. IY ......... Ma che pretensioni! .. . V .......... Se queste en le parole, figuriamoci i fatti! VI.. ....... Marzo e il Pastore [...]
[...] ....... La mosca e il bove XVI.. ... Un vecchietto malizioso. XVII ... Bennardone XV III.. Una malìa . XIX ..... Una moglina sicura X [...]
[...] ! 130 LII ............. Moglie e Giudizio 132 LIII.. ......... Marito e moglie si fanno in una sera, Ma dura un pezzo la tiritera! 133 LIV [...]
[...] ! 144 LXI.............. I discorsi son discorsi 145 LXII ............ Il padre e il figliuolo pizzicagnoli 147 LXIII .......... Una scappellata giusta [...]
[...] ......... Chi ce la vuole e chi 'un ce la vuole .. . io non ce la voglio!... 194 LXXXI.. ..... Il cuore è il primo a vivere e l'ultimo a morire .195 LXXXII [...]
[...] XCV ...... Come il Bello s'appiccò 235 XCVI .... Una buona moglie e il suo contrario 240 XCVII .. Un perdono di nuovo genere 243 XCVIII. Ognun [...]
[...] sono mai troppe Le precauzioni non son mai troppe, diceva quello che si sputava nelle mani e pigliava la rincorsa per montare in sul letto. Voi [...]
[...] all'altro eran lì per essere rinversati e andare ai pesci. Tutti gli altri spaventati, chi piangeva da una parte, chi si disperava da quell'altra [...]
[...] gambe e colle braccia, e lì sannotti in quel pane. Il capitano per caso lo vide in quella conformità: «Per mio Santo! e voi avete il coraggio anche [...]
[...] di mangiare!?» - « Sor capitano, dov'entra questo (e mostrò il pane) non c'entra acqua! ». Eppure colla morte a due dita bisognò ridere! II [...]
[...] una fiera, e non aveva fatto la prima. Si vede era giornataccia, non gli era mai riuscito appicciare una ventina di persone che gli facessero [...]
[...] circolo dintorno. Lasciò stare, e s'infilò in una bettola, raffidandosi alla speranza, e rimettendosi nelle man di Dio: Deus providebit. Era là, fra le [...]
[...] undici e mezzogiorno, e l'appetito non lo doveva stare neanche a aspettare, perchè l'aveva pronto sempre da un 3 anno all'altro. S'infilò dunque [...]
[...] nella bettola per dare un po' di biada alla bestia; ma si sa: miseria e poesia eran sorelle; non ne aveva uno che dicesse due. Allora che [...]
[...] t'inventa? Prima di sedere a tavola stillò tanto e girò e rigirò tanto e poi tanto il discorso, che fece un patto coll'oste che, se avesse cantato [...]
[...] dire: mi piace o non mi piace. E il poeta pianta le ginocchia sotto la tavola, e lì ordina che ti ordino! mangia e beve come un papa, si sciala a [...]
[...] quello Dio, e alza anco la gloria, tanto era sicuro di sfoderare un'ottava da dire non piussultra. Di fatti quando ebbe finito, prese un'impostatura [...]
[...] a poeta che neanco il Tasso; svenò la vena, messe mano alle ottave, e sguainò le più belle che avesse in bottega, e quando era in fondo, diceva [...]
[...] all'oste: Vi garba questa? - E l'oste: no. Vi garba questa? E l'oste sgrollava la testa: noe! Il povero poeta l'aveva preso per tutti i versi; aveva [...]
[...] sgrollatina di testa e un bellissimo noe. Allora il poeta vedendo che non ci era scampi, e che era rimasto alla sua stessa trappola, non sapendo a che [...]
[...] santo votarsi, ne principiò una dove diceva che i discorsi en discorsi 4 e i soldi enno soldi; che le chiacchiere non fan farina; che l'oste non [...]
[...] era tanto mammalucco, e chi aveva mangiato doveva pagare il conto, e finiva: Borsa che sei di dietro, vien davanti, L'oste vuol dei quattrini e non [...]
[...] dei canti. Allora l'oste subito senza pensarci: « O bravo! così va bene e questa mi piace!» - « Vi piace da vero?» - « Questa è ragionata e mi [...]
[...] piace». - «Se vi piace, allora addio! vo' siete pagato, e noi siam belli e pari». L'oste rimase con un naso lungo un palmo, ma bisognò che ci [...]
[...] stridesse, perchè i patti eran chiari e limpidi come l'acqua, e i patti legano i savi e i matti, dice il proverbio. III. La visita di S. Pietro ai suoi [...]
[...] Una volta S. Pietro volse fare una visita a casa sua per vedere i suoi, che non aveva più visti da tanto tempo. Avuto il permesso, venne giù e [...]
[...] li trovò che gongolavano nell'oro, ricchi magni, 5 pieni di salute e d'ogni ben di Dio. Ci si fermò qualche settimana, e poi se ne ritornò al suo [...]
[...] posto a fare da portinaio al paradiso. Va dal Padrone: « Son tornato». - « Sta bene, e come vanno laggiù quella gente? » - « Come vanno!? A [...]
[...] meraviglia; è una cuccagna! tutti ricchi sfondati, sguazzano in tutti i comodi, schizzan salute e non fanno altro che ridere e stare allegri: balli [...]
[...] , musiche, suoni e canti, desinari e cene; insomma è baldoria dalla mattina alla sera e dalla sera alla mattina». «Sì eh? O me mi mentovan mai?» - «Mai [...]
[...] ! che è mai? il vero mai. Non ci siete neanche per ferro vecchio; pare che se ne siano scordati affatto ». - «Ma bravi! Ma bravi bravi» - E la cosa [...]
[...] restò lì, e non se ne parla più. Eccoti passa una man di tempo, e Domineddio dice a S. Pietro: «O Pietro, o che non ci vai a far ceppo coi tuoi [...]
[...] ?» - « Magari, se mi date licenza» - « Anzi, vai pure, ci ho piacere che tu ti diverta; stai sempre qui legato; vai pure». E S. Pietro viene a far ceppo [...]
[...] coi suoi. Va a casa, e li trova poveri mendichi, nudi bruchi, affamati, rifiniti, magri che tralucevano; e tutto il giorno a raccomandarsi a Dio [...]
[...] per le case e per le chiese. Dopo un giorno o due se ne rivenne per la stessa strada che aveva fatto. Ci doveva restare a morir di fame? Ritorna in [...]
[...] paradiso, va dal Principale: « Son tornato» - «Così subito?!» - «O che volete? non c'era da far bene» « E perchè? O se l'altra ,olta ti ci godesti [...]
[...] tanto!» « State zitto per carità, Signore. Se sapeste! Non 6 son più quei tempi». - «E che ci è di nuovo?,, - «Eh Signore, è tutto mutato. Gli [...]
[...] suon d'erbacce e d'acquaccia, ma paion tanti cadaveri ambulanti». - «O me mi mentovan mai?» - «O Signore, se vi mentovano! Vi hanno sempre in bocca [...]
[...] ; Signore, ajutateci ! di qui; Signore, soccorreteci! di qua; Dio mio, abbiate pietà di noi! Gesù Signore, abbiate compassione di noi! E poi rosari [...]
[...] , paternostri, avemmarie; e tutti pregano e tutti fanno dei voti, e si pentono dei loro peccati; insomma non si fa altro che sentire il nome vcstro [...]
[...] piano c'era un uomo che aveva preso moglie di 7 fresco. Dir che fosse un cattiv'omo, non si potrebbe dire, ma delle volte era un po' bestialotto e [...]
[...] aveva delle ragionacce spallate. Sùbito che la su' donna fu grossa, lui gli cominciò a dire: « M' hai a far Vittorio, m'hai a fare il nostro re, e vo [...]
[...] ' Vittorio! e m'hai a fare un Vittorino! » e non la finiva mai con questo re e con questo Vittorio. Ma venne l'ora del parto, e fu una donna. Come [...]
[...] ci restò brutto! Vi basti che seguitò a maltrattare e a rimbrontolar la moglie per un mese, povera donna! come se ci avesse colpa lei. « Be', per [...]
[...] questa volta ti perdono, ma quest'altra, pover'alle tu' costole, se non mi fai Vittorio! » Come Dio volle eccoti che la donna ridiventò gravida, e [...]
[...] lui tutti i momenti a soccannarla e a tribolarla « E m'hai a far Vittorio, e vo' Vittorio, e se mi fai un'altra pisciona, son bòtte e ti rimando con [...]
[...] tu' madre »; e lì a farla star male e anco piangere con queste belle pretensioni. Ora viene che partorisce e fa due gemelli, due bellissimi [...]
[...] maschiotti! La prima volta che lui uscì fuori, un amico gli domandò: « E be', che t'ha fatto poi la tu' moglie? » - « Povera donna! m'ha fatto Vittorio e [...]
[...] , s'incontrò con un lupo. In più che si furono sborniati, dissero ognuno fra sè: « Ora ci siamo! » e senza tante paure si fanno avanti. Comincia il lupo con [...]
[...] una cera da arrogante: «È un pezzo che fra i miei e i tuoi ci sono delle quistioni da partire; ora sarebbe venuto il momento». - Fa l'uomo: «Hai [...]
[...] ragione, e non iscappo. Ma, vedi, ci siamo incontrati qui per non volere, e siamo tutti e due a sangue freddo; mi parerebbe a me che, prima di far [...]
[...] dunque a parole»; e così principia a urlare e a trattare l'uomo di tutti i vituperi. L'uomo gli rispondeva, e intanto imbraccia lo schioppo e, pun [...]
[...] ! un'impallinata nel didietro. Il lupo a quel gran colpo e a quella popò di grandinata nelle natiche, si dette alla fuga dicendo: « Se questo en le [...]
[...] parole, figuriamoci i fatti! » VI. Marzo e il Pastore Una mattina, là sul cominciare della primavera, un pastore uscì colle pecore, e [...]
[...] pastore! fai bene. Buon viaggio! » E fra sè disse: « Lascia fare a me, chè oggi ti rosolo io! » E quel giorno al monte giù acqua a rovesci, un vero [...]
[...] diluvio! Il pastore però che l'aveva squadrato ben bene in viso, e non gli era parso schietta farina, aveva fatto tutto all'incontrario. La sera nel [...]
[...] tornare a casa rincontra Marzo: « E be', pastore, come è ita oggi?» « È ita benone. Sono stato al piano; una bellissima giornata, un sole che [...]
[...] scottava! » « Sì eh? Ci ho gusto (e intanto si morse un labbro) E domani dove vai?» 10 «Domani torno al piano. Con questo bel tempo, matto sarei a [...]
[...] mutare». «Sì? bravo! Addio». E si partono. Ma il pastore, invece d'andare al piano, va al monte, e Marzo giù acqua e vento e grandine al piano [...]
[...] ; un vero gastigo di Dio. La sera trova il pastore: «O pastore, buona sera; e oggi come t'è ita?» «Benone. Sai? sono andato al monte, e ci è stato [...]
[...] una stagione d' incanto. Che cielo! Che sole!» «Proprio ne godo, bravo pastore; e domani dove vai?» «E domani vado al piano; mi par di vedere certi [...]
[...] disse sempre all'incontrario, e Marzo non ce lo potè mai beccare. Siamo alla fin del mese. L'ultimo giorno disse Marzo al pastore: «E be', pastore [...]
[...] , come va?» «Va bene; ormai è finito Marzo, e sono a cavallo. Non c'è più paure, e posso cominciare a dormire fra due guanciali». «Dici bene. E [...]
[...] domani dove vai?» «Domani anderò al piano; faccio più presto, e l'ho più comodo». «Bravo! Addio». Allora Marzo, in fretta e furia, va da Aprile, e [...]
[...] gli racconta la cosa, «e ora avrei bisogno che 11 tu mi prestassi almeno un giorno». Aprile senza farsi tanto pregare, gli presta un giorno [...]
[...] . Eccoti che viene la mattina dopo, e il pastore cava le pecore e, cucciolo cucciolo, va al piano come aveva detto, con credendo oramai nell'essere [...]
[...] prata, comincia una ventipiova da fare spavento, acqua a ciel rotto, vento e neve e grandine; una tempesta che il pastore ci ebbe da fare e da dire a [...]
[...] riportar dentro le pecore. La sera Marzo va a trovare il pastor e che era là nel canto del fuoco senza parole e tutto malinconioso, e gli dice: «O [...]
[...] di così neanche a mezzo gennaro! Le ha fatte tutte e sette; si sono scatenati per aria tutti i diavoli dell'inferno. Oggi solamente ne ho avuto [...]
[...] per tutto l'anno. Povere le mi' pecore! Povere le mi' pecore!» E per quello si dice che Marzo ha trentun giorni, perchè ne prese in prestito uno da [...]
[...] Aprile. VII. La ricetta del Redi Tempo fa ero là dalle parti di Firenze, e ragionavano di un pover'uomo che gli ottanta e ben sonati non [...]
[...] li doveva star più a aspettare, e era a letto ammalato d'uno di quei tre c che fan paura ai vecchi. Non c'è da dire che il su' pane non l'avesse [...]
[...] lume che ha finito l'olio. Poero Bobi ! pillole e cartucce ne ha preso una spezieria, e oramai non gli resta altro che la ricetta del Redi». «Che [...]
[...] istava troppo bene di salute. Il Redi gli era un medico ... ma oo! di quei bravi. 13 Va dunque, monta su e s'accorge alla prima occhiata che l'aveva [...]
[...] addosso il male peggio di tutti, il mal della vecchiaia. Si fa al letto, la saluta, e comincia a dirle che cos'aveva e che si sentiva; insomma a [...]
[...] fare tutte le domande necessarie. Poi, avendo discorso del più e del meno per un poco di tempo, quando gli parve ora, salutò tutti e si avviò per [...]
[...] andarsene. Tutto a un tratto alla signora e' gli venne in mente che il dottore non gli ha lasciato nessuna ricetta da pigliare; chiama gente: «Andate [...]
[...] subito dietro al dottore, e ditegli che s'è dimenticato di lasciarmi la ricetta, e che abbia. la compiacenza di segnarmi quello che crede [...]
[...] ». Corrono, lo raggiungono: «Sor dottore, l'abbia tanto pazienza; forse nel discorrendo e' gli è passato di mente di scrivere l'ordinazione. Dice la signora [...]
[...] poeta; si fermò lì su due piedi, levò fnori carta e lapis, scrisse e consegnò al servitore la ricetta, che diceva: Quando un'anima è salita Agli [...]
[...] ?» «Perchè son della razza delle civette. Vedete come san far bene gl'inchini! Come giran bene la testa! Che testa girevole che hanno! E come si [...]
[...] sberrettano, come si scappellano: come si piegan facile nel fil delle rene! E il maestro di tutta la casata è Bòbbola. Chiunque incontri per la via [...]
[...] Pippo? Signora fattora, ben veduta! Arrivederla! Arrimirarla!»; e lì tutto salamelecchi e riverenze. Un giorno dissi al Custode vecchio di S. Ansano [...]
[...] io; avrebbero a finir tutti nella mi cassarola!» 15 E lui, per grattarmi la pancia e farmi cantare: « Com'a uso?!» - « Come a uso che se avessi [...]
[...] una civetta così capace a far gl'inchini e a strisciar le riverenze come il signor Bòbbola, quando l'avessi posata sulla cròccia, tutti i pettirossi [...]
[...] coll'effe! » Perchè lui lo conosceva meglio degli altri e sapeva di che pelame era; e per necessità aveva dovuto farlo conoscere anche agli altri [...]
[...] alla lontana; col vicinato non ci scherzava tanto, perchè conoscevan la ragia, e s'era ribeccato di gran partaccioni e in qualche posto ci aveva [...]
[...] fatto delle fìgurette cacine. Andava dunque su per i colli e per i monti alla lontana, alle case dove sapeva che ci eran di queste donnette senza [...]
[...] malizia, tutte Gesù e Maria. Bussa va alla porta: «Tun tun!» - «Chi è?» «Sant' Ansano!» Entrava dentro franco e spedito come essere in casa sua, e si [...]
[...] scopriva l'immagine di Sant'Ansano in sullo stomaco. «Sant'Ansano!» ripeteva tutto ammodino, tutto garbato, sempre colla risina sulle labbra e tutto [...]
[...] complimenti. Salutava tutti a diritta e a mancina, lodava tutti e tutto: «O bello! oh bene! Ma come vi trovo bene! Meglio d'or è l'anno. Ma come [...]
[...] siete cresciuta da 16 un anno a questa parte! Ma che bella ragazza fresca e vegeta che vi siete fatta! Dio vi mantenga sana, che bella siete [...]
[...] talli di rosa, il Signore e Sant' Ansano benedetto ve li conservi! » E poi metteva mano a dare il tabacco prima di entrare in discorso: «S' ha a [...]
[...] pigliare una presina di tabacco!», e levava fuori di tasca una scatola tanto fatta e se la passeggiava, se la trastullava da una mano all'altra, ci [...]
[...] batteva dentro per ispolverizzarlo bene, e l'offriva a tutti chiamando tutti per nome: «Una presina alla nostra Beppa! Un'altra al nostro Giovannino [...]
[...] ! E la nostra massaia deve star senza? Coraggio, Carlotta! una bella presa e scacciamo la cattiv'aria!» E intanto per le belle maniere faceva [...]
[...] cascare il discorso sulla sua solita gita degli altri anni, sui restauri e sui bisogni della chiesa, sulle Messe, sul bene per l'anime del Purgatorio [...]
[...] , sui miracoli di S. Ansano, e lì quando aveva principiato non finiva più di contare; prediche che neanche S. Agostino! e quelle povere donnette butta [...]
[...] giù farina! dai castagne, vino, olio, soldi, di tutto! Così lui se ne tornava a casa co' sacchi, co' barilozzi pieni e colle tasche allegre; ma S [...]
[...] . Ansano poteva strinare! non aveva nè una goccia nè una brancatina, di nulla! Al sole ci ha fior di casa e fior d'orto, e là da mezzogiorno a [...]
[...] lavorato di nessun mestiere? Cercando per S. Maria in casa! E poi volete vedere se era o no? ... Una volta sui primi tempi, quando in chiesa [...]
[...] qualcosina ci metteva, disse al Custode (e me l'ha raccontato il Custode colla su' bocca stessa) che per sei fiaschi d'olio gli ci eran voluti ventiquattro [...]
[...] franchi di tabacco! E pretese che gli fossero rimborsati ballanti e sonanti un sopra l'altro, chè «meno male le fatiche e la bucchia dell'andare [...]
[...] a chiedere, ma di tasca sua non ci voleva rimetter nulla!» Più di quello che costava l'olio, figlio e po' d'un tètte! ... Il Custode fece presto a [...]
[...] dargli lo sfratto di sagrestia, e quella cuccagna gli finì. Ora è invecchiato, e va per le chiese a strizzare i gallonzoli e a picchiarsi il petto [...]
[...] , perchè anche il diavolo quando fu vecchio si fece frate; però il lupo perse il pelo ma non il vizio, e se in paradiso me lo mettono accanto, da [...]
[...] quell'altra parte ci vo' un carabiniere. Mi fido e conto! Anni fa, quand'era più in gamba, comprava il giornale, anzi si teneva in tasca il giornale [...]
[...] bello preparato, con secondo fine, e se incontrava, per esempio, il Rettore o il Custode o qualcuno che avesse le loro idee, gli si aggrostava e [...]
[...] siamo? E questa è la libertà? E questi sono gl'Italiani? Va là, che siamo cucinati in salsa piccante! Che la duri, Giambracone! Iddio non paga ogni [...]
[...] sabato sera, ma quando paga dà moneta intera! Tira avanti e segna a conto mio! e in fondo poi si contano i gambi!» E lì frignava sul mondo presente e [...]
[...] sullo sfacèto, come diceva lui, della Religione. Lasciava il Sor Agostino, e co' luccioloni sempre agli occhi, voltava canto e trovava o il [...]
[...] Capobanda, o il Tenente in riposo Tal e, o l'Uffiziale di Posta Tal altro, che sapeva di che umore peccavano, e lui subito sciorinava il giornale: «Ma [...]
[...] eh! il Signor Papa, belle pretese! Non voler e nemmeno che i predicatori benedicano l'Italia! Ma eh! i cari Gesuiti nella tale città quello che [...]
[...] Berta filava, e i micini hanno aperto gli occhi!». E così accendeva un moccolo al diavolo e uno alla Madonna, e ligiava tutti tenendo da Barga e da [...]
[...] Gallicano. Poi con questo giornalone bello aperto e spiegato davanti, lemme lemme, tutto sprofondato nella lettura, pigliava una redola lungo gli [...]
[...] orti dei pomidori; s'accostava ai punti dove colla 19 coda dell'occhio vedeva che c'erano più belli e graniti, e con una mano teneva il foglio [...]
[...] largo che lo coprisse davanti ammodo, e quell'altra mano se la metteva dietro alle rene, e lì, come se non fossero fatti suoi, cògli pomi! stacca pomi [...]
[...] ! e poi, sempre leggendo, adagio adagio se ne tornava a casa colle tasche piene! Pensava la notte chi poteva infrecciare di giorno. Una volta [...]
[...] ? Principiamo a essere in là cogli annetti, e lo schizzino nel caffè la mattina non fa male, spurga la vista e rinforza i nervi ! » - «Anzi! » Pesa [...]
[...] la boccetta vuota; l'empie, la ripesa, e l'importo era venti centesimi - «Sarebbe ventuno, ma tiriamo via, e vada per il buon peso!» Paga e se ne [...]
[...] quand'è piena, importa venti centesimi - «Sta bene!» Gliel'empie; lui paga e va via. Dopo tre giorni torna, dài venti centesimi senz'osservazione e [...]
[...] parte. E cosi ogni due o tre giorni veniva a prendere il rumme e durò un bel pezzo. Un giorno invece di trovarci la padrona, ci trovò il marito [...]
[...] . Mette sul banco venti centesimi e la boccetta perchè gliel'empia. Il padrone dà un'occhiata e dice: - «Eppure mi pare che ne abbia a tenere più di [...]
[...] venti centesimi!» - «Ma 20 la vostra signora consorte la riscontrò l'altra settimana (glielo domandi) e importava venti centesimi ». - «Sarà vero [...]
[...] bene sincerarsi ». Pesa, e importava quarantadue centesimi! Aveva comprato otto o dieci boccette della stessa forma e dello stesso colore, una un po [...]
[...] ' poino più grossa dell'altra, a scaletta, e dopo la seconda e terza volta che ci avevano fatto l'occhio, mutava e aveva già raddoppiato dose per lo [...]
[...] stesso prezzo, il galeotto!! E così: Coll'arte e coll'inganno viveva mezzo l'anno; Coll'inganno e coll'arte viveva l'altra parte! IX. La [...]
[...] camicia della felicità Fra tutte le novelle che ho sentito in vita mia, quella che contava sempre Drea dall'Aia le passa tutte; e sì che ce n'è da far [...]
[...] che l'aveva in sulla punta delle dita, e gli vogava la lingua in bocca. Era la sua consolazione, povero Drea ! quando la poteva contare; proprio ci [...]
[...] s'internava, perchè anche lui aveva avuto le sue percosse nel mondo. E gli accadeva spesso che c'incastrasse: è così facile avvenire una disgrazia [...]
[...] , e trovar persone che si credono le più sfortunate di tutte, e si lamentano della sorte dicendo che piglia a perseguitare solamente loro! «Figliuoli [...]
[...] miei, diceva allora Drea per consolarli, queste qui son tutte chiacchiere e tutti discorsi: chi 'l crocino, chi la croce e chi 'l crociane, un po [...]
[...] ' ne abbiamo tutti. E però si dice che se si portasse in piazza ognuno la sua per far baratto, torneremmo a casa tutti colla nostra, perchè chi non [...]
[...] pare spesso l'ha più grossa di noi. Volete vedere se dico bene? Statemi a sentire e vedrete. Vi conto una novella, ma in fondo è verità schietta. A [...]
[...] straordinario, dove si camminava a mesi a mesi senza arrivare al confine del suo tenitorio. Era un paese ricchissimo e strabondante d'ogni cosa, perchè li [...]
[...] c'eran monti e pianure, laghi e mari, fiumi e colline e terre per tutte le semente, e li ci si raccoglieva d'ogni ben di Dio. Quasi tutti poi eran [...]
[...] benestanti, e campavano in sul suo, perchè non si ricordavano quanto mai tempo era che non ci avevano 22 avuto la guerra, nè la peste, nè [...]
[...] annatacce cattive, e il soldo si lasciava vedere in faccia. Delle città che ci erano poi non ve ne prego dire! Ce n'era più di mille tutte grandi [...]
[...] , appopolate e belle, con chiese, palazzi magnifici, strade diritte e lunghissime, e, di qua e di là dalle parti, negozì che cavavano gli occhi. La città [...]
[...] poi dove stava lui, tutte le città saran città, ma quella! ma quella!... Pensate e immaginate, lì c'era di tutto! Aprite bocca e chiedete, non ci [...]
[...] mancava nulla! L'oro si può dire che ci era sparto colla pala. Che città! E il palazzo del re?!.. era un'occhiata; in una gran piazza, con un bel [...]
[...] giardino, orti, boschetti, e laghi artifiziali, e fiori di tutte le qua lità, in tutte le stagioni. Per le stanze tappeti in terra, e ai muri damaschi [...]
[...] , broccati e quadri, senza uno spazio alto due dita che fosse vuoto; certe scale che ci poteva montare in carrozza, e statue da tutte le parti [...]
[...] , tutto a lustro da potersi specchiare uno anco nelle porte. E la cucina! figuratevi quello che ci doveva essere! Dice che non c'è sapore al mondo, nè [...]
[...] per di grasso, nè per il magro, che, se il re avesse parlato, il cuoco non avesse potuto ammannire lì per lì subito, àmme e tutt'uno, qualsiasi [...]
[...] piatto. Tutto il reame erano in pace; i popoli confinanti d'amore e d'accordo, e il re benvisto da tutti gli altri re conoscenti, e in armonia con [...]
[...] tutti, così che ogni po' po' s'andavano a far delle visite; e i suoi sudditi di lui gli volevano tanto di quel bene, che si sarebbero buttati nel fuoco [...]
[...] propriamente sua era solo, rimasto senza padre e senza madre fin da piccino; e poi figliuoli non ne aveva, e a un caso di lui, lo stato cascava in mani [...]
[...] forastiere. Figliuoli non ne aveva e non ne poteva avere, perchè state a sentire. Questo re aveva moglie, e che moglie! un occhio di sole: alta [...]
[...] , bella, bianca e rossa, latte e rose; aggraziata, con certi capelli biondi, proprio d'oro, fini che li portava via il fiato; con due occhi, due occhi [...]
[...] che un pittore non arriverà mai e poi mai a farli così; ridevan prima della bocca, e si vedevan brillare anco di notte; la su' voce era una musica [...]
[...] che faceva restare incantati chi la sentiva. Era buona, era garbata, era ammodino e struita in tutto e per tutto, com'è naturale che sia una [...]
[...] figliuola e una moglie d'un re. E be', questa moglie, se il suo marito gli si accostava per dargli la mano, quando era lì vicino, lei all'improvviso [...]
[...] diventava una statua di marmo in quella positura precisa come si trovava. Povero re! La guardava da lontano, e si struggevano tutti e due l'uno [...]
[...] persona così cara, e non potere stringersi neanche la 24 mano! Se uno era sconsolato, e quell'altro più; ma non ci era nessun rimedio, e tutti e due [...]
[...] smagravano a vista d'occhio. Ci erano stati tutti i dottori del regno, e quelli di fuorivia, ma non ci avevan potuto far nulla; ogni prova era [...]
[...] dunque tentate tutte, senza che gli riuscisse guadagnar nulla. Una volta poi mandò un bando nel suo regno, e per tutti i regni vicinanti, e anche a [...]
[...] quelli più lontani, dove si spiegava il fatto com'era, e che tutti quelli che credevano di poterci far qualcosa, venissero pure tutti, chè sarebbero [...]
[...] i ben venuti e i bene accolti, e saranno ricompensati dal re anche più del loro merito. Vi lascio pensare se se ne mosse! Ne venne e ne rivenne [...]
[...] poi, dottori, ciarlatani, speziali, semplicisti, meopatici, maghi, incantatori di tutte le razze e di tutte le genie. Chi ne diceva una e chi ne [...]
[...] , incantesimi, malie, con tante parole turchine, con segni di croce per diritto e per traverso, di notte e di giorno, a tutte l'ore e in tutti i punti di [...]
[...] luna, ma fra tutti in quanti erano, non furon capaci di levare un ragnolo da un buco: 25 quando il re si accostava, e lei diventava marmo! Si [...]
[...] presentò anco all'ultimo un certo che doveva essere un mago, lungo lungo, magro stecchito, coi capelli scarmigliati giù per le spalle, e con un barbone [...]
[...] abbaruffato che pareva un fascio di pruni. Si fece avanti con un libraccio tutto pieno di pitture di teschi, e ossa di morto; e da tanto che [...]
[...] polso, gli messe una mano sul cuore, la fece sputare tre volte, e dopo due giorni pronunziò anche lui la sua sentenza: «Perchè la regina guarisca [...]
[...] >>. Questo era un rimedio facile a dire, ma nelle spezierie non ce lo tengono. Pure il re, che ne aveva provate tante, e tante anche di veramente [...]
[...] stravaganti e di ridicole, e si era fissato di non lasciarne una addietro, non foss'altro, per isgravio di coscienza, volse tentare anco questa [...]
[...] . Principiò dunque a interrogare se ci fosse nessuno di felici lì nella sua città e nel suo vicinato; ma fra tutti i suoi conoscenti non ci fu da [...]
[...] passi buttati al vento. Allora il re pensò di andare lui stesso da sè, e correre tutto il suo regno, se ritrovasse mai 26 una persona felice [...]
[...] . Perciò fece fare i preparativi, casse, bauli, fagotti, valigie, carrozze e cavalli; scelse una ventina d'amici, e dei suoi più fidati ministri, e si [...]
[...] mise in viaggio. Andava per le città e per le borgate, e per le campagne aperte, da per tutto dove sentiva dire, o gli pareva che ci fossero delle [...]
[...] calzoni dal gran sudiciume, e saltare da un travicello all'altro come i gatti; ma domanda di qua, interroga di là, cerca di sopra, fruga di sotto [...]
[...] , non trovava quello che gli ci voleva; perchè tutti, chi per un capo e chi per quell'altro, avevano il loro impiccato all'uscio. Uno sarebbe stato [...]
[...] felice, non gli mancava nulla, ma il figliuolo veniva su l'arca di tutti i vituperì, disperato, bestemmiatore, briacone, e giocatore poi che avrebbe [...]
[...] eran morti du' bimbi belli e rallevatini, che erano tutta la sua speranza e la sua consolazione, e ora non trovava più pace nè bene, e piangeva [...]
[...] di 27 quiete. Io mi rodo l'anima, m'appezzo dentro a dovermela vedere innanzi mattina e sera, ma il mi' figliuolo ha la benda agli occhi, e mi [...]
[...] tocca a tacere per non far peggio». - «Noi, eccoci qui, dicevan quegli altri, potremmo essere cul di tordi e nuotare nell'abbondanza; ma nostro padre [...]
[...] ha quel male benedetto che ogni tanto gli piglia senza che se ne accorga, e se anche è in cima a un precipizio, casca giù tutto in un fascio, così [...]
[...] che bisogna star sempre col cuore agghiadito da un anno all'altro». - «O voi, donnina, non siete felice voi, così fresca e sana, con quelle [...]
[...] ' di roba che abbiamo e, senza una man di Dio, fra poco tempo non ci resta altro che andare per un tozzo di porta in porta». E intanto gli grondavano [...]
[...] giù dagli occhi lagrime grosse come nocelle. - «Voi almeno sarete contenti e felici, quassù su questi colli ariosi, con questa bella casettina [...]
[...] succede, non direbbe così. Vede quella casa là dirimpetto? l'hanno con noi a morte, ci voglion morti, e senza un perchè al mondo; ma per puro astio e [...]
[...] per invidia, perchè vorrebbero 28 che il sole battesse solamente sul loro tetto. E ora ci hanno messo una causa in tribunale che, chi la perde [...]
[...] , resta nudo; loro fan fiamme e fuoco per darcela tra capo e collo e spolverizzarci. Ci va un pozzo di quattrini; ma non vòl dire! s'ha a vedere chi [...]
[...] ha la testa più dura; s' ha a vedere sino in fondo; e quand'anco ci dovessimo mangiare infino all'ultimo sasso, s'hanno a finir e le quistioni; così [...]
[...] gli antenati che verranno 'un avran più da quistionare». - «Sentite quel giovanotto, là su quell'albero, che bruca la foglia e canta come una [...]
[...] sirena? Quello deve avere il cuore nello zucchero; domandiamoli se è felice» - «Eh be' mi' signori, Chi canta per amore e chi per rabbia E chi per [...]
[...] iscacciar malinconia ! e così sono io. Se mi poteste essere qui dentro! ... ho un cuore come un fico secco. Avevo una dama che era tutta la mi [...]
[...] ' speranza al mondo; l'avevo sempre davanti agli occhi di giorno e di notte; l'amavo propio infino alla tombare ora ci si è affacciato un altro che aveva [...]
[...] un bottone più lustrente di me, e s'è messa con quello; m' ha piantato senza neanche dirmi: Cane, addio! e fa all'amore con quello. Non m'ha [...]
[...] chiappato un accidente perchè Dio non ha voluto, ma ce n'ho per un pezzo dell'aglio da mangiare». In somma, per indagare e rifrustare che facessero in [...]
[...] prigione; quell'altro il padre o la madre allo spedal dei matti ; chi non aveva un boccone da sfamarsi; questa era stata tradita e abbandonata [...]
[...] già corso tanto per nulla! Si fece subito menare da lei, e la trovò al telaio che tesseva, e intanto cantava con una voce squillente che avrebbe [...]
[...] passato sette colletti. Il re entrò dentro e disse chi era; e lei non si perdette mica; subito gli offerse da sedere una panchetta mezzo sgambata [...]
[...] vuole, maestà, creda che i piedi giù dal letto non ci avanzano, e bisogna che facciamo il passo secondo la gamba». - « Eh niente niente, sposa [...]
[...] ; fate conto che ci sia avvezzato. Ero venuto per sapere un a cosa .... Vi vedo molto allegra e contenta eh? » - « Che vuole, Altezza? Che ci abbia dei [...]
[...] disturbi non lo potrei dire: il lavoro è un passatempo che frastorna la cattiv'aria, e intanto canto. 30 Saranno strillacci, gua', ma mi fa pro [...]
[...] marito che è il più buon uomo del mondo, e bell'uomo anche, ma sebbene l'occhio ne voglia la parte sua, quello non è niente. Le bellezze non si [...]
[...] mettono miga in tavola, e i bimbi non dicono miga: Com'è bello babbo! dicono : Mamma ho fame! Sono cose che ci si stilla da ragazze, e poi presto si [...]
[...] vede quanto valgono. Quello che preme è che è buono; non ha altri occhi che per la su' donna e per i su' figliuoli, e tutto quello che fa, lo fa per [...]
[...] la casa e per la famiglia. Quattro ne ho fatti dei bimbi, Maestà, e quattro ne ho, tutti belli, vispi e sani come pesci. Che frulletti! paion [...]
[...] figliuoli di principi ed imperatori. Ma già lo dice anco il dettaggio: canini e gattini e figliuoli di contadini son bellini quando son piccinini [...]
[...] mangiare, e ogni tanto se li fa andare a casa, e gli fa la polenta, o i matuffi e oggi gli ha menati a mangiare i necci colla ricotta. 31 E [...]
[...] intanto m'è una carità per più conti anco questa: i bimbi fanno Pasqua, mi si sfamano senza spenderci, e io così libera attendo meglio al lavoro e mi [...]
[...] assollecito. Il più cicchino poi è su nel diecolo che dorme, povero angelino! e non lo vorrei svegliare. Il mi' omo va a opre, e qualcosa busca; e [...]
[...] quel che tira, mette tutto in casa. Io tesso e filo; poco ve', perchè tra le faccende e tra badare ai figlioli, poco tempo mi rimane; ma pure ogni [...]
[...] prun fa siepe, e tutto fa, disse quello che sputava in mare: fra tutti e due si spinge la barca avanti. Si mangia un po' maletto, ma lo sa pure come [...]
[...] dice il proverbio; quando il corpo è pieno... e poi abbiamo tanto di quell'appetito che i grostelli secchi del pan nero ci paiono zuccherini. Pane [...]
[...] cipolle e genio, e è meglio uno spicchio d'aglio d'amore e d'accordo che cento piatti di ciccia, e star sempre come cani e gatti. Quei ragazzi [...]
[...] vengon su bonini, per quello che fa la piazza, e bisogna che ne ringrazi Iddio giorno e notte colle mani sotto le ginocchia, perchè non me lo sarei mai [...]
[...] . La sera il mi' omo torna allegro in viso, e quando entra in casa, gli pare cento anni che non mi ha vjsto, e a me mille che non ho visto lui. Ci [...]
[...] diciamo tante cose, si mangia quel boccone in santa pace e poi si va a letto tranquilli e contenti. Saran lettacci duri, ma a noi , gua', ci pare [...]
[...] di dormir sulle piume; 32 come ci addormentiamo ci facciamo tutto un sonno fino alla mattina». Il re stava a bocca aperta estatico e intenerito a [...]
[...] sentir ragionare quella povera donna, e gli pareva già d'essere a cavallo. - «Dunque voi siete felice, via ? ... » - «Ha sentito? io davvero non [...]
[...] saprei che desiderare: per come si può essere nel mondo, felicissima! » Allora il re si rifà da principio, e racconta alla donna per filo e per [...]
[...] segno tutta la su' storia e la su' disgrazia, e della moglie che diventava di marmo, e del bando che aveva pubblicato, e del mago e del suo rimedio, e [...]
[...] che aveva girato tanto per trovare una persona felice: «ora finalmente l'ho trovata, e la salvezza della mia moglie, e la mia felicità è nelle [...]
[...] vostre mani, purchè io possa avere una delle vostre camicie ». Quando quella povera donna sentì così, doventò rossa in viso, e chinò la testa. - «Non [...]
[...] me la volete forse dare? Avete paura di non avere la vostra ricompensa? Io sono il re, e tanto m'è cento che mille». Lei stava sempre a capo basso [...]
[...] , e non rispondeva. - «Sareste invidiosa?» - «Ah ! maestà, che invidia posso avere io, povera donna? Dio 'l volesse che potessi fare essere felici [...]
[...] tutte le persone del mondo, quante ce ne sono di tribolate! Ma, ohimè! per questa volta non vi posso contentare». - «E perchè non potete?» - « Perchè [...]
[...] il mi' bimbino piccolo era quasi gnudo; ne avevo una sola; me ne sono servita per lui, e ora delle camice non ne ho più verune, nè su, ne addosso [...]
[...] . E poi se si vuol sincerare .... E si sbottonò 33 un poco il vestito da collo, e non ci aveva nulla sotto ». Il re s'ebbe a svenire dal gran [...]
[...] colpo ! Aver camminato tanto, aver penato tanto per trovare una persona felice, averla trovata, e essere senza camicia ! Sconsolato si rimise in [...]
[...] rassegnarsi alla sua disgrazia, una volta e quando ognuno aveva la sua croce, e l'unica persona felice che aveva trovato non aveva la camicia. E di qui è [...]
[...] senza testa: Getto una foglia in mare e mi va a fondo Agli altri vedo lo piombo notare; è proprio inutile. Avete visto? Ce n'è per tutti, se [...]
[...] l'oste ne cuoce: Chi d'abeto e chi di noce - Ognun porta la sua croce: Chi la porta volentieri - L'ha di fico più leggieri. X. Hanno rispartito il [...]
[...] mondo Questo Drea era anche lui uno di quelli che o per burla o per da vero, dicono che il mondo è fatto male, e che non c'è giustizia: a chi [...]
[...] troppo, a chi poco, a chi nulla: chi nuota nell'oro, bello pari in mezzo a tutti i comodi, e chi frigge nella miseria e pate di tutti gli stenti ; e [...]
[...] che bisogna rifar le parti, e che ognuno abbia la sua. Un giorno dunque del Quarantotto, che a Lucca c'erano state di gran feste e allegrie e [...]
[...] bande e fanfare, e tutti parevano mezzi rimmattucciti dalla contentezza che le cose del mondo mutassero, anche per le nostre campagne s'era sparta la [...]
[...] voce di questi gran frucii; e dalle gronde e dai colletti erano scesi al Ponte i contadini, tutti per voler sapere i fatti precisi. Viene anco [...]
[...] Drea bracco bracco; e Zipolo, che a farlo dire c'ingrassava, in più che l'ebbe scorto, fa: «O Drea, ma le sai le cose?» - «No; che novità e' èglie [...]
[...] » - «O' è che hanno riscompartito il mondo!» - «Ero un bilo io?! Te lo dicevo che non 35 poterne stare? Te lo dicevo che ci si doveva venire? E ci [...]
[...] siam venuti! Te lo dicevo?» - «Hanno rispartito ogni cosa e ora ognuno ha la su' parte; e a te lo sai che t'è toccato?» - «Che m'è tocco?» - «T'è [...]
[...] toccata la punta delle Panie». - « E a te le saette che ci passan di sopra, perdondedio e non sagrato!». XI. Un fascio di legna a poco [...]
[...] Un'altra volta Drea era sceso al Ponte con un grosso carico di legna da forno, che saran valute quindici e anco diciotto soldi, più che meno. Eccoti che [...]
[...] !» - «Ve ne do quattro, me le date?» - «Te le do anco per nulla, perdondedio e non sagrato! basta che tu te le lasci brucià fra le gambe!» XII. Ho [...]
[...] detto: doman vedrem chi èglie Èglie, per chi non lo sapesse, vuol dire: è. E questo è un motto usato al mio paese, benchè a a poco poco [...]
[...] venga perdendo voga; e rappresenta la cocciutaggine che non conosce ragione, e il me ne infischio di chi ha sposato una massima e opera e va avanti [...]
[...] lì; e nacque da questo fatto. Drea aveva un orto accanto casa, e lo custodiva da sè puntualmente e bene. Certi giovanastri, che è che non è, gli [...]
[...] d'un bel solco di sedani che dicevano mangiami mangiami. Diventò nero come il babao; soffiava come un toro! «Giurammio e non sagrato! di qui avanti [...]
[...] , quando ci ho qualcosa a tiro, ci faccio la pòsta collo stioppo, e se ce l'ausco, gli tiro come tirà 'n un ciocco, fosse anco Napoleone!» 37 Due [...]
[...] suoi nepoti con tre o quattro altri figli di bone mamme si messero d'accordo; fecero un uomo di paglia, e là fra le undici e la mezzanotte, due di [...]
[...] loro trattennero Drea in cucina a discorrere de' tempi di Leopoldo, e gli altri intanto giù nell'orto accomodano quell'uomo in una porca giù chinato [...]
[...] come se svelgesse le cipolle. Avevano scelto apposta una serata di lume di luna. Quando fu tutto all'ordine, fanno il segnale stabilito; e uno di [...]
[...] , l'aggiusto io! » E piano piano a burlm.ne si fa alla finestra, e ti scorge quell'omo giù chinato. Non fa mica tanti discorsi; da un vetro rotto spiana lo [...]
[...] schioppo e gonfia! e quello giù a gamb'all'aria. - «L'hai uta!? O tornaci a rirubbammi le cipolle!» - «O Dio! zio, che avete fatto!? l'avete [...]
[...] : doman vedrem chi èglie!» E non si mosse, e anelò a letto tran• quillo e lìllare comE: se avesse preso un'indulgenza, e diceva: «Doman vedrem chi èglie [...]
[...] !» Così era Drea: cocciuto come un mulo, e bisognava pigliarlo così, perchè tanto non si piegava davanti a nessuno. Un giorno là di Marzo, che [...]
[...] vedere». - « Oggi poto!» - «Allora andateci domani». - «Doman poto!» - «Allora andateci doman l'altro». - «E doman l'altro me la strafombolo» - e [...]
[...] seguitò a potare come se non dicessero a lui. E poi volete vedere che omo era ? Una domenica di Quaresima era in chiesa alla predica proprio di [...]
[...] faccia al pulpito e stava tutto attento, ma colla testa piegata sul petto, e via via la dondolava avanti e indietro come per approvare dentro di sè [...]
[...] quello che il predicatore diceva. Al predicatore invece gli parve che quell'uomo dormisse, e (poca prudenza!) tutto a un tratto lasciò in tronco il [...]
[...] discorso e cominciò a dire che alla parola di Dio bisogna va starci attenti, e chi aveva sonno restasse a casa e non facesse «come quell'uomo laggiù [...]
[...] , il primo della panca tale, che dormiva!» Drea che era tutto orecchi, a sentirsi accennare così preciso, alzò il capo e a ghigna tosta disse bello [...]
[...] forte: «Dormo i corbelli ! » Ma lui lo disse a parole chiare e a sillabe spiccate! Risero anche la pilette dell'acqua santa! A me come a me, del [...]
[...] della stessa età. A Drea parlando non so di che gli venne detto: «Eh bel mi' Signor Rettore, s'invecchia a tutt'andare». 39 - «E a che ve ne [...]
[...] accorgete? A me mi pare d'esser sempre quello di vent'anni fa!» - «Anca a me, alle gambe, mi pare; ma s'invecchia! E lo sa a che me ne accorgo? me ne [...]
[...] accorgo a questo, che quelli che eran vecchi, quando ero ragazzo io, dicevan male di noi giovanotti, e anch'io ho cominciato a dir male della [...]
[...] gioventù che usa oggigiorno!» XIII. Le tre domande Se fossi io quello che comanda e regola tutto, vo' dire se fossi il Signore io, via, mi vorrei [...]
[...] levare una sodisfazione, e come è vero l'aria, me la leverei ! Ecco quello che vorrei fare: Vorrei dire a tutti quelli che sono nel mondo «O gente [...]
[...] bocca: chiedete, e tutto quello che vorrete vi sarà concesso!» Vorrei fare questa cosa per vedere un po' il mondo, dopo, come anderebbe; per vedere [...]
[...] se 40 stesse meglio o peggio, e per vedere se in tanti miglioni di persone ci fosse almeno uno che mi facesse una domanda giusta. Perchè [...]
[...] noialtri non lo sappiamo miga quello che è meglio e quello che è peggio per noi. Lì per lì ci pare che una cosa sia bene e ci sentiamo struggere dalla [...]
[...] bramosia d'averla, e poi tante volte ci accorgiamo che, se l'avessimo ottenuta, sarebbe stata la nostra rovina. Si vede ogni momento della gente [...]
[...] pregare per certe cose, che piglie rebbe la tentazione c'andar là e schiaffeggiarla ben bene. Ma state a sentire questa novella qui com'è bella, e [...]
[...] come spiega bene quello che dico io. Una volta c'erano due vecchietti, marito e moglie, due vecchiettini salcigni, due veri noccioli di quercia a [...]
[...] del fuoco, uno di qua e uno di là. Il giorno la moglie era ita per legna, e ne aveva fatto un bel fascetta. Se ne stavano dunque lì a quel calduccio [...]
[...] , e intanto si lamentavano della loro sorte: «Almeno ci fosse qualcosina da metterci su questo fuoco, ma non ci è nulla; che è nulla? nulla [...]
[...] . S'intende esser poveri, ma non miga così. Eccoci qui meschini e derelitti, soli nel mondo senza nessuno; senza figliuoli, e anco senza parenti, almeno [...]
[...] vicini. E poi, sì! parenti, chi 'un ha di suo si può cavare i denti! L'altra gente, dai oggi, dai domani, alla fine si straccano. 41 Eccoci qui [...]
[...] senza mezzi, senza neanche un soldo; ci tocca a campare giorno per giorno, con quel po' che s'accatta, e bisogna rovinarsi e frustarsi la vita, ogni [...]
[...] mattina che Dio manda in terra, a anelare su per questi colletti per un tozzo di pane; e è grasso che cola quando se ne appiccia tanto che basti [...]
[...] . Quante volte bisogna sentirci dire: « Siete sempre vivi? Siete sempre al mondo, vecchiettini? Non v'è anche venuto a fastidio? E pare che una fetta [...]
[...] siamo da vero!» E lì piangi, e lì laméntasi, non la finivano più. Quando tutto ad un tratto si sente una voce di su per la cappa del camino: - «O [...]
[...] spirito di quei buoni, e son venuto per farvi del bene, e non del male. Ho sentito i vostri lamenti, e son corso subito per darvi aiuto». Allora quei [...]
[...] due vecchietti si sentirono ritornare il fiato in corpo, e principiarono a ringraziarlo. - « O mago, buon mago, siate 42 il ben venuto e il [...]
[...] bene arrivato, e Dio vi renda il merito della vostra carità. State pur sicuro che di poveri e di sciagurati ce n'è degli altri, ma come noi [...]
[...] disgraziati non se ne dà, e non se ne può dare di compagni. Aiutateci, per l'amore di Dio, che siamo proprio sprofondati nella miseria». Allora quella [...]
[...] solita voce disse: - « Ebbene, fate attenzione, il mio aiuto è questo: pensate a quello che vi ci vuole, fate tre domande, e qualunque cosa con queste [...]
[...] tre domande chiederete, vi sarà concesso » e sparì. Immaginatevi quei due vecchietti come restarono a quella parola! Erano sbalorditi e quasi fuori [...]
[...] di sè dalla grande allegrezza, e non si potevan capacitare che fosse vera una fortuna simile. Poi dopo comincian subito a pensare che cosa potevan [...]
[...] chiedere. Quelle due teste doventarono due mulini a vento; ci frullavan dentro centomila idee, e non si contentavan mai, e mai si trovavan [...]
[...] d'accordo. Pensane una, non piaceva a lei; stillane un'altra, non garbava a lui. - « S'ha a chiedere tanti e poi tanti poderi da viaggiarci un giorno in [...]
[...] ? Bisognerebbe tenerci un fattore, e allora addio roba di dote!» - « S'ha a chiedere tante e poi tante pietre preziose, diamanti, perle ... ? » - « Ohe [...]
[...] se ne fa? Che se ne fa? Oramai siam vecchi; son messe dette e vespri cantati! E poi come si farebbe per venderle?» 43 - «Allora s' ha a chiedere [...]
[...] carrozze e cavalli?» - «O se non ci sappiamo neanche stare! io ci sono stato una volta e tu mai». - «O allora che s' ha a chiedere? villa in [...]
[...] campagna e palazzo in città?» - «Ohe città e non città? In città, se ci fossi dipinta, mi ci anderei a sgraffiar e! non ci son mai potuta stare in [...]
[...] quell'aria affogata». Intanto che stavano tutti attenti, colla testa fissa lì a pensare, il fuoco era calato, e il marito per ravvivarlo prese le molle [...]
[...] , lo sbraciò, e venne una bella bracina sprillente che faceva allegria, solamente a guardarla. Distratto, senza ripensarci, gli scappò detto [...]
[...] : - « Ci fosse un po' una bella braciuola di maiale!». Non aveva anci finito di pronunziare l'ultima parola, e tùppete! lì subito una bellissima [...]
[...] braciuola sul treppiede e tutto. La moglie, a vedere una domanda di quella fatta sciupata a quella maniera, andò su tutte le furie, e accecata dalla gran [...]
[...] passione non si potè tenere, e disse: «Ti cascasse quella mano! » E la mano giù in terra, staccata dal polso, senza sangue e senza ferita, come se [...]
[...] fosse stata di pasta! E così eccoti quel povero vecchio monco da un braccio. All ora sì che fn una disperazione! « Ohimè! povero me, senza una mano [...]
[...] ! O meschino me! con un braccio monco! O Dio che abbiam mai fatto!? Ohimè la mia mano (e con quell'altra la pres e di terra e la guardava) ohimè [...]
[...] bella mi' mano! E ora come faccio io con una mano sola? Bella mi' mano! Bella mi' mano!» Anche 44 la donna piangeva dal dolore d'aver fatto così [...]
[...] male al marito, e d'avere sciupato un'altra grazia. Pure cominciò a dire: «Marito mio, ci resta un'altra grazia sola. È vero che tu sei senza una [...]
[...] mano, ma poi in fondo non è mica necessaria; ce ne son tanti dei monchi, e vanno avanti anche loro. Chiediamo tante ricchezze e poi tante, e tanti [...]
[...] tesori d'oro e di quattrini, e così ci faremo servire di tutto punto a vestirci, mangiare e bere, e a passeggiare, con carrozze e cavalli. Coi [...]
[...] quattrini si fa ogni cosa, e vedrai che una mano di meno non ti darà poi tanta noia». - « Che mi fanno a me le tu' ricchezze così monco? Che mi fanno i [...]
[...] tu' quattrini? Tu discorri bene, perchè hai tutte e due le tu' mani. Io monco non ci vo' essere! Che mi fanno a me i tuoi servitori? O Dio! lo vedi [...]
[...] come sto con una mano sola? Son nato sano e sano voglio morire. Ho fatto tanti anni povero, farò anche di qui avanti; ma io rivò la mia mano a [...]
[...] tutti i patti, e a tutti i costi la rivoglio, la rivoglio, la rivoglio ! » La moglie rispondeva, cercava tutte le vie per persuaderlo, ma chè! era [...]
[...] inutile. Compistò tanto, e disse tanto, ma il vecchio si era fissato di voler morir sano e intiero come Dio l'aveva fatto, e non volle cedere. Così [...]
[...] fra i sospiri e i pianti, consumarono anche l'ultima domanda chiedendo che la mano tornasse al suo posto come prima, e subito la grazia fu fatta [...]
[...] . Intanto la braciuola, mentre moglie e marito stavano al repentaglio del sì e del no, non era mica 45 bruciata solamente, era diventata un carbone [...]
[...] che non la volle neanche il gatto. Ecco quanto guadagnarono que' due poveracci col poter chiedere le grazie che volevano ! E se fino allora erano [...]
[...] ... Una volta un contadino passò da un suo amico mentre rumava la polenta; era giusto l'ora della fame, là tra le undici e mezzogiorno. S'affaccia [...]
[...] in sulla porta: «Buongiorno!» - «O tale, buon giorno e ben visto; passate oltre; che fate? State bene?» «Si va là là, mai il peggio». «Ma passate [...]
[...] , con rispetto, la goccia al naso, che nel rumare 46 dondolava, e pare,a che dovesse cascare da un momento all'altro; e si dava da fare a [...]
[...] ...» In quel momento la goccia si staccò, e andò per appunto nel paiuolo. «Dunque faccio mettere un piatto anco per voi?» «No, no, non vi state a [...]
[...] incomodare; ho detto a casa che tornavo in tutte le maniere a desinare. Grazie, sarà per un'altra volta. Ci ravvediamo a tutti, e buon appetito!» xv [...]
[...] . La mosca e il bove Si dà certi imbecilli nel mondo che vengon cento miglia dopo il nulla, e si pensano d'esser tutto. A starli a sentire, son [...]
[...] loro quelli che dànno la mossa ai tremoti, e portano il sole alla montagna. Senza loro, buona notte, sonatori! Addio 47 ogni cosa! Loro fanno [...]
[...] , loro brigano, loro ordinano, loro consigliano, loro comandano, loro esegniscono; hanno sempre la testa nei licci, e si dànno l'aria di governare le [...]
[...] tirava l'aratro. Passa intanto un moscone; la vede, e gli domanda: « Che fai, mosca?» E quella tutta rimpettita: «Ariamo!» Di questa mosca doveva [...]
[...] esser parente anche un cuculo che so io. Una bellissima serata di maggio questo cucco se ne stava sopra un muraccio vecchio, e cantava. Ogni poco [...]
[...] griclaccio; e dopo un pezzetto, andò là, e gli disse: «Buonasera, rusignolo; ma come cantiamo bene, eh!?» XVI. Un vecchietto malizioso Io [...]
[...] per me quando veggo certiduni che l'altro giorno non eran nulla, e facevan pietà se aprivan bocca, e dopo essere stati via un po' di tempo, ritornan [...]
[...] vestiti come tanti milordi, bardati e imbrigliati d'oro, e coi titoloni di dottori, e di professori; e certi che da abatuccoli eran più tondi di [...]
[...] Bennardone, e ora stronfìano su per le cime, mi vien sempre in mente la parola di quel vecchietto. In un certo paesello di campagna, siccome alla [...]
[...] gente non gli pareva che ci fossero assai feste, e che i santi soliti non facessero grazie abbastanza,, pensarono di metter su un'altra festa di un [...]
[...] essere una festa minchiona, vollero avere anche la statua del santo. Ci avevano lì in paese un bellissimo fusto di una bellissima pianta di fico, e loro [...]
[...] pensarono di farla fare in quello. Lo pigliano, 49 lo riquadrano, lo portano in città a un intagliatore, e neanche dopo un mese la statua era [...]
[...] già in canonica, bella e finita, con un viso dipinto con certi colori latte e sangue che era una bellezza a vederlo. Lo rivestono con un bel camice e [...]
[...] con un bel manto indorato, e una bella raggiera di raggi intorno alla testa; lo fanno benedire e l'accomodano in sull'altare. Quella era una gran [...]
[...] ; avevano sparato mortaletti mattina e sera, e ci avevan chiamato a fare il panegirico un frate predicatore il più famoso che si conoscesse. La [...]
[...] chiesa era tutta parata di damaschi a strisce d'oro e d'argento; per aria ci erano tante e poi tante lumiere, e il pavimento era tutto sparso di timo e [...]
[...] di mortella, l'altare era una selva di ceri, e un giardino di fiori; e il santo se ne stava lassù in cima, in mezzo a quei lumi, sotto un [...]
[...] bellissimo baldacchino di seta. Tutta la gente lo venivano a vedere stupefatti, tutti lo pregavano, tutti ci pigliavano il perdono, e, nel passargli davanti [...]
[...] , ci s'inginocchiavan tutti. Ma un certo vecchietto, quando gli fu di contro, gli dette una sbirciata in tralice e tirò a diritto dicendo: « T'ho [...]
[...] lo spiego. Bennardone era un ragazzo senza numeri, capiva poco, e non teneva a mente nulla; e tanto su' padre ne voleva fare un prete, o un dottore [...]
[...] . Sette anni lo mantenne agli studi, e all'ultimo tornò più rapa di quando era partito. Un giorno, mentre erano a desinare, venne in tavola un [...]
[...] piatto di fagiuoli. Dice suo padre: «Spiegati un po' in latino». E lui disse: «Fagiolus», e intanto se ne tirò giù nel suo piattello una buona [...]
[...] cucchiaiata. - «E poi?» «Rifagiolus», e se ne riaddocciò un'altra più bella. - «Ho inteso, disse il padre, Bennardone andasti e Bennardon tornasti [...]
[...] !» XVIII Una malìa Noialtri, per isbeffeggiare e mettere in canzonella i tempi dei nostri antinonni, quando sentiamo contare qualcosa di buffo [...]
[...] , qualche storia da gonzi e da sempliciotti, diciamo che quelle cose lì son cose d'una volta, che usavano al tempo del re Alboino, quando volavano i [...]
[...] pennati e gli uomini si tiravano su i calzoni colle girelle; perchè noi ci crediamo d'essere infurbiti e d'esser doventati lesti, e diciamo che non [...]
[...] son più quei tempi che Berta filava e che oggigiorno i micini hanno aperto gli occhi. Noi ciacciamo e ciangottiamo tanto, e ci sbravazzoniamo, e [...]
[...] ci crediamo di essere, di fare e di brigare, e invece il mondo è sempre lì o là di lì; e se gli scia bigotti volassero, com'è vero Cecco, tre quarti [...]
[...] incantesimi, le parole turchine, i libracci incantati e i diavoli che obbediscono agli scongiuri di questo o di quello, ci peniamo che siano [...]
[...] vecchiumi 52 smessi, e roba dell'uno avanti il mille, e son cose d'oggi vive e verdi, che tanti e tanti ci credono come angeli, ci stanno a bocca [...]
[...] aperta a sentirne ragionare; e poi la sera sfilan dalla paura a uscir di qui lì, e a passar soli di notte da un camposanto, anche uomini con tanto di [...]
[...] barba e di baffi. Per farvi toccar con mano se è vero o no quello che dico io, vi vo' contare una burletta di questo genere, che l'ho saputa da [...]
[...] , capello nero, alta svettata e fatta bene, con un che di civile che non pareva neanche figliuola di contadini; era si può dire la più bella rosa di [...]
[...] quel giardino. I suoi se ne tenevano di una fanciulla così come d'un fiore all'occhiello, e sua madre non la vedeva mezza dal bene che gli voleva [...]
[...] . Cento saranno stati i giovanotti che ci volevano fare all'amore e che gli avevan fatto la frusta d'intorno all'uscio di casa. Tutti i giorni, sto per [...]
[...] un bonissimo ragazzo lì vicino, voleva bene a quello, pensava a quello e non dava retta a nessuno. Quante domande venivano d'amore, erano [...]
[...] altrettanti no che in bella maniera tornavano per 53 indietro. E questo sta ben per appunto, e non se ne dice altro, perchè così devon fare le fanciulle [...]
[...] venivano via a manate, giù come nevicare, tanto che in pochissimo tempo rimase quasi pelata. Figuratevi il dolore di quella povera figliola, e la su [...]
[...] ' passione ogni giorno vedendoseli andar via così, e di sua madre vedendo quella testa quasi monda, che prima era una selva, una vera bellezza [...]
[...] . Piangevano perfino a pensarci. E non sapevano che rimedio metterci. Avevan frustato la via dello speziale, avevan provato mille ricette e mille intrugli [...]
[...] , un capo sventato, un arnese d'omo strambo che spesso si divertiva a fare delle burle a questo e a quello; e delle volte ne faceva di quelle che [...]
[...] passanno le parti, fino a mettersi a di brutti rischi. Stando lì aveva fatto amicizia col damo di quella ragazza, e una sera quel giovanotto, di [...]
[...] discorso in discorso, gli entrò a parlare della sua dama, com'usa, e della gran disgrazia che perdeva i capelli: « Si son provate tutte, ma non s'è [...]
[...] ricavato nulla; e io ho paura che gli sia stata fatta una malìa da qualcuno, o da qualche donna per astio o per gelosia. 54 E tanto più me lo fa [...]
[...] credere, che lei del resto sta bene come me e come te. Io ho un sospetto... l'astio e l'invidia non moriron mai!.... io batto sempre lì, e non mi [...]
[...] ciuffetto di capelli e per le buone e per le cattive, a forza di promesse e di minacce, volse che gli facessi una malìa a una ragazza, perchè non l'aveva [...]
[...] voluto per damo, e io per salvarmi la feci». Quando quell'altro si sentì fare quel discorso lì, spalancò due occhi come due finestre, e gli [...]
[...] cominciarono a tremare le gambe sotto, e aveva quasi paura a essere solo con quell'altro. Ma poi 55 si fece animo e disse: - «Il rimedio c'è [...]
[...] , io son mutolo». Vanno dunque alla casa e trovan per appunto la madre e la figliuola sole. Dice il damo : - «A vévamo ragione che una malattia non [...]
[...] poteva essere, e ci era qualche stregonata di mezzo! Io l'ho trovato quello che è stato, ma non bisogna fargli del male, perchè mi ha promesso che [...]
[...] forsi il rimedio c'è». Allora il muratore ricontò anche a loro com'era ita, e disse: - «Abbiate pazienza e perdonatemi; se mi credevo che fossete [...]
[...] croci, e su ognuna di queste croci mi ci tocca sputare tre volte! E poi ci ho un libbrone che a mala pena si puol portare sotto il braccio, e a [...]
[...] tutte le facciate c'è un santo, e mi tocca leggerlo tutto di cima in fondo tre volte, e sopra il viso di ognuno di questi santi sputarci tre volte per [...]
[...] ogni lettura. Propio bisogna che mi danni in carne e ossa». 56 - «Ma pure il male voi ce l'avete fatto, e noi voi non vi avévamo offeso in nulla [...]
[...] e per nulla. Dunque bisogna che ci rimediate, perchè se no, un po' un po' zitte ci possiamo stare, ma poi alla fine non siamo miga sole nel mondo [...]
[...] ! E poi, se mai, pregheremo anco noi per la vostra anima ; a sfare il male non deve miga essere peccato. - « Vedrò, guarderò ... » - « E quando ci [...]
[...] una sera sola? Non basterebbe tutto stanotte e tutto domani a leggere quel libro ... E poi se sapéssete quando viene la Controparte! ... » - «E [...]
[...] quando viene?» - « Quando tocca la mezza notte, è lì precisa, senza scapellare il minuto». - « E allora che succede?» - « Succede che mi s'empie la [...]
[...] camera di diavoli infuriati, chi va e chi viene, e ognuno dice la sua, e mi tocca rispondere a tutti, perchè loro, incattiviti, non vogliono, e io, più [...]
[...] incattivito di loro, voglio; pur no, pur sì, bisogna che li sforzi , e che li predomini colle parole turchine che non si possono ridire, e alla [...]
[...] fine impromettergli l'anima. Allora a poco a poco se ne vanno, e quello che si chiede, qualunque cosa sia, succede come si è chiesto ». E quelle [...]
[...] festa in filo che capitano, mi ci metterò» - « E si potrebbero far tornare tutti in 57 una volta come li avevo prima; la mia bella testata di [...]
[...] fatto la contromalìa». - «Be', pur che mi tornino, mi contento; ma, badate, fatela, perchè io vado in disperazione, e quello che può succedere non [...]
[...] si sa». - «State sicura che la faccio». - «E poi domandate pure, faremo anco più della nostra possibilità». - « Chè! a quello non ci pensate, e [...]
[...] non vo' nulla». Così si lasciano; ma passa un giorno, passa due, passa tre, passa un mese, e i capelli seguitavano a cascare, e il muratore non si [...]
[...] presentava più. Allora un giorno la madre della ragazza si parte risoluta, e va alla casa del muratore a discorrere con su' madre. - «Io sarei venuta [...]
[...] .... Quel più grande in casa ce l'avete? » - «No, è a lavorare; che volete da Silvio?» - Lei allora si rifece dal principio, raccontò tutto e [...]
[...] concluse: «Lui ha fatto il male e lui deve fare il rimedio; se no, ci dovessi rimettere anco mille franchi, dovessi anco vendere la casa dove stiamo [...]
[...] , la vendo apposta, e vado a Lucca, cerco d'un ebreo e gli faccio fare il giuoco dello staccio, e allora chi ha fatto la malìa deve camminare e [...]
[...] camminare per sette anni sempre senza fermarsi mai. Lo dico e lo faccio, e allora vedremo come se la pensa il vostro figliuolo». - «Il mi' figliuolo una [...]
[...] malìa?! Silvio una malìa?! Ma io ho paura che vi abbia dato volta il cervello. 58 Ma non lo sapete che è un mattaccio, e se può inventare delle [...]
[...] buffonate da ridere, non gli par vero. È un ragazzo che ha più minchionerie che Santi in camera, e voi gli date retta!?» - « Io non so tanto; lui [...]
[...] disse che era stato lui, e ci dette tutte le spiegazioni come aveva fatto, e lui deve far ritornare i capelli alla mi' figliuola; se no, per sette [...]
[...] anni non si ferma più. Io ora vengo per le buone, anzi vi avevo portato un paio di polli, eccoli qui; ditegli che ve li ho portati io, e per che [...]
[...] fine ve li ho portati. Se poi non basteranno le buone, ricorreremo alle cattive». Discorse sempre lei, non volle ascoltar ragioni, e se ne andò, parte [...]
[...] pregando, e parte minacciando l'ebreo e il giuoco dello staccio. Tornato il figliuolo a casa, la madre gli fece una grossa rinfrusta degli scherzi [...]
[...] tempo. Io con un pretesto o con un altro la mando là là qualche mese; poi dico d'aver fatto la contromalìa; i capelli tornano, e io mi faccio onore [...]
[...] col sole di agosto, seguitando la burletta, e scroccando qualche paio di polli». - «Ma guarda di non ispingerla tanto; ti potrebbe poi succedere [...]
[...] .... » - « Aibò! non è gente quella lì. Lasciatemi fare. 59 Ho pensato a tutto, e vo' ridere fino in fondo, e chi è minchione stia a casa». E così [...]
[...] fece. Tornò a parlare con quelle donne; e ora inventava che s'era sentito poco bene; ora che gli era stato sciupato l'incantesimo per aver saltato [...]
[...] . Quando gli parve il tempo, una domenica sera che aveva alzato anche un po' po' il gomito, andò da loro, e raccontò che aveva fatto lo scongiuro, e [...]
[...] raccontò per la minuta tutta la storia, e la gran fatica che aveva fatto a combattere la Controparte. - «Mi saran venuti in camera più di cento [...]
[...] diavoli, uno più brutto e più arrabbiato dell'altro, nel tempo che io leggern il libro; chi gridan, chi urlava, chi si buttava via come un disperato e [...]
[...] lo voleva ficcare negli occhi ; un altro voleva acciuffarmi per i ca pelli e scaraventarmi nell'inferno; ma io duro! a tutti rispondevo sillaba [...]
[...] per sillaba, e stavo a repentaglio senza scrollarmi e senza paura, e li maltrattavo come porci, perchè sapevo che tanto non mi potevan toccare, e [...]
[...] facevano per confondermi e farmi sbagliare; ma all'ultimo ventunesimo sputo sull'ultima croce sono rimasti stramortiti, e sbatacchiati di qua e di là [...]
[...] , o buttati a sedere sopra una seggiola, o sternacchiati per terra 60 come briachi, e si mordevan le mani, si sgraffiavan la faccia e si pelavan [...]
[...] la testa dalla rabbia che li mangia va. Io gli ho guarda ti fissi fissi, e poi ho detto: «Io comando! chi è di voi il capo diavolo?» Allora uno [...]
[...] ragazza bella « Torni a rilucere come una stella. « Che sulla sua testa di nuovo i capelli « Principino a crescere più folti e più belli». E il capo [...]
[...] bella del sole; « Per virtù dei tuoi scongiuri arditi « Gli nasceranno i capelli più belli e gremiti ». E poi a uno a uno scaciati, colla coda tra le [...]
[...] gambe, come tanti cani frustati, se ne sono iti. Però io ho seguitato la lettura fino a dopo mezzogiorno, e ora son venuto a darvi la notizia che [...]
[...] dannato» A questo racconto le donne tremavano come foglie, bianche in viso come un cencio lavato e 61 senza voce; ma cominciarono a ripigliare [...]
[...] , quando sentirono che tutto era finito bene e che i capelli sarebbero ritornati sicuramente. Ballavano dalla contentezza; gli volevan dare, gli [...]
[...] volevan mettere la casa in capo; ma lui non voleva accettar nulla, dicendo che l'aveva fatto per obbligo di coscienza e non per altro. La cosa anelò [...]
[...] come il dottore aveva detto: dopo poco tempo i capelli cominciarono a rivenire. Allora sì che credettero in verità all'incantesimo e alla [...]
[...] contromalìa; ma questa volta l'invidia e la gelosia l'avevano fatta corta la pettorina, chè se la ragazza prima era bella, dopo diventò un vero occhio di [...]
[...] sole con que' capelli folti e riccioluti. Empiron la casa del mago d'ogni ben di Dio: polli, uova, frutta, prosciutti, salami per un gran pezzo [...]
[...] durarono a portarne. E nessuno potrà mai levare da quelle teste che Silvio non sia un incantatore, e che colle parole, e colle croci, e cogli [...]
[...] incantesimi non possa uno fare quello che gli pare e gli piace. XIX. Una moglina sicura Che risposte, delle volte, senza neanche pensarci [...]
[...] gobba, gialla e brutta in viso che non ci sarebbe montata su neanco l'ellera, e era lì vicino per isposarla. Un giorno in una comitiva, dove c'era [...]
[...] anco questo Pécchia, discorrevan di dame e di pigliar moglie; e lui trovava da ridire su tutte; in tutte ci trovava qualcosa da apponerci: questa [...]
[...] era civetta, quella una sfacciata; una troppo gallo, quell'altra non sapeva fare altro che dimenare l'osso del mento. «Fate all'amore e non badate [...]
[...] con chi, e poi s'hanno di bei matrimoni! Io almeno mi son messo con una che si può pigliare a occhi chiusi!» E Guido lì botta e risposta: « Dici [...]
[...] sarti cinquinano della roba, pezzi e striscie della roba che gli portano a cucire, si dice che fan bandiera. C'era una volta un sarto in un paese, che [...]
[...] quando gli portavano i tagli per i lavori , pigliava le misure e poi diceva: « Sì sì, sta bene! Mettete pure lì la roba, chè ci penso io » . Quando [...]
[...] poi il bottegaio era ito via, andava di là e ce ne staccava un bel pezzo, e poi guardava se il resto era assai per le misure che aveva preso. Se [...]
[...] il vestito ci riusciva, sta ben per appunto, e non era nulla; se poi non ci veniva più, metteva la roba da parte, e quando tornava il padrone diceva [...]
[...] : «Sapete, la roba non arriva; abbiate pazienza, non è assai». E sempre faceva così. Ora eccoti che questo sarto si mise a letto, e andò all'olio [...]
[...] scorge là in un canto quella personaccia 64 che ghignava e gli mostrava una bandiera di tanti colori. Questa bandiera era fatta di quei pezzi [...]
[...] che il sarto aveva preso agli altri. Si spaventò l'omo che capì subito la faccenda, e cominciò a tremare come una vergola. Richiamò il prete e gli [...]
[...] raccontò ogni cosa per filo e per segno; si pentì, ebbe l'assoluzione, e il diavolo scomparve. Però queffuomo non morì, si vede non era la su' ora [...]
[...] , ma guarì, e poi riscese in bottega. La paura di Brucino non gli era anco passata, ma aveva il vizio tanto incarognito nelle ossa, che quando [...]
[...] bel rotolo di certa roba fina che insino allora non se n'era vista di compagna; dette gli ordini di quello che voleva; lasciò il rotolo, e se ne andò [...]
[...] . Come fu ito via, il padrone spiegò la pezzata e gli riempiva l'occhio che era una bellezza, e gli venne la tentazione tanto soda che agguanta le [...]
[...] forbici e stava per tagliare. Il ragazzo se ne accorge e gli dice: « Padron, bandiera! » 65 « Di questa non ce n'era!» risponde il padrone, e [...]
[...] zìcchete! ne stacca un bellissimo pezzo e lo mette in cantera. «Tanto all'inferno ci ho a ir per altro!» avrà detto fra sè. Dice pur bene il [...]
[...] proverbio : Chi d'un vizio vuol guarire Preghi Dio di non l'avere. E poi le malatti e non fanno mica migliorare. Nè malattia nè prigion Fece mai l'uomo [...]
[...] all'altra, e morì all'ospedale bruciato dentro dai liquori. Ma era bello veder quest'uomo la mattina di levata, col su' mezzo bicchier di rumme, che stava [...]
[...] lì e se lo gusteggiava, se lo traguardava contro l'aria, e proprio ci faceva all'amore; poi se lo sgarganellava in tre o quattro tirate come se [...]
[...] fosse acqua fr esca. 66 Da principio quando gli cominciarono a tremicchiare i polsi, se ne lamentava col dottore, e lui l'avvisò: - «Smetti cli [...]
[...] rumme, e se lo stava coccolando: - «Ma te l'ho detto tante volte che tu ti rovini; se tu séguiti così, non sarai più capace di tenere una mano [...]
[...] ferma». Risponde Manfròllo: «Quand'anco avessi a frullà come un ritrécino!.... » e giù tutto in una gran gozzata. Quando la passione ha acciuffato, eh [...]
[...] festa, sai? per la nascita di qualche figliuolo, che s'invitano i parenti e anche gli amici più stretti (nel pian di Lucca la chiamano impagliata [...]
[...] ), allora sono quattrini storti, non ne fa fallita una. Una volta era nato il primo maschio a un suo fratello, e naturalmente fu invitato anco lui [...]
[...] : bimbo mio! quello fu un giudizio universale! In undici uomini (eh! ma anche le donne ci fecero la lor figura!) sgrondarono una soma, due barili! e [...]
[...] di quello che fa strizzar l'occhio! Ti puoi figurare se l'angelo era fatto o no! Se ne venne via a notte chiusa e per istrada, per mettere il colmo [...]
[...] all'opera, entrò da un certo Trivellino a bere il bicchierin di rumme. È anco lui di quell'idea, sai? che il rumme sul vino lega bene e fa passare [...]
[...] e lo persuasero a anelare a casa. Noi èramo lì fuori a sedere dopo cena a prendere il fresco, quando, eccoti che si sente nella redola fuori del [...]
[...] callare Topo che sbraitava e ragionava fra sè e pareva l'avesse con t utt o il mondo. Filze di madonne che faceva scurir l'aria! Alla bella meglio [...]
[...] , tentenna di qua, barcolla di là, pigliando tutta la strada quant'era larga, imbocca il callare e si fa avanti dov'èramo noi. Riconobbe il mi' zio [...]
[...] alla voce : - «O padron Paolo, buona sera!» e lì cominciò a sberciare e dov'era stato e che aveva 68 fatto e quanto aveva mangiato: «Padron Paolo [...]
[...] ; bigna riribere ! » Il mi' zio per far la burletta, gli porta la fiasca dell'acqua, e Topo s'avventa alla fiasca con tutte e due le mani: «Ecce ancilla [...]
[...] del Signore! Ecce ancilla del Signore!» cominciò a gridare dalla contentezza, e fece per attaccarsela alla bocca; ma perse l'equilibrio e giù [...]
[...] tutto in un fascio. La fiasca andò in picìni; per miracolo lui non si fece nulla; restò lì smarmocch ito, e poi fece per rizzarsi e si mise colle mani [...]
[...] davanti puntate in terra gattone e cominciò a dire: «Uuh ! come si monta! Che montagna, padron Paolo! Ohi ce l'ha messa questa montagna qui? Uuh [...]
[...] ! si va alle nugole, padron Paolo!» Andiamo là, e fra tutti, fai fai, lo rimettiamo in piedi e l'avviamo per -verso casa sua, nella redola che ci [...]
[...] portava. Ci sarà stato di lì là una sassata, neanche, a mala pena, ma gli s'andava dietro dietro, per vedere un po' quello che sapeva fare. E lui là [...]
[...] là, un passo avanti e due addietro, ora sopra un ciglio e ora sopra quell'altro, era lì per isboccare nell'aia, quando tutto a un tratto traboccò da [...]
[...] avevi detto che la via per andare a casa era bella pulita e invece ci è un muro, c'è un muraglione e non si passa! » e lì 69 dài con questo [...]
[...] Trivellino birbante che l'aveva messo di mezzo. Allora noi a suon di spingere e di tirare lo rimettemmo su e l'accompagnammo alla porta di casa. La moglie [...]
[...] 'per le scale ce lo portammo di soppeso, e in tre lo buttammo sul letto come una balla, due tenendolo per le spalle e uno per le gambe. Così vestito [...]
[...] s'appoggiò come un ciocco e seguitò a russare fino alle dieci della mattina dopo. Bellina fu anche una mossetta che gli sentii fare una volta [...]
[...] ! Entrai in un caffè e c'era Topo briaco come un otro che ciacciava a voce alta e smanaccava come uno spiritato e l'aveva contro certi carabinieri [...]
[...] . Parlava porcivile, come fanno delle volte i briachi, battendo il c duro che quasi si scorticava il palato, e diceva: « O quella dei karabinieri di [...]
[...] prendere un omo per il petto e strapponarlo a quel modo kome se fosse un cane, si puol patire? Quella è una barbarìa! Che facciano il su' dover e di [...]
[...] agguantarlo e ammanettarlo, se se lo merita. è giusta, e l'hanno a fare. Adempiute ai vostri doveri adempiute, ma le abusioni è troppo! Dice che si [...]
[...] progredisce! E io diko che si aggredisce. Non si usavano neanco a tempo dei tiranni d'una 70 volta barbarità così.... » - Intanto entra nel caffè [...]
[...] sonno; Alessandro il Grande non poteva dormire e piangeva la notte, quand'era quel bello stellato, perchè vedeva lassù per aria tanti mondi e lui [...]
[...] non poteva conquistare altro che questo qui; Napoleone Primo vegliava a nottate sane pensando come fare per doventar padrone di tutta l'Europa, e [...]
[...] anche Pecchìno non trovava il sonno una volta, e senti il perchè. Pecchìno non aveva mestiere fisso, perchè non era stato capace d'impararne nessuno [...]
[...] , ma s'aggarzonava come omo di fatica o con un contadino o con qualche bottegaio o industriante, e qualche volta era ito anche per istalliere; ma [...]
[...] durava poco 71 da per tutto e presto gli davano il ben servito dal gran vizio che aveva d'imbriacarsi. Come si raccapezzava una lira in tasca, era [...]
[...] una sbornia che cantava, e le feste per lo più bisognava portarlo a letto in quattro a birabara. Mai da Dio che tornasse una sera a casa con un [...]
[...] centesimo in sacca; finchè ce n'era respice non aveva ben dell'anima sua e non poteva uscire dall'osteria o dal caffè, perchè diceva che, se gli [...]
[...] rimaneva un solda addosso e moriva quella notte, quello era un soldo buttato via, perchè non se l'era goduto! Una volta aveva riscosso certi bricioli e [...]
[...] era stato tutta la sera a far baracca. Quando non si trovò più una palanca, andò a letto e non dormiva. Vòltati di qua, vòltati di là; méttiti [...]
[...] boccone, méttiti rivelto, era lo stesso: due occhi spalancati: così. - Un pezzo stette lì, poi non ne potè più: « Ho bello e visto, qui bisogna [...]
[...] rilevarsi ! » Salta il letto e comincia a rivestirsi, e nell'infilarsi il panciotto sentì qualcosa di tondo; cerca nel taschino e non trova nulla; tasta [...]
[...] meglio e s'accorge che era tra la fodera e la tasca: tira fuori, era un mezzo franco (allora usavano le monete da mezza lira). «Ecco perchè 'un [...]
[...] dormivo! Figlio e po' d'un cane! eri tu quello che mi levavi il sonno!» In tre salti riè all'osteria, si sgarganella due poncini da quindici, e uno [...]
[...] più carico di cognacche cla venti centesimi. Poi tranquillo come una pasqua tornò a letto; s'appioppò issofatto e russò come nn ghiro fino a sole [...]
[...] per una gran tavolata di fìgliucli che si raccapezzava, e parte per l'annatacce pessime; e se ne lamentava con un prete invidiando lo stato suo [...]
[...] o a un sasso tondo. Sulla loro giornata non ci piove e non ci grandina, nè c'è bisogno di sarchiarla nè di zolfanarla. Sbrigata quella po' di [...]
[...] messa, la pentola è al sicuro; senza gli altri corrimi di dietro che si sanno, e senza tutti gl'incerti che son più certi delle paghe fisse. Loro [...]
[...] mangian bene, bevon meglio, e se la passano tranquillamente, come dice il proverbio: Senza moglie, senza figli, Senza debiti, e senza fastidi. 73 [...]
[...] «Come!? gli rispose il prete, e avresti il coraggio di paragonare il tuo stato col mio? E non ti vergogni?! Da me a te ci corre più che da me al papa [...]
[...] , e frigni tanto! Vuoi vedere? Tu, là fra le undici e mezzo giorno, te ne vai a casa con un appetito signorile che roderesti anco i chiodi; trovi [...]
[...] raminata di quella vostra acqua di fonte fresca e leggicra che si tira giù d'incanto: o chi è più tranquillo e più felice di te? E ti lamenti! Che [...]
[...] quattro noci e una pignettaccia d'uva, mezza appassita, e per bere ci avrò un fiasco, figùrati, tutto polveroso, d'un vinettaccio vecchio di due o tre [...]
[...] anni fa! Vedi che fra te e me non c'è neanche il confronto, e tu mi vorresti invidiare!! » E chi gli avesse un po' sfibbiato un bel paio 74 di [...]
[...] calci dove non batte sole, non avrebbe fatto un'opera meritoria davanti a Dio e davanti agli uomini? xxv. Astuzia per avere le galline a poco [...]
[...] certi maccheroni di pasta tondi, forati nel mezzo. Noi staccavamo le capocchie de' fiammiferi e le 'nfilavamo in questi maccheroni, e poi si rompeva il [...]
[...] pezzettino, e così se ne faceva tanti pezzettini; e poi quando passavamo davanti alle case dov'erano delle pudde, delle galline, li lasciavamo [...]
[...] gamba, e le galline subbito: dai! Dopo qualche po' di tempo si vedevan quelle povere bestie mogie mogie che seminavan l'ale!... Tu l'hai 'uta [...]
[...] ! Morivano, e quelle povere donne le venivano a vendere, a 75 noi con pochi centesimi le pigliavamo! Che pappate! Che brodi! Bel mi' tempo! Be' mi' anni [...]
[...] lire per ritrovarmici un'altra volta. Entro in chiesa e ci era pieno, e ti vedo chi con un canestrino, chi con un fagotto, e stavan tutti buttati [...]
[...] qua e là a sedere per terra o inginocchioni, col sedere sulle calcagna. Eccoti che viene che scoprono il Bambino, e tutti allora cominciano a dare in [...]
[...] un pianto generale: O core meo! o core meo! paiono spiritati! E vanno tutti là in un mucchio all'altare, e si cavano un puppattolino di sotto e [...]
[...] scoprono il canestro o aprono il fagotto, che sono tutte robe da mangiare, pane, cacio, ciccia, salame, vino e lì le profèrgono a Gesù bambino: Tene [...]
[...] , pizzino! tene, pizzino! Manduca, core meo! tene! manduca, core meo! e lì gli vogliono dare di tutto. E poi tutto a un colpo cominciano a ridere e [...]
[...] a stare allegri, cantano, urlano, e sotto a mangiare! Lì in un momento ripuliscon tutto quello che avevan portato, e lì bevi che ti bevo e trinca [...]
[...] che ti trinco, s'imbriacan mezzi. E lì in quel frastuono e in quel baccano che pare un inferno, finisce la messa. E quella notte costuma là di stare [...]
[...] tutta la notte fuori, e lì grida e urla, canta e schiamazza; passeggiano a su e a giù per il paese fino a giorno per isvaporare il gran vino che [...]
[...] hanno imbottato». XXVI. Chi fa, fa a sè Questo era il proverbio dello zi' Paolo, e raccontava la storiellina. C'era una volta un romito [...]
[...] che stava in un romitorio sulla cima d'un monte, e quando scendeva al piano, per lo più recapitava da una famiglia, che gli davan sempre merenda, e [...]
[...] spesseggiare colle visite: una settimana sì e l'altra sì era col battente di quella porta in mano. Dagli! dagli! le cipolle diventan agli: a quella gente [...]
[...] , ma era come se non dicessero a lui: da un orecchio non ci sento e da quell'altro mi ci tira vento. Ce lo volevano sdegnare, e fargli una [...]
[...] smostacciata aperta gli sapeva indùrito. Pensa e ripensa, non gli venne in mente altro che cercar di levarlo pulitamente di mezzo, 77 rimandarlo al [...]
[...] Creatore e sgomberare la casa da quella rotta. Però, che ti fanno? La prima volta che il romito capitò di mattinata, pigliano del veleno, lo mettono in [...]
[...] un po' di pasta con dimolto zucchero, ne fanno una bella schiacciatina, e quando quel povero cristiano fu per licenziarsi gliela dettero: «Prenda [...]
[...] , padrino, se mai gli chiappasse la fame per istrada». Lui ringrazia, l'accomoda nella bisaccia, e si mette in istrada verso il suo romitorio. Ci [...]
[...] avevano regalato la schiacciata. Disse al romito che era stracco morto, e che non ne poteva più dalla fame. «È da stamani che corro su per queste pizze [...]
[...] dietro alle pernici, senza che in bocca mia ci sia entrato un soldo di roba; e però ero venuto qui per vedere se lei ci avesse avuto un boccone da [...]
[...] piglia, e con quella popo' di sguscia che si rimpastava, ci comincia a dare san notti da lupo. Il romito lo saluta e parte; e il ragazzo si avvia [...]
[...] passo passo verso casa mangiando la schiacciata, e in un àmme te la dipanò. Altro che man di Dio, povero figliolo! Sarà valicata mezz'ora sì 78 e [...]
[...] no, quando cominciò a sentire gran pene di pancia che crescevano e crescevano sempre più. Non resisteva; dovè buttarsi per terra, e lì si [...]
[...] divincolava, e lì si dibisciava dai grandi strizzoni, e urla e grida, ma nessuno lo sentiva in mezzo alle selve. La faccio corta: il giorno dopo lo trovarono [...]
[...] in un basso, dove s'era rotolato dallo spasimo, morto diacciato, e in faccia nero come un carbone. Il romito non riseppe mai nulla; ma quelli [...]
[...] della famiglia capirono subito tutto, quando il frate ritornò, e contò quello che era passato fra lui e il ragazzo, e che gli aveva dato la schiacciata [...]
[...] possono stare, per dargli a divedere che non ci si crede, si dice: «O un lupo o un ciocco ...» e il dettaggio è nato così: Uno di quelli che quando apron [...]
[...] bocca lasciano parlare lo spirito e gonfiano ogni cosa, raccontava 79 qualmente una mattina di buon'ora, passando per un bosco, era avuto a [...]
[...] punto lì di passo, dove c'è sempre gente che va e viene?! A chi ti credi di venirle a raccontare? Sarà stato un ciocco». - «O un lupo o un ciocco era [...]
[...] ' suoi tempi è stato il più grosso birbante di tutto questo vicinato. A quello che dice la gente, e che si sa di positivo, ce ne ha tante sulla coscienza [...]
[...] bocca per tirar giù resie ... e i giuramenti falsi li pigliava come bere un uovo. E ora che è vecchio, e casca a pezzi, brutto animale! sta per le [...]
[...] chiese a giornate sane a biasciucar paternostri, e a nizzirsi lo stomaco a forza di pugni! Com'ho detto dunque è stato sempre ladro più di Cacco, e se [...]
[...] ha potuto ha rubato anco la pisside di sull'altare. Una volta era un inverno freddo che gelava l'acqua in camera, e la mattina presto a sputare [...]
[...] per aria, arrivava in terra una pallottola di 81 ghiaccio. Luicchio era a lavorar e lassù all'Angelo dai frati, in coppaio; non so che lavoro [...]
[...] facesse; e l'olio spariva e l'olio spariva. I frati s'insospettirono, gli entrò una pulce in un orecchio, tanto più che le nomine di quest'uomo eran [...]
[...] com'erano, e lo cominciarono a posteggiare; gli stavano all'anima per chiapparcelo, ma non s'eran mai potuti accertar bene. Però una volta a uno di [...]
[...] que' più giovani gli parve d'averlo visto trafficare dintorno a una tinozza, o a un coppo che fosse, e gli parve di capire come stava l'alfabeto. La [...]
[...] sera Luicchio cenava lì in convento, e poi tornava sempre in coppaio a pigliare certi suoi arnesi che ce li lasciava apposta, e se ne veniva via [...]
[...] . Anco quella sera andò al solito e ripassò a dare la buona notte, ma siccome l'avevan pedinato due dei più fini, quando ritornò cli là, lo chiamarono [...]
[...] che passasse in un'altra stanza dove c'era il caminetto acceso; e lui a scusarsi, a dire che era tardi, che non poteva, che a casa l'aspettavano [...]
[...] ; e i frati lì dintorno, tre o quattro, a volerlo trattenere; e lui pur no, e loro pur sì, lo misero in mezzo, e a forza lo portarono a sedere al [...]
[...] caminetto, e butta su legna e fai gran fiamma. Luicchio era sulle punte d'ago. Dopo un momentino che era a quel vampone, gli cominciò a sudare la [...]
[...] testa, e giù unto dalla berretta per la fronte e per il collo, grondava come una bruscola. Il boia! Pigliava quei pezzi d'olio duro accagliato, li [...]
[...] metteva nella berretta tra due foglie lì per lì finchè era in convento, 82 e quando era fuori era al sicuro. Ma i frati la san più lunga del [...]
[...] quattro o cinque di que' filistei addosso. Lo misero alla porta, e gli fecero baciare il chiavistello. Fu più la paura che il danno, ma tanto una [...]
[...] ladri, e gli comincia il discorso: «Oggi ho ammazzo il porco, e mi tocca darlo mezzo al padrone; non miga nulla, mezzo! capisci?, a quel birbante. Lui [...]
[...] non fa un accidente; se ne sta a sedere bello e riposato in barba di gatto; mangia e ingrassa e canzona il prossimo; 83 io sempre pesto e macolo [...]
[...] , cogli ossi in un fascio, mangiar male, bever peggio, e poi mezza la roba è sua! Ma questa volta la vogliamo un po' vedere se la piglia. Questa [...]
[...] volta pianto le spalle al muro, e non la piglia, non la piglia, non la piglia, Dio m'acciechi. E son venuto per appunto da te, per vedere che si [...]
[...] potrebbe inventare, per fargli la barba di stoppa, a quel birbante. Che mi consiglieresti?» - « Che ti consiglierei? Una cosa di nulla, e tutto è [...]
[...] : - «L'hai pensata bella; farò così; ma ooh! mosca!, e poi sarai contento di me ». Va via, e fa come avevan fissato. Ma quell'altro, boia infino nelle [...]
[...] punte dei capelli, subito di prima sera s'era preparato al posto, e quando vide un momento che non ci era nessuno, lì tra gli occhi e la faccia gliela [...]
[...] barbò: sgancia il maiale, se lo carica sulle spalle, e tela. - Il contadino, birbone e mammalucco, sulla mezza notte va per fare il tiro, e non ce [...]
[...] ! 84 Alla punta dell'alba corre dall'amicone: - «O Dio! se tu sapessi! il porco m'è sparito da vero, non ce l'ho trovato più da vero!» E quell'altro [...]
[...] inutile». - «Ma il porco non c'è più in verità». - «Hai bene a dir così! La parte l'hai imparata bene; ripetila così al padrone, e vedrai, ci crede [...]
[...] alla prima» . E così rimase alla su' tagliòla, e gli stette come il ciuffino ai bimbi. xxx. Menicotto Successe a questo contadino quasi lo [...]
[...] stesso di quello che successe anni sono a Menicotto. Questo Menicotto era un uomo che qualche volta lavorava di giorno e la notte dormiva; ma spesso [...]
[...] e volentieri faceva tutto alla viceversa: di giorno dormiva e la notte ronzava alla lontana e alla vicina, se trovasse da far bene colla roba degli [...]
[...] a dire secchiette, giubbe, tela, galline, era fatto l'angelo! Di limoni, erbaggi, cocomeri, canapa ammannellata non se ne parla neanche: visti e [...]
[...] , l'attenzione della gente, e poi infila una redola attraverso i campi. Lo sborniò per caso uno che conosceva l'ortica al tasto, vo' dire i cavoli del su [...]
[...] ' orto, e sapeva l'indole dell'orno, e subito disse fra sè: «Tu hai dell'idee stasera! Vo' un po' vedere che arzigogoli!» E gli si mise dietro dietro [...]
[...] pedinandolo alla lontana. Menicotto via, e l'altro via; Menicotto gira a destra, volta a sinistra, e quell'altro dietro! Finalmente Menicotto entrò [...]
[...] in una vigna, e l'amico si rimpiattò dopo un buscione e guardava. Menicotto cominciò a svelger pali, e mano mano che li svelgeva, a due o tre per [...]
[...] volta li portava fuori della vigna, li posava lì sul viottolo, ritti appoggiati al ciglio della brania e così a belle bracciatelle il mucchio era [...]
[...] , se lo butta sulle spalle e gambe mie venitemi dietro! Dopo un momentino eccoti Menicotto, grondon grondone, cogli ultimi pali, sicuro del fatto [...]
[...] suo; arriva al posto, e non 86 vede più nulla! Restò lì come un mammalucco e disse: «Accidenti a tanti ladri!» XXXI. Un miracolino Ohe s'ha [...]
[...] a morire è un fatto, e sarei un gran fagiano se venissi a darvi questa bella notizia: homo natus de muliere, l'omo nato de' morire, come traduceva [...]
[...] Brogin di Coppori, che stette chierico sei anni e poi tornò a casa, perchè il collare gli segava la gola, diceva lui. S'ha a morire, sì, ma non si [...]
[...] sa e non si può sapere quando si deve tirare la fiatata universale. Delle volte si arriva sulle undici oncie, lì lì sullo scrullo, e poi si torna [...]
[...] addietro, e si sta meglio di prima. Non c'è specie di malattia, almeno a detta dei medici più esperienzati, che qualcuno non ci abbia rilevato la [...]
[...] pelle, e non c'è pericolo, per quanto grosso si voglia, di dove qualcuno non sia scampato. State a sentire questo bel casetta che è vero; me lo [...]
[...] raccontò un cacciatore mio amico. Forse non ci crederete, ma non era solo; c'eran testimoni, 87 e sono sempre vivi e verdi, chi ci volesse parlare [...]
[...] . «Una mattina èramo iti (è lui stesso che fa il racconto) èramo iti ai beccaccini in padule, io (prima l'asino e poi il basto) io e Angelo che lo [...]
[...] chiaman Fégato, con due altri che non li conoscete. Si cacciò un pezzo un pezzo, chi di qua e chi di là, ma era mattinataccia; se ne trovò pochi, e [...]
[...] fare, ragazzi? Questo è un guastasangue; non c'è altro che ingollar bili. Il meglio è farla smessa per oggi, e tornarci un altro giorno. - Tutti [...]
[...] accordarono; lasciammo ire; voltammo, e ci mettemmo per tornare a casa. Uno prese da un'altra parte, e Fégato, quell'altro e io seguitammo sull'argine [...]
[...] della fossa grande. Sarà stato là tra le dieci e le undici. Quando fummo a un certo punto, ci dette nell'orecchio un lamento che pareva lontano [...]
[...] lontano. Ci volgiamo, e guarda di qua, guarda di là, guarda da tutte le parti, non si scopre nulla; tutto terreno pulito; non c'era più per appunto [...]
[...] lamentino, ma un lamento fino, sottile che strappava il cuore. Ora pareva che venisse di per aria, ora di sottoterra; e noi lì balocchi a stillare [...]
[...] passarono per la mente lì in quel poco di tempo! Guarda, occhia per avanti e per addietro, di sopra, di sotto, nella fossa... tutto a un tratto ti [...]
[...] ... M'aveva piantato in viso due lucerne fisse fisse, e non si moveva. - Che tu sii tu, figlio e po' d'un cane? - Spiano lo schioppo, e pun! Figuratevi [...]
[...] ! a quattro o cinque metri, lo spezzai per il mezzo, di netto, a taglio netto. Sto un po' a vedere che sapeva fare; e nel mentre che la parte di [...]
[...] sotto si dibisciava a quella maniera, eccoti che fa capino e sbuca fuori dalla pancia un ranocchietto. Stette lì un momentino con certi occhi [...]
[...] stralunati, tutto spaurito; ma a mala pena gli venne scòrta l'acqua lì accanto, spicca un saltino e, pùnfete! giù a forane. Come rimanemmo tutti i tre! Se [...]
[...] non l'avessi visto io con questi due occhi qui, e un altro me lo contasse, non ci crederei, neanche se sputasse Crocifissi a boccate. Povero [...]
[...] ranocchino! Aveva ragione di lamentarsi! E il gridare gli giovò anco in corpo al serpente. Mi par di vederlo alla mossa che fece quando mise fuori il [...]
[...] musina. O non è un miracolo? Prima ingollato vivo da un serpone di quella conformità, (e lo fanno ve', d'ingollare gli animaletti, nhfù ! li succhiano [...]
[...] così) e poi dopo, con quella po' po' di schioppettata 89 lì, non avere neanche un pallino addosso, e il serpente essere spezzato a fil di [...]
[...] scampa più. E per questo dicevo io che non si sa mai quando sarà precisamente la nostra fine; e perciò non ci dobbiamo dar mai per persi, e dobbiamo [...]
[...] sempre sperare, anco quando pare che tutte le speranze siano svanite; perchè nei libri di Dio non ci ha mai letto nessuno; e chi pretende d'averci [...]
[...] letto è un grand'asino o un gran birbante; e il proverbio dice: finchè c'è fiato, c'è speranza». XXXII. Ignoranza vera Una domenica avanti [...]
[...] vespro il rettore di un paese, come usa, insegnava la dottrina ai ragazzetti. Ce n'era uno grande e grosso e tarullo, che non ne infila va una, che è [...]
[...] una? per il suo verso, e come apri va bocca erano spropositi che fioccavano. Dopo un po' di tempo il prete va là anco 90 a lui, e per fargli una [...]
[...] domanda facile, gli dice: «Quando morì Nostro Signor Gesù Cristo?» E quello restò lì melenso a bocca aperta senza risponder nulla. Allora il prete [...]
[...] gli fece la stessa domandita, ma un po' arrabbiatello, alterato, via: «Quando morì Nostro Signor Gesù Cristo?» E il ragazzo allora si alzò tutto [...]
[...] confuso, e borbottò a mezza bocca: «O Dio! non sapevo neanche che fosse malato!» Ne hanno di curiose i ragazzi. Il rettore vecchio del mio paese [...]
[...] raccontava che una volta s'andò a confessare da lui un ragazzetto di otto o nove anni. Si accusò di tre o quattro ineziole da bimbo e poi stava zitto [...]
[...] . Allora il rettore gli domandò: «E delle bugie quante ce ne avete?» E il ragazzo tutto turbato e confuso: «Quattro e una ucernetta!» XXXIII [...]
[...] malizie, e gl'insegnò 91 tutti i modi per rubare il più sicuramente possibile. Quando furono cresciuti, e gli parve ora che si potessero francare [...]
[...] le spese da loro, si vollero spartire, e mettersi alla ventura per cercare di far roba. Allora la volpe li menò su 'n un crocial di strade, e disse [...]
[...] : « Figlioli, queste en le vie; pigliate di dove vi pare; io resto qui: ma caso mai non ci trovassimo più, ci rivedremo in pelleria». E in fatti [...]
[...] tutti i birbanti fanno e fanno, e poi all'ultimo finiscono in domo petl'i, o più alla lesta anche, con una schioppettata nella schiena o un occhiello [...]
[...] nella pancia. XXXIV. Burla a un cacciatore Una volta ero in un caffè, e lì a un tavolino dicontro al mio una brigata di giovanotti [...]
[...] ragionavano di caccia, e uno diceva: - «Io non dico, la gamba in un cacciatore è qualcosa, ma per isternacchiarli da vero ci vuole occhio, non avvinarsi e [...]
[...] cordone della fiaschetta attraverso e quella panciera stretta colle cariche belle e fatte, stivaloni in calata, la pezzuola di colore al collo e i [...]
[...] manichini duri, stirati a lucido, ai polsi!... Sciolti bisogna essere, e non portare neanche la pippa; sbottonati davanti e braccio libero e scalzi [...]
[...] , potendo, a voler fare da un fulmine. Han l'ali, ve', gli uccelli! Loro invece per apparir bellini e figurare van legati come salami. Scia bigotti! Ma [...]
[...] cacciatore e poi se ne spaccanano, sgargiano e fanno i bravi, come se gli avessero chiappati loro. Cacciatori, pescatori e cavallari per bugiardi [...]
[...] di giovanotti a uno di questi pappazzucchi, che ogni momento andava in padule e tornava sempre colla catana zeppa. Tornava colla catana zeppa e a [...]
[...] mala pena sapeva tirare a fermo ! a volo poi non coglieva in un pagliaio; anco lui come il potestà: mira qui e coglie là; eppure tutte le volte eran [...]
[...] Gatta ci deve covare! O qui c'è l'aiuto dei Buon vicini, o qui lavora lo dio Palanca!» - Uno di loro si mise a pedinarlo; scoprì paese e scovò che [...]
[...] quando andava in padule, spediva un bigliettino due o tre giorni prima a uno di quelle parti, cacciatore di mestiere, e lui zitto zitto gli preparava [...]
[...] la carniera all'ordine e ben fornita. Un giorno rinvennero che aveva fissato la gita per la mattina dopo, e loro la stessa sera montano in [...]
[...] barroccino e via a orecchi ritti da quel cacciatore! Gli unsero per bene la mano, perchè lasciasse fare, e tesero il trabocchetto. La mattina dunque [...]
[...] l'amicone va in padule puntualmente secondo il combinato e caccia secondo il solito. Que' giovanotti la sera, là verso l'oretta che doveva tornare, si [...]
[...] prepararono nella strada e passeggiavano in su e in giù per non parere, aspettando l'omo. Infatti poco dopo te lo videro comparire. Gli vanno incontro [...]
[...] : - «Com'è ita?» - E lui tutto glorioso e trionfante: - «Una giornata d'oro! C'eran come le mosche. E che polvere! Ogni botta sonava a morto: pun [...]
[...] , giù! pnn, giù! Di quelli sfoghi! ... » - «E che hai preso?» - «Noi agli uccelletti non gli tiriamo; le passere, i saltampali, i filunguelli li [...]
[...] lasciamo ai novizi! Guardate qua!» - e cominciò a levare di catana beccaccini, gambetti, pivieri, pappardelle ... - «Acciderba! quanti! O dove l'hai [...]
[...] scavata cotesta polvere? Morti stecchiti senza una goccia di sangue!» - E l'omo intanto se ne teneva, si ringogiava ... - «Lasciaci un po' vedere [...]
[...] » - e uno di loro sceglie un beccaccino 94 e un altro una pappardella, e gli soffiano nelle penne come per vedere l'effetto del piombo. - To'! dice [...]
[...] il primo, questo beccaccino qui ha roba giù per la gola!» - Dice quell'altro - « E questa pappardella l'ha di dietro nel deretano!» - «È un foglio [...]
[...] ci dice: - M'ha comprato e poi si vanta di avermi chiappato! Bravo pìtoro! Se andavi in piazza, spendevi meno e facevi più presto! - E nel foglio [...]
[...] lì ci era arrivato a furia di moccoli, sciupar polvere e buttar via piombo. E poi volete sentire nei primi tempi, cacciatore che era? Un giorno era [...]
[...] ito alla lepre: ne aveva levate due, ma sìe! gli potevan fare anche la manferina sulla mira: tirava a sesta e coglieva a nona! Benchè passassero [...]
[...] tutte e due a mezzo tiro dalla sua posta, bisognò si cont entasse di vederle scappare. Lo portava via il diavolo dalla sipia; resie da fare scurir [...]
[...] l'aria! Tornare a casa a vuoto, mai! Era vergogna, e non sapeva a che santo votarsi. Per buona fortuna sentì dire che certi ragazzi là di lì ne [...]
[...] avevano presa una viva. Gli parve d'essere 95 sul cavallo d'Orlando; va difilato in che quelli, e la compra. - «Ora gli assesto il colpo dove mi pare [...]
[...] a me, e mi potrò anco giurare che l'ho ammazzata io». - La lepre era legata per il collo con una funetta. Agguanta la funetta e va un pezzo in là [...]
[...] per il colle, e intanto pensava fra sè come inventare il modo d'averla chiappata: --«I cani hanno attaccato fiato giù in un forrone; era fiato buono [...]
[...] : e lì urla e lì gnattisci ! L'hanno levata e lei a salti via per il colle! Trova uno scepone e non può traversare, e lei via! gronda gronda, viene [...]
[...] a sfondare dalla mia parte, e i cani dietro! Quando m'è stata quasi a tiro che stavo per fischiargli la botta, mi fa una fiancata, e io borda! La [...]
[...] colgo un po' in fallo e scappa, e io dietro senza perderla d'occhio! Alla fine, quand'è a saltare una fossa, vedo che non aveva potuto. Corro là e [...]
[...] la trovo strabaccata laggiù dentro colle gambe all'aria che sgambettava, e io per assicurarla gli ho tirato una botta nella testa di qui lì [...]
[...] ». - Intanto arriva in un punto che gli parve adattato; lega la funetta colla lepre e tutto lì a piè d'un palo, si scosta pochi passi e gli mira nella [...]
[...] testa per fare l'effetto immaginato; parte la botta e la lepre via! a lanci e a schizzi che pareva nn tappo di saetta. Pover'omo ! invece di coglier la [...]
[...] lepre aveva colto la funetta e l'aveva mozzata!» xxxv. Tistino Tistin della Selva all'Angelo quando morì aveva su da settantacinque [...]
[...] anni, e pure fece compassione a tutti a sapere di che male gli convenne morire. La su' casa era in mezzo a una selva di castagni, be' castagnotti [...]
[...] , lì era invecchiato e più di quindici giorni non era mai stato lontano. Finchè campò il padron vecchio, benchè il fattore gli facesse intendere [...]
[...] tante volte che era meglio buttar giù la selva e farci un oliveto, per essere terra buona ed esposta bene al sole, non ne volle mai saper nulla; era [...]
[...] fatto all'antica e co' mutamenti non ci aveva il suo santo; e poi uno scasso costa sempre, e lui i quattrini li tirava via come i denti; tanto più [...]
[...] del mi' nonno, ulivo di mi' padre e vite mia; l'uliveto doveva venire, e intanto si perdeva il fruttato di tutti quegli anni». Venuti i padroni [...]
[...] nuovi, gente nata signora, che certe idee non le hanno, stettero a q nello che diceva il fa ttore e gli dettero carta bianca, e lui che non vedeva [...]
[...] a vedere un bel caso cli nostalgia!» Entrammo in quella cameruccia stretta stretta che a mala pena ci si poteva uno rimuginare, e bassa bassa che [...]
[...] i travicelli del soffitto quasi si toccavano col cappello; lui era a sedere sopra una seggiola e col gomito appoggiato al davanzale della finestra [...]
[...] , e ogni tanto guardava fuori con certi occhi confusi e spersi che faceva pena. Il dottore sapeva bene cli che si trattava e che medicine da [...]
[...] ordinargli non ce n'erano, e però cercava di fargli animo con una ragione o coll'altra: « che c'era più aperto, che l'uliveto fruttava di più .... » «Stia [...]
[...] ! Ogni colpo d'accetta che davano mi pareva che mi picchiasse nel cuore! Poverini! (e guardava cogli occhi lacrimosi giù. fuori della finestra [...]
[...] piantò i più giovani, gli andavo dietro col fascetto dei salci da legarli ai pali e glieli porgevo; èramò cresciuti insieme; mi pareva che fussin [...]
[...] mi' fratelli! E ora eccoli laggiù! stesi per terra! Ci avevo fatto le mattie sotto cogli altri ragazzi, e ora non ci enno più! Ci montavo su a [...]
[...] cavare i nidii delle passere, e ora non ci enno più! Non so più in che mondo mi sono! 'un mi rinvengo più neanche da che parte si leva il sole [...]
[...] ! Poverini! Poverini!» E gli tremava la voce, e tremava tutto da capo a piedi come avesse la febbre! Povero vecchio! Quelli di casa le tentarono tutte, ma [...]
[...] non si riebbe più; andò giù giù per isconsnmo e nemmeno due mesi dopo era bello e nel camposanto. XXXVI. Com'erano avvezzate le vacche di [...]
[...] orecchi dei bimbi e dei giovinetti? Sèntilo ora, sèntilo or ora, sèntilo dalla mattina alla sera e da un anno all'altro, pare una cosa naturalissima [...]
[...] , sicchè lo fanno poi senza malizia e senza nemmeno accorgersene: è la loro ortografia per ripigliare il fiato, per ammirare e interrogare. E arrivano al [...]
[...] padre a un figliuolo perchè aveva schiacciato un moccolo: « Non si dice così!. .. (e qui il ceffone) Dio! ... (e qui il moccolo). Se te lo sento dire [...]
[...] un'altra volta, ti stacco la testa dal collo! Dio!. .. (e qui un'altra moccolo per meglio ribadire il precetto )». E certi mestieri pare che lo [...]
[...] portare lassù, furono messe sopra un carro tirato da due vacche e ci fu aggiunta anche una terza per trapelo. Eccoti clnnque che arrivano alla [...]
[...] salita e le vacche principiano a montare; la salita specialmente da primo è molto a petto. Le campane erano accompagnate da due frati; Chiocchetta, il [...]
[...] ... Lui che aveva i due frati uno di qua e uno di là, andava per le buone, se li ringollava; non aveva il coraggio di dargli l'aire secondo il solito [...]
[...] . «Là, mucca, va là! Su, bianchina! va su, bianchina!» Ma le vacche facevano un po' di sforzo e poi lì! Lui l'arrivava colla frusta: «Coraggio [...]
[...] , mancina! Su, forza, bianchina!» Così durò un pezzo, ma le campane non andavano. Tutto a un tratto l'omo si stacca dal carro e va risoluto davanti al [...]
[...] . O loro mi dànno il permesso e allora bene sta; o loro non me lo dànno e "io me lo piglio da me, chè non vo' mettere i capelli bianchi su per questa [...]
[...] montata». I due frati allungano il passo e cominciano a correre per non sentire; e Chiocchetta si fa alle vacche e giù moccoli e bacchiate «Dio qui [...]
[...] ! su, mancina! Dio là! su bianchina ! Dio! ... forza, avanti, mucca, Dio ... " e le vacche a quegli urli e a quelle botte e a quei sagrati, via [...]
[...] , arranca, pigia, a forza di Cristi e di Madonne le campane in un momento furono sul piazzale. Quando furono in cima, Chiocchetta va là ai frati [...]
[...] : «Abbia pazienza padre Callisto, ma enno avvezzate così! Un è miga per dir male di Dio ... e poi si figuri che domenica passa 'un c'era ragazzi e la [...]
[...] nel mondo razza più sudicia, più bestiale e più dannosa di chi sperpera e disurpa e giustizia la roba pur di far quattrini e godere pensando [...]
[...] solamente all'oggi, e non vuol faticare nè spendere un soldo per risarcire o rifare quel che si consuma o va in rovina, col pretesto che, tanto, dei [...]
[...] miglioramenti lui non ne goderà? Non par vero, e pure ce n'è di quella sterpaccia lì che tira a finire e dice: «ultimo barbone ultimo boccone», «reggi [...]
[...] , ponte, infin ch'io passo » e «morto io, in èrmini ogni cosa!» Ma se tutti fossero così, chi li farebbe certi scassi? chi li pianterebbe gli ulivi [...]
[...] dopo! E il buon esempio ce lo dette Noè. Noè aveva là sopra settecento anni e non era mai stato un'ora in ozio, ma sempre a fare, sempre a trafficare [...]
[...] qualcosa in casa o fuori. 102 Un giorno dopo desinare che era là in uno scasso nuovo a piantare delle viti, gli apparve il Signore e gli disse [...]
[...] : - «Noè, oramai la tua ora è sonata: preparati, chè stasera a sotto di sole devi morire!» Noè chinò il capo e disse: - «Sia fatta la vostra volontà [...]
[...] ». E il Signore disparve. Allora Noè guardò il sole e disse: - «Prima che tramonti, ci son due o tre ore; in questo tempo una ventina di magliuoli [...]
[...] li pianto al sicuro, e sarà tutta fatica risparmiata a quei ragazzi» e lì assiduo al lavoro. Il Signore stimò tanto il pensiero di Noè, che per [...]
[...] ! (A un popol matto un prete spiritato). Questa qui è una veritella, e mi dispiace di non sapervela ricontare come la sentii raccontare io; proprio [...]
[...] mi dispiace, peccato! perchè in quel modo sarebbe dieci volte più bella. Ma io in quella 103 parlata non la so rifare, e voialtri, o bella o [...]
[...] brutta, bisogna che vi contentiate della mia. C'era dunque un paesucolo.... c'era?! c'era e ci è sempre, se non è scappato di lì così, lassù fra la [...]
[...] Garfagnana e il Modanese, un paesucolo di gente, si sa come usa delle volte, di gente un po' gentettaccia da vero, viziati, briaconi, ladri [...]
[...] , smoccolatori, maneschi, e d'altra roba poi non ne va trattato neanche. Ci avevano poi per curato un prete buono, nel fondo bonissimo, che aveva fatto sempre [...]
[...] di tutto per riaddirizzare i suoi parrocchiani; ma era un uomo fuori fuori, brusco, con pochi di spiccioli e meno da spicciolare, e quello che [...]
[...] aveva nel cuore l'aveva sulla lingua, e le diceva chiare e tonde in grinta a chiunque si fosse. Questo prete dunque, come ho detto, le aveva tentate [...]
[...] tutte per addomesticarli e ridurli persone per bene a modo e verso; ma sie! peggio che predicare ai porri. Dall'altare, dal pulpito s'era fatto [...]
[...] sentire; in confessionale, a quei pochi che ci anelavano; per le case, dove s'era potuto introdurre: lo lascia van cantare e imbirbantivano un giorno [...]
[...] piena del solito, perchè alla messa ci vanno anche i birbanti e spesso più dei buoni, fece una spiegazion di Vangelo nuova cli trinca. Prima si [...]
[...] lamentò di 104 tanti mali e di tante casacce che succedevano in paese, e ricordò tutto quello che aveva fatto per metterci rimedio, e che se non [...]
[...] gli davano retta, la colpa era loro, e che a lui gli pareva di potere star tranquillo in coscienza. Poi a poco per volta menò bellamente il discorso [...]
[...] in sul giudizio universale e cominciò a dire che ognuno sarà giudicato non solamente come uomo, ma anco secondo l'ufficio che aveva nel mondo e che [...]
[...] il Signore chiederà ragione anco a tutti i parroci e rettori e curati del modo come avran custodito il gregge che gli era affidato. «Il giorno del [...]
[...] giudizio, disse, quando le sette trombe avran sonato per tutta la terra e tutti i popoli del mondo saranno radunati nella gran valle di [...]
[...] Giosaffatte, eccoti che verrà Nostro Signor Gesù Cristo. Si spalancherà il cielo e in mezzo a raggi di sole verrà il gran Giudice a giudicare i vivi e i [...]
[...] morti. Sarà accompagnato da migliaia e migliaia d'angeli, colla Madonna al fianco; e su di sopra a tutti Iddio Padre l'illuminerà co' lampi del suo [...]
[...] chiarore. Tutti staranno mutoli e tremanti, e Gesù Cristo comincerà a chiamare a uno a uno, tutti i papi, i cardinali, i vescovi, i re, i principi e [...]
[...] gl'imperatori, e a ognuno chiederà conto di quello che avran fatto nel loro grado come governatori di popoli. Poi chiamerà anche i curati e dopo [...]
[...] tanti e tanti altri, verrà il momento anche per me. Si sentirà in quel gran silenzio la voce di Gesù che mi chiamerà: «Signor don Tognon!» - E mi [...]
[...] , zitto! - «Signor don 105 Tognon!» - E mi, zitto! Allora m'accennerà con un dito, e griderà più forte: - «Signor don Tognon! a te dico!» E mi [...]
[...] , tutto tremante: - «Son qua, Signor!» - «Signor don Tognon, che hai tu fatto del gregge che ti avevo affidato?» E mi risponderò: - «Signore, baron fotü [...]
[...] li scordano più, e li durano a piangere una mezz'annata; e c'è di quelli invece che qualunque danno abbian sofferto, sia pur grosso quanto gli pare [...]
[...] , trovano subito la maniera di consolarsene. Eccone qui un bell'esempio: Una volta un uomo andava per un viottolo in una macchia; intrampola, e giù [...]
[...] boccone, un picchio per le terre! C'era lì uno stecco, uno zingoncello ritto; gli entra in un occhio e glielo cava. Si rialza e comincia a gridare [...]
[...] «Che fortuna! Che fortuna!» La gente che era nel vicinato corre a vedere che era mai 106 stato, e ti trovano quest'uomo con un occhio pendoloni [...]
[...] , e gridava - «Che fortuna!». Si sentiron friggere dal ribrezzo. - «Pover uomo! altro che fortuna! Che disgrazia! avete a dire». - «Io dico che [...]
[...] fortuna a non esser forcelluto! (e accennava il broncone) se era forcelluto, me li cavava tutti e due!» XL. Tognino Un pastore tutti gli anni [...]
[...] , là fra 'l settembre e l'ottobre, dai monti della Garfagnana se ne scendeva passo passo col su' branco delle pecore giù alla pianura, e andava a [...]
[...] svernare in sulla marina poco distante da Viareggio. Per quanto fosse un uomo assestato e faticasse come un buttero, ogni anno era sempre il solito [...]
[...] Tognino dell'anno avanti: senza debiti sì, ma anche senza un centesimo d'avanzo, tirando là là alla meglio co' suoi magri desinari e colle sue magre [...]
[...] cene, vestito di fustagnaccio verde, e sgolandosi dalla mattina alla sera dietro alle pecore. 107 Certamente, se avesse saputo a che altro [...]
[...] scudo per i giorni brutti della vecchiaia. E questo era uno de' suoi gran pensieri, anzi quello che lo tribolava più di tutti. Ora succedeva [...]
[...] quasi ogni anno che tornando alle bassure, sentiva dire quando di questo e quando di quello, che col portare mercanzie da un posto all'altro per mare [...]
[...] , avea raccapezzato fior di denari e se la passava da un principe. Sentilo ora sentilo or ora, il pastore cominciò a fissarci il chiodo, e a furia di [...]
[...] ' vedere come è fatta quella befana della mi' stella!» E senza stare a scrutignarla tanto, va e vende tutte quelle bestiole che erano state il suo [...]
[...] campamento fino allora, e le mette in tanti scudi sonanti e ballanti. Poi compra tavole e bancacci di noce quanti ce ne capivano; s'accorda col [...]
[...] padrone di una paranza, la carica, e per una bellissima giornata di mare tranquillissimo tiran su le vele e si mettono in viaggio per verso Napoli. Il [...]
[...] pastore mercante seduto a prua sopra una pancaccia faceva i suoi castelli per aria, che era 108 una bellezza a entrare in quella testa, e gli [...]
[...] pareva già d'avere le tasche piene zeppe di maranghini. Arrivato a Napoli il suo noce gli andava via come il pepe; faceva un affarone d'oro, e lì [...]
[...] , ite e venite, guadagnava il quarantacinque o cinquanta per cento sulla compra fatta. A Napoli (sempre nel suo cervello) ricaricava la paranza di [...]
[...] frutta secche e fresche, e le portava sul mercato di Genova, e i soldi crescevano; a Genova ricarica va grano e lo portava a Livorno e i quattrini [...]
[...] aumentavano; così in poco tempo il suo capitale era raddoppiato Dio lo sa quante volte. In quattro e quattr'otto doventava un signore; maranghini a [...]
[...] palate! Cavalli e carrozze! Palazzi in città e ville in campagna! La gente gli si scappellava distante un miglio! Non era più Tognin, ma il Signor [...]
[...] Antonio! «Ce n'è tanti di questi pidocchiettacci riunti che han fatto palanche Dio lo sa come, e sono rispettati e portati in pianta di mano! ... Io [...]
[...] maretta, poi mare grosso, poi una tempesta e un fortunale così spaventoso che da un momento all'altro sono lì per andare a fondo. Ohimè! non c'è [...]
[...] buttate via, e lui stesso, anco lui! a sudare per far più presto. Così la 109 paranza alleggerita alla peggio e alla meglio la scampò. Ed eccoti il [...]
[...] povero Tognino nudo bruco senza le pecore, senza quattrini, senza le tavole, e solamente con due occhi per piangere. Mogio mogio tornò al paese [...]
[...] cercando un tozzo di porta in porta e dormendo per le capanne e per i metati. Lassù rimettendosi sotto a lavorar e come una bestia, aiutato da [...]
[...] qualche suo parente e pigliando anche un po' di moneta in prestito da un amico, adagio adagio riappicciò prima alcune pecore; queste crebbero di numero e [...]
[...] rifatto un brancarello discreto, due anni dopo nell'autunno tornò al solito luogo sulla marina. Un giorno, mentre se ne stava alle merigge e le [...]
[...] pecore se ne ruminavano tranquillamente, il cielo era limpido e sereno e non si scorgeva un nuvolino per quanto l'occhio poteva arrivare. Il mare [...]
[...] era un coppo d'olio e la sua superficie brillando così ai raggi del sole pareva che invitasse la gente; ma il pastore, scottato dall'acqua calda, lo [...]
[...] squadrò in cagnesco con un riso agro e disse: «Tu vorresti dell'altro noce, ma to'!» e gli fece le corna. XLI. O coscia o salame! C'era [...]
[...] ' insaccati, i presciutti e tutto il resto, e poi metteva tutto in cantina serrato a due mandate. Ci aveva un figliuolo che avrebbe dato sotto [...]
[...] ; poi prese un gatto, gli legò una corda a una zampa di dietro e lo mandò dentro. Il gatto come sentì l'odorino, saltò sopra un salame e co' denti e [...]
[...] colle granfie lo teneva stretto. Il ragazzo, visto che l'aveva augnato sodo, cominciò a ritirare la fune e il gatto veniva a culo addietro per forza [...]
[...] , ma il salame non lo lasciava; e così uscì fuori dell'inferriata. Il ragazzo gli voleva levare la preda 111 di sotto, ma la bestia ferma alla [...]
[...] fede! Allora lui piantò un calcagno sulla corda e tira va il salame per il culaccino e diceva: «O coscia o salame!» Ecco perchè om si sente ripetere [...]
[...] un'altra donna molto più giovane, e raccontava quanto aveva dovuto patire un anno di gran carestia, non mi rammento più se nel 1847 o nel 1854 [...]
[...] poi a quello non mi ci son mai ritrova». - «Va! allora 'un hai provato nulla!» - «A stentare di companatico, e 'un averne anco nulla, sì, ma il pane [...]
[...] per me e per la famiglia, prima Iddio, c'è sempre stato». - «Allora 'un hai provato nulla nel tu' mondo! Avessi auto del pane o della polenta [...]
[...] un dente: una bevuta d'acqua e felice notte! Quelli enno strappacuori, di dire ho cinque figlioletti e 'un ho neanche una boccata di pan nero da [...]
[...] deve patir la fame un giorno, o una notte e poi sapere che domani o doman l'altro ce ne sarà per tutti, non sarebbe nulla; ma pensare: stasera è nera [...]
[...] , domanda sera è più nera, e non sapere per quanto tempo ce n'è sempre da patire, quelli en purgatorì! Quando ci andavo io sola, me ne tiravo su una [...]
[...] calza; e la mattina cantavo come una serena. Delle volte gli avevo messi a letto e poi veniva la provvidenza! Allora li risvegliavo se avevan [...]
[...] preso il sonno, accendevo il fuoco, mettevo il paiuolo su, e facevo la polenta. Di quelle consolazioni! La provvidenza era Mannarone. Veniva, sentiva [...]
[...] cena? E io che gli avevo a rispondere? - «Sì!» - E lui tornava via e dopo un popo' riveniva colla farina. Perchè, Mannarone sarà stato sversato e di [...]
[...] fare delle burle e degli scherzi e sì, ma poi era proprio di cuore, un cuore! di que' cuori 'un se ne dà! Mi vien da ridere, e sarebbe da piangere [...]
[...] , di quello che mi successe una volta. Una sera m'ero buttata 113 inginocchione là in un canto e avevo principiato un po' di Rosario; eccoti [...]
[...] Maggiano, poveraccio, cbè propio versava come un canestro e ne diceva di quelle che non istavano nè in ciel nè in terra. Ci era già stato delle altre [...]
[...] volte, ma, quando più presto quando più tardi, era rinsavito a modo e a verso, o almeno pareva; alla fine però la malattia vinse e lo sbrigò anche in [...]
[...] pochi mesi. L'ultima volta che ci andò, era ne' primi tempi che si ragionava di quella malattia dell'uva che strina le pampine e si cura collo zolfo [...]
[...] ramato. E be', lui aveva sentito dire che se la vite rimane al coperto dalla guazza e dalla pioggia, il male non ce la può, e l'uva resta [...]
[...] vacche, manzi, buoi, vitelli e vitelle s'ammazzano per la città in capo all'anno? A migliaia a migliaia. Ora le budella di tutte queste bestie si tiran [...]
[...] per le fogne e vanno a male. Invece bisognerebbe pigliarle, pulirle puntualmente, lavarle, e poi con bel paio di forbici tagliarle di cima in fondo [...]
[...] , cucirle insieme striscia per istriscia, farne tanti tendoni e metterli sulle vigne; la materia prima non costerebbe nulla, e così senza spendere [...]
[...] un centesimo l'uva sarebbe salva!» - E non faceva altro che sbraitare e berciare per i caffè e per le botteghe; e l'aveva col Governo e l'attaccava [...]
[...] , se ne accorse, si puntò e non ci voleva andare assolutamente nè per Santi nè per Madonne. Ma lo presero in quattro e bisognò cedere. Arrivati lassù [...]
[...] spinsero dentro e serraron la porta a chiave; e lui a urlare: - «Canaglia! Ladroni! Vigliacconacci! avete ragione voialtri, brutti sùdici! I savì [...]
[...] siete voi, maialoni! e il matto sono io! Ma la colpa è del legnaiolo, che ha messo il chiavaccio dalla vostra parte; se il chiavaccio era di qua, il [...]
[...] savio ero io e i matti erate voi! » XLIV. L'anchianino che va all'inferno «C'era una volta un ometto anchianino di una quarantacinqnina [...]
[...] d'anni, che morì senza confessarsi e senz'olio santo lì per lì, tun tun, ite e venite, d'un accidente a campana. Figuratevi! andò all'inferno diritto [...]
[...] parti fuoco. Poverino! era sgomento; non si poteva salvar e dalle gran fiamme; aocchiava da per tutto, se c'era qualche cantuccio un po' riparato [...]
[...] , ma chè! ... Si messe giù accoccolato col sedere in terra, e colle braccia si teneva le gambe strette e stava lì in un chiocciolina più che poteva [...]
[...] e sgranava cert'occhi! ... Intanto gli capitan lì vicini due diavoletti che cominciavano a spuntare allora le cornina e avevan voglia di far le [...]
[...] mattie, e si davano addosso per ischerzo e facevano a buttarsi in terra, e ogni momentino agguantavano un tizzone e se lo tiravano. Uno una volta [...]
[...] sbagliò il colpo, e se il povero anchianino 116 non era lesto a far civetta, lo cuccava nella testa. Lui allora si risentì e disse: «State fermi [...]
[...] occhi e acqua e sangue dalla piaga del costato. Era un Crocifisso grande più d'un omo; e c'era sempre la calca del popolo, e i voti e le limosine [...]
[...] piovevano. Ora accadde che Papa Sisto passando da quella città sentì dire di questo Crocifisso miracoloso; lo volle vedere e ci andò. Si fece vicino e [...]
[...] guardava, e difatti cominciò a vedere che gli occhi s'inumidivano e la piaga gocciolava. Papa Sisto era un certo tòmo! ... Era stato porciaro e [...]
[...] dormiva con un occhio aperto e non voleva fuffigni. Sbilurciò un pezzo e gli parve una certa cosa.... Non la poteva digerire! Non sapendo come [...]
[...] fare per sincerarsi, tutto a un tratto gli viene un'idea: agguanta uno stocco (a que tempi portavano l'arme anco i Papi!) e con tutta la forza lo [...]
[...] pianta nel ventre alla statua dicendo: «Come Cristo t'adoro e come legno ti spezzo!» Allora dice che si sentì un urlo disperato, perchè dentro c'era [...]
[...] rinchiuso uno che con certe spugne faceva quella burletta! E di qui è venuto anco quell'altro dettaggio: «Papa Sisto non la perdonò neanco a Cristo [...]
[...] quello dell'Angelo, per farsi frate. Era un ragazzo di pochi numeri; le cose alla meglio e alla peggio le faceva, ma bisognava imboccarlo, 118 [...]
[...] metterlo in su gli avviamenti e guidarlo come un bimbo. Però la ragione all'ingrosso la capiva. Avanti di professare, si sa, c'è un anno di noviziato [...]
[...] , e in quell'anno gliene fanno e gliene inventano di tutte le risme e di tutti i colori, per vedere se hanno pazienza assai per resistere alle [...]
[...] prove. Dice dunque che una volta comandarono a questo novizio che piantasse un chiodo nel muro e per martello gli diedero un fiasco nudo. Al primo [...]
[...] colpo una svetrinata e giù per terra in picini! Allora gliene diedero un altro, e anca quello via in bricioli! Quando vide che seguitavano a dargli dei [...]
[...] fiaschi, disse: «Ce ne vuol volere!» E ora questa parola s'usa per proverbio, e si ripete con quella cantilenina, con quell'andaturina di voce che [...]
[...] hanno nel parlare quei paesi lassù. Una volta quand'era sempre in casa, seppe che su' padre gli aveva ordinato un paio di scarpe, e lui va dal [...]
[...] calzolaio e dice: «Non l'avete miga anca fatte?» - «Gna'! eccole qui belle e informate: domandasera l'hai a casa» - «Lo sapete perchè ero venuto [...]
[...] ci vuole un po' di polpa di tamarindo; se no, non cantano». - «Du' soldi bastano?» - «Direi di sì». E lui via correndo dallo speziale a comprare [...]
[...] due soldi di tamarindo per far cigolare le scarpe! XLVII. Un giovanastro La domenica mattina lo trovavi a servir la messa, e stava lì colle [...]
[...] mani accoppiate e cogli occhi bassi come un Sanluigi; la sera a cantare il Vespro e a dar le torcie per la Benedizione; più tardi per l'osterie a [...]
[...] bere e a far cagnara o nella stanza di dietro a giocare a zecchinetta o alla mora, e lì filze di moccoli. Faceva all'amore con una ragazza due o tre [...]
[...] settimane, al più un mese, e poi che è che non è, addio, morina! te la piantava e ne aveva già un'altra o due per le mani. Diceva lui: «Ma uno che [...]
[...] le faccia tutte come me non si può dare!» E infatti, salvo di rubare e d'ammazzare, era il primo a tutto. E i chiodi come ci aveva gusto a [...]
[...] piantarli, e che atto ci aveva! E non pigliava mica in prestito i quattrini quando si trovava alle strette; anche che avesse le tasche piene, se gli [...]
[...] capitava il fagiano, e lui lo pelava. Lui diceva: «A' mi' debiti c'è sempre chi ci pensa: io ci penso fino alla sera; e chi l'ha da avere, ci pensa fino [...]
[...] alla mattina!» E 120 così campava da un anno all'altro matto e spensierato e diceva che faceva così, perchè se mori,a. la su' morte doveva [...]
[...] dispiacere alla gente; e ragionava così: - «Se muore un ricco, son tutti contenti: chi è povero, ci ha gusto perchè dice: - Ci sei 'rivo al lumicino eh [...]
[...] , dispiace a tutti e tutti ne ragionano, e i credi tori poi non se lo scordan più»• Una volta gli venne quell'idea d'andare in America; non mica per [...]
[...] tentar la fortuna anco lui, chè! solamente per fare una girata, veder del mondo e uscire dalla vita solita di tutti i giorni; ma gli mancava il Pisis [...]
[...] , e per mettere insieme il viaggio ecco quello che stillò; me lo disse lui stesso colla su' bocca: - «Ora, vedi, io mi son messo a fare il buon [...]
[...] ragazzo, sto ammodo, e non faccio più l'ignorante, così mi' padre mi piglia a voler bene; e quando vedo che è il momento, dico a mi' padre che vorrei [...]
[...] moglie. Lui che mi vede un figliolo di giudizio, ora che è quasi si può dir solo, mi dice di sì certamente; allora io piglio moglie e la meno in [...]
[...] casa. Mi' padre mi darà di certo la guida, e i quattrini li maneggio io; io comincio bel bello a far sacchetto, e quando saranno al punto, faccio una [...]
[...] ripulita generale e scappo a San Paolo nel Brasile». 121 Ma non fu a tempo, perchè invece gli convenne andare a Sant'Anna nel Camposanto, e per [...]
[...] colpa sua suissima e non di nessuno altro. L'anno dopo là verso gli ultimi di Carnevale si travestì e andò a fare il matto su da Marlia e da S [...]
[...] rizzarsi e ci restò addormito. Intanto cominciò a nevicare. La mattina ci fu trovato che dormiva sempre; la neve gli era strutta intorno intorno alla [...]
[...] canterale e bisognò portar via le gambe. Una delle ultime parole che disse: «Perdonàtemi, mi' padre; se vi avevo dato retta a voi, a questo non ci ero [...]
[...] !» XLVIII. Perchè Biccio andò in prigione Sì! le sbornie si scontano, o più presto o più tardi i briaconi la pagano, e chi non paga raso paga [...]
[...] colmo: uno si fiacca il nodo del collo giù da un precipizio, uno affoga in un botro; un altro si busca un occhiello nella pancia e quell'altro [...]
[...] trimpellina, alla spaccona, alla sbornia da muro a muro, se restan lì; e le famiglie piangan pure! Anco a Biccio, benchè fosse un briaco di que' pacifici [...]
[...] e quando aveva alzato il gomito, non desse noia a una mosca, la ciucca una volta gli costò salata. Ecco come andò: quando morì il Francese, quel [...]
[...] vecchietto arzillo che stava in Aquilea, fu portato a seppellire nel camposanto di Sesto. L'avevan vestito cli nero, com'usa, puntualmente e bene [...]
[...] . Lo chiama: - «O Biccio, mi dài una mano a far la fossa al Fra ncese, e poi si beve?» - «Già!... se n'è ito anco lui con tutti i su' napoleoni [...]
[...] ! Volentieri! Anco lui mi pagaya lo zozzino quando mi trovava dal Tosco. Volentieri, povero monsiù ! Indove s'ha a mettere?» - «Qui» e gl' insegnò il [...]
[...] punto. Cava cava, in due, eccoti la fossa bella e fatta. Dice Ceccarino: - «Ora ricoprilo tu; io 'rivo a casa per la boccia del rumme, e rison qui in [...]
[...] un lampo». - «Lassa fare a me; te l'a ccomodo come nel letto, che non è stato mai così bene!» Ceccarino va via e Biccio mette il Fran cese duro [...]
[...] stecchito a quel mo', colle gambe avanti sull'orlo della fossa, e lui ci salta dentro per iscenderlo meglio che poteva senza sgarbi. Nell'agguantarlo [...]
[...] per le gambe gli viene un'idea: lo cala giù e l'appoggia ritto a nno dei lati corti della buca e con una mano lo teneva che non cascasse: - «O [...]
[...] li daresti i tui? »; e intanto levò la mano, e il Francese nel chinarsi in avanti per cascare, pareva che accennasse di sì colla testa. « Ah! bravo [...]
[...] monsiù ! Dunqne me li 124 dài volentieri! Ma se lo dicevo io sempre, che tu eri un bravo franzoà!» Gli leva i calzoni, se li mette per sè, e al [...]
[...] Francese gl' infila i suoi, e lo riaccomoda ritto. «Ora guardami le scarpe! Guarda qui: E se Dio non ci consola, Prima il tacco e poi la suola [...]
[...] messo! Me li dài a me ? Tanto tu oramai le tu' figure le hai fatte; me li dài?» E lo rilascia va andare e il Francese si china va e diceva di sì [...]
[...] . «Bravo monsiù! tu sei un omo, non miga la tu' mamma. Viva la Franse!» e gli cava le scarpe e le baratta colle sue. Poi l'adagiò per bene bello lungo e [...]
[...] !» Intanto rieccoti Ceccarino col rumme, e Biccio agguanta la boccia e giù a garganella, come se fosse acqua, e rintosta una balla più soda che di prima [...]
[...] . Ceccarino s'accorge de' calzoni e vuol dire qualcosa, ma Biccio fa: - « O Ceccarino! che ci aresti da apponere? Me gli ha dati il Francese stesso [...]
[...] in persona e mosca! e buci! e acqua in bocca! e non ci siam visti; se no si parte l'amicizia! » Dice Ceccarino: - «Io non fiato, ma minchione! di [...]
[...] contro ci sei tu! » e si strinse nelle spalle: come dire : «Chi l'ha a mangiar, la lavi, e chi l'ha a cavalcar la 125 ferri! Io me ne lavo le [...]
[...] mani e i piedi!» Biccio poi, quando la sbornia gli fu svaporata, andava dicendo che quella roba gliel'avevano regalata giù da Lucca, e qualcuno ci [...]
[...] alloggiò; ma poi da una part e ci fu chi la riconobbe, dall'altra Ceccarino non resse a martello e qualcosa si soffiò, insomma si scoperse l'alfabeto [...]
[...] , la famiglia si risentì, fu fatto il processo, Biccio fu costretto a cantare e si cuccò due o tre mesi di S. Giorgio, e gli disse bene, perchè lo [...]
[...] fondo non era cattiva figliuola e, dirò, era anche assai belloccia e vistosa; ma aveva un bruttissimo difetto, raro, se volete, nelle ragazze, ma [...]
[...] lei l'aveva: era sciattona e aveva a schifo l'acqua come il fumo negli occhi. Certe volte usciva fuori con un viso tanto sudicio e col taccolino alto [...]
[...] dispiaceva fortemente quel viziettaccio; però glielo diceva e l'avvisava quando per le buone e quando per le cattive; ma lei gli rispondeva che s'era [...]
[...] lavata, e che era anche troppo pulita. Che gnocchi ci pigliava! E delle volte ci era stato in collera a settimane sane: lei prometteva, e forse [...]
[...] anche di cuore, ma non usciva dal suo passo. Ora eccoti che si accosta la Tabernella, e lui e gli promise di menarla a Monsanquilici a comprare le [...]
[...] nocelle o nocciòle che vogliam dire. Quand'è l'ora, passa a prenderla e si avviano; mentre anelavano, la guarda: un viso che pareva un carbonaro! S'era [...]
[...] passata due ditina dintorno agli occhi precisamente come fanno i gatti; e quel po' poino lì pulito faceva parere più sudicio tutto il resto. Lui [...]
[...] andò in bestia! Gliene disse e gliene ridisse poi! - «E ringrazia Dio che siamo in mezzo alla strada! se no, te lo laverei io il mostaccio a suon di [...]
[...] ciaffoni! E maladetto sia quando mi misi con una lerciona come te! E accidenti a me, se rimetto mai più i piedi in casa tua!» E te la pianta lì e [...]
[...] va via bestemmiando come un turco. E lei rossa dalla vergogna dovè tornare a casa sgomenta, perchè aveva paura che questa volta dicesse da vero. Il [...]
[...] giovanotto aveva un diavolo per capello, e quanto più la rimuginava e più gli pareva grossa che non si fosse lavata ammodo neanche in un'occasione [...]
[...] come quella, dopo tutte le cose che erano state fra loro per 127 quel motivo lì. Non la poteva mandar giù; e così gìi venne in mente di [...]
[...] scorbacchiarla e dargli una lezione che non gli uscisse più di mente. E lì subito, senza lasciarla freddare, va da un suo amico e gli conta il fatto, e la [...]
[...] sua idea, e lo pregò che l'aiutasse. L'amico, figuratevi, era uno di quelli che a fare un bischinco ci mangiano maccheroni; non gli pareva vero [...]
[...] ! l'invitavano al su' giuoco. «Eccomi qua! Che s'ha a fare? Ordina! » Vanno e preparano una pertica bella lunga, e in cima ci legano bello sodo un [...]
[...] cerchio di ferro levato da un caratello. Presero poi una canna lunga altrettanto e ci accomodano in tutte le regole un bellissimo pennello da [...]
[...] imbianchino; e quando fu là fra le dieci e le undici di notte, vanno alla casa della ragazza dalla parte di un chiassetto, che ci era un finestrino, di [...]
[...] modo come s'erano lasciati, e la colpa era tutta sua. Arrivano dunque nel chiassetto lui colla pertica e il compagnone col pennello. Il damo fece [...]
[...] il solito fischio: lei si sentì riavere! «Se Dio vuole! è tornato!» E corre al finestrino e sporge la testa fuori, e lui che era lì pronto col [...]
[...] cerchio, glielo infilò al collo e poi tirò forte e la teneva lì ferma, e quell'altro col pennello bene inzuppato in una bellissima saponata, glielo [...]
[...] cominciò a strefinare e strusciare per il viso e per il collo; e tutti e due dicevano: 128 «Lavati il grugno, lerciona, lavati, e poi schiaccerai [...]
[...] che era indemoniata, che aveva un diavolo in corpo. L'avevano scongiurata tante volte, ci eran venuti tutti i preti e tutti i frati del vicinato [...]
[...] , gliene avevan dette e fatte di tutt i i colori, ma lui sempre duro, non si era voluto muovere. Si vede ci stava piùmicio! Erano sgomenti. Dopo del [...]
[...] di legno di quello della cassa dov'era e presentarlo agli indemoniati, i diavoli scappavano via peggio del vento. 129 Era per appunto vicino il [...]
[...] giorno della festa di quel Santo, e loro, senza perder tempo, ci spedirono espressamente uno che andasse e riportasse una schiezzina di quel legno [...]
[...] benedetto. Lui va via, e cammina, cammina, cammina, arriva a quella festa in su quel monte. C'era tanta ma tanta gente, com'usa per le solennità su [...]
[...] per i monti, e tutti erano allegri matti: chi cantava, chi sonava, chi balla va; e poi c'erano delle baracche dove si sgranavano di bravi polli e [...]
[...] si trincava di bravo vino. Ora quest'uomo, o che si perdesse a stare a vedere, o che si mettesse anche lui in com briccola a ballare e far baldoria [...]
[...] , o che o come, fatto si è che si scordò del legno da dover prendere, dell' indemoniata e tutto. La sera chiusero la custodia del Santo, e il [...]
[...] giorno dopo anco la chiesa; ed ecco fatto che dovette ritornarsene indietro senza niente. Se ne veniva giù giù, gamba gamba, e sempre mulinava col suo [...]
[...] pensiero come potersi scusare. Intanto arriva a un'acqua che bisognava traversare in barca. Monta su e comincia a passare. A vedere quel legno mezzo [...]
[...] tarlato di quella barca, gli cascò in mente: «E se pigliassi un pezzetto di questo legno qui?» E come se non fossero fatti suoi, ne taglia una [...]
[...] bella fetta, come fosse polenta, se la mette in catana, e via. A casa tutti l'aspettavano in gloria, e più che tutti quella povera donna, perchè eran [...]
[...] sicuri che, venuto il legno, lei era bella e guarita. Finalmente lo scorgono da lontano : «Eccolo! eccolo! Dov'è il legno? Dov'è il 130 legno [...]
[...] ?» - «A voialtri, eccolo qui!» Lo pigliano, e via di correndo, lo portano a quella donna che aspettava in ginocchioni, e tosto che ebbe veduto quel [...]
[...] pezzo di legno fu subito liberata, e si sentì una vociaccia che disse: La buona fé mi caccia, Ma il legno è di barcaccia. E ora si seguita a dire [...]
[...] diceva: «O Infingardia, ne vuoi del brodo? - «Sì». - «Vatti piglia il piattello». - «Non più, non più». - E per la pigrizia d'alzarsi rimaneva più [...]
[...] volentieri senza. - Così era Ghita. Sua madre la faceva filare, e quando era verno, 131 a quelle giornate di stridore, Ghita s'avvoltolava le mani [...]
[...] nel grembiale, e se ne stava lì rimbozzolita a covare il freddo. Allora su' madre, che tutti i giorni doveva mettere la pentola al fuoco, gli [...]
[...] diceva: - «Fila, Ghita!» - «Mi secca le dita Non posso filà; Filerò questa state A quelle belle giornate», E s'ammicciava giù peggio di prima, e per [...]
[...] la fatica di scomodarsi non isbadigliava neanche. Così, con questa canzoncina, scorticava l' inverno, e non faceva mai un bel nulla. Venivano poi [...]
[...] quelle giornate lunghe della state, che son quei caldi che si affettano col filo, e il sole pare che non arrivi mai al monte, e Ghita. là [...]
[...] accoccolata per terra, colla rocca al lato e il fuso vuoto, o appoggiata a un muricciolo, sornaca, a che era un desio; oppure se ne stava come una melensa a [...]
[...] sentir cantare le cicale. Sua madre la vedeva, e gli scappava la pazienza: «Fila, Ghita!» - «Mi suda le dita Non posso filà; Filerò questo verno [...]
[...] A quel bel focherello», A questo mo', rimandandosela dalla state al verno e dal verno alla state, non filava mai. - 132 Perchè su' madre era [...]
[...] minchiona; ma se invece di tante ciarle, andava là con un bel vettone di frassino, gli smettevan presto, sai, le dita di sudare, e lavorava! È che [...]
[...] le mamme discorrono e discorrono, e poi lascian sempre fare ai figliuoli quello che gli pare e piace! LII. Moglie e Giudizio C'era uno che non [...]
[...] avea mai visto il mare. Una volta ci andò e lo trovò in cattiva, infuriato con que' cavalloni; mugghiava, bimbi miei! ... Quando lo vide così [...]
[...] . Marito e moglie si fanno in una sera, Ma dura un pezzo la tiritera! Diceva una volta una ragazza: «Se devo pigliar marito io, lo vo' bellino o [...]
[...] nulla. Sia pure povero senz' un centesimo, non vuol dire; basta che mi garbi e mi riquadri l'occhio; se no, vada pure in acqua! Resterò livello [...]
[...] perpetuo, farò la zia, morirò col mazzetto; ma deve esser bellino e che mi garbi». «Già, rispose la madre, se le bellezze cavassero la fame!... Avete [...]
[...] la parola bellino e civilino, e poi va a finire a bastonate e a sgraffiotti. Vi sentissi un po' mai dir buono! Sei anco tu come quella sciapitina [...]
[...] era, ma non aveva altri meriti. E voleva di riffa il su' Sigarino; per 134 le buone e per le cattive voleva sposare il su' Sigarino, perchè era [...]
[...] bello. I suoi di lei non volevano a patti nati, e qualche volta volarono anche gli schiaffi, perchè era uno scannato, senz'arte nè parte e pien di [...]
[...] vizì. Gli dicevano: «Ragazza mia, farai dei lunari, saran famate.» E lei: «Quando mi manca il pane e il vin, Piglio per la man Sigarin [...]
[...] ». «Stianterai di fame, patirai di tutte le necessità». E lei: «Quando mi manca il vino e il pan, Piglio Sigarin per la man»• Lo prese e se lo ritrovò il suo [...]
[...] Sigarino. Chè se i pentimenti fossero stati camicie, non ci era bisogno di filare per cent'anni. E se non volse morir di stenti e di bastonate [...]
[...] , gli toccò andare al servizio, e poi si trovò malissimo nel mondo, e finì a Marsiglia in uno spedale. Si fa presto, bimba, a dir di sì e a baciare il [...]
[...] Cristo: Marito e moglie si fanno in una sera, Ma dura un pezzo la tiritera! Senti anco questa, senti, che ti può far comodo a saperla. Una volta [...]
[...] ; com'ho a fare? » 135 «Ragazza mia, se voi mi volete ascoltare, è bene che lasciate correre e diate retta ai vostri genitori, che cercano [...]
[...] sicuramente il vostro meglio, e se non sono contenti, è positivo che ci hanno le loro ragioni ». «Ma mi vuol tanto bene, poverino, me ne vuol tanto che [...]
[...] campa solamente per me. È tanto bellino!» In questo mentre sonò un campanello della messa, e lei fa: «Sente, padre, come dice quel campanello [...]
[...] che chi fa per sè fa per tre, ma chi sbaglia in questa partita qui, sbaglia per trentatré, e chi tardi si pentì, si pentì invano». «Ma mi vuole tanto [...]
[...] bene, poverino ! È tanto bello!» Insomma anelò via, fece la pace sua, e se lo prese, e poveretta, anche lei se lo ritrovò! Era un omaccio cattivo [...]
[...] , pessimo; la maltrattava, la picchiava, gli faceva patir la fame, e lui a sguazzare per le bettole dalla mattina alla sera; giocatore e briacone [...]
[...] . Dopo un po' che l'ebbe preso, si tornò a confessare dallo stesso prete, e gli raccontò tutte le su' miserie, la vita che faceva col marito e [...]
[...] quante ce ne passava. «Povera a me meschina! mi picchia, mi bastona, mi tratta peggio d'un cane». Il prete cercava di consolarla e 136 di confortarla [...]
[...] a aver pazienza, che oramai non si poteva più tornare indietro. Tutto a un tratto sonò quel campanello dell'altra volta, e il prete: «Sentite come [...]
[...] dice il campanello? Tientelo tientelo, tientelo tientelo!» Povera testina! Tu ti credi che il marito duri sempre a starti cucito alle gonnelle e [...]
[...] appiccicato dintorno come fanno da primo? Se' pur citrulla se tu te lo pensi! Sai come succede, quando due son doventati marito e moglie? Nei primi [...]
[...] tempi vanno a braccetto strinti strinti e tenendosi per la mano; poi a braccetto, ma più lenti; poi uno accanto all'altro, ma senza stare a [...]
[...] braccetto; poi uno di qua e uno di là dalla strada; poi uno a vanti e uno addietro, e all'ultimo si finisce, la donna in casa e l'uomo fuori a divertirsi [...]
[...] , e guai se la donna si risente! labbrate e moccoli! E tu fai tanti pronostichi per volerlo bellino! Cercalo buono piuttosto, e che ti possa [...]
[...] mantenere te e i figliuoli. Un po' di pane e un po' di companatico al sic.uro, lo sai come si chiama ? Si chiama la pace di casa». LIV. Bella [...]
[...] consolazione! Brigliòlo era un genere ameno da vero, ve'! N'aveva di quelle da far crepare dalle risa e le diceva serio serio che non pareva neanco [...]
[...] dolore! Dette un muglio neanco un toro, e poi giù una filza di moccoli! Dice Brigliòlo: «Che t'è successo?» - «M'è nentra una bolletta in un [...]
[...] calcagno» -- «Ragazzo mio, chi le perde e chi le trova!» LV. Un'altra di Brigliòlo Questo Brigliòlo un anno, là fra Natale e Befanìa, s'andò a [...]
[...] confessare: era quindici anni e più 138 che non ci si era affacciato, e tutto questo tempo l'aveva passato a Marsiglia e per l'America: figuratevi [...]
[...] che coscienza! Si mette lì e dà la stura al bottaccio: ce ne aveva di quelle che quattro pelano un bu: roba! ... roba!. .. Il prete gonfiava [...]
[...] ; sbuffava come un toro; un pezzo lo stette a sentire e lo sgridava, lo contendeva; e lui: «Sor curato, ha ragione pur troppo; ma che vole? la miseria [...]
[...] : «Ma voi siete nell'inferno con tutti e due i piedi!» E lui: «O se ci ho un freddo che muoio!» In fatti era gelata anco la piletta dell'acqua santa [...]
[...] . LVI. Chi mi cerca, mi trova! E quest'altra è poco bella!? State a sentire, ve'! Una mattina entrava in Lucca per la porta di Borgo una donna [...]
[...] : sapevo anco il nome, ma quello non verte. Era scalza e aveva le sottane tirate su 139 quasi fino a mezzo polpaccio, perchè aveva sguazzignato [...]
[...] ! Uuh ! quante vacche!» (Sapete pure, quelle macchie che vengono nelle gambe a tenerle troppo al fuoco). E tutti gli altri un dopo l'altro: « Uuh! che [...]
[...] vacche! Uuh ! quante vacche!» Lei stava zitta e gonfiava; e loro: «Uuh! quante vacche! Uuh! quante vacche!» E lei tutto a un colpo si rivolta, si [...]
[...] scopre fino al ginocchio e fa: «Guardate un po' se vostra ma' ce la scorgéssete!» LVII. Un avvezzo Un povero ometto una volta comprò un [...]
[...] miccettino, ma non aveva mezzi assai per mantenerlo. Allora pensò un pezzo e poi disse fra sè: «O catto ! un avvezzo e un disvezzo dura tre giorni, e la [...]
[...] ' 140 un po' vedere se mi riesce ». E cominciò a calare la biada: oggi un po' meno di ieri, domani un po' meno d'oggi, e così ogni giorno sempre [...]
[...] vedendolo sempre ritto si credeva che pigliasse quell'assuefazione e si rallegrava già dentro di sè. Una mattina però va nella stalla e lo trova giù in [...]
[...] terra a gambe steccolite, morto e duro, e lui disse: «Maladetta la fortuna! ora che mi ci s'era avvezzo, è morto! » LVIII. La voglia di ciccia [...]
[...] ' levare, tanto me la levo». Eccoti che s'avvicina Santa Croce, e lui disse: «Oh! il giorno di S. Croce vado a Lucca, e mi vo' cavare la voglia di [...]
[...] ciccia; apposta ci vado; anco dovessi spendere uno scudo: colla voglia cli ciccia in corpo non ci vo' rimanere». 141 Viene qnel giorno, e lui via a [...]
[...] Lucca! Girò un pezzo di qua e di là, tanto che gli venne una fame che avrebbe mangiato un uomo per traverso. Guarda guarda per trovare un posticino [...]
[...] per la quale, alla fine vede un albergo assai pulito entra e sede. Subito viene un servitore e gli mette davanti la nota del contenente che ci era [...]
[...] : «Che cosa desidera?» Lui, Togno, che non conosceva neanche l'o, invece di dire: Carta bianca e inchiostro nero Non c'intendo per da vero, volle [...]
[...] fare il dotto; guardò il foglio in tralice con aria d'importanza e posò il dito sulla prima parola. «Portatemi questa qui!» Era minestra fina col [...]
[...] brodo. «Buona, ma buona buona! Questa ci voleva per preparare il letto sullo stomaco» . - «E ora che comanda?» - «Questa qui». E mette il dito [...]
[...] sulla seconda. Gliela portano: risotto alla milanese. Lo principia a mangiare e gli piaceva, ma gli cominciò a dispiacere di ingombrare il posto alla [...]
[...] ciccia. - «E ora?» dice il servitore. Posa il dito un po' più giù: - «Questa». Eran maccheroni alla napoletana! « O la ciccia non arriva più [...]
[...] ? ». - « E ora? » Mise il dito assai più basso: capellini fatti a uso pasta asciutta! Cominciava a esser pieno. «Per mio! o la ciccia non viene?» -«Ora [...]
[...] portatemi questa». Eran lasagne fine col cavolo piacentino! ... - «E ora?» - «Portatemi questa» e toccò l'ultima riga .... Era l'insalata! ... Con [...]
[...] tutta 142 la su' gran voglia di ciccia non fu capace di assaggiarla in una trattoria! Mangiò cinque minestre e un'insalata! - Che occhi avrà fatto [...]
[...] quel servitore! - E così succede agli asini che voglion parer di sapere. LIX. Il diavolo nel piatto Trovare il diavolo nel piatto o nel [...]
[...] fiasco, secondo, vuol dire arrivare a tavola e trovare tutto finito e ripulito; non esserci insomma più nulla da mangiare o da bere. Ecco come dicono [...]
[...] che è nata questa frase. C'era una volta un di quei soliti falsi romiti tutti gola e tutti pancia, che spesso spesso andava a far visita a un suo [...]
[...] conoscente. Era una buona posta, perchè a qualunque ora capitasse, gli dava da mangiare; e per bere poi gli empiva una bella lucia, di quelle che [...]
[...] ora si tengono per le cantine, sempre la solita, una buona dose di vino, perchè un boccale lo teneva sì come di sì, e forse anche qualcosina [...]
[...] vantaggio. Questa lucia laggiù nel 143 fondo, dalla parte cli dentro, ci aveva un Gesuina dipinto; era fatto alla meglio e alla peggio, ma si [...]
[...] riconosceva subito per un Gesù. Il romito dunque s'attaccava alla bocca la lucia con certe succhiate da vero tedesco, e diceva tutto intenerito: « O bone [...]
[...] Jesu, quando te videbo! » E non c'era pericolo che passass e una volta senza che vedesse il fondo. Dàgli oggi dàgli domani, a quell'altro gli venne a [...]
[...] noia di aver sempre lì quel buzzo sfondato e pensò come poteva fare per allontanarlo. E che ti stilla? Comprò un'altra lucia compagna, ma nel fondo [...]
[...] ci fece dipingere un diavolo, un bruttissimo diavolo con tanto di corna, e la prima volta che ritornò il frate, invece di mettergli davanti [...]
[...] quell'altra dal Gesuina, gli ci mise questa. L'omo se ne andava giù giù bevendo con certi occhi lustrenti, e diceva ogni po' poino: «O bone Jesu, quando [...]
[...] ' gliene lasciavo, ma a te nulla! neanche un goccio!» E l'asciugò come se uscisse allora di fornace. Ci fece un bel guadagno quell'altro a mutar lucia [...]
[...] , insegnava la dottrina ai ragazzi. Va là a uno, e gli domanda: «Quanti Iddii ci sono?» E il ragazzo: «Tre». «Come, tre?» «Quattro». «Come quattro [...]
[...] ?! Oibò di te! A dodici anni non sapere anche quanti Iddii ci sono! Piglia questo! (e mena giù una frustata!) e anca questa (e rizòmbane un'altra [...]
[...] )». Allora quel povero figliuolo sgomento: «Ce ne son nove!» Non l'avesse mai detto! ... Il prete dà in bestia, perde il lume dagli occhi e a suon di [...]
[...] aveva avuto. Intanto arriva un suo compagno, e nel vederlo gli domanda perchè è lì, e perchè piange. 145 « Ero in chiesa alla dottrina, il prete mi [...]
[...] ha domandato quanti Iddii c'erano, io gli ho risposto « tre » e lui non è stato contento; allora gli ho risposto « quattro » e lui non è stato [...]
[...] contento nemmeno così, e mi ha dato due frustate. Allora io gli ho detto « nove » e lui s'è arrabbiato e m'ha mandato fuori a colpi ». « Gli avevi a [...]
[...] paese del pian di Lucca c'era tempaccio fa per rettore un prete secco, allampanato e giallonaccio che pareva tutto il ritratto delle cattive annate [...]
[...] ; avaro cane, che per un centesimo porco si sarebbe fatto portar via dal diantine, sal' mi sia. Comprava, figuratevi, quattro palanche di sale e doveva [...]
[...] durare sette giorni; lo teneva in una sacchetta di cambrì, e l'ottavo giorno, invece di riprovvederlo, nella pentola ci bolliva la sacchetta. il [...]
[...] . E non faceva miga le cose a sciabigotto: voleva il pegno in mano e l'omo in prigione. Una domenica mattina alla spiegazione del Vangelo predicava [...]
[...] dall'altare, e predicava per appunto contro questi stoccatori ladri che dànno il denaro in prestito, e vogliono l'otto, il nove e anca il dodici [...]
[...] per cento. «C'è di coscienza, diceva, ne va di coscienza, e non si può onestamente. È una ladreria a pigliare più del quattro o, tutt'al più, al [...]
[...] summum al summum, il cinque; ma più di così, non si può in coscienza, e si commette un grossissimo peccato». Finita la messa, un tale che aveva sentito [...]
[...] la predica, lo va a trovare e gli dice che ha un buon affare alle mani, ma era al corto di moneta per tirarlo in fondo; gli ci sarebbero voluti un [...]
[...] dugento scudi, e però era venuto da lui sperando che non gli avrebbe detto di no. Il prete gli disse che era contento, «tanto più che i quattrini [...]
[...] li sapete maneggiare e il vostro patrimonio è pulito». - «Allora, dice quell'altro, può preparare la scritta, e domani vengo a pigliarli [...]
[...] ». - « Sta bene ». Il giorno dopo eccotelo pronto, e il prete legge la scritta, dove dice come qualmente gli dava i quattrini al dieci per cento. Come al [...]
[...] dieci?! O ier mattina predicò pure 147 dall'altare che più del quattro o cinque non si può, e ora me li mette al dieci?» «Ragazzo mio, allora [...]
[...] eran discorsi e ora son quattrini. Se vi fa, è al dieci, se non vi fa, sciolti, e amici più di prima». Anco padre Zappata predicava bene e razzolava [...]
[...] male! LXII. li padre e il figliuolo pizzicagnoli C'era in un paese lassù nei monti, nel paese di ... ora non mi viene in mente il nome (ma [...]
[...] quello non verte; e poi tanto forse è meglio non mentovarlo neanche), c'era un uomo comodo e benestante, che per famiglia di monte, se la passava [...]
[...] benissimo. Aveva casa di suo, orto, qualche altro pezzo di terra al sole, e poi quello che aveva di buono da vero, era una bottega, ma, oo ! una bottega [...]
[...] era roba di salumi, come dire affettato, salcicciotto, stoccofisso, tonno, calletti per i suoi 148 tempi, biroldo e soppressata, e così via [...]
[...] , trionfa va, aveva trovato l'America senza passar la soglia di casa. Quest'uomo poi aveva moglie, delle figliuole e un maschio solo; un bravo [...]
[...] ragazzino, attento proprio e di cervello; a mettersi lì colla penna non si sarebbe potuto fare a parole un figliuolo meglio di quello lì per tutti i versi [...]
[...] . Non aveva finito anche dieci anni che scriveva corrente e leggeva come un prete all'altare, e faceva già i suoi bravi conti senz'abbaco, e [...]
[...] aiutava suo padre lì in bottega puntualmente e serio come un vecchina. Figuratevi a quell'uomo che cosa gli pareva d'avere avendo quel ragazzo lì [...]
[...] , specialmente così solo di maschi. Dio solamente sa quello che avrebbe fatto per quel figliolo! Gli aveva chiamato il maestro in casa per le prime cose, e [...]
[...] poi un altro maestro un po' più su; imparava di tutto e in un momento; detta una cosa era bella e presa, e non gli usciva più di mente. L'idea di [...]
[...] per la bottega, e farsene il baston della sua vecchiaia. Questo ragazzo poi aveva capacità anco per la musica; e siccome il prete sonava l'organo [...]
[...] assai bene, ce lo mandò a imparare; e veramente tutto quello che il rettore via via gl' insegnava, l' i{nparava a modo 149 e verso. Ora viene che [...]
[...] Gigi, il ragazzo, cresce, e arriva a diciannove o venti anni. Arriva a questi diciannove o venti anni e s' innamora, ma oh ! bimbi miei, uno di [...]
[...] quegli amori che dicon da vero e dove pigliano non si staccan più. Lui era innamorato morto, e lei più che più. I suoi di lei erano arcicontenti del [...]
[...] l'avrebbero avuto caro, ma con quella lì non ci aveva a andare. Assolutamente non ci doveva andare, e ci si misero per le cattive: prima perchè fra quei [...]
[...] capo; poi, perchè la ragazza non pareva una ragazza per la quale (e qui invece è dove si sbagliavano fortemente) che non fosse buona da nulla, altro [...]
[...] che a dimenare le mascelle, avvezzata infingarda e con mille cricchi e ceci, tutta mode e vestiti, che non fosse di tanta salute, con cento altri [...]
[...] figliole s' hanno a maritare con meno che sia possibile, e i figliuoli moglie senza dote non l'hanno a pigliare!). Il padre poi sul figliuolo [...]
[...] 150 ci aveva fabbricato dei castelli più grandi, d'imparentarsi chi lo sa in che famiglie; e un po' per quelle chiacchiere, un po' per quella [...]
[...] ruggine, un po' per queste immaginazioni, agguanta Pietro per un baffo, e si butta al no; il figliuolo si butta al sì, e seguita per la sua strada senza [...]
[...] dar retta a nissuno. Pur no, pur sì, il padre dice: «In casa mia non ci si mena». - «E io la menerò fuori»• Non bastarono nè amici, nè parenti [...]
[...] , nè il parroco, nè nessuno (oramai s'eran piccati; e l'amore la varava a buono): non ci fu verso di accomodarli. Ve la faccio corta; a mala pena [...]
[...] Gigi ebbe l'età, e fu libero di sè, mette all'ordine ogni cosa, e ti sposa quella ragazza. Il padre non gli dette neanco l'ombra d'un quattrino; ma [...]
[...] lui però qualche risparmio di suo l'aveva; la fanciulla non era povera affatto, anzi il padre s'era sforzato, e qualcosa di dote l'aveva portata [...]
[...] ; insomma coi suoi, e con quelli di lei, e con qualche centinaio di lire trovate in prestito, prese una casa dall'altra parte del paese, in un punto [...]
[...] buono, e ti mette su una bottega di salumi compagna a suo padre, anzi a poco per volta la fornì anche meglio, e di tante altre robette che il padre [...]
[...] non ce le aveva; e lì assidui al banco lui e la moglie. C'era tagliato, aveva maniera e sapeva trattare coi poveri e coi ricchi; era andante senza [...]
[...] che Gigi, e tutti andavano da Gigi. E poi, se s'ha a dire la verità, i più parteggiavano per lui, perchè credevano che la ragione fosse dalla sua [...]
[...] . Lui dunque eccotelo in auge, e ogni giorno più s'ingrandiva; ma la bottega di suo padre ebbe una gran botta, e sempre più gli calava il da fare [...]
[...] il bere, perse il dormire; non trovava più requie nè riposo, sempre abbaruffato e scontrafatto in viso come uno che è fuori di sè. Si metteva lì [...]
[...] appoggiato alla porta di bottega, colle braccia incrocicchiate sul petto, e pensava fra sè: «Ecco qui, non si vede più un'anima, non ci vien più [...]
[...] nessuno; e chi è che mi fa la guerra? il mi' figliuolo. Chi è che mi tira alla vita? il mi' figliuolo. Questa è la ricompensa del gran bene che gli ho [...]
[...] voluto! Questa è la ricompensa delle gran pene, e dei grandi pensieri che mi son dato per lui. Ecco il bel guadagno che ho fatto a tirarlo su [...]
[...] come ce l'ho tirato! Ecco la gratitudine verso un padre! Io l'ho struito, io gli ho insegnato, io l'ho spratichito negli affari, e perchè? per farmene [...]
[...] un nemico. Per lui non riposavo, per lui non dormivo, per lui ho fatto della mia vita torchio: ecco ora come mi paga! E pareva tanto buono! e [...]
[...] pareva tanto buono!.. . Sì! buono da vero! Se mi potesse vedere in un mezzo di strada con un tozzo 152 di pan nero, ci goderebbe!. .. E io che ci [...]
[...] avevo fondato su tante speranze! Io che non avevo altro occhio che per lui! Povero mondo e chi ci crede! Pigliate moglie, stracanatevi, rifinitevi [...]
[...] , assassinatevi, datevi alla saetta per i figliuoli, per poi ... ? Contateci su per gli anni della vostra vecchiaia, e vedrete che bel suffragio vi [...]
[...] dànno! C'è lo spedale per i vecchi; c'è lo speciale! Un figliuolo a suo padre! ... Un figliuolo a suo padre! » E lì con questi pensieri immalinconì va [...]
[...] ogni giorno più, così che cominciò a non volere uscir più di casa; prima di rado, poi quattro passi fuori della porta, e poi più nulla affatto [...]
[...] . Non aveva più parole fatte, e anco a interrogarlo non rispondeva, lì seduto sopra una seggiola come uno scemo senza più il pensiero a nulla; nulla [...]
[...] gli faceva più stato; cogli occhi fissi, fermo come una statua. Per mangiare bisognava che lo imboccassero, e la sera lo spogliassero per metterlo a [...]
[...] letto, e la mattina lo rivestissero. Come doventò quella casa da quello che era! Ma ora state a sentire la fine dove va a riuscire, chè uno non se [...]
[...] l'aspetterebbe neanche a centomila miglioni di miglia. Gigi dunque seguitava il suo negozio; s'era allargato e guadagnava bene. Ora accadde che in [...]
[...] paese ci fu la ricorrenza di una gran festa. Il rettore l'aveva invitato a desinare, e poi dopo, al vespro, sonava l'organo come aveva fatto la [...]
[...] mattina alla messa cantata. Il pranzo fu proprio da preti, un pranzo che aveva nome Signor pranzo. 153 La funzione era ita un po' per le lunghe, e [...]
[...] , e venne via solo. Casa sua era piuttosto lontanetta dalla chiesa, e la strada più corta era una redola che passava dal camposanto, un camposanto [...]
[...] trasandato e tenuto male, come usava una volta che non ci pensava nessuno, tutto prunacci e ortiche, con una porta in fasci e mezzo sgangherata. Lui [...]
[...] si mette giù per questa redola, e sollecitava, perchè, come ho detto, era già fra le ventiquattr'ore e un'or' di notte. Ed eccoti che quando fu lì [...]
[...] di contro al cimitero, vide qualcosa nereggiare là da una parte e muoversi; lui si sentì un ribrezzo correre per tutta la vita dai piedi alla [...]
[...] punta dei capelli, e la testa gli si empi di paure; però cercò di farsi animo: fa un passo o due e striscia il bastone in terra «Chi va là ?» Allora [...]
[...] schizza via un cagnaccio nero; nel salto gli urtò per le gambe e gli lasciò cadere ai piedi come chi dicesse una boccia. Lui tirò una scossa, si [...]
[...] china e tasta per vedere che è, e sente che è una testa di morto, e così a quell'ora, colla fantasia già accesa da quelle idee e da quel mezzo [...]
[...] sotto, e cascò in terra fuori cli sè. A casa, aspetta aspetta, quando videro che non veniva, qualcuno andò alla chiesa per saperne 154 nuove e lì [...]
[...] . Alla bella meglio fanno una barella e lo portano a casa. Viene il dottore, e trova che non è morto. Gli fanno tutte le cure, e dopo un gran pezzo [...]
[...] finalmente comincia a ripigliare. Ma pareva matto, non si raccapezzava di nulla, discorreva scialinguato e a strattoni, e stava sempre coll'occhio [...]
[...] spaurito. Di nulla buttava scosse e tremava come una vérgola. Diceva e diceva di morti, ma non si potevano rinvenire. La mattina poi trovarono quella [...]
[...] testa, e alla meglio e alla peggio, riaccozzando tutte quelle cose che lui barbottava, poteron capire com'era ito il fatto. Non fu più possibile di [...]
[...] più che da principio non credevano che dovesse essere una cosa tanto tremenda. Ma poi dopo, un po' un po' stettero, ma alla fine, adagio adagio e con [...]
[...] tutti i riguardi, ci fu chi glielo disse. Se ne stava lì sulla sua seggiola, come al solito, stupido e melenso; in sulle prime pareva che non [...]
[...] svelto, e tutto a un tratto ritorna quello che era un anno prima; va là, si lava, si pulisc e, si muta e scende giù tranquillo, e comincia a ridar [...]
[...] di ca po alla casa e alla bottega. Del figliuolo non ne fece più verbo come se non fosse mai stato, e ieri di là lo vidi io, con questi due occhi [...]
[...] , in piazza a Lucca, sano e vegeto meglio di me. Capite che cose si dà! ... Come?! Non ci credete? Segno santo di croce se non è vero! LXIII. Una [...]
[...] quattrini a cappellate e passava da signore e tutti gli davan del signore. Era pien di superbia e d'angherie, che quando guardava la gente, pareva che la [...]
[...] guardasse per compassione. Un giorno passava da una via in carrozza; era una carrozza di quelle alte e guidava lui una pariglia di cavalli storni [...]
[...] brinati, belli, proprio una bellezza. Drea era là da un lato, e subbito che l'ebbe scorto 156 a una distanza di qui là, fece una gran riverenza e [...]
[...] una scappellata che parve un'adorazione. Meino lo vide e dice: « A chi te lo sei levo il cappello? A chi l'hai fatta la riverenza? A quel Indro lì [...]
[...] vendere o per altro. In somma era una carogna di cavallo, un santantonio che faceva pietà, magro, secco, tutt'ossi e per non poter mostrare il cuore [...]
[...] mostrava le costole e zoppo che pareva una seggiola senza un gambo. C'era uno alla finestra che, quando lo vide, per dargli la stecca disse: « O [...]
[...] Drea, quanto la fate la tonnina?» E Drea subito gli alza la coda e risponde: « Entrate in dogana e ci accorderemo! » A stuzzicar Drea, già, era come [...]
[...] un monte. Era un fratin preciso, assegnato e devoto proprio per da vero. Era già in sulla settantina, con dimolti incomodetti addosso, e gli era [...]
[...] venuto a fastidio a stare nel mondo; e tutti i giorni, mattina e sera, prega va Gesù perchè lo chiamasse con seco. in paradiso. Prega va con fervore [...]
[...] e si da va di gran colpi per il petto, e delle volte, così quasi mezzo fuori di sè, gli veniva fatto d'alzare la voce che tutti, chi era in chiesa [...]
[...] tutto, a be' soldarelli, aveva appicciato qualche quindici o venti scudi e li teneva rimbucati sotto un quadrone smosso in camera sua dentro un [...]
[...] sacchettino. Come s'andasse o come non s'anelasse, fatto sta che certi giovanastri lo vennero a sapere, e che ti stillarono per piluccarglieli [...]
[...] ? Montarono sul tetto della chiesa 158 senza che nessuno se ne accorgesse; scoperchiarono embrici e tegoli in un punto e fecero un buco nel soffitto; e [...]
[...] bel paniere tutto infioccato e cantavano: O romitino santo, Ha detto il buon Gesù Che tu mandi il sacchetto E poi verrai tu! Figuratevi il cuore [...]
[...] di quel pover'uomo! Ci credette come un bimbo; rimase estatico e poi quando si rinvenne, corse di gambe per il sacchetto, lo posò ammodo ammodo nel [...]
[...] paniere e poi si mise lì colle braccia in croce, buttato inginocchioni, ad aspettare, credendo da un momento all'altro di spiccare il volo verso il [...]
[...] paradiso. Quei marugèi tiraron su bellamente il morto e tela! E il romitino, aspetta aspetta, d'andare in paradiso non se ne faceva nulla; nè oggi [...]
[...] ' santa pazienza ci si riaccomodò e ricominciò a fare come di prima, e così a poco a poco rimise anche insieme un bel mucchietto di scudi, e li [...]
[...] teneva nel solito posto. Dopo una certa man di tempo a quelle birbettaccie gli venne in mente di ripetere il giochetto. Vanno su, fanno il buco; e [...]
[...] quando il buon fraticello 159 se ne stava pregando, rispendolano il solito canestrino e cantano: O romitino santo, Ha detto il buon Gesù, Che tu [...]
[...] gli dia il sacchetto E poi verrai tu. Il romitino, che aveva mangiato la foglia, si voltò per assù con un certo ghignetto sardonico, s'appoggiò al [...]
[...] naso il dito grosso della mano tasteggiando gli altri come sonar l'organo, e canticchiò sulla stessa aria: O Angelini santi, Direte al buon Gesù [...]
[...] del morire e non morire, e Drea disse: «La vita è come montare su per un albero; ci attacchiamo su su, su su, dopo un ramo l'altro, 160 dopo un [...]
[...] !? ...» - «Àbbicene quanto ti pare, all'ultimo t'hai a trovare sul cimigliolo. Avete voglia di fare e di brigare, di qui a cent'anni non ci sarà più [...]
[...] ; piantare le spalle al muro e non volerne sapere!?...» - «Allora ti spicceresti più presto. Una mezz'opra si deve perder tutti; deve spuntare un [...]
[...] da partire, E chi nasce ha da morire! Quando la tu' ora sarà sonata, morirai anco tu!» - «O Dio! se me lo credevo 'un nasciavo!» E infatti, se ci [...]
[...] presero: e, come usa, da una parola all'altra, da una parola all'altra, vennero alle brutte. Escon fuori, e lì al buio si cominciarono a scambiare [...]
[...] fior di pugni: colpi come venire dal mulino. Per un po' di tempo fu un dare e un avere; finalmente uno sfibbia a quell'altro un pappagnone tanto sodo [...]
[...] nella testa, che gli fece schizzare il cappello di qui là. Lui credette di avergli fiaccato il collo di netto; agguanta la più corta e gambe mie [...]
[...] , venitemi dietro! Quante stelle ci è in cielo? tante ne vide quell'altro, e così rintronato e mezzo fuori di sè balenò un pezzo e fu lì lì per [...]
[...] stato; e quello che ne aveva 162 toccate, così a cieconi cominciò a raspare per terra se trovava il cappello. Gli dicono: «Che fai?» - «Cerco il [...]
[...] mai visto grazia di Dio; o piuttosto parrebbe che non avessero fatto roba assai per tutti, e sarebbe uno scorno per la famiglia. Una volta capitò [...]
[...] : che cerca il cieco altro che la vista? Prima però fece du' smorfie per non parere. - «Ma dove volete andare a quest'ora bruciata? Chiama e rispondi [...]
[...] di qui all'osteria! ci avreste da allungare il collo! Rimanete qui. La schiocca, la polenta, è quasi a tiro; cacio e ricotta e buon cuore non ne [...]
[...] manca, e in tavola il fiasco c'è; non sarà vin santo, ma 'un è neanco acqua della secchia». In somma tanto dissero che l'amico restò e mise anche lui [...]
[...] vederlo. Aveano invitato il matto ai sassi e l'orso alle pere; la polenta col suddetto cacino era la su' passione! Aveva l'acquina in bocca, e con [...]
[...] quella popo' di sguscia che si rimpastava, non ve ne prego dire che boccate faceva! E gli altri non istavano a mondar nespole! Il tombolo era bello [...]
[...] e fatto a crescenza, ma quella stenderia di fette, che erano un'occhiata, con tante mani che andavano e venivano e cou una bocca di più fuori del [...]
[...] conto, sparì in un àmme. Ce n'eran rimaste due fette, due di numero. Quelli di casa per prudenza non ne vollero più, e l'amico se ne asteneva per [...]
[...] non sapeva come fare a salvare la capra e i cavoli. Tutt'a un tratto gli spunta un'idea. Avevan discorso di tante cose e specialmente di quello che [...]
[...] gli era successo nel tempo che non si eran più visti, e ne aveva contate di bellocce, ma tutte vere. Allora ci rigirò il discorso e ne contò una [...]
[...] tanto grossa che tutti fecero un urlo e una risata per mostrare che non ci credevano. E lui a star garoso e proffidiare, anzi a crescer la dose e a [...]
[...] a pezzi!» - «Neanche in ginocchioni!» - «Neanche se sputassete Crocifissi». - «È vero! e se non è vero (agguantò la fetta della polenta, e [...]
[...] voleva montare a cavallo e non gli riusciva, perchè pigliava poco impeto; restava a mezza strada, e ricascava giù. Provò due o tre volte: peggio che [...]
[...] peggio; allora dice: « Sant'Antonio, se mi fate la grazia che io possa montare sul cavallo, vi faccio dire una messa» e intanto spicca il lancio. Ma [...]
[...] uomo, là sulla fine di Maggio, aveva menato il miccia a pascere, e l'aveva lasciato 166 bello libero, perchè si scialasse meglio, e intanto lui [...]
[...] attendeva a altro. Dopo un po' gli vien fatto di voltarsi e non vede più il su' miccio; guarda di qua, cerca di là, il miccio era sparito. Va un [...]
[...] po' più su e non c'è, va più giù e non lo trova. Allora pensò di montare sopra una quercia, che era lì accanto a uno scepone, per arrivare [...]
[...] coll'occhio più alla lontana. Ci montò, e di lassù alluciava da tutte le parti. Mentre stava così a stralocchiare, eccoti, che vede comparire da una redola [...]
[...] una ragazza, e sbucare quatto quatto di dietro alla scepe un giovanotto e venire tutti i due verso la quercia. E lui, curioso, lascia stare il [...]
[...] miccio e si mette a guardare che idee avevano. Erano due che facevano all'amore segreto, e credevano positivo che nessuno se ne fosse accorto. Siccome [...]
[...] erano corrucciati, lei aveva fatto sapere a lui che così non ci poteva più stare, e che ci voleva discorrere in tutti i modi, e che ci aveva una [...]
[...] cosina da fargli vedere, e gli dava l'appuntamento lì per quell'ora precisa. A lui, che era innamorato morto e si consumava dalla passione più di lei [...]
[...] , non gli parse vero e fu puntuale come un campanello. Si messero sotto la quercia dove si credevano di essere più addoppati, e cominciarono a [...]
[...] ragionare per la fine, e a scrutignare il perchè e il per come del malinteso, e in un àmme la pace fu fatta. Quel giovanotto era fuori di sè, era beato [...]
[...] ! e dalla gran contentezza gli volle schioccare un bacio; ma lei lo tenne ammodino indietro 167 e gli disse: «No, Cecchino, sii buono; piuttosto [...]
[...] bacia questo» e si levò di seno il suo ritratto. Era venuto un incanto! Così accomodata, con un bel vestito nuovo che gli andava come una pittura [...]
[...] , pareva la figliuola di un principe. Lui rimase stupito; l'agguantò e se lo strinse alle la bbra e cominciò a dir forte: - «Ho visto tutto il mondo [...]
[...] !» - «E il mi' miccio l'ate visto?» gridò l'omino di sulla quercia. Poveri figliuoli! essere scoperti e scorbacchiati così! ... Piglian la fuga giù [...]
[...] per le prode uno di qua e uno di là, e via! Come allicciavano! Parevano due dispacci! LXXI. Una madre che ha il figliuolo soldato Questa qui [...]
[...] non è una fola nè una burletta; e pure, se non vi rincresce di leggere, mi pare che non v'abbia a dispiacere. È un racconto che sentii una volta da [...]
[...] una maestra, e io lo misi in carta, perchè mi parve meritevo le. «C'è laggiù al paese, dove sto io, una povera contadina che ha un figliuolo [...]
[...] soldato, e le lettere 168 gliele leggo e gliele scrivo io, perchè lei non conosce neanche l'o. Ma bisognerebbe vedere e sentire quella donna lì [...]
[...] quando parla del suo figliuolo, del su' Checco, e specialmente quando viene con una lettera da leggere!... gli trema per infin la voce e le mani, e ha [...]
[...] gli occhi lustrenti; e quando poi comincio - Cara mamma - allora giù lagrime a fontana, che mi fa piangere anco me. - «Signora maestra, indove è la [...]
[...] parola: «mia cara mamma?» e io: - «Eccola qui». E lei mi leva la lettera di mano e lì baci e lì baci su quelle parole. «O Signore, vi ringrazio che [...]
[...] almeno lui sa fare a scrivere! O Gesù, vi ringrazio che lo mandavo a scuola e ora può seri vere alla su' mamma!» E vuole che vada adagio per [...]
[...] intender tutto bene; e mi fa tornare addietro, e quando sente qualche parola affettuosa, allora poi mi salta al collo e mi abbraccia e mi bacia anco me [...]
[...] ; e me la fa rileggere tante volte, che quando esce di lì, l'ha quasi imparata a mente, e va a ridire a tutti quello che gli ha scritto il suo [...]
[...] Checca. Quando poi mi dice quello che gli devo scrivere e rispondere, non finisce mai: - «Oh! signora maestra, gli potessi mandare il mi' cuore [...]
[...] rinchiuso in quella lettera lì, al mi' Checco! E poi gli ha a dir questo e questo, e poi questo, e che io l'ho sempre in mente giorno e notte; e che noi si [...]
[...] sta tutti bene; e che la roba quest'anno promette bene e la stagione è buona; e che la su' sorella ha fatto un bimbo, e io ho voluto che gli [...]
[...] mettano il su' 169 nome». Io scrivo e glielo leggo: - «Sta bene?» - «Sì, così, brava signora maestra!» - «E poi gli ho a dire altro?» - «E poi gli ha [...]
[...] a dire che io penso sempre a lui e che prego per lui a tutte le ore, e che me lo sogno tutte le notti; e poi gli deve dire che l'altro giorno si [...]
[...] di far peggio; e che io ho pregato lo zi' Beppe perchè mi dia qualcosa da mandargli, e lui mi ha dato queste cinque lire qui che gli spedisco in [...]
[...] questa lettera.... Aah! e poi gli ha a dire che l'altro giorno venne Pirolino a portarmi le su' notizie, che l'aveva visto in quella piazza a Napoli [...]
[...] , che una consolazione così non me la poteva mandare altro che Dio». E io: scrivi anco di Pirolino: - «Ci avete altro?» - «No». - «Allora posso [...]
[...] firmare?» - «Sì». E io firmo. - «O Dio, signora maestra, bisognerebbe che gli dicessi un'altra cosa!» - «E io: Poscritto» - «Quel fagottello, quel [...]
[...] non me ne dice nulla; forse non l'abbia avuto? Bisognerebbe domandarglielo, perchè mi dispiacerebbe troppo». E io a scrivere delle uova e della [...]
[...] torta. - «Ora ci avete altro?» - «No». Faccio per chiudere, e lei : - «O signora maestra, lei è tanto buona, abbia pazienza; dove avevo la testa? m'ero [...]
[...] scordata un'altra cosa che 170 mi preme tanto». Insomma quasi sempre i poscritti sono più lunghi delle lettere. E delle volte mi fa: - «Ma dove [...]
[...] ! Avessi un po' l'ali ! Ma guardi le rondini ... fossi un po' una rondine anch'io per andare a rivedere il mi' Checco!» E lì si consuma e lì sta [...]
[...] appassionata. Ci ha poi un suo nipotino, un bimbo d'un altro suo figliuolo: se lo fa venire in grembio, o se lo mette a ca vallicchio sulle ginocchia e [...]
[...] do»• E il bimbo con quel suo vocino: - «Checco, veni!» E allora lei gli mette lo zucchero in bocca, lo bacia nel viso e se lo stringe forte forte [...]
[...] al collo: «Angelo mio! tu potessi dire la verità!» E poi quel su' figliuolo ha tutte le virtù del mondo: è buono, obbediente, lavoratore, casalingo [...]
[...] dei ragazzi non ce n'è e non ce ne può essere altri nel mondo. LXXII. Certe elemosine E neanche questa è una novella nè una barzelletta, ma [...]
[...] è un discorso serio che fece una volta un mio conoscente. Era un uomo piuttosto grossolanotto; sapeva leggere per il su' sconsumo, e la sua firma [...]
[...] alla meglio la faceva, e a dottrina basta lì; ma di cervello non era tondo; era stato in America, aveva del viaggiato addosso, aveva bazzicato con [...]
[...] cento razze di persone e sapeva quello che si diceva. Io lo riporto per amor di varietà; chi vuol solamente il fattarello per ridere salti a piè [...]
[...] pari e vada oltre. Chi vuole invece conoscere le idee della gente, può leggere, credo, senza buttar via il tempo, perchè, se ci troverà qualche [...]
[...] quattro, e un povero ciechino, seduto lì sotto la statua della Madonna, chiedeva l'elemosina con quella vocina compassionevole che usano, e diceva [...]
[...] e ripeteva queste precise parole: «Fratelli e sorelle benedette, guardate 172 questo povero disgraziato poverino, e lasciatemi un solo [...]
[...] in polvere, povero disgraziafo poverino! Sentire passeggiare e non potere vede re quella benedetta luce del mondo!... O fratelli, sorelline mie [...]
[...] pregarvi un'orazione a Sant'Ansano benedetto e a Maria Santissima, che vi mantenga la salute e la vista degli occhi! Quale sarà quell'anima [...]
[...] benedetta che mi lascia una piccola elemosina fra tanti, che io sarò pronto a dirgli la devota orazione? O fratellini e sorelline, Dio v'accompagni e vi [...]
[...] salvi da tutte le cattive disgrazie, buttatemelo un piccolo sollievo di carità colle vostre propie mani in questa benedetta e santa giornata, che vi [...]
[...] saranno tante rose e fiori in paradiso. O buttatemela, almeno fra tanti di voialtri una benedetta elemosima, povero infelice disgraziato poverino [...]
[...] . (Uno gli lascia un soldo.) Queste sono le vere carità fiorite! Vi dico subito la devota orazione a S. Ansano benedetto, e che il Signore ve ne [...]
[...] renda il merito di qua e di là in paradiso per sempre: Ave Mariam grazia piena Dorninusteco ec. Quest'orazione la offerisco a S. Ansano a pro e a [...]
[...] vantaggio di quella buona anima che mi ha lasciato quella benedetta elemosina». 173 Quel mio conoscente, che ho detto, si fermò a sentirlo e gli [...]
[...] diede anche qualcosa, poi disse: «Lui lì è cieco e povero, e in un modo o in un altro deve campare anco lui, povero cristiano! e deve anco lui far [...]
[...] ballare il mento. Ma io dirò sempre, e quando moio lo lascerò detto, che a lasciar per le strade tutti questi disgraziati, monchi, stroppì, sciancati [...]
[...] , rovinati di tutte le specie e non va e non istà e è male per tutti. Là per l'America li pigliano e li mettono in casamenti apposta; lì c'è chi ci [...]
[...] attende, e mangiano e bevono e stanno al sicuro, senza mostrar per le vie tante braccia e gambe e visi guasti, stravolti e macagnati che delle volte [...]
[...] fanno paura e ribrezzo. Ma insomma, vada per questi disgraziati, che alla fin delle fini 'un son molti, e forse patirebbero di più a star [...]
[...] fresca e vegeta con tutti i cinque sentimenti del corpo belli sani. To'! ognuno ha le sue idee e io ho le mie; o non son padrone? E io per me dico [...]
[...] e sostengo che la limosina in quattrini alla gente non gli anderebbe mai fatta (salvo proprio certi poveri veramente poveri, vecchi, impotenti [...]
[...] , malati, ciechi, vedove senz'assegnamenti) e quel tantaccio quel tantaccio neanche in pane e in robba da mangiare; ma in quattrini maneschi mai! e di [...]
[...] là da mai! Si fa male, è male e si avvezzan male, fannulloni, giocatori, viziati. 174 E gli accattoni di mestiere i soldi che trovano se [...]
[...] l'inzòzzano e se l'intabaccano, e ci mantengono i vizì alle spalle dei minchioni. Se tu fai tanto di dare la limosina a un accattone due settimane di [...]
[...] seguito lo stesso giorno, gli pare già di averci acquistato un diritto su, e la terza ti vien davanti a muso tosto a pretendere il suo avere! E se per [...]
[...] , allora te ne sono anco meno grati, perchè credono che gli si provenga d'obbligo e non tu possa dire di no. Pròvati a far la limosina a un accattone [...]
[...] carità, ma a volere e a pretendere anco lui la su' parte; e pover' a te! se tn non puoi o non credi di doverla fare anche a lui! Hai fatto quella [...]
[...] anc'a ire ? Guercio da Dio! è giorno largo e ha sempre una finestra chiusa! Gobbo cane! colla cassa addosso per paura dei ladri!» Ma la peggio di [...]
[...] mi ci son ritrovato per lo sconto 175 de' mi' peccati una volta, e ve ne posso fare scuola. Vi ricordate i cento franchi della Principessa? Con [...]
[...] cento lire (povera donna! lei le dette a fin di bene e va sempre lodata) ma con cento lire messe tanta zizzania per il mondo, che il diavolo in [...]
[...] cent'anni non ce ne poteva mettere la metà. Di quelle tragedie! Àpriti cielo e terra! Tutti strillavano, tutti strepitavano; nessuno era contento, per [...]
[...] nessuno era stata fatta giustizia, e tutti a gridarci la croce addosso! E sì che in quattro c'èramo radunati tre volte; avévamo domandato; èramo [...]
[...] iti a vedere co' nostri occhi; avévamo esaminato casa per casa chi c'era e chi non e' era e come stavano a salute e a guadagni, per fare le cose più [...]
[...] ammodo che si potesse; e dopo furono più le maledizioni che le benedizioni! Chi non ebbe si lamentò, e chi ebbe si lamentò più forte. Tutti [...]
[...] volevano: tutti pretendevano, tutti erano poveri, tutti morivan di fame, e tanti eran così vigliacchi da inventare anco mali e miserie che non ci erano [...]
[...] niente affatto: e tutti a lagnarsi e a frignare e a trovar da ridire su quello che era stato fatto: - «Il tale ha i figliuoli che gli lavorano» - «La [...]
[...] tale ha il marito che è un mascalzone e un sùdicio e quanti ne nasce tanti ne muore» -- «La tal'altra ha la casa di suo e dà anche una stanza a [...]
[...] pigione» - «Tizio è stato sempre un giocatoraccio e in vita sua ne ha fatte più di Cacco, e ora gli dànno la limosina, e chi ha fatto sempre il [...]
[...] galantuomo, schiànti!» --- «Caio è piovuto Dio lo 176 sa di dove e viene a portar via il pane a quelli del paese! Vada a casa sua, vada, e n'esca di [...]
[...] qui a dar noia ai paesani!» - «Dopo la vita che Euticchia ha sempre menato, ora che non gli abbaia più un cane alla gonnella, s'è data a Dio e ha [...]
[...] portato alla Madonna gli avanzi del peccato!. .. a lei sì cinque lire, e io che mi arrandello dalla mattina alla sera e faccio della mia vita [...]
[...] mano? Ho le dita cotte spellate dall'acqua bollente della filanda, che mi cascano a pezzi per poter buscare du' paoli, un porco franco e dodici [...]
[...] centesimi il giorno! ... e tre figliuoli che voglion mangiare!... Se ci era una persona che gli si provenisse qualcosa, ero io .... to' una lira [...]
[...] , comprati una puntina!» -- «Eppure anca quella brutta arpia della Ciuffettona avrebbe preteso la sua parte anco lei! e sta laggiù fuori in mezzo alla [...]
[...] strada a sbraitare e a rilevare le fedi di battesimo a quelli che hanno fatto le partizioni: «Gli han dati alla tale, i porconi! e non han fatto a [...]
[...] miseria; ma gatta ci cova; è un pezzo che m'ero ammoscata. Tanto 'un si sanno i giri mancini tra il lusco e il brusco dietro il poggio dalla parte del [...]
[...] conosciamo l'omo che è! ... Dice e dice per amore dei poveri, e poi è anco lui da quanto la civetta: Tutto mio! Tutto mio!» E lì a lavarsi la bocca di [...]
[...] quei poveracci che han diviso i quattrini. E è una donna che ha sempre guadagnato lei e il suo marito e non han mai speso un centesimo; a vari [...]
[...] tirchi che spaccherebbero la léndina per a vere il pidocchio, e hanno fior di roba al sole, e tanto era così sfacciata da volere la su' parte anco lei [...]
[...] ' lire! Meglio nulla! Già non mi faccio trovare neanche a casa, quando li portano per non trattarli cli quel che si meritano» E infatti fu bella in [...]
[...] piangere dalla consolazione: «Uh! queste en carità fiorite! Tutti a me questi franchi qui? Tutta robba mia questa qui?! E me li sete venuti a [...]
[...] portare a casa! anco scomodavvi, poveracci! a venir fin quassù! Dio ve ne renda il merito, il Signore e la Madonna! Pregherò sempre per voialtri [...]
[...] , sempre!» e lì lagrimava certi luccioloni, che faceva tenerezza a vederla. Insino a cento franchi si può fare forse un lavoro così e pigliarsi una gatta [...]
[...] questa veritella, ridi un po' chè è giusta, e poi medita, chè la materia non ti manca. Bruscotto è un omaccio e attivo, pien di vizi, 179 giocatore [...]
[...] e briacone, e bestemmia poi, bestemmia peggio d'un turco rinnegato; e quando ha giocato, se ha vinto, viene a casa coi sacchini del panciotto pi [...]
[...] eni di lire e mezze lire e le scatena e le fa sonare per ispacconata. L'altro giorno arriva a casa nero come un tizzone, e per una parola della [...]
[...] moglie, elette in tutte: filze di sagrati di qui là! sbriciolò due o tre seggiole, spezzò piatti e bicchieri, poi agguantò l'uscio e andò a desinare [...]
[...] all'osteria. C'era lì presente una su' figlioletta, una bimbetta di quattro o cinque anni, e si era rincantucciata dalla paura. Quando su' padre fu [...]
[...] ito via, si voleva su' madre, e fa: «O mamma, come bestemmia pappà! Sarà vero, ma lo porta via il diavolo ... ! Almeno lo porta s e via quando 'un ha [...]
[...] . Ora successe che a questo miccetto gli venne 180 a noia di fare e rifare tutti i santissimi giorni la stessa via, e di fermarsi a tutti gli [...]
[...] usci come un babbeo, e pregò il Signore che gli facesse mutare stato e fortuna, chè così non poteva più durare. E il Signore lo mise nelle mani d'un [...]
[...] pentolaio. In sulle prime l'asino si rallegrò tutto d'aver cambiato padrone, e ogni cosa gli pareva rose e fiori: la nuova greppia, i paesi nuovi [...]
[...] che visitava e le nuove compagnie che trovava ogni tanto in quanto. Ma presto si dovette accorgere che stava meglio prima , per chè oltre il dovere [...]
[...] andare anche su per i colletti e l'esserglisi raddoppiato il carico, il ciottolaio, quando il povero ciuco alle salite non ce la poteva sfangare [...]
[...] , dava in bestia e gli rifregava di maladette cordonate in sul cotrione. Però dopo qualche settimana, visto che era cascato dalla padella nella [...]
[...] brace, ricominciò a pregare il Signore perchè lo liberasse da quella vita e gli desse qualche altro padrone un po' più cristiano. Il Signore non [...]
[...] l'ascoltava, ma l'asino si raccomandò tanto e si raccomandò tanto, che alla fine per contentarlo lo fece prendere a un rivenditore di pelli. Quando [...]
[...] l'asino seppe che mutava, comin ciò a ballare dall'allegrezza; ma visto che mestiere faceva, si tenne per morto e gli spuntarono due lagrimoni in [...]
[...] sugli occhi: «Povero a me! Ora sì che son cascato nelle mani dell'ultimo padrone! Pagliaccia e bastonate in vita, e dopo la morte non mi sarà lasciata [...]
[...] neanche la pelle addosso!» 181 E così molti che non sono mai contenti del loro stato, mutano e rimutano di continuo, e alla fine trovando tutto [...]
[...] spine dove credevano tutto rose, sono costretti a confessare che si erano lamentati di gamba sana, e che stavano meglio quando stavano peggio [...]
[...] . LXXV. La famiglia consuma la donna Una volta una donna mi parlava di una certa ragazza che era per isposare dentro quell'anno, e mi diceva: «Io [...]
[...] per me del gran male non ce ne so vedere nè in quanto alla casata nè in quanto alla ragazza, che è una buona figliola; ma è un ciottolo, e ora [...]
[...] come ora a pigliar marito non ci avrebbe dovuto pensare; ogni acqua la bagna, e quel che è peggio ha coraggio quanto n' ha un rnoscino. Affoga in uno [...]
[...] sputo, poverina; non si sa fare animo e non vuole che gliene facciano. «Siete buon confortatori voi perchè non vi sente il capo; ma se fossete ne [...]
[...] mi' piedi lo vedreste! ...» E così, mi scusi, è proprio come dice il proverbio: 182 se la fa addosso e non vuole essere spazzata! E ha intenzione [...]
[...] di sposare qua fatto Pasqua! Non lo sa povera figliola! quello che vuol dire metter su famiglia e ritrovarsi con tre o quattro bimbetti, mi [...]
[...] contento di quattro e non di più, come del resto è facile che gli succeda. Ci si distruggono anco quelle sode e fatticce, che dopo cinque o sei anni non [...]
[...] lì a bocca aperta a ammirarlo; poi si fece avanti e lo salutò e lo cominciò a lodare e a dirgli : - «Ma come sei bello! Come sei grosso! Come sei [...]
[...] più forte di te?» - «Sì! » -- «O allora l'uomo chi l'ammazzerà?» - «La donna» . - «La donna?! Come?! e la donna è più forte dell'uomo?» - « Sì!» - «O [...]
[...] monache! Ma non ci si crede e tutte vogliono andare da quella via. LXXVI. Belle idee d'un briacone La sera del Venerdì Santo ero lì in piè [...]
[...] di Ponte fra tutto quel volume di popolo a vedere lo stradone acceso. Eccoti, a forza di gomitate, arrivan lì sul crociale due luccheselli e restano [...]
[...] a bocca aperta. Dice uno «Come vero dDiòsse! 'un ti pare un corridoino del Paradiso?» Lo contai il giorno dopo dove c'era anco Manfrollo e lui fa [...]
[...] : - «D'un paradiso che avesse cli que' corridori lì, mi contenterei anch'io; e poi anche che 'un mi facessero entrare per le sale e per i salotti [...]
[...] buoni, meno male! Oh! ma patti e condizioni! Lassù in cima una cantina co' vini di tutte le razze e due a servire chi ne volesse; quaggiù in fondo un [...]
[...] caffè, e tutto gratis et amate Dei. Quello sarebbe un paradisino! Farei una passeggiatina tralla tralla, colla mi' brava pippa in bocca, e quando [...]
[...] fossi lassù «Ehi, Morino, damm~ un bicchiere di moscatello!»; gusteggiarselo con tutta pausa, e poi una giratina sopra un calcagno e giù passo [...]
[...] bottega cli Pierangelo, scappa su Manfrollo e dice: «Quest'anno vorrebbi esse Roscille! Vorrei fare un tinaro d'una ventina di tini, e tutti belli pieni [...]
[...] uno accanto all 'altro, e il letto lassù in cima allo stanzone. La sera mi spoglierei lì sull'entrata e poi foroni dell'ottanta da un tino [...]
[...] all'altro come i ranocchi, arriverei fino al letto e lì ci schiaccerei una bella dormita! E la mattina, lo stesso, da un tino a quell'altro ritornerei a [...]
[...] sentito dire questa parola, e forse ci è il caso che non sappiate 185 di dove raccontano che sia venuta. Se non lo sapete, ve lo dico io; ma prima di [...]
[...] tutto vi dirò che manfano è il buco grosso che è sopra le botti, e anco quello che è nel fondo del tino, che nel fiorentino si dice cocchiume. Ora [...]
[...] predicatore di rinomo, vero predicatore da contadini: un filisteo tanto fatto, con una voce che quando la spiegava, tutta, pareva un tròno; e quando [...]
[...] predicava si scalmanava tanto, che faceva sudare solamente a vederlo: e tutti que' poveracci a starlo a sentire senza capire un'acca. La festa dunque era [...]
[...] grandissima, e ci fu tanto concorso, che in chiesa non ci sarebbero entrati neanche mezzi. Allora, per sentir tntti quel gran predicatore [...]
[...] , pensarono di rizzare il pulpito sul piazzale. Stilla stilla, dopo averne messa avanti chi una e chi un'altra, risolvettero di pigliare una botte, pararla [...]
[...] di fnori benissimo con dei parati rossi, colle su' campanelle indorate, e farci una ringhiera torno torno alla meglio, perchè il prete ci si potesse [...]
[...] appoggiare. Detto fatto: trovano la botte, la portano sul piazzale e in quattro e quattr'otto ti stampano un pulpito che badadavanti! Tutto era [...]
[...] all'ordine, e quand'è una cert'ora, tutta la gente era là pigiata che non ci sarebbe cascato un pippolo di panico. Ed eccoti il predicatore monta su [...]
[...] e comincia 186 la sua predica, e a poco per volta, secondo il suo solito, cominciò a riscaldarsi, arroventarsi e darci dentro con tutti e cinque [...]
[...] i sentimenti del corpo: urlava come un lupo mannaro. Tutto a un tratto, quand'era proprio sul momento più bello e sbraita va più forte e si [...]
[...] sguindolava su per il pulpito come uno spiritato, batte una ciancata tanto soda, che la botte si sfondò, e brututun! giù ogni cosa e il predicatore [...]
[...] dietro! Per fortuna non si fece neanche nna sgraffia tura, e così infervorato come era, mise subito la bocca al foro e gridò: «Popolo, niente di male [...]
[...] , è un muratore del mi' paese che è sempre sano e vivo: - «Quando ero a lassù io, venticinque o trenta anni fa, ci avevo fra gli altri un manovale [...]
[...] dei birbanti. 187 Una volta in quel paese c'era un certo lavoro da fare a cottimo, e lo volevo pigliare io, perchè ci vedevo dell'utile assai; ma [...]
[...] c'era uno che mi dava noia, perchè aveva più polvere di me e era anco più conosciuto, e non sapevo come levarmelo di tra i piedi. Un giorno, la [...]
[...] vigilia cli questo incanto, piglio da parte questo Rana e gli spiego il fatto: - «Domani va il cottimo così e così; il tale mi dà noia; senti, io ti [...]
[...] tranquillo che domattina di casa non ci esce; so le strade che fa quando torna dal teatro; m'apposto dopo un canto; lasciate fare a me!» - «E [...]
[...] domattina avrai le cinque lire». - «Sta bene». E si parte tranquillo e lillare, come se anelasse a prendere un'indulgenza. Io stavo già sicuro del fatto [...]
[...] mio, quando tutto a nn tratto si rivolta e mi fa: - «Sapete? ci ho pensato meglio; a bastonarlo non mi ci provo; 'un vo' rapini ! porta il rivolvere [...]
[...] : se non lo fermo al primo colpo, mi spiana una rivolverata e per le péste ci rimango io. Se l'ho a ammazzare per lo stesso prezzo ...» - «Che [...]
[...] ; posso fallire il colpo, e dopo? ...» - «No no! ammazzarlo no! Oibò! ti pare?» - Lui mi tentava, mi prometteva che per lo stesso prezzo l'avrebbe [...]
[...] 188 freddato, ma io non ne volli saper nulla. E lui nel lasciarmi mi disse : - «Dove sto lo sapete; ora vado nel caffè tale; se mai vi pentite, non [...]
[...] mi fate torto!» E in questura e su per i tribunali tante volte arzigògolano e si vuotano il cervello a capire come mai uno abbia ammazzato un [...]
[...] altro che non ci aveva che veder nulla e forse non lo conosceva neanco di persona! LXXIX. Iacopino Anco Iacopino era strambo la su' parte [...]
[...] ; galantuomo quanto ce n'entra con tutti in casa e fuori sino a un centesimo, quello sì, ma ne aveva di certe da dire: a Maggiano ce n'è di più savì. Una [...]
[...] delle più amene era la notte quando burrascava e tonava con rovesci d'acqua, vento e saette! Quando lui s'accorgeva che gonfiava una gran tempesta [...]
[...] , mentre mugghiava alla lontana e si veni va accostando, non poteva più stare nel letto; saltava giù bello nudo come Dio l'aveva 189 fatto [...]
[...] ; spalancava la finestra di qualunque stagione si fosse; chiappa va il davanzale con tutt e e due le mani, si sporgeva in fuori quanto poteva e guardava [...]
[...] su per aria dalla parte della bufera. Quando il temporale ci dava dentro da vero, che lui sentiva lo schianto dei fulmini e vedeva tutto il mondo [...]
[...] illuminato in quel gran vampone di fuoco, godeva tutto dentro e st rillava e urlava: «Bene! Bravo! Sode! Così! Rébbia! Dagnene! Forte, Dio Bellino [...]
[...] ! Benone! Aù!!» e quanto più gli crocchiavano in capo, e più si rallegrava e saltava per la camera mezzo fuori di sè su per le seggio le e su per il [...]
[...] letto a sentire quello sconqua ssio dell'universo. Se poi la tempesta non veniva avanti, lui ci rimaneva brutto, come se l'avessero canzonato e non [...]
[...] avesse avuto il suo avere; e' incappellava, dava in bestia, e l'attaccava col vento e co' torbati: «Vento ladro! Vento sùdicio! Torbati sciabigotti [...]
[...] ! Tempo vigliacco! Non saper mandar più neanco due saette ammodo! To', porcone!» e gli faceva le corna con tutte e due le mani, e si rinfilava [...]
[...] tutto sotto le lenzuola, anco la testa, nero e imbuzzito come se avesse avuto un affronto! Ma ce n'è di buffi nel mondo?! O quest'altra non è da [...]
[...] contarsi a veglia? Una volta questo Iacopino aveva un credito con un legnaiolo. Gli aveva prestato su da venti lire, e non gli riusciva riaverle. Gli [...]
[...] , 190 non la mandiamo sull'aceto». Quell'altro, che non attecchiva il desinare colla cena e non aveva un soldo da far cantare un cieco, si [...]
[...] . Spese per tribunale non ne faccio, ma me l'avete a rendere, chè non sono in istato da perdere venti lire». - «O Iacopino, avete ragione e non ve li [...]
[...] nego; ma non posso, ci credete? non posso. Mi hanno fatto fallita due o tre poste che mi tenevano a bocca dolce, e non ho un centesimo. Ma guardate un [...]
[...] , tavola, che so io? sarebbe più facile pareggiarci ». - «Bravo! Bell'idea! Bravo! Mi contento. Sta bene. Ne ragionerò colla moglie e ci riparleremo [...]
[...] ». Va a casa e racconta la cosa sì e sì. Dice lei: - «Che ti vuoi fare? C'è di tutto. E poi non c'è più posto per nulla: lo vedi non ci buzzichiamo [...]
[...] più in q nesto buco di topi?!» - «Ma io gli ho detto che stava bene, e ora lui, pover'uomo, ci ha fatto la bocca e vive tranquillo». - «Io per me [...]
[...] non saprei che ordinargli e non vo' nulla». - «Ben be', allora ci parlerò io». Torna dal legnaiolo: - «Sapete, Domenico, veramente roba di legname [...]
[...] per in casa, ora come ora, non mi ce ne male; ma io il mio lo rivoglio e non sono in istato da buttar via quattrini; sapete che mi dovete 191 [...]
[...] fare? mi dovete fare una cassa da morto». - «E chi è morto?» - «Nessuno». - «O allora per chi l'ho a fare?» - « Per me». - «Per voi?!. .. o se siete [...]
[...] sano e vegeto!...» - «Sì, ringraziando Dio; ma io 'un m'ho a ammalar mai? Sono eterno io?» - «Ma Iacopino! ... » - «O Iacopino o Iacopone il mio lo [...]
[...] rivoglio; d'altra roba di legname non me ne fa bisogno, e io non sono in istato da buttar via quattrini. Dunque fatemi la cassa, che o presto o [...]
[...] tardi mi ci vuole!» Domenico si ristrinse nelle spalle: - «Contento voi ... E l'ho a fare a occhio?» - «Che occhio e non occhio?! Maestro occhi [...]
[...] ?, maestro porco! I lavori van fatti a regola d'arte, e quando spendo il mio, lo vo' spendere giustificato. Se fossi morto, me le pigliereste le misure [...]
[...] ? dunque me le avete a prendere anche vivo». - «Allora venite qui». Cava fuori il metro e gli prende le misure per lungo e per largo; e così si [...]
[...] lasciano. A Iacopino colla moglie non gli venne più fatto di parlarne. Dopo quindici o diciotto giorni, una sera Iacopino era a cena. Sentono bussare, e [...]
[...] una volta e quando altra roba di legname non l'hai voluta? e io non son miga in condizione da buttar via quattrini! Bravo Domenico, siete stato [...]
[...] puntuale». Intanto piglia un lume e la specola di cima in fondo. - «Bravo Domenico, avete fatto un lavorino pulito! Ora bisogna provarcisi». C'entra [...]
[...] dentro e ci si sdraia bello lungo. -« Metteteci il coperch io». Domenico lo copre e lui cli dentro: - «Bravo maestro! ci sto preciso! Nè largo nè [...]
[...] ci rimanete al sicuro». - «Lo vedo anch'io. Be', vi rifarò tre lire». Va su, prende il foglio della ricevuta e lo rende al legnaiolo e per di più [...]
[...] spesa e nn ammattimento di meno. Chi ha tempo 'un aspetti tempo. Ti credevi proprio che volessi andare in piena terra 193 come una bestia? Quel [...]
[...] che ci va ci vuole. Se la fece fare anche lo Zappino che sonava a messa cogli embrici, non me la farò io che ho casa di mio e pago le tasse al Comune [...]
[...] la cassa bella e fatta in casa e essere in nn magazzino, o anche sempre in una selva in forma di castagno bello fresco e barbato in terra! Vorrei [...]
[...] terremo dentro le mela o le patate alla barba dei topi. O che intanto non deve giovare a nulla?» Domenico porta la cassa su e Iacopino resta lì tutto [...]
[...] tranquillo e dice: - «Oo! ecco un altro credito riscosso, e un pensiero di meno a suo tempo». Domenico torna giù: - «Bravo Domenico, venite [...]
[...] , passate di qua. Beviamo un bicchiere; bisogna stare allegri in questo mondo. Gente allegra, Dio l'aiuta. Lo sapete pure? Ci siamo per le spese e per [...]
[...] poche altre bazzecole e cento scudi di malinconia non pagano un quattrin di debito!» LXXX. Chi ce la vuole e chi 'un ce la vuole ... io non ce [...]
[...] in mente a un ladracchiolo di rubarla, e che ti stilla? Nel tempo che c' era una gran piena di popolo a pregare, questo furbone si fa avanti e [...]
[...] comincia a traffichicchiare qualche cosa intorno all'altare come se lo rassettasse, per far credere di essere un sagrestano, e intanto via via da varì [...]
[...] punti dava delle occhiate alla lampada e sgrolla,a la testa come se ne fosse poco persuaso; alla fine la prende in mano borbottando a voce [...]
[...] piuttosto alta: « Ohi ce la 'ole e chi 'un ce la 'ole; io 'un ce la 'aglio! ... » e te la stacca quasi per finire i chiassi senza che nessuno gli dicesse [...]
[...] nulla, certi e sicuri che fosse addetto alla sagrestia. Lui poi si ficcò tra la folla e mettendosela pulitamente sotto, sgattaiolò fuori e ne fece [...]
[...] primo a vivere e l'ultimo a morire «Suona a morto; chi è morto?» - «Ghitona». «Chi Ghitona? quella vecchia che stava lassù nelle case del [...]
[...] Fattore?» - «Quella». - «E non è morta neanche di lattime; aveva su da novantaquattro anni!» - «Pure è morta malvolentieri; gli sapeva agro a morir [...]
[...] fanciulla, e viveva sempre colla speranza che la pigliasse quel vecchio laggiù del piano, che ci aveva fatto all'amore una settantina d'anni fa [...]
[...] !... Poveraccia! Or ora è venuta Cleofe, e rideva e contava di questa Ghita che è morta e non poteva neanche discorrere dalle risa». - «E perchè rideva [...]
[...] ?» - «Perchè ci raccontava che stamani Ghitona era quasi in agonia, e a mala pena si vedeva rifiatare, e stava lì a occhi serrati, e non si moveva [...]
[...] . Il prete gli s'è accostato e la chiamava per nome 196 e lei non rispondeva. Allora gli ha messo la bocca vicino a un orecchio e gli ha detto [...]
[...] : «Ghita!» e lei con un fil di vocino ha risposto: «Amore!» - Povera donna! chi lo sa dov'è rivolata lì per lì colla su' testa, anche così moribonda!? O [...]
[...] !» LXXXII. Come si spiegano tanti babbalei Nostro Signore o Iddio, è lo stesso, quando ebbe fatto il mondo e tutti gli altri animali, fece anco [...]
[...] l'uomo; e per farlo a modo e verso con tutti i timpani e che fosse degno di lui, si mise lì con tutto il suo studio e ammannì un grandissimo caldaione [...]
[...] , grande spietato, di cervello, con tutti gl' ingredientini ben dosati che ci volevano, perchè venisse proprio di quello! E poi mano mano che gli [...]
[...] uomini si forma vano, piglia va una mestolatina di quella pappetta e gliela metteva dentro la testa: il cervello, to'! Ma o che si sbagliasse 197 [...]
[...] nuovo a quel lavorìo che non finiva mai, di rifare la vera pasta del cervello, non se la sentì, con tante cose che ci aveya da badare; e Lui che ti [...]
[...] stilla per empire i vuoti, che ormai erano già belli e fatti per le teste? preparò lì per lì in calci e in fretta tanto ma tanto pancotto, e ora si [...]
[...] serve anco di quello; a qualcuni, pochi, dà tutto cervello; alla maggior parte mescola mezzo e mezzo, o più o meno; e a tanti pancotto solo! E [...]
[...] infatti se in tante zucche ci fosse cervello quant'è alta un'ugna, certe cose nel mondo non si vedrebbero fare e non si sentirebbero dire. LXXXIII [...]
[...] . L'uomo sfortunato C'era una volta un uomo il più disgraziato che si potesse dare nel mondo. Aveva tentato tutte le vie per uscir e dalla miseria [...]
[...] , aveva fatto della sua vita torchio per montare uno scalino; ma quanto 198 più s'ingegnava e più sprofondava nella bigongia: se si metteva a fare [...]
[...] una Madonna, gli riusciva un soldato! Avrebbe dato l'animaccia al diavolo per due soldi. Una volta che era più scannato del solito e non sapeva [...]
[...] come riprillarsi dai debiti, girava da una stanza all'altra che pareva una tigre nella gabbia e sagrava come un dannato dalla gran rapina che lo [...]
[...] sopra l'altro belli pari; io te gl'impresto senz'un centesimo d'interesse, purchè fra un anno in punto in questo giorno e a quest'ora precisa tu me li [...]
[...] renda ! 499 più uno». - «E se non te li rendo?» - «Se tu non gli hai da rendermeli, fratello, mi devi accontrattare l'anima; l'anima tua è mia, e [...]
[...] io la potrò pigliare tutte le volte e quando mi parerà e piacerà». - «O cosino! ma l'anima non è mica ròccia!» - «O casone! ma neanche cinquecento [...]
[...] scudi li trovi nella spazzatura! E oh! eccoli qui spulati, ballanti e sonanti, nuovi di zecca». - «Basta, dice lui, sentiremo un po' la moglie come [...]
[...] la pensa!» Ma aveva già l'acquina in bocca. Vanno di là e raccontano il negozio alla donna, patti e condizioni, tutto per filo e per segno [...]
[...] . Risponde lei: - «Mi piace e ci sto; ma ci vo' mettere una condizione anch'io». -- «Che condizione?» dice Brucino. - «Se fra un anno preciso il mi' omo [...]
[...] sa tutto, non se lo fece ripetere dne volte: « Sta bene! Sta l)enone ! Accetto! » Consegna i cinquecento scudi a quell'uomo e dice: « Ohe ! fratelli [...]
[...] , ricordiamoci bene i patti! Io la memoria l'ho buona; fra un anno preciso a quest'ora sono qui; occhio alla penna! » e sparisce. A quel [...]
[...] poveraccio quand' ebbe i cinquecento scudi in mano gli parve d'essere il più omo ricco del mondo e di potere seri vere al Papa: «Carissimo cugino [...]
[...] ; una parte gli ci vollero per comprarsi un po' di biada e rifornirsi di qualche attrezzo più necessario, chè la su' casa oramai pareva quella dei topi [...]
[...] , e rivestirsi alla meglio, chè mostravan le gomita, ridotti propio, come dice il proverbio, con uno zoccolo e una ciabatta. Con quelli che gli [...]
[...] rimasero comincio a trafficare e a voler ingegnarsi; le studiava tutte, ma aveva la sperpetua nell'ossa: quando gli diceva bene ce li perdeva mezzi [...]
[...] ; tanto più ora che il diavolo ci si era messo di piccia a mandargli tutto a trottoloni e a rovesciargli addosso il corbello delle disgrazie; di [...]
[...] maniera che, per farvela lunga e corta, passato l'anno e venuto il momento di rirendere la somma, 200 era asciutto come l'esca e pulito come una [...]
[...] trovare le tre cose». - «Sta bene ! Eccomi qua! L'omo va dalla moglie e dice che di là c'è l'Amico Ceragia «e è venuto per quella bazzecola dei [...]
[...] cinquecento scudi, se no ....» - «Va sulla scogliera del fiume nel punto dove il razzaio è più tirente e buttaci questo sacco di panico e digli che lo [...]
[...] ritrovi tutto fino a un pippolino». Vanno; l'uomo rovescia nella corrente il sacco e dice: «Ritrovami tutti i granellini fino a uno!» E il diavolo [...]
[...] si butta giù a forane e in un àmme lo ripesca tutto e lo riporta a quell'uomo. Torna dalla moglie: - «Ragazza mia, la vedo incornata male! Eccolo [...]
[...] qui! me l'ha ripescato tutto!» - «Coraggio e niente paura! To' piglia questo corbello di penne; buttale al vento nel punto dove ci tiri più forte e [...]
[...] digli che te le riporti tutte». Vanno con queste penne, le sparge al vento e gli dice: -- «Ritrovale tutte; se ce ne manca una, siamo sciolti!» E [...]
[...] , schizza in avanti, gira, frulla e rigira, in un lampo le ripiglia tutte e rimette il corbello pieno in mano a quel poveraccio. Torna dalla moglie co [...]
[...] sei citrullo! tu affoghi propio in un bicchier d'acqua! To', mangia questi fagiuoli qui anco che siano pogo cotti e rodili bene ! poi ... » e gli [...]
[...] soffiò una cosina in una ciocca, d'orecchio. Lui c'impiegò un po' di tempo a bella posta e quando gli parve d'essere al punto giusto, dice al [...]
[...] diavolo: «A noi». - «Che ho a fare?» - «Trovare la terza cosa». - «Lo sapevo; ma si deve camminar molto? È un pezzo che aspetto e io ho il tempo contato [...]
[...] questa!» e mandò un gran suono per via di que' fagiuoli mezzi crudi! E il diavolo restò lì propio come Berlicche, senza sapere nè che dire, nè che fare [...]
[...] . E quando si rinvenne disse: - « Di lì ci spirò l'anima Giuda! Corda, Crocifisso e boia! Per lo Zio! me l'hai fatta sul grilletto ! Ma questa è [...]
[...] farina della tu' donna, perchè tu di tuo, mammalucco, non ci arrivavi». E l'omo rideva. - «Ghigna, ghigna, ladrone! ma il sole non è anche andato [...]
[...] sotto, e prima che il giuoco resti, c'è il caso che tu o quel bel 202 mobile della tu' moglie mi capitiate tra le granfie, e allora ride ben chi [...]
[...] ride l'ultimo!» «Bellissima novella da vero! dirà il lettore; meritava proprio il conto di metterla alle stampe! E che morale ne ricavi?» E c'è [...]
[...] proprio bisogno di ricavare una lezione di morale in modis et formis da tutto quello che si dice e si fa? O una semplice risata, se si ottiene, non è già [...]
[...] a ogni rimedio estremo e gioca di tutto, anco dell'animaccia sua?! E non vedi che siamo in balìa della sorte e che ci sono i fortunati e i [...]
[...] Dio!» Io non ragiono tanto dal tetto in su; io parlo dal tetto in giù e chiamo fortuna tutto quello che mi succede senza che io ci abbia nè colpa [...]
[...] nato con tutti e due i piedi o con uno solo, in città o in campagna, se .... Una volta in una strada c'era un carro fermato davanti a una porta [...]
[...] quell'altra a mala pena ci si capiva fra il mòzzo e il muro; quando fu precisamente contro la porta, pùnfete! un mattonaccio nella testa! e giù in terra [...]
[...] mezzo morto. Che era stato? Era stato che nell'orto di quella casa ci lavoravano; dovevan portar via dei sassi, e cinque o sei s'erano messi in fila [...]
[...] e facevano il passa passa o la lombardata, come dicono nel Fiorentino, dal dentro al fuori, e l'ultimo di sulla soglia che era giù bassa li [...]
[...] buttava sul carro. Eran le due, avevano ricominciato allora e quel pover'uomo si trovò proprio di contro al primo che era scaturito. Domando e dico se [...]
[...] poteva mai figurarselo e badarsene! Dirai: «la colpa fu di quelli di dentro, che dovevano attenderci loro e avvisare!» Sta bene; ma per l'uomo di [...]
[...] colla stessa mazzeranga, impastata colla stessa acqua e dallo stesso mattonaio, che farà altrettanti mattoni o mezzanelle o sestini o quadroni colla [...]
[...] stessa forma e li cocerà nella stessa fornace; e be'! uno viene più bello, uno meno bello, uno più cotto 204 e uno meno cotto, uno diritto e uno [...]
[...] storto e sformato; dieci o dodici di quella ceppata si romperanno e serviranno da pezzame per rincalzi, e quegli altri una parte gioveranno per un [...]
[...] altare, una parte per un salotto, una per un pavimento di stabbiolo e una anche per peggio. Ma giacchè tracchè, dicono a Camaiore, questa novella [...]
[...] della fortuna è cominciata alquanto sudicetta, non deve finire molto pulita. Caro lettore, ci vuole un poco di tutto, e sempre in sulle quintessenze [...]
[...] tutti i giuochi che conosceva e aveva perso a tutti. All'ultimo, non sapendo che tentare, fece con uno, che ho conosciuto anch'io, a chi sputava più [...]
[...] lontano e giocarono di mezzo paolo, ventotto centesimi. Sputò quell'altro il primo; sbagliò e si sputò ai piedi. «Per die! vincerò questa volta!» e [...]
[...] s'imposta empiendosi la pancia di fiato; ma nell'atto di sputare gli venne un colpo di tosse e si sputò sulla barba!!! Raccontava poi che una volta [...]
[...] aveva giocato al giuoco del pidocchio e aveva perso anche a quello. Era un divertimentino che aveva imparato in S. Giorgio una volta che ci era [...]
[...] nel fare tanti circoli uguali colle seste quanti sono i giocatori; ognuno 205 di questi poi chiappa un inquilino della sua testa, se ce gli ha, e [...]
[...] , se non ha la fortuna di possederne, lo piglia in prestito da qualche compagno, e lo posa precisamente nel centro del suo circolo e lì li tengono [...]
[...] fermi fino al segno delle mosse. Data la mossa: uno! due! tre! li lasciano liberi, e il primo che esce fuori del circolo, il suo padrone vince. O [...]
[...] be', quella volta che giocò lui, il suo pidocchio s'accucciò lì bello pari come fosse nel suo nidio e quello di quell'altro arrancava verso la [...]
[...] circonferenza come se avesse gli sbirri dietro! E poi non c'è la fortuna!! LXXXIV. Son cose tanto antiche! Tempo, ma tempo fa, un predicatore la [...]
[...] furia, 206 e a sentirlo ci stavano a bocca aperta come incantati, perchè metteva le cose sotto l'occhio, e le faceva toccare colle mani, e poi [...]
[...] non se ne sapevano votar la bocca dalla gran maraviglia. Quella sera faceva dunqne la predica della Passione, e ci si era messo con tutto il cuore e [...]
[...] , e tutto il popolo gli venne incontro colle palme d'olivo, scotendo le per allegria; e giù giù, passo passo, lo menò in nel pretorio di Pilato; e [...]
[...] lo fece schiaffeggiare dai soldati; e gli fece mettere la corona di spine in capo; e lo fece battere dai manigoldi; e l'accompagnò sul monte [...]
[...] Calvario, e lo crocifisse in croce; e tanto disse coi chiodi, coll'aceto, e colla lancia di Longino, e cogli strazi, e coi patimenti, che tutta la gente a [...]
[...] ! » pareva che da un momento all'altro il mondo dovesse andare in subisso! Il predicatore stesso ci rimase così buffo, e gli parve una cosa tanto [...]
[...] strana, che non si poteva riavere dallo stupore. Poi gli cominciò a saper male di vederli così tapinarsi, e sgomentarsi così in quel pianto disperato, e [...]
[...] . Tutte queste cose io le ho dette 207 perchè c'incastravano bene, e perche le ho trovate su per i libri. Ma sono storie antiche che si leggono nei [...]
[...] ritrovava qnel predi catore! LXXXV. L'ebreo convertito Una volta un ebreo si convertì e si fece cristiano, e al battesimo, di Mosè che era [...]
[...] quattro vigilie di seguito (di certo la Pasqua). Fece la prima puntualmente, e anche la seconda assai bene. Alla terza però gli cominciò a venire a [...]
[...] noia con quelle aringhe salate rabbia, e con quei cavoli così sciapiti. La sera non ne poteva più. Dice al servitore: - «Per domani tirerai il [...]
[...] collo a una gallina, e mi farai un buon brodo». - «Ma, sor padrone, è vigilia anche domani». 208 - «Non vuol dire; a me con un po' d'acqua e un po [...]
[...] ' di sale, mi messero nome Giovanni, e tu con un po' d'acqua e un po' di sale, mettigli nome baccalà». Che conversioni, eh?! LXXXVI. Un [...]
[...] pappagallo che scappa Anche questa mi par bellina. La contava uno del mio paese che era stato vent'anni e più là per le Mèriche, e a volergli far [...]
[...] un signore, un gran riccone, che aveva una passione straordinaria per i pappagalli. Ne teneva sempre otto o dieci, e anche più, tutti ammaestrati [...]
[...] e istruiti a parlare. Ce ne aveva di quelli che dicevan tutto come noi. Là i pappagalli ci sono come qui le passere, a branchi, non si vede altro [...]
[...] pezzi d'opere, diceva tutto. Sentire una cosa e impararla era lo stesso. Questo signore tutte le sere all' istess'ora diceva il Rosario, colle sue [...]
[...] litanie e la Salveregina, com'usa là in tutte le case, anche dei più gran signori, e con tutti gli altri erbucci, in famiglia, cantate forte le [...]
[...] litanie specialmente. Il pappagallo a forza di sentirle dire, aveva imparato ogni cosa a modo e verso, e te le ripeteva di cima in fondo senza sgarrare [...]
[...] una sillaba. Ora venne che questo pappagallo scappò, gli venne nei corbelli di scappare e scappò. (Si sa, anco le bestie han delle idee mattesche [...]
[...] certe volte.) Se ne vola dunque via, e va in una macchia con tutti gli altri pappagalli; e tutte le sere alla solit'ora, così a sotto di sole [...]
[...] , posato sopra un ramo, in cima a un albero di quegli alberi altissimi che fanno là, ti cominciava a sfilzare le su' brave litani e per filo e per segno e [...]
[...] grande sturma, che ripetevano le parole di quello; e dille stasera e dille domani sera, alla fine cominciarono a cantare le litanie come se fosse [...]
[...] una compagnia. Furon sentiti; la cosa si sparse alla lontana, e principiò a andare la voce che nella foresta tale, nel punto tale, c'era apparso [...]
[...] una compagnia, chi diceva di santi, e chi d'angeli addirittura, e cantavano le litanie della Madonna. Bimbi miei! non ci volle altro! Un via vai di [...]
[...] gente sempre; tutti ne parlavano, non si discorreva d'altro; sempre la fiera da quella parte. E ci credevano, ci credevano che dice-vano anche come [...]
[...] erano vestiti, e com'erano nel viso, e sapevano infino a quanti erano, perchè tanti dicevano che l'avevano visti scendere dal cielo, e posarsi in [...]
[...] sulle punte degli alberi; e dicevano che le cimoline anco più tenere non si piegavan nemmeno. Ci andò per insino il Vescovo con dietro un traino di [...]
[...] preti che non veniva più alla fine. Guardarono, sperimentarono, ci stettero all'aspetto dell'ore e dell'ore, ma nè degli angeli, nè dei Santi non [...]
[...] povera donna fuori di sè Ci avevano detto che non poteva campare, perchè aveva battuto la testina e s'era guastata dentro. Andammo anche noi [...]
[...] ' figlioletti tutti piccini e col marito in America che se ne ricorda ogni cento anni. Ci credete? mi faceva, più pena a veder quegli altri che lei [...]
[...] mani; un altro dintorno al diecolo che piangeva e strillava: «No! 'un ha a morire! No! 'un ha a morire!» E uno che s'avvoltolava per terra e strillava [...]
[...] anco quello. Mi facevan più compassione quegli altri di lei! Lei almeno fra un po' po' usciva da patire, poverina! e se ne andava in paradiso. Che [...]
[...] occhini! Piccini come capocchine di spilloni! Ogni tanto mugolava un 212 mugolin fino fino! «Hun! hun!», e su' madre stava lì come spersa non [...]
[...] sapeva neanco lei quello che faceva! Ogni po' poino gli bagnava le labbra secche con un cencetto, e lei succhiava, poverina! Sul far della sera [...]
[...] dunque morì fra le braccia di sua madre che aveva resistito fino allora; ma dopo cascò svenuta e anche al dottore gli ci volle del buono e del bello a [...]
[...] farla riavere. Dallo svenimento si riebbe, ma era fuori di sè dal gran dolore e vagellava nel letto con un febbrone che la tramutava, aver perduto [...]
[...] una figliuola così vegeta, dalla mattina alla sera! Cercava la su' bimba; la chiama va; la voleva in tutti i modi e la chiedeva a tutti. - «O Maria [...]
[...] , pòrtamela tu la bimba, via! vammela a pigliare e pòrtamela ! Gua'? ! quanti ce n'è dintorno al letto? non me la vuol portar nessuno! O che vi [...]
[...] sarebbe a portarmela? Vedi, Maria, questa cuccina qui? l'ho riscaldata per la bimba» (E intanto teneva le braccia larghe, su alte per sollevar le [...]
[...] lenzuola, e le mani accoppiate, come se l'avesse lì, e poi:) «Dunque, Maria, tu me la porti; vero?» - «Via, Antonietta, sta buona via, non te la posso [...]
[...] portare» - «Sentite? anca lei come tutti gli altri: non te la posso portare! (e gli faceva il verso). - «Ma vedi, Antonietta, poverina, il Signore [...]
[...] l'ha voluta lui ....» - «Chi è il Signore? L'ho fatta io, non l'ha miga fatta lui. È padron lui? È mia la bimba, e la vo' qui con me. O portatemela [...]
[...] , via, qualcheduno .... Scenderei io da me e ci anderei io a pigliarla .... ma non posso, ho le gambe 213 fiaccate e le braccia non le posso [...]
[...] andata in paradiso! ... Se non glielo dicevo io, non andava in nessun i posti, e ora è ita in paradiso? Di certo è di là in quelle altre stanze» (Poi [...]
[...] mi' bimba? (E Beppina non si potè più tenere e dette in uno scoppio di pianto). «Vedete? Piange! Perchè vo' qui la mi' bimba, e lei piange [...]
[...] con quelle idee, sempre con quelle massime e con quelle pratiche, non c'è caso, non si muta mai; gli s' incòrporan nel suo essere e non si cambia [...]
[...] posti era venuto a Roma; e lì a forza di sentir dire e di sentirsi ripetere e predicare, si convertì. Mutò religione e si fece cristiano [...]
[...] suo; e con quello che studiò dopo, si fece largo fra tutti gli altri, andò avanti, avanti, avanti, tanto che fu creato cardinale; e poi (il mondo [...]
[...] eh?!) quando morì il papa, riuscì eletto papa lui. Dunque diventò papa, era papa, e sapeva tenere anche il suo posto che nessuno poteva trovar mai [...]
[...] da apponergli nulla. Ora accadde che si ammalò; si mise a letto d'una malattia mortale e in pochi giorni venne in fin di vita. Stava lì nel letto a [...]
[...] occhi mezzi serrati, e tutti aspettavano che da un momento all'altro dovesse spirare. Due o tre di quelli che eran lì ad assisterlo, cardinali e [...]
[...] tanto tenaci questi ebrei!» - «Bisognerebbe provare» - «S'ha a provare» -- «Come si fa? Come non si fa?» Dice uno: - «Lascia te fare a me». Esce, e [...]
[...] dà ordine positivo che tutte le campane di tutte le chiese di Roma, a una certa ora fissata, ci diano dentro e facciano un grandissimo 215 [...]
[...] moribondo, quando sentì quel frastuono di campane, aprì gli occhi e domandò che c'era di nuovo, e perchè si sanava così a allegria. Allora quel [...]
[...] fare e di dire, tutta tutta non si scuote mai più da dosso; e però bisogna pensar bene a quello che s'insegna ai bimbi quando sono piccini, e come si [...]
[...] avvezzano nei primi anni. LXXXIX. Un tientiammente Sai tu come si chiama l'Agosto? Si chiama il mese dell'arrostito, dell'appestato e dello [...]
[...] scorticato. In fatti s. Lorenzo, s. Rocco e s. Bartolomeo cascano d'Agosto. S. Lorenzo fu arrostito sulla gratella; s. Rocco morì di pèste; e s [...]
[...] . Bartolomeo lo 216 scorticaron vivo. Anzi s. Lorenzo dice che fu arrostito a gusci di noci, perchè morisse a fuoco lento, e patisse di più. Per [...]
[...] questo il noce è dedicato a s. Lorenzo; e però chi vuole che i noci vengano bene, li pianta e li trapianta in quel giorno, che è il dieci d'Agosto [...]
[...] . La sera questi giovanottelli vanno a qualche noce, ne sciancano un bel ramo, e là dalla mezza notte lo mettono alle porte delle loro patite [...]
[...] . Questo è un grande onore, e le ragazze se ne tengono, la mattina, quando vedono il ramo, e ce lo levan tardi, perchè si risappia e si ridica: «La tale [...]
[...] ci aveva il noce stamani; ci è uno che gli vuol bene». Il ramo del noce è onore; ma ci è anche la maniera di far dispetto e vergogna; e allora ci [...]
[...] colla canapa ci si fa la fune e il cordino; l'ontano vuol dire: «cùrati i fignoli, marciona»; perchè la foglia dell'ontano è rinfrescante, e aiuta [...]
[...] la suppurazione. Il pino poi vuol dire: «se tu hai della rosa addosso, gràttatela con uno di questi pini». E però le ragazze che han paura di qualche [...]
[...] bischinco, la mattina si levano all'alba; e c'è di quelle che stanno all'erta anche tutta la notte, 217 per vedere quello che gli ci mettono; e [...]
[...] se non è noce, buttan via prestamente ogni cosa. E che bili ci pigliano queste ragazze! Per s. Lorenzo poi c'è anche un altr'uso; c'è l'uso di [...]
[...] o in un posto o in un altro, per burla, per ischerzare sulle qualità delle persone. Son celie fra giovinotti e ragazze, si sa. Quelli che son [...]
[...] magri dicono che son buoni per randelli da buttare sui noci; quelli che son lunghi e sottili son perticoni per iscuoterle; quelli fini e sdutti che [...]
[...] sono adattati a montare, e quelli grossi e meggioni, non sono buoni ad altro che a star giù e insaccare le noci scosse. L'invito più comune dice così [...]
[...] : INVITO PER S. LORENZO. Son lietissima da vero D'inviarti la presente, E col cuor lieto e sincero, Supplicarti caldamente D'esser pronto [...]
[...] domattina Per andare alla collina. Sopra un noce d'alto fusto Sei pregato di montare; Ah! dev'essere un bel gusto Nel vederti rampicare Colle gambe e [...]
[...] colle braccia, Sembri proprio un can da caccia. 218 E quei cari tuoi stinchetti Son per randoli adattati; Ah! mi paiono du'archetti, No, due [...]
[...] bel bello Tn ti prendi un gran cappello. Ora intanto ti saluto Con il fiasco e coll'imbuto; E all'uso dei Lucchesi Spero che ci siamo intesi; E [...]
[...] se vuoi saper chi è, Domandalo a tutti fuori che a me. E poi ce ne sono anche degli altri che se li copiano da uno a un altro, e li mutano, e li [...]
[...] rimpastano, e li rimpolpettano, adattandoli alle persone volta per volta. Il primo d'Agosto poi c'è un altr'uso che usa di certo anco in altri posti [...]
[...] ; perchè i padroni fanno ai sottoposti un desinare, o una merenda, per esempio una smaccheronata, o una mangiata di pollo fritto e vino a cascare. Il [...]
[...] più delle volte però il padrone dà un tanto, e ci pensino un po' loro a tutto il reto. Per avere quel quid la mattina vanno là (scelgono sempre il [...]
[...] più buffo per fare la bucchia, chè, si sa, uno più curioso degli altri c'è sempre) e dicono: «Signor padrone, felicissimo Fieragosto!» Quello capisce [...]
[...] subito l'antifona, e dà quello che crede. Tante volte ci vanno colla domanda scritta in mano, che per lo più è in poesia, dicono il solito [...]
[...] : «Felicissimo Fieragosto!» e presentano quella. E non vanno mica solamente dal padrone, vanno da tutti quelli che sono soliti servirsi da loro (si [...]
[...] capisce, che abbiano qualche mezzo franco da dare), alle fattorie, ai rivenditori in grande, alle fabbriche dove pigliano i generi all'ingrosso; e certi [...]
[...] Fieragosto, Perchè i padroni e i capi dei lavori Facean godere opranti e servitori, Che passavan quel giorno arzilli e fieri Fra le coscie dei [...]
[...] polli e fra i bicchieri. 220 Ci volgiam dunque a Vostra Signoria Per far noi pure un poco d'allegria. All'osteria non ci vorremmo andare, Perchè di [...]
[...] nostro ci convien pagare. Ricchi siamo di voglie, e poverini Abbiamo di palanche i borsellini. Come faremo dunque il Fieragosto Con un po' di [...]
[...] vitella, pane e mosto, Mosto s'intende bollito nel tino E che si chiama volgarmente vino? Se vostra Signoria non ci dà affetto, Possiam mangiare pane [...]
[...] e coltelletto; E se il pan solo s'annoda al gargozzo, Non ci resta altro che correre al pozzo. L'acqua è buona, ma a spenger la calcina; L'acqua [...]
[...] è buona, ma a mandar la turbina. Ma per bevere?! ... Chi sempre acqua beve Avrà una vita tribolata e breve. Per passar dunque un'ora in allegria [...]
[...] Ci rivolgiamo a Vostra Signoria. Poi quando il mosto avremo nei polmoni, Lavoreremo giù come leoni. Certi del suo buon cuor la ringraziamo, E cento [...]
[...] ..... Ahaa! era per volervi dire una burla che fu fatta appunto per un Fieragosto tant'anni fa. E oramai, benchè sia più lunga la rincorsa del tiro, anzi [...]
[...] , benchè questo cappello ci abbia che fare quanto Pilato nel Credo o quanto i cavoli a merenda, ce lo lascio, e chi lo vuol saltare lo salti; tanto in [...]
[...] quando la ricontava, la pigliava alla lontana, e la faceva lunga, tutta fiorettata di moccoli com'è solito lui. C'era in quel tempo una com briccola di [...]
[...] giovanastri scapestrati, e anche òmini colla barba brizzolata, che stavano allegri, e spesso spesso ci incastrava la cena, o il merendina, o la [...]
[...] Giovannin di Burico; e loro non ce l'avrebbero voluto, perchè era uno sfacciato, impertinente, senza discrezione e senza vergogna, che fra le altre [...]
[...] , quando gli passava il piatto davanti, ci cascava su Attila flagellum Dei: quare me ripulisti! e poveraccio chi veni va dopo! E poi era uno zuccon [...]
[...] boia, che tutte le cose dovevano andare a su' modo; non era mai contento di nulla, e tutto quello che facevan gli altri era sbag liato e fatto male [...]
[...] . Insomma era un di que' brutti ludri che dove son loro non e' è da passare più un'ora in pace e tran quillità. Gli avevan fatto capire che non ce ne [...]
[...] facevan caso; gli avevan tirato tanti motti che a uno meno testardo e meno ignorante e svergognato, la metà bastava per farlo rimpiattare in un [...]
[...] da Biroldo, che si poteva dire il ca po, e per di più era anco cuoco finito: «Biroldo, m'è stato regalato così e così un paio di capponi; si [...]
[...] , per zio! ben pensata! Sì sì, domani che è Fieragosto»• E lì cominciano a almanaccare che e come e dove; e in un àmme fissan tutto. «Facciamo [...]
[...] cucinare dal Cieco; vado io, penso io, metto all'ordine tutto io. Tu intanto porta là i capponi, e fra tutti e due avvisiamo i soliti; ma i nostri [...]
[...] solamente». Così restano e in un lampo la notizia si sparge fra gli amiconi. Quel dai raspanti li porta al posto: «Più tardi passerà Biroldo per gli [...]
[...] ordini del da fare; intanto ammanniteii pelati». Più tardi infatti viene Biroldo, ordina ogni cosa, e che piatti, e come, e quando, e va via. A [...]
[...] Giovannin di Bùrico non gli avevan detto nulla; l'avevano a noia come il fumo negli occhi; ma lo rinvenne subito anco lui; e siccome anche senz'invito [...]
[...] si credeva di poterci entrare sempre a tutte l'oro, scende giù da casa sua a orecchi ritti come un leprone, e va difilato dal Cieco, e fa: « Dunque [...]
[...] stasera ci è una merenda eh?» - «Pare» - « Ci abbiamo un paio di capponi?» - 223 «Dice». - «E come li fai?» - «Uno lesso con un bel pezzo di [...]
[...] cordesco per fare il brodo buono, perchè voglion la minestra col brodo, minestra fina, o grandine o. . . . . .» - «Ohe grandine e che neve? Che brodo [...]
[...] ? Che lesso? Il brodo è da malati; e chi è che mangia più il lesso? il lesso l'hai a dare ai contadini. Io non vo' minestrine! I capponi li devi [...]
[...] fare tutti i due arrosto, o in forno, e per minestra de,i fare i maccheroni. Quelli en mangiari!» - «Ma a me m'ha detto Biroldo ....» - «Te l'avesse [...]
[...] detto anco Salame, non c'è detto che tenga! fa' così, e quando te lo dice Giovannino, vai sicuro» - «Ma io ... » - «Che io e che non io? Tu sei [...]
[...] l'oste, e devi far quello che ti dicono. Maccheroni, hai capito? maccheroni, e arrosto o stufato. Più tardi ripasso». E va via. Il Cieco non restò [...]
[...] persuaso. Manda a chiamare Biroldo: «Questo e questo mi succede; è venuto Giovannino, e ha mutato gli ordini ...» e gli conta la cosa come stava [...]
[...] . - «Chi è venuto? (e ce ne schiacciò uno dei più belli che avesse in bottega) Chi è venuto? Quel pattumaro, quel peruginaro, quel maialone (e ce ne [...]
[...] schiacciò un altro anco più granito) a mutar gli ordini e a volere i maccheroni?! Lasciami fare a me, e gli do i maccheroni io. Tu intanto fa come ti [...]
[...] avevo detto nè più nè meno; ma se torna lui, digli che tu fai come ha detto lui; e guarda bene che non si accorga che tu fai tutto all'incontrario [...]
[...] . Hai inteso? E lui avrà i maccheroni che si merita». E corre a prepararglieli. 221 Dopo poco riviene Giovannino, e il Cieco gli dice che stava [...]
[...] ben per appunto come aveva detto lui e che alle sette precise metteva in tavola. «Aha ! vedi? Lasciati dirigere da me! Alle sei e tre quarti son qui [...]
[...] pronti per mettersi a sedere, ed ecco uno che dice di voler parlare con Giovannino; Giovannino esce e va in un'altra stanza a discorrere. (Tutto [...]
[...] accordellinato, si sa.) Allora Biroldo prestamente tira fuori una zuppierotta che avevano preparato lì in un armadio, e la mette al posto di Giovannino [...]
[...] ; e gli altri si scodellano la loro brava minestrina col brodo, e principiano a mangiare. Dopo un momento viene quell'altro correndo per la paura [...]
[...] che non gli restasse i maccheroni, entra, e dà una guardataccia storta ai piatti degli altri e alla zuppiera che aveva davanti. Va, scopre .... una [...]
[...] zuppierata di paglia tritata, calciuli d'erba lupina e rape! Resta di sasso ; doventa bianco, giallo, rosso, di tutti i colori. Poi comincia a voler [...]
[...] bestemmiare: «Dio qui, Dio là, che modi son questi? che maniera è questa di trattare?» Allora s'alza Biroldo, bestiale com'era: - «E ci avresti [...]
[...] anco da rugare? Quelli enno i tu' principì, la ricisa! Paglia e rape come ai somari che non sei altro, brutto peruginaro! Chi t'ha insegnato a [...]
[...] entrare dove non sei chiamato, e a comandare dove non ti spetta? 225 Che maccheroni e non maccheroni, quando noi s'era ordinata la minestra? Quelli lì [...]
[...] enno i tu' maccheroni, se ti fanno: e se non ti fanno, quella è la porta. Questa volta hai avuto la recisa, quest'altra volta avrai le bacchiate [...]
[...] ». Che ci volévate ripetere? Gli toccò pigliar le scale colla coda fra le gambe, e andarsene via scaciato e svergognato. XC. Beppe be'? vo' bere [...]
[...] d'autorità più 'n su. Beppe era un contadino di quelli di Botro, e era il capo di casa. Aveva in cantina una botte di vino che avrà tenuto da [...]
[...] sette a otto some; e qualche volta fra giorno, scendeva giù guatto guatto, e si puppava bellamente qualche lucia di questo vino. Cercava però di farla [...]
[...] alla soppiatta dagli altri di casa; ma il suo fratello più piccolo se ne accorse, e anco lui, quando gli riusciva 226 sgusciarci credendo di [...]
[...] farla pulita, andava giù, empiva la lucìa, e diceva: «Beppe be'? vo' bere anch'io», e succhiava. Le donne di casa se ne addettero, e anche loro [...]
[...] , quando capitava il bello, infilavano alla botte, e: «Beppe be'? vo' bere anch'io!» Ci avevano poi i muratori giusto a fare un'apertura nei muri di [...]
[...] cantina, e una volta andò che sentiron la sposa dir così e intanto beeva. Loro mangiarono un punto, e subito anco loro scappa a stuzzicare lo zipolo [...]
[...] della botte! dicendo: «Beppe be'? vo' bere anch'io!» Insomma dagli dagli con questa canzoncina, in quattro e quattr'otto sgrondarono la botte [...]
[...] che allora eran giovani, si capisce. Era un còso alto, tarchiato, grasso e grosso e ignorantotto pur assai, 227 e quando si pigliava cogli altri [...]
[...] preti ai desinari, per le ricorrenze di pappatoria, dopo che si erano ingubbiati di ciccia e di vino come maiali (salvando quello che amministrano [...]
[...] ), aveva sempre questa parola: «A sapienza siàn lì lì; a quattrini n'ho più io, e a questi (mostrando i pugni chiusi) vi piglio tutti». Era peggio [...]
[...] , e bofonchiavano; certi giovanotti fumini, prima gli allentarono qualche legnata sorda; poi, si vede non era bastato, una sera che tornava a casa [...]
[...] satire: Al chiaror della luna e delle stelle Forata a casa riportò la pelle. Allora, visto che non si faceva più di noccioli; prese le su [...]
[...] ' scarabattole, e mutò aria. Ma tanto, non potendo fare altro per vendicarsi, l'ultima volta che uffiziò in quella chiesa, arrivato alla fine, diede la [...]
[...] benedizione, com'usa, e nel mentre faceva il Segno della Croce sul popolo, disse: «Montes et omnes colles descemlant super vos et maneant semper». 228 [...]
[...] gloria, e cominciava la chiacchierina, ragionava così: «Chi ben mangia ben beve; chi ben beve ben dorme; chi ben dorme ben vive; e chi ben vive ben [...]
[...] muore; dunque per morir bene bisogna mangiar bene». Lo diceva e lo faceva, chè per bere era una spugna, e per mangiare avrebbe divorato vitam [...]
[...] aeternam e sarebbe corso di dietro a mnmen. Figuratevi che una volta che l'acqua l'aveva rinchiuso in un paesetto dove non c'era macello, si fece fare [...]
[...] due libbre di pasta asciutta, e si fece accomodare nel tegame colle su' ulive, due filze d'uccelli che non fini van mai: eran cinquantaquattro [...]
[...] . Venuta l'ora , messe le ginocchia sotto la tavola, merendò ogni cosa come un signore, e ci schiaffò su tre boccali del meglio che ci fosse, senza [...]
[...] dell'imbriacarsi; perciò un giorno lo richiamò. «N'è stato detto e provato con buoni testimonì, che voi bevete, 229 e bevete dimolto. Questo non istà [...]
[...] bene, è una vergogna, a una persona che riveste il vostro carattere e deve servir d'esempio e di modello agli altri». E poi tante e tante altre [...]
[...] pacificam ente senza scomponersi; lasciò parlare il vescovo fino a che gli parve, e quando ebbe finito, con quella sua faccia fresca rispose [...]
[...] fine si spiombetta, è un proverbio come chi dicesse: alla fine si contano i gambi, alla fine si contano i noccioli; e è una specie di profezia di una [...]
[...] cosa che finirà poco beve. Spiombettare poi è una parola dei muratori, e vuol dire cercare il piombo coll'archipendolo; 230 e a questo [...]
[...] proverbio ci va il suo fattarello attaccato. C'era una volta un muratore che murava una casa, e tirava a far presto, mettendo sasso sopra sasso, a occhio e [...]
[...] croce, pur di arrivare in cima. Ma si sa: mastro occhio, mastro porco; e il muro veni,a su una vendetta. Passava di lì spesso un suo conoscente [...]
[...] spiombetta!» rispondeva il maestro «alla fine si spiombetta!» E tutte le volte quello diceva le stesse cose del muro storto, e questo ripeteva la solita [...]
[...] canzone che in fine si spiombettava. Un giorno poi ripassò quel tale e vide il muro per le terre, e il muratore lì che si grattava la testa; e [...]
[...] disse: «Alla fine si spiombetta, eh maestro! ma se si fa a tempo». E io dico che bisogna spiombettar prima, chi non si vuol trovare a strapparsi i [...]
[...] capelli dopo. Spesso non basta misurar cento e tagliare uno, figuratevi un po' tagliare senza misurare affatto! XCIII. Un'anima levata dal [...]
[...] Purgatorio Ora, se non vi siete straccati o noiati a leggere e a starmi a sentire , vi conto quella che una povera donnetta fece a un bighellonaccio di [...]
[...] romito; gliela feceva pippo di cocco, e lui se la dovette ingollare, perchè delle volte anco quelli che si credon furbi, ne trovano uno più furbo [...]
[...] di loro, e il Supera c'è in tutto. C'era una volta uno di questi falsi romiti che per le sue stagioni, e anche fuori di stagione, bastava gli [...]
[...] capitasse il trucco, andava di qua e di là alla cerca per Santa Maria in casa e si manteneva due belle gote lustrenti alle spalle di questi poveri [...]
[...] contadini che han sempre un branco di figliuoli e pochissimi assegnamenti; e questo che io dico, quando andava alle case, chiedeva la limosina con [...]
[...] quella vocina melata e colla faccia compunta, e diceva: «Ogni elemosina che fate ai poveri frati, levate un'anima dal purgatorio!» Lui si chiamava [...]
[...] frate, e si passava per frate, ma vi assicuro io che di frate non aveva altro che la 232 tonaca, ma tutta patacche e rinfrignatnre, e non era stato [...]
[...] invece era tutta pepe e tutta sale. «Tùn tùn!» «Chi è?» «San Francesco!» Lei apre, e quando lo vide, lo riconobbe subito; sapeva chi era, e come [...]
[...] bisognava rigarci. Lui, lì sull'uscio, comincia a fare un discorso lungo 1 ungo sulla religione, e sulla carità, e sulla sua gran miseria, e finiva [...]
[...] , devota; di certo è in purgatorio: si sa, una strinatina tocca a tutti». «Fatemi la elemosina, e la mandate in paradiso volando, perchè chi fa la [...]
[...] , apre l'arcone che era pieno di farina, e il romito mette giù il sacco e para, e lei a belle palettate ci tirava dentro la farina. Quando ce ne fu così [...]
[...] una certa dose, domanda: 233 «Padre, ci sarà anche in paradiso?» «No, chè! è sempre poca»• E lei metti giù farina. «Ci sarà anche, adesso [...]
[...] ?» «Ce ne manca sempre»• E la vecchietta seguita a versar giù tanto che fece il colmo al sacco. «Ci sarà, ora?» «Ora poi c'è da vero». «Me [...]
[...] l'assicura?» «State a me, fidatevi pur di me che ora c'è proprio». «Allora se c'è (agguanta il sacco per i pedicini e lo ricapovolge nell'arcone ), se c'è [...]
[...] , allora questa farina rimettiamola qui. Se lei è in paradiso, sono certa e sicura che non saran tanto ignoranti da rimandarla via. E se voi, romito [...]
[...] fame, picchiate pure, chè un boccon da mangiare, grazie a Dio, non ci è mancato mai per nessuno, e ci sarà anco per voi; ma colla bisaccia e col [...]
[...] barilozzo non i ci affacciate più, perchè questo è un abusarsi troppo della gente!» Brava vecchietta, caspiterina! mi garba e gli vo' bene! Volete [...]
[...] scommettere che se facessero tutti così, ci uscirebbero questi zuzzurulloni da portar via le fatiche ai poveri, e da campar di rapina come le [...]
[...] passere? XCIV. Chi dice quello che non deve, si sente rispondere quello che non vuole «Ogna tempus abente, diceva Drea e anche a fare il bene ci [...]
[...] vuole occhio, se no il bene doventa male, e si fa peggio». La risposta che dètte Bùrico a prete Nòccolo sarà un po' troppo ardita, ma se la meritò e [...]
[...] punta dei capelli, ficcanaso, entrante che in tutto voleva mettere il ·becco, e saccentare in ogni cosa, e fare le prediche anche quando non era [...]
[...] ; e poi, a poco alla volta gli prillò il discorso come parve a lui e gli cominciò 235 a fare una rinfrusta da portargli via il pelo «e che [...]
[...] bestemmia va, e che gioca va, e che sala va le messe, e di dame e di scandali» insomma una libecciata neanche fosse uno di quelli che messero Gesù 'n [...]
[...] fiatò sino in fondo. Stava zitto e gonfiava. E il prete finì il sermone con queste precise parole: «Convertisciti, figliolo, convertisciti, perchè [...]
[...] sei con un piede nell'inferno!» E Bùrico subito, tun tnn. «Basta che mi rimanga. fuori quell'altro per dar dei calci nel deretano a lei la prima [...]
[...] anche Luvigino, che aveva avuto l'erba cassia dalla dama pochi giorni avanti, e non aveva parole fatte, ma stava lì immusato e nero come un tizzone [...]
[...] . La cosa era in volgo, e chi gli tirava bottoni da una parte e chi dall'altra. Anche Menno, per dargli la stecca, fa: «Che hai, Luvigino, che ti sei [...]
[...] l'insegno la maniera precisa: ingolla una libbra d'arsenico, légati una mezza macina al collo, monta sul Ponticel del fosso e brùciati le cervella con [...]
[...] vedere come si fa! Io son disperato, sono, ma la vo' vedere infino in fondo, e chi campa un anno vede tutte le feste, vede!» - «Ho capito, sei anco tu [...]
[...] come Ceccantino, che diceva sempre: «Mi par mill'anni di morire per veder chi mi porta via!» ma non s'ammazzò mai, e quando 237 tirò le calze da [...]
[...] anco dopo cent'anni, vada il carro e i buoi! ma la zizzola è che quand'uno ha tirato la fiatata universale, finitibus este, disse Prete Pioppo! E per [...]
[...] paura allo spavento! Ma vi credete che si ridesse pogo, quando si riseppe la cosa! Se ne disse nel contorno per una settimana. Era contadino e l'aveva [...]
[...] co' suoi di casa, col padrone, col fattore, per certe spartizioni; col prete poi ce l'aveva a morte, perchè s'era rimessa in lui e gliel'aveva [...]
[...] data fra capo e collo. Non sapeva come ricattarsi, e a entrargli in quel tasto lì diceva spropositi da cani; ci si fissò tanto che pareva ammattito, e [...]
[...] cominciò a dire che nel mondo non ci voleva star più, e che bisognava finirla, e che eran tutti una massa di birbaccioni, e che l'avevano [...]
[...] imbrogliato tutti, e che faceva la pelle a qualcheduno, o se la faceva per sè. Infatti un giorno che il diavolo l'aveva acciuffato peggio del solito per [...]
[...] una lavataccia di capo avuta dal fattore, va all'appalto come se non fossero fatti suoi, compra una gavetta di cordino di quelle doppie, e torna a [...]
[...] casa coll'idea positiva d'appiccarsi. Monta in camera; 'spetta che tutti siano fuori, pianta un bellissimo chiodo in un trave, e ci ferma un capo [...]
[...] 238 della fune, e la lascia così tutta lunga; e da quell'altro capo ci fa il suo bravo laccio corrente, lo struscia col sapone e tutto, e c'infila [...]
[...] la testa dentro e con questo laccio al collo comincia a scendere giù per la scala, una scala di legno ripida come sono per le case dei contadini [...]
[...] . Scendeva adagio adagio, uno scalino dopo l'altro attaccato sodo al bracciale, chè non gli avesse a scrullare un piede, e quando arrivò al punto che [...]
[...] il laccio diceva da vero, pronto rimontò lo scalino e se l'allentò e cominciò a gridare : «La vo' finire! La vo' far finita! Vo' andare [...]
[...] all'inferno!» e riscendeva con tutti i riguardi; ma quando si sentiva mozzare il fiato, risaltava subito su e dava negli urli! La moglie, che era a governare [...]
[...] le bestie, corre in casa e ti vede quell'omo in quella conformità: «O Dio! che fate?» - «Mi vo' ammazzare! Vo' anda' sulle corna al diavolo!» e [...]
[...] intanto scendeva per la scala. Lei, lì su quel subito, si spaventò da vero; chiappa una falce e taglia la fune; e lui a sbraitare che voleva andare [...]
[...] famiglia. La moglie, a sentir dare addosso ai suoi, comincia a dire e a spiegare come faceva per appiccarsi, e a dargli del mattacchiano. Allora tutti [...]
[...] , ma quand'ebbi il laccio al collo, tutt'a un tratto mi parve 239 di vedermi lassù pendolane, con un palmo di lingua fuori, e cogli occhi sbuzzati [...]
[...] .... nero! ... E io volsi un po' provare come mi faceva a morire a pogo per volta!» Disse allora Giannotto: - «O dagli un po' del billo via! La [...]
[...] prudenza 'un è mai troppa disse quello che per montare in sul letto si sputava nelle mani e pigliava la rincorsa! Altro è parlar di morte, altro è [...]
[...] morire! Dirébbi! disse Bombino. A neo Brogio di Còppori si voleva buttar giù dalla finestra negli ultimi tempi che era malato; e ogni momento lo [...]
[...] ripeteva. Ma quando Pecchìno gliela spalancò da vero e gli disse: «Su, Brogio! la finestra è aperta; coraggio! v'aiuto io a montà sul davanzale!» e ci [...]
[...] accostò una seggiola e gridò serio: «Largo, gente, di sotto, chè ecco Brogio!» lui gli disse: «Serra la finestra, scia bigotto! 'un lo senti come [...]
[...] tira vento?!» E però anco tu, Luvigino, la pensi bene a volerla vedere fino in fondo. Di che te la pigli? Perchè t'ha lasciato la dama? O che il [...]
[...] mondo finisce colla tu' dama? Morto un papa, si fa un papa e un cardinale. Ti sgomenti a donne? Eppure lo sai che se si venisse a una spartizione [...]
[...] , delle donne ne toccherebbe sette per uno .... e una gobba per contentino! XCVI. Una buona moglie e il suo contrario «Lodala pure che se lo [...]
[...] merita, perchè è veramente buona, buona d'indole, tranquilla, senza veleno e senza rispostacce traverse. Anco da ragazzina era lavoratora e lavorava di [...]
[...] gusto. Non è stata mai pettegola, bada a sè e non c'è pericolo di sentirla mormorare cli questa e di quella. Su' madre non aveva anca finito di [...]
[...] parlare, che l'aveva già bella e obbedita, e le cose le chiappa a volo, per ammicchi intende. Tutti la portano in pianta di mano, e non fanno altro [...]
[...] ; tutti gli altri dormono, e lei è già colla granata in mano; spazza, pulisce da per tutto, mette all'ordine la casa, prepara colazione, e poi si mette [...]
[...] al su' lavoro lì fitta e ribadita sino a mezzogiorno, perchè il desinare lo fa la suocera. In somma si fa voler bene da tutti. Anche colle cognate [...]
[...] non ci è strana, non è appunzita, gli fa de' regaletti via via, gli cuce di 241 bianco e anche di vestiti, cosette semplici, ma tutto fa, e come [...]
[...] vanno ora non ci erano mai andate». «Proprio il ritratto di Bettaccia nato e sputato! Lei, se la mattina nessuno la va a svegliare, a mezzogiorno [...]
[...] ronfa sempre come un ghiro; ci mette un'ora a vestirsi, istupidita così dal gran dormire, e poi si pianta lì accovacciata sopra una seggiola colle [...]
[...] mani una sopra l'altra, e non fa mai nulla. È sempre arrabbiata e fastidiosa, che nessuno la puol patire. A mala pena sa infilar l'ago, ma per [...]
[...] dimenar e le ganasce è l'asso, sempre col ciàncico in bocca, sempre colle robbine buone in sacca; finirebbe una barcata di quattrini in un mese: di [...]
[...] quella casa; indovina un po'? S'era fatta una canna forata di cima in fondo, una tromba lunga, la piantava di sopra dal manfano della botte, e lì [...]
[...] tira. Quando gli chiappava la voglia, scendeva in cantina con questo pippone e lì pippa. Era da quanto la Strigliaccia. Quella era peggio delle [...]
[...] piaghe D'Egitto. Una volta aveva bello e smallato i panni per fare il bucato e gli aveva già inconcati; ci aveva accomodato il ceneraccio e ci aveva [...]
[...] votato dentro la cenere e non ci man cava altro che versarci su la lisciva bollente. Tutto a un tratto gli chiappa la voglia del vino, e non aveva [...]
[...] neanche un soldo 242 alla mano. E lei che ti fa? Ti rivuota il ceneraccio e va a vendere la cenere per cinque soldi e ci compra tanto vino e lì [...]
[...] se lo sgarganella seduta stante; poi va a casa, sconca i panni, li asciuga così belli sùdici, e te li rimette nel banco! D'ogni cosa era trincona [...]
[...] , ma di rumme specialmente. Morì bruciata dai bicchierini. Si levava la mattina di buon'ora e andava a una bottega, e anco ci fosse pieno di gente, si [...]
[...] metteva lì e si cominciava a attastare la gola, e poi tossicchiava e spurghicchia va adagio adagio e diceva: «Ho un gruppo di vermi qui alla gola [...]
[...] , ce n' ho un nodo grosso grosso e non mi vogliono andar giù; dammi un po' un bicchierino di rumme, gli fa buono!» e in una gozzata giù il [...]
[...] bicchierino! Dopo pochi momenti andava a un'altra bottega e faceva lo stesso discorso e bevi un altro zozzìno! e così le girava tutte, tutte le mattine [...]
[...] . Per tutto il tempo che campò ebbe sempre il gruppo dei vermi alla gola e morì bruciata come una stoppa dai bicchierini». XCVII. Un perdono di [...]
[...] nuovo genere Com'è curiosa la gente che si vorrebbe fare una morale alla su' maniera! E quasi tutti, ve'! ci peccano chi più chi meno! E per [...]
[...] quello si suol dire che la coscienza va e viene come la bazzerana. Eccovene un bell'esempietto. In un paese su della montagna c'era un uomo alto [...]
[...] , grosso, nerboruto e prepotente, che a forza di riffe s'era fatto nn mucchio di nemici; ma lui pareva che se la ridesse, perchè aveva un braccio che [...]
[...] , botto botto, metteva nn uomo a giacere, e ne aveva già segnati parecchi. Ma si sa, è scritto che alla fin del salmo ne buscano sempre i più bravi [...]
[...] bravaccio doveva passare; e quando gli fu di contro, schizzan fuori come un lampo, lo buttano in terra, se lo caccian sotto che lui non fece neanche [...]
[...] a tempo a accorgersi dell'assalto e poi bòtte con un pilloro per uno in mano e lì botte dove còglie, còglie! Lo frollarono, lo macinarono come il [...]
[...] 244 pepe e lo lasciarono lì per morto. Poco dopo fu trovato in quello stato, che a mala pena dava segno di vita e fu portato a casa in barella; e [...]
[...] lì con mille rimedì lo fecero rin venire; ma pareva che spirasse da un momento all'altro. Subito venne il prete e gli si mise attorno per [...]
[...] confessarlo, e lui non si tirava addietro. Prima però di dargli l'assoluzione il prete gli disse che bisognava perdonare a quelli che l'avevano picchiato: e [...]
[...] lui - «Sì, se muoio gli perdono». - «Ma come: «Se morite?» bisogna perdonare in tutti i modi e senza condizioni». - «Sì, se muoio gli perdono; ma [...]
[...] se campo, ci rivedremo nella macchia. Un morto e nn galeotto!» - «Ma guardate, con queste disposizioni io non vi posso assolvere; pensate [...]
[...] muore deve perdonare; ma se campo, ci rivedremo nella macchia!» Allora il prete che se la vedeva a male, ci si mise con più impegno; e Io cominciò a [...]
[...] esortare in tutte le maniere, e lo scongiura va a perdonare per amor dell'anima sua, chè il perdono è un obbligo espresso, chi non vuole andar [...]
[...] dannato: «e badate, è Gesù in persona quello che ce lo comanda; e non solamente ce lo comanda a parole, ma ce ne ha dato anco l'esempio, chè in sulla [...]
[...] croce lui perdonò a quelli che l'avevano crocifisso!« E il malato rispose: «È vero, ma lui morì!» XCVIII. Ognun vuol dir la sua La bocca alla [...]
[...] gente non gli si tappa nè per Iddio nè per i Santi; e di tutte le novelle la più giusta e la più naturale è quella di quel padre che andava al [...]
[...] mercato coll'asino e col figliuolo. Un contadino andava alla fiera in un paese distante, e ci volle menare anco un su' figlioletto di sette o otto [...]
[...] sul basto e il figliolo dietro in sulla groppa, e si atteneva alla vita di suo padre. Van su su, chianna chianna, e cominciano a scontrar gente [...]
[...] . Ognuno guardava e se ne faceva le meraviglie, e non istava miga zitto: - «Povera bestia ! Discrezion se ce n'è ! Proprio ne voglion la pelle di quel [...]
[...] ai cristiani!» Ho inteso, disse il padre, e, per fare smettere la gente, saltò giù, mise il figliuolo sul basto ammodo, e lui andava a piedi. Avran [...]
[...] fatto a mala pena dugento passi, ed eccoti dell'altra gente: «Gua' gua' ! il ragazzo sull'asino bello e impacciato, e il vecchio a piedi! » «Ci [...]
[...] stai comodo, bambino? Eppure hai due belle gambe!» - «Tenétevene galantuomo che l'avvezzate proprio ammodo!» - «Ma almeno vergognati, così grande e [...]
[...] grosso, lasciare che si stra pazzi così quel pover'uomo di tu' padre». Allora il padre mette giù in terra il ragazzo e monta su lui. Il primo branco [...]
[...] . O come si stilla qui? Tentiamo anco quest'altra». Scende giù anco lui, e vanno tutti e due a piedi.... O va là che colsero proprio nel fioretto [...]
[...] ! - «Guarda guarda! hanno l'asino e vanno a piedi! Bravi per lo zio!» - «Mi rallegro, miccetto ! Con que' padroni lì campi cent' anni bello grasso e [...]
[...] ». - « Chè! è robaccia l'asino, gli ci vorrebbe una carrozza a tiro a quattro!» - « O amico, fate per acquistare appetito, che avete l'asino e andate a [...]
[...] piedi?» - Allora poi fu quasi per andare in bestia a modo e verso, e trattarli come si meritavano; ma poi ci ripensò e disse: - «L'ho provate tutte [...]
[...] per contentar la gente, e non ci son riuscito, anzi ho fatto sempre peggio; ora di qui avanti chi vuol cantare cauti, io faccio il mio comodo [...]
[...] ». - Rimontan su com'eran da principio, lui sul basto e il ragazzo dietro, e così vanno alla fiera, e la gente gracchiasse pure ! Qui la novella [...]
[...] (novella per mo' di dire, perchè ha la barba bianca, e tu pure che leggi, Dio 'l sa quante volte te la sei sentita raccontare) qui dunque la novella [...]
[...] sarebbe finita, e si potrebbe passare a quell'altra; ma io ci voglio appiccicare un po' di strascico, per provare sempre più che la novella è vera e [...]
[...] stravera, anzi tutta verità sagrosanta. Tutti dunque voglion dire, e ciacciare, appuntare e tassare il prossimo, sentenziare a diritto e a traverso [...]
[...] , fare i maestri a casa degli altri e rivedere agli altri le buccie e le costure. Ma il più buffo si è che quanto più una persona avrebbe da badare a [...]
[...] casa sua, e più vuol dire degli altri; quanto più la gente è razzamaglia: tanto più arrota la lingua, e tanto più è infame nel giudicare. Avete [...]
[...] voglia di dire, di fare e di brigare; se date retta 248 alla gente, è tutto male, tutto a traverso, tutto sbagliato; e mai una volta da Dio che [...]
[...] male, e là è peggio. Se per un esempio state a voi e non v'intruppate colle combriccole per le bettole e per l'osterie: - «Orso! Bufalo! Ha paura di [...]
[...] spendere, di rimetterci un tanto; l'avarone! Quanto si crede di campare? Per chi li serba? per i nipoti?» Se cercate di stare un po' allegri, e [...]
[...] levarvi ogni tanto due pensieri dal capo con un bicchiere di vino: - «Bella guida di casa! Bel padre di famiglia! I figliuoli e la moglie a casa a fare [...]
[...] dei crocioui e delle sequenze santi evangeli, e lui a scialare e sguazzare per le taverne. Bell'esempio per i figliuoli!» Se tu sei attento e [...]
[...] assiduo al lavoro, e cerchi di non mandare a male del tempo, ti senti dire dietro dietro : - «Quello lì non conosce nè festa nè lavoro, nè Santi nè [...]
[...] Madonne; per un quattrino cià l'anima al diantiue. Guarda lì come si strapazza, come s'arrandella la su' vita! E quando si pensa di godere? quando è [...]
[...] , il bighellone. L'arte di Michelaccio sì che gli piace, mangiare e bere e anelare a spasso; ma Duralla era un gran santo. Ci ha la polla in casa [...]
[...] ? Li finì anco il Bonvisi; finì le fave anco l'olocco, e ne aveva quattordici 249 magazzini, e ne mangia va una il giorno. Alla fine si contano [...]
[...] trovarci da ridire. Vai alla messa e alle funzioni: - «Attenti che passa il paolotto, il baciasanti e il biasciarosarì ! Va a baciar Cristo, ma è il [...]
[...] bacio di Giuda. Bacchettoni e colli torti, tutti il diavol se li porti; bacchettoni e sgraffiasanti se li porti tutti quanti. Per imbrogliar meglio il [...]
[...] prossimo, va per le chiese a strizzare i gallonzoli. Hai voglia di arrotarti le ginocchia, hai voglia di spipitar paternostri e avemmarie .... Ti [...]
[...] conosco, mascherina!» .Non ti aneleranno tanto a fagiolo i preti, e bazzicherai di rado per le chiese; allora ti dànno subito del protestante e del [...]
[...] paure, e ora fanno tanto i bravoni e gli spartiti, ma sulle corna del dia,olo ci rivedremo!» C'è uno per esempio che quando esce di casa cerca di [...]
[...] essere un po' ravviato e pettinato: - «Eccolo il damerino in tutta crusca! Eccolo il figurino di Parigi! Uhu ! ! quanta ne fa! Come si stima ! Povero [...]
[...] specchio, chi deve guardare in faccia! E dire che si pensa che tutte le donne gli muoiano dietro! Povero pane, a chi ti lasci mangiare!» Un altro [...]
[...] saputina, la saccentona, sentite come sputa sentenze? Eh! se tu vuoi marito, altro che libri e scarabocchi ti ci vuole. Piglia piuttosto l'ago! Impara [...]
[...] a nettar l'insalata. Va a lavare i piatti e a rifare i letti. O zucca piccina, a fasciare i figliuoli e a pulirli bisogna imparare, e non il [...]
[...] disegno. Per avere sfogliato due o tre libri, chi lo sa quello che si pensa di essere!» Un'altra, poverina, non ha voglia d'andare a scuola, e non apre [...]
[...] non la chiamano Pancotto. E chi l'ha a pigliar di suo pari un'ignorante a quella maniera, che non sa neppure quanto fa due via due? Che gli deve [...]
[...] insegnare ai figliuoli quella lì, che non sa nulla per sè?» Se uno chiunque sia vuol pigliar moglie, e si fa avanti con qualche ragazza con un'idea [...]
[...] positiva, per istringere il partito, allora poi àpriti cielo e terra! Perchè non c'è altra cosa che arroventisca 251 la lingua delle persone [...]
[...] nessuno? E suo padre che fa? Che dice ? Sta zitto ? Ecco che vuol dire lasciar fare tutto alla moglie! Di questi matrimoni qui si accozzano! Povera [...]
[...] che gli fa la pelle in due anni. Senza mestiere, e senza voglia di far bene, e senza una capacità di nulla. Finchè durerà quella po' di dote, bene [...]
[...] mio t'amo e ti vo' bene! e quando sarà finita, sentirai beghe, e che bòtte han da volare! Per quella ragazza lì il bene stare è finito. E poi è un [...]
[...] non è tutto, ma anche l'occhio ne vuol la parte sua. Io non mi ci saprei adattare a dovermi vedere sempre accanto quel còso brutto e fatto male [...]
[...] . Eppure lei è avvistatella assai; e si è attaccata al peggio. Già è vero: la donna sempre al suo peggior s'appiglia. Ai primi freddi non lo vorrei [...]
[...] conoscere; e s'arrisica a pigliar moglie con quella salute lì? Quelli en coraggi da leoni. Però è struito! Il libro delle quaranta facciate come lo [...]
[...] ; e quando poi l'hanno scolato, la su' anima la metterebbe di contro a un mezzo franco per poter rifar razza. In galera ce n'è di meglio mille volte [...]
[...] : sbornie a comunione! il maiale! Almeno non alzasse le mani, e non bestemmiasse! ... Gesù Maria! bisogna tapparsi gli orecchi e scappare! Quelli en [...]
[...] moccoli! Quelli lì en sagrati. E guai a dirgli una mezza parola, allora sì! filze di qui là! fa tremar l'aria, e chi si può badar si badi. Se [...]
[...] arriva uno con un pugnotto, quello non ha più bisogno di dottori. E tanto moglie l'ha trovata anco lui. Bisognava essere più disperati di lui però, o [...]
[...] . Vita dulcedo per quindici giorni, a te sospiriamo infin che campiamo, e lagrimar non vale! Povera Ghita mi par di vedere la vacca che va al [...]
[...] macello infiorata e infioccata!» Ma quello che dicono degli uomini non è nulla a quello che dicon sempre delle donne, specialmente le vecchie fanciulle [...]
[...] ! Pover'uomo! Non gli riman altro che attaccarsi un pietrone al collo, e buttarsi in un profondo. Ma è cieco, o fa vista? Piglia 253 quella lì [...]
[...] ? quella brutta lì? quella cisposa lì? quella giallona lì? quella marciona lì? A pungerla con una spilla, schizza. Che naso! Quanto più n'avea e più [...]
[...] n'apparia! che bocca! Eran tre cani che andavano a caccia, era Bocchino, Boccone e Boccaccia! Che viso! Fa spavento alla paura. «Ora poi son diventata [...]
[...] stoccafisso e baccalà». Io non la piglierei neanche per ispauracchio alle passere. Ma almeno avesse un po' di maniera! Brutta e dispettosa. Almeno [...]
[...] avesse qualcosa di dote! Ha la bocca per mangiare, e quei due stracci che si vedono. È anco lei come quelli di Livorno, tutto addosso e dintorno [...]
[...] . Potrebbe dire qualcheduno: Ma è buona. Sì! scelta proprio nel mazzo, proprio da seme! Toccagli la punta del naso, e sentirai a che ora fa giorno [...]
[...] . Quelle son lingue! Taglia e cuce e spazza sette forni in nna volta sola. Non ci è pericolo che traligni, è su' madre nata e sputata e nqn ne perde un [...]
[...] ette. Chi è che non conosce su' madre? E poi che numero è quel damo lì? Chi l'ha tenuto il conto? La chiamano la spuppabamboli, figurati! Ha [...]
[...] spupillato tutti questi giovanottelli quanti ce n'è nel vicinato. Credo che abbia fatto all'amore anco col mi' gatto! E quanta ne fa, e che muffa che ba [...]
[...] il vento quando nascette. Sua madre si scordò di fargliele. Ma gua'! ... fosse di buona famiglia, transeat, chiuderei anche un occhio, e vada per [...]
[...] le bellezze; ma se di peggio ce n'era, e di peggio ne sciovrava. Han fatto dir sempre la gente dei fatti loro; quel bel mobile di su' padre, quei [...]
[...] birbanti de' su' fratelli, han frustato la via dei tribunali; e su' madre a quei tempi marcia va alla grande, perchè gli costavan poca fatica [...]
[...] . - Per ora fa la mogia e la mamma cheta, ma sentirà poi, pornr'uomo! il pepe e il sale, con quel serpente in casa. Ora è Suor Modesta, ma lasciagli [...]
[...] pigliare un po' di gallo, e vedrai a che usanza te l'accomoda. Colpa sua, mammalucco! l'ha voluta bella, e bella l'ha presa. Poi metterà in tavola le [...]
[...] d' inverno. Bella moglie mezzo paradiso ... e mezzo pane. Oo! per questo quella lì è una di quelle che a un bisogno lo guadagnano anco tutto il [...]
[...] pane. Tanto la sua famiglia è di fuoravia, non lo sa mica nessuno di che sangue viene!... Non si sa chi erano le sue zie e la su' nonna!. .. l'ha nel [...]
[...] sangue. S'ha a pentire tante volte povero sciagurato! E poi la porta in casa? Con quella povera donna cli sua madre?! Povera 255 Giovanna! si [...]
[...] specchio? La volete alla finestra a civettare con questo e con quello, o sull'uscio di casa a strizzar l'occhio ai giovinotti? ... non ha mai saputo fare [...]
[...] altro. Mangia e beve e dorme la grossa tutte le mattine: sole o non sole, alle dieci si leva! e il suo più gran lavoro è quello di pulirsi l'ugne [...]
[...] ; ecco il suo più gran lavoro! E non è mica più neanche tanto tenerina, non è mica più tanto giovinetta! Lei dice che ha diciannove anni! Senza [...]
[...] quelli della culla e tutti i giorni che ha piovuto. Poera mimma!, mettetegli un ditino in bocca, per vedere se spunta anche i dentini !... La gallina [...]
[...] mugellese ha cent'anni e mostra un mese! Sarebbe stata di leva con Cecchino della Mea che ha già finito il soldato, figuratevi! Ne ha più di una [...]
[...] dozzina per gamba, più che meno. A me mi passano, poi! a lei non lo so; ma è un bel pezzo che la conosco Ghita, se un si sghita! ... E poi l'ho pur [...]
[...] detto: quanti l'hanno lasciata? Su' madre la tirava propio dietro, la sbatteva in sul viso ai giovanotti, e loro quando ne erano stufi; 256 te la [...]
[...] piantavano a tanti del mese; succedeva anche a lei come alla signora Camilla, che tutti la vogliono e nessuno la piglia! Anco di cervello corto è [...]
[...] : mostra a tutti le lettere di dichiarazione che ha ricevuto! Lei lo fa per grandezzata, e non s'accorge che si appunzisce la pertica sulle ginocchia [...]
[...] ! Ora c'è rimasto il più furbo; ne ha girate tante e poi ha fatto come il moscon d'oro! Chi si contenta gode! Ma pure se ci avessi che fare quant'è [...]
[...] alta un'ugna, mi crederei obbligata in coscienza di dovergliele dire certe cose! Ma! la stilli lui, citrullo ! gli occhi per vedere e gli orecchi [...]
[...] per sentire gli ha da sé; io non ci metto su nè sal nè pepe. Arrosto che non tocca bruci pure! Chi l'ha a mangiar la lavi e chi l'ha a cavalcar la [...]
[...] ferri». E così di tutto e così di tutto! Tu però non te la pigliare niente affatto; fa quello che credi meglio e lascia ragliare, e ricòrdati che [...]
[...] la gente dice e dice e poi si cheta, e che due buone orecchie stancano cento lingue. IC. Se le scuse valessero! Cecchina di Piantella era [...]
[...] una vecchietta bizzarra che di nulla gli saltava la mosca al naso. Aveva qualche soldarello e se ne teneva, e nel suo piccolo si governava come una [...]
[...] regina. Ora accadde che s'ammalò e venne a un caso di morte, ma lei non ci aveva neanco un pelo che ci pensasse. Subito fu fatto venire il prete [...]
[...] che l'assistesse, l'avvisasse del pericolo e a poco per volta ce la preparasse. Una sera, fra gli altri discorsi, per tastarla un po' gli disse: - «E [...]
[...] infatti era un pover'uomo tribolato in canna e più in terra della porcacchia. Allora il prete la cominciò a prendere per le buone, la fece lunga, ma la [...]
[...] conclusione era che dovesse rassegnarsi ed essere contenta, che sarebbe andata in paradiso. - «Ma io sto ben qui e non me ne importa di muovermi di [...]
[...] di vista!» - «E poi mettersi a sedere su quelle belle poltrone di velluto, a molla!...» - «Io mi son servita sempre di seggiole di paglia: i [...]
[...] anni in America, a Nuovajorche, e precisamente a Broccolino, diceva lui; e l'aveva imparata da un prete inglese d'Inghilterra, che spesso andava a [...]
[...] veglia in casa sua. Quel lucchese, più che altro, me l'abbozzò, e io alla meglio e alla, peggio l'ho rifatta così: C'era una volta un signore e una [...]
[...] signora molto ricchi, moglie e marito, che avevano un bambino, quello solo. Figuratevi se gli volevan bene e se 259 ci badavano! Non avevan [...]
[...] altri pensieri. Era pur bello! Bianco e rosso in viso, biondo e ricciutino, con due begli occhi neri che gli ridevano prima della bocca; e veniva su [...]
[...] come un tallo di rosa. Ci avevano lì accanto alla casa, al palazzo, via, un bellissimo giardino, dove ci erano tutti i divertimenti; e il più stava [...]
[...] lì, accompagnato e anco solo, perchè dei pericoli non ce n'era. Però quando fu cresciutino, per le sue ore, lo chiamavano in casa, e gl'insegnavano [...]
[...] a leggere e a scrivere, e gli avevan fatto venire per infino delle balie forestiere, e dei maestri in casa per istruirlo sempre meglio. Ma come gli [...]
[...] pareva duro a lui di dover lasciare i suoi ninnoli e i suoi trastulli, per andare a far le aste e gli oncini colla penna! Quando sentiva la voce [...]
[...] di quelli che lo chiamavano, o della mamma, o di chi altri si fosse, diceva: «Se sapessi un po' già fare a leggere e a scrivere! Ecco qui, ora [...]
[...] potrei starmene dove mi pare, e invece mi tocca andare in casa al tavolino! Tutti mi comandano, bisogna che stia sotto tutti; anche sotto i servitori [...]
[...] . Fossi un po' già come il tale, che legge e scrive ammodo, come mi vorrei divertire cli più!» Ora un giorno successe che l'avevano già chiamato due [...]
[...] volte, e lui non si sapeva risolvere a staccarsi da un bel cavallino di legno, e rimuginava fra sè e sè di quei pensieri lì: quando a un tratto gli [...]
[...] apparve un genio, un angelo, via, rilucente, bellissimo, con certe ali d'oro ... bello, bello, bello! Gli si presentò davanti 260 e gli disse [...]
[...] : «Bambino, io sono il tuo genio; ho sentito i tuoi lamenti, e vedo i tuoi pensieri, e conosco i tuoi desiderì, e perciò sono venuto a trovarti. Ti [...]
[...] rincresce di essere così piccino, e vorresti essere più grandicello, e saper già leggere e seri vere , per baloccarti quanto ti piace. Or bene [...]
[...] , stammi a sentire, e fai bene attenzione. Guarda (e intanto gli mostrò un gomitolo di filo) questo è il filo della tua vita. Se tu lo sdipani, se tu tiri [...]
[...] e sfai il gomitolo, la tua vita passa e tu arrivi subito a tutti i punti che tu vuoi. Se ti viene a fastidio lo stato presente, e tu tira il filo [...]
[...] , chè muterai. Bada però, il fine del filo è il fine della tua vita. Hai inteso? Adelio». Lo baciò in sulla fronte e scomparve. Il bimbo era rimasto [...]
[...] subito. Restò lì pensieroso un pezzo, poi andò a rimpiattare il gomitolo, e corse dove l'avevano chiamato. Il giorno dopo eccoci alle solite [...]
[...] : divertimento e poi studio: lui si annoia va, e disse fra sè: «Ohe sarebbe se sfacessi un po' poino di gomitolo?!» Va, tira un poco il filo, ecl eccotelo [...]
[...] su un giovanottino ammodo e verso; coi calzoncini sempre corti, ma leggeva e seri veva puntnalmente e bene. Com'era 261 contento! Almeno eran [...]
[...] finiti quei bastoni e quei ganci e quegli scarabocchi di prima! Gli pareva d'essere un principino; anco lui cominciava ad avere un po' di voce in [...]
[...] capitolo; i servitori lo chiamavano il signorino, e principiavano a rigarci diritti. Però il padre e la madre pensavano che leggere e scrivere [...]
[...] questo mondo! oggi siamo in cima alla ruota, e di qui a nn anno si può essere in fondo. Perciò lo vollero mandare alle scuole pubbliche. Quella fu [...]
[...] gusto! Esser libero di me; levarmi questi servi tori di dietro; non aver più sempre addosso gli occhi di babbo e di mamma! E poi questi calzoncini [...]
[...] corti! Buon per quelli che portano i calzoni lunghi! E questi benedetti principì della grammatica ... !» Va al gomitolo, tira, e si trova un [...]
[...] giovanottino di sedici o diciassette anni con certi baffetti che spuntavano allora, svelto e paino, colla sua spagnoletta in bocca e la mazzetta in mano [...]
[...] , e tutti lo ammiravano. Uh! che piacere potere andar solo fuori da tutte le parti, franco e spartito, senza tante guardie! gli pareva un incanto [...]
[...] , un paradiso! E che figura facevano ai suoi occhi quelle giovinette, quelle signorine di quattordici e quindici anni che gli 262 fiorivan [...]
[...] all'amore con una, gli sarebbe parso di toccare il cielo con un dito: «Quanti dei miei compagni hanno un'amante, e io no! Come sono felici, e io che [...]
[...] ore triste e malinconiche passo!» Torna al gomitolo e con due o tre giri che sfa, ha subito quello che brama. Una bellissima ragazzina della città [...]
[...] , il più bel fiore di quel giardino, era la sua cara amante, innamorata di lui e lui di lei. Che momenti furono quelli per lui le prime volte che si [...]
[...] trovò vicino a lei, e si parlarono d'amore le prime volte! Che occhiatine tenere! Che parole dolci! Se l'avesse potuta sposare li sull'atto, gli [...]
[...] pareva che il paradiso non ci sarebbe stato per nulla. Ma i suoi non erano anche contenti; bisognava finire gli studì, e diventare uomo. Quelle erano [...]
[...] ore di pena e di fastidio lì sulle panche della scuola con quei libracci davanti, non terminavan mai; e quando gli entrava nell'anima lo spasimo [...]
[...] della passione, gli parevano il principio dell'eternità! Non potendo più resistere, tirò il filo: l'Università era finita, e lui aveva sposato la [...]
[...] l'uno dall'altro, e sempre facevano dei castelli in aria sulla loro vita, e sulla loro casa, e sulla loro famiglia; e subito cominciarono a dire [...]
[...] non n'ha nessuno. Stavano sempre in paura che da un momento all'altro gli dovesse mancare. I bimbi sono come i fiori: ora sono belli freschi e fra [...]
[...] poco appassiscono e muoiono. Tira un altro poco di gomitolo, e si vedono tre o quattro folletti di figliuoli saltellare dintorno: chi strilla, chi [...]
[...] ride, chi fa le mattie; e poi la casa sempr e sottosopra, sempre tutta un laberinto. «Ah! se fossero un po' tutti sbozzolati, e tutti belli e [...]
[...] rallevatini, senza tanti pensieri di pericoli! Come bisogna star sempre col cuore diacciato con questi frullini! E poi non c'è da tenere nulla ammodo [...]
[...] ». Va al gomitolo, e in un batter d'occhio sono tutti grandicelli tanti ometti e ragazzine per benino. Con che occhi li guardavano il padre e la [...]
[...] madre quando si vedevano que' bellissimi figliuoli dintorno! Poi pensavano e dicevano: «Che contentezza se questi figliuoli fossero collocati! Si sa [...]
[...] , la vita e la morte sono nelle mani di Dio. A un caso di noi, poveri i nostri figliuoli! Specialmente quelle ragazze. Le ragazze sole per il mondo è [...]
[...] sempre una gran 264 disgrazia». Va al solito filo, e subito quei figliuoli chi era avvocato, chi dottore; e le fanciulle tutte maritate in una [...]
[...] condizione da pari loro. Quello fu un vero giubbilo per il padre e per la madre; ma nel vedersi rimasti lì soli si annoiavano. «Se ci fosse almeno [...]
[...] qualche nipotino! Ci servirebbe di spasso in questa solitudine. Così pare d'essere in un deserto». Tira il filo, e il nipotino desiderato non si [...]
[...] fece aspettare, anzi due o tre, e quello fu un grandissimo sollievo per il nonno. Ma intanto nel voltarsi gli venne fatto di guardarsi nello [...]
[...] specchio, e si vide tutta la barba e tutti i capelli bianchi. A mala pena si era accorto di averci qualche filo brinato. Torna a vedere il gomitolo, e era [...]
[...] piccino piccino, e quasi agli sgoccioli. Allora lo mise sotto chiave e lo teneva riguardato; ma era in fondo e dopo pochissimo tempo si finì da sè [...]
[...] , e anche lui terminò di vivere. Indovinate un po' quanto era campato? Neanche bene bene un mese, neanche trenta giorni!! E quel ministro che [...]
[...] contava la novella diceva: Sorte e fortuna che Chi comanda ci dà retta poche volte, quando facciamo tanti desideri, e gli rivolgiamo tante preghiere [...]
[...] , se no ci ammazzeremmo da noi, lì tun tun, ite e venite, perchè coi desiderì ci portiamo sempre avanti, e vorremmo veder subito finito il giorno, il [...]
[...] mese e l'anno, per goder subito quel piacere che ci apparisce lontano. E poi ne ricavava anche un altro discorso, e era questo: che la vita [...]
[...] dell'uomo, sia 265 lunga quanto si vuole e sia felice come può essere, se si mette insieme tutto il tempo che realmente si gode, un'ora qua, una [...]
[...] mezz'ora là, un giorno qui, e un altro mezzo giorno più giù, e se ne fa tutta una somma, si verrà giusto a formare una trentina di giorni, e neanche [...]
[...] tanti. Ecco quello che si gode! Da un desiderio passiamo a un altro, senz'essere mai contenti del tutto, e così da uno ad un altro, da uno a un altro [...]
[...] , ci troviamo alla morte senza sapere come ci siamo arrivati. E quel ministro finì con queste parole: «Volete passare il meno peggio questi quattro [...]
[...] giorni che si sta nel mondo? Abbiate meno desiderì che sia possibile, e su que' pochi non vi ci fissate tanto da farvene una lima che vi roda [...]
[...] . Accademia Lucchese, Tipografia Giusti, Lucca, 1801. Abusione. Abuso. La parola è impropria, ma è un briaco che parla e crede di parlar bene [...]
[...] inzuppate di fiele; i pesci le beccano e subito rimangono storditi e non sanno più dove vanno e spesso ne muoiono: Melenso, intronato, stordito [...]
[...] comune, come: I nostri posteri d'una volta. V. Bottegaio e Contenente. Appicciare. Raggruzzolare. Appunzire. Aguzzare, Appuntare. Appunzito [...]
[...] . Avvinarsi. Ubriacarsi nel senso proprio e nel metaforico e poi: Confondersi dalla grande agitazione, Impappinarsi. Bancacci. Tavoloni molto alti [...]
[...] , larghi e lunghi. Baracca. Bisboccia, Ribotta, Triocco. Barga. Tener da Barga e da Gallicano cioè: i piedi in due staffe; e sono due paesi l'uno [...]
[...] . Billo. Citrullo, Stupido, Minchione. Eufemismo. Birabara (A). Portare una persona o una cosa di soppeso uno da piedi e uno da capo. Biroldo [...]
[...] . Mallegato. Anche a Pistoia e altrove. Da noi ha l'ò largo. Bischinco. Sgarbo, Dispetto. Il Fanf. ha Bischenca. Bòbbola. Coccola di cipresso; ma qui è [...]
[...] . l'ha in senso di Porca da seminare. Da noi le branie sono i ripiani a scaletta dei colli scassati e seminati o piantati a vite, che si chiamano anche [...]
[...] folto. Buzzicarsi. Muoversi. Rimuginarsi. C. I tre e che ammazzano i vecchi, se vuoi saperli, sono: Caduta, Catarro e C ... rella. Cacina (Figura [...]
[...] ). Barbina, Meschina. Anche a Livorno e a Pisa. Calcinio. La parte di fondo degli steli, dei gambi ecc. Calletti. Parte del tonno dai lati del collo [...]
[...] . Anche a Livorno e nel Pisano. Catàna. Giacchetta da cacciatore. Veramente è l'apertura di dietro fra la roba e la fodera, ed è in questo senso [...]
[...] anche livornese e pisano. Céci. Svenevolezze , Daddoli, Vezzi, Fichi. Cencetta. Debole di persona, Cagionevole di salute. 272 Ceneraccio [...]
[...] sbornia si suol dire, ha cinque gradi: Chiacchierina, trimpellina, spaccona, da muro a muro e ferma là. Le parole spiegano la cosa. Chianna chianna [...]
[...] . Roba da masticare; o roba che si mastica. Ciangottare. Cianciugliare. L'ha pure il Fanf. Cicchino. Piccino, Piccolino. Diminutivo da Cieco, Piccolo e [...]
[...] . Cintello. Centello. Ciocca d'orecchio. Fra il collo e il lobo esteriore. Ciottolo. Coccio. Proprio e metaf. Anche livornese e pisano. Ciucca [...]
[...] , Frustino, Vanesio. 273 Comunione. Comunione (a). Sbornie mortali, quasi da metter uno in fin di vita e fargli fare la Comunione a letto. Dibisciarsi [...]
[...] dopo la funzione principale. Èrmini. Bricioli, Tritoli. Co' verbi: andare e mandare, soltanto. Esordio. Riprensione grave e solenne. Fagiano [...]
[...] . Citrullo. Molti nomi di uccelli hanno questo senso. Fèuto. Fèto, Uomo tristo e accorto, Furbone ; Bell'umore: Y. Fanf. U. T. Fieragosto. Ferragosto [...]
[...] Fanf. Forsi. Forse. Una volta molto comune da per tutto, e nelle Colline Pisane anche ora. Fossete. Foste. V. Dovéssete . Fuffigno. Viluppo [...]
[...] , Imbroglio, Intrigo. Nel proprio e nel metaforico. Gallicano. V. Barga. Gambo. Gambo d'una seggiola, d'un letto ecc. La rimanente Toscana: Gamba [...]
[...] . Gavetta. Matassina di cordino. Anche Fanf. Gnòcco (Pigliare lo) e Ignoccarci. Pigliar cappello. Incàppellarci, Incocciare. Anche Fanf. 274 Gozzata [...]
[...] . Sorso, Sorsata. Comune anche a Pisa e a Livorno. Grimìto. Fitto, Denso, Folto, Gremito. Grinta. Viso, Faccia, Muso, Grugno. Anche Fanf. Gronde [...]
[...] . Acerbo, Duro, Agro. Coll'accento sull'u comunissimo; anch e altrove. Infrecciare. Imbrogliare. Ingubbiarsi. Empirsi il gnbbio, cioè impinzarsi di cibo [...]
[...] . Lucia. Recipiente di terra cotta. Nelle campagne livornesi e pisane vaso di terra cotta, con un manico e un beccuccio, da tra vasare il vino. 275 [...]
[...] . Néccio. Castagnaccio cotto fra due testi infocati. Nel discorrendo; come per es. Nel levandosi il sole, e simili, sono forme popolari = nel [...]
[...] potrei dirlo a parole. Frase molto usata nell'enfasi e nella meraviglia. Olocco. Allòcco. Mammalucco. Nel Pisano, Lacco. Palanca. Moneta da cinque [...]
[...] accanto al pallino è buona e il levarla è un rovinare il giuoco. 276 Pampino. Bandolo. Pappà. Babbo. La forma nostra conserva la doppia consonante [...]
[...] etimologica e non è un francesismo, credo. Pappagnone. Sgrugnone. Colpo nel viso. Pappazzucco. Mammalucco, Babbuino, Balordo. Parerebbe. Parrebbe [...]
[...] . Pattone. Botta, Colpo a mano aperta. V. Fanf. Anche a Livorno. Pattumaro. Spazzaturaio. Pécchia. Peluia delle castagne. Anche nel Pisano e a Livorno [...]
[...] . Pilloro. Sasso, Pietra da scagliare. Pisis. Bicci, Bezzi, Soldi. Pitoro. Pulcino. Metat. Citrullo, Sciocco. Pittiere e Pettiere. Pettirosso [...]
[...] . Pomidori facendo tutta una parola anche della preposiz. Comune anche a Pisa e a Livorno. Porcivile. Chi pretende parlare bene e poi casca in gravi [...]
[...] errori plebei si dice che parlaporcivile; è un bel giuoco di parola da porci e civile. Presciutto e Presutto. Prosciutto. Anche Fanf. Prima Dio [...]
[...] . Pretesti per riprendere e biasimare. Provenire. Pervenire. Puntina. Pezzuola o bianca o di colore da portare in capo. Puole. Può. Usato anche da molti [...]
[...] autori e quasi per tutta Toscana. Puppattolino. Fantoccino di cenci ecc. Raffidarsi. Fidarsi, Confidarsi. Raminata. Quant'acqua sta in una ramina [...]
[...] . La ramina è quello strumento da attingere acqua dalla secchia, che a Firenze e altrove dicono Ramino. Raspanti. Polli in generale. Gergo [...]
[...] . Ricentellare. Ricisa o Recisa. Strame tritato per le vacche. Segato. Rimbozzolito. Tutto raccolto e raggomitolato come un bozzolo . Rimmattuccire. V [...]
[...] dove batte l'acqua e la fa girare velocemente. Roba di dote. Che si sperpera facilmente. 278 Ròccia. Loia, Sucidume o Sudiciume. Anche in molti [...]
[...] prigioni a Lucca. Sannotto. Morsotto. Sant' Anna. Paese presso Lucca dov'è il Cimitero urbano. Sbilurciare. Sbirciare. Guardare con occhi attenti e [...]
[...] . Sghescia, Lupa, Gran fame. Sìpia. Rabbia, Sdegno, Cruccio interno. Smanaccare. Gesticolare. Smarmocchito. Rintontito. Intronato e stupidito da un [...]
[...] , Pianamente e fittamente dimenare. V. Fanf. Stoccataro. Strozzino, Grande usuraio. Strabaccato. Sdraiato bello lungo. Stralocchiare. Guardare attorno con [...]
[...] molta attenzione. Strofinacciolo. Strofinacciolo. Cencio di cucina. Strefinare. Strofinare. Io stréfino. Strippare. De' muri che sfiancano e mandano [...]
[...] in fuori la trippa. Anche in Lat. Paries facit venfrem. Strizzone. Dolori fortissimi e intermittenti, quasi ci strizzassero i visceri. Anche a [...]
[...] arcana. Vagghi. Vada. Veccioni. Pallini da schioppo grossi come veccia. Anche nel Pisano e nel Livornese. Ventipiova e anche Ventibuia. A Pist [...]
[...] . Ventipiovolo. Gran bussata d'acqua e vento. Verte (Quello 'un). Non modifica, non muta, non cambia il fatto. Via Via significa pure: Molto, Affatim [...]
[...] . In grande abbondanza. Zizzola. Giuggiola. Metaf. Briscola, Busse ecc. Sonata! Anche nel Pisano e nel Livornese. Zolfanare. Inzolfare, Zolfare [...]
[...] sincero e spassionato del come probabilmente devono nascere e svilupparsi nelle più umili condizioni, le prime irrequietudini pel benessere; e quale [...]
[...] proporzioni più modeste e materiali. Il meccanismo delle passioni che la determinano in quelle basse sfere è meno complicato, e potrà quindi osservarsi [...]
[...] con maggior precisione. Basta lasciare al quadro le sue tinte schiette e tranquille, e il suo disegno semplice. Man mano che cotesta ricerca del [...]
[...] meglio di cui l’uomo è travagliato cresce e si dilata, tende anche ad elevarsi, e segue il suo moto ascendente nelle classi sociali. Nei Malavoglia [...]
[...] non è ancora che la lotta pei bisogni materiali. Soddisfatti questi, la ricerca diviene avidità di ricchezze, e si incarnerà in un tipo borghese [...]
[...] vivaci, e il disegno a farsi più ampio e variato. Poi diventerà vanità aristocratica nella Duchessa de Leyra; e ambizione nell’Onorevole Scipioni [...]
[...] , per arrivare all’Uomo di lusso, il quale riunisce tutte coteste bramosìe, tutte coteste vanità, tutte coteste ambizioni, per comprenderle e soffrirne [...]
[...] , se le sente nel sangue, e ne è consunto. A misura che la sfera dell’azione umana si allarga, il congegno delle passioni va complicandosi; i [...]
[...] per mascherare un’uniformità di sentimenti e d’idee. Perchè la riproduzione artistica di cotesti quadri sia esatta, bisogna seguire scrupolosamente [...]
[...] stesso è necessaria alla spiegazione dell’argomento generale. Il cammino fatale, incessante, spesso faticoso e febbrile che segue l’umanità per [...]
[...] della sua opportunità a raggiungere lo scopo del movimento incessante; e quando si conosce dove vada questa immensa corrente dell’attività umana, non [...]
[...] che restano per via, ai fiacchi che si lasciano sorpassare dall’onda per finire più presto, ai vinti che levano le braccia disperate, e piegano il [...]
[...] capo sotto il piede brutale dei sopravvegnenti, i vincitori d’oggi, affrettati anch’essi, avidi anch’essi d’arrivare, e che saranno sorpassati [...]
[...] deposti sulla riva, dopo averli travolti e annegati, ciascuno colle stimate del suo peccato, che avrebbero dovuto essere lo sfolgorare della sua virtù [...]
[...] al nuovo arricchito – alla intrusa nelle alte classi – all’uomo dall’ingegno e dalle volontà robuste, il quale si sente la forza di dominare gli [...]
[...] spettacolo non ha il diritto di giudicarlo; è già molto se riesce a trarsi un istante fuori del campo della lotta per studiarla senza passione, e rendere [...]
[...] gennaio 1881 I Un tempo i Malavoglia erano stati numerosi come i sassi della strada vecchia di Trezza; ce n’erano persino ad Ognina, e ad Aci [...]
[...] Castello, tutti buona e brava gente di mare, proprio all’opposto di quel che sembrava dal nomignolo, come dev’essere. Veramente nel libro della [...]
[...] parrocchia si chiamavano Toscano, ma questo non voleva dir nulla, poichè da che il mondo era mondo, all’Ognina, a Trezza e ad Aci Castello, li [...]
[...] avevano sempre conosciuti per Malavoglia, di padre in figlio, che avevano sempre avuto delle barche sull’acqua, e delle tegole al sole. Adesso a Trezza [...]
[...] non rimanevano che i Malavoglia di padron ’Ntoni, quelli della casa del nespolo, e della Provvidenza ch’era ammarrata sul greto, sotto il lavatoio [...]
[...] , accanto alla Concetta dello zio Cola, e alla paranza di padron Fortunato Cipolla. Le burrasche che avevano disperso di qua e di là gli altri [...]
[...] Malavoglia, erano passate senza far gran danno sulla casa del nespolo e sulla barca ammarrata sotto il lavatoio; e padron ’Ntoni, per spiegare il [...]
[...] s’aiutino l’un l’altro. Diceva pure, – Gli uomini son fatti come le dita della mano: il dito grosso deve far da dito grosso, e il dito piccolo deve far da [...]
[...] dito piccolo. – E la famigliuola di padron ’Ntoni era realmente disposta come le dita della mano. Prima veniva lui, il dito grosso, che comandava [...]
[...] le feste e le quarant’ore; poi suo figlio Bastiano, Bastianazzo, perchè era grande e grosso quanto il San Cristoforo che c’era dipinto sotto [...]
[...] l’arco della pescheria della città; e così grande e grosso com’era filava diritto alla manovra comandata, e non si sarebbe soffiato il naso se suo [...]
[...] , una piccina che badava a tessere, salare le acciughe, e far figliuoli, da buona massaia; infine i nipoti, in ordine di anzianità: ’Ntoni, il [...]
[...] maggiore, un bighellone di vent’anni, che si buscava tutt’ora qualche scappellotto dal nonno, e qualche pedata più giù per rimettere l’equilibrio [...]
[...] » perchè stava sempre al telaio, e si suol dire «donna di telaio, gallina di pollaio, e triglia di gennaio»; Alessi (Alessio) un moccioso tutto suo [...]
[...] nonno colui!; e Lia (Rosalia) ancora nè carne nè pesce. – Alla domenica, quando entravano in chiesa, l’uno dietro l’altro, pareva una processione [...]
[...] . Padron ’Ntoni sapeva anche certi motti e proverbi che aveva sentito dagli antichi: «Perchè il motto degli antichi mai mentì»: – «Senza pilota barca [...]
[...] di quel che t’ha fatto tuo padre; se non altro non sarai un birbante» ed altre sentenze giudiziose. Ecco perchè la casa del nespolo prosperava, e [...]
[...] sapeva lunga, non avesse predicato che era un codino marcio, un reazionario di quelli che proteggono i Borboni, e che cospirava pel ritorno di [...]
[...] Franceschello, e badava agli affari suoi, e soleva dire: «Chi ha carico di casa non può dormire quando vuole» perchè «chi comanda ha da dar conto [...]
[...] paese, che son quelli che possono aiutarci. Ma don Giammaria, il vicario, gli avea risposto che gli stava bene, e questo era il frutto di quella [...]
[...] ridere fra i peli della barbona, e gli giurava fregandosi le mani che se arrivavano a mettere assieme un po’ di repubblica, tutti quelli della leva e [...]
[...] delle tasse li avrebbero presi a calci nel sedere, chè soldati non ce ne sarebbero stati più, e invece tutti sarebbero andati alla guerra, se [...]
[...] bisognava. Allora padron ’Ntoni lo pregava e lo strapregava per l’amor di Dio di fargliela presto la repubblica, prima che suo nipote ’Ntoni andasse [...]
[...] smascellava dalle risa a quei discorsi, e finalmente disse lui che con certo gruzzoletto fatto scivolare in tasca a tale e tal altra persona che sapeva lui [...]
[...] ad Aci Trezza, e il dottore della leva, quando si vide dinanzi quel pezzo di giovanotto, gli disse che aveva il difetto di esser piantato come un [...]
[...] di una corazzata, in certe giornataccie; e perciò si presero ’Ntoni senza dire «permettete». La Longa, mentre i coscritti erano condotti in [...]
[...] quartiere, trottando trafelata accanto al passo lungo del figliuolo, gli andava raccomandando di tenersi sempre sul petto l’abitino della Madonna, e di [...]
[...] tornarono ad Aci Trezza zitti zitti e a capo chino. Bastianazzo, che si era sbrigato in fretta dal disarmare la Provvidenza, per andare ad aspettarli [...]
[...] in capo alla via, come li vide comparire a quel modo, mogi mogi e colle scarpe in mano, non ebbe animo di aprir bocca, e se ne tornò a casa con loro [...]
[...] . La Longa corse subito a cacciarsi in cucina, quasi avesse furia di trovarsi a quattr’occhi colle vecchie stoviglie, e padron ’Ntoni disse al [...]
[...] il convoglio dei coscritti che andavano a Messina, e aspettarono più di un’ora, pigiati dalla folla, dietro lo stecconato. Finalmente giunse il [...]
[...] treno, e si videro tutti quei ragazzi che annaspavano, col capo fuori dagli sportelli, come fanno i buoi quando sono condotti alla fiera. I canti, le [...]
[...] risate e il baccano erano tali che sembrava la festa di Trecastagni, e nella ressa e nel frastuono ci si dimenticava perfino quello stringimento [...]
[...] colla mano, ed ella rimase colla falce in pugno a guardare finchè il treno non si mosse. Alla Longa, l’era parso rubato a lei quel saluto; e [...]
[...] fischiando e strepitando in modo da mangiarsi i canti e gli addii. E dopo che i curiosi si furono dileguati, non rimasero che alcune donnicciuole, e [...]
[...] qualche povero diavolo, che si tenevano ancora stretti ai pali dello stecconato, senza saper perchè. Quindi a poco a poco si sbrancarono anch’essi, e [...]
[...] confortare comare la Longa, le andava dicendo: – Ora mettetevi il cuore in pace, che per cinque anni bisogna fare come se vostro figlio fosse morto, e [...]
[...] nell’apparecchiare il deschetto, o a proposito di certa ganza che ’Ntoni sapeva fare meglio di ogni altro alla funicella della vela, e quando si [...]
[...] telaio – uno! due! tre! – pensava a quel bum bum della macchina che le aveva portato via il figliuolo, e le era rimasto sul cuore, in quel gran [...]
[...] sbalordimento, e le picchiava ancora dentro il petto, – uno! due! tre! Il nonno poi aveva certi singolari argomenti per confortarsi, e per [...]
[...] le donne, in quelle parti là, scopavano le strade colle gonnelle di seta, e che sul molo c’era il teatro di Pulcinella, e si vendevano delle [...]
[...] pizze, a due centesimi, di quelle che mangiano i signori, e senza soldi non ci si poteva stare, e non era come a Trezza, dove se non si andava [...]
[...] visti mai dei cetriuoli laggiù! Le altre si tenevano i fianchi dal ridere, e d’allora in poi le ragazze inacidite lo chiamarono «cetriuolo». ’Ntoni [...]
[...] mano, sotto il grembiule, e la Mangiacarrubbe schiattava dalla gelosia. Pareva San Michele Arcangelo in carne ed ossa, con quei piedi posati sul [...]
[...] tappeto, e quella cortina sul capo, come quella della Madonna dell’Ognina, così bello, lisciato e ripulito che non l’avrebbe riconosciuto più la mamma [...]
[...] che l’aveva fatto; e la povera Longa non si saziava di guardare il tappeto e la cortina e quella colonna contro cui il suo ragazzo stava ritto [...]
[...] impalato, grattando colla mano la spalliera di una bella poltrona; e ringraziava Dio e i santi che avevano messo il suo figliuolo in mezzo a tutte [...]
[...] Zuppidda, e si credeva di averci un tesoro sul canterano, mentre suor Mariangela la Santuzza ce ne aveva un altro, tal quale chi voleva vederlo, che [...]
[...] glielo aveva regalato compare Mariano Cinghialenta, e lo teneva inchiodato sul banco dell’osteria, dietro i bicchieri. Ma dopo un po’ di tempo ’Ntoni [...]
[...] aveva pescato un camerata che sapeva di lettere, e si sfogava a lagnarsi della vitaccia di bordo, della disciplina, dei superiori, del riso lungo e [...]
[...] sgorbi, che sembravano ami di pesceluna, e non potevano dir nulla di buono. Bastianazzo dimenava il capo e faceva segno di no, che così non andava [...]
[...] bene, e se fosse stato in lui ci avrebbe messo sempre delle cose allegre, da fare ridere il cuore agli altri, lì sulla carta, – e vi appuntava un dito [...]
[...] grosso come un regolo da forcola – se non altro per compassione della Longa, la quale, poveretta, non si dava pace, e sembrava una gatta che [...]
[...] avesse perso i gattini. Padron ’Ntoni andava di nascosto a farsi leggere la lettera dallo speziale, e poi da don Giammaria, che era del partito [...]
[...] contrario, affine di sentire le due campane, e quando si persuadeva che era scritto proprio così, ripeteva con Bastianazzo, e con la moglie di lui: – Non [...]
[...] ! Intanto l’annata era scarsa e il pesce bisognava darlo per l’anima dei morti, ora che i cristiani avevano imparato a mangiar carne anche il venerdì [...]
[...] come tanti turchi. Per giunta le braccia rimaste a casa non bastavano più al governo della barca, e alle volte bisognava prendere a giornata Menico [...]
[...] di peso alla famiglia, avevano a tirarli su per soldati; e bisognava pensare ancora che la Mena entrava nei diciassett’anni, e cominciava a far [...]
[...] voltare i giovanotti quando andava a messa. «L’uomo è il fuoco, e la donna è la stoppa: viene il diavolo e soffia». Perciò si doveva aiutarsi colle [...]
[...] mani e coi piedi per mandare avanti quella barca della casa del nespolo. Padron ’Ntoni adunque, per menare avanti la barca, aveva combinato con lo [...]
[...] che c’era un bastimento di Trieste a pigliar carico. Veramente i lupini erano un po’ avariati; ma non ce n’erano altri a Trezza, e quel furbaccio di [...]
[...] Campana di legno sapea pure che la Provvidenza se la mangiava inutilmente il sole e l’acqua, dov’era ammarrata sotto il lavatoio, senza far nulla [...]
[...] darla a Dio! – e dimenava il capo che pareva una campana senza batacchio davvero. Questo discorso avveniva sulla porta della chiesa dell’Ognina, la [...]
[...] prima domenica di settembre, che era stata la festa della Madonna, con gran concorso di tutti i paesi vicini; e c’era anche compare Agostino [...]
[...] Piedipapera, il quale colle sue barzellette riuscì a farli mettere d’accordo sulle due onze e dieci a salma, da pagarsi «col violino» a tanto il mese [...]
[...] dir di no. – Già! voi non sapete dir di no, quando vi conviene, sghignazzava Piedipapera. Voi siete come le... e disse come. Allorchè la Longa [...]
[...] quarant’onze se la sentisse sullo stomaco. Ma le donne hanno il cuore piccino, e padron ’Ntoni dovette spiegarle che se il negozio andava bene [...]
[...] c’era del pane per l’inverno, e gli orecchini per Mena, e Bastiano avrebbe potuto andare e venire in una settimana da Riposto, con Menico della Locca [...]
[...] . Bastiano intanto smoccolava la candela senza dir nulla. Così fu risoluto il negozio dei lupini, e il viaggio della Provvidenza, che era la più [...]
[...] affar suo, e si affaccendava zitta zitta a mettere in ordine la barca e ogni cosa pel viaggio, il pane fresco, l’orciolino coll’olio, le cipolle, il [...]
[...] cappotto foderato di pelle, sotto la pedagna e nella scaffetta. Gli uomini avevano avuto un gran da fare tutto il giorno, con quell’usuraio dello [...]
[...] zio Crocifisso, il quale aveva venduto la gatta nel sacco, e i lupini erano avariati. Campana di legno diceva che lui non ne sapeva nulla, come è [...]
[...] vero Iddio! «Quel ch’è di patto non è d’inganno»; che l’anima lui non doveva darla ai porci! e Piedipapera schiamazzava e bestemmiava come un [...]
[...] ossesso per metterli d’accordo, giurando e spergiurando che un caso simile non gli era capitato da che era vivo; e cacciava le mani nel mucchio dei [...]
[...] lupini e li mostrava a Dio e alla Madonna, chiamandoli a testimoni. Infine, rosso, scalmanato, fuori di sè, fece una proposta disperata, e la piantò [...]
[...] in faccia allo zio Crocifisso rimminchionito, e ai Malavoglia coi sacchi in mano: – Là! pagateli a Natale, invece di pagarli a tanto al mese, e ci [...]
[...] avrete un risparmio di un tarì a salma! La finite ora, santo diavolone? – E cominciò ad insaccare – In nome di Dio, e uno! La Provvidenza partì [...]
[...] il sabato verso sera, e doveva esser suonata l’avemaria, sebbene la campana non si fosse udita, perchè mastro Cirino il sagrestano era andato a [...]
[...] , e la stella della sera era già bella e lucente, che pareva una lanterna appesa all’antenna della Provvidenza. Maruzza colla bambina in collo se ne [...]
[...] stava sulla riva, senza dir nulla, intanto che suo marito sbrogliava la vela, e la Provvidenza si dondolava sulle onde rotte dai fariglioni come [...]
[...] un’anitroccola. – «Scirocco chiaro e tramontana scura, mettiti in mare senza paura», diceva padron ’Ntoni dalla riva, guardando verso la montagna [...]
[...] denari potete mandarli a sua madre, la Locca, perchè suo fratello è senza lavoro; aggiunse Bastianazzo, e questa fu l’ultima sua parola che si udì [...]
[...] . II Per tutto il paese non si parlava d’altro che del negozio dei lupini, e come la Longa se ne tornava a casa colla Lia in collo, le comari si [...]
[...] era andato a sedersi sugli scalini della chiesa, accanto a padron Fortunato Cipolla, e al fratello di Menico della Locca che stavano a prendere il [...]
[...] Iddio! e a lui lo zio Crocifisso gli dava retta, perchè egli era il mestolo della pentola, una pentola grossa, in cui bollivano più di duecento onze [...]
[...] parenti, ripeteva. Quando vado a giornata da lui mi dà mezza paga, e senza vino, perchè siamo parenti. Piedipapera sghignazzava. – Lo fa per tuo bene [...]
[...] , per non farti ubbriacare, e per lasciarti più ricco quando creperà. Compare Piedipapera si divertiva a sparlare di questo e di quello, come [...]
[...] capitava; ma così di cuore, e senza malizia, che non c’era verso di pigliarsela in criminale. – Massaro Filippo è passato due volte dinanzi all’osteria [...]
[...] , diceva pure, e aspetta che la Santuzza gli faccia segno di andarla a raggiungere nella stalla, per dirsi insieme il santo rosario. Oppure al [...]
[...] intendere che la sposerà. Ma se la Vespa riesce a farsi rubare qualche cos’altra, potrai pulirti la bocca della speranza dell’eredità, e ci perdi i [...]
[...] soldi e il vino che non ti ha dato. Allora si misero a quistionare, perchè padron ’Ntoni sosteneva che lo zio Crocifisso alla fin fine era cristiano [...]
[...] , e non aveva dato ai cani il suo giudizio, per andare a sposare la figliuola di suo fratello. – Come c’entra il cristiano e il turco? ribatteva [...]
[...] fichidindia? rispose Piedipapera. – In mezzo ai fichidindia ci sono le viti, e se San Francesco ci manderà una buona pioggia, lo vedrete poi che mosto [...]
[...] ’Ntoni. Piedipapera non poteva soffrire quello sputasentenze di padron Cipolla, il quale perchè era ricco si credeva di saper tutto lui, e di dar a bere [...]
[...] le corbellerie a chi non aveva denari. – Chi la vuol cotta e chi la vuol cruda, conchiuse. Padron Cipolla aspetta l’acqua per la sua vigna, e [...]
[...] voi il ponente in poppa alla Provvidenza. Lo sapete il proverbio «Mare crespo, vento fresco». Stasera le stelle sono lucenti, e a mezzanotte [...]
[...] cambierà il vento; sentite la buffata? Sulla strada si udivano passare lentamente dei carri. – Notte e giorno c’è sempre gente che va attorno per il [...]
[...] mondo, osservò poi compare Cipolla. E adesso che non si vedeva più nè mare nè campagna, sembrava che non ci fosse al mondo altro che Trezza, e [...]
[...] , e il vento fresco non le darà più noia. Padron ’Ntoni non pensava ad altro che alla Provvidenza, e quando non parlava delle cose sue non diceva [...]
[...] nulla, e alla conversazione ci stava come un manico di scopa. – Voi dovreste andare a mettervi con quelli della spezieria, che discorrono del re e [...]
[...] figlio della Locca, che litiga collo speziale. Lo speziale teneva conversazione sull’uscio della bottega, al fresco, col vicario e qualchedun altro [...]
[...] . Come sapeva di lettera leggeva la gazzetta, e la faceva leggere agli altri, e ci aveva anche la Storia della Rivoluzione francese, che se la [...]
[...] teneva là, a portata di mano, sotto il mortaio di cristallo, perciò quistionavano tutto il giorno con don Giammaria, il vicario, per passare il tempo, e [...]
[...] Franco spingevasi sino ad accendere mezz’ora, ed anche un’ora di candela, a rischio di farsi sgridare dalla moglie, onde spiattellare le sue idee, e [...]
[...] poteva star sull’uscio, sotto il lampione, quando mastro Cirino l’accendeva, e qualche volta veniva don Michele, il brigadiere delle guardie doganali [...]
[...] ; e anche don Silvestro, il segretario comunale, tornando dalla vigna, si fermava un momento. Allora don Franco diceva, fregandosi le mani, che [...]
[...] pareva un piccolo Parlamento, e andava a piantarsi dietro il banco, pettinandosi colle dita la barbona, con un certo sorriso furbo che pareva si [...]
[...] volesse mangiare qualcuno a colezione, e alle volte si lasciava scappare sottovoce delle mezze parole dinanzi alla gente, rizzandosi sulle gambette, e si [...]
[...] vedeva che la sapeva più lunga degli altri, tanto che don Giammaria non poteva patirlo e ci si mangiava il fegato, e gli sputava in faccia [...]
[...] ; egli almeno non era arrabbiato come loro, e per questo, dicevano in paese, possedeva le più belle chiuse di Trezza, – dove era venuto senza [...]
[...] scarpe ai piedi – aggiungeva Piedipapera. Ei li aizzava l’un contro l’altro, e rideva a crepapancia con degli Ah! ah! ah! che sembrava una gallina [...]
[...] le uova delle sue galline; rispose padron ’Ntoni. E padron Cipolla disse di sì col capo. – «’Ntroi ’ntroi, ciascuno coi pari suoi», aggiunse [...]
[...] invece della penna. – Che ce la dareste voi vostra nipote Mena? disse alfine padron Cipolla volgendosi a padron ’Ntoni. – «Ognuno all’arte sua, e il [...]
[...] lupo alle pecore». Padron cipolla continuava a dir di sì col capo, tanto più che fra lui e padron ’Ntoni c’era stata qualche parola di maritar [...]
[...] la Mena con suo figlio Brasi, e se il negozio dei lupini andava bene, la Mena avrebbe avuto la sua dote in contante, e l’affare si sarebbe [...]
[...] conchiuso presto. – «La ragazza com’è educata, e la stoppa com’è filata», disse infine padron Malavoglia, e padron Cipolla confermò che tutti lo sapevano [...]
[...] in paese che la Longa aveva saputo educarla la figliuola, e ognuno che passava per la stradicciuola a quell’ora, udendo il colpettare del telaio di [...]
[...] Sant’Agata diceva che l’olio della candela non lo perdeva, comare Maruzza. La Longa, com’era tornata a casa, aveva acceso il lume, e s’era messa [...]
[...] coll’arcolaio sul ballatoio, a riempire certi cannelli che le servivano per l’ordito della settimana. – Comare Mena non si vede, ma si sente, e sta [...]
[...] al telaio notte e giorno, come Sant’Agata, dicevano le vicine. – Le ragazze devono avvezzarsi a quel modo, rispondeva Maruzza, invece di stare alla [...]
[...] strada c’era conversazione, si affacciò anch’essa sull’uscio, col grembiule gonfio delle fave che stava sgusciando, e se la pigliava coi topi che [...]
[...] le avevano bucherellato il sacco come un colabrodo, e pareva che l’avessero fatto apposta, come se ci avessero il giudizio dei cristiani; così il [...]
[...] acchiappare i topi, e andrebbero a scovarli in una cruna di ago. – Ai gatti non conveniva aprire l’uscio di notte, perchè una vecchia di Aci [...]
[...] Sant’Antonio l’avevano ammazzata così, che i ladri le avevano rubato il gatto tre giorni avanti, e poi glielo avevano riportato mezzo morto di fame a [...]
[...] miagolare dietro l’uscio; e la povera donna non sentendosi il cuore di lasciar la bestiola sulla strada a quell’ora, aveva aperto l’uscio, e così [...]
[...] s’era ficcati i ladri in casa. Al giorno d’oggi i mariuoli ne inventano di ogni specie per fare i loro tiri; e a Trezza si vedevano delle facce che [...]
[...] non si erano mai viste sugli scogli, col pretesto d’andare a pescare, e arruffavano la biancheria messa ad asciugare, se capitava. Alla povera [...]
[...] Anna, quando l’era morto il marito, e le aveva lasciato quella nidiata di figliuoli, che Rocco, il più grandicello, non le arrivava alle ginocchia [...]
[...] Zuppidda, la moglie di mastro Turi il calafato, la quale stava in fondo alla straduccia, e compariva sempre all’improvviso, per dire la sua come il [...]
[...] neppur lui, chè se si è buscato un soldo è andato subito a berlo all’osteria. La Zuppidda sapeva tutto quello che succedeva in paese e per questo [...]
[...] frullasse sui sassi. Ella diceva sempre la verità come il santo evangelio, questo era il suo vizio, e perciò la gente che non amava sentirsela cantare [...]
[...] quella sua Barbara che non aveva potuto maritare, tanto era superba e sgarbata, e con tutto ciò voleva dargli il figlio di Vittorio Emanuele [...]
[...] », e Vanni Pizzuto le portava in regalo i fichidindia rubati a massaro Filippo l’ortolano, e se li mangiavano insieme nella vigna, sotto il [...]
[...] mandorlo, li aveva visti lei. – E Peppi Naso, il beccaio, dopo che gli spuntò la gelosia di compare Mariano Cinghialenta, il carrettiere, andava a [...]
[...] dovrebbe piuttosto far la predica a sua sorella donna Rosolina, rispose la Zuppidda, e non lasciarle far la ragazzetta con don Silvestro, quando [...]
[...] passa, e con don Michele il brigadiere, che ci ha la rabbia del marito, con tutti quegli anni e quella carne che ci ha addosso, la poveraccia! – Alla [...]
[...] volontà di Dio! concluse la cugina Anna. Quando è morto mio marito, Rocco non era più alto di questa conocchia e le sue sorelline erano tutte [...]
[...] minori di lui. Forse che mi son perduta d’animo per questo? Ai guai ci si fa il callo, e poi ci aiutan a lavorare. Le mie figliuole faranno come ho [...]
[...] fatto io, e finchè ci saranno le pietre al lavatoio avremo di che vivere. Guardate la Nunziata, ora ella ha più giudizio di una vecchietta, e si aiuta [...]
[...] a tirar su quei piccini che pare li abbia fatti lei. – E dove è la Nunziata che non si vede ancora? domandò la Longa a un mucchio di monelli [...]
[...] . – L’ho vista che andava sulla sciara a fare due fasci di ginestre, e c’era pure vostro figlio Alessi che l’accompagnava, rispose la cugina Anna. I [...]
[...] bambini stettero a sentire, e poi si rimisero a pigolare tutti in una volta, e il più grandicello, appollaiato su di un gran sasso, rispose dopo un [...]
[...] pezzetto: – Non lo so dov’è. Le vicine avevano fatto come le lumache quando piove, e lungo la straduccia non si udiva che un continuo chiacchierio da [...]
[...] un uscio all’altro. Persino la finestra di compare Alfio Mosca, quello del carro dell’asino, era aperta, e ne usciva un gran fumo di ginestre. La [...]
[...] Mena aveva lasciato il telaio e s’era affacciata al ballatoio anch’essa. – Oh! Sant’Agata! esclamarono le vicine; e tutte le facevano festa [...]
[...] un fruscìo di frasche per la via, e arrivarono Alessi e la Nunziata, che non si vedevano sotto i fasci di ginestre, tanto erano piccini. – Oh! la [...]
[...] lavatoio, e poi non ci avevo legna per il focolare. La ragazzina accese il lume, e si mise lesta lesta ad apparecchiare ogni cosa per la cena [...]
[...] , mentre i suoi fratellini le andavano dietro per la stanzuccia, che pareva una chioccia coi suoi pulcini. Alessi s’era scaricato del suo fascio, e [...]
[...] stava a guardare dall’uscio, serio serio, e colle mani nelle tasche. – O Nunziata! le gridò Mena dal ballatoio; quando avrai messo la pentola a [...]
[...] bollire, vieni un po’ qua. Nunziata lasciò Alessi a custodire il focolare, e corse ad appollaiarsi sul ballatoio, accanto alla Sant’Agata, per godersi [...]
[...] , poveraccio! che non avete nessuno in casa che vi faccia trovare la minestra, alla sera, quando tornate stanchi. – Sì, è vero, e sa pure cucire e si [...]
[...] fa il bucato da sè, e si rattoppa le camicie – la Nunziata sapeva ogni cosa che faceva il vicino Alfio, e conosceva la sua casa come la pianta della [...]
[...] mano; – Adesso, diceva, va a prender la legna; ora sta governando il suo asino – e si vedeva il lume nel cortile, e sotto la tettoia. Sant’Agata [...]
[...] rideva, e la Nunziata diceva che per essere preciso come una donna a compare Alfio gli mancava soltanto la gonnella. – Così, conchiudeva Mena, quando [...]
[...] si mariterà, sua moglie andrà attorno col carro dell’asino, e lui resterà in casa ad allevare i figliuoli. Le mamme, in crocchio nella strada [...]
[...] chiusa, e se voleva maritarsi non prendeva uno il quale non possedeva altro che un carro da asino: «carro cataletto» dice il proverbio. Ella ha [...]
[...] ; e la Nunziata poi si sentiva il cuore gonfio dal disprezzo che gettavano su di compare Alfio, pel solo motivo che era povero, e non aveva [...]
[...] nessuno al mondo, e tutto a un tratto disse a Mena – Se fossi grande io me lo piglierei, se me lo dessero. La Mena stava per dire anche lei qualche cosa [...]
[...] andremo, se il negozio dei lupini va bene; l’ha detto il nonno. Poi ci pensò su, e soggiunse: – Compar Alfio ci suole andare anche lui, a vendere le [...]
[...] sue noci. E tacquero entrambe, pensando alla festa dei Morti, dove compar Alfio andava a vendere le sue noci. – Lo zio Crocifisso, con quell’aria [...]
[...] altro, che se la mettesse in tasca! Ella gli è sempre per casa, come il gatto, col pretesto di portargli i buoni bocconi, e il vecchio non dice di no [...]
[...] tasca! Ognuna diceva la sua dello zio Crocifisso, il quale piagnucolava sempre, e si lamentava come Cristo in mezzo ai ladroni, e intanto aveva [...]
[...] stomaco il debito delle quarant’onze dei lupini, e cambiò discorso, perchè le orecchie ci sentono anche al buio, e lo zio Crocifisso si udiva discorrere [...]
[...] . Don Silvestro rideva come una gallina, e quel modo di ridere faceva montare la mosca al naso allo speziale, il quale per altro di pazienza non [...]
[...] ne aveva mai avuta, e la lasciava agli asini e a quelli che non volevano fare la rivoluzione un’altra volta. – Già, voi non ne avete mai avuta [...]
[...] , perchè non sapreste dove metterla! gli gridava don Giammaria; e don Franco, ch’era piccino, ci si arrabbiava e accompagnava il prete con parolacce che [...]
[...] si sentivano da un capo all’altro della piazza, allo scuro. Campana di legno, duro come un sasso, si stringeva nelle spalle, e badava a ripetere [...]
[...] che a lui non gliene importava, e attendeva ai fatti suoi. – Come se non fossero fatti vostri quelli della Confraternità della Buona Morte, che [...]
[...] dello speziale, e vi lascia tenere la cassa della Confraternità per farvi ballare i sorci, che è una vera porcheria! Don Franco dalla sua bottega [...]
[...] della setta, si sapeva; e don Giammaria gli gridava dalla piazza: – I denari li trovereste, se si trattasse di scuole e di lampioni! Lo speziale stette [...]
[...] zitto, perchè si era affacciata sua moglie alla finestra; e lo zio Crocifisso, quando fu abbastanza lontano da non temere che l’udisse don [...]
[...] c’erano tanti lampioni, nè tante scuole; non si faceva bere l’asino per forza, e si stava meglio. – A scuola non ci siete stato voi; eppure i [...]
[...] vostri affari ve li sapete fare. – E il mio catechismo lo so, aggiunse lo zio Crocifisso per non restare in debito. Nel calore della disputa don [...]
[...] Giammaria aveva perso il battuto, sul quale avrebbe attraversato la piazza anche ad occhi chiusi, e stava per rompersi il collo, e lasciar scappare [...]
[...] . Don Giammaria andava tirandolo per la manica del giubbone per dire corna di questo e di quell’altro, in mezzo alla piazza, all’oscuro; del lumaio [...]
[...] che rubava l’olio, di don Silvestro che chiudeva un occhio, e del sindaco «Giufà», che si lasciava menare per il naso. Mastro Cirino, ora che era [...]
[...] impiegato del comune, faceva il sagrestano come Giuda, che suonava l’angelus quando non aveva nulla da fare, e il vino per la messa lo comperava di [...]
[...] , sebbene non si vedessero in faccia, e don Giammaria, come li passava a rassegna ad uno ad uno diceva: – Costui è un ladro – quello è un birbante [...]
[...] – quell’altro è un giacobino. – Lo sentite Piedipapera che sta discorrendo con padron Malavoglia e padron Cipolla? Un altro della setta, colui! un [...]
[...] arruffapopolo, con quella gamba storta! – E quando lo vedeva arrancare per la piazza faceva il giro lungo, e lo seguiva con gli occhi sospettosi, per [...]
[...] scavare cosa stesse macchinando con quell’andatura. – Quello là ha il piede del diavolo! borbottava. – Lo zio Crocifisso si stringeva nelle spalle, e [...]
[...] tornava a ripetere che egli era un galantuomo, e non voleva entrarci. – Padron Cipolla, un altro sciocco, un pallone di vento colui! che si [...]
[...] maledetti vapori che vanno e vengono, e battono l’acqua colle loro ruote. Cosa volete, i pesci si spaventano e non si fanno più vedere. Ecco cos’è. Il [...]
[...] figlio della Locca stava ad ascoltare a bocca aperta, e si grattava il capo. – Bravo! disse poi. Così pesci non se ne troverebbero più nemmeno a [...]
[...] Cipolla indispettito, io me ne lavo le mani, e non me ne importa un fico, giacchè ci ho le mie chiuse e le mie vigne che mi danno il pane. E [...]
[...] ragazzaccio allora se ne andò strillando e dandosi dei pugni nella testa, che tutti lo pigliavano per minchione perchè era figlio della Locca. E padron [...]
[...] campanile caddero lenti lenti dei rintocchi sonori. – Un’ora di notte! osservò padron Cipolla. Padron ’Ntoni si fece la croce e rispose: – Pace [...]
[...] ai vivi e riposo ai morti. – Don Giammaria ha i vermicelli fritti per la cena stasera; osservò Piedipapera fiutando verso le finestre della [...]
[...] lane; e compare Tino, che aveva tuttora l’acquolina in bocca, gli gridò dietro: – Eh! vermicelli fritti stasera, don Giammaria! – Lo sentite! anche [...]
[...] ! – e incontrandosi naso a naso con don Michele, il brigadiere delle guardie doganali, il quale andava attorno colla pistola sullo stomaco, e i calzoni [...]
[...] anche lui! diceva fra di sè don Giammaria picchiando all’uscio di casa. Tutti una manica di ladri! e continuò a borbottare, col picchiatoio in mano [...]
[...] , seguendo con occhio sospettoso i passi del brigadiere che si dileguavano nel buio, verso l’osteria, e rimuginando perchè andasse a guardarli [...]
[...] galantuomini dalla parte dell’osteria, chè ci aveva perso delle notti a stare in agguato dietro l’olmo lì vicino per scoprirlo; e soleva dire: – Ci va per [...]
[...] confabulare di nascosto con lo zio Santoro, il padre della Santuzza. Quelli che mangiano il pane del re devono tutti far gli sbirri, e sapere i [...]
[...] fatti di ognuno a Trezza e dapertutto, e lo zio Santoro, così cieco com’è, che sembra un pipistrello al sole, sulla porta dell’osteria, sa tutto quello [...]
[...] che succede in paese, e potrebbe chiamarci per nome ad uno ad uno soltanto a sentirci camminare. Ei non ci sente solo quando massaro Filippo va a [...]
[...] udendo suonare un’ora di notte era rientrata in casa lesta lesta, per stendere la tovaglia sul deschetto; le comari a poco a poco si erano diradate, e [...]
[...] come il paese stesso andava addormentandosi, si udiva il mare che russava lì vicino, in fondo alla straduccia e ogni tanto sbuffava, come uno che [...]
[...] si volti e rivolti pel letto. Soltanto laggiù all’osteria, dove si vedeva il lumicino rosso, continuava il baccano, e si udiva il vociare di Rocco [...]
[...] anche l’appetito. – Non ce l’avete il cuore contento voi? – Eh! ci vogliono tante cose per avere il cuore contento! Mena non rispose nulla, e dopo un [...]
[...] , ditelo a me, che ci giuocherò la camicia, e allora potrò pensarci a prender moglie... – Buona sera! rispose Mena. Le stelle ammiccavano più forte [...]
[...] , quasi s’accendessero, e i tre re scintillavano sui fariglioni colle braccia in croce, come Sant’Andrea. Il mare russava in fondo alla stradicciuola [...]
[...] , adagio adagio, e a lunghi intervalli si udiva il rumore di qualche carro che passava nel buio, sobbalzando sui sassi, e andava pel mondo il [...]
[...] quale è tanto grande che se uno potesse camminare e camminare sempre, giorno e notte, non arriverebbe mai, e c’era pure della gente che andava pel [...]
[...] mondo a quell’ora, e non sapeva nulla di compar Alfio, nè della Provvidenza che era in mare, nè della festa dei Morti; – così pensava Mena sul [...]
[...] più del dovere, e poi borbottò: – «Mare amaro!» Rocco Spatu si sgolava sulla porta dell’osteria davanti al lumicino. – «Chi ha il cuor contento [...]
[...] gatti del paese, e a scuotere le imposte. Il mare si udiva muggire attorno ai fariglioni che pareva ci fossero riuniti i buoi della fiera di [...]
[...] Sant’Alfio, e il giorno era apparso nero peggio dell’anima di Giuda. Insomma una brutta domenica di settembre, di quel settembre traditore che vi lascia [...]
[...] andare un colpo di mare fra capo e collo, come una schioppettata fra i fichidindia. Le barche del villaggio erano tirate sulla spiaggia, e bene [...]
[...] ammarrate alle grosse pietre sotto il lavatoio; perciò i monelli si divertivano a vociare e fischiare quando si vedeva passare in lontananza qualche vela [...]
[...] sbrindellata, in mezzo al vento e alla nebbia, che pareva ci avesse il diavolo in poppa; le donne invece si facevano la croce, quasi vedessero [...]
[...] cogli occhi la povera gente che vi era dentro. Maruzza la Longa non diceva nulla, com’era giusto, ma non poteva star ferma un momento, e andava [...]
[...] sempre di qua e di là, per la casa e pel cortile, che pareva una gallina quando sta per far l’uovo. Gli uomini erano all’osteria, e nella bottega di [...]
[...] che vi aveva in mare colla Provvidenza e suo figlio Bastianazzo per giunta, e il figlio della Locca, il quale non aveva nulla da perdere lui, e in [...]
[...] Pizzuto, diceva che non avrebbe dato due baiocchi di Bastianazzo e di Menico della Locca, colla Provvidenza e il carico dei lupini. – Adesso tutti [...]
[...] vogliono fare i negozianti, per arricchire! diceva stringendosi nelle spalle; e poi quando hanno perso la mula vanno cercando la cavezza. Nella [...]
[...] bettola di suor Mariangela la Santuzza c’era folla: quell’ubbriacone di Rocco Spatu, il quale vociava e sputava per dieci; compare Tino Piedipapera [...]
[...] , mastro Turi Zuppiddu, compare Mangiacarrubbe, don Michele il brigadiere delle guardie doganali, coi calzoni dentro gli stivali, e la pistola appesa [...]
[...] sul ventre, quasi dovesse andare a caccia di contrabbandieri con quel tempaccio, e compare Mariano Cinghialenta. Quell’elefante di mastro Turi [...]
[...] calafato, e allora compare Cinghialenta si metteva a gridare e bestemmiare, per far vedere che era uomo di fegato e carrettiere. Lo zio Santoro [...]
[...] , raggomitolato sotto quel po’ di tettoia, davanti all’uscio, aspettava colla mano stesa che passasse qualcheduno per chiedere la carità. – Tra tutte e due [...]
[...] , padre e figlia, disse compare Turi Zuppiddu, devono buscarne dei bei soldi, con una giornata come questa, e tanta gente che viene all’osteria [...]
[...] . – Bastianazzo Malavoglia sta peggio di lui, a quest’ora, rispose Piedipapera, e mastro Cirino ha un bel suonare la messa; ma i Malavoglia non ci [...]
[...] vanno oggi in chiesa; sono in collera con Domeneddio, per quel carico di lupini che ci hanno in mare. Il vento faceva volare le gonnelle e le foglie [...]
[...] secche, sicchè Vanni Pizzuto col rasoio in aria, teneva pel naso quelli a cui faceva la barba, per voltarsi a guardare chi passava, e si metteva il [...]
[...] pugno sul fianco, coi capelli arricciati e lustri come la seta; e lo speziale se ne stava sull’uscio della bottega, sotto quel cappellaccio che [...]
[...] forza; e rideva del sotterfugio, fra i peli della barbona, ammiccando alle ragazze che sgambettavano nelle pozzanghere. – Oggi, andava dicendo [...]
[...] , all’ultimo tocco di campana, aveva affidata l’osteria a suo padre, e se n’era andata in chiesa, tirandosi dietro gli avventori. Lo zio Santoro [...]
[...] , poveretto, era cieco, e non faceva peccato se non andava a messa; così non perdevano tempo all’osteria, e dall’uscio poteva tener d’occhio il banco [...]
[...] croce coll’acqua santa. – Una giornata da far peccati! La Zuppidda, lì vicino, abburattava avemarie, seduta sulle calcagna, e saettava [...]
[...] occhiataccie di qua e di là, che pareva ce l’avesse con tutto il paese, e a quelli che volevano sentirla ripeteva: – Comare la Longa non ci viene in chiesa [...]
[...] buone ci sono per questo. – Sì, come se ne sta pregando la Mangiacarrubbe, col naso dentro la mantellina, e Dio sa che peccatacci fa fare ai [...]
[...] giovanotti! La Santuzza scuoteva il capo, e diceva che mentre si è in chiesa non bisogna sparlare del prossimo. – «Chi fa l’oste deve far buon viso a tutti [...]
[...] », rispose la Zuppidda, e poi all’orecchio della Vespa: – La Santuzza non vorrebbe si dicesse che vende l’acqua per vino; ma farebbe meglio a non [...]
[...] tenere in peccato mortale massaro Filippo l’ortolano, che ha moglie e figliuoli. – Per me, rispose la Vespa, gliel’ho detto a don Giammaria, che non [...]
[...] in chiesa, colle scarpe verniciate, e quelli altri colla pancia grossa. Quello della pancia grossa era Brasi, il figlio di padron Cipolla, il quale [...]
[...] era il cucco delle mamme e delle ragazze, perchè possedeva vigne ed oliveti. – Va a vedere se la paranza è bene ammarrata; gli disse suo padre [...]
[...] facendosi la croce. Ciascuno non poteva a meno di pensare che quell’acqua e quel vento erano tutt’oro per i Cipolla; così vanno le cose di questo [...]
[...] bianchi e si strappavano i capelli, per quel carico di lupini che avevano preso a credenza dallo zio Crocifisso Campana di legno. – Volete che ve la [...]
[...] la roba e l’ingegno». Lo zio Crocifisso se ne stava ginocchioni a piè dell’altare dell’Addolorata, con tanto di rosario in mano, e intuonava le [...]
[...] strofette con una voce di naso che avrebbe toccato il cuore a satanasso in persona. Fra un’avemaria e l’altra si parlava del negozio dei lupini, e della [...]
[...] Provvidenza che era in mare, e della Longa che rimaneva con cinque figliuoli. – Al giorno d’oggi, disse padron Cipolla, stringendosi nelle spalle [...]
[...] , nessuno è contento del suo stato e vuol pigliare il cielo a pugni. – Il fatto è, conchiuse compare Zuppiddu, che sarà una brutta giornata pei [...]
[...] Malavoglia. – Per me, aggiunse Piedipapera, non vorrei trovarmi nella camicia di compare Bastianazzo. La sera scese triste e fredda; di tanto in [...]
[...] tanto soffiava un buffo di tramontana, e faceva piovere una spruzzatina d’acqua fina e cheta: una di quelle sere in cui, quando si ha la barca al [...]
[...] sicuro, colla pancia all’asciutto sulla sabbia, si gode a vedersi fumare la pentola dinanzi, col marmocchio fra le gambe, e sentire le ciabatte della [...]
[...] donna per la casa, dietro le spalle. I fannulloni preferivano godersi all’osteria quella domenica che prometteva di durare anche il lunedì, e fin [...]
[...] gli stipiti erano allegri della fiamma del focolare, tanto che lo zio Santoro, messo lì fuori colla mano stesa e il mento sui ginocchi, s’era [...]
[...] tirato un po’ in qua, per scaldarsi la schiena anche lui. – E’ sta meglio di compare Bastianazzo, a quest’ora! ripeteva Rocco Spatu, accendendo la pipa [...]
[...] sull’uscio. E senza pensarci altro mise mano al taschino, e si lasciò andare a fare due centesimi di limosina. – Tu ci perdi la tua limosina a [...]
[...] ridere della barzelletta, e poi stettero a guardare dall’uscio il mare nero come la sciara, senza dir altro. – Padron ’Ntoni è andato tutto il [...]
[...] giorno di qua e di là, come avesse il male della tarantola, e lo speziale gli domandava se faceva la cura del ferro, o andasse a spasso con quel [...]
[...] tempaccio, e gli diceva pure: – Bella Provvidenza, eh! padron ’Ntoni! Ma lo speziale è protestante ed ebreo, ognuno lo sapeva. il figlio della Locca [...]
[...] mandava colla paranza, e i Malavoglia invece gliela pagavano intiera; rispose il figlio della Locca senza capir nulla; e come gli altri sghignazzavano [...]
[...] di mare, e udendolo urlare a quel modo trasaliva e si grattava il capo senza dir nulla. La piccina piangeva, e quei poveretti, dimenticati sulla [...]
[...] un malaugurio; non sapeva che inventare per tranquillarla, e le cantava le canzonette colla voce tremola che sapeva di lagrime anche essa. Le [...]
[...] senza aver l’aria di nulla, e qualche amico di suo marito Bastianazzo, compar Cipolla, per esempio, o compare Mangiacarrubbe, passando dalla sciara [...]
[...] per dare un’occhiata verso il mare, e vedere di che umore si addormentasse il vecchio brontolone, andavano a domandare a comare la Longa di suo [...]
[...] marito, e stavano un tantino a farle compagnia, fumandole in silenzio la pipa sotto il naso, o parlando sottovoce fra di loro. La poveretta, sgomenta [...]
[...] da quelle attenzioni insolite, li guardava in faccia sbigottita, e si stringeva al petto la bimba, come se volessero rubargliela. Finalmente il più [...]
[...] duro o il più compassionevole la prese per un braccio e la condusse a casa. Ella si lasciava condurre, e badava a ripetere: – Oh! Vergine Maria! Oh [...]
[...] dinanzi all’osteria, tutti gli avventori si affacciarono sulla porta, in mezzo al gran fumo, e tacquero per vederla passare come fosse già una [...]
[...] ballatoio della sua casa c’era un gruppo di vicine che l’aspettavano, e cicalavano a voce bassa fra di loro. Come la videro da lontano, comare [...]
[...] Piedipapera e la cugina Anna le vennero incontro, colle mani sul ventre, senza dir nulla. Allora ella si cacciò le unghie nei capelli con uno strido [...]
[...] disperato e corse a rintanarsi in casa. – Che disgrazia! dicevano sulla via. E la barca era carica! Più di quarant’onze di lupini! IV Il [...]
[...] peggio era che i lupini li avevano presi a credenza, e lo zio Crocifisso non si contentava di «buone parole e mele fradicie», per questo lo chiamavano [...]
[...] Campana di legno, perchè non ci sentiva di quell’orecchio, quando lo volevano pagare con delle chiacchiere, e’ diceva che «alla credenza ci si [...]
[...] pensa». Egli era un buon diavolaccio, e viveva imprestando agli amici, non faceva altro mestiere, che per questo stava in piazza tutto il giorno [...]
[...] ne volevano, e se qualcheduno andava a chiedergli dodici tarì glieli prestava subito, col pegno, perchè «chi fa credenza senza pegno, perde [...]
[...] l’amico, la roba e l’ingegno» a patto di averli restituiti la domenica, d’argento e con le colonne, che ci era un carlino dippiù, com’era giusto, perchè [...]
[...] «coll’interesse non c’è amicizia». Comprava anche la pesca tutta in una volta, con ribasso, e quando il povero diavolo che l’aveva fatta aveva [...]
[...] , ed hanno un braccio lungo e l’altro corto, come San Francesco; e anticipava anche la spesa per la ciurma, se volevano, e prendeva soltanto il [...]
[...] denaro anticipato, e un rotolo di pane a testa, e mezzo quartuccio di vino, e non voleva altro, chè era cristiano e di quel che faceva in questo mondo [...]
[...] avrebbe dovuto dar conto a Dio. Insomma era la provvidenza per quelli che erano in angustie, e aveva anche inventato cento modi di render servigio [...]
[...] al prossimo, e senza essere uomo di mare aveva barche, e attrezzi, e ogni cosa, per quelli che non ne avevano, e li prestava, contentandosi di [...]
[...] prendere un terzo della pesca, più la parte della barca, che contava come un uomo della ciurma, e quella degli attrezzi, se volevano prestati [...]
[...] anche gli attrezzi, e finiva che la barca si mangiava tutto il guadagno, tanto che la chiamavano la barca del diavolo – e quando gli dicevano perchè non [...]
[...] ci andasse lui a rischiare la pelle come tutti gli altri, che si pappava il meglio della pesca senza pericolo, rispondeva: – Bravo! e se in mare [...]
[...] la camicia; ma poi voleva esser pagato, senza tanti cristi; ed era inutile stargli a contare ragioni, perchè era sordo, e per di più era scarso di [...]
[...] cervello, e non sapeva dir altro che «Quel che è di patto non è d’inganno», oppure «Al giorno che promise si conosce il buon pagatore». Ora i [...]
[...] suoi nemici gli ridevano sotto il naso, a motivo di quei lupini che se l’era mangiati il diavolo; e gli toccava anche recitare il deprofundis per [...]
[...] chiesetta scintillavano, e il mare era liscio e lucente, talchè non pareva più quello che gli aveva rubato il marito alla Longa; perciò i confratelli [...]
[...] avevano fretta di spicciarsi, e di andarsene ognuno pei propri affari, ora che il tempo s’era rimesso al buono. Stavolta i Malavoglia erano là [...]
[...] , seduti sulle calcagna, davanti al cataletto, e lavavano il pavimento dal gran piangere, come se il morto fosse davvero fra quelle quattro tavole, coi [...]
[...] come l’ostia consacrata, e quelle cinquecento lire ei l’appendeva ai piedi di Gesù crocifisso; ma santo diavolone! padron ’Ntoni sarebbe andato in [...]
[...] galera! La legge c’era anche a Trezza! Intanto don Giammaria buttava in fretta quattro colpi d’aspersorio sul cataletto, e mastro Cirino [...]
[...] cappuccio, e lo zio Crocifisso andò a dare una presa di tabacco bacco a padron ’Ntoni, per fargli animo, che infine quando uno è galantuomo lascia [...]
[...] buon nome e si guadagna il paradiso, – questo aveva detto a coloro che gli domandavano dei suoi lupini: – Coi Malavoglia sto tranquillo perchè son [...]
[...] galantuomini e non vorranno lasciar compare Bastianazzo a casa del diavolo; padron ’Ntoni poteva vedere coi suoi propri occhi se si erano fatte le [...]
[...] cose senza risparmio, in onore del morto; e tanto costava la messa, tanto i ceri, e tanto il mortorio – ei faceva il conto sulle grosse dita [...]
[...] ficcate nei guanti di cotone, e i ragazzi guardavano a bocca aperta tutte quelle cose che costavano caro, ed erano lì pel babbo: il cataletto, i ceri, i [...]
[...] fiori di carta; e la bambina, vedendo la luminaria, e udendo suonar l’organo, si mise a galloriare. La casa del nespolo era piena di gente; e il [...]
[...] e le mani nelle tasche, scrollava il capo e diceva: – Povera comare Maruzza! ora cominciano i guai per la sua casa! Gli amici portavano qualche [...]
[...] cosa, com’è l’uso, pasta, ova, vino, e ogni ben di Dio, che ci avrebbe voluto il cuor contento per mangiarsi tutto, e perfino compar Alfio Mosca [...]
[...] . Almeno non avrei fatto danno a nessuno, e nessuno avrebbe pianto. La Mena, appoggiata alla porta della cucina, colla faccia nel grembiule, si [...]
[...] sentiva il cuore che gli sbatteva e gli voleva scappare dal petto, come quelle povere bestie che teneva in mano. La dote di Sant’Agata se n’era andata [...]
[...] colla Provvidenza, e quelli che erano a visita nella casa del nespolo, pensavano che lo zio Crocifisso ci avrebbe messo le unghie addosso. Alcuni se [...]
[...] ne stavano appollaiati sulle scranne, e ripartivano senza aver aperto bocca, da veri baccalà che erano; ma chi sapeva dir quattro parole, cercava di [...]
[...] tenere uno scampolo di conversazione, per scacciare la malinconia, e distrarre un po’ quei poveri Malavoglia i quali piangevano da due giorni [...]
[...] ci aveva ancora delle acciughe da vendere; lui a buon conto se n’era riserbati un centinaio di barili; e parlavano pure di compare Bastianazzo [...]
[...] , buon’anima, che nessuno se lo sarebbe aspettato, un uomo nel fiore dell’età, e che crepava di salute, poveretto! C’era pure il sindaco, mastro Croce [...]
[...] Callà «Baco da seta» detto anche Giufà, col segretario don Silvestro, e se ne stava col naso in aria, talchè la gente diceva che stava a fiutare il [...]
[...] vento per sapere da che parte voltarsi, e guardava ora questo ed ora quello che parlava, come se cercasse la foglia davvero, e volesse mangiarsi le [...]
[...] parole, e quando vedeva ridere il segretario, rideva anche lui. Don Silvestro per far ridere un po’ tirò il discorso sulla tassa di [...]
[...] successione di compar Bastianazzo, e ci ficcò così una barzelletta che aveva raccolta dal suo avvocato, e gli era piaciuta tanto, quando gliel’avevano [...]
[...] di Vittorio Emanuele, giacchè dovete dar la sua parte anche a lui! E tutti si tenevano la pancia dalle risate, chè il proverbio dice «Nè visita di [...]
[...] morto senza riso, nè sposalizio senza pianto». La moglie dello speziale torceva il muso a quegli schiamazzi, e stava coi guanti sulla pancia, e la [...]
[...] faccia lunga, come si usa in città per quelle circostanze, che solo a guardarla la gente ammutoliva, quasi ci fosse il morto lì davanti, e per [...]
[...] questo la chiamavano la Signora. Don Silvestro faceva il gallo colle donne, e si muoveva ogni momento col pretesto di offrire le scranne ai nuovi [...]
[...] se avesse mangiato dei limoni, e glielo diceva in faccia a don Silvestro, quasi ei fosse quello delle tasse. – Ella lo sapeva benissimo quello che [...]
[...] volevano certi mangiacarte che non avevano calze sotto gli stivali inverniciati, e cercavano di ficcarsi in casa della gente per papparsi la dote e [...]
[...] mamma e la figliuola non si darebbero più l’anima al diavolo. – È una vera porcheria! esclamava donna Rosolina, la sorella del curato, rossa come un [...]
[...] tacchino, e facendosi vento col fazzoletto; e se la prendeva con Garibaldi che metteva le tasse, e al giorno d’oggi non si poteva più vivere, e [...]
[...] donna bisognava che avesse il giudizio nelle mani, come s’intendeva lei; e non fosse di quelle fraschette che pensano a lisciarsi e nient’altro [...]
[...] , «coi capelli lunghi e il cervello corto», chè allora un povero marito se ne va sott’acqua come compare Bastianazzo, buon’anima. – Beato lui [...]
[...] ! sospirava la Santuzza, è morto in un giorno segnalato, la vigilia dei Dolori di Maria Vergine, e prega lassù per noi peccatori, fra gli angeli e i santi [...]
[...] del paradiso. «A chi vuol bene Dio manda pene». Egli era un bravo uomo, di quelli che badano ai fatti loro, e non a dir male di questo e di quello [...]
[...] , e peccare contro il prossimo, come tanti ce ne sono. Maruzza allora, seduta ai piedi del letto, pallida e disfatta come un cencio messo al bucato [...]
[...] , che pareva la Madonna Addolorata, si metteva a piangere più forte, col viso nel guanciale, e padron ’Ntoni, piegato in due, più vecchio di [...]
[...] cent’anni, la guardava, e la guardava, scrollando il capo, e non sapeva che dire, per quella grossa spina di Bastianazzo che ci aveva in cuore, come [...]
[...] , e’ s’ha ad essere così. «Chi non sa l’arte chiuda bottega, e chi non sa nuotare che si anneghi». La Zuppidda ne aveva le tasche piene di quel [...]
[...] pareva avesse paura di sporcarsi le mani, e stava col naso arricciato, come se tutte le altre puzzassero peggio delle sardelle, mentre chi puzzava [...]
[...] davvero era la Santuzza, di vino e di tante altre porcherie, con tutto l’abitino color pulce che aveva indosso, e la medaglia di Figlia di Maria [...]
[...] sul petto prepotente, che non voleva starci. Già se la intendevano fra di loro perchè l’arte è parentela, e facevano denari allo stesso modo [...]
[...] , gabbando il prossimo, e vendendo l’acqua sporca a peso d’oro, e se ne infischiavano delle tasse coloro! – Metteranno pure la tassa sul sale! aggiunse [...]
[...] compare Mangiacarrubbe. L’ha detto lo speziale che è stampato nel giornale. Allora di acciughe salate non se ne faranno più, e le barche potremo [...]
[...] bruciarle nel focolare. Mastro Turi il calafato stava per levare il pugno e incominciare: – Benedetto Dio! –; ma guardò sua moglie e si tacque [...]
[...] mangiandosi fra i denti quel che voleva dire. – Colla malannata che si prepara, aggiunse padron Cipolla, che non pioveva da Santa Chiara, e se non fosse [...]
[...] ha pochi e chi ne ha assai», e quelli che stavano fuori nel cortile guardavano il cielo, perchè un’altra pioggerella ci sarebbe voluta come il [...]
[...] tira tutta la pioggia, e se la porta via. – Compare Mangiacarrubbe allora, e Tino Piedipapera rimasero a bocca aperta, perchè giusto sulla strada [...]
[...] di Trezza c’erano i pali del telegrafo; ma siccome don Silvestro cominciava a ridere, e a fare ah! ah! ah! come una gallina, padron Cipolla si alzò [...]
[...] dal muricciuolo infuriato, e se la prese con gli ignoranti, che avevano le orecchie lunghe come gli asini. – Che non lo sapevano che il telegrafo [...]
[...] portava le notizie da un luogo all’altro; questo succedeva perchè dentro il filo ci era un certo succo come nel tralcio della vite, e allo stesso [...]
[...] modo si tirava la pioggia dalle nuvole, e se la portava lontano, dove ce n’era più di bisogno; potevano andare a domandarlo allo speziale che [...]
[...] l’aveva detta; e per questo ci avevano messa la legge che chi rompe il filo del telegrafo va in prigione. Allora anche don Silvestro non seppe più che [...]
[...] dire, e si mise la lingua in tasca. – Santi del Paradiso! si avrebbero a tagliarli tutti quei pali del telegrafo, e buttarli nel fuoco! incominciò [...]
[...] compare Zuppiddo, ma nessuno gli dava retta, e guardavano nell’orto, per mutar discorso. – Un bel pezzo di terra! diceva compare Mangiacarrubbe [...]
[...] Bastianazzo, e ’Ntoni soldato, e Mena da maritare, e tutti quei mangiapane pei piedi, era una casa che faceva acqua da tutte le parti. Infine [...]
[...] cosa poteva valere la casa? Ognuno allungava il collo sul muro dell’orto, e ci dava una occhiata, per stimarla così a colpo. Don Silvestro sapeva [...]
[...] è tutt’oro quello che luccica, andava dicendo; e mostrava ad ognuno il pezzo da cinque lire nuovo. Ei sapeva che sulla casa c’era un censo di [...]
[...] cinque tarì all’anno. Allora si misero a fare il conto sulle dita di quel che avrebbe potuto vendersi la casa, coll’orto, e tutto. – Nè la casa nè la [...]
[...] barca si possono vendere perchè ci è su la dote di Maruzza, diceva qualchedun altro, e la gente si scaldava tanto che potevano udirli dalla camera [...]
[...] scambiato qualche parola con padron ’Ntoni per maritare Mena con suo figlio Brasi, scrollava il capo e non diceva altro. – Allora, aggiunse [...]
[...] era venuto anche lui, per politica, e stava zitto, in un cantuccio, a veder quello che dicevano, colla bocca aperta e il naso in aria, che sembrava [...]
[...] stesse contando quante tegole e quanti travicelli c’erano sul tetto, e volesse stimare la casa. I più curiosi allungavano il collo dall’uscio, e [...]
[...] si ammiccavano l’un l’altro per mostrarselo a vicenda. – E’ pare l’usciere che fa il pignoramento! sghignazzavano. Le comari che sapevano delle [...]
[...] chiacchiere fra padron ’Ntoni e compare cipolla, dicevano che adesso bisognava farle passare la doglia, a comare Maruzza, e conchiudere quel matrimonio [...]
[...] della Mena. Ma la Longa in quel momento ci aveva altro pel capo, poveretta. Padron cipolla voltò le spalle freddo freddo, senza dir nulla; e dopo [...]
[...] non ne sa nulla. A quelle parole, prima Maruzza, e poi tutti gli altri tornarono a piangere di nuovo, e i ragazzi, vedendo piangere i grandi, si [...]
[...] misero a piangere anche loro, sebbene il babbo fosse morto da tre giorni. Il vecchio andava di qua e di là, senza sapere che facesse; Maruzza invece [...]
[...] non si muoveva dai piedi del letto, quasi non avesse più nulla da fare. Quando diceva qualche parola, ripeteva sempre, cogli occhi fissi, e [...]
[...] Crocifisso, e non si deve dire di noi che «il galantuomo come impoverisce diventa birbante». E il pensiero dei lupini gli ficcava più dentro nel cuore la [...]
[...] spina di Bastianazzo. Il nespolo lasciava cadere le foglie vizze, e il vento le spingeva di qua e di là pel cortile. – Egli è andato perchè ce [...]
[...] l’ho mandato io, ripeteva padron ’Ntoni, come il vento porta quelle foglie di qua e di là, e se gli avessi detto di buttarsi dal fariglione con una [...]
[...] pietra al collo, l’avrebbe fatto senza dir nulla. Almeno è morto che la casa e il nespolo sino all’ultima foglia erano ancora suoi; ed io che son [...]
[...] vecchio sono ancora qua. «Uomo povero ha i giorni lunghi». Maruzza non diceva nulla, ma nella testa ci aveva un pensiero fisso, che la martellava, e [...]
[...] le rosicava il cuore, di sapere cos’era successo in quella notte, che l’aveva sempre dinanzi agli occhi, e se li chiudeva le sembrava di vedere [...]
[...] ancora la Provvidenza, là verso il capo dei Mulini, dove il mare era liscio e turchino, e seminato di barche, che sembravano tanti gabbiani al sole, e [...]
[...] si potevano contare ad una ad una, quella dello zio crocifisso, l’altra di compare Barabba, la Concetta dello zio Cola, e la paranza di padron [...]
[...] Fortunato, che stringevano il cuore; e si udiva mastro Turi Zuppiddo il quale cantava a squarciagola, con quei suoi polmoni di bue, mentre [...]
[...] picchiava colla malabestia, e l’odore del catrame che veniva dal greto, e la tela che batteva la cugina Anna sulle pietre del lavatoio, e si udiva pure [...]
[...] Mena a piangere cheta cheta in cucina. – Poveretta! mormorava il nonno, anche a te è crollata la casa sul capo, e compare Fortunato se ne è andato [...]
[...] freddo freddo, senza dir nulla. E andava toccando ad uno ad uno gli arnesi che erano in mucchio in un cantuccio, colle mani tremanti, come fanno i [...]
[...] vecchi; e vedendo Luca lì davanti, che gli avevano messo il giubbone del babbo, e gli arrivava alle calcagna, gli diceva: – Questo ti terrà caldo [...]
[...] sentire la Locca che si era appollaiata sul ballatoio, dietro l’uscio, e strillava dalla mattina, con quella voce fessa di pazza, e pretendeva che [...]
[...] le restituissero loro il suo figliuolo, e non voleva sentir ragione. – Fa così perchè ha fame, disse infine la cugina Anna; adesso lo zio Crocifisso [...]
[...] ce l’ha con tutti loro per quell’affare dei lupini, e non vuol darle più nulla. Ora vo a portarle qualche cosa, e allora se ne andrà. La [...]
[...] cugina Anna, poveretta, aveva lasciato la sua tela e le sue ragazze per venire a dare una mano a comare Maruzza, la quale era come se fosse malata, e [...]
[...] se l’avessero lasciata sola non avrebbe pensato più ad accendere il fuoco, e a mettere la pentola, che sarebbero tutti morti di fame. «I vicini [...]
[...] anche lei, e Alessi, col viso sudicio dal gran piangere che aveva fatto vedendo piangere la mamma, teneva a bada i piccini, perchè non le stessero [...]
[...] ; e la tua dote ce l’hai nelle mani, quando sarai grande. V La Mena non sapeva nulla che volessero maritarla con Brasi di padron Cipolla [...]
[...] per far passare la doglia alla mamma, e il primo che glielo disse, qualche tempo dopo, fu compare Alfio Mosca, dinanzi al rastrello dell’orto, che [...]
[...] tornava allora da Aci-Castello col suo carro tirato dall’asino. Mena rispondeva: – Non è vero, non è vero – ma si confondeva, e mentre egli andava [...]
[...] spiegando il come e il quando l’aveva sentito dire dalla Vespa, in casa dello zio Crocifisso, tutt’a un tratto si fece rossa rossa. Anche compare [...]
[...] Mosca aveva un’aria stralunata, e vedendo in quel modo la ragazza, con quel fazzoletto nero che ci aveva al collo, se la prendeva coi bottoni del [...]
[...] farsetto, si dondolava ora su di un piede ed ora su di un altro, e avrebbe pagato qualche cosa per andarsene. – Sentite, io non ci ho colpa, l’ho [...]
[...] fece quel servizio che sapete col carico dei lupini. La Mena teneva in mano il nottolino del rastrello, ma non si risolveva ad aprire. – E poi, se non [...]
[...] è vero, perchè vi fate rossa? Ella non lo sapeva, in coscienza, e girava e rigirava il nottolino. Quel cristiano lo conosceva soltanto di vista, e [...]
[...] pel più grosso partito del paese, e le ragazze se lo mangiavano cogli occhi. La Mena stava ad ascoltare con tanto d’occhi anche lei, e [...]
[...] all’improvviso lo piantò con un bel saluto, e se ne entrò nell’orto. Alfio, tutto infuriato, corse a lagnarsi colla Vespa che gli dava a bere di tali bugie [...]
[...] Crocifisso. Io non voglio dannarmi l’anima per coloro! L’ho sentito dire con queste orecchie. Ho sentito pure che la Provvidenza è dotale, e che sulla [...]
[...] Vespa dondolandosi appoggiata allo stipite, colle mani dietro la schiena, e intanto lo guardava cogli occhi ladri. – Voi altri uomini siete tutti [...]
[...] di una pasta, e non c’è da fidarsi. Lo zio Crocifisso alle volte non ci sentiva, e invece di abboccar l’esca seguitò a saltar di palo in frasca, e a [...]
[...] le cose da oggi a domani! – E tu che fretta hai? – Pur troppo. Voi ci avete tempo, voi; ma se credete che gli altri vogliano far venire gli anni [...]
[...] di San Giuseppe per maritarsi!... – L’annata è scarsa, diceva Campana di legno, e non è tempo di pensare a queste cose. La Vespa allora si [...]
[...] appuntellò le mani sui fianchi, e sfoderò la lingua come un pungiglione. – Ora sentite, che questa voglio dirvela! Alla fin fine la mia roba ce l’ho, e [...]
[...] grazie a Dio non sono in istato di dover mendicare un marito. O che credete? E se non fosse che mi avevate messo quella pulce nell’orecchio, col- le [...]
[...] vostre lusinghe, ne avrei trovato cento di mariti, e Vanni Pizzuto, e Alfio Mosca, e il cugino Cola, che mi stava cucito alla gonnella, prima di [...]
[...] andar soldato, e non mi lasciava legare una calza. Tutti che friggevano d’impazienza, e non mi avrebbero menato tanto tempo pel naso, da Pasqua a [...]
[...] Natale, come avete fatto voi! Lo zio Crocifisso stavolta si mise la mano dietro l’orecchio, per sentirci, e cominciò a lisciarla con buone parole [...]
[...] . – Sì, lo so che sei una ragazza di giudizio, per questo ti voglio bene, e non sono come quelli che ti corrono dietro per acchiapparti la chiusa [...]
[...] sapreste quel che dovete fare, e lo vedreste che non ci ho altro per il capo. Ella gli voltava le spalle corrucciata, e senza avvedersene andava [...]
[...] , e ci sarebbe rimasta, se suo fratello, buon’anima, non avesse pensato a maritarsi e a mettere al mondo la Vespa; e perciò ei l’aveva tenuta come [...]
[...] la pupilla degli occhi suoi, e pensava sempre al suo bene. – Senti, le disse, ho pensato di darti il debito dei Malavoglia, in cambio della chiusa [...]
[...] che sono quarant’onze, e colle spese e i frutti potrebbero arrivare a cinquanta, e c’è da papparsi la casa del nespolo, che per te ti giova meglio [...]
[...] della chiusa. – La casa del nespolo tenetevela voi! saltò su la Vespa. Io mi tengo la mia chiusa, e so io cosa devo farne! Allora lo zio [...]
[...] Crocifisso montò in bestia anche lui, e le disse che lo sapeva cosa voleva farne, che voleva farsela mangiare da quel pezzente di Alfio Mosca, il quale [...]
[...] le faceva l’occhio di triglia per amor della chiusa, e non voleva vederselo più per la casa e nel cortile, che alla fin fine ci aveva sangue nelle [...]
[...] bestia! e voleva pagar cinque lire per fargli rompere le ossa ad Alfio Mosca. Ma lui non lo faceva perchè era un cristiano col timore di Dio, e al [...]
[...] aveva un bel passare e ripassare davanti la casa dei Malavoglia, che perfino la gente si metteva a ridere, e diceva che ei faceva il viaggio alla [...]
[...] casa del nespolo come quelli che hanno fatto il voto alla Madonna dell’Ognina. I Malavoglia lo pagavano a furia di sberrettate; e i ragazzi, appena [...]
[...] lupini, e i Morti eran lì che venivano, mentre padron ’Ntoni pensava a maritare la nipote. Egli andava a sfogarsi con Piedipapera, il quale [...]
[...] l’aveva messo in quell’imbroglio, diceva agli altri; però gli altri dicevano che ci andava per fare l’occhiolino alla casa del nespolo, e la Locca che [...]
[...] gironzava sempre da quelle parti, perchè le avevano detto che il suo Menico era andato nella barca dei Malavoglia, e credeva che dovesse [...]
[...] trovarlo ancora là, appena vedeva suo fratello Crocifisso, levava le strida al pari di un uccellaccio di malaugurio, e gli smuoveva la bile anche lei [...]
[...] ; sapeva soltanto che il sangue suo era nelle mani di Dio. E i ragazzi dei Malavoglia non osavano giocare sul ballatoio quando egli passava davanti alla [...]
[...] porta di Piedipapera. E se incontrava Alfio Mosca, col carro dell’asino, che gli faceva di berretto anche lui, colla faccia tosta, si sentiva [...]
[...] sa far altro che andare attorno col carro dell’asino, e non possiede altro. Un morto di fame! Un birbante che le dà ad intendere d’essere innamorato [...]
[...] del suo grugno di porco, a quella brutta strega di mia nipote, per amor della roba. E quando non aveva altro da fare andava a piantarsi davanti [...]
[...] all’osteria della Santuzza, accanto allo zio Santoro, che sembrava un altro poverello come lui, e non ci andava per spendere un soldo di vino, ma si [...]
[...] metteva a guaiolare come lo zio Santoro, tale quale come se chiedesse la limosina anch’esso; e gli diceva: – Sentite, compare Santoro, se vedete da [...]
[...] di loro; – e lo zio Santoro, col rosario in mano e gli occhi spenti, gli diceva di sì, che non dubitasse, che era lì per questo, e non passava [...]
[...] Campana di legno? Già un soldo, che è un soldo, non lo spende all’osteria, e sta davanti all’uscio per niente. Però Alfio Mosca non ci pensava [...]
[...] nemmeno alla Vespa, e se ci aveva qualcheduna per la testa, era piuttosto comare Mena di padron ’Ntoni, che la vedeva ogni giorno nel cortile o sul [...]
[...] ballatoio, o allorchè andava a governare le bestie nel pollaio, e se udiva chiocchiare le due galline che le aveva regalato si sentiva una certa cosa [...]
[...] dentro di sè, e gli sembrava che ci stesse lui in persona nel cortile del nespolo, e se non fosse stato un povero carrettiere dal carro dell’asino [...]
[...] , avrebbe voluto chiedere in moglie la Sant’Agata, e portarsela via nel carro dell’asino. Come pensava a tutto ciò si sentiva in testa tante cose [...]
[...] da dirle, e quando poi la vedeva non sapeva come muover la lingua, e guardava il tempo che faceva, e le parlava del carico di vino che aveva preso [...]
[...] per la Santuzza, e dell’asino che portava quattro quintali meglio di un mulo, povera bestia. Mena l’accarezzava colla mano, la povera bestia, ed [...]
[...] Alfio sorrideva come se gliele facessero a lui quelle carezze. – Ah! se il mio asino fosse vostro, comare Mena! – Mena crollava il capo e il seno le [...]
[...] partire, e rimaneva a chiacchierare della bella cosa che era il fare l’oste, un mestiere col quale si ha sempre il suo guadagno, e se aumenta il prezzo [...]
[...] del mosto basta crescere l’acqua nei barili. – Lo zio Santoro si è fatto ricco in tal modo, ed ora chiede l’elemosina per passatempo. – E voi ci [...]
[...] . Questa povera bestia se lo guadagna il pane. Quando ci avrò messi da parte un po’ di soldi comprerò un mulo, e potrò tirarmi su a fare il [...]
[...] carrettiere davvero, come compare Cinghialenta. La ragazza era tutta intenta a quello che diceva compare Alfio, e intanto l’ulivo grigio stormiva come se [...]
[...] piovesse, e seminava la strada di foglioline secche accartocciate. – Ecco che se ne viene l’inverno, e tutto ciò non si potrà fare prima dell’estate [...]
[...] correvano i pensieri nella sua testa, e gli disse: – Sapete, compare Alfio, di quella storia del figlio di padron Fortunato Cipolla non ce n’è nulla [...]
[...] ’Ntoni da soldato, col nonno e tutti gli altri, ci aiuteremo per pagare il debito. La mamma ha preso della tela da tessere per la Signora. – Bel [...]
[...] Mena, vien gente! e scappò dentro. Alfio frustò l’asino, e se ne voleva andare anche lui. – Oh, compare Alfio, che fretta avete? gli disse la Zuppidda [...]
[...] nei barili. – Aceto da fare l’insalata! rispose la Zuppidda, un vero veleno; così si è fatta ricca la Santuzza, e onde gabbare il mondo si è messa [...]
[...] Mena non sapeva nulla. – Hanno portato adesso la notizia, e padron ’Ntoni è corso verso il Rotolo, per vederla che stanno rimorchiandola verso il [...]
[...] paese, e pareva che ci avesse le gambe nuove, il vecchio. Adesso colla Provvidenza i Malavoglia potranno tirarsi su un’altra volta, e la Mena sarà di [...]
[...] nuovo un bel partito. Alfio non rispose, perchè la Zuppidda lo guardava fiso, co’ suoi occhietti gialli, e disse che aveva fretta di andare a [...]
[...] gli scogli, e la schiena in aria. In un momento era corso sulla riva tutto il paese, uomini e donne, e padron ’Ntoni, mischiato nella folla, guardava [...]
[...] di nessuno, e il poveretto si sentiva quel calcio nello stomaco. – Bella provvidenza che avete! gli diceva don Franco, il quale era venuto in maniche [...]
[...] di camicia, e col cappellaccio in testa, a dare un’occhiata anche lui, fumando la sua pipa. – Questa ora è buona da ardere, conchiuse padron [...]
[...] Fortunato Cipolla; e compare Mangiacarrubbe, il quale era pratico del mestiere, disse pure che la barca aveva dovuto sommergersi tutt’a un tratto, e [...]
[...] senza che chi c’era dentro avesse avuto tempo di dire «Cristo aiutami!» perchè il mare aveva scopato vele, antenne, remi e ogni cosa; e non aveva [...]
[...] sulla sponda, e qui sotto c’erano i lupini. Ma di lupini non ne rimaneva uno solo, chè il mare aveva tutto lavato e ripulito. Per questo Maruzza [...]
[...] non si era mossa di casa, e non voleva più vedere la Provvidenza finchè ci aveva gli occhi aperti. – La pancia è buona, e se ne può ancora fare [...]
[...] qualche cosa, sentenziò alfine mastro Zuppiddu il calafato, e dava anche lui dei calci coi suoi piedacci nella Provvidenza. Con quattro lapazze ve la [...]
[...] per la pesca di scoglio, e per la buona stagione potrà servire ancora. Padron Cipolla, compare Mangiacarrubbe, e compare Cola stavano ad ascoltare [...]
[...] Crocifisso ch’era lì anche lui a vedere, colle mani dietro la schiena. Siamo cristiani, e bisogna godere del bene altrui; il proverbio dice: «Augura bene [...]
[...] anche loro. – Quando avremo rattoppata per bene la Provvidenza, diceva Alessi, sarà come la Concetta dello zio Cola; – e si davano un gran da [...]
[...] fare e sbuffavano e si affannavano a tirare e a spingere anche loro la barca davanti alla porta di mastro Zuppiddo il calafato, dove c’erano i sassi [...]
[...] grossi per tener su le barche, e il ramaiuolo pel catrame, e una catasta di coste e di fasciame appoggiate al muro. Alessi era sempre accapigliato [...]
[...] coi ragazzi che avrebbero voluto montare nella barca, e aiutare a soffiare nel fuoco sotto la caldaia della pece anche loro, e quando le buscava [...]
[...] minacciava piagnucolando: – Ora che viene mio fratello ’Ntoni da soldato!... Infatti ’Ntoni s’era fatto mandare le carte, e aveva ottenuto il suo [...]
[...] sua disgrazia laggiù dove si trovava, e avrebbe voluto non far più niente, quando gli recarono la notizia del babbo, se non fosse stato per quei cani [...]
[...] Provvidenza, e non ci sarà più bisogno di nessuno. – Questo è proprio un Malavoglia nato sputato! osservava padron ’Ntoni gongolante. Tutto suo [...]
[...] padre Bastianazzo, che aveva un cuore grande come il mare, e buono come la misericordia di Dio. Una sera, dopo che tornarono le barche dal mare [...]
[...] , padron ’Ntoni arrivò in casa trafelato, e disse: – C’è qui la lettera; me l’ha data or ora compare Cirino, mentre andavo a portare le nasse in casa dei [...]
[...] Pappafave. – La Longa si fece bianca come un fazzoletto, dalla contentezza, e corsero tutti in cucina a veder la lettera. ’Ntoni arrivò col [...]
[...] berretto sull’orecchio, e la camicia colle stelle, che la mamma non sapeva saziarsi di toccargliela, e gli andava dietro in mezzo a tutti i parenti e gli [...]
[...] amici, mentre tornavano dalla stazione; in un momento la casa e il cortile si riempirono di gente, come quando era morto Bastianazzo, tempo [...]
[...] davanti alla casa dei Malavoglia, seduta contro il muro, ad aspettare Menico, e voltava il capo di qua e di là per la straduccia, ad ogni passo che [...]
[...] sentiva. VI ’Ntoni era arrivato in giorno di festa, e andava di porta in porta a salutare i vicini e i conoscenti, sicchè tutti stavano a [...]
[...] guardarlo dove passava; gli amici gli facevano codazzo, e le ragazze si affacciavano dalle finestre; ma la sola che non si vedesse era Sara di comare [...]
[...] come un maiale. Si è maritata che non era compiuto il mese dacchè a Menico Trinca gli era morta la prima moglie, e il letto era ancora caldo, Dio [...]
[...] liberi! – Uno che è vedovo è come uno che vada soldato, aggiunse la Zuppidda. «Amore di soldato poco dura, a tocco di tamburo addio signora». E poi [...]
[...] . Ma era passato del tempo anche per cotesto, e si suol dire «lontan dagli occhi, lontano dal cuore». ’Ntoni ora portava il berretto sull’orecchio [...]
[...] . – Compare Menico vuol morire becco! disse egli per consolarsi, e questo le piacque, alla Mangiacarrubbe, che l’aveva chiamato «cetriolo» ed ora [...]
[...] vedeva che era un bel cetriolo, e l’avrebbe barattato volentieri con quel disutilaccio di Rocco Spatu, il quale non valeva niente, e l’aveva preso [...]
[...] sul mento le cocche del fazzoletto da testa, e facendo la madonnina. Se volessi bene ad uno, non vorrei cambiarlo nemmeno per Vittorio Emanuele, o [...]
[...] Garibaldi, vedete! – Lo so a chi volete bene! disse ’Ntoni col pugno sul fianco. – No che non lo sapete, compare ’Ntoni, e vi hanno detto delle [...]
[...] un codazzo di amici, e avrebbe voluto che tutti i giorni fosse domenica, per menare a spasso la sua camicia colle stelle; quel dopopranzo si [...]
[...] divertirono a prendersi a pugni con compare Pizzuto, il quale non aveva paura nemmeno di Dio, sebbene non avesse fatto il soldato, e andò a rotolare per [...]
[...] terra davanti all’osteria, col naso in sangue; ma Rocco Spatu invece fu più forte, e si mise ’Ntoni sotto i piedi. – Per la madonna! esclamarono [...]
[...] stavano attorno al desco a chiacchierare, e la mamma gli domandava di questo e di quello, e i ragazzi, mezzo addormentati, lo stavano a guardare con [...]
[...] tanto d’occhi, e Mena gli toccava il berretto e la camicia colle stelle, per vedere com’eran fatti, il nonno gli disse che gli aveva trovato [...]
[...] di uomini per la paranza. Di uomini io non ne ho mai bisogno; ma «carcere, malattie, e necessità, si conosce l’amistà»; con padron ’Ntoni poi, che [...]
[...] è tanto vecchio, ci si perde quel che gli si dà!... – È vecchio ma sa il mestiere, rispose Piedipapera; non ce li perdete i danari; e suo nipote [...]
[...] poi è un ragazzo che tutti ve lo ruberebbero. – Quando mastro Turi avrà messo in ordine la Provvidenza, armeremo la nostra barca, e non avremo più [...]
[...] bisogno d’andare a giornata; diceva padron ’Ntoni. La mattina, quando egli andò a svegliare il nipote, ci volevano due ore per l’alba, e ’Ntoni [...]
[...] , colle gambe in aria, la Puddara luccicava dall’altra parte, e il cielo formicolava di stelle, che parevano le monachine quando corrono sul fondo [...]
[...] tornare a casa! – Sta zitto, chè il nonno è lì a mettere in ordine gli attrezzi, e si è alzato un’ora prima di noi, gli rispose Alessi. Ma Alessi [...]
[...] era un ragazzo che somigliava tutto a suo padre Bastianazzo, buon’anima. Il nonno colla lanterna andava e veniva pel cortile; fuori si udiva passare [...]
[...] la gente che andava al mare, e passava a picchiare di porta in porta, per chiamare i compagni. Però, come giunsero sul lido, davanti al mare [...]
[...] nero, dove si specchiavano le stelle, e che russava lento sul greto, e si vedevano qua e là le lanterne delle altre barche, anche ’Ntoni si sentì [...]
[...] sempre che un pesce fuori dell’acqua non sa starci, e chi è nato pesce il mare l’aspetta. Nella paranza lo canzonavano perchè la Sara l’aveva [...]
[...] piantato, mentre serravano le vele, e la Carmela vogava in tondo lenta lenta, lasciandosi dietro le reti come la coda di un serpente. – «Carne di porco [...]
[...] Napoli ci avevi il vestito di panno, e il berretto collo scritto, e le scarpe ai piedi, disse Barabba. – Che vi son delle belle ragazze come qui, a [...]
[...] Napoli? – Le belle ragazze di qui non sono degne di portargli le scarpe, a quelle di Napoli. Io ne avevo una colla veste di seta, e nastri [...]
[...] rossi nei capelli, il corsetto ricamato, e le spalline d’oro come quelle del comandante. Un bel pezzo di ragazza così, che portava a spasso i bambini [...]
[...] dei padroni, e non faceva altro. – Bello stare deve essere da quelle parti! osservò Barabba. – A voi di sinistra! fermi i remi! gridò padron ’Ntoni [...]
[...] parola? – Allora me ne vado; rispose ’Ntoni. – E tu vattene, che coi suoi denari padron Fortunato ne troverà un altro. – «Al servo pazienza, al padrone [...]
[...] prudenza» disse padron ’Ntoni. ’Ntoni continuò a remare brontolando, perchè non poteva andarsene a piedi, e compare Mangiacarrubbe, per metter la [...]
[...] pace, disse che era ora di far colazione. In quel momento spuntava il sole, e un sorso di vino si beveva volontieri, pel fresco che s’era messo [...]
[...] , guardando le onde che venivano dal largo, e si rotolavano senza spuma, quelle otri verdi che in un giorno di sole fanno pensare al cielo nero e [...]
[...] primo; e poi rispose: – Intanto ora che siamo qui, aspettiamo a tirare le reti. – La maretta viene dal largo, e a noi ci giova; aggiunse padron [...]
[...] fondo, colla schiena contro il banco e le mani dietro il capo, cantavano delle canzonette, ognuno per suo conto, adagio adagio, per non addormentarsi [...]
[...] , che infatti socchiudevano gli occhi sotto il sole lucente; e Barabba faceva scoppiettare le dita, come i cefali sguizzavano fuori dell’acqua [...]
[...] . – Essi non hanno nulla da fare, diceva ’Ntoni, e si divertono a saltare. – Buono questo sigaro! rispose Barabba, ne fumavi a Napoli, di questi [...]
[...] padre? disse Barabba; laggiù al Capo, dove c’è l’occhio del sole su quelle case bianche, e il mare sembra tutto d’oro. – Il mare è amaro e il [...]
[...] marinaro muore in mare; rispose ’Ntoni. Barabba gli passò il suo fiasco, e dopo si misero a brontolare sottovoce dello zio Cola, il quale era un cane per [...]
[...] gli uomini della paranza, quasi padron Cipolla fosse là presente, a vedere quel che facevano e quel che non facevano. – Tutto per fargli credere [...]
[...] Cola, ei non par vero che abbiamo preso tutta questa grazia di Dio, colla maretta. Le reti formicolavano e scintillavano al sole a misura che [...]
[...] s’affacciavano dall’acqua, e tutto il fondo della paranza sembrava pieno d’argento vivo. – Padron Fortunato ora sarà contento, mormorò Barabba, tutto rosso [...]
[...] e sudato, e non ci rinfaccerà quei tre carlini che ci dà per la giornata. – Questo ci tocca a noi! aggiunse ’Ntoni, a romperci la schiena per gli [...]
[...] altri; e poi quando abbiamo messo assieme un po’ di soldi, viene il diavolo e se li mangia. – Di che ti lagni? gli disse il nonno, non te la dà la [...]
[...] tessere, e andava anche al lavatoio per conto degli altri; padron ’Ntoni coi nipoti s’erano messi a giornata, s’aiutavano come potevano, e se la [...]
[...] sciatica piegava il vecchio come un uncino, rimaneva nel cortile a rifar le maglie alle reti, o raccomodar nasse, e mettere in ordine degli [...]
[...] spalle, e Alessi andava a raccattar dei gamberi lungo gli scogli, o dei vermiciattoli per l’esca, che si vendevano a dieci soldi il rotolo, e alle volte [...]
[...] arrivava sino all’Ognina e al Capo dei Mulini, e tornava coi piedi in sangue. Ma compare Zuppiddu si prendeva dei bei soldi ogni sabato per [...]
[...] rabberciare la Provvidenza, e ce ne volevano delle nasse da acconciare, dei sassi della ferrovia, dell’esca a dieci soldi, e della tela da imbiancare [...]
[...] , coll’acqua sino ai ginocchi e il sole sulla testa, per fare quarant’onze! I Morti erano venuti, e lo zio Crocifisso non faceva altro che passeggiare [...]
[...] Crocifisso con don Silvestro e con don Giammaria il vicario. – D’usciere non ci sarà bisogno, zio Crocifisso, gli rispose padron ’Ntoni quando [...]
[...] venne a sapere quello che andava dicendo Campana di legno. I Malavoglia sono stati sempre galantuomini, e non hanno avuto bisogno d’usciere. – A [...]
[...] . – Ecco com’è la cosa! borbottava ’Ntoni di padron ’Ntoni; lavoriamo notte e giorno per lo zio Crocifisso. Quando abbiamo messo insieme una lira, ce la [...]
[...] salare, e i fichidindia a dieci un grano, e facevano dei grandi progetti d’andare alla tonnara, e per la pesca del pesce spada, dove si buscava una [...]
[...] buona giornata, e intanto mastro Turi avrebbe messo in ordine la Provvidenza. I ragazzi stavano attenti, col mento in mano, a quei discorsi che si [...]
[...] facevano sul ballatoio, o dopo cena; ma ’Ntoni che veniva da lontano, e il mondo lo conosceva meglio degli altri, si annoiava a sentir quelle [...]
[...] chiacchiere, e preferiva andarsene a girandolare attorno all’osteria, dove c’era tanta gente che non faceva nulla, e anche lo zio Santoro, il quale era [...]
[...] il peggio che ci potesse essere, faceva quel mestiere leggiero di stendere la mano a chi passava, e biascicare avemarie; o se ne andava da [...]
[...] sotto il caldarotto della pece, quando c’era compare ’Ntoni. – Voi siete sempre in faccende, comare Barbara, le diceva ’Ntoni, e siete il braccio [...]
[...] con pari e statti coi tuoi». – Io ci starei anch’io coi vostri, per la madonna! se voleste voi, comare Barbara!... – Che discorsi mi fate, compare [...]
[...] ’Ntoni. La mamma è a filare nel cortile, e sta a sentirci. – Dicevo per quelle frasche che sono verdi, e non vogliono accendere. Lasciate fare a me [...]
[...] vengo per vedere a che stato è la Provvidenza. – È a buon stato, e il babbo ha detto che per la vigilia di Natale la metterete in mare. Come [...]
[...] s’avvicinava la novena di Natale i Malavoglia non facevano altro che andare e venire dal cortile di mastro Turi Zuppiddo. Intanto il paese intero [...]
[...] si metteva in festa; in ogni casa si ornavano di frasche e d’arance le immagini dei santi, e i fanciulli si affollavano dietro la cornamusa che [...]
[...] all’oscuro, mentre ’Ntoni di padron ’Ntoni correva a fare il gallo di qua e di là, e Barbara Zuppidda gli diceva: – Almeno ci penserete che ho [...]
[...] ! piagnucolava lo zio Crocifisso. Voglio un po’ vedere d’onde prenderanno i danari dei lupini, se ’Ntoni si marita, e se devono anche dare la dote alla Mena [...]
[...] , col censo che hanno sulla casa, e tutti quegli imbrogli dell’ipoteca che son saltati fuori all’ultimo. Il Natale eccolo qua, ma i Malavoglia [...]
[...] ancora non li ho visti. Padron ’Ntoni tornava a cercarlo in piazza, o sotto la tettoia, e gli diceva: – Cosa volete che si faccia se non ho danari [...]
[...] ? Spremete il sasso per cavarne sangue! Aspettatemi sino a giugno, se volete farmi questo favore, o prendetevi la Provvidenza e la casa del nespolo. Io [...]
[...] non ci ho altro. – Io voglio i miei danari, ripicchiava Campana di legno colle spalle al muro. Avete detto che siete galantuomini, e che non pagate [...]
[...] colle chiacchiere della Provvidenza e della casa del nespolo. Egli ci perdeva l’anima e il corpo, ci aveva rimesso il sonno e l’appetito, e non [...]
[...] , a domandar pietà, e non lo lasciavano più venire in piazza, per gli affari suoi, senza metterglisi alle calcagna, sicchè tutti nel paese dicevano [...]
[...] che quelli erano danari del diavolo. Con Piedipapera non poteva sfogarsi perchè gli rimbeccava subito che i lupini erano fradici, e che egli faceva [...]
[...] il sensale. – Ma quel servizio lì potrebbe farmelo! disse a un tratto fra di sè – e non dormì più quella notte, tanto gli piacque la trovata – e [...]
[...] andò a trovare Piedipapera appena fatto giorno, che ancora si stirava le braccia e sbadigliava sull’uscio. – Voi dovreste fingere che mi comprate il [...]
[...] mio credito, gli disse, così potremo mandare l’usciere dai Malavoglia, e non vi diranno che fate l’usuraio, se volete riavere il vostro denaro, nè [...]
[...] hanno i capelli lunghi ed il giudizio corto. – E se ne andò zoppicando a bere l’erbabianca da compare Pizzuto. – Vogliono dargli il cattivo Natale a [...]
[...] quei poveretti, mormorava comare Grazia colle mani sulla pancia. Davanti a ogni casa c’era la cappelletta adornata di frasche e d’arance, e la [...]
[...] sera vi accendevano le candele, quando veniva a suonare la cornamusa, e cantavano la litania che era una festa per ogni dove. I bambini giocavano ai [...]
[...] nocciuoli, nella strada, e se Alessi si fermava a guardare colle gambe aperte, gli dicevano: – Tu vattene, se non hai nocciuoli per giuocare. – Ora [...]
[...] vi pigliano la casa. Infatti la vigilia di Natale venne apposta l’usciere in carrozza pei Malavoglia, talchè tutto il paese si mise in subbuglio; e [...]
[...] Malavoglia? andava dicendo comare Venera, – Ora stanno freschi! Suo marito, che non gli pareva vero di aver ragione, allora cominciò a gridare e a [...]
[...] non si mangia la gente, ma i Malavoglia erano rimasti come se li avesse presi un accidente tutti in una volta, e stavano nel cortile, seduti in [...]
[...] cerchio, a guardarsi in viso, e quel giorno dell’usciere non si misero a tavola, in casa dei Malavoglia. – Sacramento! esclamava ’Ntoni. Siamo sempre [...]
[...] prese in mano la carta bollata e andò a trovare lo zio Crocifisso coi due nipoti più grandicelli, per dirgli di prendersi la Provvidenza, che [...]
[...] mastro Turi l’aveva rattoppata allora allora, e al poveraccio gli tremava la voce come quando gli era morto il figlio Bastianazzo. – Io non so niente [...]
[...] , gli rispose Campana di legno. Io non c’entro più. Ho venduto il mio credito a Piedipapera e dovete sbrigarvela con lui. Piedipapera appena li vide [...]
[...] venire in processione cominciò a grattarsi il capo. – Cosa volete che ci faccia? rispose lui; io sono un povero diavolo e ho bisogno di quei danari, e [...]
[...] poveracci rimasero ad aspettare seduti sul muricciolo, e senza aver coraggio di guardarsi in faccia; ma gettavano occhiate lunghe sulla strada d’onde [...]
[...] . – Dice che è tutta rotta come una scarpa vecchia, e non sa che farsene; gridò da lontano; – mi dispiace; ma non ho potuto far nulla. Così i Malavoglia [...]
[...] , avevano inteso dire, si sarebbe mangiato il canterano, la casa e tutti loro. – Qui ci vuole un consiglio di don Silvestro il segretario, suggerì Maruzza [...]
[...] . Portategli quelle due galline là, e qualche cosa vi saprà dire. Don Silvestro disse che non c’era tempo da perdere, e li mandò da un bravo [...]
[...] venticinque lire. L’avvocato Scipione stava facendo delle spagnolette, e li fece andare e venire due o tre volte prima di dar loro pratica; il [...]
[...] bello poi era che andavano tutti in processione, l’un dietro l’altro, e da principio ci si accompagnava anche la Longa colla bimba in collo, per [...]
[...] aiutare a dire le proprie ragioni, e così perdevano tutti la giornata. Quando poi l’avvocato ebbe letto le carte, e potè capire qualche cosa dalle [...]
[...] osare di fiatare, si mise a ridere di tutto cuore, e gli altri ridevano con lui, senza sapere perchè, per ripigliar fiato. – Niente, rispose l’avvocato [...]
[...] ; non c’è da far niente; – e siccome padron ’Ntoni tornava a dire che era venuto l’usciere, – L’usciere lasciatelo venire anche una volta al giorno [...]
[...] , così il creditore si stancherà più presto di rimetterci le spese. Non potranno prendervi nulla, perchè la casa è dotale, e per la barca faremo [...]
[...] grattarsi il capo, per più di venticinque lire, talmente che padron ’Ntoni e i suoi nipoti si sentivano venire l’acquolina in bocca di parlare anche [...]
[...] loro, di spifferare la loro brava difesa che si sentivano gonfiare in testa; e se ne andarono intontiti, sopraffatti da tutte quelle ragioni che [...]
[...] avevano, ruminando e gesticolando le chiacchiere dell’avvocato per tutta la strada. Maruzza che stavolta non era andata, come li vide arrivare colla [...]
[...] faccia rossa e gli occhi lucenti, si sentì sgravare di un gran peso anche lei, e si rasserenò in viso aspettando che dicessero quel che aveva [...]
[...] detto l’avvocato. Ma nessuno apriva bocca e stavano a guardarsi l’un l’altro. – Ebbene, domandò infine Maruzza la quale moriva d’impazienza. – Niente [...]
[...] ! non c’è paura di niente! rispose tranquillamente padron ’Ntoni. – E l’avvocato? – Sì, l’avvocato l’ha detto lui che non ci è paura di niente. – Ma [...]
[...] ? Il nonno guardò il nipote, e ’Ntoni guardò il nonno. – Nulla, rispose alfine padron ’Ntoni. Ha detto di non far nulla. – Non gli pagheremo [...]
[...] niente, aggiunse ’Ntoni più ardito, perchè non può prenderci nè la casa nè la Provvidenza... Non gli dobbiamo nulla. – E i lupini? – È vero! e i [...]
[...] lupini? ripetè padron ’Ntoni. – I lupini?... Non ce li abbiamo mangiati, i suoi lupini; non li abbiamo in tasca; e non può prenderci nulla lo zio [...]
[...] ha detto di non pagare? ’Ntoni si grattò il capo, e il nonno soggiunse: – È vero, i lupini ce li ha dati, e bisogna pagarli. Non c’era che dire [...]
[...] i Malavoglia. Lo zio Crocifisso si piglierà la casa, e la barca, e tutto, ma questo poi no! Il povero vecchio era confuso; ma la nuora piangeva in [...]
[...] silenzio nel grembiule. – Allora bisogna andare da don Silvestro; conchiuse padron ’Ntoni. E di comune accordo, nonno, nipoti e nuora, persino la [...]
[...] mandasse dell’altre carte bollate, che si mangiavano la casa, la barca e tutti loro. Don Silvestro, il quale sapeva di legge, stava passando il [...]
[...] tempo costruendo una gabbia a trappola che voleva regalare ai bambini della Signora. Ei non faceva come l’avvocato e li lasciò chiacchierare e [...]
[...] , e rinunziare all’ipoteca della dote, quantunque i lupini non li abbiate presi voi. – I lupini li abbiamo presi tutti! mormorava la Longa, e il [...]
[...] Signore ci ha castigati tutti insieme col prendersi mio marito. Quei poveri ignoranti, immobili sulle loro scranne, si guardavano fra di loro, e [...]
[...] allora di desinare, e aveva gli occhietti più lustri del solito. Dapprincipio non voleva sentirne nulla, e diceva che lui non ci entrava più, e [...]
[...] non era affar suo. – Io sono come il muro basso, che ognuno ci si appoggia e fa il comodo suo, perchè non so parlare come un avvocato, e non so dire [...]
[...] le mie ragioni; la mia roba par roba rubata, ma quel che fanno a me lo fanno a Gesù Crocifisso che sta in croce; e seguitava a borbottare e [...]
[...] brontolare colle spalle al muro, e le mani ficcate nelle tasche; nè si capiva nemmeno quel che dicesse per quella castagna che ci aveva in bocca. Don [...]
[...] Silvestro sudò una camicia per fargli entrare in testa che infine i Malavoglia non potevano dirsi truffatori, se volevano pagare il debito, e la [...]
[...] , cominciano a mandar carta bollata anche loro, e chi s’è visto s’è visto. Infine un po’ di carità bisogna averla, santo diavolone! Volete scommettere che [...]
[...] se continuate a piantare i piedi in terra come un mulo, non avrete niente? E lo zio Crocifisso allora rispondeva: – Quando mi prendono da questo [...]
[...] lato non so più che dire; – e promise di parlarne a Piedipapera. – Per riguardo all’amicizia io farei qualunque sacrificio. – Padron ’Ntoni poteva [...]
[...] dirlo, se per un amico avrebbe fatto questo ed altro; e gli offrì la tabacchiera aperta, fece una carezza alla bimba, e le regalò una castagna [...]
[...] . – Don Silvestro conosce il mio debole; io non so dir di no. Stasera parlerò con Piedipapera, e gli dirò di aspettare sino a Pasqua; purchè comare [...]
[...] Maruzza ci metta la mano. – Comare Maruzza non sapeva dove bisognava metterla, la mano, e rispose che ce l’avrebbe messa anche subito. – Allora potete [...]
[...] parlare di dilazione; e strillava e si strappava i capelli, che lo volevano ridurre in camicia, e volevano lasciarlo senza pane per tutto l’inverno [...]
[...] , lui e sua moglie Grazia, dopo che l’avevano persuaso a comprare il debito dei Malavoglia, e quelle erano cinquecento lire l’una meglio dell’altra [...]
[...] presi quei denari, e metteva buone parole pei Malavoglia, i quali erano brava gente, e tutti li avevano sempre conosciuti per galantuomini nel [...]
[...] vicinato. Lo zio Crocifisso adesso prendeva anche lui la parte dei Malavoglia. – Han detto che pagheranno, e se non potranno pagare vi lasceranno la [...]
[...] Piedipapera s’infilò il giubbone di furia, e se ne andò via bestemmiando, che facessero pure come volevano, lo zio Crocifisso e sua moglie, giacchè [...]
[...] leva, un numero basso da povero diavolo, e se ne andò a fare il soldato senza tanti piagnistei, che oramai ci avevano fatto il callo. Stavolta [...]
[...] ’Ntoni accompagnando il fratello col berretto sull’orecchio, talchè pareva fosse lui che partisse, gli diceva che non era nulla, e anche lui aveva fatto [...]
[...] il soldato. Quel giorno pioveva, e la strada era tutta una pozzanghera. – Non voglio che mi accompagniate – ripeteva Luca alla mamma; – già la [...]
[...] stazione è lontana. – E stava sull’uscio a veder piovere sul nespolo, col suo fardelletto sotto il braccio. Poi baciò la mano al nonno e alla mamma, e [...]
[...] abbracciò Mena e i fratelli. Così la Longa se lo vide partire sotto l’ombrello, accompagnato da tutto il parentado, saltando sui ciottoli della [...]
[...] stradicciuola ch’era tutta una pozzanghera, e il ragazzo siccome era giudizioso quanto il nonno, si rimboccò i calzoni sul ballatoio, sebbene non [...]
[...] li avrebbe messi più, ora che lo vestivano da soldato. – Questo qui non scriverà per danari, quando sarà laggiù, pensava il vecchio; e se Dio gli [...]
[...] ; – e quanto giunse più tardi la notizia che era morto, alla Longa le rimase quella spina che l’aveva lasciato partire colla pioggia, e non l’aveva [...]
[...] la Madonna addolorata; quando tornerò vi avviserò prima, e così verrete ad incontrarmi tutti alla stazione. – E quelle parole Maruzza non le [...]
[...] dimenticò finchè le chiusero gli occhi; e sino a quel giorno si portò fitta nel cuore quell’altra spina che il suo ragazzo non assisteva alla festa che [...]
[...] si fece quando misero di nuovo in mare la Provvidenza, mentre c’era tutto il paese, e Barbara Zuppidda s’era affacciata colla scopa per spazzar [...]
[...] queste parti, compare ’Ntoni. – Sì che ci verrò. E poi per andare alla sciara questa è la strada più corta. – Ci verrete per vedere la [...]
[...] avete in testa, delle belle ragazze di fuori regno, non è vero? – Qui ce n’è pure delle belle ragazze, comare Barbara, e lo so io. – Davvero? – Per [...]
[...] scarpe inverniciate son fatte per mangiarci la dote e ogni cosa; e qualche bel giorno vuole uscire fuori sulla strada, colla rocca in mano, a [...]
[...] che mettiamo in mare la Provvidenza. Appena mastro Turi disse che la barca era in ordine, padron ’Ntoni venne a pigliarsela coi suoi ragazzi, e [...]
[...] tutti gli amici, e la Provvidenza, mentre camminava verso la marina, barcollava sui sassi come avesse il mal di mare, in mezzo alla folla. – Date qua [...]
[...] ! gli gridava più forte di tutti compare Zuppiddu; ma gli altri sudavano e gridavano per spingerla sui regoli, quando la barca inciampava nei sassi [...]
[...] . – Lasciate fare a me; se no me la piglio in braccio come una bambina, e ve la metto nell’acqua tutta in una volta. – Compare Turi è capace di farlo [...]
[...] fate nelle mani! esclamavano. Guardate come l’ha ridotta, che prima sembrava una scarpaccia vecchia addirittura! E davvero adesso la Provvidenza [...]
[...] sembrava tutt’altra cosa, lucente della pece nuova, e con quella bella fascia rossa lungo il bordo, e sulla poppa il San Francesco colla barba che [...]
[...] sembrava di bambagia, talchè persino la Longa si era riconciliata colla Provvidenza, da quando era tornata senza suo marito, e aveva fatto la pace [...]
[...] per la paura, ora che era venuto l’usciere. – Viva San Francesco! gridava ognuno come vedeva passare la Provvidenza, e il figlio della Locca [...]
[...] gridava più forte degli altri, per la speranza che adesso padron ’Ntoni prendesse a giornata anche lui. Mena si era affacciata sul ballatoio, e piangeva [...]
[...] un’altra volta dalla contentezza, e fin la Locca si alzò e andò colla folla anche lei, dietro i Malavoglia. – O comare Mena, questa dev’essere una [...]
[...] bella giornata per voi altri; le diceva Alfio Mosca dalla sua finestra dirimpetto; dev’essere come quando potrò comprare il mio mulo. – E l’asino [...]
[...] dar da mangiare a un’altra bocca prenderei moglie, e non starei solo come un cane! disse Alfio ridendo. Mena non sapeva che dire, ed Alfio aggiunse [...]
[...] tempo. Da ora a quando vi mariterete chi sa quante cose succederanno, e per quali strade andrò col mio carro? Mi hanno detto che alla Piana, di là [...]
[...] della città, c’è da lavorare per tutti alla ferrovia – Ora la Santuzza s’è intesa con massaro Filippo, pel mosto nuovo, e non avrò più nulla da [...]
[...] far qui. Padron Cipolla invece, malgrado che i Malavoglia si fossero messi di nuovo a cavallo, continuava a scrollare il capo, e andava [...]
[...] ! – sogghignava lo speziale – sciroppo d’altea, e mucillaggine di gomma arabica, come la Monarchia costituzionale. Vedrete che gli faranno pagare anche la [...]
[...] Piedipapera; e la Provvidenza torna da compare Turi. Intanto la Provvidenza era scivolata in mare come un’anitra, col becco in aria, e ci [...]
[...] sguazzava dentro, si godeva il fresco, dondolandosi mollemente nell’acqua verde, che le colpettava attorno ai fianchi, e il sole le ballava sulla vernice [...]
[...] . Padron ’Ntoni, se la godeva anche lui, colle mani dietro la schiena e le gambe aperte, aggrottando un po’ le ciglia, come fanno i marinai quando [...]
[...] vogliono vederci bene anche al sole, che era un bel sole d’inverno, e i campi erano verdi, il mare lucente, e il cielo turchino che non finiva mai [...]
[...] . Così tornano il bel sole e le dolci mattine d’inverno anche per gli occhi che hanno pianto, e li hanno visti del color della pece, e ogni cosa si [...]
[...] rinnova come la Provvidenza, che era bastata un po’ di pece e di colore, e quattro pezzi di legno, per farla tornare nuova come prima, e chi [...]
[...] non vede più nulla sono gli occhi che non piangono più, e sono chiusi dalla morte. – Compare Bastianazzo non potè vederla questa festa! pensava fra [...]
[...] di sè comare Maruzza andando innanzi e indietro davanti all’orditoio, a disporre la trama, che quei regoli e quelle traverse glieli aveva fatti [...]
[...] tutti suo marito colle sue mani, la domenica o quando pioveva, e li aveva piantati lui stesso nel muro. Ogni cosa in quella casa parlava ancora di lui [...]
[...] , e c’era il suo paracqua d’incerata in un cantuccio e le sue scarpe quasi nuove sotto il letto. Mena, mentre imbozzimava l’ordito, aveva il cuore [...]
[...] nero anch’essa, pensando a compare Alfio, il quale se ne andava alla Bicocca, e avrebbe venduto il suo asino, povera bestia! chè i giovani hanno [...]
[...] la memoria corta, e hanno gli occhi per guardare soltanto a levante; e a ponente non ci guardano altro che i vecchi, quelli che hanno visto [...]
[...] ricco e non ha nulla da fare, e se ne sta in piazza tutto il giorno; rispose Mena. – Sì, e suo figlio Brasi ne ha della grazia di Dio. Ora che [...]
[...] abbiamo la nostra barca, e i nostri uomini non dovranno andare a giornata, ci trarremo fuori dalla stoppa anche noi; e se le anime del Purgatorio ci [...]
[...] aiutano a levarci il debito dei lupini, si potrà cominciare a pensare alle altre cose. Tuo nonno non ci dorme, sta tranquilla, e quanto a questo non [...]
[...] , e non gli si vedeva la faccia. – Son venuto a riprenderle dalla paranza, disse, e bisogna rivedere le maglie giacchè domani armeremo la [...]
[...] arcolaio, per dipanare le reti che non finivano più, e pareva un serpente colla coda. – L’ho lasciato di là da mastro Pizzuto. Povero ragazzo, ha da [...]
[...] lavorare tutta la settimana! E’ fa caldo anche in gennaio con quel po’ di roba sulle spalle. Alessi rideva del nonno, vedendolo così rosso e curvo [...]
[...] come un amo, e il nonno gli disse: – Guarda che qui fuori c’è quella povera Locca; suo figlio è in piazza senza far nulla, e non hanno da mangiare [...]
[...] . – Maruzza mandò Alessi dalla Locca, con quattro fave, e il vecchio, asciugandosi il sudore colla manica della camicia, soggiunse: – Ora che ci [...]
[...] abbiamo la nostra barca, se arriviamo all’estate, coll’aiuto di Dio, lo pagheremo il debito. – Ei non sapeva dir altro, e guardava le sue reti, seduto [...]
[...] ! – Poveretta! esclamò il vecchio sorridendo, al vedere la gallina nera che passeggiava pel cortile colla coda in aria e la cresta sull’orecchio, come se [...]
[...] non fosse fatto suo. Essa fa pure l’uovo tutti i giorni. Allora Mena prese la parola e si affacciò sull’uscio. – Ce n’è un paniere pieno di uova [...]
[...] , aggiunse, e lunedì, se compare Alfio va a Catania, potete mandare a venderli al mercato. – Sì, anche queste aiutano a levare il debito! disse padron [...]
[...] ’Ntoni; ma voi altri dovreste mangiarvelo qualche uovo, quando avete voglia. – No, non ne abbiamo voglia, – rispose Maruzza, e Mena soggiunse: – Se [...]
[...] li mangiamo noi, compare Alfio non avrà più da venderne al mercato; ora metteremo le uova di anitra sotto la chioccia, e i pulcini si vendono otto [...]
[...] soldi l’uno. Il nonno la guardò in faccia e le disse: – Tu sei una vera Malavoglia, la mia ragazza! Le galline starnazzavano nel terriccio del [...]
[...] cortile, al sole, e la chioccia, tutta ingrullita, colla sua penna nel naso, scuoteva il becco in un cantuccio; sotto le frasche verdi dell’orto, lungo [...]
[...] il muro, c’era appeso su dei piuoli dell’altro ordito ad imbiancare, coi sassi al piede. – Tutta questa roba fa denari, ripeteva padron ’Ntoni; e [...]
[...] colla grazia di Dio, non ci manderanno più via dalla nostra casa. «Casa mia, madre mia». – Ora i Malavoglia devono pregare Dio e San Francesco [...]
[...] buttato il colera anche per i pesci! Compare Mangiacarrubbe diceva di sì col capo, e lo zio Cola tornava a parlare del dazio del sale che volevano [...]
[...] mettere, e allora le acciughe potevano starsene tranquille, senza spaventarsi più dalle ruote dei vapori, chè nessuno sarebbe più andato a pescarle [...]
[...] . – E ne hanno inventata un’altra! aggiunse mastro Turi il calafato, di mettere anche il dazio sulla pece. Quelli a cui non gliene importava della [...]
[...] pece non dissero nulla; ma lo Zuppiddu seguitò a strillare che egli avrebbe chiuso bottega, e chi aveva bisogno di calafatare la barca poteva [...]
[...] metterci la camicia della moglie per stoppa. Allora si levarono le grida e le bestemmie. In questo momento si udì il fischio della macchina, e i [...]
[...] carrozzoni della ferrovia sbucarono tutt’a un tratto sul pendio del colle, dal buco che ci avevano fatto, fumando e strepitando come avessero il [...]
[...] diavolo in corpo. – Ecco qua! conchiuse padron Fortunato: la ferrovia da una parte e i vapori dall’altra. A Trezza non ci si può più vivere, in fede mia [...]
[...] ballatoio, e si mise a predicare che era un’altra bricconata di don Silvestro, il quale voleva rovinare il paese, perchè non l’avevano voluto per marito [...]
[...] mano a sbraitare che volevano ammazzarli tutti, quelli delle tasse, e volevano dar fuoco alle loro cartacce, e alla casa dove le tenevano. Gli [...]
[...] uomini, come tornavano dal mare, lasciavano gli arnesi ad asciugare, e stavano a guardare dalla finestra la rivoluzione che facevano le mogli [...]
[...] corna, a don Silvestro. Infine se non lo vogliamo, cosa pretende? Mia figlia è roba mia, e posso darla a chi mi pare e piace. Gli ho detto di no [...]
[...] chiaro e tondo a mastro Callà, quand’è venuto a fare l’ambasciata in persona, l’ha visto anche lo zio Santoro. Don Silvestro gli fa fare quel che vuole [...]
[...] , a quel Giufà del sindaco; ma io me ne infischio del sindaco e del segretario. Ora cercano di farci chiudere bottega perchè non mi lascio [...]
[...] mangiare il fatto mio da questo e da quello! Che razza di cristiani, eh? Perchè non l’aumentano sul vino il loro dazio? o sulla carne, che nessuno ne [...]
[...] mangia? ma questo non piace a massaro Filippo, per amore della Santuzza, che sono in peccato mortale tutti e due, e lei porta l’abitino di Figlia [...]
[...] di Maria per nascondere le sue porcherie, e quel becco dello zio Santoro non vede nulla. Ognuno tira l’acqua al suo mulino, come compare Naso, che [...]
[...] Zuppiddu si dimenava sul ballatoio colla malabestia ed il patarasso in pugno, che voleva far sangue, e non l’avrebbero trattenuto nemmen colle [...]
[...] catene. La bile andava gonfiandosi da un uscio all’altro come le onde del mare in burrasca. Don Franco si fregava le mani, col cappellaccio in capo, e [...]
[...] diceva che il popolo levava la testa; e come vedeva passare don Michele, colla pistola appesa sulla pancia, gli rideva sul naso. Anche gli uomini [...]
[...] , a poco a poco si erano lasciati riscaldare dalle loro donne, e si cercavano l’un l’altro per mettersi in collera; e perdevano la giornata a stare in [...]
[...] piazza colle mani sotto le ascelle, e la bocca aperta, ad ascoltare il farmacista il quale predicava sottovoce, perchè non udisse sua moglie [...]
[...] ch’era di sopra, di fare la rivoluzione, se non erano minchioni, e non badare al dazio del sale o al dazio della pece, ma casa nuova bisognava fare, e [...]
[...] il popolo aveva ad essere re. Invece certuni torcevano il muso e gli voltavano le spalle, dicendo: – Il re vuol essere lui. Lo speziale è di quelli [...]
[...] della rivoluzione, per affamare la povera gente! E se ne andavano piuttosto all’osteria della Santuzza, dove facevano per dieci. Ora che si [...]
[...] ricominciava la canzone delle tasse si sarebbe parlato nuovamente di quella del pelo, come la chiamavano la tassa sulle bestie da soma, e di aumentare [...]
[...] il dazio sul vino. – Santo diavolone! stavolta andava a finir male, per la madonna! Il vino buono faceva vociare, e il vociare metteva sete [...]
[...] , intanto che non avevano ancora aumentato il dazio sul vino; e quelli che avevano bevuto levavano i pugni in aria, colle maniche della camicia [...]
[...] rimboccate, e se la prendevano persin colle mosche che volavano. – Questa è come una festa per la Santuzza! dicevano. Il figlio della Locca, il quale non [...]
[...] radere, e portava il rasoio in tasca, e vomitava improperi da lontano, e sputava addosso a coloro che se ne andavano pei fatti loro, coi remi in [...]
[...] spalle. Lo zio Crocifisso, il quale era di quelli che badano ai fatti propri, e quando gli cavavano sangue colle tasse si masticava la sua bile dentro [...]
[...] recitare paternostri e avemarie per digerire la collera contro quelli che strillavano, ed era gente che voleva mettere a sacco e a fuoco il paese, e [...]
[...] pure le cinquecento lire dei lupini che gli ha dato Piedipapera! Ma la Vespa, la quale aveva tutta la sua roba al sole, e non temeva che gliela [...]
[...] rubassero, andava gridando per lui, colle mani in aria, nera come un tizzone, e coi capelli al vento, che suo zio se lo mangiavano vivo ogni sei mesi [...]
[...] , colla fondiaria, e voleva cavargli gli occhi colle sue mani all’esattore, se tornava da suo zio. – Adesso ella ronzava continuamente da comare Grazia [...]
[...] , dalla cugina Anna e dalla Mangiacarrubbe, ora con un pretesto ed ora con un altro, per vedere come se la intendessero compare Alfio colla [...]
[...] comprato il credito dei lupini, perchè Piedipapera non le aveva mai possedute cinquecento lire, e i Malavoglia avevano sempre sul collo i piedi di suo [...]
[...] volesse aprirle l’uscio, per timore che gli entrassero in casa a fare sacco e fuoco. Chi ci aveva da perdere qualcosa, come padron Cipolla o massaro [...]
[...] Filippo l’ortolano, stava tappato in casa, con tanto di catenaccio, e non metteva fuori nemmeno il naso; per questo Brasi Cipolla si era buscato un [...]
[...] sott’acqua durante la maretta, e non si facevano vedere, anche quelli che erano teste di pesce, e lasciavano il sindaco col naso in aria a cercare la [...]
[...] nell’impiccio vi voltano le spalle, e vi lasciano solo a sgambettare nel pantano; ecco quel che vuol dire farsi menare pel naso da quell’imbroglione di [...]
[...] don Silvestro. – Io non mi lascio menar per il naso da nessuno! saltava su Baco da seta. Il sindaco lo faccio io, e non don Silvestro. Don [...]
[...] Silvestro diceva invece che il sindaco lo faceva sua figlia Betta, e mastro Croce Callà portava i calzoni per isbaglio. Così, fra tutt’e due, il povero [...]
[...] Baco da seta stava fra l’incudine e il martello. Adesso poi che era venuta la burrasca, e tutti lo lasciavano a strigliare quella mala bestia della [...]
[...] folla, non sapeva più da che parte voltarsi. – A voi che cosa ve ne importa? gli gridava Betta. Fate anche voi come fanno gli altri; e se non [...]
[...] attorno, con quella faccia tosta; e Rocco Spatu e Cinghialenta, come lo vedevano, rientravano in fretta nell’osteria per non fare uno sproposito, e [...]
[...] zio Santoro, e gli metteva due centesimi nella mano. – Sia lodato Dio! esclamava il cieco, questo è don Silvestro il segretario, chè nessun [...]
[...] altri di tutti quelli che vengono qui a gridare e a pestare i pugni sulle panche fa un centesimo di limosina per le anime del Purgatorio, e vengono [...]
[...] a dire che vogliono ammazzarli tutti, il sindaco e il segretario; l’hanno detto Vanni Pizzuto, Rocco Spatu, e compare Cinghialenta. Vanni Pizzuto [...]
[...] s’è messo ad andare senza scarpe, per non essere conosciuto; ma io lo riconosco egualmente, che striscia sempre i piedi per terra, e fa levar la [...]
[...] nostri. L’osteria è come un porto di mare, chi va e chi viene, e bisogna essere amici con tutti, e fedeli con nessuno; per questo l’anima [...]
[...] l’abbiamo ciascuno la sua, e ognuno deve badare ai suoi interessi, e non fare giudizi temerari contro il prossimo. Compare Cinghialenta e Spatu spendono [...]
[...] del denaro in casa nostra. Non dico di Pizzuto che vende l’erbabianca e cerca di levarci gli avventori. Don Silvestro poi andava a fermarsi dallo [...]
[...] speziale, il quale gli piantava la barba in faccia, e gli diceva che era tempo di finirla, e buttar tutto a gambe in aria, e far casa nuova [...]
[...] tarì nuovo. Non c’è tasse che bastano, e un giorno o l’altro bisognerà finirla davvero. S’ha a mutar registro con Baco da seta che si lascia metter la [...]
[...] gonnella dalla figlia, e il sindaco lo fa lei; – a massaro Filippo poi non gliene importa un cavolo, e padron Cipolla, aveva la superbia di non [...]
[...] voler fare il sindaco neanche se l’accoppavano. – Tutti una manica di borbonici della consorteria; dei minchioni che oggi dicono bianco e domani [...]
[...] nero, e l’ultimo che parla ha ragione lui. La gente fa bene a strillare con questo governo che ci succhia il sangue peggio di una mignatta; ma i [...]
[...] denari devono venir fuori per amore o per forza. Qui ci vorrebbe un sindaco di testa e liberale come voi. Lo speziale allora cominciava a dire quel [...]
[...] che avrebbe fatto lui, e come aggiustava ogni cosa; e don Silvestro stava ad ascoltarlo zitto ed intento che pareva fosse alla predica. Bisognava [...]
[...] sua nuora, e l’aveva lasciata in camicia. Se gli interessi del Comune li faceva a quel modo!... Ma intanto se la Signora si affacciava alla [...]
[...] finestra, don Franco cambiava discorso, e gridava: – Bel tempo, eh? – ammiccando di nascosto a don Silvestro, per fargli capire quel che ci aveva nello [...]
[...] quelli che si stringevano nelle spalle e se ne andavano coi remi in collo; e al nipote, il quale avrebbe voluto correre in piazza anche lui, a [...]
[...] vedere quel che si faceva, gli andava ripetendo: – Tu bada ai fatti tuoi, chè tutti costoro gridano ognuno pel suo interesse, e l’affare più grosso per [...]
[...] noi è quello del debito. Anche compare Mosca era di quelli che badavano ai fatti propri, e se ne andava tranquillamente, insieme al suo carro, in [...]
[...] arrivare coll’asino tutto ansante e colle orecchie basse. – Sì che me ne importa, ma bisogna camminare per pagarla, la tassa; se no si pigliano il [...]
[...] pelo con tutto l’asino, e il carro pure. – Dice che vogliono ammazzarli tutti, Gesummaria! Il nonno ha raccomandato di tener la porta chiusa, e non [...]
[...] ? non lo sapete che è il sindaco, e vi ammazzeranno anche voi? – Egli dice che non gliene importa a lui; che fa il muratore, e deve allestire [...]
[...] quel muro della vigna per conto di massaro Filippo, e se non vogliono il dazio della pece, don Silvestro ci penserà lui a qualche altra cosa. – Ve [...]
[...] di ladri e di gente che non ha nulla da perdere, e non paga nulla col dazio della pece, perchè non ha mai avuto nemmeno un pezzo di tavola in [...]
[...] mare. – La colpa è di don Silvestro, seguitava poscia a sbraitare di qua e di là, per tutto il paese, e di quell’imbroglione di Piedipapera, il quale [...]
[...] non ha barche, e vive alle spalle del prossimo, e tiene il sacco a questo e a quello. – Volete saperne una? Non è vero niente che ha comprato il [...]
[...] credito dello zio Crocifisso! È tutta una finzione fra lui e Campana di legno, per spogliare quei poveretti. Piedipapera non li ha mai visti cogli [...]
[...] occhi cinquecento lire! Don Silvestro, per sentire quello che dicevasi di lui, andava spesso a comprare qualche sigaro all’osteria, e allora Rocco [...]
[...] Spatu, e Vanni Pizzuto, uscivano fuori bestemmiando; o si fermava a chiacchierare collo zio Santoro, tornando dalla vigna, e così venne a sapere [...]
[...] tutta la storia della finta compera di Piedipapera; ma lui era «cristiano» con uno stomaco fondo come un pozzo, e metteva tutto là dentro. Egli [...]
[...] sapeva il fatto suo, e come Betta l’accoglieva colla bocca spalancata peggio di un cane arrabbiato, e mastro Croce Callà s’era lasciato scappare il [...]
[...] detto che a lui non gliene importava, rispose: – Volete scommettere che ora vi pianto? – e non si fece più vedere in casa del sindaco; così ci [...]
[...] avrebbero pensato loro a cavarsi d’impiccio, e la Betta non avrebbe potuto più dirgli sul mostaccio che voleva rovinare suo padre Callà, e i suoi [...]
[...] consigli erano quelli di Giuda, che aveva venduto Cristo per trenta denari, e così egli voleva riescire a buttar giù il sindaco pei suoi fini, e [...]
[...] del municipio, dove c’era prima il posto della Guardia Nazionale, e si mise tranquillamente a temperare le penne, davanti alla tavola d’abete, per [...]
[...] ingannare il tempo, mentre la Zuppidda e le altre comari vociferavano nella strada, filando al sole, e volevano strappare gli occhi a tutti loro [...]
[...] , ma non volle muoversi se prima non gli chiamavano don Silvestro. Betta aveva un bel sgridarlo, e spingerlo per le spalle fuori dell’uscio [...]
[...] , dicendogli che chi l’aveva preparata la minestra l’avrebbe mangiata, e lui doveva lasciar fare agli altri, purchè lo lasciassero star sindaco [...]
[...] . Stavolta mastro Callà aveva visto quella folla davanti al municipio, colle conocchie in mano, e puntava i piedi in terra, restio peggio di un mulo [...]
[...] io – rispondeva Betta. Non lo vogliono il dazio sulla pece? E voi lasciatelo stare. – Brava! e i denari di dove si prendono? – Di dove si [...]
[...] ! – Allora mandateli via e chiamatene degli altri; già non saranno loro che vi faranno restare sindaco quando tutti gli altri non vi vorranno più. Voi [...]
[...] sindaco lo fanno i consiglieri, e i consiglieri non possono essere che quelli e non altri. Chi vuoi che facciano? i pezzenti di mezzo alla strada [...]
[...] ? – Allora lasciate stare i consiglieri e mandate via il segretario, quell’imbroglione di don Silvestro. – Brava, e chi lo fa il segretario? chi lo [...]
[...] sa fare? Tu o io, o padron Cipolla? sebbene sputi sentenze peggio di un filosofo! Allora la Betta non seppe più che dire, e si sfogò a scaricare [...]
[...] ogni sorta d’improperi alle spalle di don Silvestro, ch’era il padrone del paese, e se li teneva tutti in tasca. – Brava, soggiunse Baco da seta [...]
[...] mani dietro la schiena, e zufolando un’arietta. – Eh, non vi perdete d’animo, mastro Croce, che non casca il mondo per questa volta! – Mastro [...]
[...] Croce da don Silvestro si lasciò menar via e metter alla tavola d’abete del consiglio, col calamaio davanti; ma dei consiglieri non c’erano altri che [...]
[...] Peppi Naso il macellaio, tutto unto e colla faccia rossa, che non aveva paura di nessuno al mondo, e compare Tino Piedipapera. – Quello lì non ha [...]
[...] nulla da perdere! vociava dall’uscio la Zuppidda, e ci viene per succhiare il sangue alla povera gente, peggio di una sanguisuga, perchè vive alle [...]
[...] spalle del prossimo, e tiene il sacco a questo e a quello per far le birbonate! Razza di ladri e di assassini! Piedipapera, sebbene volesse far [...]
[...] l’indifferente, pel decoro della carica, finì col perdere la pazienza, e si rizzò sulla gamba storta, gridando a mastro Cirino, l’inserviente [...]
[...] comunale, il quale era incaricato del buon ordine, e per questo ci aveva il berretto col rosso quando non faceva il sagrestano: – Fatemi tacere quella [...]
[...] vostra moglie fa il comodino alla Vespa, la quale viene tutti i giorni a mettersi sulla vostra porta per cercare Alfio Mosca, e voi altri tenete il [...]
[...] candeliere. Bel mestiere! Ma compare Alfio non vuol saperne, ve lo dico io; ci ha pel capo Mena di padron ’Ntoni, e voi altri ci perdete l’olio [...]
[...] della lucerna, se la Vespa ve l’ha promesso. – Ora vengo a romperti le corna! minacciò Piedipapera, e cominciò ad arrancare dietro la tavola [...]
[...] . – Volete scommettere che vi caccio fuori tutti a calci? Ora l’aggiusto io questa faccenda. La Zuppidda non voleva sentirne affatto d’aggiustarla, e [...]
[...] si dibatteva contro don Silvestro il quale la spingeva fuori tirandola pei capelli, e poi se la menò in disparte dietro il rastrello della chiusa [...]
[...] collera col municipio, e a far tutto questo chiasso. Ora si devono fare gli assessori nuovi, in cambio di padron Cipolla o di massaro Mariano, che non [...]
[...] valgono niente, e si potrebbe metterci vostro marito. – Io non ne so nulla, rispose la Zuppidda, calmatasi tutt’a un tratto. – Io non me ne [...]
[...] , il quale stava rincantucciato nel cortile a cardar stoppa, pallido come un morto, e non voleva escire per tutto l’oro del mondo, gridando che [...]
[...] gli facevano fare qualche sproposito, santo Dio! Per aprire il sinedrio, e vedere che pesci si pigliavano, ci mancava ancora padron Fortunato [...]
[...] Cipolla, e massaro Filippo l’ortolano, i quali non spuntavano mai, sicchè la gente incominciava ad annoiarsi, tanto che le comari s’erano messe a [...]
[...] filare lungo il muricciuolo della chiusa. Infine mandarono a dire che non venivano perchè avevano da fare; e il dazio, se volevano, avrebbero potuto [...]
[...] metterlo senza di loro. – Il discorso di mia figlia Betta tale e quale! brontolava mastro Croce Giufà. – Allora fatevi aiutare da vostra figlia Betta [...]
[...] ! esclamò don Silvestro. Baco da seta non fiatò più e continuò a masticarsi fra i denti il suo brontolìo. – Ora, disse don Silvestro, vedrete che [...]
[...] segretario voleva un po’ di tempo per prender lume; in questo mentre era suonato mezzogiorno e le comari se n’erano andate leste leste. Le poche che [...]
[...] erano rimaste, come videro mastro Cirino chiudere la porta e mettersi la chiave in tasca, se ne andarono anch’esse pei fatti loro di qua e di là [...]
[...] , chiacchierando degli improperii che s’erano detti Piedipapera e la Zuppidda. La sera ’Ntoni di padron ’Ntoni seppe quelle chiacchiere, e sacramento [...]
[...] piede del diavolo, e cominciò a dirgli il fatto suo, che era una carogna, e si guardasse bene dal dir male dei Zuppiddi e di quel che facevano [...]
[...] , qui? – Son venuto a rompervi le corna, se aggiungete altro. – Alle grida la gente si era affacciata sugli usci, e si era radunata una gran folla [...]
[...] ; sicchè si azzuffarono perbene, e Piedipapera, il quale ne sapeva più del diavolo, si lasciò cadere a terra tutto in un fascio con ’Ntoni [...]
[...] Malavoglia, che così non valevano a nulla le gambe buone, e si avvoltolarono nel fango, picchiandosi e mordendosi come i cani di Peppi Naso, tanto che [...]
[...] ’Ntoni di padron ’Ntoni dovette ficcarsi nel cortile dei Zuppiddi, perchè aveva la camicia tutta stracciata, e Piedipapera lo condussero a casa [...]
[...] mia non sono padrona di fare quello che mi pare e piace. Mia figlia la do a chi vogl’io. La ragazza, tutta rossa, s’era rifugiata in casa, col [...]
[...] . Morde peggio di un cane corso, compare Tino! ’Ntoni aveva ancora il sangue agli occhi, e voleva fare un precipizio. – Sentite, comare Venera [...]
[...] , disse allora davanti a tutto il mondo, per me se non mi piglio vostra figlia non mi marito più. – E la ragazza sentiva dalla camera. – Questi non son [...]
[...] stava zitto e gli dava un pezzo di salvietta per asciugarsi; dimodochè ’Ntoni quella sera se ne andò a casa tutto contento. Ma i poveri [...]
[...] , giacchè Pasqua era lì vicina, e dei denari del debito, a gran stento, ne avevano raccolto appena una metà. – Vedi quel che vuol dire bazzicare dove ci [...]
[...] son ragazze da marito! diceva a ’Ntoni la Longa. Ora tutta la gente parla dei fatti vostri. E mi dispiace per la Barbara. – Ed io me la piglio [...]
[...] ! disse allora ’Ntoni. – Te la pigli? esclamò il nonno. – Ed io chi sono? e tua madre non conta per nulla? Quando tuo padre prese moglie, ed è quella [...]
[...] che vedi là, me lo fece dire a me prima. – Allora viveva tua nonna, e venne a parlarmene nell’orto, sotto il fico. Ora non si usano più queste cose [...]
[...] , e i vecchi non servono a nulla. Un tempo si soleva dire «ascolta i vecchi e non la sbagli». Prima deve maritarsi tua sorella Mena; lo sai questo [...]
[...] ? – Maledetta la mia sorte! cominciò a gridare ’Ntoni strappandosi i capelli e pestando i piedi. Tutto il giorno a lavorare! all’osteria non ci [...]
[...] vado! e in tasca non ho mai un soldo! Ora che mi son trovata la ragazza che mi ci vuole, non posso prenderla. Perchè son tornato dunque da soldato [...]
[...] , poveretto, non ci stava nè meglio nè peggio; faceva il suo dovere laggiù, come l’aveva fatto a casa sua, e si contentava. Non scriveva spesso, è [...]
[...] vero – i francobolli costavano venti centesimi – nè aveva ancora mandato il ritratto, perchè da ragazzo lo canzonavano che aveva le orecchie d’asino; e [...]
[...] aveva detto: «Prima deve maritarsi la Mena». Ancora non ne parlava, ma ci pensava sempre, e adesso che tenevano nel canterano qualcosuccia per [...]
[...] pagare il debito, aveva fatto il conto che colla salatura delle acciughe si sarebbe pagato Piedipapera, e la casa restava libera per la dote della [...]
[...] figlio Brasi gli dava sempre dei grattacapi, a correre dietro le ragazze che non avevano nulla, come un baccalà che era. – «L’uomo per la parola, e [...]
[...] era sempre a confabulare con compare Fortunato, e in casa parlava spesso dei Cipolla, ci aveva sempre la stessa cosa davanti agli occhi, come [...]
[...] compare Alfio insieme al carro dell’asino, colle mani sotto il grembiale, perchè faceva freddo e tutte le porte erano chiuse, e per la stradicciuola [...]
[...] affaccendava nel cortile a staccare l’asino, e ad appendere gli arnesi al piuolo, e portava la lanterna di qua e di là. – Se ve ne andate alla Bicocca [...]
[...] rispondere, sebbene fosse buio e nessuno potesse vederla in viso. Di tanto in tanto si udivano i vicini parlare dietro gli usci chiusi, e piangere i [...]
[...] bambini, e il rumore delle scodelle, dove stavano cenando, sicchè nessuno poteva udire. – Ora dei denari che ci vogliono per Piedipapera ne [...]
[...] abbiamo la metà, e alla salatura delle acciughe pagheremo anche il resto. Alfio a quel discorso lasciò l’asino in mezzo al cortile, e venne sulla strada [...]
[...] , aggiunse Mosca, quando uno è ricco come il figlio di padron Cipolla, che può prendersi la moglie che vuole, e può stare dove gli piace! – Buona [...]
[...] notte, compare Alfio; disse poi Mena, dopo essere stata un altro pezzetto a guardare la lanterna appesa al rastrello, e l’asino che andava [...]
[...] abboccando le ortiche pel muricciolo. Compare Alfio diede la buona notte anche lui, e se ne tornò a mettere l’asino nella stalla. – Quella sfacciata di [...]
[...] un momento per grattarsi il capo! Vergogna! – e brontolava ancora per la strada, mentre Piedipapera chiudeva l’uscio, tirandole dietro tanto di [...]
[...] perchè ce l’ha con tutti quelli che si maritano, e ora sta covando cogli occhi Alfio Mosca. – Tu dovresti dirglielo, che a me non mi piace di tenere [...]
[...] il candeliere. Come se non si vedesse che sta qui per compare Alfio, e poi la Zuppidda va spargendo che noi ci troviamo il nostro conto a fare [...]
[...] padron ’Ntoni, mentre il vecchio e tutti fanno il diavolo, e non ne vogliono sapere. Chiudi la finestra. Oggi sono stato mezz’ora a godermi la [...]
[...] era scappato dalla Provvidenza, col pretesto di andare a pigliare la fiocina grande pei cefali; e le diceva: – Se il nonno non vuole, come faremo [...]
[...] ? – Faremo che scapperemo insieme, e poi quando la cosa è fatta dovranno pensarci loro a maritarci, e saranno costretti a dir di sì per forza [...]
[...] , rispondeva lei, e sua madre era lì dietro ad ascoltare, ci giuocherei tutt’e due questi occhi! Bella la parte che rappresenta quella strega! Ora [...]
[...] detto, tutti quelli che cercano di prendermi la Barbara. Quando non avrà più nessuno da sposare, allora dovranno pregarmi loro, e farò i patti [...]
[...] pancia, senza far nulla, quando non era dietro il banco della Santuzza, e faceva l’occhietto alle belle ragazze, per ingannare il tempo. La Barbara da [...]
[...] principio aveva risposto all’occhietto; ma poi, dopo che sua madre le aveva detto che quelli eran tutti mangiapani a ufo, più birri che altro, e i [...]
[...] forestieri vanno frustati, gli aveva sbattuta la finestra sul naso, così baffuto e col berretto gallonato com’era, e don Michele se n’era mangiato [...]
[...] il fegato, e per dispetto seguitava a passare e ripassare per la via, attorcigliandosi i baffi, e col berretto sugli occhi. La domenica poi si [...]
[...] metteva il cappello colla piuma, e andava a scaricarle un’occhiataccia dalla bottega di Vanni Pizzuto, mentre la ragazza andava a messa colla mamma [...]
[...] . Don Silvestro prese ad andare a farsi radere anche lui, fra quelli che aspettavano la messa, e a scaldarsi al braciere per l’acqua calda, e [...]
[...] , e si affacciò all’uscio: – Che pezzo di ragazza, per la madonna! E come cammina col naso nella mantellina, che pare un fuso! Pensare poi che deve [...]
[...] , si arricciava i baffi, e si metteva il cappello davanti allo specchio. – Ci vuol altro che cappelli colla penna per quella lì! sogghignava Pizzuto [...]
[...] ragazzaccio di Malavoglia. Don Silvestro ebbe la premura di andare a raccontare ogni cosa a ’Ntoni, e che don Michele il brigadiere, era un uomo il quale [...]
[...] non si lasciava posare le mosche sul naso; e doveva avercela con lui. – Io gli rido sul mostaccio, a don Michele il brigadiere! rispose ’Ntoni [...]
[...] . Lo so perchè ce l’ha con me; ma per stavolta può pulirsi la bocca, e farebbe meglio a non sciuparsi le scarpe per passare e ripassare davanti [...]
[...] alla Zuppidda, col berretto gallonato, come se ci avesse la corona in capo; che la gente se ne impipa di lui e del suo berretto. E se lo incontrava [...]
[...] lo guardava bene in faccia, ammiccando gli occhi, come deve fare un giovanotto di fegato che è stato soldato, e non si lascia portar via il suo [...]
[...] , o venivano a comprare dei sigari, o delle lenze, e degli ami da pescare, o dei bottoni d’osso di quelli da cinque un grano. – Don Michele e [...]
[...] andava a farsi la barba, e sentiva che don Michele gli avrebbe dato qualche cosa per levargli davanti gli occhi ’Ntoni Malavoglia, si gonfiava come [...]
[...] le spalle e seguitava a scaldarsi le mani sul braciere. Don Silvestro si metteva a ridere e rispondeva per lui: – A mastro Vanni gli piacerebbe [...]
[...] notte. – Non sarebbe poi una cosa sbagliata! ruminava fra di sè; tutto sta a prendere Piedipapera per il collo, e in un giorno buono. Il giorno [...]
[...] , colla faccia bianca e gli occhi stravolti, e le guardie doganali s’erano viste correre di qua e di là, tutte in faccende, col naso a terra come cani [...]
[...] da caccia, e don Michele insieme a loro colla pistola sulla pancia, e i calzoni infilati negli stivali. – Voi potreste fargli un gran servizio a [...]
[...] nell’angolo più oscuro della botteguccia. Gli rendereste un famoso servizio, e ve lo fareste amico per davvero! – Magari! sospirò Piedipapera, chè [...]
[...] gli mancava il fiato quella sera, e non aggiunse altro. Nella notte si udirono delle fucilate verso il Rotolo, e lungo tutta la spiaggia, che [...]
[...] pareva la caccia alle quaglie. – Altro che quaglie! mormoravano i pescatori rizzandosi sul letto ad ascoltare. E’ son quaglie a due piedi, di quelle [...]
[...] che portano lo zucchero e il caffè, e i fazzoletti di seta di contrabbando. Don Michele ier sera andava per le strade coi calzoni dentro gli [...]
[...] stivali e la pistola sulla pancia! Piedipapera stava nella bottega di Pizzuto a bere il bicchierino, prima dell’alba, che c’era ancora il [...]
[...] lanternino davanti all’uscio; ma stavolta aveva la faccia di un cane che ha rotta la pentola; non diceva le solite barzellette, e domandava a questo e a [...]
[...] quello cos’era stato quel diavolìo, e se si erano visti Rocco Spatu e Cinghialenta, e si sberrettava con don Michele, il quale aveva gli occhi [...]
[...] gonfii e gli stivali polverosi, e voleva pagargli per forza il bicchierino. Ma don Michele era già stato all’osteria, dove la Santuzza gli diceva [...]
[...] fossa anche degli altri? – E il mio dovere dove lo lasciate? Se li coglievo colla pasta in mano stanotte c’era un bel guadagno per noi, sangue di un [...]
[...] prossimo. – No, lo so cos’era! erano tutti fazzoletti di seta, e zucchero e caffè, più di mille lire di roba, corpo della madonna! che mi son sgusciati di [...]
[...] mano come anguille; ma li ho sott’occhio tutti quelli della combriccola, e un’altra volta non mi scapperanno! Piedipapera poi gli diceva [...]
[...] : – Bevetelo un bicchierino, don Michele, che vi farà bene allo stomaco, col sonno che avete perso. Don Michele era di cattivo umore e sbuffava [...]
[...] ! esclamò Piedipapera battendo il pugno sul banco, e fingeva di mettersi in collera davvero. A Roma non voglio mandarlo, quel ragazzaccio di [...]
[...] grugnito. – Ci penserò a ridurre come si deve ’Ntoni e tutta la sua parentela! minacciava Piedipapera. – Non voglio farmi ridere sul naso da tutto [...]
[...] il paese. Potete star tranquillo, don Michele! E se ne partì zoppicando e bestemmiando come se non ci vedesse più dagli occhi, mentre andava [...]
[...] dicendo fra di sè «Conviene tenerseli amici tutti, questi birri qui!»; e ruminando come potesse fare a tenerseli amici andò all’osteria, dove lo zio [...]
[...] Santoro gli disse che non s’erano visti nè Rocco Spatu nè Cinghialenta, e passò dalla cugina Anna, la quale poveretta non aveva dormito, e stava [...]
[...] sulla porta guardando di qua e di là, colla faccia pallida. Lì davanti incontrò pure la Vespa, la quale veniva a vedere se comare Grazia ci avesse un [...]
[...] po’ di lievito, per caso. – Ho incontrato or ora compare Mosca; disse allora lui per far quattro chiacchiere. – Era senza il carro, e scommetto [...]
[...] che andava a ronzare nella sciara, dietro l’orto della Sant’Agata. «Amare la vicina è un gran vantaggio, si vede spesso e non si fa viaggio [...]
[...] ». – Bella santa da attaccarsi al muro, quella Mena! cominciò a sbraitare la Vespa, la vogliono dare a Brasi Cipolla, e seguita a civettare con questo e con [...]
[...] quello! – Puh! che porcheria! – Lasciatela fare! lasciatela fare! così gli altri conosceranno che roba è, e apriranno gli occhi. Ma non lo [...]
[...] penso per ora a maritarmi; ma certo che da me si troverebbe quel che ci vuole. A buon conto il mio pezzo di chiusa ce l’ho, e nessuno ci tiene le [...]
[...] fare! lasciate fare! che non è sempre bel tempo, e il vento se le porta all’aria le frasche. Oggi ho da parlare con vostro zio Campana di legno [...]
[...] , per quell’affare che sapete. Campana di legno era proprio ben disposto per parlare di quell’affare che non finiva più, «e le cose lunghe diventano [...]
[...] serpi». Padron ’Ntoni gli cantava sempre che i Malavoglia erano galantuomini, e avrebbero pagato, ma ei voleva poi vedere di dove li avrebbero [...]
[...] scavati i denari. Già nel paese si sapeva quel che possedeva ciascuno, fino all’ultimo centesimo, e quei galantuomini dei Malavoglia, magari a vendersi [...]
[...] l’anima al turco, non avrebbero potuto pagare nemmeno la metà, di lì a Pasqua; e per prendersi la casa del nespolo ce ne voleva della carta [...]
[...] bollata, e delle altre spese, questo lo sapeva, e avevano ragione don Giammaria e lo speziale quando parlavano del governo ladro; lui, com’è vero che [...]
[...] si chiamava zio Crocifisso, ce l’aveva non solo con quelli che mettevano le tasse, ma anche con quelli che non le volevano, e mettevano talmente in [...]
[...] subbuglio il paese che un galantuomo non era più sicuro di starsene in casa sua colla sua roba, e quando erano venuti a domandargli se voleva [...]
[...] fare il sindaco, egli aveva risposto – Bravo! e i miei affari chi me li fa? Io bado ai fatti miei. – Intanto padron ’Ntoni pensava a maritare la [...]
[...] nipote, che l’avevano visto andare attorno con compare Cipolla – l’aveva visto lo zio Santoro – e aveva visto anche Piedipapera che faceva il mezzano [...]
[...] alla Vespa, e serviva di comodino a quello spiantato di Alfio Mosca, il quale voleva arraffarsi la sua chiusa. – Ve lo dico io che ve l’arraffa [...]
[...] ! gli gridava Piedipapera nell’orecchio per persuaderlo. – Avete un bel strillare e fare il diavolo per la casa. Vostra nipote è cotta come una pera [...]
[...] per colui, e gli sta sempre alle calcagna. Io non posso mica chiuderle l’uscio sul muso, quando viene a far quattro chiacchiere con mia moglie [...]
[...] , per riguardo vostro, che infine è sempre vostra nipote e sangue vostro. – Bel riguardo che mi avete! Così mi fate perdere la chiusa, col riguardo [...]
[...] ! – Sicuro che la perdete! Se la Malavoglia si marita con Brasi Cipolla, compare Mosca non avrà più che fare, e si prende la Vespa e la chiusa, per [...]
[...] mio come il sangue di Gesù Cristo che c’è nel calice della messa, e par roba rubata, che tutti fanno a chi piglia piglia, compare Alfio, la Vespa [...]
[...] e i Malavoglia. Ora incomincio la lite e mi piglio la casa. – Voi siete il padrone. Se dite di far la lite la faccio subito. – Ancora no [...]
[...] . Aspettiamo a Pasqua; «l’uomo per la parola e il bue per le corna»; ma voglio esser pagato sino all’ultimo centesimo, e non darò più retta a nessuno per [...]
[...] accordare dilazione. La Pasqua infatti era vicina. Le colline erano tornate a vestirsi di verde, e i fichidindia erano di nuovo in fiore. Le [...]
[...] ragazze avevano seminato il basilico alla finestra, e ci si venivano a posare le farfalle bianche; fin le povere ginestre della sciara avevano il loro [...]
[...] fiorellino pallido. La mattina, sui tetti, fumavano le tegole verdi e gialle, e i passeri vi facevano gazzara sino al tramonto. Anche la casa del [...]
[...] nespolo sembrava avesse un’aria di festa; il cortile era spazzato, gli arnesi in bell’ordine lungo il muricciuolo e appesi ai piuoli, l’orto tutto [...]
[...] verde di cavoli e di lattughe, e la camera aperta e piena di sole che sembrava contenta anch’essa, e ogni cosa diceva che la Pasqua si avvicinava [...]
[...] . I vecchi si mettevano sull’uscio verso mezzogiorno, e le ragazze cantavano al lavatoio. I carri tornavano a passare nella notte, e la sera si udiva [...]
[...] del corredo per le mani. Era passato del tempo, e il tempo si porta via le cose brutte come le cose buone. Adesso comare Maruzza era tutta in [...]
[...] faccende a tagliare e cucire della roba, e Mena non domandava nemmeno per chi servisse; e una sera le avevano condotto in casa Brasi Cipolla, con [...]
[...] padron Fortunato suo padre, e tutto il parentado. – Qui ci è compare Cipolla che è venuto a farvi una visita; disse padron ’Ntoni, facendoli entrare [...]
[...] , come se nessuno ne sapesse niente, mentre nella cucina c’era preparato il vino e i ceci abbrustoliti, e i ragazzi e le donne avevano i vestiti [...]
[...] della festa. Mena sembrava davvero Sant’Agata, con quella veste nuova e quel fazzoletto nero in testa, talchè Brasi non le levava gli occhi [...]
[...] d’addosso, come il basilisco, e stava appollaiato sulla scranna colle mani fra le gambe, che se le fregava di tanto in tanto di nascosto dalla contentezza [...]
[...] . – È venuto con suo figlio Brasi, il quale adesso si è fatto grande – seguitava padron ’Ntoni. – Sicuro, i ragazzi crescono, e ci spingono per le [...]
[...] spalle nella fossa, rispose padron Fortunato. – Ora bevete un bicchier di vino che è di quello buono – aggiunse la Longa, e questi ceci qui li [...]
[...] ha abbrustoliti mia figlia. Mi dispiace che non sapevo niente, e non vi ho fatto trovare cose degne del vostro merito. – Eravamo qui vicino di [...]
[...] passaggio, rispose padron Cipolla, ed abbiamo detto: andiamo a vedere comare Maruzza. Brasi si riempì le tasche di ceci, guardando la ragazza, e dopo i [...]
[...] vecchi in questo tempo si erano messi a discorrere fra di loro, sotto il nespolo, colle comari che facevano cerchio e cantavano le lodi della [...]
[...] ragazza, com’era brava massaia, che teneva quella casa meglio di uno specchio. «La figliuola com’è avvezzata, e la stoppa com’è filata». – Anche la [...]
[...] vostra nipote è cresciuta, osservò padron Fortunato – e sarebbe tempo di maritarla. – Se il Signore le manda un buon partito noi non vogliamo altro [...]
[...] , rispose padron ’Ntoni. – «Matrimonii e vescovadi dal cielo sono destinati» aggiunse comare la Longa. – «A buon cavallo non gli manca sella [...]
[...] l’uso, ma non alzava gli occhi dal grembiule, e Brasi si lamentava con suo padre, quando se ne andarono, che ella non gli avesse offerto il piatto [...]
[...] fosse un mulo davanti a un sacco d’orzo! Guarda che ti sei lasciato cascare il vino sui calzoni, Giufà! e mi hai rovinato un vestito nuovo! Padron [...]
[...] ’Ntoni tutto contento si fregava le mani, e diceva alla nuora: – Non mi par vero d’essere in porto, coll’aiuto di Dio! La Mena non avrà nulla da [...]
[...] desiderare, ed ora aggiusteremo tutte le altre nostre cosuccie, e potrete dire «Lasciò detto il povero nonno, il riso con i guai vanno a vicenda [...]
[...] ». Quel sabato, verso sera, la Nunziata venne a prendere un pugno di fave per i suoi bambini e disse: – Compare Alfio se ne va domani. Sta levando [...]
[...] tutta la sua roba. Mena si fece bianca e smise di tessere. Nella casa di compar Alfio c’era il lume, e ogni cosa sottosopra. Egli venne a picchiare [...]
[...] all’uscio poco dopo, e aveva la faccia in un certo modo anche lui, e faceva e disfaceva dei nodi alla frusta che teneva in mano. – Sono venuto a [...]
[...] salutarvi tutti, comare Maruzza, padron ’Ntoni, i ragazzi, e anche voi, comare Mena. Il vino di Aci Catena è finito.– Ora la Santuzza ha preso [...]
[...] mano, e guardava intorno, dalla parte dove non era comare Mena. – Ora quando tornate? domandò la Longa. – Chi lo sa quando tornerò? Io vado dove mi [...]
[...] . Alla Bicocca mi hanno detto che la gente muore come le mosche, dalla malaria. Alfio si strinse nelle spalle, e disse che non poteva farci nulla [...]
[...] . – Io non vorrei andarmene, ripeteva, guardando la candela. – E voi non mi dite nulla, comare Mena? La ragazza aprì la bocca due o tre volte per dire [...]
[...] stallatico, che chi viene e chi se ne va, e a poco a poco tutti cambiano di posto, e ogni cosa non sembra più quella. – Così dicendo si fregava le [...]
[...] mani e rideva, ma colle labbra e non col cuore. – Le ragazze, disse la Longa, vanno come Dio le ha destinate. Ora son sempre allegre e senza [...]
[...] pensieri, e com’entrano nel mondo cominciano a conoscere i guai e i dispiaceri. Compar Alfio, dopo che furono tornati a casa padron ’Ntoni e i ragazzi, e [...]
[...] li ebbe salutati, non sapeva risolversi a partire, e rimaneva sulla soglia, colla frusta sotto l’ascella, a stringere la mano a questo e a quello [...]
[...] , anche a comare Maruzza, e ripeteva, come si suol fare quando uno se ne va lontano, e non si sa bene se ci si rivede più: – Perdonatemi se ho [...]
[...] devono fare così. Era una bella sera di primavera, col chiaro di luna per le strade e nel cortile, la gente davanti agli usci, e le ragazze che [...]
[...] passeggiavano cantando e tenendosi abbracciate. Mena uscì anche lei a braccetto della Nunziata, chè in casa si sentiva soffocare. – Ora non si [...]
[...] vedrà più il lume di compar Alfio, alla sera, disse Nunziata, e la casa rimarrà chiusa. Compar Alfio aveva caricato buona parte delle sue cosuccie sul [...]
[...] carro, e insaccava quel po’ di paglia che rimaneva nella mangiatoia, intanto che cuocevano quelle quattro fave della minestra. – Partirete prima [...]
[...] di giorno, compar Alfio? gli domandò Nunziata sulla porta del cortile. – Sì, vado lontano, e quella povera bestia bisogna che si riposi un po [...]
[...] ’ nella giornata. Mena non diceva nulla, e stava appoggiata allo stipite a guardar il carro carico, la casa vuota, il letto mezzo disfatto, e la [...]
[...] pentola che bolliva l’ultima volta sul focolare. – Siete là anche voi, comare Mena? – esclamò Alfio appena la vide, e lasciò quello che stava facendo [...]
[...] . Ella disse di sì col capo, e Nunziata intanto era corsa a schiumare la pentola che riversava, da quella brava massaia che era. – Così son contento [...]
[...] , che posso dirvi addio anche a voi! disse Alfio. – Sono venuta a salutarvi, – disse lei, e ci aveva il pianto nella gola. – Perchè ci andate alla [...]
[...] vado? e voi perchè vi maritate con Brasi Cipolla? Si fa quel che si può, comare Mena. Se avessi potuto fare quel che volevo io, lo sapete cosa avrei [...]
[...] fatto!... – Ella lo guardava e lo guardava, cogli occhi lucenti. – Sarei rimasto qui, che fino i muri mi conoscono, e so dove metter le mani [...]
[...] , tanto che potrei andar a governare l’asino di notte, anche al buio; e vi avrei sposata io, comare Mena, chè in cuore vi ci ho da un pezzo, e vi [...]
[...] porto meco alla Bicocca, e dappertutto ove andrò. Ma questi oramai sono discorsi inutili, e bisogna fare quel che si può. Anche il mio asino va dove [...]
[...] di avere chiuso anche il cuore, e d’averci chiusa sopra quella finestra, pesante come una porta di palmento. – Ma così vuol Dio. Ora vi saluto e [...]
[...] me ne vado. La poveretta piangeva cheta cheta, colla mano sugli occhi, e se ne andò insieme alla Nunziata a pianger sotto il nespolo, al chiaro di [...]
[...] Pasqua padron ’Ntoni prese quelle cento lire che ci erano nel canterano, e si mise il giubbone nuovo per andare a portarle allo zio Crocifisso [...]
[...] che nulla» e «chi dà acconto non è cattivo pagatore». Ora viene l’estate, e coll’aiuto di Dio pagheremo ogni cosa. – A me perchè venite a contarmela [...]
[...] bestemmiare e a buttare il berretto per terra, al solito suo, dicendo che non aveva pane da mangiare, e non poteva aspettare nemmeno sino [...]
[...] fate fare quello che non posso, maledetto sia il giorno e il minuto in cui mi misi in quest’imbroglio! e se ne andò stracciando il berretto vecchio [...]
[...] . Padron ’Ntoni tornò a casa ancora pallido, e disse alla nuora – Ce l’ho tirato, ma ho dovuto pregarlo come Dio, – e tremava ancora il poveretto [...]
[...] . Però era contento che padron Cipolla non ne sapesse nulla, e il matrimonio della nipote non andasse in fumo. La sera dell’Ascensione, mentre i [...]
[...] Zuppidda a sentir quello che si diceva, e a dir la sua. Oramai come padron ’Ntoni maritava la nipote, e la Provvidenza s’era rimessa in gambe, tutti [...]
[...] chiacchiere colla Barbara e le aveva confidato che il nonno aveva detto: – Prima deve maritarsi la Mena. – E dopo vengo io! – conchiuse ’Ntoni. La [...]
[...] Barbara perciò aveva mandato in regalo alla Mena il vaso del basilico, tutto ornato di garofani, e con un bel nastro rosso, che era l’invito di farsi [...]
[...] comari; e tutti le facevano festa a Sant’Agata, persino sua madre s’era levata il fazzoletto nero, perchè dove ci sono sposi è di malaugurio [...]
[...] portare il lutto; e avevano scritto anche a Luca, per dargli la notizia che Mena si maritava. Ella sola, poveretta, non sembrava allegra come gli altri [...]
[...] , e pareva che il cuore le parlasse e le facesse vedere ogni cosa in nero, mentre i campi erano tutti seminati di stelline d’oro e d’argento, e i [...]
[...] e alle finestre. Mentre tutte le porte eran fiorite, soltanto quella di compar Alfio, nera e sgangherata, stava sempre chiusa, e non c’era più [...]
[...] e tanto ha fatto che ha mandato via del paese compar Alfio! Intanto a Sant’Agata le avevano messa la veste nuova, e aspettavano la festa di San [...]
[...] Giovanni per toglierle la spadina d’argento dalle trecce, e spartirle i capelli sulla fronte, prima d’andare in chiesa, sicchè ognuna al vederla [...]
[...] sarebbe mancato nulla, e intanto ella era sempre in faccende a tagliare e cucire. Padron ’Ntoni voleva vedere anche lui, quando tornava a casa la sera [...]
[...] , e teneva la tela e la matassa del cotone, e ogni volta che andava alla città portava qualche cosuccia. Il cuore tornava ad aprirsi col bel tempo [...]
[...] , i ragazzi guadagnavano tutti, chi più chi meno, e la Provvidenza si buscava il pane anch’essa, e facevano il conto che coll’aiuto di Dio a San [...]
[...] discorrere di quel che aveva fatto la Provvidenza. Brasi girandolava sempre per la straduccia dei Malavoglia, col vestito nuovo; e poco dopo si [...]
[...] seppe per tutto il paese che quella domenica comare Grazia Piedipapera andava lei a spartire i capelli della sposa, e a levarle la spadina d’argento [...]
[...] , perchè Brasi Cipolla era orfano della madre, e i Malavoglia avevano invitato apposta la Piedipapera per ingraziarsi suo marito; e avevano anche [...]
[...] invitato lo zio Crocifisso, e tutto il vicinato, e tutti gli amici e i parenti, senza risparmio. – Io non ci vengo! borbottava lo zio Crocifisso a [...]
[...] compare Tino, colle spalle all’olmo della piazza. Ho mangiato troppa bile e non voglio dannarmi l’anima. Andateci voi che non ve ne importa niente [...]
[...] , e non si tratta della roba vostra. Ancora c’è tempo per mandare l’usciere; l’ha detto l’avvocato. – Voi siete il padrone, e farò come dite voi [...]
[...] . Adesso non ve ne importa più perchè Alfio Mosca se ne è andato. Ma vedrete che appena si marita Mena, egli torna qui e si piglia vostra nipote [...]
[...] diventare parente dei Malavoglia, e la sua figliuola s’era fatta comare di basilico con la Mena, tanto che aveva fatto cucire alla Barbara in fretta e [...]
[...] in furia la veste nuova, chè non se lo aspettava quell’affronto. ’Ntoni ebbe un bel pregarla e scongiurarla di non attaccarsi a quel pelo, e [...]
[...] lasciar correre. Comare Venera, tutta pettinata, e colle mani intrise di farina, che s’era messa apposta ad impastare il pane, per far vedere che [...]
[...] non le importava più d’andare al convito dei Malavoglia, rispondeva: – Avete voluto la Piedipapera? tenetevela! O lei o io! Tutte e due al mondo [...]
[...] anch’ella aveva tanto di muso, perchè non aveva potuto mettere la veste nuova, e quasi quasi si pentiva dei soldi spesi pel basilico che aveva [...]
[...] mandato a comare Mena; e ’Ntoni il quale era venuto a prenderle, lo rimandarono mogio mogio, che il giubbone nuovo gli cascava di dosso. Madre e [...]
[...] figlia poi stavano a guardare dal cortile, mentre infornavano il pane, la babilonia che c’era in casa dei Malavoglia, tanto che le voci e le risate [...]
[...] si udivano fin là, per farle arrabbiare maggiormente. La casa del nespolo era piena di gente, come quando era morto compare Bastianazzo; e Mena [...]
[...] , senza spadina d’argento e coi capelli spartiti sulla fronte, pareva tutt’altra, talchè tutte le comari le facevano ressa intorno, e non si sarebbe [...]
[...] sentita una cannonata dal cicaleccio e dalla festa. Piedipapera sembrava che facesse il solletico, alle donne, tante ne diceva, mentre l’avvocato [...]
[...] delle barzellette, alle quali rideva soltanto suo figlio Brasi; e tutti parlavano in una volta, mentre i monelli si disputavano le fave e le [...]
[...] castagne fra le gambe della gente. La stessa Longa, poveretta, aveva dimenticato i suoi guai dalla contentezza; e padron ’Ntoni, seduto sul muricciuolo [...]
[...] , diceva di sì col capo, e rideva tutto solo. – Bada a non dar da bere ai tuoi calzoni, come l’altra volta, che non hanno sete, diceva al figlio [...]
[...] compare Cipolla; e diceva pure che si sentiva in gamba meglio della sposa e voleva ballare la fasola con lei. – Allora io non ho più nulla a far qui, e [...]
[...] me ne posso andare! rispondeva Brasi il quale voleva dire le sue barzellette anche lui, e gli seccava che lo lasciavano in un cantuccio come un [...]
[...] minchione, e non gli dava retta nemmeno comare Mena. – La festa si fa per comare Mena, diceva la Nunziata, ma essa non è contenta come tutti [...]
[...] gli altri. Allora la cugina Anna finse che le scappasse di mano il boccale, nel quale c’era ancora più di un quartuccio di vino, e cominciò a [...]
[...] gridare: – Allegria! allegria! «Dove ci sono i cocci ci son feste», e il vino che si spande è di buon augurio. – Un altro po’ me lo versava sui calzoni [...]
[...] cavalcioni sul muro, col bicchiere fra le gambe, che sembrava il padrone, per quell’usciere che poteva mandare, e disse: – All’osteria non c’è [...]
[...] nemmeno Rocco Spatu, oggi tutta l’allegria è qui, e pare di essere dalla Santuzza. – Qui è meglio assai! osservò il figlio della Locca, il quale era [...]
[...] venuto in coda alla folla, e l’avevano fatto entrare per dare da bere anche a lui. Dalla Santuzza se ci andate senza denari non vi danno niente [...]
[...] faccia, chiacchierando, quasi volessero accapigliarsi; e don Giammaria rideva e ci tirava su una presa, che si vedeva di là il piacere che gli [...]
[...] faceva. – O perchè non sono venuti il vicario e don Silvestro? domandò Piedipapera. – Gliel’ho detto anche a loro, ma vuol dire che hanno da fare [...]
[...] strillando per la piazza, e si strappava i capelli, quasi le avessero portata la malanuova; e davanti alla bottega di Pizzuto c’era folla come [...]
[...] quando casca un asino sotto il carico, e tutti si affollano a vedere cos’è stato, talchè anche le donnicciuole guardavano da lontano colla bocca aperta [...]
[...] , senza osare d’accostarsi. – Io, per me, vado a vedere cos’è successo; disse Piedipapera, e scese dal muro adagio adagio. In quel crocchio [...]
[...] , invece dell’asino caduto, c’erano due soldati di marina, col sacco in spalla e le teste fasciate, che tornavano in congedo. Intanto si erano fermati [...]
[...] dal barbiere a farsi dare un bicchierino d’erbabianca. Raccontavano che si era combattuta una gran battaglia di mare, e si erano annegati dei [...]
[...] bastimenti grandi come Aci Trezza, carichi zeppi di soldati; insomma un mondo di cose che parevano quelli che raccontano la storia d’Orlando e dei [...]
[...] paladini di Francia alla Marina di Catania, e la gente stava ad ascoltare colle orecchie tese, fitta come le mosche. – Il figlio di Maruzza la Longa ci [...]
[...] sapeva nulla, poveraccia! e rideva ed era in festa coi parenti e gli amici. Il soldato non finiva di chiacchierare con quelli che volevano [...]
[...] la generale nelle batterie, non si sente più nè scìa nè vossìa, e le carabine le fanno parlar tutti allo stesso modo. Bravi giovanotti tutti! e [...]
[...] con del fegato sotto la camicia. Sentite, quando si è visto quello che hanno veduto questi occhi, e come ci stavano quei ragazzi a fare il loro [...]
[...] donne che avete il busto, e questo busto fosse di ferro, che potrebbero spararvi addosso una cannonata senza farvi nulla. È andato a fondo in un [...]
[...] momento, e non l’abbiamo visto più, in mezzo al fumo, un fumo come se ci fossero state venti fornaci di mattone, lo sapete? – A Catania c’era un [...]
[...] spalle; adesso è affare di compare Piedipapera e ci penserà lui; e guardava la casa del nespolo, dove facevano baldoria. – Sapete com’è? conchiuse [...]
[...] padron Cipolla, è come quando il Comune di Aci Trezza litigava pel territorio col Comune di Aci Castello. Cosa ve n’entrava in tasca, a voi e a me [...]
[...] all’osteria, allorchè ci si scalda la testa, e volano i piatti e i bicchieri in mezzo al fumo ed alle grida. – L’avete visto? Tale e quale! Dapprincipio [...]
[...] , quando state sull’impagliettatura colla carabina in pugno, in quel gran silenzio, non sentite altro che il rumore della macchina, e vi pare che [...]
[...] quel punf! punf! ve lo facciano dentro lo stomaco: null’altro. Poi, alla prima cannonata, e come incomincia il parapiglia, vi vien voglia di [...]
[...] ballare anche voi, che non vi terrebbero le catene, come quando suona il violino all’osteria, dopo che avete mangiato e bevuto, e allungate la carabina [...]
[...] non sono marinari, e non sanno come si fa a stare nel sartiame col piede fermo sulla corda e la mano sicura al grilletto, malgrado il rollìo [...]
[...] del bastimento, e mentre i compagni vi fioccano d’attorno come pere fradicie. – Per la madonna, esclamò Rocco Spatu. Avrei voluto esserci anch’io a [...]
[...] in aria la Palestro, – la quale ardeva come una catasta di legna, quando ci passò vicino, e le fiamme salivano alte sino alla penna di trinchetto [...]
[...] tante, risposero. Poi passò a babordo e non si vide più. – Questa di morire arrostito non mi piacerebbe, conchiuse Spatu; ma pei pugni ci sto. E [...]
[...] la Santuzza come tornò all’osteria gli disse: – Chiamateli qua, quei poveretti, che devono aver sete, dopo tanta strada che hanno fatto, e ci [...]
[...] vuole un bicchiere di vino schietto. Quel Pizzuto avvelena la gente colla sua erbabianca, e non va a confessarsene. Certuni la coscienza l’hanno dietro [...]
[...] , perchè dietro ogni soldato ci sta un caporale col fucile carico, e non ha a far altro che star a vedere se il soldato vuol scappare, e se il [...]
[...] rise e si bevette nel cortile dei Malavoglia, con un bel chiaro di luna; e sul tardi poi, quando tutti erano stanchi, e ruminavano lentamente le [...]
[...] fave abbrustolite, e alcuni anche canterellavano sottovoce, colle spalle al muro, vennero a raccontare la storia che avevano portato in paese i due [...]
[...] congedati. Padron Fortunato se n’era andato di buon’ora, e aveva condotto via Brasi col vestito nuovo. – Quei poveri Malavoglia, diceva incontrando [...]
[...] sulla piazza Campana di legno, Dio gliela mandi buona! Hanno la iettatura addosso! Lo zio Crocifisso stava zitto e si grattava la testa. Lui non [...]
[...] che nel mare verso Trieste ci era stato un combattimento tra i bastimenti nostri e quelli dei nemici, che nessuno sapeva nemmeno chi fossero, ed [...]
[...] era morta molta gente; chi raccontava la cosa in un modo e chi in un altro, a pezzi e bocconi, masticando le parole. Le vicine venivano colle mani [...]
[...] sotto il grembiule a domandare se comare Maruzza ci avesse il suo Luca laggiù, e stavano a guardarla con tanto d’occhi prima d’andarsene. La [...]
[...] povera donna cominciava a star sempre sulla porta, come ogni volta che succedeva una disgrazia, voltando la testa di qua e di là, da un capo all’altro [...]
[...] della via, quasi aspettasse più presto del solito il suocero e i ragazzi dal mare. Le vicine le domandavano pure se Luca avesse scritto, o era [...]
[...] molto che non riceveva lettera di lui. – Davvero ella non ci aveva pensato alla lettera; e tutta la notte non potè chiudere occhio, e aveva sempre [...]
[...] la testa là, nel mare verso Trieste, dov’era successa quella ruina; e vedeva sempre suo figlio, pallido e immobile, che la guardava con certi [...]
[...] occhioni sbarrati e lucenti, e diceva sempre di sì, come quando l’avevano mandato a fare il soldato – talchè sentiva anche lei una sete, un’arsura da [...]
[...] marinari, che l’avevano pescato dopo dodici ore, quando stavano per mangiarselo i pescicani, e in mezzo a tutta quell’acqua moriva di sete. Allora la [...]
[...] l’avesse avuta dentro di sè quell’arsura, e nel buio spalancava gli occhi, dove ci aveva sempre stampato quel cristiano. Coll’andare dei giorni [...]
[...] perso i suoi gattini? dicevano le vicine. La lettera non veniva però. Anche padron ’Ntoni non s’imbarcava più e stava sempre attaccato alle gonnelle [...]
[...] della nuora come un cagnolino. Alcuni gli dicevano: – Andate a Catania che è paese grosso, e qualcosa sapranno dirvi. Nel paese grosso il povero [...]
[...] vecchio si sentiva perso peggio del trovarsi in mare di notte, e senza sapere dove drizzare il timone. Infine gli fecero la carità di dirgli che [...]
[...] sfogliare certi libracci e a cercare col dito sulla lista dei morti. Allorchè arrivarono ad un nome, la Longa che non aveva ben udito, perchè le [...]
[...] fischiavano gli orecchi, e ascoltava bianca come quelle cartacce, sdrucciolò pian piano per terra, mezzo morta. – Son più di quaranta giorni [...]
[...] – conchiuse l’impiegato, chiudendo il registro. Fu a Lissa; che non lo sapevate ancora? La Longa la portarono a casa su di un carro, e fu malata per alcuni [...]
[...] giorni. D’allora in poi fu presa di una gran devozione per l’Addolorata che c’è sull’altare della chiesetta, e le pareva che quel corpo lungo e [...]
[...] disteso sulle ginocchia della madre, colle costole nere e i ginocchi rossi di sangue, fosse il ritratto del suo Luca, e si sentiva fitte nel cuore [...]
[...] tutte quelle spade d’argento che ci aveva la Madonna. Ogni sera le donnicciuole, quando andavano a prendersi la benedizione, e compare Cirino [...]
[...] faceva risuonare le chiavi prima di chiudere, la vedevano sempre lì, a quel posto, accasciata sui ginocchi, e la chiamavano anche lei la madre [...]
[...] addolorata. – Ha ragione – dicevano nel paese. – Luca sarebbe tornato fra breve, e i suoi trenta soldi al giorno se li sarebbe guadagnati. «A nave rotta [...]
[...] ogni vento è contrario». – Avete visto padron ’Ntoni? aggiungeva Piedipapera; dopo la disgrazia di suo nipote sembra un gufo tale e quale. – Adesso [...]
[...] la casa del nespolo fa acqua davvero da tutte le parti, come una scarpa rotta, e ogni galantuomo bisogna che pensi ai suoi interessi. La [...]
[...] Zuppidda era sempre con tanto di muso, e borbottava che ora tutta la famiglia rimaneva sulle braccia di ’Ntoni! Questa volta una ragazza ci penserà prima [...]
[...] moglie. I pasticci non mi piacciono! Andate a lavorare che non sono affari vostri: – e lo mandava fuori dell’uscio colle braccia penzoloni e quella [...]
[...] anche lei, faceva cascare nel discorso che «maritati e muli vogliono star soli» e che «fra suocera e nuora ci si sta in malora». – Quando Mena si [...]
[...] : – Prima che mia figlia vada a dormire nella stanza dei colombi bisogna sapere a chi resta la casa, e voglio stare a vedere dove finisce questo [...]
[...] affare dei lupini. Andava a finire che Piedipapera stavolta voleva essere pagato, santo diavolone! San Giovanni era arrivato, e i Malavoglia tornavano [...]
[...] a parlare di dare degli acconti, perchè non avevano tutti i denari, e speravano di raggranellare la somma alla raccolta delle ulive. Lui se l’era [...]
[...] levati di bocca quei soldi, e non aveva pane da mangiare, com’è vero Dio! non poteva campare di vento sino alla raccolta delle ulive. – A me [...]
[...] mi dispiace, padron ’Ntoni; gli aveva detto: ma che volete? Bisogna che pensi ai miei interessi. San Giuseppe prima fece la sua barba e poi [...]
[...] quella di tutti gli altri. – Presto compie l’anno! aggiungeva lo zio Crocifisso, quand’era solo a brontolare con compare Tino – e non si è visto un [...]
[...] grano d’interessi – quelle duecento lire basteranno appena per le spese. Vedrete che al tempo delle ulive vi diranno di aspettarli sino a Natale, e [...]
[...] Zuppidda; non possono menare innanzi quella barca rotta, e cercano di maritare la ragazza. – Costoro non pensano ad altro che a maritarsi; hanno la [...]
[...] coi Malavoglia, perchè la Zuppidda era andata a togliere la roba di comare Grazia dalla sponda del lavatoio, e ci aveva messa la sua: di quelle [...]
[...] bravaccio. Una manica di carogne, quei Malavoglia, e non voleva vederli più nel battesimo porco che quell’altro porco di don Giammaria gli aveva [...]
[...] messo in fronte. Le carte bollate allora cominciarono a piovere, e Piedipapera diceva che l’avvocato non doveva esser rimasto contento del [...]
[...] regalo di padron ’Ntoni per lasciarsi comprare, e questo provava che razza di stitici essi fossero; se ci era da fidarsi quando promettevano che [...]
[...] avrebbero pagato. Padron ’Ntoni tornò a correre dal segretario e dall’avvocato Scipioni; ma questi gli rideva sul naso, e gli diceva che «chi è [...]
[...] minchione se ne sta a casa», che non doveva lasciarvi mettere la mano alla nuora, e poichè aveva fatto il pasticcio se lo mangiasse. «Guai a chi casca [...]
[...] per chiamare aiuto!». – Sentite a me, gli suggerì don Silvestro, piuttosto dategli la casa, se no se ne va in spese perfino la Provvidenza e i [...]
[...] capelli che ci avete in testa; e ci perdete anche le vostre giornate, coll’andare e venire dall’avvocato. – Se ci date la casa colle buone, gli diceva [...]
[...] Piedipapera, vi lasceremo la Provvidenza, che potrete sempre guadagnarvi il pane, e resterete padroni, e non verrà l’usciere colla carta bollata [...]
[...] . Compare Tino non aveva fiele in corpo, e andava a parlare a padron ’Ntoni come se non fosse fatto suo, passandogli il braccio attorno al collo, e gli [...]
[...] ; quelle cinquecento lire me le son levate dalla bocca, e San Giuseppe prima fece la sua barba. Fossi ricco come lo zio Crocifisso non ve ne parlerei [...]
[...] , dopo tanto tempo che ci erano stati, e pareva che fosse come andarsene dal paese, e spatriare, o come quelli che erano partiti per ritornare, e [...]
[...] non erano tornati più, che ancora c’era lì il letto di Luca, e il chiodo dove Bastianazzo appendeva il giubbone. Ma infine bisognava sgomberare con [...]
[...] tutte quelle povere masserizie, e levarle dal loro posto, che ognuna lasciava il segno dov’era stata, e la casa senza di esse non sembrava più [...]
[...] nespolo oramai era di Piedipapera, e loro dovevano sgomberarla; ma almeno nessuno li vedeva colla roba in collo. Quando il vecchio staccava un [...]
[...] ch’erano ammonticchiati nel mezzo della camera, per riposarsi un po’, e guardavano di qua e di là se avessero dimenticato qualche cosa; però il nonno [...]
[...] sfasciate, e in un canto il nespolo, e la vite in pampini sull’uscio. – Andiamo via! diceva egli. Andiamo via, ragazzi. Tanto, oggi o domani!... e non [...]
[...] si muoveva. Maruzza guardava la porta del cortile dalla quale erano usciti Luca e Bastianazzo, e la stradicciuola per la quale il figlio suo se ne [...]
[...] era andato coi calzoni rimboccati, mentre pioveva, e non l’aveva visto più sotto il paracqua d’incerata. Anche la finestra di compare Alfio Mosca [...]
[...] era chiusa, e la vite pendeva dal muro del cortile che ognuno passando ci dava una strappata. Ciascuno aveva qualche cosa da guardare in quella [...]
[...] casa, e il vecchio, nell’andarsene posò di nascosto la mano sulla porta sconquassata, dove lo zio Crocifisso aveva detto che ci sarebbero voluti due [...]
[...] chiodi e un bel pezzo di legno. Lo zio Crocifisso era venuto a dare un’occhiata insieme a Piedipapera, e parlavano a voce alta nelle stanze [...]
[...] vuote, dove le parole si udivano come se fossero in chiesa. Compare Tino non aveva potuto durarla a campare d’aria sino a quel giorno, e aveva dovuto [...]
[...] al collo. Lo sapete che sono un povero diavolo, e cinquecento lire mi fanno! Se voi foste stato ricco ve l’avrei venduta a voi. – Ma padron ’Ntoni [...]
[...] non poteva soffrire di andare così per la casa, col braccio di Piedipapera al collo. Ora lo zio Crocifisso ci era venuto col falegname e col [...]
[...] muratore, e ogni sorta di gente che scorazzavano di qua e di là per le stanze come fossero in piazza, e dicevano – Qui ci vogliono dei mattoni, qui ci [...]
[...] vuole un travicello nuovo, qui c’è da rifare l’imposta, – come se fossero i padroni; e dicevano anche che si doveva imbiancarla per farla sembrare [...]
[...] tutt’altra. Lo zio Crocifisso andava scopando coi piedi la paglia e i cocci, e raccolse anche da terra un pezzo di cappello che era stato di [...]
[...] Bastianazzo, e lo buttò nell’orto, dove avrebbe servito all’ingrasso. Il nespolo intanto stormiva ancora, adagio adagio, e le ghirlande di margherite [...]
[...] , ormai vizze, erano tuttora appese all’uscio e le finestre, come ce le avevano messe a Pasqua delle Rose. La Vespa era venuta a vedere anche lei [...]
[...] , colla calzetta al collo, e frugava per ogni dove, ora che era roba di suo zio. – «Il sangue non è acqua» – andava dicendo forte, perchè udisse anche [...]
[...] il sordo. A me mi sta nel cuore la roba di mio zio, come a lui deve stare a cuore la mia chiusa. Lo zio Crocifisso lasciava dire e non udiva, ora [...]
[...] metterete il cuore in pace, e lo crederete che non penso a lui! diceva la Vespa all’orecchio dello zio Crocifisso. – Io ci ho il cuore in pace [...]
[...] ! rispondeva lui: sta tranquilla. D’allora in poi i Malavoglia non osarono mostrarsi per le strade nè in chiesa la domenica, e andavano sino ad Acicastello [...]
[...] per la messa, e nessuno li salutava più, nemmeno padron Cipolla, il quale andava dicendo: – Questa partaccia a me non la doveva fare padron ’Ntoni [...]
[...] . Questo si chiama gabbare il prossimo, se ci aveva fatto mettere la mano di sua nuora nel debito dei lupini! – Tale e quale come dice mia moglie [...]
[...] ! aggiungeva mastro Zuppiddu. Dice che dei Malavoglia adesso non ne vogliono nemmeno i cani. Però quello scimunito di Brasi pestava i piedi e [...]
[...] sfogava ad andare a stanare le lucertole nella sciara, o a mettersi a cavalcioni sul muricciuolo del lavatoio, e giurava di non far più nulla [...]
[...] , neanche se l’ammazzavano, ora che non volevano dargli la moglie, e gli avevano ripreso persino il vestito nuovo delle nozze; per fortuna la Mena non [...]
[...] che avevano presa in affitto, nella strada del Nero, vicino ai Zuppiddi, e se accadeva di vederli da lontano, Brasi correva a nascondersi dietro [...]
[...] povera Sant’Agata resta in casa, peggio di una casseruola appesa al muro, tale e quale come le mie figliuole che non hanno dote. – Poveretta [...]
[...] ! rispondeva comare Grazia, e le avevano perfino spartito i capelli! Mena però era tranquilla, e s’era rimessa la spadina d’argento nelle trecce da sè [...]
[...] stessa, senza dir nulla. Adesso aveva tanto da fare nella casa nuova, dove bisognava mettere ogni cosa a un altro posto, e non si vedeva più il [...]
[...] nespolo e la porta della cugina Anna e della Nunziata. Sua madre la covava cogli occhi, mentre lavorava accanto a lei, e l’accarezzava col tono della [...]
[...] spalle; ma la ragazza cantava come uno stornello, perchè aveva diciotto anni, e a quell’età se il cielo è azzurro vi ride negli occhi, e gli [...]
[...] trama. La madre era la sola che le aveva letto in cuore, e che ci avesse lasciata cascare una buona parola in quell’angustia. – Almeno se ci fosse [...]
[...] , che le erano rimaste in casa peggio di casseruole appese, e comare Piedipapera si vergognava di farsi vedere per quel tiro che compare Tino aveva [...]
[...] fatto ai poveri Malavoglia. Ella aveva il cuore buono, la gnà Grazia, e non diceva come suo marito: – Lasciali stare coloro, che non hanno più nè [...]
[...] re nè regno. Cosa te ne importa? – La sola che si vedesse di tanto in tanto era la Nunziata, col piccino in collo, e tutti gli altri dietro; ma [...]
[...] ? Se ti mariti, vuol dire che fai casa da te, e quel che guadagni, lo guadagni per la tua casa. «Cento mani Dio benedisse, ma non tutte in un [...]
[...] far andare la Provvidenza e a dar da mangiare a tanti, se lo lascio solo? – Allora sbrigatevela tra voi altri! esclamava la Zuppidda voltandogli le [...]
[...] non l’ho rubata! Si potrebbe chiudere gli occhi se non avete nulla, perchè siete giovane, e ci avete sempre la salute da lavorare, e siete del [...]
[...] dote per papparvela con tutti i vostri, è un’altra cosa! Marito voglio dargliene uno solo alla mia figliuola, e non cinque o sei, e metterle [...]
[...] sulle spalle due famiglie. Barbara nell’altra stanza fingeva di non udire, e seguitava a far girare l’arcolaio lesto lesto. Ma appena ’Ntoni si [...]
[...] affacciava sull’uscio chinava gli occhi sui cannelli, e allungava il muso anche lei. Talchè il poveraccio si faceva giallo e verde e di cento colori, e [...]
[...] non sapeva che fare, perchè Barbara lo teneva invischiato come un passerotto, con quegli occhioni neri, e gli diceva poi: – Vuol dire che a me non [...]
[...] mi volete bene come ai vostri! e si metteva a piangere nel grembiule quando non c’era la mamma. – Sacramento! esclamava ’Ntoni, vorrei tornare a [...]
[...] fare il soldato! – E si strappava i capelli e si dava dei pugni nella testa, ma non sapeva risolversi a pigliare la risoluzione che ci voleva, da [...]
[...] vero cetriolo che era. – Allora, diceva la Zuppidda «’Ntrua, ’ntrua! ciascuno a casa sua!». E suo marito le ripeteva: – Te l’avevo detto che a me i [...]
[...] tanto di grugno, e la gnà Venera gli rinfacciava ogni volta che i Malavoglia avevano invitato la Piedipapera a pettinare la Mena, bella [...]
[...] , e li aveva lasciati in camicia come Gesù Bambino. – Vi pare che non lo sappia cosa ha detto vostra madre Maruzza in quei tempi in cui portava [...]
[...] il naso in sù, che la Barbara non era quella che ci voleva per suo figlio ’Ntoni, perchè era avvezza come una signorina, e non sapeva quel che ci [...]
[...] vuole ad essere una buona moglie di marinaro. Me l’hanno raccontato al lavatoio, comare Mangiacarrubbe e la gnà Cicca. – Comare Mangiacarrubbe e [...]
[...] la gnà Cicca sono due carogne, rispondeva ’Ntoni, e parlano per l’invidia che non ho sposato la Mangiacarrubbe. – Per me pigliatevela pure! Bel [...]
[...] voleva far l’uomo, e non si lasciava vedere per due o tre giorni. Ma la piccola Lia, che non sapeva tutte quelle chiacchiere, continuava a venire [...]
[...] a giocare nel cortile di comare Venera, come l’avevano avvezzata, quando la Barbara le dava i fichidindia e le castagne, perchè voleva bene a suo [...]
[...] sono peggio dei cani. E la Barbara rinfacciava alla ragazzina: – Lo so che non sono brava massaia come tua sorella! E comare Venera conchiudeva [...]
[...] di vestina che hai indosso. La bambina molte cose non le capiva; ma quel po’ che rispondeva faceva montare la mosca al naso alla Zuppidda, e le [...]
[...] faceva dire ch’era sua madre Maruzza che la indettava, e la mandava apposta da quelle parti per stuzzicarle la bile, tanto che finalmente la piccina [...]
[...] non ci andò più, e la gnà Venera disse che era meglio, così non venivano in casa a far le spie, che temevano sempre volessero rubarsi quel tesoro [...]
[...] di Cetriolo. Le cose arrivarono al punto che comare Venera e la Longa non si parlavano più, e se si vedevano in chiesa si voltavano la schiena [...]
[...] e potrebbero andare a finire a coltellate; invece le comari, dopo che hanno messo fuori la scopa, e si sono voltate le schiene, e si sono sfogate [...]
[...] a dirsi improperi, e a strapparsi i capelli, si riconciliano subito, e si abbracciano e si baciano, e si mettono sull’uscio a chiacchierare come [...]
[...] più nè re nè regno. E glielo disse anche in faccia, alla fine, onde levarsi d’addosso quella noia, perchè quel cristiano stava sempre davanti alla [...]
[...] sua porta come un cane, e le avrebbe fatto perdere la fortuna, se mai qualcun altro avesse avuto l’intenzione di passare di là per lei. – Orbè [...]
[...] , compare ’Ntoni, «I pesci del mare son destinati a chi se l’ha da mangiare»; mettiamoci il cuore in pace voi ed io, e non ci pensiamo più. – Voi [...]
[...] potete mettervelo il cuore in pace, comare Barbara, ma per me, «Amare e disamare non sta a chi lo vuol fare». – Provate, che ci riescirete anche [...]
[...] voi. A provare non si perde nulla. Io vi auguro ogni bene e ogni fortuna, ma lasciatemi badare ai fatti miei, chè ho già ventidue anni. – Io lo [...]
[...] un momento all’altro, e non è bene che mi trovi qui con voi. – Sì, sì, è vero; ora che ci hanno tolto la casa del nespolo non è giusto. Egli [...]
[...] aveva il cuore grosso, il povero ’Ntoni, e non voleva lasciarla così. Ma ella doveva andare a riempir la brocca alla fontana, e gli disse addio [...]
[...] , correndo lesta lesta, e dimenando i fianchi con bel garbo – chè Zuppidda la chiamavano perchè il nonno di suo padre s’era rotta la gamba in uno scontro [...]
[...] di carri alla festa di Trecastagni, ma Barbara le sue brave gambe ce le aveva tutte e due. – Addio, comare Barbara! rispose il poveraccio, e così [...]
[...] ci mise una pietra su quel che era stato, e se ne tornò a remare come un galeotto, che già quella era una vera galera, dal lunedì al sabato, ed [...]
[...] egli era stanco di rompersi l’anima per niente, perchè quando non si ha nulla è inutile arrabbattarsi da mattina a sera, e non trovate un cane che [...]
[...] vi voglia, per questo egli ne aveva le tasche piene di quella vita; preferiva piuttosto di non far niente davvero, e starsene in letto a fare il [...]
[...] malato, come quando era seccato del servizio militare, e il nonno poi non stava a cercare il pelo nell’uovo come il dottore della fregata. – Che hai [...]
[...] ? gli domandava. – Nulla ho. Ho che sono un povero diavolo. – E che vuoi farci se sei un povero diavolo? Bisogna vivere come siamo nati. Egli [...]
[...] si lasciava caricare svogliatamente degli attrezzi meglio di un asino, e lungo la giornata non apriva bocca che per bestemmiare o brontolare: «Chi [...]
[...] ! – Bella o no, non l’abbiamo fatta noi così com’è, conchiudeva il nonno. La sera mangiava ingrugnato la sua minestra, e la domenica andava a gironzare [...]
[...] attorno all’osteria, dove la gente non aveva altro da fare che ridere e spassarsi, senza pensare che il giorno dopo si tornava a fare quel che si [...]
[...] colle mani sotto le ascelle a non far nulla, e allora gli seccava anche quella fatica di pensare al suo stato, di desiderare quelle cose che aveva [...]
[...] visto da soldato, col ricordo delle quali ingannava il tempo nei giorni di lavoro. Gli piaceva stendersi come una lucertola al sole, e non far [...]
[...] altro. E come incontrava i carrettieri che andavano seduti sulle stanghe – Bel mestiere che fanno! borbottava. Vanno in carrozza tutto il giorno! e [...]
[...] se vedeva passare qualche povera donnicciuola, che tornava dalla città, curva sotto il carico come un asino stanco, e andava lamentandosi per via [...]
[...] spasso. X ’Ntoni andava a spasso sul mare tutti i santi giorni, e gli toccava camminare coi remi, logorandosi la schiena. Però quando il mare [...]
[...] era cattivo, e voleva inghiottirseli in un boccone, loro, la Provvidenza e ogni cosa, quel ragazzo aveva il cuore più grande del mare. Il sangue [...]
[...] dei Malavoglia! diceva il nonno; e bisognava vederlo alla manovra, coi capelli che gli fischiavano al vento, mentre la barca saltava sui marosi [...]
[...] come un cefalo in amore. La Provvidenza si avventurava spesso al largo, così vecchia e rattoppata com’era, per amore di quel po’ di pesca, ora che nel [...]
[...] paese c’erano tante barche che spazzavano il mare colla scopa. Anche in quei giorni in cui le nuvole erano basse, verso Agnone, e l’orizzonte [...]
[...] , e ognuno diceva che quelli di padron ’Ntoni andavano a cercarsi i guai col candeliere. Padron ’Ntoni rispondeva che andava a cercarsi il pane, e [...]
[...] quando i sugheri scomparivano ad uno ad uno, nel mare largo che era verde come l’erba, e le casucce di Trezza sembravano una macchia bianca [...]
[...] , tanto erano lontane, e intorno a loro non c’era che acqua, si metteva a chiacchierare coi nipoti dalla contentezza, che poi alla sera la Longa e [...]
[...] tutti gli altri li avrebbero aspettati sulla riva, quando vedevano la vela far capolino tra i fariglioni, e sarebbero stati a guardare anche loro la [...]
[...] pesca che saltellava nelle nasse e riempiva il fondo della barca come fosse d’argento; e padron ’Ntoni soleva rispondere prima che nessuno avesse [...]
[...] aperto bocca – Un quintale, o un quintale e venticinque – che non si sarebbe sbagliato di un rotolo; e poi se ne parlava tutta la sera, mentre le [...]
[...] donne pestavano il sale fra i ciottoli, e quando contavano i barilotti ad uno ad uno, e lo zio Crocifisso veniva a vedere quel che avevano fatto [...]
[...] , per gettare la sua offerta a occhi chiusi, e Piedipapera gridava e bestemmiava per dire il prezzo giusto, chè allora facevano piacere le grida di [...]
[...] Piedipapera, già a questo mondo non bisogna restare in collera colla gente, e la Longa poi si contava a soldo a soldo davanti al suocero i denari [...]
[...] che portava Piedipapera nel fazzoletto, e diceva: – Questi sono per la casa! Questi altri sono per la spesa. La Mena aiutava anch’essa a pestare il [...]
[...] sale, e a mettere in ordine i barilotti, e ci aveva un’altra volta la veste turchina e la collana di corallo che avevano dovuto dare in pegno allo [...]
[...] ci avremo il fatto nostro anche noi, e s’abbia a pentire d’avermi chiusa la porta in faccia. – «Il buon pilota si conosce alle burrasche [...]
[...] »; rispondeva il vecchio. Quando saremo un’altra volta quel che siamo sempre stati, ognuno ci farà buon viso, e torneranno ad aprirci la porta. – Chi [...]
[...] non ce l’ha chiusa in faccia, aggiunse Alessi, è stata la Nunziata, e anche la cugina Anna. – «Carcere, malattie e necessità, si conosce l’amistà [...]
[...] ha mandata la grazia di Dio! Il ragazzo tirava e puntava i piedi, e sbuffava che pareva facesse tutto lui. Intanto ’Ntoni cantava, sdraiato sulla [...]
[...] pedagna e colle braccia sotto il capo, a veder volare i gabbiani bianchi sul cielo turchino che non finiva mai, e la Provvidenza si dondolava [...]
[...] sulle onde verdi, che venivano da lontano lontano fin dove arrivava la vista. – Che vuole dire che il mare ora è verde, ed ora è turchino, e un’altra [...]
[...] volta è bianco, e poi nero come la sciara, e non è sempre di un colore come dell’acqua che è? chiese Alessi. – È la volontà di Dio, rispose il [...]
[...] nonno, così il marinaro sa quando può mettersi in mare senza timore, e quando è meglio non andarci. – Quei gabbiani hanno una bella sorte, che volano [...]
[...] sempre in alto, e non hanno paura delle ondate, se il mare è in tempesta. – Allora non hanno da mangiare nemmeno loro, povere bestiole [...]
[...] . – Dunque tutti hanno bisogno del bel tempo, tale e quale come la Nunziata che non può andare alla fontana se piove, conchiuse Alessi. – «Buon tempo e mal [...]
[...] tempo non dura tutto il tempo», osservò il vecchio. Ma quando era mal tempo, o che soffiava il maestrale, e i sugheri ballavano sull’acqua tutto [...]
[...] il giorno, come se ci fosse chi suonava il violino, o il mare era bianco al pari del latte, o crespo che sembrava che bollisse, e la pioggia si [...]
[...] rovesciava sino a sera sulle loro spalle che non ci erano cappotti che bastassero, e il mare friggeva tutto intorno come il pesce nella padella [...]
[...] , allora era un altro par di maniche, e ’Ntoni non aveva voglia di cantare, col cappuccio sul naso, e gli toccava vuotare dall’acqua la Provvidenza che [...]
[...] non si finiva più, e il nonno badava a ripetere «Mare bianco, scirocco in campo» o «mare crespo, vento fresco» come se fossero là per imparare i [...]
[...] proverbi; e con quei benedetti proverbi, mentre la sera stava a guardare il tempo dalla finestra col naso in aria, diceva pure «Quando la luna è [...]
[...] diceva ’Ntoni. Non era meglio restarci in letto un altro par d’ore? – «Acqua di cielo, e sardelle alle reti!» rispondeva il vecchio. ’Ntoni si dava [...]
[...] l’anima al diavolo, coll’acqua a mezza gamba. – Stasera, gli diceva il nonno, la Maruzza ci farà trovare una bella fiammata e ci asciugheremo tutti [...]
[...] . E la sera, sull’imbrunire, come la Provvidenza, colla pancia piena di grazia di Dio, tornava a casa, che la vela si gonfiava come la gonnella di [...]
[...] donna Rosolina, e i lumi delle case ammiccavano ad uno ad uno dietro i fariglioni neri, e pareva che si chiamassero l’un l’altro, padron ’Ntoni [...]
[...] muro basso e dal mare si vedeva tutta la casa, colle quattro tegole sotto cui si appollaiavano le galline, e il forno dall’altro lato della porta [...]
[...] . – Lo vedete che la Longa ce l’ha fatta trovare la fiammata! – diceva tutto giulivo; e la Longa li aspettava sulla riva colle ceste pronte, che [...]
[...] quando dovevano riportarsele indietro vuote non avevano voglia di ciarlare, ma invece se le ceste non bastavano, e Alessi doveva correre a casa a [...]
[...] prenderne delle altre, il nonno si metteva le mani alla bocca per chiamare – Mena! oh Mena! – E Mena sapeva cosa voleva dire, e venivano tutti in [...]
[...] processione, lei, la Lia, ed anche la Nunziata, con tutti i suoi pulcini dietro; allora era una festa, nè si badava più al freddo, o alla pioggia, e [...]
[...] davanti alla fiammata stavano a chiacchierare sino a tardi della grazia di Dio che aveva mandato San Francesco, e quel che si sarebbe fatto dei [...]
[...] denari. Ma a quel giuoco da disperati si arrischiava la vita per qualche rotolo di pesce, e una volta i Malavoglia furono a un pelo di rimettercela [...]
[...] tutti la pelle, per amor del guadagno, come Bastianazzo, mentre erano all’altezza dell’Agnone, verso sera, e il cielo era tanto fosco che non si [...]
[...] vedeva più neppur l’Etna, e il vento soffiava a ondate che pareva avesse la parola. – Brutto tempo! diceva padron ’Ntoni. Il vento oggi gira [...]
[...] peggio della testa di una fraschetta, e il mare ha la faccia come quella di Piedipapera quando vuol farvi qualche brutto tiro. Il mare era del color [...]
[...] della sciara, sebbene il sole non fosse ancora tramontato, e di tratto in tratto bolliva tutt’intorno come una pentola. – Adesso i gabbiani devono [...]
[...] sempre la sbarra a greco, Alessi, ordinò il nonno, fra mezz’ora non ci si vedrà più peggio di essere in un forno. – Con questa brutta sera e [...]
[...] , luccicavano come avessero gli occhi e volessero mangiarsela; e nessuno osava dire più una parola, in mezzo al mare che muggiva fin dove c’era acqua [...]
[...] . – Ho in testa, disse a un tratto ’Ntoni, che stasera dovremo dare al diavolo la pesca che abbiamo fatta. – Taci! gli disse il nonno, e la sua [...]
[...] voce in quel buio li fece diventare tutti piccini piccini sul banco dov’erano. Si udiva il vento sibilare nella vela della Provvidenza e la fune [...]
[...] monte, sopra Trezza, e arrivò un’ondata che non si era vista da dove fosse venuta, la quale fece scricchiolare la Provvidenza come un sacco di [...]
[...] noci, e la buttò in aria. – Giù la vela! giù la vela! gridò padron ’Ntoni. Taglia! taglia subito! ’Ntoni, col coltello fra i denti, s’era abbrancato [...]
[...] come un gatto all’antenna, e ritto sulla sponda per far di contrappeso, si lasciò spenzolare sul mare che gli urlava sotto e se lo voleva mangiare [...]
[...] . – Tienti forte! tienti forte! gli gridava il nonno in quel fracasso delle onde che lo volevano strappare di là, e buttavano in aria la Provvidenza [...]
[...] e ogni cosa, e facevano piegare la barca tutta di un lato, che dentro ci avevano l’acqua sino ai ginocchi. – Taglia! taglia! ripeteva il nonno [...]
[...] ! Alessi s’era aggrappato al timone, e all’udire quelle parole del nonno cominciò a strillare – Mamma! mamma mia! – Taci! gli gridò il fratello [...]
[...] col coltello fra i denti. Taci o ti assesto una pedata! – Fatti la croce, e taci! ripetè il nonno. Sicchè il ragazzo non osò fiatare più. Ad un [...]
[...] tratto la vela cadde tutta di un pezzo, tanto era tesa, e ’Ntoni la raccolse in un lampo e l’ammainò stretta. – Il mestiere lo sai come tuo padre [...]
[...] , gli disse il nonno, e sei Malavoglia anche tu. La barca si raddrizzò e fece prima un gran salto; poi seguitò a far capriole sulle onde. – Dà qua [...]
[...] il timone; ora ci vuole la mano ferma! disse padron ’Ntoni; e malgrado che il ragazzo ci si fosse aggrappato come un gatto anche lui, arrivavano [...]
[...] sei buono anche tu. Adesso i remi valgono meglio del timone. La barca scricchiolava sotto lo sforzo poderoso di quel paio di braccia. E Alessi [...]
[...] la macchina del vapore. Il mare ci vince. Il nonno si tacque e stettero ad ascoltare la burrasca. – La mamma adesso dev’essere sulla riva a vedere [...]
[...] non ne poteva più. E si mise a strillare e a chiamare la mamma ad alta voce, in mezzo al rumore del vento e del mare; nè alcuno osò sgridarlo più [...]
[...] nemmen lui. Sta zitto che adesso non è bene far così, nè per te, nè per gli altri. – La vela! ordinò padron ’Ntoni; il timone al vento verso greco, e [...]
[...] poi alla volontà di Dio. Il vento contrastava forte alla manovra, ma in cinque minuti la vela fu spiegata, e la Provvidenza cominciò a balzare [...]
[...] dicono il rosario per noi. E non aggiunsero altro, correndo col vento e colle onde, nella notte che era venuta tutt’a un tratto nera come la pece [...]
[...] ! serra! – Non posso serrare! rispose ’Ntoni colla voce soffocata dalla tempesta e dallo sforzo, la scotta è bagnata. Il coltello, Alessi, il [...]
[...] molla, e per poco non sbalzò tutti in mare; l’antenna insieme alla vela cadde sulla barca, rotta come un filo di paglia. Allora si udì una voce [...]
[...] che gridava: – Ahi! come di uno che stesse per morire. – Chi è? chi è che grida? domandava ’Ntoni, aiutandosi coi denti e col coltello a tagliare le [...]
[...] rilinghe della vela, la quale era caduta coll’antenna sulla barca e copriva ogni cosa. Ad un tratto un colpo di vento la strappò netta e se la [...]
[...] portò via sibilando. Allora i due fratelli poterono sbrogliare del tutto il troncone dell’antenna e buttarlo in mare. La barca si raddrizzò, ma [...]
[...] padron ’Ntoni non si raddrizzò, lui, e non rispondeva più a ’Ntoni che lo chiamava. Ora, quando il mare e il vento gridano insieme, non c’è cosa che [...]
[...] faccia più paura del non udirsi rispondere alla voce che chiama. – Nonno, nonno! gridava anche Alessi, e al non udir più nulla, i capelli si [...]
[...] non piangeva più dal terrore. Il nonno era disteso in fondo alla barca, colla testa rotta. ’Ntoni finalmente lo trovò tastoni e gli parve che [...]
[...] fosse morto, perchè non fiatava e non si moveva affatto. La stanga del timone urtava di qua e di là, mentre la barca saltava in aria e si inabissava [...]
[...] misericordioso li udì, mentre andava per la burrasca in soccorso dei suoi devoti, e stese il suo mantello sotto la Provvidenza, giusto quando stava per [...]
[...] spaccarsi come un guscio di noce sullo scoglio dei colombi, sotto la guardiola della dogana. La barca saltò come un puledro sullo scoglio, e venne a [...]
[...] cadere in secco, col naso in giù – Coraggio, coraggio! gridavano loro le guardie dalla riva, e correvano qua e là colle lanterne a gettare delle [...]
[...] corde. – Siam qui noi! fatevi animo! – Finalmente una delle corde venne a cadere a traverso della Provvidenza, la quale tremava come una foglia, e [...]
[...] afferrando la fune che scorreva rapidamente e gli voleva scivolare dalle mani. Alessi vi si aggrappò anche lui con tutte le sue forze, e così riescirono ad [...]
[...] avvolgerla due o tre volte alla sbarra del timone, e le guardie doganali li tirarono a riva. Padron ’Ntoni però non dava più segno di vita, e [...]
[...] allorchè accostarono la lanterna si vide che aveva la faccia sporca di sangue, sicchè tutti lo credettero morto, e i nipoti si strappavano i capelli [...]
[...] . Ma dopo un paio d’ore arrivò correndo don Michele, Rocco Spatu, Vanni Pizzuto, e tutti gli sfaccendati che erano all’osteria quando giunse la [...]
[...] notizia, e coll’acqua fresca e le fregagioni gli fecero riaprir gli occhi. Il povero vecchio, come seppe dove si trovava, che ci voleva meno di un’ora [...]
[...] per arrivare a Trezza, disse che lo portassero a casa su di una scala. Maruzza, Mena, e le vicine, che strillavano sulla piazza e si battevano il [...]
[...] petto, lo videro arrivare in tal modo, disteso sulla scala, e colla faccia bianca, come un morto. – Niente! niente! – andava assicurando don [...]
[...] Michele in capo alla folla, – una cosa da nulla! – e corse dallo speziale per l’aceto dei sette ladri. Don Franco venne in persona tenendo colle due [...]
[...] mani la boccetta, e accorsero anche Piedipapera, comare Grazia, i Zuppiddi, padron Cipolla e tutto il vicinato, nella strada del Nero, chè in [...]
[...] brusìo pel paese, di notte o di giorno, quasi non chiudesse più gli occhi, e aspettasse sempre il suo Menico. Sicchè la gente si accalcava nella [...]
[...] . La Zuppidda e la Mangiacarrubbe avevano dimenticato tutti gli improperi che si erano detti, e cianciavano davanti alla porta, colle mani sotto il [...]
[...] grembiule. – Già quel mestiere lì è fatto in tal modo, e si finisce col lasciarci la pelle. Una che mariti la figlia con gente di mare, diceva la [...]
[...] Zuppidda, un giorno o l’altro se la vede tornare a casa vedova, e cogli orfani per giunta, chè se non fosse stato per don Michele, dei Malavoglia [...]
[...] quella notte non restava nemmeno la semenza. Il meglio era fare come quelli che non fanno nulla, e si guadagnano la loro giornata egualmente, come [...]
[...] don Michele, a mo’ d’esempio, il quale era grasso e grosso meglio di un canonico, e andava sempre vestito di panno, e si mangiava mezzo paese, e [...]
[...] era di casa, e padron Fortunato, e chi d’altri potè entrare, a furia di gomitate. – La faccia non mi piace niente affatto! sentenziava padron Cipolla [...]
[...] intanto la Zuppidda, che l’avevano lasciata sulla porta. Ha il naso fine quell’omaccio! E la Vespa aggiungeva: – «Chi ha roba in mare non ha nulla [...]
[...] questa casa arrivano di notte? osservò padron Cipolla, uscendo dalla casa con don Franco e compare Tino. – Per buscarsi un pezzo di pane, poveretti [...]
[...] venuta così forte che stava per portarsi via il malato. Il poveraccio non si lagnava più, nel suo cantuccio, colla testa fasciata e la barba [...]
[...] lunga. Aveva solo una gran sete, e quando Mena o la Longa gli davano da bere afferrava il boccale con le mani tremanti, che pareva volessero [...]
[...] rubarglielo. Don Ciccio veniva la mattina; medicava il ferito, gli tastava il polso, voleva veder la lingua, e poi se ne andava scrollando il capo. Una [...]
[...] Madonna, e dicevano il rosario davanti al letto del malato, il quale non fiatava più e non voleva nemmeno dell’acqua, e nessuno andò a dormire, tanto [...]
[...] strada facevano ballare i bicchieri sulla tavola, e trasalire coloro che stavano a vegliare il malato; così passò anche tutta la giornata, e le [...]
[...] vicine stavano sulla porta, cianciando a voce bassa fra di loro, e guardando pel vano dell’uscio cosa succedeva. Verso sera padron ’Ntoni volle veder [...]
[...] tutti i suoi ad uno ad uno, cogli occhi spenti, e domandava cosa aveva detto il medico. ’Ntoni era accanto al capezzale e piangeva come un ragazzo [...]
[...] ci hai tutti gli altri sulle spalle, e fa come ho fatto io. Le donne si mettevano a gridare colle mani nei capelli, udendolo discorrere a quel modo [...]
[...] , persino la piccola Lia, giacchè le donne non hanno giudizio in quelle circostanze, e non si accorgevano che il poveretto si turbava in volto al [...]
[...] che non possiamo spendere, e si contenterà del rosario che mi diranno Maruzza e la Mena. Tu, Mena, fai sempre come ha fatto tua madre, che è stata [...]
[...] una santa donna, e dei guai ne ha visti anche lei; e ti terrai sotto le ali tua sorella, come fa la chioccia coi suoi pulcini. Finchè vi aiuterete [...]
[...] l’un l’altro i guai vi parranno meno gravi. Ora ’Ntoni è grande, e presto Alessi sarà in grado di aiutarvi anche lui. – Non dite così [...]
[...] ! supplicavano le donne singhiozzando, come se egli avesse voluto andarsene di sua volontà. – Per carità non dite così. Egli scuoteva il capo tristamente, e [...]
[...] voltatemi dall’altra parte che sono stanco. Più tardi chiamò ancora ’Ntoni, e gli disse: – Non la vendete la Provvidenza, così vecchia come è, se no [...]
[...] sarete costretti ad andare a giornata, e non sapete com’è dura, quando padron Cipolla o lo zio Cola vi dicono: – Non ho bisogno di nessuno per [...]
[...] lunedì. – E quest’altra cosa voglio dire a te, ’Ntoni, che quando avrete messo insieme qualche soldo, dovete maritare prima la Mena, e darle uno del [...]
[...] mestiere che faceva suo padre, e che sia un buon figliuolo; e voglio dirti anche che quando avrete maritato pure la Lia, se fate dei risparmi [...]
[...] metteteli da parte e ricomprate la casa del Nespolo. Lo zio Crocifisso ve la venderà, se ci avrà il suo guadagno, perchè è stata sempre dei [...]
[...] Malavoglia, e di là sono partiti vostro padre e la buon’anima di Luca. – Sì! nonno! sì! prometteva ’Ntoni piangendo. Alessi ascoltava anche lui, serio [...]
[...] serio come fosse già un uomo. Le donne credevano che il malato avesse il delirio, udendolo chiacchierare e chiacchierare, e gli mettevano delle pezze [...]
[...] cominciavano ad udirsi i pescatori che si chiamavano da un uscio all’altro, e i carri cominciavano a passare di nuovo per la via. – Fra due ore sarà giorno [...]
[...] , disse padron ’Ntoni, e potrete andare a chiamare don Giammaria. Quei poveretti aspettavano il giorno come il Messia, e andavano ad ogni momento a [...]
[...] socchiudere la finestra per veder se spuntasse l’alba. Finalmente la stanzuccia cominciò a farsi bianca, e padron ’Ntoni tornò a dire: – Ora [...]
[...] chiamatemi il prete, che voglio confessarmi. Don Giammaria venne quando il sole era già alto, e tutte le vicine, come udirono il campanello per la [...]
[...] l’uscio in faccia alla gente, tanto che quei poveretti al vedersi la casa piena non osavano nemmeno piangere e disperarsi, mentre don Giammaria [...]
[...] borbottava fra i denti, e mastro Cirino gli metteva il cero sotto il naso al malato, giallo e stecchito come un altro cero anche lui. – E’ sembra il [...]
[...] Patriarca San Giuseppe addirittura, su quel letto e con quella barba lunga! beato lui! esclamava la Santuzza, che piantava i boccali e ogni cosa [...]
[...] , e andava sempre dove sentiva il Signore – come una cornacchia! – diceva lo speziale. Don Ciccio arrivò che c’era ancora il vicario coll’olio santo [...]
[...] , tanto che voleva voltare la briglia dell’asinello e tornarsene indietro. – Chi vi ha detto che c’era bisogno del prete? Chi è andato a chiamare [...]
[...] il viatico? Quello dobbiamo dirvelo noi altri medici, quando è l’ora; e mi meraviglio del vicario che è venuto senza la polizza del viatico. Ora [...]
[...] ! Vergine santa, che ci avete fatta la grazia! – E tutti piangevano dalla consolazione, come se l’infermo fosse già stato in grado di tornare ad imbarcarsi [...]
[...] fecero le corna. «Lontano sia chè son figlia di Maria!» e la Vespa baciava anche la medaglia che ci aveva sull’abitino. «Sciatara e matara! Tuono [...]
[...] dell’aria, e vino solforoso!» La Zuppidda soggiunse: – Voi almeno non avete figli da maritare, come li ho io, che farei gran danno se andassi sotterra [...]
[...] . – Le altre ridevano, perchè la Vespa non ci aveva che lei stessa da maritare, e non ci arrivava anche. – Quanto a questo, padron ’Ntoni fa più [...]
[...] ! largo! chè aspettano l’acqua da comare Maruzza. E i miei ragazzi se si mettono a giocare mi lasciano la roba in mezzo alla strada. Lia s’era [...]
[...] messa sulla porta, tutta pettoruta a dire alle comari: – Il nonno sta meglio. Ha detto don Ciccio che il nonno per adesso non muore; e non le [...]
[...] pareva vero che tutte le comari stessero ad ascoltarla come una donna fatta. Venne anche Alessi e disse alla Nunziata: – Ora che sei qui, in due salti [...]
[...] per aver buttato la corda alla Provvidenza, diceva lo speziale. E ci è anche la pensione. Così li spendono i denari del popolo! Piedipapera per [...]
[...] difendere don Michele andava dicendo che se l’era meritata, la medaglia e la pensione, per questo si era buttato all’acqua sino a mezza gamba, con [...]
[...] , andava dicendo Piedipapera. L’ho vista io col naso fra le imposte quando egli passa per la strada. E don Silvestro, sentendo questo, diceva a Vanni [...]
[...] anni, e se si mette in testa che ad aspettare ancora il marito comincia a far la muffa, se lo piglia, colle buone o colle cattive. Volete [...]
[...] scommettere dodici tarì che si parlano dalla finestra? – E tirò fuori il pezzo da cinque lire nuovo. – Io non voglio scommettere niente! rispose Pizzuto [...]
[...] stringendosi nelle spalle. A me non me ne importa un corno. Quelli che stavano a sentire, Piedipapera e Rocco Spatu, si scompisciavano dalle risa [...]
[...] . – Ve lo faccio per niente – aggiunse don Silvestro, messo di buon umore; e se ne andò cogli altri a chiacchierare con lo zio Santoro, davanti [...]
[...] all’osteria. – Sentite, zio Santoro, volete guadagnarvi dodici tarì? e cavò fuori la moneta nuova, sebbene lo zio Santoro non ci vedesse. – Mastro [...]
[...] occhi spenti; ma egli era inquieto, e muoveva le labbra di qua e di là, come fa delle orecchie un cane da caccia che sente la pedata. – Sono amici [...]
[...] , non temete – aggiunse don Silvestro sghignazzando. – Sono compare Tino, e Rocco Spatu, aggiunse il cieco dopo essere stato attento un altro po [...]
[...] ’. Egli conosceva tutti quelli che passavano, al rumore dei loro passi, fossero colle scarpe o a piedi nudi, e diceva – Voi siete compare Tino, oppure [...]
[...] : siete compare Cinghialenta. E siccome era sempre là, a dir delle barzellette con questo e con quello, sapeva ciò che accadeva in tutto il paese [...]
[...] , e allora per buscarsi quei dodici tarì, come i ragazzi andavano a prendere il vino per la cena, li chiamava – Alessi, o Nunziata, o Lia, – e [...]
[...] , finchè c’era stato bisogno, era corso di qua e di là senza fiato, e s’era strappati i capelli anche lui. Adesso che il nonno stava meglio [...]
[...] , girandolava pel paese, colle mani sotto le ascelle, aspettando che potessero portare un’altra volta la Provvidenza da mastro Zuppiddu per rabberciarla; e [...]
[...] andava all’osteria a far quattro chiacchiere, giacchè non ci aveva un soldo in tasca, e raccontava a questo e a quello come avevano visto la morte [...]
[...] cogli occhi, e così passava il tempo, cianciando e sputacchiando. Quando gli pagavano poi qualche bicchiere di vino, se la prendeva con don Michele [...]
[...] , che gli aveva rubata l’innamorata e andava ogni sera a parlare colla Barbara, li aveva visti lo zio Santoro, che aveva domandato alla Nunziata se [...]
[...] Giuda! La gente ci si divertiva a vedergli mangiare l’anima, e perciò gli pagavano da bere. La Santuzza, mentre risciacquava i bicchieri, si voltava [...]
[...] dall’altra parte, per non sentire le bestemmie e le parolacce che dicevano; ma all’udir discorrere di don Michele, si dimenticava anche di questo [...]
[...] , e stava ad ascoltare con tanto d’occhi. Era divenuta curiosa anche lei, e stava tutta orecchi quando ne parlavano, e al fratellino della Nunziata [...]
[...] , o ad Alessi, allorchè venivano pel vino, regalava delle mele e delle mandorle verdi, per sapere chi s’era visto nella strada del Nero. Don [...]
[...] Michele giurava e spergiurava che non era vero, e spesso la sera, quando l’osteria era già chiusa, si udiva un casa del diavolo dietro la porta [...]
[...] . – Bugiardo! gridava la Santuzza. Assassino! ladro! nemico di Dio! Tanto che don Michele non si fece più vedere all’osteria, e si contentava di [...]
[...] mandare a prendere il vino e berselo nella bottega di Pizzuto, solo col suo fiasco, per amor della pace. Massaro Filippo, invece di esser contento che [...]
[...] si fosse tolto così un altro cane da quell’osso della Santuzza, metteva buone parole e cercava di rappattumarli, che nessuno ci capiva più nulla [...]
[...] . Ma era tempo perso. – Non vedete che voga al largo e non si fa più vedere? esclamava la Santuzza. – Questo è segno che la cosa è vera com’è vero [...]
[...] Iddio! No! non voglio sentirne parlar più, dovessi chiuder l’osteria, e mettermi a far calzetta! Massaro Filippo allora si faceva la bocca amara [...]
[...] dalla collera, e andava a pregare don Michele come un santo, nel posto delle guardie, o nella bottega di Pizzuto, perchè la finisse quella lite con la [...]
[...] Santuzza, dopo che erano stati amici! ed ora avrebbe fatto chiacchierare la gente, – e lo abbracciava e lo tirava per la manica. Ma don Michele [...]
[...] appuntava i piedi in terra come un mulo, e diceva di no. E chi era là presente, a godersi la scena, osservava che massaro Filippo faceva una bella [...]
[...] Santuzza allora un bel giorno si mise la mantellina e andò a confessarsi, sebbene fosse lunedì, e l’osteria fosse piena di gente. La Santuzza [...]
[...] andava a confessarsi ogni domenica, e ci stava un’ora col naso alla graticola del confessionario, a risciacquarsi la coscienza, che amava tenerla [...]
[...] pulita meglio dei suoi bicchieri. Ma quella volta donna Rosolina, che era gelosa di suo fratello il vicario, e si confessava spesso anche lei per [...]
[...] tenerci gli occhi addosso, restò colla bocca aperta, là dov’era ad aspettare ginocchioni, che la Santuzza ci avesse tanta roba nello stomaco, e [...]
[...] lasciava il coperchio sulla zuppiera e lo tormentava a furia di domande, sicchè infine il poveretto dovette dire che c’era il sigillo della [...]
[...] confessione, e sinchè fu a tavola rimase col naso sul piatto, e ingozzava i maccheroni come se non avesse visto grazia di Dio da due giorni, tanto che [...]
[...] gli andarono in veleno, e borbottava fra di sè perchè non lo lasciavano mai quieto. Dopo pranzo prese il cappello e il ferraiuolo, e andò a fare una [...]
[...] Mariangela e la Zuppidda, sotto il sigillo della confessione. E si mise alla finestra per vedere quanto ci stava suo fratello, nella casa di comare [...]
[...] Venera. La Zuppidda saltò su tutte le furie all’udire quello che le mandava a dire suor Mariangela con don Giammaria, e si mise sul ballatoio a gridare [...]
[...] di nessuno, e sua figlia non l’avrebbe data a uno che si mangiava il pane del re e faceva lo sbirro, ed era nel peccato mortale colla Santuzza [...]
[...] ci andava di mezzo la sua Barbara, – e ne disse tanti e tanti degli improperi, che la Longa e la cugina Anna dovettero chiudere la porta perchè [...]
[...] non udissero le ragazze; e mastro Turi suo marito, onde non restare indietro, sbraitava anche lui: – Se mi toccano la coda mi fanno fare qualche [...]
[...] sproposito, benedetto Dio! Io non ho paura di don Michele, e di massaro Filippo, e di tutta la ciurma della Santuzza! – State zitto! gli dava sulla [...]
[...] Pizzuto. Non l’avete visto che è venuto a pregare e strapregare don Michele per aiutarlo? Nella spezieria don Franco chiamava la gente apposta per [...]
[...] volta, per fare il paio! Ora che gli danno la medaglia a don Michele, l’appenderanno insieme a quella di Figlia di Maria che ci ha la Santuzza. – E [...]
[...] sporgeva il capo fuori dall’uscio per vedere se ci fosse sua moglie alla finestra di sopra. – Eh! la chiesa e la caserma! Il trono e l’altare [...]
[...] ! sempre la stessa storia, ve lo dico io! Egli non aveva paura della sciabola e dell’aspersorio; e se ne infischiava di don Michele, tanto che gli [...]
[...] leggeva le corna quando la Signora non era alla finestra, e non poteva udire quello che si diceva nella spezieria; ma donna Rosolina diede una buona [...]
[...] , a tutte le comari e i vicini che venivano a ronzarle attorno per sapere come s’era venuto a scoprire quell’imbroglio. Piedipapera, dacchè aveva [...]
[...] di don Silvestro, che vuol far cadere la Zuppidda coi suoi piedi. E tanto lo disse che arrivò all’orecchio di donna Rosolina, mentre cuoceva la [...]
[...] conserva dei pomidoro, colle maniche rimboccate, e si sbracciava a difender don Michele davanti alla gente, perchè si sapesse che, loro come loro [...]
[...] , non gli volevano male a don Michele, sebbene ei fosse di quei del governo; e diceva che l’uomo è cacciatore, e la Zuppidda doveva pensarci lei a [...]
[...] guardarsi la figliuola, e se don Michele ci aveva degli altri intrighi cotesto riguardava lui e la sua coscienza. – Questa è opera di don [...]
[...] Silvestro, che vuole la Zuppidda, e ha scommesso dodici tarì che la farà cascare coi suoi piedi; – venne a dirle comare la Vespa, mentre aiutava donna [...]
[...] scrupolo sulla coscienza? Ma all’udire la storia di don Silvestro donna Rosolina di botto cambiò registro, e si mise a predicare col mestolo in aria [...]
[...] , rossa come la conserva dei pomidoro, contro gli uomini che lusingano le ragazze da marito, e quelle pettegole le quali stanno alla finestra ad [...]
[...] uomo di proposito, e nessuno si sarebbe aspettato da lui un tradimento simile; invece poi andava a cercarsi i guai con la Zuppidda e con don Michele [...]
[...] , mentre ci aveva la sorte in mano e se la lasciava scappare. – Al giorno d’oggi per conoscere un uomo bisogna mangiare sette salme di sale [...]
[...] . Però don Silvestro si faceva vedere a braccetto con don Michele, e nessuno osava dir parola in faccia a loro di quei discorsi che correvano. Ora [...]
[...] donna Rosolina gli sbatteva la finestra sul naso, allorchè il segretario stava a guardare in aria dalla porta dello speziale, e non voltava nemmeno [...]
[...] un peccato che non poteva dire a suo fratello, e tanto fece che incontrò per caso don Silvestro, giusto mentre tornava dalla vigna. – Oh! beato [...]
[...] chi vi vede! cominciò a dirgli, fermandosi a prender fiato, perch’era tutta rossa e scalmanata. Ci avete gran roba pel capo, che non vi ricordate [...]
[...] venire il capo grosso davvero. – Chi ve l’ha detto? – Lo dice tutto il paese. – Lasciatelo dire. E poi, volete saperla? io faccio quel che mi piace [...]
[...] a me; e se ci avrò la testa pesante ci ho da pensar io. – Buon prò vi faccia, – rispose donna Rosolina col viso rosso. – Vuol dire che cominciate [...]
[...] ad avercela d’adesso, se mi rispondete in questo modo, tanto che non me l’aspettavo, e vi ho avuto sinora per giudizioso; scusate se mi sono [...]
[...] sbagliata. Vuol dire che «acqua passata non macina più», e «buon tempo e mal tempo non dura tutto il tempo». Pensateci che il proverbio dice: «Chi [...]
[...] cambia la vecchia per la nuova, peggio trova», e «chi piglia bellezze piglia corna». Godetevi la Zuppidda in santa pace, perchè a me non me ne importa [...]
[...] . E per tutto l’oro del mondo non vorrei che si dicesse di me tutto quello che si dice della vostra Zuppidda. – State tranquilla, donna [...]
[...] , donna Rosolina, «chi ha bocca mangia, e chi non mangia se ne muore». – E non si dice pure quel che si dice di voi, che siete un truffatore! seguitò [...]
[...] donna Rosolina, verde come l’aglio. Mi avete inteso, don Silvestro? e di tutti non si può dire la stessa cosa! Quando non vi servono più, poi [...]
[...] le avete rubate le vostre venticinque onze, e non andrò a dirglielo a vostro fratello don Giammaria. A me non me ne importa di sapere se gliele [...]
[...] , tanto che donna Rosolina gli voltò le spalle per non crepare dalla rabbia, e se ne tornò a Trezza sudata come una spugna, nell’ora calda, collo [...]
[...] scialle sulla schiena. Don Silvestro rimase lì fermo a sogghignare, davanti al muro dell’orto di massaro Filippo, finchè ella non ebbe scantonato, e [...]
[...] egli era! Però gli facevano di berretto, e gli amici gli accennavano col capo, sogghignando, quando andava a chiacchierare nella spezieria. – Siete [...]
[...] quattro e quattr’otto che bisogna fare il bucato alla vecchia società. – E allorchè veniva ’Ntoni a prendere il medicamento pel nonno: – Tu sei il [...]
[...] discorso domandava: – Come sta ora il nonno? ’Ntoni non osava aprir bocca davanti la Signora, e se ne andava brontolando, col bicchiere nelle mani. Il [...]
[...] nonno ora stava meglio, e lo mettevano sull’uscio, al sole, avvolto nel tabarro, e col fazzoletto in testa, che sembrava un morto risuscitato [...]
[...] , tanto che la gente andava a vederlo per curiosità; ed il poveraccio chinava il capo a questo e a quello, come un pappagallo, e sorrideva, tutto contento [...]
[...] di trovarsi là, nel suo cappotto, accanto all’uscio, con Maruzza che gli filava accanto, il telaio della Mena che si udiva nelle stanze, e le [...]
[...] galline che razzolavano nella strada. Ora che non aveva altro da fare aveva imparato a conoscere le galline ad una ad una, e stava a vedere quello [...]
[...] che facevano, e passava il tempo ad ascoltare le voci dei vicini, dicendo: – Questa è comare Venera che strapazza suo marito. – Questa è la [...]
[...] cugina Anna che torna dal lavatoio. Poi se ne stava a vedere l’ombra delle case che si allungava; e quando non c’era più il sole sulla porta lo [...]
[...] gambe, e lo portarono sulla riva, reggendolo sotto le ascelle, perchè gli piaceva dormicchiare accoccolato sui sassi, in faccia alle barche, e [...]
[...] diceva che l’odore dell’acqua salata gli faceva bene allo stomaco; e si divertiva a vedere le barche, e sentire com’era andata la giornata per questo e [...]
[...] per quello. I compari, mentre attendevano alle loro faccende, gli regalavano qualche parola, e gli dicevano per consolarlo: – Vuol dire che c’è [...]
[...] la godeva a vederseli vicini, e li guardava in faccia ad uno ad uno, e guardava i muri della casa, e il cassettone colla statuetta del Buon [...]
[...] Pastore, e il deschetto col lume sopra; e ripeteva sempre: – Non mi par vero di essere ancora qui, con voialtri. La Longa diceva che lo spavento le aveva [...]
[...] messo un gran rimescolìo nel sangue e nella testa, ed ora le pareva di non averci più davanti agli occhi quei due poveretti che erano morti, e [...]
[...] aveva data l’assoluzione, perchè coi disgraziati succede così, che una spina scaccia l’altra, e il Signore non vuole ficcarcele tutte in una volta [...]
[...] , perchè si morirebbe di crepacuore. Le erano morti il figlio e il marito; l’avevano scacciata dalla casa; ma adesso era contenta che fosse [...]
[...] riescita a pagare il medico e lo speziale, e non doveva più niente a nessuno. A poco a poco il nonno era arrivato a dire: – Datemi da fare qualche cosa [...]
[...] , così non so starci, senza far nulla. Rattoppava delle reti; e intrecciava delle nasse; poi cominciò ad andare col bastoncello sino al cortile di [...]
[...] mastro Turi, a vedere la Provvidenza, e stava lì a godersi il sole. Infine era tornato a imbarcarsi coi ragazzi. – Tale e quale come i gatti! diceva [...]
[...] la Zuppidda; che se non danno il naso per terra son sempre vivi! La Longa aveva pure messo sulla porta un panchettino, e vendeva arancie, noci [...]
[...] col timore di Dio! E padron Cipolla si stringeva nelle spalle quando passava per la strada del Nero, davanti alla casa dei Malavoglia, che [...]
[...] Zuppiddu, e avevano rattoppato un’altra volta la Provvidenza, che adesso pareva davvero una ciabatta; eppure si metteva da parte qualche lira [...]
[...] . Avevano comprato anche una buona provvista di barilotti, e il sale per le acciughe, se San Francesco mandava la provvidenza, la vela nuova per la barca [...]
[...] , e messo un po’ di denaro nel canterano. – Facciamo come le formiche, diceva padron ’Ntoni; e ogni giorno contava i denari, e andava a [...]
[...] girondolare davanti la casa del nespolo, a guardare in alto, colle mani dietro la schiena. La porta era chiusa, i passeri cinguettavano sul tetto, e la vite [...]
[...] un mare di pennacchi bianchi, e poi correva dietro allo zio Crocifisso, per dirgli cento volte, – Sapete, zio Crocifisso, se giungiamo a metterli [...]
[...] insieme, quei denari della casa, dovete venderla a noi, perchè è stata sempre dei Malavoglia; «ad ogni uccello il suo nido è bello» e desidero [...]
[...] morire dove sono nato. «Beato chi muore nel proprio letto». Lo zio Crocifisso grugniva di sì, per non compromettersi; e alla casa ci faceva mettere [...]
[...] dubitate, non dubitate. La casa è là che non scappa. Basta tenerci gli occhi addosso. Ognuno tiene gli occhi addosso a quel che gli preme. – E una volta [...]
[...] . – Io se fossi in voi, gli darei Alfio Mosca, che è un buon ragazzo, onesto e laborioso; e cerca moglie di qua e di là, non ha altro difetto. Ora [...]
[...] dicono che tornerà in paese, e par fatto apposta per vostra nipote. – O se dicevano che volesse pigliarsi vostra nipote la Vespa? – Anche voi [...]
[...] ciottoli lisci per l’intonaco dell’abbeveratoio che non tiene l’acqua. E gli faceva la smorfiosa, la civetta! colle cocche del fazzoletto sulla bocca, e [...]
[...] di mio zio! – Parlava di voi, zio Crocifisso; e gli lasciava toccare la medaglia, sapete dove la tiene? Campana di legno faceva il sordo, e [...]
[...] dimenava il capo, come Tartaglia. Piedipapera continuava: e Brasi disse: – Allora che facciamo? – Io non lo so quel che volete fare – rispondeva la [...]
[...] spicchi d’arancia, e se vi maritano con qualchedun’altra vi giuro per questa medaglia benedetta che ci ho qui, sentite, che vedrete qualche cosa [...]
[...] di grosso nel paese, e mi butterò in mare bella e vestita come sono. Brasi si grattava il capo, e seguitava: – Per me, io vi voglio; ma mio padre [...]
[...] poi che farà? – Andiamocene via del paese, diceva lei, come se fossimo marito e moglie, e quando la frittata sarà fatta, vostro padre dovrà dir [...]
[...] di sì per forza. Già non ha altri figliuoli, e la roba non sa a chi lasciarla. – Che gente, eh! cominciò a strillare lo zio Crocifisso [...]
[...] , dimenticandosi che era sordo. Quella strega ha il diavolo che la pizzica sotto la gonnella! E dire che tengono la medaglia della Madonna sul petto! Bisognerà [...]
[...] di rubargli il figlio, poveretto! E correva per la strada come un pazzo. – Mi raccomando, non dite che li ho visti io! gridava Piedipapera [...]
[...] mandare perfino le guardie e don Michele a mettere sotto custodia la Vespa; la quale, infine, era sua nipote, e doveva pensarci lui; e don [...]
[...] Michele era pagato per questo, per guardare gli interessi dei galantuomini. La gente si divertiva a veder padron Cipolla correre di qua e di là anche [...]
[...] lui con tanto di lingua fuori, e ci aveva gusto che quel bietolone di suo figlio Brasi fosse andato a cascare nella Vespa, mentre pareva che per lui [...]
[...] ricchezza per tutto il paese; le barche tornavano cariche, colla gente che cantava e sventolava i berretti da lontano, per far segno alle donne che [...]
[...] aspettavano coi bambini in collo. I rigattieri venivano in folla dalla città, a piedi, a cavallo, sui carri, e Piedipapera non aveva tempo di [...]
[...] grattarsi il capo. Verso l’avemaria sulla riva c’era una fiera addirittura, e grida e schiamazzi d’ogni genere. Nel cortile dei Malavoglia il lume stava [...]
[...] acceso sino a mezzanotte, che pareva una festa. Le ragazze cantavano, e venivano anche le vicine ad aiutare, le figlie della cugina Anna e la [...]
[...] Nunziata, perchè c’era da guadagnare per tutti, e lungo il muro si vedevano quattro file di barilotti già belli e preparati, coi sassi di sopra [...]
[...] il fatto nostro anche noi, e ce ne infischiamo di don Michele e di don Silvestro! I rigattieri correvano dietro a padron ’Ntoni coi denari in [...]
[...] ad Ognissanti; allora le acciughe avranno il loro prezzo. No, non voglio caparra, non voglio legarmi le mani! So io come vanno le cose. – E [...]
[...] picchiava i pugni sui barili, dicendo ai nipoti: – Qui c’è la vostra casa e la dote di Mena. «La casa ti abbraccia e ti bacia». San Francesco mi ha [...]
[...] , l’olio; e avevano data la caparra a massaro Filippo per quel po’ di vino della domenica. Ora erano tranquilli; suocero e nuora tornavano a contare i [...]
[...] danari nella calza, i barilotti schierati nel cortile, e facevano i loro calcoli onde vedere quello che ci mancasse ancora per la casa. La Maruzza [...]
[...] conosceva quei denari soldo per soldo, quelli delle arancie e delle ova, quelli che aveva portati Alessi dalla ferrovia, quelli che Mena s’era [...]
[...] guadagnati col telaio, e diceva: – Ce n’è di tutti. – Non ve l’avevo detto che per menare il remo bisogna che le cinque dita della mano si aiutino [...]
[...] l’un l’altro? rispondeva padron ’Ntoni. – Oramai pochi ce ne mancano. E allora si mettevano in un cantuccio a confabulare colla Longa, e guardavano [...]
[...] Sant’Agata, la quale se lo meritava, poveretta, che parlassero di lei «perchè non aveva nè bocca nè volontà» e badava a lavorare, cantando fra di [...]
[...] sè come fanno gli uccelli nel nido prima di giorno; e soltanto quando udiva passare i carri, la sera, pensava al carro di compare Alfio Mosca [...]
[...] , che andava pel mondo, chi sa dove; e allora smetteva di cantare. Per tutto il paese non si vedeva altro che della gente colle reti in collo, e [...]
[...] donne sedute sulla soglia a pestare i mattoni; e davanti a ogni porta c’era una fila di barilotti, che un cristiano si ricreava il naso a passare per [...]
[...] la strada, e un miglio prima di arrivare in paese si sentiva che San Francesco ci aveva mandata la provvidenza; non si parlava d’altro che di [...]
[...] sardelle e di salamoia, perfino nella spezieria dove aggiustavano il mondo a modo loro; e don Franco voleva insegnare una maniera nuova di salare le [...]
[...] acciughe, che l’aveva letta nei libri. Come gli ridevano in faccia, si metteva a gridare: – Bestie che siete! e volete il progresso! e volete la [...]
[...] repubblica! – La gente gli voltava le spalle, e lo piantava lì a strepitare come un pazzo. Da che il mondo è mondo le acciughe si son fatte col [...]
[...] sale e coi mattoni pesti. – Il solito discorso! Così faceva mio nonno! seguitava a gridare loro dietro lo speziale. – Siete asini che vi manca [...]
[...] soltanto la coda! Con gente come questa cosa volete fare? e si contentano di mastro Croce Giufà, perchè il sindaco è stato sempre lui; e sarebbero capaci [...]
[...] che era in rotta colla Betta di mastro Croce, perchè il sindaco voleva farlo lei, e suo padre s’era lasciato mettere la gonnella al collo, talchè [...]
[...] oggi diceva bianco e domani nero, come voleva la Betta. Egli non sapeva dir altro che – Il sindaco son io, caspitina! – come glielo aveva [...]
[...] insegnato a dire sua figlia, la quale appuntava i pugni sui fianchi parlando con don Silvestro, e gli rinfacciava: – Vi pare che vi lasceranno menar [...]
[...] sempre pel naso quel buon uomo di mio padre, per fare gli affari vostri e mangiare a doppio palmento? che perfino donna Rosolina va predicando che vi [...]
[...] rosicate tutto il paese! Ma me non mi mangerete, no! chè non ci ho la smania di maritarmi, e bado agli interessi di mio padre. Don Franco [...]
[...] grazia di Dio ci aveva il fatto suo, e non aveva bisogno di fare il servitore del pubblico per niente; oppure come massaro Filippo il quale non [...]
[...] pensava ad altro che alle sue chiuse e alle sue vigne, e solo ci aveva prestato orecchio quando s’era parlato di levare il dazio sul mosto. – Gente [...]
[...] nell’oro! – diceva don Silvestro: non diceva altro. – Sapete cosa ci vorrebbe? – suggeriva lo speziale sottovoce, e lasciando correre un’occhiata nella [...]
[...] retrobottega. – Ci vorrebbe gente come noi! E dopo aver soffiato loro quel segreto nel buco dell’orecchio, correva in punta di piedi a piantarsi [...]
[...] a quell’ubbriacone di Rocco Spatu, che loro ci stanno colle idee del vostro tempo! Io so che mi hanno rubato venticinque onze di casa mia, e in [...]
[...] galera, a Favignana, non ci è andato nessuno! Questi sono i tempi e gli uomini nuovi! In quel momento entrò nella bottega la Signora, colla calza in [...]
[...] mano, e lo speziale mandò giù in fretta quello che stava per dire, seguitando a borbottare nella barba, mentre fingeva di guardare la gente che [...]
[...] andava alla fontana. Don Silvestro finalmente, vedendo che nessuno fiatava più, disse chiaro e tondo che di uomini nuovi non c’erano altri che [...]
[...] ’Ntoni di padron ’Ntoni e Brasi Cipolla, perchè lui non aveva suggezione della moglie dello speziale. – Tu non ti c’immischiare; – rimbrottò allora la [...]
[...] Signora a suo marito; questi sono affari che non ti riguardano. – Io non sto parlando; – rispose don Franco lisciandosi la barba. E il [...]
[...] vicario, ora che aveva il disopra, e la moglie di don Franco era là, che ei poteva tirare le sassate dietro il muro, si divertiva a fare arrabbiare lo [...]
[...] Vespa? corre a nascondersi di qua e di là come un ragazzaccio. Stanotte ha dormito nella sagrestia; e ieri mia sorella dovette mandargli un piatto [...]
[...] di maccheroni, nel pollaio dov’era nascosto, perchè quel bietolone non mangiava da ventiquattr’ore, ed era tutto pieno di pollini! E ’Ntoni [...]
[...] Malavoglia! altro bell’uomo nuovo! Suo nonno e tutti gli altri sudano e si affannano per tirarsi su un’altra volta; e lui, quando può scappare con un [...]
[...] pretesto, va a girandolare pel paese, e davanti all’osteria, tale e quale come Rocco Spatu. Il sinedrio si sciolse come tutte le altre volte, senza [...]
[...] conchiudere nulla, che ognuno restava della sua opinione, e questa volta inoltre c’era lì presente la Signora, talchè don Franco non poteva [...]
[...] sfogarsi a modo suo. Don Silvestro rideva come una gallina; e appena si sciolse la conversazione se ne andò anche lui, colle mani dietro la schiena e la [...]
[...] . – Quello è un uomo che ha stomaco, e se ha da dire qualche cosa ce la chiude dentro e non parla più. Tutto il paese sa che ha truffato le [...]
[...] la scala col lume in mano. – Lo sapeva lei quel che aveva detto? Ei non si azzardava a dire davanti a lei le sue corbellerie senza capo e senza [...]
[...] coda. Sapeva solo che don Giammaria se n’era andato facendosi la croce per la piazza, e borbottando: – Bella razza d’uomini nuovi, come quel ’Ntoni [...]
[...] giovanotti che s’erano imbarcati qualche anno prima a Riposto, a cercar fortuna, e tornavano da Trieste, o da Alessandria d’Egitto, insomma da lontano, e [...]
[...] spendevano e spandevano all’osteria meglio di compare Naso, o di padron Cipolla; si mettevano a cavalcioni sul desco; dicevano delle barzellette [...]
[...] alle ragazze, e avevano dei fazzoletti di seta in ogni tasca del giubbone; sicchè il paese era in rivoluzione per loro. ’Ntoni, quando la sera [...]
[...] tornava a casa, non trovava altro che le donne, le quali mutavano la salamoia nei barilotti, e cianciavano in crocchio colle vicine, sedute sui sassi; e [...]
[...] intanto ingannavano il tempo a contare storie e indovinelli, buoni pei ragazzi, i quali stavano a sentire con tanto d’occhi intontiti dal sonno [...]
[...] . Padron ’Ntoni ascoltava anche lui, tenendo d’occhio lo scolare della salamoia, e approvava col capo quelli che contavano le storie più belle, e [...]
[...] forestieri che sono arrivati oggi, con dei fazzoletti di seta che non par vero; e i denari non li guardano cogli occhi, quando li tirano fuori dal [...]
[...] taschino. Hanno visto mezzo mondo, dice, che Trezza ed Aci Castello messe insieme, sono nulla in paragone. Questo l’ho visto anch’io; e laggiù la [...]
[...] gente passa il tempo a scialarsi tutto il giorno, invece di stare a salare le acciughe; e le donne, vestite di seta e cariche di anelli meglio della [...]
[...] Madonna dell’Ognina, vanno in giro per le vie a rubarsi i bei marinari. Le ragazze sgranavano gli occhi, e padron ’Ntoni stava attento anche lui [...]
[...] , come quando i ragazzi spiegavano gli indovinelli: – Io, disse Alessi, il quale vuotava adagio adagio i barilotti, e li passava alla Nunziata, – io [...]
[...] Catania; che uno il quale non ci sia avvezzo si perde per le strade; e gli manca il fiato a camminare sempre fra due file di case, senza vedere nè mare [...]
[...] nè campagna. – E’ c’è stato anche il nonno di Cipolla, aggiunse padron ’Ntoni, ed è in quei paesi là che s’è fatto ricco. Ma non è più tornato a [...]
[...] Trezza, e mandò solo i denari ai figliuoli. – Poveretto! disse Maruzza. – Vediamo se mi indovini quest’altro, disse la Nunziata: Due lucenti, due [...]
[...] pungenti, quattro zoccoli e una scopa. – Il bue! rispose tosto Lia. – Questo lo sapevi! chè ci sei arrivata subito; esclamò il fratello [...]
[...] che vedeva nel cortile. Adesso ci abbiamo le acciughe da salare. Ma la Longa guardò il figliuolo col cuore stretto, e non disse nulla, perchè ogni [...]
[...] volta che si parlava di partire le venivano davanti agli occhi quelli che non erano tornati più. E poi soggiunse: – «Nè testa, nè coda, ch’è [...]
[...] meglio ventura». Le file dei barilotti si allineavano sempre lungo il muro, e padron ’Ntoni, come ne metteva uno al suo posto, coi sassi di sopra [...]
[...] , diceva: – E un altro! Questi a Ognissanti son tutti danari. ’Ntoni allora rideva, che pareva padron Fortunato quando gli parlavano della roba degli [...]
[...] altri. – Gran denari! borbottava; e tornava a pensare a quei due forestieri che andavano di qua e di là, e si sdraiavano sulle panche dell’osteria [...]
[...] , e facevano suonare i soldi nelle tasche. Sua madre lo guardava come se gli leggesse nella testa; nè la facevano ridere le barzellette che dicevano [...]
[...] , il quale camminerà un anno, un mese e un giorno, col suo cavallo bianco; finchè arriverà a una fontana incantata di latte e di miele; dove [...]
[...] fontana empiendo la brocca; e il figlio del re, col bere che farà nel ditale di Mara, si innamorerà di lei; e camminerà ancora un anno, un mese e un [...]
[...] giorno, sinchè arriverà a Trezza, e il cavallo bianco lo porterà davanti al lavatoio, dove mia figlia Mara starà sciorinando il bucato; e il figlio [...]
[...] del re la sposerà e le metterà in dito l’anello; e poi la farà montare in groppa al cavallo bianco, e se la porterà nel suo regno. Alessi [...]
[...] ascoltava a bocca aperta, che pareva vedesse il figlio del re sul cavallo bianco, a portarsi in groppa la Mara della cugina Anna. – E dove se la porterà [...]
[...] sposarla; rispose ’Ntoni; e le volteranno le spalle, come succede alla gente, quando non ha più nulla. – Per questo mia figlia sta lavorando qui [...]
[...] altro. Lo so anch’io che il mondo va così, e non abbiamo diritto di lagnarcene. Voi, perchè non vi siete innamorato di mia figlia, invece [...]
[...] d’innamorarvi della Barbara che è gialla come il zafferano? perchè la Zuppidda aveva il fatto suo; non è vero? E quando la disgrazia vi ha fatto perdere il [...]
[...] fatto vostro, a voi altri, è naturale che la Barbara v’avesse a piantare. – Voi vi accomodate a ogni cosa, rispose ’Ntoni imbronciato, e hanno [...]
[...] ragione di chiamarvi Cuor contento. – E se non fossi Cuor contento che si cambiano le cose? Quando uno non ha niente, il meglio è di andarsene come [...]
[...] vi conoscono, e dev’essere una cosa da rompere il cuore il lasciarseli dietro per la strada. «Beato quell’uccello, che fa il nido al suo paesello [...]
[...] ». – Brava Sant’Agata! conchiuse il nonno. Questo si chiama parlare con giudizio. – Sì! brontolò ’Ntoni, intanto, quando avremo sudato e faticato [...]
[...] per farci il nido ci mancherà il panico; e quando arriveremo a ricuperar la casa del nespolo, dovremo continuare a logorarci la vita dal lunedì al [...]
[...] sabato; e saremo sempre da capo! – O tu che non vorresti lavorare più? Cosa vorresti fare? l’avvocato? – Io non voglio fare l’avvocato! brontolò [...]
[...] ’Ntoni, e se ne andò a letto di cattivo umore. Ma d’allora in poi non pensava ad altro che a quella vita senza pensieri e senza fatica che facevano [...]
[...] gli altri; e la sera, per non sentire quelle chiacchiere senza sugo, si metteva sull’uscio colle spalle al muro, a guardare la gente che passava [...]
[...] , e digerirsi la sua mala sorte; almeno così si riposava pel giorno dopo, che si tornava da capo a far la stessa cosa, al pari dell’asino di compare [...]
[...] ! Carne da lavoro! E si vedeva chiaro che era stanco di quella vitaccia, e voleva andarsene a far fortuna, come gli altri; tanto che sua madre [...]
[...] , poveretta, l’accarezzava sulle spalle, e l’accarezzava pure col tono della voce, e cogli occhi pieni di lagrime, guardandolo fiso per leggergli dentro e [...]
[...] toccargli il cuore. Ma ei diceva di no, che sarebbe stato meglio per lui e per loro; e quando tornava poi sarebbero stati tutti allegri. La povera [...]
[...] donna non chiudeva occhio in tutta la notte, e inzuppava di lagrime il guanciale. Infine il nonno se ne accorse, e chiamò il nipote fuori [...]
[...] spalle; ma il vecchio seguitava ad accennare di sì col capo, e sputava e si grattava il capo cercando le parole. – Sì, sì, qualcosa ce l’hai in testa [...]
[...] novità! e non lo sapevi? Sei quel che è stato tuo padre, e quel ch’è stato tuo nonno! «Più ricco è in terra chi meno desidera». «Meglio contentarsi [...]
[...] partorito, se oggi dovevi parlare in tal modo. ’Ntoni per un po’ non seppe che dire: – Ebbene! esclamò poi, lo faccio per lei, per voi, e per [...]
[...] tutti. Voglio farla ricca, mia madre! ecco cosa voglio. Adesso ci arrabbattiamo colla casa e colla dote di Mena; poi crescerà Lia, e un po’ che le [...]
[...] annate andranno scarse staremo sempre nella miseria. Non voglio più farla questa vita. Voglio cambiar stato, io e tutti voi. Voglio che siamo ricchi [...]
[...] , la mamma, voi, Mena, Alessi e tutti. Padron ’Ntoni spalancò tanto d’occhi, e andava ruminando quelle parole, come per poterle mandar giù [...]
[...] . – Ricchi! diceva, ricchi! e che faremo quando saremo ricchi? ’Ntoni si grattò il capo, e si mise a cercare anche lui cosa avrebbero fatto. – Faremo quel [...]
[...] che fanno gli altri... Non faremo nulla, non faremo!... Andremo a stare in città, a non far nulla, e a mangiare pasta e carne tutti i giorni [...]
[...] . – Va, va a starci tu in città. Per me io voglio morire dove son nato; – e pensando alla casa dove era nato, e che non era più sua si lasciò cadere [...]
[...] la testa sul petto. – Tu sei un ragazzo, e non lo sai!... non lo sai!... Vedrai cos’è quando non potrai più dormire nel tuo letto; e il sole non [...]
[...] entrerà più dalla tua finestra!... Lo vedrai! te lo dico io che son vecchio! – Il poveraccio tossiva che pareva soffocasse, col dorso curvo, e [...]
[...] dimenava tristamente il capo: – «Ad ogni uccello, suo nido è bello». Vedi quelle passere? le vedi? Hanno fatto il nido sempre colà, e torneranno a [...]
[...] farcelo, e non vogliono andarsene. – Io non sono una passera. Io non sono una bestia come loro! rispondeva ’Ntoni. Io non voglio vivere come un cane [...]
[...] finire in bocca ai pescicani. – Ringrazia Dio piuttosto, che t’ha fatto nascer qui; e guardati dall’andare a morire lontano dai sassi che ti conoscono [...]
[...] ! Quando la buon’anima di tuo nonno mi lasciò la Provvidenza e cinque bocche da sfamare, io era più giovane di te, e non aveva paura; ed ho fatto il mio [...]
[...] dovere senza brontolare; e lo faccio ancora; e prego Iddio di aiutarmi a farlo sempre sinchè ci avrò gli occhi aperti, come l’ha fatto tuo padre [...]
[...] , e tuo fratello Luca, benedetto! che non ha avuto paura di andare a fare il suo dovere. Tua madre l’ha fatto anche lei il suo dovere, povera [...]
[...] femminuccia, nascosta fra quelle quattro mura; e tu non sai quante lagrime ha pianto, e quante ne piange ora che vuoi andartene; che la mattina tua [...]
[...] sorella trova il lenzuolo tutto fradicio! E nondimeno sta zitta e non dice di queste cose che ti vengono in mente; e ha lavorato, e si è aiutata [...]
[...] , e quando non sapevi ancora abbottonarti le brache, che allora non ti era venuta in mente la tentazione di muovere le gambe, e andartene pel mondo [...]
[...] il giorno dopo tornò da capo. La mattina si lasciava caricare svogliatamente degli arnesi, e se ne andava al mare brontolando: – Tale e quale [...]
[...] Alessi a menare il remo adagio adagio per non fare deviare la barca, e si metteva le mani sotto le ascelle, a guardare lontano, dove finiva il mare [...]
[...] , e c’erano quelle grosse città dove non si faceva altro che spassarsi e non far nulla; o pensava a quei due marinai ch’erano tornati di laggiù, ed [...]
[...] spendere i denari che avevano in tasca. La sera, i suoi parenti, dopo aver messo a sesto la barca e gli attrezzi, per non vedergli quel muso lungo, lo [...]
[...] rispondeva che non aveva niente. E infine glielo disse cosa aveva, che il nonno e tutti gli altri ne volevano la pelle di lui, e non ne poteva più. Voleva [...]
[...] andare a cercarsi la fortuna, come tutti gli altri. Sua madre lo ascoltava, e non aveva coraggio di aprir bocca, cogli occhi pieni di lagrime [...]
[...] , tanto gli faceva pena quello che ei diceva, piangendo e pestando i piedi, e strappandosi i capelli. La poveretta avrebbe voluto parlare, e buttargli [...]
[...] le braccia al collo, e piangere anche lei per non lasciarselo scappare; ma quando voleva dir qualche cosa, le labbra le tremavano e non poteva [...]
[...] proferir parola. – Senti, disse alfine, tu te ne andrai, se vuoi andartene, ma non mi troverai più; chè ora mi sento vecchia e stanca, e mi pare che [...]
[...] non potrei reggere a quest’altra angustia. ’Ntoni cercava di rassicurarla, che sarebbe tornato presto, e carico di denari, e sarebbero stati [...]
[...] allegri tutti. Maruzza scuoteva il capo tristamente, guardandolo sempre negli occhi, e diceva di no, di no, che lei non l’avrebbe trovata più. – Mi [...]
[...] di tuo padre e di tuo fratello. Se vado al lavatoio, la sera torno a casa stanca che non ne posso più; e prima non era così. No, figlio mio, non [...]
[...] son più quella! Allora, quando fu di tuo padre e di tuo fratello, ero più giovane e forte. – Il cuore si stanca anche lui, vedi; e se ne va a pezzo [...]
[...] a pezzo, come le robe vecchie si disfanno nel bucato. Ora mi manca il coraggio, e ogni cosa mi fa paura; mi pare di bevermi il cuore, come quando [...]
[...] s’accorgeva che piangesse, e le pareva di averci davanti agli occhi suo figlio Luca, e suo marito, quando se n’erano andati e non s’erano più [...]
[...] visti. – Così non ti vedrò più! gli diceva. – Ora la casa va vuotandosi a poco a poco; e quando se ne andrà anche quel povero vecchio di tuo nonno [...]
[...] volesse scapparle subito; e l’andava tastando sulle spalle e per la faccia colle mani tremanti. Allora ’Ntoni non ne potè più, e si mise a baciarla e [...]
[...] tirarsi fuori dal pantano! Ecco come siamo destinati! – E tu credi che dei guai non ne abbiano tutti? «Ogni buco ha il suo chiodo, chi l’ha vecchio [...]
[...] e chi l’ha nuovo!» Guarda padron Cipolla che corre dietro il suo Brasi, perchè non vada a buttare il ben di Dio, pel quale ha sudato e lavorato [...]
[...] tutta la vita, nel grembiule della Vespa! E massaro Filippo, così ricco com’è, che guarda il cielo, e recita avemarie per la sua vigna ad ogni [...]
[...] nuvola che passa! E lo zio Crocifisso che si leva il pan di bocca per mettere da parte i soldi, ed è sempre a litigare con questo e con quello! E tu [...]
[...] ?... E noi, se arriviamo a ricomprare la casa del nespolo, quando ci avremo il grano nel graticcio, e le fave per l’inverno, e avremo maritata Mena [...]
[...] , che cosa ci mancherà? Dopo che io sarò sottoterra, e quel povero vecchio sarà morto anche lui, e Alessi potrà buscarsi il pane, allora vattene [...]
[...] il paese dove sei nato e cresciuto, e dove i tuoi morti saranno sotterrati sotto quel marmo, davanti all’altare dell’Addolorata che si è fatto [...]
[...] liscio, tanti ci si sono inginocchiati sopra, la domenica. ’Ntoni, da quel giorno innanzi, non parlò più di diventar ricco, e rinunziò alla [...]
[...] partenza, chè la madre lo covava cogli occhi, quando lo vedeva un po’ triste, seduto sulla soglia dell’uscio; e la povera donna era davvero così pallida [...]
[...] , stanca, e disfatta, in quel momento in cui non aveva nulla da fare, e si metteva a sedere anche lei, colle mani in mano, e il dorso diggià curvo [...]
[...] si riposa per sempre, sotto il marmo liscio della chiesa; e doveva lasciarli tutti per via, quelli cui voleva bene, e gli erano attaccati al [...]
[...] cuore, che glielo strappavano a pezzetti, ora l’uno e ora l’altro. A Catania c’era il colèra, sicchè ognuno che potesse scappava di qua e di là, pei [...]
[...] villaggi e le campagne vicine. Allora a Trezza e ad Ognina, era venuta la provvidenza, con tutti quei forestieri che spendevano. Ma i rigattieri [...]
[...] torcevano il muso, se si parlava di vendere una dozzina di barilotti d’acciughe, e dicevano che i denari erano scomparsi, per la paura del colèra [...]
[...] . – Che non ne mangia più acciughe la gente? – diceva loro Piedipapera. Ma a padron ’ntoni, e a chi ne aveva da vendere, per conchiudere il negozio [...]
[...] , diceva invece che col colèra la gente non voleva guastarsi lo stomaco con le acciughe, e simili porcherie; piuttosto mangiava pasta e carne; perciò [...]
[...] a mo’ dei gamberi, la Longa andava a portare le ova e il pane fresco di qua e di là per le casine dei forestieri, mentre gli uomini erano in [...]
[...] mare, e così si faceva qualche soldo. Ma bisognava guardarsi bene dai cattivi incontri, e non accettare nemmeno una presa di tabacco da chi non si [...]
[...] conosceva! Andando per la strada bisognava camminare nel bel mezzo, e lontano dai muri, dove si correva rischio di acchiapparsi mille porcherie; e [...]
[...] sentì così stanca che le gambe le tremavano, e sembrava fossero di piombo. Allora si lasciò vincere dalla tentazione di riposare due minuti su [...]
[...] quelle quattro pietre liscie messe in fila all’ombra del caprifico che c’è accanto alla cappelletta, prima d’entrare nel paese; e non si accorse, ma [...]
[...] ci pensò dopo, che uno sconosciuto, il quale pareva stanco anche lui, poveraccio, c’era stato seduto pochi momenti prima, e aveva lasciato sui sassi [...]
[...] delle gocce di una certa sudiceria che sembrava olio. Insomma ci cascò anche lei; prese il colèra e tornò a casa che non ne poteva più, gialla [...]
[...] come un voto della Madonna, e colle occhiaie nere; talchè la Mena che era sola in casa, si mise a piangere al solo vederla, e la Lia corse a [...]
[...] cogliere dell’erba santa, e delle foglie di malva. Mena tremava come una fronda, mentre faceva il letto; eppure l’ammalata, seduta sulla scranna, stanca [...]
[...] morta, col viso giallo e le occhiaie nere, badava a dirle – Non è nulla, non vi spaventate: quando mi sarò messa in letto ogni cosa passerà, – e [...]
[...] cercava di aiutare anche lei, ma ad ogni momento le mancavano le forze, e tornava a sedersi. – Vergine santa! balbettava Mena. Vergine santa! E gli [...]
[...] uomini che sono in mare! – Lia si sfogava a piangere. Mentre padron ’Ntoni tornava a casa coi nipoti, e vide l’uscio socchiuso, e il lume [...]
[...] la morte se li avesse succhiati, e le labbra nere al pari del carbone. In quel tempo non andavano intorno nè medico nè speziale dopo il tramonto; e [...]
[...] le vicine stesse si sprangavano gli usci, per la paura del colèra, e ci incollavano delle immagini di santi a tutte le fessure. Perciò comare [...]
[...] lettuccio, e non sapevano che fare, e davano della testa nelle pareti. Allora la Longa vedendo che non c’era più speranza, volle che le mettessero sul [...]
[...] petto quel soldo di cotone coll’olio santo che aveva comperato a Pasqua, e disse pure che lasciassero la candela accesa, come quando stava per morire [...]
[...] padron ’Ntoni, chè voleva vederseli tutti davanti al letto, e saziarsi di guardarli ad uno ad uno con quegli occhi sbarrati che non ci vedevano [...]
[...] più. La Lia piangeva in modo da spezzare il cuore; e tutti gli altri, bianchi come un cencio, si guardavano in faccia quasi chiedendosi aiuto l’un [...]
[...] l’altro; e si stringevano il petto per non scoppiare a piangere davanti alla moribonda, la quale nondimeno se ne accorgeva bene, sebbene non ci [...]
[...] vedesse più, e nell’andarsene le rincresceva di lasciare così desolati quei poveretti. Li andava chiamando per nome ad uno ad uno, colla voce rauca; e [...]
[...] già non si sentiva più, ’Ntoni! A te che sei il maggiore raccomando questi orfanelli! – E sentendola parlar così, mentre era ancor viva, tutti gli [...]
[...] altri non poterono trattenersi di scoppiare a piangere e singhiozzare. Così passarono tutta la notte davanti al lettuccio, dove Maruzza non si [...]
[...] muoveva più, sin quando la candela cominciò a mancare e si spense anch’essa, e l’alba entrava dalla finestra, pallida come la morta, la quale aveva [...]
[...] il viso disfatto e affilato al pari di un coltello, e le labbra nere. Ma pure Mena non si stancava di baciarla nella bocca, e parlarle, come se [...]
[...] potesse sentirla. ’Ntoni si picchiava il petto singhiozzando: – O mamma! che ve ne siete andata prima di me! e volevo lasciarvi! – Alessi non se la [...]
[...] levò più davanti agli occhi, la sua mamma, con quei capelli bianchi, e quel viso giallo e affilato come un coltello, nemmeno quando arrivò ad avere [...]
[...] i capelli bianchi anche lui. Sul tardi vennero a pigliarsi la Longa in fretta e in furia, e nessuno pensò a fare la visita del morto; che ciascuno [...]
[...] pensava alla pelle, e lo stesso don Giammaria rimase sulla soglia, quando spruzzò l’acqua santa coll’aspersorio, tenendo raccolta e sollevata la [...]
[...] qualche medicina, avrebbe aperto la spezieria anche di notte, che non aveva paura del colèra; e diceva pure che era una minchioneria il credere che [...]
[...] il colèra lo buttassero per le strade e dietro gli usci. – Segno che è lui che sparge il colèra! – andava soffiando don Giammaria. Per questo nel [...]
[...] paese volevano fargli la festa allo speziale; ma lui si metteva a ridere come una gallina, preciso come faceva don Silvestro, e diceva – Io che [...]
[...] , davanti a quel lettuccio vuoto. Per un pezzo non aprirono più l’uscio, dopo che n’era uscita la Longa. Fortuna che ci avevano in casa le fave, la legna e [...]
[...] l’olio, perchè padron ’Ntoni aveva fatto come la formica nel buon tempo, se no morivano di fame, e nessuno andava a vedere se erano morti o vivi [...]
[...] . Poi, a poco a poco, cominciarono a mettersi il fazzoletto nero al collo, e ad uscire nella strada, come le lumache dopo il temporale, colla faccia [...]
[...] pallida e ancora sbalorditi. Le comari da lontano domandavano come fosse accaduta la disgrazia; chè comare Maruzza c’era capitata una delle prime [...]
[...] . E quando passava don Michele o qualcun altro di quelli che mangiavano il pane del re, e portavano il berretto col gallone, li guardavano cogli [...]
[...] occhi lustri, e correvano a chiudersi in casa. Nel paese era un gran squallore, e per le strade non si vedevano nemmeno le galline; persino [...]
[...] mastro Cirino non si faceva più vivo, e lasciava stare di suonare mezzogiorno e l’avemaria, chè mangiava il pane del Comune anche lui, per quei dodici [...]
[...] tarì al mese che gli davano di bidello comunale, e temeva che gli facessero la festa come tirapiedi del Governo. Adesso don Michele era padrone [...]
[...] della strada, dacchè Pizzuto, don Silvestro, e tutti gli altri erano andati a rintanarsi come conigli, e non c’era che lui a passeggiare davanti [...]
[...] all’uscio chiuso della Zuppidda. Peccato che lo vedessero soltanto i Malavoglia, i quali adesso non avevano più nulla da perdere, e perciò se ne [...]
[...] stavano a vedere chi passava, seduti sulla soglia, immobili, e col mento in mano. Don Michele per non perdere la sua gita, guardava la Sant’Agata, ora [...]
[...] che tutti gli altri usci erano chiusi; e lo faceva anche per far vedere a quel ragazzaccio di ’Ntoni che lui non aveva paura di nessuno al mondo. E [...]
[...] poi la Mena, così pallida, pareva tutta Sant’Agata davvero; e la sorellina, con quel fazzoletto nero, cominciava a farsi una bella ragazzina [...]
[...] con lei; le pareva di doversela tenere sotto le ali come una chioccia, e di avervi tutta la casa sulle spalle. S’era abituata a rimaner sola colla [...]
[...] sorellina, quando gli uomini andavano in mare, e a stare con quel lettuccio vuoto sempre dinanzi agli occhi. Se non aveva nulla da fare, si metteva [...]
[...] a sedere colle mani in mano, guardando quel lettuccio vuoto, e allora sentiva che la mamma l’aveva lasciata davvero; e quando dicevano nella [...]
[...] quella povera orfanella che aveva il fazzoletto nero come lei. La Nunziata, o la cugina Anna, venivano di tanto in tanto, col passo leg- gero e il [...]
[...] viso lungo, senza dir nulla; e si mettevano sulla porta a guardar la strada deserta, colle mani sotto il grembiule. Quelli che tornavano dal mare [...]
[...] andavano di fretta, guardinghi, colle reti in collo, e i carri non si fermavano nemmeno all’osteria. Chissà dove andava il carro di compar Alfio? e [...]
[...] Piedipapera, con una faccia di affamato, guardandosi intorno; o lo zio Crocifisso, che ci aveva la sua roba di qua e di là, e andava a toccare il polso ai [...]
[...] rimboccata, e un ragazzo scalzo che suonava il campanello, perchè mastro Cirino non si vedeva più. Quel campanello, nelle strade deserte, dove non passava [...]
[...] nemmeno un cane, e perfino don Franco teneva chiusa metà della sua porta, faceva stringere il cuore. La sola persona che si vedesse andare di qua e [...]
[...] di là giorno e notte, era la Locca, coi capelli bianchi e arruffati, che si metteva a sedere davanti alla casa del nespolo, o aspettava le barche [...]
[...] alla riva, e nemmeno il colèra la voleva, poveretta. I forestieri erano fuggiti anch’essi, come gli uccelli quando viene l’inverno; e il pesce [...]
[...] , e li vedeva assottigliare a soldo a soldo. Ma ei non pensava ad altro se non che Maruzza era morta fuori della sua casa, e cotesto non gli poteva [...]
[...] uscir di mente. – ’Ntoni come vedeva spendere i denari tentennava il capo anche lui. Finalmente, quando il colèra finì, e dei denari raccolti con [...]
[...] tanto stento ne restarono appena la metà, tornò a dire che così non poteva durare, a quella vita di fare e disfare; che era meglio di tentare un colpo [...]
[...] solo per levarsi dai guai tutti in una volta, e che là, dove era morta sua madre in mezzo a tutta quella porca miseria, non voleva più starci [...]
[...] ! Mena lo guardò cogli occhi timidi, ma dove ci si vedeva il cuore, tale e quale come sua madre, e non osava proferir parola. Ma una volta, stringendosi [...]
[...] mamma mi sento come un pesce fuori dell’acqua, e non m’importa più di niente. Ma mi dispiace per quell’orfanella che resta senza nessuno al mondo [...]
[...] che t’aiuto». Quando avrò guadagnato dei denari anch’io, allora tornerò, e staremo allegri tutti. La Lia e Alessi spalancavano gli occhi, e lo [...]
[...] guardavano sbigottiti; ma il nonno si lasciava cadere la testa sul petto – Ora non hai più nè padre nè madre, e puoi fare quello che ti pare e [...]
[...] andarsene a ogni costo, gli metteva in ordine tutta la roba, come avrebbe fatto la mamma, e pensava che laggiù, in paese forestiero, suo fratello [...]
[...] non avrebbe avuto più nessuno che pensasse a lui, come compar Alfio Mosca. E mentre gli cuciva le camicie, e gli rattoppava i panni, la testa correva [...]
[...] sedere accanto al nonno, – me la sento nella gola, e mi soffoca, dopo tante cose che sono avvenute dacchè l’abbiamo lasciata! E mentre preparava la [...]
[...] l’ultima predica, e dargli gli ultimi consigli per quando sarebbe stato solo, che avrebbe dovuto far capitale soltanto della sua testa, e non avrebbe [...]
[...] avuti accanto i suoi di casa per dirgli come doveva fare, o per disperarsi insieme; e gli diede anche un po’ di denaro, caso mai ne avesse bisogno [...]
[...] , e il suo tabarro foderato di pelle, chè oramai lui era vecchio, e non gli serviva più. I ragazzi vedendo il fratello maggiore affaccendarsi nei [...]
[...] preparativi della partenza, gli andavano dietro pian piano per la casa, e non osavano dirgli più nulla, come fosse diggià un estraneo. – Così [...]
[...] se ne è andato mio padre, – disse infine la Nunziata la quale era andata a dirgli addio anche lei, e stava sull’uscio. Nessuno allora parlò più. Le [...]
[...] vicine venivano ad una ad una a salutare compare ’Ntoni, e poi stettero ad aspettarlo sulla strada per vederlo partire. Egli indugiava col fagotto [...]
[...] sulle spalle, e le scarpe in mano, come all’ultimo momento gli fossero venute meno il cuore e le gambe tutt’a un tratto. E guardava di qua e di là [...]
[...] per stamparsi la casa e il paese, ogni cosa in mente, e aveva la faccia sconvolta come gli altri. Il nonno prese il suo bastone per accompagnarlo [...]
[...] sino alla città, e la Mena in un cantuccio piangeva cheta cheta. – Via! diceva ’Ntoni, orsù, via! Vado per tornare alla fin fine! e sono tornato [...]
[...] un’altra volta da soldato. – Poi, dopo ch’ebbe baciata Mena e la Lia, e salutate le comari, si mosse per andarsene, e Mena gli corse dietro colle [...]
[...] braccia aperte singhiozzando ad alta voce, quasi fuori di sè, e dicendogli: – Ora che dirà la mamma? ora che dirà la mamma? – Come se la mamma avesse [...]
[...] potuto vedere e parlare. Ma ripeteva quello che le era rimasto più fitto nella mente, quando ’Ntoni aveva detto un’altra volta di volere andarsene [...]
[...] , e aveva vista la mamma piangere ogni notte, che all’indomani trovava il lenzuolo tutto fradicio, nel rifare il letto. – Addio ’Ntoni! gli gridò [...]
[...] dietro Alessi facendosi coraggio, come il fratello era già lontano; e allora la Lia cominciò a strillare. – Così se n’è andato mio padre, disse [...]
[...] , e fece un saluto colla mano. Mena allora chiuse l’uscio, e andò a sedersi in un angolo insieme alla Lia, la quale piangeva a voce alta. – Ora ne [...]
[...] manca un altro della casa! disse lei. E se fossimo nella casa del nespolo parrebbe vuota come una chiesa. Come se ne andavano ad uno ad uno tutti [...]
[...] quelli che le volevano bene, ella si sentiva davvero un pesce fuori dell’acqua. E la Nunziata, là presente, colle sue piccine in collo, tornava a [...]
[...] a giornata qualcheduno, o compare Nunzio, che era carico di figliuoli, e aveva la moglie malata, o il figlio della Locca, il quale veniva a [...]
[...] piagnuccolare dietro l’uscio che sua madre moriva di fame, e lo zio Crocifisso non voleva dargli nulla, perchè il colèra l’aveva rovinato, diceva, con [...]
[...] tanti che erano morti e gli avevano truffati i denari, talchè aveva preso il colèra anche lui, ma non era morto, aggiungeva il figlio della Locca, e [...]
[...] scuoteva il capo tristamente. – Adesso ci avremmo da mangiare, io e mia madre e tutto il parentado, se fosse morto. Siamo stati a curarlo due [...]
[...] spesso a pagare lo zio Nunzio, o il figlio della Locca, e si doveva metter mano a quei soldi raccolti con tanta fatica per la casa del nespolo [...]
[...] . Ogni volta che Mena andava a pigliare la calza sotto la materassa, lei e il nonno sospiravano. Il povero figlio della Locca non ci aveva colpa [...]
[...] ; avrebbe voluto farsi in quattro per guadagnarsi la sua giornata; era il pesce che non voleva farsi prendere. E quando tornavano mogi mogi, sbattendo i [...]
[...] remi e colla vela allentata, il figlio della Locca diceva a padron ’Ntoni: – Fatemi spaccar della legna, o legar dei sarmenti; io posso lavorare [...]
[...] un pezzo, col cuore stretto, si decise a parlare colla Mena di quel che doveva farsi oramai. Ella era giudiziosa come sua madre, e non c’era altri [...]
[...] in casa per parlarne, di tanti che c’erano prima! Il meglio era vendere la Provvidenza, che non rendeva nulla, e si mangiava le giornate di [...]
[...] compare Nunzio e del figlio della Locca; se no quei soldi della casa se ne sarebbero andati tutti a poco a poco. La Provvidenza era vecchia e aveva [...]
[...] sempre bisogno che ci spendessero dei denari per metterle delle toppe, e farla stare a galla. Più tardi, se tornava ’Ntoni e spirava un po’ di [...]
[...] fortuna in poppa, come quando avevano messo insieme quei denari della casa, avrebbero comprato un’altra barca nuova, e l’avrebbero chiamata di nuovo la [...]
[...] la Provvidenza era buona da mettere sotto la pentola, e così parlando lo tirava sulla riva; là si vedevano le toppe, sotto la impeciatura nuova [...]
[...] , era come certe donnaccie che sapeva lui, colle rughe sotto il corsetto; e tornava a darci dei calci nella pancia, col piede zoppo. Del resto il [...]
[...] mestiere andava male; piuttosto che comprare, tutti avrebbero voluto vendere le loro barche, e più nuove della Provvidenza. Poi, chi avrebbe potuto [...]
[...] , tirandolo in disparte verso l’abbeveratoio, lo zio crocifisso rispondeva a spallate, e dimenava il capo come Peppinino, e voleva scappargli dalle [...]
[...] fame, e verrebbero a lavorare per niente. Tutto quello che buscheranno ve lo papperete voi. Siete una bestia, vi dico! La barca è ben conservata [...]
[...] colèra; e tirava per andarsene, e voleva lasciargli il giubbone nelle mani. – Non me ne importa! ripeteva. Non me ne importa niente. Voi non sapete [...]
[...] cosa ci ho qui dentro, compare Tino! Tutti vogliono succhiarmi il sangue come le sanguisughe, e prendersi il fatto mio. Ora v’è anche Pizzuto che [...]
[...] corre dietro la Vespa, tutti come cani da caccia! – E voi prendetevela la Vespa! O infine non è sangue vostro, lei e la sua chiusa? Non sarà [...]
[...] una bocca di più, no! che ha le mani benedette quella donna, e non lo perderete il pane che gli darete da mangiare! Ci avrete una serva in casa [...]
[...] , senza darle salario, e vi prenderete anche la chiusa. Sentite a me, zio Crocifisso, questo è un altro affare come quello dei lupini! Padron ’Ntoni [...]
[...] intanto aspettava la risposta davanti alla bottega di Pizzuto, e guardava come un’anima del Purgatorio quei due che pareva si azzuffassero, per [...]
[...] cercare di indovinare se lo zio Crocifisso diceva di sì. Piedipapera veniva a dirgli quel che aveva potuto ottenere dallo zio Crocifisso, e poi tornava a [...]
[...] parlare con lui; e andava e veniva per la piazza come la spola nel telaio, tirandosi dietro la sua gamba storta, finchè riescì a metterli [...]
[...] d’accordo. – Benone! – diceva a padron ’Ntoni; e allo zio Crocifisso: – Per un pezzo di pane! – così combinò anche la vendita di tutti gli attrezzi, chè i [...]
[...] budella dallo stomaco, come si portarono via le nasse, le reti, le fiocine, le canne, e ogni cosa. – Ci penserò io a trovarvi d’andare a giornata, voi [...]
[...] e vostro nipote Alessi, non dubitate; – gli diceva Piedipapera. – Bisogna che vi contentiate di poco, sapete! «Forza di giovane e consiglio di [...]
[...] abbassa nobiltà». – Va bene, va bene, siamo intesi! conchiuse Piedipapera, e andò davvero a parlarne con padron Cipolla, nella spezieria, dove don [...]
[...] Silvestro era riusci- to a tirarli un’altra volta, lui, massaro Filippo e qualche altro pesce grosso, per discorrere degli affari del Comune, che [...]
[...] infine erano denari loro, ed è una minchioneria non contare per nulla nel paese quando si è ricchi, e le tasse si pagano peggio degli altri. – Voi che [...]
[...] giornata, con suo nipote Alessi; sapete che ne sa più di ogni altro del mestiere, e si contenterebbe di poco, chè son proprio senza pane. Fareste [...]
[...] un affar d’oro, sentite a me, padron Fortunato. Padron Fortunato, preso così in quel momento, non seppe dir di no; ma dopo che ebbero tirato e [...]
[...] venire il pensiero di maritarlo, e correva dietro a tutte le donne come un gatto in gennaio, ch’era una sollecitudine continua pel povero padre. Ora [...]
[...] ; lei almeno era una bella ragazza con tanto di spalle, e non vecchia e spelata come la Vespa. Ma la Vespa aveva la sua chiusa, e la [...]
[...] Cipolla, ora che suo padre se l’era rimorchiato di nuovo in casa pel colèra, e non andava a nascondersi più nella sciara, o per la chiusa, o dallo [...]
[...] speziale e nella sacristia. Ella gli passava davanti lesta lesta, colle scarpette nuove; e passando si faceva urtare nel gomito, in mezzo alla folla [...]
[...] che veniva dalla messa; oppure lo aspettava sulla porta, colle mani sul ventre, e il fazzoletto di seta in testa, e gli lasciava andare un’occhiata [...]
[...] assassina, di quelle che rubano il cuore, e si voltava ad aggiustarsi le cocche del fazzoletto sul mento per vedere se le veniva dietro; o [...]
[...] scappava in casa com’ei compariva in capo alla straduccia, e andava a nascondersi dietro il basilico ch’era sulla finestra, con quegli occhioni neri che [...]
[...] se lo mangiavano di nascosto. Ma se Brasi si fermava a guardarla come un bietolone, gli voltava le spalle, col mento sul petto, tutta rossa, e gli [...]
[...] mangiarsela per pane, dovette acciuffarlo lei pei capelli, e gli disse: – Sentite, compare Brasi, perchè volete togliermi la pace? Io lo so che non sono per [...]
[...] voi. Ora è meglio che non ci passiate più di qua, perchè più vi vedo e più vorrei vedervi, e ormai son la favola del paese; la Zuppidda si mette [...]
[...] sulla porta ogni volta che vi vede passare, e poi va a dirlo a tutti; ma farebbe meglio a tener d’occhi quella civetta di sua figlia Barbara, che [...]
[...] l’ha ridotta come una piazza questa strada, tanta la gente che ci tira, e non va a dirlo quante volte passa e ripassa don Michele, per vedere la [...]
[...] era sempre là intorno, a gironzare colle braccia penzoloni, il naso in aria e la bocca aperta, come Giufà. La Mangiacarrubbe dal suo canto stava [...]
[...] alla finestra, e cambiava ogni giorno fazzoletti di seta, e collane di vetro, come una regina. – Tutto quello che aveva lo metteva alla finestra [...]
[...] – andava dicendo la Zuppidda, e quel bietolone di Brasi prendeva tutto per oro contante, ed era imbestialito, che non aveva paura nemmeno di suo padre [...]
[...] sarebbe stato cento volte meglio dare a suo figlio la Malavoglia, la quale almeno ci aveva quel po’ di dote, e non la spendeva in fazzoletti e [...]
[...] collane. – Mena invece non ci metteva neppure il naso alla finestra, perchè non ci stava bene, adesso che le era morta la mamma, e aveva il [...]
[...] fazzoletto nero; e poi doveva anche badare a quella piccina, e farle da mamma, e non aveva chi l’aiutasse nelle faccenduole di casa, tanto che doveva [...]
[...] andare anche al lavatoio, e alla fontana, e a portare il pane agli uomini, quando erano a giornata; sicchè non era più come Sant’Agata, quando nessuno [...]
[...] la vedeva, e stava sempre al telaio. Adesso aveva poco tempo da stare al telaio. Don Michele, dal giorno che la Zuppidda s’era messa a predicare [...]
[...] , passava e ripassava per la strada del Nero dieci volte al giorno, onde mostrare che non aveva paura della Zuppidda nè della sua conocchia; e quando [...]
[...] arrivava alla casa dei Malavoglia, rallentava il passo e guardava dentro, per vedere le belle ragazze che crescevano nella casa dei Malavoglia [...]
[...] . La sera gli uomini tornando dal mare, trovavano ogni cosa preparata; la pentola che bolliva, e la tovaglia sul desco; oramai quel desco era troppo [...]
[...] grande per loro, e ci si perdevano. Chiudevano l’uscio e mangiavano in santa pace. Poi si mettevano a sedere sulla porta, coi ginocchi fra le braccia [...]
[...] , e si riposavano della giornata. Almeno non mancava nulla, e non toccavano più i denari della casa. Padron ’Ntoni aveva sempre la casa davanti [...]
[...] agli occhi, là vicino, colle finestre chiuse, e il nespolo che si affacciava sul muro del cortile. Maruzza non aveva potuto morire in quella casa; nè [...]
[...] egli forse vi sarebbe morto; ma i denari ricominciavano a raggranellarsi, e i suoi ragazzi ci sarebbero tornati un giorno, ora che Alessi [...]
[...] cominciava a farsi uomo anche lui, ed era un buon figliuolo della pasta dei Malavoglia. Quando poi avrebbero maritato le ragazze e ricomperata la casa, se [...]
[...] potevano metter su anche la barca, non avevano più nulla a desiderare, e padron ’Ntoni avrebbe chiuso gli occhi contento. La Nunziata e la cugina [...]
[...] Anna venivano anche loro a sedersi lì accanto sui sassi, a chiacchierare dopo cena con quei poveretti, che erano rimasti soli e derelitti [...]
[...] anch’essi, talchè sembrava fossero parenti. La Nunziata pareva che fosse a casa sua, e ci conduceva i suoi piccini, come la chioccia. Alessi, seduto [...]
[...] delle ulive avrai sempre da buscartela la tua giornata, anche se non hai roba da lavare; e potrai condurvi il tuo fratellino, che ora glieli [...]
[...] daranno due soldi al giorno. – La Nunziata, seria seria, gli raccontava tutti i suoi progetti, e gli domandava dei consigli, e ragionavano insieme in [...]
[...] Mena, e la Lia, quando sarà grande anche lei. Lia comincia a volere le vesti lunghe e i fazzoletti colle rose, e tu pure ci hai i tuoi ragazzi da [...]
[...] , e anche a me mi piacerebbe, chè saprei dove andare a occhi chiusi, o di notte, senza battere il naso; e c’è il cortile grande per gli attrezzi, e in [...]
[...] due salti s’è al mare. Poi, quando le mie sorelle saranno maritate, il nonno verrà a stare con noi, e lo metteremo nella stanza grande del cortile [...]
[...] , che c’entra il sole; così, quando non potrà più venire sul mare, povero vecchio, se ne starà accanto all’uscio nel cortile, e nell’estate ci [...]
[...] avrà lì vicino il nespolo per fargli ombra. Noi prenderemo la camera dell’orto, ti piace? e ci avrai accanto la cucina; così avrai ogni cosa sotto la [...]
[...] mano, non è vero? Quando tornerà mio fratello ’Ntoni gliela daremo a lui, e noi andremo a stare sul solaio. Tu non avrai che a scendere la [...]
[...] sulle mani, e approvando colla testa. Aveva gli occhi incantati, quasi vedesse la Nunziata davanti al focolare, e la mamma che si disperava accanto al [...]
[...] . – Ora ci hanno messo le cipolle nell’orto, e son venute grosse come arancie. – Che ti piacciono a te le cipolle? – Per forza mi piacciono. Aiutano a [...]
[...] mangiare il pane e costano poco. Quando non abbiamo denari per la minestra ne mangiamo sempre coi miei piccini. – Per questo se ne vendono tante [...]
[...] . Allo zio Crocifisso non gliene importa di aver cavoli e lattughe, perchè ci ha l’altro orto di casa sua, e l’ha messo tutto a cipolle. Ma noi ci [...]
[...] metteremo pure i broccoli, e i cavolifiori... Buoni, eh? La ragazzetta, accoccolata sulla soglia, coi ginocchi fra le braccia, guarda- va lontano [...]
[...] anche lei; e poi si mise a cantare, mentre Alessi stava ad ascoltare, tutto intento. Infine disse: – Ma ancora c’è tempo. – Sì, affermò Alessi [...]
[...] ; prima bisogna maritare la Mena, ed anche la Lia, e situare i tuoi piccini. Ma è meglio pensarci adesso. – Quando canta la Nunziata, disse Mena [...]
[...] , affacciandosi sull’uscio, è segno che il giorno dopo farà bel tempo e potrà andare al lavatoio. – La cugina Anna era nello stesso caso, perchè la sua [...]
[...] chiusa e la sua vigna erano il lavatoio, e la sua festa era quando aveva della roba per le mani, tanto più ora che suo figlio Rocco faceva festa [...]
[...] casa sua; così quando tornerà, e sarà stanco di girare il mondo, ogni cosa gli sembrerà buona, e non si lamenterà più di tutto; e se arriviamo [...]
[...] un’altra volta ad aver delle barche sull’acqua, e a mettere i nostri letti laggiù, in quella casa, vedrete che bello starsi a riposare su quell’uscio [...]
[...] , la sera quando si torna a casa stanchi, e che la giornata è andata bene; e veder il lume in quella camera dove l’avete visto tante volte, e ci [...]
[...] avete viste tutte le facce care che avete avuto al mondo. Ma ora tanti se ne sono andati, ad uno ad uno, che non tornano più, e la camera è buia e [...]
[...] vecchio dopo un pezzetto. Doveva saperlo che son vecchio, e se muoio io quei ragazzi non hanno più nessuno. – Se compreremo la casa del nespolo [...]
[...] mentre egli è lontano, non gli parrà vero quando tornerà, disse Mena, e verrà a cercarci qui. Padron ’Ntoni scosse il capo tristamente. – Ma ancora [...]
[...] c’è tempo! disse infine anche lui, come la Nunziata; e la cugina Anna soggiunse: – Se ’Ntoni torna ricco la comprerà lui la casa. Padron ’Ntoni [...]
[...] non rispondeva nulla; ma tutto il paese sapeva che ’Ntoni doveva tornare ricco, dopo tanto tempo ch’era andato a cercar fortuna, e molti già lo [...]
[...] invidiavano, e volevano lasciar ogni cosa e andarsene a caccia della fortuna, come lui. Infine non avevano torto, perchè non lasciavano altro che [...]
[...] delle donnicciuole a piagnucolare; e solo chi non gli bastava l’animo di lasciare la sua donnicciuola, era quella bestia del figlio della Locca, che [...]
[...] aveva quella sorta di madre che sapete, e Rocco Spatu, il quale ce l’aveva alla taverna l’animo. Ma per fortuna delle donnicciuole, tutt’a un [...]
[...] tratto, si venne a sapere che era tornato ’Ntoni di padron ’Ntoni, di notte, con un bastimento catanese, e che si vergognava di farsi vedere senza [...]
[...] scarpe. Se fosse stato vero che torna- va ricco, i danari non avrebbe avuto dove metterli, tanto era lacero e pezzen- te. Ma il nonno e i fratelli gli [...]
[...] fecero festa egualmente, come se fosse venuto carico di denari, e le sorelle gli si appesero al collo, ridendo e piangendo, che ’Ntoni non [...]
[...] conosceva più la Lia, tanto s’era fatta grande, e gli dicevano: – Ora non ci lascerai più, non è vero? Il nonno si soffiava il naso anche lui, e [...]
[...] brontolava: – Adesso posso morire tranquillo, ora che quei ragazzi non rimarranno più soli e in mezzo a una strada. Ma per otto giorni ’Ntoni non ebbe [...]
[...] il coraggio di metter piede nella strada. Come lo vedevano tutti gli ridevano sul naso, e Piedipapera andava dicendo: – Avete visto le [...]
[...] ricchezze che ha portato ’Ntoni di padron ’Ntoni? – E quelli che ci avevano messo un po’ di tempo a fare il fagotto, colle scarpe e le camicie, prima di [...]
[...] minchione, questo si sa. Don Silvestro, lo zio Crocifisso, padron Cipolla, e massaro Filippo non erano minchioni, e tutti facevano loro festa, perchè [...]
[...] quelli che non hanno niente stanno a guardare a bocca aperta i ricchi e i fortunati, e lavorano per loro, come l’asino di compare Mosca, per un [...]
[...] pugno di paglia, invece di tirar calci, e mettersi sotto i piedi il carretto, e sdraiarsi sull’erba colle zampe in aria. Aveva ragione lo speziale [...]
[...] che bisognava dare un calcio al mondo come era fatto adesso, e rifarlo da capo. Anche lui, colla sua barbona, che predicava di cominciar da capo [...]
[...] , era di quelli che avevano acchiappato la fortuna, e la teneva negli scarabattoli, e si godeva il ben di Dio stando sulla porta della bottega, a [...]
[...] chiacchierare con questo o con quell’altro, e quando aveva pestato quel po’ d’acqua sporca nel mortaio, aveva fatto il suo lavoro. Che bel mestiere gli [...]
[...] braccia e la schiena tutto il giorno, e arrischiare la pelle, e morir di fame, e non aver mai un giorno da sdraiarsi al sole come l’asino di [...]
[...] Mosca. Un ladro di mestiere che si mangiava l’anima, per la madonna! e ne aveva fino al naso, che preferiva fare come Rocco Spatu, il quale almeno non [...]
[...] faceva nulla. Già adesso non gliene importava più della Zuppidda e della Sara di comare Tudda, e di tutte le ragazze del mondo. Esse non cercano [...]
[...] che di pescare un marito il quale lavori peggio di un cane per dar loro da mangiare, e comprarle dei fazzoletti di seta, quando si mettono sull’uscio [...]
[...] la domenica, colle mani sulla pancia piena. Piuttosto voleva starci lui, colle mani sulla pancia, la domenica e il lunedì, ed anche gli altri [...]
[...] altro egli se l’era riempita di giudizio, la pancia, e andava a raccontare quello che aveva imparato sulla piazza, nella bottega di Pizzuto, ed [...]
[...] anche all’osteria della Santuzza. Ora non vi andava più di nascosto all’osteria della Santuzza, che s’era fatto grande, e il nonno non gli avrebbe [...]
[...] dirtelo, alla mia età l’è dura andare a giornata, e vedersi comandare a bacchetta, quando si è stati padroni. Anche voi altri siete nati padroni [...]
[...] . Vuoi che compriamo prima la barca coi denari della casa? Ora sei grande, e devi dirla anche tu la tua parola, perchè devi avere più giudizio di me [...]
[...] , che son vecchio. Cosa vuoi fare? Nulla voleva fare, lui! Che gliene importava della barca e della casa? Poi veniva un’altra malannata, un altro [...]
[...] colèra, un altro guaio, e si mangiava la casa e la barca, e si tornava di nuovo a fare come le formiche. Bella cosa! E poi quando si aveva la casa e [...]
[...] la barca, che non si lavorava più? o si mangiava pasta e carne tutti i giorni? Mentre laggiù, dov’era stato lui, c’era della gente che andava [...]
[...] sempre in carrozza, ecco quello che faceva. Gente appetto dei quali don Franco ed il segretario lavoravano come tanti asini a sporcar cartacce, e [...]
[...] a pestare l’acqua sporca nel mortaio. Almeno voleva sapere perchè al mondo ci doveva essere della gente che se la gode senza far nulla, e nasce [...]
[...] colla fortuna nei capelli, e degli altri che non hanno niente, e tirano la carretta coi denti per tutta la vita? Poi quella storia d’andare a giornata [...]
[...] perchè il nonno ve lo conduceva, e non gli bastava ancora l’anima di dir di no. Ma quando il soprastante gli stava addosso come un cane, e gli [...]
[...] gridava dalla poppa: – Oh! laggiù, ragazzo! che facciamo? Gli veniva voglia di dargli del remo sulla testa, e preferiva starsene ad aggiustare le nasse [...]
[...] , e rifare le maglie delle reti, seduto sulla riva, colle gambe distese, e la schiena appoggiata ai sassi; che allora se pure stava un momento colle [...]
[...] mani sotto le ascelle nessuno gli diceva nulla. Là veniva anche a stirarsi le braccia Rocco Spatu, e Vanni Pizzuto, quando non aveva che fare, fra [...]
[...] una barba e l’altra, ed anche Piedipapera, che era il suo mestiere di chiacchierare con questo e con quello per cercare le senserie. E si [...]
[...] stato il tempo del colèra, che don Silvestro le aveva truffato 25 onze, e non poteva andare dal giudice, perchè le 25 onze donna Rosolina le aveva [...]
[...] rubate a suo fratello il vicario, e si sarebbe saputo il motivo per cui aveva dato in mano a don Silvestro quel denaro, per sua vergogna! – Poi [...]
[...] madre avesse 12 tarì, e glieli prendessi, che passerei per ladro? Di ladro in ladro vennero a parlare dello zio Crocifisso, il quale aveva perso più [...]
[...] di 30 onze, dicevano, con tanta gente che era morta di colèra, e gli erano rimasti i pegni. Ora Campana di legno, per non saper che fare di tutti [...]
[...] quegli anelli e di tutti quegli orecchini rimastigli in pegno, si maritava con la Vespa; la cosa era certa, che l’avevano visto persino andare a [...]
[...] . Gli orecchini e le collane alla fin fine sono d’oro e d’argento colato, e avrebbe potuto andare a venderli alla città; anzi ci avrebbe guadagnato il [...]
[...] tanto per tanto sui denari che ha dati. Se la piglia perchè la Vespa gli fece vedere e toccare con mano che stava per andare dal notaio, con [...]
[...] credenza quando voglio; e ne vuol due della Mangiacarrubbe nella sua bilancia! con quel petto, eh? compare Tino? – «Ostessa bella conto caro!» disse [...]
[...] Pizzuto sputacchiando. – Cercano il marito per farsi mantenere da lui! aggiunse ’Ntoni. Tutte le stesse! – E Piedipapera seguitò: – Lo zio [...]
[...] diavolo, ma col tempo chinerà il capo. Non ha altri figli, e non gli resta altro che maritarsi, se non vuole che la sua roba se la goda la [...]
[...] ? Qui prese parte al discorso lo speziale, il quale veniva a fumare la sua pipa sulla riva, dopo desinare, e pestava l’acqua nel mortaio che così [...]
[...] il mondo non andava bene, e bisognava buttare in aria ogni cosa, e rifar da capo. Ma con quella gente lì, era proprio come pestar l’acqua nel [...]
[...] mortaio. Il solo che ne capisse qualche cosa era ’Ntoni, che aveva visto il mondo, e aveva aperto un po’ gli occhi come i gattini; da soldato gli [...]
[...] avevano insegnato a leggere, perciò andava anche lui sulla porta della spezieria, a sentire quello che diceva il giornale, e a chiacchierare collo [...]
[...] speziale, il quale era un buon diavolaccio con tutti, e non aveva pel capo i fumi di sua moglie, la quale lo sgridava – O tu perchè t’immischi [...]
[...] negli affari che non ti riguardano? – Le donne bisogna lasciarle dire, e far le cose di nascosto; diceva don Franco appena la Signora se ne saliva [...]
[...] scranne; e spiegava loro parola per parola quello che diceva il giornale, mettendoci il dito, che il mondo avrebbe dovuto andare come era scritto là [...]
[...] colle gambe distese e la schiena appoggiata ai sassi, e gli faceva dei cenni col capo, scuotendo la barbona in aria. – Eh! bella giustizia che [...]
[...] certuni abbiano a rompersi la schiena contro i sassi, e degli altri stiano colla pancia al sole, a fumar la pipa, mentre gli uomini dovrebbero essere [...]
[...] tutti fratelli, l’ha detto Gesù, il più gran rivoluzionario che ci sia stato, e i suoi preti al giorno d’oggi fanno i birri e le spie! Non lo [...]
[...] Filippo; e don Michele ronza sempre per la via del Nero, senza nessuna paura di comare Zuppidda e della sua conocchia! Lui ci ha la pistola [...]
[...] . – Tutte e due vi dico! Coteste che si confessano ogni domenica hanno il sacco grande da metterci i peccati; per questo la Santuzza porta la [...]
[...] cascare coi suoi piedi come una pera matura. – Ma sì! Intanto don Michele si diverte colla Barbara, e con le altre che stanno nella via. – Lo so io – e [...]
[...] ammiccava di soppiatto a ’Ntoni. – Non ha niente da fare, e ogni giorno ha i suoi quattro tarì di soldo. – Quello che dico sempre! ripeteva lo [...]
[...] speziale tirandosi la barba. – Tutto il sistema è così; pagar degli sfaccendati per non far niente, e farci le corna, a noi che li paghiamo! ecco che [...]
[...] cos’è. Della gente che ha quattro tarì al giorno per stare a passeggiare sotto le finestre della Zuppidda; e don Giammaria che si pappa la lira al [...]
[...] giorno per confessare la Santuzza, e sentire le porcherie che gli racconta; e don Silvestro che... so io! e mastro Cirino che è pagato per romperci [...]
[...] gli stivali colle sue campane, ma i lumi poi non li accende, e si mette in tasca l’olio, chè lì, al municipio poi, ci son altre porcherie! in fede [...]
[...] mia! E volevano far casa nuova di tutti nella baracca, ma poi si sono intesi un’altra volta, don Silvestro e gli altri: e non ne hanno parlato più [...]
[...] ... Tale e quale come quegli altri ladri del Parlamento, che chiacchierano e chiacchierano fra di loro; ma ne sapete niente di quel che dicono [...]
[...] ? Fanno la schiuma alla bocca, e sembra che vogliano prendersi pei capelli di momento in momento, ma poi ridono sotto il naso dei minchioni che ci [...]
[...] credono. Tutte vesciche pel popolo che paga i ladri e i ruffiani, e gli sbirri come don Michele. – Che bella cosa, disse ’Ntoni, quattro tarì al [...]
[...] giorno per andare a passeg- giare di qua e di là. Io vorrei essere guardia doganale. – Ecco! ecco! esclamò don Franco cogli occhi che gli schizzavano [...]
[...] dalla testa». Anch’io sarei come voi, se non avessi studiato, e non avessi quel mestiere da guadagnarmi il pane. Infatti dicevano che era un bel [...]
[...] mestiere quello che gli aveva insegnato suo padre allo speziale, di pestare nel mortaio, e di far denari coll’acqua sporca; mentre c’era gente [...]
[...] che doveva cuocersi le corna al sole, e cavarsi gli occhi colle maglie delle reti, e prendersi il granchio alle gambe e alla schiena per guadagnarsi [...]
[...] dieci soldi; e così lasciarono le reti e le chiacchiere, e se ne tornarono all’osteria sputacchiando per la strada. XIII Padron ’Ntoni, come [...]
[...] c’era mai stato nei Malavoglia, e gli venivano le lagrime agli occhi. La notte, quando si alzava e chiamava Alessi per andare al mare, lasciava [...]
[...] dormire l’altro; tanto, non sarebbe stato buono a nulla. ’Ntoni da prima se ne vergognava, e andava ad aspettarli sulla riva appena tornavano, colla [...]
[...] testa bassa. Ma poco a poco ci fece il callo, e diceva fra di sè: – Così domani faremo ancora domenica! Il povero vecchio cercò tutti i mezzi di [...]
[...] toccargli il cuore, e di nascosto gli fece persino esorcizzare la camicia da don Giammaria, e spese tre tarì. – Vedi! gli diceva, questo non c’è mai [...]
[...] stato nei Malavoglia! Se tu prendi la mala strada di Rocco Spatu, tuo fratello e le tue sorelle ti verranno dietro. «Una mela fradicia guasta tutte [...]
[...] le altre», e quei soldi che abbiamo messo insieme con tanto stento se ne anderanno in fumo. «Per un pescatore si perde la barca», e allora che [...]
[...] faremo? ’Ntoni restava a capo chino, o brontolava fra i denti; ma l’indomani tornava da capo, e una volta glielo disse: – Che volete? almeno quando non [...]
[...] vecchio, e tuo fratello che è ancora un ragazzo, ci siamo tirati su dal fosso. Ora se tu volessi aiutarci, torneremo ad essere quelli che eravamo, se [...]
[...] non più col cuore contento, perchè quelli che sono morti non tornano più, almeno senza altre angustie; e tutti uniti, come devono stare le [...]
[...] dita della mano, e col pane in casa. Se io chiudo gli occhi come resterete voi altri? Adesso, vedi, mi tocca d’aver paura ogni volta che c’imbarchiamo [...]
[...] per andar lontano. E son vecchio!... Quando il nonno riesciva a toccargli il cuore, ’Ntoni si metteva a piangere. I fratelli, che sapevano [...]
[...] tutto, si rincantucciavano, appena lo sentivano venire, come ei fosse un estraneo, o quasi avessero paura di lui; e il nonno, col rosario in mano [...]
[...] pallida e gli occhi lustri, gli diceva: – Entra da questa parte, che ci è il nonno! – E lo faceva entrare dalla porticina della cucina; poi si metteva [...]
[...] a piangere cheta cheta accanto al focolare; tanto che ’Ntoni disse alla fine: – Non voglio andarci più all’osteria, neanche se m’ammazzano! E tornò [...]
[...] a lavorare di buonavoglia come prima; anzi, si alzava prima degli altri, e andava ad aspettare il nonno alla marina, che ci volevano due ore a far [...]
[...] giorno, i Tre Re erano ancora alti sul campanile del villaggio, e i grilli si udivano trillare nelle chiuse come se fossero lì accanto. Il nonno [...]
[...] non ci capiva più nella camicia dalla contentezza; andava chiacchierando con lui onde provargli come gli volesse bene, e fra di sè diceva: – Son [...]
[...] l’anime sante di sua madre e di suo padre che hanno fatto il miracolo. Il miracolo durò tutta la settimana, e la domenica ’Ntoni non volle nemmeno [...]
[...] andare in piazza, per non vedere l’osteria da lontano e gli amici che lo chiamavano. Ma si rompeva le mascelle a sbadigliare tutto quel giorno in [...]
[...] cui non aveva nulla da fare, e non finiva più. Oramai non era un ragazzo per passare il tempo ad andare per le ginestre nella sciara, cantando [...]
[...] come suo fratello Alessi e la Nunziata, o a spazzare la casa come Mena, e nemmeno un vecchio come il nonno per divertirsi ad accomodare i barilotti [...]
[...] sfondati, e le nasse sfasciate. Egli restò seduto accanto alla porta, nella strada del Nero, che non ci passava nemmeno una gallina, e sentiva le [...]
[...] voci e le risate all’osteria. Tanto che andò a dormire per non sapere che fare, e il lunedì tornò a fare il muso lungo. Il nonno gli diceva: – Per [...]
[...] mai la domenica! e gli cascava il cuore per terra a pensare che tutti i giorni fossero dei lunedì. Sicchè, quando tornava dal mare, la sera, non [...]
[...] aveva voglia nemmeno d’andare a dormire, e si sfogava a scorazzare di qua e di là colla sua disgrazia, tanto che infine venne a capitare di nuovo [...]
[...] all’osteria. Prima, allorchè tornava a casa malfermo sulle gambe, si ficcava dentro mogio mogio, facendosi piccino e balbettando delle scuse, o [...]
[...] almeno non fiatava. Ma ora alzava la voce, litigava colla sorella se l’aspettava sull’uscio, colla faccia pallida e gli occhi gonfi, e se gli diceva [...]
[...] sottovoce d’entrare dalla cucina che in casa c’era il nonno. – A me non me ne importa! rispondeva. Il giorno dopo si levava stravolto e di cattivo [...]
[...] umore; e cominciava a gridare e bestemmiare dalla mattina alla sera. Una volta successe una brutta scena. Il nonno, non sapendo più che fare per [...]
[...] toccargli il cuore, l’aveva tirato nell’angolo della cameruccia, ad usci chiusi, perchè non udissero i vicini, e gli diceva piangendo come un [...]
[...] riescita di Rocco Spatu? Non lo vedi come stenta e si affatica la povera cugina Anna per quell’ubbriacone di suo figlio? e come piange alle volte [...]
[...] , allorchè non ha pane da dare agli altri suoi figliuoli, e non le basta il cuore di ridere? «Chi va col lupo allupa» e «chi pratica con zoppi [...]
[...] all’anno zoppica». Non ti rammenti quella notte del colèra che eravamo qui tutti davanti a quel lettuccio, ed ella ti raccomandava Mena e i ragazzi [...]
[...] ? – ’Ntoni piangeva come un vitello slattato, e diceva che voleva morire anche lui; ma poi adagio adagio tornava all’osteria, e la notte, invece di [...]
[...] venire a casa, andava per la via, fermandosi dietro gli usci, colle spalle appoggiate al muro, stanco morto, insieme a Rocco Spatu e Cinghialenta; e [...]
[...] prediche se le faceva da sè stesso, a voce bassa, ed era tutta colpa della sua disgrazia che l’aveva fatto nascere in quello stato. E andava a [...]
[...] sfogarsi collo speziale e con altri di quelli che avevano un po’ di tempo per chiacchierare dell’ingiustizia sacrosanta che ci è a questo mondo in [...]
[...] non hanno guai per la testa, nè nessuno che li rimproveri o faccia loro la predica di andare a lavorare, giacchè non hanno nulla da fare, e son [...]
[...] ricchi per due; eppure tutti siamo figli di Dio allo stesso modo, e ognuno dovrebbe avere la sua parte egualmente. – Quel ragazzo lì ha del talento [...]
[...] ! diceva lo speziale a don Silvestro, e a padron Cipolla, e a chi voleva sentirlo. – Vede le cose all’ingrosso, così alla carlona, ma il sugo c’è [...]
[...] ; non è colpa sua se non sa esprimersi meglio; è colpa del governo che lo lascia nell’ignoranza. Per istruirlo gli portava il Secolo e la Gazzetta di [...]
[...] Catania. Però ’Ntoni si seccava a leggere; prima di tutto perchè era una fatica, e quand’era soldato gli avevano insegnato a leggere per forza [...]
[...] ; ma adesso era libero di fare quello che gli pareva e piaceva, e aveva un po’ dimenticato come si cacciano insieme le parole nello scritto. Poi [...]
[...] dovuto importargliene; e quando passava don Michele per la piazza, glielo indicava colla barbona, ammiccando, e gli spifferava sottovoce che passava [...]
[...] per donna Rosolina anche quello, ora che aveva sentito come donna Rosolina avesse dei denari, e li dava alla gente per farsi sposare. – Bisogna [...]
[...] cominciare dal levarci dai piedi tutti costoro col berretto gallonato. Bisogna far la rivoluzione. Ecco quello che bisogna fare! – E voi cosa mi date [...]
[...] per fare la rivoluzione? Don Franco allora si stringeva nelle spalle, e se ne andava indispettito a pestare l’acqua sporca nel mortaio; giacchè con [...]
[...] gente siffatta era proprio pestar l’acqua nel mortaio, diceva. E Piedipapera, appena ’Ntoni voltava le spalle, soggiungeva sottovoce: – Se [...]
[...] si fa mantenere dalla Santuzza. Piedipapera se lo sentiva sullo stomaco don Michele, dacchè guardava cogli occhi torvi lui e Rocco Spatu e [...]
[...] , per colpa del fratello, tanto i Malavoglia erano caduti in bassa fortuna. Ora tutto il paese sapeva che don Michele passava e ripassava per la [...]
[...] i suoi passi, aveva gettato gli occhi su di Lia, la quale si era fatta una bella ragazza anche lei, e non aveva nessuno che le stesse a guardia [...]
[...] , tranne la sorella che si faceva rossa per lei, e le diceva: – Rientriamo in casa, Lia. Sulla porta non ci stiamo bene ora che siamo orfane. Ma la Lia [...]
[...] era vanerella peggio di suo fratello ’Ntoni, e le piaceva starsene sulla porta a far vedere il fazzoletto colle rose, che ognuno le diceva [...]
[...] : – Come siete bella con quel fazzoletto, comare Lia! e don Michele se la mangiava cogli occhi. La povera Mena, mentre stava là sulla porta, ad [...]
[...] sorella, perchè passava don Michele, e Lia le rispondeva: – Hai paura che mi mangi? Già, nessuno ne vuole di noi altri, ora che non abbiamo più niente [...]
[...] Michele, aveva preso a ben volere ’Ntoni, per quel modo di portare il berretto sull’orecchio, e di dondolare le spalle camminando che aveva preso [...]
[...] da soldato; e gli metteva in serbo sotto il banco tutti i piatti coi resti che lasciavano gli avventori; e un po’ di qua un po’ di là gli riempiva [...]
[...] anche il bicchiere. In tal modo lo manteneva per l’osteria grasso e unto come il cane del macellaio. Al bisogno poi ’Ntoni si disobbligava facendo [...]
[...] a pugni con quegli avventori della malannata, che cercano il pelo nell’uovo all’ora del conto, e gridano e bestemmiano prima di pagare. Cogli [...]
[...] amici della taverna invece era allegro e chiacchierone, e teneva d’occhio anche il banco, allorchè la Santuzza andava a confessarsi. Sicchè, tutti [...]
[...] colà gli volevano bene come se fosse a casa sua; tranne lo zio Santoro il quale lo guardava di malocchio, e borbottava, fra un’avemaria e l’altra [...]
[...] spalle ’Ntoni Malavoglia, grasso come un canonico; segno che ci aveva il suo piacere, e non aveva più bisogno di nessuno. – Sì, sì! brontolava lo [...]
[...] tempo di finirla, che il vino nuovo non può tenerlo più nella cantina, e bisognerebbe farlo entrare in paese di contrabbando. – Massaro Filippo [...]
[...] pensa al suo interesse. Ma io, vedete, dovessi pagare il dazio due volte, e il contrabbando, don Michele non lo voglio più, no e poi no! Ella non [...]
[...] nell’osteria, per l’amore dei suoi galloni; e ’Ntoni Malavoglia, senza galloni, valeva dieci volte don Michele; a lui, quello che gli dava, glielo dava di [...]
[...] tutto cuore. ’Ntoni si guadagnava il pane in tal modo, e quando il nonno gli rimproverava il suo far nulla, e la sorella lo guardava tristamente [...]
[...] , cogli occhi fissi, rispondeva: – Forse che vi costo qualche cosa? Dei denari della casa non ne spendo, e il mio pane me lo guadagno da me. – Meglio [...]
[...] sarebbe che tu morissi di fame, gli diceva il nonno, e che avessimo a morire tutti oggi stesso! – Infine nessuno parlava più, seduti dov’erano, e [...]
[...] voltandosi le spalle. Padron ’Ntoni era ridotto a non aprir bocca, per non litigare col nipote; e ’Ntoni poi, quand’era stanco della predica [...]
[...] , piantava lì tutti della paranza, a piagnucolare, e se ne andava a trovar Rocco o compare Vanni, coi quali si stava allegri e se ne trovava sempre [...]
[...] una nuova da inventare. Una volta inventarono di fare la serenata allo zio Crocifisso, la notte in cui s’era maritato colla Vespa, e condussero [...]
[...] sotto le finestre di lui tutti coloro cui lo zio Crocifisso non voleva prestare più un soldo, coi cocci, e le pentole fesse, i campanacci del beccaio [...]
[...] e gli zufoli di canna, a fare il baccano e un casa del diavolo sino a mezzanotte, talchè la Vespa l’indomani s’alzò più verde del solito, e se la [...]
[...] il marito, onde stare in grazia di Dio, mentre le altre erano sempre nel peccato mortale, e facevano mille porcherie, sotto l’abitino della Madonna [...]
[...] . La gente gli rideva sul muso allo zio Crocifisso, come lo vide sposo sulla piazza, vestito di nuovo, e giallo come un morto, dalla paura che gli [...]
[...] aveva fatto la Vespa con quel vestito nuovo che costava denari. La Vespa era sempre a spendere e spandere, che se l’avessero lasciata fare [...]
[...] avrebbe vuotato il sacco in una settimana; e diceva che la padrona adesso era lei, tanto che tutti i giorni c’era il diavolo dallo zio Crocifisso. Sua [...]
[...] moglie gli piantava le unghie sulla faccia, e gli gridava che voleva aver le chiavi lei, e non voleva star sempre a desiderare un pezzo di pane e un [...]
[...] sarebbe tenuta la chiusa e la medaglia di Figlia di Maria, piuttosto; già, tanto e tanto avrebbe potuto portarla ancora, la medaglia di Figlia di [...]
[...] Maria! E lui strillava che era rovinato; che non era più padrone del fatto suo; che v’era tuttora il colèra in casa, e volevano farlo morire di [...]
[...] questo, avrebbe mandato al diavolo la chiusa e la moglie; chè già lui di moglie non ne aveva bisogno, e l’avevano preso per il collo, facendogli [...]
[...] credere che la Vespa avesse acchiappato Brasi Cipolla, e stesse per scappargli insieme alla chiusa, maledetta chiusa! Giusto in quel punto si seppe [...]
[...] che Brasi Cipolla s’era lasciato rubare dalla Mangiacarrubbe, come un bietolone, e padron Fortunato li andava cercando per la sciara, e pel [...]
[...] vallone, e sotto il ponte, colla schiuma alla bocca, giurando e spergiurando che se li trovava voleva dar loro tante di quelle pedate, e farsi venire le [...]
[...] orecchie di suo figlio nelle mani. Lo zio Crocifisso a quel discorso si cacciava le mani nei capelli anche lui, e diceva che la Mangiacarrubbe [...]
[...] è stata che io m’avessi a pigliare la Vespa per castigo dei miei peccati! – E dei peccati doveva avercene grossi assai, perchè la Vespa gli [...]
[...] avvelenava il pane in bocca, e gli faceva soffrire le pene del purgatorio, notte e giorno. Per giunta poi si vantava di essergli fedele, che non avrebbe [...]
[...] guardato in faccia un cristiano, fosse giovane e bello come ’Ntoni Malavoglia o Vanni Pizzuto, per tutto l’oro del mondo; mentre gli uomini le [...]
[...] zio Crocifisso; – purchè me la levasse davanti! E diceva pure che avrebbe pagato qualche cosa a Vanni Pizzuto o a ’Ntoni Malavoglia perchè gli [...]
[...] mestiere lo faceva dove era grasso, e ci mangiava e beveva, che era un piacere a vederlo. Ora portava la testa alta, e se la rideva se il nonno gli [...]
[...] sapeva dove andare a dormire, nella stalla della Santuzza; e già non spendevano nulla a casa sua per dargli da mangiare. Padron ’Ntoni, e Alessi, e [...]
[...] Mena, tutto quello che buscavano colla pesca, col telaio, al lavatoio, e con tutti gli altri mestieri, potevano metterlo da parte, per quella [...]
[...] un po’ di riposo, finchè era giovane, e non abbaiava la notte come il nonno. Il sole c’era lì per tutti, e l’ombra degli ulivi per mettersi al [...]
[...] fresco, e la piazza per passeggiare, e gli scalini della chiesa per stare a chiacchierare, e lo stradone per veder passare la gente e sentir le [...]
[...] notizie, e l’osteria per mangiare e bere cogli amici. Poi quando gli sbadigli vi rompevano le mascelle, si giocava alla mora, o a briscola; e quando [...]
[...] testa bassa e tutto curvo; e piangeva come un fanciullo nel dir così, tirandolo per la manica dietro la stalla della Santuzza, perchè nessuno li [...]
[...] vedesse. – E alla tua casa non ci pensi? e ai tuoi fratelli non ci pensi? Oh, se fossero qui tuo padre e la Longa! ’Ntoni! ’Ntoni!... – Ma voi altri ve [...]
[...] la passate forse meglio di me a lavorare, e ad affannarvi per nulla? È la nostra mala sorte infame! ecco cos’è! Vedete come siete ridotto, che [...]
[...] sembrate un arco di violino, e sino a vecchio avete fatto sempre la stessa vita! Ora che ne avete? Voi altri non conoscete il mondo, e siete come i [...]
[...] gattini cogli occhi chiusi. E il pesce che pescate ve lo mangiate voi? Sapete per chi lavorate, dal lunedì al sabato, e vi siete ridotto a quel modo [...]
[...] che non vi vorrebbero neanche all’ospedale? per quelli che non fanno nulla, e che hanno denari a palate lavorate! – Ma tu non ne hai denari, nè io [...]
[...] ne ho! Non ne abbiamo avuti mai, e ci siamo guadagnato il pane come vuol Dio; è per questo che bisogna darsi le mani attorno, a guadagnarli, se no [...]
[...] andare a creparvi. – No! no! esclamò il vecchio tutto giulivo, e gettandogli al collo le braccia rattratte come radiche di vite. I denari per la [...]
[...] casa ci sono già, e se tu ci aiuti... – Ah! la casa del nespolo! Credete che sia il più bel palazzo del mondo, voi che non avete visto altro [...]
[...] po’ di bene che posso trovare, giacchè è inutile logorarmi la pelle per niente! E poi? quando avrete la casa? e quando avrete la barca? E poi? e la [...]
[...] dote di Mena? e la dote di Lia?... Ah! sangue di Giuda ladro! che malasorte è la nostra! Il vecchio se ne andò desolato, scuotendo il capo, col [...]
[...] coraggio per nulla, gli cascavano le braccia, e aveva voglia di piangere. Non poteva pensare ad altro, se non che Bastianazzo e Luca non ci avevano mai [...]
[...] avuto pel capo quelle cose che ci aveva ’Ntoni, e avevano sempre fatto senza lamentarsi quello che dovevano fare; e mulinava pure che era inutile [...]
[...] pensare alla dote di Mena, e di Lia, giacchè non ci sarebbero arrivati mai. La povera Mena pareva che lo sapesse anche lei, tanto era avvilita. Le [...]
[...] vicine ora tiravano di lungo dinanzi alla porta dei Malavoglia, come durasse il colèra, e la lasciavano sola, accanto alla sorella col fazzoletto [...]
[...] colle rose, o insieme alla Nunziata, e alla cugina Anna, quando esse facevano la carità di venire a cianciare un po’; giacchè la cugina Anna ci [...]
[...] aveva anche lei, poveretta, quell’ubbriacone di Rocco, e oramai tutti lo sapevano; e la Nunziata era troppo piccola quando quel bel mobile di suo [...]
[...] bassa voce, col capo chino, e le mani sotto il grembiule, ed anche quando tacevano, senza guardarsi in viso, pensando ognuno ai casi suoi [...]
[...] . – Quando si è ridotti allo stato in cui siamo, diceva Lia che parlava come una donna fatta, bisogna aiutarsi da sè, e che ognuno pensi ai suoi interessi [...]
[...] , e non ne avevano più paura: anzi la Lia s’era lasciata andare a dire anche lei le barzellette, e ci rideva sopra; nè la Mena osava sgridarla, o [...]
[...] andarsene in cucina e lasciarla sola, ora che non aveva più la madre; e restava lì anche lei accasciata su di sè stessa, guardando di qua e di là della [...]
[...] Michele con tutto il suo berretto gallonato non sdegnava di fermarsi sulla porta dei Malavoglia a far quattro chiacchiere. E se don Michele trovava [...]
[...] la Lia sola, la guardava negli occhi, tirandosi i mustacchi, col berretto gallonato messo alla sgherra, e le diceva – Che bella ragazza che siete [...]
[...] diceva anche don Michele. Ella si stringeva nelle spalle, e rispondeva che non lo sapeva. – Voi dovreste avere la veste di lana e seta, e gli [...]
[...] orecchini lunghi; chè allora, in parola d’onore, gli fareste tenere il candeliere a molte signore della città. – La veste di lana e seta non fa per me, don [...]
[...] Michele! rispondeva Lia. – O perchè? La Zuppidda non l’ha? e la Mangiacarrubbe, ora che ha acchiappato Brasi di padron Cipolla, non l’avrà anche [...]
[...] lei? e la Vespa, se la vuole, non se la farà come le altre? – Loro son ricche, loro! – Sorte scellerata! esclamava don Michele battendo col pugno [...]
[...] aggiungeva: – Permettete? – colla mano nel berretto, e si metteva a sedere lì vicino sui sassi, mentre non aveva da fare. Mena credeva che volesse [...]
[...] stare lì per comare Barbara, e non gli diceva nulla. Ma don Michele alla Lia le giurava che non era per la Barbara, e non ci aveva mai pensato [...]
[...] , sulla santa parola d’onore! Pensava a tutt’altro lui, se non lo sapeva comare Lia!... E si fregava il mento, o si stirava i baffi guardandola come il [...]
[...] basilisco. La ragazza si faceva di mille colori e si alzava per andarsene. Però don Michele la prendeva per la mano, e le diceva: – Perchè volete [...]
[...] sulla porta, e don Michele sui sassi, sminuzzando qualche sterpolino per non sapere che fare, e le domandava: – Che ci verreste a stare nella città [...]
[...] siete una roba fine e di prima qualità, e siete fatta per stare in una bella casetta, e andare a spasso alla Marina e alla Villa, quando c’è la [...]
[...] musica, vestita bene, come m’intendo io. Con un bel fazzoletto di seta in testa, e la collana d’ambra. Qui par di stare in mezzo ai porci, parola mia [...]
[...] d’onore! e non vedo l’ora di essere traslocato, che mi hanno promesso di richiamarmi alla città coll’anno nuovo. Lia si metteva a ridere della burla [...]
[...] , e scrollava le spalle, che lei non sapeva nemmeno come fossero fatte le collane d’ambra e i fazzoletti di seta. Una volta poi don Michele tirò [...]
[...] fuori in gran mistero un bel fazzoletto giallo e rosso, colla sua brava carta, che l’aveva avuto da un contrabbando, e voleva regalarlo a comare Lia [...]
[...] ! – No! no! diceva lei tutta rossa. Non lo piglio se mi ammazzate! – E don Michele insisteva: – Questa non me l’aspettavo, comare Lia. Non me lo [...]
[...] merito, vedete! – E dovette avvolgere un’altra volta il fazzoletto nella carta e metterselo in tasca. D’allora in poi, quando vedeva spuntare il naso [...]
[...] di don Michele, Lia correva a ficcarsi in casa, per paura che volesse darle il fazzoletto. Don Michele aveva un bel passare e ripassare, e far [...]
[...] brontolare la Zuppidda colla schiuma alla bocca, e aveva un bell’allungare il collo dentro l’uscio dei Malavoglia, che non vedeva più nessuno, talchè [...]
[...] alla fine si decise ad entrare. Le ragazze, come se lo videro dinanzi, rimasero a bocca aperta, tremando quasi avessero la terzana, e senza [...]
[...] facesse suo fratello ’Ntoni, perchè non faceva nulla. E don Michele continuò: – Ho paura che vi dia qualche dispiacere, a tutti voi altri, vostro [...]
[...] fratello ’Ntoni. Io vi sono amico e chiudo gli occhi; ma quando verrà qui un altro brigadiere in vece mia, vorrà sapere che cosa va a fare vostro [...]
[...] fratello con Cinghialenta, la sera, verso il Rotolo, e con quell’altro buon arnese di Rocco Spatu, quando vanno a passeggiare nella sciara, come se [...]
[...] avessero delle scarpe da buttar via. Aprite bene gli occhi anche voi a quel che vi dico ora, comare Mena; e ditegli pure che non bazzichi tanto con [...]
[...] quell’imbroglione di Piedipapera, nella bottega di Pizzuto, che si sa tutto, e nei guai poi ci resterà lui. Gli altri sono volpi vecchie, e sarebbe [...]
[...] bene che vostro nonno non lo facesse andare a passeggiare nella sciara, perchè la sciara non è fatta per andarci a passeggiare, e gli scogli del [...]
[...] Rotolo ci sentono come se avessero le orecchie, ditegli, e vedono anche senza cannocchiale le barche che vanno costeggiando quatte quatte verso [...]
[...] l’imbrunire, come se andassero a pescar pipistrelli. Ditegli questo, comare Mena, e ditegli pure che chi gli dà quest’avvertimento è un amico il quale [...]
[...] vi vuol bene. Quanto a compare Cinghialenta e Rocco Spatu, ed anche Vanni Pizzuto, son tenuti d’occhio. Vostro fratello si fida di Piedipapera, e [...]
[...] non sa che le guardie doganali hanno il tanto per cento sui contrabbandi, e per sorprenderli bisogna dar la parte a uno della combriccola e farlo [...]
[...] dice pure il proverbio. Mena sbarrava gli occhi, e impallidiva, senza capir bene quel che ascoltava; ma sentiva già la paura che suo fratello avesse [...]
[...] a fare con quelli del berretto gallonato. Don Michele allora la prese per mano onde farle animo, e seguitò: – Se si sapesse che son venuto a [...]
[...] nella notte, aspettando il fratello dietro l’uscio sino a tardi, tremando di freddo e di paura, mentre egli andava cantando per le strade con [...]
[...] Rocco Spatu ed altri della combriccola, e alle povere ragazze pareva sempre di udire delle grida, e delle schioppettate, come quando avevano detto [...]
[...] che c’era stata la caccia delle quaglie a due piedi. – Tu va a dormire, ripeteva Mena alla sorella. Tu sei troppo giovane, e certe cose non devi [...]
[...] tristamente sulla porta, col mento in mano, si faceva coraggio per chiedergli: – Cosa vai a fare sempre con Rocco Spatu e Cinghialenta? Guardati che ti [...]
[...] hanno visto sulla sciara e verso il Rotolo. Guardati di Piedipapera. Sai il detto dell’antico che gli disse Gesù Cristo a San Giovanni: «degli [...]
[...] della combriccola. – E non ti ha detto altro? – No, non mi ha detto altro. ’Ntoni allora giurava che non era vero niente, e non lo dicesse al nonno [...]
[...] . Poi si levava di là frettoloso, e se ne andava all’osteria, a smaltire l’uggia, e se incontrava quelli del berretto gallonato, faceva il giro lungo [...]
[...] per non vederli neanche nel battesimo. Già don Michele non sapeva nulla, e parlava a casaccio, onde fargli paura, per la bizza che ci aveva contro [...]
[...] Michele e dei suoi galloni, che era ben pagato per succhiare il sangue del povero. Bella cosa! Don Michele non aveva bisogno di cercare di aiutarsi in [...]
[...] qualche maniera, così grasso e pasciuto! e non aveva altro da fare che metter le mani addosso a qualche povero diavolo, se si industriava a [...]
[...] buscarsi come poteva un pezzo di dodici tarì. E quell’altra prepotenza che per sbarcare la roba di fuori regno, bisognava pagare il dazio, come fosse [...]
[...] roba rubata! e doveva metterci il naso don Michele coi suoi sbirri! Loro erano padroni di mettere le mani su ogni cosa, e prendere quello che [...]
[...] volevano; ma gli altri, se cercavano a rischio della pelle di fare come volevano, per sbarcare la loro roba, passavano per ladri, e li cacciavano peggio [...]
[...] dei lupi colle pistole e le carabine. – Ma rubare ai ladri non è stato mai peccato. Lo diceva anche don Giammaria nella bottega dello speziale. E [...]
[...] don Franco approvava col capo e con tutta la barba, sogghignando, che quando si faceva la repubblica non se ne vedevano più di quelle porcherie [...]
[...] . – E di quegli impiegati di Satanasso! – aggiungeva il vicario. A don Giammaria gli cuoceva tuttora delle venticinque onze che gli erano scappate di [...]
[...] casa. Ora donna Rosolina aveva perso anche la testa, colle venticinque onze, e correva dietro a don Michele, per farsi mangiare il resto. Come lo [...]
[...] vedeva andare nella strada del Nero, credeva ci andasse per veder lei sul terrazzino, e stava sempre al terrazzino colla conserva dei pomidoro, e [...]
[...] sua pancia, ora che si era levato dal peccato mortale colla Santuzza, non cercasse una donna di casa e di giudizio, come intendeva lei; perciò lo [...]
[...] difendeva, se suo fratello diceva corna del Governo e dei mangiapane, e rispondeva: – Dei mangiapane come don Silvestro sì! che si mangiano un paese [...]
[...] senza far nulla; ma i dazii ci vogliono per pagare i soldati, che fanno bella vista colla montura, e senza soldati ci mangeremmo come lupi fra di [...]
[...] noi. – Dei fannulloni pagati per portare il fucile, e non altro! sogghignava lo speziale; come i preti, che prendono tre tarì per la messa. Dite la [...]
[...] verità, don Giammaria, che capitale ci mettete voi nella messa che vi pagano tre tarì? – E voi che capitale ci mettete in quell’acqua sporca che vi [...]
[...] l’anima a don Giammaria; e continuava senza dargli retta, chè aveva sperimentato il mezzo migliore per fargli perdere la tramontana: – In mezz’ora [...]
[...] si guadagnano la loro giornata, e poi sono a spasso tutto il giorno; tale e quale come don Michele il quale sembra un uccellaccio perdigiorno [...]
[...] cane, e vuol fare il prepotente perchè ci ha la sciabola. Ma, sangue della madonna! una volta o l’altra voglio dargliela sul muso la sua sciabola [...]
[...] fare coi giudici e con tutta quella canaglia della baracca. ’Ntoni Malavoglia levava i pugni al cielo, e giurava e sacramentava per Cristo e per la [...]
[...] occhio, tante gliene aveva dette quel paneperso di suo padre, piagnucolando fra un’avemaria e l’altra, dopo che massaro Filippo non mandava più il [...]
[...] di ’Ntoni Malavoglia? Non vedi che ti mangia tutta la roba senza frutto? Tu lo ingrassi meglio di un maiale, e poi va a fare il cascamorto colla [...]
[...] Vespa e colla Mangiacarrubbe, ora che sono ricche. – E le diceva pure: – Gli avventori se ne vanno perchè egli ti sta sempre alla gonnella, e non ti [...]
[...] lascia un momento da dirti una barzelletta. – Oppure: – Così lacero e sudicio è una porcheria avercelo per la bettola; che sembra tutta una stalla [...]
[...] , e la gente ha schifo di beverci nei bicchieri. Don Michele sì che ci stava bene sulla porta, coi galloni nel berretto. La gente che paga il vino [...]
[...] , vuol berselo in santa pace, ed è contenta di vedere uno colla sciabola lì davanti. Poi tutti gli facevano di berretto, e nessuno ti avrebbe negato [...]
[...] carità pelosa, giacchè massaro Filippo non ci viene più, e vedrai come andrà a finire! Vedrai che arriverà all’orecchio del vicario, e ti [...]
[...] occhi anche lei, giacchè tutto quello che le diceva suo padre era il santo evangelio, e non trattava più ’Ntoni come prima. Se c’era un rimasuglio [...]
[...] da riporre in serbo nel piatto, non lo dava più a lui, e gli metteva dell’acqua sporca nei fondi di bicchieri; sicchè ’Ntoni alla fine cominciò a [...]
[...] fare il viso lungo, e la Santuzza gli rispose che i fannulloni non le piacevano, e lei e suo padre se lo guadagnavano il pane, così pure avrebbe [...]
[...] dovuto far lui, e aiutare un po’ nella casa, a spaccar legna o a soffiare nel fuoco, invece di starsene come un lazzarone a vociare e dormire colla [...]
[...] testa fra le braccia, o a sputacchiare per terra dappertutto, che faceva un mare e non si sapeva più dove mettere i piedi. ’Ntoni un po’ andò a [...]
[...] faceva un tempo a casa sua, per vedersi trattare peggio di un cane a sgarbi e parolacce, in grazia di quei piatti sporchi che gli davano da [...]
[...] don Michele era tornato a girandolare davanti l’osteria, che l’aspettava anche sulla piazza, quando andava a confessarsi, e lo zio Santoro gli [...]
[...] gridava dietro per salutarlo, quando sentiva la sua voce, e andava a cercarlo fin nella bottega di Pizzuto, tastando i muri col bastone per trovar [...]
[...] la strada. La Santuzza allora cominciò a fare il diavolo, e rispondergli che era venuto apposta per farle fare peccati, mentre aveva l’ostia in [...]
[...] bocca, e farle perdere la comunione. – Se non vi piace andatevene! gli diceva. Io non voglio dannarmi l’anima per voi; e non vi ho detto nulla [...]
[...] quando ho saputo che correte dietro le donnacce come la Vespa e la Mangiacarrubbe, ora che sono malmaritate. Correte a trovarle, che ora ci hanno il [...]
[...] truogolo in casa, e cercano il maiale. – Ma ’Ntoni giurava che non era vero, e a lui non gliene importava di queste cose; alle femmine non ci [...]
[...] pensava più, e avrebbe potuto sputargli in faccia se lo vedeva parlare con un’altra donna. – No, così non te lo levi dai piedi, ripeteva intanto lo zio [...]
[...] Filippo mi ha detto che il mosto non può tenerlo più nelle botti, e lo venderà ad altri se tu non fai la pace con don Michele, e non ti riesce di [...]
[...] farlo entrare di contrabbando come prima! – E tornava a cercare massaro Filippo nella bottega di Pizzuto, tastando i muri col bastone. Sua figlia [...]
[...] davano all’osteria, giacchè a casa sua non osava comparire, e quei poveretti intanto pensavano a lui quando mangiavano la loro minestra senza appetito [...]
[...] , come se anch’egli fosse morto, e non stendevano nemmeno la tovaglia, sparpagliati per la casa, colla scodella sulle ginocchia. – Questo è [...]
[...] l’ultimo colpo per me che sono vecchio! – ripeteva il nonno; e chi lo vedeva passare colle reti in spalla, per andare a giornata, diceva: – Questa è [...]
[...] l’ultima invernata per padron ’Ntoni. Poco ci vorrà che tutti quegli orfani rimangono sulla strada. – E la Lia, se la Mena le diceva di ficcarsi dentro [...]
[...] noi non ne vogliono neppure i cani! – Oh! se tua madre fosse qui, non diresti così! mormorava Mena. – Se mia madre fosse qui, non sarei orfana, e non [...]
[...] dovrei pensarci da me ad aiutarmi. E nemmeno ’Ntoni andrebbe per le strade, che è una vergogna sentirsi dire che siamo sue sorelle, e nessuno vorrà [...]
[...] prendersi in moglie la sorella di ’Ntoni Malavoglia. ’Ntoni, ora che era in miseria, non aveva più ritegno di mostrarsi insieme a Rocco Spatu e a [...]
[...] Cinghialenta per la sciara e verso il Rotolo, e a discorrere sottovoce fra di loro, colla faccia scura, a guisa di lupi affamati. Don Michele [...]
[...] anche lei, e verso il Rotolo, o sulla porta dell’osteria; e piangeva e singhiozzava, tirandolo per la manica della camicia. Ma egli rispondeva [...]
[...] di Pizzuto, che lo sbirro gli diceva: – E se tornassi da vostra figlia, che figuraccia ci farei? – E lo zio Santoro rispondeva: – Oh bella! se vi [...]
[...] dico che tutto il paese si mangerebbe i gomiti dall’invidia! – Ma tu cosa vuoi fare? ripeteva Mena colla faccia pallida. Pensa alla mamma, ’Ntoni, e [...]
[...] pensa a noi che non abbiamo più nessuno! – Niente! Voglio svergognare lui e la Santuzza davanti a tutto il paese, quando vanno alla messa! Voglio [...]
[...] dir loro il fatto mio, e far ridere la gente. Già non ho paura di nessuno al mondo; e mi sentirà anche lo speziale lì vicino. Mena infatti aveva un [...]
[...] bel piangere e un bel pregare, egli tornava a dire che non aveva nulla da perdere, e dovevano pensarci gli altri più di lui; che era stanco di [...]
[...] fare quella vita, e voleva finirla – come diceva don Franco. E siccome all’osteria lo vedevano di malocchio, andava a girandolare per la piazza [...]
[...] , specialmente la domenica, e si metteva sugli scalini della chiesa per vedere che faccia facevano quei svergognati che venivano lì a gabbare il mondo, e [...]
[...] far le corna al Signore e alla Madonna sotto i loro occhi stessi. La Santuzza, dacchè incontrava ’Ntoni che faceva la sentinella sulla porta della [...]
[...] Mangiacarrubbe, col naso nella mantellina, senza guardar più nessuno, ora che aveva acchiappato il marito. La Vespa, tutta in fronzoli, e con tanto di [...]
[...] rosario in mano, andava a pregare il signore di liberarla di quel castigo di Dio di suo marito; e ’Ntoni sghignazzava loro dietro: – Ora che l’hanno [...]
[...] , dacchè si era messa la Vespa addosso, e non andava nemmeno in chiesa, per stare lontano dalla moglie almeno il tempo della messa; così si dannava [...]
[...] l’anima. – Questo è l’ultimo anno per me! andava piagnucolando; e adesso correva a cercare padron ’Ntoni, e gli altri disgraziati al pari di lui [...]
[...] . – Nella mia vigna ci ha grandinato, e alla vendemmia non ci arrivo di certo. – Sapete, zio Crocifisso, rispondeva padron ’Ntoni; quando vogliamo andare [...]
[...] dal notaio per quell’affare della casa io son pronto, e ci ho qui i denari. – Colui non pensava ad altro che alla sua casa, e non gliene importava [...]
[...] guadagnare qualche cosa su questo affare. Vedete quante perdite ho fatte! – E Piedipapera aggiungeva, fingendo di parlare con lui: – Quella strega di [...]
[...] vostra moglie se sa che avete ripreso i denari della casa, è capace di strozzarvi, per comprarsene tante collane e fazzoletti di seta. – E diceva [...]
[...] pure: – Almeno la Mangiacarrubbe non ne compra più collane e fazzoletti di seta, ora che ha acchiappato il marito. La vedete come viene a messa con [...]
[...] il figliuolo. Io per me gli regalerei la Vespa, se la volesse! Tutte le stesse! e guai a chi ci capita, per sua disgrazia! che il Signore leva il [...]
[...] notaio, rispose lo zio Crocifisso. Adesso lasciatemi ascoltare la santa messa; e in tal modo lo mandava via mogio mogio. – Don Michele ci ha altro [...]
[...] per la testa – ripeteva Piedipapera, cacciando fuori tanto di lingua dietro le spalle di padron ’Ntoni, e accennando coll’occhio a suo nipote, il [...]
[...] venire alla messa, per stendere la mano ai fedeli, borbottando avemarie e gloriapatri, e conosceva tutti ad uno ad uno, come la folla usciva dalla [...]
[...] chiesa, dicendo all’uno: – Il Signore vi dia la provvidenza! e a quell’altro: – Tanta salute! – e come gli passò accanto don Michele gli disse pure [...]
[...] tornò a bazzicare dalla Santuzza, diceva: – Fecero pace cani e gatti! Vuol dire che ci era sotto qualche cosa per tenersi il broncio. – E come massaro [...]
[...] della bettola peggio di un cane rognoso, senza un baiocco in tasca per andare a bere sul mostaccio a don Michele, e piantarsi là tutto il giorno [...]
[...] , coi gomiti sul desco, a far loro mangiare il fegato. Invece gli toccava star sulla strada come un cagnaccio, colla coda fra le gambe e il muso a [...]
[...] terra, borbottando: – Sangue di Giuda! un giorno o l’altro succederà una commedia, succederà! Rocco Spatu, e Cinghialenta, che avevano sempre qualche [...]
[...] soldo, gli ridevano sul naso, dalla porta della taverna, facendogli le corna; e venivano a parlargli sottovoce, tirandolo pel braccio verso la [...]
[...] sciara e parlandogli nell’orecchio. Egli tentennava sempre a dir di sì, come un minchione che era. Allora gli rinfacciavano: – Ti sta bene a morir di [...]
[...] fame, lì davanti, e a vederti far le corna sotto agli occhi tuoi stessi da don Michele, carogna che sei! – Sangue di Giuda! non dite così! gridava [...]
[...] , sghignazzando; tanto che infine gli fecero montare la mosca al naso; e andò a piantarsi proprio nel bel mezzo dell’osteria, giallo come un morto [...]
[...] , col pugno sul fianco, e il giubbone vecchio sulle spalle, che pareva ci avesse un vestito di velluto, girando gli occhiacci intorno per [...]
[...] stuzzicare chi sapeva lui. Don Michele, per amore dei galloni, fingeva di non vederlo, e cercava di andarsene; ma ’Ntoni ora che don Michele faceva il [...]
[...] minchione si sentiva cuocere il fegato, e gli rideva e gli sghignazzava sul mostaccio, a lui e alla Santuzza; e sputava sul vino che beveva [...]
[...] , dicendo che era tossico di quello che avevano dato a Gesù sacramentato! – E battezzato per giunta, che la Santuzza ci aveva messa l’acqua, ed era una [...]
[...] seppe più contenersi, e gli disse che non ci veniva più perchè erano stanchi di mantenerlo per carità, che erano stati costretti a cacciarlo fuori [...]
[...] dell’uscio colla scopa, tanto era affamato. Allora ’Ntoni cominciò a fare il diavolo, gridando e rompendo i bicchieri, che l’avevano messo fuori [...]
[...] ! – intanto che la Santuzza faceva piovere i bicchieri e le mezzette addosso a tutti e due. Così finalmente si azzuffarono, e cominciarono a darsi [...]
[...] dei pugni, e a rotolarsi sotto le panche, che volevano mangiarsi il naso, mentre la gente li prendeva a calci e a pugni per separarli; e ci riescì [...]
[...] infine Peppi Naso colla cinghia di cuoio che s’era levata dai calzoni, e dove arrivava levava il pelo. Don Michele si spolverò la montura, andò a [...]
[...] raccattare la sciabola che aveva persa, e se ne uscì borbottando fra i denti, senz’altro, per amor dei galloni. – Ma ’Ntoni Malavoglia, il quale [...]
[...] dell’osteria, mostrandogli il pugno, e asciugandosi colla manica il sangue che gli colava dal naso; e gli prometteva che voleva dargli il resto quando [...]
[...] di pescar merluzzi a mezzanotte, e dove ’Ntoni andava a ronzare, con Rocco Spatu, e Cinghialenta, ed altri malarnesi, colla pipa in bocca, che le [...]
[...] Rocco Spatu e Cinghialenta. Ma ’Ntoni aveva fatto il sordo perchè «ventre affamato non sente ragione»; e don Michele non gli faceva più paura, dopo [...]
[...] che si erano rotolati a pugni e a cazzotti sotto le panche all’osteria; inoltre gli aveva promesso di dargli il resto quando l’incontrava, e non [...]
[...] voleva passare per canaglia e per spaccone agli occhi della Santuzza e di tutti quelli che erano stati presenti alla minaccia. – Gli ho detto che [...]
[...] gli darò il rimanente dove l’incontrerò; e se l’incontro al Rotolo glielo dò al Rotolo! – ripeteva coi suoi amici, e ci avevano tirato anche il [...]
[...] figlio della Locca. Avevano passato la sera all’osteria, a bere e schiamazzare, che la bettola è come un porto di mare, e la Santuzza non avrebbe [...]
[...] potuto mandarlo via, ora che ci aveva dei soldi in tasca e li faceva ballare nella mano. Don Michele era passato a far la ronda, ma Rocco Spatu [...]
[...] , che sapeva la legge, diceva sputacchiando: – Finchè c’è il lume sulla porta abbiamo il diritto di star qua! – e si appoggiava al muro per star meglio [...]
[...] che portavano la medaglia di Figlia di Maria. – E ci sta sul morbido meglio che su di un fascio d’erba fresca! – diceva ’Ntoni, il quale aveva il [...]
[...] lume e chiudeva la porta. – Ora andatevene che ho sonno; disse la Santuzza. – Io non ho mica sonno io! Massaro Filippo a me mi lascia dormire la [...]
[...] , sangue della madonna! La Santuzza intanto lo aveva preso per le spalle e lo spingeva fuori dell’uscio – Andate a dirglielo voi stesso; e andate a [...]
[...] , nel fango, e coll’acqua che veniva giù come Dio la mandava, tirò fuori tanto di coltello, e giurava e sacramentava che voleva pungerli tutti [...]
[...] quanti, lei e don Michele! Cinghialenta era il solo che stesse in sensi per tutti, e lo tirava pel giubbone, e gli diceva: – Lascia stare per stasera [...]
[...] condurre da compare Cinghialenta, seguitando a sbuffare, mentre sguazzava nelle pozzanghere, e sacramentava che se incontrava don Michele voleva [...]
[...] pistola sulla pancia e i calzoni dentro gli stivali. Allora ’Ntoni si calmò di botto, e tutti e tre si allontanarono quatti quatti, verso la [...]
[...] . – Lo vedete dove andava don Michele? e la Santuzza che diceva d’aver sonno! Adesso come faranno se c’è tuttora massaro Filippo nella stalla? – E [...]
[...] scroscio della pioggia copriva i loro discorsi. Ad un tratto suonarono le ore, e tacquero tutti e quattro per stare ad ascoltare. – Entriamo da compare [...]
[...] Pizzuto, disse Cinghialenta. Egli è padrone di tenere la porta aperta sino che vuole, e senza lume fuori. – È scuro che non ci si vede! disse il [...]
[...] ! saltò su ’Ntoni; e vedrete se il fatto mio lo saprò fare meglio di voi altri! Compare Pizzuto non voleva aprire a quell’ora, e rispondeva che era in [...]
[...] letto; ma siccome continuavano a picchiare, e minacciavano di svegliare tutto il paese e di far correre la guardia a mettere il naso nei fatti loro [...]
[...] , si fece dare la voce e venne ad aprire in mutande. – Che siete pazzi a picchiare in questo modo? esclamava. Or ora ho visto passare don Michele [...]
[...] guardandolo negli occhi: ’Ntoni fece una spallata; e Vanni, mentre si faceva da parte per lasciarli entrare, ammiccò a Rocco e a Cinghialenta: – È stato [...]
[...] ? disse Rocco Spatu. – È un altro discorso che stavamo facendo con compare Cinghialenta. E Pizzuto aggiunse: – Sì, è venuto l’uomo dalla città, e ha [...]
[...] . – Sì, ma le guardie hanno l’orecchio fino; e badate che m’è parso di vederle ronzare qui davanti, e guardare dentro la bottega. Allora successe [...]
[...] un momento di silenzio, e compare Vanni, per finirla, andò a riempire tre bicchieri di erbabianca. – Me ne impipo delle guardie! esclamò Rocco [...]
[...] loro pistole. – Noi ci buschiamo il pane come possiamo, e non vogliamo far male a nessuno! aggiunse Cinghialenta. – O che uno non è più padrone di [...]
[...] terra, e nessuno li prende a schioppettate; aggiunse ’Ntoni Malavoglia. – Sapete cos’ha detto don Giammaria? che rubare ai ladri non è peccato. E i [...]
[...] , eh! La mia casa è qui per voi altri, se l’affare va bene. Sapete che ci ho lì dietro una camera dove ci starebbe un bastimento di roba, e nessuno [...]
[...] ci mette il naso, chè con don Michele e le sue guardie siamo come pane e cacio. Di compare Piedipapera non mi fido, perchè l’altra volta mi fece le [...]
[...] corna, e andò a portare la roba in casa di don Silvestro. Don Silvestro non si contenterebbe mai di quel che gli dareste di sua parte, col pretesto [...]
[...] che arrischia di perdere il posto; ma con me non avete questo timore, e mi darete quel ch’è giusto. E sì che a compare Piedipapera non gli ho mai [...]
[...] negato la senseria, e gli dò il bicchierino ogni volta che viene qui, e la barba gliela faccio per niente. Ma santo diavolone! se mi fa le corna [...]
[...] un’altra volta non voglio passar per minchione, e andrò a contare a don Michele tutte queste bricconate. – No, no! compare Vanni; non c’è bisogno [...]
[...] d’andarle a contare a don Michele! E Piedipapera s’è visto stasera? – Neanche sulla piazza; era lì nella spezieria a fare la repubblica collo [...]
[...] speziale. Ogni volta che si fa il colpo egli voga al largo, per provare che lui non ci entra in tutto quel che può succedere. È volpe vecchia e le palle [...]
[...] sarà nessuno al Rotolo, soggiunse il figlio della Locca, ed è meglio tornarsene a casa. ’Ntoni, Cinghialenta e Rocco Spatu, che erano sulla soglia [...]
[...] Cinghialenta per fargli coraggio; e Vanni Pizzuto adagio adagio chiuse l’uscio, dopo di aver detto sottovoce: – Sentite, veh! se vi accadesse qualche [...]
[...] nessuno al mondo. Gli altri se ne andarono mogi mogi, sotto la pioggia, rasente i muri. – E anche costui! masticava fra i denti Cinghialenta, – che sta [...]
[...] a sparlare di Piedipapera, e dice che non ha nessuno al mondo. Almeno Piedipapera ci ha la moglie. E ci ho la moglie anch’io! Ma io son di quelli [...]
[...] delle palle!... In quel momento passavano quatti quatti dietro l’uscio della cugina Anna, e Rocco Spatu disse che anche lui ci aveva la mamma, la [...]
[...] Cinghialenta. ’Ntoni fece segno di star zitti, e di scantonare per la viottola, onde evitare di passare davanti alla sua casa, chè Mena o il nonno [...]
[...] potevano stare ad aspettarlo, e li avrebbero uditi. – Non sta ad aspettar te, no, tua sorella; gli diceva quell’ubbriacone di Rocco Spatu. Se [...]
[...] mai, aspetta don Michele! ’Ntoni allora voleva mangiargli l’anima, mentre si trovava il coltello in tasca, e Cinghialenta chiese loro se erano [...]
[...] , col rosario in mano, ed anche Lia, senza dir nulla di quello che sapeva, ma pallida come una morta. E meglio sarebbe stato per tutti che ’Ntoni [...]
[...] fosse passato per la strada del Nero, invece di scantonare per la viottola. Don Michele c’era stato davvero verso un’ora di notte, e aveva picchiato [...]
[...] . – Son io, don Michele; aprite che devo parlarvi di premura! – Non apro perchè tutti sono in letto e mia sorella è di là ad aspettare ’Ntoni dietro [...]
[...] meglio per lui. Lia piangeva sottovoce, perchè non udisse sua sorella, col viso nelle mani, e don Michele la vedeva piangere, colla pistola sulla [...]
[...] pancia e i calzoni dentro gli stivali. – Per me stasera non c’è nessuno che stia inquieto, o che si metta a piangere, comare Lia, ma anch’io sono in [...]
[...] per voi! Allora Lia alzò il viso dalle mani, e lo guardò cogli occhi pieni di lagrime. – Dio ve la paga, don Michele, la carità! – Io non voglio [...]
[...] esser pagato, comare Lia; l’ho fatto per voi e pel bene che vi voglio. – Ora andatevene, che tutti dormono! andatevene, per l’amor di Dio, don [...]
[...] Michele! Don Michele se n’andò, ed ella rimase dietro l’uscio a dire il rosario per suo fratello; e pregava il Signore che lo mandasse da quelle parti [...]
[...] . Ma il Signore non ve lo mandò. Tutti e quattro, ’Ntoni, Cinghialenta, Rocco Spatu e il figlio della Locca, filavano quatti quatti lungo i muri della [...]
[...] viottola, e come furono sulla sciara si cavarono le scarpe, e stettero ad origliare un po’, inquieti e colle scarpe in mano. – Non si sente nulla [...]
[...] , disse Cinghialenta. La pioggia continuava a cadere, e dalla sciara non si udiva altro che il brontolare del mare là sotto. – Non ci si vede [...]
[...] Cinghialenta. Ma devono essere laggiù da un pezzo. – Allora è meglio tornarsene a casa, aggiunse il figlio della Locca. – Tu ora che hai mangiato e [...]
[...] , brontolò Rocco, che mi secca passar qui la notte, senza far nulla. – Ora sapremo se ci sono o no; e si misero a fare lo strido della civetta. – Se [...]
[...] andarcene, piagnucolò il figlio della Locca, giacchè nessuno risponde. Tutti e quattro si guardarono in volto, sebbene non si vedessero, e [...]
[...] ! conchiuse Cinghialenta, se non volete rischiar la pelle, dovevate restare a casa a dormire. Nessuno fiatò più, e ’Ntoni andava pensando, mentre [...]
[...] frangenti gli viene davanti agli occhi la sua casa, col letto e la Mena che sonnecchiava dietro l’uscio. Quell’ubbriacone di Rocco Spatu disse infine [...]
[...] grandine, e lo gettarono a terra. – Ora come farà mia mamma! piagnucolava il figlio della Locca, mentre lo legavano peggio di Cristo. – Non stringete [...]
[...] è bello e aggiustato! e lo spingevano a boccate di carabina. Mentre lo conducevano in caserma, legato peggio di Cristo anche lui, e gli portavano [...]
[...] dietro don Michele, sulle spalle delle guardie, andava cercando cogli occhi dove fossero Cinghialenta e Rocco Spatu. – L’hanno scappata! diceva [...]
[...] fra di sè; non hanno a temere più di niente, come Vanni Pizzuto e Piedipapera che dormono fra le lenzuola a quest’ora. Soltanto a casa mia non [...]
[...] dormono più, dacchè hanno udito le schioppettate. Infatti quei poveretti non dormivano, e stavano sulla porta, sotto la pioggia, come se avesse parlato [...]
[...] loro il cuore; mentre i vicini, si voltavano dall’altra parte, e tornavano a dormire, sbadigliando: – Domani sapremo cos’è stato. Sul tardi [...]
[...] , appena principiò a rompere l’alba, la gente si affollava davanti alla bottega di Pizzuto, che c’era ancora il lumicino; e lì si faceva un gran [...]
[...] chiacchierare di quel che era successo, in quel diavolìo della notte. – Hanno sorpreso il contrabbando e i contrabbandieri; raccontava Pizzuto, – e don [...]
[...] Michele ci ha buscato una coltellata. – La gente guardava verso la porta dei Malavoglia, e faceva segno col dito. Infine venne la cugina Anna [...]
[...] , tutta spettinata, bianca come un cencio, e non sapeva che dire. Padron ’Ntoni, come se gli parlasse il cuore, domandò: – E ’Ntoni? Sapete dov’è ’Ntoni [...]
[...] grandicello, e raccomandata la sua casa alla vicina, ed era corsa da comare Mena, a piangere con lei, come una che non aveva ancora gli anni del [...]
[...] vendeva acquabianca, e faceva la barba, e raccontava ogni cosa com’era stata, parola per parola. – I minchioni! sentenziava lo speziale. Vedete chi [...]
[...] si lascia prendere? i minchioni! – Sarà un affare brutto! aggiungeva don Silvestro; la galera non gliela levano nemmeno col rasoio. E don [...]
[...] faccia tosta. – Al giorno d’oggi, aggiungeva padron Cipolla, giallo dalla bile, i veri ladri vi rubano il fatto vostro di mezzogiorno, e in mezzo [...]
[...] . – Sapete cosa c’è scritto alla Vicaria di Palermo? «Corri quanto vuoi che qui t’aspetto!» e «il malo ferro se lo mangia la mola». Poveri diavoli [...]
[...] altro mestiere, ed è un malarnese, come Malavoglia, e il figlio della Locca! – Tutti dicevano di sì, che quando capita un figlio di quella fatta è [...]
[...] meglio che gli caschi la casa addosso. La sola Locca andava cercando suo figlio, e si piantava davanti alla caserma delle guardie, strepitando che [...]
[...] glielo dessero, senza voler sentir ragione; e quando andava a seccare suo fratello Campana di legno, e si piantava sugli scalini del ballatoio per [...]
[...] pretesto di averci chi la mantiene, la metteranno all’Albergo dei poveri, e mangerà pasta e carne tutti i giorni. Se no resta a carico del Comune. E [...]
[...] dietro, con avvocati e mangiacarte – quei soldi che costavano tanto, e che erano destinati alla casa del nespolo. – Ora non abbiamo più bisogno della [...]
[...] casa, nè di nulla! – diceva egli col viso pallido come quello di ’Ntoni, quando l’avevano condotto in città fra gli sbirri, e tutto il paese era [...]
[...] andato a vederlo colle mani legate e il fagotto delle camicie sotto il braccio, che glielo aveva portato piangendo Mena, di sera, quando nessuno [...]
[...] lo portavano all’ospedale, in carrozza, colla faccia gialla lui pure, e la montura sbottonata, il povero vecchio aveva paura, e non stava a [...]
[...] cercare il pelo nell’uovo colle chiacchiere dell’avvocato, purchè gli sciogliessero le mani a suo nipote e lo lasciassero tornare a casa; giacchè gli [...]
[...] pareva che ’Ntoni dopo quel terremoto dovesse tornare a casa e starsene sempre con loro, come quando era ragazzo. Don Silvestro gli fece la carità [...]
[...] colle mani e coi piedi, fosse pure un birbante da galera, e fare il possibile per levarlo di mano alla giustizia, per questo siamo cristiani e [...]
[...] dobbiamo aiutare i nostri simili. L’avvocato, dopo che ebbe udito ogni cosa, e si fu raccapezzato per merito di don Silvestro, disse che era una [...]
[...] bella causa, da buscarsi sicuro la galera, se non c’era lui, e si fregava le mani. Padron ’Ntoni diventava molle come un minchione al sentir parlare di [...]
[...] galera; ma il dottor Scipione gli batteva sulla spalla, e gli diceva che non era dottore se non gliela faceva cavare con quattro o cinque anni di [...]
[...] prigione. – Cosa ha detto l’avvocato? domandò Mena appena vide comparire il nonno con quella faccia; e si mise a piangere prima di udire la [...]
[...] risposta. Il vecchio si strappava quei pochi capelli bianchi, e andava come un pazzo per la casa, ripetendo: – Ah! perchè non siamo morti tutti! – Lia [...]
[...] testimonianza a Barbara Zuppidda, e Grazia Piedipapera, e don Franco lo speziale, e a tutti quelli che chiacchieravano nella piazza e nella bottega [...]
[...] di Pizzuto; sicchè il paese intero si mise in subbuglio, e la gente si affollava colla carta bollata in mano, e giurava che non sapeva nulla [...]
[...] , com’è vero Dio! perchè non voleva averci che fare colla giustizia. Accidenti a ’Ntoni e ai Malavoglia che li tiravano pei capelli nei loro imbrogli [...]
[...] . La Zuppidda strillava come un’ossessa: – Io non so niente; io all’avemaria mi chiudo in casa, e non sono come loro che vanno in giro per fare [...]
[...] quello che fanno, o che stanno sull’uscio per cicalare con gli sbirri. – Alla larga col Governo! aggiungeva don Franco. Sanno che sono repubblicano, e [...]
[...] potessero dire in testimonianza la Zuppidda e comare Grazia e gli altri, che non avevano visto niente, e le schioppettate l’avevano udite dal letto [...]
[...] , mentre dormivano. Ma don Silvestro si fregava le mani come l’avvocato, e diceva che lo sapeva lui perchè li avevano citati, ed era meglio per [...]
[...] ; al Consiglio adesso non ci andava nessuno, e le ulive erano raccolte. Anche padron ’Ntoni avea tentato d’andarci due o tre volte; ma com’era [...]
[...] arrivato davanti a quelle finestre colle inferriate, e i soldati col fucile che le guardavano, e guardavano tutti coloro che entravano, si era sentito [...]
[...] male allo stomaco, ed era rimasto ad aspettare lì davanti, seduto sul marciapiedi, in mezzo a quelli che vendevano castagne e fichidindia, e non [...]
[...] fresco come una rosa, fregandosi le mani; e gli diceva che suo nipote stava bene, anzi era ingrassato. Adesso al povero vecchio gli pareva che suo [...]
[...] nipote fosse dei soldati. – Perchè non me lo lasciano andare? – domandava ogni volta come un pappagallo, o come un ragazzo che non sente ragione, e [...]
[...] passare del tempo sopra. Già non gli manca nulla, ve l’ho detto, e ingrassa come un cappone. Le cose vanno bene. Don Michele è quasi guarito della [...]
[...] sua ferita, e anche questo per noi è una cosa buona. Non ci pensate, vi dico, e tornatevene nella barca chè questo è affar mio. – Non ci posso [...]
[...] tornare nella barca, ora che ’Ntoni è carcerato; non ci posso tornare. Ognuno ci guarderebbe dove passiamo, e poi non ho più la testa al suo posto [...]
[...] , ora che ’Ntoni è carcerato. E tornava a ripetere sempre la stessa cosa, intanto che i danari se ne andavano come l’acqua, e tutti i suoi passavano [...]
[...] le giornate rincantucciati in casa, coll’uscio chiuso. Finalmente arrivò il giorno della citazione, e bisognava che quelli che ci erano scritti [...]
[...] allato. Don Franco non ci aveva avuto mai a fare colla giustizia, e gli rompeva le scarabattole dover comparire per la prima volta davanti a [...]
[...] quella manica di giudici e di sbirri che uno ve lo mettono dietro la grata come ’Ntoni Malavoglia in un batter d’occhio. Tutto il paese era andato a [...]
[...] vedere che faccia ci avesse dietro la grata ’Ntoni di padron ’Ntoni, in mezzo ai carabinieri, e giallo come una candela, che non ardiva soffiarsi il [...]
[...] naso per non vedere tutti quegli occhi d’amici e di conoscenti che se lo mangiavano, e voltava e rivoltava nelle mani il suo berretto, mentre il [...]
[...] presidente, col robone nero e la tovaglia sotto il mento, gli spifferava tutte le birbonate che aveva fatto, ed erano scritte senza che vi mancasse una [...]
[...] parola sulla carta. Don Michele era là, giallo anche lui, seduto sulla sedia, di faccia ai giudei che sbadigliavano e si facevano vento col [...]
[...] giustizia dove era stato ’Ntoni e dove aveva passata quella sera. – Guardate cosa vanno a domandare alla Santuzza, borbottava la Zuppidda. Son [...]
[...] . – Vogliono sapere se è vero che la Lia se la intendeva con don Michele, e che suo fratello ’Ntoni abbia voluto ammazzarlo per tagliarsi le corna; me [...]
[...] giustizia bisogna dir sempre di no, e che noi non sappiamo niente. Comare Venera si rincantucciò nella mantellina, ma seguitò a borbottare [...]
[...] : – Questa è la verità. Li ho visti io cogli occhi miei, e lo sa tutto il paese. Quella mattina nella casa dei Malavoglia c’era stata una tragedia, che [...]
[...] il nonno, come aveva visto partire tutto il paese, per andare a sentire condannare ’Ntoni, aveva voluto correre cogli altri, e Lia, coi capelli [...]
[...] arruffati, gli occhi pazzi e il mento che le ballava, avrebbe voluto andare anche lei, e cercava la mantellina per la casa senza dir nulla, ma colla [...]
[...] faccia stravolta e le mani tremanti. Mena però l’aveva afferrata per le mani, pallida anche lei, e le diceva: – No, tu non ci devi andare! tu non [...]
[...] ci devi andare! – e non le diceva altro. Il nonno aggiungeva che loro dovevano stare in casa, a pregare la Madonna; e il piagnisteo si udiva per [...]
[...] tutta la strada del Nero. Il povero vecchio appena fu alla città, nascosto dietro una cantonata, vide passare suo nipote in mezzo ai carabinieri, e [...]
[...] colle gambe che gli si piegavano ad ogni passo andò a sedersi sulla scala del Tribunale, in mezzo alla gente che saliva e scendeva pei fatti suoi [...]
[...] l’avesse abbandonato in mezzo a una piazza, o in un mare in burrasca, e salì anche lui colla folla, levandosi sulla punta dei piedi, per vede- re la [...]
[...] grata in alto, coi cappelli dei carabinieri, e le baionette che luccicavano. ’Ntoni però non si vedeva, in mezzo a tutta quella gente, e il povero [...]
[...] vecchio pensava sempre che adesso suo nipote era dei soldati. Intanto l’avvocato chiacchierava e chiacchierava che le parole andavano come la [...]
[...] forse ’Ntoni Malavoglia quella notte, col buio che faceva? «Alla casa del povero ognuno ha ragione» e «La forca è fatta pel disgraziato». Il presidente [...]
[...] senza darsene per inteso lo guardava cogli occhiali, e i gomiti appoggiati sui libracci. Il dottor Scipione tornava a dire che voleva sapere [...]
[...] dov’era il contrabbando! e da quando in qua un galantuomo non potesse andare a spasso all’ora che gli pareva e piaceva, massime se ci aveva un po’ di [...]
[...] vino in testa, per smaltirlo. Padron ’Ntoni allora affermava col capo, e diceva di sì! di sì! colle lagrime negli occhi, chè avrebbe abbracciato in [...]
[...] valeva da sola cinquanta lire: diceva che poichè volevano metterlo colle spalle al muro, e volevano provargli come quattro e quattr’otto che ’Ntoni [...]
[...] l’avevano acchiappato proprio sul fatto, col coltello in mano, e gli avevano portato don Michele là davanti, colla faccia da minchione per tanto [...]
[...] di coltellata che s’era presa nello stomaco: – chi dice che gliel’ha data ’Ntoni Malavoglia? predicava l’avvocato. chi lo può provare? e chi lo sa [...]
[...] non ci entrava proprio per nulla! Fra don Michele e ’Ntoni di padron ’Ntoni c’era della ruggine vecchia per affar di donne. – E padron ’Ntoni [...]
[...] tornava a far segno col capo, che se l’avessero fatto giurare davanti al Crocifisso l’avrebbe giurato, e lo sapeva tutto il paese, la storia della [...]
[...] Santuzza con don Michele, il quale si mangiava le mani dalla gelosia, dopo che la Santuzza s’era incapriccita di ’Ntoni, e s’erano incontrati di [...]
[...] notte con don Michele, e dopo che il ragazzo aveva bevuto; si sa come succede quando non ci si vede più dagli occhi. L’avvocato continuava: – Potevano [...]
[...] domandarlo un’altra volta alla Zuppidda, e a comare Venera, e a centomila testimoni, che don Michele se la intendeva con la Lia, la sorella di [...]
[...] ’Ntoni Malavoglia, e ronzava là da quelle parti della strada del Nero tutte le sere per la ragazza. L’avevano visto anche quella notte della coltellata [...]
[...] ! Allora padron ’Ntoni non udì più nulla, perchè le orecchie gli si misero a zufolare, e vide per la prima volta ’Ntoni, il quale s’era alzato [...]
[...] anche lui nella gabbia, e strappava il berretto colle mani, facendo certi occhi da spiritato, e voleva parlare, accennando col capo di no, di no! I [...]
[...] vicini portarono via il vecchio, credendo che gli fosse venuto un accidente; e i carabinieri lo coricarono giusto nella camera dei testimoni, sul [...]
[...] tavolaccio, e gli buttarono l’acqua sulla faccia. Più tardi, mentre lo facevano scendere per le scale, barcollante, reggendolo sotto le ascelle, la [...]
[...] folla usciva anch’essa come una fiumana, e si sentiva dire: – L’hanno condannato ai ferri, per cinque anni. In quel momento ’Ntoni usciva [...]
[...] dall’altra porticina anche lui, pallido, in mezzo ai carabinieri, ammanettato come un Cristo. La gnà Grazia si mise a correre verso il paese, e arrivò [...]
[...] del purgatorio, le disse prendendole le mani, e tutta sottosopra anche lei: – Cosa avete fatto, scellerata! che al giudice hanno detto che ve [...]
[...] l’intendete con don Michele, e a vostro nonno gli è venuto un accidente! Lia non disse nulla, come non avesse udito, o non gliene importasse niente [...]
[...] . Rimase a guardarla cogli occhi sbarrati e la bocca aperta. Infine adagio adagio cadde sulla sedia, e parve che le avessero rotto le gambe in un colpo [...]
[...] . Poi, dopo che fu stata un gran pezzo a quel modo, senza muoversi e senza dire una parola, che comare Grazia le gettava l’acqua sulla faccia [...]
[...] , cominciò a balbettare: – Voglio andarmene! non voglio starci più qui! – e l’andava dicendo al canterano, e alle seggiole, come una pazza, che invano [...]
[...] sua sorella le andava dietro piangendo, – Te l’aveva detto! te l’aveva detto! – e cercava di afferrarla un’altra volta per le mani. La sera, come [...]
[...] portarono il nonno sul carro, e Mena era corsa ad incontrarlo, che oramai non si vergognava più della gente, Lia uscì nel cortile e poscia nella [...]
[...] strada, e se ne andò davvero, e nessuno la vide più. XV La gente diceva che la Lia era andata a stare con don Michele; già i Malavoglia non [...]
[...] avevano più niente da perdere, e don Michele almeno le avrebbe dato il pane. Padron ’Ntoni adesso era diventato del tutto un uccellaccio di camposanto [...]
[...] , e non faceva altro che andare intorno, rotto in due, e con quella faccia di pipa, a dir proverbi senza capo e senza coda: «Ad albero caduto [...]
[...] accetta! accetta!» – «Chi cade nell’acqua è forza che si bagni» – «A cavallo magro, mosche». – E a chi gli domandava perchè andasse sempre in giro [...]
[...] , diceva che «la fame fa uscire il lupo dal bosco», e «cane affamato non teme bastone»; ma di lui non volevano saperne, ora che era ridotto in quello [...]
[...] stato. Ognuno gli diceva la sua, e gli domandava cosa aspettasse colle spalle al muro, lì sotto il campanile, che pareva lo zio Crocifisso quando [...]
[...] aspettava d’imprestare dei denari alla gente, seduto a ridosso delle barche tirate in secco, come se ci avesse in mare la paranza di padron Cipolla; e [...]
[...] in casa non c’era nessuno. Adesso la casa era grande come il mare, e ci si perdevano dentro. I denari se n’erano andati con ’Ntoni; Alessi era [...]
[...] sempre lontano, per guadagnarsi il pane, di qua e di là; e la Nunziata faceva la carità di venire ad accendere il fuoco, quando la Mena doveva [...]
[...] andare a prendere il nonno per mano, verso l’avemaria, come un bambino, perchè di sera non ci vedeva più, peggio di una gallina. Don Silvestro, e gli [...]
[...] era la sola cosa che facesse paura al poveraccio. Ogni volta che la Mena andava a metterlo al sole, conducendolo per mano, e ci stava per tutta [...]
[...] la giornata ad aspettare la morte, credeva che lo portassero all’Albergo, talmente era diventato un cucco, e balbettava: – La morte non viene mai [...]
[...] ! – tanto che certuni andavano a chiedergli ridendo dove fosse arrivata. Alessi tornava a casa il sabato, e gli veniva a contare i denari della [...]
[...] settimana, come se il nonno avesse ancora il giudizio. Egli rispondeva sempre di sì, col capo; e bisognava che andasse a nascondere il gruzzoletto sotto [...]
[...] la materassa, e gli diceva, per farlo contento, che ci voleva poco a mettere insieme un’altra volta i denari della casa del nespolo, e fra un anno o [...]
[...] due ci sarebbero arrivati. Ma il vecchio scrollava il capo, colla testa dura, e ribatteva che adesso non avevano più bisogno della casa; e [...]
[...] meglio che non ci fosse mai stata al mondo la casa dei Malavoglia, ora che i Malavoglia erano di qua e di là. Una volta chiamò in disparte la Nunziata [...]
[...] , sotto il mandorlo, nel momento in cui non ci era nessuno, e pareva dovesse dirle qualcosa di grosso; però muoveva le labbra senza parlare, e [...]
[...] stava cercando le parole, guardando di qua e di là. – È vero quella cosa che hanno detto di Lia? chiese infine. – No! rispondeva Nunziata, colle [...]
[...] anche lei? perchè se n’è fuggita? E l’andava cercando per la casa, fingendo di aver perso il berretto; toccava il letto e il canterano, e si metteva [...]
[...] , e per questo aveva acchiappato le febbri alla Bicocca, ed era stato per morire, tanto che aveva la faccia gialla e la pancia grossa come un otre [...]
[...] ; ma il mulo era grasso e col pelo lucente. – Vi rammentate quando sono partito per Bicocca? diceva lui, che stavate ancora nella casa del nespolo [...]
[...] ! Ora ogni cosa è cambiata, chè «il mondo è tondo, chi nuota e chi va a fondo». – Stavolta non potevano dargli nemmeno un bicchiere di vino, pel ben [...]
[...] chiacchierare da una finestra all’altra. Perciò guardava di qua e di là i mobili e le pareti, come se ci avesse il carro carico sullo stomaco, e sedette [...]
[...] anche lui senza dire una parola accanto al desco dove non c’era nulla, e nessuno sedeva più a mangiare la sera. – Ora me ne vado, – ripeteva lui [...]
[...] lontano, e anche le faccie con cui lo guardano son mutate, e sembra che sia diventato straniero anche lui. Mena continuava a star zitta. Intanto Alessi [...]
[...] aveva un po’ di denari anche lei, chè era una buona ragazza, e tutti la conoscevano in paese. Così anche i parenti dimenticano quelli che non ci sono [...]
[...] più, e ognuno a questo mondo è fatto per pensare a tirare la carretta che gli ha data Dio, come l’asino di compar Alfio, che adesso faceva chissà [...]
[...] soldo, e non aveva voluto comprarsi nè oro nè roba bianca, perchè diceva che quelle cose son fatte per i ricchi, e la roba bianca non era bene di [...]
[...] farsela intanto che cresceva ancora. Era cresciuta infatti una ragazza alta e sottile come un manico di scopa, coi capelli neri, e gli occhi buoni [...]
[...] piantati, e ai guai in mezzo ai quali aveva sgambettato sino allora, coi suoi fratellini appesi alle gonnelle. Al vedere come se n’era tirata fuori [...]
[...] dai guai, lei e i suoi fratellini, così debole e sottile al pari di un manico di scopa, ognuno la salutava e si fermava volentieri a far quattro [...]
[...] fratello entra garzone da massaro Filippo, e il minore prenderà il suo posto da padron Cipolla. Quando avrò collocato anche Turi, allora mi [...]
[...] mariterò; ma bisogna aspettare che io abbia gli anni, e che mio padre mi dia il consenso. – O che tuo padre pensa più che sei al mondo! disse Alfio [...]
[...] . – S’egli tornasse ora, – rispose Nunziata con quella voce dolce, e così calma, colle braccia sulle ginocchia, – ei non se ne andrebbe più, perchè adesso [...]
[...] . – Compreremo la casa del nespolo, aggiunse Alessi; e il nonno starà con noi. Quando torneranno gli altri ci staranno pure; e se tornerà il padre della [...]
[...] Nunziata ci sarà posto anche per lui. Di Lia non fecero parola; ma ci pensavano tutti e tre, mentre stavano a guardare il lume, colle braccia sui [...]
[...] Alfio aveva incontrata per la strada, e che adesso non l’aspettavano più nella casa del nespolo. Lo zio Crocifisso invece aspettava da un pezzo i [...]
[...] Malavoglia per quella casa del nespolo che nessuno la voleva, come se fosse scomunicata, e gli era rimasta sulla pancia; sicchè appena seppe che era [...]
[...] s’intromettesse coi Malavoglia per fargli conchiudere il negozio. Adesso quando l’incontrava per le strade lo salutava, e cercava di mandargli anche la Vespa [...]
[...] per parlargli di quell’affare, chissà che non si fossero rammentati dell’amore antico, nello stesso tempo, e compare Mosca non riescisse a levargli [...]
[...] marito ed era padrona in casa, e non avrebbe cangiato lo zio Crocifisso con Vittorio Emanuele in carne ed ossa, neanche se l’avessero tirata pei [...]
[...] capelli. – Mi toccano tutte a me, le disgrazie! – si lamentava lo zio Crocifisso; e andava a sfogarsi con compare Alfio, e si picchiava il petto come [...]
[...] capitata nella mia casa, che non dormo nè mangio più, e non faccio altro che della bile, e non sono più padrone di un baiocco del fatto mio, dopo [...]
[...] quale fa e disfà come vuole lei! e non mi riesce nemmeno di levarmela d’addosso per via del giudice, che non si lascerebbe tentare neanche da [...]
[...] satanasso! e mi vuol tanto bene che non me la leverò d’addosso prima di crepare, se non chiudo gli occhi dalla disperazione! – Quello che stavo dicendo qui [...]
[...] Fortunato stette un po’ a fregarsi il mento, e poi lasciò andare: – Il matrimonio è come una trappola di topi; quelli che son dentro vorrebbero uscirne [...]
[...] , e gli altri ci girano intorno per entrarvi. – A me mi sembrano pazzi! Vedete don Silvestro, cosa gli manca? e s’è messo in testa di far cascare la [...]
[...] Zuppidda coi suoi piedi, vanno dicendo; e se comare Venera non trova di meglio, bisogna che la lasci cascare. Padron cipolla continuò a fregarsi il [...]
[...] mento e non disse altro. – Sentite, compare Alfio, – seguitò campana di legno, – fatemelo conchiudere quel negozio della casa coi Malavoglia, finchè [...]
[...] ’Ntoni ora scuoteva il capo, e diceva di no. – Adesso della casa non abbiamo che farne, perchè Mena non si può più maritare, e dei Malavoglia non ci è [...]
[...] nessuno! Io ci sono ancora perchè gli sfortunati hanno i giorni lunghi. Ma quando avrò chiuso gli occhi Alessi piglierà la Nunziata e se ne [...]
[...] : – Cosa ci ho a far qui io? – balbettava; e gli pareva di rubare la minestra che gli davano. Invano Alessi e la Mena cercavano di dissuaderlo. E [...]
[...] ’ rispondeva che rubava loro il tempo e la minestra, e voleva che gli contassero i denari messi sotto la materassa, e se li vedeva squagliare a poco [...]
[...] a poco, borbottava: – Almeno se non ci fossi io non spendereste tanto. Ora non ho più niente da far qui, e potrei andarmene. Don Ciccio, il quale [...]
[...] veniva a tastargli il polso, confermava che era meglio lo portassero all’ospedale, perchè lì dov’era si mangiava la carne sua e quella degli [...]
[...] altri, senza utile. Intanto il poveraccio stava a vedere quello che dicessero gli altri, cogli occhi spenti, e aveva paura che lo mandassero [...]
[...] all’Albergo. Alessi non voleva sentirne parlare di mandarlo all’Albergo, e diceva che finchè ci era del pane, ce n’era per tutti; e la Mena, dall’altra [...]
[...] parte, diceva di no anch’essa, e lo conduceva al sole, nelle belle giornate, e si metteva accanto a lui colla conocchia, a raccontargli delle fiabe [...]
[...] , come ai bambini, e a filare, quando non aveva da andare al lavatoio. Gli parlava pure di quel che avrebbero fatto quando arrivava un po’ di [...]
[...] provvidenza, per fargli allargare il cuore; gli diceva che avrebbero comprato un vitellino a San Sebastiano, ed ella bastava a procurargli l’erba e il [...]
[...] mangime per l’inverno. A maggio si sarebbe venduto con guadagno; e gli faceva vedere pure le nidiate di pulcini che aveva messo, e venivano a [...]
[...] perdere le buccie dei fichidindia, e l’acqua che serviva a cuocere la minestra, e a fin d’anno sarebbe stato come aver messo dei soldi nel salvadanaio [...]
[...] nespolo c’era pure la stalla pel vitello, e la tettoia pel mangime, e ogni cosa; se ne andava ricordando a poco a poco, cercando qua e là cogli [...]
[...] occhi morti e col mento sul bastone. Poi domandava sottovoce alla nipote: – Cosa ha detto don Ciccio dell’ospedale? – Mena allora lo sgridava come si [...]
[...] fa coi bambini, e gli rispondeva: – Perchè pensate a quelle cose? – Egli stava zitto, e ascoltava cheto cheto tutto quello che diceva la ragazza [...]
[...] . Ma poi tornava a ripetere: – Non mi ci mandare all’ospedale, perchè non ci sono avvezzo. Infine non si alzava più dal letto, e don Ciccio disse [...]
[...] che era proprio finita, e non ci era più bisogno di lui, che là in quel letto dove era, poteva starci anche degli anni, e Alessi o la Mena ed [...]
[...] appena il medico se ne fu andato, mentre stava a parlare ancora sull’uscio con Mena che piangeva, e Alessi il quale diceva di no e batteva i piedi, fece [...]
[...] segno alla Nunziata di accostarsi al letto, e le disse piano: – Se mi mandate all’ospedale sarà meglio; qui ve li mangio io i denari della [...]
[...] settimana. Mandami via quando non ci sarà in casa la Mena e Alessi. Direbbero di no perchè hanno il buon cuore dei Malavoglia; ma io vi mangio i soldi [...]
[...] della casa, e poi il medico ha detto che posso starci degli anni qui dove sono. E qui non ci ho più nulla da fare. Però non vorrei camparci degli anni [...]
[...] , laggiù all’ospedale. La Nunziata si metteva a piangere anch’essa e diceva di no, tanto che tutto il vicinato sparlava di loro, che volevano fare [...]
[...] i superbi senza aver pane da mangiare. Si vergognavano di mandare il nonno all’ospedale, mentre ci avevano tutti gli altri di qua e di là, e dove [...]
[...] poi! E la Santuzza baciava la medaglia che portava sul petto, per ringraziare la Madonna che l’aveva protetta dal pericolo dove era andata a [...]
[...] che muoia, – diceva. Almeno lei non gli faceva mancar nulla a suo padre, adesso che era invalido, e se lo teneva sull’uscio. – E vi aiuta anzi [...]
[...] ! aggiungeva Piedipapera. – Quell’invalido lì vale tant’oro quanto pesa! Par fatto apposta per la porta di un’osteria, così cieco e rattrappito com’è [...]
[...] ! E dovreste pregare la Madonna che vi campi cent’anni. Già cosa vi costa? La Santuzza aveva ragione di baciare la medaglia; nessuno poteva dire [...]
[...] nulla dei fatti suoi; dacchè don Michele se n’era andato, massaro Filippo non si faceva veder più nemmeno lui, e la gente diceva che colui non sapeva [...]
[...] fianchi, strillando che la Santuzza le rubava il marito, e perciò quando costui tornava a casa ella si buscava delle frustate colle redini della [...]
[...] cavezza, dopo che Cinghialenta aveva venduto il mulo, e non sapeva più che farsene delle redini, che la notte i vicini non potevano chiuder occhio [...]
[...] gli pare e piace. Il padrone è mio marito. – Tu lasciali dire, – rispondeva suo marito. – Poi lo sanno che se vengono a toccarmi il naso ne faccio [...]
[...] tonnina! La Zuppidda adesso predicava che il capo della casa era suo marito, ed egli era il padrone di maritare la Barbara con chi gli piaceva, e se [...]
[...] voleva darla a don Silvestro voleva dire che gliela aveva promessa, e aveva chinato il capo; e quando suo marito aveva chinato il capo, era peggio di [...]
[...] . Dacchè era stato al tribunale in mezzo a tutti quegli sbirri, don Franco era più arrabbiato di prima, e giurava che non ci sarebbe tornato più [...]
[...] gambette, rosso come un gallo, e lo cacciava in fondo alla bottega. – Lo fate apposta per compromettermi! – gli sputava in faccia colla schiuma alla [...]
[...] bocca; e se due quistionavano nella piazza, correva a chiudere l’uscio acciò non lo chiamassero per testimonio. Don Giammaria era trionfante [...]
[...] ; quell’asparagio verde aveva del coraggio quanto un leone, perchè ci aveva la tonaca sulle spalle, e sparlava del Governo, pappandosi la lira al giorno, e [...]
[...] diceva che se lo merita- vano quel Governo, giacchè avevano fatto la rivoluzione, e ora venivano i forestieri a rapire le donne e i denari [...]
[...] della gente. Ei sapeva di chi parlava, che gli era venuta l’itterizia dalla collera, e donna Rosolina era dimagrita dalla bile, massime dopo che se [...]
[...] n’era andato don Michele, e s’erano sapute tutte le porcherie di quest’altro. Adesso non faceva che andare a caccia di messe e di confessori, di qua e [...]
[...] di là, sino all’Ognina e ad Aci Castello, e trascurava la conserva dei pomidoro e il tonno sottolio, per darsi a Dio. Don Franco allora si sfogava [...]
[...] questo non c’era pericolo d’andare in prigione; e diceva che finchè ci sarebbero stati i preti era sempre la stessa cosa, e bisognava fare tavola rasa [...]
[...] . Ora lo speziale non teneva più cattedra; e quando veniva don Silvestro, andava a pestare i suoi unguenti nel mortaio, per non compromettersi. Già [...]
[...] tutti quelli che bazzicano col Governo, e mangiano il pane del re, son tutta gente da guardarsene. E si sfogava soltanto con don Giammaria, e con [...]
[...] don Ciccio il medico, quando lasciava l’asinello alla spezieria per andare a tastare il polso a padron ’Ntoni, e ricette non ne scriveva, perchè [...]
[...] ? tornavano a dire gli altri, – e perchè se lo tengono in casa a farselo mangiare dalle pulci? Tanto che, pesta e ripesta, il medico ripeteva che andava e [...]
[...] veniva per niente, e faceva il viaggio del sale, e allorchè c’erano le comari davanti al letto del malato, comare Piedipapera, la cugina Anna o [...]
[...] la Nunziata, predicava sempre che se lo mangiavano le pulci. Padron ’Ntoni non osava più fiatare, colla faccia bianca e disfatta. E come le comari [...]
[...] cinguettavano fra di loro, e fino alla Nunziata cascavan le braccia, un giorno che Alessi non c’era, disse infine: – Chiamatemi compare Mosca, che [...]
[...] reggendolo per le ascelle, il giorno in cui Alessi era andato a Riposto, e avevano mandato via la Mena con un pretesto, che se no non l’avrebbero [...]
[...] lasciato partire. Sulla strada del Nero, nel passare davanti alla casa del nespolo, e nell’attraversare la piazza, padron ’Ntoni continuava a [...]
[...] guardare di qua e di là per stamparsi in mente ogni cosa. Alfio guidava il mulo da una parte, e Nunziata, la quale aveva lasciato in custodia a Turi il [...]
[...] vitello, i tacchini, e le pollastre, veniva a piedi dall’altro lato, col fagotto delle camicie sotto il braccio. Al vedere passare il carro ognuno [...]
[...] si affacciava sulla porta, e stava a guardare; e don Silvestro disse che avevano fatto bene, per questo il Comune pagava la sua rata all’ospedale [...]
[...] ; e don Franco avrebbe anche spifferata la sua predica, che ce l’aveva in testa bella e fatta, se non ci fosse stato lì presente don Silvestro [...]
[...] . – Almeno quel povero diavolo va a stare in pace, conchiuse lo zio Crocifisso. – «Necessità abbassa nobiltà», rispose padron Cipolla; e la Santuzza [...]
[...] disse un’avemaria pel poveretto. Solo la cugina Anna e comare Grazia Piedipapera si asciugavano gli occhi col grembiule, come il carro se ne andava [...]
[...] importa? Alfio Mosca, mentre guidava il mulo, andava raccontando alla Nunziata come e dove avesse vista la Lia, ch’era tutta Sant’Agata, e ancora non [...]
[...] , lungo la strada polverosa. – Ah Nunziata! chi l’avrebbe detto, quando stavamo a chiacchierare da un uscio all’altro, e c’era la luna, e i vicini [...]
[...] discorrevano lì davanti, e si udiva colpettare tutto il giorno quel telaio di Sant’Agata, e quelle galline che la conoscevano soltanto all’aprire [...]
[...] che faceva il rastrello, e la Longa che la chiamava pel cortile, che ogni cosa si udiva da casa mia come se fosse stato proprio là dentro! Povera [...]
[...] Longa! Adesso, vedi, che ci ho il mulo, e ogni cosa come desideravo, che se fosse venuto a dirmelo l’angelo del cielo non ci avrei creduto, adesso [...]
[...] penso sempre a quelle sere là, quando udivo la voce di voialtre, mentre governavo l’asino, e vedevo il lume nella casa del nespolo, che ora è [...]
[...] chiusa, e quando son tornato non ho trovato più niente di quel che avevo lasciato, e comare Mena non mi è parsa più quella. Uno che se ne va dal paese [...]
[...] è meglio non ci torni più. Vedi, ora penso pure a quel povero asino che ha lavorato con me tanto tempo, e andava sempre, sole o pioggia, col capo [...]
[...] basso e le orecchie larghe. Adesso chissà dove lo cacciano, e con quali carichi, e per quali strade, colle orecchie più basse ancora, chè [...]
[...] anch’egli fiuta col naso la terra che deve raccoglierlo, come si fa vecchio, povera bestia! Padron ’Ntoni, disteso sulla materassa, non udiva nulla, e ci [...]
[...] compare Alfio. L’angustia di ’Ntoni già l’ha sentita, e un giorno o l’altro gli toccherebbe anche di sentire come è andata a finire la Lia. – Me lo [...]
[...] pecore, e andiamo sempre con gli occhi chiusi dove vanno gli altri. Tu non glielo dire, nè lo dire a nessuno del paese, dove ho visto la Lia, chè [...]
[...] sarebbe un colpo di coltello per Sant’Agata. Ella mi riconobbe di certo, mentre passavo davanti all’uscio, perchè si fece bianca e rossa nella faccia [...]
[...] , ed io frustai il mulo per passare presto, e son certo che quella poveretta avrebbe voluto piuttosto che il mulo le fosse camminato sulla pancia, e [...]
[...] la portassero distesa sul carro come portiamo adesso suo nonno. Ora la famiglia dei Malavoglia è distrutta, e bisogna rifarla di nuovo tu e Alessi [...]
[...] pericolo che vi sfumino in un giorno, come accadrebbe se il vitello venisse a morire, Dio liberi! Ora siamo alle prime case della città, e tu potrai [...]
[...] all’ultimo momento. Padron ’Ntoni potè vederla sino all’ultimo momento, e mentre la Nunziata se ne andava via con Alfio Mosca, adagio adagio pel [...]
[...] camerone che pareva d’essere in chiesa al camminare, li accompagnava cogli occhi; poi si voltò dall’altra parte e non si mosse più. Compar Alfio e la [...]
[...] Nunziata risalirono sul carro, arrotolarono la materassa e la coperta, e se ne tornarono senza dir nulla, per la lunga strada polverosa. Alessi si [...]
[...] dava i pugni nella testa e si strappava i capelli, come non trovò più il nonno nel suo letto, e vide che gli riportavano la materassa arrotolata; e [...]
[...] se la prendeva colla Mena, quasi fosse stata lei a mandarlo via. Ma compar Alfio gli diceva: – Che volete? La casa dei Malavoglia ora è distrutta, e [...]
[...] bisogna che la facciate di nuovo voi altri. Egli voleva tornare a fargli il conto della roba e del vitello, di cui avevano chiacchierato lungo la [...]
[...] strada colla ragazza; ma Alessi e Mena non gli davano retta, colla testa nelle mani e gli occhi fissi e lucenti di lagrime, seduti sulla porta [...]
[...] , quando stavano a chiacchierare da un uscio all’altro, colla luna, e si udiva tutto il giorno il colpettare del telaio di Sant’Agata, e le galline [...]
[...] che chiocciavano, e la voce della Longa che aveva sempre da fare. Adesso tutto era cambiato, e quando uno se ne va dal paese, è meglio che non ci [...]
[...] torni più, perchè la strada stessa non sembrava più quella, dacchè non c’era più quel passeggio per la Mangiacarrubbe, e don Silvestro non si [...]
[...] faceva vedere nemmeno lui, aspettando che la Zuppidda cascasse coi suoi piedi, e lo zio Crocifisso s’era chiuso in casa a guardarsi la sua roba, o ad [...]
[...] accapigliarsi colla Vespa, e persino non si udiva quistionar tanto nella spezieria, dacchè don Franco aveva visto la giustizia nel mostaccio, ed [...]
[...] ora andava a rincattucciarsi per leggere il giornale, e si sfogava a pestare nel mortaio tutto il giorno per passare il tempo. Anche padron Cipolla [...]
[...] maritava, perchè la sua roba non se la godesse la Mangiacarrubbe, alla barba di lui; per questo non ci stava più a schiacciare gli scalini, e si [...]
[...] pigliava la Zuppidda. – E mi diceva che il matrimonio è come una trappola di topi! andava brontolando allora lo zio Crocifisso. – Ora state a fidarvi [...]
[...] degli uomini? Le ragazze invidiose dicevano che la Barbara sposava suo nonno. Ma la gente di proposito, come Peppi Naso, e Piedipapera, ed anche [...]
[...] paese. Già i forestieri, frustali! e qui non ci hanno messo mai radici i forestieri. Con padron Cipolla non ardirà mettercisi a tu per tu don [...]
[...] Silvestro. – O che credeva? sbraitava comare Venera colle mani sui fianchi, – di prendersi mia figlia colla carestia? Stavolta comando io! e gliel’ho [...]
[...] erano venuti quelli di fuori a scrivere sulla carta i bocconi che vi mangiate, come don Silvestro, o a pestare fiori di malva nel mortaio, e [...]
[...] ingrassarsi col sangue di quei del paese. Allora ognuno si conosceva, e si sapeva quel che faceva, e quel che avevano sempre fatto suo padre e suo [...]
[...] nonno, e perfino quel che mangiava, e quando si vedeva passare uno si sapeva dove andava, e le chiuse erano di quelli che c’erano nati, e il pesce [...]
[...] non si lasciava prendere da questo e da quello. Allora la gente non si sbandava di qua e di là, e non andava a morire all’ospedale. Giacchè tutti [...]
[...] si maritavano, Alfio Mosca avrebbe voluto prendersi comare Mena, che nessuno la voleva più, dacchè la casa dei Malavoglia s’era sfasciata, e compar [...]
[...] lei guardava la gente che passava, e così facevano festa la domenica: – Se voi mi volete ancora, comare Mena, disse finalmente; io per me son qua. La [...]
[...] , tanto le pareva che quel tempo fosse lontano, ed ella stessa non si sentiva più quella. – Ora sono vecchia, compare Alfio, rispose, e non mi marito [...]
[...] più. – Se voi siete vecchia, anch’io sono vecchio, chè avevo degli anni più di voi, quando stavamo a chiacchierare dalla finestra, e mi pare che [...]
[...] sia stato ieri, tanto m’è rimasto in cuore. Ma devono essere passati più di otto anni. E ora quando si sarà maritato vostro fratello Alessi, voi [...]
[...] restate in mezzo alla strada. Mena si strinse nelle spalle, perchè era avvezza a fare la volontà di Dio, come la cugina Anna; e compare Alfio [...]
[...] , vedendo così, riprese: – Allora vuol dire che non mi volete bene, comare Mena, e scusatemi se vi ho detto che vi avrei sposata. Lo so che voi siete [...]
[...] nata meglio di me, e siete figlia di padroni; ma ora non avete più nulla, e se si marita vostro fratello Alessi, rimarrete in mezzo alla strada. Io ci [...]
[...] ho il mulo e il mio carro, e il pane non ve lo farei mancare giammai, comare Mena. Ora perdonatemi la libertà! – Non mi avete offesa, no, compare [...]
[...] Alfio; e vi avrei detto di sì anche quando avevamo la Provvidenza e la casa del nespolo, se i miei parenti avessero voluto, che Dio sa quel che ci [...]
[...] avevo in cuore quando ve ne siete andato alla Bicocca col carro dell’asino, e mi pare ancora di vedere quel lume nella stalla, e voi che mettevate [...]
[...] nulla, e ci ho il mulo invece dell’asino al carretto, e i vostri parenti non potrebbero dir di no? – Ora non son più da maritare; tornava a dire Mena [...]
[...] col viso basso, e sminuzzando gli sterpolini della siepe anche lei. Ho 26 anni, ed è passato il tempo di maritarmi. – No, che non è questo il motivo [...]
[...] per cui non volete dirmi di sì! ripeteva compar Alfio col viso basso come lei. – Il motivo non volete dirmelo! – E così rimanevano in silenzio a [...]
[...] sminuzzare sterpolini senza guardarsi in faccia. Dopo egli si alzava per andarsene, colle spalle grosse e il mento sul petto. Mena lo accompagnava [...]
[...] cogli occhi finchè poteva vederlo, e poi guardava al muro dirimpetto e sospirava. Come aveva detto Alfio Mosca, Alessi s’era tolta in moglie la [...]
[...] Nunziata, e aveva riscattata la casa del nespolo. – Io non son da maritare, aveva tornato a dire Mena; – maritati tu che sei da maritare ancora [...]
[...] ; – e così ella era salita nella soffitta della casa del nespolo, come le casseruole vecchie, e s’era messo il cuore in pace, aspettando i figliuoli [...]
[...] della Nunziata per far la mamma. Ci avevano pure le galline nel pollaio, e il vitello nella stalla, e la legna e il mangime sotto la tettoia, e [...]
[...] le reti e ogni sorta di attrezzi appesi, il tutto come aveva detto padron ’Ntoni; e la Nunziata aveva ripiantato nell’orto i broccoli ed i cavoli [...]
[...] , con quelle braccia delicate che non si sapeva come ci fosse passata tanta tela da imbiancare, e come avesse fatti quei marmocchi grassi e rossi che [...]
[...] vedeva passare, e si voltava dall’altra parte, colle spalle grosse. – A me non mi avete creduto degno di quest’onore! le disse alfine quando non ne [...]
[...] . Voi pel primo ve ne pentireste. Lasciatemi stare, che non sono da maritare, e mettetevi il cuore in pace. – Avete ragione, comare Mena! rispose [...]
[...] , e Mena seguitò a portare in braccio i suoi nipoti, quasi ci avesse il cuore in pace anche lei, e a spazzare la soffitta, per quando fossero [...]
[...] quel viaggio lontano, più lontano di Trieste e d’Alessandria d’Egitto, dal quale non si ritorna più; e quando il suo nome cadeva nel discorso, mentre [...]
[...] si riposavano, tirando il conto della settimana e facendo i disegni per l’avvenire, all’ombra del nespolo e colle scodelle fra le ginocchia, le [...]
[...] andati a trovarlo in quella gran cameraccia coi letti in fila, che bisognava cercarlo per trovarlo, e il nonno li aspettava come un’anima del purgatorio [...]
[...] , cogli occhi alla porta, sebbene non ci vedesse quasi, e li andava toccando, per accertarsi che erano loro, e poi non diceva più nulla, mentre [...]
[...] gli si vedeva in faccia che aveva tante cose da dire, e spezzava il cuore con quella pena che gli si leggeva in faccia e non la poteva dire. Quando [...]
[...] gli narrarono poi che avevano riscattata la casa del nespolo, e volevano portarselo a Trezza di nuovo, rispose di sì, e di sì, cogli occhi, che gli [...]
[...] tornavano a luccicare, e quasi faceva la bocca a riso, quel riso della gente che non ride più, o che ride per l’ultima volta, e vi rimane fitto [...]
[...] nel cuore come un coltello. Così successe ai Malavoglia quando il lunedì tornarono col carro di compar Alfio per riprendersi il nonno, e non lo [...]
[...] trovarono più. Rammentando tutte queste cose lasciavano il cucchiaio nella scodella, e pensavano e pensavano a tutto quello che era accaduto, che [...]
[...] bianchi, e diceva che aveva perso il riso della bocca, perchè non aveva tempo di stare allegra, colla famiglia che aveva sulle spalle, e Rocco che tutti [...]
[...] i giorni bisognava andare a cercare di qua e di là, per le strade e davanti la bettola, e cacciarlo verso casa come un vitello vagabondo. Anche [...]
[...] dei Malavoglia ce n’erano due vagabondi; e Alessi si tormentava il cervello a cercarli dove potevano essere, per le strade arse di sole e bianche di [...]
[...] polvere, che in paese non sarebbero tornati più, dopo tanto tempo. Una sera, tardi, il cane si mise ad abbaiare dietro l’uscio del cortile, e lo [...]
[...] stesso Alessi, che andò ad aprire, non riconobbe ’Ntoni il quale tornava colla sporta sotto il braccio, tanto era mutato, coperto di polvere, e [...]
[...] colla barba lunga. Come fu entrato, e si fu messo a sedere in un cantuccio, non osavano quasi fargli festa. Ei non sembrava più quello, e andava [...]
[...] scodella, perchè aveva fame e sete, ed egli mangiò in silenzio la minestra che gli diedero, come non avesse visto grazia di Dio da otto giorni, col naso [...]
[...] nel piatto; ma gli altri non avevano fame, tanto avevano il cuore serrato. Poi ’Ntoni, quando si fu sfamato e riposato alquanto, prese la sua [...]
[...] sporta e si alzò per andarsene. Alessi non osava dirgli nulla, tanto suo fratello era mutato. Ma al vedergli riprendere la sporta, si sentì balzare [...]
[...] il cuore dal petto, e Mena gli disse tutta smarrita – Te ne vai? – Sì! rispose ’Ntoni. – E dove vai? chiese Alessi. – Non lo so. Venni per vedervi [...]
[...] . Ma dacchè son qui la minestra mi è andata tutta in veleno. Per altro qui non posso starci, chè tutti mi conoscono, e perciò son venuto di sera [...]
[...] . Andrò lontano, dove troverò da buscarmi il pane, e nessuno saprà chi sono. Gli altri non osavano fiatare, perchè ci avevano il cuore stretto in una [...]
[...] morsa, e capivano che egli faceva bene a dir così. ’Ntoni continuava a guardare dappertutto, e stava sulla porta, e non sapeva risolversi ad [...]
[...] andarsene. – Ve lo farò sapere dove sarò; disse infine, e come fu nel cortile, sotto il nespolo, che era scuro, disse anche: – E il nonno? Alessi non [...]
[...] rispose; ’Ntoni tacque anche lui, e dopo un pezzetto: – E la Lia che non l’ho vista? E siccome aspettava inutilmente la risposta, aggiunse colla voce [...]
[...] lasciarla, e di dare una coltellata a don Michele, e di starsene nei guai, non gli bastava l’animo di passare da una camera all’altra se non glielo [...]
[...] grasso e lucente; e in un canto c’era pure la chioccia coi pulcini; poi lo condusse in cucina, dove avevano fatto il forno nuovo, e nella camera [...]
[...] accanto, che vi dormiva la Mena coi bambini della Nunziata, e pareva che li avesse fatti lei. ’Ntoni guardava ogni cosa, e approvava col capo, e diceva [...]
[...] : – Qui pure il nonno avrebbe voluto metterci il vitello; qui c’erano le chioccie, e qui dormivano le ragazze, quando c’era anche quell’altra [...]
[...] ... – Ma allora non aggiunse altro, e stette zitto a guardare intorno, cogli occhi lustri. In quel momento passava la Mangiacarrubbe, che andava [...]
[...] sgridando Brasi Cipolla per la strada, e ’Ntoni disse: – Questa qui l’ha trovato il marito; ed ora, quando avranno finito di quistionare, andranno a [...]
[...] dormire nella loro casa. Gli altri stettero zitti, e per tutto il paese era un gran silenzio, soltanto si udiva sbattere ancora qualche porta che si [...]
[...] chiudeva; e Alessi a quelle parole si fece coraggio per dirgli: – Se volessi anche tu ci hai la tua casa. Di là c’è apposta il letto per te. – No [...]
[...] chiacchierate che si facevano la sera, mentre si salavano le acciughe? e la Nunziata che spiegava gli indovinelli? e la mamma, e la Lia, tutti lì, al [...]
[...] chiaro di luna, che si sentiva chiacchierare per tutto il paese, come fossimo tutti una famiglia? Anch’io allora non sapevo nulla, e qui non volevo [...]
[...] starci, ma ora che so ogni cosa devo andarmene. In quel momento parlava cogli occhi fissi a terra, e il capo rannicchiato nelle spalle. Allora [...]
[...] Alessi gli buttò le braccia al collo. – Addio, ripetè ’Ntoni. Vedi che avevo ragione d’andarmene! qui non posso starci. Addio, perdonatemi tutti. E [...]
[...] se ne andò colla sua sporta sotto il braccio; poi quando fu lontano, in mezzo alla piazza scura e deserta, che tutti gli usci erano chiusi, si [...]
[...] fermò ad ascoltare se chiudessero la porta della casa del nespolo, mentre il cane gli abbaiava dietro, e gli diceva col suo abbaiare che era solo in [...]
[...] tutti quelli che lo stanno ad ascoltare, di qua e di là dove nasce e muore il sole, anzi ad Aci Trezza ha un modo tutto suo di brontolare, e si [...]
[...] riconosce subito al gorgogliare che fa tra quegli scogli nei quali si rompe, e par la voce di un amico. Allora ’Ntoni si fermò in mezzo alla strada [...]
[...] a guardare il paese tutto nero, come non gli bastasse il cuore di staccarsene, adesso che sapeva ogni cosa, e sedette sul muricciuolo della vigna [...]
[...] di massaro Filippo. Così stette un gran pezzo pensando a tante cose, guardando il paese nero, e ascoltando il mare che gli brontolava lì sotto. E ci [...]
[...] stette fin quando cominciarono ad udirsi certi rumori ch’ei conosceva, e delle voci che si chiamavano dietro gli usci, e sbatter d’imposte, e dei [...]
[...] luccicavano, e la Puddara che annunziava l’alba, come l’aveva vista tante volte. Allora tornò a chinare il capo sul petto, e a pensare a tutta la sua [...]
[...] storia. A poco a poco il mare cominciò a farsi bianco, e i Tre Re ad impallidire, e le case spuntavano ad una ad una nelle vie scure, cogli usci chiusi [...]
[...] , che si conoscevano tutte, e solo davanti alla bottega di Pizzuto c’era il lumicino, e Rocco Spatu colle mani nelle tasche che tossiva e [...]
[...] sputacchiava. – Fra poco lo zio Santoro aprirà la porta, pensò ’Ntoni, e si accoccolerà sull’uscio a cominciare la sua giornata anche lui. – Tornò a [...]
[...] guardare il mare, che s’era fatto amaranto, tutto seminato di barche che avevano cominciato la loro giornata anche loro, riprese la sua sporta, e disse [...]
[...] NOVELLE E PAESI VALDOSTANI GIUSEPPE GIACOSA NOVELLE E PAESI VALDOSTANI TORINO F. CASANOVA, LIBRAIO—EDITORE Via Accedemia delle Science [...]
[...] . Decreto e Regolamento 19 settembre 1882 Tip. ROUX E FAVALE A GIOVANNI CAMERANA CARISSIMO AMICO, Ti dedico queste novelle che mi incoraggiasti a [...]
[...] attestare la verità. Ma se il lettore non ve la riconoscerà a nulla gioveranno le attestazioni mie e le tue. Non è dunque per chiamartene testimone [...]
[...] . . . » 269 Tradizioni e Leggende in Valle D’Aosta . . . » 283 I Solitari . . . . . . . . . . . . . . » 299 La Leggenda del Piccolo S. Bernardo [...]
[...] il sacco dell'avena ed impugnate le redini alzava il piede per salire a cassetta, le quattro brenne braveggiavano e s'inalberavano come cavalli [...]
[...] di razza. La diligenza strappata bruscamente, usciva dal portone con una voltata maestra ad angolo retto e irrompeva di trotto sonagliando giù [...]
[...] stalliere. Poi si arrampicava a cassetta e durava un gran pezzo, dando le spalle ai cavalli, le redini 2 fra le ginocchia, a frugacchiare fra le [...]
[...] gambe dei viaggiatori per allogarvi allo scuro il sacco dell'avena e mille involti e pacchi e pacchetti, nulla curando le impazienze di quelli [...]
[...] che svegliati a mezzo la notte, borbottavano e si dimenavano nella tenebra calda dell'imperiale. Aveva la più cattiva tappa dello stradale, tutta [...]
[...] sali e scendi, e gomiti e cune di rigagnoli, scarnata come un greto, chiusa qua e là fra il monte e il fiume, un accidente di strada, ghiacciata [...]
[...] tutto quanto l'inverno, e l'estate in certi punti inondata alto un braccio al primo temporale che gonfiasse la Dora. Faceva due corse nelle [...]
[...] coronato, e spezzata o la sala o qualche razzo delle ruote; dacchè egli aveva preso le redini, in tre anni non s'era rotta una tirella. Per strada lo [...]
[...] ambulanti, lucchesi, rivenditrici di fettuccie, tutti lo chiamavano per nome, e davano al suo nome pronunziato in francese, una certa troncatura [...]
[...] vibrata che rendeva a pennello la sua indole irrequieta e risoluta. Egli aveva per vezzo di fare eco al propio nome con una sillaba consonante, 3 e a [...]
[...] chi lo chiamava Giac, rispondeva invariabilmente un Crac secco come una frustata. Il suo vezzo era passato negli altri e l'accoppiamento di [...]
[...] quelle due voci era diventato nella valle quasi un segno di riconoscimento che affermava il diritto di cittadinanza e stabiliva fra lui e ogni altro [...]
[...] un patto tacito di amicizia e di mutui servigi. Era servizievole, di buona memoria, e gioviale sempre. La persona snella e l'aspetto piacevole [...]
[...] gli permettevano di essere famigliare con grazia, anche colla gente da più di lui. Possedeva la grazia amatoria, faceva sorridere le ragazze e le [...]
[...] donne e le abbracciava di sorpresa senza farsi scorgere; traversando i villaggi, a quante stavano alla finestra rivolgeva una certa mossa [...]
[...] rapida della testa, che gli gettava il cappello indietro sulla nuca, mentre le labbra accennavano ad un bacio così improvviso e frettoloso, che [...]
[...] appena dava loro il tempo di vederlo, non di adombrarsene. Scherzava a tono con ogni condizione di persone e dava ad ognuno la notizia che lo poteva [...]
[...] interessare. Come faceva, stando sempre per strada, a conoscere tutte le conoscenze de' suoi conoscenti? Fatto sta che le conosceva e le [...]
[...] servizio: districare le redini impigliate in un gancio, accorciare una tirella, assestare il primaccino e intanto intavolava discorsi da tirarsi [...]
[...] un: salite via, che poteva parere la paga del servigio ricevuto; e quando l’amico cascatoci prendeva posto, gli susurrava all'orecchio: ve la [...]
[...] faccio a metà prezzo, ma che il padrone non lo sappia. Il padrone lo sapeva e toccava i quattrini. Quel tratto di strada fruttava ora, un buon [...]
[...] carezze, a quelli le frustate chioccanti. Metteva di volata una cavalla bianca chiamata Forca, e un cavallone rosso, chiamato Rancio. — Rancio, cosa [...]
[...] , Forca, Forchetta, Forchina e Forcona, bella bianca, ti piace la stalla, eh? — bada che t'inzuppi, leva i ferri o ti levo il pelo, — avanti Rancio [...]
[...] è mica la baracca dell'inverno piena di pechini e di pidocchi. — Brava Forca! Lo sapevo, ora si mette al galoppo, ciac, ciac, ciac, anime belle [...]
[...] , vi insegno il mestiere. Certe volte il mestiere lo insegnava ai viaggiatori che gli sedevano vicino, e allora erano sperticati elogi delle sue [...]
[...] bestie, quattro agnelli, ciac, ciac, che non occorre toccarli mai. Coi signori, tutta gente scribacchina, chiamava penna la frusta e calamaio [...]
[...] l'astuccio di cuoio dove riporla in riposo, e via discorrendo. * ** Il padrone di Giac, oste del Cannon d'Oro, teneva la posta da quindici anni, e [...]
[...] vi s'era arricchito ed impinguato. — Era un grosso omaccione 6 dal lardo cadente, pallido per vizio cardiaco e lento come un pachiderma. Un [...]
[...] monferrino, capitato venticinque anni addietro in Val d'Aosta conducente di vino, stabilitovisi beccaio, assodatovisi tavernaio e salito poscia [...]
[...] alla dignità di albergatore e mastro di Posta. In sua vita, aveva fatto due cose buone: molti quattrini ed una bella ed abbondante figliuola [...]
[...] il padre prosperava, era chiamata mademoiselle dai forestieri, e soura Gin [signora Giovannina] da quelli di casa; mentre al padrone, venuto su [...]
[...] dignità, lo avevano fatto chiamare Barba Gris [zio grigio]. Soura Gin era dotata di una grassezza soda e fresca; bionda, bianca, piccolo naso [...]
[...] , piccoli occhi vivissimi, bocca larga, labbra carnose e ridenti, dentatura stupenda. Badava a tutto, compresi i cavalli, era sempre dappertutto, ma [...]
[...] la gamba ferita e lo aveva tenuto all'albergo come un signore per oltre una settimana. Un'altra 7 volta, venuti alle mani Giac e lo stalliere [...]
[...] rocacciarsele; giovialone con tutte le donne, a tu per tu diventava un sultano freddo e non curante e faceva grazia a lasciarsi adorare. Un giorno il [...]
[...] caffettiere e tabaccaio del luogo, venne dall'oste a confidargli come qualmente una sua nipote ed erede, si fosse innamorata di Giac, e lo [...]
[...] casa. E giù un sacco di elogi. Giac la sera, tornato dalla tappa, così vestito com'era, colla blouse di tela blu e la frusta in mano, prese Barba [...]
[...] Gris in disparte, e senza preamboli gli chiese la mano di soura Gin. Il grosso uomo gli piantò in faccia gli occhi stralunati, gli strappò di [...]
[...] mano la frusta e rispose: — Questa è la penna con cui vuoi scrivere il contratto? Fila, o te la misuro sulla groppa. — Non volete? Padrone! 8 E [...]
[...] bottiglia di Carema, gli sedette accanto, colmò due bicchieri, e levandone uno per toccare gli disse: — Alle nostre nozze! Giac diede una [...]
[...] crollatina di spalle. — Essa riprese: — Queste sono due mila e settecento lire che ho raspato in quattro anni di governo. Sono mie. Il padre mi ha [...]
[...] detto ogni cosa, bisogna costringerlo, se ti sposo senza il consenso, mi leva dal testamento: è un cane. — E lei non mi sposi. — Con questi [...]
[...] quattrini, tu gli pianti la concorrenza, comperi quattro cavalli e l'omnibus della Croce Rossa di Ivrea che è da vendere. I quattrini li avrai trovati [...]
[...] da una persona che ti protegge. Parti subito. Fra otto giorni piombi qui coll'omnibus verniciato a nuovo: lo chiamerai «l'America» e ci [...]
[...] nasceranno cose. Farai tappa qui, per dar profitto all'albergo, e mai parole brusche col padre. Siamo intesi? Va. 9 Giac la guardava versargli addosso [...]
[...] pazienze. Ogni parola acquistava dalla voce e dall'accento una doppia portata. Passava per il cervello, un cervello mercantile ordinato e spedito, ma [...]
[...] d'impeti e di caldezze peccaminose e gli occhi secondavano la voce, foravano e frugavano, cercando nel volto impassibile del giovane, un [...]
[...] lire te lo buttano dietro; puoi provare se Viano il conducente ti vende la Bella, è ombrosa e scappa, ma nelle tue mani...! 10 Non si può dire [...]
[...] la carezza ammirativa che c'era in quelle parole : nelle tue mani, e per accrescerla, essa ne afferrò una di quelle mani poderose e la serrò [...]
[...] vigorosamente in una stretta dove raccolse tutto il fuoco della sua impaziente verginità, e tutta la tenerezza dell'animo. E il giovane seguitava a [...]
[...] di piatti — poi bevve d'un fiato e levatosi in piedi intascò lentamente quattrini. — Bondì soura Gin. — Quando torni? — Appena montata la baracca [...]
[...] col terremoto dell'America. — È giusto: comprali dove vuoi; ma fa presto. — E se me li mangio? Gin crollò le spalle, sicura. Giac s'avviò [...]
[...] seguito 11 dalla ragazza. Sull'uscio, questa gli pose una mano sulla spalla; il giovane si voltò brusco, la levò di peso e tenendola tutta inerte [...]
[...] nelle braccia, le stampò sulla bocca un bacio lungo e mordente, finchè Gin guizzatagli di mano come un pesce e piantandosegli in faccia, rasente la [...]
[...] persona, irrigidita, gli occhi morenti di languore, gli soffiò sul viso: — Vuoi? — Pas de bétise, rispose il giovine, in francese, e via di [...]
[...] straccioni dei quali Barba Gris diceva ridendo con Giac: Quanto li paghi? e: Caro rispondeva il vetturino. — I cavalli erano tre bestiaccie grame [...]
[...] , scarnate e spellate che giungevano svogliate perfin della stalla e duravano un'ora a gonfiare la cinghiaia soffiando come mantici e tossendo, il muso [...]
[...] a terra. Giac le aveva comprate per la pelle, tanto per sbarcare la stagione morta di primavera e stupire poi la gente e più l'oste colla muta [...]
[...] paressero, e lodava Giac d'essersi una buona volta messo da sè, che a servire un padrone c'è da lasciarci le costole. E Giac rispondeva modestamente [...]
[...] ti ripiglio però, me ne duole, ma il tuo posto è preso. — Pazienza, cercherò altrove, l'ho fatta e la pago. Con Gin, mai una parola, nè [...]
[...] apertamente nè di nascosto: — la ragazza, aveva indovinato il giuoco e lo secondava; solo quando egli sedeva alla tavola degli stallieri, essa dal vano [...]
[...] dell'uscio se lo guardava con tenerezza orgogliosa, così giovane e bello, e avveduto e perdurante. Barba Gris non aveva nemmeno calato i prezzi [...]
[...] in cortile, ancora attaccata alla carrozza giunta appena, e l'esercizio seguitò per due settimane trascinandosi al passo delle rimaste. L'oste [...]
[...] intanto aveva pubblicato il cartellone colle tariffe estive, affiggendolo a tutti i caffè e gli alberghi del circondario. 13 Fu il giorno 23 [...]
[...] giugno, la vigilia di san Giovanni, che Giac, come già Bruto e papa Sisto, gettò la maschera dell'umiltà e si rivelò imperante. Questa volta era la [...]
[...] vera America aurifera e adescatrice, una gabbia alta e snella, lucente come uno specchio, la cassa verde filettata di rosso, le ruote rosse coi [...]
[...] filetti verdi sui razzi. E la parola concorrenza trombonata da un cartellone sull'alto dov'era scritta a lettere bianche sul fondo nero, e il [...]
[...] parte subito; un facchino raccoglieva intorno gli scontrini del bagaglio. Giac a cassetta, stimolava e ratteneva tre cavalloni morelli che [...]
[...] l'asma cardiaco, Barba Gris sentì irrompere in cortile il vetturone, alla furia composta dei cavalli e al rullo sordo ed eguale delle ruote 14 lo [...]
[...] scambiò per una carrozza signorile. Si vestì, scese colla fretta lenta cui era costretto, e trovò la figliuola già affaccendata a servire il [...]
[...] caffè ai nuovi arrivati. L'occhio pratico gli disse subito che quei signori non facevano brigata e ne argomentò che la carrozza doveva essere di [...]
[...] . Stette un momento in pensieri, poi mormorò seco stesso mai più, mai più! e entrò in scuderia. Giac e lo stalliere di servizio erano andati, uno per [...]
[...] acqua l'altro per fieno. Nella penombra del locale basso, male arieggiato da una finestruccola graticolata e dove la lampada era un carboncino [...]
[...] groppa del primo fece un ciac pieno, indizio di carne soda e nutrita, tastò la groppa degli altri due, tesa come un tamburo, e stette pensoso [...]
[...] mulinando sospetti e ricacciandoli col solito mai più, mai più. Ma nell'uscire, ecco Giac col secchione e la spugna. 15 — Hai trovato padrone? — Roba [...]
[...] ruote della carrozza in cortile: boccheggiava come un pesce fuor d'acqua, e intanto udiva Giac in scuderia chiamar le bestie per nome e [...]
[...] rubati i quattrini? — Eredità del barba. In quella squillò in istrada la cornetta della posta, e la vecchia diligenza imboccato il portone al passo [...]
[...] , andò gemendo a fermarsi dirimpetto la sala da pranzo. Ne scesero un carabiniere e il cuoco venuto da un albergo di San Remo a far la campagna [...]
[...] estiva al Cannon d'Oro. — Ladro! borbottò l'oste avviandosi alla sua stanza, dove si tappò per tutta la giornata. E Giac trovò così il destro di [...]
[...] concorrenza fu tosto accanita e rabbiosa. Adesso anche la diligenza postale andava alla stazione a far gente, strillando il ribasso dei prezzi; ma [...]
[...] a imballare i sacchi delle lettere ne andava sempre una mezz'ora e Giac via subito. La postale cambiava i cavalli a mezza strada, mentre Giac [...]
[...] ritardo. Tuttavia qualche volta ai due terzi di cammino Giac sentiva la postale rumoreggiargli alle spalle, e voltandosi vedeva nelle tenebre [...]
[...] luccicare l'occhio acceso dell'alto fanale. Allora in luogo di tenersi da banda per cercare il sodo e scansare le carreggiate, l'America prendeva il [...]
[...] colmo dello stradale, sollevando nuvoli di polvere; e cominciava una corsa sfrenata più agevole ai tre cavalli di fronte che al lungo traino dei [...]
[...] le frustate e le grida stimolanti e il peso della carrozza le precipitavano in una corsa tempestosa e corretta. Barba Gris in principio stava ogni [...]
[...] interamente con Giac per non nimicarlo al Cannon d'Oro, e non perdere almeno avventori all'albergo. Il soverchio ribasso dei prezzi tentato dal [...]
[...] vecchio per vincere la concorrenza, gli era tornato in danno e scorno, inzeppandogli la diligenza di valligiani, locchè ne svogliava i [...]
[...] forestieri. La gentaccia mal pagante della postale, appena scesa di carrozza, si sperdeva qua e là, volta alle case ed ai traffichi, la signoria della [...]
[...] di gente, e semivuota non era mai. Che spina al cuore del vecchio! I quattrini perduti erano nulla rispetto all'orgoglio umiliato; li avrebbe [...]
[...] soffriva, l’asma gli s'era fatta più forte e frequente, non parlava più, non scendeva in cortile che per traversarlo e portare al caffè, nel piccolo [...]
[...] erano morti fulminati il cocchiere e due cavalli. Ignorava se alla posta o alla concorrenza, la notizia proveniva dal forte di Bard, avvisato per [...]
[...] soccorsi. L'oste, mancategli le gambe, sedeva sullo scalino della cucina guardando intorno e tenendosi il petto. L'asma lo soffocava, ma non c'era [...]
[...] sfinito del padre la tratteneva; il cortile era pieno di gente e ne veniva sempre. A quell'ora tutte e due le carrozze erano in grande ritardo. La [...]
[...] folla inerte aspettava; i carabinieri erano partiti verso Bard. Dopo un gran silenzio, Barba Gris disse: — La posta ha la cornetta e l' America i [...]
[...] sonagli. E tacque di nuovo. Un altro tempo di ansia silenziosa. Il cane del fornaio, dall'altro capo del paese, abbaiava forte come di notte [...]
[...] in cerchio paurosa di pazzie, e si pose a ballare, dimenando alte le braccia, una danza pesante e dolorosamente scomposta. La cornetta [...]
[...] vide, allargò le braccia, mutò l'ah! della risata in un oh! di maraviglia angosciosa, e stramazzò a terra sul colpo come un sacco. Giac fece [...]
[...] in tempo a trattenere i tre cavalli che quasi gli erano addosso. L'America incolume aveva raccolto parte del carico e il postiglione mal concio [...]
[...] e Gin si sposarono dopo tre mesi. STORIA DI DUE CACCIATORI Degli ultimi anni del regno di Vittorio Emanuele, i cacciatori di contrabbando erano [...]
[...] in val d'Aosta tanto cresciuti di numero e di baldanza, che il Re aveva trovato di non potersene altrimenti liberare se non accogliendo fra i [...]
[...] proprii guardacaccia alcuni degli stessi contravventori, i più audaci e fortunati. Tutti conoscono la gran passione che il Re aveva per la caccia [...]
[...] estinguesse la bella razza degli 22 stambecchi, della quale in tutta Europa sopravvivono pochi individui, rifugiati sulle falde e nei seni di [...]
[...] quell'altissimo gruppo di montagne che si chiama il Gran Paradiso. Ma la caccia sovrana faceva gola ai touristes, la carne di stambecco è prelibata e [...]
[...] molti Svizzeri avrebbero lautamente pagato un maschio ed una femmina vivi, per trapiantarne la razza e farla allignare nelle proprie montagne. Ne [...]
[...] seguiva che parecchi degli stessi guardacaccia, se veniva loro il destro, tiravano la sua brava schioppettata e l'inverno salivano alle più alte [...]
[...] foreste a cercarvi i novelli, volgendo a profitto della propria industria l'autorità di cui erano rivestiti e seguitando, s'intende, a far la [...]
[...] odiavano cordialmente le guardie, perchè erano guardie e perchè rubavano loro il mestiere e ne nascevano spesso delle scene violenti e nelle [...]
[...] montanaro rincasava col braccio e colla gamba fasciati alla meglio, la moglie impasticciava con erbe la ferita, faceva rapprendere il sangue con [...]
[...] , masticando cicche e bestemmie e in paese lo dicevano sceso a qualche fiera del Piemonte e tutti conoscevano l'accaduto e nessuno fiatava. Poi il [...]
[...] feritore ed il ferito andavano insieme alla bettola, si puntellavano a vicenda tornandone briachi e sapevano tutti e due che alla prima salita in [...]
[...] montagna guai trovarsi a tiro. Morto il Re, nei primi mesi fu una cuccagna generale di cacciatori ed uno sterminio di stambecchi e camosci. Un giorno [...]
[...] , sul finire della primavera Gregorio Balmet e Vincenzo Marquettaz detto il Rosso, partirono per le vette della Nouva, colle altissimo che si [...]
[...] connette alla punta di Lavina e di là al Gran Paradiso per una breve giogaia di creste rocciose pressochè inaccessibili. Sul versante che scende in [...]
[...] ghiacciaie ripidissime e più sotto da nevati che soltanto i solleoni di luglio e d'agosto possono sciogliere. Quei nevati sono causa di ritardo ai [...]
[...] pastori, cosicchè la montagna tardi abitata e presto abbandonata dà sicurezza di vita e di pascolo all'abbondante selvaggina. Tutta la catena in alto [...]
[...] si sviluppa in 24 forma di un anfiteatro vastissimo del quale i punti estremi sono la Becca di Nona ed il Monte Emilius da un lato e dall'altro [...]
[...] , la Lavina, la Nouva e la Tersiva, formidabile cerchia di nevi e ghiacci eterni, eterna sorgente di freschezza e di vigoria ai pascoli delle chine [...]
[...] del nericcio o rossastro colore delle roccie nude e sugli orli di un bianco immacolato e sfolgorante. Sotto le mezze luci crepuscolari o nelle [...]
[...] mostrano sporgenze e le nevi mute di riflessi paiono immensi guanciali morbidissimi. Ma al sole essa si agita ed assume una sembianza corrucciata e [...]
[...] , estingue per larghi tratti di corso il luccicare del torrente, spinge il nero profilo su per le pinete e mette in mezzo alla gaia fioritura estiva [...]
[...] dei freddi lembi invernali. Veduta dall'alto, la conca mostra sempre qualche gran bocca spalancata dalle labbra luminose e dalla gola oscura e [...]
[...] senza fondo. Di là escono attirate dal sole lame sottili di vapori come lingue di serpi aizzate. Le roccie rivelano scoscendimenti e scogliere [...]
[...] acutissime e le nevi sfolgoreggiano accese di una luce insostenibile. I due cacciatori avevano lasciato il sentiero che sale al colle della Nouva e [...]
[...] piegando a diritta seguivano nel suo più basso lembo il nevato che volge verso Lavina. La giornata splendida e la montagna pulita come un vetro [...]
[...] , promettevano una caccia facile e sicura. I camosci si erano avveduti di loro, poichè le traccie recentissime sulla neve li mostravano passati [...]
[...] di fresco, ma il luogo di rifugio non poteva essere 26 lontano; su pel nevato e di lì al ghiacciaio non erano ascesi perchè essi li avrebbero [...]
[...] avvertiti e poco discosto a diritta, giusto nella direzione delle peste, il pianoro era bruscamente troncato da un burrone che scendeva a picco [...]
[...] fino alla valle. Là certo i camosci, e dovevano essere in molti, si erano nascosti in una gran rovina di massi enormi ed il loro si confondeva [...]
[...] gagliardo ed impaurito stambecco e le sue pareti liscie ed incrostate di ghiaccio non davano presa a discenderlo. I due camminavano in silenzio, lo [...]
[...] schioppo armato e quasi spallato, coll'ansia indicibile del colpo imminente. Un sibilo acutissimo li piantò immobili in attesa; i camosci, una [...]
[...] dirupo, e gli altri fuggirono a salti verso il ghiacciaio. Neanche la pena di portarli a spalle fino alla piana; i camosci c'erano caduti da sè; una [...]
[...] buona giornata! I cacciatori corsero ad affacciarsi all'abisso e videro in fondo sulla neve terrosa di una valanca le tre bestie già immobili [...]
[...] , averli ravvisati e di cacciatori in paese ce n'era tanti, che vàlli a scoprire. Al più occorreva, per non perdere la preda, avanzare le guardie [...]
[...] . — Si? A me! E senza pure un secondo di esitanza, il Rosso si pose a ricaricare il fucile dopo di aver minacciato con un gesto le guardie. — Giù [...]
[...] ! — gridò il Balmet, e si gettò lungo e disteso sulla roccia. Dall'altra partì una schioppettata; il Rosso lasciò cadere l'arma, urlò un Cristo [...]
[...] , tentò un passo verso il compagno e rotolò a terra. Le guardie, fatto il colpo, erano scomparse. Balmet si precipitò verso il Rosso. Era vivo ed in [...]
[...] sensi; con uno sforzo violentissimo s'era raccolto a sedere e stava tastandosi colla destra 28 il braccio e la gamba sinistra gridando: I porci [...]
[...] ! i porci! i porci! Due grossi pallettoni lo avevano colpito all'avambraccio sinistro ed alla coscia sinistra ed erano usciti tutti e due, quello [...]
[...] del braccio rigando profondamente la carne, e quello della coscia lacerando certo qualche muscolo o qualche nervo motore. Balmet prese un pugno [...]
[...] di neve e lo cacciò nelle ferite dopo averle denudate; il Rosso lasciava fare imprecando sempre colla stessa parola ai feritori. — Puoi [...]
[...] reggerti? — Impossibile. — Come scendere? — Portami. Ma il Balmet non poteva bastare al peso, il ferito era un demonio di omaccione alto e pieno, da [...]
[...] stancare otto braccia. — Aspettami. — Aiutami a levarmi di qui, posami là, — e indicava una macchia verde di erba nuova in basso del nevato [...]
[...] lanaccia, gliela pose sulle spalle, gli promise che sarebbe tornato al più presto con aiuti, e via a precipizio per la più diritta. Era forse [...]
[...] l’una pomeridiana. Il sole batteva 29 a perpendicolo e l'aria tremava e fumava. Il nevato sudava e si squagliava in rigagnoletti, i quali [...]
[...] , brontolii corrucciati come di vespa rinchiusa, gorgogliavano con accenti di rabbiuzza impotente nelle strette rocciose e poi si combinavano e [...]
[...] qualche dirupo che serbava ancora lungo la parete la riga secca e nericcia che gli avevano lasciato le acque degli anni addietro. Qua e là, nei seni [...]
[...] meno assiduamente percossi dal sole, un filo d'acqua tardivo e stantìo gocciolava miseramente con intermittenze di singhiozzo, ed alla prima [...]
[...] era sparita ed un'erbetta minuscola e tenerissima luccicava al sole. Il Rosso rimaneva immobile, le gambe distese sull'erba, la schiena [...]
[...] appoggiata ad un sasso, muto nella rabbia e negli spasimi delle ferite. 30 Ad ora ad ora allungava il braccio sano, raspava quel po' di neve che gli [...]
[...] veniva fatto e mutava empiastri alla piaga; così aveva fermato il sangue. Misurando colla memoria lo spazio che lo separava dalle prime case [...]
[...] sdrucciolevole, ma egli salta come un camoscio; e lo faceva qui e là e più in basso e ne seguiva la corsa, minuto per minuto, rivedendo i luoghi [...]
[...] verrà? Questi è in casa di certo, quell'altro bettoliere sfaccendato sarà giù in Cogne briaco. E poi ci sono le donne. Ma già bisognava fare i [...]
[...] conti larghi; la gente ha da fare, non si trovano subito tre o quattro disposti alla prima chiamata. E allora si metteva a capo fitto negli [...]
[...] ostacoli, si lambiccava il cervello a cercarne; e forse alle prime case della gente non ce n'era; pazienza saranno un'ora, due ore di più, che [...]
[...] importa? ne rimangono delle ore di sole! Provava una tenerezza immensa per gli amici e conoscenti della valle, una vivacità infantile d'affetto per [...]
[...] aveva minacciato di schiaffi il giorno addietro, e tirava i conti al bilancio delle sue buone azioni, ripensando i mille minuti servigi resi qua [...]
[...] e là; ad uno aveva dato mano a levare la vacca da un burrato; un altro quando egli saliva ai camosci lo pregava di sterrargli la tura per dar [...]
[...] da bere ai prati; e quando scendeva in Aosta, quante diverse incombenze gli fioccavano addosso! e quante volte i cacciatori suoi compagni [...]
[...] l'avevano richiesto d'aiuto per ficcargliela alle guardie; ed egli non aveva mai rinculato. Era un buon diavolaccio in fin dei conti, e colla sua forza [...]
[...] un altro sarebbe stato ben più prepotente e manesco di lui. Ma poi veniva la pagina del passivo, ed i pugni ed i calci menati senza misericordia [...]
[...] stato un bel pezzo di giovinotto dieci anni addietro e le donne non gli dicevano di no, e a quel marito era stata somma grazia tacere perchè lo [...]
[...] mille pericoli per salvare un convalligiano, perchè la valle è una patria stretta e fa parentela. E poi egli era vittima delle guardie, e contro le [...]
[...] ne compiacesse; era l'idea che stava lì ferma a martellarlo, picchiando sempre colle stesse parole, e le più testarde erano le cattive. A volte [...]
[...] chiudeva gli occhi e pareva dormisse, poi li riapriva di scatto per guardarsi dattorno. E nessuno veniva. Che tempo era passato? Benchè i valloni [...]
[...] fossero già scuri, la valle stava tutta sdraiata al sole come una pigra, e le acque seguitavano le loro chiacchere da comari. Ma il soffio [...]
[...] grigi un istante curvandosi, e si risollevavano più rigogliosi, ed il soffio passava e saliva sempre rapidissimo. Gli abeti più vicini agitarono le [...]
[...] tratto portati in alto da un'ondata echeggiante; il ferito ebbe un fremito gelido, e poi tornò la calma ridente di prima. Ma il segno era dato [...]
[...] dell'acqua tacquero, tutti i rigagnoli stagnarono, la neve mutò la sua mollezza umida in durezza cristallina, e l'aria diventò fredda, tagliente, acerba [...]
[...] come un nemico. Già da qualche minuto un sospetto sordo e confuso si era insinuato di mezzo ai pensieri del Rosso. Egli lo avvertiva ad un senso [...]
[...] di amarezza acuto, ma non se ne rendeva ragione e non sapeva dargli nome nè corpo. Più che un sospetto, era una tentazione. Rifacendo il [...]
[...] cammino che doveva seguire il Balmet, battendo mentalmente a tutti gli usci dei casolari, discutendo fra il timore e la speranza tutte le probabilità [...]
[...] di soccorsi, era giunto a dimenticare il suo stato presente ed il dolore delle piaghe, e gli pareva di essere egli sano e disposto, che 34 [...]
[...] roccia, o sotto la neve, e di venir poi la notte caricarli sul ciuco ed a tirarne e serbarne tutto il profitto? Anche respingendola, quell'idea lo [...]
[...] faceva sorridere di compiacenza. E quando il primo soffio gelato lo richiamò bruscamente alla coscienza de' suoi dolori, quell'idea non lo [...]
[...] lasciò più un istante; ma non era sua, era del compagno e sentiva che anche all'altro doveva esser venuta, che anche l'altro se ne sarebbe [...]
[...] compiaciuto, che l'avrebbe respinta, e poi discussa e poi seguita. Allora il sospetto dell'abbandono gli si infisse nella mente e la tardanza del soccorso [...]
[...] lo mutò in certezza. In un attimo si vide perduto e la disperazione gli diede una forza immensa. Reggendosi col braccio sano, puntando a forza [...]
[...] la gamba sana, si trascinò in mezzo a dolori laceranti fino all'orlo del burrone, e si affacciò all'abisso ghignando di terrore. I camosci erano [...]
[...] sempre immobili sulla valanca. Rinacque! Che orribile sogno aveva fatto! Ora la salvezza era certa e vicina. Gli pareva perfino di sentire le [...]
[...] voci ed i passi dei giungenti, guardava 35 intensamente qua e là tremando per l'imminenza della gran gioia. Che grido avrebbe mandato a vederli [...]
[...] dal burrone gli era giunto il rumore di pietre smosse e rotolanti. Guardò di nuovo. Due dei camosci erano scomparsi ed un uomo, il Balmet di [...]
[...] certo, stava curvo sull'ultimo per caricarselo a spalle. Non lo ravvisò per l'ombra e la distanza, ma non poteva essere che lui. All'urlo ruggente [...]
[...] . L'ombra era venuta, tutta la valle era scura, il sole fuggiva dai prati e dalle foreste e metteva sulle ghiacciaie all'intorno dei colori [...]
[...] dolcissimi di rosa e dei riflessi di un azzurro intenso. Poi anche le ghiacciaie allividivano, i raggi orlavano le supreme vette e dileguavano, e [...]
[...] poi questo prese un colore cinerino e la neve spiccò più netta e più luminosa di esso; poi nel cielo sereno brillarono le stelle, la via lattea [...]
[...] 36 fu la maggiore bianchezza e la valle rimpicciolita perdette ogni forma. La gran conca di Cogne fu muta e nera come un sepolcro. Il ferito [...]
[...] senza nome, fremeva, taceva sfinito, ricominciava più feroce, finchè gli urli tornarono grida umane, e le grida lamenti acutissimi, ed i lamenti [...]
[...] gemiti spossati e sommessi. Poi la voce gli mancò anche a quelli. Allora si mise a guardare nell'ombra dinanzi a sè, immobile, istupidito. La [...]
[...] mattina era ancora vivo: il giorno gli tornò qualche speranza remota, e sovratutto una lucidezza nettissima di mente. Del Balmet era inutile sperare [...]
[...] ; ma le guardie fatto il colpo erano forse discese a denunziarlo e l'autorità sarebbe certo salita a cercare di lui. Volendo serbarsi in vita per [...]
[...] quell'attesa, tornò a trascinarsi fino al luogo dove il Balmet lo aveva deposto e dove egli la sera prima aveva lasciato quel po' di provviste [...]
[...] che aveva. Fu una fatica lunga e dolorosa. Là addentò senza voglia la carne salata, bevve qualche sorso di acquavite e gli parve tornare in forze [...]
[...] . Le piaghe non davano sangue ma cuocevano gonfiando, la coscia specialmente era divenuta grossa e tirava la pelle fino a crepolarla. 37 Gran [...]
[...] un senso torpido di gravezza gli davano bisogno di muoversi e gli impedivano ogni movimento. La mattinata fu serena ed il meriggio cocente. Il [...]
[...] calore del sole gli faceva un gran bene e poi non gli pareva di essere così solo in mezzo alla allegria dei suoni. Ma le ore passarono, passarono [...]
[...] lui, fiutarono insospettiti che fosse quel corpo scuro e poi rinfrancati dalla sua immobilità gli furono quasi sopra finchè egli con un gesto [...]
[...] del braccio sano li impaurì e li mise in fuga. Erano forse gli scampati del giorno addietro. A poco a poco una stanchezza molle, quasi dolce lo [...]
[...] tutta la neve che gli stava a portata; ma nulla al mondo gli avrebbe fatto tentare un movimento che lo disadagiasse. Prese un sassolino e lo tenne [...]
[...] in bocca per promuovere la saliva e intanto seguitava a guardare diritto dinanzi a sè nell'aria e per la valle dove il verde dei prati 38 gli [...]
[...] riposava la vista. Non sperava più, non si lagnava più, non pensava più. Era in uno stato delizioso di morbidezza e se fosse venuta gente a [...]
[...] Gran Paradiso; poco dopo altre nuvole scavalcarono le vette da ogni lato e si allargarono radendo la montagna, strisciando lungo le roccie con [...]
[...] avvertite e poi correvano a congiungersi alla gran fiumana grigia che oscurava il cielo sulla valle. Nei seni, delle nebbiuzze sottili filavano su [...]
[...] un immenso coperchio; solo laggiù sul Monte Bianco rideva una gaiezza di cielo sereno con luci azzurre color di viola, di rosa e di un giallo [...]
[...] danno; le nuvole erano nemici che volevano accerchiarlo e soffocarlo. Ma il Monte Bianco vegliava alla sua salvezza e gli diceva di confidare [...]
[...] esilissime, sporcandolo con grosse macchie grigiastre e color di piombo. La sete gli cresceva, era divenuta ardente, insopportabile, ma egli non poteva [...]
[...] velato ed il Rosso chiuse gli occhi; morto. Il cielo s'abbassò fino a toccarlo! nella valle pioveva fitto e lassù sulle alture della Nouva [...]
[...] , intorno al cadavere cominciò una battaglia di neve rabbiosa e cristallina che si risolvette poi in larghe falde, fioccanti silenziose a perpendicolo [...]
[...] . Le donne degli alti villaggi intanto accorrevano alla chiesa e bisbigliavano fra loco di spiriti che la notte innanzi avevano empita di grida [...]
[...] e gemiti la valle. UNA STRANA GUIDA Ebbi una volta per guida uno strano uomo irrequieto e verboso, così dissimile da tutti gli altri del suo [...]
[...] stato, che la prima metà della strada andai sempre cercando meco stesso un pretesto plausibile per tornar indietro e la seconda, devo dirlo [...]
[...] , rimproverandomi di averlo giudicato male. Il modo con cui mi s'era offerto, il suo contegno, lo sguardo, il vestire, il passo, l'accento e perfino [...]
[...] , e volevo recarmi in Val d'Ajaz all'albergo 42 del Fiery dove avevo dato la posta a parecchi amici. Per il Colle delle Cime Bianche, che è il [...]
[...] passaggio più diretto, ero passato altre volte, e poichè quello richiede otto buone ore di cammino, tanto valeva allungarla di tre o quattro [...]
[...] , toccare il piccolo Cervino, una delle più mansuete vette del Monte Rosa, e scendere poi da quello in valle d'Ajaz. — Ma, avendo la valigia [...]
[...] piuttosto greve, occorreva trovare un mulo che per le Cime Bianche me la portasse al Fiery ed una guida per me. — Ora di muli non ce n'era pur uno e la [...]
[...] trent'anni; grondava di sudore e le stille gli si incanalavano in certe rughe profonde che davano al viso un'espressione di volontà dura e travagliosa [...]
[...] . Gran naso retto, gran bocca, una selva di capelli neri e crespi, barba di due giorni. Volli rientrare per levarlo alla brezza assiderante, ma [...]
[...] crollò le spalle e mi disse subito: — Lei vuole andare al Fiery e salire prima sul piccolo Cervino? — Al piccolo Cervino ci ho rinunziato, a meno [...]
[...] lire? E si mise a ridere con un'aria acerba. — Basta, il nome glie lo dico gratis. Mi chiamo Giacomo Balma. Le accomoda? Visto che il suo ghigno [...]
[...] non mi andava, mutò faccia subitamente e aggiunse con accento profondo: — Tre scudi mi fanno comodo, sa; domani sera mi saprà dire se li ho [...]
[...] meritati. E dopo una pausa indagatrice: — L'oste mi ha detto che lei lo conosce da un pezzo. Gli domandi pure di me. Riverisco. E scese in cucina [...]
[...] , come un zaino. Camminava leggiero e spedito zufolando la marcia del Flick e Flock in tempo da bersagliere. La sua andatura aveva qualche cosa [...]
[...] risposi. Tentò due o tre argomenti, poi smesse e prese a zufolare affrettando il passo. Per salire al piccolo Cervino, si passa il colle del Saint [...]
[...] partendo dal Giomen si sale tosto per il dorso erboso del monte e si affronta poi il ghiacciaio in alto, dov'è quasi piano e quindi meno rotto [...]
[...] rocca viva, scabrosissimo e nudo come una lavagna; lo imboccò senza interrogarmi, e vi si inerpicava lesto come uno scoiattolo. Certo a quel [...]
[...] modo la salita era più divertente e spedita; dove ci s'aiuta di mani e di ginocchia ed ogni passo vuol essere studiato e misurato, la mente [...]
[...] distratta non avverte la fatica; senza contare che il lavoro compiuto appare evidente e l'altezza guadagnata vi ripaga dello sforzo. Ma in certi punti [...]
[...] il canale era così scosceso da impensierire. Sul principio, Jacques, nei punti più 46 ardui si voltava e mi porgeva la mano, ma fresco di [...]
[...] , lo scordavo e quando levavo la testa seccato di trovarmi solo, il canale mi appariva vuoto fino alla cima. Dov'era andato colui? Il suo aspetto [...]
[...] , la scelta di quella via inusata, la sua andatura, e quello scomparire misterioso, tutto ciò mi metteva in sospetto. Ero sicuro che l'oste, non [...]
[...] mi avrebbe affidato ad un cattivo soggetto, ma questa sicurezza non bastava a tranquillarmi. Seguitavo a salire e quando levavo di nuovo la [...]
[...] testa, eccolo un'altra volta a suo posto, ma lontano lontano e sempre incurante di me. In principio avevo pensato che in certi punti il canale [...]
[...] divenisse impraticabile e che convenisse uscirne per ripigliarlo più sopra, ma mano mano che procedevo mi accorgevo che il passaggio c'era sempre [...]
[...] la giacca e la portava sul braccio. Dalla cinta di cuoio gli pendeva una accetta da potatore, istrumento insolito alle guide. — Perchè portate [...]
[...] quell'accetta? — La porto sempre. — Per farne che? — Così. Mi guardò bene fiso e aggiunse: — Ho anche una pistola, guardi. Levò di saccoccia una [...]
[...] pistola corta a due canne e me la diede avvertendomi che era carica. Fui tentato di serbarla: in montagna da noi nessuno 48 cammina armato, le [...]
[...] mostrata e glie la ritornai senza far parola. Dopo un quarto d'ora di cammino, mi disse: — Scusi, torno subito. Vada pure lei, lo raggiungerò [...]
[...] fra due minuti. E via per la costa. Volli levarmi di dubbio e appena fu avviato uscii dietro di lui dalla gora; lo vidi correre ad una rovina di [...]
[...] grossi massi discosta un dieci metri; si chinò, smosse due o tre pietrone, frugando per la terra e tornò indietro. Come avvertì che lo stavo [...]
[...] spiando, corrugò la fronte e accese lo sguardo, ma lo spianò e lo spense in un minuto. — Sono andato a pigliare questo pane e questa crosta di [...]
[...] formaggio che avevo riposto ieri. Io giro spesso per le montagne e vi dispongo i depositi di viveri. — Mi guardò di nuovo negli occhi e — Non crede [...]
[...] ? No, non credevo; il pane lo avevo veduto levarselo di saccoccia e il suo turbamento al dubbio di esser sorpreso doveva pure avere una ragione [...]
[...] . Cominciavo a sentirmi vivamente inquieto. Egli se ne accorse e diventò subito gioviale e verboso; mi conosceva, aveva domandato di me all'oste [...]
[...] conosceva la vita della città e leggeva sempre i giornali. Anche sapeva che avevo scritto delle opere per il teatro, un'altra miniera d'oro; ma se [...]
[...] volevo dargli retta egli sì che me ne avrebbe raccontate delle storie, e fatti conoscere dei birbanti! Ah, loro vengono qui per il gusto di provare [...]
[...] che cos'è la fatica? Se lo sapessero che cos'è! E quanto costa un pezzo di pane! E c'è della gente che ce lo vorrebbe rubare; ma (e si toccava [...]
[...] in saccoccia la pistola) ma c'è qui il giudice, il giurato, il pretore, il presidente, e tutti gli accidenti della terra, e se vogliono venire [...]
[...] vengano che mi troveranno. Aveva una facondia abbondante e collerica, come di un uomo persuaso di qualche persecuzione continua ed accanita [...]
[...] ; spezzava il discorso e saltava da un soggetto all'altro come spinto da un tumultuoso getto d'idee e pauroso di smarrirle discorrendo. Aveva certo [...]
[...] qualche acerrimo nemico che governava misteriosamente tutti gli atti della sua vita; tutti i suoi discorsi mettevano capo a quello e precipitavano [...]
[...] in minaccie indeterminate ed oscure, profferite ridendo, coi denti stretti, i denti bianchissimi e saldi, capaci di spezzare uno scudo. E nel [...]
[...] fondo degli occhi gli tremava una inquietudine timida ed umile che contrastava colle violenti 50 parole e aveva finito per rassicurarmi interamente [...]
[...] . Anche di questo si avvide, e quando gli offersi un sigaro mi disse: — Lei ha pensato male di me. Non sono un birbante, venga qui e capirà [...]
[...] tutto. Eravamo ai primi nevati. Il canale s'era allargato e la montagna intorno non aveva un filo d'erba. Era tutta una rovina di massi giganteschi [...]
[...] , gran dadi rocciosi lucenti come un metallo, mezzo affondati in un terreno sabbioso, molle per la neve sciolta di fresco e per gli scoli del [...]
[...] vicenda. Entrò nel cavo carponi e ne uscì con un pacco di poche libbre di peso, involto in stracci laceri; lo sciolse e ne trasse sigari e tabacco [...]
[...] tutta nelle mani delle guardie. Come ebbe rifatto l'involto, lo ripose nel fondo e tornò a me col viso rischiarato e fidente. Ora che il suo [...]
[...] alture non c'è più pastori che possano far da 51 testimonio occorrendo, e che qui comando io. E questo è il mio aiutante di campo, aggiunse [...]
[...] suo senso morale non arriva alla nozione degli artificiali diritti dello Stato. Sa che il rubare e il far violenza nel prossimo sono atti [...]
[...] disonesti, ma non può concepire per disonesto il comprare un oggetto là dove lo si trova a miglior mercato, e lo smerciarlo dove lo pagano caro. La [...]
[...] qui un odio violentissimo contro le guardie e il fermo proposito e la fredda capacità di fare a schioppettate se occorre. Le guardie lo sanno e [...]
[...] bene spesso quando incontrano il contrabbandiere in luoghi aspri e deserti, se non sono in tale numero da schiacciarlo o se non presumono alla [...]
[...] mercanzia frodata un valore eccezionale, fanno le mostre di non avvertirlo e passano guardando dall'altra. Un colpo è presto tirato e a quelle [...]
[...] alture un cadavere è agevolmente e durevolmente trafugato. La guardia non torna in quartiere, i sospetti cadono sul vero omicida, partono [...]
[...] drappelli e frugano per le gole in traccia del morto, 52 ma prove salde non ne raccoglie nessuno. Sull'Alpe alta c'è sempre qualche voragine aperta [...]
[...] a comodo degli avvocati difensori. La mia guida s'era trovata una volta, inerme, sotto il tiro di due doganieri e n'era scampata per miracolo [...]
[...] . Un'altra volta aveva fatto smottare dall'alto, non visto, una frana di sassi addosso a due guardie che salivano la ripa e una di esse, scappando [...]
[...] , aveva perduto la carabina. — Quella carabina che le ho mostrato, — aggiungeva Jacques, con un piglio trionfatore. — Ma che vitaccia! E il [...]
[...] guadagno è poco, sa. E mi raccontava le traversate notturne, d'inverno, solo per le ghiacciaie mortali, carico come un mulo, le tormente che lo [...]
[...] assalivano, lo flagellavano a sangue, e lo tenevano immobile, rannicchiato sotto un antro di rupe, pauroso di soccombere al sonno traditore della [...]
[...] montagna, il sonno gelido, invincibile avanguardia della morte. Oh egli li conosceva quei valichi, passo a passo, ne aveva contate tutte le roccie e [...]
[...] aggirati tutti i seni e misurata la bocca di tutti i crepacci e tastata tutta la crosta nevosa che li scavalca in forma di ponte. Sapeva dove si [...]
[...] può agganciare l'occhio della fune per calarsi lungo gli scoscendimenti levigati della rupe, e dove la sporgenza rocciosa basta al passo, e dove [...]
[...] il monte, frantumato dai fulmini e roso dalle acque, 53 cede al minimo peso e precipita in lavine micidiali. Nessuna guida poteva stargli a [...]
[...] paro. A lui non occorrevano corde per traversare il ghiacciaio, nè bastone ferrato per reggervisi. Misurava i salti e li spiccava coll'occhio e il [...]
[...] piede sicuri del camoscio. — E sa perchè ho voluto accompagnarlo? Se lei non mi ci voleva, ci salivo lo stesso, oggi, a questi piani. Oh non [...]
[...] , manca di casa da otto giorni. L'avevo lasciato a Zermatt, otto giorni or sono, e doveva tornare l'indomani. Io lo seppi solo ieri sera che non [...]
[...] era tornato. Ciò m'inquieta. Di questi giorni nevicò due volte sulle vette, e d'estate chi dice neve dice burrasca. Bisogna bene che cerchi di [...]
[...] lui; ma sono povero e ho molta famiglia, non posso perdere le mie giornate. Cerchiamo insieme: vuole, signore? Non posso dire quanta dolcezza [...]
[...] delle peste. 54 — Sono le sue, — disse Jacques; — sono peste di cinque o sei giorni e di un uomo solo; combinano. Speravo che fosse rimasto a [...]
[...] fresco e la neve era tutta vergine e piana. Dopo avere aggirato senza frutto tutto quanto il ghiacciaio, verso l'imbrunire ci cascò l'animo e la [...]
[...] forza. Giungemmo all'albergo del Fiery verso le undici di sera. La casa era tutta scura e silenziosa, ma l'oste doveva essere di sonno leggiero [...]
[...] , perchè, appena la mia guida l'ebbe chiamato per nome, si affacciò ad una finestra e disse: — Sei tu, Jacques? — Sì, apri. L'oste senza muoversi [...]
[...] l'oste giungesse, avevo acceso un cerino e vedemmo coricato su di un trave un sacco chiuso alla bocca, pieno, ma tutto gobbe e rilievi. Jacques capì [...]
[...] : la tormenta lo ha preso e fermato, il freddo gli ha dato la cancrena ai piedi, dovette sedere e si addormentò. Jacques aperse il sacco, lo [...]
[...] rimboccò fino a scoprire la testa del morto, lo baciò sulla bocca gli fece un segno di croce col pollice, sulla fronte, poi richiuse il sacco e disse [...]
[...] paesuccio di dieci o dodici case miserissime piantate una a ridosso dell'altra in salita, di modo che le finestre della seconda guardano sulla prima e [...]
[...] così via. Il villaggio si allunga nel senso della valle e questa è così stretta che non dà spazio a due case di fronte; un torrentello rabbioso [...]
[...] e grigio uscito pur ora dalla morena di un piccolo ghiacciaio, tiene col suo letto quanto spazio piano intercede fra le opposte montagne e [...]
[...] rumoreggia incassato in una gola profonda e dirupata. L'unica 58 via del paese e le case corrono sul fianco della montagna a sinistra del torrente [...]
[...] ; la montagna è erta e delle case, quello che è primo piano sulla facciata verso la via, di dietro è piano terreno. Nei mesi della state il sole [...]
[...] scende talora in quel baratro e vi fa fumare le pozzanghere dei letamai, ma dura poco; i raggi non vi giungono che a perpendicolo, appena [...]
[...] momento e scompare. L'inverno dura sei mesi, nei quali la vicenda delle ore non produce che un alternarsi di diverse oscurità; la mezza luce che [...]
[...] che a quel punto, in dicembre a quell'altro, gennaio lo attira più in basso, febbraio più basso ancora, finchè giugno lo reca in paese e [...]
[...] settembre ne lo riporta via. Le nebbie vi sono frequenti e fitte, 59 i muri delle case che se ne imbevvero mostrano qua e là sgretolati delle pietre [...]
[...] acuta come un sibilo. Colla nebbia gli odori si condensano e penetrano nel vestimento. La via fu già e forse dura selciata tuttora, protetta com'è [...]
[...] da uno spesso strato di melma, di letame e di pagliume che la fa meno sdrucciolevole ed assorda il rumore dei passi sicchè pare che la gente vi [...]
[...] via si vedono le donne salire su per le scale di legno e passare lungo i ballatoi senza rendere il menomo suono. Un forestiere che vi giungesse a [...]
[...] sera, lo crederebbe un paese maledetto e disabitato. Siccome le stalle non guardano verso la via, non c'è lume a nessuna finestra; solo pei [...]
[...] chiassuoli fra una casa e l'altra si vede talora un piccolo cerchio di luce pallida, incerta, una bianchezza nebbiosa diffusa per l'aria che mette [...]
[...] in pensiero di nefandi sortilegi. Quella luce esce traverso i vetri unti, sudanti, rabescati di ragnatele, di una finestrucola bassa e stretta [...]
[...] capo una cuffia nera e gli uomini un berrettone dello stesso colore. Parlano poco, ridono poco, hanno l'aria sospettosa e dolente propria degli [...]
[...] esseri che vivono isolati. Infatti, quel paese non vede forse dieci forestieri l'anno, e di quelli, cinque almeno sono fuggiaschi in cerca di [...]
[...] valichi difficili ed ignorati; gente che giunge a notte, si rimpiatta sui fienili e parte prima che aggiorni. La chiesa è servita da un cappellano [...]
[...] che quando non è un santo, è un prete iroso caduto in disgrazia del vescovo e messo lì per punizione. C'è anche un'osteria, ed è la casa più alta [...]
[...] del paese, una casa grossa che pare e fu già un convento, bianca, fredda, piena di finestre chiuse e di camere vuote. Invece di serrarsi in due [...]
[...] scala e picchiare col bastone sugli scalini di legno che suonano a vuoto. 61 Nella camera a dormire, sopra un cassettone zoppo da un piede, una [...]
[...] terrosi e delle ombre che ricordano la spaventevole magrezza dei morti. Quel viso di pergamena è ornato da due lunghi ricci inanellati. Al peso dei [...]
[...] bisbetica o manesca, al contrario: amava di soccorrere le miserie dei compaesani e tutto il villaggio era indebitato con lei; ma il suo aspetto [...]
[...] era così rigido e severo, e così asciutta la sua voce e così brusco l'accento e l'occhio 62 così immobile a fissare lontano le cose che non si [...]
[...] vedono! Di più nell'osteria c'era una camera dove non era mai entrata anima viva e dove tutte le sante notti dell'anno il lume durava acceso fino [...]
[...] alla mattina. Gli anziani del paese raccontavano che anche quand'era giovane e bella da dipingere, Mademoiselle aveva l'occhio vitreo e [...]
[...] , quarant'anni addietro accusata di infanticidio e tradotta dinnanzi il tribunale, questo l'aveva assolta, essendo accorso tutto il paese a giurare che [...]
[...] non le si conoscevano amanti e che nessuno mai l'aveva nè veduta nè tampoco sospettata incinta. L'accusa era fondata sulla testimonianza di un [...]
[...] sergente doganiere il quale pretendeva di averla ravvisata una notte nell'atto che sotterrava un involto, aiutata da un omaccione alto e robusto [...]
[...] cadavere del neonato e durante quei tre mesi tutti lo sapevano, il sergente aveva cercato invano 63 di sedurre la fanciulla, cosicchè nella sua [...]
[...] deposizione appariva evidente un atto di vendetta. E bisogna dire che ella fosse veramente pulita come uno specchio se malgrado l'odore di [...]
[...] paradiso, giurando sui sacri evangeli, l'aveva proclamata la più casta e pia e benefica vergine di questo mondo. Quando scesi all'osteria e la [...]
[...] somiglianza, col busto di cera avesse contribuito a tale effetto. Lo somigliava infatti, se non che i suoi capelli erano neri e quelli del busto di [...]
[...] , perchè vidi la padrona assai prima che il busto e questo non accrebbe la sensazione disgustosa ricevuta dalla vista di quella, tanto essa aveva [...]
[...] capelli neri appiastrati e grassi per l'unto e scendente al resto del viso senza interruzione, poichè non recava altro segno delle sopracciglia che un [...]
[...] pallore muto e dissanguato che non si coloriva nemmeno sulle labbra e sul quale le rughe apparivano così violente da parere incise per entro [...]
[...] tutto lo spessore della carne. Si reggeva imperiosa sul busto sottile di giovinetta e serbava nell'andatura quel vezzo contadinesco che consiste [...]
[...] , le parole e sopratutto gli sguardi tradivano un proposito sempre presente di parere disinvolta, ed insieme una dolorosa e puerile timidità [...]
[...] . Appena fissata chinava gli occhi con una espressione rapidissima di sbigottimento e li risollevava di scatto per piantarveli in viso, tesi e [...]
[...] corrucciati dallo sforzo. In casa attendeva a tutte le faccende, non avendo domestica. Mentre cenava era un continuo salire e scendere dalla cucina [...]
[...] versò due dita in un bicchiere e volle toccare con me augurandomi (Dio che orribile sorriso!) l'amore fedele della mia donna. Come fui in letto ed [...]
[...] ebbi spento il lume, dopo lo sbattere di qualche uscio e lo stridere di qualche chiavistello, tacque nella casa ogni rumore di esseri viventi [...]
[...] ; solo saliva dal basso un mormorìo sordo e continuo, che sulle prime attribuii al torrente vicino. Ma a mano a mano che tendevo l'orecchio per [...]
[...] fiumi delle pianure; a volte leva la voce, a volte l'affievolisce, di quando in quando sembra mutare di letto e precipitando per nuovi dirupi [...]
[...] schiaffeggiare delle roccie non mai prima bagnate, poi torna al corso di poc'anzi se non che ad un tratto diresti che apra dei gorghi improvvisi e [...]
[...] vi si sprofondi borbottando. Talora la sua voce è così fioca che pare silenzio; allora occorre un atto determinato della volontà per udirla e [...]
[...] quando l'odi credi discernere nel grave suono i suoni minuti di ogni onda e di ogni goccia e l’illusione è così perfetta che ti domandi se non [...]
[...] ; saliva insidioso su per le muraglie della casa e usciva certo da un luogo chiuso e profondo. Che fastidio mi dava! Accesa dagli insoliti [...]
[...] spettacoli di quella sera: la valle stretta e desolata, il paese deserto, le case mute, le finestrucole rischiarate da una luce bianca di fuoco fatuo [...]
[...] , l'osteria fredda e vasta come un convento e il racconto dell'infanticidio e quella donna e quel viso di cera morto che mi aveva fatto spegnere il [...]
[...] e la debellavano. Non c'era verso che potessi durare per la via delle spiegazioni semplici ed ovvie, che anzi ragionavo il mio errore con una [...]
[...] bensì: Perchè tremo tutto e sudo freddo? e cercando di proporzionare i fatti alle sensazioni anzichè queste a quelli, aggravavo sempre di più lo [...]
[...] impedissero di discernere le parole e che queste turbinando nel poco spazio serrato perdessero accento e cadenza per convertirsi nel suono lugubre e [...]
[...] confuso che mi atterriva. Accesi il lume. La stanza aveva due usci; uno metteva nel corritoio e l'altro in un camerone attiguo, vuoto. Mi levai [...]
[...] fardello fino all'angolo più discosto della camera vuota. Con quante cautele lo deposi a terra! Se la campana, l'unico e fragile ostacolo che mi [...]
[...] difendeva da quel cadavere mutilato, 68 si fosse infranta, sarei morto di paura. Poi tornai rinculoni alla mia stanza, chiusi l'uscio a chiave e [...]
[...] avvezze ai passi muti delle scarpe di panno, scricchiolavano e gemevano come nuove nel morto silenzio della casa. Infilai la scala. Le porte delle [...]
[...] stanze al primo piano erano tutte spalancate e per la bocca rischiarata sugli orli mostravano profondità oscure piene d'insidie. Passando, la [...]
[...] mia candela gettava sprazzi di luce sui mobili e improvvisava forme fantastiche. Di quando in quando sostavo per avvertire il mormorìo, a volte [...]
[...] fronte all'entrata. Sotto la cappa, nel muro di fianco si apriva un usciolo basso e stretto che metteva ad una di quelle camerette che in Piemonte [...]
[...] che teneva levato all'altezza della lucerna per vederci. Tutti e due mi voltavano la schiena. La donna terminava allora di leggere l'ultimo [...]
[...] mistero doloroso al quale seguiva la fila delle Ave Marie e dei Pater che essa recitava con voce chiara e con misurata lentezza, mentre il vecchio li [...]
[...] masticava confusi, come avesse la lingua tarda e spessa e la bocca bavosa. Alla filza delle Ave Marie, seguirono il requiem e le litanie della [...]
[...] l'uomo si levò in piedi barcollando e disse: — Ho sete. La donna gli pose una mano sulla spalla premendovi finchè non l'ebbe rimesso ginocchioni [...]
[...] ; ma oramai era sola a pregare; l'altro, briaco fradicio, pareva dovesse abbisciarsi e ruzzolare in terra ad ogni momento. La vecchia lo scoteva [...]
[...] , lo sollevava, lo reggeva, lo stimolava con pugni e tornava sui versetti già recitati per farglieli ripetere parola per parola: — Voglio [...]
[...] salvarti, voglio sarvarti tuo malgrado, contro di te. E lo chiamava con parole di vituperio, lo guardava coll'occhio fosco, ardente, saettante uno [...]
[...] sprezzo mortale ed una inesorabile fermezza. E il vecchio, dominato, quasi snebbiato da quegli sguardi, balbettava finchè questi lo tenevano [...]
[...] soggiogato, balbettava parole latine informi e slabbrate, ed appena essa metteva gli occhi sul libro, si accasciava e taceva un'altra volta. A un punto [...]
[...] 71 parve volersi rivoltare, urlò un Cristo battendo un gran pugno sull'inginocchiatoio ma non si resse e ricadde. Un'altra volta allungò la [...]
[...] e gli disse: — Prega prima, dopo berrai. Egli le si rivolse supplichevole, giungendo a stento le mani colle mosse esagerate e violenti degli [...]
[...] ubriachi ed essa senza badargli ripigliò l'inno, grave, immobile, lasciando piombare ogni parola come una minaccia e contentandosi oramai [...]
[...] dell'assentire che l'altro faceva col capo e del grugnito che mandava frettoloso alla fine di ogni versetto, per non essere colto a tacere. Terminato il [...]
[...] Miserere la donna gli versò mezzo bicchiere d'acquavite e glie lo porse: — A domani, ricordati, ce ne sarà dell'altra. Egli tracannò d'un getto [...]
[...] tutto il liquore e disse beato: — Buono! Buono! Com'è buono! Poi la donna lo prese per un braccio, staccò la lucerna dalla muraglia e tutti e [...]
[...] fuori e una canzonaccia rauca e trascinata mi annunziò che 72 il briaco era all'aperto nel gran silenzio notturno della via. La vecchia tornò [...]
[...] indietro mi ripassò davanti una seconda volta senza vedermi, riappese la lucerna alla parete e si abbandonò sull'inginocchiatoio in atto di [...]
[...] fitto in mente che la padrona dell'osteria vada espiando così coll'antico amante e complice, l'antico dolce peccato e il delitto d'infanticidio di [...]
[...] libazioni, che gli affretti la morte in questo mondo per assicurargli il perdono e la salvezza nell'altro. — Ma io sono un romantico impenitente e forse [...]
[...] trova quasi allo stato nativo, il suo giacimento è in posizione così elevata e così discosto dalle strade carreggiabili da renderne disagevole e [...]
[...] costosissimo l'esercizio. Perciò, deluse più volte le speranze e stancata la costanza dei suoi cultori, abbandonata e ripresa secondo fioriscono [...]
[...] Creia, gli alpigiani vi salgono per un interminabile sentiero fra boschi e prati, e ne scendono, anzi ne precipitano i carri del minerale per [...]
[...] una stradaccia spaventosa, simile ai canaloni che i grossi massi incidono rovinando per l'erta e squarciando il terreno. Il luogo ha l'austera [...]
[...] bellezza dei bei luoghi alpini. Ai piedi, nella valle quieta e verde, la chiesa e gli sparsi casolari di Cogne: dirimpetto, la mole del Gran [...]
[...] Paradiso e le ghiacciaie della Tribolazione, a sinistra la scogliera color di rame della Nouva, a destra la Grivola curva e tagliente come una [...]
[...] scimitarra, e dove la valle di Cogne scende in quella d'Aosta, laggiù nel fondo lontano, irradiante splendori, la vetta sovrana del Monte Bianco. La [...]
[...] miniera di Cogne non spinge gallerie nel monte e non vi affonda pozzi; non è oscura nè afosa. La vena essendo a fior di roccia questa è scavata a [...]
[...] grotta colla bocca smisurata aperta al sole. Dal prato si vedono gli atteggiamenti e i movimenti dei minatori. Nella grotta spaziosa e chiara [...]
[...] , ogni operaio attacca la roccia a capriccio 75 dove le asperità e le screpolature prodotte dagli scoppi del giorno innanzi, danno più facile presa [...]
[...] la caverna va internandosi, allarga la bocca e inghiotte più aria e più raggi. La montagna assalita in poco spazio in vari punti, mostra tutte [...]
[...] insieme le sue immani ferite, le pareti scabre gettano ombre e spezzano raggi, hanno faccie lucentissime di diamante e fenditure sottili come [...]
[...] veramente, volente e cosciente: essi sanno dove la gran vittima inerte ha la fibra meno tenace, dove un sol colpo più squarcia e più ne morde le [...]
[...] viscere e quivi infuriano a mazzate che li fanno gemere, che fendono l'aria sibilando, e ad ogni colpo, lo scalpello respinto dalla durezza del [...]
[...] penombra invernale si confondono colla roccia, sembrano macchie grigie sul fondo grigio; l'uniformità del colore attenua la violenza dei movimenti e [...]
[...] tenebrosa. Martellano in silenzio: questi solitari a colpi di piccone, quelli appaiati reggendo uno colle due mani il ferro da mina e l'altro [...]
[...] ferro, abbassa le palpebre e gira di fianco la testa come fanno i malinconici magot chinesi, e l'atto è così normale, e combina con tanta [...]
[...] precisione col piombare della mazzata che par di sentire scricchiolare il congegno che lo produce. L'alba li raccoglie e l'aurora li trova al lavoro [...]
[...] . E via per dell'ore, muti, instancabili, senza un minuto di posa, perchè il gelo non incolli loro alla pelle la camicia inzuppata di sudore [...]
[...] . Intorno, la montagna è deserta. Le mandrie del vicino casolare cercarono i pascoli soleggiati e da quelli mandano ai reclusi lo scampanellare [...]
[...] dell'accordo e i muggiti dati al cielo aperto e ai rinascenti tepori. Come tarda il sole! Sulla 77 montagna di rimpetto, le cime, le roccie, i nevati [...]
[...] , le ghiacciaie, le foreste, ne ridono tutte e si scaldano e fumano di vapori mentre là nell'antro impigrisce il crepuscolo mattinale e i colpi [...]
[...] delle mazze d'acciaio battono i minuti delle ore eterne. Gran cammino e grandi faccende deve fare il sole prima di giungere alla miniera! Deve [...]
[...] stanze e fare incandescente l'acqua del fiume che la notte lasciò grigio ed opaco e suscitare faville e colorire iridi nelle cascate. E poi ancora [...]
[...] , inerpicarsi su per l'erta occidentale della Creia e toccarne la cima quando già da per tutto è vinta la mattutina temperanza di vapori [...]
[...] . Allora, quando il primo filo luminoso orla il margine dell'altipiano dove giace la miniera e sembra una biscia lunghissima che lo fasci, i minatori [...]
[...] smettono l'opera dopo cinque ore di fatica e lasciano la grotta per sdraiarsi sfiniti nella piena luce del sole. 78 D'allora in poi la [...]
[...] giornata è gaia e l'opera lieve. Col sole entrano nella caverna i canti, le risa, le chiacchiere che ingannano la fatica e la lena che la sostiene. E [...]
[...] come un quotidiano rifiorire di primavera, e un quotidiano rinnovarsi di giovinezza. Gli operai ne hanno stenebrata la mente e rinvigoriti i [...]
[...] quanta sia l'opera compiuta, scrive quasi sulle pareti il compito della giornata. E via a picconate sulle creste sporgenti; le scaglie volano per [...]
[...] l'aria e vanno fuori ad uccidere qualche erba fiorita, i massi rotolano nelle pozze squagliate del fondo e spruzzano intorno i vicini. Tra un colpo [...]
[...] e l'altro, vanno e vengono da un capo all'altro della grotta, come spola attraverso il telaio, le arguzie ed i motti salati; ogni atto, ogni [...]
[...] quando una mucca domestica viene a piantarsi sulla bocca dell'antro e guarda cogli occhioni giudiziosi la dura opera dei minatori. Guarda [...]
[...] scodinzolando e medita seco stessa quale possa essere la ragione di quel grande affannarsi che vede e quando l'ha trovata, protende il muso e lancia [...]
[...] dirimpetto, il cruccio dell'ombra e l'invidiosa vista dell'altrui splendore. Sulla sua costa orientale le ghiacciaie allividirono; le navate [...]
[...] argentati ripresero la tinta nera e giù nella valle si spense il faro del campanile, e la chiesa, le case, il fiume rimpiccioliti si immersero nella [...]
[...] notte. La Creia intanto dà la sua faccia gloriosa al sole e la grotta rosseggia di una luce infernale. Dal corpo dei minatori s'allungano sulle [...]
[...] pareti e salgono fino a mezza la vôlta, grandi ombre mobili che hanno atteggiamenti e movimenti di gigante. Questa volta la montagna è alle prese [...]
[...] coi ciclopi e la battaglia infierisce 80 furibonda. Le ciarle tacquero di nuovo, e le risa e le canzoni; nessuno più guarda l'opera dei [...]
[...] compagni ne medita la propria. Martellano accaniti, sicuri di ogni colpo, i muscoli tesi, raccogliendo nel braccio tutta la forza vitale, le guancie e [...]
[...] stritolata; si spianerà il suo dorso, ostacolo al sole mattutino, verserà dalle piaghe le ferree viscere, darà alle officine della valle e da queste [...]
[...] ai campi ed al mare i tesori che trafugò, avara, sulla vetta aspra e lontana. A un punto tutti fuggono a precipizio, come sbaragliati e riparano [...]
[...] spaventevole e vomita, come un cratere, vortici di fumo. — Gli operai accorrono contenti a considerare le squarciature della mina, e dal nuovo [...]
[...] . * ** L'opera più grave e veramente terribile è quella di calare il minerale fino al basso della 81 valle. Ne colmano certi cassoni quadrati che posano [...]
[...] farebbe una boccata. Perciò altro non occorre che guidarla perchè non piombi e disperda il carico. Se la miniera fosse in continuo esercizio [...]
[...] nell'alterna vicenda degli abbandoni e delle riprese? La strada non è che un gran solco lungo la costa. Seguendo il principio che la linea retta è la [...]
[...] più breve che possa correre fra due punti, essa sdegna gli addolcimenti dei rigiri e si avventa a valle diritta come una frecciata. Se non che di [...]
[...] quando in quando la costa rompe in precipizi smisurati e allora la strada che piombò a perpendicolo fino sul margine dell'abisso, fa una [...]
[...] svoltata improvvisa ad angolo retto, orla il sommo del dirupo e risvolta verso il basso appena trova una pendenza che basti a starci ritto un uomo [...]
[...] avvezzo alla montagna. Messo per quella china e spinto dalla slitta carica, un mulo ne avrebbe, al primo viaggio, rotte le gambe e fiaccato il filo [...]
[...] , basta una croce di legno e un De-profundis. Io non credo si possa immaginare, non dico un lavoro, chè la parola è troppo mite ed onesta, ma un [...]
[...] in una polvere nera, finissima che soffoca, accieca e morde la pelle. I portatori si attaccano alla slitta appoggiando la schiena al cassone colmo [...]
[...] di minerale: abbrancano solidamente le due sbarre, irrigidiscono le gambe e si slanciano nella voragine. Il loro corpo fa, precipitando, una [...]
[...] linea quasi orizzontale, quasi parallela al terreno, tanto che, la palma del piede non tocca mai la terra; vi affondano invece il calcagno e [...]
[...] quattro, li schiaccia e li travolge, l'abisso li attira: sentono nelle orecchie l'uragano delle corse sfrenate e ai polsi il martello del sangue [...]
[...] sbattuto; hanno negli occhi la visione lampeggiante della vertigine e nelle fauci il picchiettare della polvere filtrata attraverso le labbra e i [...]
[...] piomberanno un giorno, forse oggi stesso, forse fra pochi istanti. Così la massa informe rovina a valle, e quando vi giunge, l'uomo par moribondo [...]
[...] . Scaricato il minerale e ripreso fiato, eccolo un'altra volta su per l'erta, tirandosi dietro la slitta. — Fanno per lo più due corse al giorno, ma non [...]
[...] dell'animo mio e l'immobilità e il silenzio di tutti. E rammento pure che giunti al fondo, avevamo tutti le mani, il viso, il collo, neri come carbone [...]
[...] e grigio di polvere, malgrado le vestimenta, il resto del corpo, e che per tornarci al pristino colore, ci vollero tre giorni di frequenti ed [...]
[...] Lys, poco più in basso del punto donde si dipartono le due strade del Col d'Ollen verso Alagna, e della Betta Forca verso la valle di Ajaz [...]
[...] edifizio basso, nel quale di solito s'apre la porta di entrata, si sviluppa la scala di legno e corre ad ogni piano l'andito che mette alle [...]
[...] , un'officina da falegname e le camere dei domestici; dall'altra le camere da letto ed un salone a terreno, dove il padrone l'estate riceve i [...]
[...] salone, secondo le stagioni, e diffatti questi due membri mostrano lo studio minutissimo che presiedette al loro ordinamento. Delle stalle [...]
[...] quali noi le conosciamo alla piana, quelle di lassù non hanno che il dolce penetrante calore e la morbida atmosfera. Non vi si vede un palmo di muro [...]
[...] ; tutte le pareti e la strombatura della porta e delle finestre sono rivestite di tavole commesse in modo che i nodi e le venature delle assi [...]
[...] combinino simmetricamente. Dei regolini sagomati a cornice scompartiscono le pareti ed il soffitto in larghi quadri eguali all'uso svizzero e [...]
[...] lungo, impedisce la vista delle vacche e permette che il calore del loro fiato s'allarghi attraverso il vano lasciato in alto. Bisogna vedere che [...]
[...] mondezza di stalla; la più nervosa e schifiltosa signora delle città accetterebbe 87 di dormirvi senza arricciare il naso. Nemmeno il sospetto [...]
[...] di puzzo o di tanfo, anzi un buon odore di fieno e di lane caldo che fa allargare le narici per aspirarlo voluttuosamente. Un ruscello d'acqua [...]
[...] limpidissimo spazza continuamente ogni lordura e la mena all'aperto in una larga fossa donde filtra concime nei prati che attorniano la casa [...]
[...] . Quella gente industriosa e calma nella lunga stagione d'inverno lavora sempre a migliorarsi il nido con minutezza infantile. Ogni nuovo bisogno [...]
[...] s'abbassa a volontà e si richiude senza più apparire, qualche braccio di legno che si allunga per sostenere matasse di filo, pezzuole, panni [...]
[...] , lucerne, e si ripiega in se stesso e rientra nell'assito lasciandolo liscio come prima; ordisce qualche congegno misterioso ed intricato per aprir [...]
[...] le finestre o per dar fieno alle vacche senza muoversi da sedere: aggiunte e migliorie che hanno l'aria di trastulli, e lo sono veramente, e [...]
[...] formano l'orgoglio dei padroni e fanno sorridere i visitatori. 88 Di fuori, le case povere sono costrutte in muratura fino al primo piano donde [...]
[...] hanno mai più di due piani oltre il terreno, ogni piano apre sulla facciata quattro o sei finestre e nel mezzo una porta che mette ad un ballatoio [...]
[...] a destra verso il torrente ed il corpo di mezzo, cioè la scala, essendo ultimate, il Lysbak era venuto a dimorarvi colla moglie e la figliuola [...]
[...] . Tutt'altro. Il primo, sempre col pensiero alle speculazioni tentate per rifarsi e fallite, respingeva col silenzio le vanterie del secondo e non [...]
[...] rideva mai delle sue grosse facezie; questi aveva finito per aversene a male e aveva smesso di parlargli tenendolo per superbo. Di più in paese [...]
[...] chiamavano: madama e madamigella la moglie e la figlia del Lysbak, locchè urtava i nervi al Rhedy, che le sapeva senza risorse. La grossa [...]
[...] non avrebbero potuto ricompensarla, ne avevano rifiutato i servigi. Ne era seguito uno stato di ostilità muto e rabbioso, che si risolveva in [...]
[...] diviso da uno steccato che segnava i confini delle due proprietà e ciascuno viveva dalla sua. Quando Guglielmo veniva in licenza, il padre e la [...]
[...] domestica gli empivano la testa con sfoghi di vanità offesa, e Guglielmo, che non ne sapeva altro, dava retta e faceva muso anche lui. Il padre [...]
[...] , congedata la domestica, e si era dato al mestiere di falegname l'inverno, a quello di guida l'estate. Teresa, la figlia del Lysbak, aveva allora [...]
[...] 22 anni. Alta, robusta, coi colori della salute sul viso, grave nei movimenti come tutte le montanare, aveva quell'aria di freschezza e saldezza [...]
[...] selvatica che promette onesti costumi e buoni figlioli. Col suo vestito di panno rosso, pieno sui fianchi, col suo giubbettino di panno nero [...]
[...] ed al pollame, e trovava ancora tempo per leggere. Perchè Teresa era stata allevata in un educandato di Biella e sapeva parlare e scrivere [...]
[...] quattro lingue: il tedesco che è la lingua di Gressoney, l'italiano, il francese e l'inglese. Malgrado questo grosso fardello di scienza, nessuno [...]
[...] , che menano in pastura le vacche, e sembrano villane ripulite. L'ingegno si piega ad imparare, ma il corpo è troppo solido per dirozzarsi dalla [...]
[...] inverni, hanno veduto cadere troppa neve stando chiusi nelle stalle basse ed oscure, e rigirandosi in un cerchio ristrettissimo di pensieri [...]
[...] , d'impressioni e d'immagini, perchè la loro mente possa farsi d'un tratto capace degli elastici rimbalzi che scotono gl'ingegni cittadini. Sanno, ma [...]
[...] faticosamente acquisite giacere inerti nella memoria immobile. Ho parlato dell'ingegno, non del sentimento. Questo è ingenuo e vivissimo. Si commovono [...]
[...] facilmente, contemplano assai, hanno desideri moderati e vicini, ma ardenti e tenacissimi, sono lenti a sperare, ma sperano intensamente, si [...]
[...] chiudono in pochi affetti, ma in questi spiegano tenerezze infinite, si abbandonano a malinconie, a tristezze ombrose e senza ragione. Tutti, uomini e [...]
[...] donne, sono romantici incorreggibili. * ** Dunque Guglielmo si innamorò di Teresa. Morti i due padri, le ostilità erano cessate, e traverso lo [...]
[...] steccato Guglielmo aveva cominciato 92 a scambiare con Teresa e sua madre dei discorsi pratici e piani da buon vicino. Il Lysbak presso a [...]
[...] lasciare alle due donne un gruzzolo che le facesse vivere meno a disagio. La vedova aveva chiuso il contratto e la casa era stata venduta con la [...]
[...] clausola del riscatto a due anni di scadenza e con facoltà alle donne di rimanervi fino allo spirare della clausola. Un fratello del Lysbak [...]
[...] nuovo padrone sapeva benissimo che passati i due anni la casa gli sarebbe rimasta, e perchè era solida e posta in un luogo sicuro dalle valanche [...]
[...] e deliziosissimo, faceva all'amore anche alla parte del Rhedy, della quale aveva già offerto a Guglielmo somme favolose. Guglielmo non aveva [...]
[...] Guglielmo 93 non pareva vero che rimanesse a terra, anzi, perchè era brutto a vedersi, una notte lo raccolse, lo fece in pezzi e portò i pezzi nel [...]
[...] legnaio delle Lysbak. Così l'aia era spazzata e Guglielmo poteva, senza perdere tempo ad offrirli, prestare mille piccoli servigi alle vicine [...]
[...] ; servigi che offerti avrebbero forse incontrata una timorosa ripulsa, ma che, una volta prestati, ne autorizzavano, anzi ne chiamavano degli altri. E [...]
[...] poi, superbe quelle due povere donne non lo erano più, se pure lo erano state mai. Guglielmo era un bel giovane aperto e gioviale, faceva [...]
[...] ridere Teresa e raccontava maraviglie alla madre. L'estate quando andava a far la guida su pel Monte Rosa, affidava loro la chiave di casa, e [...]
[...] tornando a pigliarla, bisognava bene dire dove era andato, ed i pericoli superati e descrivere le nuove pazzie degli alpinisti. Qualche volta Teresa [...]
[...] faceva da interprete agli Inglesi, e passava presso di loro per moglie o sorella di Guglielmo. Finalmente questi s'era avveduto che a stare senza [...]
[...] vacche non si poteva durare, e avendone comprate due, aveva pregato Teresa che ne assumesse la cura per spartirne il profitto. Il nuovo [...]
[...] padrone, di quando in quando, tornava all'assalto di Rhedy per comprargli il suo 94 pezzo di casa, e tenendolo questi a bada, aveva finito per ideare [...]
[...] un piano d'assedio di infallibile riuscita. Cominciò a comprargli dei terreni all'intorno, e Guglielmo vendeva. Vendeva prima poche tavole [...]
[...] vendere non ne aveva, che lo faceva per cortesia, perchè sapeva a che mirasse il compratore. E intascati i quattrini il giovane li impiegava in [...]
[...] stava nell'aia a guardare il padrone che se ne partiva soddisfatto. Era sul finire d'ottobre, una giornata serena e fredda, meno trista però che al [...]
[...] tornerà ad un solo padrone. Ma resta a vedere chi sarà quel padrone. E perchè Teresa non rispondeva, il giovine aggiunse: — E se fossi io [...]
[...] ? — Voi? Volete comprarla voi? — Sì. — Per che farne, Rhedy? — Per sposarvi, Teresa. Teresa levò la testa e lo guardò seria. Guglielmo aveva negli [...]
[...] occhi quella fissità contratta e risoluta, propria di chi compie un atto lungamente meditato e fermamente voluto. — Volete, Teresa? — Sì, Rhedy [...]
[...] . Allora il giovane cominciò a dirle il suo amore, e che le voleva bene da un pezzo, che se n'era accorto quel dato giorno, in quelle date [...]
[...] circostanze, e rammentava i luoghi, l'ora e il tempo che faceva, e mille piccoli fatti e mille parole. Parlava concitato, la guardava con una tenerezza [...]
[...] dolce, di quando in quando sillabava deliziosamente qualche parola più calda, e poi la interrogava, se non avesse mai pensato di lui quello 96 [...]
[...] tagliente come una lama; la madre era in casa in faccende; la si sentiva scendere e salire, battendo il tacco degli zoccoli sugli scalini di legno [...]
[...] , ma neanche per l'avvicinarsi de' suoi passi i due non si muovevano. Il giovane aveva passato il braccio intorno la vita dell'amante e l'attirava [...]
[...] a sè con una forza lenta e crescente; essa lasciava fare, sicura, sentiva il fiato caldo di lui passarle sulla faccia e la mano cedere alla [...]
[...] violenza del suo respiro. Come fu quasi scuro, Teresa si levò tenendo per mano il Rhedy e lo condusse in casa dove disse ogni cosa alla madre [...]
[...] . Pensiamo se questa ne fu contenta! Cenarono insieme e Guglielmo espose tutti i suoi propositi, il suo piano di vita. A Gressoney-la-Trinitè mancava un [...]
[...] ristauri. 97 Ecco perchè egli comprava legname; voleva compire le stanze dalla sua parte; non c'era che da rivestire di tavole le pareti e da [...]
[...] fare gli usci e le imposte; egli aveva già in serbo un buon numero di assi piallate, e contava nell'inverno imminente di finir l'opera colle sue [...]
[...] proprie mani, e coll'aiuto di un cugino pure falegname, già al corrente della cosa. Venuta la primavera si sarebbero sposati, avrebbero aperto [...]
[...] l'albergo, e scaduto il termine utile per il riscatto, egli avrebbe pagato e buona notte. La madre obbiettò che per tenere un albergo non basta la [...]
[...] svizzero e là imparasse il mestiere. Colle cognizioni e colla salute di Teresa non era difficile trovare impiego; il meglio era partir subito. Ma [...]
[...] l'idea di separarsi così, di durare tutto l'inverno, che è la stagione più intima, lontani, era insopportabile al Rhedy. E poi l'inverno gli [...]
[...] alberghi svizzeri sono chiusi o fanno pochi affari; meglio partire in primavera e rimandare le nozze all'autunno seguente. Intanto erano fidanzati [...]
[...] ; che bella vita cominciava per loro! I montanari sanno aspettare, la vicinanza addolciva l'attesa e quasi le cresceva sapore. Breve, il giovane [...]
[...] mattina all'Ave Maria e la sera all'Angelus qualche ombra nera passava silenziosa sulla neve dura, con una lucerna in mano e filava dritta alla [...]
[...] chiesa, poi per tutta la giornata non andava intorno anima viva. Il cugino di Guglielmo giungeva la mattina di buon'ora, imbacuccato e rimpicciolito [...]
[...] ; sul limitare pestava forte i piedi in terra per staccarne la neve rappresa, Guglielmo gli apriva uno spiraglio d'uscio che entrasse in fretta e [...]
[...] poi tutti e due accaniti piallavano, segavano, connettevano le tavole, senza posare un minuto. La sera il cugino scappava a dormire e Guglielmo [...]
[...] seguitava il lavoro. Teresa e la madre vivevano tranquille dalla loro, lavorando anch'esse alla casa futura. Intaccando un po' di capitale, la [...]
[...] madre aveva comprato tela da lenzuoli e da tovaglie e percallo 99 da tende; la mattina Teresa tagliava per il lavoro della giornata e poi insieme [...]
[...] infilavano punti a cucire ed orlare. Guglielmo aveva messe le due vacche nella loro stalla, un gioiello di stalla, e ci faceva un caldo [...]
[...] delizioso. Nel silenzio dell'opera femminile si sentivano ad ora ad ora, dietro l'assito, gli spintoni e le spallate che le vacche davano alla [...]
[...] avrebbe intesi, ma che importa? la parola amore tornava ad ogni ritornello e quella usciva chiara e netta dalle labbra del giovane innamorato. Ah [...]
[...] allegra, la colla cuocendo a bagno maria faceva delle bolle grosse come un ovo che rompevano in un sospiro, e Guglielmo si sbracciava e sudava [...]
[...] . Poi egli e il cugino andavano a desinare nella stalla 100 colle vicine e bisognava sentire che chiacchere festose, che risate schiette intorno [...]
[...] aveva osato qualche mezza parola in proposito; ma il Rhedy aveva negato come uno sfacciato e Teresa non aveva aggiunto verbo. Guglielmo stava [...]
[...] cheto a contare i passi della fidanzata su per la scala, la sentiva entrare in camera, andare e venire via per il tavolato sonoro con quei cento [...]
[...] colla mente tutti gli atti della bellissima persona. Qualche volta usciva di casa e stava cogli occhi fissi sulla finestra illuminata di Teresa [...]
[...] , e gli sguardi erano così intensi che pareva dovessero forare i vetri e penetrare nella camera. Spenti il lume ed i rumori, Guglielmo tornava [...]
[...] all'officina, vi accendeva una grossa lampada a petrolio appesa al soffitto, empiva la stufa e poi via per delle ore. Che bella luce dava quella [...]
[...] fuso che corresse fra sponde fredde e desolate; ma Guglielmo non guardava di fuori; solo nel gran sonno invernale e notturno stava curvo sul banco [...]
[...] , maneggiava le assi come fuscelli, le fissava al granchio con una spinta da catapulta, e poi piallando ne faceva uscire dei trucioli eguali [...]
[...] , spirali, crespi, che si ficcavano su per la buca della pialla e fioccavano a terra silenziosi e vi si ammonticchiavano. Ah! non cantava più allora [...]
[...] , non cantava più, aveva ben altro che fare, e poi a udirlo cantare Teresa avrebbe potuto credere ch'egli volesse farsi sentire, ed al solo [...]
[...] dell'amante, ma voleva che le giungesse il solo rumore dell'opera; l'opera sola era necessaria e premeva, l'opera costruiva l'edifizio della loro felicità [...]
[...] , il segretario e parecchi amici; la mensa fu allestita nel gran salone da pranzo del nuovo albergo, e si bevve agli sposi. Il domani Teresa parti [...]
[...] Cime Blanche, poi il Colle del San Teodulo. Mai nessun lord d'Inghilterra ebbe, per traversare le ghiacciaie, più numeroso e valoroso corteo. Fu [...]
[...] un viaggio di due giorni, e la sera del secondo si giunse a Zermatt. Là Teresa era aspettata per un impiego di guardarobiera. Il padrone [...]
[...] prometteva inoltre di addestrarla alla direzione di un albergo, e, come l'ebbe veduta, assicurò che in sei mesi sarebbe riuscita al fatto di ogni cosa [...]
[...] . E Guglielmo tornò a Gressoney colla tristezza nell'animo. Quante volte dalla sua casa rifatta guardava le vette del Mon Rosa con gli occhi [...]
[...] pieni di lacrime. Quel cielo azzurro di là era il cielo della Svizzera, e pensava che al piano in poche ore avrebbe superata la distanza che lo [...]
[...] di morte ad ogni momento. Ma il tempo correva, ed erano mille pensieri e mille faccende. Comprò i mobili, gli utensili 103 di cucina, sempre [...]
[...] aiutato e diretto dalla madre di Teresa. La povera vecchia non posava un minuto. Teresa scriveva delle lunghe lettere, piene d'affetto, sobrie e [...]
[...] andato a Zermatt. La più corta era valicare il Lysjoch e scendere diritto per il ghiacciaio del Gorner: un otto o dieci ore di cammino. Ma il passo [...]
[...] vicino alla felicità, non osava tentare la Provvidenza. E poi voleva rifare la strada fatta con Teresa, potersi dire ad ogni momento: eravamo qui [...]
[...] , e là, e rammentare tutti gli allegri incidenti della via. Di là s'allungava del doppio, ma le memorie lo accompagnavano. La giornata era [...]
[...] incantevole. Guglielmo, partito alle due della mattina, fu a Fiery in valle d'Ajaz, alle sette. Vi fece un boccone d'asciolvere, e si ripose in [...]
[...] San Teodulo, dopo tre ore di cammino giunge alle capanne, donde in tre ore di discesa arriva 104 a Zermatt. Altre sei ore e mezzo di strada [...]
[...] . Il ghiacciaio del Teodulo si stende lungo il versante italiano; ancora tre ore e mezzo prima di giungere al culmine, prima di gettare lo sguardo [...]
[...] . Il passo fra le rupi è faticoso e difficile, il ghiacciaio in cima è spaccato in mille sensi da crepacci senza fondo, ma i contrabbandieri lo [...]
[...] aderenza vischiosa, dall'altra lacerate a brandelli dal vento. Oh! oh! non c'era tempo da perdere, e la più corta via diventava subito la migliore, e [...]
[...] spicciarsi senza più guardare il cielo. Eccolo per le rupi: vi s'arrampicava come un gatto, a quattro gambe, silenzioso e vigilante. Come saliva [...]
[...] egli avesse mai veduta. Pareva che la forza di tutti i venti del mare e di tutti i vulcani ribollisse compressa da un immenso spessore di nembi [...]
[...] serena vedeva sotto di sè guizzare i lampi, sentiva gli interminabili echi del tuono. E le nuvole salivano lente, come se le pareti eguali del [...]
[...] del turbine, e Guglielmo sotto le frustate della grandine e della neve, cieco, sanguinolento, irrigidito dal freddo e dal terrore, disperato [...]
[...] dello scampo, si sentiva morire. * ** La bufera durò a lungo, poi svanì in un soffio e tornò il sole. Guglielmo, riavutosi dal mortale stupimento [...]
[...] . Ma sollevatosi appena, i piedi non lo ressero e cadde. Ogni sforzo per rialzarsi fu vano; riusciva a mettersi ginocchioni, ma i piedi erano [...]
[...] inerti e rigidi. Si levò le scarpe e le grosse calze dure incrostate di ghiaccio, immerse i piedi nudi nella neve agitandoli con quanta forza gli [...]
[...] durava. Bisognava bene che tornasse la vita! Li 107 strofinò violentemente colle mani, si scaldava le mani al fiato e le portava ai piedi, si levò di [...]
[...] dosso la giacca e ne li avvolse, li rivestì di neve e li espose al sole. Il sole scioglieva la neve, ma i piedi non sentivano nulla anche [...]
[...] , ma la respinse; l'aria lavata dalla tempesta aveva una trasparenza mattinale e lo sguardo vedeva nettamente di là dal ghiacciaio i dorsi erbosi e [...]
[...] vaporosa delle valli, si diceva che la sua Teresa era là buona e serena, intenta ai tranquilli lavori della casa. La vedeva scendere e salire [...]
[...] colla veste di panno rosso, piena sui fianchi, col giubbettino di panno nero, pieno nel petto, sorridente e grave, ammirata da tutti. Essa certo [...]
[...] pensava a lui e lo faceva a Gressoney nella casa che doveva accoglierli sposi; che dolore avrebbe provato all'annunzio della sua morte! — Dov'e [...]
[...] Guglielmo? Perchè non iscrive più — Ma è partito per 108 Zermatt, apposta per andarti a trovare. — Partito! E non è giunto, e sono passati molti [...]
[...] giorni. Ah! come l'avrebbero cercato via per le ghiacciaie! Tutte le guide di Gressoney e di Val Tournanche sarebbe saliti e Teresa con loro [...]
[...] scarmigliata e disperata. Poi scrisse colla matita sul libretto da guida il suo testamento. Fu presto scritto: Lascio tutto il mio a Teresa Lysbak [...]
[...] scendono a Zermatt si confondevano colla tinta azzurra delle montagne lontane, sui viventi delle valli e della pianura cadeva la grande ombra [...]
[...] classici non mi pare possa salire oltre i cinquecento metri d'altezza, nè convenire a luoghi angusti e nettamente limitati. Arsa l'Alpe non è quasi [...]
[...] mai e mai la valle. Bionda non può essere una terra dove i pochi campi di biade sembrano piccole pezzuole stese al sole in un prato immenso [...]
[...] ; mentre invece dalle punte più ardue del Monte Bianco e del Monte Rosa fino all'ultima 110 falda delle montagne (montagne, non colline), digradanti [...]
[...] al piano, la stagione estiva canta, mormora, bisbiglia, echeggia, rimbomba, e tralascio l'infinita varietà dei suoni che mandano gli animali e i [...]
[...] , scroscia frequentissima la valanga di sassi la quale smotta serrata dapprima in qualche canaletto, poi s'allarga a ventaglio e moltiplica nella [...]
[...] , formando quelle che gli alpinisti chiamano cornici, il sole stacca spesso enormi volumi di ghiaccio vivo e li scaglia giù per abissi smisurati [...]
[...] rendendo il rombo di una cannonata che gli echi trascinano, aggirano e rimenano più volte là donde è partito. Le ghiacciaie, spaccandosi in [...]
[...] fenditure appena visibili, danno uno squillo metallico, acuto e potente come di una gran massa cristallina percossa con violenza. Nel seno dei [...]
[...] crepacci aperti da più anni e scavati a grotte verdognole affascinanti, gronda talora dal sommo del ghiacciaio qualche rigagnoletto che battendo [...]
[...] , sventolato dall'aria, diversi punti della parete, ne ricava armonie diverse, note dolci e trascinate, gemiti di lamento 111 e singhiozzi e trilli [...]
[...] di risate giovanili, che a sentirle di lontano sembrano un concerto col sordino di cui vada smarrito il motivo e solo si avverta l'accordo [...]
[...] soavissimo dei suoni. Quando poi dalle regioni del ghiaccio scendete alle chine erbose trovate da per tutto il terreno pur ora ridato al sole e ancora [...]
[...] spugnoso per la neve succhiata, espandere in ogni verso le acque frettolose e cantare e gorgogliare come allegro della superata prigionia. E [...]
[...] all'infinito, e un suono insegue l'altro o lo avvicenda o ne respinge le ondate e si confonde con esso, e ne scaturisce una sonorità larga e piena che [...]
[...] interna della 112 casa e respingetene ogni filo di luce; una voce potente e persistente echeggiata da ostacoli vicini, verrà senza tregua a dirvi: tu [...]
[...] dalla quale procede la varia fertilità della pianura. A questi della terra, aggiungete ora tutti i suoni diversi delle opere e degli animali [...]
[...] , aggiungete il vento quasi continuo e i frequenti uragani e vedrete quale immenso concerto commuova l'estate l'aria delle montagne. Però al concerto [...]
[...] manca uno strumento ed è la voce gaia e la canzone dell'uomo. L'uomo vi mette per lo più le grida, qualche urlo di raccapriccio o di angoscia [...]
[...] , gemiti, lamenti, parole imperiose di comando o supplichevoli di preghiera, di quando in quando qualche trillo acuto che risuona lungo e lontano per [...]
[...] conosce ancora i canti campestri, e il rincasare dei prodotti vi è accompagnato da melodie spesso gravi come l'ora in cui si compie e pieni il [...]
[...] ritmo e le parole di una dolcezza mansueta; ma i paesi delle valanghe non sono in quella regione. Nella regione alpestre od alpina si ode forse [...]
[...] 113 qualche strappo di canzone in quei rari seni della valle dove cresce la vite e matura l'uva, o su in alto nei pascoli, ma quelle poche note [...]
[...] hanno l'aria stentata e intirizzita di una pianta esotica che si voglia far crescere in terreno non propizio. Il canzoniere alpino è tutto [...]
[...] invernale ed è curioso, caratteristico, ricco di colore e di poesia. L'estate fra i monti ha troppe fatiche e troppi pericoli. Tutte le opere agresti [...]
[...] poderetti lunghi e larghi talora come l'ombra che manda il corpo del padrone nell'ora del tramonto: ed è gente di bassa statura. Tali poderetti sono [...]
[...] disseminati qua e là, rubati alle frane, al pruneto ed alla roccia e circondati spesso di luoghi incolti e deserti. Il contadino quindi va solo [...]
[...] al lavoro e ne ritorna solo. Manca il ritorno dai campi a frotte, pieno di chiacchiere e di risate, dove i piccoli aiuti vicendevoli fanno [...]
[...] germogliare le simpatie e imbastiscono i matrimoni, dove regna il ricambio delle notizie borghigiane: e man mano per strada la frotta s'ingrossa per [...]
[...] nuovi giungenti che sbucano dai campi vicini, finchè quando s'affaccia al paese s'allinea in due righe per tutto il largo della strada e il [...]
[...] bestiame fa l'avanguardia, e allora intona la cantata gioconda, premio alla giusta 114 fatica, avviso lontano alle vecchie che allestiscono la cena [...]
[...] . Sull'Alpe erbosa i pastori ingannano talora il lungo ozio con nenie che sanno di preghiera, e gli Alpinisti che vi passano per diporto [...]
[...] giudicano la loro vita pigra e beata. A vedere quegli omaccioni vestiti di larghi e grossi panni che furono bianchi in origine e presero coll'uso la [...]
[...] tinta grigiastra e l'unto dei formaggi slabbrati, a vederli durare delle ore immobili, sdraiati al sole o ritti sui promontorî, chi non la conosce [...]
[...] crede che l'opera loro sia la più vana e accidiosa di questo mondo. Ma tornateci quando sbucano dalle gole dei valichi le folate di nebbia che [...]
[...] recano di pieno meriggio una tenebra fitta dove stagnano soffocati i suoni e le voci, o quando il temporale che brontolò un pezzo nella valle [...]
[...] vicina, scavalcata improvvisamente la giogaia, si scatena con furia mortale sui pascoli pur ora battuti dal sole. L'armento colto di sorpresa e [...]
[...] smarrita nella caligine la traccia e l'odore della stalla o s'aggira inquieto o scorrazza atterrito per il terreno fatto di subito sdrucciolevole [...]
[...] e dirupante qua e là in precipizi senza fondo. Allora il pastore deve aggirare tutto il campo paschivo, e, ficcando gli occhi per la nebbia [...]
[...] colla tormenta che lo accieca e gli flagella il viso, rintracciare e dar la rincorsa alle giumente 115 o imbizzarrite o istupidite e se alcuna si [...]
[...] avvia al precipizio, giungervi prima di essa e piantarsi magari sull'orlo e ricacciarnela. Spesso sono lotte a viva forza, l'uomo abbrancato alle [...]
[...] corna della bestia e tempestandole di pugni il muso umido, finchè non l'ha sviata dal pericolo. Il peggior lavoro lo fanno i pastori di pecore e [...]
[...] di capre. Il gregge non ha ovili. Tutta la montagna oltre i prati fin dove c'è un magro filo d'erba o qualche roccia muscosa gli appartiene: e [...]
[...] quando scende la notte il cane ed il pastore lo rintracciano e lo raccolgono entro un recinto chiuso da una rete allacciata a piuoli che si chiama [...]
[...] parco e imparcare il gregge l'operazione dell'assembrarlo. Le capre, nomadi per natura, si avventurano in luoghi dove e più agevole giungere [...]
[...] raggiungerle, ne vada anche della vita, e industriarsi a scamparle. Le Alpi ne hanno parecchie di croci che segnano il luogo dove è morto un pastore [...]
[...] fatta da Gressoney al ghiacciaio del Lys. Eravamo giunti alla morena di fianco e ci stava ai piedi quella parte del ghiacciaio 116 che i descrittori [...]
[...] sogliono sempre paragonare ad un gran fiume procelloso subitamente rappreso, e il paragone è giustissimo. Di là sorgevano i fianchi nudi e [...]
[...] giganteschi del Monte Rosa, rupi colore del rame in basso, poi scogliere brune emerse dai nevati e al sommo la corona candidissima delle ghiacciaie [...]
[...] d'Aventina, dei Gemelli, del Lyskamm, e della Vincent piramide. Un luogo stupendo e grandioso, ma da non andarci solo, tanto ha l'aria morta e [...]
[...] micidiale. Stavamo per scendere sul letto del ghiacciaio quando il rumore di pietre smottate e rovinanti per la morena di contro ce ne trattenne [...]
[...] . Ristemmo per osservare la frana, e in quel posare dei discorsi, proprio dell'attesa, ci pervenne, sempre dalla morena di contro, il suono di un [...]
[...] tre o quattro ore, per guardarvi una quindicina di capre le quali facevano, poverette, più esercizio di gambe che di mandibole e si pascevano [...]
[...] certo più dell'illusione di mangiare che d'erba. D'erba proprio non ce n'era un filo, solo qua e là qualche lichene, tanto da strapparci la vita [...]
[...] quindici capre affamate, per due giorni dell'anno. E per così misero prodotto, che non valeva tutto sommato la moneta di venti centesimi, quel [...]
[...] , una pietra smossa, un salto non ben misurato, un attimo d'inavvertenza, potevano piombarlo giù per scogliere mortali e affondarlo nella bocca [...]
[...] spalancata di un crepaccio. Egli non sapeva il pericolo e in ciò forse era la sua salvezza. Il mandriano dell'Alpe è così domestico dei luoghi [...]
[...] selvaggi che non ne avverte la selvatichezza. Per chi ha il passo sicuro, una sporgenza di pochi centimetri vale quanto il più largo stradale e [...]
[...] , la gente poca, e gli armenti vogliono una vigilanza continua. La madre forse non salì all'Alpi, forse al casolare non ci sono che uomini, forse [...]
[...] il ragazzo è un servitorello preso, a mantenerlo, per la sola stagione estiva. Una volta trovato il corpo, il pretore, il medico e il cancelliere [...]
[...] saliranno da un villaggio lontano quindici o venti ore di cammino (quante ne occorrono per andare da Torino a Roma) e soccorrerà al morticino la [...]
[...] stritola i macigni che lo fiancheggiano e li rovina a valle e se questa frana perenne s'imbatte nel cadavere Lo volta per le ripe e per lo [...]
[...] fondo, Poi di sua preda lo ricopre e cinge. UN PRETE VALDOSTANO Un giorno che i cinque curati della vicaria desinavano nella canonica di X, dove [...]
[...] ferro ed una forza fisica ragguardevole; le gambe 120 lunghe e diritte ed il busto incurvato formavano una persona alta rimpicciolita, potrei dire [...]
[...] , quasi bianchi, la fronte spaziosa, gli occhi vivi ed accorti, il naso grosso e ai lati della bocca un solco lungo e profondo. La bocca esprimeva [...]
[...] una bontà divina ed una giovialità continua e misurata. Insomma una testa nobile e virile la quale, meglio che correggere, faceva dimenticare la [...]
[...] che russava da sveglio e poi il gobbo che ho detto, cosicchè la tavola essendo rotonda, il gobbo mi sedeva quasi dirimpetto. Fu il solito pranzo [...]
[...] di preti; il vino frizzante del paese sciolse ben presto l'imbarazzo cagionato dalla mia presenza e il latino degli aforismi gaudenti mise nei [...]
[...] discorsi una malizia corpacciuta e sensuale. I motti si aggiravano intorno ad un tema unico: la vigilanza che spettava al vicario sugli altri [...]
[...] . La torre della chiesa vicarile tornava in campo ogni momento; dicevano che per vederci meglio il vicario ci saliva in buona compagnia, e se la [...]
[...] , giunto in cima, tirava a sè la scala a piuoli che mette all'ultimo ripiano, dove pendono sospese le campane, e al campanaro toccava spesso ritardare [...]
[...] un'agonia a profitto dei sani. Una volta nominate le campane, fu affar finito e non se ne uscì più. Ogni parte di esse fu specificata, ogni [...]
[...] furba maraviglia, e poi diceva: Che cosa ho detto? e ripeteva la frase, e quando gli altri tornavano a sbellicarsi dalle risa, volgeva gli occhi al [...]
[...] cielo con aria scandolezzata, giungeva le mani e sclamava: Che gente! Che gente! Così durò il pranzo, suonando ciascuno a distesa il grande inno [...]
[...] della malizia sporca ed untuosa, finchè dopo tre ore tutti ci levammo e il grosso prevosto russante si tirò dietro incollata alla madida sottana [...]
[...] cittadina e starei per dire letteraria; ma quello che più mi colpiva di lui era la sincerità infantile del ridere, quando rideva davvero. Pareva [...]
[...] . S'era in fine d'aprile. Giù per i vigneti che scendono sino alla Dora sorgeva dal terreno ghiaioso e fra le catene brune dei vimini qualche [...]
[...] albero sottile di mandorlo o di pesca, tutto fiorito e di là dalla Dora, nei prati, sull'erba arsa dall'inverno, vinceva il verde tenerissimo dei [...]
[...] fili spuntati di fresco e si allargavano le foglie già spiegate delle malve e delle primavere. Povera campagna! La neve, asciutta e dura come [...]
[...] grandine, rigava l'aria obbliquamente, portata dalla bufera e rendeva, percotendo i rami nudi e gli stecconi delle pergole, mille piccoli [...]
[...] risaltare la bianchezza carnosa piena di vita, e i peschi rosati si agitavano furiosamente, seminando le tenere foglioline che il vento aggirava [...]
[...] da stalla. Due dei curati, con una padronanza tutta pretina, ebbero ben presto sparecchiato e rimessa ogni cosa a suo posto, senza dir verbo [...]
[...] brandì in alto agitandolo, poi lo gittò sapientemente sulla tavola in modo che le carte vi si distesero in riga allineate, e gridò in tono di [...]
[...] gobbo non volle essere del giuoco, ed io non conoscevo le carte. Gli altri tre preti si precipitarono sui tarocchi e la partita fu intavolata [...]
[...] dita attingendo umori e poi il fioccare misurato e piano delle carte sul tappeto. Il gobbo tamburellò un momento sui vetri, vi appoggiò la fronte [...]
[...] come per rinfrescarla, poi prese il cappello ed il bastone e con un: Buona sera risoluto, piantò la compagnia. Benché a tavola e dopo non avessi [...]
[...] scambiato con lui che poche parole, mi era nato un vivo desiderio di conoscerlo; gli tenni dietro senza altro, e lo inseguii per una [...]
[...] stradicciuola fra i vigneti ch'egli aveva infilato frettolosamente. Al rumore de' miei passi si voltò e vistomi, ristette sorridendo. — Viene anche lei [...]
[...] dalle mie parti? Come gli ebbi detto che non potevo reggere oltre al tanfo della stanza chiusa e che gli chiedevo licenza di accompagnarlo, mi [...]
[...] ringraziò e ci ponemmo in cammino, ma per un buon tratto di via non aperse bocca; lo sentii anzi più volte fissarmi sospettosamente con una certa [...]
[...] durezza, tanto che, venuto in dubbio di riuscirgli importuno, rivolgevo meco stesso il migliore pretesto per congedarmi. Ad un tratto si fermò e [...]
[...] mi disse: 126 — Le assicuro che sono tutti buoni preti e buoni curati. Si era fatto rosso in viso e mi guardava negli occhi con una fissità [...]
[...] risoluta, scrutandomi se gli prestavo fede: convien dire che le mie parole valsero a tranquillarlo, perchè lo vidi rasserenarsi e rifarsi tosto [...]
[...] ; uno di quei tempi ventosi dal cielo eguale e lontano che lasciano vedere le più alte cime allividite dalla falsa luce nebulosa. Il mio curato [...]
[...] camminava spedito, sollevando sul davanti la vesta e reggendola sul braccio, locchè lasciava dietro uno strascico nero che spazzava la via [...]
[...] gagliarda e sfrontata; tutta la persona dal tricorno fermamente calcato sulle tempia, contro il vento, alle grosse scarpe rattacconate, mostrava [...]
[...] l'incuria propria dei solitari e dei pensatori. Io avevo cominciato a domandarlo della vita e dei costumi alpestri, ma non era che un rigiro per [...]
[...] giungere a quello che più mi premeva e che da lui solo potevo conoscere, la sua propria 127 vita, e come si acconciasse alla solitudine cui era [...]
[...] costretto e come la riempisse. L'idea che mi ero fatto di lui era forse troppo alta e quel senso critico al quale pur troppo dobbiamo affinare le [...]
[...] il vederlo così abbandonato e scorretto della persona me lo aveva fatto cadere dall'animo e provavo una orgogliosa compiacenza al pensiero che [...]
[...] in poco l'avrei ridotto al suo essere vero di pretoccolo egoista e beato. E come dava a capofitto nelle mie grosse reti, come mi mostrava [...]
[...] proposizioni nette, precise, che lo mettevano tutto nelle mie mani. Non era sciocco, tutt'altro, ma era un uomo contento, una mente quieta e [...]
[...] vita e dalla tradizionale docilità del proprio ministero, avevo intravveduto una lotta drammatica fra il vescovo e la coscienza, fra il diritto [...]
[...] umano e la credenza cieca, mi ero gettato nel mio errore colla gioia ardente del cercatore di miniere che scopre i filoni dell'oro, e vedevo il [...]
[...] filone assottigliarsi al primo colpo di piccone e smarrirsi, e una pace scolorita regnare là dove cercavo lo scompiglio di una grande battaglia [...]
[...] . Quello che più mi indispettiva era il vederlo abbandonarsi così senza resistenza e rivelarsi intero senza pur cadere in sospetto della mia [...]
[...] ripagarmi del non poterlo ammirar lui ammirando me stesso. — Due o tre volte fui sul punto di lasciarlo senz'altro, e di tornarmene solo e deluso, ma [...]
[...] non mi venne mai fatto di girare il discorso ad una conclusione e troncarlo di netto mi pareva scortesia. 129 D'altronde, apprendevo da lui [...]
[...] molte nozioni determinate e sicure e, devo pure confessarlo, provavo una certa compiacenza artistica a sentirlo discorrere. Non che fosse eloquente [...]
[...] , tutt'altro, ma parlava giusto, chiaro e sobrio; c'era poi nella limpidità del suo pensiero, nella scelta dei fatti narrati, nel giudizio che [...]
[...] ne recava forse nelle parole istesse che adoperava, certo nel modo di pronunziarle, una bontà matura e tranquilla, che mi rasserenava l'animo [...]
[...] prete pulito che sa di cera, d'incenso, di tabacco da naso e di vecchia pergamena, avrebbe invogliato a dimorarvi in solitudine il più ostinato [...]
[...] montagne e colla Dora nel mezzo, povera d'acque, lenta, limpidissima, fiancheggiata di pioppi alti e sottili. Una veduta raccolta e varia che saliva [...]
[...] bianco le linee asciutte di due o tre campanili. Il curato mi domandò subito se avevo da fare quella sera giù nella valle, e come gli ebbi [...]
[...] risposto che no e fu inteso che sarei rimasto a cena ed a dormire, scomparve per avvertirne scusandosene la vecchia domestica, della quale udivo [...]
[...] posto in casa e tutto facesse capo a lei ed il prete si fosse creduto in obbligo di 131 dirle il mio nome, il mio stato, donde venivo, dove mi [...]
[...] aveva incontrato e perchè fossi con lui, non mi venne fatto di vederla pure un momento. A cena, una cenetta saporita, io ero così svogliato che al [...]
[...] mio ospite toccava insistere per farmi prendere cibo, e ad ogni invito suo, veniva dall'uscio aperto della cucina una voce rauca e grave: — Chi [...]
[...] e quando pregai il curato che me la facesse conoscere, mi rispose: la poveretta è mezza cieca e non vuole esser veduta da quelli che non può [...]
[...] vedere. Dopo cena riappiccicammo il discorso intavolato per via, io interrogando e rispondendomi il prete colla solita docilità, se non che di [...]
[...] una punta di canzonatura, mi facevano sospettare che al mio interlocutore fossero questa volta ben chiare le mie intenzioni e l'irriverente [...]
[...] leggeva nell'anima, la mia presunzione era ben giustamente punita, poiché egli conosceva me assai più e meglio che non io lui e quella parte [...]
[...] passiva e condiscendente che gli era piaciuto di assumere, rendeva più gustosa la sua vittoria e più piccante e ridicola la burletta che mi faceva [...]
[...] . Per levarmi di dubbio, gli domandai perchè egli a sua volta non cercasse di informarsi alquanto dei fatti miei. — Che profitto me ne verrebbe? e [...]
[...] quante dalla prima all'ultima e, me lo lasci dire, nella forma precisa in cui me le ha fatte. E non creda che me ne abbia avuto per male o che il [...]
[...] follia, che una volta popolavano la nostra solitudine di idee poetiche e la credevano eletta da noi spontaneamente o per virtù di un ascetismo che [...]
[...] si incontra di rado o in seguito a misteriosi disinganni, mentre ora la considerano quale uno stato imperfetto, e quel che è peggio, ce la [...]
[...] imputano quasi a colpa come se con essa intendessimo di sottrarci agli obblighi sociali. Or bene, signor mio, essi avevano torto allora e lo hanno 134 [...]
[...] ingannare a vicenda colle apparenze; noi non conosciamo che le curiosità utili, quelle cioè che hanno una ragione determinata e che siamo in [...]
[...] grado di soddisfare pienamente. Il giorno che gli umanitari della città avranno tempo e voglia di provvedere ai casi nostri e quindi bisogno di [...]
[...] conoscerci, ci troveranno qui pronti a fornir loro quante nozioni saremo venuti via via e studiatamente raccogliendo. Avremo così spianata la [...]
[...] bisogno. Parlava con accento vibrato, staccando una proposizione dall'altra con una virile sicurezza, con un sentimento d'orgoglio dignitoso e [...]
[...] viso buono alquanto pallido. Com'ebbe finito si gettò a sedere e stemmo in silenzio un gran pezzo. 135 Poi lo richiesi della sua storia e delle [...]
[...] . Mio padre era sguattero in un albergo d'Aosta ed io, allevato in cucina e messo al mestiere paterno, entrai appena seppi tenere il mestolo in [...]
[...] spiaceva, tanto che finita la ferma quando stava per aprirsi la campagna del 48, mi arruolai volontario, fui ferito a Goito e fatto prigioniero [...]
[...] di guerra dai Tedeschi. La ferita guarì benissimo ma mi ingobbì per la vita, locchè mi rese inabile al servizio militare e mi strinse, una volta [...]
[...] tornato a casa, a riprendere l'antico mestiere e per fortuna mia, l'antico padrone. Ora deve sapere che fino dalle prime scuole dove mi mandava [...]
[...] mio padre e nella cucina dell'albergo ed al reggimento, io facevo dei versi, sissignore, dei versi nel gergo valdostano a ritmi semplici ed a [...]
[...] rime uniformi, i quali in cucina ed al reggimento, mi avevano valso il nomignolo di Torototella. Però avevano sugo e forma ed erano schietti, e [...]
[...] Monsignore, il quale, gran giovialone, buono come il pane e santo uomo per giunta, mi fece chiamare mentre stava a tavola, mi pose un bicchiere in mano [...]
[...] e mi pregò gliene dicessi delle altre, locchè feci ben volentieri. Alle corte, il vescovo mi propose di farmi studiare tanto da venire ammesso [...]
[...] al seminario e si offerse di sostenermi per tutta la durata degli studi. Così dissi la prima messa in età di trentacinque anni e fui subito [...]
[...] mandato qui vice-curato e poi curato alla morte del mio predecessore. Allora lo pregai mi dicesse de' suoi versi. Corse tosto allo scrittoio, ne [...]
[...] levò uno scartafaccio e venne a sedermisi di rimpetto. — Intende il gergo valdostano? — Sicuro. — Allora stia a sentire. Creda il lettore che non [...]
[...] aggiungo nulla di mio, che quei versi li ho veramente intesi, che il prete gobbo me li lasciò alcuni giorni per le mani e che ne fui [...]
[...] . Erano versi piani senza invocazioni, nè assalti alla sublimità; raccontavano, descrivevano, frugavano nei minuti episodi della vita quotidiana e [...]
[...] poesia raccontava la visita che un pastore faceva al suo vicino, lassù sull'alpe, ma non il pastore bellimbusto tutto nastri e bubbole, cogli [...]
[...] scarpini lustri e la beata filosofia oziosa sulle labbra, ma un vero pastore sudicio, quadrato, che si tirava dietro le suole di legno un palmo di [...]
[...] melma e d'altro, che discorreva poco e di cose usuali, un delizioso intaglio quel discorso, divagato e preciso, pieno di interiezioni e d'incisi [...]
[...] , con dei oue (oui) e degli ah! fortemente sospirati, che facevano da basso accompagnamento continuo a tutte le parole. Un'altra raccontava una [...]
[...] , chi facendo all'amore, chi lavorando e lo sciancato sul primo piano che domanda l'elemosina, e il cagnetto che fa la sua brava pisciatina sulla [...]
[...] cuna di un bambino e in fondo la forca, gli sbirri e l'appiccato; il tutto festoso, vivacissimo, con un saporito accento di caricatura [...]
[...] , distribuito qua e là a seconda della gaia filosofia corrente, che fa 138 quasi il commento del quadro e tradisce le simpatie dell'artista? Or bene [...]
[...] , quel poemetto in gergo valdostano aveva tutta la finezza arguta di simili tele, più uno studio di verità, una concisione sugosa e qualche tocco [...]
[...] grave, pieno di pensiero. Cominciava all'ora dell'imbrunire e giungeva fino alla mezzanotte. Prima viene la vecchia a mungere il latte nella [...]
[...] ciotola verde, dove il primo getto schiaffeggia la vernice ed il secondo e gli altri si ammorzano cadendo nella spuma, la quale giunta all'orlo [...]
[...] ai bambini che le stanno attorno ghiotti ed attenti, malgrado i calci e le scodinzolate di certe vacche stizzose. Poi viene la cena, poi i [...]
[...] bambini vanno a letto nelle mangiatoie vuote e comincia la veglia e l'arcolaio comincia i suoi giri da trottola con un gemito ad ogni mezzo giro come [...]
[...] fanno le ruote dei pozzi e certe tabacchiere a vite. Vengono i discorsi degli uomini, nascosti dietro il fumo acre della pipa catarrosa, e le [...]
[...] ghignatine e i secretuzzi delle ragazze da marito; poi la porta si apre, la porta grondante sudore, ed entra un vento gelido ed un innamorato [...]
[...] ardente che dà la buona sera a tutto il mondo e va dritto a serrarsi 139 daccanto la sua bella. La stalla è grande e vi convengono i vicini poveri [...]
[...] ed i vicini dei vicini; le ragazze da marito sono molte e l'uscio lascia entrare spesso il vento gelido e gli innamorati ardenti; ma una volta [...]
[...] che li ha fatti sedere uno d'accosto all'altra e li ha avviati per i discorsetti a bassa voce, il prete non si cura altro di loro e solo li fa [...]
[...] seguendo il discorso generale, fa la storia di questo e di quello, raccoglie i motti salati e le arguzie paesane, salta di sbalzo nel dramma [...]
[...] tocchi gravi raddoppiano di valore e fanno rabbrividire. Di quando in quando, le cose anch'esse intervengono e prendono la loro parte d'azione. I [...]
[...] ruminare continuo con un sospirone che esce per le narici e pare venuto da qualche riflessione malinconica o dolorosa, sulla condizione sociale [...]
[...] del gregge o sulla stagione ingrata che le condanna all'erba secca e dura. I bambini 140 nelle mangiatoie dormendo russano e fischiano, e [...]
[...] ragazze stimolate da pizzicotti ricevuti là dove non faranno mai vedere il segno, trillano dei gridolini allegri e rispondono con manrovesci arditi [...]
[...] che irritano le petulanti impazienze dei giovani. Un soldato in congedo intona una canzonetta napoletana, ma essa non è fiore da quella serra, e [...]
[...] bocche di tutti, copre i discorsi troppo intimi, agonizza e rinasce interminabile e lamentosa. Qua e là risalta un fare rablesiano efficacissimo [...]
[...] , e brutale: corrono per tutta l'assemblea delle risate improvvise che fanno volger tutti gli occhi a qualche vecchia, la quale confessa [...]
[...] ridendone anch'essa, l'istantaneo involontario peccatuzzo. Finalmente la fisarmonica invita a ballare e le coppie nel cerchio stretto, sulla terra [...]
[...] fondo, che intuizione giusta del vero, che sapiente eliminazione degli elementi inutili e sovrattutto che aria paesana in tutta la composizione [...]
[...] . La poesia sincera non ha maestri, nè scuole; il mio gobbo non pensava certo di intonarsi con tanta giustezza 141 col suo tempo e se qualcuno [...]
[...] questo secolo. Ma egli non scriverà forse mai più un verso in vita sua, e non ne scrisse da parecchi anni. Stava correggendo gli ultimi quando [...]
[...] seguì in paese un fatto terribile che è sempre presente alla sua memoria. Me lo raccontò e ve lo racconto. * ** Poco lontano dalla canonica, in [...]
[...] . Il luogo freschissimo d'estate e riparato l'inverno dai venti gelidi, è una specie di vallata minuscola, dove corre una miseria di torrentello [...]
[...] , poco più che un rigagnolo, il quale precipita dalle cime a furia di cascate e di sprazzi col piglio di un rodomonte che voglia recare al basso [...]
[...] la desolazione e la rovina, e poi, incontrato il rialzo che ho detto, gli manca la forza di scavalcarlo, fa un gomito, si acquieta, muta colore [...]
[...] , abbassa la voce, si contenta di poco letto e vi depone una sabbiuzza fina fina, tutta piena di riflessi diversi, 142 come uno strato di gemme [...]
[...] ponticello e non fa mai altro danno fuori che di bagnare le more dei rovi, lasciandovi sopra una leggierissima imbiancatura. La casa sorgeva [...]
[...] esclusivamente al suo servizio. Ne era padrone un tal Vincenzo Bionaz, il quale l'aveva comprata ed era venuto a dimorarvi colla moglie e due amori di [...]
[...] operaio, lavorava in qualità di minatore ad una vicina miniera di ferro dove guadagnava tanto da tenere due vacche nella stalla e da poter comprare [...]
[...] ogni anno qualche tavola di prato. Egli era un brav'uomo, allegro e casalingo; la moglie, nativa di Valchiusella, un paese dove le donne sono [...]
[...] tutte belle da dipingere, lo adorava e ne era adorata, e vivevano tutti e due in pace, come si dice, con Dio e cogli uomini, lasciandosi andare [...]
[...] vissuto per comprendere il sentimento d'orgoglio che danno ai parenti i bambini sani e belli. È una compiacenza continua che va fino alla [...]
[...] gratitudine verso quelle creature, dalle quali la famiglia è sottratta alla vergogna comune e nobilitata. Tutte le facoltà dell'animo umano, anche le [...]
[...] cattive, partecipano di tale compiacenza, tutti gli affetti della vita sono dominati dalla gioia immensa di possedere un così raro tesoro e la [...]
[...] due figli di Vincenzo morirono del crup in una stessa notte in poche ore. Il morbo li colse improvvisamente e li strozzò prima che padre e madre [...]
[...] li credessero pure minacciati. L'indomani il padre andò alla miniera, la madre attese alla casa, senza lacrime e senza lamenti; solo Vincenzo [...]
[...] tornandone, parve rifuggire dalla presenza della moglie e questa del marito. La donna era incinta di due mesi; il curato venuto a confortarli fu [...]
[...] letto, senza dirsi altre parole fuori di quelle poche e precise che richiedevano i bisogni della vita. Ma quando Anna fu sul punto di partorire [...]
[...] perdono alla moglie delle durezze passate, insomma tornò ad essere l'uomo di una volta. Il bambino era bello e sano come i primi, e pensate con [...]
[...] che religione padre e madre lo guardavano poppare, con che impazienza aspettavano che quegli occhi seguissero la luce, e poi si fissassero in loro [...]
[...] , e cominciassero a riconoscere le loro sembianze, e significassero l'interno misterioso e rapido svegliarsi dell'intelletto. Ma quei segni non [...]
[...] vennero, i suoni non facevano volgersi quella testolina e non ne rompevano il sonno, gli occhi fissavano gli oggetti senza guardarli, le labbra [...]
[...] stabilivano lontani e che una volta raggiunti si protraevano, sostenuta da illusioni, da inganni creati apposta, 145 da menzogne che uno dei [...]
[...] famiglia fu distrutta. Padre e madre non osavano guardarsi in viso per paura di scoppiare in rimproveri e, peggio, in vituperi. Ognuno dei due [...]
[...] provava un fiero, angoscioso accanimento contro dell'altro, e si sentiva il cuore gonfio di accuse pazze. Non litigavano, non tradivano quasi mai i [...]
[...] morta e disperata. Il bambino cresceva adiposo e pallido, l'occhio vagamente inquieto, le labbra grosse piene di dolore e di bontà. Lo svegliarsi [...]
[...] un'aspettazione irritante, insostenibile: i due tornavano verbosi, si rappattumavano, formavano mille propositi di pazienza e di virtù, facevano [...]
[...] voti a tutti i santi del paradiso, promettevano quadri e candele alla Madonna dell'Oropa, la Madonna Nera, il gran taumaturgo dei montanari. Ma [...]
[...] simili inganni non duravano e rincrudivano cessando gli scoramenti e le amarezze. 146 Al fanciullo avevano posto nome Gian-Paolo, raccogliendo [...]
[...] i nomi dei due morti. Talvolta il padre, chiamandolo e vedendolo sordo, dava in una risata sgangherata e ripeteva quei due nomi per delle ore [...]
[...] colla cadenza sonnolenta di una nenia; poi aveva finito per chiamarlo: la bestia, e il primo giorno che lo chiamò così, la madre furiosa l'aveva [...]
[...] alla violenza o lasciarvisi condurre e benché essa ruminasse talora di tornarsene sola alla sua valle nativa ed egli di andar girando pel mondo [...]
[...] , magari fino in America, per togliersi da quell'inferno, non ebbero mai il coraggio di farlo. Una volta, dopo che s'ebbero pacatamente e [...]
[...] , e lo fissava con occhi ardenti che pareva dovessero accendergli il fuoco nell'anima e divorarlo. Che tempeste di baci su quelle guancie floscie e [...]
[...] , perdendosi in una assoluta dimenticanza delle cose passate e delle future, creando a se stessa una certezza di felicità che le dava dei godimenti [...]
[...] segnare sulla faccia del bambino il luogo preciso dove la pelle se ne increspava, dove faceva la deliziosa bucherella che tira i baci. E i due morti [...]
[...] , quanto l'aiutavano a mettersi in tale visione! Come si levavano vivi e vispi dalla bara, per entrare nelle carni del fratellino dormente e [...]
[...] perchè di tale paura, ma non la paura istessa; a volte le pareva evidente e naturalissimo che al primo aprir gli occhi il figliuolo sarebbe morto, e [...]
[...] . Sarebbe stata felice se il bambino fosse vissuto in un sonno senza fine. 148 Le tenerezze del padre erano più rare e di più breve durata [...]
[...] in punta di piedi la scaletta di legno che mette al primo piano, entrava nella stanza maritale dov'era coricato Gian- Paolo, e là, piangendo in [...]
[...] silenzio se lo toglieva in braccio e lo serrava rabbiosamente bruciandolo di baci finchè lo sentiva strillare dei suoni grossi e gutturali [...]
[...] . Allora lo riponeva con mal garbo nel lettuccio, ridiscendeva alla stalla e diceva alla moglie: Anna, sali, mi pare che urli. Anaa saliva e [...]
[...] , indovinato l'accaduto, provava pel marito una compassione rispettosa e si tormentava con rimorsi. Una volta, la domenica degli olivi, quando finita [...]
[...] appena la messa, la chiesa era ancor piena di gente, essa si gettò ai piedi del marito piangendo e disperandosi a domandargli perdono. Fu una scena [...]
[...] rapida e tragica: fra gli strilli delle donne intenerite e le ghignate di alcuni uomini, Vincenzo seccato dal chiasso, afferrò la moglie per un [...]
[...] braccio, la levò di ginocchio e respingendola con uno sguardo nemico, la buttò là come un sacco. Anna andò a battere la faccia contro la pila [...]
[...] dell'acqua benedetta e diede un grande urlo di dolore... S'era lacerato un labbro 149 e rotti due denti, aveva la bocca piena di sangue e lo [...]
[...] sputava guardandosi attorno pallida, con occhi stralunati, come se fosse per impazzire; finchè Vincenzo, pentito e rabbioso, la menò a casa in [...]
[...] fretta. Quando furono nell'aia, il padre vide Gian-Paolo seduto in terra scaldarsi le piccole membra al sole in un'attitudine timidamente contenta e [...]
[...] gli lanciò un'orribile occhiata piena di rancore. Quella fu l'ultima sfuriata dell'amore paterno offeso, e li lasciò tutti e due sfibrati come [...]
[...] gente che esce di malattia e desiderosi di mutar vita come convalescenti. Poco alla volta entrarono in una quiete che non aveva nè le amarezze [...]
[...] non avvertiamo l'esistenza se non per un dolore e la cui amputazione non sembra scemare in niun modo l'attività vitale, cosicchè ci domandiamo che [...]
[...] facessero in noi; uscito loro dall'animo l'amore paterno, essi parvero tornati alla dolce capacità di vivere e di gioire. La casa prosperava [...]
[...] , diventarono insomma i borghesi del villaggio. Oh la povera infanzia intirizzita di Gian-Paolo. Nè carezze, nè rabbuffi, una libertà sconfinata e [...]
[...] desolata intorno a sè. La domestica pensava a dargli il mangiare all'ora dei pasti, e a metterlo in letto. Di sette anni, egli andava lentamente a [...]
[...] cercarsi al sole un po' di spazio dove sedere; in primavera, il suo corpo grosso e deforme sembrava sporcare i prati dove stava sdraiato e donde [...]
[...] freddo: infatti quella era una ghignataccia al primo sorgere del sole! E che aria dolorosa al tramonto! Chi l'ha veduta, la sera, nella stagione [...]
[...] estiva in un villaggio di montagna? Che ora grave ed allegra! Si direbbe che in tutto il mondo non ci sia e non ci sia stato mai un uomo cattivo [...]
[...] , che non sia mai seguita, nè possa seguire un'azione malvagia. Le idee di sofferenza e di miseria sembrano sogni di mente malata. Non è vero che [...]
[...] si muoia di fame e di dolore, che si viva all'odio ed all'invidia, non c'e il male, non c’è l'infermità, tutti gli uomini entrano ora per [...]
[...] grande famiglia umana che riposa felice e benedetta in una serenità senza fine. Ma allo svoltare della viuzza, sorretto allo stecconato che cinge i [...]
[...] prati, un essere informe e lento si strascina verso le case che fumano per la cena. Chi ha insultato l'uomo dando a costui delle membra che [...]
[...] . Costui non parla, grugnisce, non ode, non discerne, trema al mio cospetto, si rannicchia sospettoso e impotente al mio avvicinarsi; se lo [...]
[...] segue fra me e costui, la catena degli esseri è rotta fra di noi, il mio bambino, vedendolo alla luce del sole lo deriderebbe e qui, nella mezza [...]
[...] oscurità, ne avrebbe paura. Io torno fra i miei simili che pensano ed agiscono, che conoscono i proprii bisogni e li soddisfano, che sono armati [...]
[...] contro la natura e la vincono; costui è fuori dell'umanità, la mia compassione per lui sarebbe sterile, io non gli posso giovare in alcun modo [...]
[...] ; se la notte avesse mani da soffocarlo, e la terra si aprisse a seppellirlo, domani nessun vivente 152 piangerebbe la sua sorte, non vi sarebbe [...]
[...] nemmeno un dolore di più sulla terra, poiché egli non possiede nessuna delle due forme dell'utilità: non opera e non abbellisce. Fino dai [...]
[...] essere in suo potere, ma di alleviarne la miseria e di definirne gli effetti e la misura. Questo molti uomini dabbene si propongono in valle [...]
[...] d'Aosta ma non riescono a mandare ad effetto a cagione delle impazienze, della soverchia pretesa e dei falsi metodi seguiti. A lui, prete, ignorante [...]
[...] l'inerzia dei pregiudizi e, nel cervello immobile degli scemi, affinare l'istinto in difetto dell'ingegno, ciò gli pareva impresa possibile e così [...]
[...] scimione di cretino così indurito nella propria bestialità da non poterne tirare nulla di buono. La posizione elevata 153 del villaggio e la relativa [...]
[...] agiatezza degli abitanti dovuta alla vicina miniera facevano che i casi di vero e proprio cretinismo vi erano rarissimi, tanto che il curato [...]
[...] diavolo in corpo e la vista della disunione che ne era derivata fra i parenti lo infervorò all’impresa. La scena seguìta in chiesa lo persuase essere [...]
[...] venuto il tempo di provvedere e lo stesso giorno dopo vespro eccolo incamminarsi verso la casetta di Vincenzo per cominciare la cura. Sei mesi [...]
[...] dopo Gian-Paolo aveva una certa aria lustra di cretino ripulito che lo faceva ricercato nel villaggio e nei dintorni come una curiosità da [...]
[...] suoi bravi calzoni e la giubbetta, e perfino, cosa incredibile, una camicia che metteva fresca di bucato tutte le domeniche, locchè in un paese [...]
[...] manciate la mota dei fossi e lo sterco delle vacche che menavano in pastura. Egli stesso, contento di vedersi attillato, aveva 154 smesso di [...]
[...] rivoltarsi come un porco nella belletta attaccaticcia delle strade, appena spiovuto. Accolto nelle brigate domenicali, quale argomento di lazzi e [...]
[...] sghignazzate, egli aveva finito per addomesticarsi e cercare la compagnia; dopo vespro, sotto la pergola della via maestra dove era il giuoco delle [...]
[...] boccie, egli aveva il suo bravo posto consueto sul trave degli spettatori, un posto riconosciuto per suo, e dal quale se mai altri vi sedeva, si [...]
[...] levava di botto con aria ridicolmente ossequiosa, non appena apparisse la sua obesa e gozzuta persona. I giovani lo chiamavano le monsieur e a [...]
[...] di casa. Ed il cretino, spremendo fino a gonfiarsi le vene del gozzo, e masticando i suoni e l'abbondante saliva, veniva finalmente a capo di [...]
[...] la banda del capoluogo scatenava sul paese la burrasca delle marcie rauche e tonanti, era lui 155 Gian-Paolo, che durante i silenzi teneva in mano [...]
[...] cercare dove sia rotto il congegno del cervello, e svitarne tutte le ruote per vedere di rimontarlo. Ahimè, altro che rotto! ne mancano delle [...]
[...] ruote e le principali e quelle poche presenti sono sdentate, non s'impigliano una nell'altra, non propagano moto. I fatti esterni agiscono su quella [...]
[...] sensazioni piacevoli e le ingrate, non soddisfare ai bisogni prima che siano diventati dolorosi, perchè il piacere del loro soddisfacimento si [...]
[...] colleghi colla pena della privazione. È uno studio lento e continuo. Il canonico-vicario, al quale il nostro curato tenne qualche parola dell'ardua [...]
[...] ragione, egli è soggetto a peccare, e nostra prima cura dev'essere di salvarlo per l’eternità. Non domandate 156 al grasso vicario, come vorrebbe [...]
[...] pigliarsela; ciò non lo riguarda; egli andrà in paradiso, anche senza avere educato dei cretini, e ci andrà forse con più ragione che non il [...]
[...] benefico e datore di vita era troppo astratto il concetto. Come mostrare a quell'ingegno chiuso, che il sole, i prodotti della terra, la terra [...]
[...] istessa e la vita universale sono benefizi continui della mente eterna? Rimaneva il Dio terribile dei tuoni e delle rovine, il Dio che smuove la [...]
[...] valanca, che arma ed inferocisce la natura contro se stessa; ma dato pure gli venisse fatto di atterrire il fanciullo e di dare un nome ed una [...]
[...] loro sollecitudine, il prete dopo prove e riprove, s'era convinto che in essi l'amore paterno 157 era morto affatto e che non c'era via di [...]
[...] poterlo risuscitare. Ma il fanciullo, non era viziato, poverino, e chissà che una volta svegliato in lui l'amore figliale, questo non riuscisse a [...]
[...] scuotere l'apatia d'Anna e di Vincenzo. Eccolo dunque porre ogni studio perchè derivassero visibilmente da loro tutti i benefizi ch'egli faceva a [...]
[...] l'ora del pranzo, perchè si svegli nel cretino una fame stimolante e fino a che l'ora non sia venuta padre e madre non devono farsi vedere, ed [...]
[...] vide avviarsi all'incontro del padre che tornava dalla miniera, e prenderlo per mano coll'aria confidente di chi s'appoggia ad un amico, credette [...]
[...] di essere a mezzo dell'impresa. Poi vennero cento cognizioni elementari, tutte derivate e coordinate a sensazioni da cercarsi o 158 da [...]
[...] sfuggirsi. Gian-Paolo conobbe i pericoli e li sfuggì, chiuse gli usci contro il vento, riparò colla mano la fiammella della lucerna, sterrò il [...]
[...] mai anima viva. Il giorno innanzi era piovuto a catinelle dodici ore filate, ma il cielo s'era rifatto di quel sereno che dura e non era seguita [...]
[...] ; tutto il paese è sugli usci; il fragore cresce, empie l’aria, batte ai monti di là dalla valle e ne ritorna rombo continuo, squarciato di [...]
[...] coraggiosi si avventurano fino alla chiesa, il campanaro suona a martello, mille voci disperate di bambini e di donne strillano, le vacche dalle [...]
[...] stalle muggiscono 159 lamentosamente, i cani abbaiano con rabbia feroce e giù nei paesetti che dormivano nella gran valle oscura si accendono lumi [...]
[...] stagnanti si forma per tronchi caduti e terra franata una chiusa, che impedisce il corso dell'acqua, fino a che questa col peso non l'abbia [...]
[...] sfondata. Allora il grande volume raccolto precipita improvvisamente e ne seguono le più terribili rovine fra quante si conoscono in montagna. In [...]
[...] mezz'ora la piena passa, ed il torrente torna rigagnolo. I Bionaz desti al frastuono e al tremito della casa sentirono l'acqua gorgogliare per le [...]
[...] tavole dell'impiantito e sollevarle. Vincenzo, sfondata con un pugno la finestra ed affacciatosi, vide la morte. Il torrente rompeva alla casa come [...]
[...] alla pila di un ponte e l'assaliva con travi e tronchi d'alberi a colpi d'ariete che la scotevano dalle fondamenta. — Sul tetto, presto, urlò [...]
[...] Vincenzo atterrito. Anna teneva il lume, passarono correndo nel 160 camerone tramezzato d'assi, dove dormivano Gian-Paolo e la fantesca; questa [...]
[...] salirvi, l'acqua avrebbe scavalcato il monticello morenico che separava la casa dal villaggio e si sarebbe sfogata per la china. Anche contro [...]
[...] l'urto dei massi e dei tronchi travolti, quello era il rifugio più sicuro; stavano sul lembo estremo del tetto dalla parte della valle; l'acqua si [...]
[...] frangeva all'estremità opposta, verso il monte, e la casa era tramezzata da due muraglie maestre Intanto erano accorsi il curato e mezzo il paese [...]
[...] , e ne giungeva di continuo, ma tutti erano impotenti ad aiuti: fra essi e la casa muggiva l'onda furiosa ed oscura. Videro rischiararsi le [...]
[...] diverse finestre, e le ombre passare da una stanza all'altra, poi il lumicino sorgere sul tetto nero e la famiglia trascinarsi carponi su per le [...]
[...] veniva parola, forse il muggito dell'acque, forse le voci istesse, coprivano la risposta. — Silenzio! tuonò il curato. E come la gente tacque [...]
[...] , riprese gridando e facendosi portavoce delle mani: — Ci siete tutti? — Sì, rispose Vincenzo. — Tutti? ribattè il curato con accento severo di [...]
[...] inquisitore. Anna si guardò attorno e disse piano al marito: — E Gian-Paolo? — È in basso. — Tutti? tutti? ripeteva il prete corrucciato e [...]
[...] salisse dal tetto come un alito caldo e soffocante: veniva col vento dall'altro capo della casa, là dove rompevano le onde, strisciava lungo il [...]
[...] fiamma divampò immensa, rischiarando la scena mortale e centuplicandone l'orrore. Il fienile ardeva. Traversandolo in furia per cercarvi la scala [...]
[...] , levava in alto le braccia, le donne strillavano, gli uomini suggerivano ripari e difese impossibili, mentre dal tetto salivano per l'aria urli [...]
[...] tremendi di fiera che vincevano il fragore dell'acque e il rombo ventoso della vampa. Poi la folla tacque, allibita. Fra gli archi del fienile [...]
[...] , in mezzo alla fornace era apparsa la figura mostruosa di Gian-Paolo. Allora fu visto uno spettacolo prodigioso. Il cretino, ruggendo e [...]
[...] mugghiando, la persona ed i gesti ingigantiti dalla luce rossa della fiammata, correndo qua e là, dove scoppiavano nuovi incendi, abbracciando mucchi [...]
[...] enormi di fieno nero e facendosene riparo, lottava solo con una avvedutezza istintiva e disperata contro il fuoco che lo avvolgeva. Puntando a [...]
[...] terra i piedi, sollevandosi, a salti, allungando le braccia, allargandosi per prendere più tese di fieno, spingendole col petto e colla fronte [...]
[...] . Lampeggiata ed oscurita ad ogni momento, la sua persona sembrava centuplicarsi; e non era più solo, dieci mostri orribili al pari di lui [...]
[...] , scorrazzavano per le fiamme, snodandosi in moti disordinati e convulsi. La nativa lentezza, il nativo impaccio delle membra, sembrava squagliarsi al [...]
[...] istupidita, le gran masse fiammanti piombare e spegnersi fischiando nel gorgo. Il silenzio subitaneo della folla e la sua attonitaggine le [...]
[...] crescevano terrore. Certo qualche spettrale apparizione, qualche segno miracoloso tirava a sè gli animi e gli occhi della gente. Qualche fatto [...]
[...] prete, ma la sua povera 164 figura, allentata in loro ogni fibra paterna, s'era tosto dileguata. E Gian-Paolo seguitava il suo titanico cimento [...]
[...] . Nessuno potè dire quanto durò la battaglia. Più volte, il curato e gli altri lo credettero morto e lo rividero più volte risollevarsi con più acceso [...]
[...] accanimento, finchè fu sgombro il fienile e salvata la casa. Dopo due giorni, Gian-Paolo moriva per la febbre delle scottature. LA GUIDA La [...]
[...] . Quando non ci lasciano la pelle, o almeno non ce la lasciano tutta, fanno una campagna di trecento alle quattrocento lire, e i più famosi [...]
[...] , quelli raccomandati dai libri inglesi, arrivano fino alle cinquecento, fino alle seicento; ma bisognò proprio aver tentato la Provvidenza, e se a [...]
[...] stagione finita appendono un cero, credete pure che il Santo se lo è meritato. Bel mestiere, del resto, e pulito, che sveglia l'ingegno e [...]
[...] fortifica le membra; infatti sono quasi 166 tutti fiori di gente, agili, robusti e temperanti. Quando capita, la morte se li piglia interi e gagliardi [...]
[...] , e ruba loro cinquant'anni di salute. Se si mostra e minaccia, li trova lottatori imperterriti e prudenti; avvezzi a considerarla come un [...]
[...] incerto del mestiere, essi la guardano in faccia, l'affrontano senza bravate e senza paura, ne misurano i colpi, li parano e spesso ne trionfano. Ma [...]
[...] il più delle volte essa li coglie a tradimento e li stramazza fulminati: perciò molti sogliono fare il segno della croce prima di avventurarsi a [...]
[...] nuove corse, e tutti parlano della montagna in tono grave che sa di svogliatezza ai novizi, ma nel quale gli esperti riconoscono la coscienza [...]
[...] che hanno, virile e risoluta del proprio còmpito. Voi li domandate: — Si può salire quella vetta? — Si può tentare, — rispondono. — È cattiva [...]
[...] ? — Secondo le gambe. — C’è pericolo? — Bisogna vedere. — Ma il tempo promette? — Finora è bello. E non ne cavate altro. Smargiassate od anche [...]
[...] rischiose, le sole che fruttino loro un guadagno considerevole. Al più, li invogliano, lodando la vista e attenuandone le fatiche, alla scalata [...]
[...] pensiero della paga li muove una smania di avventure, una specie di amore per l'arte, tanto che ne conosco di quelli che ci si misero, e d'inverno [...]
[...] timida e sospettosa e si chiude nella conca che lo vide nascere, la loro comprende tutta l'Alpe desolata ed inesplorata, anzi tutte le maggiori [...]
[...] sommità della terra. Parecchie guide valdostane di Valtournanche, seguirono il Wimper nelle sue escursioni sulla Cordilliera delle Ande, e ve ne [...]
[...] hanno oggidì sulle montagne dell'Africa centrale. L'Alpe domestica e agevole, non li alletta e non li contenta. Finchè durano le piante e l'erbe [...]
[...] , essi sembrano patire l'afa e la noia estive, e camminare e respirare a disagio; il loro volto non si rischiara, il loro ingegno non s'apre. Amano [...]
[...] l'alta montagna, per il suolo che va studiato, 168 per l'aria che vi si respira, per gli spettacoli grandiosi e selvaggi che presenta, per le [...]
[...] recano da ogni parte del mondo uomini gagliardi e sapienti di gran stato e di gran nome e da quell'omaggio ricavano per lei un sentimento di [...]
[...] rispetto, una smania grande di penetrarne i misteri e la confusa convinzione che ad essa mettano capo tutte le forze della terra. Forse sono presi [...]
[...] gente colta e dotata spesso di certe qualità artistiche, li ha educati ad esercitare la facoltà ammirativa ed a collocare degnamente la propria [...]
[...] frasario ammirativo mandato a memoria. E sopratutto non hanno la supina e stucchevole servilità. Questo se vogliamo è pregio di tutti i montanari [...]
[...] tornati inciviliti dalla pianura. La montagna grave 169 e pensosa, li ha fatti gravi e pensosi, ha dato loro, non so se un sentimento di dignità [...]
[...] , ma certo la coscienza della miseria umana comune a tutti gli uomini e con questa una filosofia incurante e quasi disperata. I movimenti tardi e [...]
[...] salire nè spiegarsi in quei luoghi disagevoli e la vita dura che essi menano costa loro così caro che non arrivano a persuadersi ve ne siano di [...]
[...] quelli che l'hanno piana e per nulla. Quando vedono gli alpinisti affrontare le improbe fatiche del cammino, essi cui il riposo è tanto arduo [...]
[...] premio, non possono credere che quelli ne rifuggano per diporto e li sospettano di mire occulte. Il villano in cui v'imbattete per strada vi domanda [...]
[...] quelle menti. Vi attribuiscono un lavoro facile e proficuo in sommo grado, oggetto di loro invidia infinita, ma l'ozio assoluto eccede la nozione che [...]
[...] da doversene mostrare riconoscenti. La forzata convivenza di più giorni crea fra la guida e l'alpinista una dimestichezza accresciuta dalle [...]
[...] difficoltà e dai pericoli dell'impresa. Troppo spesso l'uomo vi è ricondotto a quello stato primitivo nel quale la suprema nobiltà consiste nella [...]
[...] forza dei muscoli e nella accortezza dell'ingegno. Dacchè comincia l'escursione, è stabilita fra quanti vi partecipano una perfetta eguaglianza di [...]
[...] fatiche, di ristoro e di pericoli, e può seguire che l'ultima goccia di cognac rimasta, sospiro di tutta la comitiva, tocchi alla guida anziché [...]
[...] al Lord e Pari d'Inghilterra. La guida conscia di dover mettere, occorrendo, la vita per salvare quella del temporaneo compagno, sente che [...]
[...] Alpino, o l'accortezza di qualche albergatore, costrusse in mezzo alle più selvaggie solitudini delle 171 Alpi, essi apprestano non richiesti e [...]
[...] roccia nuda che basti per starci al chiuso. Se la comitiva è numerosa e le guide non ci capiscono tutte, si danno il cambio per turno, mezze alla [...]
[...] sosta e mezze all'aperto. Seduti sul limitare nella notte glaciale e solenne, discorrono fra di loro a bassa voce fumando e ridendo per arguzie [...]
[...] piene di sapore paesano e quando, innanzi l'albeggiare, spira dalle vette nitide di verso levante la prima larga folata di vento mattinale, al [...]
[...] cui soffio la neve si fa più dura e stagnano tutti fino al fondo i rigagnoletti, allora si martellano di pugni il petto e le coscie, perchè il [...]
[...] sangue impigrito e la stanchezza non li abbandonino ad un sonno mortale. Buona e salda gente, che il domani di una tale notte si mostrano svegli e [...]
[...] il forestiero ne li ringrazia, negano allegri disagio e fatica, se trova che gli dettero il suo e nulla più, sono disposti a convenirne [...]
[...] sinceramente. Infatti non sono servizievoli per mera cortesia, ma anche per un sentimento profondo di giustizia e di equilibrio, e per saggezza. Sanno [...]
[...] che al meno forte e meno 172 agguerrito occorrono più riguardi, sanno che la montagna è tale che bisogna affrontarla con tutte vive le attività [...]
[...] della mente e del corpo e sanno che una notte bianca non scema loro un'oncia di vigore mentre ne dimezzerebbe l'uomo disavvezzo, della pianura [...]
[...] . Sono generosi come tutti i forti, perchè non sostengono la vista della debolezza. Ma se a suo tempo concedono, a suo tempo vogliono e sanno [...]
[...] capitano. Ad essi la scelta della via, e l'ordine della brigata. Se giudicano sconveniente la salita, non c’è strepito di viaggiatore temerario [...]
[...] che li faccia procedere. Qualche alpinista vanitoso e ignorante, intestardisce nel proposito e li minaccia nella paga, ma è fiato gettato e c’è [...]
[...] da pigliarsi delle male parole, e da esser rimenato a forza. Qualcheduno riuscì a piegarli deridendoli per vigliacchi, ma allora l'escursione [...]
[...] precipitò quasi sempre in tragedia e ci rimasero, di buon giusto, il viaggiatore e, a torto, la guida. Ricordo che una sera a Gressoney capitarono [...]
[...] , scendendo dal Colle d'Ollen, dopo di aver valicato il Lysjoch, due alpinisti che io conoscevo. Avevano una guida caduno e fra queste 173 il [...]
[...] buono e famoso Maquignaz di Valtournanche. Appena giunti all'albergo, i due domandarono con grande inquietudine se quel giorno o la sera innanzi [...]
[...] dell'Ollen lontano cinque ore, a recarvi l'esito infruttuoso dell'inchiesta e ad ordinare una battuta esplorativa per i ghiacciai e le giogaie [...]
[...] circostanti. Il Maquignaz lasciava dire, lasciava fare, e lasciò partire il messo senza mettere verbo, sorridendo nella barba e mostrando negli occhi [...]
[...] pauraccia l'hanno avuta di certo e non hanno dormito sulle piume. E dopo un momento aggiunse a mezza voce, ammiccandomi: — Ci ho gusto. I due [...]
[...] intesero e lo strapazzarono contenti di sfogare la smania che li travagliava, e lui calmo calmo a replicare: — Morti non sono, conosco i luoghi e quella [...]
[...] guida, benché non abbia pratica del Mon Rosa, è un buon montanaro e prudente. Morti non 174 sono, ma ci ho gusto, ci ho gusto; non posso [...]
[...] dire che non ci ho gusto. Il fatto era seguito così: Erano tre viaggiatori e tre guide. Il giorno innanzi, partiti dal Riffel sopra Zermatt e [...]
[...] comitiva, non aveva mai fatto quella strada, ma consultando una buona carta inglese, e interrogando l'indole dei luoghi, procedeva sicuro come per [...]
[...] lunga consuetudine. A un punto il viaggiatore, ora smarrito, disse: A destra. Maquiguaz si voltò, rilesse la carta, si guardò attorno e rispose [...]
[...] : — Avanti, avanti, vengano con me. Le nubi s'ingrossavano e s'allargavano, occorreva far presto e risoluto. Dopo alcuni passi l'alpinista ripetè [...]
[...] : «A destra», e Maquignaz: «Avanti». Ma l'altro si piantò fermo, agitato da una collera inquieta. Egli di là c'era passato un'altra volta e, solo [...]
[...] , padrone, ma egli, la sua guida e i suoi compagni volgevano a destra senza più esitare. I compagni, ben inteso, tacevano seccati ed inquieti del [...]
[...] dubitarne, e lo pregò colle buone di fidarsi in lui, alla sua vecchia riputazione di guida oculata e prudente. L'altro smaniò, levò la voce e [...]
[...] comando io. I suoi compagni sono con me, io ne devo rispondere e ne rispondo; so quello che mi faccio: la mia pelle mi è cara e non fui mai [...]
[...] avventato. Andiamo!» Ma sì! La persuasione di vederci giusto s'era nell'alpinista invelenita per dispetto della resistenza, e la falsa dignità [...]
[...] impallidiva e passavano sul viso dei disputanti i primi veli leggieri e fuggenti di nebbia. Il viaggiatore cocciuto aveva una guida sua, un buon [...]
[...] alpigiano di Val d'Orco, cacciatore di camosci, espertissimo delle regioni alpine, ma non vera e propria guida. Maquignaz ed un suo compaesano [...]
[...] stavano 176 cogli altri due. Un'occhiata li mise d'accordo, presero ognuno a braccetto il proprio cliente, e li strapparono mezzo sbalorditi [...]
[...] dell'Ollen sul far della sera, vi aspettarono in preda ad un'ansietà angosciosa i dissidenti, tutta la notte e il giorno seguente, indi scesero a [...]
[...] avvidero di aver sbagliato cammino. La nebbia stagnava sorda e immobile sul ghiacciaio, e lo oscurava. Impossibile rintracciare le peste. Si [...]
[...] letto nevoso. Buono che fu nebbia e non tempesta e che a quelle alture la notte dura meno che al piano. Arrivarono a Gressoney sfiniti ed [...]
[...] affamati. Il buon Maquignaz non osò andarli ad incontrare per non parere vanitoso del trionfo, ma l'alpinista, chiamatolo a sè, lo volle abbracciare e [...]
[...] perdere, noi dobbiamo salvarli loro malgrado.STORIA DI NATALE LYSBAK Non avevo mai incontrato fra le guide alpine un uomo di così nobile e [...]
[...] maschia bellezza. Alto come un corazziere, asciutto ma non sottile, si atteggiava e muoveva con dignità naturale e disinvolta, era agile e sicuro [...]
[...] pericoli, s'era tuttavia stabilita fra me e lui quella dimestichezza cordiale, che nasce dalla comunanza delle fatiche e della vita; da tre giorni [...]
[...] egli mi accompagnava per rupi e ghiacciaie e ci rimanevano, prima di giungere a Gressoney, due 180 giornate di cammino. Quando lo invitavo a [...]
[...] sedere alla mia tavola per desinare insieme, accettava semplicemente senza aver l'aria di pretenderlo e nemmeno di ricevere una grazia; a tavola [...]
[...] discorreva e mangiava volentieri, ma non beveva che acqua, ricusando con un cenno del capo l'offerta che gli facevo sempre di vino e di liquori [...]
[...] a quel modo. — È vero, signore. È naturale. S'era oscurito in viso e non aggiunse parola tanto che, temendo di averlo offeso con mettere in [...]
[...] dubbio la sincerità del suo giudizio, cercai di abbonirmelo con nuove domande. 181 — Siete ammogliato, Lysbak? — Sì. — E avete famiglia? — Ho [...]
[...] ginocchia ed un passo falso ci avrebbe mandati ruzzolone fino in basso del nevato e costretti a rifar da capo due ore di salita. La sera [...]
[...] , all'albergo di Fiery, fu servito a cena un vinetto sottile e fratellevole. — Lysbak, domani ci lascieremo, dopo cinque giorni di convivenza. Sono [...]
[...] contento di voi, porgetemi il bicchiere, tocchiamo insieme e bevetene un sorso. — Grazie signore, non bevo. — Che idea! Un uomo della vostra fatta! Vi [...]
[...] grazia signorile. — È inutile, non bevo, non voglio bere. Si levò turbato e andò diritto a dormire. La mattina del domani era di buon umore più [...]
[...] trilli che passano per tirolesi e sono di tutti i pastori dell'Alpi. Fra una canzone e l'altra era verboso e gaio, raccontava mille aneddoti [...]
[...] salati e mille facezie grosse e grasse da stalla e se la rideva da sè, rivoltando fra i denti la cicca di tabacco che non gli avevo mai veduto prima [...]
[...] d'allora. Ad ora ad ora pareva si compiacesse di attardarmi per strada, di raddoppiarmi il cammino, andava di qua e di là come un bracco [...]
[...] , raccogliendo fiori e fragole che mi portava sorridendo; altre volte prendeva la corsa lasciandomi indietro di gran passi, poi mi aspettava e mi [...]
[...] come è bella, come è 183 tutta bella verde, colore di speranza. È l'ultima tappa che facciamo insieme, allegro signore! E terminava col solito [...]
[...] grillire di piacere e d'impazienza, pareva un innamorato che corresse all'amante. — Vedete lassù quel seno, dove c’è un muro grigio di pietre? quello [...]
[...] , tagliandone con una riga diritta tutte le cime e livellandole. Il colle non si vedeva più; camminavamo allora in un ripiano erboso, il cielo [...]
[...] ricovero e fa confortevole ricovero qualunque cavo di roccia, tanto si scatena furiosa ed irresistibile; ma una sorta di bufera stagnante 184 muta e [...]
[...] fredda come la morte. Le nuvole lambivano i nostri cappelli e stavano immobili gravi di più giorni di pioggia e di neve: ancora pochi passi ed [...]
[...] immergemmo in esse la testa e poi tutta la persona. Io mi godevo la dolcezza sottile di quel contatto come una carezza morbidissima e velenosa [...]
[...] , e ripensando i versi di Dante, là dove incontrata l'ombra di Casella e fatto per abbracciarla: Tre volte dietro lei le mani avvinse E tante si [...]
[...] tornò con esse al petto, brancolavo curioso in quella sostanza tangibile ed inafferrabile, della quale è impossibile discernere e concepire la [...]
[...] forma, il volume ed il colore e che si manifesta contemporaneamente a tutti i sensi; al tatto, cui pure cede senza resistenza; all'olfatto ed al [...]
[...] gusto, che non riescono a dar nome nè al suo odore, nè al suo sapore; all'udito, che in essa perde suoni vicinissimi e ne percepisce nettamente e [...]
[...] capricciosamente dei lontani; ed alla vista, che vi riposa in una luce fievole e diffusa. Ma fu breve compiacenza; a poco a poco sentii i panni [...]
[...] che mi vestivano diventar leggieri e mi parve di essere nudo nella tempesta. La mia guida mi incorava colla voce a salire; ma l'ascesa, divenuta [...]
[...] vento gelato che mi fece correre per il filo della schiena i grossi brividi della febbre e mi lasciai cadere sull'erba sfinito, senza voglie [...]
[...] , in preda ad uno smarrimento simile a quello del sonno a lungo sospirato, di cui la coscienza assopita ma non sorda, avverte la venuta e pregusta [...]
[...] la dolcezza. Allora Lysbak mi levò di peso e rimessomi sulle gambe e presomi a braccetto, si diede a salire correndo, trascinandomi dietro a [...]
[...] forza; lo sentivo soffiare come un mantice e quando giunto sulla vetta sostò un momento per prendere fiato, lo vidi grondante e fumante di sudore [...]
[...] aria paterna, coll'aspetto rassicurante della forza buona. Era tornato l'uomo grave e premuroso dei giorni innanzi, nobilitato da una [...]
[...] pericolo di rigirare dell'ore sulle nostre peste senza avanzare di un palmo; e tenerci per mano, che non ci s'abbia a perdere; e giù di corsa. 186 [...]
[...] più; meglio scendere purchessia; una volta nella valle, ci saremmo raccapezzati; ma, a sentirlo, egli conosceva il luogo e a pochi passi da noi [...]
[...] riposare; la mia viltà gli fece passare negli occhi un lampo di collera e mi rispose brusco: — Non c’è cascinale, venite. In quel punto, a [...]
[...] smentirlo udimmo lo scampanellare di molte vacche vicine e non dovevano essere sull’erba ma chiuse nella stalla, perchè il suono giungeva raccolto e [...]
[...] confuso, come assordato dalle pareti. — Lo vedete, Lysbak, che ignorate dove siamo? Fece un gesto d'impazienza e mi disse: — Lo sapeva, ma non [...]
[...] lasciassi sopraffare. Alle sue parole, ai suoi consigli, ai comandi, alle 187 preghiere, rispondevo un no cocciuto e disperato. Volevo scaldarmi al [...]
[...] soffio caldo delle vacche e riposare al chiuso; perchè mi torturava a quel modo? A Gressoney ci saremmo giunti il domani, gli avrei pagata una [...]
[...] giornata di più, anche a doppio prezzo se lo voleva; e m'incollerivo anch'io e dimenticando gli affettuosi riguardi di poc'anzi, ribattevo sul [...]
[...] postutto, facesse a suo piacere, io cercavo della casa e vi entravo ad ogni costo. — Bene, signore. La casa è a mano destra, a venti passi, conosco [...]
[...] il luogo, lasciatevi condurre. —Non m'ingannate, Lysbak, non me ne allontanate. Mi afferrò la mano e mi portò sull'uscio: — Io vi aspetto qui [...]
[...] donne che sedevano accanto al fuoco, la più giovane mi venne incontro senza parlare e andò frettolosamente a serrar fuori la nebbia. Oh il [...]
[...] confortevole aspetto di quella stanza! Calda, pulita, le pareti rivestite di tavole, un gran letto alto e largo, un bel fuoco fiammeggiante, e padrone [...]
[...] di casa due donne vestite di panno scarlatto, belle tutte e due, certo madre e figliuola. Il loro vestite e gli arredi intorno accusavano una [...]
[...] solida agiatezza; la più giovane calzava stivaletti cittadini allacciati sul collo del piede e colla punta inverniciata; l'altra portava anelli [...]
[...] d'oro alle dita e polsini di lana finissima. Tutte e due si affaccendarono a servirmi. La madre andava e veniva dalla stanza vicina, stendeva la [...]
[...] tovaglia sulla tavola e vi disponeva la scodella di maiolica bianca, la posata lucente che pareva d'oro, il bicchiere e la bottiglia del vino; la [...]
[...] figliuola, china sul fuoco al mio fianco, soffiava gonfiando le gote perchè bollisse presto l'acqua del caffè. Mi sentivo rinascere, e nella [...]
[...] intestarsi a non salire? La ragazza aveva raccolte e chiuse fra le ginocchia le pieghe della sottana, che non le giungesse il fuoco, cosicchè il [...]
[...] visibilmente e pareva volesse uscire dal busto aperto sul petto a forma di cuore. Le guancie arrossite dalla fiammata, prendevano uno splendore [...]
[...] sanguigno stimolante, mentre essa mi lanciava di sottecchi delle occhiate furbe, sicura di far colpo. E quando le ebbi detto che era bella [...]
[...] l'avvilimento per la giornataccia sofferta. Quando fui ristorato, mi prese un vivo desiderio dell'albergo, di una camera mia dove mutarmi d'abiti e [...]
[...] dormire fino al domani senza pensiero d'altro cammino. E poi era appena il mezzogiorno, che fare lassù tante ore? E la mia guida? Pagai largamente il [...]
[...] ristoro ricevuto e benché le due donne mi invitassero a rimanere, uscii pieno di coraggio. Il tempo non era mutato; lo stesso fumo rassegato di [...]
[...] poc'anzi: pareva il tardo crepuscolo di un giorno di gennaio. E Lysbak? Dov'è Lysbak? Guardandomi intorno intensamente mi parve di scorgerlo a [...]
[...] pochi passi smarrito nella nebbia. Era là, solo, avvolto nel cielo mobile ed invernale, seduto sopra un sasso, i gomiti 190 sulle ginocchia e [...]
[...] e mi disse: — Siete riposato? Avevate ragione, è un gran tempaccio, fa bene un po' di ricovero. Andiamo? Mi sentivo rimordere come di una [...]
[...] cattiva azione. Mentre stavamo per muovere, la ragazza si fece sull'uscio di casa gridando: — Siete ancora lì, signore? Al mio sì, scese la scala e [...]
[...] venne verso di noi. — È detta — mormorò Lysbak fra i denti, e si voltò tutto dall'altra parte. — Avete scordato il cannocchiale e ve lo riporto [...]
[...] guardò fissamente negli occhi con una tenerezza piena di martirio e le disse: — Addio, figlia mia. — Siete voi, padre? Buon viaggio — rispose 191 [...]
[...] l'altra con un riso sfrontato e perverso, e via di corsa. Camminammo un buon tratto senza parlare, poi lo richiesi: — Le avete detto figlia, vi [...]
[...] ha detto padre, come mai ciò? — È mia figlia, signore; quell'altra donna che avrete visto in casa è mia moglie, la casa è mia. — E dopo un gran [...]
[...] quelle alture dove la terra è carissima e frutta poco equivale a due mila lire di rendita. Con due mila lire l'anno lassù si vive da gran signore [...]
[...] 192 purchè le donne vadano, ben inteso, l'estate a menar le mandrie sulle alpi e attendano in persona alle cure della pastorizia e gli uomini [...]
[...] l'inverno provvedano colle proprie mani a raccomodare la mobilia e le pareti delle stanze lavorando da falegname. A tal patto quella rendita [...]
[...] permette di scaldare l'inverno la casa col fiato di quattro o cinque vacche e di raddoppiare il numero la state, di tenere un mulo od un cavallo [...]
[...] per scendere a Ponte San Martino in Valle d'Aosta, di mangiare ogni giorno due piatti di carne, uno fresco e l'altro salato, di ber vino ad ogni [...]
[...] pasto, di darne a bere agli amici e parenti, e nei giorni solenni di mettere sulla testa grave e serena della madre di famiglia una specie [...]
[...] più gli uomini tentano talora un po' di contrabbando, perchè il contrabbando è una caccia più avventurosa e pericolosa di ogni altra. Daniele [...]
[...] Lysbak è un signore, non ricco, ma largo e pieno di cuore tanto che non ha nulla di suo. La sua casa è sempre aperta e pronta la tavola; tutti in [...]
[...] riportò un bel cronometro d'oro, il primo che si vedesse in Gressoney e quel cronometro lo regalò l'anno appresso a Jose il capraro, allorchè [...]
[...] felicemente e Maria Craut la sarta del villaggio e levatrice a ore perdute gli annunziò che il nuovo venuto era un maschio, egli aperse l'uscio [...]
[...] di casa e malgrado il freddo polare che soffiava dal Monte Rosa, vi rimase piantato una buona ora, finchè non ebbe sparato cento e un colpi dai [...]
[...] due fucili da caccia e dalle pistole che ricaricò altrettante volte a rischio di farsele scoppiare fra le mani. Annunziato al paese con tale [...]
[...] principesco fracasso, il piccolo Natale venne su proprio come un principe. Era bello, intelligente, buono e temerario, cosicchè tutti i cuginetti [...]
[...] del villaggio lo seguivano e gli obbedivano; più tardi, sua madre avrebbe voluto mandarlo alle scuole d'Ivrea, e forse chissà? anche a Torino, ma [...]
[...] Daniele non voleva saperne di separarsi dal figlio, e poi che farne di tante scuole per vivere a Gressoney colle rendite che aveva? Veramente [...]
[...] 194 le rendite erano un po' calate e a fare i conti ne sarebbe risultato roso qua e là anche il capitale; ma Daniele i conti non li faceva e [...]
[...] dalla vita che menava da signore, argomentava di esserlo in realtà. Bisogna dire che non fu vista mai più stretta amicizia fra padre e figlio [...]
[...] ; erano sempre insieme: la bontà infinita, paziente, quasi infantile e l'indole gaia e sollazzevole del padre colmavano la differenza dell'età. Non [...]
[...] c'era luogo disastroso dove Natale, forte come un torello e svelto come un cavriolo, non seguisse Daniele a caccia di camosci e dopo le lunghe [...]
[...] marcie il ragazzo si sdraiava sull'erba al sole e dormiva col capo sulle ginocchia del padre, che stava immobile, beato, finchè non si svegliasse [...]
[...] battuti e di passare le ghiacciaie la notte. L'aveva fatto cento volte e sapeva i valichi a memoria. Natale lo accompagnò fino al limite dei [...]
[...] primi nevati e poi se ne tornò solo a casa. Verso la mezzanotte, Daniele con un suo pastore traversava il ghiacciaio dell'Aventina 195 quando gli [...]
[...] mancò sotto la neve e cadde in un crepaccio, rimanendo però ritto ed incolume su di uno scaglione di ghiaccio a pochi metri dalla bocca. Senza [...]
[...] Frantz suo amico e che salissero insieme con quanta più corda avessero potuto trovare; egli aveva la fiaschetta dell'acquavite e una diecina d'ore [...]
[...] le poteva durare. Ma quando i due tornarono e chiamarono Daniele, Daniele non rispose. Il sole alto batteva nelle pareti azzurre della gola [...]
[...] ghiacciata, vuota e pulita come uno specchio. Certo assiderato dal gelo, Daniele era scivolato dallo scaglione o questo sotto i primi raggi del sole [...]
[...] aveva ceduto al peso e s'era inabissato. Quando la notizia giunse a Gressoney, partirono in battuta una ventina dei più gagliardi uomini del [...]
[...] paese e con essi Natale. Erano muniti di corde, di graffi, di picche e di lanterne. Giunti sul luogo, Natale imperioso ed intollerante di consigli [...]
[...] , voleva essere legato sotto le ascelle e sceso nel crepaccio, minacciando di gettarvisi a capo fitto se non gli obbedivano. Due uomini fecero [...]
[...] per afferrarlo e costringerlo a starsene cheto, egli scappò loro di mano e si diede a correre solo per il ghiacciaio con 196 grave pericolo di [...]
[...] affondare alla sua volta: impossibile raggiungerlo. Si lasciava accostare a dieci passi e gridava: Volete? pronto sempre a riscappare, tanto che [...]
[...] , padre! colla sua dolce voce infantile; poi piantando l'ascia nel ghiaccio e reggendovisi, levava la testa e comandava a quelli di sopra, con voce [...]
[...] . Quella battuta costò alla famiglia un migliaio di lire, e Natale, tornato a casa, fu quindici giorni in punto di morte, durò malaticcio tutto [...]
[...] l'inverno e non si riebbe del tutto che a tarda primavera. Allora cominciò una vita di grandi corse solitarie ed avventurose; la madre avvilita [...]
[...] palmo palmo le montagne vicine e le ghiacciaie dove era sepolto suo padre, temprando a quell'esercizio ed accrescendo la robustezza nativa. Quando [...]
[...] dal Consiglio di leva dovettero rimandarlo a casa perchè figlio unico di vedova, gli ufficiali ebbero a dire che mai più bello e robusto [...]
[...] vecchia donna che vi dimorava, egli accorso con mezzo il paese e sentendo dei gemiti fra le macerie, sollevò solo sulle spalle il più grosso [...]
[...] trave del tetto e lo tenne sospeso finchè non ne fu levata salva la donna: e i presenti al fatto giuravano che ad ogni altro il peso avrebbe [...]
[...] andata domestica in Aosta, una bella ragazza sana come un pesce ed allegra. L'estate essa venne in paese a trovare la mamma e, di ragione, dimorò [...]
[...] in casa dei Lysbak. Quando fu per partire, Natale le disse che le voleva bene e se la sposò così com'era senza un soldo di dote nè un cencio [...]
[...] di corredo. Allora bisognò fare i conti, e il patrimonio si trovò ridotto ad una sessantina di mila lire, tanto da vivere discretamente, ma rigar [...]
[...] l'uzzolo di far la vistosa e di due braccia gratuite in casa ce n'era bisogno. Maria Maddalena 198 ripetè piangendo queste chiacchiere al [...]
[...] marito e vi aggiunse di suo: Dicono che tuo padre aveva le mani bucate, che ha consumato ogni cosa: se bisogna lavorare io sono pronta. — Dirai a [...]
[...] vestire come la moglie del barone, e che i lavori miei non li faranno i loro mariti. Al brav'uomo era durata una tale adorazione per la memoria [...]
[...] scemato, e che il morto là del ghiacciaio non era stato troppo previdente! Mai più! Maria Maddalena era povera? Ragione di più per non [...]
[...] umiliarla; il più bel panno scarlatto che fiammeggi nei prati, sarà quello della sua veste, calzerà gli stivaletti inverniciati, avrà la collana d'oro e [...]
[...] il fazzoletto di foulard fatto venire apposta da Lione, e la domenica, a messa, un abito di seta e magari i guanti neri se occorre, i guanti [...]
[...] gloriosamente colla sua bella persona l'onore dei Lysbak. E 199 in casa, che nettezza! Lavava tutto colle sue mani, la scala di legno, le tavole [...]
[...] dell'impiantito, i vetri, gli usci, e senza che nessuno le vedesse mai una macchia indosso. Era il suo gran lavoro, la pulizia. Natale istesso [...]
[...] riposarsi o a far vaporare il sudore gelato alla fiamma del camino, se prima non s'era calzato di fresco e mutata la grossa giacca sudicia con una [...]
[...] nuova che gli metteva freddo indosso. Maria Maddalena era vissuta più anni in Aosta presso un avvocato, e sapeva lei ciò che occorre al decoro [...]
[...] bicchiere di Barolo o di Caluso bianco; sono doveri di convenienza. E quando il caffè è nell'armadio bello e tostato, e la bottiglia del liquore [...]
[...] matrimonio Maria Maddalena fu incinta, la vecchia madre prese un giorno Natale in disparte e gli tenne un lungo discorso grave e tenero parlandogli de [...]
[...] sacrifizi. Era la prima volta che gli parlava di tali cose e perchè vedesse che non c'era malo animo in lei, gli regalò il suo bell'elmo d'oro, dono [...]
[...] tua moglie quello che ti ho detto delle economie, che non avesse a credere che io disapprovo la sua condotta. 201 E Natale promise. Ma Maria [...]
[...] Maddalena li aveva visti passeggiare un'ora intera su e giù per il prato e la sera tanto adoperò che seppe ogni cosa. — Ha ragione tua madre, il [...]
[...] Baviera dove s'era arricchito. La vecchia dormiva da più ore e i tre stavano discorrendo col bicchiere alla mano. Si parlava del nascituro e [...]
[...] Natale rammentava i cento e un colpi che avevano annunziato la propria venuta in questo mondo. — Farò lo stesso per mio figlio. — E tua madre [...]
[...] l'anello per far festa al bambino. — No, credi a me: delle spese ne occorreranno di molte e gravi in questi giorni; teniamoci alle necessarie [...]
[...] . Nessuna festa Natale diventava rosso e la guardava aggrottato. — Nessuna festa, Maria, nessuna festa! Nessuna festa a mio figlio? 202 — I [...]
[...] danari è lei che li tiene, se gliene domanderai per sciuparli forse te li darà lo stesso ma ne avrà dispiacere. — E non sono qui io? — disse il cugino [...]
[...] . - Se vi occorre nulla, disponete. — Piuttosto Natale, piuttosto, ma che non nascano guai. — E con cento lire fu accomodata ogni cosa. A suo [...]
[...] tempo nacque una bella bambina che fu battezzata Maria Maddalena come la madre, ma che in casa chiamarono Lena. Natale si avvicinava alla culla e [...]
[...] la forza virile che era ne' suoi muscoli dovesse avventarsi su quel corpicino e soffocarlo. Si tagliò la barba per poterla baciare. La sua gran [...]
[...] festa era di assistere alla toeletta di Lena; aveva imparato a fasciarla, e come le si sollevasse la testina reggendola sotto la nuca, ma non [...]
[...] l'avrebbe fasciata per un impero. Stava fermo a guardarla poppare inghiottendo la saliva come se il latte scendesse in gola a lui e quando [...]
[...] l'ingorda che era cercava il seno materno agitando le manine e dimenando con impazienza la testa, egli rideva, rideva, ammirato ed intenerito. Qualche [...]
[...] volta, attristatosi al pensiero della prosperità perduta 203 (prima non gli veniva mai quel pensiero), andava a sedere presso la culla e metteva [...]
[...] le sue grosse mani da gigante daccanto il viso di Lena e si confortava pensando che finchè quelle gli fossero durate non sarebbe mancato nulla [...]
[...] alla piccina. E come lavorava di voglia, come si era fatto abile al lavoro! Tuttavia, di quando in quando una piccola somma bisognava pur sempre [...]
[...] richiederla al cugino, ma questi, Maria Maddalena lo sapeva di certo, così ricco com'era, non dava ad imprestito con interesse e d'altronde la [...]
[...] entrate e delle uscite e queste non combinavano mai; ne entrava sempre più che non si spendesse. La Lena a sette anni era un fiore rosso di [...]
[...] melagrano, anzi un melagrano aperto; si tirava i baci delle comari colle sue arie leziose di signora e sopra tutti adorava suo padre il quale [...]
[...] hai ragione, ma non facciamo dispute, che non lo sappia il paese. E quando essa ebbe promesso di tacere: — Non basta, questi primi giorni non [...]
[...] sapresti celarle il tuo rancore. Tu non fosti mai a Torino, io ho bisogno di un po' di svago, andiamoci insieme e ci porteremo la Lena. — Ecco [...]
[...] vecchia diede ottanta lire. Natale, che già ne aveva tolte dugento in prestito dal cugino, giurò che bastavano, anzi che ce n'era d'avanzo e [...]
[...] fecero il viaggio. Ma nel fondo del cuore il brav'uotno sentiva che la vecchia ci vedeva giusto e le aspre parole della moglie lo avevano [...]
[...] indicibile scoramento che la propria indole buona, affettuosa e larga gli avrebbe sempre impedito di contrastare alla corrente. Poi si mise a [...]
[...] confutare se stesso: egli calunniava la moglie; che ragione aveva di giudicarla a quel modo? E metteva insieme tutti i piccoli fatti che potevano [...]
[...] sollevarla nel suo giudizio e li ingrossava. — Ho torto, ho torto, fu un momento di viltà il mio; io stesso non sono così poltrone quale mi [...]
[...] faccio, saprei pure all'occorrenza mostrarmi uomo, ma non è il caso per ora, non è il caso. E il grande bisogno che aveva di pace e di amore gli [...]
[...] , non la faceva più. Era stato sempre buon figlio, era buon marito e buon padre, perchè farneticare di avversità? Andiamo! andiamo! Tuttavia [...]
[...] tali battaglie interne lo avevano reso taciturno e la moglie non se ne dava pensiero e del suo non darsi pensiero egli si accorava. Ma i baci di [...]
[...] quell'anno passava l'inverno a Gressoney, invitò mezzo il paese alla cena del ceppo, e dopo cena a fare i giovani, due salti al suono [...]
[...] nella stalla e li gettò sulla tavola. — Eccoli, io non parlo; — e lanciò un'occhiata al marito ed alla suocera. — Belli belli non sono, — disse [...]
[...] che basti per due. Gli abiti restano, se ne farà di meno quest'altr'anno. E Natale: 207 — Sessanta lire non è gran spesa. Di più non direi, ma [...]
[...] tre marenghi — Oh, nonna! Sessanta lire! Tanto vale mettere questi. Tutti vedranno che sono usati e per usati passano, ma a farli nuovi questa [...]
[...] lanaccia non serve; si avrebbe l'aria di volere e non potere. — Brava Lena, teniamo quelli, dá retta a tua madre. — No, no, che figura ci fareste [...]
[...] che accompagni. Il doppio a dir poco. — È troppo, — affermò coraggiosamente Natale, e guardava la vecchia. Maria Maddalena prese gli abiti [...]
[...] dalla tavola e li gettò risoluta sulla panca donde li aveva levati. Dopo un po' di silenzio Natale riprese: — È vero che un'occasione simile non si [...]
[...] potrebbe andar lui. — È vero, figliuola. 208 La vecchia fermò l'arcolaio e si volse alla nipote: — Oh, Lena, avresti tanto coraggio! d'inverno [...]
[...] colla neve su per le scogliere della Mologna! — Il padre conosce la montagna e l'inverno. A Natale non pareva vero di uscirne a così buon mercato [...]
[...] obbiezioni della vecchia; non era il passo del Lysjoch, in fin dei conti, la Mologna! Bella cosa! Dieci ore, al più dodici di cammino, e le prime e [...]
[...] le ultime piane come la mano. Avrebbe portato con sè da mangiare per strada e in due giorni il giro era fatto. Partì la notte istessa verso le [...]
[...] quattro della mattina. Quando giunse a mezza salita, la neve in terra era tanta che colmava i burroni. — Buono che è sereno, diceva Natale, e [...]
[...] : Grazie, padre, grazie padre, e ne rise. Sulla vetta il sole si oscurò senza vento e l'aria parve addolcita: segno di neve. E la neve sopraggiunse [...]
[...] , calma, larga, eguale, silenziosa, mortale livellatrice dei valli. Natale doveva ad ogni momento scuoterla dal cappello e dalle spalle dove si [...]
[...] ammucchiava pesante; le scarpe ad ogni passo ne levavano degli strati larghi come una grossa focaccia e gli toccava staccarsela pestando a forza [...]
[...] la terra. I fiocchi fitti, il sudore, l'arsura lo acciecavano, mentre egli precipitava a salti furibondo ed atterrito. A un punto dovè fermarsi e [...]
[...] respingere. Trasognato per la febbre, smarrita quasi la percezione delle cose esterne e la coscienza del proprio stato, 210 seguiva con lucidezza [...]
[...] tormento, trovò la forza di risollevarsi, capì che doveva superare ogni ostacolo e vivere ad ogni costo, se non voleva morire maledicendo nel [...]
[...] dormire al primo cascinale dove non pagare la nottata. Il ritorno fu agevole, il tempo essendosi rimesso, e l'indomani sera Natale riabbracciò [...]
[...] invitarla risoluto di rompere il cerchio delle preferenze. Essa rispose ridendo aver promesso a Necio il geometra e lo chiamò ad alta voce da un [...]
[...] capo all'altro della sala. Lo sfregio era patente. Il cugino aspettò ritto in piedi che finisse 211 il giro, poi si accostò a Necio e gli diede [...]
[...] una forte spallata, dopo di che uscirono insieme nell'aia e si bastonarono di santa ragione, finchè il geometra ebbe mezza rotta la testa. Il [...]
[...] ballo terminò in tumulto e tutti furono alle loro case. Per strada, rincasando, Natale non fece motto: precedeva le donne di pochi passi, tanto [...]
[...] dolcezza per le due mani, la tenne ferma dirimpetto a sè e le disse: — Lena, perchè hai fatto a quel modo? — Andiamo, andiamo, non è ora di scene [...]
[...] , già lo vedevo per strada che masticavi amaro; mandatela a letto che casca dal sonno. — Tacete, Maria, e tu, Lena, rispondi. — Che rispondi? Che [...]
[...] allevare la figliuola ci penso io. E afferrata la ragazza, la strappò dalle mani di Natale e si mosse per accompagnarla. Natale diventò un leone. D'un [...]
[...] salto fu di contro le donne e le attanagliò colle mani di acciaio fino a farle urlare dal dolore. Era la prima volta che montava in collera ed [...]
[...] apparve 212 terribile. Scagliò sulla moglie tutto il sacco de' suoi rancori, martellava a colpi di parole rapide ed incisive; la moglie e la [...]
[...] negli occhi la visione della figliuola piccina, carezzevole e sorridente, rivide nelle sue fattezze addolcita la cara faccia del padre morto e [...]
[...] bene. Se vostro padre prima e voi dopo, non le sciupavate quel poco avere essa poteva ballare con tutti i mendicanti della valle, chè un marito di [...]
[...] conto lo trovava lo stesso; ma ridotta com’è, sposerà la fame e la sete se non si aiuta con quella poca dote che non le potete levare, che è la [...]
[...] sua bellezza. — Lascia mamma, lascia, le parole non servono. Quello che voglio ha da essere lo stesso. 213 — E che vuoi? — gridò Natale con [...]
[...] paurosa sorpresa. — Non voglio fare la vitaccia che ha fatto mia madre. Natale sentì come una mazzata sulla testa, ma fu presente a se stesso e [...]
[...] comprarti la veste per farti bella, mi ha colto la tormenta e ho creduto di essere alla mia ultima ora. E non te l'ho detto, tornando, non l'ho detto [...]
[...] nella sua stanza. * ** Il giorno dopo Natale apparve l'uomo di prima; se non che dopo cena, invece di sedere come al solito nella stalla e [...]
[...] farvi un po' di lettura, uscì in silenzio e s'avviò lentamente verso la piazzetta della chiesa dov'era l'osteria; ma non vi giunse, rincasò in [...]
[...] fretta e andò diritto a dormire. 214 La sera appresso fece notte tarda discorrendo e bevendo alla bettola cogli amici e così seguitò di poi [...]
[...] tutte le sere. Ma avvezzo alla sobrietà propria degli uomini attivi, il vino tracannato a quell'ora non gli dava gusto e lo ammalava senza [...]
[...] ubriacarlo; perciò si volse ai liquori e una mattina fu trovato dormire sulla neve briaco fradicio. Svegliato e ricondotto a casa, si imbattè sull'uscio [...]
[...] in Lena, levata di fresco, e gli parve riceverne uno sguardo così sprezzante che se lo sentì come una coltellata nel cuore. Allora smesse di [...]
[...] bere, ma il male era fatto; la moglie era andata piagnucolando per tutto il paese a raccontare gli stravizi del marito e tutti dicevano: — Peccato [...]
[...] ! quel Natale Lysbak come si mette in rovina! In luglio di quell'anno stesso, Natale sperò per un momento di aver riconquistato la pace e [...]
[...] addietro. Una roccia non poteva essere, in quel luogo il ghiacciaio era altissimo e compatto. 215 — È Daniele — pensò. Le ghiacciaie respingono spesso [...]
[...] i corpi inghiottiti; i crepacci, chiudendosi dal basso in alto, li fanno risalire fra le pareti liscie e li ripongono alla faccia del sole [...]
[...] indietro a recare la gran notizia alla famiglia; ed ecco tutta Gressoney in subbuglio e Natale risalire un'altra volta su quelle pianure [...]
[...] mortali con quanti erano uomini validi in paese. L'incontro fu tragico e silenzioso. Al cospetto del padre, Natale durò un gran pezzo immobile [...]
[...] bene, io! Fu la sua orazione funebre. Poi lo mise da sè nel sacco che legò alla bocca con mano ferma e non volle che altri portasse il doloroso [...]
[...] sulla tinta petrosa dei muriccioli e sullo smalto dei prati. La mandria non essendo anche salita alle alte montagne, suonava sull'erba l'accordo [...]
[...] placido delle vacche pascolanti; la scena aveva una dolcissima intimità paesana e famigliare, si sentiva che tutti erano parenti, nati tutti sotto [...]
[...] vedevano passarsi dinanzi l’amico durato vegeto nella morte, ai giovani appariva sensibile e reale l'oggetto del più affascinante fra i racconti [...]
[...] uditi negli anni infantili; quel morto ringiovaniva i viventi. Maria Maddalena e la figliuola stavano fra le donne in seconda fila, quella [...]
[...] singhiozzando da rompersi il petto, questa pallidissima e gli occhi sbarrati. Natale ebbe appena veduta la figliuola che dovette cedere il carico ai [...]
[...] vicini. Le gambe gli tremavano e fu per cadere; aperse le braccia, si tirò sul petto la fanciulla con impeto selvaggio di tenerezza come se [...]
[...] quello solo potesse essere il suo sostegno e scoppiò, baciandola, in pianto dirotto. 217 La sera dopo seppellito Daniele, la famiglia parve tornata [...]
[...] gli animi discordi, e lo disse; e le donne a commuoversi e ad abbracciarlo. L'indomani scese ad Ivrea e vi ordinò una bella colonna di serpentino [...]
[...] portante nel mezzo una lastra d'ottone con suvvi inciso il nome di Daniele Lysbak e reggente una croce. Risalito al paese, si mise tosto per [...]
[...] guida agli alpinisti. Che buone giornate faceva! Ma che vitaccia rischiosa e faticosa! Su e giù per le ghiacciaie, tentando valichi inesplorati [...]
[...] , incitando la vanità dei padroni di un giorno, servendoli con zelo ed intrepidezza ammirabili, sobrio, contegnoso, temerario e prudente, si [...]
[...] cugino, diceva una sera con sua moglie. Da qualche mese egli mi si fa brusco e vuol essere pagato. — C’è tempo, osservò questa. Al cugino ne darai [...]
[...] l'altre ragazze; di più 218 siamo tutte e due calzate di grosso che è una miseria. Natale, la prima volta in sua vita, tenne duro. S'era [...]
[...] finalmente persuaso che lo scredito in cui era caduto presso la moglie e la figliuola, proveniva dalle troppo colpevoli condiscendenze. D'altronde [...]
[...] mortuaria del povero Daniele, dopo che l'ebbe collocata a suo posto e arrotonditovi ai piedi un bel cuscino di zolle fitte, Natale andò in casa a [...]
[...] pigliarvi le donne e le menò seco al camposanto. — Ci sta bene, è vero Lena? Non è vero che è bella? — Quanto costa? — domandò senz'altro la [...]
[...] anche 219 qui. Se il Signore lo voleva in Paradiso, ce l'ha chiamato lo stesso. Natale levò il pugno serrato, poi si contenne e scappò correndo [...]
[...] . * ** In principio d'inverno morì la vecchia madre e non lasciò pure un soldo. Quel poco di suo era venuta man mano mettendolo in casa per [...]
[...] debitaccio di quel briccone di Natale. — All’osteria non lo si vede più — Beve in casa, beve in casa e poi ci maltratta quante siamo. E il debitaccio [...]
[...] scoppiò che era grosso davvero. Ventimila lire tra capitale e interessi, delle quali il cugino voleva essere pagato subito o avrebbe mandato [...]
[...] l'usciere. Che strilli fece Maria Maddalena! Chi l'avrebbe immaginato! Venti mila lire! eccole sul lastrico tutte e due, essa e la figliuola! E [...]
[...] piangeva e si 220 dimenava e correva da una casa all'altra a raccontare le dissennatezze del marito. Poi volle si radunasse una specie di consiglio [...]
[...] Maddalena e la figliuola sedevano intorno alla tavola come giudici, Natale passeggiava su e giù per la stanza, fermandosi di quando in quando [...]
[...] rimasto a debito saldato, perchè quello era l'avere di Lena, di questa povera Lena così docile e riguardosa! Oh, se non avesse avuto quella figliola [...]
[...] , essa avrebbe sostenuto senza pure un lamento, il rovescio; essa era avvezza alla miseria perchè, non arrossiva a confessarlo, era nata povera e [...]
[...] Natale dall'ozio in cui viveva per metterlo al lavoro? Lo dicesse Natale lì presente, non era stata lei forse? E quando la vecchia, Dio abbia in [...]
[...] brav'omo di Daniele che aveva le mani e le tasche e la borsa bucate, non poteva crescere un ragazzo assennato! Qui Natale, rimasto fino allora in [...]
[...] silenzio misurando a gran passi la sala, si fermò a un tratto e disse, accennando la Lena: — Mandatela di là almeno quella figliuola! Questi [...]
[...] , chè anch'essa li ha lamentati più volte, scusandoli poverina, gli sperperi del padre. E via e via, ne passavano delle accuse, una aggravando [...]
[...] l'altra, chiare, determinate! Ogni fatto aveva la sua brava data e il come e il dove. I festeggiamenti alla bambina appena venne al mondo [...]
[...] , l'eleganza del piccolo corredo, lo scampanare a festa per il battesimo, e due torcie, una non bastava! Tutto questo, essa lo predicava sempre al vento [...]
[...] . Non è vero, Natale? Poi la casa rifornita più del bisogno e il vino di Barolo e di Caluso e il viaggio a Torino, al quale il marito l'aveva [...]
[...] costretta dandosi per malato. Anche il lusso delle malattie, miei cari, delle malattie che guariscono viaggiando. E quella 222 pazzia di portarvi la [...]
[...] piccina a rischio di ammalarla davvero! Che non aveva fatto e detto essa per svogliarlo da quel viaggio! Non è vero Natale? Mi smentisca, mi [...]
[...] smentisca se può. No, Maria Maddalena, Natale non vi smentisce: Natale passeggia su e giù per la stanza, l'animo pieno di amarezza mortale, ma non [...]
[...] tristo peccato; egli, Maria Maddalena, egli dovrebbe accusarvi di falsità e di tradimento, perchè eravate voi a metterlo sul passo delle spese [...]
[...] chetava. Era bianco come un cencio e andava asciugandosi il sudore. Compiva camminando cento piccoli atti abituali, riponeva a suo posto delle cose [...]
[...] 223 si accendessero al calore, grattava e sfregacciava le macchie del panciotto, faceva risonare i pochi soldi nella scarsella. E intanto nella [...]
[...] sua misera testa si rincorrevano mille immagini vive e mordenti. Ogni fatto travisato dalla moglie, gli appariva quale veramente era seguito, con [...]
[...] tutte le circostanze che lo avevano accompagnato, e riviveva così tutta la sua vita, vedeva sè gustare tutte le dolcezze gustate, mentre la [...]
[...] coscienza inesorabile della realtà attuale, lo costringeva solo ed immobile nell'abisso del dolore senza misura. E Maria Maddalena, come il picchio [...]
[...] volta di quella scena dopo il ballo dal Lanther, una scenaccia che Lena ne fu malata dallo spavento; e Natale taceva. Poi venne il vizio del bere [...]
[...] , e quanto non ne disse di quello! E Natale taceva. Poi la grandigia di un monumento al padre, un monumento così sproporzionato ai loro mezzi di [...]
[...] fortuna; e Natale taceva sempre, finchè si giunse a conchiudere, sulla proposta di Maria Maddalena, approvando i vecchi, e col muto e disperato [...]
[...] assenso di Natale, che questi riconoscendosi inetto ad assestare le proprie faccende e volendo da quel buon padre che era provvedere [...]
[...] all'avvenire della figliuola, avrebbe firmato un atto 224 di procura generale alla moglie perchè questa pagasse i debiti e ristorasse il patrimonio. Tre [...]
[...] la reale proprietà ed il possesso delle quaranta mila lire che avanzavano e Natale rimase così spoglio di ogni avere. Come la cosa fu saputa nel [...]
[...] villaggio, si ridestò in favore del poveretto la pietà paesana e tutti lo consigliarono che impugnasse di lesione il contratto. Egli non ne [...]
[...] volle sapere; si mise a giornata da questo e da quello a portar carichi di legna e a far commissioni. Il denaro che ne tirava lo metteva in casa e [...]
[...] viveva in apparenza così tranquillo come per il passato. In giugno, Maria Maddalena e la figliuola salirono colle vacche al cascinale della Betta [...]
[...] mattina mentre mangiava la polenta, Maria Maddalena gli disse netto che se credeva di rimanere lassù s'ingannava, che essa e la Lena vivevano della [...]
[...] tranquilla la sua scodella di polenta con latte guardando il padre con occhio indifferente. Egli si levò e scese piano piano al villaggio. Per [...]
[...] strada, di quando in quando sostava come oppresso da stanchezza, guardava intorno i prati verdi, crollando la testa e mormorando: È finita! È finita [...]
[...] giungeva all'orecchio come se un'altra persona l’andasse cantando ed egli ne accompagnava la cadenza col passo e col dimenare del capo. Giunto al [...]
[...] villaggio, andò diritto ad un tugurio che la piena del torrente aveva pochi anni addietro mezzo rovinato e di cui rimanevano intatte ma abbandonate [...]
[...] dai padroni, due misere stanzette. Vi entrò come in casa propria e seguitò a dimorarvi quieto e solitario, procacciandosi da vivere con far la [...]
[...] guida l'estate e l'inverno il manuale. 226 Io lo incontrai quell'anno istesso, un mese preciso dal giorno che sua moglie l'aveva cacciato di [...]
[...] casa. * ** L'anno appresso, risalito a Gressoney, cercai di Natale Lysbak e lo tolsi meco per guida volendo ascendere a parecchie punte del [...]
[...] Monte Rosa; ma fin dal primo giorno di cammino dovetti rinunziare all'impresa. Natale era sempre robusto e premuroso come per lo innanzi, ma così [...]
[...] distratto e rischioso da impaurire. Intesi di poi come altri alpinisti ben più arditi ed esperti che io non sia, avevano lasciato di servirsene [...]
[...] . I parenti, specialmente le donne, gli portano in casa da mangiare e lo riforniscono di vestiario. Egli non lavora più; gli alpinisti non cercano [...]
[...] più di lui. L'inverno va da una stalla all'altra e vi si trattiene improvvisando ingegnosi giocattoli per i bambini coi quali è sempre [...]
[...] sollazzevole e mansueto. Appena la valle è rinverdita, si mette a tracolla la corda ed il cannocchiale, si arma della picca e via per le montagne. Passa [...]
[...] intere giornate sdraiato nell'erba, 227 magari sull'orlo di un precipizio, dura delle ore a contemplare estatico la valle e le ghiacciaie [...]
[...] , appunta qua e là il cannocchiale come vi cercasse cosa di grandissimo rilievo, raccoglie cappellate di fragole e mazzi di Edelweis. Ed ogni sera [...]
[...] torna a casa col passo marziale di una guida che ha valicato Dio sa quali vette, e giunto sull'uscio si dà un'allegra fregatina alle mani, persuaso [...]
[...] di aver fatto una buona giornata. * ** La Lena sposò quest'anno Necio il geometra e si fece gran festa per le sue nozze. UN MINUETTO Mio padre [...]
[...] Innocenzo III insignì questo pio prelato del titolo di Canonico Lateranense, e lo chiamò al servizio della propria persona. Il buon Monsignore teneva [...]
[...] Sguinzo, famoso costruttore 230 e suonatore d' organi, presso il quale in pochi anni mio padre divenne altrettanto buono artefice quanto [...]
[...] eccellente musico, tanto che, avendo la Sua Santità inviato monsignor Calafimi in Aosta a comporvi non so quale dissidio fra quel Vescovo e l'abate di S [...]
[...] Vescovo di Aosta, come l'ebbe inteso sugli organi, mise a patto della propria arrendevolezza che esso gli fosse ceduto, e rimanesse in Aosta organista [...]
[...] della cattedrale; al che Monsignore, dopo molte dispute, a malincuore accondiscese e questa forse fu la cagione della sua morte. Fatto sta che [...]
[...] partitosi d'Aosta, ammalò per via e dovutosi rifugiare in una cattiva locanda, senza altra assistenza che di servitori malpratici, vi morì in [...]
[...] tutti ammirati del giovane maestro, ed essendo questi di naturale giocondo e sollazzevole, l'ammirazione divenne ben presto amicizia; un vecchio [...]
[...] notaro che lo conobbe in quei tempi, mi raccontava come non si combinasse merenda o cena di cui egli non fosse, e dove non facessero lecito a [...]
[...] lui quanto in ogni altro nessuno avrebbe saputo tollerare. Le donne specialmente ne impazzivano: era bello, vivacissimo e pronto a volgere in [...]
[...] venticinque anni, sana e padrona dispotica di tre buone montagne, gli fece scrivere una lettera, alla quale indugiando egli a rispondere, il [...]
[...] mostrarglisi meticoloso ed acerbo; ma mio padre era paziente e contava col tempo di riguadagnarne le buone grazie. Due anni dopo il suo arrivo [...]
[...] Lautou, proprietaria di miniere. Il giorno che giunse in Ollomont cadde un rovescio d'acqua impetuosissimo 232 e ne franò in più luoghi la strada [...]
[...] bella vedova di ventidue anni e fate conto che mio padre sapeva toccare altri tasti che non d'organi e di gravicembali, insomma la spinetta non [...]
[...] fu venduta e mio padre, dopo tre giorni, ridiscese in Aosta e andò diretto dal Vescovo a partecipargli il fermo proposito in cui era venuto di [...]
[...] prender moglie. Una sfuriata se l'aspettava e violenta, e già per strada, rimuginando nel cervello, s'era armato d'una grande pazienza e disposto [...]
[...] persona alla miniera che dava buon reddito, la casa era bella ed agiata e la vita eguale. La sera, appena mi avevano coricato, il babbo sedeva al [...]
[...] del babbo un'ombra gigantesca che entrava per l'uscio e saliva sulla volta bianca della mia stanza fin sopra il mio capo. Rammento ancora certe [...]
[...] frasi musicali intese fra sonno e veglia che mi infondevano nell'anima una sicurezza e una dolcezza deliziosa. Ma la memoria che mi dura più [...]
[...] viva è quella dell'amore immenso che si portavano i miei parenti; un amore tenero e gioviale di giovinetti che non cambiò mai natura e non si [...]
[...] scoiattolo, stancando alla corsa la poveretta che lo inseguiva divertita anch'essa del giuoco e che finiva per cadergli nelle braccia rossa rossa e [...]
[...] senza fiato. E io giungevo saltellante e gridando vittoria e mi ficcavo frugolando fra di loro, mi arrampicavo lungo la persona del babbo e le [...]
[...] loro teste e le loro labbra s'incontravano sulle mie guancie mettendo l'uno il bacio dove l'altra prima lo aveva messo. Altre volte avanti cena il [...]
[...] babbo ci raccontava degli Abruzzi e di Roma, io a cavalluccio sulle sue ginocchia, la mamma seduta presso la finestra a godere quel poco barlume [...]
[...] babbo dopo avermi ammiccato, fingeva di seguitare il discorso con me solo a bassa voce, bisbigliandomi dei suoni che parevano parole e scattando [...]
[...] tutti e due in gran risate come se avesse detto chissà che lepidezza, finchè la mamma, dopo aver giurato e spergiurato che non la coglievamo, 235 [...]
[...] che avevamo buon tempo, che una povera astuzia era la nostra, si levava di scatto e veniva diretta a sedere su uno dei ginocchi del babbo ed [...]
[...] mia parte di commedia per dare verosimiglianza alla cosa. E lasciato lo scherzo, il babbo ripigliava il racconto ma io non ne seguivo il filo [...]
[...] miei parenti conobbero più tardi il dolore e la miseria e morirono disperati; ma io sono certo che la vita diede loro quanta maggiore felicità è [...]
[...] concessa all'uomo. Ricordo ancora il viso raggiante che aveva la mamma certi giorni e gli sguardi umidi e lunghi che la mattina quando il babbo [...]
[...] s'incamminava per la miniera lo accompagnavano fino allo svolto del muricciolo e lo aspettavano verso l'imbrunire, quando 236 tornava a casa [...]
[...] aver provato un tale sentimento senza saperne la ragione fino da quando ero adolescente. Ho conosciuto l'amore negli occhi di mia madre e quando [...]
[...] e misurare quasi l'intensità della sua passione. Avevo di poco oltrepassato i sedici anni, quando la fallita della casa fonditrice in Aosta [...]
[...] ridusse mio padre alla estrema rovina; per onore della firma si dovette vendere la miniera, la poca terra e le casa stessa dove dimoravamo. Nessuno [...]
[...] studio della musica e suonavo il mandolino ed il violino con gran dolcezza, leggendo a prima vista e superando felicemente ogni difficoltà. Mio padre [...]
[...] dall'infortunio e dalla integrità di mio padre, e non potendo d'altronde tirarne altro partito, il nuovo padrone della casa aveva 237 acconsentito di [...]
[...] lasciavano i palazzi di Torino per risalire ai castelli lungo la grande vallata e cominciava in questi una stagione di visite, di festicciuole [...]
[...] , di solennità religiose e domestiche celebrate con gran pompa ed alle quali la musica poteva tornare di gradito ornamento. Già due anni addietro la [...]
[...] contessa di Challant, la quale conosceva mio padre fin da quando era organista in Aosta, gli aveva commesso di comporre un oratorio e di [...]
[...] dimorato con lui otto giorni nel sontuoso maniero d'Issogne in qualità di secondo violino e m'era durata di quel soggiorno una memoria incancellabile [...]
[...] , come di luogo incantato e di vita degna del paradiso. La contessa, donna di grande e fiera bellezza, giovanissima e festevole, si era molto [...]
[...] compiaciuta della mia età quasi infantile, mi carezzava, m'inorgogliva con ogni maniera di elogi vantando di me il viso, il parlare, i modi e [...]
[...] sopratutto il valore musicale del quale presagiva miracoli; cosicchè, mentre gli altri suonatori e mio padre intesso, intimoriti della grandezza del [...]
[...] 238 suo nome e dello stato e malgrado le sue maniere affabili, stavano alla sua presenza in contegno deferente e dimesso, io me le ero fatto [...]
[...] dimentico e, tranne le ore date alle prove, passavo la intera giornata nella sua compagnia. Rammento anzi che il babbo, temendo la mia [...]
[...] m'incoraggiavano a non mutare registro, mi sentivo naturalmente trascinato a mostrarmele confidente dall'espressione languida e appassionata che avevo [...]
[...] in aspetto di adolescente, avevo tuttavia, de' miei sedici anni passati, la forza e la balda impazienza di usarne. La stagione, 239 la bellezza [...]
[...] , tutto ciò combinava ad accorciarmi la via e a rendermi il cammino delizioso. Ma sopratutto mi accompagnava e cresceva ad ogni passo una [...]
[...] trepidanza continua, che a volte mi stringeva il cuore e che avvertendola mi faceva arrossire e vergognarmi del mio rossore. Nei due anni passati [...]
[...] avevo affatto scordata la contessa di Challant, ma ora, sul punto di ripresentarmele, sentivo nascere e rivolgersi confusamente dentro di me una [...]
[...] folla di pensieri e di memorie che mettevano tutte alla sua immagine rizzatasi viva ed imperante nella mia mente. I miei sensi stessi sembravano [...]
[...] la sensazione morbida e snervante delle sue carezze e ne rabbrividivo. Vedevo di continuo quello sguardo morente ed appassionato che avevo più [...]
[...] volte sorpreso ne' suoi occhi, e cercavo di rifarmi la figura del conte, al quale certo quello sguardo era diretto, ma non c'era verso di venirne [...]
[...] a capo. 240 A un punto mio padre mi disse: — Tí rammenti della contessa? — Diventai di bragia fino alle orecchie, e risposi un — no — asciutto [...]
[...] asciutto. Il babbo mi guardò fiso, poi sorrise con gran dolcezza e mi baciò sulla fronte. Fu il primo, fu il solo bacio di mio padre che mi [...]
[...] molte parole. Mentre discorreva, io non ristavo dal guardarlo e provavo del suo aspetto una maraviglia, un disinganno che mi sconvolgevano la [...]
[...] mente. In luogo dell'uomo che non sovvenendomene avevo immaginato, nobile e vigoroso, capace e degno di accendere tanto fuoco negli occhi della [...]
[...] contessa, mi stava dinnanzi un vecchietto infermiccio e volgare, mostrante negli atti e nelle parole una timidità sospettosa ed irrequieta, una [...]
[...] compassionevole povertà di forze e d'intelletto. Era basso, magro, trasandato, le ciglia ed i capelli rossastri ed ispidi, il viso lentigginoso [...]
[...] che pareva unto, le labbra sottili, la guardatura incerta e falsa. La sua persona, i modi, il parlare contrastavano talmente colla grandezza del [...]
[...] nome e più coll'immagine che m'ero formata di lui, che io 241 mi domandavo sconcertato se anche la fiera e fresca beltà della contessa non era un [...]
[...] errore della mia mente, se la sua venuta non mi avrebbe mostrata la ridicolaggine puerile della emozione provata lungo la via. E parendomi di [...]
[...] , e forse, via, poichè di alcuna qualità speciale de' suoi occhi mi sovvenivo, la dolcezza dello sguardo, al giudizio di un fanciullo attonito alle [...]
[...] non più viste grandigie signoresche, potevano tener luogo di bellezza. L'arrivo della contessa dissipò tali dubbi. Era veramente giovane e [...]
[...] subitamente: da' suoi grandi occhi sinceri e sereni usciva uno sguardo riposato e la persona e le movenze rivelavano una calma dolcezza. Mostrò [...]
[...] d'impietosirsi al racconto delle nostre sciagure e con poche e gravi parole promise al babbo di aiutarlo a rifarsi uno stato. Fu inteso che saremmo [...]
[...] amici valligiani. — Vedrete, caro maestro, che la vostra inesauribile 242 miniera è nell'ingegno vostro... e nel violino del mio piccolo Giulio [...]
[...] mio e quel Giulio mi avrebbero insieme avvilito nella mia dignità virile e fatto squagliare per la voluttà, se nella contessa avessi ravvisato [...]
[...] alcunchè della terribile donna che ero venuto vagheggiando e temendo lungo la strada; ma svanito l'errore intorno la caldezza del suo sguardo [...]
[...] , si era d'un tratto composto il turbamento di tutto l'essere mio e fatta meno ombrosa e battagliera la mia pubertà; tanto che, quando quella sera [...]
[...] stessa e i giorni seguenti mi avvidi di essere tenuto in conto di fanciullo, come due anni addietro, non solo non me n'ebbi per male ma mi [...]
[...] abbandonai con una sorta di tenerezza scorata alla ripresa delle antiche famigliarità e delle antiche lusinghe. Tuttavia la sera, rientrato nella [...]
[...] occhi con tormentosa evidenza quello sguardo pieno d'amore e mi sentivo salire al viso una vampa che m'acciecava. Ma erano raffiche passeggiere [...]
[...] ; l'immagine reale dissipava ben presto la fantastica e questa non lasciava traccia. 243 La mattina verso le dieci, veniva in persona a levarmi dallo [...]
[...] studio cui attendevo col babbo e non mi lasciava più fino a tarda notte, mostrandomi sempre una premura materna così sollecita e carezzevole [...]
[...] , d'onde non sbucava che all'ora dei pasti, e mio padre in libreria a comporre o a copiare partiture, essa mi chiamava seco nella sua grande e [...]
[...] profonda camera da letto, e là, lunga distesa sul canapè, stava ad ascoltare le lamentazioni singhiozzanti ed il chiacchierìo trillato del mio [...]
[...] forma reale di tutte le cose, faceva sorgere dalle tende, dai cortinaggi dell'alcova, dalle stoffe abbandonate qua e là sui mobili, dalla persona [...]
[...] stessa della mia ascoltatrice, contorni mobilissimi che secondavano l'errore della mia mente già eccitata dalla dolcezza delle melodie e dal [...]
[...] ripercuotersi che facevano nel mio petto le vibrazioni dello strumento. E allora, benchè non prestassi alla musica scritta che un'attenzione [...]
[...] , mi tornavano all'orecchio eloquenti come parole, sentivo correre una misteriosa corrispondenza fra i suoni suscitati dalla mia mano e le forme [...]
[...] create dalla mia mente, ed affinarsi e centuplicarsi il mio valore artistico, fino ad esprimere con maravigliosa evidenza i desiderii di voluttà [...]
[...] commozioni, la sua immobilità quasi sonnolenta fiaccava d'un tratto l'impeto delle mie voglie, lasciandomi affranto come per lunga fatica; e se a volte [...]
[...] , — detta con voce così ferma e cristallina, così calma ed innocente, che mi mostravano non essere in chi la profferiva nè impazienze, nè [...]
[...] rapimenti, ma bensì una contentezza molle e riposata. Oh quella non era donna da provocare e sostenere le precoci incontinenze di un adolescente. I [...]
[...] realtà dalle sue fattezze, la sua presenza mi sedava i sensi, e diffondeva nell'animo mio una tenerezza infantile. Tale duplice influsso si [...]
[...] , ma assalito e vinto malgrado i proponimenti di resistenza, dalle solite allucinazioni, sentivo quei baci bruciarmi senza tregua le gote come se [...]
[...] di tali erramenti, o allentata per la consuetudine la tensione dei sensi, l'ottava sera attesi con più calma alle mie sonate e delle due donne che [...]
[...] mi apparivano così diverse nella contessa non vidi più che la vera. Come infatti immaginarla altrimenti che calma e posata, dacchè tale la [...]
[...] indolente e gaia rinunzia ai piaceri del mondo; perfino il sole o la pioggia, che sono tanta parte della 246 vita oziosa fra i monti, e dai quali si [...]
[...] levigato e freddo cristallo del suo cuore. Giudicate dunque della mia sorpresa, quando una sera, la decima forse o la dodicesima dal nostro [...]
[...] diverse letture e smetterle d'un colpo, avvicinarsi alla finestra e rimanervi gran tempo immobile, come per rinfrescarsi ai vetri la fronte. Io [...]
[...] la guardavo stupito, e lasciavo di sonare per seguitarne gli atti ed i moti, ed essa, così sollecita le altre sere a farmi riprendere, se mai [...]
[...] sordo s'impadroniva delle ultime e più recondite facoltà dell'anima mia; provavo un senso di ansietà inesprimibile, una sorta di sbigottimento [...]
[...] come se presagissi per la bellissima donna un seguito di sventure senza fine; ma insieme si svegliava e cresceva dentro di me una non so quale [...]
[...] baldanza che mi annunziava prossimo il trionfo delle mie memorie e vendicavo le incertezze dei giorni trascorsi. Per 247 meglio vederci e seguire [...]
[...] i moti del viso, avevo, con insolito ardimento, levato la ventola della lampada, ed essa non aveva pure mostrato di avvedersene. Sulla fronte e [...]
[...] negli occhi le passavano improvvisi corrugamenti e rasserenamenti improvvisi. E sempre tornava alla finestra con una curiosità ansiosa [...]
[...] freschezza umida e l'aroma dei boschi resinosi. Non un fiato di vento, non una tenda smossa, non piegata neppure la fiamma della lampada. Essa mi [...]
[...] chiamò seco e mi domandò: — Vuol piovere, è vero? — Nella stretta strombatura il mio braccio sfiorava il suo e vi sentivo correre dei piccoli [...]
[...] brividi come se il freddo la penetrasse, e ad ora ad ora un rabbrivido più violento, che veniva, quello, veniva diritto dal cuore. Dovevano pure [...]
[...] essere basse e nere le nuvole, dacchè non si vedeva nè il cielo, nè le montagne, nè la valle, nè in questa la bianchezza luccicante del fiume. C'era [...]
[...] spalancata d'intorno, come per avvicinarsi alle cose invisibili e cogliere il menomo suono prima che venisse smarrito nelle tenebre. Ed io 248 che [...]
[...] indovinavo più che non vedessi la fissità del suo sguardo, acuivo il mio e quasi trattenevo il respiro, preso da un'ardente smania di secondarla [...]
[...] smorta e la pelle delle guancie raccapriccita improvvisava sul suo viso una magrezza come di fresca malattia. Tolse dall'armadio una mantiglia di [...]
[...] pizzo bianco, un soffio di pizzo, così sottile che non avrebbe velato uno specchio; con una sola mossa della mano se la gittò sulle spalle e ne [...]
[...] , scendeva ingrossandosi un rombo sordo e fra i pioppi in riva al fiume susurrava il vento. Poi il rovescio scrosciò improvviso e rovinoso martellando [...]
[...] gli stecconi delle pergole ed i tetti delle case e muggendo per l'aria e sulla terra come un torrente infuriato. E il castello parve subitamente [...]
[...] 249 animarsi di una vita agitata e disordinata, come invaso da una folla furente. Chiusi la finestra; a quell'atto la contessa, come se allora [...]
[...] e ripetendo le stesse parole in cadenza indolente di ritornello, la mente e gli occhi smarriti in qualche visione lontana ed imminente; e già [...]
[...] s'era scordata di me e ancora ripeteva: — Vattene, vattene. — A me pareva che un peso immenso mi saldasse alla terra. L'uragano crebbe, il [...]
[...] castello risonò più forte di clamori e di fremiti, ed essa mi si piantò di contro imperiosa e mi comandò: — Va via. Uscii senza lume, e già famigliare [...]
[...] e le finestre erano ben chiusi, solendo il conte ogni sera prima di andare a letto fare il giro della casa in compagnia di due domestici ed [...]
[...] assicurarsene paurosamente; eppure correvano per ogni piano e salivano da un piano all'altro rumori 250 secchi e mormorii misteriosi; i soffitti [...]
[...] traballavano come sotto il peso di passi e gli usci martellavano a rapidi colpi contro gli stipiti come se alcuno li tentasse. Negli intervalli di [...]
[...] calma il vento cigolava negli spiragli delle bussole e alitando terra terra sugli impiantiti vi bisbigliava accenti sommessi e carezzevoli e [...]
[...] , o cautelosa come un ladro. Certo se alcuno in quell'ora avesse veramente salite le scale e aperti gli usci e penetrate le stanze, nessuno dei [...]
[...] uscire sulla scala dall'estremo opposto e benchè poco pauroso per indole, tuttavia quell'idea mi fece gelare il 251 sangue; poi vinsi il ribrezzo e [...]
[...] percorsi lo spazio nero camminando impettito e risoluto, ma provando sempre la raccapricciante sensazione di un corpo vivo, ritto nell'ombra e [...]
[...] vicino. Come fui sulla scala, precipitai al piano disotto, e mi chiusi a chiave nella mia cella. L'indomani la contessa non si mostrò che all'ora [...]
[...] del pranzo. A tavola, guardandola, mi maravigliavo di che il conte e mio padre non avvertissero il mutamento seguito nelle sue fattezze. Era [...]
[...] trasfigurata; gli occhi illanguiditi le si volgevano nell'orbita con dolcissima e direi immateriale morbidezza, la pelle del viso sembrava più [...]
[...] fresca e trasparente, colorirsi e vibrare, nutrita da un sangue più giovane e più sottile; le labbra sembravano fatte più carnose e più soave il suono [...]
[...] della voce e più armoniose le parole. L'abbandono delle sue movenze, ond'era ammollita la nativa signoresca compostezza, certe fissità [...]
[...] estatiche dello sguardo, certi subitanei sorrisi rammentatori e sopratutto, un non so quale trionfante orgoglio di felicità che la imbaldanziva mi [...]
[...] raccontavano della notte passata quanto già ero venuto meco stesso immaginando. Essa amava e uomo del suo amore era stato da lei col favore della [...]
[...] viso! Egli doveva esser bello e nobile come il sole! Non gli invidiavo la sua felicità e non ne ingelosivo, solo sentendomi fatto così interamente [...]
[...] una larga macchia di umido apparsa sul tavolato nella sala degli arazzi e proveniente certo da un grave guasto del tetto. — Del tetto? — osservò [...]
[...] il conte. — Il vento piuttosto avra aperto una finestra. — No, signor conte, le imposte sono tutte chiuse, la macchia è nel mezzo della sala e [...]
[...] non c'è traccia di rigagnolo che la faccia derivare dalla finestra. — Ma, per scendere dal tetto, l'acqua dovrebbe trapassare due solai e [...]
[...] del conte, di terreo che era per le lentiggini, s'infiammò di scatto e parve gonfio. Egli girò gli occhi intorno come per chiamarci in testimonio [...]
[...] , poi li piantò crudelmente in quelli di sua moglie e disse con lentezza, quasi sillabando: - Siccome ieri sera la macchia non si vedeva, bisogna [...]
[...] sdegnosamente e si levò di tavola; il conte fu di un salto fra lei e l'uscio come per impedirle di uscire. Era imminente qualche violenza che prevedevo [...]
[...] orribile. Senza esitare mi avvicinai al conte e gli dissi: — Sono stato io! 254 — Tu? A che ora? — Tardi, dopo la mezzanotte. La signora contessa [...]
[...] tutto era chiuso; allora traversai il cortile e l'orto fino all'uscio che mette all'androne dell'armi. — E quello? Come ho fatto ad indovinare [...]
[...] insidia della domanda? Come ho fatto a misurarne con una rapidità fulminea tutta la portata? E a scegliere la risposta trionfante? Certo non [...]
[...] indugiai di un minuto e rammento di aver pensato: il conte gioisce sicuro di cogliermi in fallo. Egli aspetta da me la bugia verosimile; in quella è [...]
[...] conte premiò degnamente la trionfante menzogna. La contessa ruppe in una risata spasmodica invincibile e più il marito si adoperava a farsi [...]
[...] perdonare il sospetto, più essa gli trillava sul viso l'oltraggio dei gorgheggi singhiozzanti che finirono per metterla in fuga, e dietrole il pover'uomo [...]
[...] , dimorato un pezzo a Parigi, era poco familiare colla nobiltà piemontese; la contessa lo conosceva appena; il conte dovette rammentarle fatti e [...]
[...] occulte tenerezze e desiderii d'amore, ma essa ne sosteneva gli sguardi con verginale ignoranza. Dopo cena mi chiamò seco al solito nella sua camera [...]
[...] , lasciando il cavaliere che doveva dormire in castello, col conte e con mio padre. Ed eccomi di nuovo al mandolino ed eccola di nuovo distesa [...]
[...] limpidi occhi. Nel primo stupore pensai che ci avesse creduto ancor essa ma la favola implicava un suo intervento diretto e lo sapeva bene che avevo [...]
[...] pigliarti un malanno. Uscii, il cuore grosso di rancore e in luogo di andare a letto, mi appostai nella stanza attigua, risoluto di smascherare questa [...]
[...] volta la sua incredibile falsità. La notte passò tranquillissima; il cavaliere di Valesa partì sul fare dell'alba, insalutato ospite, e [...]
[...] ricominciò, per non turbarsi più, la calma disperante dei primi giorni. Stemmo ad Issogne un'altra settimana, poi cominciò un giro di lezioni e [...]
[...] concerti che non ci permise pure una visita alla mamma, sempre dietro a quel poco guadagno, che fu poco davvero e l'autunno ne inaridì la sorgente [...]
[...] . Quando tornammo in Ollomont la mamma mi parve invecchiata di dieci anni. Era stata malaticcia tutto l'estate e più curante di non farcelo sapere [...]
[...] . Seguirono i giorni più tristi e più soavi della mia vita e li ripenserei quasi con dolcezza se l'agonia della poveretta non fosse durata oltre il [...]
[...] nostro timore ed oltre, ahimè, le nostre risorse. Con queste mancò a mio padre la forza di simularsi allegro, e la morte trovò una casa e degli [...]
[...] di carità, poichè mia madre e mio padre ebbero la sepoltura dei poveri; ma se dovessi nominare i miei benefattori non lo potrei, tanto quei [...]
[...] primi mesi fui sbalordito dal colpo. Colla primavera mi tornò l'uso della mente e la voglia di vivere, ma i miei paesi mi serravano il cuore [...]
[...] ; provavo la nostalgia delle terre luminose e calde dove era nato mio padre e che io non avevo visto mai. D'altronde avevo aperta una sola via di [...]
[...] guadagno, la musica, e per questa 259 bisognava uscire dalla valle d'Aosta. Pensai di richiedere protezione alla contessa di Challant e sul [...]
[...] scroscio mi colse nella via della Doragrossa; in un minuto ebbi i rigagnoli alla pelle e nel mezzo della via l'acqua spumeggiò a mulinelli come un [...]
[...] torrente. Riparai sotto un portone affollato di popolo; la gente rideva di un povero cocchiere che accecato, fradicio, e appesantito dalla piova [...]
[...] , s'inalberavano e rinculavano. E la gente a ridere, e la dama a crucciarsi quasi disposta al guado, se non che il mercante con grandi premure ne la [...]
[...] carrozza, e vi salgo seco. — Presto, gridò la contessa al cocchiere. Io tacevo ansimante, ancora maravigliato del mio ardimento. Dopo alcuni minuti [...]
[...] essa riavutasi, 260 trasse la borsa e senza guardarmi, mi porse uno zecchino d'oro. — Non mi riconosce? — Chi siete? - Giulio, il figlio del [...]
[...] musicante. — Tu? La carrozza si fermò improvvisamente e già la contessa aveva aperto lo sportello ed era scivolata in terra. — Aspettami. - Infilò [...]
[...] una porticina e sparì nell'andito. Era spiovuto; una casa gialla dirimpetto luccicava al sole fino allo zoccolo; i cavalli tranquillati [...]
[...] , e via carrozze e portantine quante non ne apparivano in un anno in valle d'Aosta, e gente affaccendata, e signori a diporto. La casa gialla era [...]
[...] venuta appressandosi di là donde s'era dileguata la prima, e già tacevano le ultime ondate dei suoni. — Dov'è la contessa? Se questa fosse la sua [...]
[...] coscienza de' miei dolori e della miseria e rieccomi smarrito un'altra volta dietro gli sguardi d'amore della contessa. La quale giunse alfine, col viso [...]
[...] raggiante e appena risalita in carrozza mi prese la testa fra le mani con tenerezza giuliva e mi diede due baci sulle guancie. — A noi [...]
[...] ; ammalatosi il primo violino, la contessa mi aveva proposto surrogante vantandomi per eccellentissimo; bisognava far le prove e improvvisarsi un [...]
[...] vestimento. Dalle prove uscii trionfante; a vestirmi pensarono la mia protettrice e le sue cameriere sicchè all'ora del ballo ero lindo, attillato [...]
[...] , imparruccato e galante come un signore. Quando entrai nella sala, fui per smarrirmi 262 per la maraviglia. Quella luce, quella bianchezza [...]
[...] raggiante, quei dipinti, la stupenda armonia degli archi e delle volte intrecciate e reggentisi l'una sull'altra, l'altezza che sapeva di tempio, gli [...]
[...] coscienza della realtà e la padronanza dei sensi. Rammento che accordando il violino, me ne sentii così fortemente echeggiate nel petto le note [...]
[...] da averne tronco il respiro. Tremavo di non poter leggere la musica nè governare la mano. E ancora la sala era vuota. Che sarebbe stato di me [...]
[...] quando fossero entrate le dame e la folla dei cortigiani e il Re e la Regina, mio sogno e mio terrore, e sopratutto la contessa colle braccia e le [...]
[...] spalle ignude, quale mi s'era mostrata poc'anzi, nel vano di una porta, accomiatandomi e incoraggiandomi al grande cimento? Sentivo muggirmi [...]
[...] nel cervello un vento di tempesta, e a chiudere gli occhi mi prendeva il capogiro. Perchè ero lì? Che ci facevo? Mi balenavano alla mente sprazzi [...]
[...] di ricordi infantili dimenticati da anni, lasciandomi nell'anima uno strascico di armonie dolci, una purezza chiara e non so quale tristezza che [...]
[...] fra le colonne a mezza altezza, erano già pieni di una folla ricca e grave, venuta senza che io l'avvertissi silenziosamente. Tutte le porte in [...]
[...] basso, fuori di una sola, si spalancarono insieme e irruppe nel gran vano il popolo delle dame e dei cavalieri che si allineò silente in cerchio [...]
[...] ! — La Corte era dunque entrata, mi erano dunque bastate le forze e la mente, potevo dunque oramai riposare sicuro. Ecco la contessa. Com'era [...]
[...] scoperto l'uomo del suo cuore; egli era là certo, perduto nella folla varia e festante; ma già sentivo che la superba donna si sarebbe alfine [...]
[...] Valesa; lo riconobbi e mi rinaquero i primi sospetti; ma ridevano insieme sinceramente senz'ombra di turbamento e fu il cavaliere a chiamarle [...]
[...] attorno altri signori belli, giovani, gioviali, sfarzosi al pari di lui, ed era un giuoco allegro di motti, di cenni, di sguardi e di risate. Poi [...]
[...] certezza, la vedrai rapita e morente squagliarsi per la voluttà e avrai cercato e provocato il tuo martirio e forse la tua rovina. Questa parola [...]
[...] : rovina, mi echeggiava ancora nell'anima quando già m'ero rimesso a suonare e aveva finito per sposarsi da sè a certe cadenze musicali che [...]
[...] , ricantandomela a sazietà, l'avevano quasi privata di senso. Ma perchè la sentii risonare più forte e minacciosa quando il maestro ci diede l'attenti [...]
[...] , era sempre attorniata da un nuvolo di cicisbei, rideva e discorreva animatamente. 265 Ricordo benissimo: era il minuetto di Boccherini, lo [...]
[...] lui inchinarla e porgerle la mano mi dissi: Ci sei questa volta! e la parola rovina tornò a ronzarmi negli orecchi. — Non importa, ci sei, ci sei [...]
[...] pareva che in quel minuetto dovessi entrarci ancor io a fare il terzo fra di loro; mi dicevo: a me! come se mi accingessi ad agire e intanto la [...]
[...] coppia aveva preso il mezzo della sala e i primi accordi bisbigliavano pianissimo. Che c'era mai sulle corde del mio violino? Di che pece le avevo [...]
[...] confricate? Forse le scintille che rendevano al tocco dell'arco non erano visibili alla gente ma io le sentivo avventarsi in me e saettarmi. I [...]
[...] primi inchini furono lenti e strisciati come la musica, ma già i due si godevano l'isolamento della danza e si promettevano scambievoli delizie [...]
[...] di sguardi e movenze, e a me tornava il sottile affinamento delle facoltà artistiche già 266 provato nelle morbose sere d'Issogne. Durante la [...]
[...] prima parte, quando i violini singhiozzano acuti e sembrano supplicare con grande umiltà alcuna grazia lungamente sospirata, la contessa parve [...]
[...] irrigidirsi contro la lusinga dei sensi e delle note e trionfarne interamente durante la festosità chiacchierina della seconda. Ma fu breve vittoria [...]
[...] ; alla ripresa, la vidi concedersi per vinta. Allora mi salì alle tempia un soffio di follia, e senza volerlo e senza che altri me lo impedisse [...]
[...] alte cime dell'arte, misurando con lucidezza tranquilla la tirannia che esercitavo inesorabilmente su quel popolo di re, principi, cortigiani e su [...]
[...] quella donna mia salvezza e mio tormento. L'orchestra s'era tutta taciuta per la maraviglia del mio sonare, il maestro mi guardava dubitoso di [...]
[...] miracolo e le note guizzavano, sgorgavano, rompevano dal mio violino, con voci umane di preghiera e di lamento, con grida umane di gioia, con [...]
[...] bassi accenti umani di rimprovero e acuti di angoscia, esprimendo, compendiando, commentando le precoci torture della mia adolescenza, le mie [...]
[...] caldezze d'amore e le ironie, e il trionfo della insperata vittoria. Oh non era più una danza quella! Tutti sentivano 267 come io governassi ogni [...]
[...] moto della coppia amante, come il mio arco reggesse le fila dei loro destini e come incrudelissi ad affinare loro la delizia di quel momento fino a [...]
[...] volgerla in spasimo insostenibile. Dov'era la sapiente simulatrice d'Issogne? Ora, ora bisognava ricomporsi e mentire; rammentavo le sue pose [...]
[...] immobili sul canapè, le sue arie innocenti e la storiella della macchia e la mercede che me n'era toccata; e ogni nuova imagine cresceva mollezza [...]
[...] e lascivia ai miei suoni. Non era più una danza quella; i passi ed i moti erano voci e parole dichiaranti i più gelosi secreti dell'anima. Non [...]
[...] adoranti e rovesciamenti come di giunco assalito della bufera e procaci profferte e dinieghi cupidi ed abbaridoni d'amore. Nella sala stagnava il [...]
[...] silenzio ansioso di un'imminente catastrofe. La pazzia che mi era salita alle tempia, soffiava anche su di loro e li travolgeva, la musica [...]
[...] dettava e rinnovava angoscie e rapimenti pure seguendo fedelissima le note scritte; il minuetto digradava in ridda, pure serbando la struttura della [...]
[...] danza aulica, ma gli amanti, smarriti, incoscienti del luogo e della folla, attingendo scambievolmente uno dall'altro per gli 268 occhi la vita [...]
[...] corda del mio violino, la contessa traballò come colta da vertigine e cadde inerte nelle braccia del cavaliere, ed io, toccato il parossismo [...]
[...] della follia, scaraventai in aria il violino che piombò spezzandosi nel mezzo della sala e irruppi per fuggire fra i miei compagni che mi [...]
[...] trattennero. Stetti per pazzo alcuni giorni all'infermeria. Guarito e rinsavito, quella scappata mi fruttò un posto stabile di primo violino nella [...]
[...] regione degli alberi e dei cespugli; a Cogne era in mezzo alla valle in un luogo delizioso chiamato Vallontéj, un prato ingombro qua e là di [...]
[...] enormi massi grigi rovinati dalle vette e fiancheggiato da una fitta foresta di abeti. Quando il Re dalla piana saliva al campo, tutta la valle [...]
[...] scambio dei cavalli, i pubblici ufficiali davano l'annua lustrata al cappello a staio e le famiglie borghesi levavano dall'armadio la bandiera del [...]
[...] 48. Il Re chiamava per nome i sindaci, gli osti, gli stallieri, le guide ed i cacciatori, conosceva gesta e miracoli dei maggiori alpinisti [...]
[...] che saliva, le conoscenze si facevano più frequenti e famigliari; a Cogne ed a Valsavaranche non c'era un viso nuovo per lui, egli era al fatto [...]
[...] di tutte le minute vicende domestiche di questo e di quello, sapeva della lite fra Pietro ed Ambrogio, della vacca che Anselmo aveva perduto in [...]
[...] un burrone un giorno di nebbia e del figliolo che Rosa aveva fatto a Tonio, il quale, briccone, stava ora sui lavori in Francia, senza pensiero [...]
[...] della poveretta. I contadini gli si facevano incontro semplicemente sorridendo e attaccavano discorso essi col voi, egli col tu, come vecchi [...]
[...] di legno che a volte in distrazione faceva girellare e l'altra nella tasca dei larghi calzoni di frustagno. Finita la messa, portava egli stesso [...]
[...] la scranna in piazza, all'ombra e sedutovi cominciava la rassegna di tutto il villaggio che gli si affollava intorno. Discorreva in piemontese [...]
[...] intercalandovi qualche sapida parola del gergo valdostano; e i sigari fioccavano in tal quantità che non pareva ne potessero tanti capire le sue [...]
[...] invenzione corrispondente o a qualità fisiche o ad accidenti 272 biografici. E a questa lanciava un'arguzia, a quella un nome che lo chiariva al [...]
[...] fatto dei di lei piccanti secreti, a quest'altra pizzicava le gote, e honni soit qui mal y pense. La risposta valeva la botta; poichè l'arguzia [...]
[...] scendere del tutto, mettevano un piede sul primo scalino, ma senz'ombra di arroganza. L'alpigiano possiede l'istinto della misura e non la [...]
[...] soverchia mai, nè il Re Vittorio Emanuele era uomo da tollerare gli si mancasse di rispetto. Bensì sapeva proporzionare gli atti e le parole alla [...]
[...] , qualche villano più timoroso cercava di sgattaiolarsela non visto, egli lo chiamava per nome e lo riprendeva scherzosamente di che non lo venisse [...]
[...] egli stava in piazza e non perdonandogli la reggia del Quirinale, passò fra 273 la gente fingendo di non avvertire la sua presenza, egli che [...]
[...] bene li conosceva, disse ad alta voce: «Chi sono quei villani che non salutano il Re?» E poi, contento della lezione, riprese la celia [...]
[...] . * ** Tutti sanno quale famoso cacciatore egli fosse e come non fallisse mai il suo colpo; quelli che lo avvicinarono, lo narrano gelosissimo della [...]
[...] riputazione di buon tiratore e intollerante dell'altrui mediocrità. Se uno dei suoi sbagliava la mira, erano seri rabbuffi in principio e lunghe [...]
[...] canzonature di poi, e se ne coglieva troppe o troppo bene, trapelava dalle sue parole una punta di gelosia che durava finchè con un colpo maestro [...]
[...] all'onore di partecipare alla caccia, e rarissime volte poste a tiro dello stambecco. Lo stambecco era riserbato, per lo più, agli ospiti di [...]
[...] riguardo e solo quando le condizioni della caccia erano tali da non correr rischio di perdere la preda. La quale andava in gran parte regalata qua e là [...]
[...] e la provenienza della vivanda, e non mancavano mai di proporre, in fin di tavola, il toast al coronato cacciatore. * ** Il sussiego e [...]
[...] l'etichetta non salirono mai oltre i mille metri sul livello del mare: il Re, accampato sopra i duemila, amava di vivervi da gran signore ospitale e [...]
[...] artista, era salito a Cogne e vi dimorava per certi suoi studi scientifici che alternava con ricreazioni artistiche da pittore. S'era combinato [...]
[...] sulle ghiacciaie del Gran Paradiso. Un giorno degli ultimi di luglio, egli andò per diporto fino all'accampamento del Re a Vallontéj, e poichè il [...]
[...] Re era alla caccia e 275 si sapeva non sarebbe tomato prima di sera, pregò il generale Bertolè-Viale che gli lasciasse visitare l'accampamento e [...]
[...] farvi alcuni disegni che intendeva mandare e mandò infatti, al Graphic di Londra. Il generale accondiscese, e, a disegni finiti, avendo mostrato [...]
[...] Maestà il Re d'Italia, il quale da cavallo aveva picchiato ai suoi vetri e rideva ora della sua attonita confusione. — Prima di tutto si vesta [...]
[...] , che a queste arie gelate c'è da pigliarsi un malanno e poi si riaffacci che le voglio parlare. Come fu vestito e tornato alla finestra, il Re [...]
[...] gli disse: — Senta, ho veduto il disegno che lei ha fatto per Bertolè, e vorrei averne uno che raffiguri 276 tutto il mio campo. Io vado ora a [...]
[...] quel disegno e di portarmelo colà fra una settimana. Ho dato ordine che non smontino il campo finchè lei non vi sia salito. È inteso? L'altro a [...]
[...] scusarsi di non saper fare cosa degna del Re e il Re a lodargli il disegno che aveva veduto; breve: si rimase che il lunedì venturo lo studente [...]
[...] sarebbe andato ospite della Maestà Sua a Valsavaranche. Vi andò, valicando in dieci ore il colle del Lauzon, uno dei più alti dell'Alpi e giunse [...]
[...] al campo che imbruniva. Era l'ora del pranzo; il Re lo accolse con quell'affabilità bonaria che bandisce il sussiego e pareggia i gradi; era il [...]
[...] signor Savoia che riceveva in casa propria il signor X, e lo trattava come si conviene ad un ospite; lo volle vicino di tavola e gliene fece [...]
[...] gli onori mettendo il discorso su argomenti che lo potessero interessare, interrogandolo famigliarmente, e famigliarmente rispondendo alle di lui [...]
[...] domande, raccontando aneddoti piccanti o avventure di caccia, passandogli i piatti perchè vi tornasse e mescendogli un Barolo squisito, che il [...]
[...] più giovani di me ed eccoli imbottiti di maglie e flanelle come se fossimo a caccia di foche nei mari polari, mentre io, guardi, e si sbottonava [...]
[...] , una camicia di tela e ce n'è d'avanzo. Era infatti d'una robustezza a tutta prova; dormiva per lo più sotto una tenda soldatesca in un [...]
[...] lettuccio dove si coricava bello e vestito. La mattina alle 3, cioè sul primo albeggiare, quando da quelle alture si vede fuggire verso Francia il [...]
[...] cielo nero scintillante di stelle, e salire dai gioghi nostrani il chiaro cielo diurno, egli si levava e usciva a passeggiare fumando in mezzo al [...]
[...] silenzio del campo e a trarre l'oroscopo della giornata dall'aria nitida sulle ghiacciaie bianchissime, o dai brandelli delle nuvole lacerate [...]
[...] e spiccare agli albori crescenti i dorsi e incidersi i seni della montagna, e il primo raggio del sole fulminare le pareti cristalline e [...]
[...] colori, e la giornata gli passava a far studi dal vero. Il secondo giorno, venutigli a mancare i cartoncini, ebbe da un domestico per dipingervi [...]
[...] , il coperchio di una scatola di sigari d'Avana, e discorrendone a tavola capitò a dire come tali tavolette si prestino mirabilmente agli studi [...]
[...] ad olio. Ed ecco l'indomani sera giungere al campo il mulattiere delle provviste, con un carico di scatole da sigari d'ogni forma e d'ogni [...]
[...] dimensione; il Re aveva egli stesso telegrafato a Torino perchè gli fossero spedite, e la cosa era seguita con una sollecitudine veramente regale [...]
[...] contemporanea e ne traeva notizie curiosissime e ritratti compendiati in pochi tocchi sagaci e pieni di colore. Finito il passeggio, buona notte [...]
[...] bisognava partire e rivalicare il colle del Lauzon. — Badi — gli disse il generale — che gli ospiti di Sua Maestà non se ne vanno se non quando [...]
[...] sono congedati. — Ma mio padre e gli amici miei non sapendomi qui e non trovandomi a Cogne, staranno in pensiero di qualche disgrazia [...]
[...] vorrebbe partire, troverà il Re in piedi, e sentirà da lui quello che gli conviene di fare. La mattina, come Vittorio Emanuele lo vide sbucare [...]
[...] . Dica a suo padre che oggi andrò ad ammazzare lo stambecco e che glielo manderò domani. Ho dato ordine che le sia preparata una cavalcatura. E mi [...]
[...] venga a trovare quest'altr'anno; capiti qui quando saprà che ci sono e mi farà piacere. 280 Il cavallo era sellato e aspettava. Il Re aggiunse [...]
[...] in tono grave: — Venga qui — e lo prese per le due mani — lei è giovane e ha voglia di studiare. Seguiti sa, perchè il mondo è di chi se lo [...]
[...] piglia, specialmente ai giorni nostri. E gli tenne un gran discorso paterno, buono e fortificante; poi, dopo una pausa: — Glielo dirà non è vero, a [...]
[...] particolare del suo soggiorno nel campo del Re e l'indomani un sergente di caccia ci portò il promesso stambecco che divorammo allegramente [...]
[...] . L'avventura andò poi a finire così: Per ringraziare la Sua Maestà del grazioso dono, la nostra brigata si raccolse a consiglio e deliberò di mandare al [...]
[...] campo un gran foglio, illustrato a modo di pergamena gotica, dove il Teja disegnò il ritratto di ognuno di noi, e io postillai ogni ritratto con [...]
[...] due versi dichiarativi. Il Re ne fu contentissimo e ci mandò ad invitare tutti a pranzo per il giovedì venturo, tempo permettendolo. Ma dopo due [...]
[...] un grande e bellissimo quadro che credo sia ora nel Castello Reale di Monza. TRADIZIONI E LEGGENDE in Valle d'Aosta Si crede generalmente [...]
[...] che le valli alpine, e più quella d'Aosta, siano un semenzaio di leggende e di tradizioni popolari. Ve ne sono invece pochissime e scolorite. Il [...]
[...] luogo sarebbe adatto ma non la gente, cui la facoltà immaginativa è pressochè isterilita dalle troppe e troppo gravi fatiche. Oramai le più [...]
[...] schiette leggende sono quelle falsificate per intero; dell'altre, le vere, nel loro passar di mente in mente svaporò in gran parte la sostanza e [...]
[...] sbiadirono e si ritinsero i colori. Finchè duravano nel popolo, le variazioni erano poche, ma divenute materia letteraria 284 e argomento di libri [...]
[...] stampati, furono inzeppate, ingentilite, ammodernate, moralizzate e tirate a forme simmetriche. Dal popolo passarono ai libri; da questi per via [...]
[...] dei soldati in congedo e degli operai migranti, tornarono irriconoscibili alle veglie popolari. E non vi tornarono sole: ai Reali di Francia [...]
[...] , al Guerrino il Meschino, alla Bella Maghelona e loro discendenti, s'accompagnano e succedono il Saint-Clair delle Isole e il Conte di Montecristo [...]
[...] hanno malandrini, i cimiteri non hanno fantasmi, le antiche rovine non mandano gemiti e fragore di catene. Qualche vecchia comare parla ancora di [...]
[...] padroni 285 di alcuni castelli disabitati od inabitabili dovettero rifarne la porta e sbarrarla e acciecare le finestre a pian terreno, perchè a [...]
[...] delle finestre e i gradini della scala. Io interrogai più volte le guide, se mai i ghiacciai e gli altri luoghi mortali dell'alta montagna [...]
[...] avessero generato storie fantastiche di geni amici o avversi all'uomo; ma durai fatica a farmi intendere e passai, credo, per insensato. Nemmeno [...]
[...] trovai indizio di pronostici, tranne i soliti e sperimentali riguardanti il tempo e questi espressi sempre con saviezza dubitativa. Di credenze in [...]
[...] . Richiesti: Ci credete? risponderebbero: è possibile! Non si sa mai! Dacchè lei lo dice! e via su quel tono; ma lo farebbero sopratutto per incuria [...]
[...] , come per cosa che non li riguarda e che non torna il conto di considerare. In sostanza, il montanaro è poco immaginoso. 286 Parlo, ben inteso [...]
[...] , del popolo: di quelle classi sulle quali non può, o pochissimo, l'educazione e l'artifizio letterario; le sole presso le quali trovandocela, la [...]
[...] leggenda sarebbe genuina e saporita. Tuttavia, nei tanti anni dacchè mi aggiro per le montagne qualche embrione di tradizione o di leggenda mi [...]
[...] venne fatto di trovarla: leggende e tradizioni inedite, ben inteso, perchè delle altre ce n'è a migliaia, ma oramai neanche a raccoglierle dalla [...]
[...] fonte popolare non si trovano sincere e per tondarle e mondarle occorrerebbe un lunghissimo studio comparativo. Una volta stavo a Fenis in Val [...]
[...] d'Aosta per cercare e copiare le scritture murali del castello. L'oste del paese discorreva volentieri e mostrava di saperla lunga. Lo domandai [...]
[...] scordare la recente signoria dei Challant, e la perdurante sovranità Sabauda? Ma l'oste non conosceva nè il primo nè il secondo regno Burgundo, nè [...]
[...] se lo avesse conosciuto; e poteva provarne l'esistenza e la signoria mediante una storia, autentica, della quale non era in paese chi dubitasse [...]
[...] . Ecco la storia. Non molti anni addietro, sulla strada che sale a Fenis di qua dal ponte, c'era un vecchio uomo che faceva giorno e notte la [...]
[...] strada e la notte si rannicchiava per la petraia. Un giorno, scostatosi il vecchio per certi suoi bisogni, passò un forestiero il quale ebbe [...]
[...] ribrezzo del serpe e lo uccise con una cannata. In quella tornò il guardiano e, veduto il serpe morto, si cacciò disperatamente le mani nei capelli [...]
[...] relazione corresse fra questa e il duca di Borgogna, come quella favola bastasse ad infeudare il castello alla casa Borgognona, l'oste non mi [...]
[...] seppe dire. Mi rifece la storia del serpe tre o quattro volte, sempre colle stesse parole e tirandola sempre alle stesse conclusioni. Il castello [...]
[...] . Le serpi hanno una gran parte nei favolosi racconti valdostani. Un contadino e consigliere comunale d'Issogne mi assicurava e lo avrebbe [...]
[...] scritture. Già la storia di Margherita di Francia, la mostra oggetto di cura e per poco non di venerazione. Un'altra leggenda la consacra quasi [...]
[...] al rispetto delle genti. Un giorno ero salito al villaggio d'Ussel dirimpetto a Châtillon, e visitata la rocca, sonnecchiavo nell'ora calda, sulla [...]
[...] riva del torrentello che fiancheggia il paese. Capita una tribù 289 di formiche rosse e mi assale. Alla prima puntura mi levo stizzito e [...]
[...] stropicciando i piedi reco fra di loro lo scompiglio e la morte. — Ah! Monsieur! vous faites du mal aux bêtes du bon Dieu; il vous arrivera malheur [...]
[...] ! Chi parlava era un vecchio capitatomi dietro senza ch'io lo avvertissi. L'accento era così convinto, l'aspetto così venerabile e così grave la [...]
[...] , che sono creature di Dio, che noi non sappiamo quali spiriti si nascondano in essi. Fiutai un'altra Margherita di Francia e lo feci discorrere [...]
[...] molte opere costose e difficili: bisognò in parecchi luoghi forare il monte, in altri appoggiare muraglie a pareti liscie e precipitose di macigno [...]
[...] . Più volte gli operai scoraggiti furono per abbandonare l'impresa, ma li sostenne e li rincorò lo zelo di un buono uomo di Nus, il quale li [...]
[...] stimolava con parole, li allettava con regali e promesse, si metteva primo nei rischi, assicurava primo le travi dei ponti e vi si avventurava [...]
[...] maggiori pericoli e non rimaneva che poco e facile lavoro, quando il brav'uomo rovinò da un ponte e morì. Come tutto fu lesto e la fonte fu immessa [...]
[...] nel nuovo letto, gli operai che ne seguivano il corso videro una biscia nera e sottile precedere l'acqua come a mostrarle il cammino. Un [...]
[...] ragazzaccio la uccise e tosto l'acqua che già scorreva allegramente tornò indietro nè ci fu verso di farla scendere mai più. In quella biscia era [...]
[...] l'anima del brav'uomo, e Dio ne vendicava così l'uccisione. Di questa favola, non è difficile rintracciare l'origine. Così in valle d'Aosta, come in [...]
[...] sorgenti. Appena scavato il pozzo, se l'acqua non vi pullula in abbondanza, vi gettano dentro un gruppo di anguille e vogliono che l'effetto sia [...]
[...] sicuro. Dall'anguilla al serpe, presso i villani, poco ci corre, e non è a stupire se una volta attribuito il potere di rintracciare le [...]
[...] Saint-Vincent. Mi fu narrata dallo stesso vecchio e dice così: Una volta quelli di Saint-Vincent, difettando d'acqua, deliberarono di derivarne un [...]
[...] ruscello da Val Tournanche e gli uomini del paese si posero all'opera volonterosi. Ma viste le gravi fatiche ed i pericoli, già stavano per [...]
[...] desistere, quando le donne proposero di volgere in messe a pro delle anime loro, tutto il filato dell'inverno. E fila, e fila, gli uomini tutto il [...]
[...] giorno alla muratura, le donne tutta la notte alla rocca ed al fuso; finchè fu compito il ruscello e il filo venduto fruttò un bel gruzzolo. Il [...]
[...] quale fu dato a custodire ad un savio e pio uomo, dei maggiori del paese. Ma costui era un birbo mascherato da santo. Come l'acqua fu messa nel [...]
[...] ruscello, 292 egli corse all'osteria con grosso seguito di briaconi e di sgualdrine, e la matassa delle messe fu dipanata dal demonio. Trincando [...]
[...] , lo sciagurato cantava: L'eau s'en va et moi je bois. L'eau s'en va et moi je bois. Tanto che l'acqua tornò indietro e il ruscello rimase asciutto [...]
[...] bellissimo tipo di leggenda. Vissuto in citta, i pittori accademici lo avrebbero tirato a mille esemplari di santi e patriarchi; lassù faceva [...]
[...] lo spaccalegna, mestiere caro a molti riputati stregoni e negromanti. Era alto, ben fatto, portava una zazzera unta e liscia, un moncone di [...]
[...] codino ed una barba tra il bianco e il giallo, lunghissima e scarmigliata. Le sopracciglia, tra bianche e gialle ancor esse, spiccavano folte, ad [...]
[...] parte; pareva rimpinzito di crino perdere il soverchio per tutte le vie. Le narici e le orecchie ne avrebbero fornito da fare il pizzo ad uno [...]
[...] studente e i baffi lunghi entravano in bocca e ne riuscivano così diritti come se derivassero di gola. La barba saliva sulle gote fin sotto le [...]
[...] occhiaie e per il largo collo della camicia la si 293 vedeva ripullulare sul petto. Sull'ultimo lembo carnoso dell'orecchio dov'era infitto l'anello [...]
[...] figura mobilissima commentava e coloriva ogni parola, anzi il viso preparava quasi le parole e le annunziava; attore drammatico, quell'uomo avrebbe [...]
[...] fatto ridere e piangere il pubblico senza profferir verbo, col solo valore della maschera come lo chiamano i comici. Ai movimenti del viso, la [...]
[...] , ognuno dei quali diventava un braccio di leva obbediente e sensibilissimo. Mentre raccontava le sue storie, correvano per quella foresta vivente [...]
[...] , delle vere e proprie burrasche. A volte, in seguito a troppo rapidi mutamenti di fisonomia, le vibrazioni si intralciavano come fanno i cerchi [...]
[...] dell'acqua per due pietre lanciate vicine, e ne seguiva uno scompiglio da non dirsi. To non vidi mai una faccia più strana di quella, tanto che [...]
[...] guardare e riguardare senza averne imbarazzo, nè vergognoso nè superbo della propria singolarità. 294 Parlava a sentenze, in torso misurato, ma [...]
[...] che andava a mano a mano accendendosi. Aveva una voce bassa ma limpidissima e vibrante, e raccontava con molta evidenza, mettendo nei punti [...]
[...] , bisogna dire che mi sia sfuggito un risolino involontario, perchè tronò il discorso, mi fissò corrugato e mi disse: — Non credete? — Accompagnò [...]
[...] domandai come egli avesse apprese quelle storie, fece un viso misterioso e non rispose: solo dagli occhi traspariva una superba compiacenza di [...]
[...] il dono di conoscere le malattie e di guarirle, e la scienza umana dei medici non valere nulla appetto alla sua. 295 Ora quel vecchio è morto da [...]
[...] per indocilirli e questi lo sognarono durante gli incubi delle indigestioni. Se è vero che la paura ingrossa gli oggetti, che lunghezza [...]
[...] virtù delle sue erbe e de' suoi sortilegi e lo sprezzo ch'egli faceva del sapere umano. Morti quelli che furono adulti e vecchi con lui, Dio sa [...]
[...] uomo ebbe un sospetto mortale e ricusò di netto. — Ma perchè? — gli domandai. — Signore, io non conosco il vostro. — Ve lo dico subito. — Non ve lo [...]
[...] domando. E seguitava a guardare me ed il taccuino, coll'aria di un uomo pentito d'avere attaccato discorso, nè mi valsero i ragionamenti coi [...]
[...] questa la sua paura, e più insistevo ad abbonirmelo, più lo trovavo riluttante, finchè stretto dalla mia insistenza e fissando con occhi sempre [...]
[...] più stralunati il taccuino e facendosi il segno della croce, balbettò già volto alla fuga: — Vous pouvez être le diable! E scappò via. Aveva [...]
[...] Bergniffe, perchè la paura muta in certezza ogni sospetto! E la vivacità del suo racconto e il suo visibile smarrimento, vinsero 297 forse la [...]
[...] miscredenza dei pochi spregiudicati. Che discorsi quella sera! Se il diavolo non fosse agli sgoccioli, la leggenda sarebbe creata. E chissà che [...]
[...] accorto che non si creda e muterà col tempo nome e forma, ma non sostanza ed argomenti. E forse del mio passare sulla terra, non rimarrà fra [...]
[...] cent'anni altra vestigia, che la storia del vecchio spaccalegna e dello spirito maligno. I SOLITARI La neve sull'alta alpe è di ogni stagione. Ma [...]
[...] l'estate, la terra tutta calda di vita germinativa la respinge; i fiocchi radi e leggieri svolazzano a lungo per l'aria aggirati dal vento e [...]
[...] sfiorato appena il sommo delle erbe, si squagliano e svaniscono, come le monachine quando vanno a letto. Tuttavia la gente del luogo li guarda con [...]
[...] 300 due sole stagioni: le estreme. Come in Giugno l'ultima crosta di neve cova l'erbe già vigorose e quasi fiorite, sicchè da un giorno all'altro [...]
[...] dove prima era tutto bianco il terreno appare tutto screziato di colori vivi, così in Settembre e talora al finire d'Agosto, una sola notte [...]
[...] trasfigura la terra e di giardino la rimuta in deserto. Mancano a quelle alture le cangianti trasparenze primaverili e i languori autunnali; la [...]
[...] vicenda delle stagioni vi è aspra e violenta come la struttura dei luoghi. E colla vicenda delle stagioni, la vita animale che l'accompagna e ne [...]
[...] consegue. Giugno in un sol giorno reca alle alture tutti gli abitatori estivi, apre i casolari, li riempie del popolo tranquillo e taciturno dei [...]
[...] pastori e del gregge sonoro: Settembre in un sol giorno spazza via uomini ed animali, chiude le case e fa muti tutti gli echi delle montagne. La [...]
[...] biancastra dei pastori, e il fardello che portano, coperte fioreggiate, stoviglie e grossi paiuoli rubicanti al sole come scudi, fanno insieme una [...]
[...] giostra abbarbagliante di colori, che contrasta e s'intona col verde 301 ancora fresco e giovanile dei prati. Uno scampanellare continuo scaturisce [...]
[...] dall'alto i pochi valorosi che vi dimorano tutto l'anno e vi sentono l'estremo saluto che manda loro il consorzio umano da cui vivranno separati per [...]
[...] otto eterni mesi. Separati e vicini. Ma li disgiunge tanto ostacolo di pericoli e disagi e così profonda diversità di clima e di consuetudini [...]
[...] ricambio delle attività umane; cessa loro la norma del dare e dell'avere. Oramai della famiglia umana non vedranno più che le atroci miserie ignote [...]
[...] alle genti e dell'uomo non potranno mostrare se non la parte divina: la pietà soccorritrice. Dal mondo altro più non aspettano che occasioni di [...]
[...] sacrificio e di eroismo. Mentre nella valle e più al piano il sole è ancora torrido e le vendemmie cantano sui colli, mentre i laghi e le pendici [...]
[...] formicolano di gente festosa e suona intorno per la campagna la dolce egloga autunnale, ad essi già pesa sul capo il 302 basso cielo e sta nel [...]
[...] furibondo di minutissimi cristalli ghiacciati che entrano col vento per ogni dove, si aggirano pulviscolo gelido nelle stanze, e non c'è porta o [...]
[...] finestra che li respinga. Tuttavia, benchè quello del Gran San Bernardo sia riputato, e con ragione, il più disagevole e pericoloso fra gli ospizi [...]
[...] , credo che ve ne hanno altri di più penoso soggiorno. Là almeno, una certa regola monacale inganna il tempo e fa meno amaro l'esilio. Vi sono [...]
[...] parecchi padri e un discreto numero di novizi. La giornata è spezzata da occupazioni disparate: pratiche religiose, studio, scuola, osservazioni [...]
[...] piccoli rancori scambievoli, i piccoli sotterfugi, le congiure sorde per conseguire minuscoli intenti, ogni 303 parola e l'accento di essa, ogni [...]
[...] leggerissima infrazione alla regola, la durezza di un comando, la lentezza nell'ubbidire, diventano fieri avvenimenti che agitano quegli ingegni e [...]
[...] che legge più libri e con più intensa attenzione che nessuno di noi, trova in ogni libro molte più cose che noi non sapremmo. Benchè remoto dai [...]
[...] centri popolari, ogni uomo colto o produce o rinnova ogni giorno un certo numero di idee e nelle ore dei ritrovi queste, esposte nel crocchio [...]
[...] . Le amicizie devono serrarsi e caldeggiarvi con impeti d'amore. La sera, nella grande e confortevole sala da pranzo, qualche novizio suona il [...]
[...] dagli uomini e dai dolci affetti umani, l'imminenza continua di orrende catastrofi, le frequenti preghiere, la coscienza di un grave ed austero [...]
[...] dovere compiuto, provocano certo in quegli animi e vi mantengono una sorta di esaltazione poetica, che li fa vibranti 304 ed echeggianti. Come [...]
[...] di tenerezza soffocati e rinascenti, quante piccole vipere tentatrici devono suscitare in quei cuori! I piccoli consorzi sono il compendio dei [...]
[...] , cosicchè al primo giungere dell'estate egli dura fatica a discorrere. Là non convento, non regola, non confratelli e non novizi. L'ospizio appartiene [...]
[...] alla Religione dei Santi Maurizio e Lazzaro che lo mantiene in discreto assetto; ma perchè ivi è minore l'affluenza dei viandanti e meno [...]
[...] pericoloso il valico, non vi dimora che un rettore con due servitori e due vecchie domestiche. L'abate Chanou, cavaliere e canonico, è un uomo colto [...]
[...] , socievole, argutissimo, austero e gioviale, innamorato della montagna, curioso osservatore de' suoi fenomeni, tutto fervente di zelo [...]
[...] scientifico. Venne giovanissimo a reggere l'ospizio e non volle più dipartirsene, malgrado le vistose offerte che gli rinnova spesso il vescovo 305 [...]
[...] d'Aosta, di prebende o di canonicati. — Salì povero, e dura tuttavia. Al suo primo giungere fuori del messale sull'altare e del libro dei passeggeri [...]
[...] rinfusa le opere di San Tommaso e quelle di Herbert Spencer, e Marco Polo discorre con Livingstone e Stanley, e l'Imitazione di Cristo stupisce [...]
[...] di trovarsi daccanto la Fisiologia del Claude Bernard, e Victor Hugo fiancheggia Bossuet e Fénelon. È abbonato alla Revue politique et littéraire [...]
[...] , e Revue scientifique uno dei più vivi periodici di Francia e ne possiede tutta la collezione fin da quando la si chiamava: Revue des cours [...]
[...] littéraires et scientifiques e stampava le lezioni professate all'Istituto di Francia ed alla Sorbona. Tutti libri raccolti coi quattrini del [...]
[...] vecchio cospiratore e vi rimase un mesetto a legarvi libri e giornali. Era un piemontese, già guardia doganale, poi nel 1831 congiurato [...]
[...] repubblicano e come tale condannato a morte e costretto a fuggire di patria. In esilio, imparò l'arte del legatore, ma o difetto di metodo o di costanza [...]
[...] , passò d'uno in altro 306 mestiere, finchè dopo varie e fortunose vicende, finì spaccatore di ghiaia lungo le strade della Savoia francese e [...]
[...] repubblicana. Il nostro prete andò a stanarlo in qualche buco di vallata dove l'inverno le strade hanno un metro di neve, e vistolo affamato e [...]
[...] senza lavoro, pattuì con lui che ogni inverno sarebbe salito all'Ospizio per riprendervi lo strettoio e le correggiuole dell'antico pacifico [...]
[...] mestiere. Quelli furono, nella vita dell'abate, gli anni buoni e ridenti. Il vecchio aveva visto mille cose coll'occhio savio del filosofo disperato e [...]
[...] interlocutore immaginoso e paziente. L'indole irrequieta del cospiratore, domata dagli anni e dalla miseria, si confaceva colla tranquilla e riposata [...]
[...] indole del romito attivato dalla curiosità scientifica e letteraria. Entrambi amantissimi della lettura, un inverno divorarono insieme il [...]
[...] corrispose più giustamente all'azione. Noi sfioriamo la mensa intellettuale di un libro: quelli tornano dieci volte allo stesso piatto e non ne lasciano [...]
[...] briciola. Quella lettura li lasciò caldamente ammirati. 307 — È degno di stare coi libri del Walter-Scott, e coi poemi in prosa del [...]
[...] malandato e povero in canna come sempre; ma di trattenervisi non si parlava nemmeno tanto gli durava la natura nomade e irrequieta. Al mestiere di [...]
[...] invernale, indebolito dalla fame e dal freddo. E tornò al prete la dura solitudine: i domestici rifugiati nella stalla, egli in libreria. Se non che [...]
[...] , qualche volta, preso della impazienza di una voce umana che parlasse, non il gergo valdostano, ma la lingua letteraria, conforto e sollievo [...]
[...] respingevano intera e netta ogni parola. L'eco era diventata il suo interlocutore. Una volta, ed 308 era d'estate, lo intesi sfogare con quel [...]
[...] . Capitai all'improvviso, mentre scagliava contro l'innocente parete le sue invettive e ne risi; ma quando m'ebbe detto ridendo bonariamente che [...]
[...] , una mente così attiva e socievole, dalle membra così agili, seppelliti per tanto tempo in quella tomba nevosa! E certe volte , sono vitaccie da [...]
[...] rischiarci la salute e la vita. Rammento una visita che feci all'Ospizio parecchi anni or sono. Arrivai che annottava. Alla seconda casa di [...]
[...] rifugio mi aveva colto la neve e il cantoniere voleva persuadermi a passarvi come che sia la notte, minacciandomi se partivo, Dio sa che pericoli. Ma [...]
[...] era l'undici di settembre, e non mi pareva che in così bella stagione dovesse la neve durare tanto da far paura. Ero solo e quindi non [...]
[...] trattenuto da riguardi cortesi; in un'ora al più sapevo di poter giungere all'Ospizio e mi rimanevano due ore di giorno. Ma la nevata fu proprio delle [...]
[...] buone, di quelle che in due ore, al piano, colmano i fossati ed annullano le siepi e lassù in alto addolciscono 309 le chine troppo scoscese e [...]
[...] passo); tornando, avrei dovuto tenermi indosso gli abiti inzuppati e induriti dal gelo, mentre all'Ospizio mi aspettava la mia valigia che vi [...]
[...] prossima venuta, era inquieto, benchè mi facesse più giudizioso di quello che sono e si studiasse di immaginarmi rifugiato al caldo ed al sicuro [...]
[...] . Mi strapazzò come un cane, mi abbracciò come un amico e mi allestì una cena luculliana. Un fritto di patate, una scodellata di minestra al latte [...]
[...] , un pasticcio di spinaci, una costola di capretto, e due bicchieri di vino dell'Inferno, di quello che fanno i vigneti di Liverogne e che [...]
[...] procacciò forse a quel villaggio il nome rablesiano che non si merita. Dopo cena passammo nel suo studiolo e seduti tutti due a cavallo della stufa [...]
[...] cominciammo a discorrere. Seguitava a nevicare serrato e dalle gole savoiarde soffiava un vento feroce che rompeva ululando alla casa e [...]
[...] ; non c'è grido, urlo, fischio, lamento e singhiozzo di uomo o di belva, che non echeggi e muggisca nello spaventoso concerto delle bufere [...]
[...] invernali. A volte si odono degli a-solo che farino raccapricciare: sibili lunghi e trillati e gemiti che sembrano di moribondi s'innalzano sulla [...]
[...] scompigliata onda dei suoni. Allora i cani dell'Ospizio ululano funestamente e si rannicchiano tremando, e nella stanza più riposta, malgrado le [...]
[...] muraglie da fortezza e le doppie imposte e gli usci doppi e le bussole ed i coltroni, la fiammella della lampada, accesa tutto il giorno, sventola da [...]
[...] averne le traveggole. Mentre discorreva, lo vedevo tendere l'orecchio come a suoni lontani, poi scattò in piedi e disse: — Che diavolo succede [...]
[...] . Era un urlo gigantesco nel quale si distinguevano mille urli minori; sembrava la chiamata, il lamento supremo e disperato di un essere [...]
[...] e di paura. 311 Il prete chiamò i domestici e uscimmo sul ripiano della scaletta esterna che domina la strada. Dal versante italiano ci giungeva [...]
[...] un coro di muggiti nettamente distinto e lo scampanellare di una sterminata mandra di bovine. — Ah, la fiera! la fiera! gridò il prete atterrito [...]
[...] , vengono dalla fiera; hanno voluto passare a dispetto del tempo, quei muli di Savoiardi! Modesto, aprite le stalle e spalancate bene la porta [...]
[...] che non s'ammazzino a cornate nella furia d'entrare; lumi, lumi, lumi all'uscio della stalla, e voi Giacomo al fieno, aspettate che ci vengo [...]
[...] anch'io, e anche voi, mi disse, animo! qui bisogna darsi attorno; è una grande disgrazia, vedrete, una grande disgrazia! Dorotea, vino bollente e [...]
[...] minestra, e scendete quanto si può degli abiti miei, anche quelli da prete, e presto presto. Poi traversammo la strada affondando fino al petto [...]
[...] nella neve e fummo alle stalle ed al fienile, donde a grandi bracciate levammo quanto foraggio capivano le mangiatoie. Bisognava fornirle prima [...]
[...] che capitasse la mandra che poi nella confusione non c'era verso, e spicciarsi a battersela, che le povere bestie spaventate ed affamate non ci [...]
[...] che facevano a rompere col petto la muraglia di neve che le contrastava. Perchè erano venute man mano affondandosi e le zampe toccavano il suolo [...]
[...] duro, cosicchè ad ogni passo mettevano il muso sull'enorme scalino bianco, continuamente rinnovato. Vedendo quei lumi accesi e quella gente in [...]
[...] aspetto, le prime si fermarono guardandoci coi grandi occhioni stupidi e levando il muso per muggire, ma il fiato rotto mozzava loro la voce; e [...]
[...] intanto ne venivano, ne venivano serrate le une sulle altre, a cinque a sei di fronte, ammantellate di neve, grondanti acqua e sudore, pazienti [...]
[...] giunte. Le prime s'erano avviate alla stalla e già vi riposavano, ma la stalla poteva capirne una trentina, facciamo quaranta a pigiarle, e già [...]
[...] era piena e riboccava che la mandra non pareva scemata d'un capo. Non se ne vedeva la fine; lontano lontano lassù presso la Colonna di Giove, era [...]
[...] uno scampanellare serrato, e man mano che venivano, trovando la strada fatta, andavano mugolando e fiutavano il rifugio. Quante ve n'erano ferme [...]
[...] 313 innanzi l'Ospizio? Il prete diceva un dugento a dir poco e ne dovevano giungere almeno altrettante. Che farne? Dove metterle? Già [...]
[...] cominciavano a tempestare; quelle che stavano vicino alla stalla e odoravano il fieno non volevano saperne di tirare innanzi, e l'onda crescente [...]
[...] spingeva quelle di mezzo. Si sentiva lo scalpitìo disordinato che fanno le vacche quando si saltano addosso, e a certi larghi aperti improvvisamente [...]
[...] lume incerto di poche lampade affievolite dal vento, c'era la minaccia di imminenti, inaudite battaglie e già le ultime vacche rifugiate al [...]
[...] coperto erano assalite a colpi di cornate furiose e dalla stalla chiusa usciva un rombo sordo di muggiti, indizio di terribili massacri. E poi [...]
[...] , singhiozzando, tutti ad una volta con gesti larghi e rapidi che contrastavano colla pesantezza montanara. Ma il Rettore era impotente a [...]
[...] soccorrerli, non c'era posto, non c'era posto, la volevano capire che non c'era posto a pagarlo tesori? E allora quei forsennati si facevano minacciosi [...]
[...] : 314 erano cinquecento capi di bestiame, cinquecento, ha inteso, Rettore, e s'avranno a perdere tutti, mentre l'Ospizio è vuoto? — Eh [...]
[...] scaletta che mette all'Ospizio. La povera bestia alle prime non oppose resistenza e lasciò più volte peli e sangue scivolando e stramazzando su [...]
[...] ' lucidi scalini di pietra, ma poi infuriata dal dolore e dallo spavento, fu somma grazia lasciarla rotolare fino al basso, donde non si levò più [...]
[...] . — Metteteci delle tavole che facciano un piano, suggerì il Rettore. Ma non giovò nemmeno questo: le tavole parevano insaponate e non vi reggevano [...]
[...] nemmeno i piedi nudi degli uomini. Allora gli uomini si videro perduti. Era passata un'ora e il freddo diveniva insostenibile. Il prete li [...]
[...] costrinse a rincasare e a rifocillarsi nel tinello; la stufa di pietra biancheggiava arroventata e fu scodellata la cena. Intanto la mandra [...]
[...] abbandonata muggiva di 315 sotto come un uragano e fra i muggiti salivano rantoli di moribondi e gemiti che parevano umani. Poi, frustata dal gelo [...]
[...] , la turba oscura si ripose in cammino; tutta la notte giù per le balze dirupate che scendono alla Savoia s'intese lo scampanellare degli accordi e [...]
[...] era neve, si fermarono nei pascoli in attesa. Dalla stalla dell'Ospizio due furono levate morte sformate e parecchie ferite, e l'indomani [...]
[...] , partendo, i negozianti piangevano come fanciulli, mentre il sole improvvisava rigagnoli nella neve e nel cielo purissimo scintillava la vetta del [...]
[...] Ivi fu parroco per molti anni un brav'uomo, studioso e mite. Certe volte l'inverno, la messa domenicale non ha un solo ascoltatore, tanto è [...]
[...] l'impedimento della neve; ed egli pontificava servito dalla domestica, una vecchia sorda e brontolona. Compagno unico delle sere invernali gli era un [...]
[...] cafè? (Prevosto che fate? — Fo il caffè. — Fate il caffe?) e terminava, in un Ah rauco di approvazione. La sera alle undici, mentre il prete stava [...]
[...] immerso nello studio, il pappagallo, gli diceva imperiosamente: — Provost 'ndoma a deurme? - (Prevosto andiamo a dormire?) e il padrone obbediva [...]
[...] aveva serbato fino allora per sè solo, godendosi la dimestichezza di fare a nomignoli colla montagna; ma venutogli il destro di registrarlo e di [...]
[...] . Il nome di Miravidi fu segnato, credo, su qualche carta e meriterebbe di essere su tutte. Quella costiera vide infatti e vede tuttavia mirabili [...]
[...] cose, non mai viste altrove. Vede la gola stretta e scura che fu chiamata l'Allée Blanche dalla doppia cintura di nevati che la fascia: vede [...]
[...] cavalloni rassodati, e dove sorsero forse gli ultimi ripari del popolo dei Salassi, che vanta le ultime resistenze opposte in Europa alle Aquile [...]
[...] Romane. Vede foreste fitte di quanti alberi poterono i secoli seminarvi, dove biancheggiano qua e là, cadaveri secolari, stranamente paurosi, i [...]
[...] tronchi fulminati delle Arolle e dei Larici. E vede levarsi dalla sua più bassa radice e quindi giganteggiare più che da ogni altra parte, la [...]
[...] mole ossuta del Monte Bianco, che scende per dorsi e gradi in Savoia e piomba a picco in questa primissima valle d'Italia. Le cime che da Chamonix [...]
[...] e più lungi da Ginevra appaiono ammorbidite dal cuscino delle ghiacciaie, mostrano alla giogaia di Miravidi le coste taglienti e travagliate dai [...]
[...] fulmini. Di là sono vette, di qua, creste; di là, il monte s'adagia e 319 oscura il cielo col profilo bianchissimo dalle curve larghe e gravi [...]
[...] , di qua s'erge e frastaglia l'orizzonte con una selva di torri, di pinnacoli, di antenne colore del rame. Nessun altro dei grandi gruppi Alpini [...]
[...] del Ruitor le cui acque formano in alto il lago di Santa Margherita e scendono poscia nella fertile conca della Thuille per via di stupende [...]
[...] , discesi coi secoli e vincitori delle lingue moderne, delle barbariche e ciò che più conta della latina: parole che sotto 320 l'involucro delle [...]
[...] nuove desinenze serbando il nocciolo antico, ci recano la voce e in parte rispecchiano l'animo dei primissimi stabili abitatori di queste [...]
[...] adoperate a significarne gli accidenti: e, come l'Alpe si chiama Graja dalla voce celtica Grau (grigio biancastro) e la catena che vi s'allaccia verso [...]
[...] Oriente, è detta Pennina, da Penn che dal celtico significa: sommità e Dora, proviene da Dour (acqua) e moltissime altre ve ne hanno che io [...]
[...] ignoro e sanno i filologi, e più ancora che sa il popolo ed i filologi non sanno. Già ai tempi di Roma si disputava intorno l'origine di tali nomi [...]
[...] . Tito Livio al Libro XXI, Cap. 38, raccoglie e confuta l'opinione che la voce Pennina derivasse da Punica per essere Annibale passato in Italia [...]
[...] traversando l'Alpe di quel nome, locchè certo non fece, e che il nome di Alpe Graja, dato all'attuale Piccolo San Bernardo provenisse da Greca [...]
[...] passaggio di Ercole. Plinio secondo ne discorre come di voce in gran credito, e al popolo dei Salassi che abitava queste 321 regioni, vantano [...]
[...] Mediterraneo e l'Oceano. Vi andò seguendo la costiera Libica; ne sarà tornato per Spagna e Gallia, donde per l'Alpe Graja o per il Colle di Tenda [...]
[...] Graja) si capisce come i Romani affacciandosi la prima volta a questo robustissimo nodo alpino e vedendo già domata dall'uomo la selvatichezza [...]
[...] dei luoghi, abbiano attribuito la stupenda opera ad Ercole. Prima di Cesare e prima di Annibale, superarono questo giogo torme armate di Galli [...]
[...] chiomati ed erano frequenti i commerci fra gli abitanti della Tarantasia (Centroni) e quelli della Val d'Aosta (Salassi). Vi passò Annibale? Gli [...]
[...] storici romani, non nominano i luoghi donde egli scese di Spagna per le Gallie in Italia, e perchè si contentano di descriverne l'aspetto e 322 [...]
[...] il giorno prima di affrontare l'ultimo giogo, l'esercito cartaginese cadde e lo superò, in un agguato tesogli dalle popolazioni indigene, e vi [...]
[...] lasciò morti uomini e bestie da soma. Comunque sia, in favore del Piccolo San Bernardo, oltre le solite corrispondenze, che è facile rintracciare [...]
[...] dovunque, sta il fatto dell'agevole strada e la affermazione di L. Celio, il quale, a soli cinque anni dalla discesa di Annibale, scrive che [...]
[...] scende in Italia dal Piccolo San Bernardo, deve per forza passare. Ciò basti, se non alla storia, alla leggenda del Piccolo San Bernardo e scusi gli [...]
[...] Monte Bianco, la cui testa, il Penn gaelico, soverchia la costiera di Miravidi e sta spiando oltre nella valle, avrebbe dunque veduto passare le [...]
[...] schiere Puniche, i cavalieri Numidi e le nuove moli degli elefanti. E, ad Annibale, se vi passò, e a Cesare, il quale vi passò di certo, apparve [...]
[...] il profilo. Le costiere o presero o perdettero spazio, si aprirono porti o si chiusero, s'internarono alcune città litorali, e, delle rimaste [...]
[...] , variò affatto l'aspetto ed il colore. Le pianure, o furono tosate di foreste o imboschirono e fruttificarono per diverse colture. Chissà se date [...]
[...] quadro è in tutto od in parte mutato e sulle Alpi stesse altri valichi somiglianti, causa l'indole diruta delle roccie, mostrano ora nuovi [...]
[...] scoscendimenti e nuove rovine. Qui, grazie il loro dolce pendio non è verosimile che 324 le chine circostanti, abbiano addolcito o inasprito il [...]
[...] traccia, senza abbattere e senza edificare; il suolo ha una immobilità morta: nulla trasforma e nulla cancella. Sulla grande spianata della sommità [...]
[...] prima repubblica francese; e il suolo serba ancora le traccie d'ogni tenda, sicchè si può contarne il numero e aggirarle tutte quante e [...]
[...] discernere dalla diversa impronta le tende capitane dalle soldatesche. Le erbe di cento estati rinnovati, i venti e le nebbie di cento autunni e di cento [...]
[...] tela. Fida terra che nella sua povertà ha tanta tenacia di memoria, terra amica della storia e degna di storia, dove l'uomo può segnare le sue [...]
[...] gesta in un piccolissimo solco, più durevole che non furono altrove i portici, i fori, le terme, i circhi e gli 325 altari! Di lassù si può dire [...]
[...] , che la più chiara e sicura contezza che abbiamo di Cesare è questa: Cesare vide quanto noi qui vediamo. La Mansione romana ora distrutta, non [...]
[...] esisteva ancora ai tempi di Cesare. Fu eretta, credesi, da Augusto e anticipò al mondo i miracoli di carità per cui è santificato Bernardo da [...]
[...] Mentone. A mille anni d'intervallo, la previdenza civile di Roma e la pietà religiosa di un monaco, riuscirono qui all'opera istessa: all'Ospizio [...]
[...] che la colonna fosse prima consacrata al Dio Penn il Dio delle sommità, l'altissimo inaccessibile e che l'occhio del Dio vi sovrastasse in [...]
[...] un metro di circuito, ravvisano un'opera romana. La colonna non ha fregi nè ordini; è rude e salda. Qualche volta l'inverno, la neve, la [...]
[...] seppellisce intera, poi la rende intatta al sole. Seguendo la leggenda, più Dei eterni le diedero nome e morirono. Dal culto di Penn passò a quello di [...]
[...] Giove 326 e si chiamò da Giove tutta la montagna, poi resse la croce e fu segno del vicino ricovero ai viandanti assiderati e smarriti. Chissà [...]
[...] , come noi nelle nostre, quelli delle galliche e della latina! Dopo Cesare, gli eserciti romani valicarono più volte il colle del Piccolo San [...]
[...] , marchese d'Ivrea e re d'Italia. Verso il mille, quando il terrore del finimondo, le frequenti pestilenze e le carestie, volsero in Europa gli [...]
[...] animi e le opere alla pietà ed al fervore religioso, e furono veduti re ed imperatori aspirare e darsi al monacato, un santo savoiardo, sui ruderi [...]
[...] forse della Mansione romana, edificò il nuovo Ospizio pei viandanti. Ospizio e fortezza forse ad un tempo, contro i Saraceni che infestavano le [...]
[...] valli di Savoia e del Vallese. Dei Saraceni sull'Alpe Graja, non è memoria, ma Bernardo di Mentone sembra averli guerreggiati in quel luogo [...]
[...] la Provenza ed il Piemonte, erano saliti fino in Savoia, in Moriana, in Tarantasia e sul lago di Ginevra o nel Vallese. Così occuparono i [...]
[...] maggiori valichi marittima della Cozia e della Pennina: il Monte Ginevra, il Cenisio ed il Monte Giove. Padroni della Tarantasia e della Valle d'Aosta [...]
[...] , dalla quale mosse a snidarli nel 942, re Ugo di Provenza, e certo che essi tennero il passo che congiungeva le due Provincie, e, se Bernardo [...]
[...] contrasterebbe nè al suo carattere religioso, nè alla sua benefica destinazione. Siamo in tempi in cui la spada poteva essere insieme arme di guerra e [...]
[...] di poi alla rigida disciplina monacale e si proposero come compito quotidiano, continui miracoli di abnegazione e di carità. Da quel tempo il [...]
[...] in romitaggio. E seguitò nel corso dei secoli la tragica sfilata degli eserciti ai quali un tale valico dovette riuscire spesso più faticoso e [...]
[...] micidiale che una battaglia. Durante due secoli, il XIII ed il XIV, in luogo dei soldati sfiniti e sbigottiti, l'Ospizio vide passare con norma [...]
[...] consueta, le fastose e gioconde cavalcate dei Conti di Savoia che si recavano in gran pompa di Ciamberì in Aosta a tenervi le corti di giustizia [...]
[...] . Ogni sette anni il Sovrano superava il colle e scendeva, con signoresca accompagnatura, nelle terre de' suoi fedeli vassalli Valdostani. Quel [...]
[...] magistratura, i piccoli ed i grandi vassalli deponevano il potere e l'alterigia. Nè tale rinunzia era dei soli litiganti, ma di quanti sedevano col [...]
[...] , sempre e per qualunque via vi accedesse, ma solo passando per il Piccolo San Bernardo, egli esercitava della sovranità, la più sacra prerogativa, la [...]
[...] giudiziaria, e a quella sola i signori Valdostani concedevano la totale rinunzia delle proprie forze. Nel 1600, Carlo Emanuele I guidò per l'Alpe [...]
[...] comandato dal marchese De la Huguette, scese per quel valico in Valle d'Aosta, arse quanti villaggi trovò per strada, devastò e pose a sacco [...]
[...] la città di Aosta, scorrazzò le terre e 330 tornò con ostaggi in Savoia. Tornano i Francesi dopo tredici anni guidati dal La Feuillade [...]
[...] , raggiungono a Bard il Vendome, occupano tutti i castelli, tengono per due anni la valle sotto il retto ma doloroso governo del marchese di Kercado, e [...]
[...] colle. E qui per dieci anni segue un continuo valicare e rivalicare di soldatesche d'ogni gente e d'ogni maniera; non sempre nemiche ma sempre [...]
[...] infeste. Al villaggio della Thuille, il primo che s'incontri scendendo dal Piccolo San Bernardo in Italia, durano anche oggi il terrore e la memoria [...]
[...] di lontane stragi e rapine; io intesi ancora raccontare lungo la valle una grande vittoria che una mano di contadini riportò, ora sono assai [...]
[...] Entrèves, Courmayeur, St-Didier, Morgex e La Salle, volgevano verso Aosta; alle chiuse di Pierre-Taillée, gli abitanti delle terre vicine e [...]
[...] primo impeto, abbandonò l'impresa, sgombrò la Valdigne, e il Piccolo San Bernardo lo vide tornarsene scornato in Savoia. Vera battaglia non vi fu [...]
[...] ; ma i difensori, benchè scarsissimi di numero, avrebbero avuto animo e campo da sostenerla e da trionfarne. Nessuno dei valligiani rammenta ora [...]
[...] , amplificato dagli anni, prende nelle loro menti una grandezza epica, e il luogo, già più aspro e solenne delle Termopili, diventa altrettanto glorioso [...]
[...] . Nel 1742, Carlo Emmanuele III guadagna il Piccolo San Bernardo con un fiorito esercito e scaccia di Savoia gli Spagnuoli. Carlo Emmanuele [...]
[...] conosceva il valico; vi era passato undici anni addietro, quasi solo, pensieroso e presago forse degli imminenti drammi domestici. Veniva di [...]
[...] Ciamberì e affrettava verso Torino temendo non ve lo precedesse per il Moncenisio il padre Vittorio Amedeo, geloso di riprendere l'abdicato potere [...]
[...] . Triste sorte che tale dissidio dovesse nascere fra tali sovrani, degni tutti e due del trono, ultimi gloriosi fra i rampolli del ramo diretto di [...]
[...] del Piccolo San Bernardo e documento della loro insipienza. Fino allora le torme armate affrettavano per l'ardua montagna, premurose di [...]
[...] scansarne i pericoli, già terribili al solo passaggio; nessuno aveva mai osato attendare un esercito in tali luoghi e mantenernelo per l'invernata. Chi [...]
[...] delle bufere, o lo stagnare delle gelide nebbie invernali; tende di tela o baracche di assi mal connesse, erano tetto e casa a soldati mal [...]
[...] nutriti, mal vestiti e peggio guidati. Non li sosteneva nè la speranza di prossime vittorie, nè la fiducia nei capitani, nè l'esempio dei principi [...]
[...] combattere il comune avversario repubblicano. E mentre sulla spianata e sui fianchi del colle il vento divelleva le tende e la neve turbinando [...]
[...] spegneva il fuoco dei bivacchi, mentre la canna gelida dei fucili spellava le mani ai soldati e le 333 orribili malattie dei paesi nordici spopolavano [...]
[...] della Sua Altezza Reale. Qui finisce la triste storia del Piccolo San Bernardo. Il frequente scorrazzare di eserciti nostrani e stranieri fu a [...]
[...] , dissanguate, arse, queste terre, che diedero agli eserciti piemontesi i migliori soldati, non ne ebbero onori di lapidi e di monumenti; il detto: felici [...]
[...] esercita quietamente il suo sacro ministero. Le balze echeggiano l'estate per colpi di cannone, e sulle creste, dove parve temerario il camoscio [...]
[...] , corrono ordinate e sicure le compagnie alpine; ma la loro presenza 334 non è minacciosa, ma i villaggi le salutano con grida di gioia. Studiano [...]
[...] nell'Alpe la grande fortezza italica, e forse, quando un nuovo esercito straniero salisse a tentarlo, il valico sarebbe ora, per la prima volta [...]
[...] , difeso e conteso. Una battaglia su quelle alture sarebbe titanica, ma alla gloria di quell'Alpe non occorre sangue. La sua gloria è quella casa che [...]
[...] per secoli combattè e disarmò la nemica natura. E già, anch'essa ha quasi compita l'opera sua. La scienza vinse la pietà: sotto il tunnel del [...]
[...] Cenisio e del Gottardo, passa in un giorno più gente, che non ne pericolò in otto secoli sulle giogaie del Piccolo e del Grande San Bernardo. I [...]
[...] nella valle del Po, e s'allunga, e si spiana e digrada negli ondulati altipiani della Svizzera il settentrionale. Ci sono tre diverse regioni [...]
[...] un tranquillo aspetto pastorale. La valle si rompe in più branche come una scala enorme, e fra l'una branca e l'altra è una pianura placidissima [...]
[...] , una conca verde dove il torrente corre quieto come un ruscello e spesso dilagando alimenta le lussuriose vegetazioni. I villaggi vi sono lindi ed [...]
[...] agiati, anzi non hanno di villaggio che il nome e il campanile, tanto le case si sparpagliano qua e là volte a quel poco sole di cui tutte [...]
[...] , spesso un albergo, qualche volta il tabaccaio che smercia pane, droghe, fettuccie, carta, chiodi, olio di ricino e confetti. Il resto del [...]
[...] sua pezza di prato, il suo orto glorioso di quattro o cinque girasoli e il tronco mozzato infitto nella terra che getta acqua per un tubetto di [...]
[...] ferro. Qui la gente dimora tutta nel fondo della valle. Si vedono bensì su per le coste della montagna e fino rasente le ghiacciaie, dei casolari [...]
[...] pastorizi (chiamati Meire, Grangie o Alpi); ma a 337 questi salgono per lo più i mandriani della pianura e non vi soggiornano che i tre mesi [...]
[...] della state. L'inverno, quelli del paese o s'industriano trafficando intorno per il mondo o si tappano nelle stalle e vi impigriscono in minuterie [...]
[...] tranquille, e pulite che sembrano trastulli. Per essi il lavoro invernale, meglio che di sostentare la vita, è un mezzo di ammazzare la [...]
[...] giornata e più la sera. Si baloccano in piccoli ordigni per aprir l'uscio o la botola del fieno senza muover di posto, per abbassare dall'assito, ond'è [...]
[...] rivestita la parete, un piano che faccia da tavolino e rialzarlo senza che ne appaia la mostra, si lambiccano il cervello a perfezionare le [...]
[...] un'aria agiata e patriarcale, che non inganna. L'alta montagna elesse i suoi abitanti. È avvenuta la naturale selezione darwiniana: chi non ebbe [...]
[...] forza e sostanze da camparvi con agiatezza, o dovette soccombere o ne sloggiò. La miseria della quale vedremo tanti impensati esempi nel basso, non [...]
[...] è compatibile colle asprezze del clima e cogli scarsi prodotti del suolo alpino. La frase pare paradossale, 338 ma non è. La terra frutta così [...]
[...] poco, che solamente i ricchi ne posseggono, e non essendovi traffichi nè industrie, chi non ha rendite o possedimenti, non trova la via di [...]
[...] mostricciatoli rugosi, cenciosi, luridi e paurosi, obbrobrio e pietà della razza umana. La terra, le case, la gente, tutto è disposto e [...]
[...] apparecchiato per la consueta guerra contro le stagioni. Del gran nemico alpino che è la valanga, tutti, lassù, sanno misurare il peso e l'impeto e [...]
[...] prevedere le mosse e spiare i passi, tutti conoscono della valle i punti vulnerabili ed i sicuri. E perchè la giacitura della casa non è imposta nè da [...]
[...] basso le abbattute d'alberi. Ma questa placida zona che pare una Tempe ha poco spessore. A un tratto, la valle, in luogo di rompersi in branche e [...]
[...] affondino la base e la smarriscano in una voragine smisurata. Non più spazi piani di terreno in mezzo alla valle: le due chine opposte si [...]
[...] avventano l'una sull'altra e incassano il torrente. In luogo dei declivi ammorbiditi da una foresta fitta d'abeti o dal bel cuscino dei prati, rovine di [...]
[...] ultimi pini e le prime querce e i primi noci. E via la valle precipita a rigiri rapidi e brevi, sempre serrata e sempre echeggiante per le acque [...]
[...] sbattute, e via la strada si sviluppa, tagliata quasi sempre a mezza costa, dominante dall'alto il torrente, attraversante gruppi di case cui [...]
[...] , d'estate la folta ombra dei castani, e d'inverno, la montagna di contro, rubano il pochissimo sole, sicchè anche quando è più secca la canicola [...]
[...] , esce dai loro usci un tanfo umidiccio e lungo le loro muraglie un loto perenne vi si appiccica ai piedi. E quando dopo parecchie ore di cammino [...]
[...] , la gora si apre al largo dove a mala pena capisce un borguccio tutto pigiato intorno la chiesa, vi pare di affacciarvi al gran padre Oceano e di [...]
[...] respirarne i liberi venti. Questo segue ben inteso delle valli 340 minori e la pittura sarebbe un po' carica per le grandi vallate, le quali [...]
[...] hanno spesso un letto largo e fertile. Ma anche in quelle i monti che le fiancheggiano precipitano per via di fenditure enormi, levigate come [...]
[...] tavole di lavagna, le quali tolgono al paese l'aspetto mansueto che incontrammo più in alto e gli danno un carattere di violenza selvaggia e [...]
[...] grandiosa. Mentre in alto il prato e la foresta attestano solamente la feracità del suolo e rammentano le beate leggende dell'Eden, qui le varie ardue [...]
[...] colture accusano la fatica dell'uomo. E colla fatica, il bisogno e gli stenti. I grossi borghi tagliati in mezzo dalla via maestra, non sono più [...]
[...] disseminati per le praterie, ma si aggruppano avari di spazio e respirano poca aria dalle viuzze strette e senza sole. Il terreno ha troppo [...]
[...] valore perchè lo si getti in larghezze signorili. I frutti del suolo sono già molti e varii, sicchè la terra lavorata può bastare alla vita [...]
[...] dell'uomo. Ma quale vita! E quale lavoro! Quel poco pane il villano deve cercarselo dove lo trova, contendendolo al sole, alla neve, alle frane, ai [...]
[...] torrentelli divoratori, al vento gelido di tramontana, alle brinate primaverili. Di qui un lusso faticoso di muri e muriccioli, di trincee, di [...]
[...] valli militareschi, di pilastrini d'ogni forma, e grandezza per reggere le pergole; opere di continua e solerte difesa contro 341 i continui e [...]
[...] solerti nemici, le quali richiedono una vigilanza quotidiana e vicina. Perciò le case agresti sorgono dove la dura necessità lo comanda. Dove la [...]
[...] perduto la crudezza micidiale di poc'anzi. Anche miserrimo, qui l'uomo può durare in uno stato che somiglia la vita e questo basta a tanti infelici i [...]
[...] , la mente nutrita delle frasi letterarie di fieri e robusti alpigiani, di tempre ferree e via discorrendo, stupiscono della realtà e calunniano [...]
[...] la razza montanina, la quale è ancora in parte e fu tutta quanta fortissima in origine e dotata delle migliori attività umane, ma venne via via [...]
[...] negli stenti e per la dimenticanza in cui fu lasciata, e più andrà in avvenire, logorando la fibra e intimidendo gli spiriti. Chi dalla valle [...]
[...] aspetto e l'inverno rivela l'esistenza sempre pericolante. Se una valanga piombasse dall'alto della rupe che li protegge, li spazzerebbe di [...]
[...] netto. Ma chi pensò edificandoli, se la valanga li avrebbe un giorno colpiti? Ben altra cura li collocò dove stanno e ve li mantiene. Nella regione [...]
[...] alpestre la valanga non ha il suo corso normale e prevedibile. Essa non è flagello di ogni anno, mentre la fame lo è di ogni giorno. Ciò spiega [...]
[...] le vittime dell'inverno passato e ne fa temere di nuove ogni anno. LA NEVE Chi non ha visto la montagna nell'inverno del 1885, non conosce [...]
[...] scena di sogno fantastico, una visione argentea, smagliante, l'idea astratta del candore divenuta sensibile senza nulla perdere di larghezza e di [...]
[...] come agli squallidi paesi lunari. E coll'uomo tutto quanto vive e si muove. Era una immensa bianchezza immobile, folgorata dal sole, anzi [...]
[...] immedesimata col sole, tanto ne rifletteva interi ed intensi tutti i raggi. È impossibile ridire la dolcezza profonda di quelle linee e di quel colore [...]
[...] ; anzi le parole linea e colore applicate a quello che io vidi e ripenso mi sembrano dure e povere: non era una linea quella che la montagna [...]
[...] segnava sul cielo, perchè raggiando i contorni si scomponevano e il cielo partecipava del monte e questo di quello; e non era un colore quell'albore [...]
[...] diffuso, eguale, misto di bianco, di rosa e di trasparenze azzurrine che saliva dalla terra e si diffondeva per l'aria. Ho tardato a scrivere [...]
[...] le impressioni di quello spettacolo perchè proponendomi di rappresentarlo con verità, temetti me ne sviasse l'eccitazione dei sensi e dell'animo [...]
[...] ; è quasi passato un anno e richiamandolo in mente lo rivedo tal quale e ne riprovo la stessa maraviglia, mista a non so quale sgomento come di [...]
[...] colossale fra le colossali valanghe di quell'inverno. Per buona sorte sul suo passaggio non vi erano 345 case e la ruina non ebbe vittime, ma [...]
[...] la strada che da una borgatella vicina mette a quel capo-luogo ne era stata interrotta per qualche centinaio di metri e vi si era sovrapposta una [...]
[...] una mezz'ora di cammino, se n'era improvvisamente scostato di quattro o cinque ore disagevoli e pericolose. Partii da Pont sul mezzogiorno, a [...]
[...] piedi ben inteso, contando di giungere a Ronco verso le cinque e di pernottarvi. La Val Soana, da Pont dove la Soana si getta nell'Orco, corre fino [...]
[...] a Ronco per una stretta profondissima e là si allarga diramandosi in due branche, detta una Val di Forzo e l'altra Val Prato. Da Pont fino [...]
[...] come una via piena e larga, se non che ad ora ad ora qualche leggiera gibbosità tradiva i grandi massi travolti o accavallati nelle piene, 346 [...]
[...] e allora erano guanciali morbidissimi che sembravano dover cedere al minimo peso. La Soana così rumorosa e spumeggiante trascinava a stento [...]
[...] sotto quella spessa crosta le acque invisibili e silenziose. La neve indurita a cristalli sfavillava al sole come un corpo metallico; pareva che [...]
[...] tutti gli umori della terra si fossero essiccati, quel mare d'acqua assodata era asciutto come un deserto di sabbia e rendeva sotto i passi lo [...]
[...] , che ogni idea di relazione e di confronto con altre valli diventava assurda. Quello pareva un luogo unico sulla terra, la continuità non [...]
[...] interrotta delle linee e del colore faceva di quel tutto un corpo solo, una enorme conca d'argento che una macchina favolosa avrebbe potuto [...]
[...] sollevare intera, tanto era soda e compatta. Ora il sentiero sfiorava la superficie della neve; dai rami degli alberi vicini giudicavo di quanto [...]
[...] sovrastassi al suolo; ora correva sulla terra nuda fra due muri di neve alti come la mia persona e tanto stretti da costringermi spesso a passare di [...]
[...] sghembo. Imbattutomi una volta in un uomo che scendeva, non mi fu possibile dargli passo; di inerpicarsi su per la parete liscia e ghiacciata non [...]
[...] ed io lo scavalcai. In certi luoghi i muri salivano d'un tratto fino a tre o quattro metri d'altezza e l'andito si oscurava sinistramente: il [...]
[...] una fiera. Vi stavo da tre ore e l'avvertivo continuamente e me ne derivava un innalzamento inusato dell'intelletto, una attività fantastica [...]
[...] discernervi minutissimi particolari. Mi pareva di afferrare un nesso logico evidente fra idee e fatti disparati, di risalire alla ragione ultima [...]
[...] delle cose, di scoprire leggi fisiche, di illuminare repentinamente certi abissi della mia coscienza, di affacciarmi alle ultime verità divine. E [...]
[...] , ma per ripiombarlo tosto nelle tenebre. Certo ero venuto in una sorta di ebrietà intellettuale e forse anche fisica, perchè sostenni improbe [...]
[...] fatiche senza stanchezza. Ma quella esaltazione era deliziosa oltre ogni dire, e ancora mi godo a rammentarla benchè me ne sfuggano gli elementi [...]
[...] alla falda del monte: piccoli, tozzi, lerci, puntellati, cadenti, decrepiti, inverosimili. Tre case in basso, tre case in alto e la strada nel mezzo [...]
[...] vede mai il cielo. La luce vi scende obliquamente per il vano che corre fra l'altezza del primo tetto e quella del secondo. Quando piove, l'acqua [...]
[...] precipita da un tetto all'altro e da questo sulla strada che serba tutto l'anno in riga le bucherelle delle grondaie. Quei tuguri abitati [...]
[...] agricoli. La loro estrema bassezza li fa parere inginocchiati e l'oscurità della via li impicciolisce ancora, sicchè fanno pensare a gente [...]
[...] bassezza, già incredibile l'estate, è resa più mostruosa dall'inverno. Quando io vi giunsi, i tetti reggevano un metro di neve, e parevano [...]
[...] schiacciati sotto il peso. Traverso la neve il giorno filtrava nella viuzza con una luce verdognola, fievolissima, una luce da cripta o da acquario. E [...]
[...] nella viuzza dormente 350 era un tepore di stalla, come vi soffiasse l'alito di un gregge invisibile. Uscito dal]a lucentezza brunita e fredda [...]
[...] della valle, quel luogo chiuso, ombroso e tepido mi parve animato. Entravo colla fantasia negli stambugi e li vedevo occupati da gente nana e [...]
[...] lunghe e capelli lanosi. Erano i padroni del luogo, della valle, della stagione. La grave rovina invernale era opera loro. Essi si aggiravano [...]
[...] turbinando per l'aria, piombavano sulle cime, e voltando la neve per forza di poppa l'approdavano sull'orlo delle scogliere, donde la facevano [...]
[...] smottare in valanga. Vedevo le braccia e le manine minuscole agitarsi per l'aria con segni di minaccia grotteschi e paurosi. E intanto mi sonava nel [...]
[...] ! Avevo da un'ora oltrepassato i tuguri e non potevo levarmela dagli orecchi. Chi ha la mala abitudine di scrivere la notte, conosce certo a prova il [...]
[...] supplizio dei suoni. O 351 versi o prosa, quando egli smette di lavorare e cerca il sonno, sente la cadenza ritmica della strofa o del periodo [...]
[...] , risonargli stucchevolmente nel cervello. Larve di strofe e di periodi, metri e frasi, senza parole e senza pensieri, contorni armoniosi vuoti [...]
[...] di sostanza armonica, che ingombrano la mente e la spossano più che non faccia la cosciente attività del lavoro. Così mi ingombrava il cervello un [...]
[...] inganno sonoro. E gli omuncoli di poc'anzi danzavano al ritmo di quelle note. Danzavano sulla neve piana, sui cornicioni ghiacciati minaccianti [...]
[...] l'abisso, sui rami scheletriti degli alberi, sui ponti, sulle croci che sorgono lungo la via. E inchinavano danzando la testa e la piegavano in [...]
[...] queste cose, sento di non bastare a rendere anche lontanamente l'effetto di quelle strane e continue allucinazioni. Chi non vide lo spettacolo [...]
[...] sopra tutti, raccontano e commentano stupendamente simili errori del cervello. Ma forse l'immacolata e durevole bianchezza e il profondo silenzio [...]
[...] invernale, rendono loro più facile avvertire non solo le lacrime ed 352 i contorni, ma i sospiri e le fuggevoli ombre delle cose. E forse la [...]
[...] animi ad accogliere e sviluppare i sentimenti misericordiosi, la tenerezza e l'amore della sofferenza. Qui in Italia, fuori della valle del Po [...]
[...] dalle più iperboliche descrizioni, mi parvero sempre tenui e mansuete. Inverno da dilettanti o di parata, che viene per la mostra e che il primo [...]
[...] misura a centimetri. La sua bianchezza è più immacolata, più lucente, più metallica, non c'è potenza germinativa che vinca e dissodi ls sua compagine [...]
[...] profili non sono più quelli. E quella immensa pace bianca a chi conosce la montagna racconta un convulso disordine di cose. Sotto quei [...]
[...] splendide alle più funeree visioni. Prima sono tesori favolosi: smeraldi, topazi, rubini, zaffiri e quante altre gemme sfavillano sui diademi reali ed [...]
[...] imperiali, o sul collo e sul petto delle miracolose madonne, o alla fantasia delle più ingorde cortigiane. Sale da ogni parte come un incenso di [...]
[...] nebbiuzze opaline, la terra irradia luminosamente per l'aria la sua bianchezza, sembra sciogliersi in candori e vaporare e confondersi colla [...]
[...] fulgente gloria del cielo. Ma quella gloria è un'agonia. Il manto gemmato si muta sull'attimo in lenzuolo sepolcrale e nell'aria passa la morte [...]
[...] . Passa senza un sofflo, senza un brivido, nella immobilità rigida delle cose. E allora il cielo, la valle, le montagne, la neve, vi diventano [...]
[...] subitamente nemiche e vi sentite l'anima piccina, vi cadono le forze, vi prende lo sgomento della pochezza umana. Il mare più torbido, i più [...]
[...] spaventevoli uragani danno un senso meno profondo di paura e di abbandono. Fra la collera degli elementi, la morte è più vicina, ma meno visibile. Nei [...]
[...] 354 grandi sconvolgimenti delle cose c'è un'esuberanza di vita. L'uomo è trascinato a combattere e soccombe lottando, il pericolo determinato [...]
[...] attira a sè tutte le facoltà della mente; tutte le attività vitali sono intese a superarlo; non c'è tempo nè modo di abbandonarsi e di disperare [...]
[...] . Qui, che cos'è che vi minaccia? Cercatevi attorno: gli elementi non infuriano e non vi assalgono, stanno inerti in attesa. Il nemico è in voi [...]
[...] più allontanandosi e staccandosi da voi e vi assale uno stanco tedio della vita e un anelare incosciente a quella pace che vi circonda e vi [...]
[...] atterrisce. Sopratutto provate lo sconforto dell'impotenza; vi sentite vili e disperate di mai più ricuperare l'energia delle membra e dell'animo [...]
[...] . E mille dubbi minacciosi si affacciano ingrossandosi a vicenda. Se si aprisse il suolo, se smottasse il monte, se vi travolgesse la valanga, se [...]
[...] abbrancarsi? per chi urlare nella notte? E allora tutti i pericoli immaginari creano il pericolo reale dello scoramento e vi viene voglia di gettarvi per [...]
[...] vinto sul gran letto bianco, di darvi alle tenebre, 355 all'inverno, alla morte. E sempre le visioni paurose trovano alimento nella bianchezza [...]
[...] tempo, a quest'ora già al piano è buio pesto, perchè non qui? La piena notte è già venuta, e di più non raffittisce, il cielo è nerissimo, ma [...]
[...] sulla terra albeggia un chiarore di lampada funeraria. Oh! allora come vi assalgono i ricordi domestici e il miraggio delle stagioni ridenti. Allora [...]
[...] avvertite con uno struggimento di tenerezza quanto siano vivi e parlanti i fili dell'erbe, i cespugli, le foglie e persino i sassi nudi della [...]
[...] strada. E come sia carnosa la negra faccia della madre terra. Oh! affondare le mani nell'umido tepore dei solchi appena smossi, e baciare la [...]
[...] terra e chiamarla protettrice e soccorritrice! Quanta compagnia fanno le cose, i colori ed i suoni! Cantano dunque veramente gli usignuoli nelle [...]
[...] dolci notti di primavera? Ricordo che imbruniva quando giunsi in vista di Ronco; il villaggio mi appariva nero e fumante mezzo miglio lontano [...]
[...] . Camminavo da cinque ore, e la mattina di quel giorno istesso avevo già fatto, pure a piedi, tre altre ore di strada per visitare in Val di [...]
[...] Ribordone una borgatella seppellita intera dalla valanga. A Ronco 356 c'è un albergo: ero sicuro di trovarci buon pranzo e discreto alloggio; ma appena [...]
[...] il sole fu sotto, appena vidi smorire e allividire quella immensa bianchezza, sentii che non potevo più fare un passo in salita. Mi parve che [...]
[...] senso di solitudine e di paura, che mi voltai indietro senza esitare e rifeci di notte tutta la lunga strada, pure di togliermi alfine da quella [...]
[...] valle silenziosa e spettrale. Giunsi a Pont verso le nove di sera, presi tosto una carrozza e non ebbi pace finchè non ebbi veduto da Cuorgnè il [...]
[...] cielo aperto e largo della pianura. [...]
[...] . FIRENZE, G. BARBÈRA, EDITORE. - 1889. A ISIDORO DEL LUNGO AUSTERO E FORTE INTELLETTO E CUORE GENTILE ONDE LA PROBITÀ DI DANTE E DI DINO [...]
[...] , La novella d'inverno, atto II, 2. I. Stefano contadino, dopo aver parlato della sua razza (e ne parlava spesso), lasciava per un momento [...]
[...] attoniti e muti gli ascoltatori: poi, fissandoli con que' suoi occhi cagneschi, aggiungeva asciutto: " Noi siamo dei Casamonti. " Pareva un [...]
[...] Campagnatico, ed eran venuti, sin da' tempi della vecchia repubblica senese, a Poggio Sole, fattoria che fu già dei nobili conti - 2 - Della Pula, e [...]
[...] chiamare a disfida qualche Fiorentino: perchè quest'odio implacabile contro i Fiorentini e contro Firenze era anch'esso un'altra proprietà, un [...]
[...] sentimento avito, e quindi necessario e quasi religioso, della razza Casamontese. E al primo pugno di Margaritone il Fiorentino gli cadeva disteso a [...]
[...] ' piedi, e Margaritone se ne tornava trionfante alla fattoria. Quattordici figliuoli ebbe, e anche con loro pare che la sua mano fosse più pronta ai [...]
[...] d'oggi di questi non ne rinasce, diceva Stefano un sessant'anni fa, ma allora a vent'anni non si sapeva quello che fosse donna, e non c'era il mal [...]
[...] nere, e spandeva d'un turbine d'oro diffuso la pianura verdeggiante di Poggio Sole. - 3 - Il moribondo aveva intorno al letto i figliuoli che non [...]
[...] dicevano niente, ma seguivano il respiro affannoso del padre, finchè cessò, e il prete, avendogli accostato un moccolino acceso alle labbra [...]
[...] , disse: " È morto. " Ma come Lazzaro ebreo alla voce del Salvatore, così risorse Margaritone e ripreso un altro respiro d'aria, fece con un bercio [...]
[...] scappare il prete: ma i figliuoli stettero fermi a vedere morire il padre com'era obbligo loro sacrosanto: e infatti morì anche lui, anche [...]
[...] : la casa di que' fratelli, isolata nell'uzza cupa del bosco, pareva un antro di fiere selvagge, o era come certe repubbliche: chi teneva a levante e [...]
[...] della primogenitura: diritto che valutava e sentiva tanto da negare assolutamente che i suoi fratelli avessero avuto l'altro di venire a - 4 [...]
[...] - questo mondo quando già c'era venuto egli. E quel migliaretto di scudi che gli sarebbero bastati per comperarsi un podere, e finir di dipendere una [...]
[...] parti! ecco le conseguenze!... Nè i fratelli smisero di gridare finchè non ebbero avuta la loro parte, e avutala, furono ben contenti di portare [...]
[...] ) restarono pei poderi vicini, e ricorrevano sempre a Giovanna, ora per un fiasco di vino, ora per uno staio di fagioli o di grano che [...]
[...] promettevano di rendere e non rendevano mai; e nonostante Giovanna, quella tenerona, non era mai buona a mandarli in pace, esponendosi ai fieri rabbuffi [...]
[...] fattoria a un negoziante ricco che tutto voleva vedere, tutto voleva sapere; a Stefano incominciò Poggio Sole a venire in uggia, e non aspettava [...]
[...] alla città, proprio lì al cimitero, e sapendo quanto Stefano fosse abile contadino, gli propose di venirci a stare con la famiglia. Stefano andò a [...]
[...] spaziosa e con tutti i comodi: tinaia, buona stalla, forno, e altre stanze a terreno; e vide che alle sue mani avrebbe potuto fruttargli quel podere [...]
[...] in un portafoglio di pelle rossa. Stefano a quella vista pensò alle belle occasioni che la città porge ai guadagni, e sodisfattissimo, e giurando [...]
[...] di mantenere il segreto, il quale importava a tutt' e due, fecero allegramente l'affare, convenendo che Stefano avrebbe coltivato il podere, e [...]
[...] il vinaio pagatone il fitto, rifacendosi poi alla raccolta delle ulive e alla vendemmia. Tutto quel segretume del resto non importava, perchè [...]
[...] : un palazzo merlato, nero, tutto archi acuti e vetriere, d'una fiera e nobile impronta medioevale, che poi fu anch'esso venduto; e de' vecchi [...]
[...] Ferdinando teneva allora cantina per conto proprio. Atto veramente magnanimo questo, e ben degno di quel nobile gentiluomo a cui natura volle concedere [...]
[...] campanone sonava: le genti maravigliate accorrevano agli sbocchi, alle piazze a vedere il principe, e impetrarne il clementissimo patrocinio: sfilavano i [...]
[...] granduchi, gli arciduchi, le dame austriache e toscane, i ciamberlani, i generali, i balì, i cavalieri di Santo Stefano, i cavalieri di San [...]
[...] Giuseppe. In su e in giù per quelle strade oscure, ripide e torte, scalpitava, sfolgorava co' suoi focosi corsieri la nobiltà. Ma nessuno sfolgorava più [...]
[...] del conte Francesco Della Pula: egli eclissò la corte. E ch'eran mai quelle livree grigie della corte, semplici calèches a due cavalli, a paragone [...]
[...] del tiro a quattro, coi finimenti d'argento, del conte Pula, che volava via in mezzo al fragore dei cocchi, con la sua tuba torta, e la moglie [...]
[...] alterissima, tremendissima, e il cacciatore frappato d'oro e le piume al vento! Nel suo palazzo poi in quei giorni fu tal profusione di pompe, di [...]
[...] feste e di cortesie che il Granduca stupì di tanta liberalità in cittadino privato. Che maraviglia dunque se l'anno dipoi il conte, uscendo per sempre [...]
[...] dal suo palazzo, intimasse al vinaio di restarvi?... E lui vi restò, tanto più contento in quanto - 8 - poteva ora starsene al finestrino in [...]
[...] mezzo il nero palagio: e non era più costretto ora a reprimere l'allegria baccante dei bevitori, nè il passeraio delle serve a cui, allungando [...]
[...] soave del quattrocento, scolpito in pietra, e inquadrato nella muraglia: fuorchè la domenica dopo pranzo era chiuso il finestrino, e la via [...]
[...] taceva, perchè a quell'ora il vinaio giocava alle bocce al podere con gli altri amici e con Stefano, oppure bevevano allegramente il fiasco su nella [...]
[...] loggia del casolare. II. Quel casolare appariva oltre il muro della strada, sulla collina, circondato, e in parte anche nascosto, dagli [...]
[...] dal vento, e che guardavano il cimitero, eran tetre così incavate nella grossa muraglia grigia. - 9 - Tra il cimitero e la casa non era che [...]
[...] un tratto incolto, sparso d'ortiche e di malve, gustate con morigerata pace dall'asinello; e un tal tratto sarebbe stato ciò che è la platea [...]
[...] essere poi proseguite verso la casetta di Stefano. Prima però d'arrivarci, ce ne volevano degli anni e dei morti! Essendo quello un cimitero [...]
[...] incappati della Misericordia apparivano in quel recinto due o tre volte in un mese. E nonostante vedevasi già tutto pieno di stemmi e di mausolei come [...]
[...] se una turba di signori si fosse affrettata a perpetuare sui marmi le sue virtù, o a prendere i primi posti sotto l'erba molle e fiorita. Ma non [...]
[...] convento di frati domenicani: e come dovunque, ove sono e dove furono conventi, anche qui il paese è bellissimo e l'aria sana. Le prime colline [...]
[...] , e quella pure del cimitero, - 10 - girano e si sprofondano nelle vallette tutte folte d'alberi e case, ma poi le crete bigie s'estendono oltre [...]
[...] rianima in fondo alle montagne azzurre e serpeggianti nel cielo chiaro. Singolari anche le porte dei poderi tinte d'un rosso cupo, sulle [...]
[...] stradelle romite col vecchio muro da una mano, e dall'altra il tufo selvaggio e cavernoso, da cui pendono i lunghi roghi giù dalle siepi continue. Dove [...]
[...] il muro s'abbassa, ecco aprirsi la campagna in vario prospetto, e gli ulivi imbiancar le pendici, i cipressi nereggiare attorno le ville [...]
[...] secolari, selvette di agili pini cantare al vento lassù al sole, nella bell'aria del colle, i tralci ridere e brillare effusamente esultanti nel piano [...]
[...] , e la turrita città balenare lungi dall'alto come imperante ancora, nella sua maestà religiosa e repubblicana, il vago paese: poi la via romana [...]
[...] Signorelli dipinse nel duomo d'Orvieto. Tanta varietà e contrasto di toni e colori, e la mano venerabile degli antichi che qui pure apparisce - 11 [...]
[...] quell'ampio e continuo andare di poggi. Guardando questo paese dal cimitero, sembra quasi strano che tanti defunti che un dì lo videro anch'essi, oggi [...]
[...] buio di quegli altri infelici che dormono nel sotterraneo così umido e cupo! Ma tanto di sopra all'aperto come nel sotterraneo, v'accompagna [...]
[...] sempre il silenzio: non c'è caso che mai lo turbi il rumore della città vicina da cui non viene che il suono delle campane: quel suono così armonioso e [...]
[...] solenne in Toscana! Nè meno taciturna è la porta della città che è lì a due passi, con la sua meridiana scalcinata, lo stemma del Comune, e la [...]
[...] ancora su quelle mura di mattoni rugginosi e consunti, dalle cui radure escono, come da bocche sdentate, fiori e ciuffi d'erba vetriuola. In questo [...]
[...] luogo Stefano era venuto con la moglie Giovanna e due figli, l'uno detto Domenico, ma tutti lo chiamavano Filusella per soprannome, e l'altro, che [...]
[...] aprire la serie dei becchini del luogo, era ormai stanco di seppellire, e dopo cinquantadue anni di servizio, implorava d'essere giubbilato. Quando [...]
[...] dunque la Venerabile Compagnia della Misericordia, preceduta dalla nera bandinella, usciva da quella tacita porta, e a quel suo passo uniforme e [...]
[...] grave, e con quella prece che si ripete insistente quasi accompagni il volo - 13 - dell'anima cristiana per l'infinito, s'avanzava verso il prossimo [...]
[...] in mezzo, e a rialzarlo dopo le preci, le ultime benedizioni e gli ultimi incensamenti del sacerdote, di cui seguiva parola per parola il latino [...]
[...] , come diceva, che Filusella prendesse presto confidenza col camposanto, e perciò una mattina lo trasse fuori del letto per condurselo dietro nel [...]
[...] pieno per lui d'occulte malíe: nella tristezza dei dì piovosi o canicolari restava assorto e silenzioso come se dai solchi dei campi e dalle - 14 [...]
[...] - piante mute e passive si sprigionasse alcunchè di maligno, ed ei lo subiva inconsapevole come lo subiscono gli animali. Un albero si seccava [...]
[...] , ed erano state le streghe, e una strega vedeva in ogni vecchia sconosciuta e brutta in cui s'imbattesse per la deserta campagna; nè contro le [...]
[...] streghe v'era miglior rimedio d'un mazzo di ginepro, e contro la malía che bollire i panni: di notte gnaulava un gatto rinchiuso o in amore [...]
[...] , finché non l'avesse sopraggiunto qualcuno all'improvviso, e bucato. De' rospi, delle lucertole, dei biacchi, dei pipistrelli era accanito [...]
[...] agonizzante. Queste e altre simili cose riempivano di scrupoli curiosi, d'ubbie e di vaghi ma profondi terrori il buon Filusella, chiamato Tenenosse da [...]
[...] suo padre, parola che per lui equivaleva a grullo. Filusella credeva quelle cose con fede cieca e tenacissima, tanto è vero che nelle menti rozze [...]
[...] . - 15 - Quella mattina, non era ancora giorno e non si sentiva pel buio che cantare il gallo vicino, a cui rispondeva un altro gallo lontano, e [...]
[...] inoltrarsi tra i freddi simulacri del portico lungo e ventoso, e poi mettersi giù pel tetro scalone del sotterraneo muto. Era un ardimento di cui [...]
[...] ' di spazio ai loro piedi. Ed ecco gli parve udire e non udire un certo rumore come di cosa che brulicasse sotto una lapide, ma era un rumore così [...]
[...] lieve che pareva il primo grado per cui il suono può essere percepito dal nostro orecchio. Cominciò tutto a tremare, e s'arrestò guardando con gli [...]
[...] quei rumori, e - 16 - delle cause che possono produrli dentro le tombe: rumori del resto che s'avvertono sol di notte nel gran silenzio, e [...]
[...] solo da chi abbia l'udito fino. Cominciava a riaversi, quando un altro rumore diverso e più forte, come di cosa che cada a un tratto in un luogo [...]
[...] gufi addormentati sul cornicione: son gufi! " Andarono ancora innanzi, finchè giunti in principio della corsia di san Calisto papa e martire [...]
[...] , incominciano a sentire una sinfonia come di persone che schiacciassero delle noci coi denti, e che anche trapanassero coi succhielli, producendo [...]
[...] nudo altare di pietra, con la - 17 - mano protesa innanzi e la faccia rivolta al cielo: tale poteva vedersi al lume d'una lampada singhiozzante [...]
[...] nel buio, e che faceva luccicare a tratti da un pilastrone vicino un'epigrafe a lettere d'oro sul marmo nero. Filusella non ci vedeva più ed era [...]
[...] per tramortire; Stefano pure s'era fermato a una ventina di passi da san Calisto, che sempre immobile e maestoso levava la faccia al cielo e [...]
[...] stendeva la mano su i morti: e i morti anch'essi, dentro le loro gelide sepolture di cui erano piene le muraglie e il terreno, parevano ascoltare in un [...]
[...] precipitosa, e dopo più nulla. " Ah! " disse Stefano, " infami! oggi vi servo io! son topi, Tenenosse, son topi! " " O quel coso che pare un cappellone di [...]
[...] prete, e gira e rigira intorno alla lampada? Guardate, eccolo! eccolo! " " È una cornacchia passata da qualche finestra rimasta aperta: su via [...]
[...] , animo, Tenenosse! o che hai paura degli stinchi dei morti! fossero vivi, direi! sono tristi in città! ma il morto è morto: dove lo metti sta, e non [...]
[...] a zappare con braccia di ferro la dura terra, e già un po' di giorno penetrava laggiù come ladro ch'entri furtivo e velato in casa non propria [...]
[...] . Con questa educazione egli divenne ben presto un abile e imperterrito beccamorti. Quando veniva deposta la bara nell'atrio del camposanto, e i [...]
[...] neri incappati della Misericordia, con le braccia conserte al seno, la circondavano oranti, e il sacerdote in stola nera agitava il turibolo [...]
[...] fumante sul morto; allora Filusella, in cappa nera anche lui, con viso macero di fatica e contrito, taceva un po' in disparte, in mezzo al lugubre [...]
[...] coro, e attendeva: la sua figura aveva, in quel momento, alcunchè di singolarmente antico, drammatico e rituale. Come mostravano le lunghe cigne [...]
[...] altr'uomo stava per essere calato giù nell' abisso, su cui sorvola presto l'oblio e resta sempre il mistero. III. Filusella dunque s'era [...]
[...] paese e rimpiangesse in segreto il podere di Poggio Sole. A Poggio Sole non vedeva che poche case sparse, e la Pieve di San Giovan Battista [...]
[...] nereggiare di boschi, e dietro alle colline, come giganti che sogguardino a tutela del geloso Comune quella valle nascosta, drizzar la punta le due [...]
[...] : e le mura triste che scendono e salgono tra gli ulivi sparsi per la varia pendenza dei campi: città tutta spirante la vita che visse un tempo [...]
[...] : vita battagliera e gentile: vita tutta chiusa tra gli odi - 20 - e i sospetti municipali e i terrori della coscienza, e rapita in un ideale [...]
[...] . Ora quella città metteva addosso una gran tristezza a Giovanna, come que' cipressi e quei marmi del camposanto. Da lontano que' bianchi marmi [...]
[...] statura con la falce adunca come un gran rostro, e tra i denti uno scartabello con le parole: I miei giorni trapassarono come l'ombra: quello [...]
[...] scheletro lungo guardava proprio la finestra della camera di Giovanna, e pareva che la chiamasse. Pareva l’eternità: il sole lo feriva al mattino appena [...]
[...] fiammeggiava dal colle, e lo scheletro guardandolo con le orbe occhiaie sembrava dirgli: anche tu, o sole, ti spengerai un giorno sotto questa mia [...]
[...] falce. Tutto sommato dunque il luogo non era allegro, e Giovanna ne riceveva tali impressioni, - 21 - che poi la sera le s'affollavano intorno [...]
[...] convertite in strane paure, quando restava sola, perchè Stefano era con Amerigo in città, alla bettola del fratello, e Filusella a scuola da un [...]
[...] affumicata, ella pareva tutta assorta a metter toppe su i laceri panni di Stefano e de' figliuoli. Ma invece pensava a ciò che sarebbe accaduto di lei [...]
[...] dopo morte, e l'immagine di tutti quei teschi che ornavano le tombe, la rendeva più meditabonda in quel silenzio, in quella solitudine della [...]
[...] casa, e con quel lumicino uggioso. Pensava che non tutti que' morti dovevano trovarsi in luogo di salvazione, perchè non tutti muoiono nel bacio di [...]
[...] , si sperdeva sulle sue labbra a' primi - 22 - versetti. Peggio poi se sapeva che c'era un cadavere nella stanza mortuaria.... E se le [...]
[...] occorreva d'avvicinarsi alla finestruola vedeva lo scheletro lungo biancheggiante alla luna, e i cipressi neri, irti come se speculassero il cielo [...]
[...] immenso in gran silenzio.... E il cane ululava giù dall'aia deserta, o un moscone riempiva tutta la cucina del suo ronzio, quasi lui solo fosse rimasto [...]
[...] vivo, o il vento agitava sotto la finestra i rami del fico inchinato sul pozzo, fischiava dai vetri rotti, spazzava con furore e gemiti il tetto e [...]
[...] non una voce d'uomo si sentiva venire da nessun luogo.... Sopraffatta da un infinito terrore, Giovanna si metteva la lucernina ora a destra e ora a [...]
[...] sinistra, e ora l'alzava a guardare in fondo se mai apparissero i bianchi fantasmi dall'uscio chiuso. Così ella passava la sera ne' primi tempi [...]
[...] del marito e del figliuolo Amerigo, le sopraggiunsero nuove ambasce nella loro realtà ben più gravi, e incessanti. Il marito, con quella città sì [...]
[...] vicina, aveva cambiato abitudini, e s'era aggravato di pensieri e d'un malumore insolito. Mentre prima veniva in città assai di rado, forse due o tre [...]
[...] volte in un - 23 - anno, per qualche fiera o qualche grande solennità, ora ogni mattina entrava la porta per ire in piazza con gli erbaggi e le [...]
[...] frutta; e per lui, novizio e irascibile, la piazza era un elemento pericoloso. Cominciò infatti, semplice e inesperto com’era, a sbagliare i modi [...]
[...] di prendere quella plebe riottosa e bestemmiatrice, la quale perchè ha le baracche a piè de' maestosi e tristi palazzi degli avi, si crede quasi [...]
[...] ogni cantonata, udendo in piazza quelle continue eresie, trovava in esse sufficiente ragione al suo odio contro quei mercatini, e come se cogli [...]
[...] interesse, e credendo di farsene un merito presso Dio. Ma a que' mercatini cominciò a saltare la mosca al naso vedendo quel contadino aggirarsi [...]
[...] per la storica piazza con quell'aria scandalizzata e superba, quasi volesse dire: Vili bestemmiatori, a me non le fate le riffe!... Un tal contegno [...]
[...] inferiore e nemica, e perciò degnissima, non meno degli eretici, d'essere strapazzata, ingannata e derisa. Il contadino dunque che porti colà [...]
[...] mostrandosi tollerante e garbato, come conviene all'ospite che vuol vender la propria merce a sua maestà la piazza, può anche un contadino [...]
[...] acquistarne, non dico la stima, ma almeno la protezione. E lui la capì, ma non dopo molte batoste e incagli molestissimi: ora lo portavano in comunità [...]
[...] a pagare, per un sol pugno e dato di santa ragione, sette pioli di multa, ora allo spedale a farsi applicare i cerotti, ora in prigione a roder [...]
[...] la bile e raccomandarsi a sant'Antonio: anche quando lo mandarono a pancia all'aria dentro la fonte aveva ragione lui, e anche allora tutta la [...]
[...] piazza magnifica lo fischiò, mentre i birri lo conducevano in palazzo a spinte e pedate. Questa non era giustizia, ma era però una scuola che [...]
[...] anche d'essere canzonato, pensando cupamente al modo di rivalersene alla prima occasione; salutò tutti, nobili e plebei, bestemmiatori e non [...]
[...] toscano che spesso s'inurba, e bada, più che altro, a non guastare i fatti suoi, cioè l'interesse. Dall'altro lato poi, siccome i suoi pugni non [...]
[...] erano zuccherini, e quella marmaglia incitosa gli aveva pure gustati, così le due parti cominciarono a trattare i propri affari con una serietà che [...]
[...] pareva quasi rispetto, e la pace fu mantenuta. Ma questa pratica e conoscenza della città, come poteva averla fatta uno spirito rozzo e [...]
[...] con cui esse avevano operato su i suoi sentimenti individuali. Inoltre egli non vedeva delle cose che un lato solo, e quello, senza che altri [...]
[...] dominarlo. Le angherie, gli oltraggi e le ingiustizie patite come avevano cambiato - 26 - l'uomo violento e sincero in uomo cauto e simulatore [...]
[...] insultatori. Lui che non si trovava bene che in mezzo ai campi, e che non avrebbe tollerato altra condizione, nondimeno deplorava la sorte del [...]
[...] contadino che vive in solitudine come l'orso, e poi, quando viene tra la gente civile, è disprezzato, schernito, e villanaccio qua e villanaccio là. Onde [...]
[...] sveglio; e giacchè l'occasione c'era nel fratello Ferdinando, senza dubitare un momento, lo mise a bottega da lui. Per vero dire in tale risoluzione [...]
[...] ebbe un po' di parte anche la cupidigia, e anche una certa vanagloria che pure era nell'indole di quell'uomo. Egli, rispetto a quest'ultimo punto [...]
[...] , aveva ragionato così: — Il mi' fratello, di contadino che era, divenuto vinaio, s'è arricchito: e perchè non potrebbe fare altrettanto Amerigo [...]
[...] ? Impari a pelarla anche lui quella genia maledetta della città come la pela lo zio, e si faccia ben volere dallo zio che può anche lasciarlo erede [...]
[...] presa anche Giovanna, la quale del resto si credeva, a paragone di suo marito, una sciocca; e il marito non ne aveva migliore stima. Giovanna [...]
[...] materno cominciò a vacillare e interrompersi per dar luogo a un'ascosa trepidazione, e a lunghi periodi d'angoscia. Egli prese a sfoggiare tutta [...]
[...] quella sciocchezza di parole e d'attucci che è la prima forma d'un cattivo spirito comunicato ai ragazzi, e pel quale Amerigo cominciò a [...]
[...] delle sonore risate. Poi s'incominciarono a sentire dalla sua bocca certe oscenità, certe bestemmie così sacrileghe, così nuove e ingegnose [...]
[...] - 28 - che Giovanna chiudeva gli occhi quand'egli le proferiva, e stringevasi nelle spalle come se stasse per rovinarle addosso la casa. Infine [...]
[...] messe e scaldarsi l'inverno al focone, ne' pessimi caffeucci, nelle confraternite oscure a cantar la lezione dell'uffizio de' morti, ne' luridi [...]
[...] biliardi a veder giocare, ne' campanili a attaccarsi con gli abati alle funi, ne' corpi di guardia, e altri luoghi simili; empiva di chiasso, con gli [...]
[...] altri sbarazzini, i vicoli e le piazzette giocando, bestemmiando, schiacciando fulminanti, bruciando polvere da fucile, fumando cicche, beffando [...]
[...] chi passava, tirando sassate a' cani, dando noia alle serve, e terminando poi tutti in una fuga generale all'apparire di qualcheduno che [...]
[...] gl'inseguiva furibondo e scandalizzato. Spesso la sera, verso le ventiquattro, su taluna di quelle piazze, davanti alla chiesa malinconica e antica, mentre [...]
[...] ne uscivano i devoti tutti compunti, e le campane dall'alto del campanile assordavano l'aria scura, era una vera battaglia di grida, di pugni, di [...]
[...] corse e sassate tra que' ragazzacci, che poi si mettevano giù a rotta di collo per quelle precipiti - 29 - strade, dandosi a sonar campanelli e [...]
[...] Stefano, erano botte sicure, e le botte, se non gli levarono il cattivo che ormai gli aveva intaccato l'osso, nondimeno affransero e maturarono [...]
[...] quelli che fanno fremere e inorridire gli adulti, i quali smarrirono ogni memoria di ciò che erano essi da fanciulli o adolescenti: era un giovanetto [...]
[...] virtù e un giudizio, che essendosi comunicati a lui dalle labbra autorevoli dello zio vinaio, parevano superiori alla sua età, e n'era lodato e [...]
[...] incoraggiato anche col premio di qualche soldo. E invece che razza di birbo si celava sotto quella maschera che in faccia agli altri ben di rado egli [...]
[...] efficacissima a acquistarsi la stima e l'affetto de' maestri e de' superiori: - 30 - Amerigo n'era abilissimo. Con quali occhi amorevoli egli non [...]
[...] quasi si compiacque, in quel momento, che il marito potesse illudersi ancora, e perchè d'altronde sapendolo irremovibile, non voleva abbandonare [...]
[...] sapeva di che cosa egli non fosse capace, e quanto ormai ammaestrato, e non solo dagli esempi pessimi quotidiani, ma anche dai libri. Ultimamente [...]
[...] glien'aveva trovato uno in saccoccia, e apertolo a caso, le apparve una tale immagine che ella ne restò come fulminata: quasi non credeva a [...]
[...] figure.1 Ma Stefano attribuiva a sua moglie tutti i difetti che non aveva, e specialmente le attribuiva quello di non capir nulla, d'essere in [...]
[...] tutto e per tutto una gran minchiona appunto come i suoi genitori di Poggio Sole, che erano di que' vecchi antichi con certe idee, diceva Stefano [...]
[...] , come usavan nell'uno quando non c'era nessuno. E, per provare l'inaudita semplicità di sua moglie, raccontava questa che faceva sempre ridere per [...]
[...] l'onore. " E come! " lui gridò, " io le ho trovate per tutto dove son ito. " E Giovanna, neanche fossero state sue sorelle, si mise a piangere, e la [...]
[...] mattina aveva ancora le lacrime sulle gote! E ora, a dar retta a lei, avrebbe dovuto levare 1 Il commercio di tali libri sembra rifiorito, o [...]
[...] non così laidi, se ne vende al bel sole della libertà a Roma e a Milano per tutti i chioschi dove, volendo, si possono acquistare anche de [...]
[...] ' giornali d'educazione: e anche ciò dimostra con quanta serietà s'attende a prepararsi degl'Italiani. La Germania proibisce perfino la vendita del [...]
[...] divertitevi, ragazzi: comprate! comprate! - 32 - Amerigo dallo zio, quando già incominciava a guadagnare due crazie al giorno, e a prender [...]
[...] , quando Amerigo, su i sedici anni, accennò di nuovo a trasformarsi in un altro essere positivo molto, e più sodo. Si mescolava volentieri nei [...]
[...] discorsi degli uomini, e disprezzava i ragazzi, coi quali faceva il superiore, il prepotente e il superbo: assumeva spesso una serietà da uomo fatto [...]
[...] che ha già preso dominio del mondo, oppure da uomo truce che sia preoccupato da cure ben altrimenti gravi e importanti che non le vostre; e più [...]
[...] che mai ora gli colavano dalle labbra le arguzie più volgari, tanto perchè s'accorgessero che non era più un pupillo, e che ormai le sapeva [...]
[...] tutte. Siccome lo spirito pare che da prima si vada formando e esplicando per una serie d'imitazioni, e questa dell'imitare i grandi è la nota più [...]
[...] caratteristica e insieme più comica dell'adolescenza, così anche Amerigo non faceva che riprodurre, con quelle arie e quelle parole, gli [...]
[...] - storielle e tutti i segreti delle famiglie signorili, come li apprendeva via via dai cuochi, dai cocchieri e dai cacciatori di carrozza che ne [...]
[...] deliziavano le brigate nella taverna. Egli dunque già sedeva pro tribunali, e sul conto di questo e di quello era in grado già di dar giudizi sì [...]
[...] assoluti ed esatti che, ne' primordi della sua carriera, non è sì abile un giornalista. S'era poi così bene inzuppato e colorito di quell'ambiente, che [...]
[...] , usi a trovare nel turpiloquio un'innocente distrazione all'oziosaggine quotidiana. Una così grossolana raffineria nell'osceno e nella bestemmia, e [...]
[...] poi una pronunzia così soave, e tanta finezza di leggiadri diminutivi, e tanta esteriore cortesia di maniere, è un contrasto che a taluno può [...]
[...] Pelasgi e dagli Etruschi, e non so da quanti altri popoli remotissimi e civilissimi della terra. Amerigo dunque, anche lui, aveva preso quel fare, e [...]
[...] seguiva in tutto e per tutto l'andazzo. Anche nel portamento aveva contratto un che di flessibile e molle che aggraziava la - 34 - sua alta e [...]
[...] ben quadrata persona: un pittore anzi l'aveva voluto dipingere in veste di paggio regale, col berretto piumato e la spada d'oro; i capelli fluenti [...]
[...] alla raffaella pel collo bruno, e l'occhio nero, languido e tenoresco. Fu esposto nella gran sala delle Bell'Arti, e tutte le ragazze che lo videro [...]
[...] ne spasimarono: fu il loro bacio segreto, fu il loro ideale romantico di più giorni. Insomma, e di dentro e di fuori, egli era divenuto affatto [...]
[...] villana a umanarla un poco, a rintuzzarne gl'istinti ingordamente bestiali e lupeschi: ma la forza della fatica, le abitudini semplici e parche, la [...]
[...] franca arditezza, la sincerità dell'affetto non mai simulato, e quella salda dirittura del pensiero o del buon senso che non rigetta in cinico modo [...]
[...] , cioè quanto di meglio è nel carattere umano, era stato distrutto anche in lui, come in tanti, dalla immensa congerie dei vizi e delle sciocchezze [...]
[...] comuni. Eppure lo dicevano un bravo giovane! Un - 35 - giovane molto prudente lo diceva lo zio, e Stefano era ora così contento di questo [...]
[...] un beccamorti, e Amerigo invece un vinaio danaroso e civile. Se mai, ciò che crucciava Stefano era il non essere pienamente sicuro che tali [...]
[...] speranze si potessero realizzare, perchè Amerigo non era solo a correre questo palio della fortuna, ma con lui lo correva pure Gustavo, e col [...]
[...] medesimo intento dell'eredità e con più probabilità di vincerla. Gustavo era figlio della Beppa stiratora, bella moglie di Gasparino cuoco, nel quale e [...]
[...] nel vinaio Gustavo aveva come due babbi: se non che ritirava tanto dal vinaio e nell'indole e nel sembiante, che ci voleva poco a distinguere [...]
[...] tutti e due, prendendo l'uno e l'altro, Amerigo e Gustavo, a bottega; i quali poi, anche loro, come pretendenti posti nel medesimo agone dalle [...]
[...] due parti - 36 - nemiche, s'odiavano a morte. Se non che, avendo imparato a quella scuola anche a essere ipocritamente chiusi e machioni [...]
[...] , simulavano un'amicizia che guastavasi ogni pochino perchè erano rivali in tutto, anche in amore. Là in quella serra tutta calda dei sospiri e delle [...]
[...] occhiatine provocanti di tante servette che v'apparivano, que' due pallidi giovincelli sfoggiavano viole e rose all'occhiello, s'atteggiavano a [...]
[...] damerini, e parevano aver tuffato il capo nell'orcio da tanto che avevano unti e lisci i capelli. Gustavo con quel viso di frate ghiottone che [...]
[...] biascica paternostri sotto il cappuccio e tiene il coltello, che vi s'inchina sorridendo da ebete, e guarda dove colpirvi, Gustavo non dispiaceva [...]
[...] a qualche donna a cui forse davan nel genio que' suoi occhietti porcini e bassi che parevano sempre attenti a cogliere l'opportunità e [...]
[...] nascondere il frodo. Ma Amerigo, più simpatico e più sorriso dalle ragazze, era in quella taverna come Adone tra le Veneri e Bacco. Quanto alla Beppa [...]
[...] , ella quando saliva un po' stanca su a' mezzanini a riguardare al vinaio la biancheria, faceva gli occhiacci di mamma seria e severa a Amerigo, e [...]
[...] Amerigo, udendo poi come quella severità d'occhiate e virtù parolaia andasse a finire, ne rideva in segreto a crepapelle con gli avventori [...]
[...] ch'era tra loro, quando la sera quegli avventori se ne stavano per le panche a gruppi accecati dal fumo, e già ne avevano in corpo più d'un [...]
[...] boccale; chi ne diceva una e chi un’altra, e una volta principiato non la smettevano più con le parole e con le invenzioni che potevano meglio [...]
[...] incitare e impermalire i due giovinetti rivali. Questi davano ansa a que' celioni avvinati cercando di soverchiarsi nella gara delle offese e delle [...]
[...] dicacità, di costringersi scambievolmente al silenzio e destare l'ammirazione dell'uditorio. Lo spiritoso uditorio si buttava via dalle risa, si [...]
[...] divertiva come al teatro, e continuando a soffiar nell'odio e nella vanità di coloro, cercava che la tenzone divenisse sempre più acre, non avesse [...]
[...] più nè limite, nè misura. Al vinaio questo gioco piaceva, perchè, come i pettegolezzi e gli amori delle serve, anche quello era un mezzo [...]
[...] - Stefano, che se la fumava tacito in un canto della taverna, non se la dette per intesa, non si mosse, non disse nulla, ma guardava, e sogghignando [...]
[...] di non sapere stare alla celia, quasi che non ci fossero delle celie seccanti come quella così puerile, e che non finiva più. Il vinaio, ritto [...]
[...] in piedi, con le nocche appuntate al banco, rosso come un billo, aveva sbarrato due occhi di basilisco, e guardava Stefano tra l'ira e la [...]
[...] maraviglia.... Stefano continuava a fumarsela cheto cheto e pareva pensare a tutt'altro, come se non fosse accaduto nulla. Il vinaio finalmente gridò [...]
[...] indignazione de' bevitori, i quali urlavano che Amerigo era dalla parte del torto - 39 - e non da quella della ragione. Gustavo potè finalmente [...]
[...] riprender fiato, e cominciò a gemere come se fosse per morire. Amerigo urlava anche lui difendendosi, e il vinaio, battendo le nocche sul banco, badava a [...]
[...] ripetere che non era più degno di passeggiare la sua bottega! Stefano la capì, e s'alzò minaccioso: Amerigo, che allora aveva diciannov'anni e [...]
[...] faceva all'amore con la Zaira, s'impostò contro il padre in attitudine e viso ribelle, e il padre, provocato da quell'aria, lo strinse ai polsi, e [...]
[...] dandogli uno schiaffo, gli bastò una stratta per travolgerselo giù ai piedi in ginocchio, e là lo lasciò singhiozzante. Si rivolse quindi a coloro [...]
[...] , e disse a bassa e trepida voce: " Ora siete contenti? " Tacevano tutti: smesse di gemere anche Gustavo impaurito, e tutti uscirono dalla taverna [...]
[...] meno facile a lodare e vituperare secondo il vento) si trovò tutta unita a condannare Amerigo, un po' in odio a Stefano che li aveva atterriti, e un [...]
[...] le genti di celiare sempre, e di prendere a godere qualcuno: era enorme. Si vedeva anche da questo come basta un nulla a rivolgervi l'opinione [...]
[...] così d'un piccolo cerchio, come d'un'intiera moltitudine che s'accordi contro di voi in un'accusa, o in un pregiudizio. E in mezzo a questa [...]
[...] generale riprovazione, il silenzio della Beppa e di Gustavo dava come un senso di serietà e d'importanza più grave all'offesa. Amerigo e Gustavo non [...]
[...] si parlavano più, e quando v'eran costretti si davano cupamente del lei. La Beppa, vedendo le cose avviate bene, ne gongolava e spiava, perchè [...]
[...] per lei lo spiare e l'indurre per cervellotiche analogie, il dissimulare, l'antivedere anche al di là del possibile, il non lasciare scorger mai [...]
[...] che cosa covasse in seno, e il rappresentare sempre, anche senza motivo, una triste e misera commediola, era per la Beppa il colmo di quella [...]
[...] politica che si crede tanto più abile quanto più riesce a mentire, e giocar d'astuzia. E a lei non gliene mancavano i mezzi con quel suo corto e [...]
[...] altero cervello messo in moto continuamente e solamente dalle cupidigie, dal pettegolezzo, dalla malizia e dalla curiosità. Ond'è che la Beppa e [...]
[...] - ha appunto il giudizioso e vigile ragno. I loro occhi lo seguitavano da per tutto come il raggio d'una lanterna cieca: sapevano che prima o [...]
[...] , la Beppa giubilante soffiò negli orecchi al vinaio che stasse attento alle ciotole: e Gustavo, brillando non meno di gioia furbesca negli occhi [...]
[...] , riserrò con rapida giravolta le cinque dita che teneva levate in aria, stese a ventaglio. " E sapete perchè? sapete perchè? per far de [...]
[...] . Quando il vinaio udì che proprio il danno era fatto a lui e non a un altro, poer uomo! n'ebbe sì offeso il senso morale, che gli balenò [...]
[...] subito nel viso un'onestissima indignazione. Mandò subito pel fratello che venne tosto, e quell'insolita chiamata, quel parlar basso e poi quel [...]
[...] stringersi insieme anche loro, a domandare, occhieggiare, accostarsi all'uscio come cospiratori, e tacere tutti - 42 - per tendere gli orecchi e [...]
[...] sapere che mai ci fosse di nuovo. Amerigo sostenne risolutamente in faccia al padre e allo zio che quella era un'infame calunnia della Beppa e di [...]
[...] Gustavo; e il padre glielo credè trovandone le ragioni nel loro interesse di dare scacco matto al figliuolo. Affermava dunque anche lui con [...]
[...] terribile violenza, che quella era una calunnia, e ripeteva che il suo figliuolo era la perla dell'onestà e che non era capace di toccare neanche un [...]
[...] di sedarla, dicendo che li avrebbe tutti cacciati via: Amerigo, Stefano, Gustavo e la Beppa: chè già non stavano lì per lui, no: ma perchè [...]
[...] facevano assegnamento sulla sua eredità, ma lui era tomo di lasciare ogni cosa alla Madonna dello spedale!... Allora fu una generale e unanime [...]
[...] protesta di tutti contro tali parole, mostrandosene moltissimo offesi; e quindi tacquero come tacciono gli uccelli nella foresta allo scoppio d'una [...]
[...] saetta. Per più giorni fu quiete nella taverna, ma il vinaio era pieno di sospetti: non sapeva se l'uno fosse ladro o l'altro calunniatore; e [...]
[...] fosse aperto dopo il teatro, in quella stagione che tutti andavano in visibilio al Maometto II del Rossini. Amerigo tornò coi sigari, e si [...]
[...] rallegrò di trovare la gran taverna affatto vuota con la candela di sego accesa sul banco: Gustavo era sceso in cantina a infiascare il vino, e [...]
[...] canterellava: Tutti la notte dormono, lo zio infatti su di sopra era per andare a dormire come si capiva dal suo camminare e rumoreggiare e tonare [...]
[...] qua e là, tirar su i pesi del vecchio orologio a pendolo, smuovere il letto sulle rotelle, trascinarvi accanto la sedia, buttar le scarpe [...]
[...] .... Ed io non dormo mai, Ti voglio bene assai, continuava Gustavo: e Amerigo, il bravo e prudente giovane, ascoltando tutti que' rumori [...]
[...] , occhieggiava qua e là come il topo, o come ognuno che sia per commettere un'azione tanto vergognosa quanto pericolosa: Ma tu non pensi a me! Anima [...]
[...] mia di zucchero.... - 44 - e corri in punta di piedi Amerigo al banco!... Era stata quel giorno la festa di san Crespino, e i calzolai avevano [...]
[...] fatto al loro celeste patrono copiose e devote offerte nelle ciotole del vinaio.... ciotole in cui sacrilegamente Amerigo, tirato pian pianino il [...]
[...] lo zio con un bastone gridando: " Ah ladro!!..." Amerigo si lasciò cader di mano i danari, e schizzò come un razzo fuor di bottega.... e al [...]
[...] grido del vinaio volò Gustavo su per le scale della cantina.... e la Beppa precipitò giù per la scala del mezzanino, e tutti e due lietissimi [...]
[...] avida mano il bastone, " i ladri io già, li vorrei impiccar tutti! tutti! tutti! ma tanto va la gatta al lardo che vi lascia lo zampino, e lui ce [...]
[...] l'avrebbe lasciato se gli potevo arrivare una bastonata! impara, Gustavo, e se continuerai a servirmi bene, tu solo, figliuolo mio, sarai il mio [...]
[...] erede! " e l'abbracciò intenerito. La Beppa, che in certe cose aveva buon cuore, era anche lei commossa fino alle lacrime. - 45 - Il giorno [...]
[...] ci sarà stato? " domandava Giovanna a Carmelinda udendo sonare l'undici al Carmine, e Stefano non tornava. Carmelinda si strinse nelle spalle, e [...]
[...] seguitò tranquilla a canterellare mentre tendeva con Giovanna la biancheria sull'erba e sugli ulivi che circondavano la pace dell'aia. Nel mezzo [...]
[...] all'aia giaceva il cane che accompagnava, levando un poco l'afflitto muso e con occhi stanchi, gli uccelli i quali attraversavano il cielo [...]
[...] sentiva male), come un brigante che tema d'essere colto, guardava, là in un canto dell'aia, di dietro il biondo e folto pagliaio, l'apparire del babbo [...]
[...] rallegrasse di rivederlo. Dal padrone non aveva avuto mai una carezza, - 46 - ma calci e sassate per ricacciarlo nell'aia (chè quello era il suo posto [...]
[...] ) quando la bestia si provava a venirgli dietro. E quella mattina, il povero cane s'allontanò a coda attratta, voltando e rivoltando il muso a [...]
[...] guardare con paurosa cautela, e mentre se ne scostava zoppicante, pareva fare delle riverenze a Stefano, piantato là in mezzo all'aia. E a un certo [...]
[...] vispissimi e neri occhietti un balenío irrompente d'occhiate: scoteva il capo, mordevasi il labbro, batteva il tacco: tutto questo era come un prologo [...]
[...] muto a ciò che voleva dire. Giovanna e Carmelinda lo guardavano esterrefatte, e così Filusella che era tornato allora, con la pala in ispalla [...]
[...] fosse mancato sì stoltamente alle sue speranze guastandogli tutto un piano che gli pareva sì ben disposto, e l'ignominia di ladro che egli s'era [...]
[...] acquistata per sempre, e il gusto matto che ne dovevano avere Gustavo e la Beppa. L'immagine odiosissima di que' due gli passava - 47 [...]
[...] quell'uomo rude e violento: era come sonare un cembalo agli orecchi d'un leone percosso.... Gli uscivano dall'ampio petto certi sospiri che parevano [...]
[...] gli sbuffi d'una caldaia. Finalmente, in un torrente d'ira bestiale e d'imprecazioni, raccontò tutto, vibrando pugni all'aria ad ogni parola. E [...]
[...] tabacchiera un tempo aveva abbellito le tasche del gran panciotto settecentista d'un conte Pula, e poi il buon vinaio, amando di circondarsi di qualche [...]
[...] oggetto prezioso, e piacendogli assai una Venere nuda in braccio a Marte che v'era sopra in bella ma consunta cesellatura, l'aveva comprata all'asta [...]
[...] per pochissimo: ma quella sera la capricciosa e venerea tabacchiera era saltata in tasca alla Beppa, la quale, come tutti i ladri accorti o [...]
[...] poverini! " gridarono Giovanna e Carmelinda e si slanciarono con Filusella a trattenere Stefano, mentre il cane si premeva tutto al pagliaio e [...]
[...] : " Io non l'ho presa! Dio mi fulmini se l'ho presa! " " Babbo," diceva Filusella facendo orribili sforzi, " babbo, per carità, calmatevi: e che [...]
[...] cosa gli volete fare? ammazzare non lo potete, e bastonarlo è poco: e se le bastonate bastassero, a quest'ora Amerigo dovrebbe essere un santo; e [...]
[...] , babbo, non sentite come bestemmia? che cosa gli volete fare? tutto è poco! chetati, infame! vattene via! e non ti vergogni a bestemmiare in questa [...]
[...] via! " - 49 - E Stefano, vibrando sempre de' pugni all'aria, e alzando gli occhi al cielo come per invocare l'ira di Dio sul figliuolo, si [...]
[...] scaletta a tendere l'orecchio all'uscio di casa, e udì suo padre rompere una volta sola quel silenzio tremendo per domandare dov'egli fosse; e [...]
[...] Filusella, fraternamente bugiardo, rispose timido d'averlo chiuso a dormire in tinaia. " Che non mi venga dinanzi! " gridò Stefano: e non ci [...]
[...] volle altro perchè Amerigo corresse subito in città da Zaira, che gli dette bene da cena, e lo consolò tutta la notte, mettendolo poi, tutto [...]
[...] d'altre botteghe per il figliuolo: la Beppa e Gustavo e gli avventori avevano sparso subito ai quattro venti che Amerigo lo zio l'aveva cacciato [...]
[...] per ladro, e non si trovò padrone che lo volesse. Quanto alla città dunque non era più il caso di parlarne, non poteva più sperare di trovarci [...]
[...] un collocamento. Dovè quindi rimettersi - 50 - a lavorare la terra, e quelle fatiche sotto il sole, la pioggia e la ghigna acerrima, inesorabile [...]
[...] di suo padre, peggio gastigo non poteva toccargli, a lui, garzone vinaio, e già preso dalla stracca negligenza e dalla dondolaggine cittadina [...]
[...] . Suo padre (appunto per gastigarlo, e perchè provasse che cosa voleva dire la vita del contadino, di cui gli aveva voluto risparmiare, per ben [...]
[...] suo e vantaggio della famiglia, le asprezze); suo padre non gli dava respiro finchè era presente al podere. Ora a potare gli ulivi, ora a zappar [...]
[...] di furia con lui, ora a far l'erba e portarne corbelli pieni giù di fondo al poggio fin lassù al bovile, ora a inforcar lo strame e nettar la [...]
[...] stalla, ora a far le fosse per le patate, oppure su per gli alberi a tagliar rami e coglierne frutta, traendone poi le corbe colme a due mani; o [...]
[...] nel camposanto a falciarvi quella rigogliosa ubertà di fieno e di fiori stellanti: fieno grasso che, darlo alle bestie o venderlo, sarebbe parso [...]
[...] un gran sacrilegio, e perciò si bruciava nelle sere estive a cataste fumose nell'aia: insomma bisognava bene piegar l'arco dell'osso: la voce [...]
[...] a tavola con sè, alla mensa comune della famiglia, non - 51 - era più degno di comparire, e pranzava solo fuori di casa, sulla scala, come uno [...]
[...] animali costretti a vivere nella tana d'un orso. E chi sa quanto la sarebbe durata questa storia, se un bel giorno non accadeva un caso che valse a [...]
[...] falcaccio così rapace che Stefano pareva tendere per comodo di costui, e non per sè. Lasciava il falco che Stefano, dopo aver teso, s'allontanasse, e [...]
[...] poi si levava in aria, o dominava a ali ferme e librate tutto il gioco degli uccellini. Questi si posavano stanchi e famelici sugli archetti, e vi [...]
[...] restavano presi e stritolati per le gambucce: il falco piombava, divorava, e risaliva a misurare a larghe ruote lo spazio. Fin qui siamo in [...]
[...] regola: perchè tutti gli animali essendo governati dal medesimo istinto di conservazione e riproduzione, ha ciascuno da mandare innanzi, a spese [...]
[...] dell'altro, una propria - 52 - importantissima azienda nella fabbrica universale dell'appetito, e ciascuno, nella misura s'intende del suo potere e [...]
[...] dei suoi bisogni, è obbligato a esser feroce. Nè la tigre, perché ha le zanne e gli artigli, è più feroce della zanzara, che con tanta finezza [...]
[...] succhia temerariamente il sangue dell'uomo: nè l'uomo (che divora tutto quanto può divorare, fino alle lumache e alle cieche d'Arno) è meno feroce del [...]
[...] ragno che così mirabilmente indossa alla mosca viva la camicia di forza della sua tela, poi voluttuosamente la solletica, e, come l'uomo farebbe [...]
[...] d'un gambero, la succhia ghiottamente, ed ella spasima e frigge. Quanto sbagliava dunque Stefano ad attribuire al falco la più nera malvagità [...]
[...] proponeva una volpe, per esempio, che scendeva di notte, dai neri sotterranei della città, a mangiargli l'uva nel campo, e dopo, per canzonarlo, gli [...]
[...] veniva sotto la finestra a abbaiare come un cane. Più notti gli fece la sentinella, e finalmente gliela potè sonare una schioppettata! - 53 [...]
[...] - Ma chi l'arrivava lassù a tanta altezza quel falco così maligno! Quel falco con la Beppa e Gustavo compiva la triade del suo odio, e pur d'averlo [...]
[...] il falco nel momento che aveva incontrato anche lui la sorte delle sue vittime, cioè, piombandovi sopra, s'era impigliato nello spago dell'arco, e [...]
[...] si scorrucciava disperato per distrigarne gli artigli, quando comparve Amerigo. Egli lo ghermì giubilando, e lo portò tutto allegro a suo padre [...]
[...] . Suo padre lo prese, e tenendolo alquanto su sospeso per le grandi ali (il falco avventava beccate, drizzava e girava la coda, chioccava, soffiava [...]
[...] , s'indemoniava), ei lo guardava e sogghignava: pensava che cosa dovesse fargli. Ecco quel che gli fece: prima gli tagliò a sangue gli artigli; poi [...]
[...] l'acciecò; poi lo spennò e dipelò ben bene, non lasciandogli che la coda e le ali per volare, poi gli dette dei pizzicotti, e poi lo lasciò ire che [...]
[...] andasse pure liberamente dove voleva. Il falco pelato, disartigliato e cieco s'alzò su dritto come getto di fontana in aria, quasi a ricercarvi la [...]
[...] luce, e soleggiante sparì.... - 54 - " Ora quello non si ferma più finchè non è in paradiso! " disse Stefano in mezzo alle risate dei [...]
[...] contadini accorsi a vedere il supplizio dell'animale, e mentre egli volava essi lo guardavano beanti e saltanti di gioia. IV. Stefano, bisogna pur [...]
[...] dirlo a sua lode, non mancava d'un certo rozzo e semplice senso di giustizia, per il quale avrebbe voluto, in tutte le cose, che il giusto fosse [...]
[...] premiato e il reo punito: se non che nessuno gli appariva più reo di quello che danneggiava lui o il suo interesse. In questo caso un cotal senso del [...]
[...] giusto, e la severità del corrispondente giudizio divenivano sì imperiosi da rendere assolutamente impossibile che, alle sue mani, il reo si [...]
[...] udiva la domenica dal piovano e le opere agricole, a cui non contrasta se non l'ira dei venti, o la grandine o il gelo o la pioggia; egli, fuori [...]
[...] d'ogni relazione e d'ogni contrasto con gli uomini, come era stato più placido, così aveva avuto la coscienza più timorata e meno corriva. Ma ora non [...]
[...] si poteva incontrare in questo e quello, senza dire tra sè: « Che razza di farabutti! » E quindi poi avveniva che il ricordo di tante brutte e [...]
[...] stupide cose viste e patite lo incoraggiasse, in certe occasioni, a lasciarsi andare anche lui a seguitar la corrente. « Tutti fanno così, e se [...]
[...] facessi diversamente sarei un gran minchione! » diceva, e questa semplice riflessione bastava perchè subito gli paresse giustissimo l'agire anche lui [...]
[...] avuto il suo corso, e ciò servisse d'esempio a tutti gli altri falchi di que' dintorni. E siccome un tale atto di somma giustizia egli l'aveva potuto [...]
[...] compiere per oculatezza - 56 - e merito del figliuolo, così da quel giorno gli rivolse meno scura la faccia, e cominciò a rallentargli le [...]
[...] briglie; ossia, occupato com'era sempre de' suoi lavori rurali e della vendita in piazza (campo d'inganni e d'arrabbiature), tornò come prima a [...]
[...] badarci poco. Il guaio era però che le nubi s'erano solo un po' allontanate, non sciolte; e quindi bastava un nulla a ridestare in quell'uomo [...]
[...] l'acredine e l'invettiva d'un rigido capitano che abbia visto fallire un suo gran disegno per la vigliaccheria o la bestialità d'un suo subalterno. Aveva [...]
[...] avuto altri gravissimi alterchi anche col fratello, e se tra essi l'amicizia non s'era rotta, come avrebbe voluto la Beppa, si doveva soltanto [...]
[...] a questo che v'eran di mezzo gl'interessi del podere a comune, e l'eredità che Stefano metteva sempre tra i casi possibili ad accadere. Ma quando [...]
[...] entrava nella bettola e vi trovava la Beppa a spadroneggiare civettescamente col naso in aria e la faccia tosta, e Gustavo che, pur temendolo [...]
[...] , gli gettava delle occhiate sospettose e bieche da serpente nemico, allora si sentiva mordere le viscere dalla bile, allora si faceva una gran [...]
[...] violenza per non dargli le man nel muso a Gustavo; e tornato a casa, allora era facilissimo farlo uscire in una di quelle sfuriate che riportavano [...]
[...] il buon ordine e il terrore in famiglia. - 57 - Ma non tutto può la vigilanza e il rigore, che se costringono da un lato, dall'altro aguzzano [...]
[...] l'ingegno della persona costretta a tutti que' sottilissimi inganni e celati ripieghi, di cui le donne soprattutto e i ragazzi sono maestri [...]
[...] . Così anche Amerigo trovava il modo, schermendosi continuamente con le bugie, i sotterfugi e le scappatoie, di fargliela in barba a suo padre, e di [...]
[...] Zaira, ma la notte era sua. Quando a una cert'ora in casa dormivan tutti che neanche le cannonate, egli usciva; e non potendo passare dalla porta [...]
[...] della città, vicinissima a casa sua, perchè chiusa nelle ore notturne, andava a trovarne un'altra più lungi, aperta sempre, e che si vede [...]
[...] , vetusta e maestosa come un monumento romano, sorgere sull'altra collina attigua alla collina del camposanto. Talora la notte era tempestosa e tutta un [...]
[...] , e correva a fiume: intorno era un'oscurità fitta, diluviante, senza il menomo bagliore nè prossimo nè lontano: e tutto taceva, perfino i cani, in [...]
[...] costa a gran passi, e presto entrava nella città buia e, a quell'ora, deserta: nulla poteva arrestare quest'infelice dato in preda a una bufera [...]
[...] non meno impetuosa di quella che schianta i rami e mette in fuga le fiere. Ma all'alba, come se si fosse levato allora allora dal giaciglio [...]
[...] domestico, egli seguiva sempre suo padre al campo: e sotto gli occhi di suo padre dava giù bene addentro col piede sopra la vanga, ficcandola tutta: se [...]
[...] non che, rivoltando quelle grosse vangate di terra, gli tremavano i polsi e le gambe, e il peso qualche volta lo strapiombava: era uno sforzo [...]
[...] terribile d'equilibrio, un combattere affannoso col sonno, il marasmo, e la spossatezza, un tacito implorare che sonassero presto le otto al Carmine [...]
[...] , di cui vedeva il campanile con la cupoletta rotonda sopra le mura, perchè a quell'ora suo padre se n'andava in piazza. E appena suo padre aveva [...]
[...] voltato quel macchione di pruni che cingeva la peschiera, egli - 59 - si lasciava andare sfinito e disteso in terra come morto, e col cappello [...]
[...] lentamente sul capo. Dopo un par d'orette rimettevasi, più grullo e più pigro di prima, al lavoro; nulla gli riusciva ben fatto, la vanga ad [...]
[...] ogni momento gli cadeva di mano, e restava lì pallido, grondante, con gli occhi fissi tra il sonno e la veglia e il timore di suo padre. La madre [...]
[...] , vedendolo così deperire, raccomandava a Filusella d'aiutarlo, perché Amerigo a quelle fatiche non c'era avvezzo, nè le poteva durare: e Filusella [...]
[...] , per allontanare la sperpetua da casa, da buon figliuolo e da buon fratello, l'aiutava con la sua mite e tranquilla pazienza: lavorava zitto zitto [...]
[...] per due. Erano sei mesi che faceva questa vitaccia, dormendo poco e lavorando molto, anzi eccessivamente, quando una mattina di giugno, la campagna [...]
[...] verdissima e lussureggiante languiva immobile sotto il sole bianco, e Amerigo e suo padre, muti e frettolosi, sterpavano e zappavano nella valle [...]
[...] dove quel giorno non si moveva una spiga, non tremava una foglia sotto l'oppressura di quelle pallide nubi. Per gli ulivi friggevano le cicale, e [...]
[...] folgore lo stecchisse. Stefano, deponendo la scaglia dura che in parte gli avevano sovrapposta le tradizioni domestiche e le asperità della vita, apparve [...]
[...] allora in tutta l'umanità del suo affetto paterno. Gettò via la zappa, corse a raccogliere il figlio, e lo portò sotto le piante che coprivano la [...]
[...] peschiera d'un'ombra rigogliosa e selvaggia: veduto che nulla giovava spruzzargli il viso spaventevole, sollevò quel corpo teso, e reggendolo sulle [...]
[...] braccia, risalì il colle a passi veloci, chiamando Carmelinda, chiamando Filusella e Giovanna. La casa s'empì di gridi, e furono subito [...]
[...] a spogliarlo in fretta e stenderlo sul letto, e per le sue cure, comuni alla medicina domestica delle madri, diminuirono quelle orribili [...]
[...] contrazioni del viso, e riebbe il conoscimento. Ma continuava a star male: diceva di non vedere per la camera buia se non guizzi e strisce di fuoco, e visi [...]
[...] che si trasformavano mobilissimi nelle chimere più orrende, e serpi striscianti che fuggivano senza mai sparirgli - 61 - dagli occhi; diceva [...]
[...] che le cose tutte gli parevano intorno animate, quasi avessero spirito e voce, sentiva fischi e gnaoli nelle orecchie, e a quando a quando l'acuto [...]
[...] squittire d'un cane. Poi, le mignatte gli succhiarono tanto sangue, che quelle illusioni degli occhi e dell'udito svanirono, ma appena si sentì un [...]
[...] po' sollevato incominciò subito a smaniare, a bestemmiare, a ribellarsi a sua madre che voleva ancora tenerlo a letto; e lui invece voleva alzarsi [...]
[...] veemenza del sole estivo, senza esporsi di nuovo, e con effetti più gravi, a una ricaduta. Stefano si strinse nelle spalle, e stupì: quello era un [...]
[...] caso nuovo nella forte, invincibile razza dei Casamonti; nè egli seppe reprimere il suo disprezzo per un figliuolo sì tralignante da lui e [...]
[...] pensasse sua madre dunque! lui non poteva contare ormai che in Filusella - 62 - il quale lavorava forte, non gli aveva dato mai dispiaceri, e già [...]
[...] l'aveva fatto nonno di due gagliardi gemelli, ch'gli volle si chiamassero Adamo ed Eva. E lui, sì duro e burbero co' suoi figli, ora, già [...]
[...] piegando verso la sessantina, bisognava vederlo come vezzeggiava i due pargoletti! Essi tendevano al vecchio giulivo le rosee manuzze, e gli [...]
[...] sorridevano con l'inconsapevole e buona giovialità dell'infanzia. Filusella invece, con quel suo cappelluccio sempre terroso, assumente talora la [...]
[...] serietà con cui riguardava Adamo ed Eva. Già Filusella parlava sempre pochissimo: pareva che le fosse del cimitero, e i campi dai lunghi e deserti [...]
[...] nerissimi sotto il cappellone tondo di paglia, voce soave e fortemente argentina, e certi occhi che, come le sue mosse risolute e veementi [...]
[...] , parevano ricordare gl'impeti delle procelle di maggio. Quand'ella sfaccendava per casa, Filusella le andava dietro zitto zitto: e lei, aggrottando [...]
[...] sposa. Ella talora si lamentava che Filusella la mattina dovesse alzarsi sempre prima dell'alba: e quale passaggio dalle sue braccia rigogliose [...]
[...] al freddo del sotterraneo che metteva i brividi anche d'estate, quando il sole era alto! Ma ora Filusella vi scendeva sicurissimo: agricoltore e [...]
[...] pareva fatto apposta per non disturbare troppo presto l'oscurità e il sonno dei morti; e nondimeno egli ora inoltravasi in quel buio sepolcrale con [...]
[...] la medesima indifferenza che se avesse passeggiato sul mezzodì tra i mandorli in fiore del suo podere. Finito di lavorare al cimitero, e preso [...]
[...] il caffè col filo (così Stefano chiamava la polenda), Filusella scendeva il colle, e per più ore non udiva intorno a sè che gli uccelli volanti [...]
[...] per la campagna, e il grillo tra l'erba, e lo scorrere solingo d'un rigagnolo, e il cigolío assiduo dell'aratro fendente. Egli stava dietro [...]
[...] all'aratro, e ove il solco in pendio era più scabro, affrettava con una placida voce e una lunga mazza, simile a un’asta antica, l'operosa lentezza [...]
[...] di - 64 - Principino e di Bellarmata, due bianchi bovi dalle enormi corna ritorte. Intorno tacevano le collinette argentate d'ulivi, in mezzo [...]
[...] ai quali la vigna assortiva i suoi pampani giocondi; e sul poggio slanciava un cipresso il fusto pieghevole e nudo, fronzuto solo alla vetta [...]
[...] , peperoni, insalata, stipa pel forno, salci per piegare le viti; e sparse qua e là piante di fico antichissime e noderose, sotto le quali un tempo [...]
[...] , nuotava nell'abbondanza. Quanta pace non gustava allora questo taciturno villano, coltivatore della vigna e del cimitero! E quando per quel [...]
[...] vasto e beato silenzio e per quell'aperto fulgore dell'aria trascorreva il suono lieto del mezzogiorno che veniva dalla città e dalle parrocchie [...]
[...] appetito, anzi con vera voracità, Adamo ed Eva distesi in terra sulle pezze poco odorose, emettevano quelle voci, quegli ah e quegli oh, che sono [...]
[...] altrettanti esercizi e sforzi necessari a cui la natura obbliga gl'infanti per farli giungere alla parola. Fra Stefano e Filusella non si facevano [...]
[...] d'un morbido canapè. Intanto Carmelinda accompagnava la rigovernatura e risciacquatura dei cocci con flebili cantilene amorose, spiegando una voce [...]
[...] disperazioni, alle bizze; e Filusella lungo disteso sulla madia russava in tono di basso profondo: Stefano fumava pensieroso la pipa, e Giovanna badava [...]
[...] al paiuolo dove bollivano le rape per il maiale, o il pastone pei polli: Amerigo solo era inquieto: girellava e guardava aspettando che suo padre [...]
[...] voltasse gli occhi per correre subito in città da Zaira. Questa vita semplice e monotona come fiume che vada sempre scorrendo per la sua china [...]
[...] , soltanto la domenica differiva un poco dall'ordinario. - 66 - Allora le donne si presentavano in chiesa, ben pettinate, con quella linda e [...]
[...] , ornata da lunghi nastri o gialli, o bianchi, o rossi, o celesti; le buccole d'oro lucente, e il vezzo di perline minute come quello che biancheggiava [...]
[...] al collo nero della madonna. Era questa un'immagine antichissima e miracolosa che molte volte, secondo l'urgenza campestre, fe' brillare il sole [...]
[...] dopo lunga tempesta, o scendere la pioggia feconda su i campi, e innanzi ad essa velata (perchè non si scopriva che nelle estreme necessità [...]
[...] scaletta lì fuor dell'uscio di casa, e si riposava divertendosi a fare dei bastoncelli col coltellino, sulla cui lama era inciso un cuore [...]
[...] inconsumabile tra le fiamme, e sotto era scritto — Non ti scordar di me — dono di Carmelinda da fidanzata; intanto Filusella barattava anche qualche parola [...]
[...] solino, ma bianchissima, col petto su cui Carmelinda - 67 - aveva ricamato qualche fiore o foglia d'ulivo; e s'era fatto la barba: sembrava [...]
[...] ringiovanito. In quel giorno la vecchia casa di Stefano, il sole, e i campi deserti, tutto pareva diffuso di quel dolce riposo domenicale: anche i morti [...]
[...] del camposanto parevano dormire più in pace, quantunque nel pomeriggio sorgessero continui gridi e litigi dalla viottola del podere, dove que [...]
[...] cittadino sprezzante e canzonatore. Anche lui la domenica andava vestito bene, col fascettone al collo di seta nera, la falda turchina coi [...]
[...] bottoni di metallo indorati a fuoco, e in capo la tuba torta come precisamente la portava il conte Pula. Ma il viso plebeo e goffo del vinaio benestante [...]
[...] dava a quel lusso un carattere odioso di trivialità, di soverchieria e di menzogna: era un viso pingue e d'un colore di lardo vieto che [...]
[...] fraternizzava col tanfo e con l'oscurità della sua taverna; anche il suo naso, che ormai aveva preso un colore superbo di fico brogiotto, pareva avere [...]
[...] spaccio dei vini per mezzo del fiasco giocato con gli avventori: era dunque sempre un contendersi e giocar fiaschi in brigata, e il vinaio [...]
[...] , volendo dare il buon esempio pel primo, non rimaneva indietro. Le botti si vuotavano, le ciotole s'empivano di crazie e di soldi, ma spesso la sera il [...]
[...] giocatore vinaio si trovava sì dominato da Bacco che, andando a letto, ad ogni momento cangiava polo, e pareva camminar nell'acqua a ritroso [...]
[...] lui, soltanto la Beppa era padrona e arbitra del suo cuore. Un celione, che dominato dalla discorde trinità di Mercurio, Venere e Bacco, andava [...]
[...] perderla subito dopo averla acquistata: lodava e vituperava smodatamente, senza criterio: la sua bocca ora esalava tutti i sali di cui è capace [...]
[...] lo spirito collettivo d'una piccola e stagnante città, e ora tutte quelle massime di prudenza, tutti quegli accorti consigli che mirano - 69 [...]
[...] - sempre alla saggezza, o alla vigliaccheria, dell'interesse e del comodo proprio, e che sono indicati nel ricettario comune come occorrenti a [...]
[...] educativa su i minorenni: infatti era sempre a predicare e rimproverare. È pur questa una delle grandi sciagure a cui può andar soggetta la vita [...]
[...] umana, che il fanciullo e l'adolescente possano trovarsi a dover dipendere da cotali, e anche da peggiore e più dissennata genía. Ripeteva egli [...]
[...] pure peraltro ai ragazzi delle belle massime educative e disinteressate come questa: che bisognava fuggire il vizio e amar la virtù: massima [...]
[...] che aveva appresa da bambino andando dietro col dito sull'abbecedario. Amerigo invece, dopo che l'ebbe mandato via di bottega, fuggiva lui: e [...]
[...] anche in ciò Amerigo disubbidiva suo padre, il quale era sempre a raccomandare il rispetto e la deferenza allo zio, il più ricco, il più furbo de [...]
[...] , petulante e simulatore: lui solo era riuscito a mutare quel domestico dispotismo in licenza, e ingannare suo padre, il - 70 - quale di quando in [...]
[...] quando se n'avvedeva, e mal tollerava che anche quella convalescenza durasse tanto. Sarebbe ricorso dunque di nuovo alle battiture per le quali gli [...]
[...] rimettersi alla fatica. Ma il disordine, il malcontento e l'angoscia andavano crescendo in quella famiglia che già a Poggio Sole aveva atteso sì [...]
[...] quietamente al lavoro. Nondimeno Stefano avrebbe tollerato ancora per un altro poco l'ozio e la scioperatezza di quel tristo figliuolo, se lo zio vinaio [...]
[...] vacca ammalata, e dopo era salito in casa a riposarsi un momento, " a quell'Amerigo tu gli hai proprio lasciato la briglia sul collo eh? lo vedo [...]
[...] sempre ozioso, e l'ozio è il padre di tutti i vizi...." " È sempre malecio, " interruppe Giovanna, supplicando con gli occhi il vinaio perchè [...]
[...] sempre al caffeino dell’Arpa d'Oro a bever ponci, e fumare!..." " O chi gli dà i quattrini? " urlò Stefano stupefatto. " Probabilmente li prenderà [...]
[...] ringraziare invece! il padre dev'essere informato di tutto, e invece voi mi davi ad intendere quel che pareva a voi! pezzo d'infame, ci ritornerai a casa [...]
[...] ora delle spallate! allora io vi dirò che ho fatto invigilare la sua persona, e ho saputo che è tutto dato anima e corpo...." " A chi? " domandò [...]
[...] rivolgendosi a Giovanna, " e questo è il malato! aspetta che ti medico io! anzi guarda gli voglio andare incontro, " e col legno in mano, aprì l'uscio [...]
[...] cucina, e facendosi mulinare il legno dietro le spalle: " son diventato Berlicche?..." Giovanna dissimulando, e trepidando, tentò d'avvicinarsi [...]
[...] all'uscio per iscendere nella strada e avvertire Amerigo che era per tornare, ma Stefano la vide e la trattenne gridando: " No, ora non s'esce di casa [...]
[...] ! " — Dio mio! — ella pensava — che scena ora non seguirebbe tra padre e figliolo! e chi era quella Zaira? e chi gli dava i quattrini a Amerigo [...]
[...] che da loro non riceveva un baiocco? — E mentre, pensando a tali cose, ella tremava come una rosa al vento sinistro, il vinaio riprese a dire con [...]
[...] negoziante mio amico, ma avrei fatto una trista figura, chè sembra raccomandare degl'indolenti, e anche, scusate, dei ladri. " " Fatela finita via! " ella [...]
[...] gemè dal profondo del cuore, " o che gusto ci avete? " " Dice bene! " gridò Stefano. " Addio, Stefano! " disse il vinaio, e se n'andò contento [...]
[...] d'invidia e di vanità da cui pochissimi vanno esenti. Se n'andò dunque contento come se avesse fatto un'opera buona, e traversando l'aia, vide [...]
[...] per la sua festa, e in quella tela pareva a Carmelinda di possedere un tesoro. Il vinaio si fermò un poco a guardarla, e volle vedere se almeno [...]
[...] poteva darle una strizzatina. Cauto cauto dunque, a tacito passo, la sorprese alle spalle, e Carmelinda, sentendosi - 74 - all'improvviso fare [...]
[...] il solletico e premere le mammelle da un'insolita mano, vi corse subito furiosa e disperata con l'ugne.... Il vinaio, ridacchiando e dondolando [...]
[...] altro pensiero che quello delle donne, del sigaro e del caffè: o i quattrini chi te li dà? " " Che ve n'importa a voi? " " Sono il tu' zio [...]
[...] ? " " Mah!... è sparita! " " Ah, e la feci sparire io eh?... Dio...! " " O al cassetto dunque chi ci trovai io? non ci trovai te? " - 75 - * Ah [...]
[...] , " rispose lo zio spaventato di quelle mani che Amerigo gli avvicinava un po' troppo al muso, " ti perdonai e ti perdono: ma t'avviso, prima che [...]
[...] bottega mia, di te non me n'occupai più nè punto nè poco. " " E che cosa pensa di fare mi' padre ora? " " Fracassarti dalle legnate. " " Ah sì [...]
[...] ! Dio...! " E voltate le spalle allo zio, a cui lo sdegno e il timore impedirono di soggiungere una parola, rientrò in città, e continuando a [...]
[...] bestemmiare orrendamente, s'allontanò frettoloso. V. Voltando le spalle allo zio, quell'animo duro e inasprito non pensò che le voltava pure [...]
[...] - 76 - a sua madre. Ella l'aspettò invano tutta la notte, e corsero vari giorni prima che ne sapesse qualcosa più di quello che ne venne a riferire [...]
[...] seduto sulla panca in cucina, davanti al nero tavolone, e dalla sua cupa taciturnità si vedeva bene che ci pensava, ma non voleva parlarne: il suo [...]
[...] sdegno e il suo dolore erano troppo fieri perchè potessero aprirsi a parole. Una tal condotta era ormai così apertamente, così sacrilegamente [...]
[...] ribelle che eccedeva agli occhi di quel padre ogni punizione consentita dal codice: l'abbandonava quindi a sè stesso quel figliuolo ormai grande, e [...]
[...] ansietà, in un succedersi continuo d'immagini e di presentimenti funesti, e se tra essi affacciavasi la speranza, ell'era come una luna fioca che si [...]
[...] dilegua sotto un irrompere incessante di nuvole minacciose. La mattina si levava prima di giorno, e - 77 - quando sentiva passare giù per la via [...]
[...] i contadini che andavano in piazza, diceva loro dalla finestra di guardare se lo vedevano, e, se mai, di raccomandargli a nome suo di tornare a [...]
[...] casa, che i suoi genitori l'aspettavano a braccia aperte, e tutto gli avrebbero perdonato. Anche Stefano, trovandosi in piazza e per la città, era [...]
[...] tutt'occhi, ma nessuno sapeva dove si fosse cacciato Amerigo, e Stefano ritornava a casa sì nero, che tutti temevano di provocare la collera che [...]
[...] che s'è perso tra la folla e bisogna andarlo a cercare! giucca! " " Appunto perchè non è più un bambino, " rispose Giovanna, " non torna a casa [...]
[...] perché non vuol essere bastonato. " - 78 - " Io da mi' padre ce n'ho buscate anche dopo preso moglie, non ve n'arricordate? E lui non torna a [...]
[...] che fa, e se lavora va bene: la vita dell'uomo è così, Dio eterno! troppo s'approfittò di trovare la madia bassa! se non vuol lavorare fa bene a [...]
[...] non comparire alla mia presenza: quando gli ho mandato un par di sacca di grano, uno staio di fagioli, e un baril di vino che gli si perviene di [...]
[...] parte, io l'obbligo mio l'ho fatto: ma in casa mia, finchè sono vivo io, si lavora e si sta sottoposti al padre, e se no, legnate! " " Va bene [...]
[...] gliel'ho fatto. " " Non c'è pericolo! " mormorò Filusella, e Carmelinda che allora al petto, coperto pudicamente - 79 - dallo zinale, ci [...]
[...] troppo giovane e troppo contenta per capire e partecipare a quelle afflizioni, che non riguardavano nè lei nè i suoi figlioli: anzi, meglio se in [...]
[...] afflitta, la nuora dovesse essere allegra. S'affacciò alla finestra, e guardando di faccia il cimitero che pareva dormire nella luce meridiana, e [...]
[...] abbagliava coi bianchi marmi, in mezzo alla campagna tacita e verde, pensò al figliuolo scomparso. Finalmente, dopo una settimana ne seppe tanto, che [...]
[...] avrebbe preferito non saperne più nulla, o morire. Natale, un contadino vicinante a lei, una mattina le disse, con molta segretezza e premura [...]
[...] , d'aver visto Amerigo nella tale strada; e quantunque lui volesse scansarlo, egli l'aveva potuto abbordare e pregarlo e ripregarlo, a - 80 - nome [...]
[...] di sua madre e anche di Stefano, di ritornare a casa. " Ma, " continuò a dire Natale, " lui m'ha risposto che il contadino non lo vuol fare [...]
[...] . " " O che vuol fare? " " Il signore: era tutto vestito in coglia che nemmanco lo riconoscevo alla prima: con la zazzera tutta unta e liscia, e sopra [...]
[...] un pioppino che pareva gli volesse volar di capo: lo sprònchette, i calzoni alla polca, e in mano una mazzettina di giunco, che un altro po [...]
[...] ha parlato, e che dimostra sì schiettamente la voluttà del nostro buon prossimo, quando riferisce o ascolta le colpe o le vergogne altrui. Qual [...]
[...] lampo di sincerità allora balena in viso alla gente! Ma Natale, sentendo di poter dare un buon consiglio a Giovanna, si fece serio subito, e disse [...]
[...] : - 81 - " Non gli dite niente, Giovanna, a Stefano: no, non gli dite niente: è meglio! " e se n'andò sodisfatto del servigio e del consiglio [...]
[...] in che pantano fosse caduto Amerigo. Giovanna aspettò che i suoi uomini avessero desinato, e le parvero que' venti minuti un'eternità; come dopo [...]
[...] Stefano era ancora lì. E quando Stefano fu uscito, la voce fresca e gioviale di Carmelinda parve rallegrare come un raggio di sole tutta la casa [...]
[...] : smessero di piangere, e ne sorrisero anche i bambini.... Filusella raggiunse suo padre al campo, e Carmelinda, messi a dormire Adamo ed Eva nella [...]
[...] camera maritale, uscì, tenendosi in collo Abele, e andò, come soleva, dalla vicina a lavoricchiare, e insieme chiacchierare de' loro uomini, e di [...]
[...] quello che accadeva in famiglia.... Oh.... finalmente era sola!... si mise la teglia in capo, e sulle spalle il suo scialletto di lana rosso e nero [...]
[...] , e chiuso l'uscio di casa, Giovanna s'avviò alla città con la gagliarda sollecitudine - 82 - d'una massaia che abbia da spicciare una quantità [...]
[...] v'entrò: era una via spopolata e non molto ariosa: andando più innanzi si trovava un ortaccio, che era stato un giardino signorile in antico, e [...]
[...] divideva dalle altre case un palazzotto cadente, dove ci voleva del coraggio a abitare, tanto pareva rovinato dall'incuria e dal tempo: allora [...]
[...] venivano dalle sue stanze voci chiassose d'uomini e donne. Nelle altre case invece, alte come torri e vecchissime, era un'oscurità di finestre e un [...]
[...] silenzio cupo, in mezzo a cui quella vespertina allegria che correva intorno, pareva sinistra. Uomini e donne scesero a divertirsi nell'orto [...]
[...] , sparso di piante che coi rami sfrondati sopravanzavano il vecchio muro, e tremolavano nell'occaso aperto tra le case nere e rilucente in quel [...]
[...] tratto. Il tristo palazzo aveva tutte le finestre grandi murate a mezzo, e l'altra parte era nascosta, come ne' monasteri, da persiane quadre e [...]
[...] sporgenti a cassetta: una mano bianca insinuavasi tra le stecche, e due occhi vi s'accostavano intenti a spiare giù nella via: dall'orto sorgevano [...]
[...] - 83 - strilli e berci di donne inseguite, oppure cantilene rauche, indolenti, quasi richiami. Giovanna, appoggiata al muro dell'orto, era [...]
[...] tutta orecchi se mai udisse tra quelle voci allegre la voce d'Amerigo. E ben altro ella ebbe a sentire quando quel baccano si tacque, perchè tutti [...]
[...] stettero ad ascoltare una donna che parlava gridando, e parlava appunto di lui! E diceva a' suoi ascoltatori che il padre, un villanaccio [...]
[...] , l'aveva cacciato fuori di casa, povero giovinotto; e siccome non poteva impiegarsi pel suo cattivo nome di ladro (il su' zio l'aveva trovato al [...]
[...] cassetto, e gli aveva rubato anche una scatola d'oro da tabacco al su' zio), lei n'ebbe compassione, povero giovinotto; e per non lasciarlo sur una [...]
[...] strada a patire, gli dette ricovero volentieri, perchè era un bel giovane: gli occhi li aveva neri come due schizzi d'inchiostro, e aveva de' bei [...]
[...] capelli lucidi e morbidi come seta. Lei non era gelosa, ma lui era un crudele, uno sconoscente, perché gli piaceva di far come gli uccelletti [...]
[...] che vanno svolazzando e bezzicando qua e là. I circostanti scrosciarono giù uno scoppio di risa. Giovanna, rabbrividì, si strinse nel suo [...]
[...] scialluccio, fe' due o tre passi rasente rasente il muro, e ciò che soffrisse non ci son parole per - 84 - dirlo. Capì da quel discorso che Amerigo [...]
[...] .... Amerigo era perso! e non poteva salvarlo! Dopo un po' d'incertezza e d'indugio, tra il desiderio e la paura d'incontrare Amerigo [...]
[...] guardando fissa e come incantata dinanzi a sè, urtando la gente sino a sdegnarla. " Oh villanaccia, " le disse alcuno, " o non ci vedete? o dove li [...]
[...] aveva al viso, gettatole da colei. Parlare in quel modo del suo figliuolo e di suo marito! lei! falsar le cose in quel modo! Chi l'aveva [...]
[...] , disonorare suo padre e far morire sua madre? E intanto, sentite come ne parlavano di lui dietro le spalle! sentite come lo dicevano a tutti che [...]
[...] aveva rubato! - 85 - e n'eran certi poi che la scatola proprio lui l'avesse rubata? e perchè dire che era d'oro la scatola, quando invece (Stefano [...]
[...] che gusto ci avevano? o non era un agire, questo, da infami?... - La buona donna ignorava quanto faccia pro e quanto sia grato l'aggiungere qualche [...]
[...] cosa a ciò che si dice: non si sarebbero avute le magnifiche e grandi epopee senza questa dote stupenda per cui, nel lievito delle lingue umane [...]
[...] più gravità, e magnificenza così!... La buona e ingenua Giovanna, rimasta sempre sola nel ritiro del suo casolare, non scossa se non dalle [...]
[...] collere del marito, o dalle bestemmie e dalle parole sozze del figlio, restava ora maravigliata a questa nuova per lei e fredda perfidia, quasi fosse [...]
[...] fidatissima. Sin d'allora la cameriera e il ragazzo del vinaio cominciarono a sorridersi, nell'anticamera della signora e per le scale, con quella [...]
[...] reciproca e segreta dolcezza che è preludio alle calde espansioni, ed ella, più saggia e maggiore a lui di quattro o cinque anni, ne prese ben presto [...]
[...] a dirigere la condotta. E amoreggiarono un pezzo celatamente: poi la ragione per cui Zaira un bel giorno scomparve - 87 - cheta cheta, è [...]
[...] avevano fatto male i troppi medicamenti, per cui, non senza molte lacrime, dovè licenziarsi dalla signora Olimpia, e andò a viaggiare per le poste [...]
[...] , non so in qual paese. Dopo un anno ritornò come rinnovellata: la pianta, da prima un po' languida e patituccia, aveva spiegato in libertà tutto [...]
[...] un viso che, pur serbando quella delicata finezza di tratti e di fibre per cui gli accorti pensieri corrono più pronti e più opportuni alla mente [...]
[...] elegante e vilissimo poliziotto che incominciò a starle dietro, - 88 - coll'intenzione di farsene un'amante gratuita. A tali pretese, Zaira divenne [...]
[...] con lui d'una glaciale e corretta severità. Il poliziotto allora le intimò di rispettare la legge, e non facendo differenza tra la cecca e il [...]
[...] eterna al limite del deserto, che non quelle due mercantesse d'infamia, ben contente che la libera e vaga sirena, andando a diporto per l'onde [...]
[...] quella sorte a tollerarla senza troppo dolersene, imparò a combatterla col cinismo e con l'orgoglio misero della schiava che getta i veli, e, in una [...]
[...] sfacciataggine disperata, ostenta le cupidigie della sua nudità. Vedendo di possedere in quel suo robusto e florido corpo un impero su tutti [...]
[...] coloro che poi in lei spregiavano e condannavano la meretrice, tanto bastò ad invanirla ed incitarla, non senza una certa ragione, a un arrogante [...]
[...] rimaneva ancora di quell'effluvio femminile che è la delicatezza e l'affetto: divenne dura, trista, crudele, calcolatrice, come è raro che non [...]
[...] divenga la donna quando non sappia, o possa dimenticarsi fino a tal punto, che il cuore ha pure le sue esigenze nobili ed elevate, e queste vogliono [...]
[...] solo fiore della sua giovane e rigogliosa bellezza, per la quale (ed era questo l'unico suo pensiero) ella era preferita alle sue compagne, e ne [...]
[...] questa signora Olimpia un impasto di Taide e di Megera, di falsa pietà gesuitica e di naturalismo pagano, una specie, che so io?... di novella del [...]
[...] naturale e costante del fondo, ed era un'altera frivolezza nella cieca perversità. Ma in tutto il resto Zaira riusciva così bene ad assimilarsi la [...]
[...] molto ad accrescerne l'introito quotidiano. Zaira ne aveva appeso il ritratto in quella sua camera, testimone assiduo al suo letto; e dal ritratto [...]
[...] prendeva occasione di lodarla a chiunque la visitava, e ripeterne le sentenze amatorie; le quali - 91 - erano d'un acume e d'una giustezza [...]
[...] perchè tutte dedotte da esperienze sensate. Tra una siffatta signora dunque e Zaira, parrebbe esservi stata una tale relazione d'affinità, che quasi [...]
[...] le potremmo dire identiche, senza la differenza che ho detto, e l'altra non meno grave, che Zaira nessuno poteva scambiarla per una donna [...]
[...] gentile; e che essa infine non poteva avere altro impero che non fosse momentaneo e venale. Ora, appunto per questa fugacità nella solitudine della [...]
[...] compagne invidiose, contro gli avventizi provocati dalla sua fredda venalità e dal suo orgoglio, contro la Margolfa rapace, a cui non pareva mai [...]
[...] ammassarsi pei muri delle squallide case rimaste lungamente deserte; e di colà, da quel canto, ella girava i suoi occhi giallastri di vecchia [...]
[...] usuraia di ghetto, taroccando e stabaccando - 92 - sotto la cuffia untuosa. Pareva un'orrida fattucchiera o gatto mammone che facesse le fusa [...]
[...] rannicchiato: invece russava, riaprendo gli occhi giudaici e sgomitolandosi ad ogni sonata di campanello. Il suo corpaccio disfatto restava sì [...]
[...] semioscurità delle finestre murate a mezzo e delle persiane chiuse, se non biancheggiare le ragazze qua e là pel divano: ma guai se la Margolfa [...]
[...] alzava la voce!... Allora compariva in sala un giovinotto dalle costole dure e i tacchi sonori, cauto ma pronto, e rinforzando, se occorreva, la [...]
[...] render capace Amerigo di vivere, senza vergognarsene, in quella famiglia, e d'assumervi una tal parte, avevano contribuito non poco, oltre quello [...]
[...] che egli vi aveva portato naturalmente di suo, i morbi pestiferi della strada e della taverna, i tristi esempi che inviliscono il cuore, e [...]
[...] rendono abietti. Come è d'ogni corruzione, in animo che vi sia già inclinato, ciò che per lui, dopo tanto rigido impero paterno e tanta fatica [...]
[...] , aveva di dolce - 93 - quella nuova esistenza, ed erano i comodi, l'ozio e la libertà, valse a fargliene accettare, a rendergliene tollerabile il [...]
[...] vituperio, il quale veniva inoltre (e questa era la lusinga maggiore) come aggraziato dal fáscino femminile: quel fáscino che ogni donna [...]
[...] . In lui a poco a poco s'era formata una nuova maniera di sentire, affatto diversa da quella de' suoi parenti contadini. La vita sobria e [...]
[...] laboriosa, di cui suo padre gli aveva dato l'esempio, la semplice e candida dignità di sua madre, che invano continuava a chiamarlo per bocca d'altri [...]
[...] ; la gala modesta di cui le villane s'adornano ai dì festivi, quella schiettezza paesana degli usi domestici, quel che di costumato e di sincero [...]
[...] che si respira in certe casucce campestri, quell'armonia sana che è tra il lavoro dell'agricoltore e le evoluzioni immancabili, eterne della [...]
[...] scarpini appuntati di raso rosso dai tacchi d'oro, il profumo e la mollezza delle sue carni vellutate e monde, i suoi occhi belli e neri, ma dove [...]
[...] pareva dipinta la falsità, ne' tratti di pennello ch'ella vi dava; occhi pesti, sagacemente lascivi, ora immersi in un languido oblio, e ora [...]
[...] avvelenati dal furore d'una baccante, era naturale, dico, che fosse d'una gran magia e s'insinuasse come un tossico nelle vene di questo povero [...]
[...] , alla sua incapacità di stimar le cose per quel che valgono, senza lasciarsene talmente ingannare il senso e la fantasia da smarrirne l'intrinseco [...]
[...] valore effettivo, e corrotto poi tanto che, più la cosa era ammanierata, più era luccicante, o meno schiettamente semplice, o più sensualmente [...]
[...] ricercata; e più gli piaceva, e più l'ammirava. Aveva preso anche lui, alla sua maniera, il gusto del fastoso, del prezioso, del raffinato, del [...]
[...] rococò: quel gusto che nell'individuo e nei popoli indica la prevalenza della volgarità, della menzogna e del cretinismo, l'annientamento d'ogni [...]
[...] messo il tricorno, la parrucca incipriata, i nei e lo spadino per parer più bello, più seducente a Zaira; come pure avrebbe ambito moltissimo di [...]
[...] farsi credere un gran signore, e della vita signorile godere tutte le voluttà, permettersene le basse soverchierie, vestire abiti di gran lusso, e [...]
[...] imporre col lampo e il tintinnio de' gioielli. Talora affettava un certo passettino da Ganimede o da gingillo elegante, che proprio gli [...]
[...] s'addiceva a lui che non aveva perso ancora del tutto, quantunque snervato, l'impronta campagnola e maschia dei Casamonti! Ma era Zaira che lo voleva [...]
[...] così raffazzonato e rimbellettato, ed egli pure cercava di camuffarsi in tal modo per non parere ciò che più di tutto gli rincresceva, cioè un [...]
[...] villano! In Zaira poi egli era ben contento di ritrovare tutta la somma delle impressioni voluttuose e lubriche, che gli erano rimaste nei memori [...]
[...] sue profumate seduzioni. Scioglievasi esausto e sazio dalle sue braccia, e dipoi queste tornavano a serrarlo più forte, ed egli più che mai [...]
[...] posare mai, e riceva da ogni parte terribili eccitamenti e lusinghe, cosicchè sembri che intorno ad esso tutta la vita concorra a raccogliersi [...]
[...] ? Questo istinto naturale che trae anche le gelide serpi dai pertugi della muraglia, e le costringe ad avviticchiarsi vezzose in mezzo alla via [...]
[...] . Tale depravazione e un vile interesse erano soli a tenere uniti questi due amanti che non si amavano, ed erano sempre in guerra tra loro [...]
[...] . Amerigo si disperava a vederla diguazzare in quella gora comune, e lei gli domandava se egli avesse avuto da mantenerla: poi baciandolo e ribaciandolo [...]
[...] , e sommergendolo quasi sotto il profluvio delle sue molli carezze, l'assicurava che, insensibile e fredda con gli altri, a lui solo apparteneva [...]
[...] modo, l'avrebbe sempre e in tutto seguita. " Che cosa può fare? dove può andare questo villano? " ella diceva sogghignando - 97 - freddamente [...]
[...] , "bisogna ben che mi seguiti, e che dipenda sempre da me! " Ella si compiaceva di tenerlo per i capelli questo giovinastro, e trascinarselo dietro [...]
[...] casa, s'accapigliava, pur di sfogarsi, coi compagnacci, vagava con loro di notte ubriaco per vie oscure e per altri lupanari, malediceva Zaira [...]
[...] , malediceva il suo destino, piangeva, giurava di non più rivederla; e dopo un giorno o due ella se lo vedeva di nuovo ricomparire innanzi più fiacco [...]
[...] , più ebete, più degradato di prima; e quindi più suo. Svogliato o inabile contadino, respinto, per il cattivo nome che avevano sparso di lui, da ogni [...]
[...] . Stefano aveva detto che per lui Amerigo era morto, nè più lo riconosceva per suo - 98 - figliuolo: e batteva i pugni sopra la tavola con un fiero e [...]
[...] terribile cruccio, il quale però, come il fulmine, tonava e passava. Ma siccome questi fulmini, che gli si vedevano guizzare nelle pupille nere [...]
[...] quand'era preso dall'ira, erano sempre pronti ad erompere da quella sua natura selvatica e rude, la quale non conosceva altro modo efficace se [...]
[...] non la violenza, e che perciò, piuttosto che raddrizzare, torceva e spezzava; così egli, quasi temendo di sè, evitava d'imbattersi in Amerigo [...]
[...] fanno co' loro figliuoli? appena hanno messo l'ali li buttano giù dal nido, e che volin via dove vogliono! ora lui è grande e grosso: un pezzo di [...]
[...] pane a casa non gli mancava, bastava se lo sudasse, e invece ha trovato a star meglio; ma non s'affacci al mi' uscio perchè non è più il mi [...]
[...] ' figliuolo! e guai a lui, se fa tanto di capitarmi tra' piedi! " " Ognuno è figlio delle proprie azioni, " gli disse con nobile gravità il vinaio: e [...]
[...] non avendola udita mai, la sentenza a Stefano parve bellissima, e la ripeteva tutte le volte che, pur non volendo, si fosse tornati su quel [...]
[...] brutto argomento. - 99 - Del resto anche Filusella veniva a dire lo stesso quando esclamava che l'onore e il disonore è di chi se lo fa: e [...]
[...] soggiungeva che tra lui e suo fratello ormai c'era il mare, senza che quel mare vi fosse nè ponte, nè bastimento per passarlo. Così padre e figliuolo [...]
[...] , pensandola in questo modo, e incalzati sempre dalle faccende campestri, che non si possono rimandare a altro tempo, seguitavano nelle loro [...]
[...] forti fatiche, e pensavano ben poco a Amerigo. Stefano poi, avvenuta una cosa, sapeva staccarsene intieramente, senza strascicarsela dietro [...]
[...] tormentatrice. Ben altro affanno invece consumava Giovanna: un affanno che vegliava e dormiva con lei, un affanno che la destava silenzioso di notte [...]
[...] perchè ella lo consultasse, e le rispondeva vibrandole coltellate nel cuore: nè poteva aprirlo ad alcuno; non poteva aprirlo ai parenti per la [...]
[...] stornelli volanti, era troppo grossolano, troppo egoisticamente occupato di sè, e duro di cervice e di cuore - 100 - per accorgersi di ciò che non [...]
[...] grida, ma sanguina. Tuttavia, non si crederebbe, ma quantunque egli non potesse scender più basso, e dovesse perciò presumere di trovarsi, in [...]
[...] scavalcarlo, e rubargli il posto. Alcuni mesi prima era stato servo di quella casa in Via dell'Amore un certo Tognaccio, un figuro che dopo aver [...]
[...] servito, scontentando anche loro, a ladri e usurai, s'era venuto a offrire alla Margolfa, la quale naturalmente gli domandò che cosa sapesse fare. E [...]
[...] Tognaccio le dette subito un saggio della sua abilità improvvisando sulla chitarra oscenità rimate, e rifacendo così bene il verso del merlo che [...]
[...] merlo vero pareva. Quel gioco che assai le piacque, e l'aspetto singolarmente sinistro di quel furfante, fecero pensare alla Margolfa che egli [...]
[...] , come spauracchio e come piacevole passatempo, era proprio quello che ci voleva per casa sua, e lo prese al servizio. Codardissimo, sapeva in [...]
[...] certi momenti, con una ghigna terribile e risoluta e cacciando fuori gli occhiacci, nascondere così eroicamente la tremarella, da mettere in [...]
[...] valse bene quel simulato ardimento, e le facezie con cui egli le distraeva, mentre aspettavano come vittime annoiate in quella lugubre sala, dove non [...]
[...] entrava mai l'aria aperta nè il sole. E per un po' l'andò bene, finchè egli cominciò a tentare dei colpi: cominciò cioè a farla da principale [...]
[...] , estorcer quattrini, e battere anche le sue non più tutelate padrone, ma trepide schiave: onde la Margolfa ricorse segretamente agli sbirri, e [...]
[...] Tognaccio passò in prigione a merleggiare all'oscuro. Ci stette qualche mese, e poi lo rimandarono col precetto di non più accostarsi a quella casa [...]
[...] smorzargli la vena dei lazzi furfantini, delle malizie, degli scherzi e delle bestemmie. Una compagnia di saltimbanchi l'avrebbe preso volentieri per [...]
[...] pagliaccio, ma lui non ne volle sapere perchè diceva di voler vivere indipendente. Gli era rimasto sì bel ricordo della vita indipendente e [...]
[...] , compiacendosene moltissimo, che Amerigo era il tal dei tali, mandato via di bottega perchè ladro, gli fu detto, famoso, allora volle conoscerlo e farselo [...]
[...] di quell'età, s'affiatò subito con Tognaccio. Amerigo e Tognaccio si trovarono bene insieme come si trovano bene due individui che s'accordino [...]
[...] a dir male d'un terzo: essi facevano a chi ne diceva di più a carico della Margolfa e di Zaira; e provando in ciò molta sodisfazione ambedue [...]
[...] torto rabberciato molto studiosamente su i capelli untuosi e ben pettinati, quel fazzoletto rosso di seta, che tenuto congiunto alla gola da un [...]
[...] vana e spavalda; mentre, con una ridicola pretesa all'attillatura e allo sfarzo, vedevi in tutta la sua persona l'immagine odiosa e sospetta [...]
[...] esagerati calzoni a campana o alla polca, come li chiamavano allora, nella camicia sudicia, e nelle scarpe invece molto lustre, strettissime, ma col [...]
[...] nell'occhio, e faceva pensare che colui dovesse essere qualcosa di molto equivoco e disgustoso. Tognaccio invece era in carattere. Con la [...]
[...] chitarra a traverso, magrissimo e svincolato, camminando lentamente, e quasi maestosamente, si dondolava con le mani nelle tasche de' calzonacci, e [...]
[...] aperto, sicchè gli si vedeva cincischiata la lurida camicia sul ventre smunto. E dondolandosi, que' suoi occhi lucidi, nerissimi, spiritati (occhi da [...]
[...] buffone e da manigoldo) guizzavano lampi a sghimbescio sulle persone che gli passavano accanto. Era molto facile chiacchierone, e non proferiva [...]
[...] botto con le mani in tasca e le spalle strette, e, buttandosi anche più indietro la tuba, fece capire all'amico che insomma qualche volta avrebbe [...]
[...] di fame, e, modestissimo, si contentava di poco. " Ma che cosa ti viene in testa ora, Dio!..." gridò Amerigo, " è impossibile! " " E io scommetto [...]
[...] , Dio!... che, se voglio, ci ritorno! " " Provati, Dio!... e ci troverai il padrone! " " E chi è il padrone? " " Io! " " Ah lei è il padrone [...]
[...] , " gli rispose Tognaccio con due occhi magnetici, " non la credevo così aristocratico: lei è il padrone e io lo sguattero: lei è nel campanile, e io [...]
[...] nel fossetto: chè chè! è impossibile essere amici! " " E che m'importa? " gli rispose Amerigo con un sogghigno. L'altro l'occhieggiò ancora un [...]
[...] poco in sinistro, e, dondolandosi, se n'andò: ma non s'era allontanato una trentina di passi, che - 105 - incominciò in un chiassuolo a fare il [...]
[...] , bono alle prove: Quarantanove! quarantanove! E questi due ultimi versi li cantava a fretta a fretta fuggendo a rotta di collo, perchè già [...]
[...] Amerigo gli s'era fogato dietro: e corri e corri gli fu addosso a una cantonata, e aveva cominciato a zombarlo, quando Tognaccio, facendosi scudo del [...]
[...] primo che s'abbatteva a passare, glielo mise tra i piedi, e potè di nuovo fuggire. E corri e corri, Amerigo, già trattenuto da colui che [...]
[...] gridava infuriato e da altra gente, a una svolta più non vide l'amico Togno: e per quanto, ansioso di riattaccarla, lo cercasse su e giù per la via e [...]
[...] l'influsso malefico di Zaira e la sua abiezione morale gli facevano tollerare la permanenza in quel luogo, non per questo però tollerava il [...]
[...] titolo di quarantanove, nè l'altro di ladro, che gli aveva appioppato Tognaccio. Sono i titoli che non si vogliono, e che anche si respingono [...]
[...] cavallerescamente, e il pubblico v'ammira e vi stima: ma poi le - 106 - cose, posato il guanto, qualche volta in privato, quando nessuno vede nè ode [...]
[...] sembra udir turbinare nell'aria ancor rigida la primavera che s'avvicina coi fiori in grembo e fiori luminosi sembran le stelle: fiori che [...]
[...] quali l'occhio s'insacca giù per vicoli, scalee, traghetti, e cavalcavie) morivano fiochi e tremebondi i lampioni a olio, i quali, lontani l'uno [...]
[...] dall'altro, e declinanti giù per la scesa, lasciavano in mezzo degl'intervalli oscurissimi. Era tardi, perché tacevano perfino le spezierie [...]
[...] crescere il mistero de' suoi vecchi palazzi, e delle anguste viuzze che scendono ad essa sì rotondamente ampia e maestosa. Solo di quando in quando [...]
[...] , ora dall'una e ora dall'altra delle - 107 - tacite case, si vedevano uscire persone incappottate, o maschere allegre: erano studenti [...]
[...] con l’amante; e si davano a schiamazzare e correre tra i muggiti del vento per le strade deserte e paurose. Qualche caffè, ancora aperto, gettava [...]
[...] dalle vetrate un po' d'immobile bagliore, e nulla di più lugubre in tanta solitudine e nerezza di case altissime e secolari. Era taluno di que [...]
[...] ' caffeucci di provincia che attestavano in quel tempo, che sembra ormai remotissimo, la bella temperanza e semplicità della Toscana pura. Non [...]
[...] dorature, non specchi, non tanti lumi, non tanta dovizia di bevande avvelenatrici: ma porcini, orzate, limonate vere, caffè, cedronè col latte, e [...]
[...] melappio, molto raccomandato pei raffreddori. E neanche v'eran giornali, o solo qualche giornale melodrammatico, o quello granducale, che in [...]
[...] accaduto in tutti i maggiori Imperi d'Oriente, in California, al Capo, in Siberia, e dell'Austria poi sapevi moltissimo: delle sue intervenzioni [...]
[...] , donne, processioni e pontificali: e la piccineria, il sotterfugio, l'ipocrisia, il cianciume sciocco, la floscia arrogante docilità, il soffocamento [...]
[...] d'ogni spontanea vivezza, e i cinici e scurrili plebeismi erano le aure vitali che più spesso si respiravano allora in questo giardino d'Italia [...]
[...] , in questa sacra terra di Dante; nè altrove credo che fosse cielo più puro e più alto: maledetti tempi che ci lasciaste il vostro influsso [...]
[...] cinque paoli un baril di vino, e che vino! allora minime le imposte, gl'impiegati tutti onesti; e se a stenterello si permetteva d'esilarare il [...]
[...] molto stracchi e molto sonnolenti a quell'ora. Per questa ragione anche quella sera gli sbirri lasciavan pure che, dopo l'undici, il lume [...]
[...] . La Margolfa, tentando invano d'alzarsi dalla sua portantina, subito gridò che fosse chiuso il portone, e fu - 110 - chiuso, che già le maschere [...]
[...] correndo c'erano giunte. Quell'usciata in faccia provocò grand'urli, e fischi e colpi e calci alla porta, che rimbombavano dentro nell'androne [...]
[...] del palazzaccio. La Margolfa, credendosi sicura, continuava a tenere tra le labbra asciutte e grinzose un mozzicone di sigaro, col quale talora [...]
[...] sbraciava lo scaldino. Le donne di dietro le persiane vociferavano, e dicevano sghignazzando a coloro: " Salite! salite! " Ed essi, sentendosi [...]
[...] canzonare, le trattavan di tutti i titoli: e tra gli urli, i fischi, e le imprecazioni, imitavano pure ogni sorta di bestie: chi faceva il cane, chi il [...]
[...] gatto, chi l'asino e chi il galletto. " Volete la serenata? " gridò uno che vestiva un costume d'arlecchino rubato poche ore prima a un [...]
[...] vestiarista teatrale, che lo teneva per insegna sulla porta di casa: e strimpellando una chitarraccia che pareva umida, cantò le purghe di monna Agnese [...]
[...] . Nessuno lo conosceva, ma tutti lo riconobbero per uno dei loro a quella laida canzone; e finchè durò, accordando con la voce chi il trombone e chi [...]
[...] il contrabbasso, le maschere ballarono, girarono a tondo nella buia e ventosa viuzza: le risa, le chiamate delle donne accompagnavano quel - 111 [...]
[...] - bordello; e poi da capo giù colpi al portone, calci, urli, bestemmie. " State boni, verranno gli sbirri: via a letto, biondini, è tardi [...]
[...] lì aggruppate alla persiana, e continuava tranquillamente a fumare, con gli occhi imbambolati. " Non si può aprire: povere monachine, la notte [...]
[...] di Berlingaccio stiamo sole dietro la grata a far penitenza. " " E noi si seguita! " " Ci rispetterete se vi s'apre? " " Altro! sicuro! e come [...]
[...] ! e come!... e come! " " Non aprite! non aprite! son beceri! son beceri! son canaglia! " diceva la Margolfa incominciandosi ad inquietare: ma [...]
[...] nonostante una mano tirò la corda, e il portone si spalancò. Le maschere, stringendosi tutte in un gruppo, si cacciarono a mani sporte nell'uscio [...]
[...] , ululando nel largo androne, e le donne con le lucerne in mano vennero incontro per la scala mezzo ruinata, ma tuttavia signorilmente ampia e a [...]
[...] quell'orda da cui furono strette, e da ogni parte incalzate con grida di trionfo e di ribellione: in quel parapiglia, in quel brancichio, in quel [...]
[...] fuggi fuggi per la scala ridendo pazzamente, s'udì gridare: " Disgrazia! disgrazia! " perchè una lucerna cadde sugli scalini, rovesciò l'olio e [...]
[...] morì. Tutti, maschere e donne, corsero in sala baccaneggiando come furie in tripudio. In mezzo di sala era un rimescolio multicolore di cenci [...]
[...] in maschera, di visi accesi, di visi smorti, di seni bianchi, di spalle capellute, di bocche aperte, di braccia in aria; braccia e mani che [...]
[...] , od abbrancavano, od erano per abbrancare, o avevano già abbrancata una donna, e gridavan tutti, e l'una voce copriva l'altra in una confusione [...]
[...] discorde e assordante di berci, risa, di voci maschie e femminili. La Margolfa, come soleva nei momenti di collera estrema, s'era tolta di capo la [...]
[...] cuffia gettandola con ira sul banco, e non potendosi muovere nè farsi sentire in quel gran tumulto, guardava con occhi atroci e meravigliati [...]
[...] parevano stoppa gialla, e era salito anche lui con le maschere) cominciò a sonare all'arrabbiata una spinetta dai tasti di bossolo sconquassati. Oh [...]
[...] potenza del ritmo che t'accompagni all'allegria e alla voluttà della danza, come subito allora fosti sentita, come subito scorresti per i muscoli e [...]
[...] per i nervi di tutti!... Il maestro zazzeruto sonava di lena carnevalesca, e a quel suono quell'osceno viluppo di corpi in lotta si smezzò, s'allargò [...]
[...] , si divise in coppie leggiadre dal piè levato, e si dettero tutti a ballare e saltare come se la tempesta li avesse in un vortice turbinati [...]
[...] . Zaira rubata in giro, bianca in un corsetto di seta scarlatto, pareva un giglio che uscisse con la chioma nera da un papavero fiammante di luglio: e [...]
[...] sparse nel mezzo e in ogni angolo della sala, le coppie molleggiavano come paranzelle in un mare ondoso, e le donne rotavano, turbinavano [...]
[...] , s'abbandonavano tutte nelle braccia dei ballerini, o balzellanti e di fuga erano appettate indietro sino al divano dove cadevano, si rovesciavano [...]
[...] brutalmente. Il vecchietto, con nervosi moti di testa, pestava attentissimo in su e in giù la tastiera, e quei legni sconnessi facevano un gran rumore [...]
[...] - 114 - come di mascelle slegate che masticassero a vuoto, succedendo quindi le note secche, affannose, acutamente tremule, e fioche. Arlecchino [...]
[...] terremoto, ondeggiava, tremava; e le tre grandi finestre murate a mezzo, a piccoli vetri, saldati insieme col piombo, rombavano, rombavano come se [...]
[...] , torceva l'orrida bocca, aggrottava le foltissime ciglia grige, parlava a fretta a fretta tra sè e così, non potendo in altro modo, esprimeva la sua [...]
[...] indignazione pei guasti e le pazzie di coloro. Ne facevan di tutte: su i quattro usci della sala eran rimasti, mezzo cancellati su vecchie [...]
[...] flagellata tastiera, e cessò. Oh potenza del ritmo!... come tutto si scompone e va confuso in mina, e precipita nell'inerzia, quando t'arresti [...]
[...] ! il che mi fa credere che tu sia il perno a cui si reggono, sospese e trasmutabili in una musica eterna, tutte le cose create: e noi stessi non [...]
[...] , precipitò: e questi, senza volerlo, schizzava qui, e quella, pur repugnante, schizzava là, e volendo pure andar dritti, andavano torti in malora [...]
[...] , andavano addietro, andavan tentoni, andavano in terra. È vero che in questo ci aveva molto che fare anche la forza suprema del vino. Alla fine, donne e [...]
[...] uomini, poterono arrivare al divano e vi s'abbiosciarono, vedendosi tuttavia turbinare intorno la vecchia sala dalle muraglie squallide e grige, e [...]
[...] illuminata qua e là - 116 - da poche lucerne a olio, che risplendevano opache e come smarrite e sospese nel polverone. Tutti tossivano, tutti [...]
[...] ansavano, tutti gemevano, sputacchiavano, ridevano, e si facevano ansiosamente vento coi fazzoletti. Le donne spiegazzando le gonnelle, o [...]
[...] guardandosi il busto, urlavano disperate e sorprese per tanti sdruci; s'asciugavano la faccia, s'asciugavano il seno coi fazzoletti già intrisi [...]
[...] inseguite dai cani. Zaira s'era slacciato il rosso corsetto, distendendosi e stirandosi mollemente elastica su i guanciali: pareva una tigre dopo [...]
[...] il pasto, e anche un florido melograno che una forte libecciata avesse tutto sconvolto e sbattuto. In quel mentre un signore educato venne a [...]
[...] rapirla. Gli uomini buttati anch'essi qua e là accanto alle donne (tenendone alcuna abbracciata sulle ginocchia) s'erano tolti le maschere fradice di [...]
[...] sudore, fumavano, e pareva gustassero assai quella libertà, quel riposo. Quanto avessero faticato lo dicevano i visi sbigottiti, trasognati [...]
[...] , errabondi o melensi: più nulla di vivo e di chiaro negli occhi, ma una feroce e stupida ardenza, e la bocca semiaperta a un sorriso - 117 - ebete [...]
[...] , o spalancata a un enorme sbadiglio. Nè il riposo lo trovavano tutti: alcuni pareva che lo cercassero invano, esercitando continuamente e [...]
[...] convulsamente il senso del tatto su di sè, sulle donne, sulla stoffa del divano, e muovendosi sempre: altri invece si distinguevano per la fissità dello [...]
[...] sguardo e della persona: una fissità che ricordava i cavalli di piazza quando a notte tarda aspettano, come pietrificati, l'ultima corsa. A poco a [...]
[...] poco era succeduto a tanto baccano il silenzio: quel tristo e solenne silenzio che segue al falso tripudio; o se qualche voce sorgeva di quando in [...]
[...] donne, udendo cose che parevano impossibili ancora a loro, ne sorridevano compiacenti tra la nausea e i sospiri: e dopo il riso, torcendo [...]
[...] orribilmente il collo e la bocca, e ingrossando il petto, c'era uno stiramento lungo lungo di braccia. La Margolfa, vedendo che ancora non se n'andavano [...]
[...] , era d'una cupezza sinistra e sgomenta, come upupa tolta da una cava buia ed esposta in pieno giorno ai dispetti e alle risa d'un branco di [...]
[...] ? " disse arlecchino mettendosi in mezzo della sala a sedere in terra, a gambe incrociate. E per vedere di rattizzare un po' il fuoco, attraversò sulle [...]
[...] gambe in croce la chitarra, e pizzicandola, cantò sopra un'aria sentimentale una canzonaccia. Egli era solo ad avere ancora la maschera al viso, e [...]
[...] le donne lo guardavano un po' distratte, e un po' anche come se egli, che vibrava lucide occhiate di sotto la morettina, cominciasse a metterle in [...]
[...] , sorse in piedi il maestro zazzeruto, e, battendo l'una palma nell'altra, esclamò: " Olà! facciamo l'ultima danza: la danza delle villi e delle [...]
[...] silfidi in sull'aurora, che già è vicina! già la lodoletta col suo libero canto ne fece pervenire a' miei orecchi l'annunzio! " e tornò [...]
[...] allora a vagare fuori di casa, comparve in sala pallido e truce da far paura. Il non vedervi Zaira lo rincupì maggiormente, - 119 - e guardato [...]
[...] ancora intorno con un occhio duro di cane, vide l'arlecchino buffonescamente ammiccarlo. " E che vuoi da me? " gli gridò venendogli incontro [...]
[...] . L'altro ruotò due volte rapida la chitarra, e parve e non parve che gliela volesse sbattere sulla testa. " Giù la maschera, Dio...! voglio vedere se [...]
[...] s'era mai levato la maschera. " È una spia! " gridò uno, e tutti gli altri: " È una spia! è una spia! " " Se fossi una spia sarei il più birbante [...]
[...] vene! " gridò di nuovo Amerigo. L'arlecchino fece un salto indietro, e cantò molto in fretta: Ah no, la maschera non me la levo: Riffe e soprusi [...]
[...] non ne ricevo! Questo credetelo pel sommo Giove! Lesto alla ciotola.... quarantanove! " E cinquanta, Tognaccio! e cinquantuno! e cinquantadue [...]
[...] ! e tombola! " - 120 - " Adagio! " diceva l'altro, curvandosi quasi fino a terra a que' pugni, " o che fai? o perchè? o che t'ho fatto? smetti [...]
[...] ! o che sei impazzato? sta' bono! " " E tombola, assassino! " Intanto, tra gli strilli delle donne, il pallore e lo scompiglio di tutti, Tognaccio [...]
[...] divincolandosi, abbassandosi, facendo salti e cilecche, cercava di non ricevere tutta quella grandine sulla faccia, sul capo, sul petto, ma le [...]
[...] porgeva sempre la groppa, e cercava, correndo all'indietro, di salvare almeno, se era possibile, la chitarra. " Tombola! tombola! tombola [...]
[...] ! " " La chitarra! la chitarra! " gridava giù curvo sotto la pioggia, " la chitarra! mi raccomando per la chitarra! " E la chitarra volò in frantumi, e [...]
[...] dare che un colpo solo ma che sia buono e non consenta all'avversario di renderlo, s'avventò su Amerigo, e fuggì.... Amerigo, tratto il coltello [...]
[...] anche lui, si spinse innanzi fuori dell'uscio, e vibrando di gran forza il colpo nel vuoto, precipitò per la scala buia. Tutte le maschere [...]
[...] fuggirono a gambe levate in un lampo: le donne urlavano al soccorso - 121 - dalle persiane chiuse, la strada oscura mormorava di voci, e gli [...]
[...] uccelli dai nidi, richiamati dall'alba nascente, si slanciavano fischiando a volare per il cielo radioso. IX. Quando Stefano e Giovanna accorsero al [...]
[...] letto del figliuolo ferito, nella sala della clinica chirurgica allo spedale, il sole brillava chiaro, e un raggio mattutino penetrava pure a [...]
[...] quella che Virgilio chiamò arte muta: e per que' due contadini sgomenti, che, costretti a aspettare, di tutto quel linguaggio semigreco non capirono [...]
[...] una parola, fu arte muta davvero. Il clinico, ravvolto nella sua toga, passò oltre con gli scolari a seguitar la dotta lezione, e Giovanna e [...]
[...] giaceva Amerigo tutto livido pesto, e privo di sensi, e rispose con impassibile franchezza: " Olio santo. " Giovanna parve riscuotersi da un terribile [...]
[...] - 122 - stordimento, e incominciò a passarsi il fazzoletto sugli occhi con una forza affannosa, per cui pareva volesse cancellare perfino i [...]
[...] un miracolo dalla sua onnipotenza. S'udiva intanto la riposata e monotona voce del professore allontanarsi per la lunga corsia di letto in [...]
[...] vuoti, ma nei più facce tristi e slavate d'infermi di tutte le età: dal fanciullo scrofoloso al vecchio decrepito: altri seduti sul letticciuolo [...]
[...] , e altri giacenti, e taluno con su i piedi il passaporto, cioè la stola nera. Un odore nauseabondo quale si sente nei vecchi spedali, un odore [...]
[...] di farmachi e d'altre cose, contribuiva pure a rendere increscioso quel camerone: un camerone tutto bianco, salvo - 123 - che qua e là, di [...]
[...] venne al letto d'Amerigo un giovane cancelliere, tutto profumato e galante, e spiegata sulla coltre la carta notarile, s'accostò due o tre volte al [...]
[...] naso un boccettino d'essenza, e intinse la penna d'oca nel calamaio: d'oca perchè allora (la bellezza d'un sessant'anni fa) la penna di ferro era [...]
[...] riguardata come pericolosa alla docilità della mano, e quindi era proscritta dagli ufizi e più dalle scuole. Il cancelliere, uomo molto di società [...]
[...] e per il suo spirito molto accetto nelle sale più signorili, pareva alquanto seccato: nondimeno, come degnandosi, sollecitò, eccitò, incoraggiò [...]
[...] divini conforti a Amerigo. Intanto una monaca andava sempre su e giù per la desolata corsia, con un monotono sbattimento di chiavi e di paternostri [...]
[...] sull'anca - 124 - sformatamente massiccia. Dava grandissima importanza ai nonnulla, e suscitava per la più piccola faccenduola un gran moto di [...]
[...] gambe e di voci. Pareva che dipendesse tutto da lei: la vita e la morte, la dannazione e la salvazione, i bisogni spirituali e anche i corporali [...]
[...] ammirato il suo spirito forte, nulla arrestava il suo zelo. A una giovane servigiale ripugnava di toccare qualche cadavere, e lei diceva: " Ecco come [...]
[...] si fa! ecco come si fa! " e lo brancicava e lo rivoltava e lo trascinava lei sola il cadavere nel fetente lenzuolo. Peccato che tanto zelo non [...]
[...] valesse a guadagnarle l'amore degl'infermi che l'odiavano a morte! Il sacerdote continuava al letto d'Amerigo le sue preci latine, e Giovanna, caduta [...]
[...] uscì con Stefano dallo spedale, e tutti e due ritornarono a casa piangendo. Come finiva quel figliuolo nel quale avevano un giorno fondate tante [...]
[...] , anzi più libero. Ella vi corse, e quando si chinò per baciarlo, Amerigo la riconobbe, e le disse: " Oh mamma! " La morte, dopo averlo colpito [...]
[...] , s'era un po' ritratta da lui, ma sol per concedergli una languida e breve vigilia, o per prolungargli il tormento ineffabile d'una disperata agonia [...]
[...] trascorsa, e desiderare altri costumi e altro amore. Privo d'ogni antecedente preparazione, e di quel consiglio che solo può darci il lume prezioso [...]
[...] , finchè si fosse trovato, quale si trovava, tutto incolto e tutto torbido - 126 - ancora, come un'acqua in cui non si fece che rimuovere e rimestare [...]
[...] le sostanze impure e limacciose del fondo. Nessuna forza quindi di resistenza contro gl'istinti nell'età in cui il giovane più ne prova la [...]
[...] tirannia, e si ribella a chiunque troppo tardi e in mal modo voglia frenarlo. Più perverso che buono, d'ingegno assai limitato, ma avido della vita [...]
[...] e caldissimo di sangue, tante voci false e malvage l'avevano poi sì confuso e smarrito nell'età più inesperta e più ardente, che egli ormai non [...]
[...] sapeva vedere altra strada se non quella per cui ruinava come un orbo fiacco e ubriaco. Non un proposito buono, non un rimorso della vita [...]
[...] letto: Tognaccio assetandolo di vendetta, e Zaira di voluttà. E pensava come scansare suo padre per correre subito da Zaira il primo giorno che [...]
[...] l'aria pura dei campi. Quei - 127 - convalescenti, dopo avergli sorriso e aver barattata con lui qualche parola, come se ne avessero temuto la [...]
[...] ormai per quel povero giovine era finita: e tutti: " Povero giovane! povero giovane! " ma però alla larga, perchè la tise s'attacca! Lo diceva [...]
[...] la corsia, assegnandogli molti rimedi spirituali in queste e quelle pratiche di pietà da ripetersi tante volte, per tanti giorni, alle tali ore [...]
[...] : proprio come le pillole. Nè si doveva raccomandare a una madonna sola ma a più, come alla madonna del rosario, e a quella della neve, e all'altra [...]
[...] , più miracolosa assai, della tosse: inoltre non doveva tralasciare di guadagnarsi il patrocinio di tutti i santi languidi e cretinelli inventati da [...]
[...] del gatto. Egli tossiva; e avendo l'anima avvelenata di Zaira e Tognaccio, rimasticandoli sempre, lasciava che la monaca dicesse dicesse, nè udiva [...]
[...] nulla. Fingeva nondimeno di non perdere una parola, e coi cenni del capo, e dicendo spesso, quando glielo permetteva la tosse: " Eh lei parla [...]
[...] levarsi il bianco berretto dello spedale per salutarla. Agli altri infermi faceva ira a vedere con quali e quanti umili segni d'ossequio quel [...]
[...] tisicone s'inchinava alla monaca odiata. E secondo la monaca que' segni indicavano che finalmente quel giovane, così presso a morire, evasi [...]
[...] ravveduto, e questo era tutto merito suo; tutto merito delle sue esortazioni, e delle pratiche di pietà a cui avevalo abituato: onde se ne compiaceva [...]
[...] orgogliosa, e aveva messo Amerigo tra' suoi protetti, fino a ordinare gli fosse data qualche porzione un po' meno scarsa di carne, e qualche minestrina [...]
[...] sciocca di più. Qual disinganno dunque non ebbe la poveretta quel giorno che Amerigo, tutto umile e rispettoso, venne a domandarle il permesso [...]
[...] di spogliare la palandra bianca dello spedale per - 129 - rivestirsi de' suoi panni, dovendo, disse, visitare una sua parente. " E chi è questa [...]
[...] vostra parente? " ella esclamò, e le passarono le furie per gli occhi, " come si chiama? come si chiama eh.... la vostra parente? " Dinanzi a [...]
[...] quello sguardo e a quella domanda che esprimevano tanto chiaro la consapevolezza del motivo per cui Amerigo chiedeva il permesso d'uscire, e la [...]
[...] ferma risoluzione di rifiutarlo, Amerigo restò un po' attonito a guardare quella viperella velata: poi battè il piede in terra, e la caricò [...]
[...] d'improperie. La monaca, agitando le mani in aria, e tappandosi le orecchie, fuggì scoronciando tra le bestemmie sacrileghe dei pappini, i Gesù mio [...]
[...] ! delle servigiali, e un fremito che trascorse di letto in letto pel camerone. Riferita subito la cosa al direttore, egli voleva informarne la [...]
[...] suoi panni, e che andasse a morire altrove: indegno d'aver ricovero in luogo pio. Così gli disse giustamente il direttore nel congedarlo [...]
[...] animo fiacco, con la fatalità d'una legge quasi meccanica, verso parole e azioni colpevoli; quegli comprenderà che Amerigo, come era trascorso [...]
[...] potuto accostarsi a lui in quello spedale?... Ma quando fu per giungere a quel palazzotto, e lo vide tacere tutto chiuso nella viuzza deserta, sentì [...]
[...] subito che non ci stava più alcuno: quel silenzio lo fece raccapriccire: nondimeno, salì i due scalini ch'erano dinanzi al portone serrato, e [...]
[...] battè e ribattè. " O che picchiate? " gli disse una bracina che aveva aperto da poco tempo la nera botteguccia là in faccia: " codesta casa il [...]
[...] governo l'ha chiusa, e ha fatto bene.... o di dove venite? " - 131 - " Dallo spedale. " " Eh si vede!... come! uscite ora dallo spedale, e [...]
[...] ...." " Cercavo d'una mia parente, una certa Zaira. " " Oh Zaira! l'ho conosciuta, e gli ho fatto anche dei piaceri, a dirvela! era una buona ragazza [...]
[...] , e che bella ragazza! ma aveva sparso tante mai ciarle a carico della sua padrona di Via Monna Lottiera, sapete? la sora Olimpia; gli aveva [...]
[...] proprio vero? " " Altro se è vero! altro!... o che avete? " " E non si può vedere in nessun modo? " " E come volete fare a vederla? neanche a [...]
[...] andare a Roma dal papa: e neanche gli si può scrivere, perchè non ricevono lettere neppure dai genitori: vi dico, via, è come un sepolcro: quelle [...]
[...] donne si sono assolutamente staccate da padre, da madre, da fratelli, da tutto insomma, e non fanno che piangere sempre i loro peccati.... o che [...]
[...] reminiscenze, di pene, e di desiderii, così discorde dalla dolce certezza gustata un momento prima, che egli rimase lì appoggiato a quella porta [...]
[...] da quella profondità affettiva che è sempre la parte migliore e più costante d'ogni forte passione amorosa. Ma nulla di più miserabile e di più [...]
[...] infido della donna che aveva acceso una tal passione in lui ragazzo pervertito, e che pure non aveva perduto niente di quell'ingenuità e di quel [...]
[...] fuoco per cui siffatte nature si gettano avide al primo incontro, e cadono così ciecamente nel laccio. Appoggiato a quella porta egli non pensava alla [...]
[...] notte orribile che n'era uscito infame e già ucciso, ma pensava solo a Zaira, al tempo felice in cui l'aveva vicina. La rivedeva quasi errare, nel [...]
[...] morbido biancore delle sue forme, per quelle stanze vuote, e perdere le grazie nella procacità, nè mai più viva gli era apparsa, più - 133 [...]
[...] - seducente, più amata, più desiata. Quell'ebbrezza continuava a nascondergli ancora la sua vergognosa follia, e la fossa a cui era vicino. Ormai [...]
[...] aveva infetta tutta l'anima di quel morbo, e il leppo gliene saliva al pensiero in immagini ardentissime; mentre per la scomparsa misteriosa di [...]
[...] quella donna provava pure un senso di tenerezza, un senso dolorosissimo e inconsolabile d'abbandono e di vuoto. Le premure, le esibizioni e le [...]
[...] domande incalzanti della bracina curiosissima lo forzarono ad allontanarsi di là, e, appoggiandosi al muro, lasciò quella via. Si sentiva così [...]
[...] oppresso dal male, che s'aspettava da un momento all'altro di morire, e l'angoscia fisica era sì cruda da fargli sentire un po' meno quella [...]
[...] ' suoi, non rispose neppure con un sorriso. " Oh bisogna fare allegria pel figliuol prodigo ch'è tornato! " disse Stefano, e bruscamente, come [...]
[...] soleva lui, gli schioccò in viso due baci. A Giovanna bastò baciarlo una volta con labbra lievi e tremanti, e due grosse lacrime che le [...]
[...] ciliege e de' mazzi di fiori n'hanno avuti parecchi, perchè t'avessero cura e un po' di riguardo: ma chè! siamo villani e tanto basta, l'ho sempre [...]
[...] quella...! " Ma domani gli chiusero la bocca subito, quando gli dissero che non gridasse tanto, e che ringraziasse Dio che quel giovane poteva [...]
[...] far pochi salti più, altrimenti se ne sarebbe occupato il bargello. E raccontatogli tutto, Stefano non ebbe che rispondere; si convinse sempre più [...]
[...] che quel figliuolo era pessimo, e lo voleva, tornato a casa, rimproverare aspramente. Ma appena lo rivide, colà seduto in una scranna presso il [...]
[...] camino, Stefano pure ammutì, - 135 - nè seppe far altro che mettersi sulla panca a sedere, tutto pensieroso. Giovanna e Carmelinda attendevano alle [...]
[...] loro faccende; e i ragazzi di Filusella uscivano e rientravano correndo in casa, e si correvan dietro per la cucina, chiassando intorno [...]
[...] parso uno spettro, se non fosse stato il frequente tossire, e quegli occhi grandi, infossati che guardavano disperatamente muti e lucenti. La [...]
[...] fiamma schioccava allegra nel gran camino sotto il paiuolo, e Giovanna o Carmelinda vi restavano ritte dinanzi a rimetter legna, e badare che il [...]
[...] dentro continuava a stillar sangue vivo; e ora lo strazio morale, la certezza della prossima fine, lavoravano lavoravano ad approfondirla la [...]
[...] un'imagine - 136 - di cera verdastra, con due fiaccole divoratrici negli occhi. E siccome il nostro buon prossimo, quando vi vegga sì malandato [...]
[...] che più non abbia alcun motivo d'invidia, allora v'ha compassione sincera, e prova gusto a mostrarvela e anche si compiace a sentirla in sè; così [...]
[...] : non voleva che lo sentissero tossire, e, strascicandosi, s'allontanava, come una larva, da casa, e andava a celarsi a piè di qualche ulivo dove [...]
[...] poteva tossire e tossire, senza che lo sentisse nessuno. Era di luglio, e oltre il verde fruttuoso di tanti alberi di cui era piena la china [...]
[...] verdissime, e il fumo dei casolari saliva nella pace del cielo.... E morire!... Perfino i foschi campanili della città, e le mura grige che la [...]
[...] circondano tra le ombre degli ulivi, erano avvolti in un puro e luminoso riflesso che ne - 137 - ricreava la secolare tristezza.... Il sole animava [...]
[...] tutto: animava le fronde, i fiori, le acque, gli uccelli, gl'insetti, le lucertole, le farfalle.... E morire!... E il cielo era tutto un puro [...]
[...] zaffiro con due o tre nuvolette che sedevano come neve lucente sulle montagne chiare, in un mar di splendore: e dalla valle saliva il canto d'una [...]
[...] giovane contadina che le piante nascondevano all'occhio: ma nulla era più giocondo e soave di quel canto: come vibrava argentino! come s'espandeva [...]
[...] sereno! i colli intorno verdeggianti pareva che l'ascoltassero con diletto.... E morire!... In mezzo a questa corrente impetuosa di vita, morire [...]
[...] !... In mezzo a una corrente che premeva, palpitava in ogni essere, e tutto avvolgeva nel suo fulgore, nella sua gioia, nel suo moto inesauribile [...]
[...] , sentirsi struggere, sentirsi annegare, affondare senza rimedio!... Ah! la belva ferita dal cacciatore, e che va a morire lontano, non prova anch'essa [...]
[...] e virile, non avida dell'onda infida e trista che gli fugge dal labbro. Egli invece ne aveva l'animo sì esacerbato che provava in certi momenti [...]
[...] una specie di voluttà - 138 - nel vedere agonizzare gli agnelli, e i mansueti tremanti vitellini che il coltello di suo padre aveva colpiti per [...]
[...] poi venderli in piazza. Ben faceva la morte a limitargli, ogni giorno più, le forze e lo spazio. Ormai non s'alzava dal letto che per andarsi a [...]
[...] settembre. Gli agricoltori pei campi, i cittadini dalle finestre delle loro case, guardavano il cielo, invocavano acqua acqua, e il cielo, sempre in [...]
[...] pozzi e i torrenti, affogava tutti nel polverone delle strade cangiate in forni e in deserti. Ma come parve trista, l'assetata campagna, al primo [...]
[...] dirompere delle piogge autunnali! Pareva che quelle piogge avessero spento improvvisamente l'estate, e che la terra umida e senza sole, e coperta [...]
[...] lontano da un sottil velo di nebbia, la rimpiangesse. Allora, mentre le mandre scendono malinconiche alla pianura, e i primi fuochi invernali [...]
[...] mostrargliela mai era sua madre. Quella veramente buona e semplice donna gli prestava tutte le cure sempre tranquilla, come se di giorno in giorno [...]
[...] avesse attesa la guarigione del suo figliuolo. Gli stava seduta accanto pia, rassegnata, paziente le intiere giornate, e quando in qualche bella [...]
[...] , sull'uscio della camera mortuaria, con l'orologio e la falce. Amerigo appoggiava le spalle al muro, e stendeva giù in terra, lunghissime e [...]
[...] stecchite, le gambe. La sua testa non aveva più nè carne, nè fibra: pareva diafana; ad ogni momento la voltava e la rivoltava, e agitava a fatica la mano [...]
[...] ossuta a liberarsi dalle mosche atrocemente insistenti: e ansava, ansava: tossiva, tossiva. Intanto finiva per le campagne la festa dell'estate [...]
[...] : gli alberi si lasciavano placidamente cadere il velo delle foglie ingiallite che scendevano come lacrime al suolo; e gli alberi umidi ergevano [...]
[...] dalla terra nera i tronchi mezzo sfrondati incontro alle tristezze autunnali: nondimeno un desio di liete villeggiature, un ardore di vendemmia e di [...]
[...] recitato, in quella rustica cameruccia, un De profundis al morto incoronato di fiori: " era tanto bello, e s'è strutto come una candela! " X [...]
[...] la ingannava la sua tenerezza, perchè, sfuggendo ad ogni savio calcolo razionale, è difficile che la misura dell'amore e dell'odio sia giusta [...]
[...] . Ma Stefano, invece di lasciarle scorrere quelle lacrime dolcemente, e mostrare di non accorgersene, pretendeva d'asciugarle con le impazienze, e [...]
[...] e poi le richiuda quando il tempo s'inforca. Ma quello di Stefano era pure un modo anch'esso d'esprimere il proprio affetto, quasi la moglie [...]
[...] , reprimendo il suo pianto, avesse potuto reprimere e non accrescere la violenza del suo interno dolore. Piuttosto sarebbe da domandare perchè di [...]
[...] quelle lacrime pie e silenziose sia solo capace la donna buona che serbò sempre l'amabilità della gentilezza e del cuore: ma come presumere [...]
[...] d'indagare i segreti che si celano nell'intimo delle cose?... e le cose poi si riportano tutte a que' due grandi arcani principii del male e del [...]
[...] bene, dei quali ogni essere, brevemente vivendo, esperimenta il potere. E noterò un altro cambiamento singolare che, dopo la morte d'Amerigo [...]
[...] paura dei morti. Il sole estivo, cadendo, aveva ricinto l'occaso d'una cintura di bronzo dorato, e per la campagna, sulle cime dei colli, tra le viti [...]
[...] e gli olivi, rimanevano ancora quegli opachi riflessi senza luce che sono come il sorriso che avanza alla vita. Per i viali del cimitero, mesti [...]
[...] nella chiarezza crepuscolare, e ancora cocenti, sussurravano i rosai, le mortelle nere, i cipressi, alitava l'aura che portava colà l'ardore del [...]
[...] grano battuto dalle aie polverose; e tutti uscivano allora da quel luogo tristo, cacciati dalla notte che veniva: tutti, fuorchè Giovanna. Eppure la [...]
[...] laggiù, dalla montagna nerissima sorgeva su i campi riarsi, sulle tacite messi, la luna di fuoco senza raggi, e la salutava da lontano un mormorio [...]
[...] confuso di grilli e lo stridere delle ultime cicale: qual luce ardeva in mezzo agli affanni, in quella donna addolorata e solinga, in quel cuore [...]
[...] tutti raccolti in cucina, e tutti inginocchiati: Carmelinda sola era in piedi, davanti al grande camino, con la padella, in cui faceva ballare i [...]
[...] marroni: la fiamma avvampava e sbalzava i suoi riflessi mobilissimi per la stanza; e di fuori s'udiva abbaiare Pronto, il can da pagliaio, così [...]
[...] chiamato perchè, diceva Stefano, " era pronto lui al suo servizio. " Quella sera abbaiava più spesso e più ostinato, vedendo, dall'aia oscura [...]
[...] carità d'un congiunto. E dopo il rosario era sciabà. Il vin nuovo, al lume della lucerna posata in mezzo, smagliava accesi rubini per i bicchieri [...]
[...] , gorgogliava e rosseggiava anche sulle labbra dei fanciulli. Lo lodavano tutti perchè era faccenda del babbo, nè egli avrebbe permesso che altri se [...]
[...] ne ingerisse; e mani grosse e piccine rapidissime andavano e venivano ai marroni rovesciati caldi bollenti sulla bianca tovaglia. A Stefano [...]
[...] scintillavano gli occhi come due punte d'acciaio, e rubizzo e infocato in viso, squassava le braccia nerborute raccontando ai nipoti, disattenti, le [...]
[...] prove - 144 - di forza e di coraggio o sue o di suo padre, il tremendo Margaritone, terrore dei Fiorentini. Così passavano gli anni veloci [...]
[...] dalle fatiche e dai parti; Adamo ed Eva salivano l'erta della vita, e rifioriva per essi, con le sue imprudenze, le sue violenze, i suoi sogni, la [...]
[...] gioventù che tante cose spera e tante ne ignora; e quanto a Stefano pareva che gli anni non bastassero a vincere o menomare la sua ferrea salute [...]
[...] . Sebbene già s'inoltrasse nella vecchiaia, nondimeno la fatica non gli pesava. Fosse estate o fosse inverno, si vedeva sempre, tra pianta e pianta [...]
[...] rostro, e affilarla alla cote. Talora mentre falciava gli zampettavano dietro scalzi i piccoli, vezzosi nipoti, - 145 - tenendo nel pugno [...]
[...] qualche insetto o mazzi di fiori campestri, e parevano amorini inseguenti l'immagine austera e cupa del Tempo. In quel podere non v'era parte che non [...]
[...] mostrasse la diligenza del suo cultore. La valletta ombrosa e umidiccia era tutta coperta di frutti e d'ortaggi, e terminava laggiù col verde del [...]
[...] granturco e della saggina; le viti, lungo le falde del colle, s'avviticchiavano ai pioppi dondolando al vento i lievi tralci scherzosi, e gli smilzi [...]
[...] incomincia a imbiancare: insomma non v'era luogo in quello spazio arioso dove non fosse tutto disposto ordinatamente e quasi con eleganza. Ciò [...]
[...] ritrovi plebei, l'aveva spregiata. Quegli stessi ritrovi, e i danni e gli avvilimenti inflittigli dalla ciurmaglia civile, avevano (già l'abbiamo [...]
[...] trafficante vinaio, e un erede dello zio. Tutti i suoi rigori e tutte le sue asprezze contro il figliuolo non erano derivate infine che da un sommo [...]
[...] affetto di padre, il quale fa tutti gli sforzi possibili per incamminare e spingere il figliuolo per quella via che dovrà un giorno portarlo a essere [...]
[...] cittadino rispettato e felice. Il figliuolo invece era finito male, senza che perciò le speranze di Stefano avessero cessato di rivolgersi sempre [...]
[...] poco, incoraggian molto e tengono a bocca dolce. Ciò, è vero, non sarebbe stato possibile senza quella ingenuità d'uomo primitivo, ammalizzito e [...]
[...] , tanto avevalo migliorato; e vagheggiava pure di ritondarlo laggiù col camperello del suo vicino, dove lungo il fosso si stendeva quella nera e [...]
[...] folta macchia di pruni. Ora l'unico mezzo di riuscire a questo erano gli scudi di suo fratello, - 147 - e perciò ci pensava sempre, e pensava anche [...]
[...] barbaro per le donne, ma poi feci sempre le cose con giudizio, e non ebbi mai il mal venereo. " Ed era pur troppo vero che il vinaio da un pezzo in [...]
[...] qua non era più lui. Rideva ancora con quel suo faccione paffuto e grinzoso di melacotta, ripetendo le sue solite barzellette, e avventandosi dietro [...]
[...] a dir male o canzonare questo e quell'altro; ma tali insulsaggini oziose erano simili a quei voletti corti e svogliati che in sul finire d'autunno [...]
[...] van facendo le mosche idropiche su pei vetri, quando le rianima un po' di sole. L'uomo in fondo era triste, e andando via a capo basso e [...]
[...] dondolante, con quel suo occhio nero e lubrico fisso a terra, gli accadeva talora di traballare come traballa, sul piano del biliardo, un birillo che fu [...]
[...] vita sua aveva molto goduto, come è dato a - 148 - pochi uomini di godere. Ora gli occorrevano molte cure e anche molte dimostrazioni d'attaccamento [...]
[...] alla sua persona, e siccome per affetto non le poteva ottenere, cercava d'averle apparentemente eguali, e anche maggiori, per interesse, non [...]
[...] stancandosi mai di ripetere alla Beppa, a Gustavo, a Stefano e a Filusella che la sua eredità l'avrebbe avuta chi l'avesse servito meglio. La [...]
[...] egli amava la compagnia, nè poteva star solo, gli erano sempre intorno ora l'uno e ora altro; e gli offrivano anche dei doni, i quali erano [...]
[...] gli portava i doni della campagna: panieri pieni di frutta vistose: pere burè, pesche vermiglie come il sangue, e il moscadello più dolce, e i [...]
[...] piselli più teneri e zuccherini, e cocomeri d'una grossezza che un uomo non li abbracciava. Quando arrivavano i cocomeri, era una vera - 149 - festa [...]
[...] in bottega. Il vinaio la mattina ne tagliava un piccolo tasserello, e poi faceva scorrere per la polpa del cocomero, o rumme o il rosolio di [...]
[...] che mantenevasi freschissima sotto l'arco, in un angolo del cortile, e la sera, con gli amici, era come mangiare un sorbetto. Ne facevano tutti una [...]
[...] groppone o nel grugno; e pugni, spinte, scapaccioni improvvisi, insulti (tutto per celia) e canti e risa e bestemmie sino a tardi. Ma qual differenza [...]
[...] dalla sera alla mattina! La sera il vinaio, perchè gli amici bevessero e giocassero, sbevucchiava anche lui continuamente e s'ingalluzziva faceto [...]
[...] , ciarliero, sghignazzante, insolente, e rosso come una ciliegia: e la mattina invece giallo come una luna di novembre, lento, tartaglione, catarroso [...]
[...] , di poche parole, irritabile, smemorato. E se gli domandavano se si sentisse male, diceva d'avere un po' la testa in campana, effetto del tempo [...]
[...] , ma che del resto stava benone, si sentiva forte e fiero ancora come un leone. Questo diceva a uno, e a un altro poi diceva di non poterne più [...]
[...] raccomandavano con gran premura d'andare ai bagni di Rapolano. " Fanno miracoli! fanno miracoli! " dicevagli una mattina la Beppa. " E a chi lascio [...]
[...] la bottega? " lui gridava sgomento. " A Gustavo. " " Brava! se ci fosse la bottega sola, ma...." Lasciate tutto a me e state tranquillo, nessuno [...]
[...] vi tocca nulla. " " No: e non ne parlare, perchè direbbero che li ho rubati: non te lo dovevo dire già, e neppure lo dovevo dire a quel birbaccione [...]
[...] del mi' fratello: ma...." " Per me ci potreste avere anche l'oro a monti, è sicuro; e dalla mi' bocca non esce nulla: se mai, lo sbaglio fu di [...]
[...] mettere alla confidenza di tutto il vostro fratello, e di mettervelo d'intorno: che mancavan forse contadini per andare a pigliar per l'appunto lui [...]
[...] ? " " E batti!... quante volte questo discorso me lo son sentito risonare agli orecchi!..." " Scusate, io ve lo dico per vostro bene: che me [...]
[...] n'importa a me? " " Ma te l'ho detto tante volte che io lo - 151 - presi il mi' fratello, perchè nessuno era capace come lui e di tanta fatica [...]
[...] nessuno, è dell'interesse, fa tutto per interesse, e quando le cose si fanno per interesse, è impossibile farle bene; e senza che voi ve [...]
[...] Gustavo...." " Vedete se ho ragione io? e lui che lo sa, invece, lo vorrebbe veder fuori Gustavo: che calcio in gola gli è stato sempre Gustavo [...]
[...] bisogna pensarci prima, bisogna pensarci quando s'ha gli occhi aperti: e voi li avete ben aperti per ora: dunque via, siate bonino, gnamo! fate [...]
[...] testamento; fatelo e poi andate subito a Rapolano. " " Sì, a Rapolano ci anderò: tenterò anche quella, e dopo, al ritorno, a comodo mio, quando [...]
[...] Beppa gli voltò le spalle, e se n'andò via indispettita. Il vinaio restò alquanto pensoso e corrucciato: indi s'alzò dalla sua vecchia poltrona, e [...]
[...] , e intanto i dolori lo facevano sobbalzare e gli strappavano dei lamenti. - 153 - Dispiacendogli che potessero supporre non lontano il suo fine [...]
[...] ne' bagni di Rapolano, anche quella l'abbandonava. Allora tutto il pensiero di quest'uomo solo, e non amato da alcuno, raccoglievasi tremebondo [...]
[...] , ciò era solo per quel portafoglio spiato, agognato da essi come i cani agognano il pasto che poi si disputeranno a zannate Con aspri ringhi e [...]
[...] rabbuffati dossi. Ed ecco rinascergli in seno la dolce speranza che quei bagni possano rendergli la vitalità, la salute, e sentesi spinto ad [...]
[...] affrettar la partenza, ma poi il portafoglio lo ferma, e lo ricaccia di nuovo nell'incertezze. Dove metterlo? a chi affidarlo?... Portarlo con sè no [...]
[...] momento all'altro, fuori di casa sua.... E allora il suo tesoro?... quali mani rapaci non sarebbero state lì pronte a frugarlo e portarglielo via [...]
[...] , senza che egli, muto e inerte cadavere, - 154 - avesse potuto dir nulla, e accusare l'infame!... La possibilità d'un ladro postumo che, oltre il [...]
[...] tesoro, gl'involasse anche la memoria, anche la lode e la gratitudine dell'erede, gli raddoppiava quel raccapriccio di morte da cui sentivasi [...]
[...] invaso. Averlo custodito e accresciuto segretamente tutta la vita quel tesoro perchè poi andasse a finire nelle mani d'un ladro ignoto e impunito [...]
[...] più che mai bieco e sinistro nella brutta figura di Gasparino, il marito di colei. Gasparino era tomo, sapendo di avere il morto in casa, di [...]
[...] trafugarlo, e poi dividersi dalla moglie, accusandola, dopo tanti anni, d'essergli stata moglie infedele. Questo avrebbe fatto Gasparino per godersi [...]
[...] l'eredità e privarne il figliuolo non suo, e così vendicarsi dei torti di quella moglie odiata; torti che la Beppa non aveva fatti soltanto al marito [...]
[...] , ma, pur troppo! pur troppo! anche a lui. E qui passavano per la mente al vinaio i nomi di quattro o cinque conosciuti assai dalla Beppa: e [...]
[...] aduggiate dall'aria tetra e colata del cortile signoresco. Guardava qui, guardava là, aguzzando que' suoi occhi lubrici tra il coniglio pauroso e la volpe [...]
[...] scaltra: guardava per vedere d'escogitare un nascondiglio: il nascondiglio più segreto, più impenetrabile che fosse possibile mai, e non riesciva [...]
[...] a trovarlo. Così rimase perplesso e ondeggiante più giorni, nei quali ebbe a patire sempre le spietate vessazioni della Beppa, quando doverle [...]
[...] resistere era per lui uno sforzo penoso, e un continuo arrabbiamento, ma questo alla Beppa non importava nulla. Se non che egli rimaneva fermo [...]
[...] civettescamente a non parlargli più, a fargli il muso, e cessò pure di raccomandargli la cura di Rapolano. Ma ormai la fiducia in quelle terme, le [...]
[...] quali, per quello che ne sentiva dire in bottega, avevano risanato tanti - 156 - paralitici, tanti ciechi e storpi e gottosi, era la sola che gli [...]
[...] restasse: e come privarsene? Dopo una settimana dunque di penosi contrasti, gli riuscì di vincere la sua esitazione, e scrisse una lettera [...]
[...] che tutto compreso, cioè camera, vitto, bagno, imbiancatura, stiratura e lume, eran tre pioli al giorno:1 quanto al servizio, quello — era [...]
[...] amici in bottega, e conclusero che a Rapolano dovevano essere tutti una gran massa di ladri. " E vuol anche la buona grazia! " disse uno. " Non solo [...]
[...] , toccherebbe a lei a darla a me, " rispose Nando con gli occhietti fosforescenti. " Te la darà, te la darà! L'ha data a tanti! " 1 Una lira e 68 [...]
[...] . - 157 - " Avrà cinquant'anni per gamba, " soggiunse il vinaio ridendo, e poi subito facendosi serio: " tre paoli! ma si gira! ehm, se [...]
[...] quell'acqua s'avesse noi...." " Tu ce ne faresti un vino medicinale! " " Ma l'hanno loro, l'hanno loro e ci vuol pazienza! " " Oh, che cosa sono poi tre [...]
[...] paoli! " sclamò un grosso e pomposo verniciatore; " a pagare tre paoli ogni persona ci può arrivare." " Io, a dirla a voi, ne pagherei anche dieci [...]
[...] de' paoli pur di liberarmi da queste doglie: starei come un dio se non l'avessi, perchè ho tutti i visceri sani, e quello che facevo a [...]
[...] ' lunghetto il viaggio: mi dà pensiero con queste doglie trenta miglia!... e quanto ci mette la diligenza? " " Cinqu'ore. " " Cinqu’ore!... basta [...]
[...] , coraggio! ma stasera, amici cari, bisogna che chiuda presto, non fo complimenti, perchè domani devo viaggiare, e ho proprio bisogno di riposo [...]
[...] . " " Dunque, Nando, vi lasciamo col darvi la buona notte, e col pregarvi di salutarci la sora Ersilia buona grazia, e bella maniera. " - 158 [...]
[...] - " Felicenotte: buon riposo, a rivederci: felicenotte. " " Grazie, grazie: felicenotte, Gano: addio Ghigo, addio Cencio: buona notte, Melchiorre. " E ad [...]
[...] uno ad uno se n'andarono tutti, cantando e fischiando per la strada. Il vinaio, facendo un gran rumore, finse di chiudere la taverna, ma ne lasciò [...]
[...] raccomandarle il silenzio, e insieme voleva alleggerirsi di quel pensiero, misto di sospetto e di malumore, in cui lo metteva da un pezzo in qua il [...]
[...] muso arcigno e torbido della Beppa; la quale non sarebbe ricorsa a quel contegno, e insieme a mille capricci e dispettucci e sgarbi civettuoli e [...]
[...] maligni, se non avesse saputo che con tal mezzo riusciva sempre a spuntarla con l'amico, e tenerlo in suggezione. S'udì nella via deserta una lieve [...]
[...] rapida in punta di piedi, e senza rispondere al saluto del buon uomo, gli rimase dinanzi tutta ingrugnata, aspettando che egli con una parola, ma [...]
[...] con quella sola, le scacciasse tutto quel tristo - 159 - dispetto dal viso. Poi cominciò a passeggiare su e giù, tutta molleggiante e impettita [...]
[...] . Il vinaio, venendole dietro col bastoncello, s'ingegnava di prenderla con le buone e di portarle con voce soave delle ragioni che erano ottime [...]
[...] le spalle: era un continuo voltargliele e rivoltargliele, e, per parte del vinaio, un continuo andarle dietro e girarle attorno. Il vinaio alla [...]
[...] fine si buttò stanco a sedere, soffiando, battendo il bastoncello, agitandosi sulla sedia, e sospirando. Ella s'accorse subito d'aver troppo [...]
[...] trascorso con quel silenzio e quel muso, che ormai duravano inutilmente da vari giorni, e che bisognava mutar registro per vedere di condur l'uomo a [...]
[...] confidarle, prima ch'egli partisse per Rapolano, dove facilmente poteva lasciar le cuoia, il segreto del portafoglio. L'assalì dunque, disperata e [...]
[...] lacrimosa, con un profluvio di gemiti e di parole: gli rimproverò d'aver perduto l'onore per causa sua, d'aver perduto la pace in casa e la stima di [...]
[...] Gasparino, d'aver perduto i guadagni; gli rinfacciò le sue seduzioni, i pesi e i dolori d'una colpevole maternità, perchè Gustavo era sangue suo, e [...]
[...] sarò tornato, farò tutto quello che tu vorrai: ma ora non posso pensare a niente, ora ho bisogno di quiete: lasciami vivere! e se mi lasci vivere [...]
[...] mi vendicherò! a chi lascerò il mio non lo so! no, non lo so! e ve ne dovrete pentire, infami infami! assassini! " La Beppa, quantunque non [...]
[...] credesse punto a quelle minacce, le parve nondimeno che fosse abbastanza per quella sera, e inutile l'insistere ancora: d'altronde le chiavi della [...]
[...] taverna restavano a Gustavo; tutti e due dunque avrebbero avuto agio di frugare e scoprire durante l'assenza del vinaio, e verificare i vari [...]
[...] sospetti che avevano riguardo alle sue disposizioni testamentarie, e al luogo o alle mani in cui avesse depositato il suo capitale. Era meglio dunque [...]
[...] l'accaparrarsi intanto - 161 - le cento lire, con le quali avrebbe potuto comprarsi una bella cappotta impellicciata da starci ben calda e [...]
[...] fare una figurona la domenica alla messa in duomo. " Io mi cheto proprio, " soggiunse; " non mica per l'uzzolo delle cento lire e della cappotta [...]
[...] , sapete? che me n'importa? ma perchè ho paura che la vostra salute, povero Nando, ne soffra: non ne parliamo più, e fate quel che vi pare [...]
[...] . " " Laus Deo! così mi piace! " disse il vinaio, e le dette le cento lire: quindi, tolto da un ripostiglio un bel paniere di frutta, gliele mise [...]
[...] frutta! " rispose la Beppa ridendo: " ho capito via: v'ha mandato il becchino a darvi il buon viaggio. " - 162 - " E io le do a te, " disse [...]
[...] casa. " " Ben, via, n'accetterò una sola per gradire: datemi ora un dito di vino per bere alla vostra salute. " " Con tutto il cuore, Beppina, " e [...]
[...] d'ignoranti e d'impostori: il vino rigoverna lo stomaco. " " Anche a te, Beppa, ti piace di sentirtelo scorrere...." e fece un certo gesto, e [...]
[...] - e posò sulla tavola il suo mezzo bicchier di vino. " Allora si sta ferme come minchione, " disse la Beppa lisciandolo tortuosamente con una [...]
[...] lubrica occhiata, e soggiunse: " sentite, io quando sono in compagnia non posso vedere i bicchieri scemi: con gli scemi non bisogna ragionare [...]
[...] , bisogna empirli! " e ricolmò il bicchiere al vinaio che rimase esitante e voglioso a guardarlo. " Siete furbo voi eh? vorreste farmi bere eh? ma se [...]
[...] non bevete voi, non bevo neppur io, carino! " ella soggiunse, guardandolo con rapace e sorridente procacità. Il vinaio subì il fascino di [...]
[...] quell'occhio bestiale che l'aveva sempre ammaliato, e tracannò ubbidiente come un fanciullo. Voleva fermarsi lì, ma attratto dalle occhiate tremule e [...]
[...] dal bocchino dolce che continuava a fargli l'amica, finì coll'abbracciarla, e ribevvero tutti e due, sbaciucchiandosi, allo stesso bicchiere. Ma [...]
[...] topolino, ma molto si fida della sua zampa. - 164 - Se però quegli amplessi e quei quattro o cinque bicchieri non produssero subito il loro effetto [...]
[...] , ben egli se li sentì nel cranio e per l'ossa tutta la notte: una notte orribile, durante la quale non fece che maledire la Beppa. I dolori lo [...]
[...] trapassavano acuti e rapidi come spade, gli saettavano l'osso sacro e la nuca come lingue di serpi, lo prendeva spesso improvvisamente un senso [...]
[...] insopportabile di fuoco per tutto il corpo, ora aveva il braccio e ora il piede informicolati, si sentiva continui brividi, continue scosse [...]
[...] all'occipite, e se un po' s'assopiva, era subito riscosso da indefinibili e orrendi spaventi. Nondimeno la mattina si volle alzare, e sceso in bottega [...]
[...] , sotto gli occhi della gente, volle ancora mostrarsi forte, e avendo in piede un paio di larghe e ricche pantofole, gambettava gambettava per la [...]
[...] taverna, panciuto e tronfio, battendo con vivacità il bastoncello, e ficcando il dito a stimpanarsi forte l'orecchio. Si fece sull'uscio a strolagare [...]
[...] il cielo, e vedendolo squallido e abbassato su i tetti, con quella sudicia nuvolaglia che aspetta il vento e il fulmine che la squarci, credè [...]
[...] effetto del tempo quel continuo bubbolío che sentivasi negli orecchi; e si consolò. La diligenza partiva alle due; ed egli, da quell'uomo di giudizio [...]
[...] petrolio) e respingendo Gustavo, volle a ogni costo scendere solo in cantina a trombare il vino, e misurare quanto ne lasciava nelle botti avviate [...]
[...] . Puntava il bastoncello, avanzava il piede per iscendere un altro scalino, e la lucerna nella mano paralitica gli tremava, ed egli alzandola a [...]
[...] guardare la scala buia e lunga, pareva, scendendo, avventurare il corpo sopra un abisso. Nella taverna, di sopra, non v'erano, a quell'ora, che Gustavo [...]
[...] e due manovali, bianchi di calcina e di gesso, che mangiavano il loro pane e cipolla, bevendovi un quartuccio di vino: tacevan le voci umane, e le [...]
[...] mosche, riempiendo a torme nere i sudici tavoloni, e stando immobili per il muro, che vi parevano appiccicate, anch'esse presentivano il turbine [...]
[...] taverna: a un soffio repentino di vento s'udì per la strada mulinare e alzarsi in aria la spazzatura e sbattere ripercossi usci e finestre; e poi giù [...]
[...] goccioloni a martello su i tetti ottenebrati e le vie. - 166 - Il vinaio non ritornava: Gustavo scese in cantina, e, dopo pochi momenti, risalì [...]
[...] con la lucerna, che nella fuga gli s'era spenta, e gridò esterrefatto, pallido, ansante: " È caduto! è caduto! su, presto, venite a darmi una [...]
[...] mano! " I due manovali scesero in furia anche loro, e trovarono il vinaio colà dove l'aveva visto Gustavo: lo trovarono disteso per terra, con le [...]
[...] spalle appoggiate a una botte, in mano la tromba da vino, e la testa giù penzoloni sul petto. Gli rialzarono un poco il mento, v'accostarono la [...]
[...] lucerna, e videro un orrido esanime viso: lo chiamarono, lo scossero, tentarono di rialzarlo, ed egli ricadde giù tutto torto come un fantoccio [...]
[...] che il burattinaio butta là, dopo la commedia. " È morto! è morto! " gridò Gustavo, e ruppe in un pianto. I due manovali lo presero risoluti [...]
[...] , l'uno per le braccia e l'altro pei piedi, Gustavo li precedè piangendo con la lucerna, e lo portarono a gran fatica in bottega, ma tanto [...]
[...] strapiombava quella massa pingue e disfatta, che al primo tavolone che trovarono, ve lo caricarono sopra. Gustavo si chinò a baciare quell'orrido e [...]
[...] livido ceffo che pareva quello d'Oloferne trucidato, e pianse.... Sebbene veniva grossa quanta ne poteva - 167 - venire, la notizia si sparse [...]
[...] subito, e correva su e giù per la via, d'uscio in uscio, da finestra a finestra; in bottega accorreva gente curiosa e anche un po' sbigottita, e fuori [...]
[...] e dentro era un vario e caloroso vociare d'uomini e donne. " È morto Nando! — Come! o se l'ho visto un'ora fa sull'uscio di bottega! — Eppure è [...]
[...] morto d'un colpo, Dio ci guardi! — Oh, povero Nando! — Era un gran pezzo che quell'uomo trascicava i frasconi — Se avesse dato retta a me, e fosse [...]
[...] testamento? — Mah! c'è chi dice di sì, e chi dice di no — Io dico che ha lasciato tutto alla Beppa — Dicono che il capitale l'abbia lasciato a Gustavo [...]
[...] , e la Beppa usufruttuaria — Oh, la Beppa, ieri sera, andati via tutti, venne a trovarlo, ci stette fin dopo la mezzanotte: la vidi io — Era un uomo [...]
[...] di giudizio — Eh il conto suo lo sapeva, e deve aver lasciato molti quattrini - 168 - — Non si può dire che abbia lasciato nè venti, nè trenta [...]
[...] sera! — E dove anderemo ora la sera a passare un'ora? dove anderemo? " Queste e altre voci discordanti e assordanti riempivano di tumulto la [...]
[...] taverna e la strada, quando si vide la Beppa farsi largo affannosa in mezzo alla folla. XI. Entrò scalmanata, bagnata, col cappelluccio a [...]
[...] sporta che le s'era rovesciato dietro le spalle, e i due nastri gialli davanti, ne' rapidi moti, nel battere disperatissimo delle mani, le [...]
[...] sfarfallavano qua e là, e lo scialletto nero e civettuolo l'era trascorso giù a mezza vita a festone. " Madonnina mia, madonnina mia, madonnina mia, che [...]
[...] raggiungere nella disperazione il massimo effetto. Scena seconda: Passò quindi a una varietà d'atti e d'attucci con la testa e col corpo, dondolandosi [...]
[...] avanti, dondolandosi indietro, appoggiandosi a questo, appoggiandosi a quello per non svenire, con la destra premendo il cuore, e torcendo il capo [...]
[...] , e ricordando a uno a uno i rimedi che si sogliono in tali disgrazie apprestare, per accertarsi se li avessero almeno tentati tutti. Scena quarta [...]
[...] : Rassicurata quanto ai rimedi, s'inginocchiò a' piedi del morto in mezzo alla folla, e vi restò alquanto in tacita orazione e sì fervorosa che [...]
[...] poco, si tenne un poco il fazzoletto sugli occhi, e così bendata fu presa - 170 - da un tremito convulso piangendo: quindi si strinse al seno il [...]
[...] suo Gustavo, e poi se lo ristrinse un'altra volta in disparte, domandandogli se il povero Nando aveva il portafoglio in saccoccia. " No, " le [...]
[...] rispose sommessa, " e se mai Stefano apparisce alla cantonata, vienimi a avvertire subito. " Aspettò ancora un poco afflittissima, e quando [...]
[...] vide che nessuno badava a lei, essendosi di nuovo tutti rivolti a guardare il morto e a discorrerne, girò, più rapida d'una biscia che si ripone [...]
[...] inseguita, dietro la scena che copriva l'uscio del mezzanino, e sparì. Intanto Stefano e Filusella, avvisati subito da un amico, a cui avevano dato [...]
[...] qualunqu'altra cosa ordinaria. Padre e figliuolo entrarono grondanti e trafelati nella taverna, e tutti rivolsero gli occhi a - 171 - Stefano [...]
[...] che gli opponeva la gente, e accostatosi al tavolone, s'arrestò davanti al povero Nando colà deposto, con la testa appoggiata sopra un guanciale [...]
[...] . La lucerna etrusca, che gli avevano messa vicino sopra una sedia, ventilava su quel viso immobilissimo un lieve chiarore, e gli comunicava, a [...]
[...] cagione delle nere occhiaie e delle livide rughe, un certo moto d'ombre che lo rendeva più spaventoso. Stefano si scoprì tacitissimo il capo e si [...]
[...] voltò a Filusella che aveva accanto: Filusella non aprì bocca, ma come persona intendente, strinse forte le labbra, e disse tutto con un'occhiata [...]
[...] gomito due o tre volte a Filusella, e gli occhi gli lampeggiarono di furore. La Beppa s'era così sbrigata che pareva non si fosse mossa punto di là [...]
[...] presso il morto, a cui allora, scorrendo a fretta a fretta la corona, bisbigliava il rosario: nessuno, fuorchè Gustavo, l'aveva vista andare e venire [...]
[...] imperiosità e tale dispetto, che pareva covare in seno un'ingiuria atroce, e star lì pronta ad aspettare il momento di far valere un proprio [...]
[...] diritto. Stefano a ritrovarsela lì, davanti al fratello morto, con quell'aria ora compunta, e ora sfacciata di pretendente e di spiatrice, quel [...]
[...] rovello che aveva represso tanti anni, ogni volta che s'era abbattuto in colei, ora se lo sentì tutto muggire dentro e forzar le dighe: le occhiate [...]
[...] che le dava e quelle che riceveva da lei, che pur seguitava a bisbigliare fervidamente il rosario, erano come un irrompere di mute saette: una [...]
[...] far voi! " " Io sono il fratello. " " E io son l'amica. " " E chi è stato il primo, " egli domandò, " ad avvedersi del morto giù in cantina [...]
[...] ? " " Lui, " dissero due o tre accennando Gustavo in mezzo al silenzio di tutti, perchè tutti ascoltavano attoniti, e sentivano per l'aria l'uragano [...]
[...] vicino. " Dunque gli avrai trovato in tasca un portafoglio di pelle rossa, che sempre teneva addosso: e dov'è questo portafoglio? " - 173 [...]
[...] per la cura di Rapolano. " " Non è vero, e se il portafoglio non si trova, tu l'hai rubato! " tonò Stefano vibrandogli contro l'indice teso [...]
[...] viva ad un tale onore; per questo sentimento che allora veniva offeso in modo sì basso dall'animo venale e tristo di quei litiganti, si levò subito [...]
[...] - 174 - tra la gente che circondava il cadavere un mormorio e poi un clamore sincero d'indignazione. Come!... il povero Nando era appena [...]
[...] spirato, era ancora caldo, giaceva immobile e corpulento sul tavolone, in mezzo al cordoglio de' suoi amici e de' suoi compagni: giaceva in quel [...]
[...] silenzio riverenziale del corpo umano in faccia all'arcana maestà della morte che l'ha colpito, e alzar la voce in quel modo, e trattarsi d'ogni [...]
[...] vituperio, e osar perfino di venire alle mani!... Quale profanazione! Tutti si trovarono d'accordo a volerla impedire a ogni costo. Gli uni agguantarono [...]
[...] Stefano e Filusella, gli altri saltarono addosso a Gustavo, e tenendo chiusi, e quasi soffocati in mezzo, quei furibondi, i due gruppi [...]
[...] squassavano qua e là, ondeggiavano, si piegavano come due ciurme intorno all'albero maestro trascinate via dai marosi. Stefano e Filusella, abbrancati ai [...]
[...] polsi e alla vita, stiravano innanzi il collo, gonfiavano innanzi il petto tentando di rompere tante braccia, e avventarsi a Gustavo: e Gustavo [...]
[...] sentiva prendere un ciuffo dietro e tirar via per la cuticagna, l'altro sbatteva i denti a una ginocchiata appoggiatagli di sotto in su a posteriori [...]
[...] , quello voleva parlare ed era sbatacchiato nel muro, quell'altro voleva difendersi e gli era messa al petto la bocca del pistolone, per cui [...]
[...] allibiva e taceva, e in un fiat sparvero tutti; non rimasero nella taverna, di cui fu chiusa la porta, se non i quattro litiganti già ben legati [...]
[...] , malmenati e frugati. Ma il portafoglio non venne fuori.... La Beppa, per farla chetare, il poco cavalleresco capitano le diè uno schiaffo, che fu [...]
[...] profondi sospiri e da qualche fremito compresso. Gli sbirri, rimesse nella tasca della cacciatora le pistole a pietra focaia, ultimo avanzo dei [...]
[...] dragoni napoleonici, si gettarono qua e là - 176 - a sedere per le panche dell'oscura taverna, e ora guardavano il morto, e ora ghignavano facendo [...]
[...] orribili boccacce ai quattro delinquenti silenziosissimi e truci.... Intanto il cancelliere del tribunale, seguito dal capitano e dal [...]
[...] coadiutore, frugava tutta la casa, e apponeva su tutte le cose del morto il regio sigillo. Stefano si pentiva d'essersi lasciato trascinare dall'ira [...]
[...] , e allora, invece che in mano sua, ora cadeva in quelle del cancelliere. La sua precipitazione d'uomo ingenuo e focoso aveva guastato tutto. Ma [...]
[...] egli quell'odio contro la Beppa e Gustavo l'aveva troppo a lungo e troppe volte calcato, perchè in quel terribile incontro non esplodesse: ora [...]
[...] , come sempre suole accadere, egli si pentiva di questo che era un ultimo effetto naturale, non della causa che l'aveva prodotto; e se ne pentiva, al [...]
[...] solito, non per la cosa in sè come colpevole e trista, ma perchè essa era riuscita in suo danno: danno che avrebbe potuto evitare, egli pensava [...]
[...] , con un po' più di tattica e di pazienza.... E lì in piedi legato, alto, cupo, e giù a capo basso, pareva Polifemo cieco, perchè, immobilissimo [...]
[...] sentiva discorrere per le scale della cantina, e poi su al mezzanino. Ma finita la visita, il cancelliere riscese in bottega, e disse che il [...]
[...] portafoglio non era stato trovato in nessun luogo. La Beppa e Stefano, presi più che mai dal sospetto reciproco, si scambiarono allora un'occhiata [...]
[...] cancelliere più civilmente, " e lei, coadiutore, scriva. " " Ieri questo villanaccio...." " Male! s'incomincia male! " esclamò il cancelliere [...]
[...] accigliato, " ricordatevi che qui non siete in piazza: siete davanti al magistrato dell'imperiale e real governo: parlate dunque come si deve. " " Ieri [...]
[...] quest' omo venne, lustrissimo, a visitare quel poveromo là.... il povero Nando, che doveva andare a' bagni di Rapolano, e che son certa e sicura [...]
[...] gli dette a tenere quel portafoglio. " - 178 - " Dio, mandami un accidente so questo è vero! " tonò Stefano alzando la testa, e squassando le [...]
[...] due braccia come Sansone quando abbracciò le colonne. " Silenzio! " gl'intimò il cancelliere. " Ne sono certa e sicura, sor cancelliere, " ripetè [...]
[...] ancora, con voce afflitta e di ferma convinzione, la Beppa. " Posso parlare? " domandò Stefano che scoppiava. " Non ancora: e come potete [...]
[...] ? " ripetè Stefano divenuto smorto come un cadavere, e gocciolando sudore giù dalla fronte aspra e rugosa. " Non ancora, " rispose tranquillissimo [...]
[...] il cancelliere, e rivolgendosi di nuovo alla Beppa, con astuzia curialesca le domandò: " E dite, che somma conteneva quel portafoglio? " " Io [...]
[...] mani abbastanza sicure, e questo vuol dire che c'eran delle migliaia: ma ripose male la sua fiducia a riporla in quel...." " Posso parlare [...]
[...] ? " " Parlate. " " Ragionare è un conto, " gridò Stefano, " e voler dire una cosa è un altro! ah dunque il mi' fratello gli disse a lei d'averlo dato a [...]
[...] sarebbe venuto il momento di farvela vedere: chi vi scamperebbe? chi? assassini! Filusella, non senti? " Filusella sentiva pur troppo e tutto pesto [...]
[...] e malconcio, col suo cappelluccio fangoso che gli era caduto ai piedi, guardava con fulmineo stupore la Beppa, Gustavo, il cancelliere, gli [...]
[...] sbirri, il su' babbo: voleva dire e stava per dire un monte di cose alla volta, e non trovò il verso di dirne una. " Bugiardi! " seguitava a dire [...]
[...] Stefano avventando la testa a denti stretti, e battendo l'erre come un frombolo di saetta: " sor cancelliere, quanto è vero che son cristian battezzato [...]
[...] , - 180 - lo giuro pel santissimo sacramento dell'altare, e mi pigli un accidente subito, e Dio m'acciechi in questo momento, e la testa mi sia [...]
[...] mozzata, e la terra mi si sprofondi qui sotto i piedi, e Dio mi danni all'inferno con tutti i Casamonti per tutta l'eternità, se questa non è una [...]
[...] calunnia, se questa non è un'invenzione di quella donna e del su' figliuolaccio: vada a casa mia, sor cancelliere: vada! è padrone! frughi per [...]
[...] tutto! per tutto! e se trova il portafoglio mi faccia tagliar la testa: il portafoglio l'ha avuto lei! gliel'ha cavato di sotto lei al mi' fratello [...]
[...] ! lei! sì lei!..." " Calunnia! calunnia! calunnia! " strillava la Beppa volgendo il viso per non vedere Stefano, e alzando inorridita le braccia [...]
[...] . " Io, sor cancelliere, la politica non l'ho studiata come quella donnaccia! " " E devo ricordare anche a voi, " disse con fredda e severa gravità [...]
[...] permessi neppure i sarcasmi! " gridò il cancelliere. " Quella donna, " ripigliò Stefano, abbassando gli occhi furibondi, e parve ringoiare un [...]
[...] ruggito. Dopo qualche minuto di tremendo silenzio, - 181 - il cancelliere, squadratili tutti e quattro, disse soavemente: " Basta per oggi: vadano [...]
[...] pure. " E scortati dagli sbirri furono condotti tutti e quattro, frementi e sospirosi, in prigione. XII. Il fatto levò rumore, gli sbirri furon [...]
[...] lodati per la prontezza con la quale eran corsi a metter fine al disordine, e il nome del morto profanato, del povero Nando, correva per le bocche [...]
[...] ai quattrini, facendo tutto quel putiferio. Con questa lodevole indignazione mostravano tutti una tal purità di sensi e tanto disprezzo per il [...]
[...] zitta zitta accanto al morto a dirgli il rosario, tutta immersa nella preghiera e nell'afflizione, e non avrebbe aperto bocca a ripeter nulla, e [...]
[...] la Beppa stessa, e così - 182 - confermavano i testimoni a una voce. Che poi un portafoglio ci fosse stato, di questo non c'era più alcuno [...]
[...] che dubitasse, dopo le chiacchiere che ne aveva sempre fatte la Beppa, e anche perchè i vecchi frequentatori della taverna giuravano d'aver veduto [...]
[...] il vinaio mettervi mille volte i biglietti di banca, e lo portava sempre con sè, non osando di mostrare troppo apertamente d'essere ricco, ma [...]
[...] lasciandolo un poco subodorare per essere più stimato e più riverito. Tutti dunque affermavano con assoluta certezza che il vinaio aveva lasciato [...]
[...] gran capitali: e chi diceva venti, e chi cinquanta, e chi ottanta, e chi centomila. Dov'erano andate tutte queste ricchezze?... chi era il [...]
[...] . " S'è scoperto finalmente questo ladro? " l'amico domandava all'amico incontrandolo la mattina per via, e si facevano pure delle scommesse. È da [...]
[...] scommessa l'ha vinta il tale, oppure il tal altro: — ma fallirono, perchè riuscite vane le perquisizioni in casa di Stefano e della Beppa [...]
[...] , - 183 - e vana pure ogni altra ricerca, l'autorità fu costretta a scarcerare i quattro ingabbiati. Allora avendo delusa l'aspettativa del pubblico [...]
[...] in tre o quattro botti, gli amici del povero Nando s'accordaron di non andarci e lasciarlo solo colà in quel tenebroso stanzone, in compagnia [...]
[...] dei boccali e delle panche vuote. Stefano, che si sentiva soffocare in quell'aria e rodevasi dalla rabbia, non vedendo venir nessuno, neppur le [...]
[...] serve e le ciscranne della strada, anch'esse indignate contro di lui; fu costretto a ribassare grandemente il prezzo, e allora ci fu tal folla di [...]
[...] donnacchere al finestrino e d'amici nella taverna che in un giorno o due le botti del povero Nando furon vuotate. Compiuta questa faccenda, Stefano [...]
[...] vendè a un rigattiere di piazza i mobili del fratello, chè per la sua casa campestre erano troppo di lusso e - 184 - superflui, ne vendè pure la [...]
[...] tuba, la canna d'India, il rotolò con la nappa, e le giubbe: quindi se ne tornò con quei pochi al podere, e nell'antico palazzo dei conti Della [...]
[...] aveva raccolto intorno a sè tutto il buonumore e tutto il chiacchierio di quella malinconica strada. Tornato al podere, la fatica e l'aria libera e [...]
[...] carpita la Beppa e Gustavo, i quali credevano lo stesso di lui. Le due parti nemiche dunque rimuginavano pensieri di sangue, e quest'odio reciproco [...]
[...] che derivava da un reciproco sospetto, anzi, più che sospetto, certezza, gorgogliava e s'inaspriva nel pensiero ostinato e insodisfatto della [...]
[...] vendetta. La carcere sofferta, gli ammonimenti e le minacce severissime ricevute dal vicario e dal capitano degli sbirri, alla cui sorveglianza erano [...]
[...] , sicchè favoleggiavano di somme troppo maggiori del vero, e il cruccio e il rammarico crescevano in proporzione del danno che credevano d'aver [...]
[...] essa che tristezza e odio mortale! Senza possedere nessuna qualità straordinaria, egli era nondimeno tal uomo da elevare mediocremente la [...]
[...] fortuna della sua famiglia, quando per la sua condizione non si fosse trovato fuori d'ogni via d'arrivare a ciò, e la via da lui presa era cattiva e [...]
[...] l'acrimonia e la virtù operativa, e l'animo inconsapevolmente e latentemente ambizioso, e che lo spingeva anch'esso, come l'interesse, a cercar [...]
[...] di cogliere l'occasione, ed essere accorto; tutte queste qualità buone e cattive che l'avrebbero in un'altra sorte e in un altro ambiente [...]
[...] condotto a realizzare il suo sogno, contadino e rozzo e inesperto di troppe cose come egli era, non potevano che traviarlo, e frullargli il tormento [...]
[...] di cure e di sforzi vani e colpevoli. Aveva alla cassa di risparmio seimila lire, messe assieme a poco a poco, d'anno in anno, con la pazienza e [...]
[...] la solerzia d'una formica. E ora, pensando che quanto aveva raccolto dalle incessanti fatiche e dagli aspri risparmi di tanti anni, era tutto [...]
[...] lì in quel magro capitaluccio insufficiente ad assicurare al figliuolo e ai nipoti la proprietà del podere, mentre sperava il podere di poterlo [...]
[...] comprare con l'eredità del fratello, e l'eredità gliel'avevano iniquamente rubata; egli, con tali pensieri pel capo, vedeva tutto a traverso, e [...]
[...] innanzi un breve tratto di vita, e la meta, già vagheggiata sin dalla giovinezza, la vedeva ancora così lontana, - 187 - che troppo più gli [...]
[...] sarebbe occorso campare per arrivarci! Il suo Filusella dunque e i suoi nipoti sarebbero rimasti sempre poveri, sempre contadini disprezzati e schiavi a [...]
[...] che si fossero, e che eragli rimasto ignoto prima d'avvicinarsi e di mescolarsi con la gente della città, ora nei disinganni della vecchiaia, dopo la [...]
[...] morte del figliuolo, la calunnia, le ingiurie e la prigionia, riempivalo più che mai d'amarezza e di sdegno, come se l'avessero forzato a [...]
[...] una sorte migliore della sua! una sorte che l'avesse elevato, e posto al sicuro dalle angherie a cui sono sempre esposti i villani: e Amerigo [...]
[...] invece, per la sua pessima condotta e per i suoi vizi, era morto giovane, era andato incontro al ferro d'un assassino! così era rimasto campo libero [...]
[...] alla Beppa e a Gustavo di rubargli l'eredità: un’eredità a cui come il primo dei Casamonti, e per la lunghissima servitù prestata al fratello, lui [...]
[...] solo aveva diritto! Egli ragionava così: e la coscienza di questo preteso diritto, il sentimento dell'offesa e del danno conseguiti - 188 [...]
[...] portava il pensiero della galera e della sua totale rovina, sarebbesi abbandonato tutto a seguire quegl'impulsi violenti che trascinano sempre al [...]
[...] da un pezzo), e lui era rimasto solo al camino che si spegneva silenzioso. Pareva incantato colà a sedere, quasi gli paresse fatica ad andare a [...]
[...] antica, pareva dolersi della compagnia degli altri mobili oscurissimi e rozzi, - 189 - ed uno, vedendolo, si domandava come mai si potesse [...]
[...] trovare in così povera casa. Ma que' seggioloni erano sparsi un tempo per tutto il grande e rovinato palazzo dei conti Della Pula, e quello era rimasto [...]
[...] dimenticato giù al mezzanino del vinaio. Ora, di tutti i mobili del vinaio, Stefano quello solo se l'era portato a casa, e non l'aveva venduto [...]
[...] , pensando che gli avrebbe fatto comodo per riposarvisi la sera, dopo il lavoro. In famiglia lo riguardavano tutti con una specie di riverenza, e [...]
[...] d'esser vivi, ed erano terribili nello sdegno, con un forte risentimento di rughe aspre e taglienti nel viso color del rame e che, pur maschio, aveva [...]
[...] una tal quale finezza tutta toscana di tratti, e il labbro sottile; come era bieco talora e cupo il suo sguardo! come concentravasi in un pensiero [...]
[...] iracondo! E anche quella sera, con gli occhi fissi in que' tizzoni che si spengevano placidi nel camino, ritornava col pensiero a visitar la casa [...]
[...] e la - 190 - bettola del fratello, volendo ancora accertarsi se non avesse per caso dimenticato qualche angolo, qualche ripostiglio, qualche [...]
[...] cantuccio: no, da per tutto aveva messo e rimesso l'occhio ansioso e la mano. Sì: l'avevan rubato loro: la Beppa e Gustavo. Se gli veniva in mente [...]
[...] rubato loro! — Tanto il vecchio odio contro la Beppa e Gustavo, e l'abitudine di vederseli sempre di fronte a contendergli, con vigilanza e [...]
[...] di nutrire e accrescere quel suo odio in tale certezza, tanta voluttà provava il miserabile cuore di quell'uomo nell'attizzare e aspreggiare la [...]
[...] passione da cui era più tormentato! — L'hanno rubato loro! — E contandoli sulle dita, incominciò quella sera a numerare tutti i mobili che erano [...]
[...] nelle stanzette del vinaio: li contò e li ricontò, e concluse di averli tutti guardati e rivoltati a uno a uno: — L'hanno rubato loro! A un tratto [...]
[...] davanti agli occhi, o come se fosse rimasto sorpreso innanzi a un'improvvisa rivelazione: scattò su in piedi, e andò tentoni cercando il lume per la [...]
[...] cucina.... Come rimuginando e frugando in mezzo a una grande minutaglia di cose, a un tratto ci salta all'occhio un oggetto caro o prezioso che [...]
[...] messo da una parte, e poi, sopraffatto da' suoi cupi pensieri, non s'era più ricordato di sottoporlo come gli altri a un accuratissimo esame [...]
[...] . Andava tentoni, e picchiando qua e là, le mani tremanti, cercava il lume, e s'impazientiva di non trovarlo subito nel momento.... Lo trovò, l'accese [...]
[...] , e curvò la lunga schiena a guardare con attenzione grandissima il seggiolone troneggiante innanzi al basso camino. Di sopra il bel cuoio a [...]
[...] fiorami, a cui l'uso e gli anni avevano dato una lucida tinta morata, appariva intatto, appariva liscio e pulito senza vestigio alcuno: ma palpando [...]
[...] di sotto l'alto e duro guanciale, - 192 - ne sentì in un angolo ricucita e sovrapposta la tela. Capovolse la sedia, e toltosi il coltellaccio [...]
[...] mano, e.... E finalmente corri, corri e ricorri come bracco che si spasima ai quattro venti, e fiuta rapido ogni cespuglio, ogni sentiero, ogni [...]
[...] siepe, in cerca della quaglia o della pernice, egli aveva scoperto la selvaggina per uno di quegl'intuiti che sembrano alle volte miracolosi, e [...]
[...] scava e scava finchè talora trova il modo d'arrivare alla luce, o di scorgere il vero. Gli corsero i rigori da capo a piedi a pensare che anche [...]
[...] Nando, perchè andasse a lui solo e non ad altri l'eredità: col viso raggiante d'un'infinita allegrezza, stette un attimo a bisbigliare sommesso [...]
[...] guardando come rimbecillito o trasecolato il seggiolone capovolto e squarciato, e il grosso portafoglio che stringeva nel pugno. Era quel medesimo [...]
[...] : ma pure ce n'è tanti! ce n'è tanti!... uno, due, tre, quattro.... " Ce n'è tanti che bastano per la compra di tre poderi e di dieci paia di bovi [...]
[...] !... ora addio miseria! son ricco! muoio contento! non ho più nulla a desiderare!... grazie grazie grazie, povero Nando! e, io che t'ho maledetto [...]
[...] tante volte! che tu possa essere benedetto in eterno,... e questa lettera sigillata? dev'essere il suo testamento, e se avesse lasciato tutto a me [...]
[...] ! allora io non ho che mostrarlo, e poi comprare il podere: non so leggere! non so leggere! " Dopo un po' di consiglio preso con sè medesimo, si [...]
[...] dormiva in un lettone spazioso con Carmelinda - 194 - e i figliuoletti minori, e allora russavano tutti, mentre un chiaro raggio di luna, entrando [...]
[...] dai vetri della finestruola, pareva vegliare, in gran silenzio, quei placidi addormentati: russavano beatamente, ognuno per conto suo, e [...]
[...] Carmelinda, alzandosi a sedere sul letto, e sporgendo le mani contro l'ignoto che veniva affannoso di notte a violare il suo talamo. " Zitta: son [...]
[...] !... scotetelo forte! " " Filusella! Filusella! il babbo vi vuole! " Ma ce ne vollero delle chiamate negli orecchi e degli strattoni prima che il beccamorti [...]
[...] , tronfiando, masticando, rivoltandosi, dando terribili calci, e brontolando, si trovasse, quasi senza saperlo, fuori del letto. Suo padre [...]
[...] ascoltare. Ma Filusella, non desto - 195 - ancora del tutto, con la barba e i capelli rabbuffati, gli occhi socchiusi e coperto d'una lunga [...]
[...] , soffiandogli negli orecchi: " Svégliati, perdio!... che il portafoglio del povero Nando è trovato! " " E dove l'avete trovato? " egli rispose, ficcando [...]
[...] cucina? " " Sì! sì!..." " Oh figlio d'un cane! guarda dove l'aveva cacciato! e ci ha fatto tanto penare! e voi l'avete cercato tanto, e poi c'eri [...]
[...] sigillo eterno. " Fate conto d'averlo detto alla fossa che ho scavato stamani. " " Pensa che questi quattrini un giorno saranno tuoi e de' tuoi [...]
[...] figliuoli. " - 196 - " E quanti sono? " " Questo non sono obbligato a dirtelo: leggimi subito questo foglio, ma a bassa voce: ” e s'affacciò [...]
[...] naturali, Giovanni, Francesco e Antonio Degl'Innocenti, avuti da una certa Amabilia Santini, ragazza di civil condizione, andata poi a servire a [...]
[...] Firenze, e colà maritatasi a un ombrellaio: e di tutti era indicato dal testatore coscienzioso il domicilio e il mestiere. Quanto poi al proprio [...]
[...] , anima buggerona! " sclamò Stefano a questo punto: — e aveva sempre mostrato in ogni cosa, continuava a dire il testamento, di non ascoltare [...]
[...] altra voce che quella dell'interesse. — - 197 - " Oh, porco fottuto! o lui che cosa ha fatto tutta la vita?... già questo foglio e che conta? i [...]
[...] testamenti si fanno, ma in carta bollata, e per mezzo di pubblico notaio; e questo nessun l'ha visto. " " Ne siete proprio sicuro? " domandò [...]
[...] loro! Che Gustavo e che Antonio, e non so chi altro Degl'Innocenti? chi li conosce questi farabutti?... io non so chi siano! no signore [...]
[...] all'ingiustizia d'un fratello ingrato! sì ingrato! e io sarei il più gran baggiano di questo mondo, se ora non mi prendessi tutto: questa è roba mia [...]
[...] ! quando scrisse questo foglio dicerto aveva bevuto, tu sai che aveva il vizio di bere: no, questo non è un testamento in regola! " E accostatolo [...]
[...] maledizione del padre ti colpirebbe!..." " State sicuro: la bocca mia è la bocca d'un morto. " E Filusella tornò a dormire approvando pienamente [...]
[...] l'operato del babbo, e si rallegrava tutto pensando che quell'oro era anche suo: l'oro — il quale, come diceva quel tale abate ai discepoli [...]
[...] girare il fuso e cantarellare sulla porta di casa, chiamando ora l'uno e ora l'altro de' suoi figliuoli, e Filusella continuò in cappa nera e con [...]
[...] - 199 - che le raccolte del podere crescessero e così potesse attribuirsi anche a queste la sua ricchezza, la quale bisognava già che prima o poi [...]
[...] , in qualche modo e da qualche parte, spuntasse fuori. Non lasciò dunque cantuccio di terra dove avesse visto che poteva provar bene questa o quella [...]
[...] dire, l'erba del campo, o meglio i cardi e l'ortiche di quel tratto incolto che s'estendeva fra il cimitero e la casa del contadino; in quel [...]
[...] lode colà dove non la raccoglie e non la crede nessuno, cioè sulle fosse dei morti, dicendo che erano state lingue malvage, come d'altronde [...]
[...] misterioso e sotterraneo e continuo scorrere di fluidi generosi tutto a vantaggio delle patate! un vero e grande opificio chimico sempre in moto [...]
[...] il - 200 - giorno e la notte, ma senza apparecchio meditato e ingegnoso, senza falsi ingredienti, senza rumore di cilindri, senza strepito di [...]
[...] istituto d'educazione, gustava molto di queste patate. " Le patate, " ella diceva a Stefano, " sono il cibo più sano, più leggiero e più nutritivo [...]
[...] di quanti, per sua bontà, ce n'accorda la Provvidenza, e noi ne facciamo un consumo immenso con tante educande che abbiamo, ma le vostre poi, o [...]
[...] Stefano, le vostre sono così gentili, così saporite.... col sale! " E anche la superiora, al cui occhio di certo nulla sfuggiva, anche lei diceva [...]
[...] trattabile, più giusto nel peso, più rispettoso, anzi ora era rispettosissimo!... e non stava più tanto a leticare come prima per il soldo e il [...]
[...] - 201 - cambiamento era lei che l'aveva operato, perchè, a tempo della povera Giovanna, Stefano non era mai stato così pacifico e così umano: non [...]
[...] lo sapeva prendere quella donna. E Carmelinda ne sorrideva giovialmente e se ne gloriava. Quelli poi che, per il piacere di sentirlo inveire [...]
[...] contro la Beppa e contro Gustavo, cercavano di tirarlo a parlare dell'eredità andata in fumo, ora la smessero, perché lui rispondeva sempre con [...]
[...] cristiana rassegnazione: " Non me n'importa, il Signore non l'ha voluto, e ci vuol pazienza! nacqui povero e povero morirò: non l'avete visto sulla [...]
[...] soglia del cimitero vecchio quello scheletro coronato che tiene in mano quel cartello? su quel cartello sta scritto: Nacqui Grande, vissi Re, e son [...]
[...] morto: tutti s'ha a morire, e che importa dunque essere poveri o ricchi? a me i quattrini non m'hanno fatto mai gola: se li godano pure: io per me [...]
[...] non ci penso più. " Invece ci pensava, e come! Perchè nessuno lo può negare: l'ingiustizia, per una legge misteriosa ma inevitabile, non lascia [...]
[...] mai di pungere il cuore di chi la pensa e la compie. Se oggi Stefano appariva più ragionevole e calmo perchè non più attristato dall'odio e dal [...]
[...] rammarico delle speranze fallite, quante altre cure - 202 - non l'agitavano! l'agitavano la paura, il sospetto, e di quando in quando un po' di [...]
[...] paura dell'inferno; nè gli valevano le messe a placare l'anima del fratello. Prima, la coscienza del male e delle ingiurie sofferte ingiustamente [...]
[...] lo rendeva ringhioso contro tutti, e gli avrebbe fatto guardare a testa alta anche la morte: oggi la paura d'essere derubato o scoperto lo faceva [...]
[...] sempre tremare, lo piegava sempre a cercare d'accaparrarsi con maniere insinuanti e servili la benevolenza e la stima d'ognuno. Ecco perchè dicevano [...]
[...] che Stefano era divenuto migliore nel modo che il mondo vuole che uno sia tale. E se oggi dall'onda della fortuna (una fortuna più trista che buona [...]
[...] senza che Argo non si destasse e non lo fissasse co' suoi cento occhi maligni? Stefano e Filusella, anche essendo soli in mezzo al silenzio del loro [...]
[...] credevano sempre spiati: e cercavano d'accarezzarlo Argo, cercavano di sopirlo, perchè la buona bestia non s'accorgesse di nulla, non abbaiasse [...]
[...] . - 203 - Stefano, per cambiare ora l'uno e ora l'altro de' grossi biglietti dell'eredità rubata, la prendeva cautamente larga. Non andava più come [...]
[...] una volta ai mercati ne' paesi all'intorno, ma per la strada vecchia e diruta del Mont'Amiata calava giù alla Paglia, e per estensioni basse, dove [...]
[...] annidano appena i corvi, attraversate le nere casucce d'Acquapendente, e i boschi di querce che fanno ghirlanda cupa a Bolsena, di là s'inoltrava [...]
[...] , empiendo di corna lucenti e di muggiti la fiera. E andava pure a Toscanella, a Sutri, a Corneto, ultima città, morta laggiù nello squallore [...]
[...] malsano, tra la necropoli etrusca e il mare infinito. In que' luoghi Stefano si dava per un fattore, vendeva la cattiva vaccina che ci aveva portato [...]
[...] , barattava i biglietti e tornava con bestie novelle e con buona somma di scudi romani nella ventriera. Di qui la voce, da lui fatta abilmente [...]
[...] correre, che nelle vendite e nelle senserie, di cui lo ricercavano come intendentissimo di bestiame, Stefano guadagnasse assai nel Romano, che allora [...]
[...] , per quella gente che non usciva mai dal paese, era come dir nella China. E Adamo ogni dato tempo portava alla cassa di risparmio de' rotoletti [...]
[...] - 204 - di 15 francesconi l'uno, che il nonno gli legava alla tasca della giacchetta, temendo non li perdesse. Ma Argo già mugolava, e la gente [...]
[...] bel giorno che egli aveva comprato il podere del cimitero sborsando un acconto di novemila lire, e prendendo tempo all'intiero pagamento dieci [...]
[...] anni: allora Argo ringhiò. " Altro che maremma romana! imbecilli! " dicevano Gustavo e la Beppa infuriati: " quello è sangue cavato dal portafoglio [...]
[...] ! " La Beppa, con la franchezza sfacciata che assumeva in tali occasioni e vestita con abiti di gran lusso, non faceva che domandare udienza ai più [...]
[...] alti funzionari della città, e da essi scendeva ai più bassi, agl'imi che comandano ai potenti, eccitandone lo zelo sbirresco con quello che [...]
[...] ancora le rimaneva di lusinghe muliebri, coi danari e con le promesse. Ma per quanto avessero in animo di scoprire, non apparve nulla di reo contro [...]
[...] Stefano, nulla che lo provasse ladro dell'eredità del vinaio, che ormai dormiva da cinqu'anni il sonno eterno. La Beppa e Gustavo non se ne potevano [...]
[...] persuadere e seguitavano a battere ancora alle bussole degli uffici, e alle case degl'impiegati, - 205 - esigendo che più non avessero fine le [...]
[...] indagini e le ricerche: per cui il vicario, seccato da queste pretese irragionevoli, come definitiva conclusione un giorno disse a Gustavo: " Vi [...]
[...] abbiamo comunicato che i commessi di pubblica vigilanza attinsero bonissime informazioni su quell'uomo: è un uomo religioso, onesto e laboriosissimo [...]
[...] . Per accondiscendere alle vostre domande e a quelle di vostra madre furono fatte altre perquisizioni al suo domicilio, e non fu rinvenuto nulla [...]
[...] questa somma fu da lui aumentata mediante il frutto del 5 per %, mediante le raccolte abbondantissime, e i guadagni della vendita in piazza [...]
[...] , compra e vendita di bestiame, senserie, e che so io. Io non dovrei scendere con voi a questi particolari, ma lo faccio per non ricorrere a misure più [...]
[...] rigorose: perchè per parte vostra e di vostra madre è proprio una fissazione e anche una malvagità quella di venirci sempre a far perdere il tempo [...]
[...] sa tutto, la polizia scopre tutto, vede tutto, conosce tutto: avete capito?... Se avete capito tanto meglio per voi, e anche per me, perchè non [...]
[...] , la madre provocò in tutte le donnicciuole del vicinato un clamore d'indignazione e di maraviglia contro quell'asinaccio, quel becco cornuto [...]
[...] , quel pasto gonfio (essendo egli grasso) del vicario. Tutte davano un buon consiglio alla Beppa e a Gustavo: consigli maliziosi o anche audaci, ma [...]
[...] tanto poco praticabili che il rimedio era peggiore del male; e non una parola che mirasse piuttosto a calmare e non incitare di più gli spiriti di que [...]
[...] ' due che reclamavano accanitamente l'eredità. Gustavo non la mandava giù, e qualche cosa voleva fare a ogni modo. La domenica seguente dunque per [...]
[...] veder d'attaccarla, per veder di sfogarsi un poco, lui e altri dieci o dodici compagnacci uscirono schiamazzando fuori di porta nel pomeriggio [...]
[...] , ed entrarono nel podere di Stefano. V'entrarono dalla parte di sotto, dove la strada tra campo e campo serpeggia a piè - 207 - de' poggi continui [...]
[...] , e si perde in mezzo alle crete. Ebbero l'avvertenza, per aver libera alle spalle la ritirata, di non scostarsi troppo dalla siepe che cingeva il [...]
[...] podere, e si sdraiarono da padroni in mezzo ai solchi, attaccandosi ai fiaschi portati da un vecchietto furfante, e levando grida bestiali. A [...]
[...] quelle grida Stefano, Filusella, e con loro Adamo e Abele, armati di buoni pali da vite e col cane, comparvero minacciosi sul colle. " O villanacci [...]
[...] orrendi latrati tutta quella estensione quieta e serena di campi e di colli: i contadini seguitavano a tenerlo indietro legato, e stavano fermi, con [...]
[...] occhi intenti a guardare. Gustavo e i suoi amici, vedendoli sì pazienti, raddoppiarono l'urlata, e si gettarono in mezzo a pestare il grano, a [...]
[...] ballare, farvi salti e capriole, cogliendo frutta e stroncando i rami. Ma fu un momento: perchè i quattro contadini si precipitarono, coi pali in [...]
[...] aria, giù per il pendio del colle molto scosceso, e coloro, quando si sentirono ronzare vicino i poderosi bastoni, schizzarono dalla siepe che il [...]
[...] cane già li azzannava tre o quattro, e sparvero - 208 - in un baleno, lasciando le armi sul campo, cioè i fiaschi vuoti. Quando furono in luogo [...]
[...] salvo, fremendo, guardandosi le natiche, i panni laceri e le zannate del cane, giurarono di vendicare un simile affronto dicendo di non poterlo [...]
[...] tollerare da nessuno, e tanto meno poi da quei villanacci. Quei plebei parevano presi anch'essi dall'orgoglio del sangue: Gustavo intanto gongolava [...]
[...] d'avere associato al suo odio contro Stefano degli alleati; e quali alleati! " Bisogna pigliarlo a solo quando non ha il cane! " dissero, e [...]
[...] chiacchiere in piazza, vi passava sull'imbrunire per tornarsene a casa. Vien la domenica, e all'ora stabilita s'appostano a una casetta, la quale ha [...]
[...] l'uscio in un canto del prato e, dall'altra parte, di là dal muro che lo ricinge, si sprofonda giù tra le ficaie d'un ortaccio, insalvatichito da [...]
[...] stava l'arcidiacono del duomo in quella casetta, ma morto lui, volendoci troppo a restaurarla, - 209 - non ci tornò più nessuno, e rimase [...]
[...] abbandonata a ricordare nella sua gentile e decadente umiltà la bella architettura di certe modeste dimore del cinquecento. Ma il luogo è quasi deserto [...]
[...] , e in mezzo a conventi solennemente taciti e chiusi, in fondo alla città, spira un che di misterioso, come se si fosse in mezzo ai sotterfugi e [...]
[...] agli agguati. " Eccolo! " Stefano aveva passato il vecchio arco che dalla città mette nel prato delle Burella, e si avviava solo solo verso quella [...]
[...] porta laggiù, in fondo alla via che vi declina scoscesa, e che non vede continuamente che funerali. Le campane di Sant'Anna avevan cessato di [...]
[...] sonare querule ed argentine le ventiquattro, e tacevano vibrandone ancora il suono per l'aria oscura: il vecchio contadino, venendo oltre, non li vide [...]
[...] se non quando gli furono vicini e l'ebbero circondato. " Questo è partito fatto! " egli disse fra sè riconoscendo Gustavo, e arrestandosi cauto a [...]
[...] aggrottato e nell'occhio attentissimo. " No: io sono il figliuolo di Nando, e tu, assassino, m'hai spogliato! " " Che dici mai! tu sei figliuolo [...]
[...] . " " Non tocca a te a dirlo! e se non mi rendi quello che mi hai rubato, t'ammazzo! " " Smettiamo, ragazzi! non portiamo qui le questioni, se no [...]
[...] del vecchio. A quel nuovo insulto egli non si potè più tenere: volendosi aprire il passo, ne prese uno alla vita, e lo rovesciò come l'orso [...]
[...] rovescia a pancia all'aria il mastino, per adoprare le branche contro un altro mastino che l'azzanna da tergo. E così ne caddero altri, mentre tutti [...]
[...] cercavano di spingere Stefano verso una muriccia di sassi, prossima alla casetta dell’arcidiacono, e tentavano d'attraversargli le gambe per [...]
[...] farlo precipitare e liberarsi dai colpi coi quali egli li teneva lontani. Riuscirono finalmente a stringerlo - 211 - e farlo cadere addosso a [...]
[...] Gustavo che già aveva afferrato, e lo sbatacchiava sulla muriccia con una mano, e con l'altra si difendeva ancora alle spalle, e tentava di [...]
[...] rialzarsi ancora da terra; e si rialzò, ma sospinto di nuovo a tergo ricadde con Gustavo che ancora stringeva, e lo coprì con tutto il corpo, e lo [...]
[...] schiacciava e lo mordeva sotto di sè. Tutti gli altri allora furono sopra a Stefano furibondi, e lo finirono a colpi di pietra sul capo. Poi [...]
[...] fuggirono per le vie quasi deserte con le quali va terminando la città vetusta sovra pergole di giardini e placidi ariosi campi d'ulivi, in faccia alle [...]
[...] montagne ridenti. Gustavo, riavuto dopo poco il conoscimento, inorridì a trovarsi Stefano sempre addosso, ma che non si moveva più, e sanguinava [...]
[...] almeno liberarsi di Stefano che gli pesava orrendamente sul petto, e lo imbrattava di sangue: ma esausto e ferito anche lui, potè appena, con [...]
[...] grande sforzo, muoversi tanto da scostare la testa da quella gelida e fracassata del suo nemico. Credendosi vicino a morire, prese a recitare l'atto [...]
[...] di contrizione, l'atto di fede, l'atto di speranza e di carità: ma ad ogni momento - 212 - s'interrompeva per gemere e chieder soccorso per [...]
[...] cheto cheto, temendo pericoli o di andare incontro a citazioni, testimonianze, e anche a fastidi maggiori: non si sa mai! Finalmente alcuni [...]
[...] giovani, abbattendosi pure a passar di là, s'arrestarono e tesero gli orecchi a quel gemito che sonava nella notte buia così cupo, così sinistro! Era [...]
[...] proprio il gemito d'una persona che moriva laggiù sola in fondo al prato, vicino alla casa dell'arcidiacono, e bisognava soccorrerla. Corsero a [...]
[...] prendere una lanterna all'osteria dei Tre Mori al chiassuolo, tornaron veloci e atterriti s'avanzarono col lume pel prato.... Scorsero Stefano e [...]
[...] Gustavo distesi e confusi sulla muriccia nel sangue, l'uno immobile e l'altro sotto che respirava ancora e gemeva e diceva che l'aiutassero per l'amor [...]
[...] di Dio!... Due sbirri che erano a bere all'osteria dei Tre Mori, e s'erano inoltrati pei primi, s'opposero alla folla che già ingrossava, non [...]
[...] permettendo che que' due fossero punto rimossi dal luogo e dalla posizione in cui si trovavano, finchè non fosse venuta l'autorità. Questa non - 213 [...]
[...] - tardò a venire, seguita dai cataletti della Misericordia, e dalle torce che colorivano d'una luce fumosa e rossiccia l'alta muraglia del [...]
[...] monastero e la folla vociferante e brulicante pel prato. Il medico verificò la morte di Stefano, riconobbe come gravi le ferite di Gustavo; ferite che [...]
[...] sottentrarono con la spalla, e il nero corteo s'avviò allo spedale tra i bagliori funerei delle torce che spandevano per quelle vie anguste e [...]
[...] tetre fumo e fiaccola al vento. Gl'incappati che portavan Gustavo andavano lenti e misurati per evitargli ogni scossa dannosa; ma l'altro cataletto col [...]
[...] morto passò rapido innanzi, in mezzo al rumore delle corone che cingevano i fianchi, e giunse assai prima allo spedale. Il cadavere di Stefano fu [...]
[...] deposto subito sul marmo della sala anatomica. Il regio procuratore, il medico fiscale, il chirurgo maggiore, e un praticante di medicina in [...]
[...] membra d'atleta, aventi dall’immobilità, dalla tensione dei muscoli, e dall'occhio fisso e velato quel non so che di gravemente immemore che è [...]
[...] proprio dei corpi spenti: e tutti coloro sporsero il collo. Egli aveva cinta e ben fiancata la vita da una larga fascia di cuoio, la quale sosteneva ben [...]
[...] saldo, aderente alla carne, un... " Un portafoglio! " gridarono tutti. " Dev'essere il famoso portafoglio! " soggiunsero, e visto che conteneva [...]
[...] ancora molti biglietti non dubitarono più che non fosse quello, e che egli non l'avesse rubato: allora nuovi gridi di maraviglia successero al [...]
[...] maggiore la distrazione e un certo diletto che si prova parlando degli scandali e de' fatti atroci, perchè allora ognuno non conosceva che quelli [...]
[...] particolari del suo cantuccio, e non tutti gli altri che accadono in ogni angolo della terra, e di cui oggi ogni ciabattino che legga il giornale [...]
[...] - 215 - può essere informato con profitto non minore al piacere. Quindi per alcuni giorni non si parlò d'altro: e se da un lato s'inorridiva [...]
[...] alla perfidia e alla malizia di quel villano, non si rifiniva poi di strabiliare a tanta imbecillità quanta in quell'occasione ne aveva mostrata la [...]
[...] polizia. La Beppa, quantunque avesse il figliuolo in serio pericolo allo spedale, nondimeno, tra le lacrime e le smorfiette, non poteva celare la [...]
[...] affidato dal vinaio a quel furfante di suo fratello; invece di crederle dunque, trascurarono una tale preziosa dichiarazione, e così era naturale [...]
[...] !... già l'aveva addosso il portafoglio! oh, che imbecilli! — Così s'andava dicendo, e parlando di Gustavo si compiacevano di dipingerlo peggio d'un [...]
[...] punti, tre denti fatti saltar via con un pugno, e un orecchio ciondoloni per un morso: - 216 - bisognava vederlo, via! bisognava vederlo [...]
[...] dalle ciarle? Da queste qui si sviluppò una corrente sentimentale e quasi fanatica per Gustavo, la quale venne crescendo in ragione che cresceva [...]
[...] d'un'influenza atmosferica o tellurica, presero a muoversi in questo senso, concorrendo i giudici nel ritenere Gustavo vittima più che reo, e Stefano un [...]
[...] vecchio tristo e rapace, causa prima dell'eccidio, e come tale non immeritevole d'averne sofferto in sè la più tragica conseguenza. Stabilito per [...]
[...] una pellaccia d'uomo violento e attaccabrighe, ci volle poco ai testimoni dell'altra parte, perchè il contrasto o l'effetto fosse anche più forte [...]
[...] , e ridondasse tutto a carico del villano, a rappresentare Gustavo quale sarebbe il docile agnello a petto al lupo crudele. Il sospetto che [...]
[...] verità, come sempre, dicevano, era venuta a galla, ma non prima che quel povero diavolo ne avesse molto sofferto nell'onore, nell'interesse e nella [...]
[...] persona. Dunque, per farla breve, Gustavo fu assolto: e tanto può il contagio della falsa sentimentalità, o d'un'idea ingrossata dal consenso [...]
[...] dei più, la quale si comunichi ai cervelli come si comunica lo sbadiglio, che i tristi e sciocchi compagni di Gustavo, se non furono assoluti [...]
[...] dall'uomo di legge, dal difensore, il quale nella narrazione oratoria rappresentò Stefano per la figura più tetra e sinistra che mai fosse sorta [...]
[...] dalle evocazioni e dalle prosopopee criminali. Piacque molto la sua orazione, di cui qui riferisco un brano, come si lesse stampato nell'aprile del [...]
[...] testimonianza della pubblica voce ha patentissimamente mostrato, come le condanne e le multe numerose in vari tempi da esso sofferte provano ad [...]
[...] voleva che querelarsi dell'incalcolabile danno che e nell'onore e nella estimazione per la occulta fraude di lui aveva sofferto; quest'uomo, o [...]
[...] signori, andò di per sè medesimo incontro al proprio inevitabile, al proprio meritato destino. E valga il vero!... Non fu egli che avendo ricevuto [...]
[...] testamento olografo del defunto), sel tenne invece nascosto e indebitamente se l'appropriò quando il fratello Ferdinando venne in compendio a morire [...]
[...] ? Non fu egli che conseguentemente a ciò fece patire a Gustavo Cirimbelli di Gasparino e alla madre sua Giuseppa la prigionia, obliterandone la [...]
[...] sottratti agli eredi, e molto verisimilmente - 219 - allo stesso Gustavo di Gasparino, il podere del cimitero, suscitò naturalmente in Gustavo la [...]
[...] consolante speranza che, dove fosse riuscito a scoprire in lui il vero e unico autore del furto, avrebbe potuto rimuovere da sè l'ingiusto odioso [...]
[...] e mansuetudine d'atti, come dalla colpevole sua sinderesi e dalla più elementare prudenza doveva essergli consigliato, l'offeso Gustavo e gli [...]
[...] amici suoi, non dubitò invece (primo a trascendere alla violenza e nell'ira) di provocare in essi il giusto e legittimo diritto della difesa [...]
[...] ? Perchè alla violenza, o signori, non poteva essere opposta che la violenza. E siccome all'occhio chiaroveggente e infallibile del giudice [...]
[...] addottrinato e imparziale può la verità anche da un piccolo segno o menomo indizio apparire, questo è il punto dove io mi voglio fermare, questo è [...]
[...] l'Achille de' miei argomenti. Perchè basta che riportiate, o signori, e sia pur per poco, il pensiero alla posizione in cui e l'uno e l'altro, cioè il [...]
[...] morto Stefano Casamonti e il ferito Gustavo Cirimbelli, furono trovati colà giacenti sul prato delle Burella, teatro nefasto del deplorevole [...]
[...] avvenimento; non prova ella abbastanza tal posizione, - 220 - soggiacendo Gustavo, e — in ferocissimo atteggiamento tuttavia, benchè estinto [...]
[...] — Stefano soprastando, che Stefano e non Gustavo fu l'aggressore? E ora chiedo tutta la vostra attenzione, o signori: dal considerare la posizione [...]
[...] spettabilissima, onorandissima Corte, sia mite, perchè un tremendo dilemma dovè offerirsi agli amici di Gustavo Cirimbelli in quella contesa. E [...]
[...] balía di Stefano, il quale era già per farne orrendo e - 221 - ultimo scempio. E quale di noi, o signori, quale di quanti siamo qui raccolti [...]
[...] davanti al supremo intangibile nume d'Astrea, davanti all'augusto simulacro dell'adorato e venerato nostro Sovrano, in questo luogo che ci ricorda ad [...]
[...] strapparlo dalla mano di quel crudele, dalla mano di quell'omicida, dalla mano di quel violento? Era questione di morte o di vita, o signori, e la vita di [...]
[...] dell'implacabile, dell’inesorabile suo nemico.... ec. ec. ec.... Alcuni pochi, non persuasi o annoiatissimi, sbadigliavano e scotevano il capo, ma i [...]
[...] più si lasciavano rapire dalla parola, dal gesto, dalle sbracciate di toga dell'oratore che, levandosi e rimettendosi il berrettone, e asciugandosi [...]
[...] la collottola e il viso, si sporgeva tutto dalla tribuna, - 222 - e quando gridava più forte un mormorío di consenso scorreva per l'aula [...]
[...] affollata e poco odorosa. E siccome la difesa durò più ore, non ammiravano soltanto la potenza del suo ingegno, ma anche quella più formidabile ancora [...]
[...] occhi, e, mostrandosi impietosite, dicevano di comprendere ciò che dovevano sentire per lui le madri degli accusati. Nè vi mancò il giudizio d'un [...]
[...] tanta menzogna, a tanto esagerare fatuo e maligno, chi non parlò, o parlò meno di tutti, fu Filusella. Una volta sola in tribunale s'udì la sua voce [...]
[...] accusare quei tristi d'essergli entrati nel campo, con ogni sorta di brutte provocazioni, la domenica prima del misfatto, ed essi negarono, e [...]
[...] lo sfidarono a produrre i testimoni. E Filusella rispose che ne avrebbe avuti cento dei testimoni! Invece non ne trovò neppur uno. Tra i [...]
[...] contadini, ciascuno facendo vita da sè nel suo - 223 - casolare e ne' limiti del suo campo, non c'è vincolo di casta, non c'è forza nè malizia [...]
[...] d'associazione. E inoltre Gustavo e i suoi amici avevano troppo partito in piazza perchè, accusandoli, quei villani che avevano con la piazza tutti i [...]
[...] fu presa in nessuna considerazione l'accusa di Filusella. E mentre l'avvocato nel colorire Stefano studiava gli effetti oratorii, Filusella [...]
[...] piangeva nascosto e disprezzato da tutti in un canto di quell'aula maestosa. Solo certe donne di cuor popolano e gentile ne furono commosse, e gli [...]
[...] colpi alti di zappa come se in quella fossa avesse voluto seppellirceli tutti, coll'avvocato. Più ci pensava, e più sentiva di non poter proprio dir [...]
[...] affermazione non veniva a denunziare sè stesso d'essere stato complice di suo padre, quando invece poteva dare a credere d'ignorare ogni cosa? e [...]
[...] perciò taceva, ma con suo estremo dolore. Dall'altra parte invece si rideva e gioiva. Gustavo, fatto più ardito dalla sentenza assolutoria del [...]
[...] tribunale, incitato dagli amici e dalla madre, che ora faceva benissimo la sua parte di vittima immacolata e pudica, reclamava l'eredità, affermandosi [...]
[...] figliuolo di Ferdinando Casamonti. Ma questi non avendolo riconosciuto legalmente per figlio, e mancandone il testamento, Gustavo, per quanto [...]
[...] più prossimo, e questi era Filusella. Ma il tribunale non aveva ancora pronunziato questa sentenza a favore di Filusella, che ecco muovergli [...]
[...] più vivi nè con lui, nè coi nipoti, nè col vinaio, che neppur lui li voleva d'intorno. Nove ne rimanevano ancora in vita! e tutti poverissimi [...]
[...] l'industria degli ossi e de' vetri rotti, Filippo, detto Rubaciuchi, faceva il negoziante di tube vecchie portandole a spasso ben lustre: insomma [...]
[...] s'aprì per la prima volta alla gioia, e Rubaciuchi ci mancò poco che non scaraventasse in mezzo di strada le sue tube vecchie. Perchè se la [...]
[...] prossima e irrepugnabile parentela costituiva un diritto per il quale l'eredità del defunto Ferdinando Casamonti, già vinaio del nobilissimo Francesco [...]
[...] galantuomo incapace d'approfittarsi de' ghiozzi, s'astenne dal servirlo, e lo consigliò a non mettersi in quella lite. E Filusella corri subito da [...]
[...] un altro che, conosciuto con chi aveva che fare, si mostrò con lui tutto cuore, tutto condiscendente, e sempre pascendolo di speranze, a poco a [...]
[...] non senza un pio sorrisetto, " a comprar roba di chiesa! " perché quel podere era appartenuto un tempo ai reverendi padri domenicani. E questo [...]
[...] - 227 - del beccamorti? e insieme la raccomandazione di non desiderare troppo le ricchezze e le eredità, e d'andar sempre per la via retta, che è [...]
[...] la più liscia: quella in cui sono pure possibili tutte le umane tribolazioni, fuorchè le due che turbano più giustamente la serenità della vita, e [...]
[...] sono la colpa e il rimorso. E d'allora in poi il cimitero s'estese tanto che oggi la pace dei tumoli erbosi ricuopre anche il luogo dove sorgeva [...]
[...] una volta la casa dei poveri discendenti del forte Margaritone, terrore un tempo di Firenze e dei Fiorentini. FINE. [...]
[...] MAESTRO Uomini d'Inghilterra, perchè arare per i padroni che vi mietono? perchè tessere con fatiche e cure le ricche vesti che i vostri tiranni [...]
[...] indossano? Perchè cibare o vestire o curare dalla culla alla tomba quegl'ingrati fuchi che spremono il vostro sudore e che vorrebbero anzi bere il [...]
[...] . Tessete le vesti, ma per non lasciarle indossare dagli oziosi. Fabbricate le armi, ma per portarle in vostra propria difesa. E se no, strisciatevi alle [...]
[...] , che altri poeti lodino qui la patria mia: io in Roma , sospirando, imploro da Dio perdono per la sua grandezza. E. B. BROWNING. PARTE PRIMA [...]
[...] . GL'IPOGEI. CAPITOLO PRIMO. Londra e Napoli. Così al cominciamento del secolo cantava il poeta dell'ideale, il poeta che più che altro mai [...]
[...] intendeva la vera libertà, del cuore come dell'intelletto, del braccio come dello spirito. E più tardi, anzi pochi anni fa, la più soave musa [...]
[...] dell'Inghilterra alzava la sua voce contro il paese nativo per la crudeltà sua o piuttosto pel suo obblìo dei bambini sulle strade di Londra. Lo Shelley e la [...]
[...] Browning vissero lungamente in Italia e amavano Questo paradiso degli esuli in modo da far ingelosire i proprii compatriotti; non sospettando mai che [...]
[...] nella patria del loro cuore vi fossero miserie e squallore e dolori insuperati anche nei tempi peggiori dell'Inghilterra. E gl'Inglesi tutti, cosa [...]
[...] fieri ed orgogliosi di ogni cosa britannica, gl'Inglesi, che non si commuovono alle lodi straniere e ne sprezzano il biasimo, arrossirono e non [...]
[...] oppressori rispondeva: «E che libertà hanno le vostre plebi? la libertà di morir di fame!» Se non che nessuno straniero immagina per un momento quali [...]
[...] abissi di miserie e di degradazione esistano in Italia, in questo «giardino d'Europa,» ove, secondo il detto comune, si gratta la terra e si semina, e [...]
[...] , la passione politica assorbì le anime e le menti più elette: creare una patria, cacciare lo straniero. E riescì loro fatto, a cagione dell'indole [...]
[...] generosa e coraggiosa del popolo, che senza discutere o patteggiare, correva sulle barricate e versava il proprio sangue in ogni campo di battaglia [...]
[...] compenso personale. Or la patria è creata, le mèssi sono raccolte e divise. Al popolo toccarono nuove tasse, prezzi accresciuti delle cose di prima [...]
[...] necessità della vita, qualche scuola per chi ha scarpe e abbastanza decenti per frequentarla. Nient'altro. Dacchè nulla esso per sè sperava, il [...]
[...] poco; le scuole stesse le insegnano; e se chi «sta in alto,» o in 7 suso come dicono i Veneziani, non pensa e non provvede, provvederanno più [...]
[...] tardi quelli che non regolano l'azione col pensiero. Molti si meravigliano, perchè in Inghilterra l'aristocrazia mantenga ancora tanta autorità e [...]
[...] tanta influenza, la ove da trent'anni le idee del diritto e dell'uguaglianza hanno fatto più progresso che in altri paesi, in cui esse ebbero culla. La [...]
[...] spiegazione è facilissima. L'aristocrazia inglese vive osservatrice vigile, scrutatrice profonda dei segni del tempo, e dell'umore giornaliero [...]
[...] della nazione. Quando sa di dover cedere sopra un dato punto, essa cede prima di riceverne l'intimazione, e cede con tanta grazia e buon garbo, che [...]
[...] spesso figura d'essere lei l'iniziatrice della desiderata riforma o della concessione. E ciò che è vero in sommo grado per la classe più elevata, è [...]
[...] ancora vero per la borghesia alta e bassa. L'Inglese non si lascia venire l'acqua alla gola al primo segno di marca, allestisce la barca di [...]
[...] salvamento. Ed i pensatori, nei libri e nei giornali, speculano teorie, e narrano fatti, ed avvertono dei pericoli. I rappresentanti del popolo, che [...]
[...] prendono sempre dalla stampa il do della solfa, anch'essi narrano, discutono e propongono, nè verrebbe mai in alcuno la fantasia di dire: «Zitto, parlate [...]
[...] sotto voce, non propalate che esiste tutto questo male.» Ed in Inghilterra vediamo scioperi e lotta. Le classi al pianterreno all'edificio sociale [...]
[...] piccoli. Ma difficilmente avverrà una battaglia per le scale; perchè tutto è già tacitamente combinato e convenuto a priori. Qui, invece, appena si [...]
[...] , opprimevano questo popolo, fu nella campagna del 1867, quando fermandoci fra Monte Rotondo e Roma per piantare un'ambulanza, ci trovammo a [...]
[...] Marcigliana in uno dei poderi della campagna romana. Qui vivevano e morivano i lavoranti del suolo in stanzucce sudicie, malsane, ammucchiati peggio delle [...]
[...] , seguirono le visite che feci lungo il Po, nella ricca e fertile Lombardia, durante le inondazioni del 1872. Quale miseria permanente, assoluta [...]
[...] , sopportata con una pazienza che sapeva della disperata pace, pazienza di gente che nulla sperava da alcuno sulla terra! E fui testimone oculare del fatto [...]
[...] , che i carabinieri e gl'ingegneri stessi dovettero portare via per forza famiglie dalle case pericolanti, le donne dicendo: «Meglio morire annegati [...]
[...] tutti insieme, che morire a uno a uno di fame, di stenti, o di tifo». Eppure a vedere gli uomini lavorare e faticare, ed arrischiare perfino la [...]
[...] contadino meridionale, e più d'uno lì, parlando di certi proprietarii, i quali non vollero pagare per il rinforzo delle sponde e così impedire una [...]
[...] possibile rotta, disse: «Peggio per loro, questa volta; sono di loro le viti e le raccolte; le braccia rimangono a noi.» Un po' più di questa logica ed i [...]
[...] ricchi proprietarii ed affittuarii lombardi, veneti e mantovani, sarebbero costretti a migliorare per interesse, se non per giustizia, lo stato dei [...]
[...] loro dipendenti. 8 Ancora più triste mi riescì una visita al Manicomio femminile di San Clemente di Venezia, ove il chiaro filantropo e medico [...]
[...] primario di quel luogo di dolore mi disse e mi provò con i registri, che mentre fra le pazze, dodici sole furono colpite per vizii, sopra più di [...]
[...] cinquecento, due terzi erano alienate per pellagra, cioè per essere esclusivamente, e spesso insufficientemente, nutrite di polenta e d'acqua non [...]
[...] sempre sana e pura. E chi oggimai ignora che le donne venete lavorano per lo meno altrettanto, e spesso più degli uomini? C'è difatti una duna o [...]
[...] isoletta – Sottomarina – che ho visitata, ove gli uomini fumano, mangiano, bevono, dormono e vestono panni, e le donne, oltre a tutte le faccende di casa [...]
[...] , remigano e lavorano la terra, per poi finire all'ospedale dei pazzi, o sotto il Ponte dei Sospiri. Mi convinsi da ultimo che in nessun paese [...]
[...] della terra il povero è più laborioso e più miserabile dell'Italiano. Sopraggiunsero poi le Lettere Meridionali, rivelatrici dello stato di Napoli [...]
[...] drammatiche, nè da critico politico, solitamente partigiano, perocchè ogni parola di quelle lettere era una terribile, e probabilmente involontaria [...]
[...] , accusa al partito, di cui lo scrittore fu uno dei più incliti membri. Andai a Napoli, e per mezzo di lettere del Ministero dell'Interno alle [...]
[...] Autorità ho potuto visitare all'improvviso e vedere in tutto e per tutto luoghi e stabilimenti, ove difficilmente occhio profano era dapprima penetrato. E [...]
[...] trovai a Napoli moltissimi individui che, nel solo riconoscermi infermiera del Sessanta, mi prodigarono lumi e aiuto. E le mie lettere private [...]
[...] d'introduzione erano di color piuttosto bianco e nero che rosso e rosa. E in questo modo nessun pregiudizio di parte mi occupava il pensiero, e per [...]
[...] meglio tenermi imparziale ho voluto vedere ogni cosa da me stessa prima di leggere i molti e bei libri scritti intorno a Napoli da patriotti e uomini [...]
[...] di aver visto troppo poco, e la paura mi assalse che, se cominciassi a scrivere anche quel poco, mi si risponderebbe: medico, cura te stesso [...]
[...] . Ossia, andate nel vostro paese e ne vedrete di peggio. Ma quando al Villari è venuto fatto d'indurmi ad intraprendere questa gita, io gli aveva già [...]
[...] e schiette. Ed egli mi scrisse la seguente lettera: «Firenze, 30 maggio 1876. »Gentilissima Signora, »Ella mi scrive che è ora tornata da [...]
[...] Napoli, dove fu per esaminare lo stato della popolazione più povera, e vedere coi proprii occhi i tugurii e le miserie che io ho descritte nelle mie [...]
[...] Lettere Meridionali. Nessuna notizia può essermi più grata di questa. Solo vedendo e discutendo, si può sperare di giungere una volta a qualche [...]
[...] risultato. Ho ragione di credere che altri ancora s'apparecchiano a fare simili escursioni. Lo stato vero delle cose sarà noto fra poco a tutti, e non [...]
[...] Lettere Meridionali, andò a visitare i tugurii, dove si trova la popolazione più povera di Londra. Io sono da molti anni lontana dall'Inghilterra, e [...]
[...] sollevò una viva polemica, e ricevei giornali che mi lodavano e giornali che mi biasimavano in gran numero. Si disse, fra le altre cose, che io non [...]
[...] conoscevo Napoli, perchè da molti anni ne ero lontano, e che descrivevo cose non vedute o vedute solo da molto tempo, ignorando che tutto era mutato [...]
[...] . Si disse che non conoscevo la grande miseria di Londra, peggiore assai di quella di Napoli, ec., ec. Io che a Londra ero stato, e negli ultimi anni [...]
[...] 9 avevo molte e molte volte riveduto Napoli, presi nonostante nota di tutte le critiche, per potere a tempo opportuno, con nuovi fatti, tornare [...]
[...] le Lettere Meridionali, dovetti tornare a Napoli. Mi recai a visitare i fondaci, e nel primo giorno ne vidi tre a Porto. Andavo con due amici, i [...]
[...] scala si sale a diversi terrazzini o balconi, che girano intorno alle quattro mura, e dànno adito a molte camere, che sono per lo più senza finestre [...]
[...] , e ricevono luce dall'unica porta che si apre sul terrazzino. »Nella prima di queste corti io vidi in un angolo una specie di stalla, in cui si [...]
[...] lessavano teste, piedi, budella d'animali; poi si spellavano le teste e i piedi, e l'acqua e il sangue si versavano nella corte, dove restavano in [...]
[...] buca, e questa in comunicazione con un forno, il cui fumo passava la notte per essa, entrando nella corte. Così quando le porte di quelle camere [...]
[...] senza finestre si chiudevano, ci restavano dentro il puzzo delle budella, del petrolio ed il fumo. Più di tutto alle donne dava noia il petrolio e [...]
[...] . Altre donne erano intorno a guardarla, e più di tutto deploravano che fosse stato necessario tagliarle i bellissimi capelli! Se avesse visto [...]
[...] degl'Incurabili. »Entrai in un secondo fondaco, e là trovai che da circa due settimane la cloaca aveva dato di fuori, ingombrando tutta la corte, in [...]
[...] dei grossissimi topi che traversavano e quasi nuotavano in ciò che la cloaca aveva versato nella corte. E mi dicevano: – Signorino, guardate i [...]
[...] scorso ottobre, andai a Londra. Mi presentai con una lettera ad uno dei capi della Polizia, e fu fissato che il giorno dopo alle 7 pomeridiane [...]
[...] trovare e vedere i poveri nelle loro abitazioni, perchè erano in giro per la città. »All'ora fissata venne infatti al mio uscio un detective, cioè un [...]
[...] policeman senza l'uniforme, e preso un cab andammo nell'east-end, gita che durò circa un'ora e mezza. Colà, vicino ai docks, cominciarono le nostre [...]
[...] prime perlustrazioni. Entrai in un ufficio di Polizia, esaminai i registri, vidi operare alcuni arresti, e poi in compagnia di due altri detectives [...]
[...] le abitazioni della gente più misera e disgraziata. – 10 »Fare qui, in una lettera, la descrizione di tutto ciò che vidi a Londra nel mese di [...]
[...] mio onore assicurarle che Ella s'inganna, se crede di poter trovare e vedere in Londra ciò che gli stranieri potevano vederci trenta o venti anni [...]
[...] orribile, erano i lodging houses di Londra, dove andavano e vanno a dormire con pochi pennies i più miseri, che non hanno tetto. Questi lodging [...]
[...] houses, una volta abbandonati a se stessi, furono a poco a poco sottoposti a tante e così rigorose formalità, che, quantunque mantenuti da privati a loro [...]
[...] rischio e pericolo, si possono dire pubblici stabilimenti. Il riscaldamento, la circolazione dell'aria, la misura delle stanze e dei letti, la [...]
[...] qualità delle lenzuola, tutto è determinato dalla legge, e sottoposto ad una continua ispezione. Alcuni lodging houses sono ispezionati costantemente [...]
[...] due o tre volte la settimana. Quelli per gli uomini sono diversi da quelli per le donne, e ve ne sono altri per marito e moglie, ognuno secondo le [...]
[...] norme stabilite. »2° Visitati i lodging houses, andai dove sono i fumatori d'oppio, dove sono ridotti e bagordi d'ogni specie. Qui, mi dissero più [...]
[...] volte i detectives, un policeman non potrebbe venir solo, perchè sarebbe accoppato. Entrai in alcune case di poveri, e mi fu detto: – Peggio di [...]
[...] detectives, e bevvi della birra e dei liquori, tanto per non parere di andare colà da semplici osservatori. E non vidi mai nulla che si potesse [...]
[...] paragonare al puzzo e al sudiciume di alcuni ridotti di Napoli. Nelle case dei più poveri il detective entrava con un rispetto incredibile, e più [...]
[...] volte trovai insieme colla miseria estrema una fierezza e indipendenza singolare. Più volte ricusarono di riceverci in casa, ed il detective diceva [...]
[...] un'aria di comando, quasi minaccioso, e si era obbediti. Qui, con questa gente, non si può fare a meno di usare questi modi, mi dicevano sempre. »I miei [...]
[...] lasciate fare, lasciate passare. »E se qualcuno mi chiedesse ora: perchè tu che sei Italiano dici queste cose ad una signora che è Inglese? Io gli [...]
[...] ricorderei che ella è nata in Inghilterra, ma ha speso la sua vita in favore della unità e indipendenza della patria nostra. »E se poi mi si ricordasse [...]
[...] .» CAPITOLO SECONDO. I trogloditi. Questa lettera mi consolava, da una parte, dimostrandomi che gl'immensi sforzi fatti dall'Inghilterra e da [...]
[...] individui ordinati in società e dal Governo che coll'istituzione del sistema del governo locale arroga a sè il diritto di provvedere all'igiene [...]
[...] , all'istruzione e alle necessità della vita per tutti i suoi sudditi, non sono rimasti infruttiferi; e d'altra parte m'incoraggiò a narrare ciò che vidi [...]
[...] co' miei occhi. Questa lettera ha saldate le mie convinzioni; cioè che in nessun paese d'Italia e d'oltralpe la miseria umana giunga al grado [...]
[...] assoluto di quella di Napoli, e che, giunta a quel grado, il peso di un sol grano di sabbia di più significhi la morte. Accettai dunque l'offerta del [...]
[...] proprietario del Pungolo di descrivere le mie impressioni nel suo giornale; e devo dire che egli mi diede ampia libertà, non esimendosi da [...]
[...] pubblicare varie mie cose, le quali di certo non dovevano saper di dolce ai suoi lettori. Essendo ogni articolo separato e compiuto in sè, trattai prima [...]
[...] , di conoscere la miseria genuina; dall'altra, gli sforzi delle presenti e delle passate generazioni per alleviarla e diminuirla. La cortesia della [...]
[...] . Il lettore si ricorderà che l'autore descrive queste grotte, ove vivevano o morivano venti o trenta famiglie, e da dove la Scwhabe ha sottratto a [...]
[...] morte certa una madre con cinque bimbi, affamati, nudi, orridi d'insetti schifosi. E questa madre doveva, la notte, vegliare costantemente, perchè [...]
[...] i topi non cibassero la carne delle sue creature. La vista delle quattro figlie di costei, ora sane, robuste, allegre e studiose, e l'udir da capo [...]
[...] , mi piace di ricordare, in carrozza e in braccio da quella nobile Tedesca che non indietreggiò davanti alla nausea e al pericolo di malattia [...]
[...] contagiosa, perchè il tifo regnava nella grotta), destava sempre più il mio desiderio di visitare il luogo, da cui furono tolte. Accompagnata da un amico e [...]
[...] occupate da greggi di pecore e di vacche, che con campanelle al collo girano mattina e sera per le belle vie di Napoli, i loro proprietarii urlando [...]
[...] : latte da vendere, latte da vendere, per chi vuole e per chi non vuole prestarvi orecchio. Una di tali grotte però era ingombra da parecchie famiglie [...]
[...] a cagione dell'aria e della luce abbondanti. Ma penetrandovi e spartendo questa lunga grotta in trenta quartieri, appena può idearsi la [...]
[...] condizione di coloro che vivono in fondo, ove l'atmosfera è di carbonio puro, ove nulla difende questi infelici dall'umidità, onde son sature la vôlta e la [...]
[...] nuda terra, ove una semplice marca convenzionale divide l'una dall'altra famiglia, come segno di proprietà, e ove codesti infelici ospiti spagari [...]
[...] , restano otto grani per vivere. Ognuno deve possedere 12 la propria ruota per avvolgere il canape e svolgerlo in fili più o meno sottili; e miseri [...]
[...] fanciulli affamati girano lunghe ore il perno fissato nell'asse della ruota. Però, uscita una volta dalle orribili caverne e fermatami a parlare colle [...]
[...] spagare, non potetti a meno di rallegrarmi dell'aria purissima e della stupenda vista del mare e della città stesa sulle sue sponde e dell'ampio [...]
[...] spazio del cielo azzurro, mentre nei quartieri bassi, per cui eravamo passati, l'aria mancava e le case altissime, che sembrano toccarsi in cima [...]
[...] , precludevano la vista e del sole e del ciclo. Domandai alle poche spagare rimastevi, dove fossero andate le altre; esse mi risposero, che una [...]
[...] ricchissima milady Inglese aveva provveduto a molte e che alle altre aveva pensato il Municipio. «Siamo noi le infelici, – soggiunsero, – qui rimaste; e [...]
[...] ci manda un filo di pioggia, e bisogna andare fino al Vico Giardinetto e pagare un tornese la secchia; allora sì che si capisce che cosa vuoi dire [...]
[...] Monte Calvario!» «E pare a voi, – proruppe un vecchio, con la fisonomia beffarda, ma non cattiva, – che siano andati a stare in Paradiso quegli altri [...]
[...] ? Vi dico che laggiù stanno ancora peggio di voi quassù, e chi vuol capacitarsene ci vada.» E qui indicava un sito, di cui non ricordo il nome, al [...]
[...] delegato di Pubblica Sicurezza ben conosciuto. Io gli dissi di voler andarvi, e per arrivarci abbiamo dovuto traversare gran parte della stupenda [...]
[...] nuova strada detta Corso Vittorio Emanuele. Ivi le case fabbricate sono belle, e anche le camere a pianterreno abitabili. Ma rientrando nel vecchio [...]
[...] nudi vi brulicavano intorno, e all'ingiro case diroccate, nel cui pianterreno quella mefite permaneva come in proprio regno. Presi alcuni dei [...]
[...] alcune delle spagare che in altri tempi abitarono le grotte.» M'introdussi in un sotterraneo col fango per pavimento, i muri fradici, e dal [...]
[...] soffitto a vôlta grondava umidità. Ivi contai quindici esseri fra donne e bimbi che chiacchieravano intorno ad un mucchio di paglia, ove giaceva col tifo [...]
[...] una ragazza appena diciottenne, la faccia scolorata, le labbra annerite e delirante. Parlai con alcune di loro, le quali mi dissero essere otto [...]
[...] famiglie differenti e quello l'unico alloggio per tutte; averle il Municipio snidate dalle grotte dando loro una mezza mesata, ossia lire cinque per [...]
[...] campare la vita. E avrebbero potuto aggiungere, «nè speranza alcuna, salvo la morte.» Quasi soffocata mi ritirai col cuore gonfio, pensando quanto [...]
[...] baldacchino dei cieli rinfrescarsi il corpo e lo spirito coll'aria balsamica. Di fatto Monte Calvario è una delle sezioni meno infelici dei poveri di [...]
[...] Napoli, specialmente se confrontata colle sezioni di Porto, Pendino e Mercato. Esteriormente la Sezione di Porto è migliorata dal 1860, quando uomini [...]
[...] e bestie, legumi in istato di putrefazione, carne corrotta e pesce puzzolente, facevano miscuglio in mezzo alla strada. Ora l'abbiamo girata di [...]
[...] giorno e di notte, ed il giorno di mercato abbiamo visto gli asini relegati in una piazza, i banchi e i botteghini confinati sui lastrici, la carne [...]
[...] ed il pesce esposti per la vendita sani e freschi. Moltissime case imbiancate facevano risaltare di più l'indecenza di certi palazzi coll'accumulata [...]
[...] sporcizia di secoli sulla facciata. E la gente ci disse che questi miglioramenti si devono ad un ex vice-sindaco molto energico e probabilmente un [...]
[...] al sindaco che la sua autorità sarebbe compromessa, e che non oserebbe forzare gli altri a fare ciò che costui rifiutava. Il sindaco volle [...]
[...] rispettato il deputato e la sua sporcizia. Il vice-sindaco, con la pelle fina proverbiale in Italia, si dimise dall'officio. Così fece gl'interessi [...]
[...] dell'avversario, lasciando incompiuta l'opera propria e molto desiderio di sè nel quartiere. La storia delle dimissioni è, del resto, una singolarità di [...]
[...] questa penisola. Un Anglo-Sassone non la può capire. Il Bright e il Cobden furono soli nel domandare alla Camera la revoca delle leggi sul grano, e [...]
[...] non li rimeritarono che con derisione e con insulti i loro colleghi, con brickbats (selci) e con uova guaste il popolo. Ciò fece raddoppiare i loro [...]
[...] nuovo Municipio ci ritorni il vecchio vice-sindaco.» Lo speriamo anche noi, perchè continui l'opera cominciata, e porti la nettezza, che si [...]
[...] fondaci di Napoli, o almeno decreterebbe che essi non debbano servire se non come magazzini di mercanzia e non di carne umana. Visitai parecchi [...]
[...] gusto non c'entrava. Ascesi, col pericolo di cascare, la scala esterna di fango, e una dopo l'altra, entrai in tutte le stanze. C'erano sei piani [...]
[...] , una media di sette stanze per piano, e la media di abitanti di varie famiglie era di otto. La pigione mensuale di ogni stanza variava da otto a [...]
[...] di viventi furono per ordine superiore imbiancate. I soffitti crollavano, molte delle stanze totalmente buie, l'una ricevendo luce dall'altra, e [...]
[...] neppure un cesso) aveva quasi in ogni camera un buco nel muro. E tutti questi buchi scolano giù nella cloaca, che, ben inteso, fraternizza col pozzo [...]
[...] ritorno in casa. In una camera abitava una madre con sette bambini, l'ultimo attaccato inutilmente all'arido petto, e così su su sino all'età di [...]
[...] dodici anni, sei scheletri che mi ricordavano l'ossario di Solferino. E di che potevano nutrirsi? Il padre, poco abile al lavoro per recente tifo [...]
[...] , guadagnava da un ottonaio una lira al giorno, e ne pagava nove mensuali per la camera. Una bambina filava, un'altra portava in braccio una piccina [...]
[...] ammalata. Io soffriva a vederle, e a non poter nulla per esse. In tanta miseria parmi crudeltà fare distinzioni fra i miseri. In un'altra stanza c'era [...]
[...] un vecchio del tutto inabile al lavoro, e, da quel che capii, mantenuto dalla carità degli altri inquilini della camera – ed erano sette, ed i [...]
[...] letti erano tre! Dal qual fondaco io uscii coi miei compagni, ambedue Napoletani, oppressa dal senso della troppa rassegnazione di tutto e di tutti [...]
[...] . La pazienza delle bambine ammalate ed affamate farebbe piangere qualunque madre, che sa quanto deve aver sofferto e patito una creatura di tre [...]
[...] , quattro o cinque anni, prima di aver capito l'inutilità del lamento. E sostando nell'uscire, in mezzo di un gruppo di bambini, feci quasi [...]
[...] inconsapevolmente i miei pronostici sull'avvenire di ciascheduno. Questo (parlo dei maschi, per ora), dissi fra me e me, poco soffrirà e poco farà soffrire [...]
[...] gradino della scala che lo condurrà per facile salita a Sant'Efremo, ove avrà lavoro provveduto e pagato, ed ove con la sua industria si ciberà di [...]
[...] tutti, e con le mani di tutti contro loro. Essi senza volerlo vendicheranno i torti della società; pur troppo saranno gl'innocenti che cadranno [...]
[...] sotto il loro coltello, o nel loro laccio. E le ragazze? Troppo facile, troppo terribilmente sicuro torna il leggere il libro della loro vita. Senza per [...]
[...] popolo, al demonio, se i carabinieri non l'hanno già cacciata, troveranno una famiglia di cinque persone, fratelli e sorelle. Il padre morì di tifo [...]
[...] cinque persone che debbono campare con cinquantasette centesimi il giorno, e pagare nove lire al mese per quella pozzanghera che abitano. Questo [...]
[...] la notte non vi si muoia asfissiati. Al dire di tutto il vicinato, il padre, laborioso e sobrio, lavorava e manteneva con quanta decenza può [...]
[...] vidi. La indico solamente perchè quella strada ove abitano può visitarsi dalla più schifiltosa dama napoletana; e dirò soltanto, che se tale miseria [...]
[...] città, ai giardini pubblici, ovunque il dolce far niente era anche rallegrato dal sole e dalla bellezza della natura. Se mai queste nostre parole [...]
[...] largo, ricorra al delegato di Pubblica Sicurezza del quartiere, uomo intelligentissimo e di buon cuore, e si faccia dare a guida una guardia [...]
[...] calabrese, che conosce per filo e per segno le persone e i canili, e può narrare storie strazianti, che superano le più tragiche vicende dipinte dal [...]
[...] veridico romanziere Francesco Mastriani nelle sue Ombre, Vermi e Misteri di Napoli. Del resto, per formarsi un'idea netta e schietta di ciò che importi [...]
[...] cortili lo scolo per le acque sporche e per le materie infette; in Vico Donna Regina dei bassi vi difetta la ventilazione al punto che per la [...]
[...] conseguente infezione nessun padrone di casa napolitano vi metterebbe i porci, e certamente i conigli vi deperirebbero; in Vicolo Freddo c'è un [...]
[...] bassolino, ove non entra un fiato di aria pura e ci abitano dieci persone. Le sottoscale non hanno che una breve porticina d'accesso. Molti dei bassi [...]
[...] giacciono al di sotto del livello della strada e del cortile, onde la feccia del cortile vi s'infiltra. Chi teme ch'io carichi le tinte, interroghi il [...]
[...] libro citato di Marino Turchi intorno alle 12 Sezioni di Napoli, e visiti uno per uno i 330 bassi o sottoscale che l'autore esplorò nella Sezione di [...]
[...] San Lorenzo nel 1866 e ci dica i progressi compiuti in questa Sezione. Le ore proprie di passare, in rivista la popolazione dei bassi, che somma a [...]
[...] 12 mila anime, sono le mattutine quando i mesti abitatori si affrettano di uscire da quei sozzi e stomachevoli canili, ove non evvi acqua nè [...]
[...] caminetto per cucinare, 15 nè cesso nè altro, sicchè tutte le funzioni della vita si esercitano in istrada. Uomini e donne, presso a poco in istato [...]
[...] di natura; nessun pensa a lavarsi, ma le donne s'ingegnano di pettinarsi scambievolmente e di estirpare almeno porzione della famiglia che abita [...]
[...] nelle loro teste, e mentre la pettinatrice sta in piedi e la pettinata seduta in terra, questa si occupa a sbucciare piselli e fagiuoli per il vicino [...]
[...] mercato, e credo che colui, il quale ha assistito a questa operazione, preferisca di sbucciare da sè i proprii legumi. La pigione di tutti questi [...]
[...] decenza, e si può dire per la vita stessa. E se alcuno di codesti bassi fu chiuso per ordine del Municipio, che il visitatore si dia la pena di [...]
[...] verificare dove finirono gl'infelici cacciati. Spesso il Municipio ne chiuse per forza, ma gli abitanti sono gettati sul lastrico, e nove volte sopra [...]
[...] per Vico Donna Regina vicino al banco Vittorio Emanuele, per Vico e Largo Madonna delle Grazie, per Vico Santa Luciella e pel Vicoletto [...]
[...] , s'inganna a partito. Deve invece girare di notte, vedere le così dette locande, da grana due a grana sei per letto. Nel libro intitolato: Notizie e [...]
[...] . Parlando della Sezione di Porto egli scrive: «In queste locande spesso un solo letto si affitta, a parte, a due e tre individui, e nello stesso [...]
[...] letto si trova una famiglia intera.» Egli, sempre nella Sezione di Porto, in 105 locande trovò 188 stanze e 2793 letti. Questo calcolo darebbe in [...]
[...] media letti cinque e mezzo per camera: ora io, visitando le locande di quella Sezione, vidi sette, otto, fino a nove letti nell'istessa stanza. In un [...]
[...] letto vidi tre persone, e nella locanda, ove contai 95 letti, il cesso per tutti consisteva in una buca aperta in mezzo alla cucina. Le persone [...]
[...] costrette a dormire in questi luridi alloggiamenti, vi si riducono perchè senza letti proprii e senza danaro da pagare una pigione mensuale anticipata [...]
[...] possono campare se non con mezzi illeciti. Costoro compongono una famiglia da sè. Chi siano i loro padri, nessun d'essi lo sa e pochissimi conoscono [...]
[...] la madre. Non sono nemmeno tutti di Napoli, ma molti, veri nomadi, delle provincie. Ostensibilmente sono cenciaiuoli o raccoglitori di ossa e di [...]
[...] vetri rotti o mendicanti, o vanno alle osterie o alle case, ove comperano i residui dai garzoni e dalle serve; ma sono veramente tutti al servizio [...]
[...] della camorra, cioè apprendisti camorristi; rubano fazzoletti, nel primo stadio, e cibi esposti dai banchi e dalle botteguccie, e la preda portano [...]
[...] agli speciali loro capi camorristi; e hanno un gergo partirolare, onde avvertono i maestri ladri dell'avvicinarsi della Polizia, e alla loro tenera età [...]
[...] coltelli e stili che porgono al bisogno ai loro capi. Prima di mezzanotte, questi miserelli non tornano alla locanda; ogni vizio, anche quelli [...]
[...] innominabili, è loro conosciuto e da loro praticato; i grandi vendono i piccoli sotto la denominazione di guagliuni. 16 Queste locande dei fanciulli [...]
[...] di vigilanza. E chi non sa, o sa poco, del vizio o del delitto, impara dai più grandi. Quando eglino non riescono a guadagnarsi il grano per pagare [...]
[...] molti, e se son donne moltissime, chiudano il libro, dicendo che certi argomenti non devonsi trattare pubblicamente. Ma a male pubblico, pubblico [...]
[...] studio di essa tutti i lumi della loro mente e del loro cuore. Che significa la prostituzione come oggi organizzata? Significa aver appartata con leggi [...]
[...] ideate e formulate dai soli uomini una classe d'iloti, il cui solo destino è di soddisfare ai più brutali istinti dell'uomo; e finchè le donne [...]
[...] , che per combinazioni favorevoli si sottrassero a cotanta ignominia, non alzano la voce, protestando contro tale soperchieria dell'uomo, e non [...]
[...] , le quali sono additate e accettate come modelli di moralità e di purità, per venire in soccorso delle cadute? La loro condotta somiglia a quella del [...]
[...] , perchè nessuna voglia la peccatrice in casa, nè come istitutrice e nemmeno come serva. Eppure tutte in proprio cuore sanno che nessuna donna cade [...]
[...] la prima volta, se non per amore, o a cagione della suprema miseria e della fame. Prendete il mesto registro di qualunque Ufficio di Sanità e vi [...]
[...] troverete tre categorie di casi: 1° Seduzione ed abbandono; 2° Miseria; 3° Istigazione dei mariti e dei genitori. Dall'altra parte, queste sante [...]
[...] riputazione di libertini non basta per escluderli dalle loro sale. Se poi a tale riputazione aggiugnesi la nobiltà del casato, lo splendore del grado e la [...]
[...] fortuna, costoro vi sono festeggiati; e le rispettabili madri scelgono di grand'animo fra essi i mariti delle loro figlie. Certamente una madre [...]
[...] loro cuore le massime di non rubare e di non mentire, di non ubbriacarsi, di non giocare. Ma dov'è l'insegnamento di mantenere le passioni [...]
[...] sensuali sotto l'imperio della ragione? Dove la madre, la quale chiarisca il proprio figlio che monachismo e libertinaggio peccano ugualmente contro le [...]
[...] urgente adunque la necessità di prevenirlo nell'età delle più fiere tentazioni. Ma la madre non se ne occupa punto per falso pudore. E il padre, se [...]
[...] pur se ne impensierisce, contentasi d'indicare al figlio le case più sane e i giorni della visita: oppure con mezzi indiretti gli procura qualche [...]
[...] modo. I genitori non si sgomentano, se il loro figliuolo diventa immorale e libertino; non s'attristano eccessivamente, se esso seduce o abbandona [...]
[...] anche ogni genere di male è vecchio; il canibalismo, l'omicidio e via via, e contro ogni altro male la società reagisce, cerca rimedio, inventa pene [...]
[...] parlamento. Scoppiò immediatamente la protesta, e scoppiò dalle labbra d'una nobilissima donna e madre, Giuseppina Butler, che trovò subito collaboratore [...]
[...] un segretario di Stato, un discepolo del Mazzini, James Stansfeld; e questi due nobili pionieri trovarono centinaia e migliaia di seguaci, e fra [...]
[...] essi donne delle altissime sfere, che superata la naturale ripugnanza, e l'opposizione accanita di coloro, ai quali non garba che gli schiavi si [...]
[...] ribellino agli oppressori, presero la parola in pubbliche adunanze e scrissero e firmarono proteste per la stampa e mandarono petizioni al parlamento [...]
[...] ; e ogni anno i muovi abolizionisti crescono in numero e in convinzione come in America, ove, dopo lotta tremenda che durò trent'anni e ne emerse la [...]
[...] gran guerra civile, fu finalmente abolita la schiavitù dei Negri; e così cesserà questa schiavitù delle donne bianche. E se l'abolizione della [...]
[...] prostituzione tardasse, chi persiste nell'infame commercio ne subisca la pena e l'ignominia. In Italia la stessa crociata ebbe cominciamento, iniziata [...]
[...] anche qui dai discepoli del Mazzini, e sancita da uno dei più grandi patriotti e illustri medici della Penisola. Se non che, gli abolizionisti in [...]
[...] Committee). Questi Comitati, composti nella maggior parte di donne, procuransi con ogni mezzo possibile aiuti pecuniarii, provvedendo lavoro e asilo per le [...]
[...] ragazze pericolanti; e togliendo le cadute all'azione illegale ed arbitraria della Polizia. E queste lacrimevoli vittime, una volta perdute, e [...]
[...] senza speranze di riabilitazione, vengono volontarie ai membri del Comitato per aiuto e protezione. A Devonport, ove, il sîgnor Marshall e sua moglie [...]
[...] apersero un asilo temporaneo, proprio accanto all'Ufficio di Sanità, nel primo anno, oltre le molte donne da loro cercate e salvate, cento novantuna [...]
[...] certi casi. M. H., di sedici anni, senza mezzi di sussistenza, còlta dall'agente nel momento del suicidio, condotta all'asilo e provveduta. H. E [...]
[...] ., di quattordici anni, morente di fame e quasi ignuda. E. M., di venti anni, dopo passati due giorni nelle strade senza cibo, venne da sè all'asilo [...]
[...] . E. P., risoluta di tòrsi la vita a diciott'anni, piuttosto che farsi prostituta. E. N., di sedici anni, orfana, sulla strada per quattro notti [...]
[...] , senza cibo per ventiquattro ore. E. A. B., di tredici anni, venne dalla provincia a Londra con altre due compagne. Elleno vendettero i loro abiti [...]
[...] dalla tenera età della A. B., la condussero all'asilo. E. C., di diciotto anni, orfana, perseguitata dalla Polizia speciale, si presentò all'asilo [...]
[...] , disse che la Polizia non le diede pace e non potè stare in nessun sito, la Polizia minacciando le persone che l'alloggiavano. Per dieci giorni e [...]
[...] notti ramingò sulle vie. Fu tenuta nell'asilo, finchè ricuperò le forze; ora è istitutrice rispettata e contenta in una famiglia di Cornovaglia. E non [...]
[...] , rimeritò il buon Samaritano? E come possono mettersi all'opera, se ricusano di conoscere le cause e gli effetti di così orrenda piaga sociale? Non [...]
[...] mi proposi, nè sarebbe ora il caso, di ripetere le argomentazioni degli abolizionisti e degli antiabolizionisti. Basti dichiarare che io mi [...]
[...] Stansfeld, dopo aver protestato contro la legge dal punto di vista morale e costituzionale, dimostra l'assoluta inutilità di essa dal punto di vista [...]
[...] igienico. In un opuscolo 18 sulla Statistica esposta annualmente dal Governo inglese intorno all'azione di questa legge, si prova la fallacia e il [...]
[...] sofisma di tali statistiche: si prova che la diminuzione nelle malattie, e apparentemente nella prostituzione, devesi ad altre cause, non alle leggi [...]
[...] , e che essendo le leggi applicate in Inghilterra solamente in sedici distretti, se in essi il numero delle prostitute diminuì, gli è perchè le [...]
[...] al vizioso si rieccita la tentazione e si moltiplica il numero dei viziosi. Ma se avessi mai titubato su questa materia, prima della mia visita a [...]
[...] Napoli, se per avventura diedi troppa importanza alla questione igienica e parvemi più autorevole il voto dei medici di quello dei filantropi, dopo [...]
[...] . Coll'ordine speciale del Ministro dell'Interno sono stata abilitata ad esplorare l'Ufficio Sanitario ed i suoi registri, ad interrogarne i medici e [...]
[...] gli iniziali addetti, a visitare il Sifilicomio e le case delle tre categorie, in cui sono relegate queste infelici. Or la penosa investigazione da [...]
[...] una parte, e le visite notturne nei bassi quartieri della città, altrove descritti, m'impressero nell'animo che Napoli offre agio allo studioso di [...]
[...] questa desolante materia di verificare uno stato di cose derivato dall'impero della legge, eseguita a puntino; e dall'altra parte, lo spettacolo non [...]
[...] frutta larga somma al Governo; e finchè governava il Ministero ultimo, non un soldo distraevasi per rendere abitabile un solo asilo a favore di quelle [...]
[...] sventurate, le quali si rifiutassero alla mesta e penosa professione o cercassero di uscirne. Le meretrici registrate sono in piena balìa delle [...]
[...] infami tenitrici di postriboli e della Polizia; quelle e questa solamente frenate dal maggiore o minor senso di giustizia dell'Ispettore capo [...]
[...] dell'Ufficio Sanitario. Colui che sopraintendeva all'Ufficio durante il mio soggiorno, e mi fu largo di notizie e di lumi, e difatti mi conduceva nelle [...]
[...] dolorose gite, era per buona sorte uomo giusto e pietoso, nè mai lagnanza di veruna delle disgraziate giacque negletta; all'incontro, ad ognuna faceva [...]
[...] potesse in qualsiasi forma provare di possedere mezzi di sussistenza, o anche un protettore. Ma è giusto e prudente abbandonare così numerosa classe in [...]
[...] pieno arbitrio d'un sol uomo? Della pubblicità e dell'atrocità delle visite è impossibile parlare, nè credo che vi abbia chi dopo di avervi [...]
[...] lo stesso speculum serve per sani e per infetti? Passando al Sifilicomio, nulla c'è a dire intorno alla cura, alla mondizia, alla disciplina; le [...]
[...] allattano sempre due, e talvolta tre bambini. Interrogai molte delle ammalate; trovai generalmente un cinismo che sarebbe ributtante, se non si [...]
[...] circa venticinque anni. Questa, mi disse uno dei chirurghi, ha subìto una operazione e per miracolo non è morta, eppure ritornò allo stesso mestiere [...]
[...] quel luogo. Non dimostrava quattordici anni. La fermai e le parlai. Mi disse che cominciò a undici anni ad esercitare il mestiere, ch'era malata, e [...]
[...] veniva di propria volontà ad esservi curata, non avendo ancora l'età che autorizza la Polizia a spingervela. Io le domandai se fosse orfana, e [...]
[...] disgraziate. E ci volevano le ripetute gite nei fondaci, nei bassi e nei sotterranei per non risguardare quella ragazza come un essere anormale; ma [...]
[...] ripensando ai covili, ove tutta una famiglia dorme nello stesso letto, e varie famiglie nella stessa stanza, mi persuasi che ella non aveva perso il [...]
[...] a quel commercio, che procura loro cibo e comparativo agio. Fino a sedici anni la Polizia non può intromettersi, non può registrare una ragazza [...]
[...] la caccia ogni notte, e sarebbe mestieri fabbricare nuove prigioni per rinchiudervele, e che i suoi subalterni facevano quel che potevano. Le [...]
[...] : «Che volete! il libretto ci spoetizza.» Povera poesia! Egli mi disse un giorno: «Spesso, e in passato ancora più d'adesso, giovani del basso popolo [...]
[...] prostituta.» E ogni volta che ciò accade, e l'Ispettore osservò la condotta di parecchie di tali spose, gli venne provato che esse divengano mogli [...]
[...] esemplari, e sono di tale una severità colle proprio figlie quale non si riscontra in altre madri del basso ceto. Il Regolamento esercita un'altra [...]
[...] pessima influenza sulle povere. Alludo a povere, operaie oneste, e non lazzarone, le quali guadagnano a stento la vita, lavorando quanto le [...]
[...] contadine della Venezia e della Lombardia. Andai un giorno in un vicolo abitato da esse per verificare il motivo che allontanava i ragazzi e le ragazze [...]
[...] dalle scuole elementari. Mi fu posta sotto gli occhi l'impossibilità di vestirli e di calzarli, e mi si narrarono le difficoltà e le spese occorrenti [...]
[...] vicolo sboccava proprio in Toledo, e durante il colloquio passava una carrozza di prostitute che andavano alla visita. «Quelle sì, – dissero le mie [...]
[...] interlocutrici, – sono le beniamine del Governo, hanno case, vesti, carrozza, ospedale per riceverle malate. E se di prima classe, i medici le [...]
[...] visitano fino in casa. E con esse i nostri mariti sciupano la nostra sostanza, ed esse ce ne alienano i cuori. Dobbiamo provvedere noi e sopperire a ogni [...]
[...] cosa per i figli, fin che piccoli. E quelle signore ci seducono anche i maschi quando adulti. E il loro lusso e il loro ozio sono spettacolo [...]
[...] micidiale alle nostre figliole. E le padrone di quelle case adoperano ogni arte per indurle a imitarne l'esempio.» Che rispondere a tali lamenti? Come [...]
[...] spiegare la distinzione fra il tollerare, il sancire, il premiare e promuovere il vizio? Insomma al Regolamento delle prostitute non viene e non può [...]
[...] venir fatto, neppure con spionaggio alla francese, di arrestare e confinare una terza parte di costoro. E quand'anche potesse, troveremmo il [...]
[...] Regolamento ugualmente immorale e fautore d'immoralità. 20 Ma non potendo, l'infausto Regolamento si chiarisce inetto al fino prefisso. Non rimane [...]
[...] pertanto via di mezzo. È necessaria la sua abolizione immediata, e contemporaneamente bisogna trar partito di tutti i mezzi del Governo, delle [...]
[...] Istituzioni di carità e degl'individui benevoli, per rimuovere le cause che conducono le donne al mal passo, e per punire i viziosi e i manutengoli che ve [...]
[...] categoria, a cui lo Stato deve pensare e provvedere, senza che una legge particolare la contempli. CAPITOLO QUARTO. Condizione speciale di Napoli [...]
[...] . Quanto torna facile scoprire e rivelare i mali esistenti in una società, altrettanto parmi difficile suggerire i rimedii specifici, e più difficile [...]
[...] in Napoli che altrove. Pochi Italiani, e forse nessuno straniero non residente in questa bella e singolare città, conoscono la coesistenza di due [...]
[...] genti affatto distinte, quanto l'inglese e l'irlandese, e oserei affermare la nera e la bianca. Si assevera che le distinzioni fra Lazzaroni e [...]
[...] Galantuomini appartengono al passato, che la parola lazzarone rimonta al tempo dei Vicerè spagnoli, e indicava in quel tempo la gente soggetta, la [...]
[...] quale sotto quell'infamissimo governo, e sotto il feudalismo, discese ad uno stato di miseria indescrivibile; e da ultimo che questa gente, in battaglia [...]
[...] perpetua coi dominatori o galantuomini, non esiste più e si confuse con essi. Noi invece ci accertammo che essa persevera tuttora di fatto e [...]
[...] nel popolo. I Vicerè ed i Borboni per regnare si appoggiavano ora ai galantuomini, ora ai lazzaroni, e imperarono dividendo. La sollevazione di [...]
[...] Masaniello ebbe nemici i nobili. La congiura del Macchia (nobile) non fu secondata dai lazzaroni, benchè invitati e bramosi di vendicarsi degli [...]
[...] Spagnuoli, assassini del loro Masaniello, tuttavia oggetto di culto fra loro: lo Championnet fu combattuto dai lazzaroni, e le orde del cardinal Ruffo [...]
[...] di San Gennaro, avrebbe tutti i popolani contro. E da quel momento gli odii, l'intensa inimicizia, l'assoluta incompatibilità delle due genti [...]
[...] non pèrdono la loro specialità. Il popolano agiato mangia la stessa qualità di cibo del povero; maccheroni, pesce, legumi crudi, e abbiamo avuto [...]
[...] riso, pasta al brodo, zuppe di legumi, ec. – Se andiamo fra gli operai, ci si affacciano subito due classi: gli artigiani e i lazzaroni. Non accade mai [...]
[...] che un galantuomo si faccia tagliare i capelli da un popolano, nè viceversa questo da quello: al barbiere del primo paghi mezza lira, e del [...]
[...] , ciabattino, che di rado si eleva al grado di calzolaio; fabbricatore di cannelli da 21 pipa e di mattoni; venditore di roba vecchia, materassaio [...]
[...] , pescatore, cocchiere, facchino. Esclusi gli spazzatori di strada, nessuno fa parte delle guardie e degl'impiegati municipali. La differenza fra queste [...]
[...] classi mi si rendeva sensibile ogni di più, nel continuare le mie ricerche nel sottosuolo. E domandando spiegazioni a due intelligentissime persone [...]
[...] trasmettonsi fedelmente dalle une alle altre generazioni. E quando manca il lavoro, i lazzaroni non si dànno per perduti: un fazzoletto o una catenella [...]
[...] le locande di 1a, 2a e 3a categoria; e se non si posseggono i due soldi per il letto, vi sono i portici e il lastrico. Spensierati e senza l'idea [...]
[...] elementare dell'onestà, quando trovano lavoro lavorano molto e sono mal pagati. I soli facchini della Dogana e della Stazione hanno una tariffa fissa [...]
[...] centesimi al giorno; e ne guadagnano settantacinque quegl'infelici costretti, come una volta i condannati in Inghilterra, di girare tutto il giorno la [...]
[...] macchina medioevale per torcere e ammatassare il cotone. Difficilmente troverete un lazzarone che sappia leggere e scrivere. Ed abbastanza strane [...]
[...] scendiamo fra i popolani nei quartieri bassi, non si esagera affermando totalmente ignota la nozione del bene e del male. In amore il lazzarone è [...]
[...] gelosissimo, e sfregia col rasoio la donna infedele alla sua promessa; sfregia pur quella, con la quale i genitori impediscono il matrimonio, anche se [...]
[...] questa rifiuti altro sposo. E la donna va orgogliosa della cicatrice: segno che fu amata! Ma per i lazzaroni la terribile piaga della prostituzione [...]
[...] non riveste quel carattere vergognoso, che in altre parti del mondo, e anche nel mondo dei galantuomini di Napoli stessa, segrega le prostitute dal [...]
[...] resto della convivenza cittadina, e le costringe a menar vita e dà loro costume e abitudini e gusto a parte. La prostituzione nelle infime classi è [...]
[...] tutte le altre donne: lavorano un po', ciarlano, hanno famiglia, hanno figli, e non sono punto sfuggite dalle non prostitute. Il mestiere notturno è [...]
[...] in coscienza loro onesto, quanto onesto il furto. E come possedere idee di moralità? Vivono nelle stesse camere varie famiglie: dormono nello [...]
[...] dai dodici anni in su non si notò nessuna vergine. Questo stato di cose, il fatto che nessun galantuomo sposerebbe e nemmeno sedurrebbe una [...]
[...] lazzarona (fatto non verificatosi nemmeno fra schiavi e bianchi in America, ove invece il solo nome del bianco negavasi alla negra e alla creola), spiega la [...]
[...] deteriorazione della stirpe. Chi non passeggia che per Toledo e per Chiaia, esclama: «Che superba stirpe questi Napolitani, siano essi poveri o [...]
[...] fatto osservare, e realmente osservai, che gli uomini dei quartieri bassi hanno le gambe storte in dentro; mentre quelli dei quartieri alti sono [...]
[...] diritti e ben piantati. E nelle donne, mentre quelle dell'alto sono sempre snelle e ben formate, hanno 22 la vita proporzionata, il petto ampio [...]
[...] ; quelle dei quartieri bassi sono goffe, con spalle curve, petto angusto, collo incassato. Mi servo delle parole quartieri alti e bassi come generalità [...]
[...] . – Per verità alcuni lazzaroni vivono nei quartieri alti, specialmente a Montecavallo e San Giuseppe, e diversi mercanti galantuomini tengono [...]
[...] botteghe e vivono nei quartieri inferiori, specialmente nelle località chiamate dei Mercanti, dei Lanzieri, degli Orefici, della Giudeca e dei [...]
[...] Materazzari; e molti poveri dei galantuomini, a causa delle pigioni e con immensa ripugnanza, abitano anche le strade più brutte dei quartieri bassi, ma [...]
[...] non per ciò le due classi si mischiano o si confondono; e nell'abisso che le separa, nessuno finora ha tentato di gettare un ponte. I precedenti [...]
[...] Municipii non pensarono, o ci pensarono poco, a migliorare la condizione dei poveri in genere; e il poco operato si ristrinse a favore dei poveri o [...]
[...] degli operai della classe dei galantuomini, che somiglia a tutti gli altri operai d'Italia. E codesti operai guadagnano discretamente, vivono [...]
[...] civilmente e non mancano alla propria dignità e ai proprii doveri: e frequentando le scuole e costituendosi in associazioni, si vengono progressivamente [...]
[...] nella parte più ridente di Capodimonte, e non sono economiche, nè potrebbero essere pagate dai popolani. Le cucine economiche avviate dalla egregia [...]
[...] signora Ravaschieri ebbero buon esito, credo, a Montecavallo e a Chiaia, quartieri nobili non però al Pendino e alla Vicaria, perchè nella scelta [...]
[...] e la luce, che vive nell'umido e nel fetore, che deve tenere la moglie, e le figlie nella pubblica strada tutto il giorno? Non otterrete mai nulla [...]
[...] . »E se un giorno vi riuscisse d'insegnare a leggere ed a scrivere a quelle moltitudini, lasciandole nella condizione in cui si trovano, voi [...]
[...] insegnamento industriale, l'Italia ben presto avrebbe, come l'Inghilterra ebbe, un dì, una classe di grassi, oziosi e viziosi pitocchi, che si [...]
[...] moltiplicano come i conigli e divorano la sostanza dei laboriosi e di chi sdegna stendere la mano per l'elemosina. Trovare il modo di costruire le due [...]
[...] strade, parallele per un po' di tempo, e gradualmente convergenti al punto obbiettivo di un popolo consapevole dei diritti e dei doveri proprii, that [...]
[...] is the question, sulla quale il Governo riparatore e i Municipii progressisti, e ogni individuo che vuol essere tenuto buon cittadino, debbono [...]
[...] darsi la mano per rinvenire la risposta fruttuosa. E in quanto a Napoli, il primo passo è di trovare il modo di fare scomparire il fenomeno delle due [...]
[...] di esaminare alcuni degl'Istituti di Napoli, ricchissimi e numerosi. Leggendo il capitolo sulle Opere pie, nell'Italia Economica del 1873, fecemi [...]
[...] lire 1,190,932,603, e la rendita complessiva a lire 84,585,240. Il dottor Pietro Castiglioni, l'autore di quel capitolo, dimostrando l'origine e [...]
[...] , inspirata ai principii della libertà, e forse precorritrice di tempi, in cui ne saranno più maturi i frutti, per quel lavorio progressivo di [...]
[...] Opere pie, e col Regolamento per l'esecuzione della medesima, del 27 novembre 1862. Destinata ad effettuare il massimo snodamento, questa legislazione [...]
[...] subentrò d'un tratto, nelle diverse regioni italiane, a un sistema di tutela governativa, che vincolava le locali Amministrazioni, e qualche volta [...]
[...] impacciava il conseguimento dello scopo delle pie istituzioni; mentre non aveva saputo impedire il dissesto finanziario e il decadimento di non [...]
[...] poche di esse, anco tra le più importanti. La legge del 1862, mirabilmente parca ed efficacemente succosa, abbraccia tutti gl'Istituti di carità e di [...]
[...] beneficenza, e gli enti morali destinati al soccorso delle classi meno agiate, ancorchè vi sia immischiato uno scopo ecclesiastico, o il suo [...]
[...] reggimento sia affidato a persone ecclesiastiche sì regolari come secolari, obbligando queste a tenere l'amministrazione distinta, separati i redditi e il [...]
[...] patrimonio. Il legislatore esclude soltanto i Comitati di soccorso e le altre istituzioni mantenute per temporanee obbligazioni di privati, e la [...]
[...] fondazione di amministrazioni, meramente private, a favore di una o più famiglie determinate e specificatamente indicate dal fondatore; perocchè le [...]
[...] prime stanno sotto l'egida del diritto costituzionale di associazione, le altre sotto quella del diritto individuale e domestico. Rispetta le [...]
[...] tavole di fondazione, gli speciali regolamenti e le antiche consuetudini circa lo scopo e l'amministrazione delle singole Opere pie; ma, cessando tale [...]
[...] amministrazione statutaria o regolamentare, vi provvede col Decreto reale, udito il voto della Deputazione provinciale. E quando venisse a mancar [...]
[...] il fine di un'Opera pia, o al suo fine più non corrispondessero gli statuti, o l'amministrazione e la direzione di essa, stabilisce che il fine [...]
[...] possa mutarsi, e gli statuti e le amministrazioni o direzioni riformarsi, discostandosi il meno possibile dalle intenzioni dei fondatori, e lasciandone [...]
[...] la iniziativa e proposta ai Consigli comunali o provinciali, sulla quale decide il Decreto reale, previo l'avviso della Deputazione provinciale e [...]
[...] questione sociale, Herbert Spencer dimostra le numerose e straordinarie difficoltà che circondano questo studio. – In primo luogo la storia ci [...]
[...] una selva di difficoltà, che egli divide in subbiettive e in obbiettive; e fra le obbiettive ne addita una principalissima, quella derivata dalla [...]
[...] amministrative, alle quali mirano oggi il Governo riparatore e i Municipii liberali, che crediamo fare cosa utile riproducendolo: «Coloro, i quali [...]
[...] lungo tempo a contemplare il continuo e lento sviluppo, attraverso al quale cause remote producono tardi risultati. »È difficile di apprezzare al [...]
[...] effetti. – La madre debole, cedendo al figlio perverso, guadagna il beneficio immediato della pace, e non prevede il male di dissensioni croniche [...]
[...] che questa debolezza produrrà nell'avvenire. »E nella vita di una nazione, che, se di tipo elevato, continua per almeno cento generazioni individuate [...]
[...] conducono alle conseguenti. Giudicando del bene e del male politico, il legislatore volgare pensa presso a poco come la madre intorno al figlio perverso [...]
[...] , nè per deliziarsi negli scandali delle Corti, ma per iscoprire come sono nate leggi e istituzioni, come si sono elaborate, quali effetti hanno [...]
[...] prodotto, si convincono non sussistere verità più lampante di questa, che generazioni e generazioni si succedono e scompaiono, prima che si possano [...]
[...] tracciare le conseguenze di un'azione. »Prendiamo l'esempio fornito dalle nostre leggi sui poveri, Poor Laws. Quando il villeinage scomparve e i [...]
[...] robusti mascalzoni, la quale preferiva il rubare al lavorare, come dice lo Shakespeare, e nel tempo di Riccardo II diedesi autorità ai giudici e ai [...]
[...] magistrati su questi turbatori della pace pubblica, ed essi obbligarono servi, lavoranti e mendicanti a star fermi nelle loro località rispettive, e [...]
[...] gli abitanti di dette località furono resi responsabili pei mendicanti, che erano veramente inabili al lavoro, e così s'è riprodotta in forma [...]
[...] generale l'idea feudale dell'uomo legato al suolo, – al suolo che deve dargli sussistenza. – Ora i fautori di quelle leggi e provvedimenti non sognarono [...]
[...] punto di avere gettato le basi di un'immoralità, la quale minaccia rovina generale. »E quando nei secoli successivi la mendicità cresceva e le pene [...]
[...] assumerebbero tali proporzioni da incoraggiarlo e premiarlo. Nè legislatori nè altri prevedevano che la tassa per i poveri accresciuta a 175 milioni [...]
[...] – che egli crede non giustificata, quando anche fosse provveduto che la malattia ne viene diminuita, a causa dei mali morali che si legalizzano e [...]
[...] accrescono e si trasmettono alle generazioni future. 25 »Gl'ignoranti la credettero un fondo inesauribile, che loro apparteneva. – Per ottenerne una [...]
[...] parte, l'ozio brutale minacciava gli amministratori; i viziosi presentavano i loro bastardi; i semplici infingardi incrociavano le braccia e [...]
[...] l'aspettavano; ragazzi e ragazze stupide si maritavano calcolando di viverci sopra; ladri, contrabbandieri, meretrici, intimidivano ed estorcevano; i [...]
[...] , prelevandolo da questo fondo, accrescendo così le tasse degli altri cittadini, e che queste relazioni anormali fra contadino e proprietario porterebbero [...]
[...] contadini,2 anzi demolissero quelle esistenti, provocando così l'agglomeramento della popolazione e i danni conseguenti fisici e morali. »Nessuno [...]
[...] »Eppure questi e assai altri danni che richiederebbero pagine ad essere enumerati, danni che arrivano al colmo con quello maggiore di tutti, di [...]
[...] aiutare gli oziosi indegni a moltiplicarsi, a spese degli onesti e laboriosi, sono i risultati dei provvedimenti presi secoli fa per mitigare certi mali [...]
[...] riflessioni e l'utilità della loro applicazione, e dacchè tutto il mondo è paese, ciò che è vero per l'Inghilterra è vero anche per Napoli; e volendo [...]
[...] riformare efficacemente i mali sociali, bisogna studiarne l'origine nella storia, confrontare e correggere i fatti l'uno coll'altro. L'azione delle leggi [...]
[...] dei poveri in Inghilterra per incoraggiare l'ozio, il pauperismo, l'improvvida moltiplicazione della specie, corrisponde in Italia e in Napoli [...]
[...] , – in primo grado in Napoli, – all'azione delle Opere pie. E qui e là ci sono poveri inabili al lavoro, e qui e là ci sono istituzioni e fondi per [...]
[...] sopperire ai veri bisogni; ma i poveri rimangono senza soccorso, e i fondi sono consumati dagli oziosi, dai viziosi e dai loro manutengoli. Noi non [...]
[...] abbiamo una predilezione esagerata per la statistica speciale, per la statistica comparata, e per le conclusioni che se ne vogliono dedurre, oggi che [...]
[...] con altre serie, le quali contribuirono a produrre quelle conseguenze, che si vogliono attribuire a una sola e data causa. Ma vi ha certe [...]
[...] esempio, il capitolo delle Opere pie, e troviamo che nei cinque compartimenti riuniti delle Provincie napoletane gli abitanti sommavano a 6,787,289 [...]
[...] , e il numero delle Opere pie era di 8418, con un patrimonio totale di 200,940,434 franchi. Un patrimonio di dugento milioni, ben amministrato [...]
[...] , deve in verità bastare a soccorrere gl'infermi e gl'inabili al lavoro, e ad allevare, educare, istruire le nuove generazioni a guadagnarsi la vita e [...]
[...] a conservarla sana e robusta, in modo che nella giovinezza e nella virilità si possa mettere da parte quanto basta per sostenere con decoro la [...]
[...] vecchiaia. E veramente per toccare questo scopo si ha da ritornare alla tanto calunniata età pagana, all'epoca grecoromana, quando le opere di pubblica [...]
[...] uomo che vivesse colla propria moglie, e alcuni avevano cambiato compagna due o tre volte dopo la loro entrata. E questi e altri fatti analoghi egli [...]
[...] cita dai libri di suo zio, presidente dell'Unione o Consorzio di «Bath.» 26 Collegi e Corporazioni d'arti e mestieri, che i frati e le monache [...]
[...] convertirono in Congregazioni, Confraternite e Diaconìe, trasformando allo stesso tempo i lavoranti in mendicanti, gl'indipendenti in dipendenti [...]
[...] veramente la pena di essere visitate dai sotterranei al tetto; e in primo ordine sta il maestoso Albergo dei Poveri. Ci sono istituzioni per tenere i [...]
[...] civili e di scarsa fortuna, ed accogliere donne nubili e bisognose, di civil condizione, atte al servizio dello Spedale, della Casa di educazione e [...]
[...] accogliere, educare ed istruire sino a 25 anni fanciulle e giovinette oneste e povere dell'età dai sette ai 15 anni, e avviarlo ad un'arte o mestiere [...]
[...] ; per mantenere ulteriormente donzelle, che essendo giunte al 25° anno non abbiano trovato collocamento, purchè orfane; per ricevere e curare [...]
[...] gratuitamente i poveri della città di Napoli, ovvero che in essa si trovino, affetti da malattie acute e, permettendolo i mezzi, per dar ricetto anche a [...]
[...] cieche e povere. C'erano poi 11 istituti per ricoverare, nutrire ed educare donne pericolanti e donne traviate, pentite della mala vita; per [...]
[...] accogliere, educare ed istruire donzelle napoletane, che abbiano perduto il fiore della verginità, e le orfane donzelle in pericolo di perderlo. Veramente [...]
[...] , dissi fra me e me, tutti questi vecchi cattolici, non bastando loro l'animo di obbedire alle dottrine di Gesù Cristo in vita, vollero fare ammenda [...]
[...] col testamento, dando quello che non poterono portar seco nella tomba, ai poveri e infelici. Senza qui sofisticare intorno a ogni dono o lascito [...]
[...] patrimonio in Napoli, del come e a chi si distribuisce questa ricchezza, è veridica, benchè incompiuta. Veridica, perchè ogni fatto è stato riscontrato [...]
[...] , ogni resoconto verificato coi nostri proprii occhi, e stampato sul giornale più divulgato di Napoli, e questi fatti e queste statistiche non [...]
[...] tutte le persone, alle quali chiesi informazioni, e tutti i libri stampati sulle Opere pie, con parola concorde attestano che dissi meno del vero [...]
[...] e che sussistono cose peggiori da vedere, e rivelazioni più gravi da fare, di quelle contenute in queste nostre pagine. CAPITOLO SECONDO. Il [...]
[...] Reale Albergo dei Poveri. Abbiamo visitato questo Stabilimento, varie volte, e possiamo ringraziare tutti gli ufficiali e amministratori per la [...]
[...] suoi pregi e dei suoi difetti, come istituzione di beneficenza. Carlo III l'ha fondato col proponimento di riparare a «quei disordini che [...]
[...] derivavano da tanti poveri che inondano la popolatissima città.» – Il Decreto riconosce il diritto dei vecchi, dei ciechi, degli storpi e degl'inabili alla [...]
[...] fatica, ad essere soccorsi; ma nota che la maggior parte dei mendici, 27 vagabondi e robusti si determina a professare la mendicità per menare [...]
[...] espressamente vita oziosa e libertina, e che pupilli e orfani vanno assuefacendosi al mestiere di limosinare senza apprendere arte alcuna, e [...]
[...] divengono facinorosi e perniciosissimi allo Stato. Fu dunque fondato l'Albergo per accogliere e mantenere i veramente miseri, ed insegnare ai sani arte o [...]
[...] mestiere. – Durante il dominio francese amministravalo una Giunta nominata dal re Giuseppe; e l'arricchirono molti beni di monasteri soppressi [...]
[...] . – Al tempo della Restaurazione, si commise l'errore capitale di unire all'Albergo dei Poveri, sotto la diretta e immediata dipendenza dello stesso [...]
[...] della sua fondazione. Nel 1835 l'Albergo e gli Stabilimenti riuniti accoglievano 6310 poveri, ben nutriti con 16 once di pane, due buone pietanze e [...]
[...] vino ogni giorno, e con carne due volte la settimana. La rendita di allora sommava a lire 1,062,139. C'erano poi scuola di leggere e scrivere [...]
[...] figura e di ornato, e la famosa scuola dei Sordo-muti. Più, una stamperia con sei torchi, litografia, officina dei punzoni d'acciaio, detti matrici [...]
[...] , e dei caratteri a stampa, ove più di cento individui lavoravano. Una fabbrica di spilli con cento operai, che fabbricavano per dodicimila lire di [...]
[...] spilli all'anno. Una fabbrica di piccoli chiodi, detti punte di Parigi, fabbrica di sete, fabbrica di piastre da fucile, fabbrica di lime e raspe [...]
[...] . Aggiungivi piccoli lavori di bronzo e di pietre del Vesuvio. La fabbrica di vetro e di cristallo colorato andò molto rinomata; così il lanificio [...]
[...] , ove lavoravano 120 poveri, e la manifattura di tele, che occupava cento uomini e cinquanta donne, provvedevano di panni l'Ospizio e il restante [...]
[...] vendevasi. Le scuole poi di sarto con 140 operai, di calzolaio con altrettanti, di fabbro con 120, di muratore con 40, di falegname e tornitore con 50 [...]
[...] , fiorivano. Dalla parte delle donne poi c'erano scuole di cucire e di musica vocale, fabbriche di tessuti di cotone, di cappelli tessuti, di ricami [...]
[...] notevole diminuzione dei mantenuti e la vendita di molti beni immobili. Esaminiamo lo stato presente dell'Istituto: La rendita totale è di.............L [...]
[...] . 1;235,786 Detratte tasse e tributi..............» 89,106 Rimangono....................L.1,146.680 Gli ospiti dell'Albergo e degl'istituti [...]
[...] Comitato di beneficenza napoletana, 558: restano dunque 1987. Diciamo mille novecento e ottanta sette individui, mantenuti con un milione cento e [...]
[...] quaranta sei mila seicento ottanta lire, nette da tasse e da tributi. E ignoriamo il debito odierno, oltre il deficit. Vediamo ora il trattamento dei [...]
[...] gratuiti e dei paganti. 28 Il vino prescritto dall'antica tariffa è abolito. Due volte la settimana un chilogrammo di carne vaccina spartesi fra [...]
[...] nove persone, cioè 107 grammi ciascuna; nella domenica a desinare si dànno 121 grammi di maccheroni e 74 grammi di semola la sera, con una porzione [...]
[...] giorno 535 grammi per gli uomini, 428 per le donne. S'immagini l'appetito ne' giorni senza carne, e sono cinque sopra sette. Il pane, del tutto [...]
[...] insufficiente, diviso in tre parti: la mattina 1/3 con sola acqua; a mezzogiorno 1/3 con sola minestra, e la sera colla semola o una meschina porzione di [...]
[...] aggiunge la vita sedentaria variata dallo star lungo tempo ginocchioni e non mai da passeggiate o esercizii ginnastici. Il colore terreo e la carne [...]
[...] degl'infermi è discreto. Un chilogrammo di carne per nove persone ogni giorno, e minestra di maccheroni, pasta minuta, semola o riso mattina e sera; e [...]
[...] nell'Ospedale di Loreto la razione di carne è di grammi 134. Per gli ammalati gravemente si eseguiscono le prescrizioni mediche. Sufficiente e di [...]
[...] ragazzi, sono sporchi sotto i letti e malsani. È molto se ogni ragazzo ha un lenzuolo; nè vogliamo domandare quante volte all'anno le lenzuola si mutano [...]
[...] . I letti quasi si toccano; le latrine sono schifose, e a pian terreno; e sale tal puzzo da indurre nella supposizione che il sottosuolo sia una [...]
[...] vasta cloaca. Nella mia prima visita allo Stabilimento rimasi attonita nel vedere pochissimi ragazzi, e mi fa detto che nella maggior parte erano a [...]
[...] nello Stabilimento. E qui invece più che la metà della famiglia erasene ita a casa propria. Visitai allora le camere delle scuole vuote, e trovai [...]
[...] umidità e cattivo odore pertutto, eccettuati il refettorio, la chiesa, il teatro. Passai allora alla parte femminile, e quivi la polizia era [...]
[...] prigioniere. Le femmine essendo totalmente in balìa delle Suore e delle Figlie di Carità, che buscansi uno stipendio annuo di lire 12,705 e sono in [...]
[...] turno sotto la vigilanza delle Suore. Le donne mature lavorano guanti e calze, le ragazze ricamano meravigliosamente, e i fiori artificiali possono [...]
[...] credersi venuti da Parigi. Ma il guaio sta qui; le ragazze uscendo non hanno appreso un mestiere, perchè il lavoro è diviso e suddiviso, sicchè una sa [...]
[...] fare le foglie, un'altra i petali, una terza il gambo, e così via via, e nessuna può cominciare e compiere una ghirlanda. Si mira al guadagno e si [...]
[...] usciranno da quel convitto. Nella mia seconda visita facevasi scuola, e mi riprometteva vedere in attività le fabbriche e le manifatture. Derisione [...]
[...] ! delle fabbriche, manifatture, scuole di arti e mestieri rimangono appena le tracce, e per quel vantaggio che recano, sarebbe meglio fossero abolite [...]
[...] . C'è la tipografia, ove un direttore ha il quartiere gratuito coll'obbligo d'insegnare a 20 alunni, i quali per otto mesi non ricevono mercede, e [...]
[...] dal nono al diciottesimo devono percepire 50 centesimi e indi 85 al giorno. – Nel passato, da quella tipografia escirono composizioni ragguardevoli [...]
[...] e 29 bravi tipografi, ma ora il lavoro è poco e non si ammaestrano i piccoli. Di fatto trovo solamente iscritti sei vecchi e sei giovani [...]
[...] . Nella calzoleria il capocalzolaio lavora e fa lavorare per proprio conto, e, se non erro, riceve uno stipendio. Ha l'obbligo di mantenere sette operai [...]
[...] apprendisti centesimi 6, ai garzoni 15, e nella scuola di perfezionamento mercede secondo la tariffa. Appena vi figurano inscritti 28 giovani e 14 vecchi [...]
[...] ; solo alcuni ragazzi arrampicati su per le finestre e qualche ferro del mestiere. Nella sartoria c'è un caposarto con stipendio; entrando, abbiamo [...]
[...] visto molti ragazzi che giocavano e si bisticciavano; una vera babilonia. Il sarto disse mancare di lavoro da dar loro, e gli allievi di capacità [...]
[...] rigorosi, e a uno dei 40 professori in medicina di proibire assolutamente che 150 ragazzi piccini (li abbiamo contati) stieno rinchiusi in una [...]
[...] camera, ove esala tale fetore, che abbiamo dovuto andarcene al più presto. Certissimo il danno della salute, e il profitto intellettuale, considerando [...]
[...] che un solo maestro insegna a 150 fanciulli, molto dubbio. Finalmente, eccoci nella sala delle belle arti. E qui almeno si può dire che gli allievi [...]
[...] sono bene istruiti, e notabili i progressi tanto nel disegno, quanto nella scultura. Un ragazzo, a cui una vaporiera troncò le due gambe, diventò [...]
[...] scultore valente; altri lavori di altri allievi, specialmente certe teste in terra cotta, sono ritratti viventi. Il disegno è largo e corretto, il [...]
[...] maestro mira più all'imitazione della natura che alla produzione di eleganti lavori. Anche nei lavori in lava vi ha del buono, e notai qualche cammeo [...]
[...] ben tagliato. Ci dicono la banda musicale eccellente; dev'esserlo di certo, perchè ci vennero veduti quasi altrettanti maestri che allievi, e una [...]
[...] elementari altrove. E per questi risultati s'impiegano 700 persone, come apparisce dalla seguente tavola dell'aprile 1876: Amministrazione generale del [...]
[...] Reale Albergo de' Poveri e degli Ospizii e Stabilimenti riuniti, Segretariato generale e Personale. Num. Distinta. SPESA [...]
[...] 24 Suore e Figlie di Carità 1,058 00 12,705 60 35 Capi e Sottocapi comp. 1,425 50 17,106 00 331 Addetti alla Cassa discip. 1,738 94 20,867 28 25 [...]
[...] Direttori e Maestri di Lettere 1,085 50 13,026 00 31 Direttori e Maestri di Musica 1,319 40 15,832 80 14 Direttori eMaestri di Belle Arti 490 25 [...]
[...] 5,883 00 13 Arti e Mestieri Maestri e spese 329 02 3,048 24 2 Insegnanti Scuola ortic. 75 00 900 00 30 1 Direttore della Ginnastica 75 00 [...]
[...] sopravvedere o ammaestrare o curare l'anima o il corpo. Aggiungi 11 ecclesiastici, 10 inservienti e 12 cappellani. Il culto figura sul bilancio [...]
[...] trovarvi anche l'orario degli studii, provvedimenti intorno ai bagni e agli esercizii ginnastici, e fra le mancanze disciplinari quelle di mentire e [...]
[...] di rubare. Nulla di tutto ciò. Ci sono due razze nell'Albergo: due caste: i superiori e gl'inferiori. Interdetto all'inferiore ogni esitazione o [...]
[...] scritta che verbale, deve essere strettamente individuale e presentata per via gerarchica da un solo individuo. Se fosse collettiva o presentata da [...]
[...] due o più individui, costituirebbe una grave mancanza di subordinazione, e sarebbe quindi rigettata e punita!» Non è questo fosfato di dispotismo [...]
[...] . – Ogni individuo della famiglia deve il saluto al SS. Sacramento, alle LL. MM. il Re e la Regina, alle persone della Famiglia reale, ai Ministri di [...]
[...] e luogo, sì di giorno come di notte. 4 Variante di questo capo per i ciechi, fermo rimanendo pei graduati ciò che è detto nel capitolo stesso. I [...]
[...] ciechi salutano, scoprendosi il capo, levandosi in piedi, se sono seduti, e togliendosi di bocca il sigaro o la pipa, se fumano, quando il [...]
[...] Regolamento, pei reggenti è dovuto il saluto. Speriamo che l'autore dell'Art. 44 abbia provveduto un contatore apposta per numerare i saluti, e che i [...]
[...] tutti i decorati dell'Ordine militare e civile di Savoia, e della medaglia al valor militare, civile o di marina. Tutti i superiori, che ricevono il [...]
[...] saluto dai loro subalterni, sono tenuti a restituirlo. Nei luoghi pubblici e nelle passeggiate, ed in altre simili circostanze di andirivieni, si [...]
[...] saluta una sola volta. Art. 41. – Gl'individui che incontrano il SS. Sacramento mettono il ginocchio a terra e si scoprono il capo. Art. 42. – In [...]
[...] prendendo la posizione di attenzione. Art. 44. – Ogni individuo della famiglia saluta le LL. MM. il Re e la Regina, e le persone della reale Famiglia [...]
[...] avesse in bocca la pipa o il sigaro, deve alzarsi in piedi e volgersi verso di lui, togliendosi di bocca il sigaro o la pipa. Art. 47. – L'inferiore [...]
[...] superiore, salutandolo egli solo colla mano; si arresta e mette di fronte all'occorrenza, secondo le norme suindicate, e quando incontri o passi in [...]
[...] prossimità del SS. Sacramento fa scoprire il capo agli alunni, comandando: Ginocchio a terra. E come se questo capitolo non bastasse, è replicato [...]
[...] comandante. Ci sembrava trasognare, vedendo che questo Regolamento porta la data di Napoli 1871, e che è firmato da uomini appartenenti al partito [...]
[...] liberale, cioè: Castellano, De Zerbi, Melchionna, Castelli. E tutti ci dicono che l'Albergo dei Poveri è riformato, e aggiungono «Se l'aveste visto nel [...]
[...] 1860!» E noi rispondiamo adesso come allora: «Il popolo lo chiamava il serraglio, e fu ed è il nome appropriato.» Nè basta la buona volontà del [...]
[...] Segretario generale, nè del Comandante, nè del Direttore, chè tutti mi sembravano ansiosi di bene e zelanti del proprio dovere – chi può riformare [...]
[...] tale Istituto? – Essi non possono migliorare il cibo, nè trasformare ciarle in pane, e molto difficilmente possono rifiutare un ospite se proposto [...]
[...] dal Prefetto o da un Governatore. Vorrei una diligente statistica degli allievi; e apparirebbe quanti veri orfani ci sono e quanti godono [...]
[...] ingiustamente i beni dei poveri! Qui per rifare bisogna disfare – e verificato chi ha diritto di starci, mantenerlo decentemente se inabile al lavoro [...]
[...] , obbligarlo al lavoro se abile. – E ai bambini e bambine sopprimere il lusso nell'istruzione, e, in quel cambio, cibo, aria, esercizii e quell'educazione [...]
[...] nuovo Municipio. Là ci sono 1,235,786 lire che appartengono di diritto ai poveri e non ai benestanti, mentre nei fondaci o nei bassi il vero povero [...]
[...] muore di fame e di stento. 32 In una delle mie prime visite all'Albergo dei Poveri di Napoli provai grata meraviglia nella scuola femminile delle [...]
[...] , abbondante e nutritivo. Tutte le ragazze nate sordo-mute parlano ed intendono quanto voi dite, con tale rapidità e sicurezza da sembrarvi impossibile che [...]
[...] non vi odano. Non solamente risposero a tutte le domande della maestra sulla nascita, sui nomi del padre e della madre, sull'età, il numero e il [...]
[...] appena terminato l'esame, cominciarono ad interrogarmi: «Chi sei? Donde vieni?» e saputo il nome e la patria, scrissero il primo sulla lavagna, e [...]
[...] sistema, onde aveva ottenuto così stupendi risultati. Allora mise tutte le ragazze di fronte a sè, e cominciò la ginnastica di lingua, di gola e di [...]
[...] polmoni e di braccia. C'era da rimanere sordo, nè io capisco come quella gracile donnina resista a tale fatica. Le ragazze sono trattate diversamente [...]
[...] ; e la Suora mi disse, che, essendo mezzo principale di riuscita lo svegliare l'intelligenza, ella non perde mai occasione di secondare qualche [...]
[...] grande fortuna che questa donna avesse sotto di sè un certo numero di allieve per comunicar loro la sua teoria e la sua praticai del sistema labiale [...]
[...] lodata Nuova Guida di Napoli e dintorni, di Carlo Tito Dalbono, che la scuola famosa dei Sordo-muti fondata nel 1871 migliora sempre, passai nel [...]
[...] quartiere maschile del Reale Albergo dei Poveri, tutta desiderosa di vederla. E qui cominciano le dolenti note: girai e rigirai e ritornai in quello [...]
[...] Stabilimento, e trovai i Sordo-muti, ma mesti, sporchi, senza ombra d'intelligenza sulle pallide faccie, benchè anche per loro seppi esservi la [...]
[...] ricostituirla sulle primitive e vere sue basi governative, ritogliendola dalla soverchia ed illegittima dipendenza dell'Albergo.» – «Come [...]
[...] solo arbitrio di un Ministro questi infelici trovinsi privi di un diritto così essenziale al loro bene fisico e morale?» «Fatto sta che la scuola fu [...]
[...] chiusa allora,» mi rispose uno, «e rimane chiusa tuttavia; nuovo nel mio ufficio, non conosco il colpevole, nè da me dipende il rimediarvi.» Io [...]
[...] uscii occupata da molto pensiero, non potendo capacitarmi di tanta enormità. Domandavo a tutti informazioni, e tutti vagamente mi ripetevano che la [...]
[...] fattami dal signor Pietro Simoni e d'un giornale intitolato: La Beneficenza Napoletana, mi venne dato di mettere insieme i seguenti fatti. Sia che [...]
[...] Collegio detto del Stivatore, annesso all'Università, e che questa scuola fu oggetto dell'ammirazione degli stranieri che vennero a visitarla, e [...]
[...] riprodurla in Francia, in Germania, in Irlanda e perfino in Filadelfia. E nell'Archivio generale dell'ex-Regno, sotto il titolo: Ministero dell'Interno [...]
[...] medesima, tanto pe' maestri e il direttore, quanto per gli allievi; ed in quel tempo fu esplicitamente dichiarato la vigilanza della scuola doversi [...]
[...] spettare alla Commissione dell'istruzione. Analogo decreto di «Giuseppe Napoleone, re di Napoli e di Sicilia,» ristabilì la scuola dei Sordo-muti nel [...]
[...] Gesù Vecchio e fornilla di tutto il necessario, e di più fu stabilito un insegnamento pei maestri che avessero in animo di dedicarsi all'educazione [...]
[...] a questa istituzione, adattata subito per ricevere in convitto cinquanta Sordo-muti, i quali dovevano avere l'età non minore di anni sette, e non [...]
[...] maggiore di quindici, avendo l'esperienza dimostrato che, se l'arte dei segni e della scrittura si può insegnare anche in età adulta, l'arte della [...]
[...] favella non si può con organi troppo deboli o indurati. Il Cazzolini, direttore, riuscì in modo straordinario a dare la parola ai Sordo-muti, e per [...]
[...] verità il Governo pose grande amore all'andamento dell'Istituto e gli assegnò 1600 lire mensuali con nuovo rescritto, e le lezioni davansi in [...]
[...] pubblico, e Governo e popolo se ne innamorarono sempre più. Nel 1818 fu deciso che la scuola si trasferisse dall'Università al Reale Albergo dei Poveri [...]
[...] . Pur non cessò mai di essere Istituto governativo e d'insegnamento. Figuravano 17,000 lire annue sul bilancio dello Stato; ma reputato [...]
[...] . Fece la storia, e la fece bene, fino all'anno 1862, quando scoppiò il conflitto fra la Direzione governativa e l'Amministrazione dell'Albergo dei [...]
[...] che fosse stata un dono governativo, un atto di carità verso i poveretti, e non si trattasse invece di una dotazione risalente a molti anni addietro [...]
[...] narrata, e la verità che, in conseguenza dell'interrogazione Bonghi, la somma di 17,000 e tante lire dapprima notata sul bilancio del Ministero [...]
[...] nelle strane pretese di volere il denaro stanziato nel bilancio del Ministero di Pubblica Istruzione, e di ricusare il personale addetto [...]
[...] all'istruzione e qualsiasi ingerenza governativa. Soggiunse altresì che il Ministero aveva fatto calda raccomandazione al nuovo Prefetto, e che certamente lo [...]
[...] morto.» Nè oggi ripeteremmo lo scherzo, se non a cagione della sua verità pel Ministero d'allora e ancora più pel successore. In quella stessa [...]
[...] tornata, il Bonghi pronunciò nuovo discorso forbito, eloquente e concludente. Egli qualificò la condotta del Ministro come violenta e fiacca. E fu tale [...]
[...] reputato primario in Italia. E pure, per compiacere all'Amministrazione dell'Albergo de' Poveri, vidersi obbligati a domandare la disponibilità [...]
[...] , coll'insistere nel 1871 che la somma tolta dal Lanza al bilancio dell'Interno fosse iscritta nel bilancio dell'Istruzione Pubblica; e col tornare [...]
[...] nel 1874 alle offese, considerato che ai Sordo-muti si tolse quel poco di favella, onde la natura avevali orbati e la scienza regalati. Ciò di che [...]
[...] non sappiamo renderci conto, è come l'ardente campione dei Sordo-muti, divenuto Ministro, e Ministro dell'Istruzione Pubblica, sia uscito dal [...]
[...] Ministero abbandonandoli nello stato, in cui li mise il suo violento e fiacco predecessore: cioè senza scuola, e in balia dell'Albergo dei Poveri. Ci [...]
[...] punse il dubbio che forse le 17,775 lire promesse non fossero veramente iscritte sul bilancio dell'Istruzione Pubblica, e tornati in Roma abbiamo [...]
[...] vani Istituti d'Italia: Personale di Milano......L. 20,500 » di Parma............1,200 » di Torino...........2,200 E per il materiale degl'Istituti [...]
[...] presumere che lo stanziamento fosse fatto dal 1871, perchè sussiste una differenza notevole fra la somma approvata con lo stato di prima previsione e [...]
[...] ___________ TOTALE....L. 157,295 E per spiegare questo notevole aumento, leggesi a pagina 183 della Situazione del Tesoro 1871: «Si ritiene [...]
[...] Genova, Oneglia, Napoli e Torino, i quali si trovano nell'impossibilità di mantenersela con denari proprii, dopo la soppressione fatta dei rispettivi [...]
[...] sussidii dal bilancio del Ministero dell'Interno.» Emerge adunque la realtà dell'assegno delle 17 mila e 775 lire al Ministero dell'Istruzione [...]
[...] dei milioni decretati al Papa come lista civile, e per ragioni personali non mai tocchi da esso. Ben ci ricordiamo che l'anno passato, l'onorevole [...]
[...] Abignente annunciò tre interrogazioni: sui regolamenti, sull'istruzione secondaria, e sui Sordo-muti; alle quali nell'assenza, per malattia, del [...]
[...] Bonghi, il suo Segretario generale Belli si dichiarò incompetente a rispondere e l'onorevole Abignente cortesemente acconsentì a differirle fino alla [...]
[...] degli altri tre, e in Italia così debole da essere appena ascoltato, potrebbe ad ogni modo occuparsene. Senza entrare nella questione del dove abbia [...]
[...] solamente 2096 persone. Può dare pertanto tetto e vitto ai Sordo-muti, e, ciò fatto, le 17,772 lire di dotazione basterebbero pel personale dell'Istituto [...]
[...] di ogni necessario materiale, anche se si dovesse trasferirla ad altro luogo. Del rimanente, come può accadere conflitto fra il Governo e [...]
[...] l'Amministrazione, composta di un Sopraintendente e quattro Governatori, i quali rimangono in ufficio tre anni e sono nominati dal Re, e per sua delegazione [...]
[...] Macbeth, altre le Parche di Michelangelo; c'erano ragazze e donne di ogni età, alcune sfacciate pasciute, altre magre affamate, spaventate, che si [...]
[...] affollarono intorno al Garibaldi narrando tali istorie di sofferenze, di sevizie, che egli pianse e con lui molti prodi, non usi ad intenerirsi per [...]
[...] poco. Abbiamo cercato di capire qualche cosa intorno allo Stabilimento, e come mai un'istituzione fondata per le Trovatelle potesse ospitare vecchi [...]
[...] di 80 e fin di 90 anni, e bimbi neonati, che erano affidati a balie luride e cagionevoli, e femmine di età mezzana; appena riesci fatto di sapere [...]
[...] della prole, e questa più scarso motivo di riconoscenza. Difficilmente l'immaginazione può figurarsi luogo più orribile: fisonomie, ove ogni vizio [...]
[...] tipo del Governo dei preti e delle monache, e di una superfetazione che si chiama Oblatismo, indegna di sì nobile città. Oggi è senza confronto uno [...]
[...] degli Stabilimenti più ben ordinati e perfettamente regolati di Napoli, e per chi si contenta di guardare solamente all'esteriore delle cose, lo si [...]
[...] . Eppure dopo lungo e minuto esame, dopo le cortesi risposte a tutti i quesiti mossi al Direttore, alle Suore, alle ragazze e ad altri inquilini [...]
[...] ; dopo il raffronto delle statistiche e della storia di questo con altri Brefotrofii in Italia e all'estero, non ci rimane il minimo dubbio che per [...]
[...] fundamentis. Chi entra in quella ridente sala e guarda quei letti ornati di lindo velo; chi nota la quantità e la qualità della biancheria, e, vero [...]
[...] probabilmente reiette dalla società, trova che chi si permette una critica lo fa per ispirito di pedanteria o di presunzione. E continuando la visita [...]
[...] alle grandiose sale, ove, floride e vispe, sono raccolte le ragazze intorno al telaio, eseguendo trine che sarebbero premiate a Genova, ricami in oro [...]
[...] , in seta e in cotone insuperabili, o intendendo a tagliare e cucire biancheria di casa, non si può che rimanere ammirati. Le scuole poi sono [...]
[...] modelli per aria, comodità e nettezza. Le cucine e il refettorio destano appetito a chi ha, già mangiato, la qualità del cibo è buona e la quantità non [...]
[...] iscarseggia. In nessuna parte della Casa un cattivo odore! C'imbattemmo in alcune delle antiche Parche e Streghe ridotte a sembianze umane; e, lode [...]
[...] bene ottenuto. Sicchè, se non avessimo fatte 37 ulteriori indagini e se non fossimo discesi nell'ufficio dell'Amministrazione, saremmo venuti via [...]
[...] tutto lodando e convinti che il meglio sarebbe nemico del bene. Ma pur troppo appena aperte le cortine di quei letti, i visini sparuti, malaticci [...]
[...] propria età. E la ragione vi salta agli occhi, vedendone due e anche tre nello stesso letto, e l'uno dopo l'altro succhiare le mammelle della stessa [...]
[...] che il Direttore e le Suore mi avvertirono d'un numero stragrande di bambini a cagione delle feste, e mi soggiunsero di dover tenere a mente che [...]
[...] tutti i bambini belli, e si può dire tutti i maschi, toltine i malati o i deformi, sono portati via ed allevati gratuitamente dalle popolane di [...]
[...] Napoli e dei Circondarii, e che essendo libera la scelta, naturalmente le creature inferme, le mingherline, le brutte rimangono. E sta bene; ma [...]
[...] , ma c'era un tempo, in cui ne morivano 80, 85, fino a 90 per cento! – Di fatto, consultato quel libro stupendo intitolato I Brefotrofi e la [...]
[...] ondeggia fra il 95 ed il 30 per cento. C'era dunque un tempo, in cui questa mortalità si ristrinse al 30 per 100? e uno, in cui salì fino al 95! E si [...]
[...] avvenne nel 1849, quando sopra 2226 ne uscirono a balia 1038 e non ne morirono che 567; mentre il maximum si toccò nel 1811, quando ammessi ne [...]
[...] furono 2424 e ne morirono 2121: più del 95: precisamente quando il sistema dell'allattamento interno diventò la moda o la necessità. E che a questa [...]
[...] dicevole delle balie, spaziose sale, acqua a sufficienza, letti separati per le balie, e caloriferi nell'interno invece di quelle malsane bragiere di [...]
[...] carbone acceso; nonostante che dei bambini si abbia, e ci è grato di ripeterlo bene, ogni cura possibile in uno Stabilimento sotto altri aspetti [...]
[...] ; dal momento che nel 1862 si diminuì il numero dato fuori, e si agglomerò quello dell'interno, si accrebbe il numero dei morti fino al 52 per 100, e [...]
[...] nel 1867 fino al 64. Perchè dunque persistere nel sistema? si domanda: e ci si risponde, come a gran numero di quesiti, in questo modo: Perchè i [...]
[...] l'abbiamo trovato nel 1860, si spendevano 108,000 lire annue per l'allattamento esterno, e quando per riforme e abbellimenti si dovette dar mano al [...]
[...] capitale, si ridusse quella somma a 20, a 15 e fino a 12,000 lire. E la mortalità cresceva e quasi raddoppiava. Questo fatto che risulta chiaro dai [...]
[...] registri, a onore di chi ha impiantato l'Ufficio e di chi tiene il Segretariato, assottiglia di non poco la soddisfazione che si sente per le riforme [...]
[...] effettuate e per l'andamento mirabile dello Stabilimento, e si chiede subito: C'è o non c'è rimedio? C'è di certo: basta che tutti i fondi dello [...]
[...] Stabilimento sieno dedicati al baliatico, e che l'assurdo sistema dell'Alunnato e del Conservatorio venga, come l'Oblatismo, abolito. La rendita [...]
[...] odierna dell'Annunziata è di L. 444,065. Da cui si deducono: Tasse e tributi............................L. 55,398 Culto [...]
[...] Napoli invece stette sempre aperta di giorno, e con la mira di far sì che i figli diventassero «figli della Madonna,» non solamente le fanciulle [...]
[...] disgraziate mandarono i neonati, ma madri e padri spedirono la prole legittima al battesimo della Ruota! Che abusi succedessero, si può immaginare; fin [...]
[...] opportunità di farla vivere al Brefotrofio; ma non per ciò questi abusi possono tollerarsi, e se, fino alla visita dell'Annunziata, io ebbi un resto di [...]
[...] rispetto per la Ruota, dopo la narrazione del De Crescenzio scomparvemi affatto. E l'abolizione di essa è il primo passo verso la riforma del [...]
[...] Brefotrofio, da cui dipende la vita o la morte di tanti innocenti. Durante i fatti verificati da lui e da' suoi colleghi cessò la paura che l'abolizione [...]
[...] accrescesse il numero degl'infanticidii. E fu provato che l'obbligo della presentazione documentata del bambino, cioè dell'estratto dello Stato [...]
[...] Civile, non ha prodotto nessuna spiacevole conseguenza, e questo per la semplice ragione che nè durante l'esistenza della Ruota, nè dopo la sua [...]
[...] abolizione vi furono mai madri che vi recassero le proprie creature, ma levatrici o terze persone: e che nei rari casi, ove le madri vennero in persona [...]
[...] , i bambini erano già stati per più o meno tempo allattati da esse, sicchè il fatto della maternità era cosa non più segreta; e sapevasi che quasi [...]
[...] naturali sono esposti, e vengono alla maternità degl'Incurabili, alla Clinica ostetrica e alle tante case delle levatrici le donne delle Provincia [...]
[...] vicine a sgravarsi, e immediatamente le creature sono denunciate al Comune dalle levatrici o dall'Ufficio stesso: questo in virtù dell'articolo [...]
[...] dichiarazione una o due volte non corre divario, e bisogna ben tenere in mente che, mentre i Tedeschi e gli Austriaci obbligano la madre di dare il [...]
[...] proprio nome al figlio, gl'Italiani e i Francesi non impongono quest'obbligo. Se bene o male, non occorre qui decidere: nel caso presente giova, perchè [...]
[...] professione o il domicilio della madre, se questa non acconsente alla dichiarazione. E difatti noi abbiamo visto una quantità di fedi, ove dichiarasi [...]
[...] popolazione, bisogna ricordare che per alcuni mesi fu reso facoltativo il mettere gli esposti nella Ruota o presentarli nell'Ufficio, e che, nei [...]
[...] primi mesi, venti soli furono messi nella Ruota e finalmente non un solo. Alla fine del 1875 la famiglia constava di 690 individui: 29 oblàte, 416 [...]
[...] alunne rinchiuse nel Conservatorio e nell'Alunnato, 167 bambini poppanti, 78 balie. Grazie poi alla gentilezza del Direttore abbiamo potuto avere le [...]
[...] statistiche dei primi tre mesi dell'anno, e senza occuparci per ora delle alunne ed oblate, vediamo le condizioni dei neonati. In questi tre mesi [...]
[...] restituiti dalle allevatrici, e due richiamati in Ospizio. Di questi 194 furono dati ad allevare gratuitamente: a pagamento 182. Ebbene, fra quelli [...]
[...] esistenti in dicembre 1875, e gli ammessi nel trimestre e rimasti nell'Ospizio ne morirono 184! Ora è da supporre che dati ad allevare fuori quei 184 [...]
[...] bambini morti in tre mesi nell'interno sarebbero in gran parte vissuti mercè l'aria della campagna e tutto il latte di una donna per ciascheduno almeno [...]
[...] non ne sarebbe morto che il numero ordinario. E viene dunque il quesito: Dato il denaro che esiste per i Trovatelli, chi ne aveva più diritto: le [...]
[...] oblate, alunne e vecchie mantenute a nulla fare, le alunne giovani, a cui s'insegna il canto e 39 il disegno e alle quali si dànno abiti di [...]
[...] necessità e di lusso, cioè merinos grigio chiaro ornato di celeste, o quelle povere creaturine, alle quali il latte e l'aria avrebbero conservata la vita [...]
[...] ? Tale quesito ci porta nel gran campo delle così dette «alunne,» e sarà necessario parlare del sistema in genere e non solamente di quello [...]
[...] nati dalle donne malate, che partoriscono in quell'Ospedale, sono portati immediatamente all'Annunziata e consegnati alle balie, che forse ne [...]
[...] allattano altri due e certamente uno! Ora chi sa che quella terribile malattia spesso non si rivela subito, ma si comunica dopo molti mesi dalla nascita [...]
[...] alla balia, e per conseguenza agli altri poppanti, facilmente intende la gravità del fatto che si potrebbe così senza difficoltà evitare. A tutta [...]
[...] prima ci sembrava semplice il rimedio di tanti mali, cioè l'allattamento artificiale. In Inghilterra e in Isvizzera le balie sono rarissime: latte di [...]
[...] capre, di asini e di vacche e cibo farinaceo, suppliscono sempre, quando le madri o per morte o per inabilità (sole cause dell'astensione) non [...]
[...] possono allevare i proprii bambini. Ma i medici e le madri napoletane ci assicurarono che l'allattamento artificiale ha dato risultati infelici, e [...]
[...] di genitori ignoti il diritto di vivere, uguale a quello di tutti gli altri membri della società. Questo, e questo solo è lo scopo del Brefotrofio [...]
[...] al dì d'oggi. E in Napoli deve conseguirsi più facilmente che altrove, perchè il popolo è buono e amorevole, e mi si assicura che mai i bambini [...]
[...] tolti dall'Ospizio, o gratuitamente o dati a paga, non sono maltrattati. Qui fin la superstizione trova un aiuto, e l'idea che sono i «figli della [...]
[...] Madonna» li protegge. Ma i tempi son duri e i viveri cari e il gratuito allevamento diviene sempre più raro, sicchè bisogna trovare modo di pagare le [...]
[...] balie esterne, e per le femmine come per i maschi anche trovare il modo d'indurre la famiglia adottiva a tenere seco sempre le femmine come tiene i [...]
[...] nome, non per ciò questi Istituti devono servire a creare una classe d'oziosi e per conseguenza di viziosi a spese della società. A ciò appunto ha [...]
[...] della sua impotenza a ottenere lo scopo prefissogli. I maschi, che ieri si deponevano nella Ruota e oggi si consegnano all'Ufficio di presentazione [...]
[...] , sono quasi tutti dati fuori a balia, e divenendo poscia utili a questa o alla sua famiglia sono raramente restituiti. Se restituiti, l'Annunziata [...]
[...] li affida all'Albergo dei Poveri dopo l'età di sette anni, e ad ogni modo dopo questa età non se ne piglia più cura. E questo è male, perchè spesso [...]
[...] caduti in mano di gente cattiva ed inetta trovansi abbandonati a se stessi e divengono vagabondi o perversi. L'Istituto che li ha paternamente [...]
[...] elementari e ad insegnar loro il mestiere del padre di detta famiglia, salvo a profittare del loro lavoro per un dato numero di anni in compenso del [...]
[...] nutrimento, delle cure e dell'insegnamento; e gli amministratori dei rispettivi Comuni possono facilmente vegliare all'adempimento dei doveri [...]
[...] reciproci dei giovanetti e dei loro padri adottivi, quando siavi una legge speciale simile a quella che regola gli apprendisti. E così si creerebbe una [...]
[...] nuova generazione di operai e di agricoltori istruiti ed abili, e lo Stato avrà fatto tutto ciò che può o deve, perchè l'innocente non isconti la [...]
[...] colpa dei genitori, e sia tolto dalla condizione anormale che la stessa società ha creata per i figli illegittimi. 40 E qui torna sempre più in [...]
[...] evidenza l'utilità dei training ships, o bastimenti ad uso scuola, per istruire marinai per l'avvenire di questo paese, rivale futuro, e rivale unico [...]
[...] e vestire tutti i suoi figli una volta che sono rei, è strano davvero che se ne dia così poco pensiero, finchè sono innocenti e in grado di [...]
[...] sarebbe il momento per il capo di detto Municipio d'intendersi col Ministro della Marina per avere uno o due bastimenti ancorati in Napoli: e coi [...]
[...] Ministri del Commercio e Agricoltura, e dell'Istruzione Pubblica per fondarvi le scuole necessarie. Questo sarebbe un bel monumento ad onore del [...]
[...] Municipio progressista davvero! Ma se per i maschi la Reale Casa dell'Annunziata è immemore ed improvvida, essa prodiga alle femmine tali privilegi e [...]
[...] diritti da diventare ingiusta ed assurda. Fino all'altro giorno tutte le femmine messe nella Ruota avevano diritto a vivere mantenute e morire [...]
[...] uscire da capo e da capo ritornarvi secondo il loro libito. Sicchè accadeva e tuttora accade che il desiderio della libertà e la ripugnanza al [...]
[...] lavoro alternandosi producano un andirivieni continuo, rendendo vano ogni tentativo di ordine e di decoro. Una bambina allevata per esempio nei bassi [...]
[...] perchè vuole acquistare la dote concessa alle figlie che trovansi nell'intorno dello Stabilimento e non a quelle che si maritano mentre son fuori [...]
[...] prevalenza facendosi oblate: specie di esseri non religiosi, perchè senza voto di castità, di ubbidienza o altro; non secolari, e perciò esenti dai [...]
[...] doveri di cittadine. E queste oblate vivevano padrone dello Stabilimento, ognuna avea stanza propria e da 50 centesimi a una lira al giorno, mentre le [...]
[...] semplici recluse avevano comune la stanza e talvolta ricevevano il pane e 21 centesimo al giorno; e per vivere dovevano lavorare sotto gli ordini [...]
[...] ed il capriccio delle oblate, che maltrattavano le une e guastavano le altre, secondo che erano più o meno docili ed utili. Nessun refettorio [...]
[...] e insegnano, come abbiamo detto, a lavorare all'ago, a far guanti, ricami, fiori, e oltre alle classi elementari, il canto corale, il disegno di [...]
[...] ornato e il lineare. Ogni alunna, oltre il vitto eccellente, ha tre vestiti, uno da casa, uno di mezza tenuta, ed uno di gala. Ora qual sorte attende [...]
[...] queste signorine così ben istruite? Anche nei bassi strati va sempre diminuendo la riverenza superstiziosa per «le figlie della Madonna,» e queste [...]
[...] non trovano marito, e se ne trovano, come possono adattarsi alla vita di fatica, di disagi, di stenti, che solo un operaio può loro offrire? E [...]
[...] quando per istinto di libertà, così potente nella gioventù, escono, e si offrono come lavoratrici o cameriere, come si può pretendere che persistano [...]
[...] nel lavoro, quando hanno come rifugio, a cui tornare, la Casa della Madonna col suo lusso e comparativo ozio? O ritornano peggiorate, o aumentano [...]
[...] quella tremenda categoria delle meretrici che esiste dappertutto, e a Napoli sovrabbonda. Sono allevate al lusso e così solamente possono ottenerlo [...]
[...] ottenere poi questo bel risultato! E il denaro così male speso rappresenta la vita mancata alla metà delle creature, che per economia si alleva [...]
[...] , o anche uscite, possiamo rifiutare di riceverle? E si risponde: Avete già deciso che al di là di venticinque anni non potete più tenerle, e le [...]
[...] modo di collocarla nella società, darle casa, interessi, affetti e vita propria. E questo si può fare solamente, incoraggiando le stesse famiglie che [...]
[...] Provincia di Napoli nascono 33,000 bambini e che nel primo anno di vita ne muoiono 7000, sicchè ci sono 7000 donne che hanno latte inutile; basta un terzo [...]
[...] di queste per dare a ogni esposto una possibilità di vivere. E che la nutrice si affezioni al poppante è una verità così notoria, che non abbisogna [...]
[...] di dimostrazione. Chi dunque meglio della balia può fare da madre alla creatura? Mancata la madre propria e il genitore, parmi la cosa più naturale [...]
[...] e più facile per offrire alla disgraziata un avvenire. E qui viene la Casa materna dell'Annunziata, dando alla madre adottiva il soccorso [...]
[...] tutta l'autorità della madre e altresì la responsabilità. Nel caso di morte o di disgrazia, queste ragazze non sono in istato peggiore o [...]
[...] differente da tutte le altre orfane, e han sempre la Casa materna o Brefotrofio che sorveglia e vigila. Havvi grande probabilità che la figlia adottiva sposi [...]
[...] qualche membro della famiglia, in cui si alleva; e la Casa che ha fondi può aiutarla con una piccola dote. Oggi l'una per l'altra, le alunne [...]
[...] il collocamento definitivo di esse, premio di 60 lire per il tenutario e di 20 per il delegato che sorveglia e s'interessa, inchiusa la dote per 275 [...]
[...] sistema dunque unisce l'economia, la salute e la massima possibilità di una vita normale per tutte. In casi eccezionali, provvedimenti eccezionali [...]
[...] genitori conosciuti. E qui ci viene a taglio di ripetere una proposta spesse volte fatta a chi ci dice che non vi sono carriere aperte alle ragazze [...]
[...] , le quali non trovano marito. Perchè non si ha da educare e istruire le nostre ragazze apposta per dirigere le tante istituzioni di beneficenza in [...]
[...] possono essere dirette e governate da donne intelligenti di amministrazione, d'igiene, di tutto ciò che costituisce una buona direttrice? Fa pietà il [...]
[...] pensare che oggi, con tante donne che non sanno guadagnarsi il pane, a cui l'ozio pesa e il tedio della vita diviene malattia, ogni volta che ci [...]
[...] vogliono matrone per le carceri, infermiere per gli Ospedali e Manicomii, soprintendenti per i Brefotrofii, per i Convitti femminili, per ogni [...]
[...] Stabilimento pubblico, si ricorra al convento, e nove volte sopra dieci facciasi domanda al 42 Belgio e alla Francia per queste Suore e Figlie di [...]
[...] doveri terrestri, di madre, di sposa, di cittadina. Faccia il nuovo Municipio una statistica delle religiose impiegate e lautamente pagate e [...]
[...] mantenute in Napoli da una parte, e dall'altra parte delle ragazze, oggi oneste e atte a divenire capaci infermiere, matrone, sopraintendenti e [...]
[...] oggi sono imbarazzo e causa di perplessità agli amministratori. E a queste figlie di nessuno, e per le quali la Madonna finora si è mostrata madre [...]
[...] accanto ad ogni Brefotrofio «come vivaio delle balie per il servizio del baliatico interno (di cui anche egli deplora l'esistenza), e come Istituto [...]
[...] che vi metta sulla via di spandere i beneficii sulla madre e sul figlio e giovare ad entrambi,» la proposta apre un campo così vasto e così irto di [...]
[...] spine, che sarebbe presunzione pretendere di percorrerlo per lungo e per largo in queste pagine. Tanto meno si può in così ristretto spazio [...]
[...] di virtù e di moralità che rappresenta l'ideale, della società d'oggidì. Questa società vorrebbe figli nati solamente per unione legittima, nè [...]
[...] vorrebbe quest'unione che quando i genitori fossero in grado di mantenere i proprii figli. Questa società riconosce il suo dovere di conservare la vita e [...]
[...] una Casa di Maternità per «le sole illegittimamente incinte,» e annetterla a un Brefotrofio che pagherebbe la madre per il latte che dà al proprio [...]
[...] serbano sobrii, economi e laboriosi pur di sposare la fanciulla amata, eviterebbero il legame, quando fossero sicuri di vedere allevare i proprii [...]
[...] figli dalla loro madre – amante e non sposa di lui – a spese dello Stato. Non bisogna mai dimenticare il fatto sopra ricordato, che in Napoli già [...]
[...] , si crede necessaria l'esistenza dei Brefotrofii, questi debbono servire al solo scopo di dare alimento e mezzi di procacciarselo a quei figli, di [...]
[...] cui è impossibile rintracciare i genitori. Altre istituzioni e mezzi educativi possono rendere più umane le madri e i genitori, ma entrano in un [...]
[...] altro ordine di idee e in un'altra categoria di fatti. Confondere questi con quelle sarebbe una nuova ingiustizia aggiunta a quella tremenda già [...]
[...] inflitta dalla società ai figli illegittimi di genitori sconosciuti. CAPITOLO QUINTO. Ospizio dei Santi Pietro e Gennaro Extra-Moenia, e il Collegio [...]
[...] , che come il Brefotrofio soggiacquero a quelle riforme che un'intelligente filantropia ha consigliate, guidate e praticate; nè più in là esse [...]
[...] 1862 sulle Opere pie. L'Ospizio, conosciuto sotto il nome di San Gennaro dei Poveri, sulle colline di Capodimonte, è una fabbrica vasta e splendida [...]
[...] , sana e amena, tanto che ci nasce il desiderio di saperlo dedicato a quei poveri tisici condannati a languire e a spegnersi in quell'orrenda grotta [...]
[...] , in quel luogo di dolore che si chiama l'Ospedale degl'Incurabili. Oggi invece serve di ricovero a oblate, a vecchi, a vecchie, a donzelle e a [...]
[...] «di tutti gli elementi vecchi destinati a perire, e che costituiscono l'anacronismo dell'epoca presente, da quelli giovani e capaci di essere [...]
[...] , e intanto separare le giovani generazioni dal loro deleterio contatto. – Abolì i luridi dormitorii, e costrinse i vecchi, ancor abili al lavoro, a [...]
[...] pulirsi alquanto e tenere nette le stanze, in cui non ci son più di due letti; obbligò ognuno che avea un mestiere di esercitarlo a pro [...]
[...] feretro da uomini vestiti a lutto, con passo lento e fisonomie atteggiate a dolore, benchè questi «desolati pagati» non conoscano nemmeno l'estinto [...]
[...] . Meno assurdo degl'Irlandesi che pagano più chi più urla e piange, e poi finiscono a gozzovigliare e ubbriacarsi in casa del morto. – Per i poveri [...]
[...] a 175,000 lire. – Parmi veramente notevole che con sì poca somma si mantenga una famiglia di 800 persone con decoro e sufficiente nutrimento [...]
[...] d'impiegati come all'Albergo dei Poveri, ma solo dieci persone con stipendio complessivo annuo di lire 13,000. Medico e chirurgo con 240 ciascheduno [...]
[...] , un sagrestano con 500, un aiutante confessore con 300, e un assistente all'infermeria con 306 e l'abitazione gratuita. Ma mentre si va estinguendo [...]
[...] l'Oblatismo, mentre l'assistenza dovuta a' vecchi e alle vecchie inferme diventò decorosa, qui come altrove si crea o si alimenta una nuova piaga [...]
[...] coll'Alunnato. Qui si ricevono alunne gratuite e a pagamento le prime, orfane di entrambi i genitori, o di un solo, o di padre inabile al lavoro; e [...]
[...] mensuali, e con diritto di entrata di lire 50 per provvedere al corredo, sono trattate come le gratuite. Mi mancò l'opportunità di assistere [...]
[...] all'esame formale delle alunne, ma da quel che mi riescì fatto di osservare, l'istruzione parmi buona: la impartiscono maestre patentate e approvate dal [...]
[...] Consiglio scolastico, circoscritta alle classi elementari, più il canto corale. Veramente eccellenti sono: la scuola di cucire con e senza macchina [...]
[...] , i molti telai da cui escono tele di lana e filo e cotone finissime, tovaglie o tovagliuoli di squisiti disegni molto ricercati, e che fruttano [...]
[...] copiosamente allo Stabilimento. 44 Buona la scuola di sarta, e in genere le arti e mestieri sono cose di fatto e non di mera apparenza. La [...]
[...] Direttrice ha uno stipendio di 900 lire, la Vice-Direttrice di 500, le tre maestre di 300 ciascuna, coll'intiero trattamento e con l'obbligo di pernottarvi [...]
[...] . Sufficiente Regolamento. C'è un po' di ginnastica alternata allo studio e al lavoro; la preghiera giornaliera non deve durare più di mezz'ora, e [...]
[...] più di due non devono le sacre funzioni nei giorni festivi, e ogni festa le alunne debbono uscire per passeggiare, e così il giovedì quando non [...]
[...] alunne possono rimanere nell'Ospizio fino all'età di 25 anni, benchè l'escirne prima sia facoltativo. E quando non trovino collocamento fuori [...]
[...] tutto. Il creare una classe, per cui lo Stato o un Istituto di beneficenza deve provvedere lavoro se può, tetto e cibo in ogni caso, dinota [...]
[...] esequie che pare vengano diminuendo di lucro dopo l'istituzione della sepoltura civile e gli appalti funebri del Municipio; o Educandati-Convitti; e [...]
[...] eretto sopra le antiche catacombe ad uso di convento, esso fu trasformato successivamente in caserma e in lazzeretto; e i fondi odierni derivano da [...]
[...] modo di consultare il donatore. La Provincia ha dunque libera la mano, e può operare senza ferire il più superstizioso adoratore della volontà dei [...]
[...] morti. Il Collegio di San Vincenzo Ferreri riformato, di cui parlerò, offre per la sua storia e nel suo insieme tutti gli elementi per lo studio [...]
[...] rinvenne oblate vecchie, donne d'ogni età, e povere fanciulle sottomesse ai capricci o ai maltrattamenti delle oblate, le quali oltre i centesimi 50 [...]
[...] , di disegno e di canto; nominò una Direttrice, e ristrinse le vecchie alunne al piano superiore, stabilendo un refettorio comune, un vestire decente [...]
[...] , e un po' di disciplina fra le alunne. Le oblate misero la rivoluzione in casa; tali furono le scene, tale il linguaggio osceno, da mettere [...]
[...] ribrezzo. Con lusinghe e minacce ottennero che le fanciulle invece di studiare voltassero le spalle alle maestre, e recitassero orazioni ad alta voce [...]
[...] . – Nella classe di disegno, oblate e fanciulle intonarono la seguente pia preghiera: «Dio! fate che chi viene su queste panche si rompa le gambe [...]
[...] cacciò dieci oblate e disperse le altre fra i conventi di Regina Paradisi e San Gennaro. Ma bisognò pagare 10 lire al mese per l'alloggio e 50 [...]
[...] dell'altra, pettegole, oziose. – Avvicinandole vi baciano le mani, poi di dietro vi mandano maledizioni da far fremere. E queste parasite, che [...]
[...] passano il centinaio, debbono esser mantenute fino alla morte, e così occupano il posto di tante orfanelle, che avrebbero il diritto di entrare [...]
[...] , come dicono i Napoletani ormai per qualunque abuso di potere o per estorsioni. E il Commissario regio, invece di ricordarsi delle tanto buone [...]
[...] istitutrici che escono dalle Scuole normali e che fecero buona prova di sè nel Convitto femminile, corre difilato ad Ivrea per cercarvi Suore, e ad esso è [...]
[...] di urtare i loro pregiudizii il meno possibile, e dirige la Casa egregiamente. Le scuole di cucire, di stirare e specialmente di rammendare sono [...]
[...] efficacissime – e utilissima quella del disegno applicato ai lavori femminili, condotta dal professore Torno. Ma tutte le ragazze hanno quell'aria [...]
[...] dimessa, e tutt'altro che giovanile, delle santocchie, e gli esercizii spirituali prendono troppo il posto della ginnastica. C'è questo di buono [...]
[...] partecipa dei guadagni risultanti dai proprii lavori, e che i premii dànnosi in denaro, ognuna esce dallo Stabilimento con un libretto della Cassa [...]
[...] di Risparmio per cominciare la propria carriera nel mondo. Con poche modificazioni, e sotto direzione laica, il Collegio di San Vincenzo Ferreri [...]
[...] delle medesime nel Collegio. CAPITOLO SESTO. Santa Maria succurre miseris. E se un esame dei Luoghi Pii riformati, compatibilmente col loro [...]
[...] mano? La dittatura del Garibaldi avea tolta l'ingerenza del Clero nelle amministrazioni delle Opere pie, e il decreto fu confermato e perfezionato [...]
[...] nel 1861, e una legge contrassegnata Mancini, 1861, annullatrice di ogni altra legge in contrario, esentava tutti gli ecclesiastici dagli ufficii che [...]
[...] disordini il giure pubblico e privato di tutti, massime dove si tratta di perpetuare abusi e pregiudizii di altre età e di altri costumi. I giornali [...]
[...] parlarono, si pubblicarono opuscoli e memorie, ed il Reale Istituto di Incoraggiamento bandì un concorso per chi avesse presentato Memorie intorno agli [...]
[...] Stabilimenti di beneficenza di Napoli, e ai modi di renderli utili alle classi bisognose. Ed i lavori del Turiello, del Dominicucci e del Petroni [...]
[...] giudicaronsi eccellenti, e furono nominate Commissioni di inchiesta, e le proposte del Pezzullo veramente pratiche ed effettuabili; e l'opuscolo [...]
[...] dello Spinelli rivelava molti abusi, e fra le altre cose il fatto che 54 tra Conservatorii e Ritiri, con un'annua rendita di 716,688 lire, non 46 [...]
[...] contenevano che 2669 persone, incluse 487 pigionanti, che il 22 % fu speso in amministrazione e culto, senza le somme legate per messe. Egli ci [...]
[...] rivelò abusi e disordini di ogni sorta dappertutto, e fece eccellenti proposte; e dopo lui Achille Lazzaro in un grosso libro: Riforma delle Opere Pie [...]
[...] , epilogando il detto dai suoi predecessori, mostrò l'urgenza di provvedere alla riforma, e il Prefetto ne era convinto, ma interrogatone il [...]
[...] Ministero d'allora, questo consigliava lo statu quo, temendo offendere le suore e i preti. E intanto l'Oblatismo, una delle maggiori piaghe, fiorisce [...]
[...] invece di spegnersi. Nel 1865 le oblate erano 1446, e all'ultimo censimento sommavano a 1688. – Meno male se rinchiuse in una diecina di ritiri: invece [...]
[...] riammetterle nel suo seno, le provveda almeno di mezzi per procacciarsi onestamente la vita, senza l'obbligo di farsi oblate, o sottoporsi a stenti e [...]
[...] disagi, che fan troppo distacco dalla vita fin allora menata. Guardai il libro delle Opere pie della Provincia, e ne trovai undici destinate a questo [...]
[...] scopo dai fondatori. Visitai uno Stabilimento, e vi trovai 120 oblate, suore, monache e pigionanti, con sole 20 orfane, e una scuola esterna; e [...]
[...] dimissionario, e accompagnata da un amico medico napoletano mi presentai alla porta di Sant'Antonio alla Vicaria, detto Sant'Antoniello, o Santa Maria [...]
[...] succurre miseris. Lo scopo antico e odierno di tale istituto è di ricoverare, mantenere ed educare donne pericolanti, donne traviate e pentite della [...]
[...] mala vita. Stando fuori della porta, si sente un assordante schiamazzo. Aperta la porta, qualche dozzina di oblate si presentano curiose e pettegole [...]
[...] ragazze tenevano per turno il banco di cambio. Le donne affermarono che c'erano 137 oblate e qualche pentita. M'importava vedere lo Stabilimento [...]
[...] , perché il Direttore della SS. Annunziata mi aveva detto che vi stavano rinchiuse undici delle sue pecorelle smarrite, e lasciando i nostri biglietti [...]
[...] di visita, avvertimmo che si sarebbe ritornati fra poco. Ed infatti tornammo fra un'ora, e ci aprì il prete, e ci condusse in una stanza di fuori [...]
[...] , ove c'intrattenne a discorrere di antichità e di storia, e malgrado della nostra impazienza ci disse che era affatto senza importanza il visitare lo [...]
[...] Stabilimento, che una volta s'era presentato alla porta il Prefetto, e che le oblate avevano rifiutato di lasciarlo entrare, e che questi aveva [...]
[...] ordine sotto voce. Essa ci accompagnò in un'ala dello Stabilimento, e malgrado dei tentativi di mettere un po' d'ordine, tanto l'amico medico quanto io [...]
[...] ci siamo confessati di non aver mai veduto o immaginato un simile luogo. Qua e là c'erano donzelle, che interrogate dissero di essere uscite [...]
[...] dall'Annunziata; e queste per lo più facevano guanti. Le stanze per isporcizia, luridezza e fetore vincevano i tugurii dei Cattolici irlandesi, nei quali [...]
[...] maiali, asini ed uomini vivono insieme. Nessun refettorio; ognuna provvede da sè cogli scarsi centesimi che dà il luogo, e fa cucina da sè in [...]
[...] oblate vanno e vengono e ricevono chi vogliono di fuori, che il grado di libertà di ciascheduna dipende dal più o meno grande favore del prete [...]
[...] dominante, e che anche in quegli Istituti, ne' quali il prete non governi apparentemente, ei vi regna e vi comanda. E ciò in diretta opposizione delle [...]
[...] , con 80,000 lire, per 100 oblate con alunne affidate ad esso, Santa Maria del Rifugio, con 31,000 lire annue, per 38 oblate e qualche alunna; Suor [...]
[...] Orsola Benincasa, con 100,000 lire, per 30 oblate, 7 educande e 6 converse; Rosario a Portamedina, con 28,000 lire, per una famiglia di 23 persone, di [...]
[...] oblate. E mentre scriviamo, ci cade sott'occhi la sdegnosa protesta di Tommaso Carlyle, quando un falso sentimentalismo riempiva di vagabondi e di [...]
[...] oziosi le Case dette dei Poveri. Fingendo di essere il capo del Governo, così il Carlyle finisce un discorso : «Agli indigenti e incompetenti [...]
[...] schiavi della birra e del diavolo. «Santo cielo! Ho da spendere otto o nove milioni di lire sterline e da rovinare la moralità della mia popolazione [...]
[...] , da tutti. Noi chiamiamo carità, beneficenza e con altri termini questo brutale sistema, e non è che pigrizia, mancanza di cuore, ipocrisia, codardìa [...]
[...] , bassezza d'animo. «Venite d'ora innanzi a domandarmi la polenta. La guadagnerete, se vi piace, e sappiate che sotto nessun altro patto ne avrete [...]
[...] . Davanti alla terra, al cielo e a Dio creatore, io dichiaro che è uno scandalo di vedere tale vita mantenuta in voi col sudore e col sangue dei [...]
[...] vostri fratelli, e se non puossi cangiar registro, la morte è da preferire. Se volete mangiare, lavorate; se devo pescare 10 milioni, voglio essere [...]
[...] corrisposto. Lavorate, avrete il salario; rifiutate, evitate la fatica, disubbidite, io vi ammonirò e cercherò di eccitarvi al ben fare. Se tutto è [...]
[...] inutile, vi bastonerò, e se anche così non riescirò, vi fucilerò, e libererò la terra di Dio da esseri simili. «Dunque, al lavoro tutti, ogni mano al [...]
[...] lavoro!» M'immagino il santo orrore che tale linguaggio desterà in Italia, in cui oggi sembra che la pietà e la commiserazione sia tenuta in serbo [...]
[...] per gli oziosi, per i viziosi e per i rei. Quando fu udito in Inghilterra, essa rinnegava il suo più grande scrittore, il suo più originale [...]
[...] pensatore. Ma poi s'avvide che egli aveva ragione, e le nuove leggi dei poveri ne sono il benefico risultato CAPITOLO SETTIMO. Istituti ospitalieri [...]
[...] . Lessi che si cambiano i Governatori di varie Opere pie in Napoli, e fra le altre dell'Albergo dei Poveri e dell'Ospedale degl'Incurabili. Ma il [...]
[...] degl'Incurabili, per la semplice ragione che mi riescì impossibile, malgrado delle larghe promesse, di avere dati e statistiche accurate. Ma lo visitai per filo [...]
[...] e per segno, e mentre credo che difficilmente si troverà un Ospedale meglio ordinato di quello della Pace, non dubito di esagerare, affermando che [...]
[...] difficilmente in Europa oggidì esiste un luogo così infelice e disadatto ad alleviare le sofferenze e a curar le malattie dell'umanità, quanto il [...]
[...] servono per cessi, lo squallore e la luridezza dappertutto, ma specialmente nella quinta sala, fanno sì che per lo meno si debba scrivere sul [...]
[...] . Infatti esso, oltre di essere una gloria patria dei Napoletani, è uno dei più cospicui Nosocomii d'Italia, sia per la varietà e moltiplicità dei casi e [...]
[...] dei morbi, che per le celebrità medico-chirurgiche e per la vastità, scompartimento, ordine e salubrità.» In quanto alle celebrità medico [...]
[...] disgraziati, che si ripromisero un onesto guadagno come appaltatori della biancheria, e vi diranno che lenzuola e camicie scomparvero a centinaia alla volta [...]
[...] , e che dovettero ben presto ritirarsi dall'impresa, per non soccombere. Parlate con un altro pietoso, che vedendo il ributtante pasto dato agli [...]
[...] pennello, venuto il momento del rancio, il cibo era scarso e cattivo. Un giorno il Garibaldi, durante una sua visita, prometteva a tutti che [...]
[...] di pollo. Scesi in cucina, e conobbi che i polli erano in numero bastevole alla richiesta; ma a pranzo non un sol petto di pollo figurò tra le [...]
[...] pietanze. Ridiscesi in cucina allora, coll'energico Direttore di quell'Ospedale, il compianto Morosini, e ci vennero veduti delicatamente accomodati e [...]
[...] panati tutti i petti per il pranzo degl'infermieri. Messi dei Garibaldini capicucina, gl'infermieri civili si ammutinarono e minacciarono. Li [...]
[...] cacciammo fuori tutti, e le cose procedettero un po' meglio. Ove i religiosi e le religiose fanno da infermieri, si sa bene che chi tra i malati si [...]
[...] presta agli esercizii spirituali ha il corpo rinfrancato con brodi ristretti e bocconcini squisiti, mentre i renitenti son trattati ad acqua salata, e [...]
[...] affermava che il costo dell'amministrazione ascese al 57 per cento. Egli nel suo capitolo sugl'Istituti ospitalieri espone molte utili osservazioni, e [...]
[...] dice tra l'altre cose che, mentre negli Ospedali c'erano 1647 letti, non c'erano che 1353 infermi, e non pertanto si videro infermi dappertutto [...]
[...] , son pieni i cronici, e questi pieni, e gli acuti non potendo ricevere cronici, viene la conseguenza che gl'infermi non hanno dove andare, benchè [...]
[...] altrove ci sieno letti vuoti. Egli propone il rimedio di una unificazione legislativa con decentramento amministrativo, e questa proposizione, come [...]
[...] , che concede assistenza medica a quanti non possono procurarsela per sè; ma a che servono i devoti servizii dei medici? E devoti lo sono per la maggior [...]
[...] parte, e mal retribuiti, e faticosi, da giustificare il Fusinato nel dire Arte più misera, Arte più rotta Non c'è del medico Che va in còndotta [...]
[...] . Ma a che serve, ripetiamo, tutta la loro abnegazione e devozione, quando gl'infermi non hanno letti, nei quali ricoverarsi, nè biancheria, nè [...]
[...] assistenza, nè quiete, nè dieta adattata al loro stato, e spesso neppure medicine? Difficilmente un individuo, per quanto sia ozioso o vizioso [...]
[...] , domanda senza estremo bisogno ingresso in un ospedale, cotanto suol regnarvi triste e melanconica l'atmosfera. È vero che abbiam letto che l'Ospedale [...]
[...] -infermeria nella Colonia di New-South-Wales in un anno ricevette 1769 persone, ed è talmente attraente che ci va chi poteva farsi curare altrove, e [...]
[...] , di cui 11 per bambini, e in un anno ha ricevuto in essi 38,382 persone, e dato soccorso medico a 830 persone; inoltre 43 farmacie, ove si [...]
[...] dispensano medicine gratuite, ed il costo è presso a poco di un milione di sterline, e questo senza includervi un gran numero d'istituti privati, per aiutare [...]
[...] gl'infermi poveri. E poi recentemente, essendo sottomessi anche i guardiani dei poveri al Local Government Board, sono obbligati nelle dette Case [...]
[...] di Ricovero di tenere edificii separati per i sani e gl'infermi, e nelle 30 parrocchie, in cui la metropoli è divisa, 26 hanno ospedali od [...]
[...] infermeria propria. E che questi Istituti stiminsi necessarii, lo prova il fatto che in tutte le chiese una domenica all'anno è dedicata al così detto [...]
[...] fondo per gli Ospedali, e alla fine del discorso del predicatore si fa una colletta, e la carità pubblica vi versa migliaia di sterline. Nella sola [...]
[...] paralitici, per gli epilettici, per gli ubriachi, per gl'idioti e per i matti, e questi ospitano 50,000 persone all'anno. Or Napoli con una popolazione di [...]
[...] circa 500,000 abitanti non ha che cinque Ospedali, con una rendita complessiva di un milione e 313,115 lire; mentre, come ho già detto, la rendita [...]
[...] delle Opere pie nella città ascende a 7 milioni e 154,859 lire, di cui 717,942 lire spendonsi in culto. Nei 68 Comuni della Provincia otto soli [...]
[...] che in alcuni Istituti c'è un ospedaletto, come per esempio quello di San Pietro e Gennaro, e nel Comune di Casamicciola uno Stabilimento [...]
[...] balneario di acqua termo-minerale, dipendente dal Monte della Misericordia, ove un anno per l'altro curansi mille infermi, e costa 55,000 lire annue [...]
[...] . Naturalmente l'organizzazione degli Ospedali non rappresenta che una sola parte delle grandi riforme sanitarie, necessarie in Italia dappertutto e [...]
[...] bisogna distinguere in Istituti elemosinieri e Monti di prestiti, i quali senza quest'ultimi posseggono complessivamente una rendita annua di un [...]
[...] milione; e mi son domandato: Quanta ne gode il povero? Si sa che questi Monti ebbero origine nella generale reazione contro l'usura praticata dagli [...]
[...] salvare i poveri dalle unghie degli usurai, e i ricchi risposero creando un Banco di prestiti, detto Monte di pietà o Banca della carità. Gl'interessi [...]
[...] scopo suo originale che questi Monti, i quali sono puramente e semplicemente Banchi d'usura. Io so bene che mi si possono dimostrare quante [...]
[...] , i quali esigevano quasi altrettanto interesse dello stesso Monte; che gl'impiegati si appropriavano e vendevano i pegni; che si defraudavano i [...]
[...] proprietarii del di più ottenuto dalla vendita forzata; che ogni specie di abuso fu commesso, e che ora non si permette a un sensale come quelli di [...]
[...] salire le scale; che il furto non più esiste; e che le aste avvengono alla luce del sole, presiedute da tre diversi membri dell'Amministrazione [...]
[...] , donde la difficoltà grande di un abuso concertato. Raramente ho visto un Monte tenuto con più ordine e precisione del Monte di Donna Regina. Sopra ogni [...]
[...] pacco, numerato e registrato, in quell'immenso labirinto di camere e scansie, si può in un batter d'occhio metter la mano. Restituendo il pacco, lo [...]
[...] si apre, ed il possessore verifica il contenuto. Per dire il vero rimasi attonita del prezzo pagato per cenci e per altri oggetti venduti all'asta [...]
[...] quasi tutte in Italia, esigono l'interesse del 6%, più del doppio di quelle di Londra, e non basta. Si esige inoltre 1% all'atto di ogni pegno. Verace [...]
[...] fu più visibilmente presentata che allo spettacolo della enorme quantità di letti impegnati. Domandai all'impiegato che mi condusse, uomo compito e [...]
[...] , non ha altro da impegnare, e gli tocca intanto dormire in terra.» La stessa osservazione si applica a' così detti metalli rozzi, che sono, per la più [...]
[...] parte, utensili di rame o di ferro per la cucina. Con molta accuratezza e precisione il Ragioniere della Cassa di pietà mi ha posto sott'occhio [...]
[...] , ondeggiando tra sei o settemila al mese, quelli dei metalli rozzi crescono e diminuiscono colla inclemenza della stagione. Un po' d'influenza la [...]
[...] esercitano anche le feste: a Natale e a Pasqua, per lo meno, il povero vuol mangiar bene, e benchè sia facile, per chi si siede regolarmente due [...]
[...] i pegni nuovi, 7 mila per i rinnovati, 17 mila per gli oggetti spegnati e rimpegnati; or ciò prova che quella povera gente ritirò gli utensili più [...]
[...] volte, e fu obbligata a rimetterli, e ogni volta le toccò di 51 pagare l'uno per cento di nuovo, sicchè ammesso che la pentola o il paiuolo siano [...]
[...] stati quattro volte impegnati e spegnati, l'infelice in un anno avrebbe pagato il 10 per cento d'interesse. I pegni consentiti dal Monte di pietà [...]
[...] Monti per soccorsi a domicilio, e per scarceramento di debitori, ec. ec.? Primo Monte per suffragi a defunti, non che per doti a donzelle povere e [...]
[...] dotazioni a povere civili donzelle e ceti determinati. Primo Monte per dotazioni a povere fanciulle del popolo. Secondo Monte per doti a povere e per [...]
[...] prestiti senza pegno alle infime classi del popolo, Monte per culto. Monte speciale per doti a povere donzelle e per scuola popolare. Ormai il [...]
[...] Purgatorio ad Arco per rendersi più plausibile fa mostra di dar dote ai poveri e soccorsi ai mendici; di dote a donzelle povere si dànno 1400 lire, di [...]
[...] culto, escluse le Messe. L'Istituto dà 34 mila lire per elemosina; si parla di patrimonii per preti e cappellanìe; ma come, a chi, o con che diritto [...]
[...] a messe mattutine, a ufficii vespertini, Marta e Maria novelle. A Maria, il Monte detto di Beneficenza dava un sussidio mensuale, a Marta tutto [...]
[...] le Opere di beneficenza son fuori di stagione; non solamente non servono più ad alleviare i mali e le sofferenze umane, ma diventarono fomite di [...]
[...] nuovi mali, e servono ad accrescere la miseria. Nè ci vengano a parlare del rispetto dovuto alla volontà dei testatori. Lord Bacone definisce questi [...]
[...] legati: «Il dono di ciò che non è più nostro, ma che è divenuto proprietà di un altro.» Tommaso Hare, che ha studiato e ponderato molto l'argomento [...]
[...] . Portate davanti a questa pietra di paragone, tutte le Fondazioni dette di Carità, ond'è coperta l'Inghilterra, sono viziose in teoria e in pratica.» 52 [...]
[...] testatori, senza prender nota dell'oggetto speciale, a cui tali intenzioni caritatevoli furon dirette. È stato detto e ridetto che Corpi morali non [...]
[...] devono possedere beni stabili, perchè non possono amministrarli. Difatti, se fabbricati, gli architetti, gl'ingegneri per riparazioni e costruzioni [...]
[...] abitazioni, ero sicura, in risposta alla mia domanda, di udire: l'Albergo dei Poveri, l'Ospedale degl'Incurabili, o qualche altro pio Istituto. E le [...]
[...] mura sfasciate, e le scale pericolanti, ed i tetti che non proteggevano gl'inquilini dalle intemperie, non iscompagnavansi mai da pigioni esorbitanti [...]
[...] , e queste dalla fiscalità nella esazione. Ma visto che la conversione delle proprietà immobili in rendita offre un vasto campo ai disonesti ed [...]
[...] agli speculatori, il Municipio progressista e il Governo riparatore possono andar d'accordo sui modi più adatti per utilizzare ed economizzare ogni [...]
[...] cosa posseduta; o cespite di rendita; e mentre si stanno combinando i modi, devesi studiare e concretare un progetto di legge per regolare il [...]
[...] nazioni per impedire che la miseria prodotta da cause diverse, di cui molte transitorie, non si trasformi in un pauperismo cronico e crescente. Nel [...]
[...] degli uomini buoni e grandi di tutti i tempi all'usura. Il grande Alighieri, egli scrive, ch'è l'osservatore più acuto ed in uno il giudice più [...]
[...] turbe d'oppressi passano dinanzi al suo sguardo, ed egli le raccoglie sotto le grandi ali della sua poesia per eternarne la memoria, i dolori e le [...]
[...] generosa contro l'avidità dei contemporanei; ed anche in mezzo a tenebre che potranno esser diradate soltanto da tardi studii e da lontane [...]
[...] dissolutrice dei vincoli fraterni che dovrebbero tenere congiunti tutti gli uomini; egli disprezza con quest'intendimento la gente nuova e i súbiti [...]
[...] guadagni. In questa grande emancipazione ch'egli vede compiersi sotto a' suoi sguardi e che, colla divinazione dell'ingegno, presente più gagliarda [...]
[...] nell'avvenire, egli sembra detestarla siccome una forma di civile tirannia, più terribile forse d'ogni altra, perch'essa snerva e demoralizza le vittime [...]
[...] . Così narravasi che, sul cadavere d'un usuraio, Sant'Antonio proferisse queste parole: Dove è il tuo tesoro, ivi è il cuor tuo, – e la tradizione [...]
[...] , che non era diverso da quello di Roma pagana; riprova siccome opera non naturale ed irreligiosa il trar guadagno dai prestiti; e chiarisce il [...]
[...] concetto in questi versi: .... perchè l'usuriere altra via tiene, Per sè natura e per la sua seguace Dispregia, poichè in altro pon la spene. Una [...]
[...] che sia facile l'impegnare senza ricorrere ai sensali. Si disinganni. Necessità legislativa o regolamentare non ce n'è, e non ce n'è stata mai. Ma [...]
[...] siccome i sensali sono conosciuti e forse, e senza forse, spartiscono cogl'impiegati, trovano subito accesso e sono subito sbrigati; laonde chi non [...]
[...] ha tempo da perdere in aspettare il comodo del lento ed affaccendato impiegato, è sempre costretto moralmente a ricorrere ai sensali. E tanta è [...]
[...] autorizzati che prestano a pegno coll'interesse di un soldo per lira alla settimana, e stipulano un mondo di negozii. Ed io ci ho conosciuto (ora è morto [...]
[...] inaugurato un sistema uniforme per principio e adattato ai bisogni delle singole e diverse provincie.» E ce lo dicono a ciò deliberato e vogliamo [...]
[...] prestar fede al fausto detto. Ma le stesse cose ci vennero udite durante sedici anni. E intanto stampiamo due articoli trovati a caso: quello del Pungolo [...]
[...] Vertecœpli (Pia Associazione per mutuo soccorso e per opere di carità e di beneficenza). Scopo antico di questo Stabilimento era di servire come [...]
[...] opera di culto e per conferimento di doti alle figlie così dei confratelli che degli estranei al Sodalizio se orfane e povere, e concessioni di [...]
[...] patrimonii sacri ai figli dei medesimi confratelli e soccorsi in denaro ai poveri. Suo scopo presente sono opere di cristiana pietà, di carità, di [...]
[...] beneficenza pubblica, amministrate da un Sopraintendente nominato dal Prefetto della Provincia e di tre ascritti coi nomi di Priore, Sottopriore e Fiscale [...]
[...] , eletti dai confratelli per terne, e prescelti e nominati dallo stesso Prefetto, udita la Deputazione provinciale. La sua storia si compendia [...]
[...] rimasta disciolta, proseguirono privatamente la pia pratica, e volendo renderla duratura, si riunirono nel tempietto di Santa Maria Vertecœeli [...]
[...] posto nel Vico dell'Etera nell'anno 1646, e fu formato uno Statuto che s'è posto in esecuzione in virtù di regio assenso conceduto dal Duca d'Arcos [...]
[...] vicerè, in data 27 marzo 1648. Lo scopo della istituzione era il Mutuo soccorso e la celebrazione di Messe per le anime del Purgatorio. L'Opera pia [...]
[...] generalizzata la divozione alle anime del Purgatorio, e così si accrebbe di molto il numero degli ascritti e le entrate diventarono più ingenti [...]
[...] sull'Amministrazione di Vertecœli, convocò nella chiesa dell'Opera tutta la fratellanza, alla quale, con cifre e dati di fatto alla mano, mostrò lo stato e le [...]
[...] condizioni, in cui avea trovato lo Stabilimento. «La esposizione rivelò che, per lo spendere lautissimo ed improvido, e per la trascuraggine nelle [...]
[...] esazioni delle rendite, e pel disordine amministrativo, il Patrimonio dello Stabilimento avea patito non poca diminuzione di capitali, e versava in [...]
[...] per estinguere obbligazioni contratte, e che, non ostante le 78,000 lire ricavate da tale rendita, esistevano ancora obbligazioni arretrate da [...]
[...] estinguere, fra le quali i maritaggi del 1875 e 1876! «Deplorò la leggerezza, con la quale si amministrava un patrimonio sacro alla carità civile, e la [...]
[...] facilità con cui si largheggiava nel profondere denari, fino a sconfinare dal bilancio positivo fra le entrate e le spese, e far sorgere necessità [...]
[...] di pignorare rendite e gravare l'opera di obbligazioni. «Aggiunse, che mentre l'Amministrazione versava in grave sperequazione economica, egli avea [...]
[...] trovato nella Segreteria un personale abusivo sì per numero di persone che per misura di stipendii; e conchiuse dichiarando che, a rialzare la [...]
[...] efficienza economica e morale dello Stabilimento, egli avrebbe adottato uno stretto rigore di giustizia e di amministrazione per raggiungere il pareggio [...]
[...] del bilancio e risollevare il prestigio dell'Istituto. «La fratellanza, accorsa numerosa come non mai da gran tempo era avvenuto, udì con grande [...]
[...] attenzione le parole franche e severe dell'onorevole Pepe, le quali, avendo rivelato piaghe profonde e tracciato i rimedii opportuni, riscossero [...]
[...] rimedio; ma oggi si può confidare nell'opera onesta e solerte dell'onorevole Pepe.» Ed ecco l'articolo del Diritto, 21 marzo «Abbiamo in Italia un [...]
[...] patrimonio di circa un miliardo e mezzo, la cui condizione si può riassumere in questi termini: «Gestione arbitraria; irresponsabilità degli [...]
[...] amministratori; sorveglianza derisoria; destinazione di una parte dei redditi a fini contrarii al bene pubblico, o in aperta opposizione colle necessità e [...]
[...] le esigenze della società moderna. «Questo è il patrimonio di quegli Istituti e Lasciti che la legge chiama, con linguaggio che serba l'impronta [...]
[...] dell'Interno. «Nel 1873 su circa 25,000 Istituti, Lasciti o Enti morali con fini di beneficenza, solo 5236 avevano compilato i loro bilanci; e le [...]
[...] Palermo non avevano presentato i loro conti 474 Opere pie, e 5354 li avevano arretrati. «Nella Provincia di Messina mancavano i bilanci di 298 Opere pie [...]
[...] ; 5128 avevano i conti arretrati, e 207 non avevano inventarii. «Non parliamo della dispersione e del consumo dei patrimonii: non dell'uso che si fa [...]
[...] per doti, i Monti di pietà: sono fatti e cifre spaventevoli. «E questi fatti e queste cifre le ricaviamo dalle Relazioni del Ministero dell'Interno [...]
[...] Legge 3 agosto 1862 è una legge assurda: essa è fatta per perpetuare lo sperpero, il disordine, lo sviamento della beneficenza, e, diciamolo pure [...]
[...] , per favorire la pubblica e privata immoralità. V'è dunque una gran riforma da compiere. «Ma come compierla? Con quali criterii? Con quale scopo [...]
[...] ? «Abbiamo dei progetti. Egregi cultori delle scienze economiche e amministrative, che si sono occupati con amore e con competenza delle Istituzioni di [...]
[...] beneficenza, hanno pubblicato eccellenti lavori: e basterà citare quelli dell'egregio Scotti che ne scrisse lungamente e con amore, degli [...]
[...] onorevoli avvocati A. S. De Kiriati, E. Salvagnini. Essi espongono sagaci considerazioni, e suggeriscono riforme utili. «Ma si tratta di ben altro. «È [...]
[...] necessario anzitutto penetrare a fondo in questa «selva selvaggia e aspra, e forte,» che è il patrimonio delle Istituzioni di beneficenza: di [...]
[...] una larga e vigorosa indagine, che penetri in tutti i meati di questa immensa ricchezza, che ora è un arcano sospetto. «A dir breve, è necessario [...]
[...] che il Parlamento ordini e organizzi una inchiesta in tutte le Istituzioni di beneficenza, per poi studiare e votare una legge con cui questo [...]
[...] patrimonio, che ora si spande e disperde, acqua sterile o miasmatica, divenga forza motrice e fattrice feconda di redenzione delle nostre classi [...]
[...] diseredate. «Le poche e confuse notizie che abbiamo delle Opere pie, sono sprazzi fuggenti che gittano una luce sinistra sulle oscurità profonde e [...]
[...] . Ecco ciò che non bisogna dimenticare. «Il Governo e il Parlamento non mancheranno alla loro missione. Ordinando un'inchiesta, si farà conoscere [...]
[...] all'Italia di quali forze latenti essa dispone, e si preparerà per le Istituzioni di beneficenza un ordinamento, che le metterà in armonia colle vere [...]
[...] e reali necessità del nostro tempo e del nostro paese.» PARTE TERZA. PROPOSTE E TENTATIVI FATTI PER MIGLIORARE LE CONDIZIONI DI NAPOLI [...]
[...] . CAPITOLO PRIMO. Bibliografia. Sarebbe grande ingiustizia non parlare dei moltissimi volumi scritti e delle proposte di cittadini Napoletani per [...]
[...] desiderano conoscere le condizioni sociali di Napoli. Importantissimo è il libro: Le Opere Pie di Napoli, Studii storico-critici e Proposte di [...]
[...] la sofferenza in sè. Egli poi mostrasi troppo generoso verso le oblate, che noi vorremmo immediatamente riunite in un solo e ben appartato [...]
[...] ; giudicate la nostra opera.» E, per dire il vero, se i membri dei Municipii passati poco o nulla operarono per rimediare allo stato normale e [...]
[...] inveterato della città, hanno almeno raccolto i fatti e i dati necessarii per iniziare quelle riforme. Fra una vera biblioteca intorno alle condizioni di [...]
[...] Napoli, troviamo due Autori singolarmente coscienziosi nell'esporre lo stato presente e nel proporre i rimedii, che per la più parte ci sembrano [...]
[...] efficaci – Marino Turchi e Achille Spatuzzi. Nel libretto: Sulla igiene pubblica, Marino Turchi dà uno sguardo generale agli edifzii privati, ai [...]
[...] pubblici stabilimenti, agli ospedali, alle case di educazione, ai teatri, alle prigioni, agli stabilimenti d'istruzione pubblica e privata, agli [...]
[...] stabilimenti di beneficenza, ai cimiteri, ai macelli, alle abitazioni dei poveri. Trova ovunque violata la legge elementare di decenza e di igiene, e fa [...]
[...] stesso Autore stampò nella tipografia del Municipio: Notizie e Documenti riguardanti le condizioni igieniche della città, raccolte nelle dodici [...]
[...] vie e piazze non lastricate, alle case dirute o cadenti, cagioni speciali d'insalubrità e di miseria, ec. ec. Quesiti e risposte ugualmente stampate [...]
[...] per la sanificazione della città. – La questione dello acque è rimasta tale e quale fu lasciata dal primo Consiglio municipale, al quale appartenni [...]
[...] ; e lo stesso può dirsi per le cloache. Sennonchè è da confessare che si è fatto un contratto di concessione per trasportare in Napoli le acque [...]
[...] una sola opinione nel modo di sanificare; mentre il modo da me proposto sino dal 1863 è stato dalla scienza e dalla esperienza di altri tredici [...]
[...] anni confermato poi migliore: ed è quello adoperato in Londra e nelle altre città d'Inghilterra, che fu prescelto da Bruxelles fin dal 1867 e che ora [...]
[...] , purchè non cerchi il permesso. Aggiungo, che i pubblici orinatoi e le pubbliche latrine sono aumentati di numero, ma sempre con i difetti da me già [...]
[...] . Però le fogne che ora si aprono a mare, non hanno il necessario declivio, e così le materie escrementizie rimangono sotto la strada e le abitazioni di [...]
[...] . Laonde i forestieri che vengono, si trattengono poco e partono, e sovente preferiscono gli alberghi che si van fabbricando sul Corso Vittorio [...]
[...] Emanuele. È da aggiungere anche: si son fabbricate nel nuovo Rione Principe Amedeo delle case, ma per gente agiata e non pel popolo. Più, si è andato [...]
[...] avanti il 1860 e Napoli d'oggi, vi si troverebbe una notevole differenza derivante in buona parte dall'abbellimento dei muri esterni; sennonchè è da [...]
[...] confessare che talune regioni sono migliorate di pianta e ne nomino tre: quella degli Studii, che pel sito, per la novità delle belle strade e dei [...]
[...] belli edifizii privati e pubblici è notevolissima; la magnifica strada del Duomo, e l'altra del Corso Vittorio Emanuele, che si va, tutta quanta è [...]
[...] capriccio degli architetti e degl'imprenditori.... Lo spazzamento lascia molto a desiderare. Certa cosa è che molte delle nefandezze da me notate [...]
[...] scomparvero, tra le quali merita ricordo il girare che facevano i maiali per la città, pei quali il basso popolo avea una specie di venerazione e li [...]
[...] chiamava maiali di Sant'Antonio abate!!!... La mia personale ispezione conferma tutte questo asserzioni. E volendo altra conferma, basta aprire la [...]
[...] . Questo libro scritto da un uomo allo stesso tempo medico e filantropo, osservatore minuto e ragionatore logico, torna specialmente utile per i [...]
[...] capitoli concernenti le epidemie ed endemie che infestano la città di Napoli, e per la proposta riforma igienica della città, desunta dai criterii della [...]
[...] Statistica medica. Una volta Napoli fu tenuta uno dei più salubri soggiorni di Europa. Oggi gli stranieri la evitano come luogo infetto, e nella [...]
[...] Napoli senza maravigliarsi, non già che molti si ammalino, ma che tutti non muoiano – che il colèra e il tifo non facciano tavola rasa nei fondachi [...]
[...] , nei bassi, nei sotterranei e specialmente nelle locande; e non si può spiegare il sopravvivere del maggior numero che al modo di quella vecchia, la [...]
[...] tifose, delle vaiolose e simili; ma si avvicinano tra di loro con ripetute ricorrenze, e lasciano tracce sempre più funeste. Anzi ad esse si [...]
[...] aggiungono le endemie miasmatiche, come osserviamo in quei siti della vecchia Napoli, ove si affolla sempre più una gente mal vestita e mal nutrita e [...]
[...] pessimamente albergata tra il luridume, tra i ristagni delle acque di rifiuto, e tra la mal consigliata dispersione di sostanze escrementizie. Non vi [...]
[...] epidemie e delle endemie ci mostrano evidentemente, che esse lasciano tracce sempre più funeste e si associano alle manifestazioni sempre più gravi della [...]
[...] scrofola e del tubercolo e di tutte le malattie costituzionali che depauperano l'organismo.» Anche l'Igiene pubblica della città di Napoli e le [...]
[...] passate Amministrazioni, del dottor Luigi Romanelli, è libro importante: «E noi fermandoci a preferenza su queste ultime parole che rivelano una verità [...]
[...] incontrastabile, diciamo, che se l'interesse del Comune sotto il rapporto della sanità pubblica è supremo interesse della Provincia e dello Stato [...]
[...] , la Provincia e lo Stato hanno il dovere santissimo di non trascurarlo abbandonandolo al Comune, che non sa, non vuole e non di rado non puote come [...]
[...] altri diritti ed interessi di ordine morale e civile.» E il dottor Freschi opina che l'igiene pubblica e privata entri nella polizia sanitaria, e [...]
[...] del medico, del legislatore e dell'amministratore, dovendo la legge essere il risultato di questo triplice ordine di cognizioni. Il Romanelli dice [...]
[...] gli antichi tiranni, guardiani dei poveri, sono loro sottomessi. Trecentoquarantatrè articoli determinano i confini della loro azione; e venendo [...]
[...] all'argomento, tutti gli Ospedali inglesi dipendono da quelle, che possono aprirne altri, sia provvisorii, sia permanenti. E fin che così fatto sistema [...]
[...] non regoli l'igiene pubblica in Italia, tutti i palliativi e tutti i cambiamenti di Governatori degli Ospedali lasceranno il tempo che trovarono [...]
[...] come il vento garbino. Importantissimo è il libro: Le Opere Pie di Napoli, Studii storico-critici e Proposte di riforma, per Achille Lazzaro, e il [...]
[...] , perchè egli ci dà agio di confrontare le varie istituzioni e i varii sistemi in Italia e altrove; e i suoi suggerimenti procedono tutti in compagnia [...]
[...] delle ragioni e dei criterii che lo condussero a questo o a quell'altro proponimento; sicchè il lettore, quand'anche non s'accordi colle sue [...]
[...] che dà un quadro compiuto delle produzioni del credito e delle industrie della Provincia, industrie estrattive, alimentari, chimiche, tessili, ec [...]
[...] . ec., e del movimento commerciale, e l'inventario di ciò che Napoli e le Provincie posseggono. Il libro: Provincie Napoletane, del Franchetti, mi [...]
[...] Calabresi e gli Abruzzesi, di cui egli parlava, nell'atto di lavorare quell'infelice e malsana terra. A questo libro andrebbe bene aggiunto il capitolo [...]
[...] . Questo libro (come i due grossi volumi intitolati I Contadini in Sicilia, per Sidney Sonnino; Condizioni politiche e amministrative, del Franchetti) ha [...]
[...] il gran pregio di essere scritto sul luogo e di non essere ispirato da pregiudizii politici o da spirito partigiano; ciò che scema il valore di [...]
[...] avversario, e tacquero o mitigarono gli errori del proprio. I romanzi di Francesco Mastriani sono degni di ristampa in una edizione popolare [...]
[...] . L'Inghilterra deve non poche riforme alla meritata popolarità e alla gran divulgazione dei romanzi del Dikens. Questo elasticissimo ingegno, che abbiamo perduto [...]
[...] recentemente, nato dal popolo, figlio d'un macellaio, visse fra il popolo e scrisse la iliade del suo dolore e della sua miseria. Narrava storie [...]
[...] vere, cambiando soltanto i nomi, indicando le oppressioni dei ricchi e degli uomini in autorità, con tale precisione da renderli riconoscibili [...]
[...] ; provocò molte ire e dispetti da una parte, ma pervenne alla sua mèta. Il Littl Dorritt racconta le sofferenze e le tristi conseguenze delle prigioni [...]
[...] per i debitori, e tali prigioni furono abolite. Si può dire che ogni romanzo del Dikens produsse l'abolizione dei mali indicati da esso. Il Mastriani [...]
[...] finora non ebbe altrettanta fortuna; ma egli ha adoperato lo stesso sistema. Nei suoi romanzi avete i fatti e la storia della camorra, del lavoro [...]
[...] perpetrati e dal vizio propagati nelle carceri, delle cause, effetti e costumi della prostituzione. Egli non cade mai nel difetto, prevalente tra gli [...]
[...] studiosi di questioni sociali, di additare i ricchi come tutti crudeli e indifferenti ai mali del povero, nè vi dipinge i poveri come tanti santi e [...]
[...] vittime. Addebita alle due classi i veri e proprii difetti, e indica i mali che ne derivano; propone molti rimedii, e in ogni suo libro trabocca la [...]
[...] Annual Report of The Local government Board 1874-75 – Public Health, e molti fascicoli sul nuovo organamento del pauperismo, l'opuscolo sull'istruzione [...]
[...] elementare del 1866, l'opuscolo sull'organizzazione recente della Società per l'amministrazione della carità privata, meritano d'esser letti e in [...]
[...] presente non è possibile darne un sunto compiuto e ampio. Nota dei libri consultati in quest'opera. DATA CITTÀ TIPOGRAFIA [...]
[...] OGGETTO 1872 Napoli Vico de'Santi Filippo e Giacomo, 21 Statuto Organico dell'Ospizio de'Santi Pietro e [...]
[...] tornata del 15 marzo 1868, e pubblicato a spese d'un contribuente [...]
[...] città di Napoli e le passate Amministrazioni. Discorso proposto [...]
[...] e Proposte di riforme, per [...]
[...] . Mitter-maier. 1874 Roma Artero e C., Via Monte Brianzo [...]
[...] Stato attuale della Riforma penitenziaria in Europa e in America [...]
[...] Notizie e Documenti riguardanti le condizioni [...]
[...] Molo, 8 Le Ombre. Lavoro e Miseria. Romanzo storico-sociale [...]
[...] di Francesco Mastriani. – I Vermi e [...]
[...] , riveduta e ampliata. 61 1875 Firenze Della Gazzetta d'Italia, Via del Castellaccio, 8 Condizioni economiche ed [...]
[...] amministrative delle Provincie Napoletane, Abruzzi e Molise [...]
[...] e Basilicata. Appunti di viaggio del Franchetti, – La Mezzeria [...]
[...] in Toscana. 1875 London Printed by George E. Eyre and Fourth Annual Report of the local gnvernment Board. 1874-75 [...]
[...] rivolti al partito clericale, il quale accusava del malfatto i Moderati e i Radicali ad essi succeduti nell'amministrazione municipale, e questi [...]
[...] elementari il Commissario regio, che mi fu molto cortese e per ordine del quale mi si consegnò il seguente specchio: MUNICIPIO DI NAPOLI. ISTRUZIONE [...]
[...] inscritti sono N. 16,418. Io visitai alcune di quelle Scuole elementari che mi furono indicate come le migliori e le peggiori; dappertutto trovai [...]
[...] bambine ben vestite appartenenti ai galantuomini e agli artigiani. Nessun piccirillo dei quartieri bassi. Ma dalla povertà all'ignoranza è breve [...]
[...] il passo. L'ignoranza genera e alimenta la miseria. Non si può dunque parlare dei mezzi di redimere il povero, senza accennare a quell'uno [...]
[...] municipale, e sono perfettamente d'accordo con lo scrittore di essi, specialmente dove questi si raccomanda all'onorevole Assessore che studii seriamente la [...]
[...] questione dell'insegnamento professionale d'arti e mestieri, aggiungendo che, se egli riuscirà a risolvere una parte sola del problema [...]
[...] società non esita a dar loro, una volta che hanno commesso contravvenzione alle sue leggi; e qui, pregando il lettore di studiare l'ultimo Rapporto del [...]
[...] entrarono nella reale Marina, e 114 nella Marina mercantile, e la loro condotta riuscì esemplare, e il salario che essi hanno dai capitani mercantili è [...]
[...] Colonie, parecchi suonatori nei reggimenti; di tutti, eccettuatine due soli, si hanno notizie incoraggianti e soddisfacenti. Unica prova, in fatto [...]
[...] disgraziata e numerosa classe alle battaglie della vita. Nelle scuole addette alle Case di Ricovero si nota che i bambini rimangono mesti e disanimati [...]
[...] come misere creature senza legame e affetti col mondo esterno. 63 C'erano le così dette scuole Regged o Scuole degli straccioni. Ma con la recente [...]
[...] Legge sull'educazione esse rimangono indirettamente abolite: pessima cosa, nell'opinione mia, perchè bambini molto sporchi e laceri tolleransi [...]
[...] bambini e le bambine senza eccezione netti, ben pettinati, calzati. La quale cosa contrastava siffattamente coll'aspetto dei miseri ragazzi che [...]
[...] miseri quartieri di Napoli, perchè elleno non mandassero i loro bambini alle Scuole comunali, non fosse altro, per tenerli fuori delle strade e [...]
[...] dei pericoli tante ore al giorno, e tutte mi risposero che già le difficoltà di avere i certificati di nascita dal Municipio erano grandi, e che anche [...]
[...] ottenutili, i bambini venivano respinti dalle scuole, perchè laceri e scalzi. Io qui non posso e non voglio indagare di chi sia la colpa, e se ce [...]
[...] ne sia. I bambini stessi non amano andare alle scuole, ove i compagni li deridono e li schifano ed ove i maestri, i quali veggono che per la [...]
[...] che altrove; ma a Milano ed anche a Roma dobbiamo riconoscere i grandi sforzi fatti per togliere i bambini indigenti al vizio e all'ignoranza. E [...]
[...] Napoli possiede una scuola-modello; e benchè fondata da una straniera, avvertiamo, con molta soddisfazione, che progredisce e sveglia simpatie [...]
[...] con mano munificente i volontarii e specialmente i feriti, ed ora all'Italia libera dedica la vita e le sostanze a migliorare la condizione sociale [...]
[...] dimostrare l'opposizione accanita diretta e indiretta che i Clericali oppongono a qualunque tentativo di migliorare la sorte del popolo, e come gli [...]
[...] uomini anche disposti al bene cadano nel laccio volendo allearsi con loro. Qui non parliamo per ispirito di partito, perchè appoggiarono e fecero [...]
[...] Municipio clericale; ma intanto lo Scialoja diede alla signora Schwabe il diroccato, ma sanissimo stabile dell'ex-Collegio medico e 30 mila lire di scorta [...]
[...] . Questo, finora, è tutto l'aiuto governativo; il resto, e passa le 100 mila lire, la signora Schwabe lo ha messo del proprio, e tassando i suoi [...]
[...] amici per quanto le è potuto venir fatto. Ora la scuola va, e va bene; ma senza ulteriori aiuti cadrà, come cadde la benemerita Opera della mendicità [...]
[...] . Non dovrebbe temersi possibile tale sventura, mentre la cosa pubblica sta in mano di un Governo riparatore e d'un Municipio progressista. Prima di [...]
[...] potente aiuto, e so da buona fonte che il presente Ministro d'Istruzione Pubblica adoprerà ogni potestà sua per dare a quella scuola parte dei [...]
[...] fondi destinati all'istruzione elementare. Per ben capire come tale scuola adattisi alla svegliata, irrequieta e pur docile indole napoletana [...]
[...] , vorremmo che ognuno dei nostri lettori vi passasse un giorno, e ciascuno può recarvisi senza preavviso, perchè al contrario delle scuole paterne dei preti [...]
[...] , ove nessuno può penetrare, essa apresi a tutti. Vi è allo stesso tempo convitto e scuola diurna. Un'Amministratrice dirige con molta intelligenza [...]
[...] , con amore e con rara economia il convitto. Vi ha un Direttore italiano impratichito nella difficile professione della pedagogia in Inghilterra [...]
[...] , sua moglie tedesca educata nell'Istituto fröbelliano di Germania ed altre due maestre, torinese e lombarda, educate pur esse in Germania. A questa [...]
[...] eletta compagnia di persone interamente devote al faticoso lavoro sono dovuti il raro ordine e l'armonia ammirati in questa scuola, e associate con [...]
[...] loro sono molte maestre toscane e napoletane, le quali vengono man mano perfezionandosi nel sistema. 64 E mentre il Governo ed i privati possono [...]
[...] consolidare e allargare la scuola, il Municipio farebbe opera egregia stabilendovi una Scuola normale. Si sa quanto costi, quanto sia difficile [...]
[...] a questa specialità, possono essere istruite e far pratica di sistema fröbelliano o nel convitto o frequentando la scuola Schwabe dalla mattina [...]
[...] chi paga poco e chi paga di più, ma vi ha parità di trattamento, e se non guardate le scarpe, non distinguereste il figlio del deputato A, del [...]
[...] signora Schwabe rinvenne lacere, affamate, febbricitanti, coperte d'insetti e rosicchiate da topi nelle famose grotte degli Spagari. Ma per [...]
[...] giungere a tale risultato, quanta abnegazione, quanta devozione e quanta insistenza! Le porte delle scuole apronsi alle otto, le maestre sono già al posto [...]
[...] , e ad uno ad uno i bambini si sottopongono a ispezione. Se sporchi, lavati e rasi; poi tutti vestiti col grembiale netto, nè la Direttrice permette [...]
[...] che ad un solo grembiale manchi un bottone od un nastro. Suonata l'ora della scuola, i maschi grandi vanno in un'ala separata, ove il Direttore e [...]
[...] , e soprattutto a rammendare; e quindi si fa e si rassetta tutta la biancheria dello Stabilimento. I piccini e le piccine spartonsi in varie classi [...]
[...] , e avendo per iscopo di avviare i bambini a formarsi e produrre da sè, la ginnastica occupa il maggior tempo. Gli esercizii fisici alternàtivi [...]
[...] col canto morale, con lezioni date sugli oggetti e su tutte le figure geometriche, la costruzione di case, di oggetti di mobilia, con fuscelli e [...]
[...] stecchi, fanno sì che i bambini non si stancano mai, nè hanno mai l'aspetto languido e annoiato abituale su quei visini nelle scuole ordinarie. Viene [...]
[...] poi la gradita ora del pranzo, e tutti i bambini del Giardino raccolti in una sala da ciò mangiano una buona minestra. Curioso a dirsi! la gran [...]
[...] difficoltà consisteva nel far mangiare questa minestra ai poveri. I bambini civili la divoravano, e il vero lazzarello preferiva un torso di cavolo alla [...]
[...] minestra di riso; ma una volta assuefattosi divoravasi uno, due, tre e fin quattro piatti di minestra; e dopo la minestra la ricreazione, e poi [...]
[...] ancora l'istruzione. E queste scuole sono i veri vivai per le altre arti ed industrie, su cui, con tanta ragione, lo scrittore del Pungolo insiste [...]
[...] . La scuola presente non conta in tutto che 259 inscritti, di cui in media sono presenti 214. Ma l'edificio è adattatissimo ad un gran convitto, e se [...]
[...] tutti i locali di esso appartenessero alla scuola, il Giardino d'Infanzia potrebbe ricevere almeno 500 fanciulli, e quella di Sant'Aniello [...]
[...] potrebbe diventare una scuola-modello, da imitarsi non solo in Napoli, ma nelle Provincie e nelle altre città. Visitai da ultimo, fra le istituzioni [...]
[...] educative, la Scuola normale femminile, ove le ragazze esterne e convittrici si preparano per la patente. La prima cosa che mi colpì fu l'affollamento [...]
[...] delle classi, l'angustia dei dormitorii; e sì che s'era nello splendidissimo ex-Collegio dei Gesuiti, edificio che conosco per filo e per segno [...]
[...] avendocelo concesso il Garibaldi nel 1860 pei feriti. Domandai chi occupava il resto del palazzo, e mi fu risposto: «Vedove e parenti o sedicenti [...]
[...] vedove e parenti dei militari morti.» 65 Ma se il Ministro di Guerra désse un'occhiata alle fedi di nascita di quelle inquiline, ne scoprirebbe [...]
[...] troppo e passeggiano poco, almeno lo spazio necessario e l'aria respirabile per mantenerle in salute. Io non conosco mestiere, se coscienziosamente [...]
[...] esercitato, più faticoso di quello di una maestra degli Asili infantili e delle Scuole elementari: fatica di mente, di polmoni e di braccia. E se [...]
[...] cominciano con poca lena morale e gracile salute, avremo scolari fiacchi e maestre malate. In un piccolo, ma molto succoso opuscolo del direttore [...]
[...] le giovani, che frequentarono la Scuola magistrale, si presentarono all'esame per la seconda classe e ne riuscirono approvate dodici; mentre altre [...]
[...] darsi ragione di tali fatti dovrebbe conoscere le condizioni di quegli anni; e vedrebbe quante difficoltà siansi rizzate contro questa scuola, le [...]
[...] grandi educatorii detti di San Marcellino e dei Miracoli, ed alcuni privati Istituti. Per le fanciulle appartenenti a famiglie di scarsa fortuna vi [...]
[...] si addicono, in queste si coltivavano i lavori di cucito e di ricamo; ma oltre il leggere e lo scrivere, fatto senza riflettervi sopra, null'altro [...]
[...] lettura e scrittura, dei lavori donneschi e del catechismo romano, punto non svolgevano le facoltà mentali, nè davano quella istruzione più ampia [...]
[...] , avea la mente ed il cuore pieni di pregiudizii e superstizioni. In conseguenza si doveano prima di tutto persuadere le famiglie che le giovinette [...]
[...] sui 15 o 20 anni potevano, senza rimanerne umiliate, frequentare la pubblica scuola, e conveniva far loro acquistare stima per l'ufficio di maestra [...]
[...] era necessario che tante cose imparassero di lingua o di aritmetica, di storia, di geografia e di scienze naturali, sia per non apprendere, come [...]
[...] dicevano, massime contrarie alla dottrina cattolica. A tutto questo deve aggiungersi la triste condizione della scuola per il luogo angusto e tanto [...]
[...] cattivo, che qualche giornale in quel tempo scrisse avere l'aspetto più di cantina che di scuola. E, se non sembrasse ch'io volessi muovere censura [...]
[...] per un anno nello stesso locale e al medesimo piano l'uffizio del regio Ispettore per gli Studii primarii, al quale doveano recarsi ogni giorno molte [...]
[...] elementare per il tirocinio, è frequentatissima. Ho assistito a tutta una lezione, e le composizioni erano eccellenti. Le istitutrici e le amministratrici [...]
[...] del convitto mi sembravano devotissime nel compimento dei loro doveri; e in esse notai la modestia delle vesti, mentre in molte allieve esterne la [...]
[...] pettinatura incipriata e i fronzoli del vestiario scimmiottavano ed esageravano l'ultima moda. 66 Or pensando quanto tempo avranno preso quelle [...]
[...] veramente edificanti per la lucidità del pensiero e la pazienza, ond'egli si accertava che ognuna avevalo compreso. Da questa scuola sono già uscite [...]
[...] più di 300 maestre, e l'istituto continua a vigilare la loro carriera. Molte insegnano nelle Scuole comunali di Napoli, altre nei Comuni della [...]
[...] Provincia, altre nei reali Educatorii, negli Asili d'Infanzia e negli Istituti privati. Altre sono andate a Salerno, ad Avellino, a Bari, a Lecce, a [...]
[...] Potenza, ove per lo più, divengono direttrici delle Scuole magistrali. E ora una parola al Ministro della Istruzione Pubblica del Governo riparatore [...]
[...] . Quando queste povere fanciulle, con infiniti sacrificii dei genitori e gran fatica propria, si presentano a chi di ragione per avere un posto come [...]
[...] maestre, così profonda radice ha preso la camorra, che in moltissimi casi esse debbono pagare, e largamente, sul loro salario la mancia a chi le [...]
[...] nomina; e ciò quando non sono obbligate a pagare col più prezioso tesoro della donna. Nè ciò asserisco con leggerezza. Queste ragazze, temendo [...]
[...] ulteriori vendette, vi pregano di non denunciare i loro nomi. Ma ci sono persone pronte a garantire i fatti. E per onor del vero devesi dire che nè questi [...]
[...] nè altri abusi ebbero luogo durante i tre anni, nei quali il cav. Girolamo Nisio, che ha lasciato tanto desiderio di sè nei maestri e negli [...]
[...] allievi, fu Provveditore degli Studii in quella Provincia. Non mi è venuto fatto, per quanto m'adoperassi e per quanto si adoperassero molti amici miei [...]
[...] , di penetrare in una delle scuole dette Paterne che sono assolutamente in mano del Clero, e che giudicando da quelle che ho viste in altre Provincie [...]
[...] dei tentativi fatti per aiutare i poveri di Napoli senza parlare di quell'opera veramente pia ed efficace, iniziata e condotta da Leopoldo Rodinò a [...]
[...] città e nella Provincia la città era infestata da 13 mila accattoni. Egli mosse dal principio che la Questura deve arrestare i mendicanti, i [...]
[...] che nè lo Stato, nè la Provincia, nè il Municipio ci pensavano, egli e i signori che gratuitamente hanno prestata l'opera loro, fondarono un [...]
[...] loro sorte. Sperarono che gl'Istituti pii, secondo le rispettive categorie, avrebbero ricevuto vecchi infermi e orfani, come avrebbero dovuto, ma [...]
[...] dai carabinieri con raccomandazione ai Prefetti, se inabili al lavoro. I Napoletani validi denunciavansi al Potere giudiziario, e scontata la [...]
[...] l'obbligo e la possibilità di sostenerli. L'Ospedale della Pace e di Sant'Eligio ricevettero sempre gl'infermi di malattie acute, l'Albergo dei [...]
[...] Poveri e l'Ospedale degli Incurabili li accettavano il meno possibile; restò a carico del Rodinò e de' suoi amici gran parte dei raccolti, e queglino [...]
[...] fondarono un Ospedale per i mendicanti affetti da malattie croniche incurabili, e poi coll'aiuto di una signora inglese, Lady Strachan marchesa di [...]
[...] Salsa, fondarono un Convitto e una Scuola per le fanciulle cieche, mendicanti, od appartenenti a famiglie di mendicanti. 67 A loro toccò di [...]
[...] loro Provincie senza pericolo di vita, per fanciulle che di sotto ai sette anni non si sa dove collocarle, per padri e madri che per ragioni di [...]
[...] d'ignota provenienza che servono di speculazione a uomini apparentemente ciechi o storpi, e finalmente per famiglie intere, alle quali o per [...]
[...] nell'Archivio di quell'Opera nobilissima! Stampavansi i conti ogni mese, e risulta che in poco più di sei anni furono collocate 63 fanciulle nel Convitto, 120 [...]
[...] figliuoli di mendicanti vestiti per essere ammessi negli Asili e nelle Scuole, 760 accattoni accasati nei pubblici Ospizii, 1/12 dei quali [...]
[...] . Sua mercè si chiuse la bottega, ove gli arrivati dai paesi vicini scambiavano gli abiti loro coi cenci dei mendicanti. Sua mercè, e non senza [...]
[...] molto pericolo, finirono sgominate e disfatte le camorre dei mendicanti costituiti con leggi e regolamenti proprii, specialmente quelli di Santa [...]
[...] Carolina, di Santo Spirito e di San Gaetano. Quante ragazze povere e oneste salvate dalla necessità di prostituirsi! quanti ragazzi avviati all'onesto [...]
[...] lavoro invece di dedicarsi al furto e all'ozio! E fino al 67 l'Opera fioriva, anzi la cassa aveva un avanzo, ma in quell'anno per varie cause [...]
[...] crescevano i bisogni e scemavano le entrate. Interrogai molte persone intorno a quest'Opera. Tutte mi assicurarono che essa fu condotta con intelligenza [...]
[...] privata riescì fatto di ottenere, a favore dei rei o di oziosi, aiuto, e di farlo mancare ai veri miserabili. Il bilancio è veramente lodevole [...]
[...] . Qualunque bilancio di qualsiasi Opera Pia in Napoli scapita in confronto. Trentamila e seicento lire d'entrata furono spese come segue: Pel Convitto [...]
[...] .............................................................» 5,800 Per soccorsi a domicilio e provvedimenti temporanei........................» 8,800 All'Ospizio dei vecchi [...]
[...] ..................................................................» 0,720 Spese di registri, di scrittoio, di stampe e premii di esazione............» 1,280 [...]
[...] mangiare per i tre giorni, mentre si provvedeva al loro destino, e spesso durante 10, 15 e 20 aspettare che venissero i carabinieri per condurli in [...]
[...] voleva occuparsi, e talvolta a famiglie intere di padre condotto in carcere. Con tutto ciò i capi dell'Opera non domandarono che 12 mila lire di [...]
[...] ottenere. Il Municipio, che ha speso in tredici anni un milione e mezzo per la sola mendicità, non si capacitò del suo tornaconto nell'aiutare questo [...]
[...] mendicanti si confessano d'avere commesso qualche piccola mancanza per esservi rinchiusi, e, credo, nel così detto Ospizio o Ufficio di mendicità [...]
[...] nel gran convento dei Domenicani in San Domenico Maggiore. Lì, proprio lì, proprio vicino a tanti luoghi di progresso, di civiltà e di dottrina [...]
[...] , proprio lì trovi e penetri in una bolgia, dove ti è dato di osservare e studiare una miscela di lordure e d'infingardaggine, d'inabili poveri e di [...]
[...] accattoni malvagi, di fanciulle che giuocano e di fanciulle che gridano. I quali tutti in attenzione di un ignoto destino sono ivi buttati come una [...]
[...] merce qualunque e delle più sudice. E avvertasi che nel 74 quell'Opera costò al Municipio 100 mila lire, e troviamo nel bilancio passivo che la [...]
[...] comunicazione con una Casa di lavoro, come fu domandato, stabilendo relazioni facili fra la Questura e il Potere giudiziario, anzichè lasciarla cadere [...]
[...] del tutto e render necessario il ricominciamento ab ovo? Non m'intertenni alquanto a lungo di un istituto morto per mero debito di giustizia verso [...]
[...] quest'Ospizio, che mi dicono eccellente, e che oggi il Municipio soccorre con cinquemila lire all'anno. Gli Ospizii per i ciechi e per i sordo-muti sono fra [...]
[...] carceri, le visite lunghe e particolareggiate a queste carceri mi han fatto quasi meravigliare che il numero de' rei non fosse ancor più grande; tale è [...]
[...] il contrasto fra gli agi che essi godono e lo stento dei liberi e innocenti. Quando il filantropo Howard cominciava la sua crociata contro il [...]
[...] delizia, confrontati alle loro abituali dimore. Egli descriveva le celle che visitava, piccole, oscure, senz'aria e senza scolo, tombe di viventi [...]
[...] male e prevenire il crimine, a dissuadere coll'esempio la consumazione di altri delitti. Al principio di questo secolo, una donna quacchera contribuì [...]
[...] orrende di Newgate, ove insubordinazione, sporcizia e depravazione eran pervenute all'ultimo grado. Si costituirono Società per visitare le prigioni ed [...]
[...] minorenni. 69 Gli Stati Uniti in ciò come in tante altre cose vinsero la madre patria, e mai come in questa materia non fu provata la tendenza della [...]
[...] natura umana a procedere per azione e per reazione. La filantropia degenerava in sentimentalismo, ed i sentimentali ragionavano così: «La colpa [...]
[...] , dell'ignoranza inculcata dai preti e permessa dallo Stato. Dunque si compensi il delinquente per il male che la società l'ha condotto a fare.» Ed [...]
[...] ecco subito Prigioni-modello, i migliori uomini per mente e per cuore scelti a dirigerle, lavoro leggiero e piacevole provveduto e compensato [...]
[...] , punizioni severe proibite, maestri di scuola e pastori pagati per istruire e convertire al bene i rei. L'Inghilterra, la Scozia e l'Irlanda poi [...]
[...] diavolo fuori della porta, e non cedere alle sue tentazioni. «Ed è tassando questi, – esclama l'Autore, – che avete costruite quelle stupende caserme [...]
[...] appartamenti di temperatura deliziosa e di perfetta ventilazione i prigionieri puliscono lino, canape e fanno altri lavori poco faticosi; poi, quando [...]
[...] . Entra nelle celle separate, ove ognuno ha un cortile privato per passeggiare, e così apostrofa un noto delinquente letterato «O felicissimo [...]
[...] scellerato, eccovi qua sequestrato dal mondo e dalle sue cure, padrone del vostro tempo e delle vostre attitudini mentali: ahimè! se io fossi così [...]
[...] sequestrato, così chiuso, con carta e inchiostro, nutrito, vestito, non dovendo pagar tasse o aver altre seccature, scriverci un libro che da me, vivendo [...]
[...] punire i 1200 soldati del diavolo se non privandoli di una pietanza; doverli governare coll'amore, colla persuasione, colle preghiere; e inveisce [...]
[...] contro il suo paese, ridotto ad una «Universale Società Protettrice di oziosi e di ribaldi.» Quando io leggeva quest'opuscolo ventisei anni sono, mi [...]
[...] prigioni di Napoli, le Case di pena di Sant'Eframo e fino i Bagni di Nisida, mi associava pienamente alle sue critiche e sentiva tutta la forza della sua [...]
[...] invettiva. Oggidì la pena di morte è virtualmente abolita. La società moderna sentesi talmente convinta della sua ingiustizia e della inutilità come [...]
[...] esempio, che nei casi più flagranti di delitto, o il Giurì non la applica o trova circostanze attenuanti; e se il giudice condanna, il pubblico [...]
[...] manda al capo dello Stato una petizione per grazia, e il reo finisce per essere oggetto di commiserazione, invece di giusta riprovazione. Divengono [...]
[...] informava le legislazioni penali, è bandita, e giustamente, perchè la vendetta offusca la mente di chi la esercita, come il cane idrofobo comunica il [...]
[...] proprio veleno ad altre vittime, e così di mano in mano. Tutti accettano che debbasi trovare il modo di convincere del misfatto il reo, ispirargliene [...]
[...] questo scopo sia ottenuto quanto le statistiche dei recidivi. A noi non pare che in Italia generalmente, e in Napoli specialmente, questo scopo [...]
[...] sia ottenuto. Esistevano nelle Carceri giudiziarie di Napoli alla fine del 1875, 1417 maschi e 159 femmine. Nel Napoletano, tutto compreso, presso a [...]
[...] poco 13,000. Ma il credere che queste cifre ci dieno un'idea del numero dei veri delinquenti, è una vera illusione, e la sarà sempre, finchè la [...]
[...] Borbone, profondamente corrotti. Sotto i Moderati, continuavano il sistema appreso sotto il Borbone, il sistema dell'arbitrio e della prepotenza [...]
[...] Progressisti se ne impensierirono, e avvennero molti traslocamenti di alti funzionarii. Le guardie di Pubblica Sicurezza soggiacquero a rigori eccessivi [...]
[...] (nerbo) e le bastonate, e si pretende che queste guardie, avvezze ad insegnare il dovere al lazzarone col bastone, si conducano con garbo, e [...]
[...] trattino gli arrestati con tutte le regole della civiltà; e risulta che essi si trovano come pesci fuori dell'acqua, non fanno il servizio e non sanno [...]
[...] più farsi rispettare. I mariuoli, avvezzi ad esser bastonati, approfittano di questa rilassatezza, e mentre prima si prendevano quante bastonate si [...]
[...] non siano di Napoli, e non abbiano aderenze nella città e nei dintorni. Bisogna far tavola rasa del vecchio arnese del Borbone, perchè senza uomini [...]
[...] sempre a mantenere corrispondenza di fuori; spesso se la famiglia di un arrestato paga bene la Polizia, questa disdice il già detto, e confessa di [...]
[...] all'istante, e col sistema vigente di lungo imprigionamento preventivo trovate detenuti da sei mesi e anche da un anno; e quando eglino escono per [...]
[...] non farsi luogo a procedere, dopo il lungo tempo di ozio e di convivenza con malvagi ritornano alla società col senso dell'ingiustizia sofferta [...]
[...] , colle cattive idee acquistate, e alla fine dei conti colla sensazione che al postutto non si sta tanto male in prigione, quanto nei tugurii, ove, per [...]
[...] mangiar miseramente, bisogna lavorar molto. CAPITOLO QUINTO. Stabilimenti penali e Bagni. Un solo dei Bagni del Napoletano ho potuto visitare [...]
[...] : quello di Nisida; e tutte le osservazioni fatte nelle Case di pena e di correzione mi si vennero confermando in quell'oasi di pace, di salute, di [...]
[...] buon ordine, ove si combina la dolce vita dell'agricoltore, ben diretto dallo studio, con altre occupazioni e ricreazioni che formerebbero la [...]
[...] delizia di molta nostra gioventù chiusa nei collegi, in Italia per lo più malsani e monotoni, e certamente dei soldati costretti in tempo di pace ad [...]
[...] ozio forzato e alla fastidiosa disciplina. Il presente Comandante ha proprio trasformato l'Isola: a forza di farvi lavorare i galeotti ci sono strade [...]
[...] e il burro delle quali vincono in bontà quelli assaggiati da me in Napoli. Il vino, che vi si fabbrica di varie qualità, gareggia col Capri, e [...]
[...] l'allevamento dei conigli piglia proporzioni ragguardevoli. Se il Governo volesse col tempo annettervi una conceria e una fabbrica di cappelli e [...]
[...] facilitare quell'allevamento, ora che i Napoletani cominciano a gustarne la carne nutritiva e saporita, si potrebbe accrescere di molto l'introito dello [...]
[...] Stabilimento penale. Raramente vidi un assortimento di esseri umani così sani e robusti con fisonomie così poco attraenti. Eccettuatine pochissimi [...]
[...] , notansi in tutti le tracce della lunga e persistente carriera del delitto: furberia ed astuzia ne costituiscono il carattere più spiccato. Sono in [...]
[...] veggo che il Direttore, il quale conosce ad uno ad uno tutti quei signori e distrusse la camorra che vi esisteva in tutta regola, disprezzando le [...]
[...] minacce e sfidando il tentato ammutinamento, presentò 33 proposte di grazie. Ma mentre nove soltanto di queste sono state accolte, le grazie [...]
[...] ottenute fuori delle proposte, ma con informazione della Direzione, sono 32, e le grazie ottenute fuori delle proposte e delle informazioni della [...]
[...] Direzione, sono 41! Considerata la natura degl'individui, il numero delle infrazioni disciplinari in un anno reputasi scarso e di poca importanza: 245 in [...]
[...] tutto; e nessun condannato a cella di rigore con pane, acqua e ferri; un solo a cella e vitto legale da uno a sei mesi. Il lavoro di questi galeotti [...]
[...] per servizii domestici, per le amministrazioni dei Bagni fuori e dentro, rappresenta L. 39,811, di cui alla massa di economia L. 21,456, e alla [...]
[...] massa dei condannati L. 18,054. I galeotti hanno una razione di pane, 750 grammi; e che pane! spesso i Bersaglieri di guarnigione se lo comprano [...]
[...] . Hanno altresì minestra e una razione di carne ogni quindici giorni, e il Regolamento del 1860 concede loro una misura di 14 centilitri di acquavite [...]
[...] . Hanno inoltre il vitto del lavorante, e se viene fatto un maximum di lavoro, vi ha la retribuzione del vitto di ricompensa. Mentre negli altri [...]
[...] Bagni, come a Genova, ad Alghero, a Brindisi, a Cagliari, a Procida, a Civitavecchia, ec., i galeotti lavorano molto per conto del Municipio e dei [...]
[...] privati, a Nisida ciò è impossibile, e le principali difficoltà per le Direzioni si compendiano nella impossibilità di trovar lavoro sufficiente. Ed è [...]
[...] un fatto significante quello dei richiami e delle domande, nel periodo di un anno, dei detenuti ammessi alle udienze: mentre altrove i richiami [...]
[...] feriscono il personale di custodia a cagione del vitto e del trasporto in altri Stabilimenti, a Nisida si additano tre sole categorie di reclami: 89 [...]
[...] domande di notizie ufficiali intorno ai parenti; 454 per scrivere; 185 per aver lavoro! Un solo suicidio. E le inchieste e indagini di parecchi mesi [...]
[...] ; mentre lasciava commettere impunemente ogni sorta di abusi dagli Agenti delle tasse sui 72 poveri, impotenti a pagarle; e mentre più di un [...]
[...] e galeotti, imputati e condannati, stanno tanto bene nelle Case di pena e nei Bagni di Napoli, da scommettere, che se oggi si vuotassero carceri e [...]
[...] , agli agi e al piacevole lavoro, così bene ricompensato, così gratamente alternato con le passeggiate, coi riposi e coll'istruzione e con ogni ben [...]
[...] d'Iddio. Egli è evidente adunque che per l'amministrazione delle carceri si elessero le più probe e intelligenti e pazienti e benevole persone [...]
[...] d'Italia, e che le carceri non fanno punto passar la voglia nei delinquenti di tornare ad abitarvi. Una volta condannato alle Case di correzione o di pena [...]
[...] , o ai Bagni, l'individuo che fin allora aveva conosciuto solamente il pubblicano, l'ufficiale di leva e lo sbirro, principia ad accorgersi che ci [...]
[...] sono anche le Autorità benevole e cortesi, le quali pensano e provvedono ai suoi bisogni materiali, alla sua istruzione, perfino all'anima sua [...]
[...] tela o di canape, se d'estate, e probabilmente per la prima volta in vita sua si lava con acqua e sapone; è servito con una buona razione di pane e [...]
[...] minestra, visitato dal cappellano, che lo esorta al lavoro e alla buona condotta, come mezzo di alleviare la punizione presente e ottenere la libertà [...]
[...] canapa, con una o due coperte di lana e con guanciale. Quanti carcerati avranno dormito su tal letto, la prima notte del carcere, il miglior sonno della [...]
[...] . E allora egli ha, oltre del pane e della minestra, una pietanza di carne bovina od ovina due volte la settimana, e negli altri giorni di verdura [...]
[...] condita d'olio e d'aceto, se cruda: più il vitto di ricompensa del lavorante; più 25 centilitri di vino, tre volte la settimana. Questo per le Case [...]
[...] mercede disponibile; e con questi due decimi egli può comperarsi un sopravitto di sua elezione a prezzi combinati fra l'Impresa e la Direzione, le cui [...]
[...] ai detenuti laboriosi e di buona condotta sono: 1° autorizzazione di visite e di corrispondenze epistolari; 2° stralcio del fondo di riserva [...]
[...] (purchè i due terzi residuali non siano minori di venticinque lire) in favore dei proprii genitori, della moglie e della prole minorenne; 3° acquisto [...]
[...] ° ammonizione; 2° isolamento in cella di rigore con pane ordinario e con una minestra sola, da uno a tre giorni; 3° isolamento a pane ed acqua; 4 [...]
[...] ° isolamento in cella da uno a sei mesi, però con vitto legale. E notisi, che anche le celle di punizione sono fornite di un letto da campo. Bisogna [...]
[...] del Direttore presidente, del Vice-Direttore e di un impiegato. Assistono a questi Consigli il Cappellano, l'Ufficiale sanitario e la Superiora [...]
[...] delle suore, se carceri per le donne. E nemmeno i castighi deliberati dal Consiglio di disciplina oltrepassano i tre mesi; se di maggior durata [...]
[...] , occorre la sanzione del Ministro. 73 Ogni carcerato poi frequenta le scuole, almeno tre volte per settimana; e nella domenica lo si ricrea con [...]
[...] conferenze scolastiche! Io, già informata delle regole disciplinari delle Case di correzione e di pena, m'immaginava che i detenuti ivi chiamati a sì mite [...]
[...] pena e a sì dolci ricompense avessero commesso «piccole mancanze» o almeno li credeva non macchiati di veri delitti. Fui veramente costernata nel [...]
[...] di reclusione! – Cinico, insubordinato, di pessimo esempio ai compagni, indarno e Cappellano e Direttore vuotarono tutto il serbatoio delle [...]
[...] ammonizioni e delle persuasioni. Egli vanta il proprio delitto e sospira il giorno, in cui potrà tornare a commetterne un altro. Or bene, l'ho trovato in [...]
[...] insistette. Il figlio in un accesso di sdegno aggredì l'insultatore. Non lo uccise, e fu condannato a dodici anni; e il mostro stupratore a dieci! In [...]
[...] altro camerone egregio con finestre al settentrione, vetri, impannate e tutto il necessario per l'arte della pittura, trovai un famigerato falsario [...]
[...] penosa vita che conduce taluno dei più splendidi genii dell'arte in Napoli per provvedere alla fama propria e alla fame di numerosa prole, mi [...]
[...] persuasi che il pittore falsario godendo ogni comodo di vitto, potendo ricevere anche clienti per farsi ritrattare, e mettere da parte danaro per [...]
[...] quesiti del Comitato centrale internazionale trovo la seguente: I carcerati possono in virtù della loro buona condotta e del lavoro ottenere una [...]
[...] diminuzione di pena? E secondo quali norme applicasi questa diminuzione? Il Regolamento generale per le Case di pena statuisce che quando il Consiglio [...]
[...] di disciplina, legalmente convocato dal Direttore locale, riconosca esservi luogo ad invocare la grazia sovrana in favore di alcun carcerato, e [...]
[...] formuli le sue proposte, esso Direttore debba inviare la deliberazione del Consiglio alla Direzione generale, e questa, riscontrate le proposte nei [...]
[...] grazia non sia di quelli indicanti profonda corruzione e perversità d'animo, ed abbia scontata già la metà della sua pena. Di più, le proposte di ogni [...]
[...] ottenute fuori delle proposte, ma con informazione delle Direzioni; 3a Grazie ottenute fuori delle proposte e delle informazioni della Direzione [...]
[...] ...........114 _____ Totale... 478 3° Fuori delle proposte e delle informazioni delle Direzioni [...]
[...] ... 235 Ora domandiamo prima: perchè non si è confessata la verità davanti il Comitato Centrale internazionale? E poi perchè non si è indagato se [...]
[...] ripetuta infrazione delle sue leggi? Qualunque punizione incorsa dai carcerati è iscritta sul registro loro di matricola caratteristico e di [...]
[...] non fa caso. Per un numero, che supera di un terzo le proposte dei Direttori e di due terzi le grazie concesse, vengono dall'arbitrio di un Ministro [...]
[...] remissioni, commutazioni, riduzioni di pene. A rimane sfiduciato e scoraggiato: B torna allegramente a riprendere la sua delittuosa carriera [...]
[...] in mezzo a questi condannati, nessuno dei quali è mai incatenato, e per i quali la camicia di forza riesce un'incognita, è rigorosamente proibito ai [...]
[...] necessità di mestiere, istrumenti taglienti. Or bene, mentre a Sant'Eframo i condannati calzolai stavano pacificamente lavorando, uno di essi si alza e [...]
[...] miseria e fame. Ora mi condanneranno da capo.» Nelle Case di pena per tutta l'Italia abbiamo il 30 per cento di recidivi. In Napoli essi superano il [...]
[...] 50. Nè è da meravigliarsene. Ci stanno così bene da voler tornarvi e da istigare i compagni di miseria nei fondaci e nei bassi a tentare qualche [...]
[...] mali fisici, una volta fatta la diagnosi, ne cercano i rimedii nell'esperienza altrui e nei proprii studii su questa esperienza. Nè altrimenti devesi [...]
[...] procedere per i mali morali e sociali. L'Italia finora non riconosce la necessità che o Stato o Provincia o Comune abbia il dovere di tutelare i [...]
[...] poveri, e oggi si può dire che lo stato del povero in Italia è miserando al pari di qualunque altro al mondo, e che in alcuna parte della Penisola è [...]
[...] mancanza di esse, quanto dell'esecuzione di queste leggi, abbandonate a mani irresponsabili e arbitrarie. I guardiani dei poveri furono eletti dai [...]
[...] pagatori delle tasse per i poveri; chi possedeva una rendita di 50 lire sterline aveva un voto, chi ne aveva 250 lire sterline sei voti, e via [...]
[...] discorrendo. C'erano giudici di pace che potevano ordinare sussidii; c'erano sovraintendenti, anziani di chiesa; e tutti questi dispensatori delle tasse [...]
[...] raccolte per legge a favore dei poveri amministravano press'a poco come voleva il prete o il più ricco della parrocchia. I più sfacciati e oziosi [...]
[...] erano largamente assistiti; i veri bisognosi, se timidi, letteralmente negletti. Inoltre il ribrezzo dell'onesto e laborioso artigiano per la Casa di [...]
[...] e nuove leggi. Finalmente venuto al potere il partito liberale col Gladstone, fu propagata l'idea del dovere di un Governo di sorvegliare tutti [...]
[...] gl'interessi della Nazione, d'impedire il male pur acconsentendo alle Provincie e ai Comuni illimitata facoltà di far il bene, e di obbligarli ad [...]
[...] sotto il Palmerston introdusse nel Ministero della Marina quegl'innovamenti radicali, quei miglioramenti che furono una vera rivoluzione e di cui [...]
[...] egli ebbe tutte le noie, le fatiche e le lotte, mentre i suoi successori ne raccolsero la lode, ispirò quella riforma. Egli, tornato al potere, ordinò [...]
[...] e organizzò quel vasto sistema di Governo locale che dipende dall'istituzione, nuova per l'Inghilterra, chiamata il Local Government Board. Egli [...]
[...] presidente della Commissione, non solamente praticò un'ampia inchiesta in tutta l'Inghilterra intorno alle condizioni dei poveri e all'applicazione [...]
[...] delle leggi che li riguardano; ma per mezzo dei Consoli e degli Ambasciatori all'estero ottenne un Rapporto intorno ai principii, che informano la [...]
[...] legislazione sul pauperismo nei varii paesi d'Europa. Propose egli stesso i quesiti, pregando i suoi dipendenti di aggiungere osservazioni e [...]
[...] suggerimenti. Le risposte pervennero al Governo dopo la caduta del Ministero Gladstone, e un libro di 500 pagine è stato molto ben compilato dal signor [...]
[...] l'individuo ha diritto di essere sostenuto dalla Nazione, cioè la Russia, la Svezia e la Danimarca, e crearono una tassa speciale a beneficio del [...]
[...] povero; essa entra in tutti i bilanci dei Municipii come parte fondamentale dell'amministrazione. Il sistema non dura che da nove anni, e già tutti [...]
[...] i danni riconosciuti in Inghilterra come conseguenza di quello stesso sistema si manifestano anche colà tali e quali. Il pauperismo è accresciuto [...]
[...] nelle Case di ricovero gl'incapaci al lavoro; e mano mano anche gli altri paesi che cominciarono ad ammettere il diritto dell'individuo ad essere [...]
[...] mantenuto, come la Svezia e la Norvegia, arrivano infallibilmente agli stessi risultati. In altri tempi, dicono i Commissarii svedesi, ogni [...]
[...] famiglia provvedeva ai suoi, impotenti e miseri, e si sarebbe vergognata di ricevere aiuto da altri; ora che l'artigiano riposa sul diritto di aiuto dalla [...]
[...] si concedette il diritto di rifarsi sui guadagni dell'operaio pei soccorsi dati in momenti critici, e riversossi sui padroni la responsabilità del [...]
[...] e ai pazzi. Il paese fu diviso in 660 distretti con una Commissione in ciascuno, e a ogni membro della Commissione assegnato il proprio distretto [...]
[...] pauperismo. In Austria i Comuni rispondono dei proprii poveri, e ove manca il ricovero speciale, tutti i benestanti devono a turno provvedere tetto e [...]
[...] cibo per gl'incapaci al lavoro. Il mantenimento dei poveri in Francia è un sistema molto complicato, ed ha tutti i vizii e le virtù [...]
[...] dell'accentramento, perchè lo Stato riceve e distribuisce tutti i soccorsi. Non c'è tassa dei poveri, lo Stato non guarentisce il mantenimento a chicchessia, ma il [...]
[...] Comune e lo Stato e la carità privata, di comune accordo, raccolgono somme enormi: e in Case di ricovero o con soccorsi esterni mantengono i [...]
[...] confiscarono e si vendettero tutti i beni delle Opere pie: goccia nell'oceano. Il pauperismo aumentava così spaventevolmente, che tutti i beni della Nazione non [...]
[...] sarebbero bastati a sostentare i così detti poveri. Allora si cercò di ristabilire possibilmente le Opere pie con doni pubblici e privati, e [...]
[...] volontaria, dai Comuni e da una tassa sui biglietti del teatro. In ogni Comune una Commissione gratuita, composta di cinque persone, col Sindaco a [...]
[...] presidente, amministra il soccorso interno ed esterno. In Parigi la Commissione dipende dal Prefetto della Senna e dal Ministro dell'Interno; ha [...]
[...] più di 6000 impiegati, e il sindacato di 18 Ospedali, 10 Asili, 3 Case di rifugio, 20 Ufficii di beneficenza, 57 Case di soccorso. La rendita [...]
[...] deficit, gli Stabilimenti della Commissione sono perfettamente organizzati; hanno magazzini di carni, vino e medicine proprii; dànno 50,000 libbre di [...]
[...] Ufficio di beneficenza, presieduto dal vice-sindaco, 12 amministratori e molti benefattori. Ogni distretto suddiviso in 12 77 zone, quanti gli [...]
[...] vecchi e assistenza medica gratuita. Nel paese generalmente è ufficio delle Suore di carità di ricercare e visitare i mendicanti nelle proprie [...]
[...] case, fare da infermiere, riconoscere le vaccinazioni, stimolare i bambini a recarsi a scuola. I fatti e dati forniti da esse sono incorporati in un [...]
[...] Suore di carità nutrite, alloggiate e pagate con 500 lire a testa. I Francesi, beninteso, sono innamorati del loro sistema, perchè, secondo loro [...]
[...] , arriva a mitigare qualunque forma di miserie. Il Brefotrofio, l'Orfanotrofio e l'Istituto dei lattanti raccolgono tutti i miserelli; le Scuole di carità [...]
[...] e le Colonie agrarie, gli adolescenti; gli Ospedali e le Case di ricovero, gl'infermi e gl'incapaci; il Monte di pietà serve per tutti. E il [...]
[...] soddisfarlo.» E il signor De Watteville, interrogato sull'utilità di questi doni, rispose secco: «Nessuna: e si può affermare che l'indigente non [...]
[...] soffrirebbe di più, se questi soccorsi derisorii, distribuiti così uniformemente e con un perfetto accordo, cessassero di essergli dati mensualmente [...]
[...] Belgio il 40 per cento degli operai figura nel registro dei miserabili, e una volta inscritti sulla lista degli Ufficii di beneficenza [...]
[...] , l'indipendenza è perduta, nè mai si riacquista: dappertutto si trova che il pauperismo cresce in proporzione dei fondi stanziati pel suo sollievo, e che le [...]
[...] Provincie più ricche sono quelle che hanno inscritto il maggior numero di poveri. In Inghilterra v'ha il 4 e mezzo per cento di poveri. Nel Belgio il [...]
[...] 15 e mezzo per cento. Ma in Inghilterra ogni povero costa 200 franchi, nel Belgio 30 franchi, ciò che prova che nel primo paese si aiuta [...]
[...] radicalmente un bisognoso – e che nel Belgio invece trattasi di un sistema di minuta elemosina alle moltitudini. Leggendo il Rapporto del Baron, risulta [...]
[...] chiaramente che il Belgio diventò la terra classica del pauperismo in virtù dell'enorme numero dei suoi istituti per sollevarlo, e dell'attitudine [...]
[...] assunta dallo Stato di elemosiniere universale. Della Spagna non abbiamo relazione alcuna: poco si sa del Portogallo e di Costantinopoli. In Russia [...]
[...] , e da dare un'idea del sistema di Helberfeld, l'unico che ci sembri degno di minuto studio e, in molte sue parti, d'imitazione. CAPITOLO SECONDO [...]
[...] . Le Leggi europee. – Continuazione. La Relazione del signor Herries erroneamente attribuita nel libro inglese all'ambasciatore Sir A. Paget, e [...]
[...] conoscere il numero dei poveri e il modo con cui questi vengono trattati; nè la si può criticare, perchè non esiste in Italia un'organizzazione che [...]
[...] quello che ha.» Le Opere pie dividonsi in ventiquattro categorie, e nel 1861, esclusa la Venezia e Roma, sommavano a 20,123. Il patrimonio [...]
[...] rappresentava la somma di 1,190,932,603 franchi! Di questa ingente somma si spendeva il 14 per cento per culto, stipendii e onorarii pagati a Ministri del [...]
[...] patrimonio di 63,938,079 franchi. Roma in questo dipartimento come in ogni altro rimase città distinta. Ora i Papi incoraggiarono e incoronarono la [...]
[...] . Tutti erano divisi in quartieri e si bastonavano scambievolmente, quando un individuo che aveva il diritto di mendicare in un rione, tentava [...]
[...] d'invaderne un altro. Teneva un poeta improvvisatore, una banda; e una volta all'anno i ciechi condotti dagli zoppi andavano in processione alla chiesa [...]
[...] nous avons changé tout ça. Ma chi vive a Roma sa che la mendicità, lungo il Corso e nelle case, ove persone ben vestite vanno e domandano e trovano [...]
[...] l'elemosina con insistenza e alterigia, costituisce una delle molte piaghe della città eterna. Epilogando, si può dire: sconosciuto in Italia il [...]
[...] dottor Pietro Castiglioni chiama «invariabilmente parca ed efficacemente succosa, inspirata ai principii della libertà, e forse precorritrice di [...]
[...] Provincie Meridionali per lo meno è stata parca per i poveri, succosa per gli amministratori e per le oblate; e tale confusione ne derivò, che le [...]
[...] educativa, voi non c'entrate;» e al Ministro d'Istruzione Pubblica: «La nostra è Opera Pia, come per esempio tutti gli Asili infantili, e voi non ci [...]
[...] semplice regola del tre: se tanti sono i poveri in Italia e tanta la rendita, quanto tocca a ciascheduno? Moltiplicato il secondo e terzo termine [...]
[...] insieme e dividete per il primo. – Ciò fatto, si vedrà se in complesso i fondi delle Opere pie bastino oggi a mantenere chi non ha i mezzi di [...]
[...] assolute necessità della vita, assistenza medica, decente sepoltura. E il paese per questo scopo fu diviso in Unioni locali (Consorzii) o [...]
[...] Ortsarmenverbände, che consistono in una o varie parrocchie, secondo la grandezza e la ricchezza e il numero dei poveri. Due anni di residenza stabiliscono [...]
[...] 79 il diritto, e le Autorità possono soccorrere il petente ammettendolo alla Casa di ricovero o fornendogli lavoro. Ci sono anche Consorzii [...]
[...] di lire fra i Comuni più poveri. Prendiamo Helberfeld come modello. C'è una Commissione di un presidente e otto membri scelti dal Municipio e dagli [...]
[...] di un Corpo d'ispettori, Armenvorsteher, e di visitatori, Armenpfleger: tutti questi ufficii sono gratuiti, ma tanta dignità ed importanza v'è [...]
[...] radunano col Presidente e l'Ispettore del quartiere, e ognuno deve rendere conto del suo operato, giustificare i soccorsi dati, e sottomettere alla [...]
[...] discussione generale i casi dubbii che il voto risolve. La Corte è la Commissione che decide tutte le questioni, e davanti alla quale gl'Ispettori [...]
[...] spinto a predicare l'economia, l'industria, ed a cercare lavoro per il petente. Il povero domanda e riceve soccorso; ciò fa sì che questo cesserà [...]
[...] tosto che cessi l'assoluto bisogno: il povero non può dare nulla ad intendere a chi viene a verificare personalmente, e ha mezzi da punirlo. Se [...]
[...] Casa di ricovero per i vecchi e decrepiti senza famiglia in istato di mantenerli; ma l'orgoglio dell'operaio, a cui la mendicità è resa così difficile [...]
[...] , consiste nel nulla domandare per sè o per i suoi. – E le cifre parlano con eloquenza. Nel 1852, in una popolazione di 50,000, c'erano 4000 [...]
[...] mendici che costavano 225,000 lire annue. In quell'anno M. von der Heydt inaugurava il sistema ora esposto; e adesso, benchè aumentata la popolazione [...]
[...] , non vi si noverano che 1062 poveri, che costano in complesso 100,000 lire. Quanto è superiore questo sistema a quello del Belgio e della Francia, che [...]
[...] ha per così dire classificato e perpetuato il pauperismo come stato sociale! A Helberfeld la povertà non suona delitto, ma disgrazia; non si [...]
[...] s'abitua a riguardarlo come il medico, a cui tutto deve dire e nulla nascondere, e precisamente perchè l'ingerenza altrui è per se stessa fastidiosa, il [...]
[...] povero trova lavoro più presto per esser più presto liberato dalla vigilanza del visitatore. E dacchè nessun visitatore può per il Regolamento [...]
[...] soccorso o la punizione senza rubare tempo ai proprii affari. E in quel modo che ogni individuo deve fare il suo dovere come un militare, così [...]
[...] ognuno aiuta o è aiutato pel bene comune. CAPITOLO TERZO. Tentativi inglesi. – Il Local Government Board e le Società private. Il Parlamento inglese [...]
[...] Presidente del Consiglio privato di Sua Maestà, di tutti i Segretarii generali di Stato, del Ministro delle Finanze e del Lord guardiano del sigillo [...]
[...] . Il solo Presidente e gl'impiegati sono retribuiti. Questa legge trasferisce al Local Government Board tutte le attribuzioni che per lo passato [...]
[...] : – Registrazione delle nascite, morti e matrimonii. – Pubblica igiene. – Governo locale. – Scolo delle acque stagnanti. – Materie sanitarie, Bagni [...]
[...] . – Miglioramenti pubblici e delle città. – Abitazioni degli artigiani ed operai. – Tasse locali. Il risultato dell'inchiesta fatta dalla Commissione fra i [...]
[...] poveri e le Statistiche raccolte è veramente edificante; e quali rivelazioni non ne emersero! A Guilford un mendico riceveva sussidii come pauper [...]
[...] , mentre possedeva un giardino, maiali, carro e cavallo. Numerosi ricoverati hanno moglie e figli che potrebbero benissimo mantenerli con decoro [...]
[...] uccise il Principe di Galles erede del trono. Durante anni ed anni, uomini di scienza, medici e filantropi venivano dimostrando che la schiatta [...]
[...] peggiorava; che la tisi progrediva; che la scrofola cresceva per negligenza delle leggi elementari d'igiene; e se ne ottennero regolamenti parziali e [...]
[...] fiacchi. Ma quando il tifo livellatore osò attaccare l'inviolabile sangue reale, allora si mise mano all'opera, e il ferro penetrò nella radice del [...]
[...] sanitarii, rurali e urbani; e ogni cosa che riguarda l'igiene, la decenza, la salubrità pubblica, posta sotto la dipendenza di lei. Fogne, acque [...]
[...] potabili, cloache, consumo di fumo da forni e fornaci, fabbriche di alcali, domicilii privati, bagni, forni, lavatoi pubblici, tutto soggiace a questa [...]
[...] Commissione. E il Medico e il Commissario possono entrare dappertutto, interrogare o esaminare documenti, citare tutti i nomi, multare e punire chi [...]
[...] Lodging houses, ossia Locande per i poveri, le disposizioni sono del tutto e in tutto cangiate. Chi vuol tenere una locanda, ossia un Lodging house, deve [...]
[...] presentarsi all'Ufficio del Registro munito del certificato di onestà e moralità con la firma di tre proprietarii del paese. Una volta aperta la [...]
[...] casa, deve tenere spalancate le finestre, i letti esposti all'aria durante quattr'ore; avere il pavimento spazzato ogni giorno e lavato una volta la [...]
[...] settimana: quattro volte all'anno deve imbiancare il soffitto e le pareti con calce, e quattro volte all'anno ogni oggetto di lana o di colore [...]
[...] locandieri vanno ammoniti, multati, e finalmente la loro casa chiusa, se si mostrano renitenti alle leggi. 81 Ogni anno il Governo stampa un Rapporto [...]
[...] particolareggiata annoierebbe i non Inglesi, tanta è la pedanteria e le complicazioni con cui la nuova organizzazione ha dovuto lottare! Perciò vogliamo solamente [...]
[...] soccorsi ai poveri a casa propria, toltine casi eccezionali. Riforma terza. – Trattamento e istruzione dei bambini dei poveri. Per capire il [...]
[...] stato di una madre di numerosa famiglia che deve provvedere a differente cibo, vestiario e istruzione per ogni membro. Che cosa succede, quando tutte [...]
[...] pettegolezzi e le narrazioni poco edificanti. La disciplina diventa quasi impossibile; l'abile al lavoro vuole godersi tutte le indulgenze permesse ai [...]
[...] vecchi e infermi; e per mantenervi la disciplina fa mestieri una torma d'impiegati. Invece, col sistema della divisione, ogni classe di poveri [...]
[...] oziosi e anche coloro che si aiutano, non perchè malati o infermi, ma perchè per il momento senza lavoro, si possono tenere con tanta disciplina e tanta [...]
[...] seguenti distretti: Bethnal Green, Camberwell, Chelsea, St. Giles e St. George, Bloomsbury, Greenwich, Hackney, Hampstead, Holborn, Islington [...]
[...] , Kensington, Lewisham, St. Marylebone, Paddington, St. Pancras, Stepney, Strand, Wandsworth e Clapham, e White Chapel. E benchè questa Casa di Poplar possa [...]
[...] accogliere 768 poveri, non ne aveva che 381; prova che molti abili al lavoro non si adattarono alle Case di ricovero, ove pur si mangia bene e si [...]
[...] ozia. In ogni luogo il numero e il sistema degli Ospitali aumenta e migliora. In Londra ogni distretto dei poveri ha ospedale ad hoc, il numero dei [...]
[...] pazzi e imbecilli raccolti cresce ogni anno, mentre prima eglino furono trascurati e anche maltrattati: e in tutte le Provincie viene effettuandosi [...]
[...] fabbricare e mantenere un Ospedale, una Casa di lavoro, una Casa di ricovero, un Orfanotrofio per i maschi o per le femmine: le così dette [...]
[...] Parrocchie si collegano e s'accordano per stabilire in una città o villaggio, o anche in campagna, uno di sì fatti Stabilimenti per tutti i poveri di tutto [...]
[...] il distretto di una data categoria. Solamente gli Ospedali e le Scuole diurne debbono essere sufficientemente frequenti e vicine. Venendo alla [...]
[...] diminuito largamente il numero di coloro che ricevevano soccorsi alla propria casa, e adoperavan tali soccorsi per lavorar meno o per comprarsi [...]
[...] qualche oggetto di lusso. Ora costoro debbono entrare nella Casa di lavoro: e durante l'inverno passato, nelle sole Unioni di Uxbridge, 37 padri di [...]
[...] bambini e le bambine alle Scuole elementari comunali; in altri distretti, segnatamente nella campagna, si collocano nelle famiglie dei poveri, obbligando [...]
[...] la famiglia adottiva di mandarli alle scuole vicine, costringendoveli fino all'età legale. 82 E ogni anno l'Ispettore del Local Government Board [...]
[...] visita tutti i distretti e compone un Rapporto intorno ai fatti osservati, registrando le proprie opinioni intorno al sistema seguito. Senza [...]
[...] dubbio l'interesse dei contribuenti e il soccorso dei poveri trovano miglior presidio oggi che non dieci anni fa; e, coadiuvato così potentemente come [...]
[...] amministratori giusta la Legge dei poveri, colle Istituzioni caritatevoli e coi privati caritatevoli; 2° Investigazione speciale e diligente per mezzo di [...]
[...] Istituzioni caritatevoli, e informazione ai Guardiani dei poveri di quei casi che non possono essere così aiutati; 4° Diffusione e incoraggiamento di [...]
[...] abitudini d'indipendenza, di previdenza e di risparmio, e di quei principii sanitarii e sociali, necessarii al bene dei poveri; 5° Repressione della [...]
[...] mendicità e dell'impostura e della mala amministrazione della carità. Vi ha un Consiglio centrale con ramificazioni in ogni distretto di Londra; i [...]
[...] caritatevoli; e il suo compartimento detto d'inchiesta è specialmente servizievole nello scoprire e palesare e far punire gl'impostori. Secondo l'ultimo [...]
[...] aiutati altrimenti, la Società si mise in comunicazione colle Commissioni scolastiche, e i Rapporti tornano molto istruttivi per il numero dei [...]
[...] meritevoli aiutati e degl'immeritevoli rimandati. I doni più frequenti sono di scarpe e di vestiario. In varii casi, quando l'Ufficiale d'inchiesta si [...]
[...] carità.» In altri fu verificata l'inutilità di qualunque aiuto, perchè il padre o la madre l'avrebbe speso nel bere; e la necessità d'inviare i figli ad [...]
[...] una Casa di ricovero. Fra gl'impostori denunciati alla Giustizia notavasi Gregory Seccombe, che aveva raccolto e impiegato per sè danaro dato in [...]
[...] soccorso ai Pompieri. Fu condannato a tre mesi di lavori forzati. Certo Gaultier avea fatto l'impostore per 19 anni e ottenuto molto danaro sotto [...]
[...] qualunque aiuto e scacciato dal Vescovo della diocesi. Una contessa B**** aveva stabilite in alcuni distretti cucine economiche. Ottenute sottoscrizioni [...]
[...] dai filantropi, scomparve col denaro. Un altro impostore, intascate durante tre anni 30 mila lire sotto pretesto di alloggiare e impiegare [...]
[...] donzelle indigenti, si seppe che in tre anni tre sole ragazze erano state alloggiate. E tali casi si ripetono a centinaia. Dopo che i rapporti e i bilanci [...]
[...] di questa Società sono riprodotti da tutta la stampa inglese, ne nasce il doppio beneficio di salvare gl'individui caritatevoli dalla frode e [...]
[...] signori d'Inghilterra si propaga nelle Provincie, e le Associazioni si vanno formando in molte delle principali città. Il suo sempre crescente buon [...]
[...] , avrebbe diminuito la carità privata, e affievolita l'attività delle Istituzioni locali. CAPITOLO QUARTO. Tentativi inglesi. – L'istruzione primaria [...]
[...] divengono più ristrette e più intense, in ragione della loro disarmonia colla vita intellettiva del tempo. »La Chiesa di Stato figurò sempre come [...]
[...] della istruzione nazionale? »Mentre si sta costituendo e definendo per l'istruzione un gran Circondario dell'organamento dello Stato, sicchè [...]
[...] l'istruzione stessa debba procedere per la sua vitalità ed efficacia dalla somma d'interessamento, di simpatia e di cooperazione attiva del popolo, vi [...]
[...] sembra savio consiglio assimilarla agli elementi retrogradi e stazionarii, piuttosto che agli elementi progressivi della nostra vita civile, e [...]
[...] mettere le sue basi nella gara delle sètte, piuttosto che nell'energia disinteressata della Nazione?» Tali osservazioni e domande fatte da John Morley [...]
[...] esperienza, uno spirito scevro di pregiudizii, una cognizione estesa e circostanziata di ciò che praticarono le altre nazioni, per presentare una [...]
[...] Inghilterra, perchè obbligatorio e, molti dicono, laico. Che sia avvenuto un progresso inaspettato, sta bene; opiniamo però che non si possa riuscire [...]
[...] all'obbligo senza la gratuità. In quanto ad esser laico l'insegnamento, bisogna conoscere ben poco la caparbietà, la persistenza e la forza d'inerzia [...]
[...] panni davvero. Fra gli scritti pedagogici del professor Villari, due mi sembrano eccellenti: Sull'istruzione elementare dell'Inghilterra e su [...]
[...] quella della Scozia. Egli non si è contentato di aride liste di cifre. Viaggiò nei due paesi, visitando le scuole, interrogando, esaminando e [...]
[...] compulsando ogni cosa; comprese lo spirito che informa l'educazione dell'uno e dell'altro, e nelle sue osservazioni e conclusioni ha quasi sempre colpito nel [...]
[...] dell'Aristocrazia, adoperò immediatamente tutte le sue ricchezze e tutta la sua influenza ad impossessarsi del movimento. Costituì sino ad ora in principio di [...]
[...] governo l'incoraggiare e l'aiutare l'iniziativa privata, dando denaro e casa a quei Comuni, ove si apersero scuole e lasciandone senza quelli, ove [...]
[...] comunità; che come lo Stato ha diritto di sindacare tutto ciò che conduce alla prosperità ed all'incremento della Nazione e di promuovere l'igiene e la [...]
[...] moralità, così spettagli anche il dovere di rendere l'istruzione accessibile ad ogni bambino e bambina, e di costringere i genitori, affinchè essi [...]
[...] questo accordavasi con J. B. Say, il maggior economista francese, e con M. Duruy e M. Emilio Delaveleye, i più sensati scrittori della Francia e del [...]
[...] Belgio. Contro la possente idea sorsero e Clero e Aristocrazia; d'onde una lotta tanto accanita, che un popolo indifferente in materia religiosa [...]
[...] materiali e morali, ottenuti e sperati dalla fondatrice, sorse un settario a domandare: «Che dottrina religiosa s'insegnerà a codesti bambini?» A [...]
[...] cui rispose T. A. Trollope: «Per venticinque anni in Inghilterra si agitò tale questione. E frattanto i figli dei poveri rimasero presso i rigagnoli [...]
[...] delle vie e nell'ignoranza, non avendo nessuno pensato a loro.» In tale risposta l'epitome della situazione. Il Villari, scrivendo nel Sessantasette [...]
[...] subdole del Clero. Tanto quella legge, quanto il recentissimo Atto dell'ultima Sessione, raddoppiano e rafforzano la supremazia della Chiesa [...]
[...] , dominante nelle scuole. I tratti caratteristici della legge del 1870 furono l'istituzione di Seggi scolastici e l'introduzione della così detta clausola [...]
[...] cominciamento od alla fine della scuola, e nessun bambino poteva esservi costretto. Si statuì che ogni bambino dovesse essere mandato a scuola, che ciascun [...]
[...] Seggio dovesse provvedere un numero sufficiente di locali, vedere e vigilare la frequenza dei bambini, multare e punire i genitori che non [...]
[...] v'inviassero i figli. I membri del Seggio avevano facoltà di pagare, in parte o intieramente, la tassa scolastica per i bambini troppo poveri e di mandarli [...]
[...] elezioni del Seggio, dappertutto. Prendendo ad esempio una delle principali città, Birmingham, ove i non conformisti e liberali sono in maggioranza, la [...]
[...] dichiarava, che le elezioni deciderebbero se Dio avesse cessato di regnare nella Gran Bretagna. La Chiesa anglicana vinse per i primi tre anni, e [...]
[...] fine del triennio, fu provato che 20 mila bambini non frequentavano alcuna scuola. Nelle seconde elezioni vinsero i liberali e fecero più in un anno [...]
[...] persone, che si diceva volessero mandare i bambini alle Scuole anglicane. Nonostante le enormi somme sborsate dallo Stato alla Chiesa e raddoppiate [...]
[...] esame superato è quello della Sacra Scrittura e del libro delle preghiere comuni. È una commedia il leggere gli annunci nei giornali, intorno alla [...]
[...] ricerca di un maestro per così fatte scuole. Questi, oltre all'essere maestro e al professare saldi principii intorno alla Chiesa moderata anglicana [...]
[...] , deve saper suonare l'organo in chiesa, deve condurvi i bimbi e vivere nella casa del prete; altro annunzio dice, che il maestro, oltre a servir da [...]
[...] chierico, insegnare il canto e suonare l'armonium, DEVE ESSERE BECCHINO. Il prete impera sulle scuole, e quel maestro che non si piega alla sua [...]
[...] volontà, viene licenziato e maltrattato. Testè il Vicario di Dudley scrisse in una lettera pubblica, a proposito di un maestro con cui aveva avuto [...]
[...] qualche dissidio: «Sono io il presidente della Commissione e non lui, e non permetterò mai che egli m'insulti apertamente senza insegnargli che le [...]
[...] nostre relative condizioni sono quelle di padrone e di servo.» Vi ha un'altra cosa da notare. La legge dice, che i fanciulli non devono essere [...]
[...] alla Chiesa. E vuol segnalarsi come massimo danno in Inghilterra, che le Scuole normali trovinsi quasi tutte in mano dei preti, i quali per esse [...]
[...] quello di preparare i fanciulli per la prima comunione, di educare giovani cristiani per la Chiesa, e l'intero corso scolastico dover condurre l'alunno [...]
[...] , passo passo, fino a che tocchi questa mèta. E dacchè lo Stato ha abbandonato la Chiesa e le Scuole normali, Canon Norris addita (con grande [...]
[...] maestri pervengono a così fatta maturità di pensiero religioso, a spese della geografia, dell'aritmetica e della grammatica. In Lancaster, ove il [...]
[...] settimana, e la sera di ogni giorno. Durante molti anni, gl'Inglesi si attennero al sistema di far pagare chi può per l'istruzione, fondandosi sul [...]
[...] principio, che ciò che si ha per nulla, non si estima. L'esperienza invece di queste ultime prove in Inghilterra e quella d'altri paesi ci viene [...]
[...] persuadendo della necessità del sistema universale, obbligatorio e gratuito. I mezzi termini, adoperati in Inghilterra, dànno troppo arbitrio al Seggio, e [...]
[...] condusse di primo acchito 10 mila fanciulli alla scuola e 30 mila in Nuova York. Se non che la Legge inglese sulla educazione passata nell'anno 1876 [...]
[...] ha di buono, che obbliga ogni bambino o bambina fra i cinque e i quattordici anni di ricevere educazione, e non può lasciare le Scuole elementari [...]
[...] denunzia ottenere un ordine dai Magistrati, e se i parenti rifiutano 86 o negligono di mandare i figli alla scuola, la prima volta pagano una [...]
[...] multa di cinque franchi e le spese; la seconda, il figlio è mandato ad una scuola industriale, con l'obbligo del parente di pagare due franchi e [...]
[...] mezzo la settimana. La Commissione scolastica può stabilire Scuole gratuite e Scuole industriali, ove i bambini hanno uno o più pasti al giorno [...]
[...] , ottenuto il consenso del Segretario di Stato, e un sussidio in denaro dal Parlamento; e a queste Scuole industriali possono esser mandate bambine [...]
[...] del 77 non possono essere obbligati alla scuola per tutto il giorno, e i Comitati di educazione possono far Regolamenti separati, per permettere ai [...]
[...] fanciulli di lavorare parte della giornata e andare a scuola l'altra parte. Ma, cominciando dall'anno 1877, nessun fanciullo minore di nove anni [...]
[...] può esser mandato a lavorare; e dopo l'anno 77 nessuno minore di dieci. Durante l'anno 77, ragazzi da 10 a 14 anni possono essere impiegati, se [...]
[...] l'anno 77 crescono le difficoltà; e giunto il 1881, nessun fanciullo minore di quattordici anni può essere impiegato, se non produce il certificato di [...]
[...] esame della quarta classe o la prova di aver frequentata la scuola dugentocinquanta volte all'anno per cinque anni. E affinchè questo [...]
[...] provvedimento non rimanga lettera morta, come il Comitato d'istruzione locale ha pieni poteri di punire e multare i parenti che non mandano i figli a scuola [...]
[...] del Comitato durante gli anni 77 e 78; anche questi nell'81 dovrebbero presentare certificato, dell'esame della quarta e di aver frequentata la [...]
[...] scuola 250 volte all'anno. E quell'affittuale o contadino o genitore che impiega anche adesso un fanciullo senza il certificato, paga la multa di 50 [...]
[...] lire. E chiunque cerca d'impedire ad una delle Autorità locali di visitare gli opificii o le tenute per iscoprire la trasgressione di questa legge [...]
[...] , paga 500 lire. I certificati degli esami e della frequenza alla scuola rilasciansi gratuitamente. Quando risulti provato che i parenti non sono in [...]
[...] del 76, il Ministero dell'Istruzione Pubblica manda ufficiali apposta, e il Municipio è costretto di supplire alle spese, senza però aver punto [...]
[...] autorità sugli ufficiali a tal'uopo delegati. Nei distretti rurali, i Guardiani dei poveri nominano i Comitati locali di educazione e li mettono a parte [...]
[...] presente alla scuola se si tratta di religione, e nemmeno di provare che riceve istruzione religiosa a casa o altrove. E nelle scuole fondate [...]
[...] dalle varie sètte l'istruzione religiosa deve impartirsi o al cominciamento o alla fine delle ore scolastiche, e le ore per la religione debbono [...]
[...] indicarsi su speciale tabella, in ogni sala della scuola, e i parenti possono ritirare i bambini durante dette ore. Per stimolare i parenti e i figli il [...]
[...] giurisdizione sommaria, composte di due giudici e un magistrato, e al Parlamento stesso. Le fonti alimentatrici della educazione elementare sono: 1 [...]
[...] ° Il così detto Fondo scolastico di ogni Parrocchia. E quando questi fondi reputansi insufficienti, le Autorità possono aggiungere una tassa locale [...]
[...] facoltà di praticare ispezioni in tutte le scuole e di farne rapporto al Ministero, che provvede immantinente. A prima giunta questa legge pareva un [...]
[...] grande progresso; ma, scrutatala, il guadagnato si residua a poca cosa. Il Clero formerà sempre parte, e gran parte, delle Commissioni, e troverà [...]
[...] sempre più degni di aiuto quei bimbi che frequentano la scuola domenicale e l'istruzione religiosa; e persuaderà sempre i parenti essere migliore [...]
[...] coloro che possiedono una rendita minore di una data somma, e un sussidio annuo del Parlamento, basteranno per rendere l'istruzione gratuita per i poveri [...]
[...] e per obbligare gli agiati a pagare per tutti. Così ogni potere sarebbe stato tolto ai Comitati locali di accettare Tizio e di rifiutare sussidio [...]
[...] a Caio. E sopprimendo affatto l'istruzione religiosa nelle Scuole elementari, toglierebbesi il pomo della discordia. Nè ci si favelli [...]
[...] d'intolleranza. Ripetiamo: i parenti e i preti hanno tutte le sere, i sabati e le domeniche, per insegnare quel che vogliono ai fanciulli, e sono nel loro [...]
[...] l'insegnamento religioso come tale; paga un sussidio di non più di 17 scellini a testa, secondo il progresso degli allievi negli studii secolari. E ciò a [...]
[...] Commissioni locali. » Queste scuole sono oramai stupende e numerosissime a Londra. Possono nelle ore prescritte leggere la Bibbia, non possono insegnare [...]
[...] scolastiche; mentre quattro anni fa io e molti altri liberi pensatori non votammo che per candidati, i quali vollero esclusa assolutamente qualsiasi [...]
[...] istruzione religiosa. » Ciò abbiam fatto per dar il gambetto alle miserabili scuole dette nazionali e che sono clericali. 88 » Verrà presto il [...]
[...] nostro turno, e l'istruzione religiosa verrà del tutto esclusa. È il più gran movimento dei nostri tempi. A tutta prima, il popolino non era punto [...]
[...] l'Inghilterra fu divisa in distretti urbani e distretti rurali: c'è una Commissione con dovere e con potere; e le clausole di queste leggi sommano a [...]
[...] 343. I Commissarii o Ispettori hanno il potere di entrare in ogni luogo e a qualunque ora del giorno per esplorare tutti gli Stabilimenti pubblici e [...]
[...] o di buona qualità in un distretto, possono obbligare le Autorità locali a provvederla. Altrettanto dicasi della fognatura e dello scolo [...]
[...] . Dipendono dalla loro autorità tutte le case d'affitto, ed eglino chiusero tutti i bassi e le cantine, e nessun luogo sotterraneo può appigionarsi, nè altro [...]
[...] che non abbia sette piedi in altezza e soprastia di tre alla strada, che manchi di fognatura, di cesso e di luogo chiuso per le immondizie, di un [...]
[...] caminetto con gola, con finestre di nove piedi quadrati: e chi affitta luoghi sotterranei altrimenti, è esposto alla multa di 20 scellini al giorno [...]
[...] . L'Ispettore deve visitare e approvare ogni locale prima di permetterne l'uso, obbligare il locandiere a registrarlo come tale, e quegli può [...]
[...] visitarlo quando gli pare e piace, può costringere costui di dare ad ogni individuo tanti piedi cubici di spazio e acqua sufficiente per bere e per [...]
[...] lavarsi; d'imbiancare le mura e il soffitto due volte all'anno, di notificare il nome di tutti gl'inquilini; di far bucato ogni 15 giorni; di lavar le [...]
[...] coperte e la roba di lana due volte all'anno. I Commissarii locali hanno facoltà di costringere i Comuni a disegnare una mappa degli scoli e [...]
[...] fognature, di multare chi costruisce case nuove anche private senza fognature e senza cesso, e specialmente negli Stabilimenti industriali; di far portar [...]
[...] ; di forzare i Comuni a provvedere sufficienti Ospedali, e altresì di provvedere provvisoriamente le medicine per gli ammalati. I mercati, i [...]
[...] necessarii alla salute pubblica, dando in garanzia le tasse locali. Tali leggi e quelle riferentisi al lavoro dei fanciulli e ai suoi limiti non [...]
[...] delle fattorie, e proibitrici del lavoro dei bimbi, e specialmente della ultimissima sull'Istruzione Pubblica, le quali autorizzano gl'Ispettori [...]
[...] governativi a penetrare nei loro Stabilimenti dal granaio ai sotterranei, a esigere che troppe persone non lavorino nella stessa stanza, che le ruote e [...]
[...] , Calhoun, aveva messo l'assioma, che la libertà dei Bianchi fondasi sulla schiavitù dei Neri. E gl'Inglesi, se non in parole, chiarirono coi fatti che [...]
[...] i bimbi operai e le donne sono le cariatidi della loro prosperità, della loro prepotenza e delle loro colossali fortune. Non neghiamo che queste [...]
[...] . 89 Ma gl'Inglesi hanno ben ponderato tutte queste conseguenze prima di votar le leggi, e bisogna sempre tenere in mente che non è un partito [...]
[...] politico piuttosto che un altro, da cui queste leggi emanano; abbiamo avuto in 11 anni tre elezioni generali, e in ogni Sessione il Parlamento le [...]
[...] rinvigorisce e rinforza i poteri degli esecutori; nè ci vengano a dire che volendo far bene alle classi povere si riesce a danneggiarle. Quando il Governo [...]
[...] inglese chiude un basso o un sotterraneo, vede e provvede che ci sia una casa a non maggior prezzo, ove il povero inquilino possa ricoverarsi [...]
[...] costoro non guadagnano, o di vestirlo decentemente per la scuola, vi provvede vestendolo e mandandolo alle Scuole industriali. E per queste scuole la [...]
[...] sola Londra, che l'anno passato spendeva 20,000 sterlini, oggi ne spende 28,000. E dappertutto esse vanno moltiplicandosi approvate dall'universale [...]
[...] , senza una certa agiatezza che la possa conservare; laonde un Governo, se non erro, dovrebbe stendere un inventario dell'avere e dei bisogni dei suoi [...]
[...] sudditi, formarsi un concetto complessivo dei provvedimenti necessarii e porvi mano analiticamente. Io opino che facendo l'inventario in Italia a [...]
[...] uso Helberfeld e stabilendo una Direzione centrale di tutti i locali bisogni e dei rimedii, adattando, ben inteso, le leggi al proprio paese, si [...]
[...] getterebbero le basi di un'Italia futura, prospera e benestante, di cui oggi non esiste l'ombra. Ben sappiamo che agli affaristi tale idea dispiacerà [...]
[...] ; che il ricchissimo sarà costretto a lavorare alquanto, se il povero ha da lavorar meno e goder di più. Ma questo lavoro beneficherà il ricco [...]
[...] quanto il povero e nella salute e nella moralità. Credo non ci sia popolo longanime come l'italiano. Io scrivo dalla Provincia mantovana, donde emigrano [...]
[...] partono egualmente. Ho parlato con alcune di queste, e ne ho anzi indotto due ad indugiare per qualche settimana: ma anch'esse, un muratore con [...]
[...] quattro figli, un fabbricatore di paste con un bambino di un anno e la moglie incinta, se ne andarono con molti altri. Hanno una sola risposta: «Peggio [...]
[...] .» La grande maggioranza di questi emigrati componesi di contadini. Io credo fermamente che questa tragica e silenziosa partenza sia l'ultima pacifica [...]
[...] protesta dell'uomo, che per secoli ha bagnato il suolo de' suoi sudori a fine di provvedere all'ozio e al lusso altrui; l'ultima protesta di chi [...]
[...] , troveranno bensì terre da dissodare e legname da costruire case. Ma quando le terre saranno coltivate e le case erette, i sopravvissuti alle febbri [...]
[...] e alle malattie prodotte dal cambiato clima e dalla mutata dieta si accorgeranno anche là di aver lavorato per altrui. E l'ingordo speculatore [...]
[...] pari, e che a lui restano la terra per seminare e le case per abitare. E l'emigrato o ritornerà, o scriverà in patria, dissuadendo i concittadini dal [...]
[...] seguire il suo esempio, consigliandoli di mettere a profitto la sua triste esperienza. E se ciò accadde? succederà in Italia una rivoluzione tanto [...]
[...] più tremenda, quanto che senza alternativa. 90 Pensi adunque il Governo riparatore a disseppellire quelle montagne di quesiti e risposte fatte [...]
[...] durante l'inchiesta domandata dall'onorevole Bertani nel 72, e a riuscire a qualche pratica conclusione. L'emigrazione bene organizzata come nel [...]
[...] passato per gli Stati Uniti, i quali ora ne rovesciano da capo parte nel Canadà, e in parte ne rigurgitano in Europa, può essere un beneficio per i [...]
[...] paesi poco popolati: ma per l'Italia, che ha vaste terre fertili e incolte, ricche miniere inesplorate, è una vera disgrazia; e un bene elaborato [...]
[...] consiglio. Or ci giunge la notizia che la nuova Commissione d'inchiesta agraria è nominata, e speriamo che i Commissarii saranno armati di tali mezzi e di [...]
[...] rivelò in gran parte i guai negli Abruzzi e nel Molise, nelle Calabrie e in Basilicata, e Napoleone Perelli, nel romanzetto intitolato: La Terra [...]
[...] , fattami in lettera privata da un ingegnere che per modestia non vuol essere nominato, all'indirizzo di quanti gridano all'esagerazione e a motivi [...]
[...] , senza camino e senza cesso, disposte in ripidissime e mal selciate strade sulla china del monte, ove si arriva con pericolosa ascesa. La terra è [...]
[...] eminentemente argillosa, e perciò appunto di più difficile e faticosa coltivazione. » Ma per la miseria dei contadini, per ignoranza e negligenza dei [...]
[...] proprietaria la si lavora con un chiodo confitto nell'aratro tirato da muli, e più spesso con la sola zappa. La coltivazione è così imperfetta, che [...]
[...] quel terreno rende quattro o cinque misure per una di semente, quantità di cereale incapace di rimunerare la fatica del contadino e satisfare l'ozio [...]
[...] del proprietario. » Questa povera gente suda tutto l'anno, sia tempo buono o cattivo, e deve partire ogni mattina dalla propria casa, dove ha [...]
[...] esausta nell'estate e se nell'inverno essa spiccia acqua torbida. Or il Municipio perchè non provvede l'acqua? – sarebbe non difficile condurre [...]
[...] copiosa acqua mediante un tubo; ma il Municipio sta in mano dei Signori, e i Signori hanno altro da pensare che all'acqua per la povera gente; eglino [...]
[...] possiedono le loro brave cisterne, che riempiono d'inverno. La povera gente paghi il macinato e il dazio consumo e triboli per aver l'acqua [...]
[...] . » Orbene, l'inverno bisogna che questa si rassegni all'acqua torbida per bevere e cucinare; nell'estate poi c'è il cisternone del Comune. Il quale però si [...]
[...] apre in date ore, onde possiamo figurarci la folla ed il tempo, acciocchè ciascuno ne attinga, e possiamo figurarci quanto devono esser gradite [...]
[...] fontana, oppure cacciarvi il dito dentro, e ritirarlo, e fare uscire così un poco di acqua, che viene richiamata da quel poco di vuoto ottenuto, e [...]
[...] Barone hanno l'avvertenza di chiudere i rubinetti, e non mandano l'acqua, come spesso fanno, ad annaffiare i proprii orti! o altrimenti 91 quelle [...]
[...] debbono adattarsi a lunghissimi tragitti per trovarne di bevibile. – Avutala, bisogna cucinare qualche cosa; e questo qualche cosa consiste in foglie [...]
[...] di rapa, di cui si fa grande uso in queste Provincie e le chiamano broccoletti di rapa, che condiscono col sale e qualche volta con un poco di [...]
[...] olio e di aglio soffritto. Della qual cosa e di pane e fagioli componesi generalmente il loro cibo. È materia di lusso il raro piatto di maccheroni [...]
[...] condito con solo pomidoro. » Dopo tante fatiche per mangiare così male, eglino si coricano in camere affumicate e luride, stipati e spesso nella [...]
[...] indispensabile compagnia del mulo e del maiale. Io non so davvero che cosa stia a fare al mondo certa gente. Forse per patire? o per nutrire chi vive di [...]
[...] ozio? Che attrattive può avere così la vita? Eppure sono buoni, docili, e non si lamentano. Si lasciano scorticare, e baciano la mano dello [...]
[...] scorticatore. – E come sono scorticati! » Difatti, prima del 1860 questa gente prendeva ad affitto i poderi dei Galantuomini, pagando una quantità [...]
[...] stabilita di cereali all'epoca della raccolta; e quando andava a lavorare ad opera era rimunerata con due carlini, che corrisponderebbero a 17 soldi [...]
[...] rincararono; inoltre, tasse sempre più gravose s'imposero sui proprietarii e sul popolo. » Sembrerebbe che per questi due fatti la mercede del [...]
[...] contadino avrebbe dovuto crescere. » Eppur no. L'affitto fu pagato con una maggiore quantità di grano, la mercede giornaliera rimase di 17 soldi. E [...]
[...] tutto cotesto perchè? Perchè il ricco non voleva diminuire la propria rendita, e doveva rifarsi delle tasse aumentate, diminuendo la mercede del [...]
[...] miglior modo della testa china del povero, ignorante e senza spirito, per conservare la propria rendita; tanto più che così si evita qualunque [...]
[...] fastidio, qualunque pensiero. Fastidii e pensieri necessarii, quando si fosse voluto provvedere invece allo sviluppo dell'agricoltura, al benessere [...]
[...] proprio e contemporaneamente a quello dei contadini. Ma questa non è stata la via seguita, perchè le terre di San Bartolommeo rendono sempre quattro [...]
[...] misure per una di semente; ad onta di tutte le fatiche e dei sudori e dei sacrificii di quei poveri e buoni contadini, veramente buoni nel senso più [...]
[...] generi. Quindi il grano non si vende nel luogo, ma a Foggia, e per trasportarvelo ci vogliono robusti e numerosi muli. Pochi proprietarii ne posseggono [...]
[...] quale debba vendere porzione del suo grano, a mettersi alla discrezione dei proprietarii, arbitri del prezzo. » E ciò se l'annata è buona; ma [...]
[...] quando riesca avversa, il contadino cade davvero in piena balia dei proprietarii, che si trasformano in usurai e prestano una porzione del loro grano [...]
[...] per riceverne il doppio alla futura raccolta. E mentre con una mano prestano da giudei, con l'altra fanno l'elemosina con isfarzosa ed avvilente e [...]
[...] sua porta!! » Tanti travagli, e l'aria malsana e l'acqua cattiva sono fomiti di febbri, e le febbri di fatto prostrano cotesta popolazione e la [...]
[...] non fa altro che ordinare chinino, ed il chinino costa caro e non si può comprare da chi vive così male; epperò le febbri li estenuano e li [...]
[...] , rimangono sempre più soggetti a prendere altre febbri, nonchè agl'ingorghi di milza, e vivono malaticci e deboli. Eppure eglino formano una popolazione di [...]
[...] una certa intelligenza e di buonissima indole che meriterebbe di viver meglio, e lo meriterebbe certo più dell'infingardo lazzarone di Napoli [...]
[...] oggimai passata in giudicato – che nessuno può aiutare un popolo od un individuo, se questi non aiuta se stesso. E in Italia, se lo Stato ed il [...]
[...] guadagnare e per risparmiare. Trent'anni fa, la condizione delle classi operaie in Inghilterra era più trista che in qualunque altro paese in Europa [...]
[...] . Le nuove macchine industriali inventate, le strade ferrate stesse distrussero molte industrie, e ridussero temporaneamente migliaia di onesti e [...]
[...] laboriosi alla miseria. Varii rimedii si proposero e provarono: I ricchi stessi, commossi dal crescente squallore, formarono delle Società. Le tasse [...]
[...] parziali e di breve durata, finchè i Pionieri di Rochdale praticarono il principio di cooperazione. Cominciarono con 500 lire, messe insieme a forza di [...]
[...] stenti e di privazioni, da dieci individui. Oggi questa Società fa affari per 6 milioni e 250 mila lire; più, gli operai hanno case proprie, scuole [...]
[...] proprie, gabinetti di lettura: e cotanto soprabbonda il capitale sociale da doversi impiegare in altre imprese industriali. Non solamente in ogni [...]
[...] grande città inglese, ma anche nei distretti di campagna, artigiani e contadini si servono ai Magazzini cooperativi; e, visto che si spendeva molto [...]
[...] nella prima compera all'ingrosso e che l'ostilità dei bottegai schiacciò spesse volte le piccole Società, si pensò di stabilire un magazzino [...]
[...] centrale all'ingrosso: e nel 1872 questa Società fece affari per 50 milioni, e d'allora in poi ogni trimestre crebbe dal 37 al 60 per cento. Oggi il [...]
[...] principio cooperativo è penetrato nelle viscere del mondo operaio. E se i suoi discepoli scansano certi scogli e resistono a certe tentazioni, non [...]
[...] provveggono il lavoro necessario per la produzione e per la distribuzione della ricchezza. Venendo all'atto pratico, guardiamo questo principio in [...]
[...] trimestre il profitto fra la compera all'ingrosso e la vendita al minuto, sempre al prezzo della giornata, spartesi fra i compratori, riserbandosene una [...]
[...] , non ritirano il capitale, ma lo lasciano accumulare, e fanno nuove compere, e mano mano che crescono gl'individui impiegati nel vendere, se i [...]
[...] socii sono veri apostoli della fede, acconsentono che anch'essi partecipino dei profitti. Quelle Società invece, e sono pur troppo molte, che vogliono [...]
[...] i profitti riserbati ai soli capitalisti o socii, commettono lo stesso reato di cupidigia, onde costoro accusano i capitalisti individuali, e [...]
[...] tolgono all'impiegato quello sprone alla diligenza e all'economia che egli usa, quando sente che facendo prosperare gli affari altrui fa pure [...]
[...] civili in Londra riunironsi in corpo all'uopo di aprire Magazzini cooperativi per ogni cosa loro necessaria; ma invece di vendere al prezzo del giorno e [...]
[...] parte ogni giorno i soldi che risultano dalla differenza tra i prezzi di questa bottega (la propria bottega) e quelli soliti delle altre. Il patto [...]
[...] di nessuno, nè obbligato di servirsi ad una bottega e di accettare le cattive qualità dei generi e gli alti prezzi che il creditore gl'impone; 2 [...]
[...] ° Che la Società stessa non può far cattivi affari, perciò col denaro alla mano va al primo mercato, compra i migliori generi e a minor prezzo; 3° Che [...]
[...] botteghe, ove si dà a credito, il bottegaio aggiunge il 20% a questo scopo; e il 20% rappresenta virtualmente una tassa sui buoni pagatori, in [...]
[...] non che si è speso troppo nell'impianto in lusso di bottega, di mobilie, di oggetti di cancelleria, in tipografia, e in banchetti per vantare i non [...]
[...] ancora assicurati trionfi della Società. E mentre poi gli operai inglesi, diffidenti di ogni altra classe, si professano fra loro scambievole stima [...]
[...] , forse non esiste il medesimo fondo di onestà e di probità fra la gente, la quale si fa assolvere i peccati ogni settimana dai preti, che trovasi [...]
[...] in quell'altra, la quale sa che non evvi assoluzione per chi ruba e per chi mentisce, e che queste colpe fanno perdere irremissibilmente la [...]
[...] riputazione e la fiducia dei fratelli. Epperò noi diciamo che ci vuole un vero missionario. Ci vuole chi si dedichi all'educazione del povero, e lo [...]
[...] prenda sezione per sezione, e gli dica: «Vedete come A vi fa pagare i maccheroni, e di sì cattiva qualità; come B vende frutta guaste e legumi appassiti [...]
[...] bottega da voi con questo sistema.» I cattivi popolani napoletani sanno bene associarsi per il male; la camorra ha origine tra essi; e aggi si associano [...]
[...] egregiamente per il furto, e neppure da un lazzaroncino di dieci anni voi cavereste il nome dei complici. Ora le stesse forze morali che fanno buona [...]
[...] , quanto in Francia. Si calcola che gli operai di Oldham possiedano 12 milioni e mezzo in fabbriche di cotone. Una sola Società spese un milione e [...]
[...] 875,000 lire; e sebbene abbia sofferto, non fallì durante la crisi del cotone prodotta dalla guerra americana, e oggi distribuisce l'interesse del 12 1 [...]
[...] 370,000. Quattordici fabbricatori di pianoforti, privandosi quasi delle necessità della vita, accumularono 1250 lire, e si son messi all'opera: un [...]
[...] della più disgraziata classe della popolazione. 94 Il sistema cooperativo tornerebbe utilissimo nella fabbrica delle case per i poveri. E qui [...]
[...] , volendo, i ricchi potrebbero assistere i poveri col prestito del primo danaro necessario per la compera del suolo e del materiale. Vicino a Clapham [...]
[...] Junction c'è un pezzo di terra di 40 acri, ove son già costruite 370 case, e ove si ha in animo di costruirne altre 410. A lavoro finito, comparirà una [...]
[...] piccola città di 7000 abitanti. C'è già una gran sala di lettura; ci sono scuole e un bel pezzo di terra riserbato a giardino pubblico. Gli operai [...]
[...] edificano le case da sè, dietro però un disegno generale, con rigorosa osservanza delle leggi d'igiene, e si praticò un compiuto sistema di [...]
[...] fognatura e di scolo. Ogni casa ha un piccolo giardino e ventilazione perfetta. Si calcola che in media l'operaio diviene proprietario della sua casa in [...]
[...] dodici anni. Il prestatore di danaro non corre rischio di sorta, perchè ha ipoteche sul suolo e sulle case fino ad estinzione del debito. E poi in [...]
[...] , quando tutti unitamente e separatamente divengano responsabili per i debiti dell'associazione: perchè prima di ammettere un membro nella medesima [...]
[...] , essendo tutti individualmente responsabili, tutti hanno cura di accertarsi dell'onestà e della diligenza dei singoli membri. Il self help (aiuto [...]
[...] di sè) costituendo il caposaldo di ogni associazione e rimanendo esclusi dall'associazione tutti i lavoratori di dubbia fede, il rischio diventa [...]
[...] di frugalità e di operosità. Se questi dati appaiono soddisfacenti, tutti i membri dell'associazione fannosi responsabili per lui, tutti esercitano [...]
[...] vigilanza reciproca, il capitale viene costituito dalle sottoscrizioni dei membri stessi e da prestiti ottenuti sulla loro illimitata [...]
[...] responsabilità: e secondo l'undecimo Rapporto dei Commissarii, esistevano in Germania 498 Associazioni di credito, composte di 170 mila membri, e il denaro [...]
[...] Inghilterra, in Francia ed in Germania, con applicazioni speciali adatte ai singoli paesi, non possano ottenere le carte di naturalità in Italia, e [...]
[...] perchè, posto il quesito del come risolvere il problema di distruggere la miseria e far progredire le classi oggi così infelici, gli sforzi delle [...]
[...] menti associate rappresentate dallo Stato, dai Comuni e dalla compagine degl'individui, non debbano approdare a buon porto. CAPITOLO SETTIMO. I [...]
[...] Bastimenti-Scuola sono di un'utilità incontrastabile e che quanto più si può moltiplicarli, tanto più si diminuisce il numero dei poveri, e si [...]
[...] , quand'anche ottengano di entrare in queste scuole, sono affamati e quasi tutti malati: e quando nel giorno hanno appreso a leggere e scrivere, tornano al [...]
[...] loro covile, ove, se non sono mandati fuori a rubare la cena, veggono tali cose, odono tali massime, e vivono in mezzo a tali esempi, da disperare [...]
[...] che divengano cittadini onesti e morali. Molti di essi frequentano ben altra scuola, quella dei maestri borsaiuoli, ove sopra un fantoccio coperto [...]
[...] suonare un solo campanello, ricevono la patente, ed è loro permesso di portare la preda ai maestri, in altre parole ai camorristi. 95 E se la [...]
[...] , a fare degli studii in questi luoghi, ove il reo o supposto reo si ferma a mezza via, fra il reato commesso e la pena che deve espiare. Se la [...]
[...] disciplina, della nessuna sevizia permessa contro i carcerati, della prontezza con cui una petizione o protesta è trasmessa ai superiori, e applaudirà [...]
[...] povero onesto e laborioso: nè si meraviglierà che centinaia di mendicanti commettano qualche «piccola mancanza» per esservi rinchiusi. Ma se davvero [...]
[...] lo scrutatore s'intende di economia pubblica, sarà dolorosamente colpito in tutte le prigioni, e specialmente alla Concordia, nel vedere ragazzi da [...]
[...] nove anni in su, arrestati o come vagabondi, o per furto o rissa, e fin per omicidio, giudicati e giudicabili, rinchiusi insieme negli stanzoni [...]
[...] , oziosi o tutto al più facendo filacce, ciò che non impedisce che i corrotti corrompano gl'innocenti, e che tutti, scambiando le nozioni del mio e [...]
[...] varie Provincie. Il totale dei maschi al di sotto di 16 anni saliva a 2453, e secondo il Curzio, quelli al di sotto di 21 anno toccano la cifra di [...]
[...] media è di 3371, ivi rinchiusi per sentenza od ordinanza di Autorità competente, inviativi per correzione paterna, o provenienti da altri Istituti e [...]
[...] centesimi. A Napoli la Casa di custodia è un vero Reclusorio, e precisamente qui si vede l'indole docile, l'intelligenza svegliata, la volontà di [...]
[...] lavorare del fanciullo napoletano. Io mi meravigliai nel vedere il lavoro fatto da piccoli fabbri-ferrai, e ottonai, e fabbricanti di organi, ed a [...]
[...] sentire la banda musicale, e notai che l'abbrutimento, il vizio, la paura e la sfacciataggine che si vedevano sulle fisonomie dei ragazzi nelle [...]
[...] fuga.» Si può avere la speranza che molti di questi, uscendo, diverranno cittadini onesti e laboriosi padri di famiglia. Ma intanto per necessità [...]
[...] rinchiusi, la loro salute non ne guadagna. Quegli esseri, già indeboliti dal cattivo e insufficiente cibo, dall'aria infetta e dalle malattie [...]
[...] ereditarie, che il vizio e la miseria trasmettono di generazione in generazione, abbisognano di moto, di luce, di sole, di aria viva. E poi uscendo [...]
[...] ameranno; e alla donna che domanderanno in sposa, dovranno dire: «Bada che fui reo e ho passato la mia gioventù in una Casa di custodia.» E poi – sono [...]
[...] già costati all'Erario una somma enorme. Su i 20 e più milioni che il sistema carcerario costa allo Stato, i minorenni figurano per almeno tre milioni [...]
[...] . L'impedire, il prevenire il male, reputasi certamente più savio che il rimediarvi, quando per negligenza esso è già avvenuto. E qui, intanto che [...]
[...] immediatamente il lavoro preventivo. 96 Egli trova invenduti e invendibili i bastimenti, di cui il suo predecessore ottenne la condanna per voto della [...]
[...] Camera, voto determinato forse dall'assenso del Garibaldi. – E mentre gli avversarii di lui lo biasimano per ciò, essendo rimasti invenduti, noi [...]
[...] , invece di distruggerli per prezzo di materiale, il Ministro di Marina proponesse alla Camera di assegnarne uno ad ogni Porto italiano, e almeno [...]
[...] torri, e costruita interamente di ferro e di acciaio. L'Italia parmi l'unica nazione al mondo che possa nel tempo futuro rivaleggiare con «la Regina [...]
[...] del Mare,» e che oggi possa adunque prendere dall'Inghilterra stessa esempio e modello. I fanciulli, quivi educati per mozzi a bordo dei bastimenti [...]
[...] , sono orfani, miseri, derelitti, raccolti prima che siano divenuti rei, e tale n'è la riuscita, che tutti i capitani fanno ricerca di questi mozzi [...]
[...] e a 16 anni li pagano come uomini. Uno degl'Ispettori dei Training Ships Chichester e Arethusa, ove erano allevati 400 mozzi, scrive che in un anno [...]
[...] ogni ragazzo in media avea guadagnato 7 chilogrammi in peso, 15 centimetri in altezza e 20 centimetri in larghezza di petto. Si calcola che ogni [...]
[...] Goliath e il Warspite (quest'ultimo durante la notte), fu tale la disciplina, il coraggio e il sangue freddo dei piccirilli, che non s'udì un grido [...]
[...] di sgomento; i battelli di salvazione furono calati, e, o in questi o nuotando come pesci, i grandicelli aiutando i più piccoli, tutti o quasi tutti [...]
[...] si salvarono, e il paese, fiero, colpito da ammirazione per tale nobile condotta, presto rifece i danni per sottoscrizione privata. Ora supponiamo [...]
[...] bastimento mercantile, e anche della Real Marina. Nè ci si obbietti la spesa dell'impianto. Parlasi di più di 103 milioni per nuove carceri: che [...]
[...] si spenda qualche danaro ad adattare i vecchi bastimenti a scuole di mozzi, e poi, quando venga quel giorno, in cui il Ministero metta veramente [...]
[...] , graziosa cittadella lungo l'Adigetto che la divide in due parti, e ove a tutta prima direbbesi l'agiatezza abbastanza diffusa. Difatti, oltre a [...]
[...] parecchi ricchi possidenti, pregevoli agricoltori, quasi ognuno ha un campicello. C'è mercato il sabato e un tantino il giovedì; Pretura, un caffè che per [...]
[...] ampiezza di edificio si può nominare dopo quello Pedrocchi nel Veneto; una popolazione svegliatissima, arguta e cortese con i forestieri. Sopra [...]
[...] seimila abitanti Lendinara diede 450 volontarii per la guerra dell'indipendenza, e una famiglia sola fra le più ricche diede cinque figli sopra sette [...]
[...] . Benchè il paese sia puramente agrario, gli artigiani potrebbero passarsela benissimo, se non ci fossero 14 chiese, più di 30 preti, 32 osterie e [...]
[...] esaurito, eglino e anche altri estranei al Circolo tornano a casa a battere e maltrattare le mogli, esigendo non solamente che esse mantengano loro e i [...]
[...] figli, ma che li provvedano di denaro per giuoco e sampagnino. E le donne, ammaestrate dal prete a dover sottomettersi a tutte le potestà cominciando [...]
[...] 97 da quella di Dio e finendo con quella del marito, o viceversa, tacciono e lavorano. Vanno sempre alla Messa, e sperano una ricompensa delle [...]
[...] pene sofferte quaggiù nel regno dei cieli. E intanto cresce una meschina figliuolanza, e ancora i preti non vogliono che la filantropia cittadina [...]
[...] mese. I bambini dai tre ai sei anni vanno alle 9 ant. e ci stanno fino alle 5 pom. L'Asilo è stabilito in un bel palazzetto con sufficiente luogo [...]
[...] scoperto per gli esercizii ginnastici. I signori del paese donano vino, paste, riso e fagiuoli, affinchè a mezzogiorno tutti mangino una buona [...]
[...] minestra, ed è tanto buona, che i signori, che pagano cinque lire al mese, sono contenti che i loro figli se ne cibino. Ebbene, il Circolo Cattolico e i [...]
[...] celeste, mandano i bimbi, e il Medico condotto m'assicura che questi furono ricostrutti fisicamente da non riconoscersi più, cotanto sono floridi e [...]
[...] vispi e cingallegre. La città spende trentasettemila lire per l'istruzione, e le Scuole elementari hanno cinque classi. Ma si è permesso ai Cavanis [...]
[...] (varietà della Compagnia di Gesù) di aprire Scuole elementari dette paterne, e costoro sono riusciti a portar via dalle Scuole comunali gran [...]
[...] furono chiuse di nuovo con un secondo Decreto, e speriamo per sempre.5 L'influenza del Clero sul contadino e segnatamente sulle contadine manifestasi [...]
[...] festivi, secondo il Calendario cattolico, i preti proibiscono che lavorino, e guai se lavorano! Adesso abbiamo passate appena le feste di Pasqua [...]
[...] , tre feste di seguito. Un uomo che lavora per noi con moglie e tre figli, è venuto di soppiatto a lavorare qualche ora in queste feste e ha ricevuto [...]
[...] un bel rimbrotto dai Frati d'un convento chiuso, ma, viceversa, aperto e rigoglioso. E frati e preti per altro pigliansi da questa povera gente e [...]
[...] frumento e frumentone, e noci, e qualche libbra di lino o di canape, e piccioni e polli; e magari dalle femmine all'insaputa dei mariti. E qui [...]
[...] ancora raccolgono gli arcipreti e i preti la decima, il cinquantino, il quarantino. E così fieramente il terrore dell'Inferno tiranneggia le donne di [...]
[...] ogni cibo non prescritto dalla Chiesa; e nei giorni di digiuno, quasi letteralmente non mangiano; e non mangiano affatto nelle Quarant'ore, o tutt'al [...]
[...] più un pane e un po'di caffè nero. E il povero bracciante che suda e nutresi male e dorme peggio e patisce la mal'aria della macerazione della [...]
[...] canapa e del lino sotto il cocente sole d'agosto, e non può ripararsi bastevolmente dal freddo all'inverno e finisce all'Ospedale con la pellagra, si [...]
[...] sardelon, coto in gradela col so ogio; a mi un caponeto coto ne l'acqua con do grani de sale. – Volli visitare le Opere pie, e per ciò non ebbi [...]
[...] mestieri di un ordine del Ministro, avendomene dato permesso il Sindaco e le rispettive Autorità. Vidi adunque la Casa di ricovero, l'Ospedale civico, e [...]
[...] il così detto Monte di pietà; e ogni visita mi ha confermato quanto scrissi sulle Opere pie di Napoli; esser cioè inutile cambiare gl'individui [...]
[...] i conti di questi Istituti, invece di essere sottoposti al sindacato della Giunta municipale nell'interesse dei poveri e anche nell'interesse dei [...]
[...] ricovero deriva i proprii fondi da lasciti cittadini, e la rendita somma a 117,383 lire. Ho visitato questa Casa, bella e ariosa. Ivi son raccolti i [...]
[...] vecchi e le vecchie, più o meno inabili al lavoro, e finora bambini e bambine orfani o abbandonati. C'è un Direttore nominato a vita e un [...]
[...] Amministratore: posti ambedue gratuiti. Ho domandato che mi si favorisse un conto di qualunque anno, e mi fu dato lo specchio generale. Ebbi poi gli allegati [...]
[...] vita? Perchè esse e le vecchie abili non fanno tutti gli abiti necessarii per la Casa? Se si guarda la lista del vestiario si vedrà quanto si [...]
[...] per l'artefice dei salami; e poi tutti i seguenti titoli che cosa significano? All'Amministrazione, per rifusione e spese minute [...]
[...] .......................................L. 67.83 Al Direttore dottor Luigi Ganassini, per rifusione e spese minute.......................» 16.47 Idem [...]
[...] ....................................................................................» 20.60 A suor Alessandrina Martini, per rifusione e spese [...]
[...] ......................................» 7.22 A Munerato Andrea, per rifusione e spese minute.........................................» 23.30 A suor Alessandrina, idem [...]
[...] , tanti gl'infermi, e ognuno costa tanto. Ciò non si può fare di certo nella Casa di ricovero di Lendinara. Notando l'aria malaticcia delle ragazze [...]
[...] pure, fa da sè. Epperò per questa Casa di ricovero il Comune paga inutilmente maestri e medici!» All'Ospedale le cose vanno peggio. Quest'Ospedale [...]
[...] non ha che 2000 lire di rendita propria, e ne spende 1300 per Suore di carità! Non c'è sala per anatomizzare i cadaveri; di fatto la sezione si [...]
[...] eseguisce nel cortile, ove si ammazzano i maiali: non c'è sala separata per i malati da chirurghi e da medici; per il che tutte le operazioni si [...]
[...] Lendinara è il solo per i Comuni del distretto: e per ogni malato questi Comuni pagano lire 1,50 il giorno; lieve cosa in confronto al prezzo dei viveri [...]
[...] , ma grave, se ragguagliata al costo delle Suore. E anche qui il Direttore è a vita: e tempo fa, durante un'inchiesta, tante e tali rivelazioni [...]
[...] escirono fuori intorno allo sperpero e alla insipiente amministrazione, che un uguale risultamento in azienda privata avrebbe indotto il proprietario a [...]
[...] far tavola rasa di tutti e di tutto. Ma che! l'Ospedale non è che roba dei poveri. Perciò l'istesso sistema continua; rimangono le stesse Suore, lo [...]
[...] stesso Direttore dirige. Se veniamo al Monte di pietà, mi dichiaro incapace di decifrare l'abbiccì del suo Regolamento e del suo ordinamento. Una [...]
[...] luogo, i pegni, i conti. Che pegni desolanti! filo, canape in tutti gli stadii; e quando si pensa che quei miseri hanno faticato tutto un anno [...]
[...] per avere quel po' di materiale, e che per mangiare durante l'inverno dovettero privarsene, viene un groppo alla gola. C'è tela fatta, ci sono [...]
[...] lenzuola, pentole, utensili di cucina; tutto ciò che rende tollerabile la vita. E in che modo questi oggetti sono impiegati? Si porta la roba: lo [...]
[...] stimatore, legato da forte cauzione, dà poco e stima poco l'oggetto, perchè, avvenendo che colui che impegna non rinnovi la polizza a tempo, l'oggetto si [...]
[...] vende all'asta, e se resta invenduto, egli ne è responsabile. Ora, il povero non sa leggere: si ricorda della stagione, nella quale ha impegnato [...]
[...] , supponiamo, il 20 giugno o il 3 settembre. Il tempo segnato trascorre, 100 il suo rotolo di tela si vende, e probabilmente al tempo della vendita ei ne [...]
[...] ha già pagato due volte il valore con gl'interessi pagati! Io conosco una famiglia di povera gente, che illustra la nessuna pietà e la spietata [...]
[...] natura di cosa fatti Istituti Pii. Il padre raccoglieva il quarantino per l'arciprete: aveva moglie e tre figlie. Stavano bene, possedevano una [...]
[...] piccola casa con orticello; la casa e ogni oggetto contenutovi bruciarono, credesi per vendetta, quindici anni sono. Nessun Banco o Monte di pietà [...]
[...] padre discese allo stato di bracciante, le figlie al tempo della sciagura erano nell'infanzia. Il padre ammalò e morì di pellagra. E tutto ciò che le [...]
[...] , facendo tutti i lavori che in altri paesi spettano agli uomini, e guadagnano 40 cent., talvolta 50 cent. al giorno, e si alimentano fedelmente di [...]
[...] polenta e bevono acqua: null'altro. La domenica un zinzino di riso condito con 10 cent. di sego. Vestono con una pulitezza estrema, sono di un'onestà [...]
[...] di 45 braccia; e l'anno passato, dimenticatesi le misere donne di rinnovare la polizza, quella tela fu venduta, e fra interesse e spese pochi soldi [...]
[...] residuarono. Altrettanto accadde di una coperta da letto. Io esaminai le dodici polizze e le trovai in regola; dicono in testa che entro un anno [...]
[...] all'improvviso. Mi disse d'aver chiesto ad un contadino, che sa leggere e scrivere, se ci fossero scadenze, e colui le rispose di no. Quando dopo la spigolatura [...]
[...] andò a rinnovellare la polizza, la vendita era avvenuta. Ora queste donne, che guadagnano in tutte tre lire 1,20 al giorno, quando non è festa e [...]
[...] non piove, e che si mantengono decenti e onorate con quella somma e con gli scarsi incerti della spigolatura e della conocchia, ec., non possiedono [...]
[...] in caso di malattia una riserva qualsiasi. Il Comune non le provvede di medicine, e non c'è istituzione alcuna nel paese che porga loro un fil [...]
[...] d'aita. Porteranno tutto al Monte, e consumato che abbiano il ricavato, il Monte venderà ed elleno resteranno senza nulla. Or se le prigioni erano [...]
[...] costrutte per i vagabondi e i delinquenti, i Monti erano istituiti per soccorrere l'onesta povertà e la temporanea miseria. – E mancano assolutamente [...]
[...] costretto ad impegnare e a disimpegnare un istrumento di lavoro o un utensile di cucina mese per mese, finisce per isborsare il 12 per cento. Quando [...]
[...] accade una vendita, bisogna pagare tasse allo Stato, il cursore del Comune, i facchini pel trasporto degli oggetti e colui che registra. E anche [...]
[...] del Regno; e i Direttori del Monte operarono in piena conformità con esso. Ma appunto dai regolamenti e dai sistemi dissentiamo. Perchè mai questo [...]
[...] stesso Monte, così duro coi poveri, presta con ipoteca parecchie migliaia di lire ai ricchi? E ciò per nove anni; mentre dall'altra parte con tanti [...]
[...] che le proprietarie delle dodici polizze, in caso d'incendio, perderanno filo, tela, lenzuola, tutto: e così gli altri. E poi avvenendo una rottura [...]
[...] dire: «Amici, il denaro destinato ai vostri bisogni l'abbiamo prestato altrove, e per nove anni non lo possiamo ritirare!» Parmi provato che nei [...]
[...] piccoli come nei grandi centri dell'Italia il povero, oltre che oppresso da tasse e da oneri ingiusti ed iniqui, è anche defraudato di ciò che è suo [...]
[...] ; e che una vera riforma delle Istituzioni pie implica restituzione. A me sembra necessaria una legge che ridia ai poveri tutto 101 il frutto [...]
[...] . Quando non si vogliono fare le cose giuste, facilmente trovansi le difficoltà: ma con onestà e buon volere l'amministrazione di uno Stato torna [...]
[...] quasi facile come quella di un podere. Immaginiamo che il Parlamento voti una legge, assegnando alle Provincie tutte le Opere pie e il rispettivo [...]
[...] patrimonio che trovasi entro i limiti di ciascuna Provincia: obbligandole entro un dato tempo e non subito a convertire i beni immobili in rendita [...]
[...] Stabilimenti, e che i Sindaci e le Giunte municipali di ogni Comune rispondano per quell'Istituto che esiste entro la loro giurisdizione e che [...]
[...] ; che cosa succederà? Succederà che i rappresentanti del popolo, Sindaci e Giunte, sapranno quale Istituto si convenga al proprio paese. Qui una [...]
[...] Colonia agraria; costì una Scuola industriale; là un Brefotrofio per raccogliere momentaneamente i neonati e darli a balia fuori (e questo Istituto [...]
[...] avrà necessariamente ramificazioni dappertutto); in altro luogo un Banco di prestiti e di pegni che non prenderà interesse se non al di sopra di una [...]
[...] allo scopo santo originariamente prefisso a questi ultimi; altrove un Istituto per i ciechi, per i sordo-muti, per i vecchi e vecchie infermi, e via [...]
[...] ; e starà a cuore a tutti che questo denaro non si sprechi dovendovi supplire, se sprecato, con tasse. I conti dapprima sottoposti al Sindaco e alla [...]
[...] Giunta, l'immediato ente responsabile e autorevole, saranno poi trasmessi al Consiglio provinciale. Mai più allora avverrà che i conti si approvino [...]
[...] come presentemente dal solo Prefetto, il quale raramente legge lo specchio generale, e non mai gli allegati; e di solito firma a occhi chiusi [...]
[...] verificarne la generale e rigorosa esecuzione. Epperò o il Ministro dell'Interno o meglio un Collegio speciale, come il Local Government Board, avrà uno [...]
[...] Stato Maggiore d'Ispettori e di Medici, che a turno e sempre improvvisi visitino tutti questi Istituti e ne riferiscano al capo, il Presidente [...]
[...] del Collegio centrale. E questi Ispettori, pagati e subordinati al Governo, senza legame o interesse, o influenza di luogo, esporranno gli abusi e le [...]
[...] mancanze e i difetti; e il Presidente chiamerà all'ordine i Consigli provinciali e questi i Sindaci; e se ciò non bastasse, invierà Commissarii per [...]
[...] rimediarvi con piena potestà e a spese del Comune, cioè dei contribuenti. Così fatto sistema alleggerirebbe la miseria esistente, la quale i [...]
[...] cittadini stessi accerterebbero; preverrebbe la miseria futura e vi provvederebbe educando la nuova generazione, insegnandole arti e mestieri. Ignoro [...]
[...] se il patrimonio presente basterebbe a sollievo di tutti i miseri che, per colpa della società, delle guerre e degli sconvolgimenti politici ed [...]
[...] ed inetti che come locuste lo divorano! E qui, torniamo ancora sull'argomento degli amministratori e reggitori di questi Istituti. Volere o non [...]
[...] volere, essi sono in mano dei preti, delle Suore e dei loro partigiani. Perchè non s'ha a fondare Scuole normali per istruire le donne italiane così [...]
[...] intelligenti, e pietose, e laboriose, a divenire direttrici e amministratrici? Perchè non una Scuola normale per le infermiere, come ci sono Scuole [...]
[...] normali per maestre e per levatrici? Si otterrebbero così due benefizii: il povero, vecchio, vecchia, orfano e orfana, disgraziato o infermo [...]
[...] , avrebbe una persona che ha cuore e senso d'umanità per tutrice: queste donne penserebbero 102 a migliorare il loro stato, ad addolcire le loro [...]
[...] sofferenze, non a fare proseliti, sudditi di un Principe straniero e nemico della patria italiana in questo mondo, e abitanti di un mondo ignoto [...]
[...] nell'avvenire: queste donne sarebbero tante madri per gli orfani, tante soccorritrici illuminate dei malati e degl'infelici. E per le donne stesse, quale [...]
[...] beneficio! Oggi che carriera fanno esse? Quella che non si marita, deve diventare maestra o serva: appena le si permette d'apprendere la telegrafia e [...]
[...] si paga il suo lavoro la metà di meno di quello degli uomini, pur confessandolo eseguito altrettanto bene, e, spesso, meglio. Scuole normali per [...]
[...] direttrici di Opere pie per infermiere, per Istituti di sordo-muti e ciechi, ne assicurerebbero il buon andamento, e salverebbero un numero [...]
[...] progressisti, ci pensino tutti e tutte: Monarchici, Unitari, Federalisti! Qui sta uno dei mezzi graduali, effettuabili, evidenti, per gettare le basi di [...]
[...] vi si abituarono così da non accorgersene, e soggiungono che le nostre avvertenze sono inopportune e semenza di discordia. A ciò rispondiamo, che [...]
[...] il vedere un sonnambulo sull'orlo di un precipizio e non tentare di salvarlo, sarebbe delitto: che questi miseri per ora non sanno leggere, e [...]
[...] giustizia: è anche un avvertimento del pericolo, a cui eglino vanno incontro, non provvedendo tempestivamente. E se riesce fatto di addolcire la spietata [...]
[...] sorte del popolo, il progresso sociale avverandosi di pari passo coll'istruzione ed avvenendo parallelo alla giustizia e all'umanità di chi sta in [...]
[...] alto, la nuova generazione di poveri, giunta all'età di operare per sè, non avrà motivi nè occasione di violenze, d'insurrezioni. E così si può [...]
[...] evitare in Italia uno scombuiamento sociale. Comunque, di tale avvenimento non dovrà mai addebitarsi chi dà l'avvertenza, chi narra fatti esistenti e [...]
[...] verificati; ma all'incontro coloro, i quali chiudono gli occhi all'evidenza e le menti alla persuasione. C'è poi per me un'attrazione e un obbligo [...]
[...] speciale di fare il poco possibile nel limitatissimo spazio consentitomi. E credo che quest'obbligo esista per tutti i miei condiscepoli. Le ultime [...]
[...] costrinse più d'una generazione a dedicarsi all'emancipazione dell'Italia. E durante quella lotta di tutti gl'Italiani contro il nemico comune, il [...]
[...] grand'uomo consolavasi che in Italia una guerra fra classe e classe fosse impossibile. Ma, la lotta finita, egli s'avvide della possibilità di questa [...]
[...] sciagura, se ne avvide coll'intelletto intuitivo d'amore, essendogli mancati il tempo e l'agio di penetrare negli abissi di miseria, che pure [...]
[...] esistevano ai suoi tempi. Egli temeva che l'insana ferocia che privò i Comunisti francesi della ragione e del pudore (al punto di spingerli a lacerare [...]
[...] , distruggere, violare, profanare sotto gli occhi dell'invasore cose e persone che l'invasore avea rispettate), avesse potuto trasfondersi per [...]
[...] contagio negl'Italiani. 103 E la sola idea della cosa lo trafisse come mortal ferita. «Piuttosto la schiavitù d'un terzo sopra voi (egli prorompeva [...]
[...] ), che veder voi stessi invasi dal demonio di odio e di vendetta gli uni contro gli altri.» E per allontanare cotanto pericolo, egli raccolse tutte le [...]
[...] : tutta la forza dell'uomo eminentemente puro e morale per dipingere il male e l'iniquità di quelle dottrine; e, col tatto esercitato dell'uomo uso a [...]
[...] padre che sa di morire e sente che i figli hanno ancora bisogno della sua tutela e del suo aiuto, gridò con voce soffocata dalle lagrime ai suoi [...]
[...] discepoli: «Continuate il mio insegnamento; fate questo in memoria di me.» E fu l'ultima parola. Con tal grido scoppiò il cuore del Prometeo moderno; di [...]
[...] all'ingratitudine e alla perdita di ogni bene e di ogni gioia: nè mai patteggiò con la tirannide o col male. Allora dal tanto soffrire la morte lo liberò [...]
[...] unire con legame di famiglia gl'Italiani di ogni classe e di ogni regione. Lecito a tutti di operare come meglio credono, purchè si operi in armonia [...]
[...] moltitudini sono condannate all'ignoranza assoluta, e ad intollerabile sofferenza, il corpo sociale non può risanare, nè l'anima sociale [...]
[...] rigenerarsi. Base del sistema del Mazzini è il dovere. E il dovere implica una cosa da farsi. Nel passato era dovere creare una patria; perciò bisognava [...]
[...] cospirare, tentare, ritentare, sfidare prigione e morte sulla forca o sulle barricate. Oggi la patria esiste, e il dovere parmi consista nell'aiutare [...]
[...] tutti gl'Italiani a rendersi degni dei nuovi destini, affinchè quella divenga fautrice di bene e di progresso nell'umanità. Finchè persevera uno [...]
[...] stato di cose come quello che esiste oggi in Napoli e in Sicilia e in minor grado altrove, l'officio è mancato; quando non si voglia appropriarsi il [...]
[...] detto del Calhoune: La libertà dei Bianchi è fondata sulla schiavitù dei Negri. Per la qual cosa il dovere emerge chiarissimo. Il ripetere i detti e [...]
[...] le frasi e gl'insegnamenti del Mazzini senza confortarli di applicazione pratica ai bisogni di ogni dì, il desolarsi per la perdita del maestro [...]
[...] , l'inginocchiarsi davanti alla sua tomba e non soddisfare ai suoi desiderii, non obbedire a' suoi precetti, non applicare le sue dottrine, sembrami [...]
[...] cosa sterile e men degna di lui. Sembrami invece che per ogni uomo, o donna, o bimbo, o bimba, strappato alla degradazione, al dolore, egli con [...]
[...] fatto pel più intimo dei miei fratelli, l'hai fatto per me.» E dev'essere per noi incentivo doppio il ricordarci che abbiamo lasciato trascorrere [...]
[...] tanto tempo senza operare, e che altri di partito opposto presero l'iniziatura. È questo un campo neutro, in cui possono scendere tutti gli amici [...]
[...] del bene e della giustizia, e unitamente combattere quanti vogliono continuati l'ingiustizia e l'egoismo, causa e alimento di ogni male [...]
[...] quale l'onorevole Abignente, che spero tornerà presto fra noi, ha già preso la parola coll'autorità che gli compete e che l'interesse pel nativo [...]
[...] , supplisca il buon volere, l'importanza dell'argomento, la benevola attenzione del Ministro dell'Istruzione Pubblica, e l'evidenza delle cose che sto [...]
[...] -muti poveri; e disgraziatamente devo rispondere: non più. Vi ha bensì nell'Albergo dei Poveri di Napoli una scuola, in cui sono educate e istruite 15 a [...]
[...] 20 fanciulle sordo-mute: scuola così bene avviata nella molteplice istruzione e specialmente nella labbiale, così bene e con tanto amore condotta [...]
[...] , quando vigeva ancora quell'Istituto d'istruzione così benemerito. E perchè, o Signori, tanto disdoro per Napoli? E perchè dura cotanto? Ne è [...]
[...] costituisce il particolare patrimonio di quell'Istituto ora chiuso, patrimonio che data da molto tempo, quasi da un secolo: e l'Albergo dei Poveri [...]
[...] , che, quale più quale meno, ci abbiano colpa il Governo e l'Albergo dei Poveri in litigiosa vicenda. E dall'uno e dall'altro è quindi urgente che [...]
[...] venga un provvedimento, ed un provvedimento radicale. La buona tradizione per l'istruzione dei Sordomuti in Napoli ci è, e dura quasi da un secolo [...]
[...] , dal 1790, quando quella scuola, ad imitazione di altre iniziate in Italia ed altrove, fu inaugurata dal celebre Abate Cozzolini. E i provvedimenti [...]
[...] all'educazione ed istruzione di quei disgraziati. E con questi due mezzi: la tradizione che stimola e conforta il sentimento caritatevole 6 Questa [...]
[...] Appendice compie quello che fu detto nel Capitolo secondo della Parte seconda. 105 avito in Napoli, e coi provvedimenti applicati, le cose [...]
[...] camminarono senza gravi e pubblici reclami sino al 1871. In quell'anno fatale per l'Istituto dei Sordo-muti di Napoli, un Ministro della Pubblica [...]
[...] colla migliore intenzione di renderla più proficua e di più larga applicazione. In quell'anno stesso fu cancellata dal bilancio dell'interno, dove [...]
[...] inscritta appunto in quel bilancio, e ciò debbo desumere dal vedere molto cresciuta la somma stanziata pei Sordo-muti nel bilancio definitivo rispetto [...]
[...] al bilancio di prima previsione. Ma intanto quell'Istituto, in obbedienza al decreto Scialoia, era morto, e non spuntava provvedimento per farlo [...]
[...] risorgere. Nel 1872, nel 1873 e 1874 non si vide più iscritta nel bilancio della pubblica istruzione una somma designatamente per l'Istituto dei [...]
[...] Sordomuti di Napoli; e soltanto nel bilancio del Ministero della Pubblica Istruzione pel 1875 quella somma ricomparve in tutta la sua pienezza e nella [...]
[...] 1876, e l'articolo 24, che riguarda gl'Istituti pei Sordo-muti, è muto anch'esso per quello di Napoli. So che pende un litigio tra il Ministero della [...]
[...] Pubblica Istruzione e la Commissione amministratrice dell'Albergo dei Poveri di Napoli; so che vi ha una tal quale intimazione del Ministro [...]
[...] di 17,777 lire dal 1871 al 1876, e quella somma non fu spesa per quell'oggetto, dove è andata essa a finire, o dove e quanta se ne asconde? 3a Quali [...]
[...] provvedimenti intende adottare l'onorevole Ministro della Pubblica Istruzione pel ristabilimento della scuola? E come egli intende di agire [...]
[...] compiacenza dell'onorevole Ministro della Pubblica Istruzione tali risposte e promesse, che possano soddisfare con me la pubblica opinione perturbata in [...]
[...] L'ISTRUZIONE PUBLICA. Io consento molto facilmente con l'onorevole interrogante sulla utilità e sulla necessità e, dico anche, sul dovere di riaprire la [...]
[...] Scialoia, senza che più si provvedesse a iniziare pratiche per la riapertura; ma ancora e specialmente che io non consenta sopra una frase 106 che, o [...]
[...] tra il Rappresentante del Ministero e il Commissario che ha l'Amministrazione dell'Albergo dei Poveri. Uno dei periodi di questa lettera [...]
[...] riguardante questo capo diceva così: «Io, infine, sono tanto convinto delle buone ragioni, onde è confortato il Governo (e il Governo è quello che vuole che [...]
[...] disposizioni del 24 marzo e 7 maggio 1819, disposizioni ministeriali, ma date con l'approvazione esplicita di un Monarca assoluto, e quindi diventate [...]
[...] vere e proprie leggi del Regno, ec.» Detto ciò, mi permettano che io faccia la storia delle vicende di questo Istituto negli ultimi tempi, e [...]
[...] quale fine, e con quali intendimenti chiuderla? Si voleva abbandonare la istruzione, che doveva essere somministrata a quegl'infelici, oppure la [...]
[...] chiusura non aveva altra ragione che di somministrare un mezzo per rimettere su nuove e migliori basi la scuola medesima? Io credo che quel provvedimento [...]
[...] natura mista tra Opera pia e Opera d'istruzione, stettero per molto tempo iscritti sul bilancio del Ministero dell'Interno. Nel 1871 la somma che [...]
[...] era iscritta sul bilancio del Ministero dell'Interno fu cancellata, e allora, relatore essendo del bilancio dell'istruzione pubblica l'onorevole [...]
[...] Bonghi, tanto si fece e tanto si disse, che questa somma di 17,772 lire fu trasportata al bilancio della pubblica istruzione. Restava sempre il [...]
[...] concetto e l'obbligo di riaprire la scuola; e dico obbligo, imperocchè l'onorevole deputato Bertani ha accennato come essa contasse oramai un secolo. È [...]
[...] nata difatti nel 1788, fu ristorata nel 1806, e congiunta all'Università vi stette fino al 1819. In tale anno si deliberò che uscisse dall'Università [...]
[...] , dove si comprende come male ci stésse, e la si congiungesse coll'Albergo dei Poveri, determinando così una specie d'obbligo per quell'Istituto [...]
[...] DONATO. E il danaro? MINISTRO PER L'ISTRUZIONE PUBLICA. Anche del danaro, mi chiede l'onorevole Bertani, Del danaro risponderò poi. Ora seguitiamo il [...]
[...] perfezione, la scuola restava sospesa. Ma i fondi tuttavia erano iscritti. Come e dove furono spesi? Qui rispondo ad una parte dell'interrogazione [...]
[...] bilancio, deve servire a due scopi: a pagare i professori, e a mantenere alunni che si trovavano ospitati nell'Albergo dei Poveri; vale a dire, la [...]
[...] che non va si sospende o si chiude, e in tal caso si cancella il fondo stanziato per essa), il ministro Scialoia, dico, con un Decreto del 24 luglio [...]
[...] scioglie la scuola: onde si entra in una posizione legale: e con un successivo Decreto del 16 ottobre ne mette in disponibilità gl'insegnanti, e [...]
[...] allora si comincia a pensare un po' più vivamente come e dove si debba e si possa riattivarla. E anche qui noi abbiamo una distribuzione del danaro [...]
[...] , fatta secondo il suo giusto e naturale procedimento. Infatti, le disponibilità che cominciano nel 1873, si protraggono fino al 1875, come vuole [...]
[...] il De Zerbi) tratta per l'Albergo; e si viene concludendo fra di loro a stabilire come debba essere riaperta la Scuola dei Sordomuti nell'Albergo [...]
[...] fra le due Autorità, quella che rappresenta l'Albergo dei Poveri e quella che rappresenta il Ministro della Pubblica Istruzione, il Consiglio [...]
[...] quale resta inoperoso; o si cancella o si attua. Ma c'è una cosa più grossa; c'è una grande istituzione, e c'è un grande bisogno di soccorrere ad [...]
[...] una dolorosissima necessità. Non vi dirò il grido di dolore delle sedici Provincie Napoletane. Queste si volgono al Ministero e dicono: perchè non [...]
[...] si riapre questa Scuola dei Sordo-muti? E si capisce da coloro, i quali sanno quali questioni vi sieno tra le Provincie Napoletane e l'Albergo dei [...]
[...] entrerò in cotesta questione che l'onorevole Della Rocca dice essere stata decisa dai Magistrati; ma sino ad ora noi abbiamo una contesa, e la contesa [...]
[...] avvenire che uno dei contraenti trovi di dover rompere questi patti, i quali la prima volta hanno da durare sei anni; e poi sono vitali di tre in [...]
[...] avventura cessasse, portare per l'avvenire un qualche peso all'Albergo dei Poveri, nè restargli onere alcuno pel mantenimento del mentovato Istituto. E il [...]
[...] quando che sia, e non penso che con la grande opera dell'Albergo dei Poveri si abbia a disputare più a lungo intorno al limite che essa voglia [...]
[...] condizioni più favorevoli, perchè vogliamo che la scuola essenzialmente stia, e renda buoni risultati. Facendo così il nostro dovere, e usando quei [...]
[...] Provincia. È troppo chiara questa cosa, cioè che la Scuola dei Sordo-muti è passata, per autorità di chi poteva farla passare, nell'Albergo dei Poveri: e [...]
[...] la miglior disputa sarà intorno al modo di attuarla più presto e meglio. Ora mi resta a dire dei fondi; è una storia che si fa facilmente, e [...]
[...] a quei Sordo-muti che stavano nell'Albergo dei Poveri. Nel 1873 abbiamo il medesimo stanziamento, ma questo fondo non resta libero e disponibile [...]
[...] definitivo del medesimo anno 1874 (e si può verificare) vi è un'economia di 5000 lire, cosicchè nella situazione del Tesoro del 1874 e nel bilancio [...]
[...] definitivo del 1874 vengono in economia 17,604 lire e 8 centesimi, più 5000 lire; cioè in tutto lire 22,604 e 8 centesimi. L'economia non si ferma [...]
[...] votato nel bilancio definitivo alcuni giorni sono, e che rimangono a disposizione del Ministero per ristabilire questa scuola. Dunque [...]
[...] indurrà l'Amministrazione a togliere quell'unica difficoltà, la quale ormai rimane, e che io confido sarà superata dal sentimento di rendere un [...]
[...] come il Governo e come la Camera desiderino che l'istituzione viva, sarà lieta di renderne facile l'attuazione. PRESIDENTE. Il deputato Bertani ha [...]
[...] facoltà di parlare. BERTANI. Io non entrerò in contestazioni di cifre e di date; pure assicurando l'onorevole Ministro che altre date ed altre cifre [...]
[...] mantenerli gratuitamente, e perciò mi riesce difficile, senz'altra spiegazione, di comprendere come dei ricoverati poveri, gratuitamente mantenuti [...]
[...] Provincie Napoletane che sommano a più di quattromila.... DI SAN DONATO. E quanti ne contiene la città di Napoli. BERTANI. Inoltre osserverò [...]
[...] l'Amministrazione dell'Albergo dei Poveri è in oggi retta da un Commissario, nella aspettazione che si riorganizzi il Consiglio d'Amministrazione e, se io non [...]
[...] differenza che esiste tra il Consiglio cessato dell'Amministrazione dell'Albergo dei Poveri e le recenti proposte e ripulse ministeriali. A me fu [...]
[...] ciò manifestato da una informazione, che non ha invero l'autorità di un documento, ma viene da buona fonte e mi dice che il Commissario, nella [...]
[...] , tanto che fosse ricostituito il governo del Pio Luogo. E il Ministro vi ha acconsentito. La risoluzione dell'affare è aggiornata adunque fino [...]
[...] , io confido nelle intenzioni e nella sollecitudine dell'onorevole ministro Coppino, il quale mi auguro che, dopo i due Ministri che lo precedettero [...]
[...] , giunga terzo riparatore auspicato a 110 ristabilire, dopo quattro anni dalla sua chiusura, questo Istituto, che tanto onora la carità e [...]
[...] l'intelligenza di quella splendida città italiana. E giacchè ho detto parole fiere, come rilevò l'onorevole Ministro, circa l'Albergo dei Poveri di Napoli [...]
[...] convertito in rendita da pochi anni in qua, vendendo una parte o tutto il suo patrimonio in stabili, rendita che si eleva ad un milione e duecento [...]
[...] trentacinque mila lire. Con questo reddito mantiene 2096 poveri; e per mantenere 2096 poveri paga 700 impiegati. DI SAN DONATO. Domando la parola [...]
[...] l'anno; mentre il Governo dà in appalto altri mantenimenti d'Istituti e di Carceri e di Orfanotrofii, e d'Istituti insomma che dipendono da lui, per 80 [...]
[...] centesimi, per 58 centesimi, per testa e per giorno, e credo che il mantenimento delle alunne dell'Educandato di Napoli costi appunto 50 centesimi [...]
[...] deputati Bertani e Di San Donato, accetto l'augurio che quegli mi fa, che io possa ristabilire la Scuola dei Sordo-muti; non l'accetto solo per me, ma per [...]
[...] qualunque uomo possa essere chiamato dalla fiducia della Camera e della Corona in questo luogo. Imperocchè io credo che ogni interesse [...]
[...] d'istruzione congiunto ad un grande interesse di carità e di beneficenza debba stare egualmente a cuore di tutti. Io ho domandato la parola per sciogliere un [...]
[...] , a parlare di Amministrazione e di Consiglio, mentre so che l'Albergo dei Poveri ha un Commissario. Verissimo; ma bisogna ritenere che il [...]
[...] commissario De Zerbi, il primo che trattò e conchiuse, dava la sua dimissione, od altrimenti si ritirava dall'ufficio. Le sue proposte andarono innanzi al [...]
[...] Consiglio dell'Albergo dei Poveri; del quale ho qui i verbali, che non leggerò, perchè ho detto il punto del dissenso, e le cui conclusioni sono nel [...]
[...] senso da me accennato. Ora abbiamo un nuovo Commissario, e siccome questo sospetta di non avere autorità sufficiente per trattare e conchiudere [...]
[...] dilazione sarà breve, e tale fu significata alle Provincie che instavano presso il Ministero, nè ci abbatteremo più una seconda volta ad una vicenda [...]
[...] maestri. Inoltre, non si tratta qui di riaprire una scuola soltanto, ma di una vera riforma, e bisogna assolutamente far sì che la scuola sia costituita [...]
[...] . E principio col dichiarare che non intendo di scusare l'Amministrazione dell'Albergo dei Poveri di Napoli della condotta serbata sul ritardato [...]
[...] è veduto molto menomate le sue risorse. E qualche cosa di più: alcuni privilegi che gli antichi Stabilimenti Pii si godevano in Napoli sino al 1860 [...]
[...] , li ha interamente perduti! Difatti l'immenso fabbricato dell'Albergo dei Poveri di Napoli e quelli delle sue pietose dipendenze non erano [...]
[...] quella sul fabbricato. Chi di loro Signori è stato a Napoli e ha certamente visto l'immensa mole di quel fabbricato, può immaginare la somma che esso [...]
[...] paga di fondiaria. L'onorevole Bertani dice che questo Albergo, che prima racchiudeva 4000 e più poveri.... BERTANI. No, no! DI SAN DONATO. Li [...]
[...] racchiudeva, onorevole Bertani. Posso garantire che questo Albergo racchiudeva una volta 4000 poveri e qualche cosa di più. Questa Opera Pia provvede [...]
[...] ancora a due ospedali: l'Ospedale di Loreto e l'Ospedale della Vita. Provvedeva anche, rara istituzione, alle povere donne pentite che ricovera nei [...]
[...] si fanno dei professori di musica, e voi, onorevoli Colleghi, vi formerete un'idea del personale e della spesa che occorre per condurli bene [...]
[...] sul modo come erano tenuti i poveri di quell'Albergo in quei tempi, posso dirvi, o Signori, e raccapriccio nel ricordarlo, di avere riconosciuto che [...]
[...] esso non rappresentava che un magazzino di carne umana, di gente nuda, che non aveva camicia, che non mangiava che cattivissimo pane soltanto, e [...]
[...] condizione dell'Albergo dei Poveri, e troverà che, grazie alle cure specialmente dell'ultima Amministrazione, il modo come sono trattati i poveri ivi [...]
[...] albergati conforta l'animo. Vi è rifiorita l'arte musicale, e quella d'ogni mestiere. L'istruzione progredisce per bene, ed anche le Belle Arti [...]
[...] cominciano ad avervi accesso. Aggiungerò di più, che per i ragazzi quell'Albergo piglia tutte le proporzioni e l'aspetto di un grandioso convitto [...]
[...] . Oramai il povero che ivi è ricoverato, non vive più di ozio, e può essere utile a qualche cosa. 112 Dimenticavo ancora una penosa eredità in [...]
[...] avere alloggio lì, vitto, e qualche volta anche ad una pensione. Osservi l'onorevole Bertani tutti questi pesi che l'Albergo dei Poveri deve sopportare [...]
[...] , e si formerà un criterio esatto delle spese a sostenere e del personale a pagare. Detto questo, chiedo scusa all'onorevole Bertani se mi sono [...]
[...] permesso di fargli delle osservazioni. Ma sentiva il dovere di rilevare qualche inesattezza e di fare in modo che la Camera non fosse rimasta sotto [...]
[...] progredito, dal momento che l'onorevole Di San Donato ci riferisce che una volta era un magazzino di carne umana e nulla più; poichè ogni [...]
[...] , che è al di sotto delle esigenze igieniche e dello scopo caritatevole, cui è destinato. Io tengo fermo intanto tutto quello che ho detto circa il [...]
[...] pure persone sane e malate che mangiano e bevono e prendono medicine, io mi dichiarerò perfettamente convinto di quello che l'onorevole Di San [...]
[...] venir da Napoli precisissimi dati, fatti e statistiche, e il Duca sindaco non fiatò, nè per quanto ci consta finora la Scuola dei Sordo-muti si è [...]
[...] riaperta. E se qualcheduno trova eccessiva questa nostra insistenza sulla Scuola dei Sordo-muti, li preghiamo di visitare l'Albergo dei Poveri in [...]
[...] Napoli, di vedere la Scuola femminile da una parte e i Sordo-muti senza scuola da un'altra: tenendo sempre in mente che anche ritardando l'istruzione [...]
[...] , e sono condannati a passare la vita in un stato di abbrutimento, che in poco differisce da quello delle bestie. Bisogna pensare poi a ciò che si [...]
[...] come e dove si debba e si possa riattivarla.... Io dico che il Ministero della Pubblica Istruzione ha risoluto di volere che questa scuola, come per [...]
[...] dovere, siamo persuasi; ma perchè non costringere l'Albergo dei Poveri a compire il proprio? E se i reggitori presenti vi si oppongono, perchè non [...]
[...] infelici? «Non vi dico il grido di dolore delle sedici Provincie Napoletane,» esclamò l'onorevole Coppino nel giugno del 1876. 113 E non teme egli [...]
[...] necessario, dotata di maestri eletti e amorevoli, che si dedicarono al non lieve ufficio di ridare agli sventurati quella favella, onde la natura [...]
[...] . INDICE DEL VOLUME. PARTE I. – GL'IPOGEI CAPITOLO I. Londra e Napoli CAPITOLO II. I trogloditi CAPITOLO III. La prostituzione CAPITOLO IV [...]
[...] . La Reale Casa dell'Annunziata. CAPITOLO IV. Il sistema dell'Alunnato del Brefotrofio dell'Annunziata CAPITOLO V. Ospizio dei Santi Pietro e [...]
[...] Gennaro Extra Moenia, e il Collegio di San Vincenzo Ferreri CAPITOLO VI. Santa Maria succurre miseris CAPITOLO VII. Istituti ospitalieri [...]
[...] CAPITOLO VIII. Monti ed Istituti elemosinieri CAPITOLO IX. Conclusione della Parte seconda. – Opere pie. PARTE III. – PROPOSTE E TENTATIVI FATTI PER [...]
[...] mendicità CAPITOLO IV. Carceri CAPITOLO V. Stabilimenti penali e Bagni PARTE IV. – ANCORA DEI RIMEDII CAPITOLO I. Leggi europee CAPITOLO II. Le Leggi [...]
[...] europee. – Continuazione CAPITOLO III. Tentativi inglesi. – Il Local Government Board e le Società private CAPITOLO IV. Tentativi inglesi [...]
[...] riservati per tutti i paesi compresi gli Stati di Svezia, Norvegia e Danimarca. I. Pietro Benu si fermò un momento davanti alla chiesetta del [...]
[...] Rosario. - È appena la una - pensò. - Forse è troppo presto per andare dai Noina. Dormiranno, forse. Quella gente è ricca e si prende tutti i comodi [...]
[...] stendevano davanti alle casette di pietra. Il roteare d'un molino a vapore interrompeva, in lontananza, il silenzio meridiano; e quel rumore ansante e [...]
[...] mandorlo e da meschini pergolati; e finalmente si fermò ed entrò in una bettola sulla cui insegna stava issata una scopa. Il bettoliere, un toscano [...]
[...] il suo buco - e dovette alzarsi per lasciar sedere l'avventore. Lo guardò, lo riconobbe, e gli sorrise coi suoi grandi occhi chiari e maliziosi [...]
[...] per cliente e ne sarò contento. - Come diavolo lo sai? - domandò Pietro. - Ma... l'ho saputo da mia moglie: le donne sanno tutto. L'avrà saputo dalla [...]
[...] a sinistra, con un gesto sprezzante che gli era abituale, e tornò sereno; una serenità incosciente che tuttavia aveva qualcosa di sarcastico [...]
[...] . 7 Anzitutto Sabina non era affatto sua. L'aveva incontrata durante le ultime mietiture, e una notte di luna piena, mentre nell'aia le formiche, in [...]
[...] , con un ciuffo di capelli biondi sulla fronte pura. E si mostrava tenera con Pietro, e l'avrebbe amato volentieri; ma egli, svegliandosi dal suo [...]
[...] sogno, aveva preso tempo per risolversi, e ancora non s'era deciso a dichiararle la sua simpatia... - Chi è questa Sabina? - domandò, guardando il [...]
[...] Pietro, col suo gesto sprezzante - e pensi quello che ti pare e piace. Ebbene, se io volessi davvero entrare al servizio di Nicola Noina, che importa [...]
[...] a te? - Ne sarei contento, ripeto. - E allora, dimmi, che razza di gente è la famiglia Noina? - Tu che sei nuorese lo devi saper meglio d'un [...]
[...] forestiere. - si schermì il bettoliere, che aveva preso 8 in mano una specie di piumino di ritagli di carta e scacciava le mosche da un cestino di [...]
[...] venuto a Nuoro con suo padre, uno di quei negozianti errabondi che comprano olio da ardere e poi lo rivendono per buono. - Così si fanno le fortune [...]
[...] ! E tu non battezzi il tuo vino? - esclamò Pietro, versando al suolo le ultime goccie dal bicchiere. Sentiva già un istintivo bisogno di difendere [...]
[...] cavallo e si ruppe una gamba, ritornando da Oliena. - Non so; forse aveva assaggiati molti campioni di vino! Perchè era andato per comprare del 1 [...]
[...] ) Le famiglie distinte del popolo. 9 vino. Fatto sta che s'è rotta la gamba, ed ora cerca un servo abile e fidato, perchè egli non può più [...]
[...] badare alle cose sue. - E la moglie che donna è? - Una donna che non ride mai, come il diavolo. Una vanitosa. Il vero prototipo delle vostre [...]
[...] principalesse, che credono d'aver il mondo entro la loro cuffia perchè posseggono una vigna, un chiuso, una tanca, cavalli e buoi. - E ti par poco, piccolo [...]
[...] forestiere? E la figlia, come è? Superba? - Zia Maria? Una bella ragazza. Ma bella! - disse l'altro gonfiando le guancie. - Quella è buona, umile [...]
[...] , buona massaia. Dicono! Io la credo ancor più superba della madre. Devono poi essere avare, quelle due donne, avaro quanto zio Nicola è allegrone e [...]
[...] , spazza il cortile e la strada davanti al cortile. Una vergogna, per gente ricca come loro. - Lavorare non è vergogna. E poi, non dicevi tu, poco [...]
[...] provviste e il cassetto colmo di monete. È una donna schiacciante. Zio Nicola la chiama Madama reale. Non si degna neppure di uscire a prendere il fresco [...]
[...] nello spiazzo, assieme alle altre vicine, come fa anche zia Maria. Se ne sta nel suo cortile, accanto al portone spalancato, e se qualche [...]
[...] sfondo ardente della straducola - lui, il padrone, non è superbo? - Oh, è un burlone ciarliero; niente altro. Si beffa un po' di tutti, e si mostra [...]
[...] bisognoso di denari. È un furbone, caro mio! - E in famiglia vanno d'accordo? - Si capiscono a vicenda come gli uccelli dello stesso nido - disse [...]
[...] api all'alveare - riprese il toscano, con un bel paragone che fece sorridere Pietro. - Io ascolto e ripeto... - Quando avrò bisogno di saper qualche [...]
[...] cosa, allora, verrò qui... - Mi pare che ci sii già venuto... Pietro sbottonò una specie di borsetta applicata alla sua cintura di cuoio, e [...]
[...] trasse una moneta di argento. - Pago. E tua moglie dov'è? - È andata a cogliere fichi d'India - rispose l'altro, sbattendo sul banco la moneta per [...]
[...] volta aveva passato qualche ora; e per concatenazione d'idee domandò: - E cosa si dice di Maria Noina? È onesta? - Ostia, son cose neppure da [...]
[...] domandarsi! - gridò l'altro. - La figlia di zio Nicola Noina? Lo specchio dell'onestà. - E fa all'amore, almeno, questo specchio? - Niente. Vuole un [...]
[...] partitone, quella... - Ebbè, glielo porteremo dal continente... - disse Pietro con beffe, guardando quel forestiere biondiccio e chiacchierone che era [...]
[...] andasse poi a riferire le sue domande ai Noina, e si alzò. 12 - Spero rivederci, Pietro. Fa il contratto con zio Nicola, sai: è un buon uomo [...]
[...] , dopo tutto. Tieni duro e vedrai che ti darà tutto quello che vorrai. - Grazie del consiglio; ma io non vado là. - mentì ancora Pietro. Invece, appena [...]
[...] fuori, voltò a destra e s'avvicinò alla casa dei Noina. Invero, la casetta, bianca e quieta dietro l'alto muro del cortile, pareva guardasse con [...]
[...] disprezzo le catapecchie ammucchiate qua e là intorno allo spiazzo e lungo la straducola polverosa. Pietro spinse senz'altro il portone rosso [...]
[...] socchiuso ed entrò. A destra del vasto cortile, lastricato di ciottoli, arso dal sole, pulito e ordinato, Pietro vide una tettoia che funzionava da [...]
[...] stalla e da rimessa: a sinistra biancheggiava la casa, con la scala esterna, di granito, rallegrata da ciuffi freschi di campanule attorcigliate alla [...]
[...] ringhiera di ferro. Con ordine quasi simmetrico stavano qua e là disposti molti attrezzi contadineschi: un carro sardo, vecchie ruote, aratri, zappe [...]
[...] , indicava l'ingresso della cucina. Pietro si diresse là, guardò dal finestrino aperto e salutò. - E ite fachies? - Che fate? - Entra - rispose [...]
[...] senz'altro una donna bassa e pingue, dal lungo viso bianco e calmo, incorniciato da una banda di tela tinta con lo zafferano. 13 Pietro Benu [...]
[...] spinse la porta ed entrò. - Volevo parlare con zio Nicola. - Ora lo chiamerò. Siediti. Il giovane sedette davanti al focolare spento, e zia Luisa [...]
[...] uscì nel cortile e salì la scala col suo passo lento e grave. La cucina rassomigliava a tutte le cucine sarde: larga, col pavimento di mattoni, e il [...]
[...] letto di canne annerite dal fumo; grandi casseruole di rame lucenti, arnesi per fare il pane, spiedi enormi e taglieri di legno pendevano dalle [...]
[...] porta, Pietro osservò un canestro d'asfodelo col necessario per cucire e una camicia da donna con un ricamo sardo appena incominciato. Doveva essere [...]
[...] stette lì ella non si lasciò vedere. Solo, dopo un momento, rientrò zia Luisa, bianca, impassibile, con la bocca stretta e il corsetto allacciato [...]
[...] nonostante il caldo soffocante; e il passo d'un uomo zoppo risuonò nel cortile. Appena il giovane servo vide la figura bonaria, il viso colorito e gli [...]
[...] caffettiera dal fuoco, e si rimise a filare, col piccolo fuso sardo gonfio di lana bianca. Così bassa e tonda, quasi solenne nell'antico costume [...]
[...] nuorese, dalla gonna di orbace orlata di verde, con la benda gialla intorno al grande volto enigmatico, dalle labbra strette e gli occhi chiari e [...]
[...] freddi, ella pareva un idolo egiziano, e incuteva una soggezione religiosa quanto il marito inspirava confidenza. - So che cercate un servo - disse [...]
[...] Pietro, spiegando e ripiegando la sua lunga berretta nera. - Se mi volete, vengo io. Finisco ora a settembre il servizio da Antoni Ghisu, e se volete [...]
[...] ... Anche Pietro aveva gli occhi grigi luminosi e sostenne quasi violentemente lo sguardo di zio Nicola: benchè sentisse le orecchie ardergli per [...]
[...] l'offesa, disse pacatamente: - E informatevi, allora... - Non offenderti - disse zia Luisa, parlando a denti stretti e quasi senza aprire la bocca [...]
[...] . - Son voci che corrono, e Nicola è un burlone. - Ma che voci, zia Luisa mia? Che possono dire di me? Non ho mai avuto che fare con la giustizia, io [...]
[...] . Lavoro di giorno e dormo di notte. Rispetto il padrone, le donne, i bambini. Considero 15 come mia la casa ove spezzo il pane e bevo il vino [...]
[...] . Non ho mai rubato un'agugliata di filo. Che possono dire di me? - egli chiese, accendendosi in volto. Zio Nicola non cessava di guardarlo, e [...]
[...] sorrideva. Fra la sua barba rossigna e i baffi neri spiccavano le sue labbra fresche e i denti giovanili. - Eh, dicono soltanto che sei manesco o [...]
[...] rabbioso - esclamò - e infatti mi pare che ti arrabbi, ora. Vuoi il bastone? Gli porse il bastone, accennandogli di bastonare qualcuno, e Pietro rise [...]
[...] . - Ecco - confessò - non nego che sono stato un ragazzo discolo: scavalcavo tutti i muri, salivo su tutti gli alberi, bastonavo i compagni e correvo [...]
[...] sul dorso nudo di cavalli indomiti. Ma chi da ragazzo non è stato così? Qualche volta mia madre, poveretta, mi legava e mi chiudeva in casa: io [...]
[...] rosicchiavo la cordicella e scappavo. Ma ben presto conobbi il dolore. Mia madre morì, il letto della nostra casetta sprofondò: conobbi il freddo, la [...]
[...] buona maestra! Mi misi a servire, imparai ad obbedire e a lavorare. E ora lavoro: e appena potrò rifare la mia casetta rovinata, e comprarmi un carro [...]
[...] , serverdosi di un vecchio proverbio sardo. 16 Zia Luisa filava e ascoltava, e una piccola piega le increspava la guancia destra, intorno alla bocca [...]
[...] . - Questi pezzenti! Muoiono di fame e sognano di ammogliarsi! - pensava. - Basta, - disse zio Nicola, battendo il bastone sulla pietra del focolare [...]
[...] - ora parliamo del nostro affare e vediamo di combinare. E combinarono. II. Il quindici settembre Pietro entrò al servizio dei Noina. Era di [...]
[...] sera; una sera nuvolosa e tetra, il cui ricordo rimase impresso nella mente del giovine servo come il ricordo di un triste sogno. Le donne lo [...]
[...] accolsero con freddezza, quasi con diffidenza, ed egli si sentì triste quando entrò nella cucina ancora buia e attaccò il suo cappotto nell'angolo vicino [...]
[...] alla porta. Maria accese il lume e versò da bere al nuovo venuto. - Bevi, - gli disse, guardandolo acutamente - Salute a tutti, - rispose Pietro [...]
[...] : e mentre beveva il vino rossastro, il vino di media qualità riservato ai servi ed alle persone povere, anche egli fissò la giovane padrona. Così [...]
[...] vicini, bellissimi entrambi, nei loro costumi caratteristici, servo e padrona apparivano, ed erano, campioni magnifici d'una stessa razza: eppure [...]
[...] una distanza enorme li divideva. Pietro era alto e scultorio; indossava un giubbotto di scarlatto scolorito dall'uso, foderato di 18 grosso [...]
[...] velluto turchino, e al di sopra del giubbone una specie di giacca senza maniche, di pelle d'agnello conciata rozzamente, ma ben tagliata e lavorata e [...]
[...] adorna di filetti rossi. Le sua figura era elegante e pittoresca, nonostante la poca nettezza delle sue vesti da lavoratore. Anche il suo volto era [...]
[...] terreo, bronzino, dal profilo purissimo, allungato dalla linea dei capelli neri dritti sulla fronte e dalla barbetta nera a punta. I grandi occhi [...]
[...] grigi, assai dolci e luminosi, contrastavano con l'espressione selvaggia delle sopracciglia folte e riunite, e delle labbra ardenti e sprezzanti [...]
[...] . Anche la giovane padrona era alta, bruna, agile; coi suoi capelli nerissimi e crespi, raccolti a grosse trecce sulla nuca, la carnagione dorata, i [...]
[...] diafane, ella ricordava le donne arabe nate dal sole e dalla terra voluttuosa, dolci ed aspre come i frutti selvatici. Una linea d'impareggiabile [...]
[...] bellezza tagliava la delicata punta del naso, il labbro inferiore e il mento di Maria. Quando ella rideva, due fossette apparivano sulle sue guancie [...]
[...] e altre due, più piccole, agli angoli degli occhi: perciò ella rideva spesso. Con tutto questo Maria dispiacque a Pietro, e Pietro dispiacque a lei [...]
[...] . Zia Luisa, col corsetto allacciato e il capo avvolto nella benda gialla, preparava la cena; zio Nicola non era ancora rientrato. 19 Pietro [...]
[...] sedette in un angolo, dietro la porta, e cominciò a osservare le due donne con curiosità diffidente. - Domani tu andrai nel nostro chiuso della [...]
[...] Baddemanna, - disse la vecchia padrona. - Ci costa, e Nicola Noina ha speso, oltre che i suoi soldi, tutto il suo tempo per coltivarla; ma almeno sappiamo [...]
[...] per deporre una bottiglia vicino a Pietro. Poi gli mise davanti, su uno sgabello, un canestro col pane d'orzo, il formaggio, un piatto con carne e [...]
[...] pomi di terra, e aggiunse: - Mangia. Ecco il babbo che viene. Nel cortile silenzioso s'udì il passo zoppicante di zio Nicola, e Pietro si rallegrò [...]
[...] pensando al padrone. - Salute, e benvenuto, - salutò questi, entrando nella cucina. - Che brutta sera: la mia gamba soffre come una donna in [...]
[...] parto. Ebbene, mangiamo anche noi. E sta allegro, Pietro Benu: 20 sei tra gente amica, tra persone oneste e allegre. Sì: poveretti ma allegretti [...]
[...] . Zio Nicola sedette davanti a un piccolo tavolo senza tovaglia; le donne misero un canestro per terra, sedettero e cenarono. La conversazione [...]
[...] continuò, poco animata. Dopo cena Pietro chiese il permesso di uscire; incontrò altri giovani paesani coi quali s'era dato appuntamento, e tutti [...]
[...] insieme formarono il coro del canto nuorese e andarono a cantare davanti alla porta delle loro innamorate. Anche Pietro volle cantare sotto le finestre [...]
[...] guardare l'uva e le frutta che maturavano nella vigne. Come aveva annunziato, Maria scendeva nella valle quasi tutti i giorni, a piedi od a cavallo, e [...]
[...] della vigna sorgevano le roccie chiare dell'Orthobene, battute dal sole, e al di sopra delle roccie, sul 21 cielo d'un azzurro abbagliante, gli [...]
[...] fichi d'India e degli olivi brillava il verde smeraldino della vite, e la vitalba s'intrecciava al lentischio lucente. Qualche roccia, forse un [...]
[...] giorno precipitata dalla montagna, sorgeva qua e là negli anfratti e in riva al torrentello che rinfrescava i piccoli orti in fondo alla valle. L'edera [...]
[...] e la pervinca coprivano le roccie; sentieri appena tracciati scendevano e salivano, tra i rovi e i cespugli; macchie gigantesche di fichi d'India [...]
[...] , dalle foglie pesanti nate le une sulle altre, incoronate di frutti e di fiori d'oro, sporgevano sui ciglioni e s'arrampicavano sulle chine. Maria [...]
[...] , in semplice gonnella d'indiana grigiastra, col bustino di velluto verde che appariva come una macchia un po' più morbida e viva fra il verde della [...]
[...] vigna e dell'oliveto, vagava qua e là a passi svelti, agile e pieghevole; si curvava ad esaminare i grappoli, si allungava per toccare un frutto [...]
[...] un'emanazione della valle feconda: aveva la flessibilità della vite e la maturità carnosa e un po' voluttuosa del fico d'India. Ma, appunto come [...]
[...] il fico d'India, ella non sapeva nascondere le spine, e Pietro la guardava 22 con occhi torvi, accorgendosi che ella lo disprezzava, non solo [...]
[...] . Le dò uno schiaffo. Ma ella non lo provocava; solo qualche volta gli rivolgeva la parola, accennandogli i lavori da eseguire. Era fredda, e [...]
[...] dignitosa: Pietro cominciava ad odiarla, e desiderava andarsene presto dal chiuso per non veder più il viso ipocrita e gli occhi scrutatori che lo [...]
[...] insultavano tacitamente. - Si vede che questa gente non ha mai avuto dei servitori, - egli pensava, e per dispetto, per puntiglio, lavorava alacremente [...]
[...] , Maria gli passò vicino e disse: - Perchè non mangi mai uva, Pietro? - Conti i grappoli, dunque? - egli rispose, curvo, me sollevando gli occhi per [...]
[...] guardarla e scuotendo la testa col suo gesto sprezzante. Maria arrossì: capì d'essersi tradita, ma cambiò abilmente discorso. - Pietro, - disse [...]
[...] . - Senti: tu, dopodomani mattina cogli le pere, ed io nel pomeriggio vengo qui col cavallo e le porto via. Credi tu che stieno in quattro cestini? Farò [...]
[...] scorso ce le hanno tutte rubate. Quest’anno le venderemo e ne ricaveremo almeno una ventina di lire. Cosa dici tu, Pietro? - Io? Non so. Non ho [...]
[...] . - egli disse, quasi beffardo. Ma la giovine padrona si mostrava così espansiva e buona, quel giorno, ch'egli si domandò se non s'era ingannato [...]
[...] prestissimo, verso le due pomeridiane. Coglieremo assieme le pere e le porteremo via in una sol volta. - Ecco, ella ha paura che nel coglierle ne [...]
[...] . 24 - Farò venir Sabina... - E verrà Sabina, e verrà Sabina - continuò a ripetere Pietro fra sè, anche dopo l'invocata partenza di Maria. Le [...]
[...] giovine servo sentiva il suo cuore palpitare di gioia. Tutto ciò che v'era di torbido nella sua anima ardente e scontrosa dileguavasi come la [...]
[...] nebbia al sorgere del sole. - Verrà Sabina. Fra le macchie giallognole indorate dall'ultimo riflesso del tramonto appariva e spariva un ciuffo di [...]
[...] poeti selvaggi. Quando alla luminosità cerula del crepuscolo si fusero i primi bagliori della luna nuova che declinava dietro gli olivi, e una [...]
[...] scintilla brillò tra il pioppo ed il noce, nell'acqua corrente. Pietro risalì verso la capanna, e si stese su un muricciuolo, con gli occhi perduti verso [...]
[...] soavemente la tinte dei pampini e 25 degli olivi, che il riflesso della luna spruzzava di perle. Un coro di grilli saliva dai cespugli: s'udiva il [...]
[...] rumore eguale del ruscello, e un carro, lontano, roteava nello stradale bianco alla luna, sospeso quasi fra la valle e la montagna: e quei rumori [...]
[...] vaghi, melanconici, sempre eguali, accrescevano il senso di silenzio e di solitudine dominante intorno al giovine servo. Egli sentiva inconsapevolmente [...]
[...] la dolcezza dell'ora. Il sonnolento benessere del riposo e del fresco, dopo una calda giornata di lavoro, gli copriva la persona come una coltre [...]
[...] d'uomo giovane, immagini di poeta contadino. - Verrà Sabina. - E il mondo dei sogni, dei desideri, delle immagini si allargava, si allargava in [...]
[...] nello stesso canestro con la donnina bionda e buona massaia. - Ella verrà, - pensava il servo, con un brivido di voluttà. - Se quell'altra indiavolata [...]
[...] ci lascierà soli, io la prenderò e la bacerò così, come un pazzo. Ella ha la bocca fresca come una ciliegia... Il desiderio ardente si smorzava in [...]
[...] ... 26 La luna sorrideva ai sogni di Pietro, come sorrideva ai sogni e buoni e rei di altri sognatori dispersi nei campi, simile a una regina che [...]
[...] poco pietosa d'un accidente sopravvenuto alla giovine padrona: salì fino allo stradale e scrutò la lontananza. Passavano donne e fanciulli carichi [...]
[...] , coi piccoli occhi rossi rivolti allo stradale. Pietro indovinò, ancora prima di guardare. Maria e Sabina, entrambe a cavallo, scendevano galoppando [...]
[...] come due spiritate: fra un nembo di polvere grigia apparivano i loro visi rossi, illuminati 27 dal sole del pomeriggio, e i cavalli lucenti di [...]
[...] sudore che si sbattevano furiosamente la coda sui fianchi. Giunte davanti al cancello smontarono, e scesero nella vigna tirandosi dietro i [...]
[...] alle fanciulle, ma il cuore gli batteva, e appena Maria varcò il limite della vigna egli si alzò e salutò. - Ebbene, Pietro, che nuove? - gridò [...]
[...] Sabina, tirando forte la corda del cavallo. - Da quando non ci vediamo! Egli la guardò fisso e le sorrise. - Dà qui, - disse, aiutandola a legare il [...]
[...] aveva cacciato il muso entro un cespuglio e si scuoteva tutto. Sabina era molto ben vestita, con un bustino di velluto rosso e la camicia bianchissima [...]
[...] ; il fazzoletto slegato lasciava scorgere il collo nudo, lungo e bianco, circondato da cordoncini di seta nera. La sua bellezza delicata e pura non [...]
[...] offuscava certo la voluttuosa bellezza di Maria; ma più che bella, Sabina era graziosa, e la ciocca di capelli che le sfuggiva dal fazzoletto e le [...]
[...] velava la fronte e talvolta anche gli occhi le dava un'aria infantile. Come ella piaceva a Pietro! Gli occhi di lei, chiari e languidi, un po [...]
[...] ' socchiusi, lo affascinavano. 28 Legato il cavallo, ella sedette per terra e si levò le scarpe. Il servo la guardava con insistenza, ed ella se ne [...]
[...] accorgeva con piacere; ma ad un tratto Maria, rossa e sudata, si volse e gridò sdegnosamente: - Pietro, sei incantato! Potresti venire a legare [...]
[...] questa bestia infernale che ti somiglia. Egli non rispose. S'avvicinò e legò il cavallo. Un'ombra gli aveva oscurato il viso. Anche Maria si levò [...]
[...] le scarpe e ricominciò a gridare, incitando il servo a sbrigarsi. - Presto, presto. presto. Tu hai del tempo, Pietro Benu, ma noi abbiamo fretta [...]
[...] . Presto, che il diavolo ti comandi. Allora egli s'arrampicò su una pianta, con un cestino al braccio, e cominciò a staccare le pere. Le due cugine [...]
[...] coglievano i frutti dai rami bassi, e ridevano fra loro, ammiccandosi e spingendosi. Qualche volta tendevano il grembiule già a metà colmo e Pietro [...]
[...] . - Sì, a te; attenta, te la butto sul seno! - egli rispose, sorridendo e fissando il viso sollevato dl lei. 29 Infatti il bel frutto maturo le [...]
[...] raccogliere le pere cadute per terra. - Maria, non sgridarmi! Col viso tra il fogliame d'oro Pietro rideva come un bambino. Un momento si fermò e guardò [...]
[...] stato? - chiesero, sollevando entrambe il viso. - Ebbene, sono stato io! Esse risero, e per la prima volle Pietro s'accorse delle fossette di [...]
[...] Maria, e vide che vicino al viso ardente e al busto agile e colmo della cugina, Sabina appariva pallida e magra. - Uno è fatto, - egli disse [...]
[...] dal braccio e s'allontanò alquanto per vuotare le pere nella bisaccia. - Perchè mi guardi così? - domandò Sabina, incontrando lo sguardo di Pietro [...]
[...] . - Ho da dirti due parole, - egli rispose, abbracciando il tronco d'un altro pero. Ella capì, ella sapeva già quali erano queste « due » grandi e [...]
[...] misteriose parole. Ella le attendeva, e avrebbe volato udirle subito. Ma la cugina 30 ritornava. Un fugace rossore colorì il viso pallido [...]
[...] della giovine serva; i suoi occhi languidi brillarono, e la sua voce tremò di desiderio: - Dimmele ora, Pietro... - Un altro giorno, - egli disse [...]
[...] , piano, accennando Maria con gli occhi. - Verrai alla vendemmia, non è vero? Ella non rispose nè sì, nè no; egli s'arrampicava sul pero, e gli pareva [...]
[...] di salire verso il cielo. Sì, ella lo amava, poichè aveva arrossito e tremato. I loro occhi avevano parlato. De quel momento i due giovani non [...]
[...] sole attraversava il fogliame lucente, e i bei frutti, tiepidi e molli, profumavano l'aria d'intorno. Invano Maria cercò di riaccendere la [...]
[...] conversazione: gli altri due tacevano. Sabina, ridiventata pallida, non osava più sollevare il volto e nascondeva tra le foglie del pero le mani tremanti [...]
[...] ; Pietro, con le gambe aperte e i piedi appoggiati su due rami, sentiva nel viso tutto il calore del sole pomeridiano, e i suoi occhi pareva [...]
[...] riflettessero lo scintillio degli olivi ondeggianti sulla china. Terminata la raccolta delle pere, egli caricò le bisacce colme sulla groppa dei cavalli, e [...]
[...] servo che s'affannava intorno ai cavalli scalpitanti. - Il diavolo vi raggiri, - egli rispose, indispettito. Le ragazze si misero a ridere, e [...]
[...] sguardo le due cugine e le vedeva scendere giù per il sentiero, correndo e ridendo. Poi esse scomparvero fra le macchie e riapparvero vicino al [...]
[...] cascata sotto il noce, si lavò il viso e lo asciugò col lembo della sottana. A un tratto ella guardò in alto, lontano, verso il punto ov'era Pietro, e [...]
[...] , un aratro. E Maria, ora che sapeva il segreto del suo cuore, lo avrebbe continuamente deriso. 32 Quasi certo che le due ragazze si beffavano [...]
[...] di lui, Pietro volse le spalle indispettito e s'allontanò. - Addio, - gli disse Sabina, tirandosi dietro, su per la china, il cavallo carico. Egli [...]
[...] la guardò, ma non rispose. Ella si volse parecchie volte, e giunta sullo stradale s'affacciò sul paracarri. Poi le macchiette colorate delle due [...]
[...] cugine, coi loro cavalli carichi, sparvero allo svolto dello stradale, nella luce rossa del tramonto che incendiava le rocce della montagna, e Pietro [...]
[...] rideva di me; ella mi vuol bene. Ma io son povero, e il povero è come l'ammalato; ogni piccolo urlo lo fa soffrire. Basta, rimedierò. Ella verrà [...]
[...] alla vendemmia; io la pregherò di venire con me, nel filare ove io coglierò l'uva. Andremo avanti, avanti, lontani dagli altri, e mentre io con la [...]
[...] falciuola spiccherò i grappoli ed ella li raccoglierà, ci diremo tante cose. Poi io l'aiuterò a caricarsi il cestino sul capo, e ci guarderemo: forse [...]
[...] baci cattivi; a Sabina i baci buoni... perchè tu sei cattiva, e Sabina è buona. - Ecco, qui, forse qui. Qui va bene - disse poi a voce alta [...]
[...] molte cutrettole dalla coda fremente, e piluccavano l'uva prima di andarsene a dormire nei loro nidi di foglie. E Pietro dovette svegliarsi dal suo [...]
[...] sogno amoroso per correre verso la vigna, battendo le mani e fischiando. Lo stormo delle cutrettole si sollevò, rumuroso e allegro, sperdendosi [...]
[...] vendemmia Sabina non scese alla vigna. - E tua cugina, perchè non è venuta? - chiese Pietro a Maria. La giovane padrona lo guardò con gli occhi [...]
[...] maliziosamente socchiusi, e scosse la testa. - Il padrone non glielo ha permesso. Poi Maria salì alla capanna per cuocere i maccheroni: a mezza china si [...]
[...] fermò con una piccola ragazza dal visetto roseo, chiamata Rosa spinosa, e Pietro le vide entrambe ridere e accennare verso di lui. Una tristezza [...]
[...] , dove aveva sognato di baciare Sabina, stringeva i pugni e sputava. Sì, le donne lo deridevano. Perchè? perchè era povero. Ebbene, egli si beffava [...]
[...] delle donne, ecco! - O lavori, o dò una pelata a te e al tuo cestino, - disse rozzamente a Rosa spinosa, che gli andava dietro scherzando e non [...]
[...] raccoglieva i grappoli spiccati da lui. 35 Ella si offese, si allontanò, e dal fondo della vigna cominciò a gridare: - Eccolo là, il puledro che [...]
[...] pizzicavano le ragazze ed esse ridevano e strillavano, agili e dritte, coi cestini colmi d'uva violacea sul cercine che incoronava le loro graziose teste [...]
[...] di arabe provocanti. Qualcosa di pagano era in quella semplice festa campestre: un'onda di gioia e di voluttà accarezzava i bei contadini sani che [...]
[...] parlavano come sentivano, e le vendemmiatrici che avevano solo la coscienza di quel giorno di sole, della dolcezza dell'uva matura, del contatto [...]
[...] coi maschi desiderosi. Solo Pietro taceva, scontento, lontano. E nessuno si curava di lui. Due giovanotti presero a cantare, senza smettere il [...]
[...] si venne alla prosa, e verso il tramonto i due poeti rivali si azzuffarono. Solo allora Pietro sorrise, ma d'un sorriso quasi feroce; poi aggiogò [...]
[...] Bidde, e un 36 vago umidore errava nell'aria profumata dall'aspro odore dei pampini. L'estremo autunno s’avanzava, annebbiando l’orizzonte e [...]
[...] sguardo la vigna spogliata, la capanna deserta, dove aveva trascorso tanti giorni sereni e fantasticato tanti sogni umili e ardenti. Si sentiva triste [...]
[...] , irritato; mai come in quel giorno aveva capito tutta la desolazione della sua povertà e del suo abbandono. Oramai era convinto che Sabina non lo [...]
[...] . Nessuno gli voleva bene; nessuno gliene aveva mai voluto. Non aveva una sorella, una parente giovane con la quale volersi bene e confortarsi a [...]
[...] nel mondo, e gli pareva che tutti i suoi affetti rientrati, ammucchiati sul suo cuore, marcissero come frutti che nessuno aveva voluto cogliere [...]
[...] . Quella sera lo stradale era animato più del solito; carri carichi lo attraversavano, lenti e gravi, seguiti o guidati dal conduttore che trascinava il [...]
[...] pungolo sulla polvere e cantava canzoni popolari: « Rosa ses pelegrina in sa Sardigna... 37 Gruppi di contadini e di paesane tornavano [...]
[...] sopra delle roccie, fra i burroni che dominano il ponte di Caparedda. E le voci dei guidatori risuonavano sempre più sonore, fra il roteare monotono e [...]
[...] che lo precedevano, respirava l'aria umida, sentiva le voci melanconiche della valle, e la sua anima s'oscurava sempre più come il cielo e le cose [...]
[...] intorno. E, al solito, nessuno si curava di lui: solo Malafede, il lungo cane nero e scarno dalle reni tremanti e la fronte segnata da una macchia [...]
[...] bianca, lo accompagnava, serio, con la coda e le orecchie pendenti. Il cane seguiva il segno lasciato sulla polvere dal pungolo che Pietro si [...]
[...] trascinava dietro; ma ogni tanto guardava il giovane servo coi piccoli occhi rossi, dimenava la coda e sbadigliava con un piccolo guaito. - Che vuoi [...]
[...] ? - gli chiese Pietro, arrivati che furono a metà strada. - Hai fame? Anch’io. Mangeremo 38 appena saremo arrivati. E domani, via ancora [...]
[...] ! Intanto, andiamo: sta buono. Il cane guaì più forte, sollevò le orecchie, un po' confortato. Non era la prima volta che servo e cane discorrevano [...]
[...] , ciascuno a modo suo, e si capivano. Spesso Pietro gli diceva: - Che differenza c'è tra me e te? Nessuna. Soltanto, io sono un cane che parla. Quella [...]
[...] sera, poi, egli aggiunse, fra sè: - Arrivare, mangiare, ripartire, guardare la roba altrui; io e Malafede siamo nati per questo. Nessuno pretende [...]
[...] bettoliere toscano, il giorno dopo incontrandola non la guardo neanche in faccia, ed ella fa altrettanto. Cane e servo, servo e cane: è lo stesso. A un [...]
[...] tratto, vicino alla fonte sotto lo stradale, Rosa spinosa prese un ciottolo e lo lanciò sulla schiena del cane. Malafede abbaiò dolorosamente, si [...]
[...] mise a correre in avanti, poi si fermò e tentò leccarsi le ferita. Pietro si fermò, si volse, cogli occhi lucenti d'ira. - Chi è stato? - gridò [...]
[...] . - Io, - rispose la ragazza, spavalda. - Ah, tu. Sciocca! prova ad avvicinarti e t'aggiusterò io la testa: ti farò schizzar l'acqua dal cervello [...]
[...] ritornò, correndo, e Rosa cercò di accarezzarlo. - Accidenti, servo e cane, siete poco superbi! Ecco che Malafede mi abbaia sul viso. Lo so, sì, che [...]
[...] , eccitata e perfida, la ragazza gli disse: - Maria mi ha detto che sei di cattivo umore perchè Sabina non è venuta. Ma Sabina si beffa di te: ella è [...]
[...] innamorata cotta d'un giovane meno miserabile e selvatico di te... Ella mi ha consigliato di dirtelo, e di molestarti e provocarti... - Chi, Sabina [...]
[...] . E gli parve di non credere alle malignità della piccola paesana. Questo fu il seme. * * * La sera cadeva, sempre più vaporosa e melanconica [...]
[...] . Ecco le prime case di Nuoro, sopra gli orti erbosi; ecco, fra due muri alti, il viottolo ripido e sporco, dove Pietro doveva passare. I buoi [...]
[...] avanzavano, prudenti e gravi nella loro stanchezza taciturna; un gruppo di monelli seminudi, degne figurine del viottolo triste ed immondo, si gettò sul [...]
[...] verso il muro, urlando e ridendo. Una stella brillava sull'alto del viottolo, sopra le povere case velate dalla vaporosità della sera. Pietro [...]
[...] ricadde nei suoi pensieri. No, egli non credeva alle malignità della gente, e sopratutto alle chiacchiere delle donne: eppure... Era assurdo che Maria [...]
[...] ? Ebbene, andassero al diavolo tutt'e due! Egli non voleva pensarci più. Eppure... Una figura di donna, svelta e sottile, in maniche di camicia [...]
[...] maritata, ora. - disse la donna; e mentre riempiva il grembiule di grappoli guardava Pietro coi grandi occhi neri cerchiati, pieni di un misterioso [...]
[...] siete servo della vostra gamba, - disse Pietro con ironia. Zio Nicola volse il suo barbone roseo verso il giovine e sollevò il bastone. - Ah, tu [...]
[...] , padrone! Bisogna vedere chi è il padrone, fra me e te... Intanto erano giunti. Il cane, andato avanti, raschiava il portone con le unghie e guaiva [...]
[...] allegramente. Zia Luisa aprì. - Eccovi finalmente, - disse, gettandosi indietro sull'omero il lembo della benda. - E Maria dov'è? - È rimasta [...]
[...] da un ciuffo di capelli biondi; ora la buona visione non tornava, non sarebbe tornata più. E invece della luminosità dell'aurora nella valle, lo [...]
[...] porta fu spinta lievemente, s'aprì, lasciò scorgere lo sfondo grigio del cortile. Maria entrò, scalza, agile e silenziosa. Pietro finse di dormire [...]
[...] ancora, ma ogni tanto apriva un pò un occhio e seguiva con curiosità i movimenti della giovane padrona. Ella aprì lo sportello della porta e la luce [...]
[...] sempre più nitida dell'alba invase la cucina. Poi Maria si tolse il fazzoletto, si lavò, e a testa nuda, con le maniche della camicia rimboccate [...]
[...] fino ai gomiti, preparò il caffè. Mentre la caffettiera sussultava forte sui carboni accesi, ella macinò il caffè, e solo allora parve accorgersi di [...]
[...] Pietro. Egli intravide i begli occhi di lei, un po' socchiusi e ancora sonnolenti, fissarlo a lungo, e provò un indefinibile senso di benessere. A [...]
[...] poco a poco questo vago piacere si fece intenso, ardente, diventò fascino, desiderio. Pietro sentì il sangue animarsi nella sue vene, caldo e [...]
[...] palpitante; ma appena egli ebbe coscienza del suo desiderio se ne vergognò, arrossì e chiuse le palpebre. 44 Per alcuni istanti non udì che il [...]
[...] rumore monotono della macinina del caffè, e gli parve un rombo risuonante entro il suo cervello. Maria gelosa della cugina povera? Ebbene, perchè no [...]
[...] labbra. Ella non deve aver mai baciato uomo. Ed ora, anche ora mi guarda. Se mi alzassi e la baciassi? Maria continuava a macinare lentamente il [...]
[...] caffè; la caffettiera brontolava, i carboni accesi scoppiettavano scherzosi. A un tratto ella si alzò e si avvicinò al finestruolo; Pietro aprì gli [...]
[...] occhi e la guardò, ma non osò certo balzare in piedi e correre a baciarla. Nella luce sempre più rosea del finestrino, i capelli di lei sembravano [...]
[...] più neri e lucenti del solito, e il busto flessuoso e pieno si disegnava provocante nel corsetto slacciato. Pietro l'accarezzò tutta con lo [...]
[...] sguardo, ma si vergognò ancora del suo desiderio e dei suoi pensieri. Ah, no: una distanza 45 immensa lo separava da lei; egli era un pezzente, un [...]
[...] immondo servo, uno che la notte strisciava lungo i muri per arrivare al convegno con la moglie impura di un bettoliere: Maria era bella e pura [...]
[...] , doveva essere anche buona, era il frutto squisito serbato per la bocca d'un uomo ricco e distinto. - Ti sei svegliato? Stavo per chiamarti. Alzati [...]
[...] diventarono scarlatte per la vergogna. Balzò in piedi, ripiegò la stuoia e fattone un grosso rotolo lo sollevò e lo appoggiò alla parete; poi uscì nel [...]
[...] . * * * Il sole era appena spuntato, che già il lavoro ferveva nel cortile e nella cantina. Si pigiava l'uva, e la fatica più grave toccava appunto [...]
[...] al giovine servo. Sotto la tettoia, sopra il grosso tinaccio nero, stava il pigiatoio, entro il quale Pietro, nude le gambe e le braccia, la testa [...]
[...] rasente alla trave del tetto e una mano appoggiata al muro, pestava vigorosamente l'uva. Due donne montavano per una scaletta a piuoli fissata [...]
[...] davanti al tinaccio, e 46 vuotavano entro il pigiatoio i cestini dell'uva scelta. Le chiazze violacee del mosto macchiavano le vesti e il viso un [...]
[...] po' pallido di Pietro; anche i suoi occhi parevano cerchiati dal succo dell'uva. Ma egli sembrava allegro; rideva e gridava, e ogni tanto si [...]
[...] curvava per veder meglio nel cortile. Intorno al carro colmo d'uva due ragazze e un giovinetto, aiutati un po' da zio Nicola, pulivano i grappoli e li [...]
[...] gettavano nei cestini di canna che le donne si caricavano sul capo e vuotavano nel pigiatoio sui piedi saltellanti dl Pietro. Come il giorno prima [...]
[...] nella vigna, uomini e donne parlavano e ridevano gaiamente. Zio Nicola pareva il più spensierato di tutti. Il sole invadeva lentamente il cortile [...]
[...] ; l'odore del mosto richiamava rumorosi sciami di mosche e di api. Di tanto in tanto zio Nicola pizzicava la sua vicina, con la scusa di scacciare le [...]
[...] api che la molestavano: le fanciulla imprecava, minacciava di chiamare zia Luisa, e poi rideva. - Vecchio vizioso, vi possa toccare il fuoco [...]
[...] punge il collo... - Lasciatela pungere, barba di caprone... Vuol dire che trova del miele. - Come, dall'ape ti lasci pungere e da me non ti lasci [...]
[...] incitate a lavorare? E cosa fa la padrona? - Che vuoi? Neppure lei sa cosa farsene di me! - sospirava il padrone. Invece di zia Luisa ogni tanto [...]
[...] veniva fuori Maria, con un fazzolettino giallo sul capo. La sua camicia e il suo corsetto verde smagliavano al sole e richiamavano lo sguardo di [...]
[...] Pietro. Egli guardava il bel viso di lei, le labbra lucenti aperte al riso, e una fiamma fugace gli attraversava la fronte. Ma se qualche volta ella [...]
[...] , inquieta per il disordine del cortile, e per le mosche che penetravano anche nella cucina, si avvicinava al tinaccio e al carro e sollecitava [...]
[...] in alto, che non si vedano le gambe... Una volta ella salì la scaletta e guardò entro il tinaccio; poi sollevò gli occhi e guardò tranquillamente [...]
[...] le gambe bianche e muscolose di Pietro. Anch'egli la guardava dall'alto, e mentre le diceva con voce dispettosa: - No, non sono di ferro le mie [...]
[...] allacciato e la benda intorno al viso impassibile, preparava il desinare per i lavoratori: carne di pecora con patate. ln una pentolina a parte [...]
[...] una donna superba, ma in fondo sono buona. Soltanto... penso sia bene imporsi al mondo; altrimenti il mondo ci calpesta. - Sì, - continuò e [...]
[...] matrimonio. Eppoi è così istruita! Ella tiene i conti e i registri come un notaio: ella ne sa quanto un avvocato. Senza di lei come avremmo fatto io e [...]
[...] . Maria mise per terra, nel mezzo della cucina, un canestro colmo di pane e di frumento, e intorno al canestro depose dei piatti concavi, di creta [...]
[...] rossa, entro i quali zia Luisa aveva distribuito le patate e la carne di pecora. Poi la giovane padrona chiamò le ragazze, che si levavano con [...]
[...] l'acqua del pozzo. Anche zio Nicola s'avvicinò zoppicando alla bejone, largo e concavo vassoio di sughero deposto sovra una vasca di pietra, vuotò [...]
[...] l'acqua sporca, ne versò una secchia di pulita e si lavò; poi, col barbone stillante, entrò in cucina, s'asciugò, e sedette al suo posto distinto [...]
[...] , vicino al tavolo. Gli altri mangiavano già, avidamente, seduti per terra intorno al canestro, coi volti rosei e lieti velati dal fumo delle vivande [...]
[...] risero. - Eppoi, se non vi basta, vi porterò in pegno tutti i gioielli della mia famiglia e le posate d'argento, - egli riprese, beffandosi della sua [...]
[...] con ironia, - meglio sani e ricchi che poveri e malati. - Versa da bere, - le ordinò sua madre. Ella si alzò e versò da bere a Pietro. - Che hai [...]
[...] , che sei di malumore? - egli le domandò, guardandola negli occhi. Ed anch'ella lo guardò, e gli rispose con la sua solita ironia. - Quando sono sazia [...]
[...] mi assale il malumore... - Figuriamoci allora quando hai fame; ma già, tu non sai che cosa sia la fame, - egli aggiunse; e bevette, poi versò [...]
[...] di vino, e parecchie volte Maria passò con la caraffa in mano e si curvò per versare il vino nel bicchiere del servo. Egli beveva e diventava [...]
[...] allegro, ma d'un'allegria cattiva. Un'immagine di Sabina, che durante tutte quelle ore di lavoro e di chiacchiere egli aveva allontanato da sè, gli [...]
[...] risorgeva davanti, bionda, traditrice, beffarda. Ah, ella aveva riso di lui: anch'egli voleva rider di lei, di Maria, di tutte le donne. Ebbene, e se [...]
[...] simile errore: non si scaccia un servo innamorato che domanda solo d'essere compatito. Tutto al più la giovine padrona avrebbe profittato di lui e [...]
[...] della sua sciocca passione 52 per farsi servire meglio. Ed egli, dal canto suo, avrebbe profittato della benevolenza e della furberia di lei. E [...]
[...] avrebbe riso. Le donne si beffavano di lui; egli voleva ridersi delle donne. Ma ad un tratto diventò taciturno e cupo. Curvò la testa, poi la rialzò [...]
[...] accorgeva di seguire con gli occhi ogni movenza di Maria, e aveva paura che i padroni si accorgessero del fuoco di desiderio che gli ardeva nel [...]
[...] sangue: ma non poteva staccare lo sguardo dalla persona di lei. Ebbe però l'accortezza di lasciare i compagni e sdraiarsi in un angolo del cortile [...]
[...] , non lontano dalla porta della cucina. Il vino e il calore del meriggio gli davano una specie di febbre; il ronzìo delle mosche e delle api si fondeva [...]
[...] col ronzìo interno della sua testa in fiamme. Così egli vide il giovinotto e le ragazze andarsene e i padroni ritirarsi per far la siesta nella [...]
[...] loro camera. Maria rimase in cucina. Attraverso il suo dormiveglia da ebbro, Pietro udiva la giovine padrona andare e venire, rimettere in ordine la [...]
[...] cucina, macinare il caffè. E gli pareva di seguire 53 ancora con lo sguardo l'alta e attraente persona di lei. Egli aveva bisogno di [...]
[...] desiderare una donna, e ora che il suo amor proprio ferito respingeva la figura mite della povera serva, ora il suo desiderio lo spingeva verso la ricca [...]
[...] padrona. Ma v'era qualche cosa di amaro e di vendicativo in questo desiderio. - Io riderò... riderò... - pensava Pietro, addormentandosi [...]
[...] montagna e fece la provvista delle legna per l'inverno. In quelle lunghe ore di solitudine, nell'orto solitario o sui boschi dell'Orthobene, egli [...]
[...] invitare gli uomini allo scherzo amoroso: Pietro arrossiva ricordando d'essersi per un attimo illuso sulle intenzioni di lei a suo riguardo, e divertito [...]
[...] all'idea di piacerle. Egli ora la vedeva sempre nel suo alto posto di padrona benestante e dignitosa: lo sguardo di lei, acuto e luminoso, tagliava [...]
[...] boriosa e superba. Ma al servo piaceva appunto così. Qualche volta egli pensava anche all'altra, alla cugina povera, e desiderava rivederla e venire con [...]
[...] lei ad una spiegazione; ma a poco a poco anche questo desiderio dispettoso svanì. Per due settimane il cuore di Pietro tacque, ma assopito e [...]
[...] gonfio come la terra durante il periodo invernale. Qualche sera il padrone si tratteneva a lungo nella cucina ove già il fuoco ardeva, e invitava [...]
[...] Pietro a bere e cantare. Se le donne non vigilavano, padrone e servo bevevano oltre misura, e zio Nicola narrava, in versi estemporanei, gli episodi più [...]
[...] caratteristici della sua vita. Anch'egli era stato povero, aveva girovagato in cerca di fortuna, aveva amato e sognato. - Povero o ricco, sempre [...]
[...] allegro, però; Zente allegra il ziel l'aiuta, - diceva in italiano. - Una volta avevo le scarpe rotte; e pensai: appena incontro un proprietario, mi [...]
[...] levo una scarpa e gliela sbatto sul muso. Indovina chi ho incontrato! - Il padre di zia Luisa! - disse Pietro, beffardo. Il padrone lo guardò con [...]
[...] ? - chiese Pietro meravigliato. - Sicuro; è vero. Verissimo come è vero Dio. - E la scarpa gliela avete scaraventata sul muso? - Ah, ah, ah, come [...]
[...] ... Questi discorsi esaltavano Pietro. - Se non ci fosse quel nibbio ingordo di zia Luisa... - egli pensava. E il vino, il tepore del fuoco, il [...]
[...] benessere della cucina, sulle cui pareti le innumerevoli casseruole di rame luccicavano e ricordavano al servo la ricchezza dei padroni, destavano in [...]
[...] lui un'ebbrezza d'amore e di ambizione. - Ah, sì, bella cosa esser benestanti, con una moglie piacente e giovane: sposarsi senz'amore, no, ma [...]
[...] sposarsi bene, avere l'amore e la roba, questa è davvero la felicità! - Chi sposerà Maria? - egli pensava sovente. - Il tale, o il tale! Forse un signore [...]
[...] , un laureato, forse un paesano ricco. Non un povero, certo, e tanto meno un servo! Per ora ella non ama nessuno. Questo pensiero lo rallegrava [...]
[...] Noina, e delle altre poco gli importava. E dopo aver scrollato la testa col suo solito gesto sprezzante, s'allungava sulla stuoia e si coricava [...]
[...] , col berretto ripiegato sotto l'orecchio. * * * Così venne il tempo dell'aratura e della seminagione del grano. Il terreno che Pietro doveva [...]
[...] dissodare e seminare era assai lontano dal paese, al di là della vallata di Marreri, quasi vicino a Lollovi, miserabile gruppo di case perduto fra i monti [...]
[...] e gli altipiani più deserti e melanconici del Nuorese. Il giovane servo doveva passare lassù tutto il tempo della seminagione, solo coi buoi e col [...]
[...] cane. Ma la solitudine non gli dispiaceva: egli vi era abituato, e d'altronde, in quei giorni, un oscuro 58 istinto lo spingeva a desiderare [...]
[...] la lontananza da quella casa tiepida, ove la sua fibra si rammolliva e la sua anima si perdeva dietro sogni insidiosi. Prima di partire andò nella [...]
[...] bettola del toscano, anche con la speranza di trovarvi la moglie, la facile Francesca. Ma nella bettola c'era solo il toscano tranquillo, curioso e [...]
[...] , mentre era ubbriaco fracido. - Ah, sì, ha detto questo? - esclamò Pietro, sollevando la testa. - E poi? (1) Zucca. Rifiuto di domanda di [...]
[...] matrimonio. 59 - E poi... niente! Perchè non sposi Maria? - Ah, tu ti beffi di me? Io non verrò più a bere qui, piccolo forestiere, - disse Pietro [...]
[...] con disprezzo, alzandosi. Ma, non seppe perchè, sentì un'improvvisa gioia per lo scherzo del bettoliere. Rientrò a casa e aggiogò i buoi: zia Luisa [...]
[...] mise sul carro, oltre le sementi, una buona provvista di pane d’orzo, formaggio, olio, patate; e Maria una grossa zucca piena di vino rosso e un [...]
[...] sacco perchè Pietro si coprisse bene nelle notti fredde dell'altipiano ventoso. - E un crocifisso non glielo date? E un rosario? - chiese zio Nicola [...]
[...] , ridendo sguaiatamente. - Di fichi secchi? Zia Luisa strinse la bocca, perchè non amava si scherzasse sulle sante cose, e Maria spalancò il [...]
[...] scherzo, perchè le donne di Lollovi sono le più misere del circondario; ora quasi si commosse e non osò guardare Maria. Il padrone lo accompagnò per un [...]
[...] tratto di strada, zoppicando più del solito. Era una giornata umidiccia, e la gamba di zio Nicola se ne risentiva. - Ah, Pietro, Pietro, che bella [...]
[...] hai bisogno di qualche 60 cosa, mandalo a dire per qualche viandante Tieni le sementi in luogo ben asciutto e semina al più presto possibile [...]
[...] . Addio. - Come è buono quell'uomo! - pensava Pietro. Gli pareva di voler bene a zio Nicola come ad un padre, e quasi quasi sentiva di voler bene [...]
[...] bianche, - segno evidente che la bestia era passata in luogo ove stava nascosto un tesoro, - e il bue rosso trottava pesantemente. Malafede abbaiava [...]
[...] per incitare l'altro bue, e così Pietro arrivò presto al sentiero dirupato che scende alla valle di Marreri. La giornata era umida e tiepida, il [...]
[...] vaporosa gli occhi lincei di Pietro scorgevano la chiesetta di Valverde, nera sull'orlo d'un dirupo, e più in là ancora la chiesa di San Francesco [...]
[...] , bianchiccia sullo sfondo delle montagne selvagge, tra cui monte Albo si staccava azzurro come una bandiera di velluto, e monte Pizzinnu sorgeva come uno [...]
[...] devozione per il piccolo San Francesco, « Santu Franzischeddu », e, sebbene con poca fede, si fece il segno della santa croce. 61 Egli credeva in [...]
[...] Dio e nei Santi, andava a messa, e si confessava e comunicava per la santa Pasqua, ma non era divoto, non pregava mai, non pensava mai alla morte e [...]
[...] all'eternità: in quei giorni, però, era un po' sentimentale, un po' mistico e più credente del solito. Una sera, infatti, quando fu lassù, nel suo [...]
[...] cui verdissimo ondulare veniva qua e là rotto da roccie grigie e nere che nell'incerto crepuscolo davano l'idea di mostri pietrificati. Tutto il [...]
[...] paesaggio, del resto, pareva un deserto mai abitato dall'uomo e vigilato soltanto da una deità selvaggia o dallo spirito di un eremita [...]
[...] preistorico. Pietro s'inginocchiò per terra, si fece il segno della croce e pregò: gli sembrava d'essere in una chiesa senza pareti; le stelle ardevano [...]
[...] . Misericordia di me; toglietemela dalla mente. Ella non fa per me, e il mio desiderio può farmi commettere delle pazzie... Anima della madre mia, aiutami [...]
[...] ; liberami dalle cattive idee. Così sia. E mentre pregava pensava a lei, col desiderio ardente di averla vicina, di vederla in realtà come la [...]
[...] vedeva in sogno, e di circondarla con le sue braccia come le montagne velate dalla sera circondavano la valle fumigante, sotto gli occhi complici delle [...]
[...] stelle. * * * Sì, dopo la sua partenza, dopo il segno di croce col quale egli aveva salutato il « piccolo San Francesco » per renderselo amico e [...]
[...] abbandonato un solo istante. Lontano da Maria, egli aveva istintivamente sperato di dimenticarla; la lontananza, invece, e sopratutto la solitudine [...]
[...] gliela rimettevano dentro il cuore, gliela offrivano tutta, più seducente e bella che mai. Arrivò un momento in cui egli non ebbe più la forza di [...]
[...] combattere la sua passione, che cresceva e si sviluppava nel suo cuore come un innesto su un giovine tronco selvatico. I giorni passavano. Pietro [...]
[...] lavorava dalla mattina alla sera, dissodando, abbruciando le camchie, 63 estraendo le radici dei lentischi, arando e seminando i lembi di terreno [...]
[...] del bue picchiettato di bianco e lo costringeva ad una giravolta. Ridiscendendo la china, fra la terra smossa, umida e quasi nera, che fumava [...]
[...] esalando un odore di erba in fermentazione, egli tirava la corda perchè i buoi non corressero; giunto al basso, ripeteva la giravolta e risaliva [...]
[...] tristi, e le loro narici nere fumavano come fumava la terra smossa. Il profilo dell'alta persona del servo spiccava tra i vapori violacei della sera [...]
[...] . La solitudine del paesaggio immenso e triste, coi confini perduti in una lontananza indecisa, dalla quale le montagne emergevano livide [...]
[...] , contribuiva a render più intenso il raccoglimento del giovine lavoratore. La passione smuoveva il suo cuore come il vomere la terra: e come la terra egli [...]
[...] di Lollovi con un canestro colmo di formaggio sul capo e una gallina in mano, attraversavano il sentiero a fianco del terreno lavorato da Pietro [...]
[...] pendio; poi ancora silenzio. E Pietro lavorava e sognava, sotto il cielo autunnale sempre ineffabilmente triste e velato dalle nebbie grigio-rosate [...]
[...] delle tarde aurore, dai vapori violacei della sera, dalle nuvole gravi dei giorni cattivi, quando le macchie verdi e rossastre pareva si [...]
[...] gonfiassero d'umido, e le roccie bagnate diventavano più grigie e tristi. Per quasi un mese, egli non fece altro che smuovere e vincere la terra, e lasciarsi [...]
[...] smuovere e vincere dall'amore. Di sera si ritirava in una capanna; si sdraiava su un giaciglio di fronde o si copriva col sacco datogli da Maria [...]
[...] portate dal vento. 65 Di notte la solitudine, per uno strano effetto, si animava alquanto, o almeno non era così estesa e completa come di [...]
[...] giorno. Fuochi di altri contadini brillavano nella vallata; s'udivano tintinnii di greggie; qualche voce umana e qualche latrato di cane risuonavano nel [...]
[...] silenzio della notte, portati dal vento. E una figura di donna, un fantasma di bellezza e di piacere, illuminava e rallegrava i sogni di Pietro [...]
[...] come il fuoco profumato del ginepro illuminava e rallegrava la capanna desolata. * * * La terra fu tutta arata e quasi tutta seminata. L'inverno [...]
[...] lucido e freddo dissipò le nebbie autunnali. A giorni pioveva, ma per lo più il tempo mantenevasi freddo e asciutto. La tramontana sbatteva le sue [...]
[...] grandi ali ghiacciate, su dai monti d'Orune; Pietro spandeva intorno a sè la semente che il vento portava lontano e la terra accoglieva sempre [...]
[...] avremo finito il lavoro. Verrà Natale; canteremo con zio Nicola e ci prenderemo una sbornia solenne. 66 A voce alta non osava dire altro; ma [...]
[...] canti nuoresi: dal tenore passava al basso, e da questo alla mezza voce; poi riprendeva la strofa. Erano le stesse canzoni d'amore che aveva cantato [...]
[...] amore capriccioso e sensuale, inspirato alla giovine padrona dal servo bello e ardito, ma il sogno d'una gioja ignota, al di là di ogni desiderio [...]
[...] impuro, la speranza infine dell'amore vero e casto. Chi conosce l'avvenire? Egli ricadeva nelle sue fantasticherie; sognava di diventar ricco, di poter [...]
[...] un giorno sollevare gli occhi fino agli occhi di lei, e spiegarsi con un solo sguardo. Allora cantava, a la sua voce volava lontano, al di là [...]
[...] della valle, perchè giusto in quei momenti di speranza, quando egli tornava puro come un fanciullo e il pensiero di Maria lo faceva arrossire [...]
[...] giorno del ritorno, il senso della realtà riafferrava il giovine innamorato. 67 Qualche viandante gli portava le notizie dei suoi padroni, e [...]
[...] le sementi e le provviste inviate da zia Luisa. - Zio Nicola non è venuto a trovarti, perchè è stato quindici giorni a letto, con forti dolori [...]
[...] alla gamba. - E il medico cosa dice? Possibile che egli non trovi un rimedio? - Eh, altro che vorrebbe trovarlo: tanto più che, dicono, vuole [...]
[...] ! - Eh, sì; sposerà un pastore ricco, ecco tutto! Medico o pastore, certo però non avrebbe mai sposato un servo. E Pietro ritornava cupo, ricordando [...]
[...] sulla terra arata. I giorni continuavano a pesare freddi e limpidi, o freddi e nuvolosi: ancora una o due notti e Pietro sarebbe ritornato a dormire [...]
[...] nella casa dei padroni. Zio Nicola gli avrebbe ancora raccontato le sue storie; egli... che avrebbe fatto egli? Non lo sapeva e non ci pensava [...]
[...] su una pietra in mezzo alla terra seminata, e stette a lungo immobile, quasi piegato in due. Pareva che sentisse finalmente la stanchezza di tutto [...]
[...] , granello anch'egli buttato a caso su una terra misteriosa e selvaggia, germogliato alla ventura, abbandonato al capriccio del tempo e del destino [...]
[...] . Si svegliò ch'era già notte e si ritirò nella capanna. Fuori la notte, coi suoi grigi vapori, incombeva sull'altipiano, sulle valli, fino alle [...]
[...] montagne della costa, donde veniva un rombo di vento che sembrava l'urlo del male: e se un pezzetto di luna gialla appariva fra le nuvole correnti [...]
[...] , Malafede non mancava di abbaiargli contro, forse credendolo l'occhio maligno di un ladro. V. Maria, a quell'ora, dormiva il suo sonno pieno e [...]
[...] , ma non di più; anche la salute e la sveltezza di lui le piacevano in ragione dell'utile che potevano rappresentare. In famiglia si parlava spesso [...]
[...] Pietro. Sabina aveva lasciato il servizio, e aiutava le sue ricche parenti a fare il pane e i dolci di pasta, sapa e uva passa, che ogni buona [...]
[...] , la sapa e il miele; 70 poi venne Sabina, e tutte assieme, le due cugine e zia Luisa, gramolarono la pasta, inginocchiate per terra intorno ad [...]
[...] una tavola bassa. Zia Luisa sudava per lo sforzo, le due cugine chiacchieravano e ridevano, ma non risparmiavano i loro polsi, dimenandosi avanti e [...]
[...] indietro, con le cocche dei fazzoletti rigettate al sommo della testa. Un dolce tepore riscaldava l'ambiente, e dalla piccola finestra e da ogni [...]
[...] spiraglio del tetto penetravano raggi di sole, che gettavano lunghe striscie di pulviscolo azzurrognolo attraverso la cucina e macchie d'oro sulle [...]
[...] pareti e sul pavimento. Dopo una notte di pioggia ritornava il sereno autunnale; per tutto il vicinato intorno alla casa dei Noina, rinfrescato e [...]
[...] ripulito dalla pioggia e dal vento, si spandeva una frescura, un profumo campestre. Qua e là giacevano rami stroncati dal vento; i tetti coperti di [...]
[...] cantavano ancora, le galline erranti per le viuzze scuotevano le ali umide, fregavano il becco per terra, sui ciottoli bagnati e lucenti, lo immergevano [...]
[...] nell'acqua delle pozzanghere e poi sollevavano la testa quasi per respirare meglio l'aria del mattino. Già le donnine d'Oliena dai capelli [...]
[...] attortigliati intorno alle orecchie passavano vendendo l'uva passa e la sapa; col loro costume barocco, scalze, con le scarpe in mano, rassomigliavano nei [...]
[...] movimenti alle galline vagabonde. La loro vocetta stridula, che chiedeva: Papascja pjaes e fju? Bini 71 'ottu piaes (1), annunziava che le [...]
[...] vendemmie erano terminate e che l'inverno s'avvicinava. Maria e Sabina chiacchieravano e ridevano: la prima specialmente sembrava allegra e serena [...]
[...] : dalla sua bella gola dorata il riso sgorgava come il canto dalla gola d'un uccello. Anche Sabina scherzava e rideva: raccontava che il suo ex-padrone [...]
[...] le aveva fatto la corte e per sedurla le aveva promesso un paio di scarpe. - Molto splendido, davvero! - Aspetta, ora ti racconterò. Io gli dissi [...]
[...] rallentavano il lavoro; allora zia Luisa apriva la piccola bocca sdegnosa e diceva severamente: - Le fanciulle oneste non si vantano di certe cose [...]
[...] , fossero pur vere. - E che sono disonesta, io? - Io non so niente: so che una fanciulla di buona famiglia, come sei tu, non apre la bocca senza prima [...]
[...] matterello. (1) Uva passa comprate e fichi? Sapa comprate? 72 Ma le due cugine continuavano a ridere: ogni tanto Maria balzava in piedi [...]
[...] , guardava se la pentola bolliva e riattizzava con un lungo bastone il fuoco del forno. Mentre le tre donne impastavano la farina con la sapa per [...]
[...] farne dei piccoli pani dolci, rientrò zio Nicola, ch'era stato alla bettola per bere il solito bicchierino di acquavite, e portò una notizia [...]
[...] interessante: - Ho visto passare un prete che recava la santa Comunione ad un malato, laggiù, al Corso. Ho domandato chi era il malato grave e mi dissero [...]
[...] : Zia Tonia Benu. - La zia di Pietro! - esclamò Sabina, sollevando le mani gialle di sapa. - E lui non sa niente? - E anche se lo sa, credi tu che [...]
[...] gliene importi niente? - disse zio Nicola, voltandosi e rivoltandosi davanti alla bocca del forno. - Eh, dicono abbia dei soldi, quella donna [...]
[...] il bastone contro il forno. - Storielle! Intanto quella povera vecchia ha solo una catapecchia e un pezzetto di terreno con due macchie di [...]
[...] . Sabina, alquanto turbata, la urtò col gomito. - Tu sta' zitta! - Pietro! Pietro! Un corno! E gli altri nipoti, che son forse delle immondezze [...]
[...] ? - gridò zio Nicola, curvandosi per riattizzare il fuoco del forno. - E poi Pietro rifiuterebbe forse l'eredità: l'eredità di un ladrone! È onesto [...]
[...] il breve colloquio nella vigna, l'avesse trascurata e quasi disprezzata. Però, chi mai conosceva l'avvenire? Forse Pietro, diventando erede di una [...]
[...] piccola casa e di un pezzetto di terra, avrebbe ripensato ad ammogliarsi. Sabina sperava. Zio Nicola prese uno sgabello e sedette davanti al forno [...]
[...] vecchio ladro morto venti anni prima in « quei luoghi » tristi, dove gli uomini si riducono a far la calza e lavorare all'uncinetto. 74 - Sì, era [...]
[...] redimere l'anima sua bisognava offrire mille messe e cento processioni. Basta, certo è stato un ladro astuto, spauracchio di proprietari e di pastori [...]
[...] . Tutto ciò che vedeva era suo. « Passava vicino ad un gregge, adocchiava la più grossa pecora e il giorno dopo questa spariva; pareva che egli [...]
[...] rubasse con gli occhi. Una volta passò vicino ad un ovile e adocchiò una grossa pecora nera di razza spagnuola: il pastore lo vide, e per sottrarre la [...]
[...] pecora nera agli artigli del ladro la uccise, la sventrò e l'appese ad un ramo della capanna. Ma il ladro trovò il modo di farla sparire egualmente [...]
[...] . - Pietro non gode buona fama appunto perchè parente d'un simile avoltoio - osservò zia Luisa, intenta a fare dolci di pasta e di uva passa, ai [...]
[...] quali dava forme interessantissime: anelli, scacchi, piramidi, croci e persino cappelli da prete. Zio Nicola s'arrabbiò, battè il bastone contro il [...]
[...] forno e gridò: - Venga davanti a me qualcuno che osi parlar male di Pietro Benu; venga avanti, se può; venga avanti, se ha fegato! Venga; gli [...]
[...] risponderò io con questo qui. E brandì il bastone, pronto a colpire i calunniatori del suo servo. 75 Verso il tramonto le donne smisero di lavorare [...]
[...] , dopo aver deposto il pane e i dolci entro i canestri d'asfodelo: la cucina calda odorava di sapa e d'uva passa colta. - Ora dovrei andare alla [...]
[...] fontana, - disse Maria, scuotendo l'anfora vuota. - Se vuoi venire, Sabina, passeremo davanti alla tua casa; tu prenderai la tua anfora e andremo [...]
[...] assieme. Indossò la tunica, gonna di orbace orlata di nastro cremisino, mise sul capo l'anfora rovesciata e uscì con la cugina, alla quale zia Luisa [...]
[...] aveva colmato di pane e dolci il grembiale. Nella casetta di Sabina la vecchia nonna filava, badando alla piccola mola tirata da un asinello [...]
[...] grigio bendato e silenzioso. La pietra della macina, l'asinello e il viso affumicato di zia Caderina avevano lo stesso colore cenerognolo, e parevano [...]
[...] d'una medesima sostanza; e in realtà formavano una stessa cosa. I pensieri della vecchia erano sempre corsi dietro l'asinello, e l'asinello aveva [...]
[...] sempre tirato la mola; la mola ogni giorno sgretolava un quarto di frumento e rendeva così mezza lira: tanto bastava a zia Caderina. Sabina lavorava [...]
[...] e si sosteneva da sè. - Come va? - chiese Maria alla vecchia, mentre Sabina attortigliava uno straccio per farne un cercine. - Si cammina, si [...]
[...] L'asinello s'era fermato, come per ascoltare, e zia Caderina gridò invano: - Va, va! Solo quando le due cugine furono uscite l'animale riprese il suo [...]
[...] , vestite nello stesso modo, con le anfore rovesciate sul capo, le due cugine parevano due sorelle bibliche, Rachele e Lia, Marta e Maria, dirette alla [...]
[...] passeggiava, lento e tranquillo, respirando l'aria profumata della valle; qualche donna scendeva alla fontana, qualche paesano conduceva i buoi o i cavalli [...]
[...] . Sabina e Maria, giunte alla fonte, sedettero su un masso, aspettando che altre donne prima arrivate colmassero le loro anfore. La sera calava [...]
[...] splendida e molle; l'Orthobene sorgeva al di sopra dello stradale, grigio e roseo sul cielo cinereo; l'ombra si addensava in fondo alla valle, ma i [...]
[...] profili delle ultime case di Nuoro e della cattedrale fantastica spiccavano sul cielo d'oro. 77 - Vorrei una pala (bustino) di velluto in colore di [...]
[...] quel cielo, - disse Maria, guardando in alto. Ma Sabina guardava l'ombra in fondo alla china, e ricordava... Che faceva ora Pietro, al di là della [...]
[...] valle e dell'altra valle ancora? Ricordava la promessa di « dire una cosa » alla povera serva? O si era pentito e pensava ed un'altra donna meno [...]
[...] povera? Intanto le donne chiacchieravano intorno alla fontana: una piccola bruna, con un occhio bendato, si lavava i piedi nel rigagnolo e imprecava [...]
[...] testa e gli mandavano energiche maledizioni. Un uomo scendeva alla fonte per abbeverare tre porcelline di latte. Le tre graziose bestioline dal pelo [...]
[...] morbido a striscie nere e gialle come quello dei cinghiali, col musino roseo imbrattato di terra, si rincorrevano, grugnivano, rotolavano; e giunte [...]
[...] cominciò a fischiare per richiamarle; il monello cessò di sputare, e così le donne finirono di riempire le anfore, e venne il turno delle due cugine [...]
[...] . Poi anche loro se ne andarono, con le anfore colme dritte sul capo; e la fontana gorgogliò nel silenzio vaporoso del crepuscolo. Sabina continuava [...]
[...] come un uccello e volare vicino a lui per scrutarne i pensieri! - Se la zia muore, egli tornerà, non è vero? - domandò ad un tratto. - Chi? - Ma [...]
[...] Pietro Benu! - Ah, tu pensi a lui! Chissà se tornerà! Ad ogni modo glielo manderò a dire. Ma credo che quella vecchia sia sempre inferma, e di [...]
[...] tanto in tanto si confessi e comunichi. - Andate d'accordo con Pietro? - Certo, - disse l'altra, sorridendo un po' sdegnosa. - Egli è un buon servo [...]
[...] . 79 - Allora non so perchè non m'ha più cercata, mentre son certa che mi vuol bene. - E tu? e tu? - domandò Maria, volgendosi con curiosità [...]
[...] verso la cugina. - Ma... anch' io... - mormorò Sabina, incoraggiata dalla benevolenza di Maria e dal silenzio e dal crepuscolo che le circondava [...]
[...] . - Dopo quel giorno... ho sempre atteso. Quando lo sento nominare, vedi, il cuore mi batte forte. Se egli almeno si spiegasse!... - E poi? - insistè [...]
[...] Maria. - E poi? Se egli mi vuol veramente bene, ci sposeremo... Maria tacque. E per la prima volta la sua cugina, povera e semplice, che si [...]
[...] . - Perchè taci? - domandò l'altra - Dispiacerebbe a te e agli zii se avvenisse... ciò che io spero? Io sono povera. Che aspetto? - Ma no, anzi! - esclamò [...]
[...] Maria, pensierosa. - Pietro è un bravo giovine. E poi è anche bello! E poi, se la zia gli lascia il suo avere... - Che mi importa? Io voglio lui [...]
[...] vedeva la vecchia nonna che filava ancora e il vecchio asinello che girava sempre intorno alla mola. Maria sentì un impeto di compassione, rivedendo [...]
[...] il melanconico quadretto. - Povere creature! - pensò, guardando la vecchia e l'asinello; - stanno sull'orlo della fossa e lavorano ancora. Che [...]
[...] oscurità sempre più densa della sera. Le pareva di prender la cugina e il servo sotto la sua protezione, con benevola pietà da regina. E avrebbe [...]
[...] interminabile, un lontano sogno di gioia? VI. Pietro ritornò a Nuoro dopo circa cinque settimane d'assenza, e precisamente la vigilia di Natale [...]
[...] . Avanti, avanti, per gli aspri sentieri che scendevano in fondo alla vallata e poi risalivano fino a Nuoro, egli pungeva i buoi con crudeltà [...]
[...] , spingendoli rapidamente al ritorno. Il vomero era consumato, il carro colmo di radici dl lentischio. Nonostante la sua fretta e la sua ansia, il giovine [...]
[...] il passo e Malafede frugava qua e là per le macchie imbrullite, nere o rosee come mucchi di carboni semispenti. Soffiava la tramontana acuta; il [...]
[...] cielo basso e plumbeo prediceva la neve; ma Pietro sentiva un calore interno ardergli il petto: le sue mani 82 nere scottavano, una vena gli [...]
[...] , un cerchio ardente gli stringeva la fronte, e la pulsazione continua alla tempia sinistra sembrava il picchiare di un martello che fermava quel [...]
[...] , con le sue macchie rugginose, le pietre lividognole, gli sfondi grigi, pareva morta sotto quel gran cielo oscuro e pesante. Arrivato davanti alla [...]
[...] dal vento, nella sera tetra. Le sue prime case apparivano già; qualche donna avvolta nella tunica, con l'anfora sul capo, e qualche uomo [...]
[...] , coll'immancabile cavallo o coi buoi sonnolenti, passavano spinti dal vento. Pietro volse le spalle ai monti velati di nebbia, alla vallata fumosa, e [...]
[...] dei suoi padroni. Il roteare del suo carro riempì la straducola con un rumore da torrente. Malafede si slanciò in avanti, con la coda dritta, e [...]
[...] abbaiò. Passando davanti alla bettola illuminata, Pietro intravide, dietro il banco, il viso soave e ardente 83 della bella Francesca, e un [...]
[...] impulso di desiderio gli brillò negli occhi; ma subito egli pensò a Maria e per la prima volta in vita sua si vergognò d'aver desiderato una donna di [...]
[...] egli avrebbe voluto sacrificare ben altro che un desiderio impuro! Il portone era chiuso: egli picchiò col pungolo, e subito, nel silenzio improvviso [...]
[...] questa supposizione, che pure egli sentiva vana, gli riempì il cuore di gioia. Malafede fiutava e raspava il portone; e come tardavano ad aprire [...]
[...] cominciò a guaire, sollevandosi e cercando di introdurre una zampa in una fessura. Qualcosa di simile all'impazienza e alla gioia del cane fremeva [...]
[...] nel cuore di Pietro. Finalmente zia Luisa aprì, e Pietro intravide Maria ritta sul primo gradino della scala; ma non osò guardarla subito. - Buona [...]
[...] sera. - disse, spingendo i buoi dentro il cortile. E solo quando zia Luisa si volse per chiudere il portone, egli guardò la giovine padrona e le [...]
[...] migliore signora di lei - egli disse, sospirando. - Ma tu, Pietro, sei stato ammalato? Sei magro e giallo, - osservò zia Luisa, quando egli, slegati [...]
[...] i buoi e rimesso a posto il carro, entrò in cucina, dove Malafede fiutava ogni angolo. - Macchè! macchè! Ho avuto un po' di febbre, queste ultime [...]
[...] sere, ma come dice Maria, la mia pelle non è fina tanto da risentirsi di simili cose. E il padrone dov'è? - Febbre! febbre! Febbre interna, forse [...]
[...] quale ella rivolge la parola solo per compassione! Ridiventato triste, egli sedette davanti al fuoco, accanto a zia Luisa, e cominciò a [...]
[...] ragguagliarla sull'andamento del suo lavoro. Maria andava e veniva per la cucina, preparando la cena di magro della vigilia di Natale. Fuori le campane [...]
[...] Pietro, che si era alzato 85 rispettoso e sorridente, rise e battè il bastone per terra. - Ah, bravo, - disse, sedendosi al posto di zia [...]
[...] Luisa, e battendo la mano aperta sul ginocchio di Pietro, - ti aspettavo! Stanotte veglieremo e canteremo a disputa. Se le donne vogliono andare alla [...]
[...] vostro vino, e parlar male di voi domani. Il miglior amico è il servo fedele. Ed anche il cane, non dico: qua' Malavì! Diavolo, sei brutto come un [...]
[...] cane! Malafede gli si era rifugiato fra le gambe e gli leccava le mani. - Qui, da bere, donne, - disse poi zio Nicola. Maria s'avvicinò, con la [...]
[...] caraffa e il bicchiere. - Tu non andrai alla messa? - domandò Pietro. - Io? Io no, davvero! Me ne vado subito a letto, appena avrò cenato. Io non ho [...]
[...] da incontrare nessuno, alla messa. E anche voi, babbo, fareste bene d'andare a letto... Pietro non udì ciò che il padrone rispose. Maria non aveva [...]
[...] guardò con riconoscenza, e bevette quasi con voluttà il vino offerto da lei. - Le donne vanno a letto; tanto meglio, - riprese il padrone. - Di notte [...]
[...] le donne non devono far altro che andare a letto; questa è la mia opinione. Noi, dunque, Pietro Benu, chiuderemo il portone e non apriremo neanche [...]
[...] se viene il diavolo. Accenderemo un gran fuoco, metteremo accanto a noi una bottiglia di vino, e canteremo... - Ma io non so cantare, - osservò [...]
[...] amici miei sono il servo, il cane, il bastone! Sì, anche il bastone! Ecco però un amico che l'anno scorso non avevo! - concluse, rattristandosi e [...]
[...] presenza di lei gli dava un dolce piacere. Non era l'ebbrezza ch'egli provava allorché, pur essendo lontano da lei, credeva di vedersela davanti viva e [...]
[...] palpitante; ma ella era così bella, la sua voce così armoniosa, la sua persona emanava tale fluido di giovinezza e di piacere, che egli sentiva la [...]
[...] , e spiegò due stuoie di giunco sul pavimento caldo; il padrone preparò due bottiglie di vino, una delle quali, più rossa dell'altra, risplendeva [...]
[...] riflettendo la fiamma; e la scena omerica cominciò. Zio Nicola e il servo sedettero sulle stuoie, e il padrona sollevò una delle bottiglie, guardandola [...]
[...] attraverso la fiamma. Poi guardò così anche il bicchiere, entro il quale al riflesso del fuoco il vino scintillava come rubino; e cominciò a [...]
[...] cantare. « Questo è il sangue ardente della botte, e bevendolo noi scaldiamo il nostro cuore. Beviamo, dunque, e riscaldiamoci, poichè fuori cade la [...]
[...] neve ed anche su di noi cade la neve degli anni. Non fidarti, tu, giovinotto; anche per te passeranno gli anni, il tuo cuore diventerà freddo e [...]
[...] occorrerà molto vino per riscaldarlo. Cosa ne dici, tu? » Pietro rispose: « Il mio cuore è già freddo, perchè io sono un povero servo e nessuna donna [...]
[...] mi guarda, e nessun piacere può sorridermi. Io bevo, ma neppure il vino può riscaldare il mio cuore ». « Tu sei un bugiardo e un vanitoso [...]
[...] , - rimbeccò zio Nicola, nella sua seconda ottava dai versi più o meno sbagliati, - e mentisci affermando che le 88 donne non ti guardano e i piaceri [...]
[...] non ti sorridono. Ora ti proverò il contrario... ». Fuori soffiava una violenta tramontana; grandi nuvole, chiare e dense, come enormi blocchi di [...]
[...] due cantori. Talvolta zio Nicola, infervorato, si alzava a sedere, e con un cenno della mano indicava a Pietro di non interromperlo: e invece di [...]
[...] una componeva due e persino tre strofe, una peggiore dell'altra. Pietro lo ascoltava religiosamente, poi anch'egli cantava la sua ottava, e beveva [...]
[...] e beveva. Verso le undici, mentre le campane suonavano con una letizia esagerata, tanto che parevano scrollate dal vento pazzo, servo e padrone [...]
[...] cantavano ancora; le bottiglie erano vuote, e il loro splendore era passato negli occhi dei due cantori. Qualche volta Pietro riusciva a comporre [...]
[...] delle ottave con argomenti così vivaci e stringenti che zio Nicola si dichiarava vinto. Ma invece di offendersi guardava l'avversario con una certa [...]
[...] ammirazione, e gli diceva: - Bravo! Così ti voglio. Continuarono a bere, ma cessarono di cantare. Verso mezzanotte gli occhi del padrone, che al [...]
[...] riflesso del fuoco parevano di cristallo, s'aprivano e si chiudevano incoscienti; quelli del servo, pieni di languore, si smarrivano dietro sogni e [...]
[...] proprio così? E Pietro, doveva parlare, dire veramente ciò che pensava? - Ah, padrone mio, se sapeste! Se sapeste che serpente ho nel cuore! Voi dite di [...]
[...] zio Nicola, sollevando la testa. E ricominciò a raccontare in prosa le avventure che aveva già ricordato nelle sue ottave. Oramai Pietro le sapeva [...]
[...] a memoria; quindi cominciò a distrarsi, e in breve le parole del padrone gli arrivarono confuse alle orecchie, come un ronzìo di api. Tuttavia [...]
[...] gli pareva di non essere ubbriaco, e che non lo fosse neppure il padrone; e la confidenza che zio Nicola gli dava lo rendeva felice e ardito. E [...]
[...] perchè no? Ecco, ora apriva la bocca e parlava. Tutto era facile, tutto possibile. Sì, sì, bisognava parlare: ma prima occorreva cercar le parole adatte [...]
[...] . Nascose il viso fra le mani, pensò a lungo: ad un tratto staccò le mani dal volto ardente e fissò come un pazzo, attraverso le dita aperte, lo [...]
[...] splendore rosso del fuoco... Le parole venivano: - Zio Nicola, io non sono ricco, ma se voi mi aiuterete lo diventerò. Mia zia sta per morire e so [...]
[...] che ha fatto testamento in mio favore... È poca cosa, lo so: una casetta in rovina e un pezzetto 90 di terra, ma io venderò subito ogni cosa e [...]
[...] , abbassando le mani. Ma zio Nicola, col capo reclinato sulla mano, non rispose. Pietro lo guardò e si accorse che il padrone dormiva. Allora avvenne in [...]
[...] lui una brusca reazione; come spesso gli accadeva, arrossì fino alle orecchie e sentì una profonda umiliazione. - Sì, sono davvero ubriaco, - pensò [...]
[...] , scrollando il capo col suo gesto sprezzante. - Dormiamo, dormiamo... Si sdraiò sulla stuoia, poi si sollevò e guardò ancora il padrone. - Non [...]
[...] sarebbe meglio svegliarlo e dirgli che vada a letto?... Ma no, che s'aggiusti da sè... Ancora una scrollatina di capo, poi si sdraiò nuovamente: le [...]
[...] , e su queste straducole luminose passavano molte chiocciole verdastre, e qualcuna metteva fuori dal guscio le piccole corna rosee tremolanti: poi [...]
[...] tutto scoppiava e si sperdeva in mille e mille scintille d'oro. Era il fuoco che scoppiettava. 91 * * * - Che bel cantare avete fatto stanotte [...]
[...] ubbriacati come due animali! Io non posso soffrire gli uomini viziosi. Pazienza mio padre, poveretto: egli ha molti dispiaceri e naturalmente cerca [...]
[...] , coi piedi sulla cenere. Pietro s'accorse ch'ella esagerava, ma si pentì d'aver bevuto e nello stesso tempo sentì piacere per l'interesse ch'ella gli [...]
[...] promessa non commosse Maria, ma Pietro la mantenne. Quel giorno, infatti, egli andò 92 alla bettola, ma non bevette e non guardò la moglie del [...]
[...] bettoliere: stette lì a chiacchierare e a difendere i suoi padroni, dei quali il toscano parlava male. Nei giorni seguenti egli lavorò in un orto [...]
[...] che i Noina possedevano vicino al paese: all'imbrunire rientrava a casa e cenava coi padroni. Nei momenti ch'egli stava a casa, zia Luisa si serviva [...]
[...] di lui per certe piccole faccende domestiche, e una sera lo mandò persino alla fonte con l'anfora sull'omero. Egli, che in altri tempi si sarebbe [...]
[...] ribellato, poichè un servo contadino lavora soltanto la terra, obbediva e si umiliava con gioia, pur di far piacere a Maria. Non sapeva perchè, da [...]
[...] suo sogno, come nella sera di Natale. Ecco, una sera egli rientrava a casa tardi e trovava Maria sola, seduta accanto al fuoco: anch'egli si [...]
[...] sedeva davanti al focolare e guardava con insistenza la giovane padrona. « Perchè mi guardi così, Pietro? » « Perchè mi piaci, Maria ». Ella rideva [...]
[...] , egli balzava in piedi, le si curvava sopra, le arrovesciava la testa e la baciava. Questo sogno bastava per renderlo felice, di una felicità ardente [...]
[...] , e di giorno in giorno si mutava in progetto, in idea fissa. Egli s'era poi procurato un pettine e uno specchio tascabile, e appena si trovava solo [...]
[...] non rifiniva di lisciarsi i capelli e la barbetta, guardandosi a lungo gli occhi, le labbra e la fronte. Si trovava bello, e se ne rallegrava [...]
[...] . VII. Di solito i padroni andavano a letto presto; qualche volta, però, se un bel fuoco ardeva nel focolare, zia Luisa e Maria s'indugiavano nella [...]
[...] cucina, e chiacchieravano con Pietro. Seduta su un'altra scranna, la vecchia padrona filava: la luce gialla azzurrognola del lume ad olio dava un [...]
[...] rannicchiava in un angolo del focolare, e parlava poco, invasa dal torpore del caldo e del riposo. Così seduta per terra, spesso coi piedi scalzi, ella pareva [...]
[...] una serva, ma non cessava di essere meravigliosamente bella. Pietro la guardava alla sfuggita, e ogni volta che incontrava gli occhi di lei [...]
[...] sentiva uno smarrimento di desiderio. Discorsi quasi puerili si svolgevano tra la vecchia padrona e il giovine servo: zia Luisa vantava la sua roba [...]
[...] . 94 Quelle son bestie! Hanno la schiena lucida come specchio e sono forti come leoni. - Cosa dici? Ma se volevano venderli a me, quei buoi [...]
[...] trascinando le sue gambe e battendo il bastone per terra: al solito era mezzo brillo e pretendeva che Pietro cantasse con lui una gara estemporanea. Per [...]
[...] . Maria glielo strappò di mano e si mise a ridere. A un tratto però vide che Pietro, improvvisamente ammutolito, le guardava il collo con uno sguardo [...]
[...] da pazzo: e portandosi la mano al petto s'accorse d'aver la camicia sbottonata. Senza dubbio Pietro vedeva il neo bruno con tre peli d'oro, grande [...]
[...] Pietro non cantò più, nonostante le preghiere e le minacce del padrone. 95 I giorni passavano; una sera zio Nicola uscì con Pietro e lo condusse [...]
[...] uomini s'avvicinò premurosa e sorrise a Pietro. - Eh, ti piace questo giovinotto? - chiese zio Nicola, battendo la punta del bastone sulle spalle di [...]
[...] Pietro. - È un bel giovine, certo! - E io non sono un bell'uomo? Dov'è tuo marito? - È andato ad Oliena per provvedersi di vino. Zio Nicola non [...]
[...] scherzò oltre; chiese del vino forte e bevette due bicchieri uno dopo l'altro. Maria Franzisca era tornata al banco, ma Pietro s'accorse che il [...]
[...] Salvatore Brindis per dirgli che domani lo aspetto a casa, per l'affare delle capre. Và: dopo puoi fare quel che vuoi. Pietro capì: s'alzò e andò via [...]
[...] passione, quando l'istinto incosciente lo spingeva a desiderarla con un desiderio quasi crudele. Rientrò e trovò la giovane padrona sola in cucina [...]
[...] , seduta al posto di zia Luisa, sull'alta scranna 96 vicina al lume ad olio. Era un'illusione del suo desiderio? Ella cuciva tranquillamente e non [...]
[...] accennava a ritirarsi. - E la padrona? - domandò Pietro, attaccando il suo cappotto al solito chiodo. - Si sentiva stanca, è andata a letto. E il [...]
[...] servo, che staccò il cappotto dal solito chiodo e lo appese allo spigolo della porta. Egli non sapeva che fare per nascondere il suo turbamento; si [...]
[...] sentiva impallidire e tremare, quasi stesse per compiere un delitto: e la tranquillità di Maria, la cui mano si sollevava e si abbassava lentamente [...]
[...] , col ditale di argento sulla punta del dito medio, aumentava la sua commozione. Uscì nel cortile e cautamente chiuse il portone, affinchè zio [...]
[...] Nicola, rientrando, non sorprendesse il colloquio pericoloso che egli voleva aver con Maria. La notte invernale era limpida e fredda; la luna [...]
[...] illuminava il cortile, dove le zappe e i vomeri brillavano come fossero d'argento; l'orologio di Santa Maria suonò le ore, con lunghe vibrazioni tremolanti [...]
[...] : tutto era silenzio e gelo. Solo il cuore di Pietro ardeva e tumultuava. Egli afferrò un grosso tronco nero coperto di musco gelato, lo sollevò [...]
[...] sul suo petto, rientrò in cucina e lo depose sul focolare. Quello sforzo fisico 97 lo calmò alquanto; sedette per terra, con la solita posa [...]
[...] pittoresca, battè le mani una sull'altra per pulirle dai fili di musco lasciati dal tronco, si accomodò e poi si levò la berretta. Ma non seppe che dire [...]
[...] . Pensava confusamente che gli sarebbe stato facile alzarsi, balzare sulla giovine padrona e cogliere sulle sue labbra il bacio che egli desiderava [...]
[...] ai suoi piedi, disse una cosa che lo colpì e lo turbò maggiormente. - Pietro, ti aspettavo. Ho da dirti una cosa. Egli sollevò il viso e la guardò [...]
[...] ; ma ella continuava a cucire, con gli occhi fissi sull'ago e le ciglia abbassate, e non vide lo sguardo lampeggiante di lui. - Senti, Pietro [...]
[...] così trascurata? Ella ti vuol bene... Che dici tu? Maria non smise il suo lavoro; parlava con calma, e non dimostrava d'interessarsi oltre misura [...]
[...] 98 alla causa da lei perorata; neppure si scosse per il prolungato silenzio di Pietro. Egli non sapeva che dire; pareva colto da stupore e [...]
[...] troppa curiosità. Prese il rotolo del refe, fece scorrere il filo attraverso le dita, lo ruppe coi denti, e mentre infilava l'ago sollevandolo verso la [...]
[...] fiammella del lume, domandò: - Non dici nulla, Pietro? Parla. Pietro aveva anch'egli sollevato gli occhi e la investiva da capo a piedi con uno [...]
[...] sguardo disperato. Quella sera Maria era più bella del solito, o almeno tale appariva al servo. La tela ch'ella cuciva le copriva il grembo e cadeva [...]
[...] fino al pavimento; la camicia di lei, bianchissima, aveva riverberi di neve; fra tutto questo candore il collo di lei pareva più roseo, e il viso [...]
[...] più affascinante: e la fiamma del lume e il chiarore del fuoco la circondavano d'una luce suggestiva. Gli angoli della cucina si perdevano [...]
[...] nell'ombra: fuori era notte e silenzio, e in quello sfondo di 99 mistero la figura di Maria appariva a Pietro come gli appariva nel sogni, vicina, sua [...]
[...] . - Non si parla così! Non si tratta così una ragazza onesta! Non mentire: io stessa vidi, laggiù nella vigna, che tu la corteggiavi e le parlavi in [...]
[...] segreto! Ma Pietro ebbe un'astuzia da innamorato. - Le parlai in segreto! Ebbene, sì, è vero, - disse, chinando gli occhi e prendendo in mano il [...]
[...] bastone di ferro bucato, che serviva per soffiare e attizzare il fuoco. - È vero, si? Vedi dunque, Pietro... Egli fece un segno sulla cenere con la [...]
[...] chiederle un parere. - A chi? A Sabina? E perchè a lei? - domandò meravigliata Maria. Pietro fece un altro segno di croce sulla cenere: in quel [...]
[...] , chinando il capo, col gomito sul ginocchio e il dito col ditale sulle labbra. Pietro provava un'angosciosa sensazione di paura; eppure in quel [...]
[...] momento non ricordava affatto zio Nicola, zia Luisa, e che egli era il servo della donna alla quale stava per svelare la sua passione insensata. Maria [...]
[...] , senza stupore, senza indignazione; ma arrossì e rise. - Scherzi, Pietro Benu? Egli riacquistò subito il senso della realtà; ricordò ancora il padrone [...]
[...] paura. Oramai erano di fronte: il segreto non li separava più, e un istinto selvaggio animava Pietro come doveva animare l'uomo primitivo davanti [...]
[...] alla donna agognata. Ma a questo istinto si univano anche i sentimenti provati da Pietro nei lunghi giorni della sua solitudine: desiderio e sogno [...]
[...] d'amore, orgoglio, bisogno di vittoria. 101 - Ebbene, sì, tu! Perchè ridi? perchè son povero e servo? E se son povero e servo non posso [...]
[...] colpa ne hai? Siamo tutti eguali davanti a Dio. Egli capì che ella parlava così perchè aveva paura d'irritarlo; ma si fece più ardito. - E allora [...]
[...] , questo sì; mai nessuno le aveva diretto una più calda e viva dichiarazione d'amore, ma ella aveva troppa coscienza del suo dovere per permettersi [...]
[...] oltre il gusto di ascoltarlo. Con ostentata lentezza ripiegò la tela, ficcò l'ago nel rotolo del refe, si tolse il ditale e si dispose ad andarsene [...]
[...] . Un velo oscurò gli occhi di Pietro. Ella si ritirava; egli non l'avrebbe vista mai più così, sola davanti a lui, nel silenzio e nell'ombra della [...]
[...] notte. Con uno slancio balzò e sedette vicino a lei, e le afferrò una mano. - Resta: ho da parlarti ancora... - Lasciami! - gridò Maria [...]
[...] di Maria, e sentì come uno spasimo di pianto, e forse si sarebbe umiliato e avrebbe domandato scusa alla fanciulla, se ella, d'improvviso, non [...]
[...] fosse balzata su, tentando di scappare. D'un balzo fu anch'egli in piedi, la rincorse e l'afferrò quasi brutalmente. 103 - Non gridare. - le [...]
[...] , svincolandosi. Egli le recinse la vita con un braccio, avvicinò il viso di lei al suo e la baciò sulle labbra; poi la lasciò. Tremava tutto, e come [...]
[...] in sogno udì ch'ella piangeva convulsa e diceva: - Vile, vile... dirò tutto al babbo... ti farò mandar via... E quando si trovò solo nella cucina [...]
[...] sarebbe andato? La sua vita, ormai, non aveva più scopo. Rimise in ordine il cucito di Maria, ch'ella nella fuga aveva lasciato sparso per terra, e [...]
[...] , scusatemi e perdonatemi se ho baciato vostra figlia...Baciata! L'ho baciata! - pensò all'improvviso; E un brivido di voluttà, come non l'aveva sentito [...]
[...] nell'atto del bacio, gli serpeggiò per tutta la persona. Allora, nonostante tutti i suoi timori e le sue incertezze, chinò il viso fra le mani e si [...]
[...] sprofondò in un sogno di amore: aveva qualche cosa da ricordare, e fra il ricordo e il desiderio, entrambi disperati, la sua passione diventava [...]
[...] più che mai folle e feroce. VIII. Maria pianse di rabbia e d'umiliazione, ma poi il sonno profondo della giovinezza la vinse e le raddolcì il [...]
[...] cuore. Svegliandosi, la mattina all'alba, ella ricordò subito la scena della sera avanti, e le parve di aver sognato. Ma sì, aveva anche sognato [...]
[...] : era scesa nella vigna, dove Pietro guardava l'uva. Faceva caldo, ma una vegetazione primaverile copriva le chine, e l'erba e la vitalba fiorita [...]
[...] quest'erbaccia? Vedi, bisogna curvarsi e cercar l'uva come si cerca un oggetto smarrito... ». Si curvava infatti, quando due forti braccia l'avvinsero [...]
[...] mano, e la baciò sulla labbra... Uno, due, infiniti baci. Ella avrebbe voluto gridare, ma non poteva; d'altronde nessuno l'avrebbe 106 sentita [...]
[...] , nella solitudine della valle deserta. Egli la baciava e taceva, e teneva gli occhi chiusi: ella aveva paura, ma a poco a poco le ginocchia le si [...]
[...] piegavano, l'ardore delle labbra di Pietro si comunicava al suo sangue: le pareva di dover morire... Svegliandosi e ricordando che Pietro l'aveva [...]
[...] imprecazioni e insulti che ella fra sè e sè non prodigò quella mattina al servo sfacciato e vile. Come gli sarebbe ricomparsa davanti? Oramai egli poteva [...]
[...] guardarla con occhi da padrone e mancarle ogni momento di rispetto. Via, via, cacciamolo via, come un cane appestato... Egli però potrebbe vendicarsi [...]
[...] ; potrebbe spargere calunnie sul conto dei suoi padroni, far loro dei dispetti e dei danni, tagliare gli alberi nella vigna, ammazzare i buoi [...]
[...] , incendiare le messi. Un uomo offeso è più temibile della tempesta e del fuoco. Eppoi, non si sa mai, gli uomini sono tanto imprudenti e focosi! Che [...]
[...] ... Ora bisognava evitare le occasioni: intanto ella avrebbe trovato un mezzo per farlo congedare senza scandalo. Maria si alzò, aprì la finestra e [...]
[...] stette lungamente a guardare nel cortile silenzioso. Nuvole scure salivano sull'orizzonte e coprivano il cielo freddo e chiaro; un gallo cantava [...]
[...] , Malafede abbaiava nel cortile. Maria si sentì triste e contrariata, dimenticando alquando la sua sgradevole avventura per ricordarsi che doveva fare il [...]
[...] bucato! Con quel tempaccio lì! Venisse una buona volta il bel tempo: il cortile ritornerebbe pulito e gaio come una sala, la campanula [...]
[...] rifiorirebbe. E Pietro non starebbe più in paese; ritornerebbe in campagna, passerebbe il tempo a mietere e raccogliere il grano: ella, certo, non andrebbe [...]
[...] più a trovarlo! Ella sospirò, ricadendo nel ricordo della scena accaduta la sera prima, e quasi per sfogare il suo dispetto si mise a rifare il letto [...]
[...] e a rimetter in 108 ordine la sua camera, pestando i piedi nervosamente. - Hai i diavoli in corpo, stamattina? - gridò zio Nicola dalla [...]
[...] camera attigua. Allora ella uscì nella scaletta e scese nel cortile. Il finestrino della porta di cucina era aperto, ma non si udiva alcun rumore [...]
[...] in cucina, trovò Pietro addormentato in una posa insolita, seduto per terra e col capo appoggiato ad una sediolina. Egli doveva aver passato una [...]
[...] notte insonne e tormentosa; non aveva neppure spiegato la stuoia, e al barlume livido che penetrava dal finestrino il suo viso appariva pallido come [...]
[...] il viso di un malato. - Egli non ha dormito, - pensò Maria; e suo malgrado, provò pietà di lui. Le parole di Pietro le tornavano in mente. « Non [...]
[...] volevo fuggire... Che farà ora, svegliandosi e vedendomi?... S'egli balzasse su e m'atterrasse e mi baciasse ancora, come nel sogno? Dispetto [...]
[...] : guardava con disprezzo il viso pallido del dormente; ma, senza volerlo, i suoi 109 occhi si fermavano sulle labbra di lui, e sentiva ancora [...]
[...] , perchè, mentr'ella frugava fra la cenere cercando una brage, egli si svegliò di soprassalto e la guardò spaurito. - Perchè hai lasciato spegnere il [...]
[...] fuoco? - disse Maria, senza guardarlo. Egli si sollevò, s'inginocchiò e si curvò per riaccendere il fuoco. - Poco fa ardeva ancora... non so come s'è [...]
[...] spento; ora lo riaccendo, aspetta, non inquietarti. - balbettò, ancora assonnato, ma timido e quasi pauroso di lei. - Poco fa ardeva ancora [...]
[...] ... Egli dunque non ha mai dormito fino a poco fa, - pensò Maria, ritta presso il focolare. Egli battè l'acciarino sulla pietra focaia e riaccese il [...]
[...] fuoco, poi balzò in piedi e si scosse tutto. - Maria, - disse. - ti prego di scusarmi se... sono stato pazzo. Non dir niente a tuo padre. Me ne andrò [...]
[...] appena troverò una scusa. Tu sei tanto buona e mi perdonerai: io non solleverò più gli occhi per guardarti... Ella gli volse le spalle, e per il [...]
[...] momento Pietro non disse altro. 110 * * * Ma egli non mantenne le sue promesse, e tanto meno pensò ad andarsene. Per qualche settimana non [...]
[...] osò veramente sollevare gli occhi davanti a Maria e non le rivolgeva la parola se non interrogato. Lavorava nella vigna, e spesso non ritornava in [...]
[...] paese neppure alla sera. Una domenica, però, agli ultimi di carnevale, egli si trovò solo con Maria nel cortile caldo e allegro di sole. Entrambi si [...]
[...] ad ascoltar la predica. Pietro la guardò; i suoi occhi ardevano e la fissarono a lungo, insistenti e avidi. Ella ne arrossì. - Se tu vuoi, vengo [...]
[...] fascinatori. Maria s'allontanò rapidamente da lui e uscì, e Pietro ebbe l'impressione ch'ella fuggisse. Altri giorni passarono; la primavera, la [...]
[...] considerar Pietro come un suo fervido ammiratore, e non avesse più timore di lui. Del resto, ella non aveva altri adoratori o almeno adoratori coi quali [...]
[...] potesse avere un contatto immediato e pericoloso. Era nota a tutti i ricchi paesani scapoli di Nuoro la superbia della bellissima Maria Noina; tutti [...]
[...] fino a lei, e per i borghesi, per gli avvocati, ella non era abbastanza ricca. Solo un proprietario di buona famiglia, Francesco Rosana, paesano [...]
[...] ricco e intelligente, ma assai brutto, guardava con insistenza la bella figliuola di Nicola Noina. Ella lo sapeva, ma per più d'un anno aveva atteso [...]
[...] piaceva di più un giovinotto alto e svelto, ricco pastore, che però doveva sposare una fanciulla orfana, meno bella, ma più ricca di lei. Un giorno [...]
[...] il giovine fidanzato venne a cercare zio Nicola, e guardandolo bene, Maria provò una strana impressione; le parve che egli si rassomigliasse [...]
[...] 112 a Pietro. Non seppe perchè, ella sospirò, e per tutto il giorno provò una vaga tristezza. Qualche volta anche in lei, non impulsiva nè di [...]
[...] allora le sue notti, e in quei sogni era sempre la figura di Pietro, e raramente quella del paesano fidanzato, che la stringevano e la coprivano di [...]
[...] inesprimibili carezze. Quasi sempre sfondo a questi sogni era la vigna silenziosa e verde, lontana dal mondo pieno di pregiudizi, come un'oasi [...]
[...] dove l'amore soltanto regnava, l'amore che domanda la bellezza e la forza, la dolcezza e il piacere, e non la ricchezza e le altre vane doti dell'uomo [...]
[...] . Una sera ella attendeva che zio Nicola rientrasse dalle solite scorribande per le osterie del vicinato, quando udì picchiare al portone. Uscì e [...]
[...] domandò chi era. - Io. - rispose la voce di Pietro. Maria credeva che egli tornasse la sera del sabato, e nell'udire improvvisamente la sua voce si [...]
[...] turbò. Aprì subito ed egli entrò. La notte era oscura, ma tiepida e stellata; non giungeva al cortile silenzioso alcun rumore, alcuna luce [...]
[...] avviò versa la scaletta. Egli la seguì, ma timido e rispettoso. - No, fammi vedere almeno il tuo viso, Maria; vieni un momento in cucina, poi me [...]
[...] andrò... Ella non rispose; Pietro allora, vinto un'altra volta dalla sua passione, la prese per la vita e la trascinò, un po' riluttante, ma [...]
[...] silenziosa, fin verso la cucina, la cui porta era socchiusa. - Non c'è nessuno? - mormorò. - No. - ella rispose nello stesso tono. Entrarono, e alla luce [...]
[...] dal lume egli la guardò come un pazzo, così vicina a sè, palpitante e quasi smarrita, ma non osò baciarla: anzi la lasciò e disse: - Ora sono [...]
[...] contento; se vuoi, vado via. - No, è meglio che tu resti; possono averti veduto. Aprirai tu, quando il babbo ritorna... Buona notte. Ella uscì e appena [...]
[...] ancora e non potè riaddormentarsi. Ma una gioia fino allora ignota le gonfiava il cuore al pensiero che fra pochi istanti avrebbe riveduto Pietro. Ella [...]
[...] servo era ben lontano da lei. Solo... lasciarsi amare, ebbene, sì, che male c'era? Pietro era così buono e rispettoso: la presenza di lui non solo non [...]
[...] le dava più timore, ma le procurava un acuto piacere. Bastava mostrarglisi gentile per renderlo mansueto e tremante come un agnello; e perchè non [...]
[...] dargli questa felicità, che procurava anche a lei tanto piacere? All'alba si vestì, si pettinò accuratamente e scese: il cuore le batteva d'ansia [...]
[...] e di un desiderio che ella non voleva confessare a sè stessa. Pietro era già in piedi, pronto a partire, ma pareva l'aspettasse. - Vado, - disse [...]
[...] stringermi neppure la mano, 115 se vuoi. Ma la mia mano non è sporca, no, Maria! Solo è la mano di un povero, e tu perciò... - Taci, taci [...]
[...] , vattene, - ella pregò, indicando la porta e allontanandosi da lui. - Guardami almeno! Perchè chini gli occhi... Almeno uno sguardo, Maria! Perchè [...]
[...] questa la gioia che ella agognava; sentirsi adorata umilmente e supplicata d'un solo sguardo. Pietro le prese una mano, gliela strinse forte: un [...]
[...] brivido li investì entrambi, al solo contatto delle loro mani. - Addio; verrai nella vigna? - Chissà! Egli partì, ma l'aspettò invano, e il sabato sera [...]
[...] rientrò nella casa dei padroni con l'ansia e la febbre di un affamato che cerca di rubare un pane. I padroni però vegliavano e si ritirarono tutti [...]
[...] assieme. Egli attese l'alba, attraverso un sonno pieno di inquietudine e di sussulti. No, non poteva più lottare; non poteva più vivere così. O [...]
[...] tranquilla, impassibile, e appena entrata si curvò sul focolare e mise la caffettiera sul fuoco. 116 - Perchè non sei venuta? Ti ho aspettato [...]
[...] devono essere dei finocchi e verrò a coglierli. La vigna è presto lavorata, non è vero? Ora stai a potare? - Sì, sto a potare. No, tu non verrai, me [...]
[...] ; ella s'avvicinò alla porta e guardò fuori; il sole batteva già sul muro del cortile; zia Luisa poteva scendere da un momento all'altro [...]
[...] . Cautamente Pietro si avvicinò a Maria e l'abbracciò. - Se tu mi volessi bene... ebbene, ebbene?... - insistè. - Che t'importa degli altri?... Ma tu... tu [...]
[...] andare, Pietro... Ella diceva così, ma non si dibatteva più. Non sembrava più Maria Noina, e Pietro credeva di sognare. - Sì, ti lascio..., te lo [...]
[...] quale però finì d’abituarsi. I primi giorni, specialmente, egli visse stordito, febbricitante, sospeso fra cielo e terra. Si svegliava e si [...]
[...] addormentava sempre con la stessa gioia in cuore: non era stato mai così felice, e neppure aveva mai sognato tanta fortuna. Maria si mostrava tenera e [...]
[...] ardente, nei brevi convegni che seguirono dopo il primo colloquio d'amore; ella gli si abbandonava quasi completamente, con passione spontanea e [...]
[...] lei. Del resto passavano intere settimane senza che essi potessero rivedersi: e rivedendosi davanti a persone estranee, assumevano un contegno [...]
[...] gelido, quasi ostile. Maria anzi coglieva ogni occasione per lamentarsi di lui, e sgridarlo per cose da nulla; egli la rimbeccava, e spesso si [...]
[...] bisticciavano così bene che zio Nicola interveniva e quasi sempre prendeva le parti del servo. 119 Tutto questo, però, oscurava alquanto la gioia di [...]
[...] Pietro. Gli pareva che Maria, così tenera e affascinante nelle ore d'amore, volesse poi ricordargli in qualche modo la sua condizione e la distanza [...]
[...] in mio favore, - egli disse una notte a Maria, nella cucina, ov'ella era scesa cauta e vibrante. - Vedrai, mia zia è tanto vecchia. Ah, se tu [...]
[...] vorrai aspettarmi! Io venderò subito la casetta, la terra, tutto, e farò il negoziante. Vedrai... vedrai... Maria si lasciava baciare, ma non [...]
[...] sempre di notte, e durante il convegno chi più tremava d'una sorpresa era 120 Pietro. Ogni tanto egli s'affacciava alla porta e spiava, e in [...]
[...] mai sua, - pensava. - Che faccio io qui? perchè lo inganno? Ma egli ritornava verso di lei e la riavvolgeva nel fascino del suo sguardo e delle sue [...]
[...] potenza misteriosa e incolpava il giovine servo d'essersi fatto amare. - Che vuole da me? - si domandava. - Io non posso sposare un servo... Egli [...]
[...] se avessi avuto marito... Egli invece la rispettava perchè di giorno in giorno cresceva in lui la speranza di farla sua moglie; e voleva sposarla [...]
[...] pura, o almeno baciata solo da lui. Non osava parlarle di matrimonio anche perchè temeva ch'ella credesse il suo amore interessato. E di giorno in [...]
[...] giorno, mentre in lui la passione diventava calma e profonda, e la sua anima si rasserenava davanti alla luce di un avvenire 121 felice, il [...]
[...] capriccio di Maria s'intorbidiva, si mutava in passione fosca. La curiosità di sapere che cos'era l'amore l'aveva spinta verso l'uomo giovine e [...]
[...] bello; e l'amore le si era rivelato, avvincendola ma non penetrandole fino al cuore. Era lei che non sapeva, o non voleva sapere lo scopo della sua [...]
[...] . Il cielo era azzurro, la valle tutta verde e morbida come una immensa culla di velluto; tutto invitava all'amore, e per un momento Pietro si [...]
[...] ch'ella si pentisse di averlo amato: ma ebbe il torto di farglielo capire. Maria ripartì, e quando fu sola nello stradale rabbrividì pensando al [...]
[...] e cenere da una foresta alla riva del mare; dopo cominceranno le messi, e così non ci vedremo che una o due volte ogni tre mesi ed egli potrà [...]
[...] dimenticare. Sì, è tempo di finirla. Per tutta la sera ella stette inquieta e triste; si buttò sul letto, in attesa che i genitori si addormentassero [...]
[...] , e pianse di rabbia e d'amore. Si morsicava le labbra e sentiva ancora il fuoco delle labbra di Pietro; si ficcava le unghie nelle palme delle [...]
[...] ... Ella se n'era andata, e avrebbe voluto non rivederlo mai più; ma ancora una volta bisognava rivederlo. - Non facciamo del male... E non facevano [...]
[...] menzogna, di disubbidienza verso i genitori, d'inganno verso il suo inferiore. Ma Dio era grande e misericordioso: con una buona confessione l'anima [...]
[...] si lava, come un panno alla fontana. Però bisognava prima troncare la relazione 123 disonesta e indegna di lei; ora, subito. Si alzò e uscì [...]
[...] nella loggia sopra la scaletta. Pietro attendeva in cucina, ansioso, fiducioso, buono e carezzevole... Povero Pietro! Per un momento Maria esitò [...]
[...] , s'appoggiò alla ringhiera, sotto il raggio pietoso della luna. Poi rientrò nella sua cameretta e pianse ancora. Perchè egli era un servo? E perchè [...]
[...] commosso per la visita di lei e dei baci che si erano scambiati dietro la roccia; appena la vide la prese fra le sue braccia e la baciò. Ed ella [...]
[...] dimenticò i suoi perfidi proponimenti: ma da quella sera più che mai, la lotta tra i suoi sensi e la sua ragione si fece aspra e felina. Giunse un [...]
[...] momento in cui ella non si domandò più che cosa voleva; non osò più esplorare i bassi fondi del suo cuore e si abbandonò agli eventi, sperando che [...]
[...] un giorno o l'altro l'avvenire si schiarisse. Di Pietro non aveva più timore: egli era un fanciullo, non un uomo; era anzi un servo, umile e [...]
[...] obbediente anche in amore. Ma da qualche tempo Maria dimagriva, sciupavasi, non era più una massaia interessata e meticolosa; distrazioni inesplicabili [...]
[...] intorpidivano le sue mani, oscuravano i suoi occhi. 124 Zio Nicola le rimproverava sovente il disordine in cui ella teneva ora i registri e le [...]
[...] carte; zia Luisa ricordava la sua giovinezza e pensava: - Maria ha bisogno di marito: è tempo che qualcuno si decida. E poichè gli avvocati e i [...]
[...] ricchi borghesi non si decidevano a domandar la mano di Maria, zia Luisa parlava male di loro e cominciava a lodare i ricchi paesani. - Gli avvocati [...]
[...] Rosana? Soldi ci vogliono, in una casa per bene, non chiacchiere e scarpe lucide sopra e rotte sotto. Francesco Rosana, e qualche altro, quelli sì [...]
[...] sono uomini: uomini forniti di tutto; di sapienza e di beni; gli avvocatucci e i piccoli borghesi muoiono di fame. Le chiacchiere di zia Luisa [...]
[...] precetto pasquale: non aveva la forza di confessarsi, temeva che il sacerdote non l'assolvesse dal peccato di amare e baciare un uomo che ella non [...]
[...] intendeva sposare. - Io sono doppiamente peccatrice. - ella pensava, - perchè inganno i miei genitori e inganno Pietro. Intanto arrivò il tempo [...]
[...] , nell'altipiano, ove il suo cuore s'era aperto all'amore come la terra alla semente. Maria mantenne la promessa, e Pietro potè vedere la bella persona di lei [...]
[...] curvi, stanchi, ma compresi da una gioia quasi religiosa, tagliavano le spighe e tacevano. Solo qualche fanciulla cantava e rideva, e il gorgheggio [...]
[...] fiore vivente, e il sole abbronzò e indorò anche il suo viso. Fra le mietitrici c'era anche Sabina, che in quel tempo perdè l'ultima speranza [...]
[...] dell'amore di Pietro. Nel silenzio del meriggio, quando le falci abbandonate sui covoni brillavano come argento, e tutto il paesaggio, giallo di messi e [...]
[...] di sole, pareva assopito in una sonnolenza febbrile, e le montagne lontane si fondevano con le vaporosità bluastre dell'orizzonte, i mietitori [...]
[...] dormivano all'ombra delle macchie, dispersi qua e là, stanchi, frustati dalla fatica e dal caldo. Un giorno Sabina, che s'era anch'essa addormentata [...]
[...] con le sue compagne, all'ombra di una macchia, si svegliò di soprassalto, e si guardò attorno. Maria non c'era. Un pensiero, prima vago e informe [...]
[...] ogni tanto tra le macchie, e vide, non vista, che Pietro e Maria, dietro il muro della capanna, si baciavano perdutamente, obliosi d'ogni prudenza [...]
[...] . Pareva che i due giovani si fossero rifugiati là solo per l'ombra. E soli nel cerchio del paesaggio fiammeggiante, essi coglievano i baci, l'uno [...]
[...] sulle labbra dell'altra, al cospetto del cielo e dalla terra, come i mietitori coglievano le spighe mature. X. La notte tra il sette e l'otto [...]
[...] settembre un gruppo di fanciulle nuoresi percorreva i sentieri mal tracciati che, attraverso tancas, pascoli aperti e boschi di quercie, conducono [...]
[...] piccolo involto con la colazione e il desinare, e teneva gettata sul braccio o sull'omero la tunica (gonna) di gala da indossarsi solo lassù nel luogo [...]
[...] della festa. Alcune camminavano scalze, per voto; una aveva i capelli sciolti sulle spalle e un cero dipinto in mano. Era Maria Noina, che scioglieva [...]
[...] favole, rubata dall'orco; i suoi capelli erano così lunghi ch'ella gittò la sua treccia per la finestra e il figlio del re se ne servì come d'una [...]
[...] S'ispina, invidiosa delle lodi che le compagne rivolgevano a Maria. Questa guardò una stella che tremolava sopra il santuario del monte Gonare, e [...]
[...] intonò a voce alta il rosario. Ma la prima a ridere scioccamente fu Rosa, e le compagne non poterono proseguire. Allora Maria propose che ciascuna [...]
[...] pregasse per conto proprio, e tutto fu silenzio. La luna illuminava il vasto paesaggio desolato, le grandi tancas inaridite dall'estate e qua e là [...]
[...] lingua rossa emergente dalla terra nera, dietro i muricciuoli o fra le stoppie rase e l'asfodelo secco; e in 129 lontananza, da qualche piccola [...]
[...] vastissimo circolo dell'orizzonte, le montagne svanivano azzurre nella vaporosità lunare, e su tutte le cose arcanamente tacite vegliavano le stelle [...]
[...] , vive sul cielo chiaro e profondo. Le ragazze camminavano e camminavano, bianche di luna, silenziose e raccolte; i capelli di Maria volavano alla [...]
[...] brezza, e pareva volessero staccarsi, seguire il soffio che li accarezzava; ma poi ricadevano sulla spalle della giovane donna, come stanchi e [...]
[...] macchia nera che a poco a poco s'avvicina, si divide; ombre di cavalli e di uomini s'allungano sulle stoppie illuminate dalla luna. - È gente che [...]
[...] va alla festa. - disse Maria. Uomini e donne in costume, i primi con l'archibugio ad armacollo, le altre sedute sulla groppa o in sella o a [...]
[...] cavalcioni di piccole achettas (1), apparvero e circondarono le ragazze ferme fra le stoppie. Nella carovana si distingueva fra tutti un giovane paesano [...]
[...] , che montava una calabrina (2) bianca, alta, irrequieta, dalla testa fina e la coda abbondante. (1) Cavalle. (1) Cavalla. 130 Il giovinotto [...]
[...] non era bello, ma aveva una cert'aria di fiera distinzione: col cappottino nero di orbace e di velluto, dal cappuccio rigettato sulle spalle, il [...]
[...] cascare dalla groppa dei vostri cavalli! Così al ritorno potrete pigliar noi. - Brava! - gridò il vecchio. - Vedi che seguo il tuo consiglio! - E mise la [...]
[...] zucca sulla bocca e arrovesciò la testa indietro per poter bere meglio, mentre le donne sedute sui cavalli rimbeccavano Maria con parole argute [...]
[...] . - Salute, Maria Noina; vai tu pure alla festa? - chiese il giovinotto dalla cavalla bianca, curvandosi sulla sella, e parlando piano. - Che bel [...]
[...] viso e scuotendo indietro i capelli che le arrivarono fin sulle ànche. E finse di veder solo allora il giovine. Egli la guardava dall'alto con due [...]
[...] occhi avidi; ma incontrando lo sguardo un po' malevolo e beffardo di lei, si fece timido, si raddrizzò in sella e rallentò il freno alla cavalla [...]
[...] . - Franziscu, - disse allora Maria, provocandolo. - al ritorno mi prenderai in groppa al tuo cavallo? Francesco si volse di scatto e gridò con [...]
[...] compra... Maria pensava a Pietro, lontano, solo là nella vigna. E sentiva che era giunto il momento di sacrificarlo, e provava pietà di lui, ma come [...]
[...] cristallo perlato risplende dietro le creste lontane dell'Orthobene, dietro le azzurre montagne d'Oliena; lentamente si colorisce di rosa, e le [...]
[...] stoppie cominciano a scintillare umide di rugiada: la brezza tace, l'allodola canta nascosta fra le macchie. Le fanciulle tacevano, e si fermarono [...]
[...] ancora una volta nella tetra spianata che circonda la vecchia e misteriosa chiesetta dello Spirito Santo; alcune si lavarono nell'acqua d'una [...]
[...] , la chiamava, l'aspettava 133 lassù sulla montagna, avido e avvincente come un avoltojo. Così ella seguiva sognando le sue compagne, senza [...]
[...] accorgersi del passaggio. Attraversarono campi coperti di macchie di rovi e di prugni selvatici, cariche le prime di more lucenti e le altre di bacche [...]
[...] rosee di sole, sul cielo azzurro. Le ragazze s'inginocchiarono e fecero una breve preghiera. Maria trasse di tasca un pettine, e aiutata dalle [...]
[...] compagne si districò e lisciò i capelli; poi ripresero tutte assieme la salita e s'internarono nel bosco di quercie rade e nane. Soltanto allora [...]
[...] cominciarono a incontrar gente: gruppi d'uomini, donne, fanciulli di Bitti e d'Orune, a piedi o a cavallo, scendevano dopo aver ascoltato la prima messa e [...]
[...] orbace, di seta, di cuoio, ricordavano i mastruccati ladroni di Cicerone; le donne indossavano costumi ruvidi, di orbace e di panno giallo, non privi [...]
[...] olzaese, pallida e severa come una monaca, raccontava a una deliziosa fanciulla di Gavoi, dal cappuccio rosso, la leggenda di Santa Barbara. - La [...]
[...] Madonna di Gonare e la nostra Santa Barbara (in nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, così sia) - diceva l'olzaese, segnandosi - si sono [...]
[...] , formavano quasi una processione. Sotto le quercie nane, nel bosco un po' arido e selvatico, risuonavano mille voci; dall'alto arrivavano grida di [...]
[...] fra la calca, in mezzo a un gruppo d'uomini che ammirandola oltre il necessario le rivolgevano frasi galanti e scherzavano a proposito dei suoi [...]
[...] , e non rispondeva. La folla cresceva: da tutti i sentieri, da ogni sfondo di bosco, affluivano cavalli, pedoni, carri tirati da buoi, cani [...]
[...] rosso, pastori d'Orgosolo dal costume lanoso e primitivo dei Sardi pelliti: erano azzimati Dorgalesi dai lunghi riccioli e donne d'Oliena con [...]
[...] gl'immancabili cavalli carichi di vino. E salivano anche i Baroniesi dalle calzature di pelle, e tra la folla si distingueva qualche donna del Goceano [...]
[...] , pallida e dai grandi occhi arabi, e qualche donna del Campidano, dal fazzoletto giallo spiegato sul capo, dorata e rosea in viso come una Madonna [...]
[...] bizantina. Il sole era già alto e penetrava nel bosco quando Maria e le compagne arrivarono all'accampamento (1) Questa ragazza. 136 dei [...]
[...] venditori, intorno alle catapecchie ove qualche famiglia di Nuoro e di Orane passava il tempo della novena. Prima di fare l'ultima salita fino alla [...]
[...] chiesa le fanciulle deposero i loro fardelli e sedettero a piedi d'un albero. Maria guardò se vedeva Francesco, ma fra i numerosi cavalli legati agli [...]
[...] alberi non vide la calabrina bianca. Allora si distrasse alquanto, scosse indietro i capelli e si guardò attorno. Il luogo non era bello; gli [...]
[...] alberi gettavano ombre rade sulla china sparsa di macchie aride di cespugli grigiastri; fra queste ombre e queste macchie tutto un popolo si agitava, e [...]
[...] credeva di divertirsi soltanto perchè era convenuto lassù. I venditori ambulanti vigilavano le loro mercanzie di latta, e gridavano i prezzi e [...]
[...] lanciavano scherzi grossolani alle ragazze che passavano; donne di Tonara, strette fasciate in un ruvido costume, insensibili al sole e ai rumori [...]
[...] della folla, misuravano nocciuole o segavano e vendevano i loro torroni bianchi che si scioglievano al caldo. Sotto capanne di frasche i negozianti [...]
[...] fazzoletti e gli scialli paesani. E intoro alle botti e alle bottiglie dei liquoristi si accalcavano comitive d'uomini, di amici nuovi e d'amici vecchi [...]
[...] incontratisi per caso lassù, e fra i quali spiccava con bizzarro contrasto la 137 figura di qualche borghese. E il vino e i liquori rallegravano [...]
[...] l'anima dei fieri paesani: e l'acquavite odorava con un profumo di fiore fatale. Maria e le compagne mangiarono, e poi indossarono la tunica e si [...]
[...] avviarono nuovamente verso la chiesa. Il sentiero s'allargava, aspro, a scalinata, quasi tutto tagliato sulla roccia, fra massi enormi e macchie e [...]
[...] alberi sempre più selvaggi e contorti. I costumi colorati delle donne sfolgoravano sullo sfondo luminoso della salita; le voci si perdevano nel [...]
[...] correvano per vederla, si fermavano, la fissavano; era tutta un'esplosione di ammirazione primitiva, che offendeva e lusingava la bella dai capelli [...]
[...] diavolo - rispose Rosa, seccata e invidiosa. Tutti risero e si misero a gridare: - Viva Nuoro! I mendicanti, fermi presso le croci che sorgevano [...]
[...] di tratto in tratto ai lati del sentiero, tendevano la mano e cantavano con voce cadenzata una specie di lamentazione dolorosa. Nessuno ascoltava [...]
[...] . Appena raggiunta la vetta, le ragazze nuoresi entrarono nella vecchia chiesa, già gremita di fedeli, e Maria potè appena aprirsi un varco tra la [...]
[...] folla e arrivare fino all'altare. Il caldo era intenso, e il volto della fanciulla ardeva, bellissimo nella cornice dei capelli sciolti. Francesco [...]
[...] Rosana, appoggiato alla balaustrata dell'altare, si scosse tutto nel vederla, e la fermò toccandole dolcemente il braccio. - Sei arrivata ora? - le [...]
[...] domandò con voce sommessa. - Ora - ella rispose, avanzandosi senza guardarlo. Depose il cero, s'inginocchiò e volle pregare. - Maria mia di [...]
[...] Gonare, ecco sciolto il voto che feci quando mio padre cadde da cavallo. Tu lo hai salvato, Maria, ed io sono venuta scalza ed a capelli sciolti, e ti [...]
[...] amare colui che la fissava ardentemente, lì, pochi passi distante; ma non osava. Tre sacerdoti vestiti di bianco e d'oro intonarono la messa: un [...]
[...] adolescente con una giubba 139 rossa si mise vicino a Maria, col turibolo acceso che oscillava e fumava. Allora la folla si accalcò fin sui [...]
[...] gradini dell'altare, e Maria dovette levarsi in piedi. Qualcuno le sfiorò la mano; ella si volse, vide Francesco alle sue spalle e sorrise; allora egli [...]
[...] fece di tutto per mettersele vicino, e quasi la cinse e l'abbracciò. La folla aumentava sempre. Voltandosi, Maria scorgeva un'ondulazione di teste [...]
[...] variopinte, e attraverso la porta spalancata, in un quadro di luce vivissima, vedeva altra folla, altra folla ancora, stretta, pigiata sulla [...]
[...] spianata della chiesa e sui dirupi intorno. Ella non aveva mai veduto uno spettacolo più imponente, un quadro più luminoso e colorato, neppure nei giorni [...]
[...] della settimana santa nella cattedrale di Nuoro. Erano costumi e tipi di quindici o venti villaggi: vecchie teste jeratiche di pastori; fisionomie [...]
[...] di cammeo, occhi saraceni neri e profondi come la notte; bocche rosse e guancie pallide; teste avvolte in bende piatte, nere, bianche, coperte da [...]
[...] , spingendosi verso il sacrista rosso, i suoi capelli sfiorarono il suolo. 140 Francesco non cessava un momento di guardarla, e talvolta i loro occhi [...]
[...] s'incontravano. Ella pensava sempre a Pietro: nei momenti di distrazione e di sogno vedeva davanti a sè i dolci occhi chiari che l'avevano guardata [...]
[...] come nessun altro uomo avrebbe saputo più guardarla: ma volgendosi incontrava gli occhi neri e vivi di Francesco e li fissava con abbandono e con [...]
[...] grassias e donos; Cun milli boghes e tonos T'acclaman sas aes bellas; Sas relughentes istellas Falan prò t'incoronare (1). (1) Le roccie stillano [...]
[...] perle - Le macchie grazie e doni; - Con mille voci ed accenti - T'acclamano i vaghi uccelli; - Le rilucenti stelle - Scendon per incoronarti [...]
[...] . XI. Appena uscita dalla chiesetta, Maria raccolse i capelli in due grosse treccie, che attorcigliò sulla nuca, e s'avvolse la testa con un [...]
[...] fazzoletto scuro. Francesco la seguiva e vedendo che le compagne di lei s'erano smarrite tra la folla le disse: - Vieni con me, laggiù, fra quelle roccie [...]
[...] . I Nuoresi sono tutti laggiù. Guarderemo la corsa dei cavalli. Maria accettò l'invito, e sorrise quando egli ricominciò a farle la corte. Scesero [...]
[...] assieme fino alle roccie, un po' al di sotto della spianata, e trovarono un gruppo di Nuoresi intenti a guardare i cavalli che correvano nel [...]
[...] sottostante altipiano. Da quell'altezza i cavalli sembravano topi, montati da fantini lillipuziani. La folla s'era sparsa sulla spianata e fra i dirupi [...]
[...] ; grida selvaggie risuonavano intorno. Tutti parlavano dei premi, consistenti in buoi, denaro, drappi di velluto e di broccato. Maria si divertiva [...]
[...] sì, Francesco, - ella rispose, sorridendogli. Francesco domandò il binoccolo e lo avvicinò agli occhi di lei; e mentre ella guardava, le cinse [...]
[...] le spalle con un braccio e le disse: - Guarda: quel villaggio qui sotto è Sarule; vedi quel bosco più in là? Due anni fa, io ci stetti tre mesi, in [...]
[...] e cominciarono a scherzare e fare allusioni maliziose. Poi tutta la comitiva dei Nuoresi ridiscese verso il bosco. A metà strada Maria si fermò [...]
[...] presso un masso calcareo, sul quale si appoggiavano alcune donne di Alà; altre avvolgevano in pezzetti di carta e serbavano religiosamente alcuni [...]
[...] quando saliva la montagna. L'appoggiarsi su questo masso preserva dai dolori alle spalle, e la polvere qui sopra raccolta guarisce la febbre. - Se [...]
[...] . Ma vedendo che anch'egli s'appoggiava vicino a lei, cominciò a ridere e domandò: - Ma insomma, credi o non credi? - Credo in te, Maria, e vado [...]
[...] dove tu vai. Questa galanteria le piacque molto; sì, certo, Francesco era grazioso e gentile. Da quel momento non si lasciarono più. 144 [...]
[...] Ritornati nel bosco, i Nuoresi s'indugiarono alquanto intorno a una comitiva di paesani che ballavano il ballo sardo; poi fecero alcune compre e [...]
[...] del cavallo di Francesco, e cinse col suo braccio la vita del cavaliere. E la comitiva s'avviò. Il giovane proprietario sentiva il busto di Maria [...]
[...] appoggiarsi lievemente alle sue spalle, stringeva nella sua la mano cara, e si sentiva felice come non lo era stato mai. - Mi sembra d'essere ubbriaco [...]
[...] la cavalla bianca di Francesco e faceva una smorfia maligna. Prima di arrivare alla chiesetta dello Spirito Santo tutti smontarono e pranzarono [...]
[...] all'ombra di un boschetto di quercie. - Guarda, - disse Rosa a una compagna, additandole Maria e Francesco, - fanno all'amore in modo scandaloso [...]
[...] . Maria comprese di chi si trattava e arrossì di stizza. Sì, Francesco era brutto davvero; più lo 145 guardava meno le piaceva, così pallido [...]
[...] , terreo, con le mascelle sporgenti e la rada barbetta nera, la fronte bassa, corrugata, il naso aquilino che gli dava un'aria d'uccello da preda. Ma i [...]
[...] la cifra; era insomma un giovine distinto, un uomo ricco, e Rosa poteva ben schiantare d'invidia. Inoltre le tancas vastissime che circondano la [...]
[...] pascolanti; e tutto questo formava come una magnifica cornice intorno alla figura non bella del giovine possidente. Il sole cominciava a declinare [...]
[...] quando la comitiva riprese il viaggio. Il pasto, il vino, l'ora, rendevano allegri, ma d'un'allegria alquanto sentimentale, i cavalieri e le [...]
[...] con dolcezza. Il sole calava sul cielo turchino; una dolcezza ardente era nel paesaggio deserto, sul cui fondo dorato lo ombre degli alberi e [...]
[...] delle macchie spiccavano vivamente; i ruscelli e le acque stagnanti, che riflettevano i roveti e i giunchi della riva, sprizzavano scintille verdi al [...]
[...] passar dei cavalli. Francesco spronava la sua bella calabrina e procedeva sempre i compagni di viaggio; poi, con 146 la scusa di attenderli [...]
[...] , fermava le cavalla e si volgeva indietro per guardare. E i suoi occhi si fermavano sempre sul viso di Maria, ardenti e avidi. Ella chinava gli occhi [...]
[...] , ma spesso rideva, e le fossette delle sue guancie finivano di entusiasmare l'innamorato cavaliere. Finalmente Francesco, durante un'ultima tappa [...]
[...] , che finalmente ho il coraggio d'aprirti tutto il mio cuore. - Parla, - ella rispose semplicemente. La voce però le tremava alquanto, e un velo [...]
[...] di tristezza le copriva gli occhi. - Senti, Maria, e scusami se oso tanto. Sei libera? Hai qualche impegno amoroso? Ella pensò a colui che, sebbene [...]
[...] scacciato, tornava sempre nell'anima sua. E un impeto di pietà e di umiliazione la assalì: pietà per lui, umiliazione per sè che si era abbassata [...]
[...] risposta. Ella si morsicò il labbro inferiore, guardò lontano, e per un istante ebbe l'idea generosa di confessare la sua passione disgraziata; ma [...]
[...] strinse forte la mano che ella teneva sempre appoggiata alla cintura di lui, e sospirò più volte. Sì, egli le voleva bene, forse quanto gliene voleva [...]
[...] quel disgraziato servo... Ella chinò il viso, e due lagrime di dolore caddero sul suo seno commosso. Ma fu un istante. Già si scorgevano le prime [...]
[...] case di Nuoro, nel luminoso crepuscolo di settembre. I paesani che attraversavano lo stradale si fermavano e salutavano Francesco con rispettosa [...]
[...] deferenza: i compagni di viaggio spronavano i cavalli e si riunivano per rientrare tutti assieme in città. Maria scosse la testa, quasi per scacciare [...]
[...] i pensieri tristi, e sollevò fieramente il viso. La comitiva rientrò trionfalmente in città, e Francesco propose ai cavalieri di condurre a cavallo [...]
[...] fino alle rispettive case le donne che li avevano onorati della loro compagnia. Così egli attraversò tutta la città, e potè passare davanti alla [...]
[...] . - In estate c'è fresco nell'orto - egli riprese. E aggiunse, sottovoce: - Prenderemo il fresco sotto il pergolato, non è vero, Maria? - Non so [...]
[...] ancora... - ella rispose timidamente. - Ma la casa ti piace, non è vero? La strada è bella; in carnevale è sempre piena di maschere e di gente [...]
[...] salutava col capo, sorridendo alle sue future vicine. Intanto zia Luisa aspettava, filando, ritta sul limitare del portone. Qualcuno passò e le [...]
[...] toccò il corsetto, per assicurarsi che era allacciato, si ricompose la benda intorno al volto, strinse le labbra e attese, solenne e imponente. Appena [...]
[...] vide i due giovani e distinse la mano di Francesco posata su quella di Maria, la vecchia gatta capì che il matrimonio era bell'e concluso e si [...]
[...] ? Accetterai un bicchiere di vino? - Portate pure. Zia Luisa andò verso la cucina, e Maria rimase ancora un momento sola con Francesco. - Fra due [...]
[...] che Maria lo tormentasse così per provare il suo amore, e attese, sempre più impaziente. Già i regali fioccavano, da casa Rosana a casa Noina: quasi [...]
[...] dai Noina per comprare una misura di grano e chiese a Maria: - Zia, quando vi sposate? - Dio solo lo sa. - Come Dio? Voi lo dovete sapere [...]
[...] Francesco, e consigliavano Maria d'accettarlo per sposo. Intanto Pietro aveva compiuto il suo anno di servizio e rinnovato il contratto per un [...]
[...] e meraviglia. - Come sono sciocche le donne! Sciocche tutte! Perchè vuoi licenziare quel servo? Dove ne troverai uno migliore? Se Pietro Benu è la [...]
[...] perla dei servi? Ecco, tu sei come colui che cercava del pane migliore del pane di frumento... Pietro lavorava nella vigna e sognava. Qualche [...]
[...] voce vaga, sul possibile fidanzamento di Maria, era giunta fino a lui, ma già altre volte egli aveva sentito chiacchiere e notizie false, a proposito [...]
[...] del matrimonio di Francesco con la sua giovine padrona, e non credeva più a nulla. Egli era cieco e sordo; viveva tutto della sua passione, lontano [...]
[...] sua via, come una pietra che bisognava saltare con pericolo? Spesso, bisogna dirlo, bastava il ricordo degli occhi e dei baci del povero servo [...]
[...] perchè Maria rivolgesse il suo rancore contro Francesco; quel ricordo destava in lei un tumulto di passione e di rimorso, la incatenava al passato, la [...]
[...] faceva piangere di angoscia e di desiderio. Ma poi una vicina veniva per comprare orzo o frumento o mandorle, guardava sorridendo servilmente la [...]
[...] giovane proprietaria e le diceva: - L'hai visto passare?... Fa pena davvero! È diventato magro... Eh via, sei più dura di queste mandorle: hai il [...]
[...] cuore nero, tu! E dire che egli è così ricco, così grazioso! Il più bel giovine di Nuoro; il più ben vestito! Bada di non pentirti, Maria! Ed ella [...]
[...] ricadeva nei suoi sogni ambiziosi. Vennero i giorni della vendemmia. Pietro ritornò in paese, e a mala pena ottenne da Maria un breve colloquio [...]
[...] notturno. - Sono malata, - ella gli disse. - Ho la febbre: senti come scotto. Ho paura di morire. Scottava davvero, era pallida e tremava. Pietro la [...]
[...] fermò un momento, poi la pregò di ritirarsi, di mettersi a letto e di curarsi. Ella s'avviò barcollando: quando fu vicina alla porta si volse e disse [...]
[...] : - Pietro, bisogna esser prudenti, in questi giorni ho rifiutato un grosso partito, e mio padre 154 e mia madre sospettano che io abbia [...]
[...] le mani... - Non tanto! Basta che non cerchi di vedermi e di parlarmi spesso... - Come tu vorrai. - egli esclamò, esaltato. Avrebbe voluto [...]
[...] chiederle chi era il « grosso partito » rifiutato, ma pensò a Francesco Rosana, e non osò trattenerla più a lungo. Poveretta, aveva la febbre. La seguì [...]
[...] con gli occhi, mentre ella attraversava il cortile illuminato dalla luna, e gli parve che ella piangesse. * * * Per segreta suggestione di Maria [...]
[...] carico di sementi e di provviste; il vomere intatto brillava sulla punta dell'aratro. Era una sera di luna, una sera di ottobre, dolce e tiepida [...]
[...] . Pietro era ripartito senza aver riabbracciato Maria, e spasimava d'amore e di tristezza. Ella non era più la stessa, no; ella era mutata, sofferente [...]
[...] , infelice. Tutto per lui, sì, tutto per lui. Perchè egli se n'era ben accorto: zia Luisa e zio Nicola la trattavano con freddezza sdegnosa perchè [...]
[...] ad un contadino il suo carro ed i buoi, legò il cane perchè non lo seguisse, e rifece la via... Camminava quasi incoscientemente, come un [...]
[...] sonnambulo, spinto da una forza misteriosa. Il cuore gli batteva d’angoscia e di amore. S'aggirò cautamente intorno alla casa dei padroni, vide zio Nicola [...]
[...] potuto proseguire... - egli rispose, anelante e fremente. - Perdonami: non ho potuto. Son tornato per vederti. Dimmi che cosa succede, Maria, dimmelo [...]
[...] subito... Dimmi che hai, e perchè non possiamo vederci più come prima... Egli supplicava, basiva, pareva dovesse cader fulminato ai piedi di Maria [...]
[...] . Ella lo guardava, tremante di paura e di pietà. Ah, sì, il povero servo la amava, la amava più che non l'amasse il ricco proprietario; ma che poteva [...]
[...] di matrimonio... e loro dubitano che io sia innamorata... innamorata di te... Vattene, Pietro, sii prudente; non farmi soffrire... - Mai; vorrei [...]
[...] piuttosto morire che farti soffrire... - egli disse, fervidamente. - Ma ho bisogno di vederti, qualche volta, Maria; ho bisogno di te come del pane e [...]
[...] l'avidità di un affamato. Ella non potè resistere; lo baciò e pianse disperatamente, e così il loro ultimo bacio fu macchiato dalle lagrime del [...]
[...] tradimento. * * * Da circa due settimane Pietro aveva ripreso possesso del malinconico altipiano, e lavorava alacremente. Una sera, ai primi di [...]
[...] riposarsi accanto al fuoco: anche Malafede s'aggirava intorno al viandante, fiutandogli le vesti e leccandogli le mani. Ma il giovine aveva fretta. Curvo [...]
[...] sull'apertura della capanna, porgeva il cestino e salutava. - Dammi almeno qualche notizia dei miei padroni - disse Pietro. - Maria s'è finalmente [...]
[...] penetrasse fino alla gola, al collo, alle viscere... Le sue labbra si chiusero, fredde e pesanti come labbra di marmo; i suoi occhi videro l'ombra d'un [...]
[...] disse a me. L'altro aveva fretta d'andarsene: nella penombra non aveva veduto il viso sconvolto di Pietro, e quindi rispose tranquillamente: 158 [...]
[...] - Non so. Certo è che tutte le sere Francesco Rosana va a visitare Maria, e quasi ogni giorno manda regali. Tutti dicono che gli è stata concessa [...]
[...] l'entrata (1) in casa Noina. E del resto, cosa c'importa? Addio. Mettiti a bagno (2). Il viandante s'allontanò, ma Pietro fischiò per richiamarlo [...]
[...] , quando tu sei passato. Hai capito? Così dirò che ritorno per rifornirmi di viveri. - Va bene, buona notte. Pietro s’avviò, più cieco e triste [...]
[...] e brillante, poco alto sull'orizzonte cristallino, e pensò: - Saranno le sette: fra un'ora e mezzo sarò là. Oggi è sabato. Se la notizia è vera [...]
[...] trovo Francesco Rosana ancora là... Se lo trovo mi getto su lui e lo strozzo... No, Maria non lo ama, non lo vuole! Ella non può tradirmi, così, come [...]
[...] Giuda tradì Cristo. Dev'essere stata la famiglia a imporle il fidanzamento. Ed ella, timida e paurosa, ha ceduto... Come ella deve soffrire [...]
[...] un sentimento di profonda tenerezza. In meno di due ore attraversò e risalì la valle: correva, ansava, smaniava: gli pareva di andare verso un [...]
[...] luogo pericoloso, per salvare Maria da un incendio, per strapparla ad un destino abbominevole. Stendeva le braccia in avanti, e stringeva i pugni [...]
[...] delle sue tempia, dalla pulsazione violenta del suo cuore e della sua gola. E più s'avviava a Nuoro più sentiva di odiare Francesco, e più Maria [...]
[...] davanti a lui, Nuoro stendeva le sue casette nere e silenziose: qualche fanale rosso brillava nel buio; una campana annunziava il cuoprifoco, l'ora [...]
[...] del sonno e del riposo e dei delitti... - Dove, dove vado io? - si domandò Pietro. Un soffio di vento veniva giù dall'Orthobene nero; gli battè [...]
[...] salutato, niente altro che salutato... - Ebbene, - pensò, avviandosi, - io non rientrerò: spierò, e dopo aver visto uscire quell'« immondezza [...]
[...] » cercherò di rientrare e di riveder Maria. Bisogna prima intenderci con lei: poi vedrò che cosa conviene fare. Ma d'un tratto udì un respiro ansante, un [...]
[...] anelito quasi umano, e prima ancora ch'egli avesse 161 avuto tempo di voltarsi, Malafede lo raggiunse e gli passò avanti. - C'è il cane [...]
[...] , - disse Pietro a voce alta: - come si fa ora? Imprecò, fischiò, ma il cane, tutto fremente di gioia e di stanchezza, correva dritto verso il paese [...]
[...] . Allora Pietro pensò che doveva rientrare subito a casa: ma a misura che s'avvicinava, il cuore gli tornava a battere forte, e i pensieri gli si [...]
[...] si fermò. Malafede raschiava il portone e guaiva: egli lo afferrò per il collare e lo trascinò fino allo svolto del muro. Il cane si scuoteva [...]
[...] tutto e abbaiava; Pietro, curvo e ansante, lo accarezzava, lo supplicava di tacere. - Sta' zitto, diavolo; sii buono, sta' zitto... Quanto tempo egli [...]
[...] e il cane stettero lì, dietro il muro, agitati da una lotta innocua ma ostinata? Egli non calcolò il tempo, ma gli parve lunghissimo [...]
[...] fermò anch'egli sul quadrato di luce, e vide come in un sogno la figura di Maria. Ella teneva la candela in mano; vedendo Pietro impallidì e lo [...]
[...] guardò spaventata, ma il cane era già in cucina e zio Nicola s'affacciava alla porta gridando: - C'è qui Malafede! Oh, che diavolo vuol dire? Ah, ci [...]
[...] sei anche tu, bello mio? Pietro non l'udì: guardava Maria, e Maria s'allontanava dal portone. Non una parola fu scambiata; ma Pietro comprese che [...]
[...] tutto per lui era finito. Entrò e chiuse il portone. - Buona notte. - disse poi, attraversando il cortile. - Ah, voi non m'aspettavate certo [...]
[...] ! Maria sentì che egli si rivolgeva a lei: ebbe paura; istintivamente spense la candela e si rifugiò in cucina, dietro le spalle di zio Nicola. Me [...]
[...] Pietro non le rivolse più neppure lo sguardo. Egli entrò e sedette accanto al fuoco, nell'angolo dove aveva trascorso tante ore felici, sullo sgabello [...]
[...] forse abbandonato del suo rivale... Sentiva un desiderio feroce di urlare, di rompere e devastare tutto intorno a sè; avrebbe voluto prendere un [...]
[...] tizzone ardente dal focolare, scuoterlo in giro, appiccare il fuoco a tutto, a tutti, perire in questo incendio d'odio e di disperazione. E non mosse [...]
[...] indifferente del solito. - Sei malato? - Sì, sono malato. Son tornato per ciò. Ho la febbre. Datemi del chinino e ripartirò subito. - Hai fatto bene [...]
[...] il forno. Ma Pietro provava l'impressione di trovarsi in un mondo nuovo, in un luogo triste e quasi lugubre: gli pareva di esser morto; sì [...]
[...] , qualcuno lo aveva percosso con una pietra, sul cranio, e l'aveva ucciso; il Pietro che ora respirava in lui era un altro, e riviveva in un luogo di [...]
[...] morte e di dolore. - Sì, tu sembri un cadavere. - ripetè zia Luisa. - Prendi subito un po' di chinino. Avrai fame, anche. - Vi dico che ho la febbre [...]
[...] aver bevuto Francesco. E respinse con ribrezzo il bicchiere che Maria venne lentamente a porgergli. Ah, il cuore gli si infrangeva: avrebbe dato [...]
[...] tutto il resto della sua vita per trovarsi solo con Maria e domandarle la spiegazione di quello che a lui pareva un abbominevole mistero. Ma ella [...]
[...] pose il bicchiere a zio Nicola, poi s'allontanò ancora, fece lentamente il giro della cucina, uscì e non rientrò più. - Ha paura di me, - pensò il [...]
[...] stesso e se ella mi domandasse perdono... Non sapeva perchè, pensando a lei egli si sentiva debole come un bambino; ma d'improvviso udì nuovamente [...]
[...] Nicola, questo cinghiale rosso e sciocco... Ma dopo che zia Luisa si fu ritirata, il padrone sollevò il bastone e lo battè lievemente sulle spalle del [...]
[...] tabacco, Pietro Benu? No? Allora, buona notte! Sì, anch'io ho cominciato a prender tabacco: invecchio. E lasciamo andare! Dunque mia figlia Maria [...]
[...] sposa Francesco Rosana. Pietro ascoltava e taceva. Le ultime parole del padrone lo colpirono come bastonate. Ah, ebbene, sì, fino a quel momento egli [...]
[...] , fece il suo solito gesto sprezzante. - Il sindaco, bello mio; il sindaco in pelle ed ossa. - annunziò il padrone: e voleva essere ironico, ma non [...]
[...] riusciva a nascondere una certa soddisfazione vanitosa. - Benissimo, - proseguì, levandosi la berretta e rimettendosela un po' a sbieco sul testone [...]
[...] arruffato. - Faremo come vorrete voi. Soldi ci sono, in casa Rosana! E Maria pare fatta apposta per contar denari. - Dicono però... - cominciò [...]
[...] Pietro; ma ripetè il suo gesto sprezzante e s'interruppe. - Dicono? Che cosa dicono? Rispondi, eh! Dicono?... - Dicono che Maria non è innamorata di [...]
[...] . Io non ho neppure tentato d'esprimere la mia opinione. - È finita! - pensò Pietro. L'accento sincero e le confidenze del padrone gli mostravano [...]
[...] le cose nella loro brutta realtà. Maria lo aveva tradito volontariamente: e chissà da quanto tempo ella covava il tradimento! 167 Sì, ella lo [...]
[...] aveva tradito baciandolo, come Giuda aveva tradito il Signore. Tutto era finito. * * * Rimasto solo, Pietro si abbandonò tutto alla sua rabbia e [...]
[...] alla sua disperazione. Uscì nel cortile e s'avvicinò alla scaletta; s'aggirò qua e là, spiando il modo di poter arrivare fino alla camera di Maria [...]
[...] stessa che aveva accompagnato col suo raggio la corsa pazza di Pietro attraverso la vallata di Marreri, scintillava e pareva ridesse di lui e delle [...]
[...] sue smanie. Egli rientrò nella cucina e si buttò per terra. I ricordi lo stringevano, lo soffocavano. Lì, proprio lì, vicino al sacro focolare [...]
[...] avventure amorose, con particolari voluttuosi, e Pietro si sentiva ardere di desiderio. Ma d'improvviso tutto taceva: le figure dei padroni [...]
[...] sparivano, il fuoco si spegneva a poco a poco. E nella penombra rossastra si delineava un gruppo: un uomo e una donna avvinti, con le labbra unite. Erano [...]
[...] loro: Maria e Francesco. Pietro balzò su, coi pugni stretti, si slanciò, attraversò il focolare, verso l'insopportabile apparizione. Ma dal [...]
[...] pavimento alla parete sprazzata dal chiarore rosso del fuoco semispento si mosse solo, gigantesca e deforme, un'ombra che parve battere e spezzarsi la [...]
[...] testa contro il tetto. Pietro tornò a sedersi per terra e si portò le mani alla testa: sì, gli pareva davvero d'aversela fracassata. Di nuovo udì il [...]
[...] galoppo lontano di molti cavalli, un rumore di pietre cadenti su pietre; e il sangue gli velò ancora gli occhi. Un lieve rumore nel cortile lo [...]
[...] Maria il dolore riafferrò l'anima del tradito: e Maria era l'amata, era l'unica; era l'aria che egli respirava, il sangue che lo animava, il dolore [...]
[...] qualche colpa, qualche errore che giustificasse il tradimento di Maria. Nulla. Egli non aveva fatto altro che amarla. E neppure nei momenti di rabbia [...]
[...] seduttrici, quali malie di sguardi e di parole avrà egli adoperato per rubarmi il cuore di Maria. Ah, quella festa di Gonare, mai non fosse 170 [...]
[...] arrivata! Maria è donna e debole: me l'hanno rubata, me l'hanno ammaliata; mi hanno assassinato. Che siano tutti maledetti! Guai, guai a loro! guai a [...]
[...] e lagrime: di questo ho bisogno. Di nuovo un rombo di rovina gli risuonò entro le orecchie, e una nuvola di sangue gli passò davanti agli occhi [...]
[...] sua madre egli non aveva più pianto: e queste furono le ultime lagrime della sua vita. XIII. L'indomani mattina egli attese invano Maria. Scese [...]
[...] zia Luisa, gli diede un po' di chinino e lo incitò alla partenza. - Anche Maria ha avuto la febbre, stanotte. Non ha riposato per niente. - Febbre [...]
[...] dunque? - pensava, disperato. - Come farò, come vivrò? Gli venne in mente di nascondersi in qualche casa vicina, e di là mandare a chiamar Maria [...]
[...] . - Ma quale scusa dirò ai vicini? Eppoi ella starà in guardia, non verrà, e si offenderà del mio procedere. Mo poi ricordava le parole della padrona [...]
[...] vecchia: « per le nozze di Maria faremo il pane col grano che tu semini » e un barlume di speranza gli rischiarava la mente. - C'è tempo, dunque [...]
[...] . Aspettiamo. E così ritornò al suo posto di lavoro, e seminò con amarezza il grano che « doveva servire per fare il pane delle nozze ». Ah [...]
[...] del servo tradito appariva sempre più cupa, dura e bruna; quando egli si fermava su qualche roccia e scrutava l'orizzonte con occhi melanconici e [...]
[...] incompleto; zio Nicola, che aveva saputo conquistare con la sua bellezza e la sua audacia una donna come sua moglie; Francesco, « l'avvoltojo [...]
[...] dominava, feroce. Allora egli ritornava l'uomo primitivo: tutto quanto v'era di generoso in lui, e quell'istinto di bontà quasi femminea che lo aveva [...]
[...] bruco, immondo e devastatore. Sogni tormentosi turbavano il suo riposo: le sue notti erano più tristi dei suoi tristi giorni. Quasi sempre egli [...]
[...] sognava un corteo di nozze che attraversava l'altipiano e calpestava il grano nascente: egli s'adirava, prendeva un fucile e colpiva lo sposo. Una notte [...]
[...] . Cammina, cammina, veniva la notte, la strada non terminava mai. Egli aveva fame, sudava, tremava di stanchezza; la strada non finiva, e d'altronde [...]
[...] . No, bisogna essere astuti; astuti come le donne. Vedi, - diceva a sè stesso, - vedi come è stata furba e maligna Maria? Mi ha tradito, ha tessuto [...]
[...] la sua tela senza farmi sospettare di niente. Io non riuscirò neppure a chiederle: « perchè hai fatto così? ». Eppure mangio il suo pane e dormo [...]
[...] sotto il suo tetto. Mi ha tradito senza che io me ne accorgessi. Bisogna che anch'io diventi maligno, calcolatore, astuto... E diventava maligno [...]
[...] , calcolatore, astuto; e il suo dolore aumentava, cresceva nella solitudine, liberamente, come era già cresciuto il suo amore: come una pianta selvatica [...]
[...] , di combattere contro il destino. Legò il cane e partì: arrivò in pese verso le nove. Il portone del Noina era chiuso. Egli picchiò, con la [...]
[...] dava sul balconcino di legno. Al buio egli trovò l'arca di legno nero, ove le due vecchie riponevano i loro stracci. Egli l'aprì e cercò la pistola [...]
[...] instintivamente. La strana notte autunnale, in quella valle nuda e desolata, rinnovava la misteriosa suggestione del sogno. Pietro palpava la pistola [...]
[...] e a momenti, fermandosi dietro qualche macchia, sentiva una bizzarra impressione: gli pareva che il suo rivale dovesse passargli davanti, nel [...]
[...] chiarore vago del sentiero silenzioso: egli sollevava l'arma e sparava. Un grido interrompeva il silenzio pauroso della valle; poi di nuovo tutto [...]
[...] sogno malvagio e riprendeva la via. - Che accadrà di me? Dove andrò? Dove finirò? E camminava, camminava, sotto quel cielo misterioso e macchiato [...]
[...] nell'anima di Pietro regnava una luce vaga, che talvolta si estingueva completamente: e davanti a lui si stendeva, interminabile e misteriosa come nel [...]
[...] folta e inesplorata. E riprese il lavoro. Gli pareva di essere un altro, di essersi svegliato da un lungo sogno 177 - Come ero stupido! - pensava [...]
[...] . - Avrei potuto esser felice e non ho voluto. Ah, il giorno in cui ella venne nella vigna! Avrei potuto diventare il suo amante, costringere i suoi [...]
[...] parenti a lasciarci sposare, e invece... invece sono stato stupido come un fanciullo... Ma guai, guai! Io ero simile al cane che dorme: voi mi [...]
[...] ancora sotto quel tetto fatale. Riuscirò a parlarle, le dirò tutto ciò che mi rode il cuore... Intanto lavorava. Era una giornata triste, livida e [...]
[...] fredda. Verso sera soffiò il vento di tramontana e Pietro volle accendere il fuoco. Ma si accorse di aver smarrito l'acciarino, probabilmente durante la [...]
[...] sua gita a Nuoro, e si avviò verso una capanna di contadini nuoresi che lavoravano un terreno limitrofo al terreno seminato da lui. Voleva [...]
[...] domandare in prestito un acciarino e farsi dare un tizzone ardente. La notte era fredda e buia; già dai monti di Orune la tramontana gelata soffiava con [...]
[...] due intere coscie di pecora infilate in lunghi schidioni di legno. Vedendo Pietro si confusero alquanto, ma poi risero e lo invitarono a cena [...]
[...] . - Che odore di carne rubata, - disse Pietro, prendendo un tizzone. E stava per andarsene, ma i contadini dissero: - Se non accetti il nostro invito [...]
[...] venuta fin qui; pareva dicesse: « prendetemi e mangiatemi ». Mangia, Pietro Benu; hai un viso d'affamato. Perchè diventi così magro? Non ti danno [...]
[...] stato così stupido, invece! Anche dopo il pasto pantagruelico egli rimase nella capanna: si sdraiò vicino all'apertura otturata da rami e da [...]
[...] pietre, e finì con l'addormentarsi. Ogni tanto si svegliava, sembrandogli di udire l'abbajamento di Malafede; tendeva l'orecchio, ma udiva solo l'urlio [...]
[...] del vento e il russare dei contadini. - Qualcuno può rubare i miei buoi, - pensava. - Ebbene, che li rubi pure: qui c'è caldo, non mi muovo. Dopo [...]
[...] tutto i buoi sono dei miei padroni maledetti. Vadano tutti al diavolo. E si riaddormentava. Ma verso l'alba egli si svegliò di soprassalto. Questa [...]
[...] volta s'udiva davvero, attraverso il vento, il caratteristico urlo di Malafede: pareva una voce umana, rauca e lamentosa, e Marianedda, la piccola [...]
[...] cagna dei contadini, che pareva una volpicina, tremava e abbaiava furiosamente. - Che c'è? - gridò Pietro, inquieto. Levò i rami dall'apertura [...]
[...] della capanna e impallidì: quattro carabinieri, rigidi e bruni nel primo chiarore cinereo dell'alba, salivano l'erta. Egli balzò fuori, ma ancor prima [...]
[...] cruda e cotta, avanzo della malaugurata cena, venne sequestrata, avvolta nella pelle della 180 pecora rubata, e messa sulle spalle ad uno dei [...]
[...] colpevoli. Pietro urlava, si morsicava le mani, invano egli e i suoi compagni protestavano la sua innocenza. - Cammina, intanto, - gli disse uno dei [...]
[...] strada tante volte percorsa così dolorosamente, e imprecava come un dannato. - Sono dunque maledetto? - si domandava. - Chi mi ha scomunicato? Che [...]
[...] diranno i miei padroni quando sapranno? E lei? Mi crederà davvero un ladro? Ad un tratto incontrarono il padrone della pecora, il quale aveva [...]
[...] avvertito i carabinieri. - Bobòre, - gridò Pietro, minacciando e supplicando, - io sono innocente! Fammi rilasciare o te ne pentirai! Io non ti ho mai [...]
[...] ' almeno dai miei padroni: va', per l'anima di tua madre, e racconta come sono andate le cose... Per fortuna giunsero presto a Nuoro, e quasi nessuno [...]
[...] della Giustizia sono intricati come i capelli di Medusa... - Va' al diavolo, con le tue parole difficili. - disse zio Nicola tra sè: e continuò a [...]
[...] enorme. Di giorno in giorno cresceva nel suo cuore un tumulto di ribellione e di cattivi istinti. V'erano giorni in cui egli credeva di impazzire [...]
[...] . Che faceva Maria? L'idea che ella forse si sarebbe sposata mentre 182 egli languiva in carcere, inacerbiva la sua pena e la sua ira. Da casa [...]
[...] Noina gli mandavano qualche volta un po' di cibo e bottiglie di vino: zio Nicola spinse la sua benevolenza fino ad ottenere un colloquio col [...]
[...] carcerato, e lo confortò e gli raccontò storielle allegre. Egli aveva dovuto far surrogare il servo, ma disse a Pietro: - L'anno venturo ti riprenderò al [...]
[...] mio servizio. Pietro non rispose, cupo e triste; pensava a Maria, alle nozze che zio Nicola diceva prossime, e la sola idea di dover rientrare in [...]
[...] casa Noina e assistere alla felicità degli sposi lo rendeva folle. Qualche giorno dopo fu introdotto nella camerata di Pietro un nuovo prigioniero [...]
[...] , non nuorese. Era un giovane svelto, sbarbato, con una fisionomia da ragazzo maligno e intelligente. Si chiamava Zuanne Antine. Appena entrato nella [...]
[...] volesse scegliersi un compagno, un amico, e Pietro fu quello. - Dimmi, - gli chiese l'Antine, - hai tu rubato davvero? - No. - rispose Pietro. - Hai [...]
[...] fatto male! Se tu avessi rubato, ora non avresti sofferto. Così avresti avuto l'utile e il conforto. Pietro sorrise. 183 - Chi non ruba non [...]
[...] , - rispose Pietro, al quale i discorsi del compagno, metà seri e metà scherzosi, riuscivano ripugnanti e divertenti nello stesso tempo. L'Antine [...]
[...] colomba. Io sono innocente del reato del quale ora mi accusano, e proverò la mia innocenza; un'altra volta potrò essere davvero colpevole, ma potrò dire [...]
[...] al giudice: « Io sono perseguitato, io sono odiato e calunniato: sono innocente come lo ero l'ultima volta e confido nella giustizia imparziale [...]
[...] ». E il giudice mi crederà, in fede mia, mi crederà. - Ma io potrò deporre contro di te, e ripetere quanto tu ora mi dici! - esclamò Pietro. L'altro [...]
[...] lo fissò e sorrise; i suoi bellissimi denti scintillavano nella penombra della camerata, come denti di lupo in agguato. 184 - Tu sarai mio [...]
[...] amico e non mi tradirai! - disse l'Antine. - Gli uomini sono tutti fratelli e devono aiutarsi a vicenda, non tradirsi e offendersi. Pietro non rilevò [...]
[...] le contraddizioni delle selvaggie teorie dell'Antine. D'altronde pareva che il giovine camerato scherzasse; e poi egli era così simpatico ed [...]
[...] si raccolsero intorno, silenziosi e attenti, animati da una fiamma di curiosità morbosa. Anche Pietro sentiva il suo cuore palpitare, acceso da un [...]
[...] selvaggi. L'Antine si vantava di conoscere tutti i banditi del Nuorese (allora infestato dai briganti), e fece vedere, estraendola dalla suola della [...]
[...] senso d'invidia, e cominciarono anch'essi a vantarsi d'avere relazioni coi banditi. La lettera del Corbeddu passò di mano in mano: qualcuno non sapeva [...]
[...] leggere, tuttavia esaminava attentamente il foglio e lo toccava con rispetto. 185 Anche Pietro guardò lungamente la lettera e sospirò [...]
[...] . - Questo è un uomo! - disse, battendo due dita sul foglio. E parve volesse aggiungere qualche cosa, ma improvvisamente tacque e si fece cupo. - Ah [...]
[...] ostacolo, come il vento spazza la paglia. Mentre io... io sono vile! - Ecco, - disse, restituendo la lettera, - bisogna che anch'io impari a leggere e a [...]
[...] . - Se vuoi, - gli disse, - poichè qui ci avanza tempo, ti insegnerò a scrivere e a leggere! Pietro accettò con entusiasmo, e la nuova occupazione, a [...]
[...] bicchiere di vino, fornì ai carcerati l'occorrente per scrivere, e un sillabario e qualche numero di giornale. In pochi giorni Pietro fece [...]
[...] progressi meravigliosi. Alla vigilia della sua liberazione egli potè leggere e capire una intera colonna di giornale e scrivere il suo nome e quello di [...]
[...] Maria. E ne provò una gioia velenosa; gli parve d'aver acquistato un'arma, buona per difesa e per offesa! 186 I giorni intanto passavano [...]
[...] del vento e dai gridi acuti delle sentinelle, il prigioniero sentiva uno spasimo nostalgico, ricordando le notti passate accanto al fuoco, nella [...]
[...] calda cucina dei padroni. E nel sonno rivedeva Maria, la baciava, spasimava d'amore. Signore! Era dunque tutto passato, tutto finito davvero! Pietro [...]
[...] disgrazia, pensando che se non fosse tornato una notte a Nuoro per rubare il revolver della zia, non avrebbe smarrito l'acciarino e non sarebbe [...]
[...] andato poi in cerca di fuoco dai contadini, coi quali l'avevano arrestato. Una rabbia cupa e concentrata, un rancore profondo, un istinto di [...]
[...] ribellione contro il mondo e contro la sorte gli fermentavano in fondo all'anima. E sul terreno vergine di quest'anima sconvolta, le perverse teorie del [...]
[...] compagno di carcere cadevano come semi di erbe velenose, e germogliavano subito. - Gli uomini, siamo tutti eguali! - diceva l'Antine, talvolta [...]
[...] scherzoso e talvolta serio, - siamo tutti eguali come i figli d'uno stesso padre. Dio è 187 il padre di tutti, e quando fece il mondo disse agli [...]
[...] dice: - Arrangiatevi, figli miei; ognuno per sè e Dio per tutti! Peggio per chi non si arrangia! - Ma, - osservò un giorno Pietro, - non basta aver [...]
[...] chi ha roba ha tutto; è rispettato, amato, temuto. Persino le donne, che tante volte non capiscono niente, amano e preferiscono gli uomini che [...]
[...] più che quasi tutti mettevano in pratica la teoria dell'Antine; molti erano ladri, malfattori, delinquenti; parlavano un linguaggio impuro e ogni [...]
[...] loro parola esprimeva un sentimento immorale; di taluni il solo alito pareva avvelenasse l'aria fetida del carcere. E respirando quest'aria, Pietro [...]
[...] delle ingiustizie e dei dolori, e dall'altra salivano e godevano. - Perchè tutto questo? - egli chiedeva. - Perchè siamo stupidi, - rispondeva [...]
[...] l'Antine, - perchè non vogliamo capire che siamo tutti eguali e che il mondo appartiene a tutti. Guarda, per esempio, gli uccelli dell'aria; essi sono [...]
[...] tutti coperti all'istesso modo e prendono il cibo dove lo trovano e fanno il nido dove loro piace. Perchè gli uomini non dovrebbero imitarli [...]
[...] ? Perchè gli uomini sono più stupidi degli uccelli, ecco tutto! - Ma infine c'è chi è astuto, come tu dici, e c'è chi è stupido. Io, per esempio, sono [...]
[...] stupido; mi lascio offendere senza reagire, e non sono capace di prendere il bene dove lo trovo. Che colpa ne ho io? Ah sì! - diceva Pietro con [...]
[...] rabbia, pensando che se avesse voluto avrebbe potuto posseder Maria e goderne l'amore e la fortuna. -Sì, sono stato stupido sempre. - Si può divenire [...]
[...] astuti, però. - Come si fa? - S'impara. Hei visto come s'impara a leggere ed e scrivere? Così! Tante volte Pietro era tentato di rivelare [...]
[...] potesse sorgere ed impedire il matrimonio di Maria: Francesco poteva ammalarsi e morire; Maria poteva 189 pentirsi, ricordare, ritornare al passato [...]
[...] ... * * * La notizia che Maria e Francesco dovevano sposarsi presto mise il colmo al calice amaro che Pietro cercava invano di allontanare dalle sue [...]
[...] labbra. Egli diventò furente; scosse con violenza l'inferriata del carcere quasi volesse infrangerla, e gli parve di soffocare. Lo avessero almeno [...]
[...] però, la giustizia riconobbe il suo errore, e Pietro fu rilasciato libero. 190 - Appena anch'io uscirò dal carcere verrò a cercarti, - gli [...]
[...] disse l'Antine. - Ti proporrò un affare. Sta' allegro, divertiti e ricordati di me. Quando Pietro rivide le note strade gli parve destarsi da un [...]
[...] brutto sogno, e provò la gioia del convalescente che guarisce dopo esser stato vicino a morire. Coi nervi vibranti e il volto sbiancato dalla [...]
[...] prigionia e dal dolore, egli s'avviò a casa Noina. Maria non c'era; zia Luisa lo accolse un po' freddamente, e gli annunziò che le nozze della figlia [...]
[...] . Bevi; il vino ti ridonerà un po' di colore. Verrai alle nozze? Egli bevette, ma il vino gli parve veleno. Uscì e attese Maria girovagando attorno [...]
[...] alla casa, ma ella non tornò e l'ombra della sera cadde sulle cose e sull'anima di Pietro. - Ella doveva essere a casa e non mi ha neanche voluto [...]
[...] , e pensò che 191 avrebbe potuto farlo quella stessa sera, mettendosi in agguato dietro il portone dei Noina... Ecco, gli pareva di veder [...]
[...] giungere il fidanzato, felice e sicuro; bastava un po' di coraggio per gettarsi sopra Francesco e strangolarlo. E poi ancora il carcere, la reclusione [...]
[...] , il buio eterno in questo e nell'altro modo. Ah, no! L'idea di ritornare in carcere era così spaventosa, che vinceva la passione e l'odio di Pietro [...]
[...] . Egli ricordò le parole di Antine: « Bisogna aspettare l'occasione e profittarne! » - Sì, - pensò Pietro, - bisogna aspettare!... E col cuore [...]
[...] gonfio e l'anima avvolta d'ombra, si allontanò dalla casa fatale. XIV. Era la vigilia delle nozze di Maria. La facciata e le stanze della casetta [...]
[...] erano state imbiancate e messe a nuovo. Nella cucina le masserizie splendevano, accuratamente pulite; le casseruole sembravano d'oro e i coperchi [...]
[...] d'argento, così almeno affermava zia Luisa. Anche la balaustrata della scala e del poggiuolo, strofinata con cenere ed olio, luccicava al riflesso [...]
[...] del tiepido sole di febbraio. Dopo le ultime pioggie, il tempo s'era raddolcito; si sentiva già la primavera, e nel cortile e nella casetta gaia [...]
[...] degli sposi l'aria pareva ancor più tiepida, piena di carezze e di promesse. Nel focolare e sui fornelli le caffettiere grillavano, nelle stanze [...]
[...] superiori della casa spandevasi un forte profumo di dolci e di liquori; sui tavolini, sui letti, sulle sedie, su tutti i mobili stavano 193 [...]
[...] grandi vassoi contenenti torte dai vivi colori e gattòs, specie di piccole costruzioni moresche di mandorle e miele. Nel cortile e nelle stanze terrene [...]
[...] era un continuo via vai di gente; ogni momento il portone s'apriva per lasciar entrare donne in costume, attillate, che recavano sul capo torte e [...]
[...] gattòs, e sopratutto corbe (còrbulas) d'asfodelo ricolme di frumento, dal cui oro polveroso emergevano bottiglie di vino rosso e giallo turate con [...]
[...] mazzolini di fiori. Questi presenti venivano mandati agli sposi dai parenti, dagli amici e dai servi dei Noina e dei Rosana. Sabina prendeva [...]
[...] garbatamente i vassoi e le corbe, e mentre un'altra parente dei Noina conduceva le donne in una stanza dove venivano serviti dolci e liquori, ella [...]
[...] entrava nella dispensa e vuotava il grano, riponeva le torte, e nei recipienti da restituirsi ai donatori metteva un bel pezzo di carne bovina, un cuore [...]
[...] di pasta dolce e di mandorle ed altri pasticcini in forma di uccelli, di fiori, di triangoli. Una ragazza dal capelli rossi, seduta davanti ad un [...]
[...] tavolo ingombro di pezzi di carne e di mazzolini di fiori, scriveva su una striscia di carta i nomi dei donatori. Sabina entrava, dettava, vuotava [...]
[...] Grazia Casula un presente di grano e un gallo... presto, scrivi svelta, Caderinè; sembri una gatta morta. Cederinedda scriveva con calma e non [...]
[...] rispondeva; ma appena si trovava sola balzava di qua e di là, rubacchiava quanti più dolci poteva e se ne riempiva le tasche, il seno, le calze... Maria [...]
[...] fazzoletto a fiorami, e un cordoncino nero intorno al collo, ella se ne stava seduta accanto ad un braciere colmo di brage e chiacchierava con le parenti [...]
[...] invece riceveva le donne con affabilità aristocratica, costringendole a servirsi abbondantemente di dolci, caffè e liquori. Maria disapprovava [...]
[...] questo « fare splendido » della madre: anzi a un certo momento attirò zia Luisa nella camera attigua e le disse: - Ma lasciate che prendano quel che [...]
[...] vogliono e non vuotate il vassoio nel loro grembiale! - Lascia fare, figlia, - disse zia Luisa, accomodandosi la benda intorno al capo. - Questi son [...]
[...] alla gente che la famiglia Noina era ricca; ma la sposa lo indovinò e non insistè. - Maria, - chiamò una graziosa fanciulla, cugina del fidanzato [...]
[...] . Maria le andò incontro e le strinse la mano; poi l'accompagnò fino alla scala, la seguì con gli occhi e la vide fermarsi a chiacchierare con [...]
[...] sarebbe venuto? Perchè? Che voleva? - Ah, - pensava Sabina, - vorrà ben vederlo! Pietà, paura, rancore e speranza la animavano. Ella non osava [...]
[...] confessare a sè stessa che, dopo il fidanzamento di Maria, la speranza e la pietà avevano di nuovo acceso in lei la fiamma di un amore pronto al perdono [...]
[...] ed all'oblio. Per un tacito accordo il nome di Pietro non era più stato pronunziato fra lei e Maria; e Sabina 196 scusava la ricca cugina per [...]
[...] il suo breve errore, e perdonava perchè sperava. Ora egli tornava. Da mesi Sabina non l'aveva più riveduto. La notizia delle sua visita ai padroni [...]
[...] toccava anche di segnarli perchè la ragazzetta, sazia e imbottita di dolci, aveva abbandonato il suo posto. Verso l'imbrunire giunse il fidanzato [...]
[...] gioia e di desiderio. Ma la sposa era alquanto turbata e lo accolse quasi con freddezza. La notizia della visita di Pietro l'inquietava e la [...]
[...] . Forse domani neppure verrà: sarà stato uno scherzo di Tatana a Sabina. Ma intanto aveva paura e suo malgrado un pensiero poco pietoso le [...]
[...] aver paura. Pietro non è capace di fare del male. Io meglio d'ogni altro, lo so. Mille piccole cure, d'altronde, la occupavano e la distraevano [...]
[...] . Dopo lunghe discussioni, ella e Francesco avevano deciso di restare presso la famiglia di lei: in tal modo la casa dello sposo, affittata, poteva [...]
[...] rendere un centinaio di scudi, e Maria, 198 restando presso i parenti, avrebbe goduto meglio la sua felicità. C'era l'utile e il dolce [...]
[...] . Francesco finì con l'accettare. La camera di Maria fu rimessa a nuovo, tinta d'azzurro e di rosa; il letto nuziale, fatto venire da Sassari, le sedie, i [...]
[...] quadri, lo specchio, formarono la meraviglia di tutto il vicinato. Per mesi e mesi non si parlò d'altro. Del resto la fama della camera e del [...]
[...] corredo di Maria varcò i confini del misero vicinato: destò persino l'invidia e le critiche dei borghesi, tanto più che le cose venivano esagerate: si [...]
[...] diceva che la sposa di Francesco Rosana avrebbe indossato il costume delle dame paesane, cioè gonna di panno ricamata in oro, e corsetto con bottoni [...]
[...] d'oro; e che si sarebbe messo i guanti e su junchillo, catena d'oro con orologio. Tutto ciò era falso; ma queste dicerie lusingavano Maria. Ella [...]
[...] viveva di queste piccole vanità. * * * La mattina delle nozze ella si alzò più presto del solito e si lavò tutta, chiudendo forte la bocca per non [...]
[...] inghiottire qualche goccia d'acqua, poichè doveva comunicarsi durante la cerimonia nuziale; poi si vestì, e calzò un paio di stivaletti lucidi, che [...]
[...] infantile, poi chiamò Sabina e sollevò alquanto le sottane. - Guarda come sono bellini i miei piedi, - le disse, con la sua solita voce un po' ironica [...]
[...] . Sabina spalancò la finestra e si volse pensierosa a guardar la cugina. La luce di una limpida giornata inondò la grande camera rosea; i paesaggi [...]
[...] cantavano ancora. Tutto annunziava pace e letizia. Nella camera attigua zio Nicola sbadigliava rumorosamente. E già qualcuno picchiava al portone [...]
[...] era così leggera? Beata lei che poteva dimenticare, e vivere di piccolezze! Ma no; ad un tratto il bel viso calmo e sorridente della sposa si [...]
[...] annuvolò, i suoi occhi diventarono quasi tristi. Sabina la guardò e le chiese con ironia: - Ti fanno male i piedi? 200 - No, ma pensavo... - A che [...]
[...] il pavimento. Presto, presto: levati di lì. Usciu, usciu... (1). Sabina spazzò e Maria passò nella camera attigua. Zio Nicola intanto s'era alzato [...]
[...] , aveva indossato il costume delle feste, e già andava e veniva, attraverso il cortile e la cucina strascinando il suo bastone, e dando ordini e [...]
[...] contrordini che non venivano eseguiti. In cucina zia Luisa, più impassibile e solenne del solito, chiacchierava con qualche donnicciuola del vicinato [...]
[...] ? Grazie a Dio la roba c'è. - Ah, certo, Dio ve la benedica. Rimesse in ordine le camere, Maria e Sabina scesero in cucina, inseguendosi per le [...]
[...] scale e ridendo (1) Voce per allontanare le galline. 201 come bambine. Le vicine ammirarono subito i piedi della sposa. - Sembrano due penne da [...]
[...] scrivere, tanto sono piccini, - dissero chinandosi per veder meglio. Sabina offrì scherzando a Maria una tazza di caffè e latte. - Non lo vuoi [...]
[...] ? Allora lo bevo io. E siccome Maria sbadigliava, una vicina le disse maliziosamente: - Va là, stanotte non digiunerai. Ella arrossì e scappò via [...]
[...] . Ritornò nella sua camera e cominciò a preparare le vesti da sposa. Intanto zio Nicola e un fratello di zia Luisa erano andati a prendere lo sposo per [...]
[...] condurlo in casa della fidanzata. Le sorelle di Francesco, che dovevano abbigliare Maria, non tardarono a giungere, e benchè fossero vestite da [...]
[...] spose, con ricche tunicas (1) pesanti e cinture e corsetti strettissimi, e con le mani coperte di anelli, compirono il loro obbligo. Ritta davanti [...]
[...] allo specchio, Maria non rifiniva di guardarsi, girandosi e rigirandosi, torcendo il collo per vedersi le spalle; ma la luce dello specchio era [...]
[...] falsa, rendeva l'immagine rimpicciolita e irregolare, e la sposa non poteva capacitarsi di tutta la sua bellezza ed eleganza. Ma più che lo specchio [...]
[...] ! - esclamò. Vestita da sposa, coi fianchi prominenti, la vita fortemente stretta da una cintura d'oro, e il busto ben disegnato dal corsetto di raso [...]
[...] bianco ricamato, Maria era di una bellezza classica: la benda bianchissima che lasciava trasparire il colore roseo della cuffietta, e non nascondeva i [...]
[...] , sebbene d'una diversa bellezza: la notte di Gonare. E glielo disse, avvicinandosele, carezzevole, e aggiustandole con mani un po' tremanti il nastro [...]
[...] , - disse la sorella di Francesco. - Scherzerete dopo. Ma egli cinse la vita di Maria, e volle baciarla. - Ah, - ella disse, svincolandosi - Tu vuoi [...]
[...] dei baci di Pietro le attraversava la mente. Ma subito altre cure la richiamarono alla realtà, e il sorriso della sposa felice tornò a illuminarle [...]
[...] gli occhi. Il corteo nuziale fu ordinato da zia Luisa. 203 - Prima voi, - ella disse, consegnando ad un bambino e ad una bambina in costume [...]
[...] due ceri adorni di nastri azzurri. - Avanti, camminate, come due sposini; e non litigate, eh! Seguiva la sposa fra le due cognate, poi Francesco [...]
[...] tra zio Nicola e il fratello di zia Luisa. Seguivano altri parenti ed amici; niente donne. Zia Luisa, ferma sul portone, guardò allontanarsi il [...]
[...] corteo, poi rientrò in cucina, e col lembo della benda si asciugò una lagrima. Nelle straducole che le vicine avevano accuratamente spazzato per la [...]
[...] circostanza, le donnicciuole, i bimbi, le galline, i cani e i gatti fecero ala al corteo: ma nelle altre vie poco animate la gente arrivava in [...]
[...] ritardo per godersi lo spettacolo. Suo malgrado Maria si turbava sempre più: non vedeva, non sentiva; le gambe le tremavano e il cuore le saltava in [...]
[...] gola. Ecco, aveva voglia di piangere e di ridere nello stesso tempo. Pensava che fra un'ora avrebbe ripercorso quelle vie, non più libera, non più [...]
[...] cuore. E inoltre temeva di veder da un momento all'altro ricomparire la figura minacciosa e dolente di Pietro Benu. Ma il corteo arrivò felicemente in [...]
[...] chiesa, e la sposa si rasserenò. Le parve che la pace silenziosa delle grigie arcate si riflettesse 204 nell'anima sua: sì, tutto oramai era [...]
[...] polverose; s'udivano gli uccelli garrire nell'aria tiepida e pura. Maria e Francesco s'inginocchiarono sui gradini dell'altare, sotto gli sguardi severi [...]
[...] , pregò, promise a Dio d'essere una buona moglie; disse il sì con voce ferma e forte, e solo quando furono usciti di chiesa osò guardare lo sposo. Sua [...]
[...] guardarla. - Parla, Maria, - egli le diceva dolcemente. - Dimmi qualche cosa, sorridi: vedi, tutti ci guardano... Ella sorrise e rispose: - Non so [...]
[...] . Una torma di monelli circondò gli sposi. E all'uscita dal Municipio cominciò per questi e per il loro seguito uno strano tormento. Dalle finestre e [...]
[...] dalle porte pioveva su loro una fitta gragnuola di frumento, di confetti, di fiori; e ciò non bastando le donne scaraventavano davanti alla sposa [...]
[...] qualche piatto che si frantumava con 205 fracasso. Quest'atto, che ha un significato, e non si compie davanti alle spose vedove o non vergini [...]
[...] , faceva arrossire Maria e sorridere Francesco. Nelle straducole del vicinato dei Noina, la pioggia di grano e il fracasso dei piatti diventarono [...]
[...] insopportabili; grida di donne e di fanciulli risuonarono: - Buona fortuna! Buona fortuna! Zia Luisa attendeva davanti al portone; appena vide gli [...]
[...] sposi cominciò a piangere, e piangendo li abbracciò e li baciò. Anche lungo la guancia di Maria scese una lagrima; il lembo della benda l'assorbì [...]
[...] lentamente, e la piccola macchia non era peranco asciugata che la sposa sorrideva di nuovo. XV. Spinto dal suo destino Pietro rientrò in casa [...]
[...] Noina. Da giorni e giorni egli combatteva contro l'ossessione di riveder Maria sposa, Maria irreparabilmente perduta per lui. Perchè? Neppure lui lo [...]
[...] sapeva. Così, per disperazione. Egli ora viveva presso le sue vecchie zie e lavorava nel loro piccolo podere. La mattina delle nozze di Maria si [...]
[...] svegliò prestissimo e si mise a lavorare con più ardore del solito; ma il suo pensiero volava lontano, penetrava nella casa degli sposi, li [...]
[...] accompagnava alla cerimonia. Egli vedeva Maria vestita da sposa; vedeva Francesco sorriderle; seguiva il corteo rumoroso e lieto. Maria splendeva di [...]
[...] , solo, schiavo tradito e dimenticato... Un sudore freddo gli bagnava la nuca; le tempie gli pulsavano; il desiderio di ritornare in paese e di recarsi [...]
[...] debolezza. Si tastò il polso, s'asciugò il sudore; poi s'avviò. Ma giunto a Nuoro, invece di coricarsi si levò, indossò il costume delle feste e si [...]
[...] tettoia. Era circa la una: il sole inondava il cortile; dalla cucina usciva un acuto odore di carni arrostite e di caffè tostato. S'udivano risate [...]
[...] il primo convegno d'amore, e strinse i denti quasi per reprimere un grido di rabbia e di dolore. Una donna apparve sulla porta della cucina, con in [...]
[...] . - Guardate chi viene, - disse le donna, entrando nella stanza del banchetto. E tutti lo guardarono. Egli si toccò la berretta, poi s'avvicinò a zio [...]
[...] Nicola e gli mise una mano sulla spalla. Il padrone, già mezzo brillo, si scostò e fece sedere Pietro accanto a lui; poi gli pose un piatto davanti [...]
[...] e gli disse qualche parola. Pietro non capì: non vedeva, non udiva nulla; gli pareva d'esser penetrato in un luogo sconosciuto, tra una folla di [...]
[...] ignoti, e sentiva solo il battito del suo cuore. Ma a poco a poco si calmò: vide davanti a sè il piatto, lo respinse e poi si guardò attorno. I [...]
[...] convitati erano circa una trentina, fra uomini e donne: sedevano intorno a tavole apparecchiate alla buona, con piatti variopinti e bicchieri di [...]
[...] diverse forme, certo prestati gentilmente da qualche famiglia amica. Gli sposi mangiavano nello stesso piatto, seguendo l'uso nuziale sardo, e Francesco [...]
[...] ricamata; un fazzoletto scuro, dipinto di rose e di giacinti, le avvolgeva la testa. Era bellissima, e Francesco, ebbro d'amore e anche un po' di vino [...]
[...] , pareva non vedesse altro che lei, sordo alle chiacchiere e alle grida dei convitati. Parve non accorgersi dell'arrivo di Pietro: anche 209 [...]
[...] zio Nicola: - ora mi alzo e ti bastono. Maria volse rapidamente gli occhi in giro, guardò per un attimo il viso ridente di Pietro, poi abbassò le [...]
[...] palpebre e si curvò sul suo piatto. - Egli non pensa più a me: è venuto per farmelo capire. Ve bene, - pensò; ma non seppe perchè aggrottò le [...]
[...] sopracciglia. La mano ardente di Francesco si posò sulla sua; ella sollevò la testa e rise, egli le cinse la vita col braccio... Pietro ora non poteva [...]
[...] staccare gli occhi da loro: ah, ecco, la visione intraveduta e respinta nei momenti più acerbi della sua disperazione, era diventata realtà; quello [...]
[...] cavalli, e un velo sanguigno gli cadeva sugli occhi. Ma solo Sabina badava a lui, e s'accorgeva dello sguardo selvaggio che egli rivolgeva agli sposi [...]
[...] . Pallida, quasi sofferente, ella non nascondeva la sua ansia e la sua delusione. Aveva atteso Pietro; l'aveva sentito venire; ma ora s'accorgeva [...]
[...] che egli era venuto per disperazione. - È finita, - pensava anche lei, - non c'è più speranza. Egli l'ama sempre e neppure si accorge di me. Come la [...]
[...] veduto? Ella alzò le spalle: il giovinotto girò lo sguardo attorno, ma non vide che volti sorridenti e rosei. La festa era al colmo; tutti ridevano [...]
[...] e parlavano, con le labbra lucenti di grasso, gli occhi lustri, le mani sollevate; barzellette amene, frasi equivoche guizzavano da un capo [...]
[...] capelli rossastri e la barba selvaggia, tagliava destramente a piccoli pezzi un bel porchetto arrostito. Il coltello a serramanico, che il pastore [...]
[...] aveva tratto dalla sua saccoccia, e quasi spariva nella sua mano nodosa enorme, trovava ogni giuntura, tagliava ogni nervo, scorreva scricchiolando [...]
[...] tovagliuolo, poi sospirò e si guardò attorno soddisfatto. Qualche invitato lo applaudì. Lo sposo si rivolse a guardarlo e gridò, in lingua italiana: - Ma [...]
[...] decoro e Maria per dispetto; sì, ella cominciava a stizzirsi nel veder Francesco bere un po' troppo. Pietro ne avrebbe certamente riso. Il largo piatto [...]
[...] col porchetto fece il giro della tavola; e Francesco, frugandovi a lungo, procurò per Maria i rognoni che tagliò a pezzetti e coprì di sale. La [...]
[...] ! 212 E mise la sua mano su quella di lei, e non volle più mangiare nè bene, ma aveva già bevuto abbastanza, e i suoi occhi si socchiudevano [...]
[...] , appannati dal vino e dal desiderio. A un tratto si sollevò e disse in italiano: - Evviva l'amore! - e baciò prima una vecchia parente sedutagli [...]
[...] accanto, poi Maria. Di nuovo tutti risero e applaudirono. - Com'è allegro quel Francesco; un mattacchione. - disse zia Luisa alla sua vicina di tavola [...]
[...] . Pietro guardava Maria, e Sabina guardava Pietro: entrambi pallidi e cupi, parevano, davanti e quella mensa i cui vini e le vivande succulenti [...]
[...] liquori; le donne che servivano a tavola si fermarono dietro le sedie degli invitati, e presero parte alla conversazione. Ed ecco, ad un tratto, un [...]
[...] le mano sinistra con la 213 punta dell'indice e quella del pollice unite, e cominciò a declamare una strofa del poema: Su triunfu d'Eleonora [...]
[...] il viso nel tovagliuolo, per non lasciarsi scorgere a ridere. - È ubbriaco. Zio Nicola s'alzò, fece un cenno al giovane istranzu, e questo tacque [...]
[...] . Allora il padre della sposa sedette a cavalcioni sulla sua sedia, battè il bastone sulla tavola, e cominciò la disputa nuziale. Invitò i poeti [...]
[...] presenti a rispondergli, poi fece un brindisi agli sposi e inneggiò al « santo matrimonio e alle sue gioie ». Rispose un giovine poeta estemporaneo [...]
[...] , assai noto per le sue belle improvvisate. Egli cominciò a lodare le bellezze della sposa e le virtù dello sposo; zio Nicola mise una mano [...]
[...] sull'orecchia e stette ad ascoltare, preparandosi a rispondere. Dalla porta spalancata penetrava il sole al declino; si scorgevano sul cielo intensamente [...]
[...] azzurro gruppi di nuvolette bianche che salivano lente sull'orizzonte, come agnellini su per una china, e davano al pomeriggio una dolcezza, una [...]
[...] calma soave. A poco a poco i commensali, annoiati dalla disputa dei poeti estemporanei, si alzarono e scesero nel cortile. A tavola rimasero solo i [...]
[...] cantadores, 214 due vecchi contadini e un fanciullo, Pietro e un giovine proprietario. Questi due ultimi parlavano a voce bassa, senza por [...]
[...] mente ai poeti. - Sì, - diceva Pietro. - ho un piccolo capitale e fra poco comprerò dei buoi che rivenderò. Ho anche un socio, un proprietario assai [...]
[...] aveva famiglia da mantenere e la sua vecchia zia era da tutti creduta una donna danarosa nonostante la sua apparente miseria. - Sì, - ho da vendere [...]
[...] parecchie coppie di buoi e di giovenche. - rispose il proprietario. - Vedremo, - disse Pietro, pensieroso. - in aprile forse non avremo tutto il [...]
[...] cosa: ecco tutto. Egli mentiva, e non sapeva perchè; ad un tratto s'alzò, rise, gli parve d'esser diventato allegro. - Andiamo giù anche noi [...]
[...] costume suonava la fisarmonica e guardava il circolo dei ballerini che saltellavano tenendosi per mano. Ma quando Pietro e il giovane proprietario [...]
[...] scesero nel cortile, la suonatrice rallentò le note, sollevò il mento roseo che teneva appoggiato alla fisarmonica e gridò: - Ohè, chi suona, ora [...]
[...] ? Voglio ballare anch'io. - Continua, Paska; ballerai poi, - la supplicarono; ma ella si alzò, depose lo strumento sul gradino, e afferrò la mano del [...]
[...] giovane proprietario: poi si unì con lui al circolo dei ballerini, e cominciò a saltellare. Allora Sabina sollevò gli occhi tristi e guardò [...]
[...] , il circolo dei ballerini animati dalla caratteristica musica vocale, saltava e strisciava, serpeggiante, ora restringendosi, ora allargandosi [...]
[...] ; qualche giovinotto emetteva di tanto in tanto un grido selvaggio, di gioia un po' beffarda, e i cantori proseguivano il loro strano: Bimbaràmbàra [...]
[...] mbài, bimbarambòi. Ma a misura che il sole declinava dietro il portone, e l'ombra invadeva il cortile, gl'invitati diventavano seri e pensierosi [...]
[...] : ognuno ricominciava a pensare ai fatti suoi e pareva svegliarsi dall'ebbrezza di quel giorno di nozze. A poco a poco il ballo, i canti, i suoni [...]
[...] cessarono; molte persone partirono. Francesco attirò Maria in un cantuccio: sedettero ed egli le prese una mano. Il moto del ballo e la digestione [...]
[...] avevano fatto svanire la mezza sbornia dello sposo: ora egli tornava ad esser galante 217 e innamorato, ma coi suoi soliti modi insinuanti e un [...]
[...] po' affettati. La gente andava e veniva: le giovinette e qualche adolescente si divertivano a stringer patti di fede e d'amicizia (comparia [...]
[...] ), annodando e snodando sette volte le cocche d'un fazzoletto e stringendosi poi la mano, dandosi del voi e chiamandosi compari e comari; nelle camere di [...]
[...] sopra si udiva il tintinnio dei bicchieri e le voci rauche ed allegre degli amici di zio Nicola, ma nell'angolo ove s'erano ritirati gli sposi, sotto [...]
[...] stendevano i primi veli rosei del crepuscolo: non un alito di vento, non un canto di uccello, non una nuvola, turbavano l'armonia melanconica e dolce [...]
[...] di quell'ora, e gli sposi si sentivano vagamente turbati. Maria era diventata un po' pallida; i suoi occhi sembravano più grandi del solito. - Ti [...]
[...] così, un po' languida e stanca, con gli occhi smarriti, rivolti al cielo roseo! No, nessun re della terra poteva esser felice come in quel momento [...]
[...] si sentiva felice Francesco Rosana. Egli fremeva lievemente, 218 come l'albero accarezzato dalla brezza; guardava la bocca della sposa e [...]
[...] vaga, che sembrava il riflesso del cielo e forse era il riflesso d'un sogno triste... Pietro intanto era risalito nella stanza ove zio Nicola [...]
[...] s'ostinava a tentare ancora qualche verso. - I tempi cambiano, - disse il contadino anziano dal viso roseo e la barba nera. - Un tempo si cantava fino [...]
[...] alla mezzanotte, o almeno finchè gli sposi si ritiravano, e si ballava molto, anche. Ora i giovani son fiacchi, la gente è stanca e non ama [...]
[...] baciare la sposa sulle guancie, e qualche burlone la baciava anche sulla bocca. Ora niente: pare si abbia paura. Nessuno ha baciato Maria [...]
[...] . - Un corno! E che non è usanza antica? Sua madre, quando si sposò, fu baciata da tutti gl'invitati. 219 - Vuoi farmi un piacere? - disse [...]
[...] allora Pietro al giovine possidente. - Devo anch'io regalare una moneta alla sposa: non mi piace darle una carta da dieci lire. Potresti cambiarmela e [...]
[...] ; chiamò zia Luisa in disparte e le domandò se poteva cambiargli in argento le dieci lire. - Se vuoi anche in oro, figlio mio, - disse zia Luisa [...]
[...] . - Tutto quello che vuoi. - Bene, datemi mezzo marengo. Zia Luisa cambiò il denaro e Pietro tenne entro il pugno la monetina d'oro. - Andiamo [...]
[...] forte, poi si avviò, seguito dal suo nuovo amico. Nel cortile si fermò un momento, ridendo; sentiva una dolce vertigine, e gli pareva che dentro [...]
[...] strana. Pietro e il compagno s'avvicinavano agli 220 sposi: Francesco, che si era alquanto curvato su Maria, si sollevò e sorrise. Il giovine [...]
[...] proprietario disse qualche parola, e si curvo e baciò la sposa sulla fronte. E subito dopo Pietro l'imitò, ma invece di baciare Maria sulla fronte [...]
[...] giovanotti attraversarono il cortile e se ne andarono: Maria mostrava a Francesco la monetina donatale da Pietro; egli sorrideva e diceva scherzando [...]
[...] Pietro è stato il bacio di Giuda; e tu sorridi! * * * Pietro vagò tutta la sera in compagnia del suo nuovo amico. Andarono nella bettola del [...]
[...] « forestiere » e la bella Maria Franzisca li inebbriò di vino e di sguardi provocanti. Pol il toscano s'avvicinò e sedette vicino a loro. - Che belle nozze [...]
[...] del bettoliere, alla quale il marito volgeva le spalle; e il suo sguardo nero, scintillante, attirava con una specie di fascino magnetico gli occhi [...]
[...] di Pietro. Egli taceva e la guardava. Per la prima volta s'accorse che la giovine donna, della quale soltanto la voce un po' rauca riusciva [...]
[...] sgradevole, rassomigliava a Maria. E mentre il toscano e il giovine possidente parlavano male di Francesco, burlandosi delle sue maniere affettate, l'ex [...]
[...] -servo si alzò e s'avvicinò al banco per pagare. - Che fai? - gridò l'altro. - Lascia, - egli rispose. - Hai da cambiarmi cinque lire, Maria [...]
[...] Franzisca? Ella aprì il cassetto e disse con intenzione: - Stanotte mio marito va ad Oliena. Ho messo tutti gli spiccioli nella sua borsa. Pietro s'era [...]
[...] curvato sul banco e quando ella si sollevò le fece un cenno cogli occhi. Ella contava gli spiccioli e fece cenno di sì. Fino a tarda sera Pietro e [...]
[...] il compagno vagarono per le bettole; poi l'ex-servo incontrò altri suoi conoscenti e tutti assieme andarono a cantare davanti alle porte delle [...]
[...] fanciulle, delle quali più o meno erano innamorati. La notte era dolce, tiepida. Pietro, ubbriaco, pensava sempre agli sposi e per stordirsi cantava, e [...]
[...] sembrava un urlo di angoscia dispettosa. Tutta la notte egli fece baldoria. Maria Franzisca lo attese a lungo, e quando egli arrivò ed ella lo [...]
[...] accolse ubbriaco fra le sue braccia, lo sentì gemere e lamentarsi come un malato. XVI. Passarono due mesi. In casa Noina tutto era rientrato [...]
[...] nell'ordine e nella pace di prima; le rendite s'erano triplicate: zia Luisa scoppiava di pinguedine e di boria; anche Maria ingrassava e pareva felice [...]
[...] . Ora ella non andava più scalza e non accudiva alle più basse faccende domestiche: era diventata quasi una signora. Aveva una fantesca svelta e [...]
[...] Maria conservava una scatola colma di biglietti di banca e un piccolo cestino di monete; tutte le donne dei principali nuoresi la guardavano con [...]
[...] , sempre più innamorato, la circondava di cure e di adorazione, cortese fino alla noia. 224 Nelle belle giornate di primavera gli sposi montavano [...]
[...] sulla magnifica cavalla bianca, che già li aveva ricondotti dal monte Gonare a Nuoro, e visitavano l'oliveto, la vigna, l'ovile di Francesco [...]
[...] non era un pastore: era un possidente ed aveva una discreta rendita; ma siccome il bestiame e i pascoli (tancas) rappresentavano la sua più grossa [...]
[...] proprietà, egli passava buona parte del suo tempo nell'ovile, coi suoi pastori, i suoi cani, le belle vacche alte e fiorenti che lo riconoscevano e [...]
[...] , meriggiavano sotto i boschetti di quercie millenarie, e la sera si ritiravano entro una mandria circondata di siepi. Nessun riparo per l'inverno: durante [...]
[...] le lunghe nevicate i pastori nutrivano il bestiame con la sida, cioè con le fronde e le foglie della quercia. Maria battè infantilmente le mani [...]
[...] si promette buona, abbiamo provviste e denari, non siamo tormentati nè da liti, nè da inimicizie. Tutti ci vogliono bene. Anche quel disgraziato non [...]
[...] s'è fatto più vivo; mi ha dimenticata, non pensa più a me. Sia lodato Iddio. Ella ricamava, seduta all'ombra del portone: zia Luisa e la serva [...]
[...] lavoravano in cucina, Francesco era in campagna, zio Nicola nella bettola. Le casa dei Noina, più che mai tranquilla e sicura come una piccola [...]
[...] fortezza, dominava sul povero vicinato, nelle cui viuzze l'erba cresceva fresca ed alta, nei cui cortiletti, invasi dalla farinella, dal giusquiamo e [...]
[...] dalle euforbie, i pergolati e le siepi fiorivano con la melanconica poesia delle cose umili e selvagge. - Una sola cosa manca, - pensava la giovine [...]
[...] sposa, sollevando la testa per infilare l'ago: - ma verrà anche quella! È presto ancora: due mesi appena! Verrà, verrà... E provava un impeto di [...]
[...] cestino delle monete, le vesti di lusso, i servi, l'invidia delle donne della sua classe, non bastavano dunque a riempire la sua vita. E l'amore [...]
[...] statua si sarebbe commossa più di lei alle carezze dello sposo: ma lo sposo l'amava, la voleva appunto così, pudica e ignara, con gli occhi [...]
[...] appannati, quasi coperti da un velo di pudore. * * * Una mattina di maggio i due sposi montarono dunque a cavallo e presero la via dell'ovile. Era la [...]
[...] stendevano verdi e fiorite; sulla pianura, arsa d'estate e pantanosa d’inverno, ondulava alla brezza una vegetazione selvaggia, un mare d'erbe alte, di [...]
[...] coprivano le macchie; il puleggio e la rosa selvatica imbalsamavano l'aria tiepida e pura. Le montagne lontane circondavano il panorama come d'un [...]
[...] quale i narcisi e la menta esalavano un profumo eccitante, apriva le narici e fremeva tutta; e rispondeva con un nitrito se qualche vacca [...]
[...] affacciava il muso bianco e nero sulla muriccia della tanca e muggiva bonariamente. Maria, abbandonata sulle spalle di Francesco, si lasciava cullare dal [...]
[...] passo tranquillo e cadenzato della cavalla, e provava una dolcezza quasi triste; il tepore del sole, il profumo delle erbe, e tutto quel fascino di [...]
[...] solitudine e d'azzurro, le davano un torpore voluttuoso di sogno. Tra le fratte coperte di rose selvatiche ella udiva gli uccelli trillare d'amore [...]
[...] , le vacche muggire, qualche mosca iridata ronzare ebbra di sole e di miele; vedeva le piccole farfalle diafane, verdi e rosse, nere (1) Mansueta [...]
[...] 228 e violacee, che parevano nate dai fiori, incrociarsi e amarsi pazzamente per l’aria; e un filtro d'amore, un desiderio indistinto la [...]
[...] ; s'egli si fosse voltato e l'avesse baciata, ella avrebbe pianto di tristezza. Ma finalmente giunsero all'ovile: Maria si scosse, scivolò svelta [...]
[...] dalla groppa di Maseda, e guardò se il sudore della cavalla le aveva macchiato la sottana. - Mi pare d'aver dormito, - disse, facendo qualche passo [...]
[...] per sgranchirsi le gambe. Francesco si mise ad armacollo il fucile che aveva sempre tenuto sul davanti della sella, e fischiò per avvertire del loro [...]
[...] arrivo il pastore. Ben presto giunsero, saltando ed abbaiando, i cani dell'ovile, e tutta la tanca, poco prima silenziosa, risuonò di voci amiche [...]
[...] quali, coperto da alti rovi e da quercie selvaggie, insinuavasi un sentiero che pareva un antro. La capanna e le mandrie, fatte con muri a secco e [...]
[...] coperte di rami e di frasche, sorgevano quasi nel centro della tanca, addossate ad una roccia e circondate da una breve radura. 229 Maria si [...]
[...] formaggio e della ricotta; qualche tagliere di legno, qualche spiedo, unghie di pecora ridotte a cucchiai, formavano le masserizie dell'abitazione [...]
[...] ove gli sposi volevano veder tramontare la loro luna di miele. Maria guardò e frugò in ogni angolo; mise tutto in ordine, poi sedette su uno [...]
[...] sgabello, finchè arrivò il servo pastore, verso il quale ella nutriva un'istintiva antipatia. Era un grosso e rozzo giovanotto dal nome duro: Zizzu [...]
[...] Croca, e dal nomignolo poco rassicurante: Turulia (1) - una figura da uomo primordiale, con grossi occhi azzurri iniettati di sangue, in un viso nero [...]
[...] , arso e aquilino d'arabo: la mastrucca, sopragiacca di pelle lanosa, completava il suo aspetto d'uomo selvaggio. Nonostante questo aspetto, Zizzu [...]
[...] Croca aveva maniere garbate ed una voce dolce, quasi femminile. - Lasciate fare a me, - disse, poichè Maria e Francesco si preoccupavano per il [...]
[...] capanna: qui, in quest’angolo, faremo un bel giaciglio di felci, sulle quali stenderemo il materasso, i cuscini e le coperte che arriveranno da Nuoro [...]
[...] . Infatti s’avviò verso il ruscello, sulla cui riva le felci spiegavano i loro ventagli dentellati, ne falciò un mucchio e prima di portarle nella [...]
[...] , provviste. Maria mise in ordine ogni cosa; poi i due sposi se ne andarono a veder le vacche e a visitare tutta la tanca. Il sole quasi ardente inondava [...]
[...] i pascoli; le alte quercie scintillavano; i prati coperti di reseda e di ranuncoli parevano spruzzati d'oro; ogni cosa brillava nella luminosità [...]
[...] di quel limpido e silenzioso meriggio. Le locustelle saltellavano sui rovi fioriti; farfalle in colore dei fiori, insetti in colore dell'erba [...]
[...] , animavano la solitudine divina del bosco, nei cui ceruli sfondi, dietro le roccie e i muricciuoli verdi di musco, il cielo pareva un mare lontano: un [...]
[...] sposa, cingendole la vita col braccio, e guardandola con occhi amorosi: - Una volta ho visto una Bibbia con le figure colorate: c'era il paradiso [...]
[...] terrestre con alti alberi 231 e campi fioriti, così come in questa tanca. Adamo ed Eva camminavano sull'erba; ecco, mi pare che anche noi siamo [...]
[...] nel paradiso terrestre. Quante volte ti ho desiderata, qui, quando ero scapolo. Ah, vedi, mi pare un sogno ora... E la stringeva a sè, quasi pauroso [...]
[...] di vederla sparire. Ella lo lasciava fare, calma e sorridente come una dea; e passava calpestando i fiorellini e gli insetti, e strappando le rose [...]
[...] selvatiche che le sfioravano la mano. E le giovenche bianche macchiate di nero, i tori rossi dai grandi occhi umidi e come sognanti, i vitellini [...]
[...] color caffè-latte, dal muso roseo e le corna nascenti, volgevano lentamente il capo e scuotevano la coda, quasi salutando i loro giovani padroni [...]
[...] . * * * Anche Maria si sentiva contenta di quella vita idilliaca, e avrebbe voluto che quel maggio durasse eternamente. Si levava all'alba, quando [...]
[...] le cime delle quercie rabbrividivano alla brezza, inargentate dal riflesso del cielo chiaro, e assisteva con Francesco al mungere delle vacche e [...]
[...] , e si fermavano vicine al pastore quando Francesco le chiamava per nome. Dalle grandi mammelle rosee il latte pioveva tiepido e 232 fumante [...]
[...] entro il paiuolo di rame o nei recipienti di sughero. Attraverso la siepe i vitelli guardavano curiosi, coi grandi occhi attenti, e dall'estremità [...]
[...] della radura gli alti steli dell'avena, le ombrelle della ferula, gli occhi d'oro dei ranuncoli, cosparsi di rugiada, pareva guardassero, commossi e [...]
[...] tremanti, quella funzione così sacra e solenne nella sua semplicità primitiva. Più tardi Maria passava nuovamente al fuoco il formaggio, dopo [...]
[...] averlo lasciato alquanto fermentare, e lo riduceva a caciuole in forma di pera. Ella era molto graziosa quando sbrigava questa faccenda: rimboccava le [...]
[...] , si ripiegava sul focolare acceso e rimescolava destramente il formaggio entro la casseruola di rame. E quando il cacio diventava tutto una pasta [...]
[...] elastica e giallognola, ella lo estraeva, lo metteva entro un piatto concavo, gli dava, lisciandolo con le mani bagnate, la forma di una grossa pera [...]
[...] e lo gettava nell'acqua fresca; poi ne cominciava subito un altro. Francesco ed il pastore eseguivano anch'essi, col cacio così ridotto, graziosi [...]
[...] formaggelli in forma di animaletti, piccole vacche, cinghiali, cervi, ed anche treccie e statuine che parevano idoletti indigeni, e microscopici [...]
[...] cavallini con sella e briglia e relativo cavaliere. 233 Questi giocattoli mangiabili venivano poi da zia Luisa regalati ai bambini degli amici e [...]
[...] dei padroni; il più delle volte pranzavano all'aperto, sotto una quercia, e dopo il pasto i due sposi vagavano per la tanca, visitavano gli ovili [...]
[...] vicini, talvolta si spingevano fino alla chiesetta dello Spirito Santo, solitaria e nera come una roccia tra il verde dei campi silenziosi. Se non [...]
[...] si allontanavano dal loro ovile, Maria e Francesco meriggiavano nel bosco, e talvolta finivano coll'addormentarsi sotto le quercie scosse dalla [...]
[...] brezza e indorate dal sole, sopra un letto di fieno o di margherite, davanti a quegli sfondi così azzurri e luminosi che davano l'illusione di un [...]
[...] mare lontano. Quando si svegliava Maria preparava il caffè, poi sedeva davanti alla capanna, all'ombra della roccia, e trapuntava una camicia, mentre [...]
[...] solitudine era dolce e profonda; i cani sonnecchiavano; sul prato, in fondo alla radura, i vitellini si rincorrevano e giocavano; s'udiva qualche [...]
[...] fischio, qualche voce lontana; l'ombra della quercia si allungava sull'erba e il sole declinava con dolcezza infinita. 234 Verso l'imbrunire [...]
[...] Maria preparava la cena: poi, se la sera non era troppo fresca, i due sposi vagavano ancora un po' qua e là. Qualche lucciola brillava, immobile [...]
[...] sull'erba, come un misterioso fiore notturno, e pareva riflettesse lo splendore verdognolo delle prime stelle tremolanti sul cielo ancora violaceo. Tutto [...]
[...] taceva e odorava; le estreme foglie delle quercie tremolavano, vicine agli astri; il pastore dalle vesti selvagge, accoccolato davanti alle [...]
[...] mandrie, recitava il rosario. Poi i due sposi si raccoglievano nel loro letto di felci, e la notte soave spiegava le sue ali di velo sulla natura [...]
[...] addormentata. * * * Così i giorni passavano. Uno dei pastori, il più giovine, un ragazzo malaticcio e silenzioso, recava ogni sera a Nuoro il prodotto [...]
[...] giornaliero delle vacche, e la mattina dopo ritornava con le provviste che zia Luisa mandava agli sposi. Ogni giorno zio Nicola mandava a dire che [...]
[...] sarebbe presto venuto, ma non arrivava mai. Nessuno turbava l'idillio primaverile dei due sposi: solo qualche pastore vicino veniva a visitarli e [...]
[...] . Con Maria si mostrava affettuoso e premuroso, lamentandosi spesso con lei per la pedanteria e le esigenze del padrone: di notte si accovacciava [...]
[...] 235 sotto un riparo di frasche, a pochi passi dalla capanna, e vigilava come un cane. Una sera, nel ritirare le vacche, Francesco si accorse che [...]
[...] ne mancava una. Al solito, una breve questione sorse tra padrone e servo, poi entrambi s'allontanarono per cercare la vacca. Maria rimase per la [...]
[...] prima volta sola nell'ovile: Francesco però le aveva promesso di ritornare presto, e per ingannare il tempo ella s'avanzò fino alle roccie che [...]
[...] vedeva ai suoi piedi il viottolo assiepato e più in là un angolo del sentiero che attraversava la tanca limitrofa. A un tratto le parve di udire i passi [...]
[...] . Nessuno rispose. Allora Maria sollevò gli occhi, e guardando di nuovo verso la tanca vicina vide un uomo alto e svelto che attraversava [...]
[...] rapidamente il tratto di sentiero che si scorgeva dalla roccia. Ella credette di riconoscerlo, e se un fantasma le fosse apparso in quell'istante non le [...]
[...] avrebbe causato più spavento. Istintivamente si nascose dietro la roccia, e per qualche momento stette immobile, fredda, palpitante; mille confusi [...]
[...] pensieri di terrore le passarono nella mente. Che cercava Pietro da quelle 236 parti? Le pareva d'averlo ben riconosciuto; sì, era lui, alto e [...]
[...] riconoscerlo anche al chiaro di luna e in lontananza. Ma dopo un momento ella si scosse, guardò ancora, ascoltò. Niente, nessuno. La pace infinita [...]
[...] interminabile serenata. - No, mi sono ingannata, - pensò Maria; e ritornò verso la capanna. Una vaga inquietudine la spingeva; accese il lume e [...]
[...] sono stati, in questi ultimi tempi, rubati tori e vacche. Ci deve essere una vera associazione: banditi e malfattori che se la intendono con qualche [...]
[...] servo pastore, e naturalmente anche con questo famoso nibbio... 237 - Oh, e tu che intendi di fare? - Lascia che passino questi giorni; quando [...]
[...] saremo ritornati in paese vedrai. Ma a notte alta il servo ritornò con la vacca zoppicante, e disse di averla trovata in fondo ad una perca (1 [...]
[...] talvolta, in Sardegna, diventa implacabile e fatale; già l'erba ingialliva, l'acqua dei ruscelli diminuiva sempre più. Un giorno anche Sabina, in groppa [...]
[...] al cavallo del servo giovinetto, venne a trovare gli sposi. - Ti faccio sapere che ho un pretendente, - disse a Maria. E accorgendosi subito che [...]
[...] , - disse Sabina; e se ne andò fra le macchie in cerca di fiori, dai quali succhiava il miele. (1) Burrone. 238 Dopo mezzogiorno ella si [...]
[...] sdraiò fra l'erba, e nel silenzio profumato del bosco udì gli sposi ridere e baciarsi sotto un albero. Ricordò i baci di Maria e di Pietro, lassù [...]
[...] , fra le distese di grano maturo, nel silenzio dell'altipiano, e fremette. Spezzò col denti uno stelo d'avena, e pensò a Pietro: ella lo amava sempre [...]
[...] mancarono dalla tanca. Francesco non s'incollerì, ma diventò pallido, e guardò il servo con occhi torvi. - Andiamo, - gli disse; - anche questa volta [...]
[...] dei Pera per domandare se han visto le vacche: torno subito. Servo e padrone partirono, Maria preparò la cena, poi uscì fuor della capanna e [...]
[...] attese. Si sentiva un po' inquieta per l'affare delle vacche, ma sperava che tutto procedesse come l'altra volta e che Francesco non la lasciasse sola [...]
[...] lavorare e di far la buona massaia. Mia madre sarà stanca, poveretta; sì, bisogna ritornare. Ricordi vaghi, ombre fuggenti, le sfioravano il pensiero. Sì [...]
[...] , un anno era trascorso, dopo le ultime mietiture... Quante cose in un anno! Come s'invecchia presto! Sì, l'anno scorso ella era sventata e [...]
[...] pensava così, guardava davanti a sè, e dimenticava le vacche smarrite, i sospetti di Francesco, e che la mezz'ora dell'assenza di lui era [...]
[...] trascorsa. La sera cadeva, dolce e profonda, una sera quasi estiva; il cielo aveva già perduto la trasparenza primaverile: incurvavasi un po' denso e [...]
[...] cinereo sulle quercie immobili, e sembrava di velluto, qua e là trapuntato dalle prime stelle. Quel silenzio melanconico, quell'estrema luce smorta che [...]
[...] diventava sempre più nero sotto il cielo 241 cinereo, e Francesco non tornava. A poco a poco, ai pensieri dolci e vaghi seguì in Maria un sentimento [...]
[...] crepuscolo? Perchè l'erba ed i fiori scuri e l'asfodelo susurravano al suo passaggio? - Nostra Signora mia del Monte, Nostra Signora mia del Monte [...]
[...] provava una strana impressione: le pareva che dei veli si squarciassero al suo passaggio, e il zirlare dei grilli che s'interrompeva 242 [...]
[...] all'improvviso, e qualche gemito indistinto di uccello notturno, le sembravano deboli voci emesse dalle quercie addormentate. Così arrivò al confine della [...]
[...] punto rosso brillava in lontananza. Ella si diresse verso quel punto; ogni tanto si fermava, sembrandole di udire voci e passi umani. Un cane [...]
[...] della tanca e poi ritornava subito da te. Sarà già all'ovile. Andiamo, ti accompagno. Ritornarono indietro, ma nonostante le parole del pastore [...]
[...] Maria tremava tutta, assalita da un tremito nervoso. 243 - Non aver paura; forse han trovato le traccie dei ladri, e tardano per questo. - Come [...]
[...] possono veder le traccie, con questo buio? - disse Maria. Nella capanna non c'era nessuno: il cane abbaiava furiosamente, e Maria credette di [...]
[...] sentire qualcosa di triste e di lugubre in quel latrato. - Che fare? Che fare? Andiamo, cerchiamo, - ella disse, disperata. - Deve essere accaduta una [...]
[...] disgrazia. - Ma no, Maria; che ti salta in mente? Forse Francesco è ritornato, ed ora ti cerca. Allora Maria ritornò nella radura e ricominciò a [...]
[...] gridare: - Francesco? Francesco? Solo i cani rispondevano. Il pastore accese il fuoco nella capanna, poi uscì e disse a Maria: - Se non hai paura [...]
[...] di star sola un momento, vado e guardo se posso trovarlo. - Va, va, per l'anima dei tuoi morti, va! Il pastore s'allontanò a grandi passi. Maria [...]
[...] sedette ancora sullo sgabello di ferula, davanti alla capanna, e attese. XVIII. Passò qualche tempo prima che Antoni tornasse. Maria tendeva [...]
[...] l'orecchio ai minimi rumori della tanca, ed a misura che l'ora passava la sua tristezza e la sua inquietudine crescevano. La luce del fuoco [...]
[...] le traccie e inseguono i ladri. - disse; ma la sua voce era incerta. - No, no, dev'essere accaduta una disgrazia: lo sento, - gemette Maria [...]
[...] , balzando in piedi e torcendosi le mani con disperazione. Il pastore cercava di rassicurarla, ma ella non udiva le parole di lui: provava una penosa [...]
[...] ? Egli non rispondeva: nessuno rispondeva. - Se non mi avesse promesso di ritornare! Ma egli ha promesso: e poi, forse che una vacca può premergli più [...]
[...] ; saranno le nove e mezzo. Perchè ti disperi così? Non sei poi una bambina. - Andiamo, cerchiamo ancora: voglio venire anch'io. Ritornarono verso [...]
[...] l'ovile di Antoni: Maria barcollava e il pastore doveva sostenerla. Nella capanna trovarono un pastore anziano, il quale persuase Maria a riposarsi ed [...]
[...] ovile e non ti ritrova proverà un po' d'inquietudine. Sdraiati qui, su questo sacco. Antoni andrà ancora in giro, io veglierò. Non aver paura; chi [...]
[...] ? Ella sola lo sapeva. - Oggi, - disse il pastore, mentre Antoni si allontanava ancora, - Oggi ho sentito Francesco questionare col servo. E che, non [...]
[...] vanno d'accordo? - No; ed è appunto di Turulia che io temo. Francesco diceva che questo brutto ceffo ha cattive relazioni, e che probabilmente è [...]
[...] d'accordo coi ladri delle vacche. Ve lo dico in confidenza, eh? - Sta tranquilla, non lo ripeterò; ma anche gli altri pastori hanno sentito Francesco e [...]
[...] Turulia litigare. Maria tacque e socchiuse gli occhi. Il pastore la credette assopita e uscì fuori. Ma ella non dormiva: la disperazione cresceva [...]
[...] sembrava di udire il passo leggero di Francesco avvicinarsi; apriva gli occhi e guardava, ma al barlume giallognolo del fuoco scorgeva solo il profilo [...]
[...] nero del pastore che vigilava seduto accanto all'apertura della capanna. - Zio Andria, non si vede nessuno? - Nessuno ancora. Sta tranquilla e dormi [...]
[...] ; verranno fra poco. 247 Ella richiuse gli occhi, mentre grosse lagrime ardenti le solcavano il viso e le bagnavano le labbra tremanti. « Sta [...]
[...] tranquilla e dormi ». Che ironia! Sì, Francesco doveva esser morto: forse era soltanto ferito, forse chiedeva aiuto. Ed ella era là, immobile, coi [...]
[...] denti stretti e le unghie ficcate nelle palme delle mani pulsanti... Perchè non si muoveva? Perchè non gridava?... Ah, le pareva che il rimorso la [...]
[...] paralizzasse tutta. - Francesco è morto, e la colpa è mia... - pensava. Riaprì gli occhi lagrimosi. - Zio Andria, non si vede nessuno? Bisogna [...]
[...] rabbrividiva lievemente, in attesa della luna, le stelle parevano più grandi e più brillanti, e la notte seguiva il suo corso, insensibile al dolore delle [...]
[...] creature smarrite nella terra silenziosa. Maria piangeva e pensava: - Che accadrà se Francesco è morto, come io temo? Io devo tacere, per il mio [...]
[...] accadrà? Ah, avevo ben ragione di temere: ero troppo felice! E ricordava ora tutti i particolari del suo romanzo d'amore, tutti i baci che Pietro [...]
[...] quello in cui decidemmo di accogliere Pietro nella nostra casa... Però, e se io m'inganno? Forse ha ragione zio Andria: nessuna disgrazia è accaduta [...]
[...] velluto, morbida e tiepida... - Bisogna che io vada, - pensava Maria, ma non poteva muoversi. D'altronde, dove andare? La luna non era spuntata [...]
[...] ancora; Antoni non tornava, il pastore anziano andava e veniva dalla capanna alla muriccia della tanca. - Zio Andria, zio Andria, nessuno viene; che [...]
[...] propose. - Aspetta almeno che sorga la luna. 249 Ella chinò ancora la testa e s'assopì. Le parve di aver dormito appena un momento, ma quando [...]
[...] si scosse vide la luna alta sul cielo, e balzò in piedi rabbrividendo. - Zio Andria! Zio Andria... Nessuno rispose. L'avevano dunque lasciata [...]
[...] sola, l'avevano abbandonata! Ella sentì voglia di gridare come una bambina smarrita, ma poi si scosse, uscì fuori della capanna, sì guardò attorno e [...]
[...] essere accaduta una disgrazia, - pensò Maria. E d'un tratto sentì un coraggio supremo animarla: affrettò il passo, varcò la muriccia, s'inoltrò nel [...]
[...] bosco e seguì il piccolo sentiero sul quale la luna, attraverso i rami della quercie, gettava un ricamo giallognolo, un chiarore vago e triste [...]
[...] . Spinta dal suo dolore e dal coraggio della disperazione, Maria camminava sotto il bosco, nella notte morente, come una figura da leggenda: le cose [...]
[...] più tragiche, il chiarore della luna calante, il bosco misterioso, la paura, il presentimento, il rimorso, la disgrazia e il delitto la circondavano [...]
[...] ; ma ella passava fra tutte queste cose con quella sua forza di volontà inconsapevole che formava il suo carattere e la guidava attraverso la vita [...]
[...] davanti alla capanna e si fermò qualche tempo ad ascoltare. La radura taceva; tacevano i prati d'un grigio verdastro sotto la luna: taceva il bosco [...]
[...] e tutta la tanca: la luna saliva, saliva e l'oriente diventava chiaro, vitreo. Maria si diresse verso l'altra estremità della tanca, a nord [...]
[...] smorto chiarore della luna, e si fermò ancora, ascoltando, con gli occhi fissi ad oriente come per invocare la luce. La sfumatura bianca [...]
[...] dell'orizzonte diventava sempre più lucida: la stella del mattino tremolava come una lagrima d'argento sopra i monti lontani. E la brezza finalmente scuoteva [...]
[...] la melanconica serenità del paesaggio; l'erba e le foglie si svegliavano; un'allodola cantò in lontananza, sopra le roccie, e le sue note parvero [...]
[...] unirsi al tremolio della stella del mattino. Maria riprese il triste viaggio: si sentiva tutta umida di rugiada, tutta fredda di angoscia e di [...]
[...] scorgere la figura di Pietro Benu. Tre uomini stavano fermi fra le pietre e l'erba: udendo i passi di Maria si volsero, emisero esclamazioni di [...]
[...] sorpresa e di dolore, poi si unirono tentando d'impedirle il passo. Ma ella vedeva... Non gridò, non disse parola: respinse uno degli uomini che la [...]
[...] teneva per le braccia, s'avanzò e cadde in ginocchio. Francesco Rosana era là, steso sull'erba calpestata, col viso quasi tutto nascosto da un [...]
[...] macchiavano le sue vesti, le pietre e l'erba; anche la sua mano destra, con la palma rivolta all'insù, era coperta di sangue. Accorgendosi ch'egli era morto [...]
[...] ; e l'allodola proseguiva il suo canto, e dall'alto delle roccie solo la luna pareva vigilasse il cadavere, come un cero funebre. XIX [...]
[...] . L'indomani, verso le dieci del mattino, una ventina di donne, sedute in circolo nella cucina dei Noina, piangevano e bisbigliavano, aspettando che i [...]
[...] sacerdoti venissero e portassero via la salma di Francesco. La sventura ed il lutto eran piombati come fulmini sulla casa dei felici; e le cose tutte, in [...]
[...] quell'ambiente già così tranquillo e ordinato, pareva ne restassero sbalordite. Il disordine regnava in tutte le camere; levate le cortine [...]
[...] velluto nero e di trine d'oro, ardevano otto lunghi ceri; nella camera attigua, dove s'era dato il pranzo nuziale, zio Nicola, col viso terreo a gli [...]
[...] occhi cerchiati, riceveva le condoglianze dei parenti e degli amici. La penombra giallastra della camera chiusa rendeva più tristi i volti bruni [...]
[...] ; nessuno osava parlare forte, e i gridi e i singulti delle donne riunite in cucina giungevano affievoliti, come da un luogo remoto. E fuori il sole di [...]
[...] penetrava un filo di luce, e un sottile raggio di sole si ostinava ad entrare per una fessura del finestrino, descrivendo una striscia di pulviscolo [...]
[...] nel vuoto e andando a finire in un occhio d'oro sulla parete opposta. In fondo alla cucina, nell'angolo più buio, stava la giovine vedova vestita di [...]
[...] male più fisico che morale. Zia Luisa e le più strette parenti del morto la circondavano; le altre donne sedevano per terra, con le gambe incrociate [...]
[...] , tutte avvolte nelle loro pesanti tuniche e il viso seminascosto dalle bende nere e gialle di lutto. Ogni tanto la porta s'apriva. La viva luce [...]
[...] il sole splendesse ancora e il cielo fosse ancora puro; entrava qualche altra parente che aveva cura di richiudere subito la porta e tutto [...]
[...] ritornava più triste e grigio di prima. La nuova arrivata attraversava in punta di piedi la cucina, e chinandosi sulla vedova le diceva quasi in tono di [...]
[...] comando: - Ma! Abbi pazienza! Sono cose del mondo, e Dio solo è padrone della nostra vita. Abbi pazienza, Maria! - Dio sa, non gli uomini! Ah, me [...]
[...] lo hanno ucciso come un agnello, - rispondeva Maria; e piangeva, e ricominciava a raccontare alla nuova venuta, come già l'aveva dovuta raccontare [...]
[...] alle altre donne, la storia della sua sventura. Oramai tutte sapevano questa storia, e la vedova la raccontava sempre con le stesse parole, come una [...]
[...] spaventosa lezione; tuttavia una specie d'accompagnamento di singulti e un triste mormorio si levava ogni volta che Maria parlava. Nell'angolo [...]
[...] ne risente... - E quei pastori che l'hanno lasciata sola, là, nella capanna di Antonio Pera! Era cosa da farsi? 255 - Ma credevano che [...]
[...] avrebbe veduto il cadavere... - Oh, l'avrebbe veduto egualmente: non è donna da lasciarsi ingannare, Maria! E che coraggio, dopo! Volle aspettare [...]
[...] le Autorità, e disse loro tutto ciò che sapeva. - Questa mattina ho sentito dire che Turulia è stato arrestato; egli fuggiva verso le foreste di [...]
[...] fondo al sentiero... - Zesùs, Zesùs (1), - sospirò l'altra, e si asciugò gli occhi con la manica della camicia. In quel momento s’udì il canto funebre [...]
[...] dei sacerdoti che venivano per portar via la salma; (1) Gesù. 256 una campana squillava, lenta e lugubre, in lontananza. Nella cucina le [...]
[...] donne si misero a piangere con frenesia: due parenti del morto cominciarono sos attitidos, canti funebri improvvisati. Cantavano una per volta, e [...]
[...] ad ogni versetto le donne rispondevano con un coro di gemiti, singulti e grida. Maria diventò livida: le sue labbra ed i suoi occhi si chiusero; e [...]
[...] quando i sacerdoti si fermarono salmodiando nella via, e la bara fu portata giù, ella si piegò e cadde come una morta sulle ginocchia di zia Luisa [...]
[...] . I gemiti e le grida raddoppiarono; molte donne s'avvicinarono alla giovine vedova svenuta, altre uscirono nel cortile. Solo zia Luisa conservò il [...]
[...] suo contegno solenne; sputò lievemente sul viso cadaverico della svenuta e le slacciò il corsetto. La vedova rinvenne subito, si sollevò, rigida [...]
[...] , il sole giocondo brillava sempre più caldo, e le rondini 257 si posavano sul muro o s'inseguivano cantando. Sabina rientrò in cucina e [...]
[...] s'accoccolò dietro l'uscio. Non piangeva, non si guardava attorno: un pensiero fisso e tetro le offuscava gli occhi già così dolci. Nonostante la perizia [...]
[...] tragedia, e sentiva la triste verità. Colta da un altro svenimento, Maria fu portata nella sua camera e stesa sul suo letto. In cucina allora le donne [...]
[...] ricomposero la ria e proseguirono i canti funebri, abbandonandosi, ora che la vedova non era più lì, a tutta la foga della loro inspirazione [...]
[...] poetica. Le prefiche erano due: la balia e una zia del morto; la prima era una piccola vecchia vestita di nero, con due grandi occhi azzurri in un [...]
[...] visino bianco e molle; l'altra vestiva con lusso, e la cintura d'argento sul bustino di velluto verde si sprofondava nella sua vita grassa. Questa [...]
[...] prefica aveva una bella voce sonora, e godeva fama pei suoi attitidos: finchè Maria aveva assistito alla ria le due donne s'erano limitate a ricordare [...]
[...] vedova; invocavano vendetta e imprecavano contro l'assassino. - Nostra Signora del Monte, - cantava la balia, che sembrava molto commossa e si asciugava [...]
[...] vita e nell'altra colui che ha assassinato l'uomo più mite della terra, il mio figlio di latte, il garofano mio. - Francesco Rosana, - diceva la [...]
[...] zia del morto, - oh, tu, che eri il più bel sogno di tutte le fanciulle nuoresi, tu che eri il fiore dei giovani, quando baldo e fiero sulla tua [...]
[...] ? Ieri il sole era pallido e le nubi coprivano i monti, perchè anche il cielo piangeva la morte di questo giovine amato e generoso. - Eri giusto e [...]
[...] fedele; eri l'orgoglio della tua stirpe, l'appoggio e la stella dei tuoi parenti. Ora la tua sposa piangerà, vestita di nero come la Madonna dei [...]
[...] la tua sposa che doveva poi ritornare sola alla sua casa desolata? - Invano ora le tue terre ed i tuoi armenti e i tuoi pascoli ti attenderanno [...]
[...] ; la messe ingiallirà, ma il padrone non benedirà più col suo sguardo l'abbondanza della raccolta. - Eri onesto e giusto, bianco come l'agnello [...]
[...] . Sia maledetto il latte che nutrì il tuo assassino; spuntino rovi sul suo cammino; che la giustizia lo afferri e ne faccia strazio. - Con sette colpi [...]
[...] tradimento. - Dio è buono: egli chiamò a sè il padre tuo e la madre tua prima di questo giorno nefasto; ma chi conforterà la tua sposa, o nipote mio bello [...]
[...] mezza giornata di permesso dalla sua padrona, dovette 260 lasciare la cugina e gli zii. Rimasero presso la vedova alcuni parenti del morto [...]
[...] . Il fuoco non fu quel giorno acceso in casa Noina e nessuno pensò a preparare il pranzo: ma verso mezzogiorno tre donne portarono tre grandi [...]
[...] cestini, entro i quali i parenti e gli amici dei Noina mandavano il desinare bell'e pronto. Zia Luisa ringraziò, solenne e maestosa nel suo dolore; tutti [...]
[...] dall'assassino; il coltello si affondava nelle carni dell'infelice, il suo sangue sprizzava lontano... Un buio misterioso e denso come un velo nero [...]
[...] carezze. Come egli era stato buono! 261 Sì, avevano ragione le prefiche: egli era stato buono come un agnello, e come un agnello era stato [...]
[...] figura di Pietro Benu, in una chiara sera di maggio, nello sfondo del sentiero che attraversava le tancas... Egli aveva in mano un coltello e [...]
[...] fingevano amici... Un delirio di sospetti, di dubbi, di pensieri atroci, di rimorso e di terrore, la tormentò per giorni e giorni. Ma le sue labbra [...]
[...] rimasero chiuse; ella non accusò nessuno, e non imprecò contro il servo scomparso. La fama della sua bontà, del suo coraggio, del suo dolore [...]
[...] : - Abbi pazienza, fatti coraggio, - ed ella finì col convincersi che bisognava aver pazienza e farsi coraggio. Poi tutto ritornò calmo intorno a lei: il [...]
[...] focolare venne riacceso, zio Nicola, serio e triste come un 262 vecchio fauno annoiato, riprese le sue gite, le sue visite alle bettola, i [...]
[...] suoi brontolii, trascinando la sua gamba malata e annusando la sua tabacchiera di corno. Le donne ripresero le loro faccende: comprarono bende e [...]
[...] dell'assassinato. E attesero la luna nuova per tingere di nero, con polveri e scorza di ontano, le vesti di Maria. Durante l'interlunio la tintura non [...]
[...] Luisa e Maria stavano in cucina aspettando che zio Nicola rientrasse, qualcuno picchiò al portone. Siccome la serva, che dormiva a casa sua, era [...]
[...] , avanzandosi. Un vivo rossore colorì il viso pallido di Maria: Pietro prese uno sgabello, sedette e la guardò fisso. - Perdonatemi, - egli disse [...]
[...] ferito come feriva lo sguardo di lei, cupo e profondo; ma il giovine non si turbò. 264 Stavano seduti entrambi nel medesimo posto ove s'erano [...]
[...] fiamma del focolare, che strideva come cosa viva, e tutti gli oggetti intorno, fedeli testimoni, ricordavano e ripetevano ai due antichi innamorati [...]
[...] . Anch'egli la guardava, ma i suoi occhi erano freddi e indifferenti, e Maria sentiva in cuore un grande sollievo. Pensava: - Sì, egli non mi ama [...]
[...] ; scarno, coi capelli irti e gli occhi freddi e indifferenti: il suo viso abbronzato era quasi duro, aveva una espressione che Maria non conosceva ancora [...]
[...] . Ma a misura che ella raccontava lentamente, con voce bassa, ancora un po' rauca per il lungo 265 pianto, e rievocava con particolari [...]
[...] una pietà quasi infantile, un desiderio di pianto, e gli occhi vitrei s'accendevano come al riflesso del fuoco. Maria lo guardava e sempre più si [...]
[...] convinceva dell'innocenza di lui. Egli era sempre il fanciullo d'una volta, apparentemente fiero, buono e pietoso in fondo. La sua fisionomia [...]
[...] ritornò spesso dai suoi ex-padroni. Un giorno anzi acquistò da Maria, che aveva ereditato solo una parte del patrimonio di Francesco, alcuni tori e [...]
[...] rubata; ma egli mi presentò due testimoni, - disse l'Antine. - Chi erano? - domandò Maria. 266 Egli nominò due giovani nuoresi; e realmente [...]
[...] più tardi il fatto da lui narrato risultò vero, e tutti i proprietari ai quali erano stati rubati tori e vacche ne incolparono il servo di Francesco [...]
[...] Rosana e i suoi amici latitanti. Maria era convinta oramai che il vero assassino di Francesco era Turulia; tuttavia qualche volta si sentiva [...]
[...] . - E che volete! - egli rispose, scrollando la testa col suo solito gesto sdegnoso. - Il bisogno, dicono, fa correre il vecchio. Tanto più dovrebbe [...]
[...] far correre il giovine! Ho avuto la fortuna d'incontrare un uomo che mi vuol bene, e che ha voluto in me non un servo, ma un socio. Cammino per [...]
[...] conto suo ed un pochino anche per conto mio. Vado qua e là, per tutti i paesi del circondario, tanto per guadagnare la vita... - Come stanno le tue [...]
[...] zie? - Sempre peggio: sono tanto vecchie; c'è zia Tonia che va consumandosi come una candela, - egli rispose, fingendo una grave tristezza, e [...]
[...] garanzie valide e discreti interessi? - Lo dirò al mio socio: potremmo prenderli noi, i vostri denari, - disse Pietro, quasi con degnazione. - Garanzie [...]
[...] ? Tutte quelle che vorrete. Oramai abbiamo del credito. - E quando ti ammoglierai? - chiese poi zia Luisa. - Oh, c'è tempo! Quando sarò ricco [...]
[...] ! - rispose scherzando il giovine; ed i suoi occhi corsero a Maria. Ella ascoltava e taceva, coi gomiti sulle ginocchia e il viso fra le mani. Ogni [...]
[...] ... In quel momento la voce rauca e quasi infantile di Sabina risuonò nel cortile. - Zia Luisa! Ci siete? - Siamo qui, vieni. Appena vide Pietro [...]
[...] , la ragazza si turbò alquanto; ma la sua voce risuonò ancora più alta e allegra, d'un'allegria forzata: 268 - Sei qui, Pietro Benu! Come stai [...]
[...] ?... Zia Luisa, venite, datemi un litro d'olio. Presto, la padrona m'aspetta, e poi devo andare a casa mia, dove m'attende il fidanzato. - Tu [...]
[...] , battendo lievemente sulla porta la bottiglia. - Addio, ragazzi... Pietro e Maria rimasero soli, e instintivamente si guardarono; ma subito Maria [...]
[...] sulla palma un rosario nero; ma non osò guardare Pietro. Siccome egli taceva, dopo un momento di ansia ella sollevò gli occhi e lo vide così pallido [...]
[...] che instintivamente ritirò la mano. (1) Del defunto. 269 Pietro fu pronto ad afferrargliela e gliela strinse quasi ferocemente; ella sentì [...]
[...] i grani del rosario premerle la palma, conficcandosi fra la sue e la mano del giovine. - Maria, - egli disse a denti stretti, con voce anelante [...]
[...] ... - Sì, ti credo, - ella rispose convinta. E sospirò: le parve d'essersi liberata da un incubo. Pietro lasciò libera la mano di lei, si rimise la [...]
[...] berretta, e proseguì: - Perchè questo pensiero? Se avessi voluto fargli del male avrei potuto farglielo prima. Dopo a che mi serviva? Tanto tu [...]
[...] non sarai mai più mia: io per te sarò sempre un servo... - Taci, taci... - ella supplicò. - Non parliamone più. Egli s'alzò e la guardò ancora, così [...]
[...] , immobile nella posizione di prima. Zia Luisa rientrò mentre Pietro usciva: egli raggiunse Sabina che attraversava la viuzza, ma la salutò appena e [...]
[...] passò oltre. La fanciulla lo seguì con lo sguardo e scosse la testa. * * * E l'indomani mattina Sabina si recò ad un appuntamento che il suo [...]
[...] presunto fidanzato le aveva chiesto. Diceva a sè stessa: - È tempo di pensare ai fatti miei: Giuseppe è un buon giovine, e qualunque ragazza della mia [...]
[...] in questa vana passione? Ma per quanto ella fosse mite e ragionevole, un segreto desiderio di vendetta la spingeva. Il suo spasimante era fratello [...]
[...] destato la curiosità di Sabina, e aumentato i suoi dubbi. - Maria e Pietro non si sposeranno mai; no, non si sposeranno... - ella pensava con [...]
[...] triste soddisfazione. Era appena l'alba; un'alba nitida e fredda di dicembre. Sabina, con l'anfora sulla testa, si diresse alla fontana di Gurgurigài [...]
[...] cavallino rosso. Appena vide Sabina balzò di sella, legò il cavallo e corse sorridendo verso la fanciulla. - Egli non è più tanto giovine, ma ha [...]
[...] l'aspetto d'uomo bonaccione: ha bei denti e begli occhi, - pensò Sabina; e anch'ella sorrise. - Son venuta - disse, gentile, ma non tenera: - che vuoi [...]
[...] da me? - Che voglio? Lo sai! Sai che devo partire. Ho finito di seminare il grano, e vado a lavorare in una foresta; starò lontano due mesi [...]
[...] graziosa, col viso arrossato dall'aria fredda, con l'anfora sulla testa e la tunica avvolta intorno alla persona snella. - Che vuoi che ti dica? Non [...]
[...] porta: Sabina depose l'anfora per terra e guardò se si vedeva gente nella strada. Nessuno; solo il cavallino rosso, immobile e paziente, aspettava [...]
[...] il suo padrone. L'aurora disegnava già i suoi archi rosei dietro la chiesetta solitaria. La fanciulla raggiunse il fidanzato e con lui penetrò [...]
[...] ... - No, non è lui, - disse Sabina, scuotendo la testa. - E tu e tuo fratello e forse altri ancora lo sapete. Ed io pure lo so... - Taci, taci, non [...]
[...] parlare così. - No, lo dico solo a te. Anche a me, dopo tutto, non importa nulla e non voglio, come non vuoi tu, come non vuole tuo fratello, come non [...]
[...] vogliono gli altri, aver delle seccature e crearmi degli odi. S'arrangi la giustizia; se essa non trovò gli assassini, tanto meglio per questi [...]
[...] marito e moglie, me lo dirai?... - Te lo dirò, - egli promise. 274 Allora Sabina insistè: - E anche prima, se occorre, non è vero? Per esempio [...]
[...] , se Maria Noina e Pietro Benu dovessero sposarsi... Il contadino spalancò gli occhi e strinse rapidamente le labbra, quasi per impedire alla sua [...]
[...] bocca di parlare; ma Sabina non aveva bisogno d'altro. - Ora taci pure; andiamo. S'avvicinarono all'altare nudo e polveroso; Giuseppe accese due [...]
[...] ceri, s'inginocchiò a fianco di Sabina e le strinse la mano. - Io giuro che sarò tuo marito. - Io giuro che sarò tua moglie. Null'altro; ma quando [...]
[...] velo funebre copriva l'anima sua, un tempo così serena e buona. XXI. Passarono cinque anni. Ai primi del 1902 morirono, l'una dopo l'altra [...]
[...] , le due zie decrepite di Pietro Benu. L'ex-servo ereditò e continuò ad abitare la loro casetta, che egli aveva fatto allargare e restaurare. - Come [...]
[...] mutano le cose di questo mondo! - dicevano le vicine invidiose. - E le cose passate si dimenticano! Infatti Pietro non era più un servo, ma un [...]
[...] negoziante che faceva fortuna; e tutti lo rispettavano, anche perchè egli era un giovine serio, non vanaglorioso, che non urtava nessuno. Ora egli [...]
[...] contava trentatrè anni: in tutto il vigore della sua giovinezza matura, sano, agile, meno scarno e bruno d'un tempo, egli era bellissimo, e le domeniche [...]
[...] , allorchè tutto vestito a nuovo e con l'orologio e il fazzoletto bianco in tasca, si recava alla messa di mezzogiorno, qualche ragazza benestante [...]
[...] restasse nella vita; e per quello scopo egli da anni ed anni combatteva, e quell'ambizione lo aveva reso astuto, paziente, fine. Non frequentava le [...]
[...] : solo zia Luisa, pur mostrandosi affabile quanto il suo carattere solenne glielo permetteva, non mancava qualche volta di ricordargli la sua origine e [...]
[...] , ma di buona famiglia, e s'era stabilito a Nuoro, dove fra le altre cose faceva lo strozzino. Da qualche tempo Pietro e l'Antine avevano sciolto la [...]
[...] loro società, e ciascuno negoziava per proprio conto: ma non cessavano di vedersi e di rendersi dei servigi. L’Antine si fermò con Pietro davanti [...]
[...] , - rispose Pietro maliziosamente. - Sarai il padrino, come hai promesso? - E la madrina chi è? - Sceglila tu stesso... - Ah, quella che io sceglierei non [...]
[...] stanzetta sporca e disordinata, e Pietro riuscì a mala pena a trovare due bicchieri e una bottiglia. - Ecco, - disse, curvandosi e sturando una [...]
[...] . Pietro scosse la testa, e sollevò il bicchiere: il suo viso era diventato triste. - Non scherzare, diavolo; sai che non mi piace... Piuttosto, dimmi [...]
[...] ! Ella è ora come la fogliolina ancora piegata che aspetta un po' di sole per aprirsi, - disse Pietro, ridendo e poi spiegando le dita. - Se io [...]
[...] volessi! Basterebbe guardarla, e tante, tante volte io tremo tutto vicino a lei, ma non oso... È presto ancora. - Bene, aspetta allora a quando la [...]
[...] , morsicandosi il pugno. - Taci. 279 - Ah, sì, Pietro Benu; tu sei nato per aver fortuna e... invece! Basta: tu sei un mezzo uomo, un uomo di ferula [...]
[...] stesso: l'odio e la passione ti spingevano. Poi tutto finì. Paura! Paura! Ecco, tu hai avuto sempre paura di tutto e di tutti, anche di me, d'un [...]
[...] tuo fratello! E te lo dissi tante volte: l'uomo pauroso non sarà mai fortunato. Pietro guardava fuori e scuoteva la testa. - Fortunato! - disse con [...]
[...] voce triste e sommessa. - Non c'è stato uomo più sfortunato di me. Io ero nato onesto e son diventato ladro. Io non ero nato per uccidere ed ho [...]
[...] ucciso... ho ucciso chi non mi odiava ed ho ucciso chi era povero e servo come me... - Piano! - disse l'Antine con un orribile sorriso. - Non [...]
[...] , son forse diventato ricco? Per poche migliaia di lire puzzolenti! E quanti pericoli corsi; e quanta povera gente rovinata! 280 - E che! Se non [...]
[...] volevi rubare qualche bue e qualche vacca, volevi rubare dei milioni? Eh, i grandi furti non si possono fare che in Continente. Hai sentito quello [...]
[...] con un certo entusiasmo; Pietro però scuoteva sempre la testa, scontento e pauroso. - Anche noi, del resto, - proseguì l'Antine - avremmo potuto [...]
[...] non limitarci: quanti sono stati più fortunati e arditi di noi!... Se tu mi avessi dato retta! In quel tempo, quando tu mi ascoltavi, e [...]
[...] ... - Basta, - impose Pietro, che guardava sempre fuori della porta, pauroso che i muratori potessero avvicinarsi e sentire qualche parola. - Non parliamone [...]
[...] . Uscirono. Strada facendo l'Antine fece vedere a Pietro una lettera di un impresario, il quale lo pregava di reclutare scorzini e carriolanti per [...]
[...] la mogli degli scorzini e dei carriolanti. C'è alloggio sufficiente ». - Può darsi, - disse Pietro. - che qualche povera diavola voglia seguire il [...]
[...] , l'Antine. Uscirono di nuovo assieme e si avviarono verso la casa di zio Nicola. - Va là, fa tu da paraninfo ora; dopo lo farò io, - diceva il [...]
[...] nel costume nero di vedova. Anche coi parenti si mostrava seria e spesso triste: le sembrava di aver fatto quasi un voto monastico, d'essersi [...]
[...] sottratta alla vita, mentre la gioventù le vibrava nel sangue e il desiderio della felicità le turbava l'anima. Qualche volta si domandava se voleva [...]
[...] nuovamente bene a Pietro. Non sapeva. O meglio non osava confessarselo: ma la presenza di lui la rendeva triste e ardente. Nessun altro uomo sapeva [...]
[...] guardarla come la guardava lui: sotto il suo sguardo ella si sentiva quasi mancare. La sua volontà, sempre così ferma e vigile, si piegava solo [...]
[...] davanti a Pietro. La mattina del battesimo, una domenica gaia di sole e di scampanii argentini, l'ex-servo entrò improvvisamente nella cucina dei [...]
[...] Noina. Zio Nicola e zia Luisa erano andati alla messa cantata della chiesetta del Rosario, dove si celebrava la festa di San Giuseppe; Maria preparava [...]
[...] il desinare, sola, scalza e modestamente vestita. - Buon giorno, Maria, - disse Pietro, entrando e avvicinandosele. Ella si volse, un po' turbata [...]
[...] i piedi dentro due babbucce nere; poi sorrise e disse: - Mio padre è andato alla messa del Rosario. Volevi parlare con lui? - No, voglio parlare [...]
[...] con te. - Siediti dunque. Avete fatto già il battesimo? - ella disse, prendendo una sedia e spolverandola, sebbene l'avesse già spolverata fin [...]
[...] dalla mattina presto. - Siediti qui; ecco, non lì: puoi sporcarti. Mise la sedia vicino alla porta e tornò verso i fornelli; non sapeva come nascondere [...]
[...] il suo turbamento. Nella cucina pulitissima, il cui pavimento era qua e là spruzzato d'acqua, regnava una dolcezza, un tepore di focolare acceso [...]
[...] aveva dato alla sua antica passione una cornice pura e ardente. - Maria, tu indovini perchè son venuto... Vieni qui vicino, volgiti, ascoltami [...]
[...] ? No, non aver timore; tu sai che ho giurato di non farti mai del male. Vieni. Ella scosse la testa, senza sollevare gli occhi, e disse [...]
[...] le mani di Maria; poi si curvò alquanto e disse: - Cosa voglio da te? Tu lo sai. Voglio che tu diventi mia! È tempo! Credo bene che tu non baderai [...]
[...] gli occhi dagli occhi affascinanti di Pietro. - E dunque, mantieni anche tu la tua! Non rispondi? Perchè? Hai paura? Sì, tu hai paura di tua madre [...]
[...] promettevi che mi avresti atteso anche dieci anni; invece ne sono passati appena sette; e dunque mi respingi? Non mi vuoi? Non hai pietà di me? Maria [...]
[...] scosse la testa china. Pietro le mise una mano sulla fronte e la costrinse a sollevare il viso ed a guardarlo. Anch'egli era pallido, con le labbra [...]
[...] gonfie e tremanti di desiderio e di paura. - Hai qualche motivo? Hai qualche dubbio? - No, - ella disse, chiudendo gli occhi come una fanciulla [...]
[...] selvaggio. E la baciò, e si baciarono; e sulle loro labbra, che tremavano come per angoscia, vibrò quanto c'è di più tragico e dolce nel mondo, dal [...]
[...] rimorso alla voluttà, dall'ambizione all'amore. * * * Nel pomeriggio di quella domenica, Pietro e l'Antine uscirono assieme. - Voglio cominciare [...]
[...] e cercare i lavoranti per l'impresario d'Algeri; oggi è festa e i contadini sono in paese, - disse l'Antine. 286 Pietro l'accompagnò. Si [...]
[...] fermarono davanti alla chiesetta del Rosario, dove un gran numero di contadini e di artigiani assisteva alla scalata d'un caratteristico albero di [...]
[...] cuccagna, tentata invano da parecchi monelli ed anche da qualche uomo serio. In cima all'albero, un altissimo fusto di pioppo, liscio e per di più [...]
[...] levigato col sapone, oscillava un cerchio, dal quale pendevano fazzoletti rossi e gialli, formaggelli freschi, una borsa, un paio di scarpe. I [...]
[...] fazzoletti svolazzavano al venticello fresco del puro tramonto: parevano allegri di trovarsi lassù e di attirare gli sguardi di tanta gente. I monelli [...]
[...] s'arrampicavano, su su, uno dopo l'altro, ma arrivati a un certo punto scivolavano e non ritentavano più la scalata. La gente urlava e rideva. Quando [...]
[...] Pietro e l'Antine giunsero nella piazzetta, un uomo piuttosto anziano, coi piedi fasciati con stracci, s'arrampicava sull'albero. In alto i [...]
[...] fazzoletti non sventolavano più; solo le scarpe, la borsa e i formaggelli, illuminati ancora dal sole, oscillavano lievemente in attesa della mano [...]
[...] vincitrice. Nonostante la passione e i gravi e dolci pensieri che lo preoccupavano, Pietro s'interessò alla bizzarra scena, mentre l'Antine parlamentava [...]
[...] qua e là coi paesani di sua conoscenza. Fra gli altri c'era Giuseppe, il marito di Sabina, vestito a festa, con la barba già un po' grigia, ma [...]
[...] accuratamente pettinata: i contadini e gli artigiani 287 suoi amici lo circondavano e lo invitavano a festeggiare il suo Santo conducendoli a bere [...]
[...] , lo scossero, protestando e cercando di far cadere il campione fraudolento. - Oh, tu, diavolo, abbasso! Non bisogna far così. Giù, giù!... Ma [...]
[...] l'altro continuava a salire; la sua persona magra ma non svelta si ripiegava e s'allungava sul fusto con mosse lente, ma sicure. In alto il bizzarro [...]
[...] trofeo tremolava tutto, il cerchio s'aggirava intorno alla cima dell'albero e il sole traeva ancora una scintilla dalla molla di metallo della [...]
[...] borsa. Fra le risate e gli urli della folla l'Antine faceva i suoi bravi contratti coi carriolanti e i contadini, la maggior parte ubbriachi [...]
[...] . S'avvicinò anche a Giuseppe. - E tu, di', vuoi andare alla lavorazione d'Africa? - È molto lontana dalla costa? - Non tanto. Vuoi condurre anche tua [...]
[...] . Sabina, infatti, con una bambina fra le braccia, guardava « su pinnòne » e chiacchierava con altre donnicciuole. Senza preoccuparsi delle proteste e [...]
[...] scomparve; il cerchio si fermò. - Bravo! - gridò l'Antine, agitando il braccio verso il vincitore, che era arrivato a toccare il cerchio e ne aveva [...]
[...] strappato la borsa. Per reazione, allora, tutti applaudirono: l'uomo scivolò giù, tirandosi dietro il cerchio, e arrivato a terra, nonostante le proteste [...]
[...] e se ne andò. L’Antine, seguito da Giuseppe Pera, s'avvicinò a Pietro e lo guardò sorridendo. - Hai veduto? - gli disse con intenzione. - Così si [...]
[...] occhi scintillavano di gioia. 289 Seguì l'amico e con lui e col contadino s'avvicinò a Sabina. La giovine donna aveva perduto la sua [...]
[...] freschezza d'un tempo; i capelli biondastri le sfuggivano ancora, qua e là, sulla fronte e sulle orecchie, incorniciando un visetto magro e giallognolo; il [...]
[...] naso pareva trasparente; gli occhi soltanto, limpidi e chiari, conservavano lo sguardo infantile d'un tempo. Ella non era infelice, ma era povera [...]
[...] . Mossiù Giuanne (1) non batteva veramente alla sua porta, ma ella doveva lavorare, procreare, allattare, e le donne che fanno tutte queste cose si [...]
[...] parenti ricchi, e questi non si ricordavano di lei. Sabina aveva dimenticato il passato. Quando verso sera attendeva il marito, seduta sul limitare [...]
[...] della porta, e vedeva in fondo alla straducola avanzarsi l'onesto contadino con la bisaccia sull'omero, seguito dai buoi stanchi, ella faceva [...]
[...] battere le manine alla sua bambina, dicendo: « ecco babbo, ecco babbo! » e le pareva di essere felice come una signorona. Eppure, vedendo Pietro [...]
[...] cammina e le sorti umane mutano! Chi va su con le falci attaccate ai piedi, e arriva dove vuole; chi cerca di arrampicarsi a piedi scalzi, e scivola [...]
[...] luglio. - Va bene, fino a luglio - accettò l'Antine. E fece un segno sul suo taccuino. * * * I lavoranti partirono pochi giorni dopo; oltre Sabina [...]
[...] aveva licenziata la serva, e neppure il bettoliere toscano era riuscito, fino agli ultimi giorni, a sapere le novità di casa Noina. Grandi meraviglie [...]
[...] , quindi, e molti pettegolezzi, quando, verso i primi di maggio, gli sfaccendati lessero le pubblicazioni attaccate alla porta del Municipio. - È [...]
[...] per questo! - osservò il bettoliere, che già ricominciava a scacciar le mosche col pennacchio di carta. - Un giorno ho sentito zia Luisa e zio [...]
[...] Nicola litigare aspramente. Sentivo pronunziare il nome di zio Pietro Benu, e zia Luisa diceva al marito: « È naturale che ti sia simpatico, Corvo con [...]
[...] dimostrato così evidentemente la sua collera e la sua vergogna. Dopo, madre e figlia, marito e moglie, s'erano bisticciati e ingiuriati. Zio Nicola per [...]
[...] prima volta e lo piangi la seconda! - Lasciamo in pace i morti, - disse Maria. - È inutile far scandali. Ho deciso. Son tanti anni che ci penso, e se [...]
[...] così. - Maria non deve sposarsi con la gente, deve sposarsi con Pietro Benu, che è un giovane intraprendente e fortunato. Ecco, prendi una presa [...]
[...] di tabacco: uno starnuto ti farà bene. Zia Luisa afferrò la tabacchiera e la scaraventò nel cortile. - Tacete tutti e due, svergognati! Vedremo [...]
[...] come andrà a finire! Ma poi si rassegnò e pregò che le usassero almeno due favori. Primo: che il matrimonio si facesse nel massimo segreto. Secondo [...]
[...] presenza vi dispiace. Non vi do torto; vi rispetto e venero. Desidero che il matrimonio avvenga subito. Che dobbiamo aspettare? Da tanti anni abbiamo [...]
[...] acquisterò i mobili per la casa e i regali per la sposa: al ritorno faremo le pubblicazioni. - Benissimo: questi sono uomini che sanno parlare [...]
[...] ! - gridò zio Nicola. Zie Luisa tacque. 294 Maria, che sedeva lontana dal fidanzato e quasi neppure lo guardava, pensò: - Vuol fare degli acquisti a [...]
[...] cose indifferenti. Una sera Maria nominò per caso il suo defunto marito, e notò una lieve espressione di disgusto sulle labbra di Pietro. Appena [...]
[...] fissare il giorno delle nozze. Ardeva e spasimava d'incertezza e di passione: ogni volta che entrava guardava Maria con occhi avidi, scrutando se sul [...]
[...] desiderio perchè egli dimenticasse ogni altra cosa e vibrasse tutto di piacere selvaggio. Dopo il primo colloquio non s'erano trovati più soli: zia Luisa [...]
[...] accompagnava Pietro fino al portone quando egli se ne andava, 295 e pareva vigilasse e si prendesse il gusto crudele di separare i due [...]
[...] passione, al desiderio ardente di un amore sfrenato. I lunghi anni di vedovanza avevano come rinnovellato la sua verginità e smussato il suo carattere [...]
[...] primitivo. Le pareva di aver provato tutte le gioie e tutti i dolori, tranne l'amore. Era stata invidiata, adulata; aveva pagato a caro prezzo il [...]
[...] volgare, e gli rimproverava ogni più piccola mancanza. L'antica padrona risorgeva in lei, prepotente e beffarda. Così s'arrabbiò perchè al quarto [...]
[...] diverte, ecco tutto: chissà... - pensava. Il sesto giorno cominciò ad inquietarsi. - E Pietro che non torna e non scrive!... Deve essergli accaduta [...]
[...] nella sua camera. Egli le domandava perdono del lungo indugio, diceva di averle scritto una cartolina, ch'ella non aveva ricevuto, e le esprimeva il [...]
[...] suo amore con frasi rozze ma ardenti. « Ti abbraccio e ti bacio mille volte, come quella domenica; ti stringo forte, muoio dal desiderio di starti [...]
[...] vicino e di baciarti ardentemente ». 297 Bastò questo perchè ella ricadesse nel suo muto delirio amoroso. - Vedi, madama reale! - gridò zio [...]
[...] ricchissimo broccato; e questa gentilezza intenerì alquanto la futura suocera. * * * - Ebbene, - ella disse a Pietro, il giorno dopo le [...]
[...] persona, fatelo pure; per me desidero si facciano le cose modestamente, in intimità. - Va benissimo, - rispose zia Luisa; e si volse per nascondere le [...]
[...] lagrime che le inumidivano gli occhi al ricordo delle prime nozze di Maria. 298 Ora Pietro andava e veniva liberamente e rimaneva lunghe ore [...]
[...] costume, molto modesto, quale si conviene ad una vedova che riprende marito. Siccome la casa di Pietro non era ultimata e le nozze erano fissate [...]
[...] Luisa non era cattiva, e prima del denaro e del decoro della famiglia ella amava Maria di sviscerato affetto. Le vicine poi, con le loro adulazioni, e [...]
[...] . - Gesù, Maria, che bella cosa! È un broccato antico; un regalo degno di voi e di Pietro Benu. E a quando le nozze? - Ah, non sappiamo [...]
[...] , - rispondeva zia Luisa, ripiegando il broccato e avvolgendolo nella carta velina. Fino alla vigilia del matrimonio tutti ne ignorarono la data precisa [...]
[...] : taceva anche zio Nicola, che rispettava gli antichi usi e trovava giusto che una vedova, in omaggio alla memoria del primo marito, non festeggiasse [...]
[...] le seconde nozze; Pietro era il più impenetrabile. Non parlava con nessuno del suo matrimonio, sollecitava i muratori perché terminassero la casa, e [...]
[...] soffriva all'idea di passare 299 la luna di miele presso i Noina e di occupare il posto del morto. - Nel suo letto... - pensava rabbrividendo [...]
[...] . L'antivigilia dalle nozze Maria lo guardò sorridendo e gli chiese: - Ti sei preparato? - A che? - A confessarti! Egli non rispose subito, e [...]
[...] ! È necessario che tu ti confessi. Non dare quest'ultimo dispiacere a mia madre, Pietro... Egli chinò, poi sollevò e scosse la testa. - Ebbene [...]
[...] portare nella camera dove dormiremo il letto che ho acquistato a Cagliari. Tu capirai... lo desidero... A sua volta Maria si fece pensierosa e [...]
[...] triste. Era la sposa che doveva fornire il letto nuziale, e Pietro quasi la offendeva proponendole un letto suo; ma d'altra parte egli aveva ragione [...]
[...] . Ecco, la perspicacia di zio Nicola non aveva preveduto il caso, e Maria, stordita dalla passione e dall'incalzarsi 300 degli avvenimenti, non [...]
[...] confessato e Maria avrebbe messo un altro letto nella sua camera! * * * Un giorno di maggio, alle tre del mattino, nella chiesetta del Rosario [...]
[...] , vennero celebrate le nozze. Maria non aveva chiuso occhio durante la notte. Alla una era già in piedi, pallida e stanca: le pareva di sognare [...]
[...] ; ricordava il chiasso, la magnificenza, il lusso e l'allegria delle sue prime nozze; ora tutto procedeva in silenzio, in segreto. Non era stata neppure [...]
[...] palpitava di gioia, le sue mani tremavano nel preparare il letto nuziale. Scese in cucina, spazzò, accese il fuoco e preparò il caffè: un lieve rossore le [...]
[...] colorì il viso stanco. Verso le due risalì nella sua camera e cominciò a svestirsi, ed a misura che si levava e riponeva nella cassa gli [...]
[...] indumenti da vedova provava una strana emozione, un impeto di gioia e di tristezza. Sì, ella si spogliava e si liberava d'una veste dolorosa; un triste [...]
[...] periodo della sua vita cadeva 301 e spariva con quelle vesti nere che le avevano stretto il corpo e l'anima tragicamente. Le pareva, strappandosi [...]
[...] , e ripiegò la pala e chiuse la cassa lievemente, quasi paurosa di svegliare qualcuno che dormisse nella penombra della camera, lagrime di vero [...]
[...] dolore le solcarono il viso. S'inginocchiò, mise i gomiti sul coperchio della cassa e pregò. Una visione tragica le apparve ancora una volta nella [...]
[...] domandasse pietà... E un grido d'allodola, puro e tranquillo come un raggio di luna, scendeva dalle roccie, tremolava sulle siepi fiorite... Un brivido [...]
[...] nel cortile... Ella balzò in piedi e cominciò a indossare il costume da sposa: un costume modesto, dalle tinte smorzate, senza ricami nè fronzoli [...]
[...] . * * * Per un po' la comitiva, composta dai due sposi, da una parente di Pietro, dai testimoni e da zio Nicola, procedè in silenzio, per le viuzze [...]
[...] solitarie 302 rischiarate dai primi barlumi dell'alba. Pareva che tutti avessero paura di svegliare la gente e di esser veduti. Ma ad un tratto [...]
[...] Maria, che camminava appoggiandosi alla parente di Pietro, si pose una mano sulla bocca e soffocò un piccolo scoppio di riso. - Che hai? - domandò [...]
[...] lo sposo. - Ecco, rido perchè sembriamo ladri, - ella rispose senza voltarsi. Da quel momento tutti cominciarono a ridere e chiacchierare, e [...]
[...] come era e con una lunga barba giallastra, celebrò la messa per gli sposi. Le sue parole lente e dolci risuonavano nel silenzio melanconico della [...]
[...] muti e raccolti; solo di tanto in tanto Pietro sollevava la testa, come scuotendosi da un sogno, guardava Maria e poi ricadeva nel suo [...]
[...] raccoglimento quasi triste. Quell'ora solenne, che era stata il sogno e lo spasimo di tutta la sua giovinezza, non lo commoveva troppo; gli pareva d'esserci [...]
[...] non gli agitava il cuore, una dolcezza di riposo e un senso di pace lo rendevano felice. 303 Ecco, finalmente era giunto, come il viandante [...]
[...] che dopo aver attraversato una foresta piena di agguati e di pericoli, arriva stanco ad un luogo ospitale e sicuro. Via ogni paura, ogni ricordo [...]
[...] spaventoso; il fuoco brilla nel focolare, il vino aromatico scintilla nel bicchiere capace: è tempo di riposarsi, di bere e inebbriarsi. Solo, di [...]
[...] tanto in tanto, la voce cadenzata e dolce del sacerdote e la voce profonda del vecchio apostolo risvegliavano Pietro dal suo sogno: memorie confuse [...]
[...] scacciando sdegnosamente lontano da sè ogni timore, e guardasse il viso innamorato della sposa, perchè la gioia della realtà lo riavvolgesse tutto [...]
[...] ? Anche per lei era tempo di risorgere e di godere. Vedeva Pietro senza voltarsi a guardarlo, lo sentiva vicino a lei, giovine, forte, ardente [...]
[...] . Dio aveva voluto la loro unione: sia lodato Iddio! Tutto accade per suo volere. Per riconoscenza verso questo Dio compiacente e buono, la sposa [...]
[...] cercava di assistere alla cerimonia con animo tranquillo; via i ricordi, i pensieri molesti, le inquietudini! Resti solo l'amore, l'amore avido e [...]
[...] leggero vento di levante, che li avvolgeva col suo alito caldo e voluttuoso. Erano belli e degni di stare assieme: una coppia perfetta. Gli [...]
[...] accompagnatori, la parente e zio Nicola li seguivano guardandoli con ammirazione. Anche il prete diceva: - Dio li benedica; sembran due fiori dello [...]
[...] stesso cespuglio. Zia Luisa aspettava dietro il portone; non pianse nè bacio gli sposi, come l'altra volta, ma gettò su di loro una manata di grano e [...]
[...] augurò senza scomporsi troppo: - Buona fortuna! Buona fortuna! Anche le due donne, che erano venute per aiutarla a servire il caffè e i dolci [...]
[...] , gettarono manate di grano sugli sposi; poi corsero a prendere i vassoi e salirono nella camera di zia Luisa. Il sacerdote, appena entrato, s'affrettò a [...]
[...] nella sua camera: - Scusi, scusi, pride Pascale; venga di qui! XXIII. Otto giorni trascorsero. Mai luna di miele fu più ardente e completa di [...]
[...] quella di Maria e di Pietro. Zio Nicola e zia Luisa se ne andavano quasi tutti i giorni in campagna, dalla mattina alla sera, per lasciare in libertà [...]
[...] alla loro passione selvaggia, e si amavano come dovevano amarsi le coppie primitive, nelle foreste giovani del mondo appena abitato. Una volta Maria [...]
[...] ebbe persino paura di Pietro, perchè egli la guardava con uno sguardo quasi feroce, con gli occhi verdognoli, iridati e misteriosi; ma quella [...]
[...] un turbine di voluttà; e diventava anche lei selvaggia, perdeva facilmente la leggera scorza di civiltà che l'avvolgeva in tempi ordinari [...]
[...] , spariva il mondo, la casa, il passato e l'avvenire. Qualche volta Pietro si mostrava inquieto, melanconico, specialmente se, rientrando, non trovava [...]
[...] diradarsi. * * * Un giorno ella se ne stava seduta presso la porta di cucina, all'ombra della casa, e trapuntava una camicia di Pietro. Era sola. Zio [...]
[...] Nicola e zia Luisa erano andati alla vigna; Pietro sollecitava gli ultimi lavori della sua casetta. Nel cortile pulito e innaffiato regnava la [...]
[...] solita pace; si sentiva un grato calore primaverile, un odor di garofani e di basilico, un incessante garrire di rondini innamorate. Maria cuciva e [...]
[...] pensava. 307 Sentiva un lieve peso alla testa, ma i suoi pensieri erano meno torbidi e il suo respiro meno ansante del solito; ella ricominciava [...]
[...] e spossata, ma già libera della febbre che l'aveva resa per tanti giorni incosciente. - Sì, - pensava, - mia madre è già pentita del suo proposito [...]
[...] cucina? S'alzò e andò a vedere. Era il gatto che aveva fatto cadere un coperchio: ella rimise tutto a posto, rincorse il gatto che attraversò di [...]
[...] corsa il cortile, poi sedette nuovamente e guardò fin dove arrivava l'ombra della casa, per indovinare l'ora. - Son le dieci: Pietro rientrerà forse a [...]
[...] mezzogiorno. Le pareva di vederlo: egli spingeva il portone, entrava e se non la scorgeva subito la chiamava. Ella gli andava incontro: si [...]
[...] guardavano smarriti, come due amanti al primo momento d'un convegno, e si baciavano perdutamente. 308 Per qualche minuto, al solo ricordo dello [...]
[...] che era lei. E quando se ne fu assicurato trasse lentamente dalla borsa una lettera con cinque grossi sigilli, sui quali si notava l'impronta d'un [...]
[...] , - pregò Maria, porgendo la mano e pensando a Sabina che si trovava ancora laggiù. - Firmi qui, - disse l'altro, porgendole uno scartafaccio [...]
[...] . - Ecco qui. Ella dovette salire nella sua camera, firmò, guardò una firma che seguiva la sua e si domandò: - Che vorrà da me Sabina? Dei soldi, forse [...]
[...] ? Ella non sa ancora che mi sono sposata? Ridiscese, richiuse il portone e aprì subito la lettera. Era senza firma, ma ella riconobbe la calligrafia [...]
[...] , Maria, non sposare Pietro Benu: è lui che ha ucciso Francesco Rosana. Prima, egli e un suo complice, che è Zuanne Antine, hanno ucciso Zizzu Croca, poi [...]
[...] nascondiglio che solo i pastori conoscono. C'è ancora lo scheletro, e tu potrai assicurarti ch'io dico la verità facendo ricercare i miseri avanzi di [...]
[...] tutte le vacche scomparse in quel tempo dagli ovili nuoresi furono rubate da loro. Così cominciò la fortuna di Pietro Benu, e solo per questo [...]
[...] attraversò il cortile e si lasciò cadere sulla seggiolina dove poco prima stava seduta. Il suo viso si fece livido, si contrasse; le sue mani e la sua [...]
[...] testa tremarono. Per qualche tempo ella rimase così, come sopraffatta da una leggera convulsione e da una completa incoscienza, poi sollevò il capo e [...]
[...] si guardò attorno meravigliata. In quei momenti d'incoscienza la sua anima s'era come assentata da lei e aveva fatto un viaggio misterioso: era [...]
[...] stata in un paese ignoto, dove aveva veduto cose terribili e grandi, e ritornava mutata e vedeva intorno a sè ogni cosa mutata e ne provava terrore [...]
[...] . Solo dopo qualche istante, pure sentendo la verità terribile e come stringendola nel pugno con quella lettera che era più inesorabile d'una sentenza [...]
[...] di morte, Maria cominciò a dubitare. E nel suo smarrimento, dimenticandosi di sè stessa e delle sue forze già messe alla prova, ella sentì un [...]
[...] istintivo bisogno di protezione, di sollievo, e desiderò il ritorno di Pietro. - S'egli venisse subito! - pensò, guardando la lettera. - Gliela farei [...]
[...] leggere e... tutto sarebbe finito. È una vendetta di Sabina, questa. Sì, ella lo amava, un tempo, ed anche lui le voleva bene... Allora... In un [...]
[...] attimo ella ricordò tutto il suo triste romanzo, cominciato come un idillio e finito in tragedia. Ricordò tutto. Rivide Pietro che attaccava [...]
[...] 311 il suo cappotto alla parete di cucina, dietro l'angolo della porta... Era una giornata fosca e triste... Ella gli aveva versato da bere e lo [...]
[...] , come passano le nuvole nell'aria, senza lasciar traccia... Che aveva ella fatto durante quel tempo? Aveva sognato: era bella e beffarda, lo [...]
[...] abbandonata a lui come l'ultima delle donne. Egli era buono, allora; ella lo aveva creduto docile e mite come un bambino e ne aveva fatto od aveva creduto [...]
[...] farne un suo trastullo... Ma ora ricordava le parole e le promesse di lui, in quel tempo. - Io diventerò ricco, io sarò fortunato... per te [...]
[...] ... Farò l'impossibile... Ah, fin d'allora egli doveva essere un ladro o pensava di diventarlo. E lei, cieca, non vedeva; sorda, non udiva: sentiva solo [...]
[...] il sapore dei baci di lui, e non si accorgeva che questi baci le avvelenavano la vita. Eppure, se egli tornasse! Se egli tornasse e con uno di [...]
[...] sgomentata. 312 E una voce più forte e più profonda risponde: - Tu non dubiti; sei certa! La verità è nel tuo cuore. * * * Di secondo in [...]
[...] secondo la lotta si fece più aspra. Per la prima volta Maria considerò le cose passate con intensità di pensiero, e le parve che un velo cadesse dai [...]
[...] suoi occhi. Ricordò l'inquietudine di Pietro, ogni volta che egli rientrava in casa e non la trovava pronta a sorridergli. Particolari minimi le [...]
[...] ritornarono al pensiero: ricordò la figura dell'amico di Pietro, di quel Zuanne Antine arricchitosi anch'egli misteriosamente: e la testimonianza di [...]
[...] tratto le parve di non dubitare più. Quasi timidamente spiegò ancora la lettera e la rilesse. Ogni parola la feriva come un pugnale. Quando ebbe [...]
[...] altri. * * * Allora Maria nascose la lettera nel seno e guardò con una specie di terrore la linea scura dell'ombra che si accorciava [...]
[...] s'avanzava... E una domanda echeggiò finalmente nell'anima della disgraziata: - Che fare? Che fare? Fra poco egli sarebbe rientrato. Maria lo vedeva [...]
[...] , come l'aveva veduto pochi momenti prima nel suo sogno amoroso: egli la chiamava, s'avvicinava, si gettava su lei, e il suo abbraccio la soffocava [...]
[...] ... Ecco, egli aveva perduto la sua spoglia di amante: appariva nel suo vero aspetto d'omicida e di ladro... Che fare? Che fare? Di nuovo Maria [...]
[...] della lettera, che aveva destato il suo delirio di paura, le ritornò in mente e la calmò. « Maria, sii prudente ». Chiuse il portone con la spranga [...]
[...] e si aggirò intorno al cortile come una belva assediata nel suo covo dal cacciatore inesorabile. Che fare? Che fare? I ricordi la riassalirono con [...]
[...] violenza, sovrapponendosi, mischiandosi ai suoi terrori, alla sua angoscia, alla sua speranza, e rendendo più torbido il caos della sua mente [...]
[...] rondini in amore. * * * E il sole proseguiva il suo corso, e la linea dell'ombra s'avanzava sempre, fatale. Pietro poteva tornare da un momento [...]
[...] turbamento. Levò la spranga e lasciò il portone chiuso come al solito, col solo saliscendi, poi si ritirò nella sua camera. Nello scorgere il letto, bianco [...]
[...] nella penombra della camera silenziosa, un impeto di pianto la soffocò. Alla paura e all'istinto di difesa, che fino a quel momento avevano reso [...]
[...] il suo dolore feroce, seguì la disperazione per il bene perduto. La sua angoscia si fece più cosciente e più profonda. Ella si buttò ginocchioni [...]
[...] davanti ad un quadretto della Madonna del Rosario, e agitando di nuovo le mani supplicanti, balbettò confuse preghiere. Che voleva? Non sapeva bene [...]
[...] preghiera, però, come avviene spesso nelle anime primitive, riuscì un momento a suggestionarla: si alzò, sollevata, e le parve che tutto fosse un [...]
[...] brutto sogno. 316 - Ecco, - pensò, palpandosi sul petto la lettera, - ora la strappo, la butto via, e tutto è finito. È una calunnia, una [...]
[...] la fama di violento e di poco scrupoloso che Pietro godeva prima di entrare al loro servizio. Nulla, mai, aveva giustificato questa mala fama di [...]
[...] lui. Calunniato: allora come adesso. Egli invece era così buono e mite! Ella tirò fuori la lettera, calda e come palpitante, e la guardò. E tutt'ad [...]
[...] misteriosa, erano come un segno mnemonico che le ricordava orrende cose. Ella rivide il sangue di Francesco coagulato sull'erba e sulle pietre del [...]
[...] sentiero; rivide la mano rivolta all'insù, implorante pietà... La paura e l'angoscia la riafferrarono tutta. - I morti risorgono, - disse a voce [...]
[...] sgozzato... Lagrime di tenerezza le solcarono il viso al ricordo di Francesco. E quel ricordo la commosse come forse mai l'aveva commossa; e per la [...]
[...] prima volta, in quell’ora di verità spaventosa, ella pensò a Francesco con giustizia e con affetto. 317 I versetti delle prefiche, le parole [...]
[...] che ella aveva un tempo ripetute come una lezione, le tornarono in mente con insistenza e le parvero nuove, sgorgate dal profondo dell'anima sua [...]
[...] . « Egli era buono come un agnello e come tale lo hanno sgozzato... » Come era tenero, casto, affettuoso! L'anima gli traspariva dagli occhi: vivendo [...]
[...] con lui si diventava buoni e leali. Pietro invece bruciava dove toccava, portando con sè e spandendo intorno a sè la maledizione del suo destino [...]
[...] . Se Francesco fosse vissuto ella lo avrebbe amato di vero amore, - ella pensava, - di quell'amore comandato da Dio, vasto e profondo, eterno come il [...]
[...] tempo, sempre eguale e sempre dolce, e non dell'amore carnale che l'aveva bassamente unita ad un servo... - Egli, il servo vile, egli mi ha [...]
[...] perduto, mi ha assassinato... - ella disse a voce alta, gettandosi sul letto e affondando disperatamente il viso fra i guanciali. - Ha ragione mia madre [...]
[...] accusatrice cominciava a salire: ma ella 318 si difendeva disperatamente e riusciva a farla tacere. Ella capiva che Pietro aveva seguita la via [...]
[...] sarebbe diventato egualmente un ladro e all'occasione un omicida, pur di raggiungere il suo scopo: arricchirsi, sposarla. Ah, sì, ella ricordava bene [...]
[...] le promesse che egli le faceva, nei primi tempi del loro amore: - Io diventerò ricco, io cercherò la fortuna... farò di tutto... per te!... E lo [...]
[...] ! * * * L'ora passava. Maria piangeva e ricordava, e mentre in fondo all'anima sperava ancora, i peggiori istinti di lei insorgevano e la dominavano [...]
[...] , e tutto il suo rancore d'altri tempi, il suo misterioso odio di razza si sviluppava in lei come un male nascosto che finalmente aveva il suo [...]
[...] , riuscire ad assicurarsi del suo delitto? Da sola, per quanto abile e astuta, Maria non si sentiva capace di indagare, cercare, scoprire. Bisognava [...]
[...] o tacere o cercare un aiuto potente e colpire Pietro a tradimento prima che egli potesse difendersi e sottrarsi al castigo. Ma a chi rivolgersi? A [...]
[...] consigliarle il silenzio. A suo padre? Egli era buono, ma vuoto e leggero: egli forse avrebbe riso di lei, rimproverandole di non aver sposato [...]
[...] d'asfodelo colmo di monete d'oro e d'argento... 320 Sì, col denaro si ottiene tutto. Col denaro ella poteva far parlare anche le pietre della sua [...]
[...] frase che del resto le fremeva fin dal primo momento in fondo all'anima, minacciosa e cupa come un tuono lontano, le salì finalmente alle labbra [...]
[...] appoggiarsi. Era il padre, l'amico, il difensore e il giustiziere; l'unico che non l'avrebbe tradita. Egli solo, con la sua potenza formidabile, poteva far [...]
[...] parlare i morti, frugare tra le roccie, squarciare il mistero; egli solo poteva costringere i vivi ed i morti a pronunziare le verità, e punire i [...]
[...] colpevoli o salvare gl'innocenti. In un momento Maria fece il suo piano. - Andrò segretamente dal giudice. Dopo tutto egli è un uomo e capirà la [...]
[...] mia dolorosa posizione. Egli farà subito arrestare Pietro, e non dirà certo chi ha fatto la denunzia. Se Pietro è colpevole, sarà condannato. E di [...]
[...] me che accadrà?... E mia madre? E mio padre? Noi saremo disonorati per 321 tutta la vita: la gente si rallegrerà della nostra sventura. Ogni [...]
[...] persona più vile potrà buttare su noi la sua pietra. * * * Ad un tratto fu riassalita da una cupa incertezza. Si gettò dal letto e riprese ad [...]
[...] accusasse Pietro, l'uomo che fino a poche ore prima ella aveva amato ciecamente? Ogni oggetto, in quella camera bianca e tranquilla, animata da [...]
[...] madonnine e da santi rustici sorridenti dalle pareti, le ricordava quegli otto giorni di ebbrezza: la sua persona ne fremeva ancora. Come fare? Come [...]
[...] rinunziare alla gioia afferrata avidamente come un frutto da tanto tempo agognato? Minuti di lotta furiosa contro la potenza dei sensi scorsero e [...]
[...] parvero ore alla disgraziata: ella si gettò ancora per terra, davanti alla Madonnina rossa e gialla che giocherellava col suo rosario di perle, e [...]
[...] implorò ciò che in fondo al cuore sentiva impossibile. - Fate che risulti la sua innocenza. Pietà di me, Maria Santissima. E ripetè a voce alta [...]
[...] : - È tutto un sogno. Non è vero niente: è una calunnia. Perchè ho creduto? Sono pazza? 322 Si mise una mano sul petto e sentì la lettera, i [...]
[...] alzò, ricominciò a vagare qua e là intorno alla camera, si accostò allo specchio e quasi non riconobbe il suo viso alterato e verdognolo. Sembrava [...]
[...] una maschera. L'ombra del dubbio la circondò ancora: e la figura del giudice cambiò aspetto, da amica diventò nemica e minacciosa. Il giudice è come [...]
[...] lo scavatore d'un pozzo, che non riposa finchè non ha trovato la sorgente. E per quanto Maria si difendesse con sè stessa, ella capiva dov'era e [...]
[...] letto, ripresa da un terrore infantile. Le pareva di esser ridiventata bambina e di trovarsi sola nel letto, al buio, nel mistero pauroso 323 [...]
[...] le aveva destato terrore era stato il « ladrone ». Ella se lo figurava alto come una quercia, con due grandi occhi di gatto e due mani simili ad [...]
[...] piedi enormi fasciati per non destar rumore... Passava tacito e lieve, rompeva le porte... penetrava nelle case dei ricchi... Qualche volta Maria [...]
[...] angoscioso, fatto di curiosità e di terrore. - Mio padre si alzerà, prenderà il fucile e lo ucciderà. * * * Ma Pietro non viene, ed ella si calma di [...]
[...] nuovo, pronta e vigile, decisa a combattere da sola il nemico. Ella è nata per combattere, per lottare, per ferire a tradimento. Ella ha sempre [...]
[...] ella avesse parlato. Ma il mondo tutto è pieno di tradimenti e d'insidie: l'uomo deve lottare con l'uomo 324 per avere la sua parte di sole e [...]
[...] di terra! Che colpa ne ha lei se ha dovuto lottare e se ancora deve lottare per non essere vinta e presa al laccio nell'agguato terribile della [...]
[...] vita? Ecco, l'essere primordiale risorge in lei; non più per amare, come nei giorni passati, ma per lottare e difendersi. Ed a misura che l'ora [...]
[...] passa e il pericolo si avvicina, ella si munisce di tutte le sue armi femminili, che sono i suoi istinti primitivi, dominati da una volontà implacabile [...]
[...] sfidarlo. * * * Un passo nel cortile. - Maria, dove sei? Eccolo! Egli saliva, egli veniva, lieve e sicuro come una tigre: eccolo, egli si avanzava [...]
[...] guardò intorno inquieto, poi fissò di nuovo, su lei, gli occhi chiari, pieni di un misterioso spavento. - Dolori di testa? Che sarà? E non hai [...]
[...] inzuppò, e lo mise sulla fronte di Maria. Ella lo lasciò fare. Curvo, ansioso, egli non cessava di guardarla, e parlava, parlava; ma parlava troppo, ma [...]
[...] spento... Chi è venuto, stamattina? Ti senti meglio? - Sì, meglio. Va, lasciami. Va e cercati da mangiare. Va, lasciami, ora. Ma egli insisteva [...]
[...] : voleva sapere chi era venuto, quella mattina, e se il male era cominciato da molto tempo, e che cosa poteva averlo causato. 326 A un tratto, i [...]
[...] suoi occhi sempre più inquieti, s'illuminarono. - Che tu sii incinta, Maria? Di'! Ella chiuse gli occhi, scosse la testa: e non pronunziò parola [...]
[...] nascere! Eppure!... Riaprì gli occhi, li fissò sul volto di Pietro. E le parve che, in un attimo, il viso di lui si fosse trasformato, diventando [...]
[...] un giorno lontano, nel tempo del loro primo amore; forse quel giorno, nella vigna, quando egli avrebbe potuto farle del male, e invece l'aveva [...]
[...] pregata di andarsene: forse la prima sera, quando egli l'aveva abbracciata e le aveva detto: non ti farò del male! E invece, quanto gliene aveva fatto [...]
[...] . Quanto gliene faceva e gliene farebbe ancora! La sola sua presenza, oramai, le recava un mortale dolore. Ella non aveva più paura di lui, e anzi [...]
[...] arrivare a lei aveva percorso una via piena di pericoli e di orrori. Curvo su lei Pietro le parlava con dolcezza, insistendo per sapere se ella [...]
[...] fazzoletto bagnato: l'aceto le scorse sulle guancie, le bagnò le labbra, mescolato a lagrime d'ira affannosa. E le parve che qualcuno le desse da bere [...]
[...] il fiele e l'aceto, come a Gesù. Pietro s'era scostato e la guardava sempre: ma il suo sguardo non era più desolato e inquieto. Anch'egli capiva, o [...]
[...] credeva di capire. Il male di Maria era troppo esagerato. - Piangi? - le disse, riavvicinandosele. - È così forte il dolore? E non vuoi che chiami [...]
[...] . Lo sguardo di lui tenero e selvaggio, sguardo da schiavo e da condannato, le aveva spiegato molte cose. « Che faremo noi? » Ed ella previde [...]
[...] , talvolta. Col denaro e con la volontà si arriva a tutto. Il denaro, ch'ella aveva amato tanto, amato più di sè stessa, le avrebbe dato almeno il [...]
[...] fingerà, e tacerà sempre. I morti, i vivi, le pietre, gli alberi, ogni cosa potrà parlare, ma non lui! No, no, egli non parlerà... 329 E [...]
[...] ad una colonia penale. Procedevano a due a due, incatenati assieme. Ella e Pietro erano simili a quei disgraziati; legati da una stessa catena [...]
[...] un crocicchio, ora, intorno al quale s'aprivano altre strade, tutte eguali, tortuose e buie. Tanto valeva prendere l'una o l'altra di quelle vie [...]
[...] scapolare di zoccolante, ora che si faceva radere ogni domenica, e andava a spasso colla sua bella sottana di panno fine, e il tabarro colle rivolte [...]
[...] di seta sul braccio. Allorchè guardava i suoi campi, e le sue vigne, e i suoi armenti, e i suoi bifolchi, colle mani in tasca e la pipetta in bocca [...]
[...] , se si fosse rammentato del tempo in cui lavava le scodelle ai cappuccini, e che gli avevano messo il saio per carità, si sarebbe fatta la croce [...]
[...] colla mano sinistra. Ma se non gli avessero insegnato a dir messa, e a leggere e a scrivere per carità, non sarebbe riescito a ficcarsi nelle [...]
[...] primarie casate del paese, nè ad inchiodare nei suoi bilanci il nome di tutti quei mezzadri che lavoravano e pregavano Dio e la buon’annata per lui, e [...]
[...] bestemmiavano poi come turchi al far dei conti. «Guarda ciò che sono e non da chi son nato» dice il proverbio. 3 Da chi era nato lui, tutti lo [...]
[...] sapevano, chè sua madre gli scopava tuttora la casa. Il Reverendo non aveva la boria di famiglia, no; e quando andava a fare il tresette dalla [...]
[...] baronessa, si faceva aspettare in anticamera dal fratello, col lanternone in mano. Nel far del bene cominciava dai suoi, come Dio stesso comanda; e s’era [...]
[...] tolta in casa una nipote, belloccia, ma senza camicia, che non avrebbe trovato uno straccio di marito; e la manteneva lui, anzi l’aveva messa [...]
[...] nella bella stanza coi vetri alla finestra, e il letto a cortinaggio, e non la teneva per lavorare, o per sciuparsi le mani in alcun ufficio [...]
[...] fare, e passano i giorni in chiesa a picchiarsi il petto pel peccato mortale – ma non quando c’era lo zio, ch’ei non era di quei preti i quali [...]
[...] , paternamente, o dallo sportellino del confessionario, dopo che s’erano risciacquata la coscienza, e avevano vuotato il sacco dei peccati propri ed altrui [...]
[...] ; e andava attorno per le case de’ pezzenti con una sottana lacera che era uno scandalo per la Religione. Il Reverendo voleva portarsi avanti; e ci [...]
[...] convento aveva fatta la causa al Tribunale della Monarchia, e i confratelli l’avevano aiutato a vincerla per levarselo di torno, perchè sin quando [...]
[...] ci fu lui in convento volavano le panche e le scodelle in refettorio ad ogni elezione di provinciale; il padre Battistino, un servo di Dio robusto [...]
[...] come un mulattiere, l’avevano mezzo accoppato, e padre Giammaria, il guardiano, ci aveva rimesso tutta la dentatura. Il Reverendo, lui, stava [...]
[...] chiotto in cella, dopo di aver attizzato il fuoco, e in tal modo era arrivato ad esser reverendo con tutti i denti, che gli servivano bene; e al [...]
[...] camicia e senza un soldo in tasca, a confessare per l’amor di Dio, e cuocere la minestra per i poveri. Il Reverendo, da ragazzo, come vedeva suo [...]
[...] fratello, quello del lanternone, rompersi la schiena a zappare, e le sorelle che non trovavano marito neanche a regalarle, e la mamma la quale [...]
[...] filava al buio per risparmiar l’olio della lucerna, aveva detto: – Io voglio esser prete! – Avevano venduto la mula e il campicello, per mandarlo a [...]
[...] scuola, nella speranza che se giungevano ad avere il prete in casa ci avevano meglio della chiusa e della mula. Ma ci voleva altro per mantenerlo al [...]
[...] seminario! Allora il ragazzo si mise a ronzare attorno al convento perchè lo pigliassero novizio; e un giorno che si 6 aspettava il provinciale [...]
[...] , e c’era da fare in cucina, lo accolsero per dare una mano. Padre Giammaria, il quale aveva il cuore buono, gli disse: – Ti piace lo stato? e tu [...]
[...] stacci. – E fra Carmelo, il portinaio, nelle lunghe ore d’ozio, che s’annoiava seduto sul muricciuolo del chiostro a sbattere i sandali l’un contro [...]
[...] l’altro, gli mise insieme un po’ di scapolare coi pezzi di saio buttati sul fico a spauracchio delle passere. La mamma, il fratello e la sorella [...]
[...] protestavano che se entrava frate era finita per loro, e ci rimettevano i danari della scuola, perchè non gli avrebbero cavato più un baiocco. Ma lui [...]
[...] che era frate nel sangue, si stringeva nelle spalle, e rispondeva: – Sta a vedere che uno non può seguire la vocazione a cui Dio l’ha chiamato [...]
[...] ! Il padre Giammaria l’aveva preso a ben volere perchè era lesto come un gatto in cucina, e in tutti gli uffici vili, persino nel servir la messa [...]
[...] , quasi non avesse fatto mai altro in vita sua, cogli occhi bassi, e le labbra cucite come un serafino. – Ora che non serviva più la messa aveva sempre [...]
[...] quegli occhi bassi e quelle labbra cucite, quando si trattava di un affare scabroso coi signori, che c’era da disputarsi all’asta le terre del [...]
[...] , mentre diceva la santa messa, chè la gente lo accusava di spargere il colèra, e voleva fargli la festa. – Per quest’ostia consacrata che ho in mano [...]
[...] . Abbiate pazienza! Sì, avevano pazienza! per forza dovevano averla! Poichè egli era tutt’uno 7 col giudice e col capitan d’armi, e il re Bomba gli [...]
[...] mandava i capponi a Pasqua e a Natale per disobbligarsi, dicevasi; e gli aveva mandato anche il contravveleno, caso mai succedesse una disgrazia [...]
[...] . Una vecchia zia che aveva dovuto tirarsi in casa, per non fare mormorare il prossimo, e non era più buona che a mangiare il pane a tradimento [...]
[...] , aveva sturato una bottiglia per un’altra, e acchiappò il colèra bell’e buono; ma il nipote stesso, per non fare insospettir la gente, non aveva potuto [...]
[...] riguardo al medico ed al notaio ch’erano lì presenti, e si guardavano in faccia imbarazzati. Il Reverendo, colla faccia tosta, quasi non fosse fatto [...]
[...] mandato sotto suggello di confessione, e non poteva darlo a nessuno. Il giudice in persona era andato a chiederglielo ginocchioni per sua moglie che [...]
[...] moriva, e s’era sentito rispondere dal Reverendo: – Comandatemi della vita, amico caro; ma per cotesto negozio, proprio, non posso servirvi. Questa [...]
[...] era storia che tutti la sapevano, e siccome sapevano che a furia di intrighi e d’abilità era arrivato ad essere l’amico intrinseco del re, del [...]
[...] giudice 8 e del capitan d’armi, che aveva la polizia come l’Intendente, e i suoi rapporti arrivavano a Napoli senza passar per le mani del Luogotenente [...]
[...] , nessuno osava litigare con lui, e allorchè gettava gli occhi su di un podere da vendere, o su di un lotto di terre comunali che si affittavano [...]
[...] all’asta, gli stessi pezzi grossi del paese, se s’arrischiavano a disputarglielo, la facevano coi salamelecchi, e offrendogli una presa di tabacco [...]
[...] . Una volta, col barone istesso, durarono una mezza giornata a tira e molla. Il barone faceva l’amabile, e il Reverendo seduto in faccia a lui, col [...]
[...] . Qui è caduto l’asino, e tocca a noi tirarlo su. – Finchè si pappò l’aggiudicazione, e il barone tirò su la presa, verde dalla bile. Cotesto [...]
[...] l’approvavano i villani, perchè i cani grossi si fanno sempre la guerra fra di loro, se capita un osso buono, e ai poveretti non resta mai nulla da [...]
[...] rosicare. Ma ciò che li faceva mormorare era che quel servo di Dio li smungesse peggio dell’anticristo, allorchè avevano da spartire con lui, e non si [...]
[...] faceva scrupolo di chiappare la roba del prossimo, perchè gli arnesi della confessione li teneva in mano e se cascava in peccato mortale poteva [...]
[...] darsi l’assoluzione da sè. – Tutto sta ad averci il prete in casa! – sospiravano. E i 9 più facoltosi si levavano il pan di bocca per mandare il [...]
[...] nessuno. E la messa stessa lui non la celebrava altro che la domenica, quando non c’era altro da fare, che non era di quei pretucoli che corrono dietro [...]
[...] al tre tarì della messa. Lui non ne aveva bisogno. Tanto che Monsignor Vescovo, nella visita pastorale, arrivando a casa sua, e trovandogli il [...]
[...] , e se ne rideva del rimprovero di Monsignore. Se il breviario era coperto di polvere, i suoi buoi erano lucenti, le pecore lanute, e i seminati [...]
[...] alti come un uomo, che i suoi mezzadri almeno se ne godevano la vista, e potevano fabbricarvi su dei bei castelli in aria, prima di fare i conti col [...]
[...] Dio, e conviene lavorare per lui che ci ha in mano la messa e la benedizione! – In maggio, all’epoca in cui guardavano in cielo per scongiurare [...]
[...] ogni nuvola che 10 passava, sapevano che il padrone diceva la messa pella raccolta, e valeva più delle immagini dei santi, e dei pani benedetti per [...]
[...] scacciare il malocchio e la malannata. Anzi il Reverendo non voleva che spargessero i pani benedetti pel seminato, perchè non servono che ad [...]
[...] attirare i passeri e gli altri uccelli nocivi. Delle immagini sante poi ne aveva le tasche piene, giacchè ne pigliava quante ne voleva in sagrestia, di [...]
[...] quelle buone, senza spendere un soldo, e le regalava ai suoi contadini. Ma alla raccolta, giungeva a cavallo, insieme a suo fratello, il quale gli [...]
[...] faceva da campiere, collo schioppo ad armacollo, e non si muoveva più, dormiva lì, nella malaria, per guardare ai suoi interessi, senza badare [...]
[...] imbrogliato. Nell’anno della carestia, che lo zio Carmenio ci aveva lasciato il sudore e la salute nelle chiuse del Reverendo, gli toccò di lasciarvi anche [...]
[...] l’asino, alla messe, per saldare il debito, e se ne 11 andava a mani vuote, bestemmiando delle parolacce da far tremare cielo e terra. Il [...]
[...] Reverendo, che non era lì per confessare, lasciava dire, e si tirava l’asino nella stalla. Dopo che era divenuto ricco aveva scoperto nella sua famiglia [...]
[...] , la quale non aveva mai avuto pane da mangiare, certi diritti ad un beneficio grasso come un canonicato, e all’epoca dell’abolizione delle manimorte [...]
[...] aveva chiesto lo svincolo e s’era pappato il podere definitivamente. Solo gli seccava per quei denari che si dovevano pagare per lo svincolo, e [...]
[...] della bile assai, fin dal 1860, quando avevano fatto la rivoluzione, e gli era toccato nascondersi in una grotta come un topo, perchè i villani [...]
[...] di pagare, e il solo pensarci gli mutava in tossico il vino a tavola. Ora davano addosso al Santo Padre, e volevano spogliarlo del temporale. Ma [...]
[...] quando il Papa mandò la scomunica per tutti coloro che acquistassero beni delle manimorte, il Reverendo sentì montarsi la mosca al naso, e borbottò [...]
[...] : – Che c’entra il Papa nella roba mia? Questo non ci ha a far nulla col temporale. – E seguitò a dir la santa messa meglio di prima. 12 I [...]
[...] villani andavano ad ascoltare la sua messa, ma pensavano senza volere alle ladrerie del celebrante, e avevano delle distrazioni. Le loro donne, mentre [...]
[...] di Dio, perchè quest’inverno siamo rimasti senza fave e senza grano a causa vostra. – A causa mia! Che li faccio io il bel tempo o la malannata [...]
[...] ? Oppure devo possedere le terre perchè voialtri ci seminiate e facciate i vostri interessi? Non ne avete coscienza, nè timore di Dio? Perchè ci [...]
[...] figliuoli non ci pensate che son tante bocche che mangiano? E che colpa ci ho io poi se il pane non vi basta? Ve li ho fatti far io tutti quei [...]
[...] confusione fra il prete che alzava la mano a benedire in nome di Dio, e il padrone che arruffava i conti, e li mandava via dal podere col sacco vuoto [...]
[...] e la falce sotto l’ascella. – Non c’è che fare, non c’è che fare – borbottavano i poveretti rassegnati. – La brocca non ci vince contro il sasso, e [...]
[...] a tutti col dire: – La legge è così e così. – Ed era sempre come giovava a lui. Nel buon tempo passato se ne rideva dei nemici, degli invidiosi [...]
[...] . Avevano fatto un caso del diavolo, erano andati dal vescovo, gli avevano gettato in faccia la nipote, massaro Carmenio e la roba malacquistata, gli [...]
[...] avevano fatto togliere la messa e la confessione. Ebbene? E poi? Egli non aveva bisogno del vescovo nè di nessuno. Egli aveva il fatto suo ed era [...]
[...] rispettato come quelli che in paese portano la battuta; egli era di casa della baronessa, e più facevano del chiasso intorno a lui, peggio era lo [...]
[...] scandalo. I pezzi grossi non vanno toccati, nemmeno dal vescovo, e ci si fà di berretto, per prudenza, e per amor della pace. Ma dopo che era [...]
[...] trionfata la eresia, colla rivoluzione, a che gli serviva tutto ciò? I villani che imparavano a leggere e a scrivere, e vi facevano il conto meglio di [...]
[...] voi; i partiti che si disputavano il municipio, e si spartivano la cuccagna senza un riguardo al mondo; il primo pezzente che poteva ottenere il [...]
[...] gratuito patrocinio, se aveva una quistione con voi, e vi faceva sostener da solo le spese del giudizio! Un sacerdote non contava più nè presso il [...]
[...] giudice, nè presso il capitano d’armi; adesso non poteva nemmeno far imprigionare con una parolina, se gli mancavano di rispetto, e non era più [...]
[...] buono che a dir messa, e confessare, come un servitore del pubblico. Il giudice aveva paura dei giornali, dell’opinione pubblica, di quel che [...]
[...] avrebbero detto Caio e Sempronio, e trinciava giudizi come Salomone! Perfino la roba che si era acquistata col sudore della fronte gliela invidiavano, 14 [...]
[...] gli avevano fatto il malocchio e la iettatura; quel po’ di grazia di Dio che mangiava a tavola, gli dava gran travaglio, la notte; mentre suo [...]
[...] fratello, il quale faceva una vita dura, e mangiava pane e cipolla, digeriva meglio di uno struzzo, e sapeva che di lì a cent’anni, morto lui, sarebbe [...]
[...] stato il suo erede, e si sarebbe trovato ricco senza muovere un dito. La mamma, poveretta, non era più buona a nulla, e campava per penare e far [...]
[...] penare gli altri, inchiodata nel letto dalla paralisi, che bisognava servir lei piuttosto; e la nipote istessa, grassa, ben vestita, provvista di [...]
[...] scomunicati che avevano spodestato il Santo Padre, e gli aveva fatto levar la messa dal vescovo. – Non c’è più religione, nè giustizia, nè nulla [...]
[...] , che mi ci metto io! – Chi non ha altro da fare viene a cercarvi le pulci in casa. I preti vorrebbero ridurli a sagrestani, dir messa e scopare [...]
[...] delle viottole di Grammichele, dal gran piovere che aveva fatto, e poi era andato a mettersi sulla porta dello stallatico, colle mani in tasca, a [...]
[...] sbadigliare in faccia alla gente che era venuta per vedere il Re, e c’era tal via vai quella volta per le strade di Caltagirone che pareva la festa [...]
[...] di San Giacomo; però stava coll’orecchio teso, e non perdeva d’occhio le sue bestie, le quali si rosicavano l’orzo adagio adagio, perchè non glielo [...]
[...] parla con nessuno, ma uno di coloro per bocca dei quali parla il Re, quando ha da dire qualche cosa; e gli disse che Sua Maestà desiderava la sua [...]
[...] lettiga, l’indomani all’alba, 17 per andare a Catania, e non voleva restare obbligato nè al vescovo, nè al sottointendente, ma preferiva pagar di sua [...]
[...] tasca, come uno qualunque. Compare Cosimo avrebbe dovuto esserne contento, perchè il suo mestiere era di fare il lettighiere, e proprio allora [...]
[...] stava aspettando che venisse qualcuno a noleggiare la sua lettiga, e il Re non è di quelli che stanno a lesinare per un tarì dippiù o di meno, come [...]
[...] la festa gli si cambiò tutta in veleno soltanto a pensarci, e non si godette più la luminaria, nè la banda che suonava in piazza, nè il carro [...]
[...] trionfale che girava per le vie, col ritratto del Re e della Regina, nè la chiesa di San Giacomo tutta illuminata, che sputava fiamme, e ove c’era il [...]
[...] Santissimo esposto, e si suonavano le campane pel Re. Anzi più grande era la festa e più gli cresceva in corpo la paura di doverci avere il Re [...]
[...] proprio nella sua lettiga, e tutti quei razzi, quella folla, quella luminaria e quello scampanìo se li sentiva sullo stomaco, e non gli fecero chiudere [...]
[...] occhio tutta la notte, che la passò a visitare i ferri della baia, a strigliar le mule e a rimpinzarle d’orzo sino alla gola, per metterle in [...]
[...] se li levavano neppure per buttarsi a dormire sulle panchette, e a tutti i chiodi dei pilastri erano appese sciabole e pistole che al povero zio [...]
[...] portava il Re; e giusto era venuta tanta acqua dal cielo in quei giorni che la gente doveva avere addosso la rabbia di vedere il Re per mettersi in [...]
[...] le mule ci stavano strette nella stalla, ma si sentivano a rosicar l’orzo dal capezzale del letto, e avrebbe pagato quelle due onze che doveva [...]
[...] buscarsi dal Re per trovarsi nel suo letto, coll’uscio chiuso, e stare a vedere col naso sotto le coperte, sua moglie affacendarsi col lume in mano, a [...]
[...] ore, e metteva in rivoluzione tutto lo stallatico. I carrettieri rizzavano la testa dal basto messo per guanciale, i cani abbaiavano, e l’ostessa [...]
[...] si affacciava dal fienile tutta sonnacchiosa, grattandosi la testa. Ancora era buio come a mezzanotte, ma la gente andava e veniva per le strade [...]
[...] quasi fosse la notte di Natale, e i trecconi accanto al fuoco, coi lampioncini di carta dinanzi, battevano i coltellacci sulle panchette per vendere [...]
[...] il torrone. Ah, come doveva godersi la festa tutta quella gente che comprava 19 il torrone, e si strascinava stanca e sonnacchiosa per le vie ad [...]
[...] aspettare il Re, e come vedeva passare la lettiga colle sonagliere e le nappine di lana, spalancava gli occhi, e invidiava compare Cosimo, il quale [...]
[...] notte e giorno, coll’acqua che veniva giù come Dio la mandava. La chiesa di San Giacomo sputava ancora fuoco e fiamme, in cima alla scalinata che [...]
[...] non finiva più, aspettando il Re, per dargli il buon viaggio, e suonava con tutte le sue campane per dirgli che era ora di andarsene. Che non li [...]
[...] spegnevano mai quei lumi? e che aveva il braccio di ferro quel sagrestano per suonare a distesa notte e giorno? Intanto nel piano di San Giacomo [...]
[...] spuntava appena l’alba cenerognola, e la valle era tutta un mare di nebbia; eppure la folla era fitta come le mosche, col naso nel cappotto, e [...]
[...] appena vide arrivare la lettiga voleva soffocare compare Cosimo e le sue mule, che credeva ci fosse dentro il Re. Ma il Re si fece aspettare un bel [...]
[...] pensato nemmeno quella mattina, tanto si sentiva la gola stretta. Un’ora dopo arrivò la cavalleria, colle sciabole sfoderate, e fece far largo [...]
[...] . Dietro la cavalleria si rovesciò un’altra ondata di gente, 20 e poi la banda, e poi ancora dei galantuomini, e delle signore col cappellino, e il naso [...]
[...] rosso dal freddo; e accorrevano persino i trecconi, colle panchette in testa, a piantar bottega per cercar di vendere un altro po’ di torrone [...]
[...] ; tanto che nella gran piazza non ci sarebbe entrato più uno spillo, e le mule non avrebbero nemmeno potuto scacciarsi le mosche, se non fosse stata la [...]
[...] cavalleria a far fare largo, e per giunta la cavalleria portava un nugolo di mosche cavalline, di quelle che fanno imbizzarrire le mule di una [...]
[...] lettiga, talchè compare Cosimo si raccomandava a Dio e alle anime del Purgatorio ad ognuna che ne acchiappava sotto la pancia delle sue bestie [...]
[...] . Finalmente si udì raddoppiare lo scampanìo, quasi le campane fossero impazzate, e i mortaletti che sparavano al Re, e arrivò correndo un’altra fiumana [...]
[...] di gente, e si vide spuntare la carrozza del Re, la quale in mezzo la folla pareva galleggiasse sulle teste. Allora suonarono le trombe e i tamburi [...]
[...] , e ricominciarono a sparare i mortaletti, che le mule, Dio liberi, volevano romper i finimenti e ogni cosa sparando calci; i soldati tirarono [...]
[...] fuori le sciabole, giacchè le avevano messe nel fodero un’altra volta, e la folla gridava: – La regina, la regina! È quella piccolina lì, accanto a [...]
[...] suo marito, che non par vero! 21 Il Re invece era un bel pezzo d’uomo, grande e grosso, coi calzoni rossi e la sciabola appesa alla pancia; e si [...]
[...] tirava dietro il vescovo, il sindaco, il sottointendente, e un altro sciame di galantuomini coi guanti e il fazzoletto da collo bianco, e vestiti di [...]
[...] , prima di montare a cavallo, mentre sua moglie entrava nella lettiga, parlava con questo e con quello come se non fosse stato fatto suo, e accostandosi [...]
[...] a compare Cosimo gli battè anche colla mano sulla spalla, e gli disse tale e quale, col suo parlare napoletano: – Bada che porti la tua regina [...]
[...] di spighe, e si vide una giovinetta, vestita ancora da monaca, e pallida pallida, buttarsi ai piedi del Re, e gridare: Grazia! – Chiedeva la [...]
[...] disse una parola ad uno che gli era vicino, e bastò perchè non tagliassero la testa al padre della ragazza. Così ella se ne andò tutta contenta, che [...]
[...] piaciuto, anche a compare Cosimo se una mula della lettiga metteva un piede in fallo, e gli buttava giù la moglie, così piccina com’era. Il povero [...]
[...] compare Cosimo aveva tutto ciò davanti agli occhi, mentre andava accanto alla baia colla mano sulla stanga, e l’abito della Madonna fra le labbra, che [...]
[...] si raccomandava a Dio, come fosse in punto di morte, mentre tutta la carovana, col Re, la Regina e i soldati, si era messa in viaggio in mezzo [...]
[...] alle grida e allo scampanìo, e allo sparare dei mortaletti che si udivano ancora dalla pianura; talchè quando furono arrivati giù nella valle, in cima [...]
[...] giovava il sole e la bella giornata a compare Cosimo? se ci aveva il cuore più nero del nuvolo, e non si arrischiava di levare gli occhi dai ciottoli su [...]
[...] come un martello soltanto al pensare che il torrente poteva essere ingrossato, e dovevano passarlo a guado! Non si arrischiava a mettersi a [...]
[...] cavalcioni sulle stanghe, come soleva fare quando non portava la sua regina, e lasciarsi cadere la testa sul petto a schiacciare un sonnellino, sotto quel [...]
[...] bel sole e colla strada piana che le mule l’avrebbero fatta ad occhi chiusi; mentre le mule che non avevano giudizio, e non sapevano quel che [...]
[...] portassero, si godevano la strada piana ed asciutta, il sole tiepido e la campagna verde, scodinzolavano e scuotevano allegramente le sonagliere, che [...]
[...] per poco non si mettevano a trottare, e compare Cosimo si sentiva saltare lo stomaco alla gola dalla paura soltanto al vedere mettere in brio le [...]
[...] 24 del lino e appoggiava allo sportello una mano così piccina che pareva fatta apposta per non aver nulla da fare; che non valeva la pena di [...]
[...] piccola com’era, e le mule che non avevano giudizio con quel carico leggiero, e tutto quell’orzo che avevano nella pancia, provavano una gran [...]
[...] tentazione di mettersi a saltare e ballare per la strada, e di far tagliare la testa a compare Cosimo. Sicchè il poveraccio per tutta la strada non fece [...]
[...] che recitare fra i denti paternostri e avemarie, e raccomandarsi ai suoi morti, quelli che conosceva e quelli che non conosceva, fin quando [...]
[...] arrivarono alla Zia Lisa, che era accorsa una gran folla a vedere il Re, e davanti ad ogni bettola c’era il suo pezzo di maiale appeso e scuoiato per la [...]
[...] festa. Come arrivò a casa sua, dopo aver consegnata la regina sana e salva, non gli pareva vero, e baciò la sponda della mangiatoia legandovi le [...]
[...] mule; poi si mise in letto senza mangiare e senza bere, chè non voleva vedere nemmeno i danari della regina, e li avrebbe lasciati nella tasca del [...]
[...] giubbone chissà quanto tempo, se non fosse stato per sua moglie che andò a metterli in fondo alla calza sotto il pagliericcio. 25 Gli amici e i [...]
[...] conoscenti, che erano curiosi di sapere come erano fatti il Re e la Regina, venivano a domandargli del viaggio, col pretesto d’informarsi se aveva [...]
[...] acchiappato la malaria. Egli non voleva dir nulla, che gli tornava la febbre soltanto a parlarne, e il medico veniva mattina e sera, e si prese [...]
[...] pagare il debito, compare Cosimo non si dava pace pensando che pure quelle erano le mule che gli avevano portato la moglie sana e salva, al Re [...]
[...] , povere bestie; e allora non c’erano le strade carrozzabili, chè la Regina si sarebbe rotto il collo, se non fosse stato per la sua lettiga, e la gente [...]
[...] diceva che il Re e la Regina erano venuti apposta in Sicilia per fare le strade, che non ce n’erano ancora, ed era una porcheria. Ma allora [...]
[...] campavano i lettighieri, e compare Cosimo avrebbe potuto pagare il debito, e non gli avrebbero pignorato le mule, se non veniva il Re e la Regina a far [...]
[...] le strade carrozzabili. E più tardi, quando gli presero il suo Orazio, che lo chiamavano Turco, tanto era nero e forte, per farlo artigliere, e [...]
[...] grazia! e il Re con una parola l’aveva 26 mandata via contenta. Nè voleva capire che il Re d’adesso era un altro, e quello vecchio l’avevano [...]
[...] buttato giù di sella. Diceva che se fosse stato lì il Re, li avrebbe mandati via contenti, lui e sua moglie, chè gli aveva battuto sulla spalla, e lo [...]
[...] conosceva e l’aveva visto proprio sul mostaccio, coi calzoni rossi, e la sciabola appesa alla pancia, e con una parola poteva far tagliare il collo [...]
[...] alla gente, e mandare puranco a pignorare le mule, se uno non pagava il debito, e pigliarsi i figliuoli per soldati, come gli piaceva. 27 DON [...]
[...] LICCIU PAPA Le comari filavano al sole, e le galline razzolavano nel pattume, davanti agli usci, allorchè successe un gridìo, un fuggi fuggi per [...]
[...] tutta la stradicciuola, che si vide comparire da lontano lo zio Masi, l’acchiappaporci, col laccio in mano; e il pollame scappava schiamazzando [...]
[...] , come se lo conoscesse. Lo zio Masi si buscava dal municipio 50 centesimi per le galline, e 3 lire per ogni maiale che sorprendeva in contravvenzione [...]
[...] . Egli preferiva i maiali. E come vide la porcellina di comare Santa, stesa tranquillamente col muso nel brago, di contro all’uscio, gli gittò al [...]
[...] 14 tarì a 29 San Giovanni, e la tengo come la pupilla degli occhi miei! Lasciatemi la maialina, zio Masi, per l’anima dei vostri morti! Che [...]
[...] salvare la porcellina, gli assestò un solenne calcio nella schiena, e lo fece andare ruzzoloni. Le comari, appena videro l’acchiappaporci in mezzo al [...]
[...] fango, gli furono addosso colle rocche e colle ciabatte, e volevano fargli la festa per tutti i porci e le galline che aveva sulla coscienza. Ma in [...]
[...] rocche: – largo alla Giustizia! largo alla Giustizia! La Giustizia condannò comare Santa alla multa ed alle spese, e per ischivare la prigione [...]
[...] dovettero anche ricorrere alla protezione del barone, il quale aveva la finestra di cucina lì di faccia nella stradicciuola, e la salvò per miracolo, 30 [...]
[...] aggiunse il predicozzo: – Quei porci e quelle galline bisognava spazzarli via dal vicinato; il sindaco aveva ragione, chè sembrava un porcile [...]
[...] galline chiuse in casa, per scansare la multa, non fossero più buone chioccie; e i maiali, legati per un piede accanto al letto, parevano tante anime del [...]
[...] mula coll’usciere, che dall’usciere solo massaro Vito non se la sarebbe lasciata portar via dalla stalla, nemmen se l’ammazzavano, e gli avrebbe [...]
[...] era lui, se era tornato dalla mèsse a mani vuote, e massaro Venerando aveva ragione di voler esser pagato, senza tante chiacchiere e tante dilazioni [...]
[...] , perciò aveva portato l’avvocato, che parlava per lui. Ma com’ebbe finito, e massaro Venerando se ne andava lieto, dondolandosi dentro gli [...]
[...] che si soffiava il naso, prima di passare a un altro affare. Don Licciu Papa si svegliò di soprassalto sulla panchetta, e gridò: – Silenzio! – Se [...]
[...] Venerando gli acchiappava 15 onze per una sola annata di mezzeria, che tanto non ci valeva la chiusa dei Grilli, e senza la mula ormai non poteva [...]
[...] più lavorare la chiusa, e all’anno nuovo si sarebbe trovato di nuovo col debito sulle spalle. Ei si mise a gridare come un disperato sul naso a [...]
[...] massaro Venerando. – Cosa mi farete pignorare, quando non avrò più nulla? anticristo che siete! – E voleva levargli il battesimo dalla testa, se [...]
[...] non fosse stato per don Licciu Papa lì presente, collo sciabolotto e il berretto gallonato, il quale si mise a gridare tirandosi indietro: – Fermo [...]
[...] sasso! Il Reverendo coi suoi denari si affitta la meglio lingua d’avvocato, e vi riduce povero e pazzo. Il Reverendo, dacchè s’era fatto ricco, aveva [...]
[...] ingrandito la casuccia paterna, di qua e di là, come fa il porcospino che si gonfia per scacciare i vicini dalla tana. Ora aveva slargata la [...]
[...] finestra che dava sul tetto di curatolo Arcangelo, e diceva che gli bisognava la casa di lui per fabbricarvi sopra la cucina 33 e mutare la finestra [...]
[...] in uscio. – Vedete, compare Arcangelo mio, senza cucina non ci posso stare! Bisogna che siate ragionevole. Compare Arcangelo non lo era punto, e si [...]
[...] ostinava a pretendere di voler morire nella casa dove era nato. Tanto, non ci veniva che una volta al sabato; ma quei sassi lo conoscevano, e se [...]
[...] pensava al paese, nei pascoli del Carramone, non lo vedeva altrimenti che sotto forma di quell’usciolo rattoppato, e di quella finestra senza vetri [...]
[...] . – Va bene, va bene, – rispondeva fra di sè il Reverendo. – Teste di villani! Bisogna farci entrare la ragione per forza. E dalla finestra del [...]
[...] Reverendo piovevano sul tetto di curatolo Arcangelo cocci di stoviglie, sassi, acqua sporca; e riducevano il cantuccio dov’era il letto peggio di un [...]
[...] basilico sul davanzale? Non era padrone d’inaffiare i suoi fiori? Curatolo Arcangelo aveva la testa dura peggio dei suoi montoni, e ricorse alla [...]
[...] Giustizia. Vennero il giudice, il cancelliere, e don Licciu Papa, a vedere 34 se il Reverendo era padrone d’inaffiare i suoi fiori, che quel giorno non [...]
[...] ci erano più alla finestra, e il Reverendo aveva il solo disturbo di levarli ogni volta che doveva venire la Giustizia, e rimetterli al loro posto [...]
[...] appena voltava le spalle. Il giudice stesso non poteva passare il tempo a far la guardia al tetto di curatolo Arcangelo, o ad andare e venire [...]
[...] inferriata, e il giudice, e il cancelliere, e tutti, guardavano cogli occhiali sul naso, e pigliavano misure che pareva un tetto di barone, quel [...]
[...] tettuccio piatto e ammuffato. E il Reverendo tirò pure fuori certi diritti vecchi per la finestra senza inferriata, e per alcune tegole che sporgevano [...]
[...] sul tetto, che non ci si capiva più nulla, e il povero curatolo Arcangelo guardava in aria anche lui, per capacitarsi che colpa avesse il suo [...]
[...] tetto. Ei ci perse il sonno della notte e il riso della bocca; si dissanguava a spese, e doveva lasciare la mandra in custodia del ragazzo per correre [...]
[...] dietro 35 al giudice e all’usciere. Per giunta le pecore gli morivano come le mosche, ai primi freddi dell’inverno, chè il Signore lo castigava [...]
[...] perchè se la pigliava colla Chiesa, dicevano. – E voi pigliatevi la casa, disse infine al Reverendo, che dopo tante liti e tante spese non gliene [...]
[...] avanzava il danaro da comprarsi la corda per impiccarsi a un travicello. Voleva mettersi in collo la sua bisaccia e andarsene colla figliola a [...]
[...] ci aveva anche lui delle finestre e delle tegole sul tetto di curatolo Arcangelo, e giacchè il Reverendo voleva fabbricarsi la cucina, egli aveva [...]
[...] aggiustare la lite col barone, dividendosi da buoni amici fra di loro la casa di curatolo Arcangelo, e poichè costui ci aveva anche quest’altra servitù [...]
[...] , gli ridusse il prezzo di un buon quarto. Nina, la figlia di curatolo Arcangelo, come dovevano lasciare la casa e andarsene via dal paese, non finiva [...]
[...] di piangere, quasi ci avesse avuto il cuore 36 attaccato a quei muri e a quei chiodi delle pareti. Suo padre, poveraccio, tentava di consolarla [...]
[...] come meglio poteva, dicendole che laggiù, nelle grotte del Carramone, ci si stava da principi, senza vicini e senza acchiappaporci. Ma le comari [...]
[...] e a gridare: – Scellerata! adesso con chi vuoi che ti mariti? Ma la Nina non pensava a maritarsi. Voleva soltanto continuare a stare dov’era il [...]
[...] signorino, che lo vedeva tutti i giorni alla finestra, appena si alzava, e gli faceva segno se poteva andare a trovarla la sera. In tal modo la Nina [...]
[...] c’era cascata, col veder tutti i giorni alla finestra il signorino, che dapprincipio le rideva, e le mandava i baci e il fumo della pipa, e le [...]
[...] vicine schiattavano d’invidia. Poscia a poco a poco era venuto l’amore, talchè adesso la ragazza non ci vedeva più dagli occhi, e aveva detto chiaro [...]
[...] e tondo a suo padre: – Voi andatevene dove volete, che io me ne sto qui dove sono. – E il signorino le aveva promesso che la campava lui. 37 [...]
[...] Curatolo Arcangelo di quel pane non ne mangiava, e voleva chiamare don Licciu Papa per condur via a forza la figliuola. – Almeno quando saremo via di [...]
[...] quel che gli pareva e piaceva. – Ah! è padrona? – borbottava curatolo Arcangelo. – Anch’io son padrone! – E appena incontrò il signorino, che gli [...]
[...] costa nulla; – diceva compare Arcangelo. E fu meglio per lui. L’avvocato riuscì a provare come quattro e quattro fanno otto, che curatolo Arcangelo [...]
[...] non l’aveva fatto apposta, di cercare d’ammazzare il signorino, con un randello di pero selvatico, ch’era del suo mestiere, e se ne serviva per [...]
[...] allargò la sua dispensa, e il Reverendo fabbricò una bella casa nuova su quella vecchia di curatolo Arcangelo, con un balcone e due finestre verdi. 38 [...]
[...] nessuno si era rifiutato a lasciar pigliare la sua roba pel Sacro Mistero. Lo zio Memmu, al vedere nella sua chiusa il sagrestano a stroncare e [...]
[...] scavezzare rami interi, si sentiva quei colpi di scure nello stomaco, e gli gridava da lontano: – Che non siete cristiano, compare Calogero? o non ve [...]
[...] che hanno i bambini malati, poveretto! sulla terra bianca e dura come una crosta, che se lo mangiava, e vi faceva venire l’arsura in gola al solo [...]
[...] vederlo. – Questa è tutta opera di Don Angelino, brontolava il marito, per farsi la provvista della legna, e chiapparsi i soldi della limosina [...]
[...] rossa, e sciorinare in fondo il cortinaggio nuovo di massaro Nunzio, che si era maritato allora allora, e faceva un bel vedere nel bosco e coi [...]
[...] lampioni davanti. Il Mistero rappresentava la Fuga in Egitto, e la parte di Maria Santissima l’avevano data a compare Nanni, che era piccolo di [...]
[...] statura, e si era fatta radere la barba apposta. Appena compariva, portando in collo Gesù Bambino, ch’era il figlio di comare Menica, e diceva ai [...]
[...] ladri: «Ecco il mio sangue!» la gente si picchiava il petto coi sassi, e si mettevano a gridare tutti in una volta: – Miseremini mei, Vergine Santa [...]
[...] ! Ma Janu e mastro Cola, che erano i ladri, colle barbe finte di pelle d’agnello, non davano retta, e volevano rapirle il Sacro Figlio, per portarlo [...]
[...] ; – chè quei due furfanti avevano persino dimenticata la parte, tal razza di gente erano! Maria Vergine aveva un bel pregare e scongiurarli, chè [...]
[...] nella folla borbottavano: – Compare Nanni fa il minchione perchè è vestito da Maria Santissima. Se no li infilerebbe tutti e due col coltello a [...]
[...] mezzo al bosco che gli arrivava al petto, la folla non sapeva più star ferma, perchè ladri, Madonna, e San Giuseppe avrebbero potuto acchiapparsi [...]
[...] acchiappare la Madonna e San Giuseppe, tutti insieme, ne facevano tonnina, ed anche del bambino Gesù, Dio liberi! Comare Filippa, la quale ci aveva il [...]
[...] vedere San Giuseppe inseguìto dai ladri peggio di un coniglio, e pensava a suo marito, quando gli era arrivato alla capannuccia della vigna tutto [...]
[...] trafelato, coi gendarmi alle calcagna, e gli aveva detto: – Dammi un sorso d’acqua. Non ne posso più! 41 Poi l’avevano ammanettato come Gesù all’orto [...]
[...] , e l’avevano chiuso nella stia di ferro, per fargli il processo, col berretto fra le mani, e i capelli divenuti per intero una boscaglia grigia [...]
[...] in tanti mesi di prigione – l’aveva ancora negli occhi – che ascoltava i giudici e i testimoni con quella faccia gialla di carcerato. E quando se [...]
[...] l’erano portato via per mare, che non ci era mai stato, il poveretto, colla sporta in spalla, e legato coi compagni di galera, a resta come le [...]
[...] cipolle, egli si era voltato a guardarla per l’ultima volta con quella faccia, finchè non la vide più, chè dal mare non torna nessuno, e non se ne [...]
[...] malandrini! – diceva Don Angelino asciugandosi il sudore col fazzoletto da naso. E Trippa, il macellaio, picchiava sulla grancassa – zum! zum! zum [...]
[...] ! – per far capire che i ladri si accapigliavano con San Giuseppe. Le comari si misero a strillare, e gli altri raccattavano dei sassi, per rompere [...]
[...] il grugno a quei due birbanti di Janu e di compare Cola, gridando: – Lasciate stare il patriarca San Giuseppe! sbirri che siete! – E massaro [...]
[...] lunga di otto giorni, affannandosi a calmarli colle mani e colle parole: – Lasciateli fare! lasciateli fare! Così è scritto nella parte. Bella parte [...]
[...] che aveva scritto! e diceva pure che era tutta roba di sua invenzione. Già lui avrebbe messo Cristo in croce colle sue mani per chiappargli i tre [...]
[...] spillargli nulla? – là, sotto la pietra della chiesa, di sera, al buio, che non ci si vedeva a calarlo giù nella sepoltura, per l’eternità. – E allo zio [...]
[...] Menico non aveva espropriata la casuccia, perchè era fabbricata sulla sciara della chiesa, e ci pesava addosso un censo di due tarì all’anno che lo [...]
[...] ? Il difficile era di metterli insieme tutti e due alla scadenza, e Don Angelino gli rispondeva, stringendosi nelle spalle: – Cosa posso farci [...]
[...] , fratel mio? Non è roba mia; è roba della Chiesa. – Tale e quale come mastro Calogero, il sagrestano, il quale ripeteva: – «Altare servi, altare ti dà [...]
[...] pane» diceva lui. Adesso s’era appeso alla fune del campanile e suonava a tutto andare, mentre Trippa batteva sulla gran cassa, e le donne [...]
[...] , la vigilia del venerdì santo, Nanni e mastro Cola s’incontrarono in quello stesso luogo, di notte, che c’era la luna di Pasqua, e ci si vedeva [...]
[...] l’aveva sorpresa tutta sossopra e discinta, e aveva sentito qualcuno sgattaiolarsela dal cancello dell’orto. – Chi c’era qui con te? È meglio [...]
[...] dirmelo. Se vuoi bene ad un altro, io me ne vado via, e buona notte ai suonatori. Ma sai, quelle cose in testa non voglio portarle! Ella protestava che [...]
[...] non era vero, giurava per l’anima di suo marito, e chiamava a testimonii il Signore e la Madonna appesi a capo del letto, e baciava colle mani in [...]
[...] . – La donna aveva detto all’altro: – Guardatevi di compare Nanni. Egli ci ha in testa qualche cosa, al modo come mi guarda, e come fruga per la casa [...]
[...] 44 ogni volta che arriva! Cola aveva la madre sulle spalle, che campava del suo lavoro, e non s’arrischiava più ad andare da comare Venera; – un [...]
[...] giorno, due, tre, finchè il diavolo lo tentò colla luna che trapelava sino al letto dalle fessure delle imposte, e gli metteva dinanzi agli occhi [...]
[...] ad ogni momento la stradicciuola deserta, e l’uscio della vedova, allo svoltare della piazzetta di faccia al campanile. Nanni aspettava [...]
[...] , nell’ombra, solo in mezzo alla piazza tutta bianca di luna, e in un silenzio che si udiva suonare ogni quarto d’ora l’orologio di Viagrande, e il [...]
[...] trotterellare dei cani che andavano fiutando ad ogni cantuccio e frugavano col muso nella spazzatura. Infine si udì una pedata, rasente i muri, fermarsi [...]
[...] all’uscio della Venera, e bussar piano, una, due volte, poi più lieve ed in fretta, come uno che gli batte il cuore dal desiderio e dalla paura, e [...]
[...] Nanni si sentiva picchiare anche lui dentro il petto quei colpi. Poi l’uscio si schiuse, adagio adagio, con uno spiraglio più nero dell’ombra, e si [...]
[...] comare Venera disse che dormiva. Soltanto la madre, all’udir la schioppettata, si sentì colpita nelle viscere, e corse come si trovava, a raccattare [...]
[...] Cola dall’uscio della vedova, gridando – Figlio mio! figlio mio! I vicini si affacciavano coi lumi, e solo rimaneva chiuso quell’uscio contro il [...]
[...] mala Pasqua le aveva dato il Signore! Giusto il venerdì santo, mentre passava la processione, col tamburo e Don Angelino incoronato di spine? Ah [...]
[...] ! che nero faceva in quella casa! e dall’uscio aperto si vedeva il sole, e i seminati belli, chè la gente quella volta non aveva avuto bisogno di [...]
[...] pregare Dio per la buona annata, e lasciava solo Don Angelino a battersi le spalle colla disciplina; anzi quando il sagrestano era andato a far [...]
[...] una volta, coi capelli grigi, pendenti di qua e di là della faccia. E non udiva nessuno della gente che riempiva la stanza per curiosità. Non [...]
[...] vedeva altro che quegli occhi appannati del figliuolo e quel naso affilato. Gli avevano chiamato il medico; ci avevano condotta comare Barbara, quella [...]
[...] della buona ventura, e la povera madre s’era levati di bocca tre tarì per fargli dire una messa da Don Angelino. Il medico scrollava il capo [...]
[...] candela della Madonna di Valverde, che fa miracoli dappertutto. – Il ferito, col cotone benedetto sullo stomaco, e la candela davanti alla faccia [...]
[...] gialla, spalancava gli occhi appannati, guardando i vicini ad uno ad uno, e cercava di sorridere alla mamma, colle labbra pallide, per farle [...]
[...] moribondi che dicono di star meglio. Il medico invece diceva di no; che non avrebbe passato la notte. E Don Angelino, per non screditare la mercanzia [...]
[...] , tutte belle cose quando si ha la fede. – La povera madre ne aveva tanta della fede, che parlava a tu per tu coi Santi e la Madonna, e diceva alla [...]
[...] candela benedetta, presto presto e coi denti stretti: – Signore! Signore! Voi me la farete la grazia! Voi mi lascerete il mio figliuolo, Signore [...]
[...] ! – E il figliuolo ascoltava, intento, cogli occhi fissi sulla candela, e cercava di sorridere, e dire di sì col capo anche lui. Tutto il villaggio [...]
[...] sangue che si era trovato nella piazzetta, poichè mastro Cola annaspando e barcollando era andato a cascare giusto nel punto dove l’anno prima [...]
[...] aveva fatto il ladro del Mistero. Però la gnà Venera dovette spatriare dal paese, perchè nessuno gli comperava più il pane del panchetto, e la [...]
[...] chiamavano «la scomunicata». Compare Nanni, anche lui durò un pezzo a scappare di qua e di là, per le sciare e le chiuse, ma alla prima fame dell’inverno [...]
[...] processo e se lo portarono di là del mare, col marito di comare Filippa. Anche lui, se non avesse pensato di mettersi la gonnella della [...]
[...] «scomunicata» per fare la Beata Vergine! 48 MALARIA E’ vi par di toccarla colle mani – come dalla terra grassa che fumi, là, dappertutto, torno torno [...]
[...] nasce e vi muore il sole di brace, e la luna smorta, e la Puddara, che sembra navigare in un mare che svapori, e gli uccelli e le margherite bianche [...]
[...] della primavera, e l’estate arsa; e vi passano in lunghe file nere le anitre nel nuvolo dell’autunno, e il fiume che luccica quasi fosse di metallo [...]
[...] , fra le rive larghe e abbandonate, bianche, slabbrate, sparse di ciottoli; e in fondo il lago di Lentini, come uno stagno, colle sponde piatte [...]
[...] irsuto. Quando risuona il campanaccio della mandra, nel gran silenzio, volan via le cutrettole, silenziose, e 49 il pastore istesso, giallo di [...]
[...] febbre, e bianco di polvere anche lui, schiude un istante le palpebre gonfie, levando il capo all’ombra dei giunchi secchi. È che la malaria v’entra [...]
[...] nelle ossa col pane che mangiate, e se aprite bocca per parlare, mentre camminate lungo le strade soffocanti di polvere e di sole, e vi sentite [...]
[...] mancar le ginocchia, o vi accasciate sul basto della mula che va all’ambio, colla testa bassa. Invano Lentini, e Francofonte, e Paternò, cercano di [...]
[...] arrampicarsi come pecore sbrancate sulle prime colline che scappano dalla pianura, e si circondano di aranceti, di vigne, di orti sempre verdi; la [...]
[...] malaria acchiappa gli abitanti per le vie spopolate, e li inchioda dinanzi agli usci delle case scalcinate dal sole, tremanti di febbre sotto il [...]
[...] pastrano, e con tutte le coperte del letto sulle spalle. Laggiù, nella pianura, le case sono rare e di aspetto malinconico, lungo le strade [...]
[...] , i cavalli di ricambio. – O sulla sponda del lago, colla frasca decrepita dell’osteria appesa all’uscio, le grandi stanzaccie vuote, e l’oste che [...]
[...] passeggiero assetato. – Oppure come cassette di legno bianco, impennacchiate da quattro eucalipti magri e grigi, lungo la ferrovia che taglia in due la [...]
[...] pianura come un 50 colpo d’accetta, dove vola la macchina fischiando al pari di un vento d’autunno, e la notte corruscano scintille infuocate. – O [...]
[...] infine qua e là, sul limite dei poderi segnato da un pilastrino appena squadrato, coi tetti appuntellati dal di fuori, colle imposte sconquassate [...]
[...] , dinanzi all’aia screpolata, all’ombra delle alte biche di paglia dove dormono le galline colla testa sotto l’ala, e l’asino lascia cascare il capo [...]
[...] , colla bocca ancora piena di paglia, e il cane si rizza sospettoso, e abbaia roco al sasso che si stacca dall’intonaco, alla lucertola che striscia [...]
[...] cappellaccio di paglia e colle larghe mutande di tela, sbadigliando e stirandosi le braccia; e donne seminude, colle spalle nere, allattando dei bambini già [...]
[...] pallidi e disfatti, che non si sa come si faranno grandi e neri, e come ruzzeranno sull’erba quando tornerà l’inverno, e l’aia diverrà verde [...]
[...] un’altra volta, e il cielo azzurro e tutt’intorno la campagna riderà al sole. E non si sa neppure dove stia e perchè ci stia tutta quella gente che alla [...]
[...] campanella fessa nella pianura che non finisce mai. Però dov’è la malaria è terra benedetta da Dio. In giugno le spighe si coricano dal peso, e i [...]
[...] solchi fumano quasi avessero sangue nelle vene appena c’entra il vomero in novembre. Allora bisogna pure che chi semina e chi raccoglie 51 caschi [...]
[...] stecchito sul pagliericcio di granoturco, e non c’è più bisogno di solfato nè di decotto d’eucalipto, lo si carica sulla carretta del fieno, o attraverso [...]
[...] il basto dell’asino, o su di una scala, come si può, con un sacco sulla faccia, e si va a deporlo alla chiesuola solitaria, sotto i fichidindia [...]
[...] spinosi di cui nessuno perciò mangia i frutti. Le donne piangono in crocchio, e gli uomini stanno a guardare, fumando. Così s’erano portato il [...]
[...] camparo di Valsavoia, che si chiamava Massaro Croce, ed erano trent’anni che inghiottiva solfato e decotto d’eucalipto. In primavera stava meglio, ma [...]
[...] d’autunno, come ripassavano le anitre, egli si metteva il fazzoletto in testa, e non si faceva più vedere sull’uscio che ogni due giorni; tanto [...]
[...] che si era ridotto pelle ed ossa, e aveva una pancia grossa come un tamburo, che lo chiamavano il Rospo anche pel suo fare rozzo e selvatico, e [...]
[...] perchè gli erano diventati gli occhi smorti e a fior di testa. Egli diceva sempre prima di morire: – Non temete, che pei miei figli il padrone ci [...]
[...] penserà! – E con quegli occhiacci attoniti guardava in faccia ad uno ad uno coloro che gli stavano attorno al letto, l’ultima sera, e gli mettevano la [...]
[...] candela sotto il naso. Lo zio Menico, il capraio, che se ne intendeva, disse che doveva avere il fegato duro come un sasso e pesante un rotolo e [...]
[...] mezzo. Qualcuno aggiungeva pure: 52 – Adesso se ne impipa! chè s’è ingrassato e fatto ricco a spese del padrone, e i suoi figli non hanno bisogno [...]
[...] di nessuno! Credete che l’abbia preso soltanto pei begli occhi del padrone tutto quel solfato e tutta quella malaria per trent’anni? Compare [...]
[...] Carmine, l’oste del lago, aveva persi allo stesso modo i suoi figliuoli tutt’e cinque, l’un dopo l’altro, tre maschi e due femmine. Pazienza le [...]
[...] femmine! Ma i maschi morivano appunto quando erano grandi, nell’età di guadagnarsi il pane. Oramai egli lo sapeva; e come le febbri vincevano il ragazzo [...]
[...] , dopo averlo travagliato due o tre anni, non spendeva più un soldo, nè per solfato nè per decotti, spillava del buon vino e si metteva ad ammanire [...]
[...] cefali, di anguille grosse come il braccio, e poi diceva al figliuolo, ritto dinanzi al letto e colle lagrime agli occhi: – Tè! mangia! – Il resto [...]
[...] lo pigliava Nanni, il carrettiere per andare a venderlo in città. – Il lago vi dà e il lago vi piglia! – Gli diceva Nanni, vedendo piangere di [...]
[...] nascosto compare Carmine. – Che volete farci, fratel mio? – Il lago gli aveva dato dei bei guadagni. E a Natale, quando le anguille si vendono bene [...]
[...] , nella casa in riva al lago, cenavano allegramente dinanzi al fuoco, maccheroni, salsiccia e ogni ben di Dio, mentre il vento urlava di fuori come [...]
[...] un lupo che abbia fame e freddo. In tal modo coloro 53 che restavano si consolavano dei morti. Ma a poco a poco andavano assottigliandosi così [...]
[...] che la madre divenne curva come un gancio dai crepacuori, e il padre che era grosso e grasso, stava sempre sull’uscio, onde non vedere quelle [...]
[...] stanzaccie vuote, dove prima cantavano e lavoravano i suoi ragazzi. L’ultimo rimasto non voleva morire assolutamente, e piangeva e si disperava allorchè [...]
[...] lo coglieva la febbre, e persino andò a buttarsi nel lago dalla paura della morte. Ma il padre che sapeva nuotare lo ripescò, e lo sgridava che [...]
[...] sua moglie, seduta accanto al letto; e lei, che non piangeva più da un pezzo, confermava col capo, curva al pari di un gancio. Lei, ridotta a [...]
[...] quel modo, e suo marito grasso e grosso avevano il cuoio duro, e rimasero soli a guardar la casa. La malaria non ce l’ha contro di tutti. Alle volte [...]
[...] pane da mangiare, e tutti lo conoscevano a quaranta miglia intorno, siccome andava da una fattoria all’altra, aiutando a governare i buoi, a [...]
[...] trasportare il concime, a scorticare le bestie morte, a fare gli uffici vili; e 54 pigliava delle pedate e un tozzo di pane; dormiva nei fossati, sul [...]
[...] ciglione dei campi, a ridosso delle siepi, sotto le tettoie degli stallazzi; e viveva di carità, errando come un cane senza padrone, scamiciato e [...]
[...] scalzo, con due lembi di mutande tenuti insieme da una funicella sulle gambe magre e nere; e andava cantando a squarciagola sotto il sole che gli [...]
[...] gli aveva mangiato il cervello e la polpa delle gambe, e gli era entrata tutta nella pancia gonfia come un otre, l’aveva lasciato contento come una [...]
[...] gente, ed egli correva loro dietro per delle miglia, gridando, uuh! uuh! finchè gli buttavano due centesimi. L’oste gli prendeva i centesimi e lo [...]
[...] ! e la mattina li strigliava e li governava. Più tardi era stato attratto dalla ferrovia che costrussero lì vicino. I vetturali e i viandanti erano [...]
[...] diventati più rari sulla strada, e lo scimunito non sapeva 55 che pensare, guardando in aria delle ore le rondini che volavano, e batteva le [...]
[...] indovinasse. E d’allora in poi ogni giorno aspettava il treno, senza sbagliare di un minuto, quasi avesse l’orologio in testa; e mentre gli fuggiva [...]
[...] dinanzi, gettandogli contro la faccia il fumo e lo strepito, egli si dava a corrergli dietro, colle braccia in aria, urlando in tuono di collera e di [...]
[...] sputava contro il fatto suo scrollando il capo, davanti alla tettoia deserta e ai boccali vuoti. Prima gli affari andavano così bene che egli aveva [...]
[...] preso quattro mogli, l’una dopo l’altra, tanto che lo chiamavano «Ammazzamogli» e dicevano che ci aveva fatto il callo, e tirava a pigliarsi la [...]
[...] sino all’ora di colezione non ci aveva messo un boccone 56 di pane in bocca, nè un sorso d’acqua, e piangeva per davvero dietro il banco [...]
[...] mogli gliele ammazzava la malaria, ad una ad una, ma lui lo lasciava tal quale, vecchio e grinzoso, che non avreste immaginato come quell’uomo lì ci [...]
[...] avesse anche lui il suo bravo omicidio sulle spalle, quantunque tirasse a prendere la quarta moglie. Pure la moglie ogni volta la cercava giovane e [...]
[...] appetitosa, chè senza moglie l’osteria non può andare, e per questo gli avventori s’erano diradati. Ora non restava altri che compare Mommu, il [...]
[...] cantoniere della ferrovia lì vicino, un uomo che non parlava mai, e veniva a bere il suo bicchiere fra un treno e l’altro, mettendosi a sedere [...]
[...] ferrovia che gli rubava gli avventori, e la malaria che gli portava via le mogli. Tutti gli altri nella pianura, sin dove arrivavano gli occhi [...]
[...] sull’uscio, col fazzoletto in testa e il tabarro addosso. Si ricreavano guardando il seminato che veniva su prosperoso e verde come il velluto, o le [...]
[...] biade che ondeggiavano al par di un mare, e ascoltavano la cantilena lunga dei mietitori, distesi come una fila di soldati, e in ogni viottolo si [...]
[...] uomini avanti e le donne in coda, zoppicanti e guardando la strada che si allungava con la faccia arsa e stanca. E sull’orlo di ogni fossato [...]
[...] tanto di non lasciarci la pelle e di tornare a casa, ci torna con dei denari in tasca. – Ma lui no! lui non aspettava nè la raccolta nè altro, e non [...]
[...] aveva animo di cantare. La sera calava tanto triste, nello stallazzo vuoto e nell’osteria buia. A quell’ora il treno passava da lontano fischiando [...]
[...] , e compare Mommu stava accanto al suo casotto colla bandieruola in mano; ma fin lassù, dopo che il treno era svanito nelle tenebre, si udiva [...]
[...] Cirino lo scimunito che gli correva 58 dietro urlando, uuh!... E «Ammazzamogli» sulla porta dell’osteria buia e deserta pensava che per quelli lì la [...]
[...] malaria non ci era. Infine quando non potè pagar più l’affitto dell’osteria e dello stallazzo, il padrone lo mandò via dopo 57 anni che c’era stato [...]
[...] , e «Ammazzamogli» si ridusse a cercare impiego nella ferrovia anche lui, e a tenere in mano la bandieruola quando passava il treno. Allora stanco [...]
[...] di correre tutto il giorno su e giù lungo le rotaie, rifinito dagli anni e dai malanni, vedeva passare due volte al giorno la lunga fila dei [...]
[...] ; l’argento e l’acciaio brunito dei sacchi e delle borse da viaggio che luccicavano sotto i lampioni smerigliati; le alte spalliere imbottite e coperte di [...]
[...] luminaria delle strade, e le botteghe sfavillanti. Poi il treno si perdeva nella vasta nebbia della sera, e il poveraccio, cavandosi un momento le scarpe [...]
[...] , attorcigliando fra le dita la cocca del grembiale, e disse: – Sono qua. Poi, come nessuno badava a lei, si mise a guardare peritosa ad una ad una le [...]
[...] comari che impastavano il pane, e riprese: – M’hanno detto – vattene da comare Sidora. – Vien qua, vien qua, gridò comare Sidora, rossa come un pomodoro [...]
[...] madia, colle braccia nude sino al gomito, e domandò alla bimba: – Come sta la tua madrigna? La bambina che non conosceva la comare, la guardò coi [...]
[...] grandi occhi spalancati, e poscia tornando a chinare il capo, e a lavorar in furia colle cocche del grembiale, biascicò sottovoce: – È a letto [...]
[...] quest’altra moglie. 61 – Certuni non hanno fortuna colle mogli, come quelli che son disgraziati colle bestie. Tante ne pigliano, e tante ne perdono [...]
[...] . Guardate comare Angela! – Ier sera, aggiunse la Licodiana, ho visto compare Meno sull’uscio, che era tornato dalla vigna prima dell’avemaria, e si [...]
[...] sono adesso due figlie di curatolo Nino che si è mangiate, l’una dopo l’altra! Ancora un po’ e si mangia anche la terza, e si pappa tutta quanta la [...]
[...] forno la focaccia, la ripulì dalla cenere, e la porse calda calda alla bambina, che la prese nel grembiale, e se ne andava adagio adagio, soffiandovi [...]
[...] , senza toccarla. Ad un tratto vedendo arrivare il babbo, si alzò lieta, e gli corse incontro. Compare Meno entrò senza dir nulla, e sedette in un [...]
[...] canto colle mani penzoloni fra le ginocchia, la faccia lunga, e le labbra bianche come la carta, chè dal giorno innanzi non ci aveva messo un [...]
[...] cerchio intorno, colle mani intrise di farina, compassionandolo in coro. – Non me ne parlate, comare Sidora! ripeteva lui, scuotendo il capo e colle [...]
[...] ieri, che stava tanto male, s’era levata di letto per andare a governare il puledro slattato adesso. E non voleva che chiamassi il medico per non [...]
[...] spendere 63 e non comprare medicine. Un’altra moglie come quella non la trovo più. Ve lo dico io! Lasciatemi piangere, chè ho ragione! E seguitava [...]
[...] a scrollare il capo, e a gonfiare le spalle, quasi la sua disgrazia gli pesasse assai. – Quanto a trovarvi un’altra moglie – aggiunse la Licodiana [...]
[...] lasciarla in mezzo alle strade? – Trovatemela voi un’altra moglie come quella! Che non si lavava per non sporcar l’acqua; e in casa mi serviva meglio di un [...]
[...] garzone, affezionata e fedele che non mi avrebbe rubato un pugno di fave dal graticcio, e non apriva mai bocca per dire «datemi!» Con tutto [...]
[...] questo una bella dote, roba che valeva tant’oro! E mi tocca restituirla, poichè non ci son figliuoli! Adesso me l’ha detto il sagrestano che veniva [...]
[...] coll’acqua benedetta. E come le voleva bene a quella piccina, che le rammentava la sua povera sorella! Un’altra, che non fosse sua zia, me la guarda [...]
[...] di malocchio, questa orfanella. – Se pigliaste la terza figlia di curatolo Nino s’aggiusterebbe ogni cosa, per l’orfana e per la dote. Osservò la [...]
[...] formaggio di pecora, e il fiasco del vino. E il poveraccio cominciò a mangiucchiare adagio adagio, seguitando a borbottare col viso lungo. – Il [...]
[...] pane, osservò intenerito, come lo faceva la buon’anima, nessuno lo sa fare. Pareva di semola addirittura! E con una manata di finocchi selvatici vi [...]
[...] preparava una minestra da leccarvene le dita. Ora mi toccherà comprare il pane a bottega, da quel ladro di mastro Puddo; e di minestre calde non ne [...]
[...] troverò più, ogni volta che torno a casa bagnato come un pulcino. E bisognerà andarmene a letto collo stomaco freddo. Anche l’altra notte, mentre [...]
[...] la vegliavo, che avevo zappato tutto il giorno a dissodare sulla costa, e mi sentivo russare io stesso, seduto accanto al letto, tanto ero stanco [...]
[...] , la buona anima mi diceva: – Va a mangiarne due cucchiaiate. Ho lasciato apposta la minestra al caldo nel focolare. – E pensava sempre a me, alla [...]
[...] casa, al da fare che ci era, a questo e a quell’altro, che non finiva più di parlare, e di farmi le ultime raccomandazioni, come uno quando parte [...]
[...] per un viaggio lungo, che la sentivo brontolare continuatamente tra veglia e sonno. E se ne andava 65 contenta all’altro mondo! col crocifisso sul [...]
[...] petto, e le mani giunte di sopra. Non ha bisogno di messe e di rosari, quella santa! I denari pel prete sarebbero buttati via. – Mondo di guai [...]
[...] tu piuttosto, povera innocente, che non capisci nulla. Ora non avrai più chi ti lavi e chi ti pettini. Ora non avrai più la mamma per tenerti [...]
[...] sotto le ali come la chioccia, e sei rovinata come me. Quella te l’avevo trovata; ma un’altra matrigna come questa non l’avrai più, figlia mia! La [...]
[...] bimba, intenerita, sporgeva di nuovo il labbro, e si metteva i pugni sugli occhi. – No, non potete farne a meno – ripeteva comare Sidora. – Bisogna [...]
[...] cercarvi un’altra moglie, per riguardo di questa povera orfanella che resta in mezzo a una strada. – Ed io, come rimango? e il mio puledro? e la [...]
[...] mia casa? e alle galline chi ci abbaderà? Lasciatemi piangere, comare Sidora! Avrei fatto meglio a morir io stesso, in scambio della buon’anima [...]
[...] . – State zitto, chè non sapete quello che dite! e non sapete cosa vuol dire una casa senza capo. – Questo è vero! osservò compare Meno, riconfortato [...]
[...] . 66 – Guardate piuttosto la povera comare Angela! Prima le è morto il marito, poi il figliuolo grande, e adesso le muore anche l’asino [...]
[...] un’opera di carità per l’anima di vostra moglie. Compare Meno si alzò per andare da comare Angela, e l’orfanella gli correva dietro come un pulcino [...]
[...] , adesso che non aveva altri al mondo. Comare Sidora, buona massaia, gli rammentò: – E la casa? come la lasciate, ora che non ci è più nessuno? – Ho [...]
[...] chiuso a chiave; e poi lì di faccia ci sta la cugina Alfia, per tenerla d’occhio. L’asino della vicina Angela era disteso in mezzo al cortile, col [...]
[...] muso freddo e le orecchie pendenti, annaspando di tanto in tanto colle quattro zampe in aria, allorchè la doglia gli contraeva i fianchi come un [...]
[...] mantice. La vedova, seduta lì davanti, sui sassi, colle mani fra i capelli grigi, e gli occhi asciutti e disperati, stava a guardare, pallida come [...]
[...] una morta. Compare Meno si diede a girare intorno alla bestia, toccandole le orecchie, guardandola negli occhi spenti, e come vide che il sangue [...]
[...] fissò in volto gli occhi foschi, senza parlare, e disse di sì col capo. 67 – Allora non c’è più che fare, conchiuse compare Meno; e stette a [...]
[...] per confortarla. Siamo rovinati tutti e due. Egli s’era messo a sedere sui sassi, accanto alla vedova, colla figliuoletta fra le ginocchia, e [...]
[...] rimasero entrambi a guardare la povera bestia che batteva l’aria colle zampe, di tanto in tanto, tale e quale come un moribondo. Comare Sidora [...]
[...] , quand’ebbe finito di sfornare il pane, venne nel cortile anche lei colla cugina Alfia, che si era messa la veste nuova, e il fazzoletto di seta in [...]
[...] testa, per far quattro chiacchiere; e disse a compare Meno, tirandolo in disparte: – Curatolo Nino, non ve la darà più l’altra figliuola, ora che con [...]
[...] voi gli muoiono come le mosche, e ci perde la dote. Poi la Santa è troppo giovane, e ci sarebbe il pericolo che vi riempisse la casa di figliuoli [...]
[...] più giovane, ed ha il fatto suo: la casa e un pezzo di vigna. Compare Meno mise gli occhi sulla cugina Alfia, la quale fingeva di guardare [...]
[...] l’asino, colle mani sul ventre, e conchiuse: – Se è così, se ne potrà parlare. Ma sono tanto disgraziato! Comare Sidora gli diede sulla voce: 68 [...]
[...] scordarmela mai più, se torno a maritarmi dieci volte! E neppure questa povera orfanella se la scorderà. – Calmatevi, chè ve la scorderete. E anche la [...]
[...] bambina se la scorderà. Non se l’è scordata la sua madre vera? Guardate invece la vicina Angela, ora che le muore l’asino! e non possiede altro [...]
[...] ! Quella sì che dovrà pensarci sempre! La cugina Alfia vide che era tempo d’accostarsi anche lei, colla faccia lunga, e ricominciò le lodi della morta [...]
[...] . Ella l’aveva acconciata colle sue mani nella bara, e le aveva messo sul viso un fazzoletto di tela fine. Di roba bianca, non faceva per dire, ne [...]
[...] pezzo di mare morto, e le stoppie riarse della Piana di Catania, e gli aranci sempre verdi di Francofonte, e i sugheri grigi di Resecone, e i pascoli [...]
[...] deserti di Passaneto e di Passanitello, se domandava, per ingannare la noia della lunga strada polverosa, sotto il cielo fosco dal caldo [...]
[...] , nell’ora in cui i campanelli della lettiga suonano tristamente nell’immensa campagna, e i muli lasciano ciondolare il capo e la coda, e il lettighiere [...]
[...] canta la sua canzone malinconica per non lasciarsi vincere dal sonno della malaria: – Qui di chi è? – sentiva rispondersi: – Di Mazzarò. – E [...]
[...] passando vicino a una fattoria grande quanto un paese, coi magazzini che sembrano chiese, e le galline a stormi accoccolate all’ombra del pozzo, e le [...]
[...] donne che si mettevano la mano sugli occhi per vedere chi passava: – E qui? – Di Mazzarò. – E cammina e cammina, mentre la malaria vi pesava sugli [...]
[...] occhi, e vi scuoteva all’improvviso l’abbaiare di un cane, passando per una vigna che non finiva più, e si allargava sul colle e sul piano, immobile [...]
[...] , come gli pesasse addosso la polvere, e il guardiano sdraiato 71 bocconi sullo schioppo, accanto al vallone, levava il capo sonnacchioso, e [...]
[...] apriva un occhio per vedere chi fosse: – Di Mazzarò. – Poi veniva un uliveto folto come un bosco, dove l’erba non spuntava mai, e la raccolta durava fino [...]
[...] a marzo. Erano gli ulivi di Mazzarò. E verso sera, allorchè il sole tramontava rosso come il fuoco, e la campagna si velava di tristezza, si [...]
[...] incontravano le lunghe file degli aratri di Mazzarò che tornavano adagio adagio dal maggese, e i buoi che passavano il guado lentamente, col muso [...]
[...] nell’acqua scura; e si vedevano nei pascoli lontani della Canziria, sulla pendice brulla, le immense macchie biancastre delle mandre di Mazzarò; e si [...]
[...] udiva il fischio del pastore echeggiare nelle gole, e il campanaccio che risuonava ora sì ed ora no, e il canto solitario perduto nella valle [...]
[...] . – Tutta roba di Mazzarò. Pareva che fosse di Mazzarò perfino il sole che tramontava, e le cicale che ronzavano, e gli uccelli che andavano a [...]
[...] rannicchiarsi col volo breve dietro le zolle, e il sibilo dell’assiolo nel bosco. Pareva che Mazzarò fosse disteso tutto grande per quanto era grande la [...]
[...] terra, e che gli si camminasse sulla pancia. – Invece egli era un omiciattolo, diceva il lettighiere, che non gli avreste dato un baiocco, a [...]
[...] vederlo; e di grasso non aveva altro che la pancia, e non si sapeva come facesse 72 a riempirla, perchè non mangiava altro che due soldi di pane; e sì [...]
[...] roba, dove prima veniva da mattina a sera a zappare, a potare, a mietere; col sole, coll’acqua, col vento; senza scarpe ai piedi, e senza uno [...]
[...] straccio di cappotto; che tutti si rammentavano di avergli dato dei calci nel di dietro, quelli che ora gli davano dell’eccellenza, e gli parlavano [...]
[...] col berretto in mano. Nè per questo egli era montato in superbia, adesso che tutte le eccellenze del paese erano suoi debitori; e diceva che [...]
[...] eccellenza vuol dire povero diavolo e cattivo pagatore; ma egli portava ancora il berretto, soltanto lo portava di seta nera, era la sua sola grandezza [...]
[...] , e da ultimo era anche arrivato a mettere il cappello di feltro, perchè costava meno del berretto di seta. Della roba ne possedeva fin dove [...]
[...] arrivava la vista, ed egli aveva la vista lunga – dappertutto, a destra e a sinistra, davanti e di dietro, nel monte e nella pianura. Più di cinquemila [...]
[...] bocche, senza contare gli uccelli del cielo e gli animali della terra, che mangiavano sulla sua terra, e senza contare la sua bocca la quale [...]
[...] mangiava meno di tutte, e si contentava di due soldi di pane e un pezzo di formaggio, ingozzato in fretta e in furia, all’impiedi, in un cantuccio del [...]
[...] . Egli non beveva vino, non fumava, non usava tabacco, e sì che del tabacco ne producevano i suoi orti lungo il fiume, colle foglie larghe ed alte [...]
[...] spalle che sua madre, la quale gli era costata anche 12 tarì, quando aveva dovuto farla portare al camposanto. Era che ci aveva pensato e [...]
[...] fate di rizzarvi un momento. Per questo non aveva lasciato passare un minuto della sua vita che non fosse stato impiegato a fare della roba; e [...]
[...] adesso i suoi aratri erano numerosi come le lunghe file dei corvi che arrivano in novembre; e altre file di muli, che non finivano più, portavano le [...]
[...] contare le gazze che vengono a rubarle; e al tempo della vendemmia accorrevano dei villaggi interi alle sue vigne, e fin dove sentivasi cantare [...]
[...] tutta quella gente, col biscotto alla mattina e il pane e l’arancia amara a colazione, e la merenda, e le lasagne alla sera, ci volevano dei denari a [...]
[...] manate, e le lasagne si scodellavano nelle madie larghe come tinozze. Perciò adesso, quando andava a cavallo dietro la fila dei suoi mietitori [...]
[...] , col nerbo in mano, non ne perdeva d’occhio uno solo, e badava a ripetere: – Curviamoci, ragazzi! – Egli era tutto l’anno colle mani in tasca a [...]
[...] spendere, e per la sola fondiaria il re si pigliava tanto che a Mazzarò gli veniva la febbre, ogni volta. Però ciascun anno tutti quei magazzini grandi [...]
[...] come chiese si riempivano di grano che bisognava scoperchiare il tetto per farcelo capire tutto; e ogni volta che Mazzarò vendeva il vino, ci [...]
[...] voleva più di un giorno per contare il denaro, tutto di 12 tarì d’argento, chè lui non ne voleva di carta sudicia per la sua roba, e andava a [...]
[...] comprare la carta sudicia soltanto quando aveva da pagare il re, o gli altri; e alle fiere gli armenti di Mazzarò coprivano tutto il campo, e ingombravano [...]
[...] le strade, che ci voleva mezza giornata per lasciarli sfilare, e il santo, colla banda, alle volte dovevano mutar strada, e cedere il passo [...]
[...] . Tutta quella roba se l’era fatta lui, colle sue mani e colla sua testa, col non dormire la notte, col prendere la febbre dal batticuore o dalla malaria [...]
[...] , 75 coll’affaticarsi dall’alba a sera, e andare in giro, sotto il sole e sotto la pioggia, col logorare i suoi stivali e le sue mule – egli solo [...]
[...] calamita, perchè la roba vuol stare con chi sa tenerla, e non la sciupa come quel barone che prima era stato il padrone di Mazzarò, e l’aveva raccolto [...]
[...] per carità nudo e crudo ne’ suoi campi, ed era stato il padrone di tutti quei prati, e di tutti quei boschi, e di tutte quelle vigne e tutti quegli [...]
[...] armenti, che quando veniva nelle sue terre a cavallo coi campieri dietro, pareva il re, e gli preparavano anche l’alloggio e il pranzo, al [...]
[...] minchione, sicchè ognuno sapeva l’ora e il momento in cui doveva arrivare, e non si faceva sorprendere colle mani nel sacco. – Costui vuol essere rubato [...]
[...] per forza! diceva Mazzarò, e schiattava dalle risa quando il barone gli dava dei calci nel di dietro, e si fregava la schiena colle mani [...]
[...] mandava certo a dire se veniva a sorvegliare la mèsse, o la vendemmia, e quando, e come; ma capitava all’improvviso, a piedi o a cavallo alla mula [...]
[...] , 76 senza campieri, con un pezzo di pane in tasca; e dormiva accanto ai suoi covoni, cogli occhi aperti, e lo schioppo fra le gambe. In tal modo a [...]
[...] poco a poco Mazzarò divenne il padrone di tutta la roba del barone; e costui uscì prima dall’uliveto, e poi dalle vigne, e poi dai pascoli, e poi [...]
[...] dalle fattorie e infine dal suo palazzo istesso, che non passava giorno che non firmasse delle carte bollate, e Mazzarò ci metteva sotto la sua [...]
[...] Mazzarò: – Questo solo, di tutta la mia roba, non fa per te. – Ed era vero; Mazzarò non sapeva che farsene, e non l’avrebbe pagato due baiocchi [...]
[...] gente; e non sapeva quel che ci era voluto ad acchiappare quella fortuna: quanti pensieri, quante fatiche, quante menzogne, quanti pericoli di [...]
[...] andare in galera, e come quella testa che era un brillante avesse lavorato giorno e notte, meglio di una macina del mulino, per fare la roba; e se il [...]
[...] proprietario di una chiusa limitrofa si ostinava a non cedergliela, e voleva prendere pel collo Mazzarò, dover trovare uno stratagemma per [...]
[...] costringerlo a vendere, e 77 farcelo cascare, malgrado la diffidenza contadinesca. Ei gli andava a vantare, per esempio, la fertilità di una tenuta la [...]
[...] quale non produceva nemmeno lupini, e arrivava a fargliela credere una terra promessa, sinchè il povero diavolo si lasciava indurre a prenderla in [...]
[...] affitto, per specularci sopra, e ci perdeva poi il fitto, la casa e la chiusa, che Mazzarò se l’acchiappava – per un pezzo di pane. – E quante [...]
[...] strapparsi i capelli e picchiarsi il petto per scongiurarlo di non metterli in mezzo alla strada, col pigliarsi il mulo o l’asinello, che non avevano [...]
[...] da mangiare. – Lo vedete quel che mangio io? rispondeva lui, – pane e cipolla! e sì che ho i magazzini pieni zeppi, e sono il padrone di tutta [...]
[...] questa roba. – E se gli domandavano un pugno di fave, di tutta quella roba, ei diceva: – Che, vi pare che l’abbia rubata? Non sapete quanto costano [...]
[...] per seminarle, e zapparle, e raccoglierle? – E se gli domandavano un soldo rispondeva che non l’aveva. E non l’aveva davvero. Chè in tasca non [...]
[...] teneva mai 12 tarì, tanti ce ne volevano per far fruttare tutta quella roba, e il denaro entrava ed usciva come un fiume dalla sua casa. Del resto a [...]
[...] lui non gliene importava del denaro; diceva che non era roba, e appena metteva insieme una certa somma, 78 comprava subito un pezzo di terra; perchè [...]
[...] sola gli doleva, che cominciasse a farsi vecchio, e la terra doveva lasciarla là dov’era. Questa è una ingiustizia di Dio, che dopo di essersi [...]
[...] logorata la vita ad acquistare della roba, quando arrivate ad averla, che ne vorreste ancora, dovete lasciarla! E stava delle ore seduto sul corbello [...]
[...] , col mento nelle mani, a guardare le sue vigne che gli verdeggiavano sotto gli occhi, e i campi che ondeggiavano di spighe come un mare, e gli [...]
[...] oliveti che velavano la montagna come una nebbia, e se un ragazzo seminudo gli passava dinanzi, curvo sotto il peso come un asino stanco, gli lanciava [...]
[...] il suo bastone fra le gambe, per invidia, e borbottava: – Guardate chi ha i giorni lunghi! costui che non ha niente! Sicchè quando gli dissero che [...]
[...] era tempo di lasciare la sua roba, per pensare all’anima, uscì nel cortile come un pazzo, barcollando, e andava ammazzando a colpi di bastone le [...]
[...] sue anitre e i suoi tacchini, e strillava: – Roba mia, vientene con me! 79 STORIA DELL’ASINO DI S. GIUSEPPE L’avevano comperato alla fiera di [...]
[...] Buccheri ch’era ancor puledro, e appena vedeva una ciuca, andava a frugarle le poppe; per questo si buscava testate e botte da orbi sul groppone [...]
[...] , e avevano un bel gridargli: «Arriccà!». Compare Neli, come lo vide vispo e cocciuto a quel modo, che si leccava il muso alle legnate, mettendoci [...]
[...] su una scrollatina d’orecchie, disse: «Questo è il fatto mio». E andò diritto al padrone, tenendo nella tasca la mano colle trentacinque lire [...]
[...] . – Il puledro è bello – diceva il padrone – e val più di trentacinque lire. Non ci badate se ha quel pelame bianco e nero come una gazza. Ora vi [...]
[...] meglio di una mula e mi ha fatti più figli che non abbia peli addosso. In coscienza mia! non so d’onde sia venuto quel mantello di gazza al [...]
[...] puledro. Ma l’ossatura è buona, ve lo dico io! Già gli uomini non valgono pel mostaccio. 81 Guardate che petto! e che pilastri di gambe! Guardate come [...]
[...] tiene le orecchie! Un asino che tiene le orecchie ritte a quel modo lo potete mettere sotto il carro o sotto l’aratro come volete, e fargli [...]
[...] il vostro parentado! Compare Neli lo sapeva meglio di lui; ma non era minchione per dir di sì, e stava sulla sua colla mano in tasca, alzando le [...]
[...] spalle e arricciando il naso, mentre il padrone gli faceva girare il puledro dinanzi. – Uhm! – borbottava compare Neli. – Con quel pelame lì, che par [...]
[...] l’asino di san Giuseppe! Le bestie di quel colore sono tutte vigliacche, e quando passate a cavallo pel paese, la gente vi ride in faccia. Cosa [...]
[...] avevano denari per comprare, era meglio non venire alla fiera, e non far perdere il tempo ai cristiani, nella santa giornata che era. Compare Neli [...]
[...] lo lasciò a bestemmiare, e se ne andò con suo fratello, il quale lo tirava per la manica del giubbone, e gli diceva che se voleva buttare i denari [...]
[...] per quella brutta bestia, l’avrebbe preso a pedate. 82 Però di sottecchi non perdevano di vista l’asino di san Giuseppe, e il suo padrone che [...]
[...] fingeva di sbucciare delle fave verdi, colla fune della cavezza fra le gambe, mentre compare Neli andava girandolando fra le groppe dei muli e dei [...]
[...] cavalli, e si fermava a guardare, e contrattava ora questa ed ora quella delle bestie migliori, senza aprire il pugno che teneva in tasca colle [...]
[...] : – Quello è il fatto nostro. La padrona dell’asino di tanto in tanto correva a vedere cosa s’era fatto, e al trovare suo marito colla cavezza in mano [...]
[...] , gli diceva: – Che non lo manda oggi la Madonna uno che compri il puledro? E il marito rispondeva ogni volta: – Ancora niente! C’è stato uno a [...]
[...] contrattare, e gli piaceva. Ma è tirato allo spendere, e se n’è andato coi suoi denari. Vedi, quello là, colla berretta bianca, dietro il branco delle [...]
[...] pecore. Però sinora non ha comperato nulla, e vuol dire che tornerà. 83 La donna avrebbe voluto mettersi a sedere su due sassi, là vicino al suo [...]
[...] sole di maggio era caldo, sicchè di tratto in tratto, in mezzo al vocìo e al brulichìo della fiera, succedeva per tutto il campo un gran silenzio [...]
[...] , come non ci fosse più nessuno; e allora la padrona dell’asino tornava a dire a suo marito: – Non ti ostinare per cinque lire di più o di meno; che [...]
[...] stasera non c’è da far la spesa; e poi sai che cinque lire il puledro se le mangia in un mese, se ci resta sulla pancia. – Se non te ne vai [...]
[...] all’asino di san Giuseppe si fermava a guardarlo; e sì che il padrone aveva scelto il posto più umile, accanto alle bestie di poco prezzo, onde non [...]
[...] l’asino di san Giuseppe, che tutta la fiera si metteva a ridere al vederlo. Il puledro, dal tanto aspettare al sole, lasciava ciondolare il capo e [...]
[...] le orecchie, e il suo padrone s’era messo a sedere tristamente sui sassi, colle mani penzoloni anch’esso fra le ginocchia e la cavezza nelle mani [...]
[...] , guardando di qua e di là le ombre lunghe che cominciavano a fare nel piano, al sole che tramontava, le gambe di tutte quelle bestie che non [...]
[...] avevano trovato un compratore. Compare Neli allora e suo fratello, e un altro amico che avevano raccattato per la circostanza, vennero a passare di là [...]
[...] , guardando in aria, che il padrone dell’asino torse il capo anche lui per non far vedere di star lì ad aspettarli; e l’amico di compare Neli [...]
[...] contrattato stamattina; ma è troppo caro. Poi farei ridere la gente con quell’asino bianco e nero. Vedete che nessuno l’ha voluto fino adesso! 85 – È [...]
[...] vero, ma il colore non fa nulla, per quello che vi serve. E domandò al padrone: – Quanto vi dobbiamo regalare per l’asino di san Giuseppe? La [...]
[...] !» – Ed io voglio essere ascoltato, santo diavolone! – strillava l’amico. – Che non posso dire la mia bestialità anch’io? E correva ad afferrare [...]
[...] compare Neli pel giubbone; poi tornava a parlare all’orecchio del padrone dell’asino, il quale voleva tornarsene a casa per forza coll’asinello, e gli [...]
[...] sua. Ma ella si stringeva nelle spalle, e rispondeva col viso torvo: – Sono affari del mio uomo. Io non c’entro. Ma se ve lo dà per meno di [...]
[...] . – Vedete se ha trovato un altro compratore per quel prezzo? In tutta la fiera non c’è più che quattro montoni rognosi e l’asino di san Giuseppe [...]
[...] far la spesa, e a Turiddu gli è tornata la febbre; ci vuole il solfato. – Santo diavolone! – strillava suo marito. – Se non te ne vai, ti faccio [...]
[...] assaggiare la cavezza! – Trentadue e mezzo, via! – gridò infine l’amico, scuotendoli forte per il colletto. – Nè voi, nè io! Stavolta deve valere la [...]
[...] mia parola, per i santi del paradiso! e non voglio neppure un bicchiere di vino! Vedete che il sole è tramontato? Cosa aspettate ancora tutt’e due [...]
[...] ? E strappò di mano al padrone la cavezza, mentre compare Neli, bestemmiando, tirava fuori dalla tasca il pugno colle trentacinque lire, e gliele [...]
[...] , mentre il padrone dell’asino scappava per la fiera come un puledro, bestemmiando e dandosi dei pugni. 87 Ma poi si lasciò raggiungere dalla moglie [...]
[...] , la quale adagio adagio andava contando di nuovo i denari nel fazzoletto, e domandò: – Ci sono? – Sì, ci son tutti; sia lodato san Gaetano! Ora vado [...]
[...] dallo speziale. – Li ho minchionati! Io glielo avrei dato anche per venti lire; gli asini di quel colore lì sono vigliacchi. E compare Neli [...]
[...] , compare? Questo vale quaranta lire ad occhi chiusi. – Se non c’ero io – rispose l’amico – non ne facevate nulla. Qui ci ho ancora due lire e mezzo [...]
[...] di vostro. E se volete, andremo a berle alla salute dell’asino. Adesso al puledro gli toccava di aver la salute per guadagnarsi le trentadue [...]
[...] lire e cinquanta che era costato, e la paglia che si mangiava. Intanto badava a saltellare dietro a compare Neli, cercando di addentargli il giubbone [...]
[...] per giuoco, quasi sapesse che era il giubbone del padrone nuovo, e non gliene importasse di lasciare per sempre la stalla dov’era stato al caldo [...]
[...] , accanto alla madre, a fregarsi il muso sulla sponda della mangiatoia, o a fare a testate e a capriole col montone, e andare a stuzzicare il maiale [...]
[...] nel suo cantuccio. E la 88 padrona, che contava di nuovo i denari nel fazzoletto davanti al banco dello speziale, non pensava nemmen lei che aveva [...]
[...] visto nascere il puledro, tutto bianco e nero colla pelle lucida come seta, che non si reggeva ancora sulle gambe, e stava accovacciato al sole [...]
[...] nel cortile, e tutta l’erba con cui s’era fatto grande e grosso le era passata per le mani. La sola che si rammentasse del puledro era la ciuca [...]
[...] questo qui – diceva compare Neli – vedrete che mi porta quattro tumoli di farro meglio di un mulo. E alla messe lo metto a trebbiare. Alla [...]
[...] trebbiatura il puledro, legato in fila per il collo colle altre bestie, muli vecchi e cavalli sciancati, trotterellava sui covoni da mattina a sera, tanto [...]
[...] che si riduceva stanco e senza voglia di abboccare nel mucchio della paglia, dove lo mettevano a riposare all’ombra, come si levava il venticello [...]
[...] , mentre i contadini spagliavano, gridando: Viva Maria! 89 Allora lasciava cascare il muso e le orecchie ciondoloni, come un asino fatto [...]
[...] , coll’occhio spento, quasi fosse stanco di guardare quella vasta campagna bianca la quale fumava qua e là della polvere delle aie, e pareva non fosse fatta [...]
[...] per altro che per lasciar morire di sete e far trottare sui covoni. Alla sera tornava al villaggio colle bisacce piene, e il ragazzo del padrone [...]
[...] seguitava a pungerlo nel garrese, lungo le siepi del sentiero che parevano vive dal cinguettìo delle cingallegre e dall’odor di nepitella e di [...]
[...] ramerino, e l’asino avrebbe voluto darci una boccata, se non l’avessero fatto trottare sempre, tanto che gli calò il sangue alle gambe, e dovettero [...]
[...] portarlo dal maniscalco; ma al padrone non gliene importava nulla, perchè la raccolta era stata buona, e il puledro si era buscate le sue trentadue [...]
[...] lire e cinquanta. Il padrone diceva: «Ora il lavoro l’ha fatto, e se lo vendo anche per venti lire, ci ho sempre il mio guadagno». Il solo che [...]
[...] volesse bene al puledro era il ragazzo che lo faceva trotterellare pel sentiero, quando tornavano dall’aia; e piangeva mentre il maniscalco 90 gli [...]
[...] bruciava le gambe coi ferri roventi, che il puledro si contorceva, colla coda in aria, e le orecchie ritte come quando scorazzava pel campo della fiera [...]
[...] , e tentava divincolarsi dalla fune attorcigliata che gli stringeva il labbro, e stralunava gli occhi dallo spasimo quasi avesse il giudizio [...]
[...] , quando il garzone del maniscalco veniva a cambiare i ferri rossi qual fuoco, e la pelle fumava e friggeva come il pesce nella padella. Ma compare Neli [...]
[...] gridava al suo ragazzo: – Bestia! perchè piangi? Ora il suo lavoro l’ha fatto, e giacchè la raccolta è andata bene lo venderemo e compreremo un [...]
[...] mulo, che è meglio. I ragazzi certe cose non le capiscono, e dopo che vendettero il puledro a massaro Cirino il Licodiano, il figlio di compare Neli [...]
[...] andava a fargli visita nella stalla e ad accarezzarlo nel muso e sul collo, chè l’asino si voltava a fiutarlo come se gli fosse rimasto attaccato [...]
[...] il cuore a lui, mentre gli asini son fatti per essere legati dove vuole il padrone, e mutano di sorte come cambiano di stalla. Massaro Cirino il [...]
[...] vedeva passare l’asino col padrone nuovo, diceva: «Quello era la nostra sorte; quel pelame bianco e nero porta allegria 91 nell’aia; e adesso le [...]
[...] andava come una pietra d’anello, e tirava via il suo bravo solco tutto il giorno per miglia e miglia, dacchè le lodole cominciano a trillare nel [...]
[...] cielo bianco dell’alba, sino a quando i pettirossi correvano a rannicchiarsi dietro gli sterpi nudi che tremavano di freddo, col volo breve e il [...]
[...] di strame sul basto, sotto il giogo, e stentava di più a strappare le zolle indurite dal gelo, a furia di spallate: «Questo mi risparmia la cavalla [...]
[...] che è vecchia, diceva massaro Cirino. Ha il cuore grande come la Piana di Catania, quell’asino di san Giuseppe! e non si direbbe». E diceva pure [...]
[...] , mai sia! siamo rovinati, coll’annata che si prepara. La donna guardava l’annata che si preparava, nel campicello sassoso e desolato, dove la terra [...]
[...] era bianca e screpolata, da tanto che non ci pioveva, e 92 l’acqua veniva tutta in nebbia, di quella che si mangia la semente; e quando fu l’ora [...]
[...] di zappare il seminato pareva la barba del diavolo, tanto era rado e giallo, come se l’avessero bruciato coi fiammiferi. «Malgrado quel maggese [...]
[...] è l’asino della malannata!». La sua donna aveva un gruppo alla gola dinanzi al seminato arso, e rispondeva coi goccioloni che le venivano giù dagli [...]
[...] avessero messo le immagini dei santi infilate alle cannucce, e avessero speso due tarì per farlo benedire dal prete. «Il diavolo ci vuole!» andava [...]
[...] bestemmiando massaro Cirino di faccia a quelle spighe tutte ritte come pennacchi, che non ne voleva neppur l’asino; e sputava in aria verso quel [...]
[...] colle bisacce vuote, gli chiese: – Cosa volete che vi regali per l’asino di san Giuseppe? – Datemi quel che volete. Maledetto sia lui e il santo che [...]
[...] brontolare la moglie di massaro Cirino dopo che il negozio fu conchiuso. – A compare Luciano gli è morta la mula, e non ha denari da comprarne [...]
[...] un’altra. Adesso se non comprava quell’asino di san Giuseppe, non sapeva che farne del suo carro e degli arnesi; e vedrete che quell’asino sarà la sua [...]
[...] ricchezza! L’asino imparò anche a tirare il carro, che era troppo alto di stanghe per lui, e gli pesava tutto sulle spalle, sicchè non avrebbe durato [...]
[...] nemmeno sei mesi, arrancando per le salite, che ci volevano le legnate di compare Luciano per mettergli un po’ di fiato in corpo; e quando andava [...]
[...] per la discesa era peggio, perchè tutto il carico gli cascava addosso, e lo spingeva in modo che doveva far forza colla schiena in arco, e con [...]
[...] quelle povere gambe rose dal fuoco, che la gente vedendolo si metteva a ridere, e quando cascava ci 94 volevano tutti gli angeli del paradiso a farlo [...]
[...] rialzare. Ma compare Luciano sapeva che gli portava tre quintali di roba meglio di un mulo, e il carico glielo pagavano a cinque tarì il quintale [...]
[...] . – Ogni giorno che campa l’asino di san Giuseppe son quindici tarì guadagnati, diceva, e quanto a mangiare mi costa meno d’un mulo. – Alle volte [...]
[...] la gente che saliva a piedi lemme lemme dietro il carro, vedendo quella povera bestia che puntava le zampe senza forza, e inarcava la schiena, col [...]
[...] fiato spesso e l’occhio scoraggiato, suggeriva: – Metteteci un sasso sotto le ruote, e lasciategli ripigliar lena a quella povera bestia. – Ma [...]
[...] del tutto lo venderò a quello del gesso, che la bestia è buona e fa per lui; e non è mica vero che gli asini di san Giuseppe sieno vigliacchi [...]
[...] quale ne aveva una ventina di asini, tutti macilenti e moribondi, che gli portavano i suoi saccarelli di gesso, e campavano di quelle boccate di [...]
[...] , colle gambe solcate dal fuoco, e le spalle logore dal pettorale, e il garrese roso dal basto dell’aratro, e i ginocchi rotti dalle cadute, e poi [...]
[...] quel pelame bianco e nero gli pareva che non dicesse in mezzo alle altre sue bestie morelle: – Questo non fa niente, rispose compare Luciano. Anzi [...]
[...] vi servirà a riconoscere i vostri asini da lontano. – E ribassò ancora due tarì sulle sette lire che aveva domandato, per conchiudere il negozio [...]
[...] terra e le orecchie a paracqua sotto i saccarelli del gesso, torcendo il groppone alle legnate del ragazzo che guidava il branco. Pure anche la [...]
[...] padrona stessa era mutata a quell’ora, colla malannata che c’era stata, e la fame che aveva avuta, e le febbri che avevano preso tutti alla pianura [...]
[...] , lei, suo marito e il suo Turiddu, senza danari per comprare il solfato, chè degli asini di san Giuseppe non se ne hanno da vendere tutti i giorni [...]
[...] , nemmeno per trentacinque lire. L’inverno, che il lavoro era più scarso, e la legna da far cuocere il gesso più rara e lontana, e i sentieri [...]
[...] gelati non avevano una foglia nelle siepi, o 96 una boccata di stoppia lungo il fossatello gelato, la vita era più dura per quelle povere bestie; e il [...]
[...] scoperto, accanto alla fornace, e le bestie si facevano schermo stringendosi fra di loro. Ma quelle stelle che luccicavano come spade li passavano [...]
[...] da parte a parte, malgrado il loro cuoio duro, e tutti quei guidaleschi rabbrividivano e tremavano al freddo come avessero la parola. Pure c’è [...]
[...] tanti cristiani che non stanno meglio, e non hanno nemmeno quel cencio di tabarro nel quale il ragazzo che custodiva il branco dormiva raggomitolato [...]
[...] tetto come spade, quasi fosse all’aperto, e il vento faceva svolazzare quei quattro cenci di coperta. Prima faceva la lavandaia, ma quello era un [...]
[...] della legna al villaggio. Ma nessuno aveva conosciuto suo marito, e nessuno sapeva d’onde prendesse la legna che vendeva; lo sapeva il suo ragazzo [...]
[...] che andava a racimolarla di qua e di là, a rischio di buscarsi una schioppettata dai campieri. 97 – Se aveste un asino – gli diceva quello del gesso [...]
[...] cresciuto. – La povera donna aveva qualche lira in un nodo del fazzoletto, e se la lasciò beccare da quello del gesso, perchè si dice che «la roba [...]
[...] , in grazia di quei soldi che gli era costato, e gli andava a buscare della paglia e del fieno di notte, e lo teneva nel casolare accanto al letto [...]
[...] , che scaldava come un focherello anche lui, e a questo mondo una mano lava l’altra. La donna spingendosi innanzi 98 l’asino carico di legna come [...]
[...] una montagna, che non gli si vedevano le orecchie, andava facendo dei castelli in aria; e il ragazzo sforacchiava le siepi e si avventurava nel [...]
[...] limite del bosco per ammassare il carico, che madre e figlio credevano farsi ricchi a quel mestiere, tanto che finalmente il campiere del barone colse [...]
[...] il ragazzo sul fatto a rubar frasche, e lo conciò per le feste dalle legnate. Il medico per curare il ragazzo si mangiò i soldi del fazzoletto, la [...]
[...] provvista della legna, e tutto quello che c’era da vendere, e non era molto; sicchè la madre una notte che il suo ragazzo farneticava dalla febbre [...]
[...] , col viso acceso contro il muro, e non c’era un boccone di pane in casa, uscì fuori smaniando e parlando da sola come avesse la febbre anche lei [...]
[...] , e andò a scavezzare un mandorlo lì vicino, che non pareva vero come ci fosse arrivata, e all’alba lo caricò sull’asino per andare a venderlo. Ma [...]
[...] l’asino, dal peso, nella salita s’inginocchiò tale e quale come l’asino di san Giuseppe davanti al Bambino Gesù, e non volle più alzarsi. – Anime [...]
[...] sante! – borbottava la donna – portatemelo voialtre quel carico di legna! E i passanti tiravano l’asino per la coda e gli mordevano gli orecchi per [...]
[...] farlo rialzare. – Non vedete che sta per morire? – disse infine un carrettiere; e così gli altri lo lasciarono in pace, chè l’asino aveva [...]
[...] l’occhio di pesce morto, il muso freddo, e per la pelle gli correva un brivido. La donna intanto pensava al suo ragazzo che farneticava, col viso rosso [...]
[...] dalla febbre, e balbettava: – Ora come faremo? Ora come faremo? 99 – Se volete venderlo con tutta la legna ve ne do cinque tarì – disse il [...]
[...] carrettiere, il quale aveva il carro scarico. E come la donna lo guardava cogli occhi stralunati, soggiunse: – Compro soltanto la legna, perchè l’asino [...]
[...] ecco cosa vale! – E diede una pedata sul carcame, che suonò come un tamburo sfondato. 100 PANE NERO Appena chiuse gli occhi compare Nanni, e [...]
[...] mandarono via coll’aspersorio sotto l’ascella. Perchè la malattia di compare Nanni era stata lunga, di quelle che vi mangiano la carne addosso, e la [...]
[...] aria pietosa, e biascicava: – Almeno, vossignoria, scrivetela corta, per carità! Il medico faceva il suo mestiere. Tutti a questo mondo fanno il [...]
[...] barone – rispondeva lui – che può fare quello che gli pare e piace! I fratelli, che erano come le dita della stessa mano finchè viveva il padre, ora [...]
[...] dovevano pensare ciascuno ai casi proprii. Santo aveva moglie e figliuoli sulle braccia; Lucia rimaneva senza dote, su di una strada; e Carmenio [...]
[...] , se voleva mangiar del pane, bisognava che andasse a buscarselo fuori di casa, e trovarsi un padrone. La mamma poi, vecchia e malaticcia, non si [...]
[...] sapeva a chi toccasse mantenerla, di tutti e tre che non avevano niente. L’è che è una bella cosa quando si può piangere i morti, senza pensare ad [...]
[...] altro! 101 I buoi, le pecore, la provvista del granaio, se n’erano andati col padrone. Restava la casa nera, col letto vuoto, e le faccie degli [...]
[...] orfani scure anch’esse. Santo vi trasportò le sue robe, colla Rossa, e disse che pigliava con sè la mamma. – Così non pagava più la pigione della casa [...]
[...] – dicevano gli altri. Carmenio fece il suo fagotto, e andò pastore da curatolo Vito, che aveva un pezzetto di pascolo al Camemi; e Lucia, per non [...]
[...] parentela come un chiodo. – Cosa posso farci, adesso che ce l’ho? – sospirava Santo stringendosi nelle spalle. E’ bisognava dar retta alla buona [...]
[...] ; e quando si riposava, alla porta del casamento, colle spalle al muro, nell’ora che sui campi moriva il sole, e taceva ogni cosa: – Compare Santo [...]
[...] , quella del piano; che ci son state le pecore, e riposa da due anni. – Compare Santo, quest’inverno, se avrò tempo, voglio farvi un par di calzeroni [...]
[...] che vi terranno caldo. Santo aveva conosciuta la Nena quando lavorava al Castelluccio, una ragazza dai capelli rossi, ch’era figlia del camparo, e [...]
[...] nessuno la voleva. Essa, poveretta, per questo motivo faceva festa a ogni cane che passasse, e si levava il pan di bocca per regalare a compare Santo [...]
[...] la berretta di seta nera, ogni anno a santa Agrippina, e per fargli trovare un fiasco di vino, o un pezzo di 102 formaggio, allorchè arrivava al [...]
[...] mancava il companatico. Egli non sapeva dir di no, e intascava ogni cosa. Tutt’al più per gentilezza rispondeva: – Così non va bene, comare Nena [...]
[...] : – diceva la Nena, seduta sul muricciuolo verso il sole che tramontava. – Io non ho nè terra, nè case; e quel po’ di roba bianca ho dovuto levarmela di [...]
[...] bocca col pane che mi mangio. Mio padre è un povero camparo, che vive alle spalle del padrone; e nessuno vorrà togliersi addosso il peso della moglie [...]
[...] senza dote. Ella aveva però la nuca bianca, come l’hanno le rosse; e mentre teneva il capo chino, con tutti quei pensieri dentro, il sole le [...]
[...] indorava dietro alle orecchie i capelli color d’oro, e le guance che ci avevano la peluria fine come le pesche; e Santo le guardava gli occhi celesti [...]
[...] come il fiore del lino, e il petto che gli riempiva il busto, e faceva l’onda al par del seminato. – Non vi angustiate, comare Nena – gli diceva [...]
[...] . – Mariti non ve ne mancheranno. Ella scrollava il capo per dir di no; e gli orecchini rossi che sembravano di corallo, gli accarezzavano le guance [...]
[...] . – No, no, compare Santo. Lo so che non son bella, e che non mi vuol nessuno. – Guardate! – disse lui a un tratto, chè gli veniva quell’idea [...]
[...] . – Guardate come sono i pareri!... E’ dicono che i capelli rossi sieno brutti, e invece ora che li avete voi non mi fanno specie. 103 La buon’anima di [...]
[...] ’, la vuoi per forza? Santo, colle spalle al muro e le mani dietro la schiena, non osava levare il capo; ma accennava di sì, di sì, che senza la [...]
[...] Rossa non sapeva come fare, e la volontà di Dio era quella. – Ci hai a pensar tu, se ti senti di campare la moglie. Già sai che non posso darti [...]
[...] nulla. Una cosa sola abbiamo a dirti, io e tua madre qui presente: pensaci prima di maritarti, che il pane è scarso, e i figliuoli vengono presto. La [...]
[...] mamma, accoccolata sulla scranna, lo tirava pel giubbone, e gli diceva sottovoce colla faccia lunga: – Cerca d’innamorarti della vedova di massaro [...]
[...] Mariano, che è ricca, e non avrà molte pretese, perchè è accidentata. – Sì! – brontolava Santo. – Sì, che la vedova di massaro Mariano si contenterà [...]
[...] sciancata. E poi ci sarebbe stato l’altro guaio, di vedersi nascere i nipoti zoppi. – Tu ci hai a pensare – ripeteva al suo ragazzo. – Pensa che il [...]
[...] pane è scarso, e che i figliuoli vengono presto. Poi, il giorno di Santa Brigida, verso sera, Santo aveva incontrato a caso la Rossa, la quale [...]
[...] coglieva asparagi lungo il sentiero, e arrossì al vederlo, quasi 104 non lo sapesse che doveva passare di là nel tornare al paese, mentre lasciava [...]
[...] anche lui, e senza dir nulla. Infine si mise a ciarlare che aveva terminata la settimana, e se ne andava a casa. – Non avete a dirmi nulla pel paese [...]
[...] , comare Nena? Comandate. – Se andassi a vendere gli asparagi verrei con voi, e si farebbe la strada insieme – disse la Rossa. E come egli [...]
[...] . E compare Santo non sapeva che dire nemmen lui; e la guardava, la guardava, e si passava le bisacce da una spalla all’altra, quasi non trovasse [...]
[...] il verso. La nepitella e il ramerino facevano festa, e la costa del monte, lassù fra i fichidindia, era tutta rossa del tramonto. – Ora andatevene [...]
[...] , gli diceva Nena, andatevene, che è tardi. – E poi si metteva ad ascoltare le cinciallegre che facevano gazzara. Ma Santo non si muoveva [...]
[...] assestare le bisacce, che egli l’avrebbe portata sulle braccia, l’avrebbe portata, se si faceva la strada insieme. E guardava comare Nena negli occhi che [...]
[...] lo fuggivano e cercavano gli asparagi in mezzo ai sassi, e nel viso che era infocato come se il tramonto vi battesse sopra. – No, compare Santo [...]
[...] era per lui, stavolta col viso scuro ed imbronciato. Allora compare Santo scoraggiato si assettò la bisaccia sulle spalle e si mosse per andarsene a [...]
[...] suo. E gli stendeva le due cocche del grembiale colmo. Santo le passò un braccio alla cintola, e la baciò sulla guancia, col cuore che gli [...]
[...] squagliava. In quella arrivò il babbo, e la ragazza scappò via spaventata. Il camparo aveva il fucile ad armacollo, e non sapeva chi lo tenesse di far la [...]
[...] voglio sposarla per davvero. Non per la paura del fucile; ma son figlio di un uomo dabbene, e la Provvidenza ci aiuterà perchè non facciamo il [...]
[...] male. 106 Così la domenica appresso s’erano fatti gli sponsali, colla sposa vestita da festa, e suo padre il camparo cogli stivali nuovi, che ci si [...]
[...] dondolava dentro come un’anitra domestica. Il vino e le fave tostate misero in allegria anche compare Nanni, sebbene avesse già addosso la malaria [...]
[...] ; e la mamma tirò fuori dalla cassapanca un rotolo di filato che teneva da parte per la dote di Lucia, la quale aveva già diciott’anni, e prima [...]
[...] tasche del giubbone, gongolava, guardando i capelli rossi della sposa, il filato, e tutta l’allegria che ci era per lui quella domenica. Il camparo [...]
[...] , col naso rosso, saltellava dentro gli stivaloni, e voleva baciare tutti quanti ad uno ad uno. – A me no! – diceva Lucia, imbronciata pel filato [...]
[...] toccava quando avrebbe chiuso gli occhi il genitore. Ora infatti le toccava cuocere il pane e scopar le stanze per la cognata, la quale come Dio [...]
[...] ci volevano altro che i regalucci di Pasqua e di santa Agrippina, e le belle paroline che si scambiavano con compare Santo quando si vedevano al [...]
[...] Castelluccio. Quel mariuolo del camparo aveva fatto il suo interesse a maritare la figliuola senza dote, e doveva pensarci compare Santo a mantenerla [...]
[...] . Dacchè aveva la Nena vedeva che gli mancava il pane per tutti e due, e dovevano tirarlo fuori dalla terra di Licciardo, col sudore della loro [...]
[...] fronte. 107 Mentre andavano a Licciardo, colle bisacce in ispalla, asciugandosi il sudore colla manica della camicia, avevano sempre nella testa e [...]
[...] due mani una pietà per strapparle ad una ad una, bocconi, con tanto di pancia, tirando la gonnella sui ginocchi, onde non far danno. E non sentiva [...]
[...] il peso della gravidanza, nè il dolore delle reni, come se ad ogni filo verde che liberava dalle erbacce, facesse un figliuolo. E quando si [...]
[...] giugno, curvandosi ad onda pel venticello l’una sull’altra; e facevano i conti col marito, nel tempo che egli slacciava i calzeroni fradici, e [...]
[...] robusto ma il seminato era fitto. Bastava che il marzo non fosse troppo asciutto, e che piovesse soltanto quando bisognava. Santa Agrippina [...]
[...] benedetta doveva pensarci lei! – Il cielo era netto, e il sole indugiava, color d’oro, sui prati verdi, dal ponente tutto in fuoco, d’onde le lodole [...]
[...] viottola, fra i sassi, sul tetto dei casolari, verde come la speranza; e Santo, camminando pesantemente dietro la sua compagna, curva sotto il sacco [...]
[...] dello strame per le bestie, 108 e con tanto di pancia, sentivasi il cuore gonfio di tenerezza per la poveretta, e le andava chiaccherando, colla voce [...]
[...] capelli rossi, s’erano belli o brutti, e di altre sciocchezze. E quando il maggio traditore venne a rubare tutte le fatiche e le speranze dell’annata [...]
[...] , colle sue nebbie, marito e moglie, seduti un’altra volta sul ciglione a guardare il campo che ingialliva a vista d’occhio, come un malato che se ne [...]
[...] va all’altro mondo, non dicevano una parola sola, coi gomiti sui ginocchi, e gli occhi impietriti nella faccia pallida. – Questo è il castigo di [...]
[...] Dio! – borbottava Santo. – La buon’anima di mio padre me l’aveva detto! E nella casuccia del povero penetrava il malumore della stradicciuola nera [...]
[...] e fangosa. Marito e moglie si voltavano le spalle ingrugnati, litigavano ogni volta che la Rossa domandava i danari per la spesa, e se il marito [...]
[...] tornava a casa tardi, o se non c’era legna per l’inverno, o se la moglie diventava lenta e pigra per la gravidanza: musi lunghi, parolacce ed anche [...]
[...] busse. Santo agguantava la Nena pei capelli rossi, e lei gli piantava le unghie sulla faccia; accorrevano i vicini, e la Rossa strillava che quello [...]
[...] scomunicato voleva farla abortire, e non si curava di mandare un’anima al limbo. Poi, quando Nena 109 partorì, fecero la pace, e compare Santo [...]
[...] andava portando sulle braccia la bambina, come se avesse fatto una principessa, e correva a mostrarla ai parenti e agli amici, dalla contentezza. Alla [...]
[...] moglie, sinchè rimase in letto, le preparava il brodo, le scopava la casa, le mondava il riso, e le si piantava anche ritto dinanzi, acciò non le [...]
[...] mancasse nulla. Poi si affacciava sulla porta colla bimba in collo, come una balia; e chi gli domandava, nel passare, rispondeva: – Femmina [...]
[...] ! compare mio. La disgrazia mi perseguita sin qui, e mi è nata una femmina. Mia moglie non sa far altro. La Rossa quando si pigliava le busse dal marito [...]
[...] , sfogavasi colla cognata, che non faceva nulla per aiutare in casa; e Lucia rimbeccava che senza aver marito gli erano toccati i guai dei figliuoli [...]
[...] altrui. La suocera, poveretta, cercava di metter pace in quei litigi, e ripeteva: – La colpa è mia che non son più buona a nulla. Io vi mangio il [...]
[...] pane a tradimento. Ella non era più buona che a sentire tutti quei guai, e a covarseli dentro di sè: le angustie di Santo, i piagnistei di sua [...]
[...] vestito per la festa, e non vedeva passare un cane sotto la sua finestra. La domenica, se la chiamava nel crocchio delle comari che chiaccheravano [...]
[...] vicine ci veniva pure qualche volta Pino il Tomo, quello delle rane, che non apriva bocca e stava ad ascoltare colle spalle al muro e 110 le mani in [...]
[...] tasca, sputacchiando di qua e di là. Nessuno sapeva cosa ci stesse a fare; ma quando s’affacciava all’uscio comare Lucia, Pino la guardava di [...]
[...] porta, facendosi il basso da sè – huum! huum! huum! – Alle volte i giovinastri che tornavano a casa tardi, lo conoscevano alla voce, e gli rifacevano [...]
[...] il verso della rana, per canzonarlo. Lucia intanto fingeva di darsi da fare per la casa, colla testa bassa e lontana dal lume, onde non la [...]
[...] in questa galera non ce ne deve essere nè per gli occhi nè per le orecchie! La mamma che vedeva tutto, e ascoltava anch’essa, guardando la figliuola [...]
[...] quello delle rane, non mancava mai di affacciarsi all’uscio, col fuso in mano. Il Tomo appena tornava dal fiume, gira e rigira pel paese, era sempre [...]
[...] straduccie potessero comperare dei pesci-cantanti. – E’ devono essere buoni pei malati! – diceva la Lucia che si struggeva di mettersi a contrattare col [...]
[...] passo dinanzi all’uscio, e la domenica si faceva animo ad accostarsi un poco più, sino a mettersi a sedere sullo scalino del ballatoio accanto [...]
[...] , colle mani penzoloni fra le cosce; e raccontava nel crocchio come si facesse a pescare le rane, che ci voleva una malizia del diavolo. Egli era [...]
[...] malizioso peggio di un asino rosso, Pino il Tomo, e aspettava che le comari se ne andassero per dire alla gnà Lucia: – E’ ci vuol la pioggia pei [...]
[...] ; siamo tutti come le dita della mano; e come gli embrici, che uno dà acqua all’altro. Se non si raccoglie nè grano, nè olio, non entrano denari in [...]
[...] paese, e nessuno mi compra le mie rane. Vi capacita? Alla ragazza quel «sorella mia» le scendeva al cuore dolce come il miele, e ci ripensava tutta [...]
[...] la sera, mentre filava zitta accanto al lume; e ci mulinava, ci mulinava sopra, come il fuso che frullava. La mamma, sembrava che glielo leggesse [...]
[...] nel fuso, e come da un par di settimane non si udivano più ariette alla sera, nè si vedeva passare quello che vendeva le rane, diceva colla nuora [...]
[...] : – Com’è tristo l’inverno! Ora non si sente più un’anima pel vicinato. Adesso bisognava tener l’uscio chiuso, pel freddo, e dallo sportello non si [...]
[...] per mia sorella! Uno che campa delle rane, e sta colle gambe in molle tutto il giorno! Tu devi cercarti un campagnuolo, chè se non ha roba, almeno è [...]
[...] fatto della stessa pasta tua. Lucia stava zitta, a capo basso e colle ciglia aggrottate, e alle volte si mordeva le labbra per non spiattellare [...]
[...] gli aveva fatto qualche partaccia, invidiosa e pettegola com’era. Già Santo parlava sempre per dettato di sua moglie, la quale andava dicendo che [...]
[...] quello delle rane era un fannullone, e certo era arrivata all’orecchio di compare Pino. Perciò ad ogni momento scoppiava la guerra tra le due [...]
[...] cognate: – Qui la padrona, non son io! – brontolava Lucia. – In questa casa la padrona è quella che ha saputo abbindolare mio fratello, e chiapparlo per [...]
[...] , poveretta, si metteva di mezzo, colle buone; ma era donna di poche parole, e non sapeva far altro che correre dall’una all’altra, colle 113 mani [...]
[...] si lasciò scappare una parolaccia «Arrabbiata!» – Arrabbiata tu! che m’hai rubato il fratello! Allora sopravveniva Santo, e le picchiava tutte e [...]
[...] due per metter pace, e la Rossa, piangendo, brontolava: – Io dicevo per suo bene! chè quando una si marita senza roba, poi i guai vengono presto [...]
[...] . E alla sorella che strillava e si strappava i capelli, Santo per rabbonirla tornava a dire: – Cosa vuoi che ci faccia, ora ch’è mia moglie? Ma ti [...]
[...] vuol bene e parla pel tuo meglio. Lo vedi che bel guadagno ci abbiamo fatto noi due a maritarci? Lucia si lagnava colla mamma. – Io voglio farci [...]
[...] il guadagno che ci han fatto loro! Piuttosto voglio andare a servire! Qui se si fa vedere un cristiano, ve lo scacciano via. – E pensava a quello [...]
[...] maritarsi: perchè è vero che non aveva un mestiere, ma era un pezzo di giovanotto fatto senza risparmio, e bello come san Vito in carne e in ossa [...]
[...] addirittura; e la sciancata aveva roba da pigliarsi il marito che gli pareva e piaceva. – Guardate qua, compare Pino – gli diceva: – questa è tutta roba [...]
[...] bianca, questi son tutti orecchini e collane d’oro; in questa giara qui ci son 12 cafisi d’olio; e quel graticcio è pieno di fave. Se voi siete [...]
[...] contento, potete vivere 114 colle mani sulla pancia, e non avrete più bisogno di stare a mezza gamba nel pantano per acchiappar le rane. – Per me [...]
[...] sarei contento – diceva il Tomo. Ma pensava agli occhi neri di Lucia, che lo cercavano di sotto all’impannata della finestra, e ai fianchi della [...]
[...] sciancata, che si dimenavano come quelli delle rane, mentre andava di qua e di là per la casa, a fargli vedere tutta quella roba. Però una volta che [...]
[...] non aveva potuto buscarsi un grano da tre giorni, e gli era toccato stare in casa della vedova, a mangiare e bere, e a veder piovere dall’uscio, si [...]
[...] ! – gli rispondeva la ragazza, verde dalla bile. – Questo solo voglio dirvi: che qui non ci avete a metter più piede. E la sciancata gli diceva anche [...]
[...] lei che non ci mettesse più piede, se no lo scacciava di casa sua, nudo e affamato come l’aveva preso. – Non sai che, prima a Dio, mi hai obbligo [...]
[...] bighellonare in piazza tutto il giorno, dall’ortolano, dal beccaio, dal pescatore, colle mani dietro la schiena, e il ventre pieno, a vedere contrattare [...]
[...] la roba. – Quello è il suo mestiere, 115 di fare il vagabondo! – diceva la Rossa. E Lucia rimbeccava che non faceva nulla perchè aveva la moglie [...]
[...] consigliato, di pigliarsela lui la sciancata, e la colpa era sua di essersi lasciato sfuggire il pan di bocca. – Quando siamo giovani – predicava [...]
[...] alla sorella – ci abbiamo in capo gli stessi grilli che hai tu adesso, e cerchiamo soltanto quel che ci piace, senza pensare al poi. Domandalo ora [...]
[...] le strillavano intorno, tirandola per le vesti e pei capelli. – Almeno il Signore Iddio non dovrebbe mandarci la croce dei figliuoli [...]
[...] , sulla schiena, e la più grandicella per mano. Ma gli altri tre però era costretta lasciarli a casa, a far disperare la cognata. Quella della bisaccia [...]
[...] , e quella che le trotterellava dietro zoppicando, strillavano in concerto per la viottola, al freddo dell’alba bianca, e la mamma di tanto in tanto [...]
[...] doveva fermarsi, grattandosi la testa e sospirando: – Oh, Signore Iddio! – e scaldava col fiato le manine pavonazze della piccina, o tirava fuori [...]
[...] dal sacco la lattante per darle la poppa, seguitando a camminare. Suo marito andava innanzi, curvo sotto il carico, e si voltava appena per darle [...]
[...] il tempo di raggiungerlo tutta affannata, tirandosi dietro la bambina per la mano, e col petto nudo – non era per guardare i capelli della Rossa [...]
[...] , oppure il petto che facesse l’onda dentro il busto, come al Castelluccio. Adesso la Rossa lo buttava fuori al sole e al gelo, come roba la quale [...]
[...] non serve ad altro che a dar latte, tale e quale come una giumenta. – Una vera bestia da lavoro – quanto a ciò non poteva lagnarsi 116 suo marito [...]
[...] – a zappare, a mietere e a seminare, meglio di un uomo, quando tirava su le gonnelle, colle gambe nere sino a metà, nel seminato. Ora ella aveva [...]
[...] ventisette anni, e tutt’altro da fare che badare alle scarpette e alle calze turchine. – Siamo vecchi, diceva suo marito, e bisogna pensare ai [...]
[...] danno. Ma se no, mi mettono in mezzo a una strada. La mamma, poveretta, non sapeva che rispondere, e stava a sentirla, seduta accanto al letto [...]
[...] , col fazzoletto in testa, e la faccia gialla dalla malattia. Di giorno s’affacciava sull’uscio, al sole, e ci stava quieta e zitta sino all’ora in [...]
[...] cui il tramonto impallidiva sui tetti nerastri dirimpetto, e le comari chiamavano a raccolta le galline. Soltanto, quando veniva il dottore a [...]
[...] visitarla, e la figliuola le accostava alla faccia la candela, domandava al medico, con un sorriso timido: – Per carità, vossignoria... È cosa lunga [...]
[...] ? Santo, che aveva un cuor d’oro, rispondeva: – Non me ne importa di spendere in medicine, finchè quella povera vecchierella resta qui, e so di trovarla [...]
[...] nel suo cantuccio tornando a casa. Poi ha lavorato anch’essa la sua parte, quand’era tempo; e allorchè saremo vecchi, i nostri figli faranno [...]
[...] altrettanto per noi. E accadde pure che Carmenio al Camemi aveva acchiappato le febbri. Se il padrone fosse stato ricco gli avrebbe comperato le [...]
[...] medicine; ma curatolo Vito era un povero diavolo che campava su di quel po’ di mandra, e il ragazzo 117 lo teneva proprio per carità, chè quelle quattro [...]
[...] quel pezzetto di pascolo al Camemi, dove la malaria quagliava come la neve, e Carmenio aveva presa la terzana? Un dì che il ragazzo si sentiva le [...]
[...] ossa rotte dalla febbre, e si lasciò vincere dal sonno a ridosso di un pietrone che stampava l’ombra nera sulla viottola polverosa, mentre i mosconi [...]
[...] ? – E Carmenio si svegliò alle busse ed ai calci dello zio Cheli, il quale 118 si mise a correre come un pazzo dietro le pecore sbandate, piangendo [...]
[...] cogli strilli e cogli ahimè? – Un’annata persa, ed i miei figli senza pane quest’inverno! Ecco il danno che hai fatto, assassino! Se ti levassi [...]
[...] citazione, fu come un colpo d’accidente per lui e sua moglie. – Ah! quel birbante di Carmenio ci ha rovinati del tutto! Andate a far del bene, che [...]
[...] , e ad ogni pedata e ad ogni sorgozzone che assestava a Carmenio, balbettava ansante: – Tu ci hai ridotti sulla paglia! Tu ci hai rovinato [...]
[...] curatolo Vito, e lasciar la mandra. Che curatolo Vito si contentava di pigliar lui le febbri un’altra volta, tante erano le sue disgrazie. A casa [...]
[...] Carmenio non disse niente, tornando nudo e crudo, col fagotto in spalla infilato al bastone. Solo la mamma si rammaricava di vederlo così pallido e [...]
[...] sparuto, e non sapeva che pensare. Lo seppe più tardi da don Venerando, che stava di casa lì vicino, e aveva pure della terra al Camemi, al limite [...]
[...] piglia per garzone. – E Santo aggiungeva pure: – Non dir nulla che hai la terzana, se no nessuno ti vuole, sapendo che sei malato. Però don Venerando [...]
[...] lo prese per la sua mandra di Santa Margherita, dove il curatolo lo rubava a man salva, e gli faceva più danno delle pecore nel seminato. – Ti [...]
[...] darò io le medicine; così non avrai il pretesto di metterti a dormire, e di lasciarmi scorazzare le pecore dove vogliono. Don Venerando aveva preso a [...]
[...] ragazza gli dò sei tarì al mese. – E diceva pure che Carmenio avrebbe 120 potuto andarsene colla madre a Santa Margherita, perchè la vecchia [...]
[...] perdeva terreno di giorno in giorno, e almeno alla mandra non le sarebbero mancate le ova, il latte e il brodo di carne di pecora, quando ne moriva [...]
[...] qualcuna. La Rossa si spogliò del meglio e del buono per metterle insieme un fagottino di roba bianca. Ora veniva il tempo della semina, loro non [...]
[...] potevano andare e venire tutti i giorni da Licciardo, e la scarsezza d’ogni cosa arrivava coll’inverno. Lucia stavolta diceva davvero che voleva [...]
[...] andarsene a servire in casa di don Venerando. Misero la vecchiarella sul somaro, Santo da un lato e Carmenio dall’altro, colla roba in groppa; e la [...]
[...] grembiale; ed anche la Rossa, poveretta. In quel momento avevano fatto la pace, e si tenevano abbracciate, piangendo insieme. – La Rossa ha il cuore [...]
[...] beccano fra di loro. Lucia adesso era ben collocata, in casa di don Venerando, e diceva che voleva 121 lasciarla soltanto dopo ch’era morta, come [...]
[...] si suole, per dimostrare la gratitudine al padrone. Aveva pane e minestra quanta ne voleva, un bicchiere di vino al giorno, e il suo piatto di carne [...]
[...] la domenica e le feste. Intanto la mesata le restava in tasca tale e quale, e la sera aveva tempo anche di filarsi la roba bianca della dote per [...]
[...] suo conto. Il partito ce l’aveva già sotto gli occhi nella stessa casa: Brasi, lo sguattero che faceva la cucina, e aiutava anche nelle cose di [...]
[...] campagna quando bisognava. Il padrone s’era arricchito allo stesso modo, stando al servizio del barone, ed ora aveva il don, e poderi e bestiami a [...]
[...] bizzeffe. A Lucia, perchè veniva da una famiglia benestante caduta in bassa fortuna, e si sapeva che era onesta, le avevano assegnate le faccende meno [...]
[...] dure, lavare i piatti, scendere in cantina, e governare il pollaio; con un sottoscala per dormirvi che pareva uno stanzino, e il letto, il [...]
[...] cassettone e ogni cosa; talchè Lucia voleva lasciarli soltanto dopo che era morta. In quel mentre faceva l’occhietto a Brasi, e gli confidava che fra due [...]
[...] o tre anni ci avrebbe avuto un gruzzoletto, e poteva «andare al mondo», se il Signore la chiamava. Brasi da quell’orecchio non ci sentiva. Ma gli [...]
[...] piaceva la Lucia, coi suoi occhi di carbone, e la grazia di Dio che ci aveva addosso. A lei pure le piaceva Brasi, piccolo, ricciuto, col muso fino [...]
[...] e malizioso di can volpino. Mentre lavavano i piatti o mettevano legna sotto il calderotto, egli inventava ogni monelleria per farla ridere, come [...]
[...] se le facesse il solletico. Le spruzzava l’acqua sulla nuca e le ficcava delle foglie d’indivia fra le trecce. Lucia strillava sottovoce, perchè [...]
[...] non udissero i padroni; si rincantucciava nell’angolo del forno, rossa in viso al pari della bragia, e gli gettava in faccia gli strofinacci ed i [...]
[...] sarmenti, mentre l’acqua gli sgocciolava nella schiena come una delizia. 122 – «E colla carne si fa le polpette – fate la vostra, chè la mia l’ho [...]
[...] aveva buttato in faccia, e se la ficcava in petto, dentro la camicia, brontolando: – Questa è roba mia. Io non vi tocco. È roba mia e ha da star [...]
[...] qui. Se volete mettervi della roba mia allo stesso posto, a voi! – E faceva atto di strapparsi una manciata di capelli per offrirglieli, cacciando [...]
[...] fuori tanto di lingua. Ella lo picchiava con certi pugni sodi da contadina che lo facevano aggobbire, e gli davano dei cattivi sogni la notte, diceva [...]
[...] lui. Lo pigliava pei capelli, come un cagnuolo, e sentiva un certo piacere a ficcare le dita in quella lana morbida e ricciuta. – Sfogatevi [...]
[...] ! sfogatevi! Io non sono permaloso come voi, e mi lascierei pestare come la salsiccia dalle vostre mani. Una volta don Venerando li sorprese in quei [...]
[...] giuochetti e fece una casa del diavolo. Tresche non ne voleva in casa sua; se no li scacciava fuori a pedate tutt’e due. Piuttosto quando trovava la [...]
[...] ragazza sola in cucina, le pigliava il ganascino, e voleva accarezzarla con due dita. – No! no! – replicava Lucia. – A me questi scherzi non mi [...]
[...] piacciono. Se no piglio la mia roba e me ne vado. – Di lui ti piacciono, di lui! E di me che sono il padrone, no? Cosa vuol dire questa storia? Non sai [...]
[...] che posso regalarti degli anelli e dei pendenti di oro, e farti la dote, se ne ho voglia? Davvero poteva fargliela, confermava Brasi, che il [...]
[...] padrone aveva danari quanti ne voleva, e sua moglie portava il manto di seta come una signora, 123 adesso che era magra e vecchia peggio di una mummia [...]
[...] ; per questo suo marito scendeva in cucina a dir le barzellette colle ragazze. Poi ci veniva per guardarsi i suoi interessi, quanta legna ardeva e [...]
[...] quanta carne mettevano al fuoco. Era ricco, sì, ma sapeva quel che ci vuole a far la roba, e litigava tutto il giorno con sua moglie, la quale aveva [...]
[...] dei fumi in testa, ora che faceva la signora, e si lagnava del fumo dei sarmenti e del cattivo odore delle cipolle. – La dote voglio farmela io [...]
[...] colle mie mani – rimbeccava Lucia. – La figlia di mia madre vuol restare una ragazza onorata, se un cristiano la cerca in moglie. – E tu restaci [...]
[...] ! – rispondeva il padrone. – Vedrai che bella dote! e quanti verranno a cercartela la tua onestà! Se i maccheroni erano troppo cotti, se Lucia portava [...]
[...] ventre avanti e la voce alta. – Che credevano di far l’intruglio pel maiale? Con due persone di servizio che se lo mangiavano vivo! Un’altra volta [...]
[...] le buttava la grazia di Dio sulla faccia! – La signora, benedetta, non voleva quegli schiamazzi, per via dei vicini, e rimandava la serva [...]
[...] ? Peggio per loro! Non potevo spaccar la legna nel cortile, e rivoltar le ova nel tempo istesso. Mi fanno far da cuoco e da garzone, e vogliono [...]
[...] essere serviti come il re! Che non si rammentano più 124 quando lui mangiava pane e cipolla sotto un olivo, e lei gli coglieva le spighe nel campo [...]
[...] ? Allora serva e cuoco si confidavano la loro «mala sorte» che nascevano di «gente rispettata» e i loro parenti erano stati più ricchi del padrone [...]
[...] , già tempo. Il padre di Brasi era carradore, nientemeno! e la colpa era del figliuolo che non aveva voluto attendere al mestiere, e si era [...]
[...] incapriccito a vagabondare per le fiere, dietro il carretto del merciaiuolo: con lui aveva imparato a cucinare e a governar le bestie. Lucia ricominciava la [...]
[...] litania dei suoi guai: – il babbo, il bestiame, la Rossa, le malannate: – tutt’e due gli stessi, lei e Brasi, in quella cucina; parevano fatti [...]
[...] mostaccio. Non gliene importava nulla che ella fosse una contadina. Non ricusava per superbia. Erano poveri tutti e due e sarebbe stato meglio buttarsi [...]
[...] nella cisterna con un sasso al collo. Lucia mandò giù tutto quell’amaro senza dir motto, e se voleva piangere andava a nascondersi nel [...]
[...] . I rabbuffi, le sgridate del padrone, li pigliava per sè, e lasciava a lui il miglior piatto, il bicchier di vino più colmo, andava in corte a [...]
[...] spaccare la legna per lui, e aveva imparato a rivoltare le ova e a scodellare i maccheroni in punto. Brasi, come la vedeva fare la croce, colla [...]
[...] scodella sulle ginocchia, prima d’accingersi a mangiare, le diceva: – Che non avete visto mai grazia di Dio? Egli si lamentava sempre e di ogni cosa: che [...]
[...] era una galera, e che aveva soltanto tre ore alla sera da andare a spasso o all’osteria; e se Lucia qualche volta arrivava a dirgli, col capo [...]
[...] basso, e facendosi rossa: 125 – Perchè ci andate all’osteria? Lasciatela stare l’osteria, che non fa per voi. – Si vede che siete una contadina [...]
[...] dico per vostro bene. Vi spendete i soldi, e poi c’è sempre il caso d’attaccar lite con qualcheduno. Brasi si sentì molle a quelle parole e a quegli [...]
[...] occhi che evitavano di guardarlo. E si godeva il solluchero: – O a voi cosa ve ne importa? – Nulla me ne importa. Lo dico per voi. – O voi non vi [...]
[...] seccate a star qui in casa tutto il giorno? – No, ringrazio Iddio del come sto, e vorrei che i miei parenti fossero come me, che non mi manca nulla [...]
[...] . Ella stava spillando il vino, accoccolata colla mezzina fra le gambe, e Brasi era sceso con lei in cantina a farle lume. Come la cantina era [...]
[...] grande e scura al pari di una chiesa, e non si udiva una mosca in quel sotterraneo, soli tutti e due, Brasi e Lucia, egli le mise un braccio al collo e [...]
[...] la baciò su quella bocca rossa al pari del corallo. La poveretta l’aspettava sgomenta, mentre stava china tenendo gli occhi sulla brocca, e [...]
[...] tacevano entrambi, e udiva il fiato grosso di lui, e il gorgogliare del vino. Ma pure mise un grido soffocato, cacciandosi indietro tutta tremante [...]
[...] volete bene? Ella non osava guardarlo in faccia, e si struggeva dalla voglia. Badava al vino versato, imbarazzata, balbettando: – O povera me! o [...]
[...] ? Ditelo, sì o no! 126 Ella stavolta si lasciò prendere la mano, senza rispondere, e quando Brasi le chiese che gli restituisse il bacio, ella [...]
[...] tremante come se avessi detto di ammazzarvi. – Sì, vi voglio bene anch’io – rispose lei; – e mi struggevo di dirvelo. Se tremo ancora non ci badate. È [...]
[...] stata per la paura del vino. – O guarda! anche voi? E da quando! Perchè non me lo avete detto? – Da quando s’è parlato che eravamo fatti l’uno per [...]
[...] l’altro. – Ah! – disse Brasi, grattandosi il capo. – Andiamo di sopra, che può venire il padrone. Lucia era tutta contenta dopo quel bacio, e le [...]
[...] sembrava che Brasi le avesse suggellato sulla bocca la promessa di sposarla. Ma lui non ne parlava neppure, e se la ragazza gli toccava quel tasto [...]
[...] voluto. E son qui tutto per voi; ma senza parlar di quella cosa. – No! Non ne mangio di quel pane! lasciatemi stare, e non mi guardate più! Ora [...]
[...] lo sapeva com’erano fatti gli uomini. Tutti bugiardi e traditori. Non voleva sentirne più parlare. Voleva buttarsi nella cisterna piuttosto a capo [...]
[...] in 127 giù; voleva farsi Figlia di Maria; voleva prendere il suo buon nome e gettarlo dalla finestra! A che le serviva, senza dote? Voleva [...]
[...] rompersi il collo con quel vecchiaccio del padrone, e procurarsi la dote colla sua vergogna. Ormai!... Ormai!... Don Venerando l’era sempre attorno, ora [...]
[...] , mandava via Brasi a comprargli un soldo di tabacco, e cercava di pigliare Lucia pel ganascino, correndole dietro per la cucina, in punta di piedi [...]
[...] inferocita. – Piuttosto pigliava la sua roba, e se ne andava via! – E che mangi? E dove lo trovi un marito senza dote? Guarda questi orecchini! Poi [...]
[...] ti regalerei 20 onze per la tua dote. Brasi per 20 onze si fa cavare tutti e due gli occhi! Ah! quel cuore nero di Brasi! La lasciava nelle manacce [...]
[...] del padrone, che la brancicavano tremanti! La lasciava col pensiero della mamma che poco poteva campare, della casa saccheggiata e piena di guai [...]
[...] , di Pino il Tomo che l’aveva piantata per andare a mangiare il pane della vedova! La lasciava colla tentazione degli orecchini e delle 20 onze [...]
[...] nella testa! E un giorno entrò in cucina colla faccia tutta stravolta, e i pendenti d’oro che gli sbattevano sulle guance. Brasi sgranava gli occhi, e [...]
[...] le diceva: 128 – Come siete bella così, comare Lucia! – Ah! vi piaccio così? Va bene, va bene! Brasi ora che vedeva gli orecchini e tutto il resto [...]
[...] , si sbracciava a mostrarsi servizievole e premuroso quasi ella fosse diventata un’altra padrona. Le lasciava il piatto più colmo, e il posto [...]
[...] migliore accanto al fuoco. Con lei si sfogava a cuore aperto, chè erano poverelli tutti e due, e faceva bene all’anima confidare i guai a una persona [...]
[...] che si vuol bene. Se appena appena fosse arrivato a possedere 20 onze, egli metteva su una piccola bettola e prendeva moglie. Lui in cucina, e lei [...]
[...] erano come una presa di tabacco. E Brasi non sarebbe stato schizzinoso, no! Una mano lava l’altra a questo mondo. E non era sua colpa se cercava [...]
[...] di guadagnarsi il pane come poteva. Povertà non è peccato. Ma Lucia si faceva rossa, o pallida, o le si gonfiavano gli occhi di pianto, e si [...]
[...] cintura. Brasi la consolava con buone parole. Le metteva un braccio al collo, le palpava la stoffa fine del vestito, e gliela lodava. Quegli orecchini [...]
[...] d’oro parevano fatti per lei. Uno che è ben vestito e ha denari in tasca non ha motivo di vergognarsi e di tenere gli occhi bassi; massime poi [...]
[...] quando gli occhi son belli come quelli di comare Lucia. La poveretta si faceva animo a fissarglieli in viso, ancora sbigottita, e balbettava [...]
[...] per sposarvi? Se aveste 20 onze di dote vi sposerei ad occhi chiusi. Don Venerando adesso aveva preso a ben volere anche lui, e gli regalava i [...]
[...] vestiti smessi e gli stivali rotti. Allorchè scendeva in cantina gli dava un bel gotto di vino, dicendogli: – Tè! bevi alla mia salute. E il pancione [...]
[...] gli ballava dal tanto ridere, al vedere le smorfie che faceva Brasi, e al sentirlo barbugliare alla Lucia, pallido come un morto: – Il padrone è [...]
[...] un galantuomo, comare Lucia! lasciate ciarlare i vicini, tutta gente invidiosa, che muore di fame, e vorrebbero essere al vostro posto. 130 Santo [...]
[...] , il fratello, udì la cosa in piazza qualche mese dopo. E corse dalla moglie trafelato. Poveri erano sempre stati, ma onorati. La Rossa allibì [...]
[...] anch’essa, e corse dalla cognata tutta sottosopra, che non poteva spiccicar parola. Ma quando tornò a casa da suo marito, era tutt’altra, serena e colle [...]
[...] rose in volto. – Se tu vedessi! Un cassone alto così di roba bianca! anelli, pendenti e collane d’oro fine. Poi vi son anche 20 onze di danaro per [...]
[...] avesse aspettato che chiudeva gli occhi nostra madre!... Questo poi accadde l’anno della neve, che crollarono buon numero di tetti, e nel territorio [...]
[...] ci fu una gran mortalità di bestiame, Dio liberi! Alla Lamia e per la montagna di Santa Margherita, come vedevano scendere quella sera smorta [...]
[...] , carica di nuvoloni di malaugurio, che i buoi si voltavano indietro sospettosi, e muggivano, la gente si affacciava dinanzi ai casolari, a guardar [...]
[...] , e sul poggio del Castello c’era un gran brulichìo di comari, nere sull’orizzonte pallido, a vedere in cielo la coda del drago, una striscia color [...]
[...] di pece, che puzzava di zolfo, dicevano, e voleva essere una brutta notte. Le 131 donne gli facevano gli scongiuri colle dita, al drago, gli [...]
[...] mostravano l’abitino della Madonna sul petto nudo, e gli sputavano in faccia, tirando giù la croce sull’ombelico, e pregavano Dio e le anime del [...]
[...] purgatorio, e Santa Lucia, che era la sua vigilia, di proteggere i campi, e le bestie, e i loro uomini anch’essi, chi ce li avea fuori del paese [...]
[...] . Carmenio al principio dell’inverno era andato colla mandra a Santa Margherita. La mamma quella sera non istava bene, e si affannava pel lettuccio, cogli [...]
[...] occhi spalancati, e non voleva star più quieta come prima, e voleva questo, e voleva quell’altro, e voleva alzarsi, e voleva che la voltassero [...]
[...] dall’altra parte. Carmenio un po’ era corso di qua e di là, a darle retta, e cercare di fare qualche cosa. Poi si era piantato dinanzi al letto [...]
[...] arrampicavano sul tetto. Di faccia, la costa, ritta in piedi, cominciava a scomparire nel buio che saliva dal vallone, brulla e nera di sassi, fra i quali si [...]
[...] per l’inferma, che non si moveva più nel suo lettuccio, colla faccia in aria e la fuliggine al naso. – Cattivo segno! – aveva detto curatolo Decu [...]
[...] monti, e straforava le macchie dei fichidindia. Lontan lontano, alla Lamia e verso la pianura, si udiva l’uggiolare dei cani auuuh!... auuuh [...]
[...] !... auuuh!... che arrivava appena sin là, e metteva freddo nelle ossa. Le pecore allora si spingevano a scorazzare in frotta pel chiuso, prese da un [...]
[...] terrore pazzo, quasi sentissero il lupo nelle vicinanze, e a quello squillare brusco di campanacci sembrava che le tenebre si accendessero di tanti [...]
[...] occhi infuocati, tutto in giro. Poi le pecore si arrestavano immobili, strette fra di loro, col muso a terra, e il cane finiva d’abbaiare in un [...]
[...] uggiolato lungo e lamentevole, seduto sulla coda. – Se sapevo! – pensava Carmenio – era meglio dire a curatolo Decu di non lasciarmi solo. Di fuori [...]
[...] bocca di un forno; null’altro. E la costa dirimpetto, e la valle profonda, 133 e la pianura della Lamia, tutto si sprofondava in quel nero senza [...]
[...] fondo, che pareva si vedesse soltanto il rumore del torrente, laggiù, a montare verso il casolare, gonfio e minaccioso. Se sapeva, anche questa [...]
[...] ! prima che annottasse correva al paese a chiamare il fratello; e certo a quell’ora sarebbe qui con lui, ed anche Lucia e la cognata. Allora la mamma [...]
[...] cominciò a parlare, ma non si capiva quello che dicesse, e brancolava pel letto colle mani scarne. – Mamma! mamma! cosa volete? – domandava Carmenio [...]
[...] candela sotto il naso, e scoppiò a piangere dalla paura. – O mamma! mamma mia! – piagnucolava Carmenio – O che sono solo e non posso darvi aiuto [...]
[...] ! ’nton! e pareva quagliasse nella neve. – Oh, Madonna santissima! – singhiozzava Carmenio – Che sarà mai 134 quella campana? O della mandra dei [...]
[...] ... rincorrile le pecoreee!... rincorrileeee!... – No! no! non son le pecore... non sono! In quella passò una civetta, e si mise a stridere sul [...]
[...] non fiatava, colla faccia scura. Accese il fuoco, fra i due sassi del focolare, e si mise a vedere come ardevano le frasche, che facevano una [...]
[...] fiammata, e poi soffiavano come se ci dicessero su delle parole. Quando erano nelle mandre di Resecone, quello di Francofonte, a veglia, aveva narrato [...]
[...] certe storie di streghe che montano a cavallo delle scope, e fanno degli scongiuri sulla fiamma del focolare. Carmenio si rammentava tuttora la [...]
[...] l’animo di andarsene a dormire nel suo cantuccio, quella sera. Giusto ci aveva l’abitino della Madonna sotto la camicia, e la fettuccia di santa [...]
[...] – 135 Juh! juh! – quando si lasciano entrare le pecore nelle stoppie gialle come l’oro, dappertutto, e i grilli scoppiettano nell’ora di mezzogiorno [...]
[...] , e le lodole calano trillando a rannicchiarsi dietro le zolle col tramonto, e si sveglia l’odore della nepitella e del ramerino. – Juh! juh [...]
[...] ! Bambino Gesù! – A Natale, quando era andato al paese, suonavano così per la novena, davanti all’altarino illuminato e colle frasche d’arancio, e in ogni [...]
[...] mezzanotte, in folla coi vicini, urtandosi e ridendo per le strade buie. Ah! perchè adesso ci aveva quella spina in cuore? e la mamma che non diceva più [...]
[...] guardavano dentro, nel focolare, gelati e neri. Sul suo stramazzo, in un angolo, era buttato un giubbone, lungo disteso, che pareva le maniche si [...]
[...] gonfiassero; e il diavolo del San Michele Arcangelo, nella immagine appiccicata a capo del lettuccio, digrignava i denti bianchi, colle mani nei [...]
[...] capelli, fra i zig-zag rossi dell’inferno. L’indomani, pallidi come tanti morti, arrivarono Santo, la Rossa coi bambini dietro, e Lucia che in [...]
[...] quell’angustia non pensava a nascondere il suo stato. Attorno al lettuccio della morta si strappavano i capelli, e si davano dei pugni in testa, senza [...]
[...] – Almeno avesse lasciato chiudere gli occhi a quella vecchierella, almeno!... E Lucia dal canto suo: – L’avessi saputo, l’avessi! Non le facevo mancare [...]
[...] il medico e lo speziale, ora che ho 20 onze. – Ella è in Paradiso e prega Dio per noi peccatori; conchiuse la Rossa. Sa che la dote ce l’avete, ed [...]
[...] , e il sollione della messe, se li pigliano come tutti gli altri poveri diavoli, giacchè son fatti di carne e d’ossa come il prossimo, per andare a [...]
[...] sorvegliare che il prossimo non rubi loro il tempo e il denaro della giornata. Ma se avete a far con essi, vi uncinano nome e cognome, e chi vi [...]
[...] ha fatto, col beccuccio di quella penna, e non ve ne districate più dai loro libracci, inchiodati nel debito. – Tu devi ancora due tumoli di grano [...]
[...] ho dato il sangue mio alla vostra terra! – Per questo ti pago, birbante! Ti pago a sangue d’uomo! Io mi dissanguo 139 in spese di cultura, e poi se [...]
[...] viene la malannata, mi piantate la mezzeria, e ve ne andate colla falce sotto l’ascella! E dicono pure: «Val più un pezzente di un potente»; chè [...]
[...] non si può cavargli la pelle pel suo debito. Per ciò chi non ha nulla deve pagar la terra più cara degli altri, – il padrone ci arrischia di più – e [...]
[...] se la raccolta viene magra, il mezzadro è certo di non prender nulla, e andarsene via con la falce sotto l’ascella. Ma l’andarsene in tal modo è [...]
[...] anche una brutta cosa, dopo un anno di fatiche, e colla prospettiva dell’inverno lungo senza pane. È che la malannata caccia ad ognuno il diavolo [...]
[...] cogli zoccoli nella pancia della bella mula baia, e gridando da lontano: «Viva Gesù e Maria!» Don Piddu era seduto su di un cestone sfondato, guardando [...]
[...] mula della questua – rispose fra Giuseppe. – Sia lodata la carità del prossimo. Vengo per la cerca. 140 – Beato voi che senza seminare raccogliete, e [...]
[...] al tocco di campana scendete in refettorio, e vi mangiate la carità del prossimo! Io ho cinque figli, e devo pensare al pane per tutti loro [...]
[...] . Guardate che bella raccolta! L’anno scorso mi avete acchiappato mezza salma di grano perchè S. Francesco mi mandasse la buonannata, e in compenso da [...]
[...] vi faccio dare un rinfresco! E glielo fece dare per forza da quattro contadini arrabbiati come lui, che gli arrovesciarono il saio sul capo, e gli [...]
[...] Cristo, voglio farla al diavolo un’altra volta! E d’allora non volle più cappuccini per l’aia, e si contentò che per la questua venissero piuttosto [...]
[...] mutande e senza camicia! Era un pezzo di fratacchione con tanto di barba, e la collottola nera e larga come un bue di Modica, perciò nei vicoli e in [...]
[...] tutti i cortili era l’oracolo delle comari e dei contadini. – Con don Piddu non dovete averci che fare. Guardate che è scomunicato da Dio, e la sua [...]
[...] terra ha la maledizione addosso! Quando venivano i missionari, negli ultimi giorni di carnevale, per gli esercizi spirituali della quaresima, e se [...]
[...] c’era un peccatore o una mala femmina, od anche gente allegra, andavano a predicargli dietro l’uscio, in processione e colla disciplina al collo [...]
[...] moglie inferma, le figliuole da maritare, tutte già belle e pronte. Donna Saridda, la maggiore, aveva quasi trent’anni, e si chiamava ancora donna [...]
[...] tentazioni davanti il portone del sindaco, per tutti quei peccati che si facevano là dentro, e dal sindaco dovettero chiudere le finestre, se no la [...]
[...] gente dalla strada rompeva a sassate tutti i vetri. Donna Saridda se ne tornò a casa tutta contenta, come se ci avesse in tasca il terno al lotto; e [...]
[...] di maniche! La gente si affollava dinanzi al portone di don Piddu, a vedergli portar via gli armadi e i cassettoni, che lasciavano il segno bianco [...]
[...] nel muro dove erano stati tanto tempo, e le figliuole, pallide come cera, avevano un gran da fare per nascondere alla mamma, in fondo a un letto [...]
[...] : 143 – Pagheremo domani – pagheremo doman l’altro. – E tornavano a casa rasente al muro, lei colla faccia nascosta dentro il manto – ed era sangue di [...]
[...] , mettevano da parte il don, e lo trattavano a tu per tu. Almeno un povero diavolo, sinchè ha le braccia e la salute, trova da buscarsi il pane. – Quello [...]
[...] minestra, la biancheria e scopar le stanze. I galantuomini hanno bisogno di tante altre cose, e sono avvezzi in altro modo. I ragazzi di don [...]
[...] straccio di scialle di sua moglie che chiamava pled, e la sua brava giornata di zappare se la faceva anche lui, quando nella viottola non passava [...]
[...] mani in tasca e il naso dentro il bavero del cappotto; o giuocavano a tressette colla mazza fra le gambe e il cappello in testa. Al tocco di [...]
[...] mezzogiorno sgattaiolavano in furia chi di qua e chi di là, ed egli se ne andava a casa, come se ci avesse sempre pronto il desinare anche lui. – Che [...]
[...] salma di farro per la semina, o qualche tumolo di fave per la minestra, dallo zio Masi, o da massaro Pinu, si facevano rossi, e balbettavano come [...]
[...] fossero già grandi. Quando venne il fuoco da Mongibello, e distrusse vigne e oliveti, chi aveva braccia da lavorare almeno non moriva di fame. Ma i [...]
[...] galantuomini che possedevano le loro terre da quelle parti, sarebbe stato meglio che la lava li avesse seppellito coi poderi, loro, i figliuoli e [...]
[...] stava a guardare si affacendava a levar tegole, imposte, mobili, a sgombrar le camere, e salvar quello che si poteva, perdendo la testa nella [...]
[...] fretta e nella disperazione, come un formicaio in scompiglio. A don Marco gli portarono la notizia mentre era a tavola colla famiglia, dinanzi al piatto [...]
[...] dei maccheroni. – Signor don Marco, la lava ha deviato dalla vostra parte, e più tardi avrete il fuoco nella vostra vigna. – Allo sventurato gli [...]
[...] salvare, e sua moglie andava a piantare al limite della vigna le cannuccie colle immagini dei santi che dovevano proteggerla, biascicando avemarie [...]
[...] vedeva la montagna nera che si accatastava attorno alla vigna, fumando, franando qua e là, con un acciottolìo come se si fracassasse un monte di [...]
[...] s’agitavano e stormivano nell’aria queta; poi fumavano e scricchiolavano; ad un tratto avvampavano e facevano una fiammata sola. Sembravano delle torcie [...]
[...] sostituendo più in qua le cannuccie colle immagini benedette, man mano che s’accendevano come fiammiferi; e piangeva, spaventata, davanti a quella [...]
[...] rovina, pensando che il padrone non aveva più bisogno di custode, e li avrebbe licenziati. E il cane di guardia uggiolava anch’esso dinanzi alla vigna [...]
[...] tremasse di paura, mentre lo spogliavano prima di abbandonarlo. – Che cosa state facendo? chiese don Marco al custode che voleva salvare le botti e [...]
[...] gli attrezzi del palmento. – Lasciate stare. Ormai non ho più nulla, e non ho che metterci nelle botti. Baciò il rastrello della vigna un’ultima [...]
[...] volta prima di abbandonarla e se ne tornò indietro, tirandosi per la cavezza l’asinello. Al nome di Dio! Anche i galantuomini hanno i loro guai, e [...]
[...] son fatti di carne e di ossa come il prossimo. Prova donna Marina, l’altra figlia di don Piddu che s’era buttata al ragazzo della stalla, dacchè [...]
[...] aveva persa la speranza di maritarsi, e stavano in campagna pel bisogno, fra i guai; i genitori la tenevano priva di uno straccio di veste nuova [...]
[...] , senza un cane che gli abbaiasse 147 dietro. Nel meriggio di una calda giornata di luglio, mentre i mosconi ronzavano nell’aia deserta, e i genitori [...]
[...] cercavano di dormire col naso contro il muro, andò a trovare dietro il pagliaio il ragazzo, il quale si faceva rosso e balbettava ogni volta che [...]
[...] ella gli ficcava gli occhi addosso, e l’afferrò pei capelli onde farsi dare un bacio. Don Piddu sarebbe morto di vergogna. Dopo il pignoramento, dopo [...]
[...] contadini a confessarsi e sentir le prediche; anzi, facevano loro le spese del mantenimento, nella speranza che i garzoni si convertissero, se [...]
[...] avevano rubato, e restituissero il mal tolto. Quegli otto giorni degli esercizi spirituali, galantuomini e villani tornavano fratelli come al tempo di [...]
[...] Adamo ed Eva; e i padroni per umiltà servivano a tavola i garzoni colle loro mani, chè a costoro quella grazia di 148 Dio andava giù di traverso [...]
[...] per la soggezione; e nel refettorio, al rumore di tutte quelle mascelle in moto, sembrava che ci fosse una stalla di bestiame, mentre i missionari [...]
[...] predicavano l’inferno e il purgatorio. Quell’anno don Piddu non avrebbe voluto andarci, perchè non aveva di che pagare la sua parte, e poi non [...]
[...] potevano rubargli più nulla i suoi garzoni. Ma lo fece chiamare il giudice, e lo mandò a farsi santo per forza, onde non desse il cattivo esempio [...]
[...] campagna a guastar la festa. La porta del convento era chiusa per tutti, ma i giovanotti che avevano da spendere, appena era notte, sgusciavano fuori e [...]
[...] notte sgattaiolò fuori di nascosto, come se avesse avuto vent’anni, o l’innamorata che l’aspettasse, e non si sa quel che andò a sorprendere a casa [...]
[...] sua. Certo quando rincasò prima dell’alba era pallido come un morto, e sembrava invecchiato di cent’anni. Questa volta il contrabbando era stato [...]
[...] sorpreso, e come i donnaiuoli tornavano in convento, trovavano il padre missionario inginocchiato dietro l’uscio, a pregare pei peccati che gli [...]
[...] stalla, che scappava dalla finestra; e Marina pallida come una morta che pure osava guardarlo in faccia, e si afferrava colle braccia disperate allo [...]
[...] stipite dell’uscio per difendere l’amante. Allora gli passarono dinanzi agli occhi le altre figliuole, e la moglie inferma, e i giudici e i [...]
[...] son poveri, e non sanno di lettera, e non sanno sfogarsi altrimenti che coll’andare in galera! 150 LIBERTÀ Sciorinarono dal campanile un [...]
[...] fazzoletto a tre colori, suonarono le campane a stormo, e cominciarono a gridare in piazza: «Viva la libertà!». Come il mare in tempesta. La folla [...]
[...] spumeggiava e ondeggiava davanti al casino dei galantuomini, davanti al Municipio, sugli scalini della chiesa: un mare di berrette bianche; le scuri e [...]
[...] chi non aveva niente! – A te, guardaboschi! che hai venduto la tua carne e la carne del prossimo per due tarì al giorno! E il sangue che fumava [...]
[...] ? perchè mi ammazzate? – Anche tu! al diavolo! – Un monello sciancato raccattò il cappello bisunto e ci sputò dentro. – Abbasso i cappelli! Viva la [...]
[...] , l’inverno della fame, e riempiva la Ruota e le strade di monelli affamati. Se quella carne di cane fosse valsa a qualche cosa, ora avrebbero potuto [...]
[...] satollarsi, mentre la sbrandellavano sugli usci delle case e sui ciottoli della strada a colpi di scure. Anche il lupo allorchè capita affamato in [...]
[...] una mandra, non pensa a riempirsi il ventre, e sgozza dalla rabbia. – Il figliuolo della Signora, che era accorso per vedere cosa fosse – lo [...]
[...] speziale, nel mentre chiudeva in fretta e in furia – don Paolo, il quale tornava dalla vigna a cavallo del somarello, colle bisacce magre in groppa [...]
[...] Paolo! – Il primo lo colse nella spalla con un colpo di scure. Un altro gli fu addosso colla falce, e lo sventrò mentre si attaccava col braccio [...]
[...] , dal terrore, cogli occhi e la bocca spalancati senza poter gridare. Lo rovesciarono; si rizzò anch’esso su di un ginocchio come suo padre; il [...]
[...] torrente gli passò di sopra; uno gli aveva messo lo scarpone sulla guancia e glie l’aveva sfracellata; nonostante il ragazzo chiedeva ancora grazia [...]
[...] colpo di scure colle due mani, quasi avesse dovuto abbattere un rovere di cinquant’anni – e tremava come una foglia. – Un altro gridò: – Bah! egli [...]
[...] alcove, lacerando la seta e la tela fine. Quanti orecchini su delle facce insanguinate! e quanti anelli d’oro nelle mani che cercavano di parare i [...]
[...] colpi di scure! La baronessa aveva fatto barricare il portone: travi, carri di campagna, botti piene, dietro; e i campieri che sparavano dalle [...]
[...] tenesse armi da fuoco. – Viva la libertà! – E sfondarono il portone. Poi nella corte, sulle gradinate, scavalcando i feriti. Lasciarono stare i [...]
[...] campieri. – I campieri dopo! – Prima volevano le carni della baronessa, le carni fatte di pernici e di vin buono. Ella correva di stanza in stanza col [...]
[...] lattante al seno, scarmigliata – e le stanze erano molte. Si udiva la folla urlare per quegli andirivieni, avvicinandosi come la piena di un fiume [...]
[...] . L’altro fratello non vide niente; non vedeva altro che nero e rosso. Lo calpestavano, gli macinavano le ossa a colpi di tacchi ferrati; egli aveva [...]
[...] addentato una mano che lo stringeva alla gola e non la lasciava più. Le scuri non potevano colpire nel mucchio e luccicavano in aria. E in quel [...]
[...] compagno. Prima di notte tutti gli usci erano chiusi, paurosi, 155 e in ogni casa vegliava il lume. Per le straducciole non si udivano altro che [...]
[...] i cani, frugando per i canti, con un rosicchiare secco di ossa, nel chiaro di luna che lavava ogni cosa, e mostrava spalancati i portoni e le [...]
[...] cani! – Il casino dei galantuomini era sbarrato, e non si sapeva dove andare a prendere gli ordini dei padroni per la settimana. Dal campanile [...]
[...] penzolava sempre il fazzoletto tricolore, floscio, nella caldura gialla di luglio. E come l’ombra s’impiccioliva lentamente sul sagrato, la folla si [...]
[...] pianura, i boschi cupi sui fianchi dell’Etna. Ora dovevano spartirsi quei boschi e quei campi. Ciascuno fra di sè calcolava colle dita quello che [...]
[...] gli sarebbe toccato di sua parte, e guardava in cagnesco il vicino. – Libertà voleva dire che doveva 156 essercene per tutti! – Quel Nino Bestia [...]
[...] , e quel Ramurazzo, avrebbero preteso di continuare le prepotenze dei cappelli! – Se non c’era più il perito per misurare la terra, e il notaio per [...]
[...] metterla sulla carta, ognuno avrebbe fatto a riffa e a raffa! – E se tu ti mangi la tua parte all’osteria, dopo bisogna tornare a spartire da capo [...]
[...] ? – Ladro tu e ladro io. – Ora che c’era la libertà, chi voleva mangiare per due avrebbe avuto la sua festa come quella dei galantuomini! – Il [...]
[...] delle pietre per schiacciarli tutti. Ma nessuno si mosse. Le donne strillavano e si strappavano i capelli. Ormai gli uomini, neri e colle barbe [...]
[...] lunghe, stavano sul monte, colle mani fra le cosce, a vedere arrivare quei giovanetti stanchi, curvi sotto il fucile arrugginito, e quel generale [...]
[...] piccino sopra il suo gran cavallo nero, innanzi a tutti, solo. Il generale fece portare della paglia nella chiesa, e mise a dormire i suoi ragazzi [...]
[...] turco. Questo era l’uomo. E subito ordinò che glie ne fucilassero cinque o sei, Pippo, il nano, Pizzanello, i primi che capitarono. Il taglialegna [...]
[...] , mentre lo facevano inginocchiare addosso al muro del cimitero, piangeva come un ragazzo, per certe parole che gli aveva dette sua madre, e pel [...]
[...] fianco sulla scranna, e dicendo ahi! ogni volta che mutavano lato. Un processo lungo che non finiva più. I colpevoli li condussero in città, a piedi [...]
[...] la strada 158 faceva gomito, e si potevano vedere in faccia i prigionieri. Alla città li chiusero nel gran carcere alto e vasto come un convento [...]
[...] , tutto bucherellato da finestre colle inferriate; e se le donne volevano vedere i loro uomini, soltanto il lunedì, in presenza dei guardiani [...]
[...] , dietro il cancello di ferro. E i poveretti divenivano sempre più gialli in quell’ombra perenne, senza scorgere mai il sole. Ogni lunedì erano più [...]
[...] pane bianco si mangiava in un boccone e non riempiva lo stomaco; se si accoccolavano a passare una notte sull’uscio di una chiesa, le guardie le [...]
[...] arrestavano. A poco a poco rimpatriarono, prima le mogli, poi le mamme. Un bel pezzo di giovinetta si perdette nella città e non se ne seppe più [...]
[...] , e la povera gente non poteva vivere senza i galantuomini. Fecero la pace. L’orfano dello speziale rubò la moglie a Neli Pirru, e gli parve una [...]
[...] 159 bella cosa, per vendicarsi di lui che gli aveva ammazzato il padre. Alla donna che aveva di tanto in tanto certe ubbie, e temeva che suo marito [...]
[...] tranquillamente dei loro affari coi galantuomini, dinanzi al casino di conversazione, col berretto in mano, e si persuadevano che all’aria ci vanno i [...]
[...] cenci. Il processo durò tre anni, nientemeno! tre anni di prigione e senza vedere il sole. Sicchè quegli accusati parevano tanti morti della [...]
[...] , come a una festa, per vedere i compaesani, dopo tanto tempo, stipati nella capponaia – chè capponi davvero si diventava là dentro! e Neli Pirru [...]
[...] vi chiamate? – E ciascuno si sentiva dire 160 la sua, nome e cognome e quel che aveva fatto. Gli avvocati armeggiavano fra le chiacchiere, coi [...]
[...] larghi maniconi pendenti, e si scalmanavano, facevano la schiuma alla bocca, asciugandosela subito col fazzoletto bianco, tirandoci su una presa di [...]
[...] non essere stati dei galantuomini di quel paesetto lassù, quando avevano fatto la libertà. E quei poveretti cercavano di leggere nelle loro facce. Poi [...]
[...] se ne andarono a confabulare fra di loro, e gli imputati aspettavano pallidi, e cogli occhi fissi su quell’uscio chiuso. Come rientrarono, il [...]
[...] loro capo, quello che parlava colla mano sulla pancia, era quasi pallido al pari degli accusati, e disse: – Sul mio onore e sulla mia coscienza [...]
[...] di terra! Se avevano detto che c’era la libertà!... 161 DI LÀ DEL MARE Ella ascoltava, avviluppata nella pelliccia, e colle spalle appoggiate [...]
[...] alla cabina, fissando i grandi occhi pensosi nelle ombre vaganti del mare. Le stelle scintillavano sul loro capo, e attorno a loro non si udiva [...]
[...] altro che il sordo rumore della macchina, e il muggito delle onde che si perdevano verso orizzonti sconfinati. A poppa, dietro le loro spalle, una [...]
[...] spalle. Aveva preso il braccio di lui mollemente, coll’abbandono dell’isolamento in cui erano, e s’era appoggiata al parapetto, guardando la striscia [...]
[...] fosforescente che segnava il battello, e in cui l’elica 163 spalancava abissi inesplorati, quasi cercasse di indovinare il mistero di altre [...]
[...] esistenze ignorate. Dal lato opposto, verso le terre su cui Orione inchinavasi, altre esistenze sconosciute e quasi misteriose palpitavano e sentivano [...]
[...] , chissà? povere gioie e poveri dolori, simili a quelli da lui narrati. – La donna ci pensava vagamente colle labbra strette, gli occhi fissi nel buio [...]
[...] la figura membruta dell’uomo che era al timone, immobile, cogli occhi fissi sul quadrante, e la mente chissà dove. A prua si udiva sempre la mesta [...]
[...] cantilena siciliana, che narrava a modo suo di gioie, di dolori, o di speranze umili, in mezzo al muggito uniforme del mare, e al va e vieni [...]
[...] regolare e impassibile dello stantuffo. Sembrava che la donna non sapesse risolversi a lasciare la mano di lui. Infine alzò gli occhi e gli sorrise [...]
[...] capelli neri. Diggià la Sicilia sorgeva come una nuvola in fondo all’orizzonte. Poi l’Etna si accese tutt’a un tratto d’oro e di rubini, e la costa [...]
[...] bianchiccia si squarciò qua e là in seni e promontorii oscuri. A bordo cominciava l’affaccendarsi del primo servizio mattutino. I passeggieri [...]
[...] salivano ad uno ad uno sul ponte, pallidi, stralunati, imbacuccati diversamente, masticando un sigaro e barcollando. La grù cominciava a stridere, e la [...]
[...] canzone della notte taceva come sbigottita e disorientata in tutto quel movimento. Sul mare turchino e lucente, delle grandi vele spiegate [...]
[...] vapore superbo. In fondo, delle altre barchette più piccole ancora, come punti neri, e le coste che si coronavano di spuma; a sinistra la Calabria [...]
[...] , a destra la Punta del Faro sabbiosa, Cariddi che allungava le braccia bianche verso Scilla rocciosa e altera. All’improvviso, nella lunga linea [...]
[...] della costa che sembrava unita, si aperse lo stretto come un fiume turchino, e al di là il mare che si allargava nuovamente, 165 sterminato. La donna [...]
[...] fece un’esclamazione di meraviglia. Poi voleva che egli le indicasse le montagne di Licodia e la Piana di Catania, o il Biviere di Lentini dalle [...]
[...] sponde piatte. Egli le accennava da lontano, dietro le montagne azzurre, le linee larghe e melanconiche della pianura biancastra, le chine molli e [...]
[...] grigie d’ulivi, le rupi aspre di fichidindia, le alpestri viottole erbose e profumate. Pareva che quei luoghi si animassero dei personaggi della [...]
[...] ; laggiù gli umili drammi del Mistero, e la giustizia ironica di Don Licciu Papa. Ella ascoltando dimenticava persino il dramma palpitante in cui loro [...]
[...] due si agitavano, mentre Messina si avanzava verso di loro col vasto semicerchio della sua Palazzata. Tutt’a un tratto si riscosse e mormorò [...]
[...] il giovane. La donna non rispose e chinò il capo. Poi gli strinse forte la mano sotto la pelliccia e si scostò di un passo. – Non addio [...]
[...] . Arrivederci! – Quando? – Non lo so. Ma non addio. Ed egli la vide porgere le labbra all’uomo che era venuto ad incontrarla 166 nella barchetta. E nella [...]
[...] mente gli passavano delle larve sinistre, i fantasmi dei personaggi delle sue leggende, col cipiglio bieco e il coltellaccio in mano. Il velo [...]
[...] azzurro di lei scompariva verso la riva, in mezzo alla folla delle barche e alle catene delle áncore. Passarono i mesi. Finalmente ella gli scrisse che [...]
[...] i campi. Aspettatemi. Non vi fate scorgere, o sono perduta». Era d’autunno ancora, ma pioveva e tirava vento come d’inverno. Egli nascosto dietro [...]
[...] stormivano sul tetto, e in fondo, dietro i viali sgocciolanti, si apriva il sentieruolo fiorito di margherite gialle e bianche. Di là sarebbe [...]
[...] comparso il suo ombrellino bianco, di là, o al disopra del muricciuolo a destra. Una vespa ronzava nel raggio dorato che penetrava dalle commessure, e [...]
[...] . Quante ore passarono in quella povera stanzuccia affumicata? Quante cose si dissero? Il tarlo impassibile e monotono continuava a rodere i vecchi [...]
[...] delle foglie che si agitavano, e alternavano ombre e luce verde come in fondo a un lago. Così la vita. – Ad un tratto ella siccome stralunata [...]
[...] gioia sterminata e trepida! Andavano stretti l’un contro l’altro, taciti, come sbigottiti, per la campagna silenziosa, nell’ora mesta della sera [...]
[...] . Degli insetti ronzavano sul ciglione del sentiero. Dalla terra screpolata si levava una nebbia grave e mesta. Non una voce umana, non un abbaiare [...]
[...] di cani. Lontano ammiccava nelle tenebre un lume solitario. Finalmente arrivò 168 il treno sbuffante e impennacchiato. Partirono insieme; andarono [...]
[...] vette dei monti, quando i vetri si accendevano a un tratto e scoprivano casupole lontane. L’ombra saliva lungo le viottole della valle che assumevano [...]
[...] sua ora, e il suo raggio di sole. Degli insetti minuscoli vi ronzavano intorno, nella luce tepida. Al tornare dell’inverno il cespuglio sarebbe [...]
[...] scomparso e il sole e la notte si sarebbero alternate ancora sui sassi nudi e tristi, umidi di pioggia. Così erano scomparsi il casolare del gesso [...]
[...] , e l’osteria di «Ammazzamogli» in cima al monticello deserto. Soltanto le rovine sbocconcellate si disegnavano nere nella porpora del tramonto. Il [...]
[...] tramonto scendeva più fosco, le vigne verdi, i pascoli sconfinati che svanivano nella gloria dell’occidente, sul cocuzzolo dei monti; e dell’altra [...]
[...] , di compare Carmine, o di altri. Le larve erano passate. Solo rimaneva solenne e immutabile il paesaggio, colle larghe linee orientali, dai toni [...]
[...] caldi e robusti. Sfinge misteriosa, che rappresentava i fantasmi passeggieri, con un 169 carattere di necessità fatale. Nel paesello i figli delle [...]
[...] vittime avevano fatto pace cogli strumenti ciechi e sanguinarii della libertà; curatolo Arcangelo strascinava la tarda vecchiaia a spese del [...]
[...] signorino; una figlia di compare Santo era andata sposa nella casa di mastro Cola. All’osteria del Biviere un cane spelato e mezzo cieco, che i diversi [...]
[...] faceva smorto anch’esso a poco a poco, e l’assiolo si metteva a cantare nel bosco lontano. 170 Addio, tramonti del paese lontano! Addio abeti [...]
[...] solitari alla cui ombra ella aveva tante volte ascoltato le storie che egli le narrava, che stormivate al loro passaggio, e avete visto passare tanta [...]
[...] gente, e sorgere e tramontare il sole tante volte laggiù! Addio! Anch’essa è lontana. Un giorno venne dalla città una cattiva notizia. Era bastata [...]
[...] una parola, di un uomo lontano, di cui ella non poteva parlare senza impallidire e piegare il capo. Innamorati, giovani, ricchi tutti e due, tutti e [...]
[...] accaduto a Pino il Tomu, nè il coltellaccio del geloso che li divideva. Era qualcosa di più sottile e di più forte che li separava. Era la vita [...]
[...] in cui vivevano e di cui erano fatti. Gli amanti ammutolivano e chinavano il capo dinanzi alla volontà del marito. Ora ella sembrava che temesse e [...]
[...] reclinato il capo sulla spalla di lui, e gli aveva detto sorridendo: – L’uggia per le camelie! – Delle camelie ce n’erano tante e superbe, nella [...]
[...] come di sangue, e glie la aveva messa nei capelli. Addio, tramonti lontani del paese lontano! Anche lui, allorchè levava il capo stanco a fissare [...]
[...] nell’aureola della lampada solitaria le larve del passato, quante immagini e quanti ricordi! di qua e di là pel mondo, nella solitudine dei campi [...]
[...] , e nel turbinìo delle grandi città! Quante cose erano trascorse! e quanto avevano vissuto quei due cuori lontano l’uno dall’altro! Infine si [...]
[...] rivedevano nella vertigine del carnevale. Egli era andato alla festa per veder lei, coll’anima stanca e il cuore serrato d’angoscia. Ella era là difatti [...]
[...] , splendente, circondata e lusingata in cento modi. Pure aveva il viso stanco anch’essa, e il sorriso triste e distratto. I loro occhi [...]
[...] s’incontrarono e scintillarono. Nulla più. Sul tardi si trovarono accanto come per caso, nell’ombra dei grandi palmizii immobili. – Domani! gli disse. – Domani [...]
[...] , alla tal’ora e nel tal luogo. Avvenga che può! voglio vedervi! – Il seno bianco e delicato le tempestava dentro il merletto trasparente, e il [...]
[...] ventaglio le tremava fra le mani. Poi chinò il capo, cogli occhi fissi ed astratti; lievi e fugaci rossori le 172 passavano sulla nuca del color [...]
[...] della magnolia. Come batteva forte il cuore a lui! come era squisita e trepidante la gioia di quel momento! Ma allorchè si rividero l’indomani non [...]
[...] era più la stessa cosa. Chissà perchè?... Essi avevano assaporato il frutto velenoso della scienza mondana; il piacere raffinato dello sguardo e [...]
[...] della parola scambiati di nascosto in mezzo a duecento persone, di una promessa che val più della realtà, perchè è mormorata dietro il ventaglio e in [...]
[...] mezzo al profumo dei fiori, allo scintillìo delle gemme e all’eccitamento della musica. Allorchè si buttarono nelle braccia l’uno dell’altro [...]
[...] , senza guardarsi, quasi senza parole, si erano detto che il cuore turbinava loro in petto ad entrambi nel trovarsi accanto. Quando si lasciarono, e [...]
[...] si strinsero la mano, sulla soglia, erano tristi tutti e due, e non tristi soltanto perchè dovevano dirsi addio – quasi mancasse loro qualche cosa [...]
[...] . Pure si tenevano sempre per mano, ad entrambi veniva per istinto la domanda. – Ti rammenti? – E non osavano. Ella aveva detto che partiva [...]
[...] l’indomani col primo treno, ed egli la lasciava partire. L’aveva vista allontanarsi pel viale deserto, e rimaneva là, colla fronte contro le stecche di [...]
[...] sempre, e una data. La vita li ripigliava entrambi, l’una di qua e l’altro di là, inesorabilmente. La sera dopo anch’esso era alla stazione, triste e [...]
[...] solo. Della gente si abbracciava e si diceva addio; degli sposi partivano sorridenti; una mamma, povera vecchierella del contado, si strascinava [...]
[...] scritto a gran lettere di carbone i loro nomi oscuri. Egli pensava che anch’essa era passata di là il mattino, e aveva visto quei nomi. Lontano [...]
[...] lontano, molto tempo dopo, nella immensa città nebbiosa e triste, egli si ricordava ancora qualche volta di quei due nomi umili e sconosciuti, in [...]
[...] mezzo al via vai affollato e frettoloso, al frastuono incessante, alla febbre dell’immensa attività generale, affannosa e inesorabile, ai cocchi 174 [...]
[...] stamberghe che schieravano in fila teschi umani e scarpe vecchie. Di tratto in tratto si udiva il sibilo di un treno che passava sotterra o per [...]
[...] aria, e si perdeva in lontananza, verso gli orizzonti pallidi, quasi con un desiderio dei paesi del sole. Allora gli tornava in mente il nome di quei [...]
[...] biondi e calmi passeggiavano lentamente pei larghi viali del giardino tenendosi per mano; il giovane aveva regalato alla ragazza un mazzolino di [...]
[...] rose purpuree che aveva mercanteggiato ansiosamente un quarto d’ora da una vecchierella cenciosa e triste; la giovinetta, colle sue rose in seno [...]
[...] , come una regina, dileguavasi secolui lontano dalla folla delle amazzoni e dei cocchi superbi. Quando furono soli sotto i grandi alberi della riviera [...]
[...] , sedettero accanto, parlandosi sottovoce colla calma espansione del loro affetto. Il sole tramontava nell’occidente smorto; e anche là, nei viali [...]
[...] , dolce melanconia del tramonto, ombre discrete e larghi orizzonti solitari del noto paese. Addio, viottole profumate dove era così bello passeggiare [...]
[...] mestizia di quelle memorie, egli ripensava agli umili attori degli umili drammi con un’aspirazione vaga e incosciente di pace e d’obblio, a quella data [...]
[...] e a quelle due parole – per sempre – che ella gli aveva lasciato in un momento d’angoscia, rimasto vivo più d’ogni gioia febbrile nella sua [...]
[...] memoria e nel suo cuore. – E allora avrebbe voluto mettere il nome di lei su di una pagina o su di un sasso, al pari di quei due sconosciuti che avevano [...]
[...] , pieni di minerali e di acidi, nella gamma allegra di colori che la chimica possiede. Qua e là, e negli angoli, sul pavimento, erano pezzi di macchine, e [...]
[...] pile, e fornelli. Un terzo della stanza era occupato da due lunghe tavole da disegno poggianti sui cavalletti altissimi: sulle tavole, cosparse [...]
[...] di compassi e di regoli, spioveva una gran luce dall'ampia vetrata. Tutto, là dentro, era semplice, rigido, severo, ordinato; tutto, fuorchè il breve [...]
[...] spazio racchiuso dall'angolo a destra del finestrone, dove era un divano; e due poltroncine di tela russa con un'alta bordatura di azzurro [...]
[...] fissata da borchiette d'oro: e, steso dinanzi ad essi, un rosso tappeto a fiorami oscuri; e, sulla parete, a coprire il bianco della muraglia, una stoffa [...]
[...] . Aveva comperato essa il divano e le poltroncine, e il tappeto, e un giorno era capitata là con tutta quella roba recata da un operaio della [...]
[...] fabbrica: e, tutta sola, mentre Giacomo, sorridendo, disegnava, avea creato quel cantuccio, trasfondendovi un po' della grazia, della allegra civetteria [...]
[...] drappeggio; poi stese il tappeto; e mise le poltroncine ai due lati del divano. — Adesso esci un momento. — Perchè? — Te ne prego. Esci in corte [...]
[...] . Temevo soltanto tu avessi fatta una spesa troppo forte per noi. Tu sai che non possiamo ancora spendere molto. Lo sai. — E l'aveva baciata sulla bocca [...]
[...] , e s'era rimesso al lavoro. Allora, Adelina, quel giorno, s'era accoccolata sul divano, ed era rimasta più a lungo. Ah! così! Adesso, quando [...]
[...] sedie di paglia inzuppate di acidi. Sei contento? Ma anche a questo ò dovuto pensar io. Sei un orso, tu! E poi, via, quando vien qui qualche [...]
[...] ? Io verrò ogni giorno, porterò con me il mio lavoro ed un libro, e rimarrò a lungo, a tenerti compagnia. Eh? — Ti annoierai, piccina. — E quando [...]
[...] frottole graziose, e di storielle piccanti, raccolte qua e là, nei salotti della zia o della sua amica, la Bianca, dove essa passava le ore del [...]
[...] . Giacomo, innamorato di sua moglie lo era stato sempre: ma non era nel suo carattere di dirlo e di dimostrarlo troppo: poi, gli mancava anche il tempo [...]
[...] di dirlo e di dimostrarlo. Dalle sette di sera sino all'alba del giorno appresso, ecco le ore che poteva dedicarle. Dall'alba alle sette, lavorava [...]
[...] . E Adelina, nei primi tre anni di matrimonio, s'era acconciata facilmente a questa vita. Tutto il giorno era libera: l'officina lontana, fuori [...]
[...] dazio; e poiché aveva sposato l'inglese (glie ne avevano parlato chiamandolo così, la prima volta) senza amore, per convenienza, perchè disperava, a [...]
[...] 24 anni, di trovare di meglio, non si crucciava di questa gran libertà che suo marito era obbligato a concederle: anzi, forse, ne gioiva e se ne [...]
[...] Duomo, e scendeva al dazio. Poi aveva ancora buon tratto di strada a percorrere, sino alla gran porta di un lungo fabbricato di mattoni rossicci, sulla [...]
[...] molte linee di tram nell'Alta Italia, e aveva la sua sede principale a Milano, e quivi il suo direttore tecnico, James Burton. Un valore [...]
[...] d'industria, avrebbe debellato in modo assoluto il sistema della trazione a vapore e a cavalli, e avrebbe fatta la fortuna di lui. Così, egli rubava al sonno [...]
[...] , agli svaghi, alla famiglia, molte ore, e le dedicava ai suoi studi. Gli sarebbe bastato di lavorare dalle dieci del mattino alle quattro di sera [...]
[...] esperimenti nuovi. Era questa la fissazione di quell'uomo tenace e di genio: farsi una fama e una fortuna. Giacomo era il minore di sette fratelli. Era [...]
[...] nato a Glasgow. Papà Burton, commerciante, aveva allevato i suoi cinque maschi con idee pratiche e sane seguendone le attitudini ed avviandoli alla [...]
[...] assai; e se potrò mettere da parte qualcosa sarà per le vostre sorelle, ed è giusto che abbia ad essere per loro. Voialtri potete e dovete lavorare [...]
[...] , e pensare a voi stessi. Quindi, se è possibile, sceglietevi una professione nella quale si guadagni presto, senza un troppo lungo tirocinio [...]
[...] marina inglese. James, laureato ingegnere, s'occupò alla costruzione di una ferrovia. Poi gli avevano offerta questa carica in Italia: e l'aveva [...]
[...] accettata, pensando che anche qui avrebbe potuto lavorare e studiare. Quando avrebbe risolto il problema del quale si era invaghito, sarebbe tornato in [...]
[...] di compiere i suoi studi. Ed era venuto. Bel giovane di ventotto anni, alto, biondo, forte; colto; affabile e cortese nella riservatezza della sua [...]
[...] franca e leale di un buon tipo di 5 vecchio ambrosiano, il cavaliere Cristoforo Galli, fabbricante di candele e di saponi, uno dei consiglieri di [...]
[...] candele e coi suoi saponi, aveva subito simpatizzato col giovinotto, il quale, sin dai primi discorsi, aveva espresse delle idee così sane, così giuste [...]
[...] bonaria, indulgente del vecchio. E questi aveva invitato quello in sua casa, una gran casa ospitale che raccoglieva una numerosa famiglia patriarcale [...]
[...] : la moglie, una vecchietta miserina di persona e d'intelletto, intontita nell'agiatezza che le era nata d'attorno a poco a poco, durante vent'anni [...]
[...] di lavoro e di risparmio; e cinque figliuoli, due maschi e tre femmine; e le mogli dei figlioli; e il marito di una delle femmine: e i bimbi loro. I [...]
[...] maschi erano a capo degli affari e dirigevano la fabbrica: il marito della figlia maggiore, anche lui, già commesso nell'azienda, era adesso il [...]
[...] viaggiatore principale della ditta. E così vivevano tutti assieme, in un gran palazzo fuori porta Magenta, attiguo alla officina dei saponi [...]
[...] , fabbricato apposta dal vecchio allo scopo e coll'intento di vedervi alloggiare tutti i suoi, anche le future famiglie delle due figliole ancor nubili; perchè [...]
[...] una sola imposizione usava fare ai suoi generi: di abitar lì, e di pranzar alla tavola comune. Gli alloggi erano tutti indipendenti l'uno [...]
[...] dall'altro, avevano tutti una scala e un ingresso speciale. — Non bisogna vedersi troppo, non bisogna vivere troppo assieme — diceva il vecchio — per [...]
[...] conservare la buona armonia tra parenti. Ma l'ora del pranzo, quella sì. È l'ora allegra, durante la quale non si parla di affari e di malinconie: ci si [...]
[...] può riunir tutti; e, in molti, si mangia meglio e di più: e quando si mangia molto e bene si campa vecchi! Il buon Galli, incaricato, lui, dal [...]
[...] Consiglio d'amministrazione, di ricevere all'arrivo il nuovo direttore, lo aveva subito, lo stesso giorno, invitato a pranzo. E come il giovanotto [...]
[...] , calmo, ma un po' stupito, un po' impacciato nella novità del paese e delle persone, si schermiva: — Ecco: siamo in diciotto a tavola, ogni giorno — gli [...]
[...] voi. — E glielo aveva detto un po' in francese, un po' in italiano, un po' in milanese, ma con così evidente cordialità che James aveva dovuto [...]
[...] dire una parola di francese e quell'italiano spropositato che conosceva non avrebbe servito a nulla: non aveva fatto, quindi, che una sequela [...]
[...] d'inchini; ma il suo faccino grinzoso, circondato da una cuffietta viola, era tutto un sorriso impacciato ma gioviale e bonario che aveva incoraggiato [...]
[...] . E con certa disinvoltura lo parlavano invece le figliole, che avevano studiato e imparato di più, e si tenevano in esercizio colla lettura del [...]
[...] Bourget e del Maupassant. Tutti avevano avuta una parola gentile, una espressione forse un poco volgare ma piena di cordialità. A tavola, il vecchio [...]
[...] se l'era fatto sedere vicino, e dall'altro lato gli aveva posto Clara, la minore delle figliole, la più vivace e la più istrutta, che, allegra [...]
[...] , gli parlava, gli spiegava, lo interrogava, gli faceva da interprete. Il vecchio rideva, e mentre rimpinzava di vivande il piatto dell'ospite e gli [...]
[...] figliole! E così, nella giovialità dell'ambiente; nell'allegra festosità di quella gran sala, e di quella gran tavola dove tutti mangiavano con molto [...]
[...] , s'era convinto di essere capitato tra gente buona ed onesta. Dinanzi a lui stavano sedute le mamme, la figlia maggiore di Galli e le due nuore: e [...]
[...] , di stupore attento e scrutatore negli occhi fissi sul nuovo commensale. Poi s'erano fatti coraggio, a poco a poco, incoraggiandosi l'un l'altro [...]
[...] , trovando ardire l'un l'altro dal rinfrancarsi reciproco; e, dopo mezz'ora, quel pranzo aveva assunto l'aspetto, ai loro occhi, di un pranzo comune [...]
[...] , come quello d'ogni giorno, nell'intimità delle persone note: ed erano cominciate le grida e gli strilli, e le risate e le birichinate che il nonno [...]
[...] permetteva, e delle quali anzi gioiva e si gloriava. James l'aveva di contro a sè quella fila allegra di puppattoli rosei e biondi: li guardava [...]
[...] , sorridendo; e anch'essi, i bimbi, avevano cooperato a infondergli coraggio, a metterlo a suo agio, a renderlo contento, a dargli mille speranze liete [...]
[...] pranzo, aveva già scordato le ansie e le paure che, malgrado la gagliardia del carattere, lo avevano accompagnato, giovane e solo, durante il lungo [...]
[...] viaggio dalla patria ad un paese nuovo e sconosciuto. Ricordava soltanto le ultime raccomandazioni di sua madre, e le lagrime che aveva asciugate coi [...]
[...] suoi baci sulle ciglia di lei. E, lasciando quella sera la casa di Galli, prima di rientrare alla locanda aveva sentito il bisogno irresistibile [...]
[...] di telegrafare a casa sua. E aveva telegrafato: «Sto bene. Gli italiani sono brava gente». L'Adelina l'aveva conosciuta nella casa dei Galli [...]
[...] , dov'era tornato sovente, ospite gradito dei loro pranzi e delle festicciole che, durante il carnovale, il vecchio ambrosiano offriva al sabato di ogni [...]
[...] settimana. Lo scopo di quelle festicciole era di trovar marito alle due figliuole ancor nubili, Clara e Virginia. Non ne faceva un mistero [...]
[...] . — Potrei condurle in società — diceva sovente a Giacomo che aveva preso a suo confidente e al quale questo discorso lo faceva volontieri. — Potrei condurle [...]
[...] trovato per istrada; e non mi piacciono i matrimoni di progetto, combinati fuori di casa, anzi in casa altrui. Oh! c'è della gente, delle donne [...]
[...] , delle donne vecchie per lo più, e che capitarono male nel marito loro, che ànno la smania di combinar matrimoni. Forse è così anche da voi, al vostro [...]
[...] paese. Sensali da matrimonio che lavorano senza provvigione, per amore dell'arte. Oh! caro Burton, Clara e Virginia potrebbero essere sposate dieci [...]
[...] simpatia per sposarsi. Così, io ricevo qui gli amici: e dico loro: portate i figlioli e i nipoti, e gli amici dei figlioli e dei nipoti. Si fanno [...]
[...] quattro salti, si mangia una fetta di panettone. Penseranno che cerco marito alle figlie. E che lo pensino! Che c'è di male? Ma quando vedranno che non [...]
[...] bene.... E non crediate, caro Burton, che cerchi mari e monti: nè milioni nè contee. Cerco un bravo giovanotto, anzi due bravi giovanotti, perchè [...]
[...] sono due le ragazze, che abbiano voglia di lavorare. E se anche non ànno sostanza e un lavoro avviato, niente paura. Qui a fabbricar saponi e candele [...]
[...] , c'è lavoro per tutti. Così, invece di due maschi, me ne avesse fatti sei mia moglie. Si risparmierebbe nello stipendio agli impiegati. E poi [...]
[...] si tradiscano, io esamino il soggetto: se mi va, se à le qualità che voglio, piglio la ragazza e le dico: «È quello lì che ti piace?» Se diventa [...]
[...] rossa, so il fatto mio. Allora osservo lui: capisco subito se lui corrisponde. Se sì, lo piglio e gli dico: «Sei un bravo ragazzo. Ti piace? La vuoi [...]
[...] ?» E li sposo. Ò fatto così per la maggiore, la Carolina: le ò dato un bravo ragazzo che conoscevo, che avevo qui da dieci anni in istudio. Non aveva [...]
[...] un soldo e guadagnava dugento lire il mese: poche, per metter su famiglia. Cosa ò fatto? Gli ò raddoppiato lo stipendio, e l'ò messo in grado [...]
[...] , così, di sposare mia figlia. Ed è un matrimonio che va benone. Ànno già fatti due figlioli, e, se non capitano disgrazie, che Dio ci guardi, arrivano [...]
[...] alla dozzina. E sì che mio 7 genero è quasi sempre in viaggio. Ma quando è qui, sa fare il suo dovere! — E giù una grossa risata, mentre vuotava un [...]
[...] , ogni sabato. E mentre tracannava il barolo, lo guardava colla coda dell'occhio; avesse potuto sperare di non fare un buco nell'acqua, la conclusione [...]
[...] due volesse: l'una o l'altra, per lui sarebbe indifferente: a scelta; e centomila lire di dote. Ma Giacomo Burton non guardava nessuna delle due [...]
[...] , tutta brio, bellissima nella vesticciuola semplice aggraziata di mussolina bianca. E Clara, furba, avea già detto più di una volta all'amica [...]
[...] : — L'inglese ti guarda. — Sì, ma non si decide! — aveva replicata Adelina, ridendo. Perchè Giacomo non si era indotto a ballare, neppure con lei, e le aveva [...]
[...] ! — aveva detto Clara, l'ultimo sabato del carnovale. — Perchè no! Vuoi che provi? Tu sta a vedere, e ci divertiremo. E aveva attesa la «poule des dames [...]
[...] sincere, di quelle del maschio alla femmina. Le ballerine scelgono ed invitano esse il cavaliere. E invitano tutti gli indifferenti, e ballano con [...]
[...] questa innovazione della «poule des dames», a tutta prima, era dispiaciuta: non l'avrebbe voluta in casa sua: a' suoi tempi non si usava; e gli [...]
[...] pareva immorale. Poi, ripensandoci, aveva trovato che potrebbe servire a meraviglia al suo scopo quello di rivelargli le simpatie delle figliole. E [...]
[...] metteva in mezzo alla sala, battendo le mani, e gridava: — La «poule des dames»? La «poule des dames»? Appena il ballo cominciava si poneva in [...]
[...] vedetta, e stava ad osservare, a notare accuratamente chi erano i ballerini scelti da Clara e Virginia. Ma, l'ingenuo, non aveva mai scoperto nulla: anzi [...]
[...] se veniva a delle conclusioni, erano sbagliate certamente. Adelina, quella sera, aveva attesa la «poule des dames». E, subito, era corsa dinanzi a [...]
[...] mesi aveva imparato, a forza di studio e di pratica coi suoi impiegati e cogli operai, a parlare abbastanza spedito, e non l'italiano soltanto ma [...]
[...] , ridendo, l'aveva corretto. E, ingenuamente civettuola, gli aveva proposto di insegnargli per bene il ballo e la lingua. Così, senza farsi scorgere [...]
[...] qui e «non permetto che balla», signorina. — Oh! non importa: ò già ballato tanto! 8 Egli credette di vedere, nella ingenuità di quella risposta [...]
[...] , in quell'indugiarsi presso di lui, l'espressione inconscia e schietta di una simpatia che, forse, era il rispecchio della sua simpatia vivissima [...]
[...] parole di risposta erano state appunto: — Peccato! Vi avrei data tanto volentieri una delle mie figliole, mio caro Burton. — E, dopo un momento di [...]
[...] pausa: Però non crediate che, per dispetto, cercherò di dissuadervi da queste nozze. No, vi sono amico vero, come spero che voi lo siate per me; e [...]
[...] . Adelina è orfana: e questo non è un male: anzi può essere un bene: evitereste i suoceri.... Non tutti i suoceri sono brava e buona gente come me e mia [...]
[...] moglie. E poi, anche la buona gente può essere gente noiosa e chissà che non lo sia anch'io senza volerlo. — Qui si era fermato in attesa di un [...]
[...] complimento, di una parola gentile di protesta. Ma Giacomo taceva. — Il grave si è che non à e non avrà mai un soldo di dote. Allora Burton aveva preso [...]
[...] la parola, decisamente, quasi ad evitare le inevitabili variazioni su questo tema. — Signor Galli, questa non è una difficoltà, e non avrei mai [...]
[...] marito alle mie figliole un uomo ricco, è giusto. Un uomo è sempre ricco se à voglia di lavorare. La ricchezza è nella sua testa e nelle sue [...]
[...] braccia. Ma una moglie! Voi non sapete, forse, quante pretese, quanti bisogni ànno le donne! E voi, senza farvi i conti addosso, Dio me ne guardi, non [...]
[...] camicia, — aveva aggiunto per timore che la prima espressione non potesse essere capita dall'inglese. — La quistione è di sapersi accontentare e di [...]
[...] misurare i bisogni ai propri mezzi, — aveva risposto Giacomo. — E questo sarà affar mio. — Eh! ma le donne al dì d'oggi,... — aveva obbiettato [...]
[...] qua. Vi ò detto che la signorina Adelina Olivieri è orfana. E lo è dall'infanzia. La madre morì mettendola al mondo. Il padre poco appresso. Essa fu [...]
[...] raccolta ed allevata da una zia materna, la signora Cavalli, che vi ò presentata, e che è vedova essa pure da dieci anni. Una bella donna ancora [...]
[...] non si addirrebbe nè ai suoi mezzi nè alla sua età. Si dice cha un vecchio banchiere sia il suo.... amico intimo e.... che provveda.... Il Galli [...]
[...] avrebbe continuato per un pezzo. Ma James, fattosi serio, lo aveva interrotto: — E voi, signor Galli, la ricevete in casa vostra? 9 La domanda, a [...]
[...] , dopo un momento di esitazione — a questo mondo bisogna essere molto rigidi verso sè stessi, e molto indulgenti verso gli altri. Se si volesse [...]
[...] ripugnanza. Che volete? Adelina fu compagna di scuola della Clara. Mia moglie e la signora Cavalli si conobbero presso un'amica comune. Quando io [...]
[...] ...? Voi capite che no. D'altronde, sin che si riceve in casa una persona, e le si offre un sorbetto e un dolce, via, non ci si compromette.... e non [...]
[...] cercato di nascondere: — se ve la darebbe in moglie? Ma posso rispondervi addirittura di sì. Figurarsi! Adelina à 24 anni, e non à un soldo di dote. Voi [...]
[...] e bonomia, dimenticando ormai il dispiacere di vedersi sfumare un caro disegno e il dispetto provato per la nessuna impressione che le sue [...]
[...] obbiezioni avevano fatte sull'inglese, aveva aggiunto: — E credete, signor Burton, che la vostra famiglia sarà contenta? — Ne sono certo — aveva risposto [...]
[...] Giacomo con calma e con convinzione. — Mio padre e mia madre ànno una grande fiducia in me, e sanno che non farei cosa contraria al mio onore e al [...]
[...] mio interesse. Non ò mai rifuggito dall'idea del matrimonio. La mia posizione è discreta e mi permette di farmi una famiglia della quale sento [...]
[...] tanto più il bisogno qui, dove vivo solo e senza parenti. La signorina Olivieri mi piace e spero di non dispiacere a lei. Quello che mi avete detto del [...]
[...] suo passato non mi spaventa. Le ò parlato: mi è parsa buona, ingenua, mite, modesta. Credo che, se mi vorrà, e diventerà mia moglie, saremo [...]
[...] zia; e un sicuro, fiducioso, sereno abbandono nella sua sposa. Forse perchè abituato alla rigida freddezza dei suoi compaesani, lo avevano [...]
[...] sua nuova vita. E dopo la prima notte di matrimonio, una notte calda d'amore, cui Adelina col solo entusiasmo dei sensi si era abbandonata, James [...]
[...] di grande, di serena felicità per Giacomo. Sua moglie, i suoi studi: trovava uguali soddisfazioni nell'una e negli altri: quelle soddisfazioni che [...]
[...] egli aveva previste, in quella misura e con quella continuità che bastavano a dargli il benessere dello spirito e del cuore. Nella sua officina, nel [...]
[...] suo grande laboratorio, egli passava l'intera giornata, dimenticandovisi. Rincasando, alle sette, trovava sua moglie a riceverlo e la tavola [...]
[...] elegante e, talvolta, nei particolari, persino ricca la casa, e sè stessa. Quattromila lire era quanto Giacomo poteva darle per provvedere a tutto [...]
[...] . Eppure, essa vestiva con buon gusto: nella casa c'era, ad ogni tratto, un mobile, un oggettino, un ninnolo nuovo e grazioso; la tavola era sempre [...]
[...] fornita di cibi freschi, ed anzi ogni giorno, di una primizia, di una ghiottoneria. Tutto ciò con quattromila lire; e la pigione soltanto ne portava [...]
[...] via quasi mille. Adelina, interrogata su questa sua sorprendente bravura, rispondeva ridendo: — e faccio anche dei risparmi! — Gli è che essa [...]
[...] sapeva comperar bene: e poi, era maestra nell'arte di rinnovare un abito vecchio in modo che si sarebbe giurato fosse un abito nuovo. Nella sua [...]
[...] mai un quattrino, e non c'era mai un conto da pagare. La sera, raramente Giacomo usciva di casa. Si alzava troppo presto il mattino: non poteva [...]
[...] fantesca. La zia abitava a due passi, e aveva sempre qualcuno la sera. Oppure essa portava la nipote a teatro, al Manzoni o al Filodrammatico. A [...]
[...] baciava sua moglie che voleva essere svegliata — guai se se ne andasse senza salutarla! — e usciva. Ritornava pel pranzo. Erano passati quattro [...]
[...] per far di te il marito di Virginia o di Clara. Non puoi immaginare il dispetto che à provato quando tu, invece, ài scelto me. E se tu avessi veduto [...]
[...] come mi ricevevano adesso: con che sussiego! E un'ira mal celata nelle loro parole! Quelle due pettegole di ragazze, invidiose, accidiose, pareva [...]
[...] mi facessero un gran favore a ricevermi. Non ci sono andata più, e non ci andrò più. Scusa, ò ragione? — concluse, buttandogli le braccia al collo [...]
[...] . Certamente aveva mille ragioni. E Giacomo pensò che anche la buona gente, anche la gente onesta, à delle piccinerie di sentimento che non vale la [...]
[...] pena di contrariare e che è meglio compatire. Pensò del pari che, forse senza accorgersene, il Galli aveva esagerato parlando della zia. Quando la [...]
[...] conobbe gli parve una buona e brava donna. Non trovò nella sua casa e sulla sua persona dei lussi esagerati. Parlando, dimostrava molto buon senso [...]
[...] ed esprimeva idee giuste e rette. Però, quando vide che, per forza di circostanze, doveva permetterle che il più grande ed assiduo appoggio morale [...]
[...] l'Adelina lo avesse nella zia, colla quale passava quasi tutte le sere e varie ore della giornata, interrogò sua moglie. Non per diffidenza: essa [...]
[...] , egli si era convinto una volta di più, che le apparenze ingannano: tante e tante volte, riescono delle ottime e saggie mogli, le fanciulle che [...]
[...] ispirano poca fiducia alla gente che à una mente piccina e seconda i pregiudizi volgari del mondo: mentre certe ragazze che paiono monachelle ed [...]
[...] escono da famiglie illibate, si sbrigliano non appena ànno marito e diventano donne corrotte e senza senso morale. Egli era andato contro un pregiudizio [...]
[...] perchè non ci dovevano essere misteri tra lui e sua moglie, non ci dovevano essere punti oscuri nella loro vita. A patto di una completa confidenza [...]
[...] meno che con chiunque. Le confessò, attenuandolo e togliendogli ogni sapore di malevolenza, il discorso del vecchio amico. — Ah! ah! vedi se [...]
[...] onestamente. Egli l'aveva calmata con buone parole e con molte carezze, ma aveva dovuto giurarle che, d'ora innanzi, col Galli tratterebbe appena [...]
[...] quel poco che era necessario a causa della carica che occupava, e non più. — Senti — aveva concluso lei — mi convinco ogni giorno più che al mondo ci [...]
[...] sono più birbanti che brave persone, sai! Adesso che vado un poco nella gente, di qua e di là, pei salotti delle amiche, ne sento e ne vedo d'ogni [...]
[...] . — E qui una allegra risata. — Figúrati: un vecchio.... avrà sessant'anni! Ed era amico intimo dello zio.... Che c'è di più naturale che la zia [...]
[...] ! eh! mio caro, se ne vedono e se ne imparano tante! Ed anzi, credo che sia bene: servono a metterci in guardia e ad evitare il male, anche solo le [...]
[...] apparenze del male. Vedi? io credo che sia più giusta e pratica l'educazione che date voialtri inglesi alle ragazze, che non quella stupida e [...]
[...] moglie sarebbe anche una ottima madre. Però, quattr'anni di matrimonio erano passati e Burton non aveva ancora un erede. Non se ne preoccupavano [...]
[...] , e non se ne addoloravano, nè lui, nè Adelina. Certamente, essi non potevano, a questo proposito, nutrir dei rimorsi. Era, anzi questa una delle [...]
[...] circostanze che avevano valso a infondere in Giacomo una illimitata fiducia per sua moglie: lo slancio, l'entusiasmo con cui essa si dava. E, senza [...]
[...] nè avrebbe immaginato si potessero dire da donna a uomo o da uomo a donna), pure il sovrano e completo e non mai stanco abbandono dei sensi ch'egli [...]
[...] , dal primo giorno, senza interruzione aveva trovato in lei, gli avevano data la lusinga e, a poco a poco, la convinzione d'essere amato da Adelina [...]
[...] , o, meglio, di piacerle, il che era più pratico e più rassicurante per un marito della sua natura. I loro amplessi erano lunghi e d'ogni notte: e [...]
[...] Giacomo, togliendosi ogni mattino dalla sua casa per recarsi all'officina, fiero, soddisfatto, percorreva la via respirando a pieni polmoni, e si [...]
[...] sprofondava poi ne' suoi studi coll'intimo convincimento che una uguale fierezza, una uguale soddisfazione erano rimaste nella sua sposa: e che, come [...]
[...] lui per tante ore si astraeva dal mondo, e al mondo e alle sue attrazioni e alle sue seduzioni non pensava, e non le desiderava, così essa, sino [...]
[...] la tranquillità dello spirito; e, in fondo, forse più essa, che non tutta le doti e le virtù che aveva riconosciute a sua moglie. Da un anno in qua [...]
[...] in officina. E s'era creata 12 quel cantuccio grazioso, con un divano e due poltroncine, per rimanere una mezz'ora tranquilla, mollemente [...]
[...] ci si diverte e non c'è gran che da imparare: se nessuna o quasi nessuna è degna veramente dell'affetto che le si dedica. Chi dà dei cattivi [...]
[...] ; se è bel tempo, se non fa troppo caldo o troppo freddo, vengo a piedi.... Ti vedo, ti dò un bacio, e me ne vado contenta di averti veduto a [...]
[...] : — Devi considerarla come una mia sorella; ci vogliamo tanto bene. — Adelina, ogni giorno passava delle ore con lei, e James era lieto di questa [...]
[...] amicizia, perchè di Bianca aveva udito dire un gran bene, come di una signora buona e disgraziata che non aveva cercato nelle sue disgrazie una [...]
[...] . — Spesso l'invitava a pranzo — era sola, essa — e la sera l'accompagnava a casa e rimaneva qualche ora con lei. Oramai, da un anno, non trattava [...]
[...] quasi più altre donne che Bianca e la zia, e non andava in altre case che nelle loro. Ed era nata una così affettuosa intimità tra Bianca ed Adelina [...]
[...] trovare, arrivando laggiù, una morta. Adelina aveva chiesto a Giacomo il permesso di partire: e questi l'aveva accordato, non senza rammarico. Ed era [...]
[...] assenza. Da allora s'era operato il mutamento nelle abitudini di Adelina; da allora essa aveva lasciate quasi tutte le sue conoscenze, e aveva [...]
[...] cominciate le visite quotidiane all'officina. E quantunque anche prima d'allora la vita di sua moglie fosse sempre stata regolarissima, questo [...]
[...] accrescersi della loro intimità, questo semplificarsi delle abitudini di lei, gli avevano causato una intensa soddisfazione. E ne aveva dato merito a Bianca [...]
[...] a Londra della Banca Dumenville e C. di Parigi. Nei frequenti viaggi che il principale faceva alla capitale inglese, John gli aveva parlato di [...]
[...] suo fratello Giacomo e degli studi che aveva avviati. Oscar Dumenville, una potenza bancaria sempre alla ricerca affannosa di nuove imprese lucrose [...]
[...] , si era interessato a quei discorsi. L'esperimentata serietà e bravura in affari di John gli erano di garanzia e lo avevano favorevolmente prevenuto [...]
[...] , più che promesso, chiesto il permesso al suo procuratore di Londra, di fermarsi a Milano, in uno dei suoi frequenti viaggi in Italia, e di parlare a [...]
[...] James. Quel giorno, dunque, egli attendeva il banchiere. Era arrivato due giorni prima e lo aveva preavvisato, con un biglietto molto cortese, della [...]
[...] sua visita. E la visita giungeva in buon punto. Gli 13 studi di Giacomo erano compiuti. Non avrebbe arrischiato ancora di affermare: — Il problema [...]
[...] troppo, e senza rivelare il proprio segreto a Dumenville, autorizzarlo a fare le prime pratiche a Londra per la costituzione di una società che [...]
[...] fornisse i capitali per le prove definitive e mandasse in Italia degli ingegneri a controllare e a verificarne i risultamenti. Oppure, se ciò fosse [...]
[...] conveniente, James avrebbe chiesto un congedo alla Società dei Trams e si sarebbe recato a Londra per il periodo necessario a quelle esperienze [...]
[...] moglie il grande avvenimento quando fosse una cosa compiuta. E uscì, e camminò lesto, allegro, e si mise a lavorare di lena. Aprì le ampie vetrate [...]
[...] . Dalla campagna che circondava l'officina e il suo studio, entravano pel finestrone gli effluvi caldi di primavera. Il cielo era terso. Sotto le [...]
[...] egli, lavorando di compasso, o prendendo degli appunti, o risolvendo intricati problemi di cifre, pensava. Pensava al passato e all'avvenire. Al [...]
[...] passato. Ritornava con la mente alla sua casa di Glasgow, e al giorno che l'aveva lasciata per venire in un paese nuovo, tra gente nuova, ma sorretto da [...]
[...] un'idea, ma confortato da una grande speranza. Ricordava il suo primo arrivo a Milano, e la conoscenza fatta col buon Galli, e il suo primo [...]
[...] qui. In quella casa egli aveva conosciuto poco appresso la fanciulla bionda che lo aveva innamorato, che era divenuta la compagna buona e cara [...]
[...] , aveva trovato, impensatamente, un nuovo scopo, oltre quello del lavoro, al quale egli aveva creduto di doverla unicamente dedicare. Uno scopo alto e [...]
[...] nobile, ma tenero insieme, e affettuoso. Chissà? avrebbe lavorato forse con minor entusiasmo, con minore fiducia, se non avesse avuto un essere [...]
[...] caro, legato a lui indissolubilmente. Non aveva lavorato più, soltanto, per la ricchezza e per la gloria; aveva lavorato per la felicità della sua [...]
[...] donna, per dedicare a lei, a lei sola ormai, la ricchezza e la gloria. Per questo, forse, era riuscito; per questo, certo, era riuscito più presto [...]
[...] . Le ore erano passate liete e brevi, lavorando, senza provare mai un dubbio o una paura, senza aver avuto mai un momento di noia o di stanchezza [...]
[...] , perchè sapeva che dopo le gioie febbrili che le proprie ricerche e i progressivi successi gli davano, altre gioie più calme, più intime lo attendevano [...]
[...] , come era arrivato in Italia. E la conquista era fatta, e l'annuncio festoso da darsi era pronto. A chi darla? Al mondo, alla folla, nella volgarità [...]
[...] avrebbe avute le sue carezze. E poi, la mamma?... Sì, la gioia che le si procura è una gran gioia, che soddisfa sè stessi, che dà la fierezza e la [...]
[...] avrebbe data, con un bacio, la lieta novella. E immaginava di già quell'istante sublime di gioia: e pensava, appunto, che in quel momento nulla più [...]
[...] , e lunghe ore di dolore. Oh! lo sentiva, colla mamma si sarebbe indugiato se avesse avuto bisogno di conforto. Quella sera, oh! quella sera, come [...]
[...] se la figurava gaja e felice, mentre lavorava intento, in attesa del banchiere. L'entusiasmo lo invadeva poco a poco. L'arrivo di Dumenville non [...]
[...] significava nulla per lui, non era certamente un passo innanzi verso la certezza assoluta, materiale, che ancor non aveva, e che non lui, ma le sue [...]
[...] giungesse l'ultimo aiuto e l'ultimo sprone: sentiva ad ogni modo, come una forza novella, potente, sincera perchè interessata, venirsi ad unire [...]
[...] trovati nelle persone e negli avvenimenti, augurî che non avevano fallato mai. Non fallirebbe neppur questo, lo sentiva. Giacomo era adesso il [...]
[...] nell'ultimo breve tratto di cammino, diventa nervoso ed inquieto; e rifà le cinghie ai mantelli, e ripone il berretto, e chiude le valigie, e [...]
[...] s'affaccia alla portiera, e vorrebbe aprirla e scendere abbasso, parendogli impossibile di non essere ancor giunto dopo tante ore di viaggio. James [...]
[...] trascorrevano, lavorando, pensando, così. E come la darebbe, la grande notizia? Ci voleva un mezzo simpatico, originale. Allora, immaginò, che, prima di [...]
[...] , e avrebbe scelto una bella toletta, ricca, di moda, un poco civettuola, come le amava Adelina. E l'avrebbe recata a casa lui stesso in una [...]
[...] grande scatola misteriosa. Oh! la gioia di sua moglie nell'aprire quella scatola! Oh! i salti di contentezza che avrebbe fatti! E i gridi di giubilo, e [...]
[...] giusto, così in armonia colla natura sua tutta grazia e tutta brio: l'ambizione. Ma poveretta, che sagrifici doveva aver fatti in quei quattro anni, che [...]
[...] miracoli di pazienza, di bravura e di buon gusto, per riuscire ad essere sempre elegante, sempre distinta a malgrado dei pochi mezzi di cui poteva [...]
[...] disporre. Sagrifici e miracoli certo a lui sconosciuti. Ora, ora soltanto ci ripensava, ora soltanto apprezzava questa grande qualità di sua [...]
[...] quattrocento. Un abito vecchio ed usato, con poche gale, con una trina che lo ricoprisse, con una nuova foggia ideata e, forse, attuata da lei [...]
[...] che veniva a lavorare a giornata, e che essa aiutava e dirigeva. E sembrava, poi, abbigliata, da una sarta di Parigi. Che ne sapeva lui, di quei [...]
[...] miracoli di pazienza? Nulla. Era all'officina, tutto il santo giorno, lui. — Non sei venuta, oggi, perchè? — Mah! mi sono fatta una veste. Guarda! — E [...]
[...] che bellezza era quella veste! E con che semplicità lo diceva, senza, darsi importanza, come fossero le cose più naturali del mondo, quel [...]
[...] sagrificio e quella bravura. 15 Era dunque finita, adesso! Povera e cara Adelina, avrebbe fatto a meno, d'ora innanzi, di almanaccare su un abito frusto [...]
[...] per rimetterlo a nuovo. Avrebbe potuto evitare, d'ora innanzi, di stancare gli occhi e di pungersi le dita. Andasse dalla Ventura, dalla Magugliani [...]
[...] invidia, senza desiderio. Sarebbe andata da chi voleva: egli avrebbe pensato soltanto a riempirle il borsellino. E la casa? Lei ricamava per lunghe ore [...]
[...] che andava a scoprire per pochi soldi chissà come e chissà dove. Ogni tanto egli trovava qualcosa di nuovo, — — Oh? Che? Come ài fatto? — E lei [...]
[...] , ridendo; — Io! — Sempre lei, che pensava e provvedeva a tutto, senza chiedere un soldo di più. E la cucina? — Poveretta, non usciva, spesso, il [...]
[...] , Giacomo? Aveva mai considerato che tesoro di massaia aveva in sua moglie? No! Mangiava, quello che trovava apparecchiato, e non chiedeva di più [...]
[...] !... Adesso, ripensandoci, vedendo prossima la fine di tutti quei sacrifici, ne provava rimorso. Povera e cara Adelina sua! — È permesso? La voce di [...]
[...] Gasparino, il portinaio dell'officina, lo scosse dalle sue meditazioni. — Entrate. Gasparino entrò e gli porse una carta da visita: — Questo signore [...]
[...] accorgesse. Mentre si alzava di scatto, guardò l'orologio: le due. Di già! — Passi. E si diresse alla porticina dello studio, incontro al banchiere [...]
[...] la mano che Giacomo gli porse, e gli diede una stretta lunga, cordiale quasi affettuosa. Allora, introducendolo, e presentandogli una delle [...]
[...] , biondo, alto, nerboruto. Vestiva il doppio petto nero, dei calzoni bigi. Portava le scarpe a vernice, e i guanti bianchi colle cuciture ricamate in [...]
[...] nella sua carrozza. Il viso non era nè bello nè brutto, ma aveva alcunchè di distinto e spirava una grande giovialità. Portava la lente all'occhio [...]
[...] indovinare che figura potesse avere il visitatore aspettato con tanto interesse. Le molte cure del suo lavoro, tutti gli altri pensieri più intimi e [...]
[...] quale dobbiamo fare e ci interessa di fare la conoscenza. Pure, oggi, osservando Dumenville, James si diceva in cuor suo che se lo sarebbe figurato [...]
[...] tutt'altro che così. C'era nel barone un'aria di squisita distinzione e di purissima eleganza; c'era anche qualcosa, nella sua persona, nel modo di [...]
[...] presentarsi, di salutare, di porgere, che ispirava fiducia e predisponeva bene in suo favore. Ma Giacomo non trovava in lui alcunchè di austero, di [...]
[...] prime parole, non valeva la deferenza alla quale James aveva diritto d'attendersi, e che sarebbe stata dimostrata assai più da un saluto e da una [...]
[...] quando si era posto al lavoro sino al momento che gli avevano annunziato l'arrivo del banchiere, la sua mente non aveva fatto che fantasticare; e in [...]
[...] quella così intensa attività di pensiero e di sogni che gli aveva perfino impedito di sentire gli stimoli dell'appetito, egli era giunto alla più [...]
[...] alta nota dell'entusiasmo e della fede. Perciò, adesso, la più piccola, la più inconcludente delle delusioni, un'impressione — soltanto — sfavorevole [...]
[...] , e che poteva essere errata, bastavano a mettergli in cuore tutto un cumulo di dubbi e di timori. Chissà? stupidaggini, paure da bimbi! Ma perchè [...]
[...] Dumenville era biondo piuttosto che bruno, perchè portava dei guanti bianchi anzichè dei guanti neri, perchè.... l'aveva salutato in francese e non [...]
[...] in inglese, Giacomo dubitava adesso che quello non sarebbe l'uomo che gli abbisognava.... E pazienza questo: ma cominciava a dubitare che la prima [...]
[...] delusione fosse l'indizio di altre ben più gravi che lo attendevano. Oh! le sue macchine non avrebbero corso giammai sui binari lucidi e dritti [...]
[...] !... Ebbe un istante di terrore, quell'uomo forte, di razza forte, sempre calmo, sempre impassibile, sempre fiducioso in sè stesso e nel suo destino [...]
[...] . Forse che in certi momenti della vita tutti gli uomini si eguagliano, e le impressioni sono identiche per tutti?... E, mentre il banchiere parlava [...]
[...] , giovialmente, a voce alta, con parola calda e immaginosa; mentre gli parlava di John suo fratello; della sua patria; del desiderio vivissimo che da [...]
[...] la considerazione dei dotti e dei potenti di ogni classe; mentre gli parlava così da dieci minuti, Giacomo teneva la testa bassa, e, quasi, non [...]
[...] osava guardarlo per timore di riprovare quella impressione sgradevole che la vista del barone gli aveva data; e, quasi, non l'ascoltava, come in [...]
[...] quale stava il banchiere, e vi si era seduto, volgendo le spalle alla porticina dello studio. Il francese pareva essersi accorto dell'imbarazzo in cui [...]
[...] si trovava quel rude lavoratore del nord, e seguitava colla sua facondia parigina, come volesse dargli tempo di entrare in dimestichezza; quasi [...]
[...] credesse necessario di metterlo a suo agio. E Giacomo si preoccupava del momento in cui avrebbe dovuto prendere la parola, e rispondergli. Era una [...]
[...] avrebbe chiusa la bocca, o permesso a mala pena di balbettare. Dumenville parlava ancora, quando si udì socchiudersi la porticina del vasto laboratorio, e [...]
[...] poi un piccolo grido represso, e la porticina rinchiudersi violentemente. Giacomo riconobbe la voce di sua moglie, in quella breve esclamazione [...]
[...] come di sorpresa e di paura. Bambina! Aveva veduto un estraneo, ed sera fuggita! E, mentre egli levava lo sguardo, vide il barone alzarsi di scatto [...]
[...] , cogli occhi pieni di allegro stupore fissi sulla porticina. Un attimo solo, chè, interrotto subito il discorso, attraversò correndo lo studio e [...]
[...] aveva spinto il barone a quell'atto, si alzò anche lui e, calmo, si diresse all'uscita. Stava per dire: — «Badate, è mia moglie, perdonate se è [...]
[...] fuggita, ma è così vergognosa....» — quando Dumenville si rivolse a lui, e, con un grido di allegro sbalordimento, esclamò: — La mia biondina! Giacomo [...]
[...] granchio! — Ma in quel momento, e sotto l'impero di quell'incubo strano che la vista del barone, gli avea dato, rimase allibito, senza parole. 17 Si [...]
[...] sentì mancare. Si appoggiò colle due mani ad una delle grandi tavole da disegno, sorreggendosi a stento. Dumenville era uscito sulla soglia, e [...]
[...] due passi fuori, nella corte, cercò ancora. Inutilmente. Allora rientrò. E porgendo le due mani a Giacomo, e trascinandolo ancora verso il divano [...]
[...] : — Ah! ah! mi congratulo, signor Burton, avete delle belle amiche! — esclamo, ridendo. — E ricevete qui delle visite più interessanti della mia [...]
[...] ! Giacomo, come un sonnambulo, lo fissava stralunato. Però si vinse, e, dominando l'emozione, sorretto da una speranza, da una quasi certezza, che [...]
[...] francese, e strozzarlo. Ma si dominò. Bisognava dissipare l'equivoco. E, con prudenza: — Scusate, barone, non vi siete sbagliato per caso? — egli [...]
[...] chiese. — Oh! no, ve lo giuro. La biondina di ieri, non c'è dubbio. Si affacciò appena, mi ravvisò subito, mi riconobbe, diede un piccolo grido e [...]
[...] pentimento sincero nella voce: — Oh! perdonatemi, signor Burton.... Forse.... senza volerlo.... Burton capì il pensiero e comprese ch'era bene troncare [...]
[...] recisamente ogni supposizione, per andar in fondo alla cosa e vederci ben chiaro. — No, no, vi prego. Non temete di nulla. Vi giuro che non mi [...]
[...] aspettavo nessuna visita, e che non conosco nessuna bionda a Milano. — Tanto meglio, allora! — rispose Dumenville. Poi, ancora in tono dimesso: — Vi prego [...]
[...] di credere, ad ogni modo, che l'esclamazione e la confessione mi sono sfuggite. Ma fu tale e tanto il mio stupore! La combinazione era così [...]
[...] strana e bizzarra, di ritrovare qui, proprio qui, una ragazza che ò.... conosciuta, ieri in ben altre condizioni.... Giacomo si sentiva soffocare [...]
[...] — Scusate, signor barone, se vi interrompo; ma ò un ordine da dare al capofabbrica. Due minuti, e.... riprenderemo il discorso sulla strana avventura [...]
[...] . — Oh! non ne vale la pena! — rispose ridendo il banchiere. E aggiunse: — Fate pure.... non ò nessuna premura. Burton uscì. Aveva bisogno di un [...]
[...] giornata d'aprile, e sì diresse al piccolo fabbricato della portineria. — Gasparino, — chiamò a bassa voce. Gasparino si fece avanti. — È stata [...]
[...] necessario, indispensabile. Saper tutto. E lo saprebbe. — Eccomi a voi, barone, colla viva curiosità di udire l'avventura che à rallegrato il vostro [...]
[...] arrivo a Milano. — Se vi dico, non ne vale la pena. — No, scusate. Parliamoci franco. Non mi aspettavo nessuna donna qui. E una donna è venuta. Non [...]
[...] so chi fosse e cosa volesse da me. Ma poichè voi sapete chi è, e.... cos'è.... E poichè non siamo più un estraneo l'uno per l'altro.... — Al [...]
[...] ieri e che potreste conoscere anche voi, oggi o domani, se lo voleste. — Ah! ah! molto facile, dunque? — Non del tutto facile, ma... Via! una [...]
[...] quistione di prezzo, insomma. — Ammettete, caro barone, che l'avventura è interessante e divertente, e che adesso avete l'obbligo di illuminarmi sulla mia [...]
[...] riso. Bisognava insultare, vilipendere sua moglie? La insulterebbe. Cosa bisognava fare? Uccidere, rubare? Avrebbe ucciso e rubato! Ma bisognava [...]
[...] prezioso per me; io vi debbo preservare da un possibile pericolo. Chissà, voi, uomo di lavoro e di studio, alieno dai piaceri del mondo, state per [...]
[...] cadere, forse, nelle mani di una sirena che viene a cercarvi fin qui, nel vostro santuario.... Io debbo mettervi in guardia... — E gli batteva [...]
[...] previsto, una mezz'ora prima, incontrandosi per la prima volta. — A proposito, e fin che mi ricordo riprese il barone — oggi pranzate con me, non è [...]
[...] vero? — Con molto piacere. — Allora, alle sette e mezzo, da Cova? — Senza fallo. — E se volete che adesso parliamo d'affari, che è quanto più preme [...]
[...] , ve ne prego. — Come volete. Fumate? — Grazie. — E Giacomo prese un grosso Avana da un portasigari di pelle fregiato della corona baronale che [...]
[...] questa locanda. César, il cameriere del primo piano, mi à riconosciuto 19 ieri mattina, entrando nella mia stanza; e credo che ciò abbia facilitata [...]
[...] costar meno: invece costano di più; e si capisce. Se all'offerta dei sigari rispondete: — Grazie, non fumo, — oppure — Fumo dei sigari miei [...]
[...] , speciali, — César non insiste, s'inchina, e se ne va. Se invece fate degli acquisti e avviate la conversazione — naturalmente una conversazione da [...]
[...] volentieri coi domestici d'albergo e... — più volentieri ancora colle femmes de chambre.... quando sono belline. Anzi, vi dirò francamente che [...]
[...] chambre». — Così mi accadde ieri mattina. César, un furbo, inchinandosi, e già colla mano sulla maniglia della porta, mi disse con un sorrisetto pieno [...]
[...] di sottintesi: — E se il signor barone non sapesse oggi come far passare un paio d'ore.... Io, pratico della cosa, capii a volo, e risposi: — Sì: ma [...]
[...] purchè si tratti di qualcuna che ne valga la pena. César abbandonò la maniglia, posò di nuovo il vassoio degli sigari, e cavò di tasca il suo [...]
[...] portafogli, dicendo: — Naturalmente! Conosco e so distinguere le persone. — Poi soggiunse: — Il signor barone si trattiene molti giorni a Milano? La [...]
[...] domanda mi parve indiscreta; e, senza capirne bene il perchè, mi riuscì imbarazzante. — Allora — riprese César, — il signor barone avrà tutto ciò che [...]
[...] di meglio la città può offrire. Tracciò lestamente qualche parola su una carta da visita, la mise in una busta che rinchiuse e sulla quale scrisse [...]
[...] necessario, acciocchè non abbia a lamentarsi dei miei servigi. — Sta bene. E lo congedai. Di prezzo, naturalmente (questo ve lo dico — aggiunse [...]
[...] Dumenville ridendo — caso mai, caro Burton, vi capitasse altrettanto nei vostri viaggi e voleste approfittarne), di prezzo non si parla coi.... Césars; e [...]
[...] capito dopo la ragione della domanda di César: «Il signor barone si trattiene molto a Milano?» e mi trovai contento di aver risposto «due giorni al [...]
[...] ; essi arrivano, César li invia, pagano, e partono il dì appresso. Nessun timore, quindi, di incontrarli poi per la strada; nessun timore che [...]
[...] parlino dell'avventura a qualcuno della città e dieno i connotati...: nessun timore insomma di essere compromesse. E si.... conoscono, così, delle donnine [...]
[...] le quali ànno un amante che non vorrebbero perdere; delle ragazze credute degne di portare i fiori d'arancio e che aspirano ancora ad uno sposo [...]
[...] ; e, qualche volta, delle mogli oneste di onesti impiegati le quali concorrono al pareggio del bilancio domestico, con questi.... proventi [...]
[...] straordinari, poco o punto compromettenti, e che non impediscono loro di farsi stimare e venerare dal mondo quali mogli fedeli e ottime madri di famiglia. — E [...]
[...] . Anzi, possiamo chiamarla appunto la Biondina, tout court, perchè mi fu presentata così, sul ritratto, dalla signora Bianchi; e non me ne à parlato [...]
[...] ! bisognerebbe aver la penna di Zola per descrivervi quella donna e quell'ambiente. — Non è la parte più interessante del racconto — interruppe Giacomo [...]
[...] , cui premeva assicurarsi di ben altro, e presto: perchè sentiva che non avrebbe resistito a lungo. — Vi basti questo particolare, — disse il [...]
[...] nemmeno. Sono le clienti che non ànno nulla da perdere e.... poco da guadagnare. Nella seconda siamo già più in su. Al primo venuto, e [...]
[...] . E vi sfilano dinanzi ritratti d'ogni formato, di fotografi d'ogni paese; e figure di donne abbigliate nelle foggie più bizzarre e.... provocanti [...]
[...] . In maggioranza, le maglie, e le grandi scollacciature. È la scena, la mimica sopratutto, che fornisce materia alla cartella n. 2. Ma voi, messo in [...]
[...] guardia da César che vi à detto: «avrete tutto ciò che di meglio può offrire la città», voi insistete, promettendo di rovinarvi, e lusingando anche [...]
[...] mestiere. Allora, dopo molte raccomandazioni, e premesse, e circonlocuzioni, si presenta, con grande mistero, la cartella n. 3. Là dentro ci sono [...]
[...] quell'archivio gelosamente custodito, per acquistar valore, e fornir più guadagno alla signora Bianchi, dandola ad intendere ai lords e ai principi [...]
[...] russi che formano la sua clientela, Ma, insomma, anche in questo, come in tutte le cose, e in amore sopratutto, non è da cretini e fa piacere talvolta [...]
[...] , sarebbero riserbate delle strane sorprese. È così in tutto il mondo: e vi posso accertare, caro Burton — ve lo affermo perchè vedo che i vostri [...]
[...] , come a Berlino, come a Roma, come a Milano, casi di questo genere non bastano le dita delle mani a contarli. — E voi avete scelto la biondina [...]
[...] .... — Sì. Mi à colpito il suo musetto civettuolo. E poi, il ritratto, un ritratto casto, severo, mi ispirava fiducia e.... mi lasciava delle curiosità [...]
[...] entusiasmato), le avevo proposto un viaggetto e fatte mille promesse lusinghiere. Rifiutò assolutamente, allegando dei vincoli che à qui [...]
[...] . Voleva sapere dell'altro. E chiese: — Ma la Bianchi non ne conosce il nome? — Mi à giurato che no. Quando deve avvertirla che.... c'è un cliente [...]
[...] gola; e alla domanda fece seguire un colpo di tosse come per giustificare la tremula remissione della voce. 21 — Cinquecento lire, — rispose [...]
[...] Dumenville, — anticipate, naturalmente, nelle mani della Bianchi. — E il convegno avvenne in casa della stessa Bianchi? — chiese ancora James Burton [...]
[...] alzandosi da sedere e appoggiandosi, per reggersi in piedi, alla tavola da disegno. — No. In una casetta, in una via giù di mano, dove mi sono recato [...]
[...] in carrozza, all'indirizzo datomi da lei e che ò passato al fiaccherajo.... Ci arrivai dopo un lungo tragitto, dopo una sequela di giravolte in [...]
[...] viuzze strette e semioscure.... non ne ricordo più nulla.... Il banchiere si alzò, e trasse l'orologio di tasca. — Perbacco! le quattro. Abbiamo fatto [...]
[...] tardi e.... senza concludere nulla. Voi mi obbligherete — aggiunse ridendo — a trattenermi un giorno di più a Milano. E si volse per raccogliere il [...]
[...] avvicinò ad osservarlo, e si volse di scatto verso Giacomo. — Lei! — E dopo un momento di esitazione, con imbarazzo: — Signor Burton.... la conoscete [...]
[...] .... forse è qualcuna che vi appartiene.... e mi avete fatto parlare.... Non so come qualificare.... James lo interruppe: — Sì, la conosco. La biondina [...]
[...] è mia moglie! Ma la tensione dei nervi e dello spirito era stata troppo lunga. E cadde a terra, svenuto. Il giorno appresso scendeva dall'omnibus [...]
[...] forestieri scrisse il suo nome: Marchese C. A. di Morecambe, Inghilterra. Chiese una camera e un salotto. Gli furono assegnati i n. 17 e 18 al primo piano [...]
[...] . Così, James Burton iniziava la sua inchiesta e preparava la sua vendetta. 22 II. Lo svenimento era durato a lungo. Dumenville non aveva osato [...]
[...] ; e, colpito dalla feroce rivelazione, aveva appena avuto il tempo, mentre Giacomo cadeva, di impedire che la sua testa battesse sul nudo terreno [...]
[...] . Lo aveva raccolto da terra e adagiato sul divano. Su una tavola, lì presso, aveva scorta una bottiglia d'acqua e glie ne aveva spruzzata qualche [...]
[...] catena d'argento che lo circondava alla vita, sotto il panciotto, e della quale i due capi andavano a cadere nelle tasche dei pantaloni. Tutto ciò [...]
[...] aveva fatto senza affrettarsi troppo. Il prolungarsi dello svenimento non poteva avere nessuna conseguenza grave, e serviva, invece, a lui, per [...]
[...] rimettersi, per ripensare a quanto era avvenuto di terribile e di strano, per considerare la propria bizzarra situazione in quel momento, e per decidere [...]
[...] come avrebbe dovuto comportarsi e cavarsi d'impaccio. Che gli avrebbe detto? Che avrebbe potuto dirgli? Ritirare le proprie parole o elevare un [...]
[...] Burton non avrebbe creduto.... E, francamente, la cosa gli ripugnava troppo.... D'altronde, non era stata, forse, una fortuna, quanto era avvenuto [...]
[...] ? Non si risolveva alla fin fine in un bene per Burton? Egli era stato sino allora la vittima incosciente di un obbrobrio ignominioso: e il caso gli [...]
[...] !... Ci fu un momento, persino, nel quale egli pensò se non sarebbe meglio fuggirsene, piantando là lo svenuto: correre all'Hôtel, rifar le valigie e [...]
[...] prendere il primo treno di Francia. Perchè in più bizzarra e fastidiosa situazione non si era forse mai trovato un uomo. Egli si vedeva dinanzi un [...]
[...] quale nutriva della stima, che meritava tutta la sua considerazione e tutta la compassione degli onesti; pel quale sentiva quasi nascere in sè un [...]
[...] affetto nuovo e sincero. Un uomo al quale avrebbe, voluto rivolgere parole di conforto e offrire ajuto e consiglio. E se invece Burton, ritornando in [...]
[...] sè, non avesse visto in lui dimenticando per un istante e nella semi-irresponsabilità di quel momento fisiologico le circostanze che avevano [...]
[...] provocato e accompagnato il fatto — non avesse visto in lui che il rivale, l'uomo che aveva posseduta sua moglie, che aveva contaminato il suo talamo [...]
[...] nuziale?... Uno dei tanti, è vero!... Ma se, sitibondo di vendetta, si fosse slanciato sopra di lui, e....? E avrebbe dovuto difendersi?... Dumenville [...]
[...] , raccapezzando le idee. In fine Dumenville, comprendendo che toccava a lui di parlare, e senza saper bene che avrebbe detto, aveva cominciato: — Signor Burton [...]
[...] .... 23 James s'era alzato di scatto, e l'aveva interrotto, porgendogli la mano e dicendogli con voce ferma: — Grazie!... Non ne avete nessun [...]
[...] merito, ma vi debbo la mia rigenerazione morale. E mentre Dumenville, stupito, imbarazzato più che mai, stringeva la mano che gli vaniva tesa da Burton [...]
[...] un uomo che à posseduta mia moglie! Poi, abbassando la testa e tenendo gli occhi fissi al pavimento, sempre colla sua mano nella mano di Dumenville [...]
[...] , aveva continuato, a voce bassa: — Mia moglie.... una cortigiana!... E, dopo una piccola pausa, amaramente, mentre una lagrima gli spuntava sulle [...]
[...] ciglia, e sapendo di pronunciare delle parole superflue, ma come uno sfogo: — Vi prego di credere che non lo sapevo, e che non ne approfittavo. Il [...]
[...] banchiere aveva stretta fortemente la mano di lui e susurrato un monosillabo di protesta. Allora Giacomo aveva risollevata la testa, fieramente, come [...]
[...] — in un attimo — si era prefisso. Ma bisognava togliere di mezzo il barone. E, fissandolo in volto, avea ripreso a dire: — Voi vorrete sapere [...]
[...] certamente che farò, e, lo immagino, mi offrite il vostro ajuto e la vostra assistenza. Vi ringrazio; ma non ò bisogno di voi. Quello che farò è [...]
[...] semplicissimo. Niente scandali, e niente vendette violente. Capirete bene che si può uccidere la moglie quando si scopre che vi à tradito per un amante. Ma [...]
[...] una moglie che si dà per denaro e.... in quei modi, non val manco la pena d'ammazzarla. Anzi, appunto per evitare il pericolo di lasciarmi [...]
[...] trasportare dall'ira, non la rivedrò neppure. Ò un amico buono e fidato, qui, certo Galli, un vecchio, al quale mi potrò confidare. È consigliere [...]
[...] procedimento per il divorzio. È questa una grande liberazione, il divorzio, che mi è resa possibile dalle leggi del mio paese. E, nel frattempo, mi [...]
[...] soltanto che mi diate la vostra parola d'onore di partire come era nei vostri disegni, e di dimenticare per un paio di giorni tutto quanto è accaduto [...]
[...] , di non parlare a nessuno di tutto ciò.... Sì, lo so, è un giuramento inutile che chiedo a un gentiluomo come voi. Ma perdonatemi.... e non [...]
[...] chiedevo perchè potrebbe accadere che viaggiassimo insieme alla volta di Parigi e Londra. Giacomo diceva un ammasso di bugìe, e con la maggior calma [...]
[...] , stupito di quella calma e di quella freddezza, ma lieto, insieme, malgrado tutto, di cavarsi d'impaccio a così buon mercato, e desideroso di togliersi [...]
[...] fosse lontana, poi prese il cappello e il soprabito, ed uscì. A Gasparino, che lo salutava alla porta, disse: 24 — Badate che per tre giorni non [...]
[...] , rivolgersi al signor Galli. Percorse a grandi passi l'ampia via suburbana che conduce al dazio, e quivi salì in una vettura dando l'indirizzo di [...]
[...] casa sua. Il suo piano era fatto e stabilito, senza incertezze, e lo avrebbe compiuto senza titubanze. Fingere di partire, partire anzi, ma [...]
[...] Bianchi; comperare sua moglie, coglierla in flagrante con.... sè medesiano — bizzarro adulterio! — e poi.... e poi.... Qui il suo piano si arrestava. Si [...]
[...] arrestava alla curiosità di udire le giustificazioni, le scuse di lei. Ma le giustificazioni e le scuse che avrebbe trovate là, in quel momento [...]
[...] , senza la possibilità di negare. Se arrivato a casa, adesso, avesse affrontata Adelina, e le avesse detto: — So tutto.... — Ah! ah! lei! sarebbe [...]
[...] . Era dunque maestra nell'arte di dissimulare! Ma perdio! ma perdio! Il modello delle mogli era la cliente di una mezzana! E se egli avesse invocata [...]
[...] la testimonianza di Dumenville: ebbene: Adelina sarebbe capace di affrontare il barone e di dirgli, a fronte alta, senza arrossire: «Voi mentite [...]
[...] , o v'ingannate». Certamente, sarebbe capace anche di questo. Ah! no: bisognava pigliarla in trappola, la sfrontata! E la Bianchi? La Bianchi avrebbe [...]
[...] taciuto, dato anche che avesse saputo qualcosa e avesse potuto parlare. Ma era possibilissimo che ogni cosa fosse combinata e preparata così bene [...]
[...] che neppure la Bianchi sapesse chi era la sua cliente. Si dànno queste cose, a Parigi, a Londra, a Milano. Lo aveva detto Dumenville, e se ne [...]
[...] cavalluccio sfiancato della vettura da piazza trotterellava adagino. E il tragitto era lungo. Ad un tratto, un dubbio doloroso assalse Giacomo: che la [...]
[...] vendetta così dolcemente feroce che meditava potesse sfuggirgli di mano. Infatti: Adelina entrata in istudio, e scorto il banchiere, poteva aver [...]
[...] supposto e temuto che il banchiere a sua volta avesse riconosciuta lei. Poi, c'era il suo ritratto in istudio che Dumenville avrebbe potuto osservare [...]
[...] .... Insomma, Adelina poteva supporre che fosse avvenuto quello che era realmente avvenuto. E allora? Si credeva scoperta? Aveva avuta la convinzione [...]
[...] ? O aveva, almeno, preparata la sua difesa? La troverebbe a casa? E in che condizioni la troverebbe?... E dato che ve la trovasse, e che tradisse [...]
[...] , fosse pure al primo incontro con lui, la preoccupazione e la paura, saprebbe dominarsi, lui, Giacomo, e rassicurarla col suo contegno, e comportarsi [...]
[...] alla palazzina, saprebbe dissimulare, adesso, e fingere così bene, e mostrarsi così allegro, così affettuoso anche, da dissiparle e distruggere i [...]
[...] dubbi e le paure di lei. Con le sue stesse armi la combatterebbe! Oh! quell'incontro, laggiù! Oh! la gioia di una vendetta spietata, feroce [...]
[...] ci à martoriato e torturato a lungo senza possibilità di rivolta; poter conficcare un pugnale nel petto a chi vi à tenuto per tanto tempo un piede [...]
[...] sul collo. Dio, che gioia! Oh! se la troverebbe la calma! E poi, non sarebbe che lo sforzo di un'ora. Avrebbe annunziata a sua moglie una [...]
[...] improvvisa e forzata partenza, la sera stessa, con Dumenville, per affari, pei loro affari. La difficoltà era soltanto nel trovar modo di darlo bene [...]
[...] quell'annuncio: con naturalezza, con affettuosità.... Allora, a un tratto, ricordò quel che aveva pensano il mattino. Sporse la testa della portiera e [...]
[...] chiamò il cocchiere: — Di'! Vai sul Corso, e fermati alla bottega del Ventura; sai, quella gran bottega nuova, prima di arrivare a San Pietro [...]
[...] all'Orto. Ah! ah! che idea! E nella soddisfazione di vedersi così calmo, così presente a sè stesso, così previdente; nella gioia furibonda colla quale [...]
[...] pregustava la sua vendetta, e la apparecchiava così bene, curando tutti i particolari perchè non potesse sfuggirgli, Giacomo dimenticava, quasi, la [...]
[...] propria sventura. Aveva più che trecento lire in tasca, una mesata di stipendio incassata al mattino, e che avrebbe dovuto dare a sua moglie la sera [...]
[...] fattura. Una ragazza, alta, bruna, dagli occhi furbi, gli aveva fatte sfilare dinanzi agli occhi una diecina di vesti d'ogni colore e d'ogni foggia [...]
[...] . Egli domandava il prezzo, soltanto, affrettato. E la ragazza vantava i meriti dell'una e dell'altra, e tentava fargli acquistare quella di prezzo [...]
[...] maggiore. No, no. Aveva trecento lire da spendere — pensava Burton — quando sentisse pronunciare questa cifra, comprerebbe, e porterebbe via. E la [...]
[...] , il più gran sagrificio che poteva permettersi per un regalo alla sua bella: e chiedeva il prezzo minimo, addirittura, senza tentar di [...]
[...] carrozza. E via, colla gran scátola di cartone a cassetta. Ma se non la trovasse, l'Adelina, in casa? Se, paurosa che Giacomo sapesse già tutto, fosse [...]
[...] Caradelli. E si mostrerebbe stupito di non averla trovata in casa, così tardi, alle sei, all'ora del pranzo. Giacomo prevedeva tutto, e [...]
[...] laggiù alla palazzina, s'era parlato molto di lei.... Cioè, il forastiero aveva tentato di parlare di lei, di strapparle delle confidenze, e di indurla [...]
[...] a partire per un viaggetto di piacere: ma aveva parlato pochissimo di sè stesso: quel tanto che gli era sembrato utile a ispirare fiducia; e le [...]
[...] aveva, sopratutto, parlato delle sue ricchezze e della sua generosità colle donne: perchè supponeva, ed era giusto supponesse, che queste due qualità [...]
[...] soltanto la dovessero interessare, e potessero convincerla e sedurla. Aveva detto d'essere francese, nobile, banchiere.... e null'altro? Null'altro [...]
[...] gli aveva ispirato, e l'aveva pregata di chiamarlo per nome: «Oscar, Oscar, chiamami Oscar». Questo lo eccitava, quel fatuo. Le era rimasto ben [...]
[...] fisso nella mente quel nome, e se lo sentiva ripetere adesso, come una stilettata, nelle orecchie. Rannicchiata nel vano della finestra, mentre le [...]
[...] gambe le tremavano, e i polsi le battevano, spiava dietro le cortine l'arrivo di suo marito. Da due ore aspettava così. Ogni tanto si recava dinanzi [...]
[...] allo specchio. Che faccia aveva? Stravolta? No.. Ma l'agitazione era dentro, terribile, e più terribile ancora l'incertezza. Il suo partito era [...]
[...] . Negare, negare! Ma che la faccia non rivelasse la preoccupazione e la paura, nel primo incontro con Giacomo. Era quello il momento scabroso da [...]
[...] rispondere, non temerebbe più. Allora sarebbe naturale l'arrossirle del volto, e il tremito nella voce, e il sussultare di tutta la persona. Ma chi era [...]
[...] accogliere le sue prime parole, e preparerebbe la risposta, una buona, una franca, una convincente risposta. Se la studierebbe, adesso, se la [...]
[...] il francese? E dato che l'avesse riconosciuta, era possibile che avesse rivelata l'avventura del dì innanzi?... Come, perchè, l'avrebbe rivelata? La [...]
[...] veniva circondato non era una frottola, non era una lustra per strappar più quattrini al cliente, bensì una vera e sacrosanta necessità?... Sì; ma [...]
[...] naturale bisogno di riserbo e di delicatezza verso una donna? I francesi sono gentiluomini.... Sono, della donna, la gente più rispettosa.... No, no [...]
[...] incontrato due volte nella stessa donna e in condizioni così diverse. La sua sorpresa doveva essere stata enorme. Era riuscito a dominarla? Aveva [...]
[...] ricordava, adesso, l'insistenza colla quale le faceva delle domande sull'essere suo, ieri, e tentava di sapere quali fossero i vincoli che le [...]
[...] impedivano di accettare le sue offerte, di seguirlo nel suo viaggio in Italia, e poi forse a Parigi, dove le aveva lasciato intravvedere una vita color di [...]
[...] la parola d'onore che, uscito, se ne andrebbe nella sua carrozza; e non starebbe ad attenderla giù, non la spierebbe e non la seguirebbe.... Non [...]
[...] aveva mai avuto un adoratore più entusiasta di.... Oscar! E oggi, oggi, gli era capitata ancora dinanzi, la sua Niniche. Che aveva fatto, che aveva [...]
[...] un'arma in mano, adesso, terribile?... Eppure, fosse lui! Sì, fosse lui; saprebbe che era avvenuto, se aveva rivelato.... E purchè Giacomo non lo [...]
[...] seguisse subito, il francese le direbbe che era successo.... e lei prometterebbe tutto, salvo a non mantener nulla.... E quando giungesse suo marito [...]
[...] saprebbe come comportarsi.... Potrebbe forse mettersi d'accordo con Oscar, invocare una smentita da lui, se per caso avesse parlato, implorare e [...]
[...] ottenere che disdicesse quanto aveva raccontato, affermando uno sbaglio, una somiglianza curiosa e ingannatrice.... Oh! fosse lui! Ma non osava [...]
[...] togliersi dalla finestra: vi pareva inchiodata. La porta si aprì, e comparve Carolina, la fantesca, colla gran scatola di cartone tra le braccia. — Chi [...]
[...] è? — susurrò Adelina senza muoversi. — Il signore. À mandato su il portinaio con questa scatola per lei. Passava il padrone di casa e si è fermato a [...]
[...] discorrere in portineria. Adesso viene. Adelina fece due passi innanzi e toccò la scatola, colla mano, macchinalmente. — Per me? — Sissignora [...]
[...] . Così à detto il portinaio. — Che contiene? 28 — Non so. Apriamola e vedremo. Adelina interrogava così la fantesca, senza saperne il perchè. Non [...]
[...] capiva. Le pareva che Carolina potesse, dovesse illuminarla. Carolina posò la scatola sul letto, sollevò il coperchio, e disse, con un po' di sorpresa [...]
[...] : — Un abito, signora! — Un abito? Allora Adelina si avvicinò ancor più e guardò nella scatola. Un cartoncino bianco era posato sulla veste. Lo [...]
[...] prese, febbrilmente, e lo lesse. Era una carta da visita di suo marito, e v'era scritto a lapis: «Alla mia cara Adelina, per annunciarle la nostra [...]
[...] la veste dalla scatola, la svolse. E, mentre cogli occhi ancora imbambolati cominciava ad osservarla, la porta si schiuse, e Giacomo si affacciò [...]
[...] , rimanendo immobile sulla soglia. — Che vuol dire? — chiesa Adelina, sforzandosi di sorridere. — Il bigliettino l'ài visto? — Sì. — E dunque? — E [...]
[...] fece due passi innanzi, porgendole le mani. Adelina, senza muoversi, appoggiata al letto, sollevò le braccia e mise le sue mani in quelle di lui [...]
[...] . — Ringraziami dunque. — Sì.... ma non capisco. — Ora ti dirò tutto. Poi volgendosi a Carolina, — Bisogna togliere subito dal solaio il baule e [...]
[...] alle 7.55, pel Gottardo. E a Carolina, ancora: — Presto, presto. Preparate il baule; poi verrò io. — E non pranzi, prima? — No, pranzo al buffet [...]
[...] mani di lei, e sollevò per un lembo la veste posata sul letto: — Nevvero? — Ma dunque? — chiese Adelina che cominciava a rassicurarsi e che la [...]
[...] curiosità rendeva persino imprudente. — Dunque? — che è successo? Giacomo si tolse la giacca, il panciotto, rimboccò le maniche della camicia, e cominciò [...]
[...] Adelina súbito dopo il racconto di Dumenville, l'avrebbe strozzata, forse. Ma superato il primo momento d'ira e di dolore, si sentiva adesso [...]
[...] corazzato contro emozioni anche più forti. Aveva temuto soltanto l'emozione di lei. E aveva voluto evitarla, rassicurandola prima di vederla. 29 Contava [...]
[...] di riuscirvi con quel dono e con quel biglietto. Trovandola calma, sicura di sè, si vedrebbe facilitato il cómpito proprio. La sfrontata finzione di [...]
[...] incontro, doveva parlare, raccontare. Avrebbe cercato di rimanere il meno possibile dinanzi a sua moglie, per non esigere troppo dalle proprie forze. E [...]
[...] cominciò la sua toletta: era del tempo guadagnato, e ciò gli permetteva di parlare a sbalzi, senza guardare Adelina. Così, mentre s'insaponava le [...]
[...] mani, cominciò: — Sei venuta alla fabbrica, tu, oggi. — E, senza lasciarle il tempo di rispondere — Debbo sgridarti di non essere entrata. Sei una [...]
[...] bambina, sempre. Ài vista una persona che non conoscevi, e via, come fosse il diavolo. Se tu fossi entrata, ti avrei presentata: a quel signore, il [...]
[...] sono vari giorni che avrei potuto darti una bella notizia: ma ò voluto farti un'improvvisata. Ò voluto aspettare che la cosa fosse sicura, e [...]
[...] conclusa. Sappila adesso, dunque. — E s'interruppe. Si asciugava la faccia, e la salvietta gli impediva di parlare. — Dio santo, mi tieni sulle spine [...]
[...] , — disse Adelina, ritta, cogli occhi che seguivano attenti ogni movimento di lui. E Giacomo, calmo, riprese: — La mia scoperta è fatta: il mio [...]
[...] , e ben più importante scoperta. Tutto quanto aveva udito sin qui avrebbe dovuto rassicurarla. Eppure si sentiva ancora come una pietra sul petto [...]
[...] ? — chiese lui. Adelina si fece forza, e susurrò: — Puoi immaginare!... non trovo le parole.... — E Dumenville che è il capo della casa nella quale è [...]
[...] .... — E l'avrai visto sulle buste delle lettere che ricevo da Londra. — Ebbene? — Ebbene, Dumenville si fa iniziatore della società che compererà il [...]
[...] dimenticare per un momento le sue preoccupazioni. — Tu avrai mezzo milione? — Metà in denaro e metà in azioni della nuova società. — E parti [...]
[...] obbligato a partire stasera per Ginevra. Approfitto della circostanza, e parto con lui. Adesso Giacomo toglieva una camicia dal cassettone, e introduceva [...]
[...] .... Allora dovetti spiegargli che io ò una moglie che è la timidezza personificata.... E ò dovuto esprimergli le mie scuse.... Oh! mi ài fatta fare [...]
[...] , forse! Un dì o l'altro avrebbe dovuto farne la conoscenza.... La conoscenza ufficiale, perchè Oscar lo conosceva di già, pur troppo!... E allora [...]
[...] signor Oscar partiva. E non l'aveva veduta, e non si sapeva ancora nulla. Al poi, si provvederebbe. Alla peggio, si confesserebbe ad Oscar [...]
[...] marito, che si curvava per abbottonarsi le scarpe; e gli stampò un grosso bacio sulla nuca. Giacomo fremette. Poi, si mise a salterellar per la [...]
[...] stanza, allegra, con dei piccoli gridi di gioia: e, di furia, si sbottonò la vestaglia, se la tolse, e la buttò in un canto. — Che fai? — chiese Giacomo [...]
[...] . — Provo il mio abito nuovo! — Che pazzia! Adesso? — Adesso sì, e ti accompagno alla stazione. Le era sfuggita nella gioia. Giacomo sussultò [...]
[...] pranzare.... Poi io debbo, anche, recarmi dal Galli per avvertirlo che parto.... E attese la risposta. Insisterebbe? No; Adelina, che s'era morse le [...]
[...] , lasciava scoperto il seno, un seno piccolo, eretto, da vergine. E mentre Giacomo, in mutande, cercava i pantaloni da calzare, essa corse alla porta e vi [...]
[...] . Ma la calma dei sensi, malgrado il contatto, lo aiutò. — No, bambina, mi farai perdere la corsa: Dumenville mi aspetta alle sette e mezzo, e debbo [...]
[...] andare dal Galli, prima. E, facendosi forza, la baciò sulla fronte. Sulla bocca, no, non voleva, non poteva baciarla. Ma Adelina insisteva: — Parti [...]
[...] nude, e, rudemente, la respinse. — Ahi! mi fai male. Giacomo si riprese subito. E si mise a ridere. — Ecco come si fa colle bambine viziate. Colle [...]
[...] , susurrò: — Due minuti.... Giacomo tornò a ridere, forte, nervosamente, e scese alla volgarità, ubbriacandosi per trovar la forza di vincere la [...]
[...] prova. — Ti conosco, mascherina. Due minuti! Allora anche Adelina rise; e rise e gioì più ancora entro sè stessa. Quel ricordo delle loro intimità [...]
[...] , sulla bocca di suo marito, in quel momento, finiva di rassicurarla. 31 — Ebbene, non provo neppure la veste! E indossò di nuovo la vestaglia. Da [...]
[...] Adelina che lo serviva, allegra, chiacchierina, piena di cura e di grazia. — Questi pantaloni li porti?... E le scarpe chiare?... Quante paja di [...]
[...] calze?... Fazzoletti?... Un po' di colorati e un po' di bianchi. Va bene?... Oh! di', porta la pelliccia, sai? Siamo d'aprile, è vero, ma di notte [...]
[...] freddo! Se ne gloriava in cuor suo. Poi si concedeva un altro sfogo. Mentre Adelina chiacchierava, e gli chiedeva qualcosa ogni momento, e gli dava [...]
[...] dei suggerimenti, lui, senza ascoltarla, la ingiuriava, e bestemmiava mentalmente. — Carogna! Cortigiana! Vigliaccona! Vai, vai, ne ài per poco [...]
[...] , canzonami, forse, in cuor tuo, fino a domani, fino a doman l'altro al più tardi. E vienci al convegno, sai? Vienci! Perchè può darsi che la butti in [...]
[...] burletta, laggiù alla palazzina e mi accontenti di sputarti addosso! Ma se non ci vieni, se ti colgono delle paure o degli scrupoli di onestà [...]
[...] proprio la volta che si tratta, di venderti a me.... se non me la dài questa soddisfazione, ah! perdio! ti abbranco qui in casa e ti faccio a pezzettini [...]
[...] sempre con esse. Va bene? E tu mi scriverai ogni giorno, nevvero? Anzi, mi telegraferai. Siamo ricchi adesso, puoi spendere. E tienmi bene al corrente [...]
[...] di nulla. E poi, per ogni occorrenza, mi farò prestare qualcosa dalla zia.... Sulla porta, mentre il portinajo scendeva le scale col baule sulle [...]
[...] spalle, Adelina aveva salutato suo marito, freddamente, imbronciata, senza chiedergli un bacio. — Sai, me la lego a un dito. E alludeva, cogli occhi [...]
[...] piccola commedia per togliersi da lei senza espansioni. Ma mentre scendeva le scale, essa, dal pianerottolo e sporgendosi in fuori sulla ringhiera, gli [...]
[...] susurrava: — Cattivo! cattivo! torna indietro subito.... E, sottovoce: — Un bacino, cattivone! Ma, Giacomo avea scesi i gradini quattro a quattro [...]
[...] , era salito in vettura, e s'era fatto portare dal Galli. Il Galli pranzava. Lo fece chiamare in anticamera. — Oh! che buon vento? A quest'ora [...]
[...] d'amministrazione, e di presentare le mie scuse. — Diavolo! non se ne discorre nemmeno. Vada e non si crucci. E mi dia notizie, che auguro buone [...]
[...] perder un minuto. — Grazie. Mi favorisce un calamaio e una penna, per due righe di ricevuta? — Scherza? Tra galantuomini.... — No, sa, le cose in [...]
[...] corsa? E l'aveva spinto fuori, augurandogli ancora che la disgrazia fosse evitata. Alle 7.45 Giacomo era giunto alla stazione e aveva preso un [...]
[...] biglietto per Como. Dieci minuti dopo partiva; e il giorno appresso, a mezzodì, arrivava a Milano il marchese di Morecambe. La notte, a Como, all'Hótel [...]
[...] ? — Nossignore. — César non c'è? — Sissignore. — Mandatemelo. E César era venuto. — Il signor marchese mi chiama? — Siete César? — Il signor [...]
[...] marchese mi fa l'onore di conoscermi? — Di nome e di fama. Burton non voleva perdere tempo: e non gli bastava l'animo di attendere l'occasione. Assunse [...]
[...] un'aria da gran signore, annojato: si stese su una poltrona allungando le gamba su una sedia vicina, e accese un grosso avana. — Un amico mio del [...]
[...] «Cercle de la Rue Vivienne» mi à parlato di voi, giovinotto. Si discorreva di viaggi, l'altra sera. E mi disse a Milano scendete all'«Hótel des [...]
[...] Etrangers», e cercate di César. À dei buoni sigari — aggiunse con un risolino fine, canzonatore. Gli parlava in francese, ma affettando, ancor più che [...]
[...] non avesse naturalmente, la pronunzia inglese. Quell'enciclopedico di César lo tolse subito dall'imbarazzo, e gli rispose in inglese: — Sono lieto [...]
[...] interesso alle pinacoteche. 33 — Il signor marchese potrà impiegar bene il pomeriggio d'oggi, e benissimo quello di domani, se si trattiene a [...]
[...] Milano. — Non so. Tutt'al più sino a domani sera. Ricordava la raccomandazione di Dumenville. E aggiunse, con viva curiosità: — E perchè non «benissimo [...]
[...] il più corretto e rispettoso dei servitori alla presenza del suo padrone. Decisamente, questa era una parte come un'altra del suo servizio di primo [...]
[...] cameriere di una grande locanda. — Il signor marchese vuol fare da sè la propria scelta, o si affida a me? — No, no, sceglierò io. — E aggiunse [...]
[...] ridendo: — Potremmo avere gusti differenti. — Il signor marchese mi permette di consegnarle una busta chiusa e un indirizzo? — Naturalmente. E prese la [...]
[...] busta che César gli consegnò dopo averci messo un cartoncino sul quale aveva scritte poche parole, a lapis. César fece un inchino e stava per [...]
[...] Bianchi. E non vi seppe resistere. Quali erano le qualità che bisognava possedere per avere il diritto di comperare sua moglie? Allora bagnò con [...]
[...] dell'acqua la busta sul rovescio: attese un minuto, che la gomma si liquefacesse, e aprì. Sul cartoncino era scritto: «Inglese — marchese — parte [...]
[...] un forastiero, possibilmente nobile, certamente ricco, e ripartire subito. «Anche il 3 se il 2 non basta». Occorrerebbe insistere! E quel buffone si [...]
[...] !) — non ne restavano molti per Adelina! Perdio, si dava per un'inezia, sua moglie. Fece chiamare una vettura e diede l'indirizzo al fiaccheraio [...]
[...] contrattare, volgarmente, sfrontatamente; che era un uomo ridicolo, lui, e un uomo offeso, mortalmente offeso; tutto ciò non lo preoccupava più. Come un [...]
[...] invasato, non pensava più che al suo disegno feroce; e aveva una sola preoccupazione attuarlo. Non l'offesa, ma l'attesa, gli dava la febbre. Era [...]
[...] un ipnotizzato; lo avevano addormentato, e gli avevano detto: «Tu farai questo». Ed ora, sveglio, lo faceva. I coniugi Bianchi, erano gente per bene [...]
[...] professione lo traeva pei corridoi dei Tribunali e delle Preture, o dove c'erano degli inventari e delle aste di mobili e di merci di gente [...]
[...] della roba vecchia messa all'incanto. E lo raccontava in portineria: 34 — Quel signor Faustino sa il suo mestiere. Non c'è pericolo che mi lasci [...]
[...] portar via una moneta o una statuetta per un quattrino al di sotto del suo valore. Fossero tutti come lui, e se non avessi qualche inglese e qualche [...]
[...] discussioni sulle vendite e sugli acquisti fatti nella giornata. Il signor Faustino aveva cura, anche, di avvertirne il suo buon vicino, quando [...]
[...] risatina e una stretta di mano. L'onestà in persona quel signor Faustino! La signora Zaira invece, era sempre in casa. Faceva la sarta. Per dir meglio [...]
[...] , aveva fatto la sarta in gioventù. Ora conservava soltanto qualche vecchia cliente, e, piuttosto, si faceva intermediaria, poichè godeva di una gran [...]
[...] fama e di una gran fiducia, tra le clienti vecchie e nuove, e le giovani sartine che si raccomandavano a lei per averne lavoro. Così, era un [...]
[...] Cassano, e come certamente non sapevano fare i medici malgrado la loro prosopopea. Anche la portinaia aveva sperimentata questa virtù della Bianchi [...]
[...] : — Oh! signora Zaira, è il suo decotto che mi à guarita, e non tutti gli empiastri che mi avevano dati all'ospedale. — Eh! eh! — rispondeva la [...]
[...] parte si cominci. Così, anche per questa ragione, era ogni giorno e tutto il giorno un va e vieni di gente dalla Bianchi. Gente d'ogni età e [...]
[...] d'ogni condizione, perchè di fronte al male siamo tutti eguali come il Signore Iddio ci à creati. E che buona donna, quella signora Zaira: dai ricchi [...]
[...] accettava qualche piccolo compenso, ma dai poveri nulla. Ed erano benedizioni che le piovevano sul capo, e che echeggiavano e si ripetevano nella [...]
[...] monotona intonazione delle litanie, giù per le scale e in portineria. Ogni povero che vi passava, guarito.... o quasi, versava le ultime lagrime di [...]
[...] ! E non solo guariva la sciatica, ma anche degli altri piccoli malanni. Era una medichessa, insomma, che non si dava importanza, che lavorava più [...]
[...] immaginarselo, perchè ci venivano. — E su questo, a dir la verità, era meglio chiudere un occhio, — osservava la portinaia: — ma, dopo tutto [...]
[...] , quando il bene è fatto a fin di bene, nessuno à diritto di metterci il naso. Poi, la signora Zaira aveva un'altra virtù. E non ne faceva mistero, perchè [...]
[...] ! niente filtri, niente ciocche di capelli, niente teste da morto. E non dava numeri del lotto, e non vendeva gli elixir di lunga vita, o per [...]
[...] innamorare i giovanotti, o per trovare marito. Niente, niente! Il gioco delle carte, semplice e puro, alla luce del sole, con un mazzo qualunque, e senza [...]
[...] misteri, e senza assumere delle pose da spiritata. — La vita è tutta un destino, va bene o no? — aveva spiegato alla portinaia. — Se voi morite [...]
[...] destino che noi non sappiamo cosa sia, che è nell'aria insomma, ma che è una cosa certa e sicura, non può darsi che sia scritto in qualche sito? Il giorno [...]
[...] — continuava. — Viene la tale signora, e mi dice, per esempio: «Fate che colui che amo si innamori di me?» Allora, io le rispondo: «Nossignora. Questo [...]
[...] andate a chiederlo alle imbroglione, che vi daranno i filtri e le diavolerie. Ma non serviranno a niente. Io vi dirò invece se quello che amate vi [...]
[...] ricambierà un giorno o l'altro. Questo sì, perchè è già destinato, 35 e si può leggerlo nelle carte. E secondo la risposta che esse daranno, voi [...]
[...] potrete regolarvi: e ne avrete contentezza o dolore, speranza o disinganni. Se le carte risponderanno di sì, non avrete che ad aspettare con santa [...]
[...] pazienza: se risponderanno di no, vi metterete il cuore in pace.... e penserete ad un altro». Dico bene?... E non è mica da credere — aggiungeva per [...]
[...] caso è indeciso: la risposta ve la dò come la trovo, ma non garantisco». E così, quelli che vengono da me, se vogliono darmi qualcosa in compenso [...]
[...] del mio disturbo, sanno che i loro denari li spendono bene. Se ce ne veniva della gente, anche per il gioco delle carte! E che gente! Signore [...]
[...] via Speronari delle carrozze cogli stemmi. La signora Zaira poteva vantarsi di avere delle contesse e delle marchese fra le sue clienti. Ci [...]
[...] andavano impunemente, confidandoselo e consigliandoselo tra amiche. Non sapevano, poverette, quale altro mestiere faceva la Bianchi, e che rischio [...]
[...] . Ma la portinaia si prendeva fior di mancie: non le conveniva di indagare troppo e, tanto meno, di rivelare i suoi dubbi agli altri pigionanti ed [...]
[...] quieta ed ammodo, la Bianchi esercitava le sue molteplici industrie; ed era tenuta in considerazione dai vicini — gente borghese di vita e d'intelletto [...]
[...] — a causa del bene che faceva e, anche più, di quella carrozze stemmate che si fermavano alla porta. Perchè alla Bianchi occorreva, appunto, di [...]
[...] abitare in una casa dall'aspetto decoroso e pulito, se non ricco, per ricevervi i clienti che le erano inviati dai Césars dei grandi hótels, quelli [...]
[...] che, in fondo in fondo, erano la vera e lauta fonte di lucro. Tutto il resto, la sartoria, i medicamenti, e anche il gioco delle carte, erano lustre [...]
[...] , che le servivano perfettamente a giustificare l'andirivieni di tante persone d'ogni età, d'ogni ceto e d'ogni sesso. E ci teneva alla sua [...]
[...] la fanciulla al principio di carriera, caduta da poco, e per la quale non c'era bisogno del mistero. «Perchè è la varietà che occorre in tutti i [...]
[...] commerci, soleva dire, e i gusti variano quante sono le persone. Fior di signoroni, talvolta, preferiscono una birichina di sedici anni colle vesti a [...]
[...] brandelli ad una donna maritata». E poi, non di rado, anche una di quelle della cartella n. 1, presentata bene, come sapeva far lei, poteva [...]
[...] fruttar molti quattrini, se capitava un cliente mandato da César che avesse nessuna pratica della città e molti luigi in scarsella. In questi casi, era [...]
[...] un maggior guadagno per lei e anche per la poveretta che si trovava ancora in principio di carriera: un vero benefizio. E quante ne aveva [...]
[...] rimpannucciate la Bianchi! Quante, per merito suo, erano salite di grado, poco a poco, passando dalla cartella n. 1 alla cartella n. 2, e, qualche volta [...]
[...] persino alla cartella n. 3! Naturalmente però, dove metteva il maggior entusiasmo e adoperava tutta la sua arte sopraffina, era nel trattare il genere [...]
[...] più elevato e i casi più difficili. Essa non si limitava all'offerta. Riceveva anche le domande. La sua bravura, il suo tatto erano tanto noti in [...]
[...] riusciti mai. «Già — era il suo assioma — a 'sto mondo è tutta quistione di denaro. Venisse Rothschild domani da me, e mi dicesse: «Credito aperto [...]
[...] , ma voglio la tale», e fosse pur posta in alto, la tale, fosse pure la regina del Paraguay.... o che sì o che no.... non so se mi spiego». E non [...]
[...] bene; sono qui per questo, e se posso 36 rendervi un servizio mi faccio in quattro. Ma.... c'intendiamo, ragazze! questa è un'agenzia di [...]
[...] collocamento, se volete chiamarla così: ma una locanda no, cavatevelo dalla testa». E aveva una succursale, in via Orti, della quale consegnava le chiavi [...]
[...] , quando occorreva. Allora, bene inteso, tanto di mediazione e tanto d'affitto. «Perchè l'indoratore (il padrone di colà) a Pasqua e a San Michele [...]
[...] pretende la sua pigione». Jamès Burton, scese di carrozza, e chiese alla portinaia: — La signora Bianchi? — Secondo piano: la porta a destra. Salì [...]
[...] barlume di speranza lo sorreggeva e lo agitava insieme, ora che mancavano pochi minuti ad acquistare la certezza piena, completa. Dal momento che [...]
[...] s'era separato da Dumenville, non aveva agito più che guidato da un'idea fissa, da una convinzione assoluta, e da un desiderio acuto di vendicarsi [...]
[...] aveva pensato mai, da ieri. Ci pensava adesso. E una speranza, un ultimo tenue filo di speranza lo guidava. Saliva i gradini di furia: voleva [...]
[...] accertarsene; e s'indugiava sui pianerottoli: temeva di perdere, lassù, l'ultima illusione. Correva, e poi si fermava. Doveva affrettarsi a conquistare la [...]
[...] sentenza di morte? E ritornava colla mente al passato. Un passato così calmo, così lucido, così sereno. Quattr'anni di felicità, non attraversati [...]
[...] , pareva avesse lavorato, minuto per minuto, ad un unico intento: conquistarsi la riconoscenza di suo marito, centuplicarne l'affetto. E come il [...]
[...] della sua esistenza, ch'era il raggio di sole caldo nella sua casa! E questa donna che aveva un bacio e un augurio, ogni mattino, per lui, quando si [...]
[...] alzava per recarsi al lavoro; che lo attendeva sulla soglia, al suo ritorno, e lo accoglieva con una carezza e con un bacio; questa donna tutta [...]
[...] cure, tutta affetto, tutta tenerezza.... tutta onestà, era dunque una creatura abbietta che la mezzana vendeva ai principi e ai duchi di passaggio [...]
[...] ? Ma era possibile, questo? E da quando? Che mutamento era avvenuto, nella sua casa, dal dì delle nozze? Nessuno. Che avvenimento, nella loro vita [...]
[...] ?... Perchè i bisogni non s'erano accresciuti col volgere degli anni, e le rendita erano state le stesse, sempre. Non era dunque assurdo, tutto ciò? E non [...]
[...] era stata una colpa, in lui, un delitto, di credere, ciecamente così, a quel fanfarone di Dumenville? Non avrebbe dovuto pigliarlo alla gola, e [...]
[...] dubbio e il primo scoramento, non avrebbe dovuto correre da Adelina, e dirle, francamente, 37 quanto era avvenuto: e chiederle perdono d'aver [...]
[...] dubitato un momento, e domandarle la smentita e la consolazione suprema nel più affettuoso dei suoi abbracci, nel più caldo de' suoi baci? Ma come aveva [...]
[...] l'esistenza di lei era divenuta ancor più calma, ancor più metodica, ancor più regolata. Quante volte, la sera, non usciva di casa, da un anno, e [...]
[...] : e passava le ore a suonare, per divertirlo, per distrarlo. E, ogni giorno, quasi ogni giorno, da un anno, non veniva a vederlo in istudio, e non [...]
[...] , nascondendo a tutti il lurido disegno che aveva concepito, e nell'attuazione del quale, per fortuna, era ancora in tempo a ritrarsi? Perchè? E ieri [...]
[...] cui, istintivamente, per trarla d'impaccio, un impaccio che non gli era sfuggito, aveva dovuto dirle — Dumenville non ti à veduta. — E in quel [...]
[...] contegno, egli aveva creduto di trovare la conferma della rivelazione orribile e strana. Sì, è vero. Ma, via, ricapitolando i fatti, cercando di esaminare [...]
[...] con un po' di calma, e senza preconcetto sopratutto, le circostanze, non si spiegava, forse, anche quel po' di agitazione, anche quel po [...]
[...] ricchezza conquistata, non erano tali fatti, tali avvenimenti da giustificare ben altra e più profonda emozione? Ebbene, sì: l'ambizione non era forse [...]
[...] ricevere l'invito per un concerto o l'offerta di un palco a teatro? E lui, che non aveva mai saputo toccare quel lato debole del sentimento, che non [...]
[...] le aveva mai regalato uno spillo, che era sempre stato il marito, soltanto il marito, per quanto onesto e buono e affettuoso, lui, ieri, nientemeno [...]
[...] , le recava in dono una veste da 300 lire, e l'annunzio della ricchezza! Ah! per Iddio! c'era di che sconvolgere quella mente e quel cuore da [...]
[...] bambina! Poveretta! E gli aveva buttate le braccia al collo, e aveva cercati i suoi baci, le sue carezze. «Pensa starai assente otto giorni!» E poi [...]
[...] . Come sarebbe dolce il convincersene.... E perchè non ci aveva pensato prima? E perchè non se ne convinceva adesso? Che strano e crudele dubbio lo [...]
[...] rumor di passi, in alto sulle scale. Qualcuno scendeva. Non bisognava lasciarsi vedere così, fermo sul pianerottolo. Bisognava risolversi. E stava [...]
[...] per seguire l'impulso del cuore, fatto gonfio di tenerezza e d'angoscia durante quei brevi minuti di sosta, quando una voce, come un'eco lontana [...]
[...] , e diede uno strappo. Mentre aspettava che aprissero, gli passò dinanzi la persona che aveva udito scendere dall'alto: un prete. Quella figura nera [...]
[...] , in quel momento, gli fece un effetto strano. E gli ricordò che era quegli il ministro di un culto non suo, il culto di sua moglie, che essa [...]
[...] coglievano, di aver sposato un protestante; e per trovar la forza di vincerli essa non mancava mai alla messa la domenica, nè alla confessione e [...]
[...] alla comunione una volta al mese. Sarebbe dunque possibile che una donna così pia, così.... Avrebbe ricominciato a fantasticare, e a torturarsi nel [...]
[...] , che gli si presentò dinanzi. La figliolona non rispose, ma lo invitò col gesto ad entrare. Attraversarono un'anticamera non grande e poco illuminata [...]
[...] da una finestra che guardava sul pianerottolo, ed entrarono in salotto. Qui la ragazza gli accennò di aspettare, e se ne andò. Giacomo, spossato [...]
[...] , sedette e si guardò d'attorno. La stanza, arredata senza gusto, con dei mobili dozzinali, aveva tutte le caratteristiche dell'alloggio borghese di [...]
[...] una buona famiglia che à tremila lire all'anno da spendere e della quale non fanno parte nè una fanciulla moderna nè una giovane sposa. Tutto era [...]
[...] sciatto e scipito là dentro: i mobili, i ninnoli, il modo come questi e quelli erano disposti. Pure, nella stanza spirava un profumo di calma e [...]
[...] dono agli abbonati del «Secolo», e, l'uno di contro all'altro, i ritratti in litografia di Vittorio Emanuele e di Garibaldi. Burton cercò invano i [...]
[...] , appoggiata alla parete, tra le due finestre, era piena di conchiglie, di piccole scatoline in cartapesta di quelle in cui si offrono dalla povera gente e [...]
[...] dalla bassa borghesia i confetti di sposa; c'era anche una piccola gondola nera di stagno, e un duomo di Milano in legno a traforo: c'era persino una [...]
[...] con un inchino e con un «monsieur» pronunciato male, ma pieno di grazia. A furia di trattare con dei forastieri, essa riusciva adesso a farsi [...]
[...] capire un poco in tutte le lingue, e specialmente in francese. E l'occhio molto avvezzo, a conoscere la gente, le rivelava subito, prima ancora che un [...]
[...] nuovo visitatore parlasse, la sua nazionalità e lo scopo della sua visita. Vedendo Burton, s'era subito detta: «Questo è un inglese e viene pour le [...]
[...] bon motif», una di quelle otto o dieci frasi caratteristiche che aveva imparate e che, pronunciate più o meno a proposito, le davano l'aria di una [...]
[...] una donnetta sui cinquant'anni, brutta ma non di un brutto antipatico, vestita modestamente e pulitamente di nero. Aveva i capelli brizzolati [...]
[...] , divisi sulla fronte, alla vergine. Dal polso, su su fino quasi al gomito portava delle specie di manopole di maglia color avana; quelle manopole, e un [...]
[...] ampio grembiale di percalle azzurro cupo che le ricopriva quasi tutta la veste, le davano un aspetto di massaia insieme e di donna di lavoro, che la [...]
[...] rendeva simpatica. 39 Giacomo, che aveva fretta, volle evitarle il perditempo dei preamboli, non solo, ma l'imbarazzo del parlar francese. E le [...]
[...] imposto l'acutissimo desiderio di riuscir nel suo intento. Ora, malgrado l'agitazione e l'orgasmo, trovava questa forza di fingere nella paura che lo [...]
[...] aveva invaso di commettere una azione orribile, nel dubbio che lo tormentava di aver agito e di agire troppo leggermente. Ancora sotto l'impressione [...]
[...] dei pensieri che gli avevano turbinato nel cervello poc'anzi, si vergognava quasi di quello che stava per fare; e, come tentava di mutar voce ed [...]
[...] caminetto, e nel quale non osava di guardarsi per timore d'arrossire delle proprie azioni. Dio! Se in quelle famose cartelle che gli stavano per [...]
[...] orrore lo avrebbe preso di sè stesso, di quello che ora stava per compiere! Oh! come sentiva che non avrebbe avuto la forza e il coraggio di fingere con [...]
[...] sua moglie, di nasconderle quanto aveva fatto, ciò di cui aveva dubitato, e l'inchiesta che aveva compiuta, e il piano mostruoso che aveva [...]
[...] architettato. — Oh! come sentiva che sarebbe corso da lei, e si sarebbe buttato ai suoi piedi, lagrimando, strappandosi i capelli, implorando perdono [...]
[...] delle cose! Oh! come avrebbe pianto e implorato!... E tutta una vita di devozione, di adorazione, di rispetto, non avrebbe bastato a cancellar [...]
[...] quell'affronto, a farlo dimenticare a lei, buona e santa Adelina, a rigenerarlo, e a risollevarlo agli occhi di lei e di sè stesso! Sarebbe vissuto [...]
[...] invocando un perdono che sentiva non avrebbe meritato. Ma essa, cara e dolce creatura, glie lo avrebbe concesso, il perdono; e questa grazia suprema lo [...]
[...] renderebbe il suo schiavo devoto, riconoscente, felice, fino alla morte. La Bianchi, letto il bigliettino, era uscita e rientrava adesso recando [...]
[...] una cassetta di cartone come ne usano negli uffici per conservarvi le carte. La posò sul tavolo sorridendo, e l'aprì. Ma Giacomo aveva furia. E [...]
[...] , dominandosi, con tono forzatamente calmo e fintamente annoiato, disse: — Signora, i suoi usi mi sono noti: un amico mio che ebbe il piacere di [...]
[...] , — interruppe lei, con un altro sorriso pieno di malizia. — Ma si accomodi.... E tenendo una delle sue mani larghe, dalle dita ossute, sul coperchio della [...]
[...] fondo, e conquistare questa certezza assoluta che lo renderebbe felice. Felice? Sì, ogni minuto che passava, mano mano si svolgeva questa scena [...]
[...] bizzarra e così nuova per lui, egli si persuadeva dell'assurdità dei suoi dubbi e delle sue paure. Tutto quanto aveva udito ieri da Dumenville, gli [...]
[...] .... a Roma e a Napoli.... Fu il mio viaggio di nozze. Ecco un'idea che gli era venuta, chiacchierando, e che gli era sembrata buona. — Ah! il signore [...]
[...] à moglie? — Sì.... in Inghilterra.... Sono ammogliato da tre anni.... La Bianchi ebbe un altro sorrisetto malizioso: — E adesso si viaggia soli [...]
[...] .... e si tenta magari uno strappo alla fedeltà coniugale.... Giacomo buttò fuori una gran boccata di fumo; e, con sussiego: — Lontano di casa! Poi [...]
[...] , subito, per ribattere il chiodo: — Anzi, tante volte sono stato in Italia, e non mi ero mai fermato neppure un giorno a Milano. Mi avevano detto che [...]
[...] non è una delle città più belle d'Italia. Ma questa volta ò voluto proprio fermarmici. E, con aria disinvolta, accavallando una gamba sull'altra, e [...]
[...] seguitando a fumare: — Dunque, cara signora, l'amico mio mi à detto un mondo di bene di lei.... e di una certa biondina che ella conosce.... — Ah [...]
[...] , tarchiato, inglese? — Neppure. La Bianchi appoggiò l'indice della destra sulla fronte, e rimase un momento in silenzio, come facesse uno sforza di [...]
[...] memoria. — Forse.... — riprese; e s'interruppe: — Ma già, come ricordarli tutti? Ne vengono tanti, e dacchè ò la Biondina la gran maggioranza non [...]
[...] sceglie che lei. È tanto carina! — conchiuse la vecchia, come il fabbricante che vanta l'articolo di sua invenzione e del quale à la privativa [...]
[...] . «Molti dunque!» pensò Giacomo. E, senza scomporsi, disse: — Vediamola, la famosa biondina. La Bianchi, intanto, aveva aperta la cassetta, e ne aveva [...]
[...] sulla cassetta per guardarvi nel fondo, e allungando una mano per trattenere quelle della Bianchi. — No, glie l'ò già detto: sono venuto qui guidato [...]
[...] qualcos'altro. La Biondina, sta bene ma ò dell'altra roba prelibata: chissà che a gusto suo, non possa trovare anche di meglio. E ad ogni modo — aggiunse [...]
[...] ridendo — si farà un'idea della qualità e della quantità, e potrà parlar bene di me con gli amici, e indirizzarmeli all'occasione. Giacomo non insistette [...]
[...] di più. Sudava freddo, ma la sua forte e rude natura lo aiutava. Sentiva che saprebbe resistere ancora. — Come vuole, — disse, — ma mi mostri [...]
[...] almeno addirittura la categoria hors ligne: mi risparmi l'esposizione della roba minuta. E assumendo di nuovo una posa annoiata, aggiunse: — Capirà che [...]
[...] subito e disse a sè stesso, ancora una volta: «Coraggio, siamo alla fine!» La vecchia, allora, mise da parte il primo plico, e levò dalla cassetta il [...]
[...] secondo, un po' meno voluminoso dell'altro. Sciolse il nastro, e dispose sulla tavola, in bell'ordine, le fotografie che vi erano contenute [...]
[...] , illustrandole. L'arte della danza e la mimica, quasi esclusivamente, erano rappresentate in quella mostra bizzarra. Molte nudità, molti costumi [...]
[...] chiassosi: tutte le Ninfe, le Najadi e le Nereidi sorte dalle onde di cartapesta del palcoscenico: tutte le Fate e le Arpìe sbucate dai trabocchetti: tutte [...]
[...] le Plejadi brillanti sui cieli di garza: tutte le Jadi folleggianti tra i boschetti che ànno odor di vernice: e le Baccanti alla nuova conquista [...]
[...] delle Indie: e le Danaidi assassine; e le Sirene canore; e le Pretidi superbe; e le Esperidi prodighe dei loro pomi dorati; e le Vestali, e le Driadi [...]
[...] , e le Grazie. Poi le «Luci» dell'«Excelsior», e le «Bianche di Nevers», le i «Re di Tule». Tutta una fantasmagoria di visi, di tipi e di figure [...]
[...] , aventi una caratteristica sola: la sfrontata provocante esibizione di sè stesse. Erano curve opulente di anche e di coscie; prepotenze di seni gonfi [...]
[...] ed eretti; luccicori di gemme, di diademi e di perle; e ahi! forse, quanti misteri di bambagia, di puntelli, di rossetti e di tinture! La Bianchi [...]
[...] ancora la raffinatezza del godimento procurato; e questa la sapienza della donna vissuta, preferibile forse all'inesperienza nella giovinetta a [...]
[...] ' primi passi; e quella lo spensierato abbandono di un'allegria, non mai sazia, «raccomandabile per cene e veglioni»; questa, la timida e pudibonda [...]
[...] ritrosìa di una quasi verginità, «non osate e non chiedete troppo a Lucilla»; qualcuna, era chiamata, soltanto, una «buona figliola»: ma che poema di [...]
[...] garanzie e di promesse in quella semplice frase: «è una buona figliola!» Giacomo osservava, e ascoltava, un poco stupito suo malgrado. Tutto ciò era [...]
[...] anche a lei. To'! ricorda un poco la Biondina. Giacomo afferrò il ritratto, istintivamente, e lo fissò a, lungo. La Bianchi credette di scorgere in [...]
[...] , tal quale la vede, e giovane com'è, e tutta poesia come pare, ne insegna a me ed a lei. Chi ci va, ci ritorna. Giacomo ebbe un impeto di furore [...]
[...] . Avrebbe voluto con un pugno buttar da banda la vecchia, e mettere le mani di furia sul terzo plico, che vedeva in fondo alla cassetta. Ma trovò [...]
[...] fosse? Avrebbe lottato finora inutilmente? Gettò via lo zigaro, e disse: — No, no, no! queste storie non m'interessano. Ma la Bianchi continuava [...]
[...] all'uscita, dopo lo spettacolo, accetterebbe un invito? Nossignore. Perchè à un amante, un avvocato, che è un carabiniere. E lei, naturalmente, non [...]
[...] vuol perderlo, perchè denari glie ne dà: ma si sa bene, i denari non bastano mai: io glie ne procuro degli altri. E di me si fida, perchè sa che la [...]
[...] presento soltanto a chi non la comprometterebbe. E come l'Antonietta tutte le altre di questa cartella. Vede? Ai miei clienti milanesi, crede lei [...]
[...] che glieli mostri questi ritratti? Fossi matta! Potrebbe nascere uno scandalo, una lite tra amanti, un putiferio qualunque, e la mia fama sarebbe [...]
[...] rovinata. Queste — e batteva leggermente, quasi carezzevolmente colle dita, sui ritratti — queste sono pei forastieri. Vuol sentirne un'altra? La [...]
[...] quanti l'ànno avuta, a Milano? Neppur uno. E tutti la credono vergine. Ma à una mamma come dovrebbero averle tutte queste ragazze: una donna che à la [...]
[...] testa sulle spalle, e che ripete sempre a sua figlia: «Vedi? Sin che ti credono vergine, tutti ti stanno d'attorno, e ti fanno la corte, e ti [...]
[...] mandano fiori, e ti battono le mani e il tuo successo aumenta ogni sera, e la carriera sarà presto fatta. Se domani ài un amante, questo allontana tutti [...]
[...] gli altri, e servitor suo. Denari ce ne vogliono, d'accordo, per tirar avanti la barca. Ma non ci sono soltanto i milanesi a questo mondo». Non le [...]
[...] pare che abbia buon senso quella mamma? E così, come le dicevo, chi per una ragione chi per l'altra, fatto sta che questa è roba sopraffina, e non [...]
[...] bastano i denari per assaggiarla. Giacomo fremeva. E come la vecchia non accennava a smettere, la interruppe: — Insomma, vuol farmi andar via senza [...]
[...] concludere nulla? — E fece l'atto d'alzarsi. — Là, là, non s'impazienti, — disse la Bianchi. — Non ne vuol proprio sapere? Vuol veder la Biondina [...]
[...] , assolutamente? Raccolse le ondine e le fate ed i paggi, e li rinchiuse nella loro busta. Poi, con delicatezza, con circospezione, sciolse il [...]
[...] nastrino che chiudeva il terzo involto. Giacomo si sollevò ritto sul busto, e fissò gli occhi su di esso. Il cuore gli martellava; le mani e le gambe [...]
[...] : perchè uno è inutile che glie lo mostri. Il nodo del cordoncino era tanto stretto che non riusciva a scioglierlo. E intanto chiacchierava; quei [...]
[...] ! vediamo dunque. — Un momento! E la vecchia prese le cinque fotografie, volgendone il dorso verso Burton, perchè non le vedesse. Poi ne scelse una e [...]
[...] dolorosa. Burton aveva preso il ritratto, senza guardarlo, e aspettava. — Questa invece è la figlia di un magistrato, diventato pazzo: vive colla madre [...]
[...] , dà lezioni di cembalo. Sì, ci vuol altro che il cembalo per sbarcare il lunario. 43 Va bene, e poi? — chiese Giacomo, la cui curiosità ed [...]
[...] . Avveniva in lui che la certezza acquisita, per quanto disperatamente dolorosa, gli ridonasse quella calma dei nervi e quella quiete dello spirito [...]
[...] colle quali aveva agito dal giorno innanzi, fisso nella idea della vendetta, e che aveva perdute da mezz'ora soltanto, dal momento cioè in cui era [...]
[...] stato lì lì per ritrarsene. E, per giustificare questa paura e questa fuga, la sua mente — per la prima volta — avea preso a considerare con più [...]
[...] pacatezza quanto era avvenuto, quanto gli avevano raccontato, e quanto, aveva creduto. Ed era nata la lotta; e, dalla lotta, l'agitazione e l'orgasmo [...]
[...] , l'incertezza cessava. La Biondina era l'Adelina. E l'animo di Giacomo ritornava nelle condizioni di mezz'ora prima: quando, convinto della colpa di lei, era [...]
[...] gli occhi sul ritratto, rimaneva in una contemplazione dolorosa ma calma, che durò a lungo, e che la Bianchi, credendola ammirazione ed esame [...]
[...] minuzioso di buongustaio, non osò disturbare. Contemplava la fotografia di sua moglie; quella fotografia che si trovava presso quella donna, e con [...]
[...] avevano accompagnata la rivelazione di Dumenville non gli avevano data la prova certa, indiscutibile? E il contegno di sua moglie? L'agitazione di lei [...]
[...] salire! Come aveva fatto bene di non lasciarsi trasportare dalla rabbia e dall'impazienza! Oh! come sarebbe calmo, adesso, per interrogare ancora la [...]
[...] Bianchi, per tentar di sapere qualcosa di più; come sarebbe guardingo e prudente per ottenere quanto più presto, oggi stesso se era possibile, il [...]
[...] ! Esiste dunque questa curiosa sorta di felicità nella vita! La felicità morbosa e crudele che, dopo il tormento del dubbio, è data dalla certezza [...]
[...] acquisita, sia pure di aver subito il maggiore degli oltraggi, e dalla visione netta e sicura di una vendetta pronta e feroce. Mentre contemplava il [...]
[...] ritratto, adesso, pregustando la gioia del vendicarsi, un unico e solo sentimento egli provava: quello della curiosità. Come mai sua moglie era [...]
[...] possibile. Se l'era fatta per giustificare i dubbi e le paure che lo avevano colto, ad un tratto, mentre stava per bussare alla porta della Bianchi. 44 [...]
[...] sozzure che Adelina aveva dovuto discendere per arrivare sino alla mezzana. E lo saprebbe! Da lei lo saprebbe, domani, fra poche ore forse. Avrebbe [...]
[...] ben dovuto parlare! Avrebbe dovuto giustificarsi, spiegargli, raccontargli, il come e il perchè. Oh! in quel momento, pigliata di sorpresa, non [...]
[...] marito, sarebbe stata sincera. Perchè si è sinceri quando si à paura. E ci doveva essere, certo, nella vita di lei, un avvenimento, o strano, o [...]
[...] stato attore senza accorgersene, del quale era stato vittima — forse — senza avvedersene. Oppure questa degradazione era la conseguenza ultima e [...]
[...] inevitabile e fatale, di un passato che egli, sposando Adelina, non aveva indagato e non si era curato o non gli sarebbe stato possibile di conoscere [...]
[...] , innamorato, allora, dalla grazia e dalla bellezza della fanciulla bionda e procace? C'era un'allusione e un presentimento — forse — nelle parole del [...]
[...] Galli, quando aveva cercato di dissuaderlo da quelle nozze? E perchè, in tal caso, non aveva detto tutto il buon vecchio, che pure gli dimostrava [...]
[...] tanto affetto e tanta stima? Il ritratto sorrideva. Adelina sorrideva a suo marito, lì, nella casa di quella donna. C'era qualche cosa di epicamente [...]
[...] terribile in quel sorriso. — Guardi anche questo, — disse la Bianchi per toglierlo a quella contemplazione che diventava persino inquietante. E gli [...]
[...] porse un altro dei quattro ritratti che formavano l'incarto n. 3. Burton lo prese, macchinalmente: e come ne teneva già tre, aperti a ventaglio [...]
[...] , quest'ultimo fu lì lì per scivolargli di mano. Allora, nel movimento rapido delle dita e degli occhi per trattenerlo, fu trascinato suo malgrado a [...]
[...] guardarlo. Una nuova e curiosa sorpresa gli era riserbata. Quell'ultima fotografia che la Bianchi gli aveva offerta, era quella della Bianca Caradelli [...]
[...] , anche il Galli! Anche il Galli, che l'aveva conosciuta bambina, perchè la Bianca, l'Adelina e le sue figliole erano state compagne di scuola. La [...]
[...] Caradelli, che era ricevuta in tante case ammodo, intima di famiglie note e di moralità irreprensibile?! Gli pareva di sognare, ma insieme credeva di [...]
[...] riaccolta nelle famiglie che l'avevano conosciuta fanciulla, onorata, rispettata, compianta. Una cortigiana!... Lei, lei, aveva sedotta e corrotta [...]
[...] ingenuità, della propria ignoranza? 45 Così, la indulgente bontà di Giacomo, e l'amore, forse, non ancora spento, per sua moglie, trovavano un [...]
[...] ultimo sfogo e una desiderata ragione di sussistere, di non morire, in quel cumulo nuovo di pensieri e di supposizioni che il ritratto della Caradelli [...]
[...] l'introduttrice dell'altra presso di lei. E quale era, stata per prima, fra le due, sua cliente? Quanta luce farebbero a' suoi occhi le risposte a tali [...]
[...] particolari, una curiosità che era ben sicuro di poter soddisfare col tempo, e in un tempo brevissimo, egli chiese: — Dunque? Lei m'à parlato della [...]
[...] marchesa — mi pare — (gli era rimasta nelle orecchie come l'eco confusa e indistinta delle parole della Bianchi) e della moglie del pazzo. Ma di queste [...]
[...] o di divertimento? Possibile? E quale lusso, e quali divertimenti? Non conosceva, lui, la sua vita, ora per ora? Non sapeva i divertimenti che si [...]
[...] concedeva? Non aveva contate le vesti e i cappellini che portava? Che vi era di straordinario in tutto ciò? Non aveva sempre speso — Adelina [...]
[...] — quanto era giusto e possibile ch'ella spendesse, date le rendite di cui poteva disporre?... No, no, ci dovea essere dell'altro. Ci dovea essere [...]
[...] . Aveva un amante povero, forse?! E lo manteneva lei?!... Sì, questo s'era visto molte volte.... Un amante?! Ma se lui, Giacomo, si era sentito [...]
[...] , sollevò la testa, e con un ultimo sforzo, cercò di assumere di nuovo un'aria lieta e disinvolta. — Allora, la Biondina: E quando? — Domani [...]
[...] , signor marchese. — Domani? E perchè non oggi? — Oh! impossibile, oggi. — Perchè? — Perchè bisogna che le scriva, e la lettera non arriva in giornata [...]
[...] indirizzo convenuto. — Quanto mistero! — Eh! à marito; e non basta: è una signora per bene, molto conosciuta, che va in società, nella migliore società [...]
[...] . 46 Giacomo fece il furbo alla sua volta. — Non me la dà ad intendere, questa. Ella sa benissimo chi è, dove sta, eccetera, eccetera. E poichè sa che [...]
[...] io sono forastiero, che parto domani, che non c'è pericoli insomma, con me, potrebbe.... — Ma se le giuro. E poi, se potessi, crede che non lo farei [...]
[...] . — E gli consegnò un foglietto sul quale aveva scritto il nome di una via, ed il numero. — Sarà introdotto, e troverà la Biondina. Sa non ci fosse di [...]
[...] già, non avrà che da attendere qualche minuto. Burton si alzò: — Sta bene. E il prezzo! — aggiunse con un tremito impercettibile nella voce [...]
[...] . — L'amico suo che le parlò di me e della Biondina, le avrà detto forse.... Giacomo cavò il portamonete, ne tolse un biglietto da cinquecento lire e lo [...]
[...] seguitava a ringraziarlo, inchinandosi. Egli infilò la porta e scese le scale a precipizio. Quando fu di nuovo nella carrozza che lo riportava alla [...]
[...] locanda, scoppiò in un pianto dirotto, angosciosamente disperato. 47 III. Il treno diretto era partito il mattino da Parigi e correva velocissimo [...]
[...] giorni prima, aveva annientata la sua fibra, in lotta da cinque anni col destino terribile, feroce. La sua bellezza di matrona giovine e forte s'era [...]
[...] distrutta poco a poco in quei cinque anni di vita parigina, piena di orgie forzate e di dolori immeritati. Ritornava in patria, adesso, vinta. Il [...]
[...] treno correva velocissimo: pure il viaggio era lungo, e le ore parevano eterne. Bianca si alzò e tolse dalla reticella una piccola sacca nera. Si [...]
[...] , ricevute regolarmente a periodi quasi sempre uguali e brevissimi durante quei cinque anni in cui era rimasta lontana dall'amica intima d'infanzia [...]
[...] banali, di appassionate. Ma le aveva distrutte, prima di partire. Queste sole di Adelina aveva conservate, e le portava con sè: erano tutto ciò che le [...]
[...] rammentava la sua giovinezza serena: rappresentavano — esse — tutto ciò che di più onesto — o di meno disonesto — c'era stato nei suoi rapporti e [...]
[...] nelle sue relazioni con gli uomini e con le donne che aveva conosciuti e trattati da cinque anni in qua. C'erano tutte, quelle lettere [...]
[...] , amorosamente conservate in ordine di data. Bianca svolse il primo foglietto e lo lesse. Poi altri, scorrendo appena le lettere meno importanti; rileggendo [...]
[...] sua esistenza non era poi tanto indegna di accoppiarsi e di unirsi a quella di lei? Mercoledì, 3 maggio 1884. Cara Bianca adorata, Sei partita da [...]
[...] otto giorni e mi paiono otto secoli! E perchè ài aspettato tanto a scrivermi e a darmi il tuo indirizzo? Così per otto giorni, ò provato, oltre al [...]
[...] dolore di non aver tue notizie, anche quello di non poterti dire.... tante cose, tante, se non tutte quelle che potevo dirti, e ti dicevo, quando [...]
[...] eri qui. Bianca mia, tesoro mio, ti eri dunque dimenticata della tua Adelina? Possibile? No, nevvero? Scrivimi subito che ài pensato sempre e che [...]
[...] soltanto, ò avuta la tua prima lettera. E che lettera! Sette righe, le ò contate, sette righe! Capisco le cure del nuovo soggiorno, la novità dell'ambiente [...]
[...] dagli occhi lontan dal cuore! E poi, quelle sette righe, che miseria! Non una frase veramente affettuosa, non una parola di quelle che m'intendo io [...]
[...] .... ricordi?..: firmandoti «Ugo». Così, ti punisco, e smetto. Volevo scriverti a lungo, dirti tante cose. Aspetterò a farlo quando vi sarò [...]
[...] , tutto il brouhaha parigino!... Avevi fatto anche troppo mandandomi quella sette linee. Ed io ò avuto il coraggio di lamentarmi e di rimproverarti! Ma [...]
[...] cosa vuoi che capisca, cosa vuoi che sappia, io, povera bietolona di diciannove anni, vissuta sino a due anni or sono in un collegio, e poi qui, in [...]
[...] divide, il passato ci unisce. E non posso accordarti nessuna superiorità,.... Siamo unite per la vita e per la morte. Qui, il solito tran-tran [...]
[...] . Una vita noiosa, senza raggio di sole poichè tu non ci sei più. Vivo di ricordi; e affretto col desiderio il tuo ritorno. Bianca mia! Vedi, io sono [...]
[...] tentata di mettermi a piangere, e di buttar giù otto o dieci pagine piene di lagrime e di baci, quali ci scrivevamo in collegio. Ma allora, tempi [...]
[...] beati! ce le scrivevamo per ridere.... cioè no, sul serio, ma per ingannare il tempo, invece di fare i cómpiti e di studiar le lezioni. E ce le [...]
[...] scambiavamo appena uscite di classe, quando suonava la campana della ricreazione; e, ricordi? correvamo a nasconderci in fondo al giardino, dietro la [...]
[...] fontana, e là le leggevamo.... Senti; in questi due anni passati insieme qui a Milano, dopo il collegio, non ò mai rimpianto quella vita; anzi! Ma [...]
[...] mia, non essere gelosa: il marito è ancora di là da venire.... molto di là da venire. E tu, piuttosto? Tu? Questa improvvisa partenza mi è parsa un [...]
[...] pochino misteriosa. Perchè la tua mamma, un bel giorno, un brutto giorno, ti à detto: «Andiamo a Parigi?» E, detto fatto, avete preso il treno, e [...]
[...] . Dio, che gioia mi à data la tua lettera, Bianca mia! A proposito, e finchè me ne ricordo: non scrivermi più qui, all'indirizzo della zia. Per dir [...]
[...] lettera alla zia! E come mostrarla? Francamente!... Non ci avevi pensato, tu? Dunque, ài capito? Adelina Olivieri fermo in posta. Via e numero [...]
[...] , soltanto quando parli del bello e del brutto tempo. E come ciò mi interessa mediocremente, ne basterà una al mese di codeste lettere ufficiali. Che [...]
[...] , non dici una parola. Dividi dunque anche tu le mia paure, che l'assenza si debba prolungare, e forse di molto? Non ài osato, o ti sei dimenticata di [...]
[...] allegra, a causa della tua lettera buona. Bellissimo il figurino di quella capotine che mi ài mandato. Stamane sono uscita colla cameriera, e sono [...]
[...] andata a comperare un fusto: poi, con del tulle bianco, con dei crisantemi d'ogni colore che avevo in casa, mi son messa a lavorarci attorno; e ò [...]
[...] agucchiato per due ore; credo di essere riuscita a copiare il modello per bene. E mi sta che è un amore. La sfoggierò stasera, chè zio Totò mi conduce [...]
[...] spaventata un poco. Zio? Ma io l'ò detto e l'ò ripetuto con tanta grazia infantile, con tanta ingenuità, che le paure le sono passate. E poi non [...]
[...] chiuderò un occhio se essa li chiuderà tutti e due. E sarà lei che mi condurrà alla posta a ritirare le tue lettere. È strano, sai, che a questo [...]
[...] mondo si debba fingere sempre, non solo per vivere tranquilli, ma per essere rispettati dalla gente! Vedi come è tutto menzogna e ipocrisia quaggiù. E [...]
[...] dappertutto dove vai, con chiunque parli, più vedi, più osservi, tutto è finzione. La direttrice era una santa donna: e tu sai come me che se la [...]
[...] mamme. E chi non si era accorto che veniva a vedere l'Enrichetta proprio nell'istessa mezz'ora che veniva il papà della Sangalli? — Uscite di [...]
[...] collegio, ne abbiamo vedute delle finzioni e delle ipocrisie, attorno pel mondo, eh? Qui in casa mia, per esempio, non per malignare, Dio mie ne guardi [...]
[...] , ma insomma zia Ermelinda e Totò si vogliono bene. Possono dirlo alla gente? Nossignori. Debbono nasconderlo a tutti, altrimenti la gente [...]
[...] risponderebbe corna, e la zia sarebbe messa al bando dalla società. Io e te, per finirla di filosofare (chissà perchè, poi, oggi mi sono messa a filosofare [...]
[...] ), io e te saremo costrette a scriverci di nascosto, perchè il mondo non permette che due ragazze si amino come ci amiamo noi e si dicano 50 quello [...]
[...] che pensano. Senti, io credo che quelli che propugnano l'abolizione del matrimonio, e di tutto quanto, abbiano mille ragioni. Ti parrà che ci sia [...]
[...] poco nesso in quello che ti scrivo: ma ripensaci un momento e vedrai che il nesso c'è. Sto leggendo un libro divertentissimo che ò trovato in casa [...]
[...] . Bacioni e bacini da ADELINA tua. P.S. Piove. Niente capotine, stasera, perchè zio Totò è anche un poco avaro e sarà difficile che prenda, una vettura [...]
[...] partenza. E tu che m'invidiavi! Sì! Fossi stata a Saint-Moritz o ad Alagna, o al Maloja, in un grande hôtel pieno di gente, pazienza! Mi ci sarei forse [...]
[...] divertita. Ma pensa: partir da Milano e gironzolar due mesi su per i monti, trattenendosi tre giorni qua, otto là, dieci più in su, altri otto più [...]
[...] : sempre noi tre, eternamente noi tre: io, zia Ermelinda e Totò. E tutto perchè? Per salvar le apparenze: e Dio benedica le apparenze e chi le à [...]
[...] e pernottare, soltanto, veh! ma impossibile farne a meno: partendo da dove eravamo per andare dove si voleva andare, nessun altro luogo che quello [...]
[...] per passar la notte. Che si fa? Io e la zia in una carrozza, Totò in un'altra, a mezz'ora di distanza. Tu capisci? Si fosse, per avventura, trovato [...]
[...] colassù qualche milanese, qualcuno di conoscenza, Totò e zia Ermelinda incontrandosi, avrebbero fatte le grandi meraviglie, e si sarebbero detti [...]
[...] : «Oh! che combinazione! Lei qui? E lei? Oh! ah! uh!» La gente, naturalmente, non ne avrebbe creduto un fico di tutto ciò: ma le apparenze sarebbero [...]
[...] salve: e il mondo avrebbe perdonato l'incontro, perchè combinato con tutti i riguardi dovuti; mentre avrebbe gridato all'obbrobrio se fossimo [...]
[...] arrivati tutti e tre insieme in una sola vettura. È così, Bianca mia. Me ne convinco ogni giorno di più. Il mondo perdona sempre ad una donna di avere [...]
[...] à qui s'affiche! Zia Ermelinda tutto questo l'à capito benone, e la fa in barba al mondo. Così è amata, rispettata, ossequiata. Ma per me, che mi [...]
[...] trovo a dover dividere soltanto le noie di quaste pruderies e di queste finzioni, capirai che gusto! Naturalmente essa non si illude mica di darla [...]
[...] , stanca morta, annoiata, le ò detto: — Ma non si potrebbe fermarsi in un buon hôtel dove ci sia un po' di gente, e qualche passatempo? Allora lei, con [...]
[...] gran bonomia: 51 — Vedi, cara, non è conveniente. La gente è maligna: non ammette che una signora e sua nipote che vogliono passare un mese in [...]
[...] montagna, non avendo uomini in famiglia, scelgano la compagnia di un vecchio e buon amico. La gente penserebbe e direbbe chissà che cosa. E bisogna [...]
[...] adattarsi alle esigenze e ai pregiudizi della folla. Anzi, tornando a Milano, non converrà neppure di dire che siamo state coll'Orlandi; per evitare [...]
[...] pettegolezzi e supposizioni ridicole. Allora io divenni feroce. — Senti, zia; per parte mia non ò nessuna paura; non si potrà mai credere che ci [...]
[...] sia qualcosa tra me e quella botticella impagliata di zio Totò. — Oh, Adelina! Sono scappata a cogliere degli edelweiss. L'avevo detta grossa: ma [...]
[...] anche la pazienza à un limite. E così sono passate le vacanze, Bianca mia! Due mesi di noia, di orribile noia, di disperatissima noia! Ma abbiamo [...]
[...] salvato le apparenze: e potremo andare ancora a testa alta nei salotti della A., della B., della C.; potremo ricevere la D., la E., e la F.; e [...]
[...] esperienza, tesori di esperienza. E se, un dì o l'altro, dovrò proprio prendere marito per levare alla zia il peso di me stessa, entrerò nel mondo ben [...]
[...] corazzata! Scrivimi, e dimmi che mi vuoi bene. Per ora, di buono, di caro, di vero, non ò che te. ADELINA tutta tua. 12 gennaio 1885. Bianca mia [...]
[...] ! Come ò indovinato, eh? I tre mesi sono già diventati otto e ancora non parli di ritorno. Anzi, si capisce dalle tue lettere che non osi dirlo [...]
[...] quando e non so come; non so se verrò io a raggiungerti allorchè proprio avessi perduta ogni speranza di un tuo ritorno; non so in che modo e per [...]
[...] , in una mia lettera, a questi miei dubbi e a questi proponimenti, mi ài risposto di non fare delle pazzie e di non pensarle neppure. No, no! sta [...]
[...] tranquilla, non ne farò! Ma ò fede nell'avvenire. Questa vita non durerà sempre così. Però, lásciatelo dire: diventi terribilmente seria e [...]
[...] ragionevole. Che succede? ADELINA. Bianca sentì, a questa frase, le lagrime scorrere a un tratto più calde e copiose sulle sue gote. «Che succede?» chiedeva [...]
[...] Adelina. Oh! la verità, la verità orribile non l'aveva detta, e le era parso — allora — che non l'avrebbe detta mai! Il treno s'era fermato [...]
[...] . Bianca ripiegò le lettere lette fin, qui, e le ripose. E mentre, sotto l'ampia tettoia della stazione di Lione, era un frastuono di voci e di rumori, e [...]
[...] un correre e un affannarsi di viaggiatori, di facchini, d'impiegati, essa continuò nella lettura, scorrendo le lettere insignificanti, senza [...]
[...] importanza di racconti o d'impressioni, che seguivano nel plico, cercando di astrarsi, di non dar retta, di non porgere attenzione a tutto quel fracasso e [...]
[...] a tutta quella fantasmagoria di persone 52 che riempievano la stazione, e che la richiamavano alla dura e dolorosa realtà della sua vita presente [...]
[...] il tema solito delle mie lunghe lettere di ogni giorno. Ma è un argomento serio e doloroso e grave. Grave anche per me. Perchè quanto è accaduto [...]
[...] avrà forse, dovrà forse avere una grande influenza sul mio avvenire. Io voglio e debbo dirti tutto, acciocchè tu mi consigli (chi potrebbe [...]
[...] consigliarmi se non tu?), e mi dica se quanto penso di fare non è giusto, se la risoluzione che mi pare di dover prendere non è buona e giudiziosa. Oh! ti [...]
[...] . Quante sozzure, quante bassezze ci circondano; e noi, tante volte, neppure ce ne accorgiamo! Anche oggi ò acquistato un granellino di più [...]
[...] d'esperienza: e una illusione di più se n'è andata. Il preambolo è lungo; ma, che vuoi, non so neppure come cominciare. Per la prima volta in vita mia [...]
[...] , forse, sono veramente angosciata; e sento di aver perduta, stamane, in un attimo, tutta la gaiezza spensierata che era del mio carattere. Tu mi [...]
[...] perdonerai, non è vero? se ti dirò che oggi ò provato un dolore più forte di quello che provai quando mi lasciasti per recarti a Parigi, e anche quando [...]
[...] perdonerai? Ascoltami. Tra Orlandi.... Ecco la prima volta che non mi sento più il coraggio di scherzare su di lui! Ecco la prima volta che non posso e non [...]
[...] debbo chiamarlo Totò!... Tra Orlandi e zia Ermelinda ci fu stamane una scenata. Essa non à mutato in nulla i loro rapporti, ma.... muterà forse i [...]
[...] miei con loro due. Io non vi ò assistito, per fortuna ma ò udito tutto. Come e perchè mi fu dato di udirla, non so. La zia mi credeva fuori di casa [...]
[...] ? Oppure, nella foga irrompente del dire, offesa, indignata, umiliata, a volta a volta implorante e imprecante, si è dimenticata di me? Fatto sta [...]
[...] che, richiamata la mia attenzione dalla concitazione del dialogo, io mi avvicinai alla porta, e stetti in ascolto. E non me ne pento. Era bene, anzi [...]
[...] , era giusto che io sapessi quello che ora so. Non ti riferirò parola per parola, quanto ò udito. Non lo saprei neppure, nell'orgasmo e nella [...]
[...] convitto: e si andava ad Arona. L'anno scorso (il primo che mi trovavo.... in famiglia — chiamiamola così) sai che abbiamo fatto: si gironzolò sulle Alpi [...]
[...] dalla zia. Dappertutto, il pericolo di trovare dei milanesi, o, per lo meno, della gente che si conosce: e l'Orlandi è noto più della bettonica. La zia [...]
[...] non vuole compromettersi. L'Orlandi aveva un bel proporre: — Tu e Adelina, mi precederete, io vi raggiungerò dopo due giorni, — tutto inutile [...]
[...] curiamoci della gente e facciamo i nostri comodi! La discussione era press'a poco a questo punto, e durava già da un pezzo e si era di già raggiunto un [...]
[...] diapason abbastanza alto, quando la zia ebbe come un attacco di nervi. — Dio! Dio! che vita d'inferno! non si può durarla così! Si mise a piangere e [...]
[...] , quando volete, amica mia. Nessuno vi ci obbliga, ed io meno di chiunque.... No, no, Bianca mia, mi ripugna di continuare! Senti: non sono — e tu lo [...]
[...] circostanze speciali della mia vita; o perchè ebbi un'infanzia e una fanciullezza tutt'altro che serene e liete; o se per maggiore acume e più fine [...]
[...] intuito che natura mi abbia dati; fatto sta che conosco, e capisco, e indovino molte e molte cose di quelle che alle ragazze non si dicono, e che esse [...]
[...] , quando le sanno, fingono di ignorare. E non solo credo di possedere questa scienza della vita, che, dopo tutto — io suppongo — è utile di [...]
[...] apprendere anche prima di maritarsi: ma so valutare il bene ed il male; so che importanza bisogna dare quaggiù — considerato il mondo com'è — e [...]
[...] quello che si vorrebbe, e il male è da rimproverarsi sempre meno di quello che si dovrebbe. Sono scettica, in una parola, e pessimista. Per natura [...]
[...] , forse, e per esperienza; quell'esperienza che si fa anche soltanto osservando le persone e le cose, quando si sa osservarle. Sono quindi disposta [...]
[...] , ed anzi propensa, a non stupirmi di nulla: cioè sì, a stupirmi quando trovo il bene ed il buono assoluti, in qualcuno e in qualcosa: a stupirmi [...]
[...] che ci sia ancora qualcosa di veramente buono, e qualcuno cui sembri valga la pena di operare il bene. Come vedi, entrata nel mondo (per così dire [...]
[...] : abbiamo osservato e ragionato assieme sugli uomini e sulle cose: ci siamo aiutate reciprocamente a formarci un giudizio nostro, sulla società e [...]
[...] sulle sue leggi. E quel giudizio non è sbagliato: ogni giorno che passa me ne convinco di più: e altrettanto, certamente, è accaduto a te. E mi [...]
[...] convinco sempre più che i disegni che noi formavamo pel nostro avvenire, erano giusti e sensati: e che le idee, le aspirazioni, i sentimenti, coi quali [...]
[...] ci proponevamo di entrare nel mondo erano i soli possibili e pratici, dato il mondo qual'è; e che i metodi di vita che ci proponevamo di seguire [...]
[...] , quali si fossero le circostanze della vita, erano quelli soli che ci avrebbero procurato il benessere e la felicità, e il rispetto della folla, della [...]
[...] folla che vuole gli individui eguali a sè stessa, e che è più facile loro perdoni d'essere ad essa inferiori che non li esalti e li onori [...]
[...] sentimenti da quando sei partita. Ò voluto ripeterti tutto questo per dirti poi che, quantunque così — come dire? — così corazzata, e disposta a non [...]
[...] stupirmi di nulla, oggi ò dovuto stupirmi; e adesso, mentre ti scrivo, una grande amarezza mi sale dal cuore alla gola, e provo un senso di nausea [...]
[...] ricordo mio padre, morto quando avevo otto anni, lasciandomi sola quaggiù e senza un quattrino; fui raccolta — per modo di dire — da una zia che [...]
[...] pensò bene di liberarsi di me e delle noie che avrei potuto darle, affidandomi ad un collegio, dove rimasi dieci anni, e dove essa veniva a vedermi [...]
[...] affettuoso: tu, e la nostra intimità, la nostra amicizia.... Ed oggi.... No, no.... non posso continuare, adesso.... Io, la scettica, ò gli occhi [...]
[...] qualcosa di più e di peggio. È la sua schiava.... C'è una parola che dice meglio, che dice tutto, crudamente. Ma non la voglio scrivere. Oh! non perchè [...]
[...] sorella di mia madre! Bianca, parlo con te, ed è come parlassi a me stessa. E, forse, viedi? non parlerei neppure a te di tutto questo, se non ci [...]
[...] fossi costretta più ancora che da un irresistibile bisogno di espansione, dalla necessità in cui mi trovo di chiedere consiglio, e aiuto forse, a chi [...]
[...] sola può concedermeli. Rimasta vedova e quasi povera — perchè la pensione governativa che la morte del marito le procurava non poteva bastare alle [...]
[...] aspirazioni di benessere e di lusso che, lui vivo, e facendo dei debiti, le era stato possibile di soddisfare, la zia aveva accettata l'interessata [...]
[...] non doveva essere che un anticipo, per parte sua, sui diritti del futuro marito: e l'aiuto pecuniario accettato, un anticipo, per parte di lui, dei [...]
[...] suoi futuri doveri. Ma molti anni sono passati senza che l'Orlandi si sia deciso a realizzare il sogno della zia. Egoista e calcolatore, egli non à [...]
[...] doveri, o, per lo meno, avrebbe resi quei doveri e quegli obblighi indeclinabili per tutta la vita. Tutto questo ò udito, oggi, dagli sfoghi [...]
[...] devo nulla o quasi nulla. Un signore che non conoscevo sino a ieri, posso dire, che non è nulla per me, e che odio adesso, è quello che à fatto le [...]
[...] e cantano in coro. Vorrei sapere, io, da che curioso fiore sono sbocciata, e che strana canzone macabra ànno cantato gli angioletti quando io sono [...]
[...] nata! Che amarezza! Bianca: sino a ieri mi gloriavo in cuor mio di non essere una fanciullona; di sapere, di aver indovinate tante cose; e ridevo [...]
[...] delle mie amiche bietolone tutte ingenuità, tutte candore. Non rido più, e non mi glorio più, oggi. Come è brutto di sapere! E piango! Non sono [...]
[...] tutto è svanito, tutto è perduto. Conosco il passato, e prevedo l'avvenire. Ed io che scherzavo nelle mie lettere — ricordi? — sui rapporti tra zia [...]
[...] Ermelinda e l'Orlandi! Io che, nella mia piccola cattiveria di fanciulla lo chiamavo zio!... Oh! benedetta quella cattiveria: c'era in essa, ancora [...]
[...] , dell'ingenuità! Me ne accorgo adesso. Come era ingenua quella mia furberia da fanciulla disinvolta e vissuta! Quante cose ò imparate, oggi, in [...]
[...] discendere, o troverò mezzo di risalire? 55 Che fare adesso? Andarmene? Fuggire da questa casa? E dove? A far che? Capisci? Mia zia aveva dei [...]
[...] denari da spendere, e mi à fatta educare in un collegio di signorine. A fin di bene, naturalmente. Io dovevo essere la nipote della signora Orlandi [...]
[...] so nulla e non so far nulla. Mi avessero messa, tredici anni fa, allorchè è morto mio padre, all'orfanotrofio, laggiù a Porta Magenta, nelle [...]
[...] «Stelline», adesso sarei una cucitrice, una stiratora, una sarta, che so? una telegrafista, una serva! E, forse, meno disgraziata di quello che sono [...]
[...] meno di scendere in istrada ed offrirmi al primo uomo che passa.... Ma me ne manca il coraggio, e mi pare di non averne il diritto. Non mi sento il [...]
[...] resisterei. E ciò, malgrado il disgusto di cui mi sento invasa, oggi, dopo quello che ò udito ed appreso. Che farci? Quella che sono moralmente, non la [...]
[...] sono per colpa mia. C'è contraddizione, forse, tra quel disgusto e questa mancanza di coraggio: ma non saprei spiegarla. È così. A te sola posso [...]
[...] confessarmi qual sono, a te sola che puoi comprendermi. E mi pare di non avere il diritto di disporre liberamente di me...., del mio corpo, per parlare [...]
[...] trovo. Non è un residuo d'onestà e di pudore. Te l'ò detto: a ventun anno, non ne ò già più. E non è colpa mia. Non è onestà, malgrado lo schifo per [...]
[...] ! questo sì, lo sento, non ti avrei neppur scritto, e a quest'ora mi sarei già buttata tra le braccia dell'uomo amato, senza chiedere nulla, senza [...]
[...] sperar nulla, ma coll'unica consolazione e coll'unica soddisfazione di essere tolta di qui prima di tutto, e di trovarmi avviata, domani, su una [...]
[...] aprirti l'anima ed il cuore. E mi pare di già un sollievo. Oh! campassi mille anni e mi capitassero le più bizzarre avventure, non dimenticherei mai [...]
[...] questa notte del 12 luglio 1885! Non so neppure se faccio bene, se ò il diritto di inviarti tutti questi foglietti pieni di parole e di lagrime [...]
[...] , pieni di angoscie e di sincerità. A buon conto, non rileggo, per non pentirmi, per non arrossire, forse, di quello che ò scritto. E scendo io stessa [...]
[...] . Aspetto una buona lettera. Ti bacio ADELINA tua. 17 luglio 1885. Ài ragione, Bianca. Non ò il diritto di disporre di me e della mia vita. E non ò il [...]
[...] scrivi che, frammezzo agli errori dell'esaltazione, ritrovavi me stessa, e vedevi di già i germi del ravvedimento che il mio senso pratico non [...]
[...] modo tu l'ài affrettata: e te ne ringrazio. Ma ti giuro che fui sincera. Che era quell'indignazione? Che era quel disgusto? Un resto di candore, o [...]
[...] un rimasuglio d'inesperienza? Non so. E così ci si forma, Bianca mia. E anche questa crisi avrà servito a qualcosa. Vedo la mia strada, diritta [...]
[...] , dinanzi a me. Non so dove conduca. Ma la strada la vedo. Quando il momento verrà, incomincierò risolutamente il mio cammino. E a seconda del compagno [...]
[...] , ci si forma come si può e come gli eventi vogliono, e come il destino comanda. La tua strada è più facile della mia. Tuttavia, dal modo come mi [...]
[...] parli, vedo che sei ben preparata anche tu, e che sapresti sorpassare difficili ostacoli, se si presentassero. Ma non si presenteranno. Io te lo [...]
[...] come l'anno scorso, o per fermarci in qualche paesello. Anderemo innanzi io e la zia e ci fermeremo a Chambéry, dove Orlandi ci raggiungerà per [...]
[...] mariti?! Bianca interruppe la lettura, un momento, e rimase angosciosamente assorta. Ecco una delle sue menzogne; non la più grave; ma quella, forse [...]
[...] , che le era costata di più: perchè nel dare quella falsa notizia, forzatavi dalla necessità di rivelare poi la gravidanza e la maternità — ne aveva [...]
[...] disperato! E le scenate che ti facevo se ti coglievo a sorridere a qualcuna, a guardarla — soltanto — un po' a lungo! E quel giorno che mi avventai sopra [...]
[...] un'arma in mano, ti avrei colpita! N'è passato del tempo! Si invecchia, e.... si ragiona. Ti mariti? È bello? È ricco? Come si chiama? Ugo? Ugo, il [...]
[...] all'oscuro d'ogni cosa. Due righe, di passata: — Sai? pare che mi mariti! — come si trattasse di una cosa da nulla. E dato anche fosse una cosa da [...]
[...] , non ammetto, non posso ammettere che sia un pare, un dicesi soltanto. Se me ne parli, gli è che è cosa fatta e decisa. Sei troppo seria, tu, troppo [...]
[...] pratica! E perchè non dirmene nulla sinora? Se il matrimonio è deciso, non l'avrai mica conosciuto ieri.... questo Hugues! La cosa sarà maturata [...]
[...] poco a poco. E solo oggi me ne avverti, con un cenno così affrettato. Via, Bianca, c'è del mistero. E poichè ò toccato questo tasto, colgo [...]
[...] l'occasione per dirti che da molto tempo io avevo rilevato qualche cosa di misterioso nelle tue lettere, che mi aveva stupito e addolorato. Non mi parlavi [...]
[...] più tanto di te, delle cose tue: non mi raccontavi i dettagli della tua vita, come avevi fatto sempre e come non ò mai cessato di far io. E poichè [...]
[...] affettuose, così essa mi riesce tanto più inesplicabile e incresciosa. Oggi, Bianca mia, raccontami tutto, per bene. E dimmi che nulla è mutato [...]
[...] tra di noi, e nulla muterà dopo il tuo matrimonio. Aspetto e ti bacio. ADELINA tua. Senti che idea: non potresti fare il tuo viaggio di nozze in [...]
[...] , marzo 1886. Mia Bianca, Dunque, malgrado il tuo matrimonio, io debbo seguitare a scriverti al vecchio indirizzo e al tuo nome di famiglia: Bianca [...]
[...] Caradelli, Boulevard Poissonnières, 2. Va bene. E dimmi: potrò almeno, cioè dovrò scrivere Madame invece di Mademoiselle? Perchè posso dubitare [...]
[...] .... maritale. Anzi, ti ringrazio: avrò minori riguardi e potrò continuare a scriverti tutto quello che mi accade e che.... mi passa per la testa [...]
[...] . E niente viaggio di nozze? La mamma malata ti à tenuta costì? Peccato! Mi avrebbe interessato tanto la descrizione di quel viaggio. In compenso [...]
[...] incontrano altri nomi in tutti i romanzi. Scrivimi a lungo. Dimmi che mi vuoi un po' di bene anche dopo e malgrado il tuo matrimonio. Gontran mi ti à [...]
[...] ad un certo punto. E, ad ogni modo, sarò l'ultima ad adottarle. Ci tengo alla mia magrezza che le sottane attillate disegnano!... Natale (1886 [...]
[...] ). Bianca mia bella, mammina bella! Mammina! Ecco una parola che m'intenerisce, malgrado tutto il mio scetticismo, la noia e il disgusto che ò della [...]
[...] neppure che cosa voglia dire essere figlia! Mamma e figlia: due parole di cui non so e non saprò forse mai il significato. Come è triste, come è [...]
[...] è lieto, oggi: ài qualcosa di dolce e di caro che ti attacca alla vita, che te la rende beata, forse. Natale, a differenza di tre giorni soltanto [...]
[...] mia mamma: Giuseppina. Per me, il Natale sarà molto triste. Lo passeremo io e la zia, qui in casa, noi due sole. Totò è ammalato: pare abbia fatta [...]
[...] iersera ò ballato. Lo credi? avevo quasi dimenticato anche il ballo, in questi tre anni di vita uggiosa, monotona e casalinga. Per fortuna mi sono [...]
[...] ripresa presto, e ò udito dire che fui la regina della festa. Povera regina di una povera festa. Ricordi Clara e Virginia Galli, la piccola bionda, e la [...]
[...] grande bruna, figlie di quel Galli fabbricatore di candele, tutto pancia e tutto anelli e catenelle, che veniva a vederle regolarmente ogni [...]
[...] colle due ragazze. Presentazioni, riconoscimenti, baci ed abbracci (fuori di collegio si dimenticano anche le antipatie, e mi erano antipatiche [...]
[...] , allora!) e relativo invito alle festine (oh! borghesia della parola e della cosa!) che esse dànno al sabato sera. La zia à subito accettato.... E qui [...]
[...] per me. No. È.... un accrescersi d'affetto e un sempre maggior interessamento per.... sè stessa; è la ognor più grande preoccupazione della sua [...]
[...] !). L'idea l'à colpita. E, povera donna, cerca in tutti i modi — nei migliori modi — di allogarmi, e di mandarmi a far benedire.... dal Sindaco. Quanto a [...]
[...] me, lascio fare, con poche speranze per me stessa e per lei, ma non intralcio e non contrario i suoi tentativi. Tutte le volte che essa, vagamente [...]
[...] , mi parla di qualcuno che potrebbe essere un marito, io la secondo, non elevo obbiezioni, e se il qualcuno mi capita sotto mano, centúplico le arti [...]
[...] di seduzione e mi rendo la più ingenua e graziosa civetta che abbia mai vestito abiti di fanciulla. Tu capisci: io debbo farmi sopportare; sono di [...]
[...] non possa credere o dubitare — povera donna — che mi metto della partita col destino, e che évito di far tutto ciò che è in mio potere per [...]
[...] sollevarla da questa noia, da questo peso che è il mio io! Ed è giusto. È giusto, perchè le ambizioni e le aspirazioni di zia Ermelinda sono generate da [...]
[...] d'animo e di coscienza. Vorrebbe poter dare a sè stessa un attestato d'onestà al quale il mondo à già posto la firma, ma che essa, in coscienza [...]
[...] , non può firmare. Tu lo sai: zia Ermelinda à sempre avuta una così assidua cura delle apparenze, e, nell'aspetto, nei modi, negli atti, nelle parole [...]
[...] rispettata e onorata se li à saputi nascondere od anche soltanto se non li à buttati in faccia alla gente. Mentre una donna che 60 ne abbia uno [...]
[...] solo viene messa al bando, se in un momento d'oblìo, o di spensieratezza, o di passione, si è tradita e à dimenticato che il mondo vuol far finta [...]
[...] dalla morte dello zio) — essa avrebbe potuto da molti anni (e sarebbe sempre a tempo di farlo), scontare quel fallo o quella debolezza; ritrarsi [...]
[...] , dare un addio a Totò e.... Ma non si vive con due o tremila lire di pensione.... E certi eroismi non si possono pretendere da tutti. Tanto meno a [...]
[...] me, toccherebbe di pretenderli! Ti va? Faccio della psicologia, mi pare. E ti annoio! Ma, via, mentre culli Esterina, puoi leggere le mie pappolate [...]
[...] . Ed a me, lo scriverti tutto quello che mi passa per la testa, serva di passatempo e di svago. E chiudo la lunghissima parentesi. Zia Ermelinda à [...]
[...] della sala da ballo; falli ben bene rimescolare a furia di polke, di galoppi e di mazurke; aggiungi un po' di limonata (ci sta, anche il doppio [...]
[...] senso), qualche bicchiere di marsala e una fetta di panettone; fuoco lento, che può durare da Santo Stefano al primo giorno di quaresima: e.... servi [...]
[...] . 7 gennaio (1887). Eccomi qua, Bianca mia, alla mia lettera quasi quotidiana. E per non annoiarti colle mie solite malinconie, o per annoiarti il [...]
[...] giorno più che ò delle idee e dei gusti aristocratici. Tutto ciò che è borghese non mi va. E nulla di più borghese dei Galli, della loro casa, dei [...]
[...] prendere gusto? Ora: io non cerco marito 61 (me lo cerca la zia, e basta: lascio fare a lei!); io non amo e non è certamente in casa Galli che mi [...]
[...] borghese, melenso e volgare che noi a Milano caratterizziamo così bene col nome di spazzabaslott); io non mi metto in mostra e non faccio nessun [...]
[...] , impomatati: la scriminatura sul lato destro della testa, e una ciocca stiracchiata, stirata, appiccicata sulla fronte, in semicerchio. Altro termine [...]
[...] avverrebbe di una pelle di fico sbattuta sul muro. Insomma: bella testa da parrucchiere. Marsina abbondante con dei risvolti senza seta, enormi, e [...]
[...] quando Anselmo Gerli entra in salotto: in fine della festa è una cosa che mette pietà. Il colletto della camicia è posticcio e qualche volta, nella [...]
[...] foga del ballo, si sbottona; allora egli interrompe la danza e se lo riallaccia non senza fatica. Anche i polsini, qualche volta, sono staccati [...]
[...] , escono dalle maniche del frak e ci si accorge allora che furono già portati al ballo precedente e ne conservano le traccie.... sull'orlo che questa [...]
[...] rubino al velocipede d'argento in miniatura; dal cornetto di corallo alla testina da morto, emblema pieno di distinzione rivelante l'uomo scettico e [...]
[...] superiore. Guanti bianco-burro (nuance alla cravatta) e spesso rilavati. Gibus, che.... è meglio veder chiuso, e che, chiuso, mette in mostra una [...]
[...] verziere: poi tiene la corrispondenza. La sera, si mette in chicchera, e si diverte! abbonato in palco al Dal Verme ed à fama di essere allegro [...]
[...] , spiritoso e spendacchione. Si dice che mantenga una ballerina. Come vedi, non gli manca nulla. Cioè sì: gli manca un po' di distinzione, ma lui non se [...]
[...] ne accorge e non se ne accorgono in casa Galli, dove lo dicono un partito eccellente per qualunque ragazza. Je n'en voudrais, pas, par exemple! I [...]
[...] rispondi in italiano, e allora lui si trova in obbligo di continuare la conversazione in lingua: — Si comincia a sentire il caldo, minga vero? — Il [...]
[...] ballare l'è bello, non dico di no: ma se non si sudasse, sarebbe una gran bella cosa. — E a lei signorina ci piace di ballare? — L'è stata al Dal Verme a [...]
[...] dire scottato?), ma in complesso non si può mica lamentarsi. Quello che c'è di bello l'è il ballo. La Bessone l'è proprio un amorino. — E la sua [...]
[...] gli sta dinanzi, e ti dice, trionfante: — Abbiamo guadagnati tre posti! Risate, rimproveri, proteste dalle altre coppie. Allegria generale in [...]
[...] a vedere adesso! — e poi, piano piano, passando il proprio braccio sopra la spalla dell'amico, gli ruba il fiore. Risatte, rimproveri, proteste [...]
[...] . Allegria generale! Come vedi, mia Bianca, persone e discorsi onestissimi, scherzi innocenti e lieti. Il signor Carlo Valenzini, capo contabile alla [...]
[...] tutti barabba, e le femmine tutte dame: e le donne trasformano i barabba in gentiluomini, mentre gli uomini fanno di noi donne, molto sovente, delle [...]
[...] trovano nei figli una grande riluttanza ad ingentilirsi, ci tengono assai e mettono ogni cura a rendere la più completa e raffinata l'educazione [...]
[...] grande, dei mugnai, come i padri. Le figliole invece possono tessere fonti di connubî e d'incroci di razze che formano il sogno dorato di molti papà [...]
[...] e di tutte le mamme. Qual'è quel pilatore di riso o quel fabbricante di saponi che non sogni di veder sua figlia contessa? E l'esperienza gli dice [...]
[...] (io e te ne sappiamo qualcosa) non sempre delle colombe, non sempre colla mente ingenua e lieta e coll'animo aperto e schietto. Ma parlano il [...]
[...] francese, il tedesco e l'inglese: suonano: danzano: dipingono: son maestre nel ricamo: sanno come ci si contiene in società.... E, fors'anco [...]
[...] , rientrando in famiglia, s'indignano della volgarità dei genitori, e correggono le lettere che i fratelli scrivono alle loro amanti. Infine delle spostate [...]
[...] intellettuali, odiose in casa loro, ma che — prese a piccole dosi, ad un ballo o in conversazione — sono, nel loro ceto, meno antipatiche e [...]
[...] pontifico e che sono una bas-bleu da dozzina. Ma tu sai che è la esperienza che me le detta. Quell'esperienza che abbiamo fatta assieme, io e te, in [...]
[...] collegio e fuori: io e te che, volere o volare, siamo due donne intelligenti. Perchè mi metto anch'io tra le donne, sai? nonostante i miei fiori [...]
[...] d'arancio! Ebbene, senti: malgrado il mio scetticismo, malgrado la corruzione dell'animo e del cuore (una ragazza che sa, che à capito, che à vissuto [...]
[...] , che à sofferto, che i casi della vita spingono a ridere di tutto e di tutti, perchè dopo aver pianto molto à compreso che non val la pena di [...]
[...] piangere; una ragazza così fatta, questa società tutta finzioni e ipocrisie, la chiama una fanciulla corrotta!) — malgrado quello che sono, insomma, io [...]
[...] .... che so? di gentile e d'ingenuo dentro di me. Una ingenuità tutta mia speciale: ma questo lo sento, ne sono profondamente convinta: tra lo [...]
[...] sposare un Buttarelli e.... il perdermi per sempre, preferirei il perdermi. E avverrà così, sai? Perchè potrebbe accadere che uno di codesti scemi, in un [...]
[...] mondo!) e mi chiedesse in moglie. Quel giorno non avrei un argomento buono, convincente per rifiutare. Avrei anzi l'obbligo sacrosanto di accettare [...]
[...] con entusiasmo, non tanto per me quanto per liberare la zia! Ebbene, quel giorno me ne andrei, non so dove e non so a far che cosa. Me ne anderei [...]
[...] aristocratici, raffinati — come ti ò già, detto e come tu sai? E preferisco, forse, la colpa, circondata di distinzione, all'onestà accompagnata dalla [...]
[...] volgarità? Sarebbe una spiegazione assai semplice. Eppure non credo che sia la giusta. Vedi, io sento, per esempio (e ti giuro che sono sincera), che [...]
[...] ricconi sciatti e borghesi d'intelletto, di vita, di modi e di parole. E questo mi par buono, veramente buono, e alto, e nobile, e forte.... Ma so [...]
[...] che nel primo caso la società mi metterebbe al bando.... Quella società che invece onora e rispetta.... qualcuno che m'intendo io! E dopo ciò, a [...]
[...] che raccontarti e descriverti le festine di casa Galli? Immagina il peggio che tu puoi dal punto di vista che ò discusso: sarai sempre un gradino [...]
[...] troppo in alto sulla scala della intellettualità. Ti abbraccio e ti bacio. ADELINA. Perchè non sei un uomo, tu? Ci saremmo amati! Eravamo fatti l'una [...]
[...] , senza preamboli.... quello che ò da dirti? Oppure sarebbe meglio prenderla da lontano, e arrivarci pian pianino, dopo avertici preparata coi [...]
[...] sottintesi e colle allusioni? La notte è passata insonne, ma non sono giunta a nessuna conclusione. Ed ora? Ed ora.... Ebbene, eccola qui, in due parole [...]
[...] . Attenta bene! Mi.... La dico o non la dico? Sì, la dico: Mi marito! Là! è detta. E sul serio, sai, Bianca? Non credere che canzoni. Vuoi che [...]
[...] te lo ripeta? Mi ma-ri-to Faccio la presentazione: Il signor James Burton, di Glasgow (Inghilterra), mio fidanzato. Tu lo guardi; e cosa vedi? Vedi [...]
[...] un bel giovanotto sui trent'anni, alto, biondo, forte, nerboruto, simpatico, distinto, un poco timido; non ricco, ma in buona condizione, e che à un [...]
[...] avvenire. E questi è il signor James Burton, 64 direttore tecnico della Società Internazionale dei Tramway a vapore che à sede a Milano. Mio [...]
[...] fidanzato. Ho detto: Mi-o fi-dan-za-to. E tre. Perchè tu (io lo vedo da qui), ài l'aria di non crederlo. Tu pensavi — come me, del resto — che nessuno [...]
[...] sposerebbe la signorina Adele Olivieri, bella ragazza pericolosa, che non à nè babbo nè mamma (e pazienza questo! — per chi dovesse sposarla [...]
[...] accettarlo.... per non doverne ringraziare Totò. E quando Bianca Caradelli, sua amica d'infanzia, sua sorella d'adozione, suo confessore e.... suo [...]
[...] primo amore, à saputo che Adelina era fidanzata, à pensato che chi la sposava era o un meschinuccio impiegatuccio borghesuccio a mille e due che si [...]
[...] decideva ad accasarsi.... per fare economia; oppure un vecchiotto pensionato che, ritirandosi dal mondo e dai suoi piaceri, aveva bisogno di una [...]
[...] serva che gli facesse il pranzo, o, tutt'al più, di una dama di compagnia che gli curasse la gotta! Ebbene: crepi l'astrologo, e schiatti l'invidia [...]
[...] coltura, la probità, il lavoro, e.... la distinzione (il mio dadà) in persona! E perchè il signor James Burton sposa la signorina Adele Olivieri [...]
[...] ? Perchè se ne è innamorato. Oh bella! sono cose che cápitano di rado, ma che cápitano ancora, qualche volta. E la signorina Adele Olivieri è [...]
[...] innamorata del signor James Burton? Per ora no; ma spera di diventarla col tempo e con un poco di buona volontà. Sono le dieci del mattino, e bisogna [...]
[...] compere! Che cosa dolorosamente e tristemente comica minacciano di essere! La zia (beata, lei, di queste nozze), è stata colta da una felicità [...]
[...] sconfinata, da una allegria senza limiti, e da.... una generosità che è il colmo del disinteresse. — Bisogna fare, bisogna procurarsi, bisogna comperare [...]
[...] , bisogna avere.... — eccetera eccetera. E vorrebbe entrare in ogni bottega e portar via mezza la roba che contiene. Almeno ventiquattro camicie [...]
[...] che troppo lusso sarebbe fuor di luogo, che non piacerebbe neppure a James. Dio! come sono onesta.... in fondo! E, ti dico, è stata una lotta [...]
[...] per farne che? Quelle che ò non bastano? Otto cappellini? Ma dovrò metterli sotto il letto, nella piccola casa! E via, e via! 65 Infine, ò dovuto [...]
[...] supporre stesse nei limiti delle rendite proprie e assolute e personali della zia. E lavorerò io, durante il mese che mi separa dalle nozze, a [...]
[...] prepararmi il.... corredo nuziale! Così è, Bianca mia. Questo periodo di tempo tra la promessa e il matrimonio, che io credo debba essere il più bello [...]
[...] di cui James è direttore. Ed egli mi à conosciuta ad una di quelle festine delle quali ti ò parlato. Come e perchè si sia innamorato di me, non lo [...]
[...] per, ridiventare cattiva, e non voglio! Ma è proprio innamorato. A modo suo, s'intende, cioè in un modo inglese. Mi guardava, balbettava [...]
[...] parlandomi, arrossiva persino, qualche volta, lui che è un uomo forte: e poi, me lo à detto, ieri, quando la cosa fu conclusa: —Vi amo, signorina. Spero che [...]
[...] saremo felici.... Io gli ò buttate le braccia al collo e gli ò dato del tu! E poi, via, è l'unica ragione perchè mi sposi, che sia innamorato [...]
[...] . Perchè, diciamolo franco, sposandomi, non è mica un affare che conclude, poveretto! E tu? mi domandi certamente. Io?... Io trovo che è tutto quello di [...]
[...] meglio che potevo desiderare, se pure avessi potuto formare dei desideri. E sposandolo, non faccio nessuna concessione ai miei gusti. È bello (sin [...]
[...] non ò avuto modo e mezzo d'innamorarmene. Ma gli voglio bene, ch'è forse meglio. E ripeto, inglesamente come lui: Credo che saremo felici.... se non [...]
[...] marito di Clara o di Virginia. Clara poi, specialmente, credeva di averlo già conquistato. È un po' meno scema delle sorelle, e sa di avere una dote che [...]
[...] , che avrebbe desiderato un matrimonio coll'inglese. Perchè il vecchiotto è furbo: e quantunque James non sia ricco, aveva capito che c'è in lui la [...]
[...] Gerli e il Buttarelli posseggono dei cavalli per condurre i sacchi di farina alla stazione o le patate in verziere: e quei cavalli si possono [...]
[...] attaccare al biroccino la domenica, dopo pranzo, e farsi scarrozzare così nel suburbio, con grande invidia dei vicini. Ma se papà Galli apriva gli [...]
[...] , appena mi diceva così (e purchè non si trattasse di un Gerli), mi mettevo in campagna. Ma sai, del resto, con che fiducia! Dio mio, tutto questo è [...]
[...] dire, delle piccole infamie in chi non à le ragioni troppo dolorose che avevo io per dedicarmi alla caccia al marito. 66 E, te lo accerto, queste [...]
[...] , ti dicevo; la Clara se lo credeva già legato al proprio carro. E faceva la spiritosa con me: — Adelina, l'inglese ti guarda! — Ma con un tono, come [...]
[...] avvicinava, lui non faceva la corte, lui — quasi — non parlava. Come fare? E come ò fatto? Francamente, non so, e non mi ricordo. Credo che un mio [...]
[...] , puoi immaginarlo: poco mancò che non mi buttasse tra le sue braccia e gli dicesse: Tò, pigliala, benedetto da Dio! e portala via oggi stesso! Io però [...]
[...] passo supremo, si era informato appuntino. E non si era spaventato della mia povertà. Come vedi, è uno di quegli atti che caratterizzano un uomo [...]
[...] . Perciò gli voglio bene, e sento che glie ne vorrò sempre. Mi porta via di qua! Infine, che dirti, Bianca mia? Sono felice. Una felicità relativa, non [...]
[...] raggiunge questa felicità in un modo o nell'altro, per un giorno o per sempre, non è già una fortuna che può, e deve riconciliare un poco colla vita [...]
[...] ? Scrivimi senza indugio, a lungo. ADELINA tua. Mi piace tanto anche il nome del mio fidanzato: Giacomo: un nome comune, ma forte, rude, da uomo. E [...]
[...] religione protestante. Ti confesso che non me ne importa niente. È tanto tempo che ò protestato anch'io, contro tutto e contro tutti! Babbo e mamma Burton [...]
[...] (i miei futuri suoceri che non conosco altro che in fotografia) mi ànno mandata la loro benedizione. Poveretti! E il loro regalo anche: mille lire [...]
[...] , quaranta sterline, da 67 gente pratica come sono, perchè mi comperassi quello che desideravo. Le ò cedute a James e ànno servito anch'esse [...]
[...] ; Totò un braccialetto con uno smeraldo circondato di brillantini (lo venderò alla prima occasione; non voglio portarlo); e il tuo regalo, tanto carino [...]
[...] , tanto affettuoseo, e del quale ti ringrazio ancora con cento bacioni belli. I Galli ànno dovuto fare bonne mine à mauvais jeu. Lui, il vecchio, un [...]
[...] farlo. E le ragazze ànno regalato a me un monumento di frastaglio e ricamo, che vorrebbe essere un portacarte, e che io appenderò in anticamera. Del [...]
[...] resto, nulla di nuovo dall'ultima volta che ti scrissi. E tu mi perdonerai se in questo mese ò diradate un poco le mie lettere. È stata un'epoca di [...]
[...] transizione. Da doman l'altro tutto tornerà a camminare regolarmente, e anche la mia corrispondenza non soffrirà interruzioni. Gli è che in questi [...]
[...] giorni ò avuto tante cose da fare, e tanti pensieri, tanti sopraccapi. Ma, quando sarò la moglie di James avrò tutta la giornata a mia disposizione [...]
[...] per il passato, quando non avevo nulla da fare? Ma in questo mese! Il mattino l'occupavo tutto a lavorare: e il pomeriggio, zia Ermelinda mi [...]
[...] trascinava di qua e di là, in visita dal tocco alle sei. A chi, a chi, Dio benedetto, non abbiamo fatto visita? Persino le vecchie conoscenze quasi [...]
[...] dimenticate essa è andata a scovar fuori; persino delle sue antiche compagne di scuola che non vedeva più da molti anni. E tutto ciò a quale scopo? Per [...]
[...] in istrada, persino nei trams (abbiamo speso una sostanza in trams durante questi giorni!) essa chiacchierava forte, e sempre delle mie nozze, come [...]
[...] zia Ermelinda. Si direbbe che il mio matrimonio le paja un augurio e debba preludere al suo. E Dio lo volesse! La sera, poi, James è sempre venuto a [...]
[...] matrimonio e dei preparativi di esso; e poi se ne va, baciandomi in fronte. Ma una parola calda di passione, ma una frase d'amore, mai! E sì che la zia [...]
[...] , spesso e volentieri, ci lascia soli: vuol che gustiamo in pace la nostra felicità, e pregusta la sua che l'attende: la liberazione da questo peso [...]
[...] che era la nipotina. E quanto a me, te lo confesso in gran segreto, ò tentato anche di incoraggiarlo qualche volta: non fosse che per entrare un po [...]
[...] ' in intimità e non aver da far tutto il dì delle nozze. Voglio dire che diventare marito e moglie dovrebbe essere più facile — mi pare — se lo si [...]
[...] amici che si vogliono bene e che si rispettano: che si rispettano molto, anzi. Dopo domani, entrando nella nostra casa, sarà molto difficile, o molto [...]
[...] curioso per lo meno.... Basta! Ci à da pensar lui, dopo tutto! E vedremo anche questa! Malgrado ciò, mi sono convinta ogni giorno più — come ti ò [...]
[...] persuasa. E, te lo confesso, è una cosa che mi fa piacere, di sentirmi amata così sul serio, da un uomo serio. Ciò mi dà come una gran sicurezza, una gran [...]
[...] fiducia. E questa sicurezza, questa fiducia, più ancora che la mia pratica di mondo e la quadratura della mia testa, mi impediranno di provare [...]
[...] nessun tremito, nessuna commozione, nessuna titubanza, nel pronunziare il gran «si», e nell'attaccarmi al braccio di mio marito per tutta la vita. 68 [...]
[...] Avvenne così anche a te? Mi sei sempre stata avara di particolari, tu, sulle tue nozze e su tutte le circostanze che le ànno accompagnate. Io, dal [...]
[...] giorno che mi sono fidanzata, ò avuti tanti pensieri nuovi, ò fatte tante considerazioni, ò provati dei sentimenti e delle sensazioni così diverse [...]
[...] , che mi pareva, in certi momenti, di non essere più io. E allora sai a chi pensavo? A te. E mi chiedevo: Perchè Bianca non mi à mai parlato di [...]
[...] tutto ciò? Eppure anch'essa deve aver sentito e provato quello che sento e che provo io! Ci siamo scritti dei volumi: ma se, un dì o l'altro, ci sarà [...]
[...] dato di riavvicinarci, quante e quante cose non avremo ancora da raccontarci e da confidarci reciprocamente! Ciao, Bianca mia, tesoro mio. Non so se [...]
[...] — Boulevard Poissonières 12 Paris — Tout bien. — enchantée — tendresses. ADELINA. 6 maggio 1887. Credo e spero, Bianca mia, che il mio dispaccio di [...]
[...] ieri mattina ti abbia — nel suo laconismo — completamente informata di tutto: degli avvenimenti e delle impressioni. Il dispaccio rendeva la [...]
[...] lasciar entrare il bel sole tepido di maggio, appoggiandomi al davanzale e rimanendo a guardare giù nella via, il mondo mi è parso meno brutto, e ò [...]
[...] trovato che — forse — valeva la piena di essere nata e di vivere. Nella strada era il formicolìo della gente affrettata e il rotolar delle carrozze e [...]
[...] dei carri che vanno e vengono dalla stazione. Più al largo, verso piazza Cavour, era tutta una passata e un raggrupparsi a crocchi, un incrociarsi e [...]
[...] un salutarsi di bimbi e di balie diretti ai giardini pubblici. E mi sentivo lieta, nella lietezza che mi circondava, che era nell'aria del [...]
[...] sventura non ci colpirà, sarà una vita dolce, gaia, tranquilla la nostra. Ò detto a me stessa che eviterò tutto quello che possa portarci sventura. E [...]
[...] via straordinaria, perchè era il primo giorno della nostra vita in comune. Poi è tornato all'officina. È rincasato alle sei: abbiamo pranzato e [...]
[...] siamo usciti a passeggio. Alle nove eravamo a casa di nuovo, e alle dieci a letto, come due bravi figliuoli giudiziosi. La zia mi à ceduta Bettina [...]
[...] — sai, quella tal cameriera. Essa à imparato anche un po' di cucina. Io e James ce ne accontentiamo. E per me fu un gran sollievo il non trovarmi con [...]
[...] una faccia nuova nel primo inizio del mio ménage: debbo fare anch'io il mio tirocinio, e Bettina mi ci aiuta e mi consiglia. Sarebbe stato un [...]
[...] un'altra. Chissà: è lo stordimento? è tutto questo nuovo, morale e materiale, che mi attornia? è il nuovo stato? è la nuova casa? sono le nuove cure? la [...]
[...] diversa. Più gaia, più ridanciona, più leggiera, più.... particolareggiata. Ancora adesso, vedi, tento di essere Adelina che scrive a Bianca, e [...]
[...] paesaggio che attraversava. Non pensava più ai casi suoi, adesso. Pensava ad Adelina. Tutto quanto avea letto sin qui e che le era sembrato quasi nuovo [...]
[...] — perduto come s'era, oramai, nei laberinti della memoria — lo riannodava a quanto Adelina le aveva scritto di poi, e che, più recente e più [...]
[...] importante, le era ancor fisso in mente. Riannodava, e trovava tutto logico, conseguente, fatalmente giusto. Nelle lettere della fanciulla, nelle [...]
[...] impressioni, nei giudizii, nei propositi, sinceramente espressi, scorgeva adesso, lei, fatta donna da un pezzo, e logorata da una vita così intensamente [...]
[...] vissuta, i germi da cui sarebbero sbocciati — poveri fiori di cimitero — gli errori e gli orrori di una esistenza sbagliata, e i falsi amori, e le [...]
[...] artificiose emozioni, e le inutili rivolte, e le codardie vantate come eroismi, e le ipocrite incoscienze messe innanzi per iscusa d'ogni tradimento [...]
[...] , d'ogni bassezza. Come tutto era logico! E lei, Bianca, al primo fallo rivelato, se n'era stupita e addolorata! Come mai? E ricordava la propria [...]
[...] vita, e la paragonava a quella dell'amica. Chi più degna — tra loro — di compianto e d'aiuto? Il treno correva velocissimo. Le Alpi biancheggiavano [...]
[...] , vicinissime ormai. Poche ore, ancora, e Bianca toccherebbe il suolo d'Italia. 27 maggio 1887 Sai, mia cara Bianca, che io non ti racconterò più [...]
[...] ne ò una delle tue ogni quattro o cinque delle mie. Pazienza! So che ài più cure di me: la mamma, il marito, la bimba: e poi, la vita parigina [...]
[...] , molto diversa della mia, scipita e borghesuccia: so che non puoi disporre di molto tempo come me che sono sola tutto il giorno, e quando ò letto un'ora [...]
[...] , e lavorato un'altra ora, e gironzolato per la città per altre due, il meglio che mi resta a fare è di mettermi a tavolino per scriverti. Pazienza [...]
[...] , ò detto! Comprendo tutto ciò, e ti scuso. Ma che, almeno, quando mi scrivi, tu avessi la confidenza che io uso con te: e mi raccontassi che fai [...]
[...] , le mode, la première al «Vaudeville», il grand prix d'Auteuil, magari un pizzico di Boulanger.... E che me ne importa? Cioè sì, me ne importa e [...]
[...] e, Dio ne liberi, di colpevole, un marito è bene ed è utile che non sappia. Io l'ò sempre seguito questo sistema: ti ò sempre detto tutto. E tu [...]
[...] scrivere «Adelina, Olivieri, fermo in posta»: Bettina ci à fatta l'abitudine di andarle a prendere. Oh sì! Fatica inutile, e strade sprecate. Le tue [...]
[...] lettere potresti dirigerle a casa mia che non sono punto compromettenti. Già, mio marito è fuori tutto il giorno, ed è più facile che io riceva e [...]
[...] , o il dieci per la Svizzera. Staremo assenti una ventina di giorni: e per questo tempo ti dò vacanza: tanto, gironzoleremo sui monti, e non saprei [...]
[...] dove farmi indirizzare le lettere. Ma prima dell'otto, cioè prima che io parta, voglio avere una lettera tua, ma una bella lettera. Ài capito? E [...]
[...] intanto ti punisco: avrei molte cose da dirti: un argomento interessantissimo sul quale intrattenerti, e non lo faccio. Lo farò quando te lo [...]
[...] molta mutata, e, sopratutto, ragiono molto. E se penso alla mia vita di ragazza, quella che meno adesso mi pare una vita di paradiso! È un mese, a [...]
[...] (faccio passeggiare pei salotti il mio nuovo titolo di Signora!); leggo molto. E tu? Suvvia, squarciami i veli della tua esistenza. Perchè, sai [...]
[...] Bianca — nella tua lettera che mi è giunta stamane, mi à fatto ridere. «Niente ancora?» Ma no! niente! Anzi, meno che mai. E, ti giuro, non è la buona [...]
[...] volontà che ci manca! Che ci posso fare? È il destino! Non à permesso che io sapessi che cosa vuol dire essere figlia: e non permette, adesso, che [...]
[...] io sappia che cosa vuol dire essere mamma. È un atavismo.... fisico-morale. E, per dirti tutto, comincio ad aver paura che questa sia, ed abbia ad [...]
[...] essere, una disgrazia per me. Capisco che è presto per disperarsi. Ma insomma io mi annoio. Non ò niente da fare, e la giornata mi riesce lunga [...]
[...] , eterna, interminabile. James non lo vedo che all'ora del pranzo: alle nove è stanco, perchè si è levato all'alba e à lavorato tutto il giorno: ed è un [...]
[...] del mattino. E per arrivare all'ora del pranzo, ce ne vuole! Ti assicuro, è una fatica improba. Leggo molto: ò letto tutto il leggibile e, forse [...]
[...] , anche l'illeggibile. Ò messo a contribuzione la zia (che mi à aperta — finalmente — la sua biblioteca, e ci ò trovata della roba più.... onesta di [...]
[...] marito (che mi à inflitto Dickens); persino Totò, che à l'impudenza di farmi delle visitine adesso, ogni tanto, e mi porta — di sotterfugio, in gran [...]
[...] segreto — Catulle Mendès e Armand Silvestre; con delle strizzatine d'occhi e dei risolini latte e miele, come gli premesse o credesse di rendersi [...]
[...] gradito e.... di formare la mia educazione. Ma le amiche sono quelle che mi forniscono le letture più interessanti; intendiamoci: più artisticamente [...]
[...] interessanti; perchè ò anch'io i miei gusti letterarî, e mi picco di essere una conoscitrice e una buongustaia. Io già, lo confesso, son per la [...]
[...] che non ne capiscono nulla di nulla, specialmente quando parlano della donna e vogliono dipingere la donna: dicono delle cose sbagliatissime [...]
[...] . Ogni tanto, per passatempo, come a sollievo dello spirito, mi piace un po' di roba mondana: e mi attacco a Droz; a Gyp a Halévy. Ai romantici poi, non [...]
[...] ò mai fatto l'onore di riceverli in casa mia. E, infine, ò messo al bando gli Erckmann-Chatrian, gli Andrea Theuriet, e tutti codesti melensi [...]
[...] scrittori di romanzi per le appendici dei giornali che entrano nelle famiglie. Della roba vecchia poco o nulla: un po' di Balzac e un po' di Flaubert [...]
[...] , perchè è roba vecchia che è sempre nuova. E basta! Come vedi, ti ò dichiarati anche i miei gusti letterarî. Non so se potrei essere più sincera [...]
[...] . Perchè io credo che i gusti e le preferenze letterarie in una donna sieno uno dei dati più certi per giudicare delle sue tendenze, delle sue idee [...]
[...] , dei suoi metodi di vita; dei proponimenti e degli intenti, dei desiderî e delle speranze, delle paure e delle audacie, delle ingenuità e delle [...]
[...] furberie, delle forze e delle debolezze che l'accompagnano nello esplicarsi quotidiano della sua attività di essere pensante e volente. Ma se domandi [...]
[...] alla donna (l'ò constatato) quali sono i libri e gli autori suoi prediletti, in novantanove casi su cento ti senti rispondere una bugia. Essa capisce [...]
[...] che il rispondere sinceramente a quella domanda, può voler dire tradirsi, scoprirsi completamente, mettere a nudo il carattere suo. E la donna non [...]
[...] à nessun interesse a non conservarsi enigma. E sai perchè quella sincerità le sarebbe fatale? Perchè ogni donna ama i libri nei quali vede [...]
[...] riprodotta sè stessa o la sua vita, se non nei casi che cápitano all'eroina, nei gusti, nelle sensazioni, nei difetti o nella virtù, negli odii e negli [...]
[...] amori (per gli uomini a per le cose) che l'autore à dati e fatti provare ai protagonisti dei suoi romanzi. Ed è questa la vera ragione per cui il libro [...]
[...] , come la commedia, non può avere influenza nè educatrice, nè demoralizzatrice sulla folla. Perchè ogni commedia e ogni romanzo non colpisce e non [...]
[...] interessa in modo efficace e duraturo se non quei dati individui che trovano dei punti di contatto tra i personaggi dell'opera d'arte e sè stessi. E [...]
[...] a questi individui l'opera d'arte non à più nulla da insegnare. Io, che sono sincera — non fosse che con te — ti ò detto i miei gusti: e ti ò [...]
[...] meno buona di quella che era prima di leggerli, più istrutta del mondo e della vita, più esperimentata dei vizi e delle virtù del nostro secolo [...]
[...] tutto. Il libro deve rifar la gente! Frottole, Bianca mia, da raccontarsi ai ragazzi di scuola. E mi arresto.... perchè un gran dubbio mi coglie [...]
[...] : Dio! starei per diventare una donna noiosa? Vedi che vuol dire non aver nulla da fare! E gli è perciò che in certi momenti di noia, sdraiata sulla [...]
[...] poltrona a dondolo, con gli occhi al soffitto, pensando e cercando di trovare quali occupazioni potrei procurarmi, quali mezzi potrei tentare 72 per [...]
[...] trascorrere un po' meglio e un po' più in fretta le lunghe ore della giornata; in certi momenti — dicevo — mi pare che la maternità, sarebbe la [...]
[...] migliore soluzione di questo problema che comincia a impaurirmi. Ma sono maritata da sei mesi. Aspettiamo e.... con coraggio. Te beata! Il desiderio [...]
[...] pensato e deciso che non c'era proprio una ragione al mondo di guastarsi il sangue e di rovinarsi l'esistenza: ti basti il dire che dal mio [...]
[...] matrimonio in poi ero dimagrata e diminuita di peso. Ti giuro, non avrei potuto durarla più a lungo nella vita che mi ero imposta per un eccesso di riguardo [...]
[...] verso mio marito. Che lui debba coricarsi alle dieci per alzarsi alle sei, sta bene. Ma che io dovessi seguire le sue abitudini e sottomettermi [...]
[...] completamente a' suoi bisogni, ah! perbacco, no e poi no. L'ò durata nove mesi e mi pare anche troppo. Un altro poco e sarei diventata idrofoba! Così [...]
[...] , ò preso il mio coraggio a due mani e mi sono emancipata. Da quindici giorni esco quasi ogni sera: vado in casa della zia, o della Clelia, o della [...]
[...] Rossi. Qualche volta a teatro; e con ciò rendo un servizio a zia Ermelinda, la quale, da quando mi sono sposata, non aveva più potuto mettere piede [...]
[...] al Manzoni o ai Filodrammatici, perchè sola con Totò: non ci voleva andare. James, dopo pranzo, mi accompagna. E qualcuno mi riconduce a casa. Non [...]
[...] faccio nulla di male, ti pare? Anche mio marito, del resto, riconosce che questo è perfettamente giusto, che io mi svaghi un pochino e non mi [...]
[...] corichi all'ora della galline. Anzi, è lui che mi spinge ad escire. Perchè à questo gran merito, bisogna riconoscerlo: non è un egoista, e non è geloso [...]
[...] . E siccome le poche ore che sto con lui, io sono cortese, docile, affettuosa, egli è contentissimo di me, e mi ama ogni giorno di più [...]
[...] esistenza, avevano finito per rendermi a volte malinconica, a volte dispettosa, irascibile, quasi sempre immusonita. E lui, innamorato (a modo suo [...]
[...] , ma innamorato), se ne impensieriva e se ne crucciava. Da quindici giorni invece, le cose sono mutate. La sera vado di qua o di là: vedo un po' di [...]
[...] detto.... E dopo, si riaddormenta felice e beato come un re. Così, siamo contenti in due! In casa della Clelia c'è ogni sera una causerie [...]
[...] simpaticissima. Di signore, lei sola, ed io quando ci vado. Uomini pochi e per bene. Niente giovinottini azzimati, corteggiatori di mestiere, fannulloni [...]
[...] diventata veramente una dama piena di distinzione, e rivela una intellettualità non comune. (Chi lo avrebbe detto? Era una smorfiosa, in collegio!). Si è [...]
[...] circondata di pochi intimi simpaticissimi. Il senatore Duranti, il dottor Malusardi, il maestro Colorno e Giovenzani sono i quattro immancabili di [...]
[...] ogni sera. Come vedi, niente di compromettente. Il più.... irresistibile sarebbe Giovenzani, il romanziere gentiluomo e raffinato del quale ti ò [...]
[...] mandato e avrai letto il romanzo uscito l'anno scorso. Ma anche lui à quasi quarant'anni ed à il buon gusto di non far la corte. Si chiacchiera di [...]
[...] scandaluccio del giorno; si beve una buona tazza di thè; e mezzanotte arriva sempre troppo presto. Qualcuno dei poco compromettenti 73 cavalieri [...]
[...] mi riaccompagna: più sovente il Giovenzani che abita in via Manzoni e fa, quindi, la mia strada. I nostri quattro amici chiamano me e Clelia le due [...]
[...] vedovelle. Dalla Rossi il circolo è più largo: ci va più gente: più signore sopratutto. E le serate vi sono meno simpatiche. Come vedi, il fatto [...]
[...] soltanto che io preferisco le piccoli riunioni della Clelia, ti dimostra che sono una donnina di giudizio. E tu che fai? Ti diverti? Scrivimi a lungo [...]
[...] e ama la tua ADELINA. 2 aprile 1888. Sapresti dirmi tu — mia Bianca — che cos'è un amore colpevole? È una domanda che mi rivolgo da due mesi e la [...]
[...] cioè, che non so precisamente che cosa sia un amore colpevole: ma che il mio non è tale. Non parrà strano, a te che mi conosci e che dividi le mie idee [...]
[...] sciabola e degli speroni; il conte A, o il marchese B colla lustra delle loro corone; o il milionario C che può spendere profumatamente in tutto ciò che [...]
[...] eterni corteggiatori di mestiere, riesce, anche più presto di quello che sperava. Un bel giorno la signora accetta il convegno, e gli arriva in casa [...]
[...] . Ma l'irreparabile si è messo di mezzo: e, tanto per giustificare, in faccia a sè stessa ed al mondo, la propria colpa, ci ricasca e la rinnova [...]
[...] , io che non ò ancora vissuto, io che ò avuto una fanciullezza disgraziata, e che ò trascorsa metà della mia giovinezza rimpiangendo di essere nata [...]
[...] . Mio marito trova giusti i miei desiderî, e li seconda. Ebbene, non mi sbriglio: non corro i salotti di ricevimento, non mi lascio tentare dalle [...]
[...] , sento di essere qualcuno, sento di essere donna. E lui non mi à corteggiato mai; non à fissati più a lungo, fosse pure una volta sola in tre mesi che [...]
[...] mostrarsi evidentemente lieto, e meglio a suo agio, se qualcun altro si univa a lui per accompagnarmi. Ed io, a lui, non ò mostrato che [...]
[...] averlo pensato, quasi senza accorgercene, ci troviamo, lui ad offrirmi il suo braccio, io a cercarlo. E procediamo, adagio, senza parlare; e passiamo [...]
[...] dinanzi alla porta di casa mia senza vederla: e andiamo avanti, senza rendercene conto, sino a che un fanale sfacciato di luce elettrica ci impone di [...]
[...] ritornare sui nostri passi. E giunti alla mia abitazione, ci tratteniamo, la mano nella mano, a lungo, senza guardarci, paurosi di guardarci. E [...]
[...] solo ci decidiamo ad aprire lo sportello, quando udiamo dei passi di persone che vengono verso di noi. E allora soltanto, egli mi susurra: — Non [...]
[...] venite più dalla signora Clelia, la sera. Io scappo su in casa, felice, beata; e mi pare di essere un'altra, e mi pare di essere nata allora, e che la [...]
[...] mia vita sino a quel momento non sia stata che un sogno. E a mio marito che si sveglia, racconto allegra, chiacchierina, quanto ò udito, di che [...]
[...] cosa si è parlato, dalla Clelia, come sempre. E mentre lui mi abbraccia, io chiudo gli occhi, e mi dimentico. È un amore colpevole, il mio? ADELINA [...]
[...] rientrando nel salotto dove lui era già, seduto sulla sua solita poltroncina, in quella sua posa abituale, piena di abbandono e di corretta [...]
[...] pensiero e vecchia frase, ma in cui si nasconde — e a ragione — la scusa prima e più convincente ad ogni colpa degli uomini), à diritto di vivere [...]
[...] . Vegetare è degli animali e delle piante. Io ò vegetato, più o meno bene, soddisfacendo più o meno regolarmente alle funzioni dell'organismo, sino ai 25 [...]
[...] anni. E un bel giorno mi sento vivere, e provo la voluttà di vivere. Debbo rinunciarvi? Perchè sono nata una poveretta; perchè crebbi senza gioie [...]
[...] era atrofizzato nel petto, senza la possibilità di amare e neppure di voler bene — (anche te, unico essere caro, mi fosti tolto!); — perchè ò [...]
[...] trascinati i più begli anni deridendo, odiando, infischiandomi di tutto e di tutti, senza speranze, senza ambizioni, senza meta.... ebbene, oggi, che [...]
[...] qualcosa di buono, di intimamente buono mi si presenta; oggi che provo e constato che il cuore non era morto; oggi che trovo uno scopo alla vita; oggi [...]
[...] che amo, in una parola, che amo, e che amando mi sento qualcuno, qualcuno che à dei diritti finalmente, mentre non ebbi mai che dei doveri; che mi [...]
[...] sento, insomma, un essere completo, uguagliato agli altri, quaggiù, dove l'uguaglianza è il dono più bello che la natura à decretato e al quale [...]
[...] stupidamente o paurosamente molti rinunciano; oggi, io dovrei rinunciare a tutto ciò? Ah! no! 75 — Innamórati di tuo marito! — ti dicono i rétori e i [...]
[...] legislatori. Cretini! Come se il cuore fosse un orologio che si carica a epoca fissa!... come se i legislatori amassero tutti la moglie loro e [...]
[...] non la donna altrui, anch'essi! E non ò mercanteggiato! Niente false ipocrisie, niente stupidi pudori, niente sciocco rispetto.... di sè stessi [...]
[...] — come lo chiamano le amiche mie che si fanno far la corte un mese, fissando in precedenza il giorno che diranno di sì. No. Oggi sono stata da lui.... e [...]
[...] trovato una ragione migliore? Perchè di sì, pensavo; cioè, perchè ti amo, perchè mi ami, perchè bisogna che io sia tua, e tu mio; perchè non c'è [...]
[...] una ragione di non concederci questa felicità, che era nel destino, se non abbiamo fatto nulla per procurarcela, e che nessun sacrifizio ci impone per [...]
[...] conquistarla: nessun eroismo e nessuna bassezza. Perchè di sì. Eccomi! Ma egli ricominciò a parlare. — Perchè, Dély?... Vi amo.... con tanto [...]
[...] , adesso, e il ricordo di esse, poi, un giorno, basterebbero a lenirlo. Mi aveva fatto sedere di contro a lui, e mi susurrava queste parole, a fior [...]
[...] di labbro, fissandomi. E io non osavo più di guardarlo. Sul tavolino accanto era un libro: il suo romanzo. Lo avevo preso fra le mani, e lo tenevo [...]
[...] ?... Eugenio chinò la testa. — È quell'altra che amate!... — susurrai angosciosamente. — Per, me, forse, un po' di affetto, chissà, un capriccio.... E [...]
[...] avete l'onestà di prevenirmene. Egli cadde ai miei ginocchi. — No, ti giuro. Non l'amo più. Amo te, te sola, te lo giuro, Dély, te lo giuro; e ò il [...]
[...] diritto di essere creduto, io che non ti ò chiesto nulla, io che non osavo neppure di guardarti. Ma quell'altra esiste e à dei diritti! È una [...]
[...] moglie, è una madre: ed à arrischiata la vita per me, e l'onor suo, e la sua pace, e l'affetto e la stima dei figli. Essa — oggi — è virtualmente mia [...]
[...] moglie. Tu lo sai, poichè sventuratamente lo sanno tutti. Essa à ogni diritto: io nessuno, neppur quello di amar te. Si alzò, e mi disse: — Vattene [...]
[...] e di pensiero che potrai. Non sarò esigente, non imporrò nulla, non sarò neppure gelosa. Mi acconcierò a tutto, a saperti di un'altra, persino! Ma [...]
[...] tempio dell'arte e della distinzione. Che grande amore, che dolce amore è il nostro, in cui la sensualità non è che una concessione che lo spirito fa [...]
[...] egli le deve voler bene, per rispetto al passato. Gli ò detto che voglio bene a mio marito. Che gli devo voler bene, perchè mi à tratto dal nulla. E [...]
[...] tuffarci nel nostro amore e bearcene senza rimorsi: come uno svago dello spirito, come un sollievo dell'anima dopo la fatica di un dovere compiuto [...]
[...] ringrazio dei consigli che mi dài: e le tue paure sono una prova novella dell'affetto che mi porti. Ma non temere. Sono tre mesi — ormai — che ci amiamo [...]
[...] , che ci vediamo quasi ogni giorno, e nessun pericolo abbiam corso, e nessuno sospetta nè sospetterà mai di nulla. Nessuno, e sopratutto James e [...]
[...] volgare, se io loro dicessi che, avendo un amante, non odio e non trascuro — in nessun senso — mio marito, non mi capirebbero: concluderebbero, forse [...]
[...] : tu che conosci l'anima mia e il mio pensiero, mi comprendi certamente. Mi comprendi, certamente, e, più che tutto, perchè sei una donna [...]
[...] intelligente. Quando ò cominciato ad andare in società, ricordi? ti ò detto: questo si risolve in un bene anche per mio marito. E forse, allora, qualcuno [...]
[...] : e ritornavo a mio marito allegra e devota, quale mi voleva. Adesso (tu mi comprendi, sai che non faccio dell'accademia, sai — sopratutto — che non [...]
[...] cerco delle scuse — e perchè le cercherei, e per chi?), adesso, anche questo avvenimento nuovo che da tre mesi mi occupa e occupa la mia vita, si [...]
[...] risolve in un bene per mio marito. Non ò mai capito come e perchè l'amore per un uomo debba, recare di conseguenza l'odio per un altro. E il mio [...]
[...] amore, poi, è così alto, così nobile, così sereno, starei per dire così ideale, che non tocca a tutto ciò che è della terra, e non corrompe l'anima [...]
[...] , e non scompiglia lo spirito. Non mi fa dimenticare i miei doveri e i miei obblighi. Oserei dire che me li rammenta, che mi dà tanto più la forza [...]
[...] , il coraggio, e la volontà di adempirli. Anzitutto perchè la sua stessa nobiltà, la sua stessa elevatezza mi migliora, mi rende buona, mi nobilizza [...]
[...] la sono. Mi costa così poco di esserla! Nessuna fatica morale e materiale, e nessuna ripugnanza. Io adempio, serenamente, tutti i miei doveri [...]
[...] : tutti, nessuno escluso: serenamente e volonterosamente: appunto perchè so che sono dei doveri: appunto perchè so che debbo adempirli. L'anima e il [...]
[...] corpo ànno due vite ben diverse, ben distinte in me. Così James è felice; e benedice, dopo più che un anno di matrimonio, il dì che mi à sposata. Tu [...]
[...] , e 78 credo che mi ammalerei se non godessi di un po' d'aria pura per una ventina di giorni. Ò detta a James, oggi, la prima bugia: che la zia mi à [...]
[...] invitata. La verità è che le mie spese le farò da me — e sempre per quella tale ragione che tu sai — colle mie piccole economie. Il braccialetto di [...]
[...] Totò mi à fruttato ottocento lire. Ne ò di troppo per la mia cura. Ò decisa zia Ermelinda a lasciare gli scrupoli, e a scegliere il soggiorno di [...]
[...] lei. Ma gli ò giurato di essere buona. Scrivimi lassù. ADELINA. Saint-Moritz, 22 luglio. .....Essa è qui sola. Il marito, banchiere e milionario, à [...]
[...] troppi affari a Milano. Stamane è arrivato Totò, e le presentazioni, così, per mezzo suo, avvennero prima che Eugenio — come avrei preveduto — le [...]
[...] facesse, quando arriverà, domani. Perchè Totò è collega in banca del Guglielmi; e quando à saputo che c'era qui la moglie dell'amico, le si è [...]
[...] presentato, le à presentato poi, oggi durante il pranzo, me e la zia. Essa mi à accolto con non troppa cordialità. Sospetta forse? Non so. Sfoggia un [...]
[...] lusso principesco. Vista da vicino non è bella, e non è giovanissima. Ma, innegabilmente, à uno charme, ed è ciò che deve essere piaciuto, illo [...]
[...] ventina di giorni poco lieti: sarà un supplizio per lui. Ma io, questo sacrifizio di stare un mese senza vederlo, non ò potuto farglielo. E poi, gli ò [...]
[...] giurato di essere buona. E la sarò. Il luogo è magnifico. Ma che me ne importa? Saint-Moritz, 3 agosto .....Decisamente essa non mi può soffrire [...]
[...] ) — suppone che io sia innamorata di Eugenio e che tenti di portarglielo via. E lotta. Lotta di furberia, di astuzia, per scoprire: lotta di tenerezza [...]
[...] (che arriva fino alla spudoratezza) con lui, e di eleganza e di lusso per tenerselo avviticchiato. Non temere, Bianca. Sono calma: ò giurato a me [...]
[...] stessa ed a lui di non compromettermi e di non comprometterlo. La lascio al suo lusso (figúrati, in quindici giorni non à messo due volte la stessa [...]
[...] toilette!) e non tenterò certamente di lottare con lei in questo campo. E non sono esigente con Eugenio. So che non può stare con me; so che è [...]
[...] spiato, giorno e notte. Credo che quella smorfiosa gironzoli pei corridoi dell'hôtel, all'oscuro, pur di coglierlo in fallo! In quindici giorni ò [...]
[...] potuto abbracciarlo una volta. Pazienza! Meglio così, che lui qui con lei, ed io lontana. 79 E sopporto i suoi sgarbi. Sai, mi tratta da borghesuccia [...]
[...] , lei che viene dal nulla: i milioni del marito, soltanto, le permettono di far la duchessa e di cambiare il suo nome volgare di Giovannina in [...]
[...] , fatta apposta, e si propone di eclissare, quella sera, tutta le signore del luogo. Poi, forse, le arrideva l'idea di farmi un dispetto: di [...]
[...] vedermi andar via, annunciando che lei — e lui per conseguenza — si tratterrebbero ancora una diecina di giorni. Allora ò detto alla zia: «Restiamo anche [...]
[...] noi una settimana di più». — Si è fatta pregare un poco, ma à finito coll'acconsentire. Perchè, insomma, qui, con Totò, ci è venuta e ci si è fatta [...]
[...] vedere: otto giorni più, otto giorni meno, non sono quelli che la comprometteranno. Convinta la zia, bisognava procurarsi i mezzi e le armi per la [...]
[...] mia lotta personale. E, sopratutto non dovevo perdere di vista mio marito. Allora ò fatta una corsa a Milano, ieri l'altro, dicendo a zia [...]
[...] Ermelinda che era meglio andassi a salutare James e a chiedergli il permesso di prolungare la mia assenza. James fu commosso da questo mio pensiero gentile [...]
[...] amore: non solo non mi chiede che le paghi il conto e mi presta un fido illimitato: ma à spinto la sua cortesia e la sua fiducia sino a farmi un [...]
[...] prestito di 500 lire, che ò saputo chiederle con un'arte squisita, inventando una sequela di contrattempi, di curiose circostanze, di equivoci strani. E [...]
[...] , mi rimetterò in carreggiata. E, proprio, a mio marito non avevo cuore di cercar denaro. Prima di tutto so che non ne avrebbe da darmene, o, per [...]
[...] sospetto il passo è breve, e.... Dimmi, Bianca, ti pare che io sia una donnina che ragiona? Che pensi di me? Ciao, tesoro; sono felice! ADELINA [...]
[...] . Saint-Moritz, 21 agosto. .....Si parte domani, io e la zia. Totò è partito stamattina. Che dolore, che schianto sarà, domani, l'andarmene, sapendo [...]
[...] che lei ed Eugenio, rimarranno qui ancora due giorni, loro due soli! 80 Mi consolo un pochino pensando che tra quattro giorni lo rivedrò a Milano: e [...]
[...] tenersi con sè Eugenio. Egli anderà due o tre volte a trovarla, durante il settembre e l'ottobre. Non di più, me lo à promesso. Rimangono qui sino a [...]
[...] lunedì, e verranno a Milano assieme. Quella spudorata non si gena di nulla. À avuto il coraggio di pregarnelo — commedie, naturalmente — in pieno [...]
[...] circolo, ieri l'altro sera — «Giovenzani, sarete il mio cavaliere, sino a Como?» Dio! l'avrei strozzata! E quel babbeo di marito?... Veramente c'è [...]
[...] chi dice che sappia tutto e lasci correre per amore di quiete. Ma che ci sieno proprio dei mariti di quella specie? O che sia possibile, invece, che [...]
[...] ? Tutto è finito! E per sempre! Per sempre, sì, perchè l'onestà di Eugenio, una onestà che è orgogliosa di sè stessa (la peggiore di tutte!), gli [...]
[...] impedirà qualunque concessione, qualunque dimenticanza, qualunque debolezza. Egli è partito, stamane, dicendomi che non ci vedremo mai più. E terrà la [...]
[...] forza, non ò il coraggio, Bianca, di raccontarti per disteso quello che avvenne. Ti basti questo: essa, la Guglielmi, à scoperto tutto, e ci à [...]
[...] sorpresi, ieri l'altro, in casa di Eugenio. A avuto il coraggio di venir là, sapendo che io vi ero. E ci veniva per la prima volta, perchè in casa di [...]
[...] concitato nella stanza vicina, e come un insistere di chi viola la consegna. Poi la porta si spalanca e appare essa, pallida, tremante. Io rimango [...]
[...] allibita nello stupore di quella apparizione. Eugenio si alza, di scatto, e fa un passo verso di lei. Ma essa lo ferma col gesto, come a dire: «Non temete [...]
[...] ; non è uno scandalo che voglio». — E, dopo un momento, gli susurra: — Era dunque vero. Avete un'amante. Poi, dopo un'altra piccola pausa [...]
[...] : — Bisognava aver il coraggio di avvertirmene, almeno! E, con un tono indefinibile di ironìa e di odio, di scherno e di rabbia: — Non avrei avuto la [...]
[...] ferocia d'impedirvelo! E uscì. 81 Come dirti che avvenne poi, tra me e Eugenio? Non so, non ricordo più nulla. Ma egli è partito stamane, chiedendomi [...]
[...] perdono. Non è uomo che potesse rimanere in una situazione simile, dolorosa e ridicola insieme, incresciosa e umiliante. Non potendo far nulla per [...]
[...] quella donna verso la quale, nella sua onestà, aveva — egli dice — assunti obblighi e doveri sacrosanti per tutta la vita, a cui era venuto meno non [...]
[...] felicità che era un insulto a quella donna. Io mi ero sacrificata, come lei: io avevo arrischiato ciò che aveva arrischiato lei: tutte e due avevamo [...]
[...] calpestata la nostra onestà, per lo stesso uomo. Ma essa c'era prima di me. Io lo sapevo: egli me ne aveva avvertita. — «Dovrò farvi del male!» — E [...]
[...] il presentimento si è avverato. E sono io che devo inchinarmi, oggi, e rassegnarmi. Eugenio me ne à convinta. E ci lasciammo, per sempre [...]
[...] , innamorati più ancora del giorno che, trascinati da una forza sovrumana, ci siamo buttati l'uno nelle braccia dell'altro. E finita! A che vivere, ancora? a [...]
[...] gita a Milano. Dammi questa prova di amicizia e di affetto. Potessi venire io da te! ma non posso, non posso! ADELINA. 8 febbraio 1889. .....E [...]
[...] trionfa, lei! E se ne infischia di tutto e di tutti! L'à mai amato, forse? Ella saprà — probabilmente — dove Eugenio si trova. Credi che gli scriva [...]
[...] , che lo richiami? Che! Pensa a divertirsi, a sfoggiare un lusso sfrenato. È alla Scala, ogni sera, e non manca ad un ballo, ed è citata sui giornali [...]
[...] ; e si lascia fare la corte. L'à mai amato? Se lo avesse amato si consolerebbe così facilmente? Potrebbe dimenticarlo così da un giorno all'altro [...]
[...] ? E ci sarà chi lo chiama dignità di donna questo suo modo d'agire e di contenersi. Storie! Io, nei suoi panni, innamorata come sono, avrei perdonato [...]
[...] , troverei modo di raggiungerlo; e mi getterei ai suoi piedi, e lo scongiurerei di tenermi con sè.... per tutta la vita! Le tue lettere, Bianca, sono buone [...]
[...] e affettuose ma non riescono a calmarmi. Forse le tue parole ci riuscirebbero. Ma non puoi venire! non puoi! Non temere per me. Mio marito è un [...]
[...] buon diavolo, e null'altro. Non capisce niente. Quando trova la tavola apparecchiata, rincasando, non domanda di più. Sì, un abbraccio, qualche volta [...]
[...] . E mi lascio abbracciare: e chiudo gli occhi, e penso a tutt'altri che a lui. È un'ubbriacatura. Speriamo che passi, altrimenti ci lascio la vita [...]
[...] ; un rimedio, forse.... 13 marzo 1889. ...Tanto fa! Se è questo il mio destino, ebbene, che il destino si compia! 82 Mi sono logorata l'anima e il [...]
[...] marito, finalmente. E mi credeva malata. E mi consigliava di riprendere la mia vita dell'inverno scorso; di andare in società, di svagarmi. — Tu ài [...]
[...] una natura, Adelina, per la quale non puoi acconciarti ad una vita troppo tranquilla, e sedentaria — egli mi disse. — Ài bisogno di moto, di aria [...]
[...] , di luce. Perchè stai sempre in casa? Perchè non vai più dalla zia, dalla Clelia, o dalla Rossi? E in teatro, qualche volta? Vedrai, ti farà bene [...]
[...] . — Sì, mi farà bene. E ò accettato il consiglio. Da quindici giorni, Bianca mia, faccio una pazza vita. Voglio imitare la Guglielmi. Anzi, voglio [...]
[...] donne, molti giovinotti. E mi fanno una corte! Uno tra gli altri, un tenente di cavalleria — il marchese di Centomonti — un napoletano, stupido come [...]
[...] la sua sciabola, che si dice innamorato morto di me. Poi trascino la zia a teatro. Persino alla Scala, con dei palchi che mi offro da me e che la [...]
[...] lo scopo, un bel giorno farò la confessione generale a mio marito (confessione finanziaria, intendiamoci!), e, pentita, sottomessa, tornerò alla [...]
[...] fatalità che mi persegue. Finora, la cura pare che un po' di bene mi faccia. Mi ubbriaco, ogni sera, moralmente. E torno a casa eccitata, sovreccitata [...]
[...] . Ciò piace molto a mio marito che comincia a rassicurarsi sulla mia salute. E tu, te ne prego, Bianca, non seccarmi colle tue lettere che, da un [...]
[...] . ADELINA tua. 31 marzo 1889. .....Lui od un altro, nevvero? Meglio lui che è stupido ma è marchese, parla coll'erre e porta delle maglie di seta [...]
[...] . A questo son giunta! E se mi volgo a guardarmi indietro, mi accorgo che ho fatto molto presto: e che sono andata più in là e più in fretta di quello [...]
[...] che avrei supposto. Sono maritata da meno di due anni! Non me ne stupisco troppo, e non me ne spavento punto. Se volessi giustificarmi ai miei [...]
[...] questo che ti scrivo. No. Sono l'amante del marchese di Centomonti, perchè.... egli lo à voluto. Tra lui e mio marito, preferisco mio marito. E [...]
[...] questo spiega come James non abbia mai sospettato e non sospetti neppur ora, anzi, ora meno che mai, della mia fedeltà; non è possibile egli dubiti [...]
[...] lunga. E quando mi sono martoriata per delle ore pensando al mio primo ed unico amore, ad Eugenio, e il martirio 83 diventa parossismo, nella [...]
[...] disperazione che mi assale, una forza sovrumana, e che non tento neppure di combattere perchè la so invincibile, mi spinge a vestirmi, a correre fuori [...]
[...] donne tradite, degli uomini che sanno.... e che lasciano correre. E al primo tenente di cavalleria che mi si avvicina e mi susurra: «Vi darei la [...]
[...] martorio.... e sarò io debitrice vostra». Il senso morale se ne va, chissà dove, così lontano, che, dopo la colpa, non rimane della colpa neppure il [...]
[...] rimorso. Persino i miei gusti raffinati e aristocratici, vado smarrendo poco a poco. Una volta, cercavo nell'uomo la distinzione. Ma una distinzione [...]
[...] intima, innata, profonda, completa, di pensiero e di forma; la distinzione dell'anima e quella del corpo; delle parole e dei sentimenti [...]
[...] ; dell'intelletto e dei modi. Ora, non più. Mi accontento dell'esteriore: una corona da marchese sul pomo di una sciabola; un profumo, che non sia dozzinale [...]
[...] , nel fazzoletto. E le più sceme insulsaggini non mi indignano più, purchè sieno pronunciate coll'erre. Precipito. Non lascerò il Centomonti. Non [...]
[...] forme esteriori? E avanti, in questo sconforto in cui si annega l'ultima bricciola di onestà. Tutto ciò che mi rimane di buono è il coraggio che ò di [...]
[...] vivisezionarmi così dinanzi a te. Purchè anche questo coraggio non sia che mancanza di pudore! E l'unico senso di onestà che mi rimane è di non [...]
[...] ritrarre nessun lucro, neppur minimo, neppure indiretto, da questa colpa che è la mia distrazione e il mio sollievo. E arrivo, in ciò, sino alla [...]
[...] tormentosa di sogni sconsolati, esco, per tempo, e vado in carrozza alla nuova Piazza d'Armi. È di moda. Ci vanno le signore ad ammirare i baldi [...]
[...] cavalieri del reggimento nei loro galoppi. Esse vi imparano, forse, la scienza delle evoluzioni, e si ammaestrano, nell'esempio, al salto degli [...]
[...] ostacoli. Centomonti mi offrì di mandarmi lui la carrozza. Ò rifiutato, e me la pago da me. Mio marito crede che, io esca colla serva a sorvegliare la [...]
[...] spesa. Tutto ciò: le scarrozzate, i palchi a teatro, le toilettes, aumentano i miei debiti. E questa, è un'altra distrazione che mi procuro. Ò [...]
[...] imparata la scienza delle finanze. Faccio miracoli di sconti e di rinnovazioni; impegno, rivendo, faccio dei cambi.... e delle cambiali che si accettano [...]
[...] che m'incoraggia: «Oh! signora! ò viste delle situazioni peggiori. Qualche santo aiuta sempre. Si trova sempre mezzo di pagare». — E mi dà, gratis, i [...]
[...] numeri del lotto.... .....Frammezzo a tutto ciò, due novità. L'una, che ò lâché, completamente e definitivamente, i Galli. Avevo conservata questa [...]
[...] relazione per riguardo a James e, in fondo, anche un poco per riconoscenza, ricordando che in casa loro avevo trovato un marito. Ma da qualche [...]
[...] lasciar sole con me la Clara, e la Virginia; infine, pareva cercassero ogni mezzo per sfuggirmi, come un soggetto pericoloso! Figúrati! 84 La seconda [...]
[...] novità è che ò dovuto accorgermi e convincermi che Totò è innamorato di me. Ò pensato per un momento se dovevo indignarmene: ma ò concluso che era [...]
[...] miglior partito il riderne di gusto. Viene sovente a vedermi in casa, scegliendo le ore che non c'è nessuno. E ogni volta mi fa questo discorso: — Non [...]
[...] dite a vostra zia che sono stato qui, oggi. Io ci vengo come da una cara amica che ò conosciuta bambina e alla quale porto un grande affetto.... Mi [...]
[...] trovo; leggo, scrivo. Lui rimane lì, seduto in un angolo. Chiacchiera e non gli rispondo. Mi guarda cogli occhietti bigi concupiscenti.... ed io lo [...]
[...] .... — Avete fatto bene, perchè vi avrei rifiutato. Queste sono le cortesie che mi dice, e sono quelle che gli dico io, a lui. Quando penso al primo [...]
[...] giorno dopo le mie nozze, a quella mattina, che mi affacciai al balcone, irraggiata dal sole di maggio, e vi rimasi ad osservare i bimbi e le balie che [...]
[...] si recavano ai giardini.... e desiderai di avere un bambino anch'io!... Facevo dei proponimenti buoni, quella mattina! Che poco tempo è passato da [...]
[...] allora: e che mutamento! Ne ò colpa? Per lo meno: ne ò tutta la colpa? Fossi stata la moglie di Eugenio! Ecco una frase che tutte le donne, forse [...]
[...] , pronunziano, mettendo al posto di Eugenio il nome dell'amante.... del primo amante. E sono sincere in quel momento che la pronunziano, come sono [...]
[...] sincera io, adesso. Che se poi quella frase nasconde una bugia, o un'ipocrisia, o una illusione, è proprio sempre e unicamente nostra colpa? Credo che [...]
[...] no, sinceramente del pari. E non ci tengo, oramai, a' trovarmi delle scuse o delle attenuanti, te l'ò detto.... ADELINA Era questa l'ultima [...]
[...] Caradelli — Boulevard Poissonières, 2 — Vieni subito subito — per me sei sempre Bianca — e vali ancora più di me — ti aspetto — telegrafami ora arrivo [...]
[...] . — Adel. 85 Questo dispaccio di Adelina era provocato da una lunghissima lettera, strana ed inattesa, di Bianca. In essa, la Caradelli raccontava e [...]
[...] rivelava tutta la sua vita, dal giorno che — fanciulla — aveva lasciato Milano e si era fissata a Parigi, condottavi dalla madre. La rivelava in [...]
[...] di casi dolorosi. La fanciulla aveva appreso, con stupore e con raccapriccio insieme, che sua madre non era, una donna onesta, come essa aveva [...]
[...] creduto, e come credevano le poche persone — Adelina e la zia, tra le altre — che frequentavano la sua casa. Era invece, da molti anni, dall'epoca della [...]
[...] poco puliti, avea dovuto abbandonare Milano, e aveva deciso di cercar fortuna a Parigi, il gran centro a cui affluiscono i fuggitivi di tutto il [...]
[...] appoggio, colla miseria bussante all'uscio di casa, nella grande città sconosciuta. E come essa era ancora una donna forte e piacente, la miseria aveva [...]
[...] diventata, in breve tempo, uno di quei centri equivoci dove una società cosmopolita trascorre la notte giocando d'azzardo. E Bianca, bella, giovane [...]
[...] , fiorente e procace, s'era trovata un giorno, suo malgrado, ma senza opporre resistenza, vittima dell'ambiente, novella Fernanda alla quale mancò la [...]
[...] potrebbe essere il padre fra i tanti. Il giorno che quella bambina era nata, Bianca aveva pianto d'angoscia e di tenerezza. Aveva sentito di amare [...]
[...] , per la prima volta in vita sua, sinceramente. E questo primo amore potente e sincero era sua figlia. Le aveva dato il nome di Ester, il nome della [...]
[...] mamma morta, come un perdono concesso in un momento di tenerezza indulgente e dimenticatrice. Perchè qualcosa l'aveva conservata buona in fondo [...]
[...] all'anima; qualcosa le aveva impedito di corrompersi, di scordare tutto un passato che contrastava così fieramente col presente; un passato dolce e [...]
[...] sereno di fanciulla onesta onestamente cresciuta, e per la quale la gran colpa e l'unico peccato erano l'amicizia spinta sino all'amore per una compagna [...]
[...] di collegio. E questo qualcosa, che la riattaccava al passato, era appunto il ricordo di quel legame — nel quale c'era un piccolo segreto di cui [...]
[...] , forse, fatta donna e se il suo destino fosse stato diverso, avrebbe arrossito — e che ora, nella esistenza che conduceva trascinatavi suo malgrado [...]
[...] e per fatalità di circostante, le pareva l'ultimo residuo di una ingenuità e di una purezza di sentimento travolte poscia e sommerse nella gran [...]
[...] burrasca della sua vita. Quel legame non si era rotto mai completamente, a causa della corrispondenza che — talvolta nolente e disgustandosene [...]
[...] — aveva dovuto conservare con Adelina. Non aveva trovato mai il coraggio di interromperla: aveva trovata, invece, la forza di fingere. E quella [...]
[...] corrispondenza curiosa, trascinata per cinque anni, era stata sempre per lei un tormento insieme e un sollievo. Quasi ogni giorno, una lettera di Adelina [...]
[...] portata di mano, per attaccarvisi e ritornare con essa alla riva, quando potesse o volesse ritornarvi. Era, ogni giorno, la sua angoscia di [...]
[...] della sua esistenza: come un bagno morale che le sollevava il cuore e le rigenerava lo spirito, dopo il mattutino bagno di latte in cui la cocotte [...]
[...] alla moda ammorbidiva le sue carni. Quella corrispondenza le sembrava una disinfezione. E Bianca si era addolorata e impensierita e commossa dal [...]
[...] , la sfrontata rivelazione, poi, di un amorazzo qual'era la relazione di Adelina col Centomonti, l'avevano sgomentata. Prevedeva la rovina. E aveva [...]
[...] tentato di consigliarla bene, di farla ravvedere, di ricondurla all'affetto del marito e della sua casa. Ci si metteva coll'entusiasmo di un [...]
[...] apostolo a quest'opera rigeneratrice, essa, la cocotte parigina! E sinceramente parlavano in lei l'affetto immutato per l'amica, e un residuo di pudore e [...]
[...] d'onestà che i casi della vita non avevano distrutto, e che protestava — adesso — in nome altrui, poichè non era più possibile protestare in [...]
[...] proprio nome. Adelina le rispondeva: «Non farmi la morale, tu! È facile essere oneste, quando tutto sorride d'attorno, e tutto va a seconda, e si à la [...]
[...] fortuna di essere legata all'uomo che si ama, e ogni mattino ci si sveglia senza un desiderio da soddisfare e ogni sera ci si addormenta senza un [...]
[...] desiderio insoddisfatto...» E Bianca rimaneva, a lungo, con quelle lettere tra mano, mentre il labbro inconsapevolmente ghignava, e gli occhi [...]
[...] disperatamente lagrimavano.... In cinque anni varie erano state le vicende. La moda, colassù dove la s'inventa, non risparmia nessuno, e miete le sue [...]
[...] vittime ovunque. Glie ne occorre un numero fisso per ogni stagione: quando non ne trova tra gli usi e i costumi, le cerca tra le donne. Così, Bianca aveva [...]
[...] trascorsi dei momenti buoni e dei cattivi. Era stata molto in alto e, talvolta, molto in basso. Aveva provata la voluttà di possedere quattro [...]
[...] cavalli, e l'angoscia di mandare al monte di pietà l'ultimo gioiello. Un giorno la bambina ammalò. Fu un lungo martirio. E come la madre più che mai si [...]
[...] era risvegliata in Bianca, e non aveva più cure e baci e sorrisi che per la bambinetta inferma si trovò poco a poco la casa vuota. Non era l'amore [...]
[...] materno che gli amici venivano a cercare in casa sua. E quando la piccina morì, la povera mamma dovette vendere dei gioielli per ricoprire di fiori [...]
[...] un acuto, irresistibile bisogno di sincerità, uno di quei momenti di schietto abbandono che sono la valvola di sicurezza dei grandi dolori e delle [...]
[...] grandi gioie. E scrisse ad Adelina, la verità orribile e disperata, chiedendole perdono e conforto. Adelina le rispose dicendole: Vieni, sei migliore [...]
[...] dettagliata, non aveva avuto il tempo e il coraggio di narrare. E Adelina l'avrebbe consolata. Anzi, pareva a Bianca che avrebbe trovato un conforto [...]
[...] soltanto nel rivedere la sua città e la buona amica d'infanzia, nel rivivere per pochi giorni la vita dal passato. Poi sarebbe ripartita. Il suo destino [...]
[...] la riconduceva nella grande città dove la sciagurata trasfigurazione dell'essere suo s'era compiuta, dove, ormai, e in nessun altro luogo che là [...]
[...] , avrebbe dovuto e potuto — senza arrossire — ricominciare la facile lotta per l'esistenza. Perchè Bianca non era nata a quella vita. Trascinatavi suo [...]
[...] malgrado, non era di quelle che l'accettano senza ribellioni e senza rimpianti, e che il giorno del primo mercato elevano una immane barriera tra [...]
[...] il passato e l'avvenire, tutto dimenticando del passato, come se l'essere si sdoppiasse e alla cortigiana novella fosse negata persino la facoltà del [...]
[...] ricordare. Bianca invece, ricordava il passato, l'aveva ricordato sempre; e dal ricordo nascevano la nausea e lo sconforto. Per questo — e non per [...]
[...] fossero presentate. Molte volte, nei momenti di più sconsolato abbandono, aveva sacrificato nelle spese più vane e più pazze o a sollievo di improvvise [...]
[...] seconda della fortuna o del caso. E vivrebbe, poichè questo era il suo destino, così, di codesta vita: ma senza cavarne alcun frutto che le potesse [...]
[...] servire al di là dell'oggi, senza ammassare una fortuna che le servisse — come a tante sue simili — per ricomperare la propria onestà e per [...]
[...] l'obbligavano a mettersi in fronzoli e a ricevere, ma poteva concedersi il lusso e la gioia di chiudere la porta a tutti, essa si rincantucciava in [...]
[...] una camera appartata del suo alloggio, e si abbandonava alla voluttà di essere soltanto una mamma. Quella camera era il suo sacrario. Nessuno mai [...]
[...] ci aveva messo piede: neppure il profumo, neppur l'eco della corruzione erano giunti sin là. Là, c'era la bimba, c'era la sua vita. E la ninnava, e [...]
[...] le cantarellava le vecchie cantilene, e se la baloccava sui ginocchi, in una tenerezza infinita. Se, per un momento, le veniva di aggrottare le [...]
[...] beatitudine dell'oggi: e dedicava tanto più affetto a quella piccola che le pareva tanto più sua, poichè non era di nessun altri che sua. Ma la [...]
[...] tornerebbe a Parigi? — E avrebbe voluto rispondere: «E che cosa resterei a far qui?» Ma non osava. Infatti: che rimarrebbe a fare, qui? Ciò, che farebbe [...]
[...] a Parigi? — E allora? E Adelina? E tentava di farglielo capire. E le diceva: — Qui no: mi conoscono, mi ànno conosciuta per quella che ero: non [...]
[...] bisogna che sappiano quella che sono. Ma Adelina, della irriflessione a cui si abbandonava di progetto, pur di stordirsi, pur di evitarsi la pena e [...]
[...] il dolore di pensare e di ricordare, non ragionava e non approfondiva più. Forse, questa volta, insistendo presso Bianca perchè rimanesse, il [...]
[...] . Ma non se ne impauriva. La rivelazione di Bianca l'aveva addolorata, ma non impressionata: e sinceramente le aveva detto: «Tu, cortigiana, vali [...]
[...] via ai suoi pensieri, a darle un pretesto purchessia di occupazione; in quel bisogno irresistibile che è nelle nature espansive di possedere e di [...]
[...] aver daccanto una persona per la quale non si ànno segreti, alla quale si dice tutto quello che si fa e che si pensa, che è un altro sè stesso su cui [...]
[...] par di versare una parte della responsabilità della propria vita; essa si attaccava disperatamente all'amica: e le pareva persino una fortuna che [...]
[...] conosceva — sia pur suo malgrado — la depravazione, e ne aveva vissuto. Nella 88 istintiva mancanza di rispetto per Bianca si accrescerebbe la confidenza [...]
[...] , la sincerità cui si sentiva trascinata, dopo la fatica della finzione che durava da un anno e che avrebbe dovuto durare ancora, con suo marito e [...]
[...] col mondo. — Sei innamorata? Ài qualcuno che ti preme a Parigi? — No. — Ebbene: allora rimani qui. E non pensava, e non voleva pensare, Adelina, al [...]
[...] problema dell'esistenza di Bianca. Se vi pensava, vi trovava forse di già, vagamente, istintivamente, fatalmente, la soluzione facile e naturale [...]
[...] : essa l'avrebbe risolto qui come lo aveva risolto a Parigi. Purchè non si sapesse da nessuno: purchè di Bianca ella potesse farsi l'amica intima e [...]
[...] cara per sè e in faccia al mondo: purchè suo marito, al quale l'avrebbe presentata, non ne dubitasse mai e la stimasse come una donna onesta e degna di [...]
[...] arrossito di essere l'amica di una cortigiana: non aveva titubato nel rispondere, vieni, ti aspetto; e l'aveva abbracciata; e aveva riudita la sua [...]
[...] averla pregata di restare! Bianca, buona e debole creatura, per accondiscendere all'ardente preghiera, senza decidervisi mai in modo assoluto [...]
[...] . Allora Adelina l'aveva indotta a prendersi una casa a Milano e ad ammobiliarla. Era necessaria una casa, acciocchè essa potesse ripresentare [...]
[...] l'amica alle vecchie conoscenze. E Bianca fu creduta, da tutti, separata dal marito. Essa si era lasciata convincere così, a mentire, per affetto verso [...]
[...] Adelina e per intima compiacenza di rivivere la vita che aveva sognata fanciulla. Era un godimento dello spirito, una soddisfazione del cuore che [...]
[...] . Qui, no. Qui, dove era cresciuta, dove aveva vissuto da ragazza, dove la stimavano e la credevano onesta e sventurata, no, non avrebbe mai [...]
[...] rinnovato il mercato di sè stessa. Colle ultime cinquecento lire avrebbe rifatto il triste viaggio, e ricominciata la sua triste vita. Ma, intanto, si [...]
[...] concedeva — in questa vacanza — la gioia di essere quella che avrebbe voluto essere. E durerebbe quanto fosse possibile: un mese od un anno. Ma [...]
[...] sarebbe sempre tanto di guadagnato: sarebbero sempre delle ore tolte e rubate a quella vita che l'indignava, che le ripugnava, di cui il solo pensiero la [...]
[...] faceva arrossire. Intimamente buona ed onesta, Bianca si beava di questa rigenerazione che il caso le aveva procurata: e si doleva soltanto che [...]
[...] non potesse durare per sempre, e pensava con raccapriccio al giorno in cui avrebbe dovuto riprendere il suo cammino sciagurato. Nei primi giorni, un [...]
[...] conoscenze erano finite. Allora si vergognava, e aveva paura di ciò che faceva: aveva essa il diritto d'ingannare così la buona fede altrui? Non era [...]
[...] ancor più ignominiosa questa sua vita d'adesso, che quella condotta sino allora?... Ma se rivelava questi suoi dubbi ad Adelina, e questi timori, essa [...]
[...] ne rideva, e l'incoraggiava dandole della sciocca. — Il mondo è tutto un inganno! Quelli che ài paura d' ingannare, t'ingannano alla loro volta [...]
[...] . Ricevi delle donne che si dicono oneste e che ànno dieci amanti: degli uomini che sono creduti fior di virtù e sono dei poco di buono nella loro [...]
[...] vita pubblica o privata. E tutti se ne ridono del prossimo, che ingannano o credono ingannare tanto bene. Tu, ridi di essi, alla tua volta. Bianca [...]
[...] non si convinceva del facile ragionamento, ma si lasciava cullare dalla compiacenza dolce e insperata che le causava il rispetto di cui si trovava [...]
[...] , quando pure non la chiamavano Babà, o Lulù, o Titì, nelle orgie delle ore piccine. Ed ora, qui, si sentiva dire signora, e aveva riacquistato un cognome [...]
[...] smarrito insieme coi fiori d'arancio e non più cercato, perchè divenuto una cosa inutile o superflua, un particolare di nessuna importanza [...]
[...] . Allora, dopo aver pianto di vergogna e di paura, piangeva di tenerezza, riconoscendosi buona, convincendosi che nessuna colpa era in lei, e che sarebbe [...]
[...] stata una brava moglie, una madre affettuosa, una donna rispettabile e rispettata se il destino lo avesse permesso. E in quei momenti di tenerezza [...]
[...] intima e dolce, dopo una confessione di sè stessa a sè stessa, che finiva, ed era così giusto finisse, in una assoluzione, Bianca andava formando [...]
[...] un semplice disegno: quello di fingere, il dì che il peculio fosse esaurito, la propria rovina economica: e cercarsi del lavoro, un lavoro purchessia [...]
[...] volta, aveva provato in sua vita: di essere una donna onesta. Questo, il proponimento semplice e buono. Ma Adelina, nella sua discesa disastrosa [...]
[...] . — Che c'è? Che è avvenuto? Pasticci di denaro, ancora? — Oh! di quelli ne ò sempre. Ma che me ne importa? C'è ben altro. Leggi. E le porse un giornale [...]
[...] riuscirà nuovo certamente alla lettrice amante dell'arte aristocratica e raffinata. Il suo romanzo «La Sfida» fece chiasso tre o quattr'anni or sono, e [...]
[...] trovò le più ardenti ed entusiaste ammiratrici tra le donne, che riscontrarono in quel libro una così fine, acuta e delicata dipintura di un dolce [...]
[...] carattere femminile. E certamente più d'una tra le ammiratrici di Eugenio Giovenzani, si chiedevano da tempo: che è del nostro autore favorito [...]
[...] ? Poichè lo scrittore lombardo era scomparso dal mondo dell'arte e dagli aristocratici salotti che lo avevano eletto a loro beniamino. «Per un anno e [...]
[...] lunghissima peregrinazione nell'Asia minore, nell'Indostan e nel Continente nero. Egli è sbarcato qui or fanno tre giorni, e scese all'Hôtel Vesuve. Ma [...]
[...] auguriamo che l'aura nativa ritorni alla salute il giovine e simpatico artista». Chi aveva inviato ad Adelina quel giornale? Essa non lo sapeva [...]
[...] e coraggio di andartene sola. E mi preghi, e mi scongiuri di accompagnarti. — Ma se tuo marito sapesse, scoprisse? — Che cosa? E come lo [...]
[...] scoprirebbe? 90 — E occorre denaro.... — Io non ne ò. Ma tu ne ài. Fammi un prestito. Te lo restituirò, te lo giuro. — Oh! — Spicciamoci. Vieni da James [...]
[...] a pregarlo. — Ma.... — Ricusi? Temi di perdere il tuo denaro? — Oh! Adelina! — E allora? — Ma dimmi, dimmi: pensa a quell'altro.... — A chi [...]
[...] , quell'insoffribile scemo di Centomonti. — E Giovenzani? — Ah! quello non è un amante. È l'amore. Bianca comprese che non era possibile far ragionare quella [...]
[...] donna. E farle della morale, poi! E lei, proprio lei, Bianca avrebbe potuto fargliela? Partirono, la sera stessa, per Napoli. Per due mesi, Adelina [...]
[...] visse al letto di Eugenio, tentando, a furia di cure, di baci e di carezze, di contenderlo alla morte che poco a poco s'impadroniva del suo corpo [...]
[...] disfatto dalla febbre e dall'amore. Morì una notte, in un ultimo bacio disperato, come i medici avevano predetto senza poterlo impedire. Morì [...]
[...] , sapendo di essersi affrettata la fine, beato di morire dopo quei due mesi di spasimo inenarrabile ch'erano stati la voluta conquista della morte. E da [...]
[...] . E quando tornò in sè, si guardò nello specchio, quasi volesse assicurarsi d'essere lei, proprio lei, ancora lei, tanto le pareva di essere un'altra [...]
[...] organismo sano e forte resisterebbe, funzionerebbe ancora, regolarmente, insensibile a tutto. Sarebbe la moglie di James Burton, null'altro. Aveva [...]
[...] provato tutte le gioie e tutti gli spasimi che anima umana può sopportare quaggiù. E l'anima s'era atrofizzata in quella lotta disperata dell'ultima [...]
[...] ora, e il cuore si era avvizzito per sempre. Non avrebbe amato più. Oh! come lo sentiva! Oh! come ne era sicura! Non era stato un giuramento vano [...]
[...] , ispirato dalla pietà, quello fatto ad Eugenio. Era un convincimento saldo e profondo. Egli, di lassù, non dovrebbe 91 ringraziarla di mantenere il [...]
[...] cromatiche. E pensava al passato. Il passato le pareva un sogno. Era lei, Adelina, che aveva amato, odiato, tradito? Come aveva fatto tutto quello che aveva [...]
[...] fatto? E Centomonti? Si era data a lui? Come? Perchè? Che era avvenuto? Possibile che il dispetto, la noia, una sovraeccitazione morbosa [...]
[...] amava, ma l'anima sua, sarebbe bastata la corrispondenza delle anime a tenerla in vita, a darle una ragione di vivere, e a far sì che non perdesse [...]
[...] il rispetto di sè stessa. E non era la propria degradazione che ora la stupiva e l'addolorava. Ma il tradimento di quell'amore che — adesso che era [...]
[...] di un avvenire tranquillo, senza scosse, senza nulla di impreveduto. Eugenio era morto, morto d'amore. E, d'amore, era morta Dély. Erano laggiù, nel [...]
[...] bel camposanto, sotterrati assieme. Adelina sopravviveva; anzi, Adelina Burton soltanto, la moglie borghese e massaja di un onesto e laborioso [...]
[...] le sue reti: Adelina n'era ben circondata, e non sfuggirebbe più. Introdottasi dapprima come venditrice di merletti, le aveva fatto poi da [...]
[...] pignorataria, da sovventrice di denaro, da avallante, da mediatrice, nell'affannoso e nascosto rammendo, che durava da un anno, di quella maglia cadente a [...]
[...] . E corse da Bianca. Ma Bianca non potè aiutarla che in minima parte. Il peculio, ultimo frutto della vergogna a cui si era tolta, e in cui si [...]
[...] vedeva ripiombare suo malgrado, era quasi tutto svanito. — No, no, ài ragione. Non puoi darmi più nulla. Ti debbo già tanto, e non so quando potrò [...]
[...] pagarti. Perdonami, perdonami, sono una disgraziata. E tu, che farai? — Tornerò a Parigi. E il mio destino, Adelina. Allora, da Parigi, potrò aiutarti [...]
[...] benedetta di lassù, se l'avesse vista rigenerata dalla propria morte, e le avrebbe perdonata la disonestà della sua nascita! — No, aspetta! E Adelina [...]
[...] , per sbadataggine; un impegno insomma, urgente, che non poteva rivelare al marito. L'Orlandi non si mostrò stupito. Disse che sapeva, in parte, e [...]
[...] prevedeva questo guaio; quale membro della Commissione di sconto di una Banca cittadina, le era passata per le mani una cambiale colla sua firma. — E [...]
[...] , che sapete quanto affetto vi porta, e non da ieri, ed à sempre cercato di dimostrarvelo? E, sedendole più vicino, e passandole una mano attorno [...]
[...] alla vita, le susurrò che desiderava di far qualcosa per lei, anche molto, se ella lo volesse; e non solo per l'oggi ma per l'avvenire. Adelina fu [...]
[...] . Così, essa si dava per denaro, spinta dalla necessità assoluta ed imperiosa, ma non aveva un amante. L'anima rimaneva libera e pura da codesto [...]
[...] obbrobrioso, avrebbe sempre assunto l'aspetto di una relazione. E questo non voleva e non poteva. Non voleva, perchè aveva giurato ad un moribondo di non [...]
[...] aver altri amanti; e un amante che paga è pur sempre un amante. Non poteva, perchè tutto dentro di lei, dopo la trasformazione subita, protestava [...]
[...] contro ciò che potesse assumere, anche lontanamente, l'aspetto di un legame fisso e continuo con un uomo purchessia. Concedendosi al primo venuto [...]
[...] , nella sicurezza del mistero che l'interesse medesimo della Bianchi le assicurava, le pareva di mancare il meno possibile ai suoi doveri di moglie, e [...]
[...] di non infrangere la promessa fatta a sè stessa e ad Eugenio. Suo marito, al quale voleva bene, e pel quale sentiva del rispetto, non diventava [...]
[...] ridicolo per questo adulterio d'un'ora, consumato con uno sconosciuto, e allo scopo unico e solo di evitargli la rovina materiale; e, di questo [...]
[...] adulterio, non poteva essere gelosa la memoria del morto. Così, nello smarrimento ultimo e completo della mente malata, Adelina si diede, e continuò per [...]
[...] un anno a darsi regolarmente ad ogni chiamata della Bianchi, senza sgomento dapprima, senza titubanze e senza ripugnanze poi. Il recarsi a quella [...]
[...] spesa giornaliera, come il tagliarsi e il cucirsi una veste: necessità imposte dal bisogno di fare economia per pagare i suoi debiti. Poco a poco [...]
[...] , sepolto in fondo al cuore il ricordo del suo unico amore; senza possibilità che l'amore rinascesse, e tranquilla in questa sicurezza della pace [...]
[...] acquisita per lo spirito e per il cuore, una pace che nulla e nessuno avrebbero più turbata; la sua vita diventò regolare, ordinata, metodica. Dopo le [...]
[...] faccende di casa, sbrigate con cura assidua e diligente; dopo le ore passate con la Caradelli; dopo qualche visita alla zia; anche dopo i convegni [...]
[...] procurati dalla Bianchi e dei cui frutti essa non toccava un quattrino (ma si accontentava di scontare sulla nota del êsuo debito cinquecento lire per [...]
[...] ogni convegno); essa si recava ogni giorno all'officina, e vi passava un'ora con suo marito. In quei momenti essa gli diceva in cuor suo «No, non [...]
[...] : sarò quella che a te preme io sia. Ò amato e fui amata: e l'amore è morto. Una nuova êra è cominciata per me: non rimpiango quella che si è chiusa, e [...]
[...] non la rinnoverò certamente». E allora una nube le passava dinanzi agli occhi: non il rimorso, ma il dolore, anzi il rincrescimento soltanto di non [...]
[...] affogarlo, nella pace che si era imposta, una pace artificiosa, come tutto era stato artificioso in lei, anche l'amore, e le pazzie 93 che in nome [...]
[...] dell'amore aveva commesse. E pensava che quei convegni alla palazzina non erano tradimenti; che quel darsi al primo venuto non era un adulterio; e che [...]
[...] — ad ogni modo — erano una crudele necessità a cui essa si sottometteva per evitare un dolore a suo marito e una grave preoccupazione finanziaria [...]
[...] che avrebbe compromessa, ritardata, forse resa impossibile la riuscita dei suoi studî. Si consolava così, e si tranquillizzava, tanto più, nel [...]
[...] debito. E se le passava per la testa l'idea di confessare quel debito a suo marito, la scacciava subito, senza fermarcisi sopra. La confessione avrebbe [...]
[...] arrecato un gran dolore a James: e pazienza questo: ma avrebbe potuto toglierlo dalla credulità, dalla fiducia che aveva sempre avute per lei: e [...]
[...] indagando, avrebbe potuto scoprire (avrebbe scoperto anzi certamente, poichè le cambiali erano tra le mani della Bianchi), tutto il passato, e le [...]
[...] cause prime e vere di quel suo dissesto. E allora? La rovina, che essa aveva sempre con tanta cura evitata, non dimenticandosi mai, anche nei momenti [...]
[...] più burrascosi della vita. Poichè non la passione, intima e profonda, l'aveva condotta fin là, ma una sovraeccitazione costante dello spirito e dei [...]
[...] sensi, una irrequietezza del cervello, un desiderio acuto e morboso del nuovo, dello sconosciuto, dell'impreveduto, e quella sua innata [...]
[...] aristocrazia di gusti e di sentimenti che la spingevano in alto mentre le mancavano e le erano sempre mancati i mezzi per giungervi. No, no, la confessione [...]
[...] , mai! Anzi, poichè James amava, dopo un lavoro faticoso di tante ore, una buona tavola e una moglie sempre pronta alle carezze, essa metteva adesso [...]
[...] per lei, tra le due degradazioni si doveva scegliere quella che le concedeva di conservare almeno l'apparenza dell'onestà. E il suo ritratto era [...]
[...] andato più alle gambe che alla testa: ed ànno la mente ancor libera: e capiscono il loro stato: e vedono la porta di casa e vorrebbero arrivarci. Ma [...]
[...] le gambe li reggono a stento; e si sostengono a vicenda, e procedono a sbalzi, disegnando la biscia, appoggiandosi al muro, cadendo ogni tanto nel [...]
[...] fango, risollevandosi con pena per ripigliare la via: cantando sempre, per scacciar le preoccupazioni, e per darla ad intendere a sè stessi ed a [...]
[...] quelli che passano. 94 IV. James Burton, che aveva passata la notte insonne, e soltanto verso l'alba si era assopito vinto dalla stanchezza, fu [...]
[...] risvegliato di soprassalto da un bussare all'uscio della stanza. Scese dal letto — non s'era neanche spogliato — e corse ad aprire. Entrò César. — Che [...]
[...] scelta ieri e colla quale doveva trovarsi oggi, si rifiuta.... — Si rifiuta!? —— esclamò Burton con ira e con stupore insieme, e con tanta eccitazione [...]
[...] ; che, da due giorni, assaporava la gioia fremebonda di quell'incontro con sua moglie; perdette la calma e la circospezione. — Ah! ma questo è un [...]
[...] inganno. Questa è una truffa! — Perdoni, signor marchese.... — Questo è un sorprendere la buona fede di un gentiluomo.... E si mise a passeggiare a [...]
[...] grandi passi per la stanza, concitatamente. — Perdoni, signor marchese, — continuò César, fermo accanto alla porta, e sempre nell'atteggiamento e con [...]
[...] quel suo tono di voce di ossequio rispettoso e devoto: — Perdoni ma è la prima volta che capita un fatto simile. Madame Bianchi non si [...]
[...] intermediaria, non anno mai mancato agli appuntamenti da lei fissati. — E neppur la Biondina? — chiese Burton, fermandosi di botto. — Non conosco nè [...]
[...] impegnare la mia responsabilità. — E allora, perchè questa volta?... — È ciò appunto che neppure madama Bianchi sa spiegarsi. Essa però [...]
[...] , addoloratissima dell'accaduto, si è fatta premura di avvertirla per mio mezzo: e mi à incaricato di presentarle tutte le sue scuse, alle quali, signor [...]
[...] marchese, permetterà che aggiunga le mie. — E adesso?... — Ecco. S'ella parte, se è assolutamente obbligato a partire stasera, madama Bianchi si farà [...]
[...] .... — No! — gridò Burton, che si sentiva il sangue salire alla testa, per l'ira, per il dispetto, causati da quel contrattempo. Poi, rifacendosi e [...]
[...] marchese britannico s'era proprio pigliata una cotta per questa Biondina, e, ciò che era anche più curioso, dopo averne soltanto ammirato il ritratto. Ma [...]
[...] egli conosceva le eccentricità di codesti uomini del nord, e non se ne stupì. Abbassò ancora la voce, dando un tono di mistero alle sue parole, e [...]
[...] adirata per il rifiuto di oggi, che la obbligava a fare una cattiva figura verso un signore della sua distinzione, si sfogava con me, poc'anzi, e mi [...]
[...] diceva: Birichina! Crederebbe mai di emanciparsi costei? Vedrà con chi à a che fare! E ò un certo mezzo sicuro di costringerla ad adempiere ai suoi [...]
[...] doveri verso di me.... —Ah! sì? — chiese Burton, con vivo interesse. — E come? — Non ne so di più, signor marchese. Ma madame Bianchi è una donna [...]
[...] molto pratica e sensata: e se diceva così gli è che era ben sicura di poterlo dire. E mi permisi di ripeterlo al signor marchese per dargli una [...]
[...] tratto, e, colpito da una súbita idea, si era concentrato in sè stesso, senza ascoltar più la loquacia del cameriere. E chiese: — Posso recarmi io [...]
[...] che riuscirà meglio e direttamente a mettersi d'accordo, e.... James lo interruppe — Chiamatemi una carrozza. César s'inchinò ed uscì, pensando in [...]
[...] cuor suo che la mediazione non sarebbe perduta come aveva temuto; e se ne rallegrava. James aveva capito che la colpa di quanto accadeva era tutta [...]
[...] concluso con Dumenville, e che da esso glie ne veniva già, tanto per cominciare, un guadagno di mezzo milione?... Sua moglie, che si dava per [...]
[...] Bianchi e le disse: — Sentite, o mi fate avere la Biondina, oggi, senza indugio, o non concluderemo nulla tra noi. Egli capiva bene che il minacciare [...]
[...] potere, ogni arma di cui disponesse perchè l'avventura non gli sfuggisse. E, del resto, James non aveva bisogno di null'altro che di questo: che la [...]
[...] , indecisa. — In parola di gentiluomo. Allora si arrese. E James scrisse, in francese, senza lasciar vedere alla vecchia che cosa scriveva: «Sono [...]
[...] Dumenville». Poi chiuse la busta e disse alla Bianchi: — Mandatela subito, me presente. — Ma, io non posso mandarla che per posta — obbiettò la vecchia [...]
[...] storie! figurarsi se voi non sapete come farla recapitare direttamente. — Ma.... — Sentite: queste fanfaluche raccontatele a qualcuno meno furbo e meno [...]
[...] pratico di me, e quando vi possono servire a dar colorito ai.... vostri affari. Ma ormai che l'affare è fatto.... via!... D'altronde, cosa temete [...]
[...] ? Sapete chi sono: sapete che parto stasera, che non conosco la Biondina e non m'importerà di conoscere chi sia.... Suvvia! — Le assicuro!.,. — tentò [...]
[...] d'insinuare ancora la Bianchi. James prese il cappello e accennò a congedarsi. — Come volete! Stasera debbo partire per affari urgenti. Non posso [...]
[...] rimanere ai comodi vostri, e per un'avventura che — dopo tutto — mi preme assai poco. Favoritemi il mio denaro. — Dio buono! Sa che è un benedetto [...]
[...] .... — Sta bene, sta bene. Veda, sono così sicuro che lei riuscirà a farle avere questo biglietto e che esso, senz'altro, deciderà la Biondina a non [...]
[...] , soltanto, che Oscar si valesse di questo mezzo per rivederla, egli che l'aveva tanto e tanto pregata di un nuovo abboccamento; Adelina, poichè sapeva [...]
[...] di qualunque concessione, di qualunque promessa. E alle due, James arrivava in carrozza ad una porticina, aperta nel muro di cinta, di un [...]
[...] giardino costeggiante la lontana e deserta via degli Orti. Una vecchietta, in abito dimesso, dall'aspetto quasi contadinesco e dalla faccia ebete, venne ad [...]
[...] aprirgli: e dietro presentazione del biglietto che la Bianchi gli aveva dato a mo' di passaporto, gli fece cenno d'entrare. Attraversarono [...]
[...] un'ortaglia, e giunsero ad una casetta rustica, perduta tra il verde degli alberi. Salirono una piccola scala e arrivarono ad una stanza superiore. La [...]
[...] vecchietta aprì la porta di essa e fece cenno a James di entrare e di attendere. James si guardò d'attorno. Era una camera abbastanza grande, bassa di [...]
[...] soffitto, illuminata da due piccole finestre che guardavano sull'ortaglia vasta e verdeggiante che egli prima aveva attraversata. Tra il mobilio [...]
[...] pari, di antica foggia, e due poltroncine. Dinanzi al divano una tavola quadrata, e su di essa due album. Di fianco al letto, un attaccapanni. In [...]
[...] quale nulla mancava di ciò che può servire alla toilette di una donna. Tutto l'arredo 97 era semplice, ma pulito, e vi si vedeva una certa quale [...]
[...] ricerca di eleganza, se non di distinzione. Dalle griglie semichiuse entrava una luce calma e discreta piena di riflessi verdi raccolti tra le piante [...]
[...] dell'orto: e per le vetrate aperte penetravano nella stanza i profumi sprigionantisi dai ciliegi e dagli albicocchi in fiore. Una gran calma [...]
[...] , tutt'attorno; all'orecchio di James, non arrivava che il báttito cadenzato di una zappa, e, a tratti, l'armonia dolce, malinconica, di una canzone susurrata [...]
[...] a fior di labbro da qualche contadina nascosta tra la verzura. Una gran pace era là dentro. James, un poco affranto e spossato dalle fatiche di [...]
[...] corpo e d'intelletto durate in quei due giorni, ma ancora sorretto e tenuto sveglio dall'ansia che andava aumentando di minuto in minuto, mano mano [...]
[...] ci si avvicinava a questa ch'egli prevedeva sarebbe l'ultima fase e la catastrofe del gran dramma scoppiato nella sua esistenza; dopo essersi [...]
[...] letto era così soffice e le molle tanto flessibili, che egli ne ebbe un sobbalzo; e si trovò ritto in piedi, quasi spaurito, indignandosi [...]
[...] istintivamente di aver posate la membra, fosse pure per un attimo solo, là dove si era compiuto il mercato di sua moglie. E rimase, cogli occhi fissi [...]
[...] , imbambolati, colla febbre che gli martellava nei polsi e alle tempie, nell'ansia di quella terribile attesa. Verrebbe, Adelina? Sì, egli n'era, quasi [...]
[...] !... D'altra parte, come prevedere tutto, come pensare a tutto, là per là, in quegli orribili istanti, dopo la rivelazione dell'infamia di lei e [...]
[...] quel frangente improvviso e sciagurato — tutto ciò che anima forte, che cuore indurito, che mente equilibrata possono dare? Per frenarsi, per [...]
[...] trovar modo di frenarsi in quel colloquio con Adelina, egli aveva sentito il bisogno di crearsi una specie di sovraeccitazione: e, come antidoto [...]
[...] camminatore notturno nella campagna deserta e sterminata: si era sforzato di cantare per scacciare la paura. E poi, in quel colloquio con sua moglie, aveva [...]
[...] capito ch'era necessario — per evitar di tradirsi, di perdere la calma e il sangue freddo, di saltarle al collo e strozzarla — ch'era necessario [...]
[...] trovar un argomento di discorso impensato, che potesse dare luogo a molte parole, a uno svolgersi di pensieri nuovi, in cui la mente e le labbra [...]
[...] trovassero sfogo ampio e improvviso: cosicchè Adelina, colpita dalla straordinaria notizia e assorta nelle argomentazioni che essa le avrebbe suggerite [...]
[...] , non si accorgesse dell'orgasmo, della sovraeccitazione di lui: ed egli, occupato ad ascoltarla, a risponderle, e secondarla, potesse riuscire [...]
[...] — in quei brevi istanti che avrebbe passati accanto a lei — se non a dimenticare tutto quanto era avvenuto e stava per accadere, a renderne il ricordo [...]
[...] e la preoccupazione meno intensi e dolorosi. Adesso, però, gli pareva di aver rimediato per bene a quell'errore. E non dubitava dell'arrivo di [...]
[...] Adelina coll'orgasmo e il batticuore di un innamorato che è al suo primo convegno lungamente invocato, finalmente promesso. Appena la vedesse entrare [...]
[...] troppo curioso di conoscere per quali casi terribili e strani essa era giunta sin là. E osservava quella stanza tranquilla, pulita, quasi elegante [...]
[...] , così nascosta al mondo, così perduta, nella città rumorosa, tutta circondata di silenzio e di verde, dove Adelina aveva per tante volte prostituito [...]
[...] sè stessa e il suo nome. Tante volte?... Quante?... Chissà?... E chi erano stati i suoi rivali di un giorno o di un'ora?... E dov'erano adesso? Oh [...]
[...] . Ce ne sarebbero di giovani e di vecchi, di belli e di brutti, di distinti e di volgari, d'ogni paese, d'ogni tipo. Oh! la strana congrèga! E [...]
[...] più di conoscere. Ma lo saprebbe da Adelina. Li aveva contati certamente, lei: e li direbbe. Scoperta, smascherata, che le importerebbe ormai di [...]
[...] rivelare quel numero? Uno o cento, non era lo stesso? E seguitava a guardarsi d'attorno, ad osservare ogni angolo della stanza, ogni mobile, ogni [...]
[...] oggetto. Lì, lì, dunque, essa lo aveva tradito. Tradito? Si fermò su questa parola, e il suo pensiero fu trascinato per nuovi sentieri. Tradito! E [...]
[...] poteva dirsi un uomo, tradito, lui? Da chi? Dov'era questo rivale? Chi era l'amante di sua moglie? E poteva dirsi un amante? Il viso di James cambiò [...]
[...] colgono, in quell'istante, non è la certezza che tutti parlano di noi, e raccontano l'avventura, e ci deridono? Così che pensiamo quasi con [...]
[...] raccapriccio al momento in cui dovremo ripresentarci nel mondo, agli amici, che ci compiangeranno, sorridendo nel loro compianto? E allora? Che curioso [...]
[...] — colla sua presenza, — un pettegolezzo sul conto suo e di sua moglie. Se nessuno ne sapeva nulla!... Nessuno, sì. La Caradelli era una complice che [...]
[...] chi fosse veramente Adelina: non era possibile che essa si fosse data così in balìa d'una mezzana! E poi, e poi, la Bianchi! Era un essere che si [...]
[...] le ragioni e le cause per le quali Adelina era giunta a quella degradazione; più o meno bizzarre, più o meno dolorose, più o meno.... scusabili [...]
[...] , forse; ma il tradimento esisteva? Un tradimento che lo potesse urtare e intaccare nel sentimento, se non nella dignità certamente intaccata e [...]
[...] fatto un amante, non gli aveva preferito nessun uomo sulla terra.... E James rimase, così, a lungo, gli occhi fissi, meditando. Nell'uomo onesto [...]
[...] sollievo purchessia, fosse pure in un'illusione, fosse pure in un'aberrazione del sentimento? Udì un passo leggiero sul viale, e un susurrìo [...]
[...] : venne sino in mezzo alla stanza, e si volse verso la porta, appoggiandosi, sedendo quasi sulla tavola. E attese. La porta si aperse e la donnina entrò [...]
[...] : ma appena entrata, alzò gli occhi, vide James, e un piccolo grido di terrore gli sfuggì dalle labbra. E, rapidissima, rifece un passo indietro [...]
[...] , come per riguadagnare 99 la soglia. Ma James, che si aspettava questo tentativo di fuga fu pronto alla sua volta, e, senza muoversi, disse, in tono [...]
[...] di comando: — Adelina! Adelina, si fermò, di botto, e si appoggiò, suo malgrado, allo stipite della porta, come si sentisse venir meno. Allora [...]
[...] scostò dalla porta, che rinchiuse a chiave, e la attirò verso il mezzo della stanza. Attese ancora un istante, indeciso: poi, tenendola sempre [...]
[...] pianto lungo, angoscioso, convulso. Piangeva di dispetto e di rabbia. Ora, ora che aveva intravveduta la fine di questa abbiezione nella quale [...]
[...] durava da un anno; ora che aveva creduta la sua situazione assestata e regolarizzata; ora che colla ricchezza acquisita aveva contato di pagare la [...]
[...] Bianchi e liberarsi dalla orribile, obbrobriosa schiavitù; ora, proprio ora, si vedeva scoperta, tradita: tutto il suo bell'edificio di speranze e di [...]
[...] che tutta l'avea invasa, non ci aveva data una grande importanza. Oscar non l'aveva riconosciuta, poichè suo marito nulla sapeva e partiva con lui [...]
[...] corsa dalla Caradelli, poi dalla zia, a raccontare la grande novella. Alla Bianca, nell'entusiasmo della contentezza e dell'affetto, aveva detto [...]
[...] : «Sono finite le mie pene, e le tue: io sarò tanto ricca: lo sarò anche per te!» E avevano pianto di gioia, insieme, benedicendo, insieme, al nome di [...]
[...] e aveva finito per riderne, di quell'invito. «Ah! ah! vecchia mia — aveva pensato — è finita! è finita! ti pagherò, per la malora tua! ti pagherò [...]
[...] il debito, e gli interessi; e pagherò il tuo silenzio per l'avvenire. Sono ricca: non ò più bisogno di te!» Poi le aveva risposto, subito, che non [...]
[...] lei? E allora, poichè sapeva chi era, perchè non era venuto egli stesso, in casa sua? Non aveva osato, forse? Non era sicuro, forse, di averla [...]
[...] comparsa all'officina e il ritorno a casa, mentre aveva aspettato, là, nel vano della finestra, l'arrivo di suo marito. Ed ora le si offriva il mezzo [...]
[...] raccontargli una storia terribile e dolorosa, che avrebbe inventata lì per lì, e fargli giurare il segreto.... E se non l'avesse riconosciuta, là [...]
[...] all'officina, ieri l'altro.... allora, vedrebbe, giudicherebbe sul da farsi.... Ci andrebbe velata, oggi, al convegno, irriconoscibile: e prima di [...]
[...] rabbia e di dispetto. Cretina! era caduta nel tranello. Come mai il tranello le era stato teso, come si era potuto tenderglielo così bene, non [...]
[...] sapeva, non tentava indagare. Ma ci era caduta. Aveva tutto perduto, sull'ultima carta. Tutto, sì! Oh! non fosse venuta! E Oscar l'avesse pur [...]
[...] riconosciuta: e fosse pure in balìa di lui! E dato che egli fosse l'ultimo dei miserabili, e avesse rivelata la cosa a tutti, a suo marito anche; ebbene [...]
[...] : avrebbe negato, avrebbe giurata la propria innocenza: avrebbe potuto difendersi, sempre, fino all'ultimo: e, se vinta, morir bene, da forte [...]
[...] , di contro a lei, gli occhi fissi su di lei. La tavola li separava, soltanto. E attese che finisse quello sfogo di pianto, che l'impeto dei [...]
[...] singhiozzi si facesse meno frequente e convulso. Poi disse, calmo: — Parla. Ma il pianto ricominciò, ancor più affannoso, come se la voce di lui [...]
[...] dagli occhi, e li volse verso di lui; quasi interrogando. Nel suo sguardo più che una preghiera, c'era dell'ira per quell'umiliazione, impostale così [...]
[...] parlare. Devi dirmi il come e il perchè. Allora Adelina si alzo in piedi, raccolse il velo, con fare deciso, e mosse verso la porta. No! non avrebbe [...]
[...] esce di qui! — disse James. E come Adelina giunta alla porta, accennava a girar la chiave e ad aprire, egli le fu sopra, d'un salto, la ripigliò [...]
[...] ad un braccio, la attirò a sè, violento, e la ributtò verso il letto. Essa ci cadde quasi, ma si rizzò subito, e rimase, appoggiandosi con una mano [...]
[...] , fissando James con uno sguardo pieno d'odio e di rabbia repressa. Dio! Ora l'odiava quest'uomo che era stato così cieco, che aveva aperti gli occhi [...]
[...] vivere beatamente tranquilla, nel benessere calmo del corpo, nella quiete assoluta della mente. — Parla! — comandò James, ancora. E levò dalla [...]
[...] tasca dei pantaloni un revolver, posandolo sulla tavola e tenendovi sopra una mano; come un argomento per indurla a questa confessione che tanto gli [...]
[...] ! — susurrò James. — Nulla, nulla che ti possa interessare, e che possa valermi di scusa.... E non cerco scuse. Ammazzami! La sovraeccitazione aumentava in [...]
[...] lei mano mano. E la vista di quell'arma, che le faceva paura, le dava adesso il coraggio temerario di chi si sa vicino a morire, inevitabilmente [...]
[...] condannato, e lotta disperatamente per contendere la vita, per prolungarla, fosse pur d'un minuto. Con quell'uomo debole, devoto? — innamorato [...]
[...] , forse, ancora — bisognava lottare d'audacia e di fierezza. — No, non ò nulla da dirti! — ripetè. — Le mie giustificazioni, non le comprenderesti, tu [...]
[...] ! Non puoi comprenderle! Se non vuoi ammazzarmi, lasciami andare! — E accennò a muoversi di nuovo. James, questa volta, non ebbe bisogno di imporsi [...]
[...] brivido correrle per le ossa; e ristette, fremente d'ira. Dio! da che rabbia furibonda si sentiva invasa! Avrebbe voluto possedere un'arma anche [...]
[...] lei, e sarebbe stata capace di sparare per la prima; a costo di un delitto si sarebbe tolta a quella umiliazione. — Vuoi che parli, di', vuoi che [...]
[...] sono venduta per denaro, perchè avevo bisogno di denaro, perchè ero piena di debiti, perchè mi si minacciava la rovina, la mia e la tua rovina [...]
[...] della sua stessa audacia. Ed attese. James rimaneva impassibile, gli occhi fissi su di lei, aspettando alla sua volta. E come il silenzio si prolungava [...]
[...] , egli sedette, quasi, sul tavolo, tranquillamente. Ma il movimento di lui spaventò Adelina, che credette giunta la fine. E riprese subito [...]
[...] , precipitosa: — E ti stupisce, e non comprendi che io mi sia trovata in condizioni tali! Naturalmente! Che ài mai saputo, tu, della mia vita, della nostra [...]
[...] eterne giornate durante le quali rimanevo tutta sola. E la sera, quando mi lasciavi uscire, andar sola nel mondo, mentre tu dormivi placidamente nel [...]
[...] tuo letto! Mi concedevi tanta libertà! Purchè il pranzo fosse pronto, quando rincasavi, e ben cucinato; non chiedevi di più a tua moglie. Ed io [...]
[...] ! Allora, invece di farmi un'amante, ò fatto dei debiti. Ài mai aperto la mia guardaroba, tu? ài mai cercato di vedere il conto della sarta e della [...]
[...] pagare da altri che sarebbero stati tanto contenti di pagarli! E ài sempre creduto che bastassero quattro mila lire all'anno per tutto ciò.... Tu, uomo [...]
[...] , commovendosi mano mano, di una commozione che era spossatezza, esaurimento graduale delle sue forze, Adelina riprese: — E un giorno mi trovai rovinata [...]
[...] : un fascio di cambiali era tra le mani di una donna che avevo creduta sempre, inesperta com'ero, la mia benefattrice, la mia buona consigliera, e [...]
[...] che, invece, aveva minata la mia vita, mi aveva circondata colle sue reti infami, per sorprendermi e dichiararsi per quella che era, allora soltanto [...]
[...] che non mi sarebbe più possibile ribellarmi e salvarmi. E mi si minacciava di rivelarti ogni cosa, di rovinarti insieme con me. Ò avuta paura; ò [...]
[...] cercato e non ò trovato il coraggio di venire da te, di confessarti tutto. Ò temuto di avvelenare per sempre la tua vita, di spezzare la tua [...]
[...] Bianchi. Un uomo, che dopo essere stato per vent'anni l'amante di mia zia, avrebbe voluto essere il mio amante, e, a prezzo del mio amore, avrebbe [...]
[...] , la sua sincerità avevano impressionato quell'uomo? La risparmierebbe? E nella vita soltanto? Ci fu un lungo silenzio. — Ài finito? — chiese James [...]
[...] . La voce di lui la scosse; il tono col quale pronunciò quelle due parole le fece paura, di nuovo; e la sua impassibile freddezza le risvegliò l'ira [...]
[...] e l'odio che la laceravano dentro. Allora, riprese, violenta: — Sì, ò finito, poichè sai tutto, adesso. E sai perchè sono qui, perchè ci venivo, e [...]
[...] con chi. Con della gente che non conoscevo e che non mi conosceva. È perfettamente inutile, nevvero? che ti dica lo strazio dell'anima, e l'onta e [...]
[...] la vergogna che provavo, e il disprezzo che sentivo per me stessa. È inutile, nevvero? Poichè non cerco scuse! Poichè non mi crederesti e avresti [...]
[...] il diritto di non credermi! Avrei potuto risparmiarmi tutto ciò! Avrei potuto trovarmene uno solo, sempre quello, che mi amasse e mi pagasse [...]
[...] ! L'onta, e la vergogna sarebbero stati di una volta soltanto. E mi ci sarei abituata! E avrei potuto ottenere di più, concedendomi meno! Non sono le [...]
[...] occasioni che mi mancarono! Oh! no, te lo giuro!... Ma, che vuoi! Ero una ingenua! Depravata, sì, ma ingenua! E onesta nella mia depravazione! Mi [...]
[...] premevi! Volevo rispettarti! E ò scelto il ludibrio che fosse il peggiore, per me e il minore per te! Era così facile di avere un amante: ma ti avrebbe [...]
[...] per un'ora, e non c'era neppur bisogno di fingere l'amore con essi! Così, mi acconciavo ad arrossire io, perchè non dovessi arrossire tu.... E ci sono [...]
[...] apprendere, e nulla più gli avrebbe interessato. Non si aspettava tanta volgarità di difesa. Aveva creduto — aveva sperato forse — che un fatto [...]
[...] straordinario, che una avventura strana e dolorosa fosse nella vita di sua moglie che la giustificasse, che la scusasse. No: aveva dinanzi a sè una [...]
[...] . Quando le fu vicino e alzò il revolver su di lei, diede un piccolo grido, si buttò bocconi sul letto, si raggomitolò su sè stessa, e tentò nascondere [...]
[...] la testa tra i cuscini. Ma James la raggiunse, colla canna del revolver sul collo, e sparò. Adelina, ferita, si volse, nelle convulsioni della morte [...]
[...] , colla bava alla bocca, cogli occhi injettati di sangue, e trovò ancora il fiato e la forza di gridargli: — Vigliacco!... Ebbene, sappi tutto. Ti [...]
[...] ò tradito, sì.... ò amato un altro uomo.... ò avuto un amante.... James sparò ancora, a bruciapelo; il corpo di lei rigirò su sè stesso, e cadde a [...]
[...] terra, vicinissimo al letto. Burton buttò l'arma, e attese un momento. Poi scosse quel corpo col piede. Era immobile. Allora uscì, è andò a [...]
[...] RENATO FUCINI. LE VEGLIE DI NERI. PAESI E FIGURE DELLA CAMPAGNA TOSCANA. FIRENZE, G. BARBÈRA, EDITORE. 1882. PREFAZIONE. DELLE due [...]
[...] scuole, in cui vaneggiava il popolo dotto quarant'anni fa, rimane oggi appena qualche reliquia, e le giovani generazioni hanno o inventato nuove [...]
[...] pare risponda adeguatamente la virtù dello stile. Su questo punto siamo ancora lontani dalla semplice e potente breviloquenza de' grandi antichi [...]
[...] . Con un verso e mezzo Virgilio descrive insuperabilmente il campo de' Rutuli dormenti: VI e nell'Inferno dantesco Beatrice affretta Virgilio [...]
[...] con sola una voltata d'occhi. Oggi abbiamo la descrizione verista, «potente, se volete (dice il Carducci), ma che annoja e non finisce mai.» Ad [...]
[...] ajutare il risorgimento della virtù stilistica gioverebbe forse una larga e seria cultura di quel genere letterario che ha radice nella piena [...]
[...] realtà della vita, e di cui il Bozzetto è l'ultima e più semplice espressione. E non abbiamo dunque Bozzetti? Ed è proprio questo il momento di [...]
[...] del Romanzo storico. E anche nella cultura del bozzetto, accanto all'opera di pochi pensatori ed artisti, quanta nullaggine armata di [...]
[...] puntolini e di esclamativi! quanti colori da VII affreschista rurale! Nè facciamo, s'intende bene, questione di lungo o di corto. Accettiamo magari la [...]
[...] descrizione di una siepe, se dietro a codesta siepe ci è l'infinito, come in quella del Leopardi; ma all'arte vuota e malata, che conta e [...]
[...] analizza le nappine di un parato da letto, preferiamo la vecchia arte, sana e allegra, di Francesco Berni, che nudo lungo e disteso si divertiva a [...]
[...] contare i travicelli e a osservare S'egli eran pari o callo, e s'eran sodi, Se v'era dentro tarli, o buchi, o chiodi. Il Fucini, di vicino a [...]
[...] Lamporecchio anche lui, è, come il Berni, sano ed allegro, ma non gli manca il sentimento dei mesti e gravi problemi dell'età sua. È [...]
[...] democraticamente campagnolo come l'Auerbach, ma ha il tocco descrittivo più macchiajolo, e però più conveniente al bozzetto. Qui si presenterebbe a tentarmi [...]
[...] il tema VIII dell'obiettività dell'arte secondo le teorie del Flaúbert, dello Zola e del Verga. Ma non farò al lettore un brutto tiro, nè mi [...]
[...] l'illustre autore delle Nuove Novelle e dei Malavoglia trae dalla sua teoria in una lettera al Farina pubblicata qualche anno fa. «La scienza del [...]
[...] cuore umano (dice il Verga), che sarà il frutto della nuova arte, svilupperà talmente e così generalmente tutte le risorse dell'immaginazione, che [...]
[...] che il Diario potrà mai sostituire il Dramma e il Romanzo. Ci saranno sempre parecchi uomini impelagati nelle realtà miserabili IX della vita [...]
[...] pubblicazioni come questa delle Veglie di Neri. Se fondamento dell'arte obiettiva è la spontaneità e la chiarezza, nessuno più del Fucini potrebbe [...]
[...] con qualche eccesso di forza e di compiacenza, ma conosce anche l'arte di fermarsi a tempo. Nel ritrarre le cose vedute ha veramente limpidità [...]
[...] ariostesca. Tra lui e l'oggetto della sua osservazione nessun'ombra, nessuna nebbia, nessun tremore crepuscolare. Chi poi X lo accusa di riboboli [...]
[...] non ha idea esatta di quella toscanità vuota e leziosa che si vende, in mancanza di meglio, a certe botteghe letterarie. Anzi, se un rimprovero [...]
[...] può farsi al Fucini, è d'esser poco audace nell'appropriarsi le bellezze vive del parlare toscano, e massimamente le vigorose locuzioni di [...]
[...] quel territorio pistojese che egli corre ogni giorno per lungo e per largo come cacciatore e come Ispettore scolastico. Bisogna aver la fortuna di [...]
[...] chi butta giù queste due righe di prefazione, conoscere cioè tutto l'uomo e frequentarlo, per intendere pienamente, in mezzo a tutta [...]
[...] quest'arte riflessa e sepolta sotto la grave mora dell'erudizione, il fenomeno storico dell'arte fuciniana. Quando Neri dice ridendo: ...io imprincipiai [...]
[...] da bimbettino A studia' sotto' lecci di Dianella Come faceva 'r nidio un cardellino, XI fa più e meglio d'una confessione. Certo, senza immagini [...]
[...] vive e luminose, senza un fraseggiare compendioso e, a così dire, prospettico, non si ha stile da bozzetto; ma non è anche provato che codeste [...]
[...] doti si deducano dai libri. Quando si ha ingegno da ciò, bastano a suscitarle e a perfezionarle l'abito dell'osservazione e l'intensità del [...]
[...] raccoglimento; e il Fucini ha, oltre l'ingegno, abito costante d'osservazione e raccoglimenti forti e vivaci. A persuadersi della spontaneità e [...]
[...] varietà delle sue invenzioni basta sfogliare appena questo libro. Usciti dall'aria plumbea e padulana del Matto delle Giuncaje, respiriamo a [...]
[...] larghi polmoni la freschezza salubre di Primavera e di Lucia. Dopo aver pianto e meditato sui montanini che vanno e tornano di Maremma, ci godiamo la [...]
[...] comicità amabile e serena della Fatta, del Merlo XII di Vestro e della Scampagnata, quadretti stupendi del solito dramma campagnolo [...]
[...] : l'esaltazione dell'immensamente piccolo. Il Fucini dei Sonetti si ritrova tutto nelle Veglie, e alcuni di questi personaggi hanno stretta parentela con [...]
[...] Neri guardia nazionale e giurato. Se il De-Amicis vorrà parlare anche delle Veglie, non avrà che a continuare il bell'articolo che pubblicò nelle [...]
[...] mille volte discorse con l'Autore, han bisogno di finire, per amor d'esattezza, in un modo veramente antipatico: cioè con un vaticinio e un [...]
[...] consiglio. Se il Fucini riuscirà ad allargare il cerchio della sua arte, e s'armerà di un po' d'ira, di quell'ira buona, s'intende, che XIII il Giusti [...]
[...] qualche cosa d'importato e di estraneo che turba talora la sua opera geniale, e sopra tutto dal tono grave e solenne che lo alletterebbe. Quando alza [...]
[...] lo stile e gonfia le gote, si sciupa come (ne' paragoni un po' di mitologia non guasta) come Minerva a sonare il flauto. Anzi, a proposito di [...]
[...] flauto, permettimi, amico Fucini, di ricordarti questi versi che il Giusti cantava a sè stesso: Lascia la tromba e il flauto al polmone Di chi [...]
[...] smontando schioppi, lustrando fiaschette, facendo cartuccie e tante altre simili cose; altri, stanchi, s'erano buttati sopra uno strapunto di paglia [...]
[...] nella Casina delle Guardie e s'erano addormentati, ed io, senza avvedermene, 4 avevo preso lungo l'albereta e, passo passo, m'ero allontanato [...]
[...] l'occhio smarrito su quella immensa superficie d'acqua stagnante e di lunghe cannéggiole, e fantasticando dinanzi a quel malinconico quadro [...]
[...] , richiamavo alla mente i più minuti ricordi della prima giovinezza, e per un misterioso fenomeno psicologico anco le più liete memorie prendevano [...]
[...] per me in quel momento l'aspetto di tristissime cose. E mi sentivo stringere il core, e quasi avrei pianto senza saperne il perchè. Il caldo era [...]
[...] soffocante e non dava respiro nonostante una leggiera brezza di marino che su la sera si era alzata languida languida e che, insieme con qualche [...]
[...] raro fischio di uccelli palustri, rompeva l'alto silenzio di quella deserta pianura, correndo fra i biodi e le cannéggiole, che, tremolando e [...]
[...] lievemente 5 fra loro percotendosi, mandavano un rumore come d'una moltitudine che lontana lontana applaudisse gridando e battendo le mani. A mano [...]
[...] di minuto in minuto più squallida la scena che mi stava davanti. Ed intanto io pensava, e quasi che un velo di nebbia si addensasse anche su i [...]
[...] miei pensieri, mi si affollavano alla mente mille idee confuse e ondeggianti, che rapidamente passavano per dar luogo ad altre più delle prime [...]
[...] annebbiate, confuse ed incerte. E quel vasto campo che un istante prima mi parlava di morte, lo vedevo ora popolato da quantità innumerevole di [...]
[...] pallide e rabbuffate figure padulane dalla fibra d'acciaro e dall'animo generoso e feroce, nel petto delle quali le passioni scoppiano con tal [...]
[...] violenza, che il delitto ne diventa spesso il termine funesto. E idillj soavi e drammi sanguinosi si svolgevano dinanzi alla mia immaginazione, e la [...]
[...] quell'ambiente mefitico i mesi e gli anni interi, lavorando con l'acqua fino alla cintola e il fango fino alle ginocchia, intonò un canto malinconico [...]
[...] , piano come la superficie dello stagno, lento come le acque del canale, e portò fino a me queste dolenti parole: È morto l'amor mio che amavo [...]
[...] tanto: Ahi! dal dolor più reggere non posso; L'han portato laggiù nel camposanto, E gli han buttato anco la terra addosso. Dimmelo te, te che lo [...]
[...] sai, gran Dio, Se mai lo rivedrò l'angiolo mio; Dimmelo te, gran Dio;... ma il mio lamento Vola e si perde su l'ali del vento. " Ho bisogno di [...]
[...] veder gente,... ho bisogno di rivedere i miei amici,... mi annojo, mi annojo, mi annojo troppo." E così pensando mi alzai, e con passi concitati [...]
[...] subito dopo il ponte; altri sei a quello delli Sparacannelle, e due, quelli meglio, al canale traverso:... che lo sa il canale traverso?" "Non [...]
[...] , verso le Svolte, troverà il Matto di certo." Una mezz'ora dopo, ajutandomi col forcino a 8 sfondare le foglie di copripentole e quei viluppi [...]
[...] una dozzina di libbre di pesce fra lucci, tinche e anguille, quando, non sapendo dove trovare chi mi indicasse il canale traverso, mi alzai in piedi [...]
[...] cespuglio di salci, mi scossi quasi impaurito e, voltomi indietro, vidi una figura semiselvaggia, che, mostrandomi una pipa spenta, aspettava la mia [...]
[...] risposta. "Tabacco non ne ho," risposi. "Se vuoi un sigaro...." "E allora lo ringrazierò. Lo butti, lo butti." "Non vorrei che andasse nell'acqua [...]
[...] ." "O aspetti, veh." 9 Così dicendo si alzò e reggendosi con la destra ad un ramo, si spenzolò tenendo nella sinistra il cappello, e: "Lo [...]
[...] butti, lo butti qui; se va nell'acqua lo ripiglio io." Tirai il sigaro nel suo cappello; lo prese e mi ringraziò di nuovo, mettendosi subito a [...]
[...] stati ragazzi insieme e mi rammento di quando veniva in padule.... Ah!" e mandò un sospiro. "Sarà ora un affar di trent'anni." "Non per sapere i [...]
[...] fatti tuoi, o tu chi sei?" "Oh! non se ne dia pena di saperlo." "E perchè?" "Perchè.... perchè.... Che ci ha un fiammifero?" 10 "Tieni. O che [...]
[...] mestiere fai?" "Ott'anni sono stato in galera; dopo andai guardia con un signore.... e ora pesco e vo a caccia." "In galera!" "Ah! non abbia paura [...]
[...] .... Lì,... guardi.... lì era quel demonio.... e m'impostò lo schioppo, e rideva! e il pinsacchio restò a lui.... ma non lo mangiò!..." "Come! E un [...]
[...] , bisognerebbe.... La faccia l'avrò brutta, ma me l'hanno fatta diventar loro.... E ho voluto 11 tanto bene a tanti! E chi chiedeva un piacere a [...]
[...] quest'assassino, lo veniva a conoscere se dentro a queste costole c'era qualcosa.... E ora mi chiamano il Matto!" "Ah! sei il Matto delle [...]
[...] Giuncaje? "Sissignore. E patisco la fame, capisce? la fame! e non ho fatto mai male a nessuno.... Eh! a lui sì, glielo feci;... ma la volle, la volle [...]
[...] .... "Ah!... lei non l'ha conosciuta di certo, ma non importa. Era bionda e si chiamava Stella, ma le stelle eran meno belle di lei. Cantava [...]
[...] sempre e io passavo le giornate intere acquattato tra i giunchi per starla a sentire. Ma un giorno non potei più reggere e glielo dissi. Lei cominciò [...]
[...] a piangere e scappò via, e io stetti quasi un mese senza rivederla, chè tutti mi domandavano cosa avevo fatto, perchè, dice, che ero diventato [...]
[...] che parevo un morto.... Io avevo diciannov'anni e lei quindici.... La vede quella cappellini bianca?... è sotterrata 12 lassù!... Ah! lei [...]
[...] signoria non l'ha conosciuta. Son già passati dodici anni e se fossi com'un pittore la dipingerei. "Finalmente una sera trovo su' padre, e mi dice [...]
[...] metter su un po' di casa; lei mi disse che mi voleva bene e la mattina dopo, avanti giorno, ero già per la strada che andavo in Maremma a [...]
[...] lavorare. Abbia pazienza, che ci ha un altro fiammifero?... "Dopo un anno e mezzo tornai.... Arrivo a casa,... picchio, e la mi' povera mamma [...]
[...] bon'anima (non avevo altro che lei) mi viene a aprire. Appena 13 mi vede, senza dirmi nulla, mi si butta al collo e comincia a piangere.... Se non mi [...]
[...] creatura, e forse chi sa!... Ma Dio benedetto, però, ci pensò lui a quel cane di vecchio, perchè il giorno preciso dell'anello, appena esciti di [...]
[...] chiesa, lo prese un accidente a gocciola e crepò nel mezzo di strada com'un rospo!" "O come mai? e allora perchè promettere?..." "L'interesse, capisce [...]
[...] , l'interesse! Gli venne fra' piedi quell'altro infame a fargli vedere una casuccia e qualche cento di scudi, e quell'aguzzino di vecchio.... già [...]
[...] è meglio che mi cheti perchè è morto.... e ai morti c'è chi ci pensa. "A me mi venne una malattia che mi tenne a letto tre mesi. Patii dimolto [...]
[...] , ma mi chiusi tutto nel core, perchè ormai non c'era rimedio, e lei, poverina! che non ci aveva che fare, era più disgraziata di me e non gli [...]
[...] volli dare altri dispiaceri." A questo punto tacque; si alzò in piedi, dette un'occhiata in giro al di sopra delle piante palustri e ricadde a [...]
[...] sedere con le braccia incrociate 14 su le ginocchia e il mento su quelle, quasi aggomitolato sopra sè stesso, fissando nell'acqua gli occhi invetrati [...]
[...] quella maniera!... Sapevo che lui se n'era anche vantato e m'era stato perfino fatto sapere che mi voleva far cavare il sonetto!... Ma io li [...]
[...] scansavo tutti e due, perchè non lo sapevo dove sarei andato a cascare se mi fossi combinato a faccia a faccia con lui; e per un pezzo mi riescì, ma [...]
[...] , non aveva altro che gli occhi! La guardavo fissa fissa, perchè mi pareva e non mi pareva, e quando mi 15 passò davanti, fece le viste [...]
[...] d'accomodarsi i capelli e inciampò due o tre volte e gli cascò la candela di mano: io mi messi la pezzola in bocca e la morsi com'un cane arrabbiato per [...]
[...] movimento convulso la cenere della pipa e dopo un sospiro che parve un ruggito, seguitò: "Poi rintoppai anche lui.... la mattina dopo!... Quando si [...]
[...] levò il pinsacchio s'era nel folto, e io non avevo visto lui nè lui aveva visto me. Gli si tirò quasi insieme; io un batter d'occhio prima di [...]
[...] lui e non lo sbagliai di certo. Mi ficco giù per le cannéggiole, faccio una diecina di passi e me lo trovo davanti!... Anime sante del Purgatorio [...]
[...] . "Quest'assassino, che avrebbe dovuto attaccare 16 il voto alla Madonna del Rosario, cosa ti fa? Comincia a ridermi dietro e a urlare: — T'avevi a [...]
[...] provare a raccattarlo, pezzo di galeotto, eppoi.... — Io in galera e te all'inferno, urlai, e gli lasciai andare la canna mancina nel core:... gli [...]
[...] avrebbe tirato anche lei, dica la verità, gli avrebbe tirato anche lei!" Così dicendo, cominciò a gesticolare come un ossesso e saltò, per [...]
[...] come cantava lei." "Ma io non sento nulla." Stette un po' in orecchio, e: "Ha ragione; m'era parso." Io che mi struggevo di sentirlo dell'altro [...]
[...] raccontare, lo tentai di nuovo così: 17 "E dopo quegli otto anni, andasti guardia con quel signore, eh?" "Sì." "Eppoi venisti via anche da lui [...]
[...] ?" "Mi mandò via." "Ah! e perchè?" "Da tanto che mi voleva bene, tutti gli altri servitori s'erano perfino ingelositi di me: mi rivestì tutto da [...]
[...] capo a piedi; mi regalò un bello schioppo, eccolo qui; mi dette anche l'oriolo e mi menava sempre con sè, e quando veniva de' signori di fori [...]
[...] , mi mandava a chiamare perchè ci discorressi. E il giorno che gli ripresi il su' figliolo minore che era cascato nel pollino, cominciò a piangere [...]
[...] e mi baciò e mi disse che sare' morto in casa sua. "Cotesta sera fu di cattivo augurio. Arrivò un branco di signori di Volterra e uno di questi [...]
[...] chiamare dal fattore nello scrittojo e mi dice: — Il padrone ha risaputo tutto; dice che gli dispiace, ma che vi dà licenza subito, sul tamburo! a voi [...]
[...] , questo è il vostro schioppo e queste son cinquecento lire che vi regala. — "Le cinquecento lire non le volli; presi solamente lo schioppo e me [...]
[...] ne venni." Fece una breve pausa; s'asciugò il sudore con una manica della cacciatora e continuò: "Ora son nov'anni che son qui! mi chiamano il [...]
[...] Matto; mi rincorrono, m'urlano dietro e mi tirano le schioppettate da lontano per farmi paura. Ma me lo merito, perchè dopo ammazzato lui, invece [...]
[...] d'andare dal maresciallo a farmi pigliare, mi dovevo legare un sasso al collo e farla finita." "Ma se tu avessi un bisogno.... nel caso d'una [...]
[...] malattia, non hai un parente?" "Nessuno!" "Nemmeno un amico?" "Un amico sì; e che amico! Lo vòl conoscere?" 19 Fece un fischio e sbucò, sguazzando [...]
[...] le zampe davanti sul barchino del suo padrone, e guardandolo con occhi lustri, mandò con voce rauca un latrato di gioja. Il Matto lo accarezzò [...]
[...] ruvidamente tirandogli un orecchio, e siccome il cane sentì male, si mise a guaire. "Zitto, zitto, Moro," disse il Matto;" eppure lo sai che se [...]
[...] qualcuno ci sente, bisogna scappare se non si vòl essere impallinati. Tieni, povero vecchio!" E così dicendo, gli buttò un tozzarello di pan [...]
[...] la testa alta e leggermente inclinata sopra una parte come per domandargli: "Ce n'è altro?" Il Matto guardò lui con tenerezza e scotendo il capo [...]
[...] l'ammazzerei!" "O se ti morisse? "Morirei anch'io." In questo momento lo vidi puntare il forcino con furia vertiginosa, e datasi una vigorosa spinta [...]
[...] , si dileguò come un fantasma tra i ciuffi di vetrice e la nebbia che s'era fatta foltissima, mentre una lieve folata di vento mi portò [...]
[...] all'orecchio, ma quasi impercettibile, la voce della fanciulla che ripeteva la sua canzone: Dimmelo te, gran Dio,... ma il mio lamento Vola e si perde su [...]
[...] ?" "Sissignore. Cotesto serpente, gli cascò morto di vecchiaja, di cimurro, di fame, o che lo so? e quattro giorni dopo fu trovato stecchito anche [...]
[...] lui nelle giuncaje mezzo mangiato dagli animali.... Dica la verità, ci ha avuto piacere anche lei!?" Non risposi e mutai discorso. PERLA. Secondo [...]
[...] sentire, se no, addio la mi' roba. L'avrebbe a pigliar lei, vede. E a lei glielo do volentieri anche per nulla." Così mi diceva una mattina Pasquale [...]
[...] d'Arno, mentre era per buttarsi nell'acqua e traversare il fiume a guado. "Lo prenderei tanto volentieri," risposi, "perchè dopo esser così festoso [...]
[...] è anche d'una razza molto rara; ma, che vuoi? fra grossi e piccini ce n' o cinque per la casa, e non ho voglia davvero di mettermi d'intorno [...]
[...] . Dunque, mi comanda nulla lei, di lassù?" "Se vedi il sor Luigi e il sor Roberto, salutameli tanto." "Non pensi, sarà servito. A rivederlo signoría [...]
[...] . Là, Giovanni, là, s'è fatto tardi." E accompagnando con una frustata queste ultime parole che erano rivolte al suo mulo, si allontanò. Quello che [...]
[...] dozzina di carciofi a una famiglia di contadini 27 che stavano lungo la via maestra. Concluso il contratto con la consegna del cane da una parte e dei [...]
[...] quando lo trovai era più lercio del fruciandolo del forno; ma se poi questo nome non vi garbasse...." "E allora si chiamerà Pillacchera anco noi [...]
[...] . To', Pillacchera, to'." E il canino corse a leccar la mano del nuovo padrone che lo menò in casa. Il povero Pillacchera non dette nel genio al [...]
[...] visto ricusare un pezzo di pan nero e non aveva voluto abbajare dietro al calesse del fattore. Ai giovani non piacque, perchè quando si doveva [...]
[...] lei qualche cosa che non le voleva andar giù in nessuna maniera. Pillacchera passò la giornata fra 'l dolore d'una pedata e la paura d'averne [...]
[...] s'accostò al capoccia che stava pensieroso nel canto del fuoco, e gli disse in tono burbero all'orecchio: "O voi l'avete preso l'ulivo benedetto [...]
[...] ?" "Per che farne?" "A voi; e tenetevelo addosso, vecchio grullo, e datene una foglia per uno anche a que' ragazzi." Si misero a tavola seri e molto [...]
[...] d'essersi messi le streghe in casa. Masticavano scongiuri, facevan corna ad ogni momento, e pareva loro mill'anni d'arrivare in fondo alla cena per [...]
[...] adagio e inosservato; e cercando forse di mettere a profitto una delle sue abilità per intenerire i nuovi padroni, si mise in mezzo alla stanza [...]
[...] ritto su le gambe di dietro. Un grido straziante escì dal petto della massaja; tutti impallidirono e quasi fuori di sè si precipitarono spaventati [...]
[...] , facendosi segni di croce e urlando «misericordia!» verso un crocifisso che pendeva ad una parete della stanza. Pillacchera rientrò spaurito [...]
[...] pare, ma levami quella bestia di casa, se no mi dánno." Angiolo legò il cane con una cordicella e s'avviò, strascicandoselo dietro, verso l'uscio [...]
[...] antidiabolica, si levò uno scarpone di vacchetta e lo tirò con tanta rabbia contro il povero Pillacchera, che lo ridusse ad allontanarsi zoppicando e [...]
[...] mandando lamentosi guaiti. Angiolo ed il suo compagno tornarono presto e con aria molto soddisfatta; la cena fu terminata tranquillamente, ed il [...]
[...] che alla detta somma, colui che la riporterà, avrà diritto alla imperitura gratitudine del proprietario.» Passarono tre giorni e nessuno comparve [...]
[...] . Quello stesso giorno fu veduto un colonnello d'artiglieria percorrere ansante le vie del paese, parlare concitato con Pasquale e dopo poco, con [...]
[...] aria lietissima, entrare con lui in un legno di vettura e prendere la via della campagna. Il vento della mattina, impregnato del profumo dei [...]
[...] domandava: "Che è molto distante?" "Neanche quattro miglia. In una mezz'ora siamo lassù." " E l'avranno sempre loro, ne siete proprio sicuro [...]
[...] la piccola Perla e dello stato di disperazione nel quale da tre giorni si trovava; lodò il sistema toscano della mezzeria e parlò con entusiasmo [...]
[...] 32 dell'indole mite e de' costumi semplici e patriarcali de' nostri contadini. Il cavallo intanto divorava la via a trotto serrato e dopo poco [...]
[...] , così diceva lui, quelle buone creature; saltò dal legno e tutto lieto corse incontro alla massaja che era comparsa arcigna su la porta. Dopo [...]
[...] avere scambiato fra loro poche parole, la massaja rientrò in casa brontolando e voltandosi indietro a squadrare sospettosa il Colonnello che [...]
[...] immobile e taciturno era rimasto a guardarla con le braccia incrociate sul petto. Pasquale che aveva osservato attento quella scena scacciando le [...]
[...] ironia, queste buone creature!" e stringendo convulsamente il portafogli, tornò frettoloso alla vettura.... La povera Perla, sotto il nome di [...]
[...] si sente, e nessuno dei dintorni s'azzarderebbe a dormir solo in una certa camera, nemmeno per tutto l'oro del mondo. Eccone le cause. Dopo [...]
[...] non fu loro possibile d'agguantarne nemmeno uno. Finalmente uno si lasciò prendere, ma con gran fatica, e dopo aver addentato ripetutamente il [...]
[...] ! capisce?" mi diceva Pasquale con gli occhi stralunati dallo spavento, "neanche nell'acqua, Dio del cielo! ci fu verso di fargliela ingozzare! e quando [...]
[...] la vedeva: mugli che pareva un liofante.... Arrabbiato? O senta, veh! il dottore è padrone di dire quel che gli pare e piace; ma quello lì, e [...]
[...] giocherei la testa, è morto, Gesù ci liberi tutti! dannato." LUCIA. Con la sua voce d'argento chiamò: "Bianchina, Bianchina," e rimase attenta ad [...]
[...] capretta, ma la capretta non rispose. "O Dio! chi mi rende la mia Bianchina? chi mi rende la Bianchina mia?," e ponendosi afflitta a sedere, col [...]
[...] mento appoggiato ad una mano, tende l'occhio addolorato alle pendici del colle e tristemente s'abbandona ai suoi pensieri. Il sole bacia le sue [...]
[...] spalle nude e la brezza della sera la investe fasciandole i panni alla persona elegante e le assalta briosa la chioma come 38 se volesse rubarle [...]
[...] quel fiore dei campi che agitato rosseggia fra le sue lucide trecce. Come sei bella in mezzo alla primavera, o fresca Lucia! e sei sola su la terra [...]
[...] , ed è vecchia per gli stenti ed inferma,... se a quest'ora non è già a riposarsi nel cimitero di fianco alla chiesa. E il fratello? Chi sa [...]
[...] cari, scese dalle montagne natie ed ora, garzona d'un contadino delle valli, fila, guarda quei monti lontani e guida le capre alla pastura. La [...]
[...] madre ed il fratello erano così da lei chiamati, ma non erano tali. L'avevano allevata e tenuta cara finchè I'Ospizio dei Trovatelli passò loro [...]
[...] quindici lire al mese; dopo, con un tozzo di pane ed un paio di scarpe nuove, le insegnarono la strada, e serrandole dietro la porta: "Dio [...]
[...] t'accompagni, bambina mia!" e Lucia scese al piano ed ora fila, 39 guida le capre alla pastura e guarda quei monti lontani. "Se ritorni senza la capra [...]
[...] , pover'a te!" le ha detto dianzi Rosalba cacciandola a spintoni fuori della stalla. E Lucia lo sa che cosa l'aspetta se la capretta fosse [...]
[...] smarrita per sempre; lo sa, e col mento appoggiato sopra una mano tende l'occhio addolorato alle pendici del colle e pensa e singhiozza. "Se non ritrovo [...]
[...] la mia capretta, stasera non mi daranno da cena e Rosalba mi picchierà come l'altra volta:... mi fece tanto male al petto! O Dio, Dio!" Un [...]
[...] veloce, la fissava, non visto, coi suoi occhi d'ebano, e Lucia singhiozzando pensava: "Mi manderanno via.... domani! forse stasera! e non ci ho [...]
[...] colpa. Le ho munte stamani alle sei, le ho contate e c'erano tutte.... Dodici lire! e dove le trovo per dire a Rosalba: — Tenete; la capra è [...]
[...] smarrita e queste sono le dodici lire che costava? 40 — Ma non le ho! Non mi daranno da cena; Rosalba mi picchierà e mi chiameranno.... O Dio, Dio [...]
[...] !" Una folata di vento più forte le portò via il fiore dai capelli; si alzò lesta per riprenderlo e il core le fece un balzo d'allegrezza al rapido [...]
[...] fruscìo che sentì tra le foglie a pochi passi da lei e credè ritrovata la sua capretta. Il ramarro, spaventato dal movimento di Lucia, s'era [...]
[...] lasciato cadere dal ramo del fico salvatico, e, strisciando come una saetta, era corso a refugiarsi nel cavo d'una ceppa di castagno. Raccolse il [...]
[...] fiore e se lo accomodò più forte tra i capelli. A Lucia era caro quel fiore come tutti gli altri che ogni mattina coglieva per adornarsene il capo [...]
[...] e per offrirli la sera alla Madonna che pendeva a capo del suo letticciuolo. Anche quella sera non sarebbe mancato alla Vergine l'omaggio di [...]
[...] quel povero fiore. Lucia guardò il sole, e vedendo il suo disco mezzo tuffato sotto l'orizzonte lontano, sentì il proprio sgomento farsi maggiore e [...]
[...] gioja le balenò nei limpidi occhi celesti e, tra le spine, tra i sassi, attraverso ai rovi, ferendosi i piedi scalzi e gridando allegramente [...]
[...] : "Bianchina, Bianchina bella, Bianchina mia" corse, corse affannata verso il cespuglio dal quale era partito il belato, e, ficcandosi smaniosa tra i suoi [...]
[...] rami fronzuti, sparì fra quelli tutta lieta e sorridente. Lucia dall'alto della sua rupe non aveva scorto due occhi umani che da un'ora [...]
[...] lacrimavano di stanchezza, avventando faville assetate agli occhi suoi, alle sue spalle, al suo colmo seno, e credè messo dalla sua capretta il belato che [...]
[...] il ruvido Togno scaltramente aveva imitato, ed era corsa.... ed era corsa, povera Lucia! lieta e sicura come l'usignolo innocente corre [...]
[...] gorgheggiando nella bocca del rospo che digiuno lo guarda. Il vento è cessato; di quel ciuffo di frassini nessuna foglia si muove, e il sole già [...]
[...] . Tutti le 42 mossero lieti incontro; Lucia sola non si mosse nè si rallegrò. Aveva il viso acceso, un livido in una gota e i capelli e le vesti in [...]
[...] disordine.... "Se ti senti male, va' a letto," le disse Rosalba fattasi cortese dopo il ritorno della capra. E Lucia s'avviò stanca alla sua [...]
[...] e cadde sul suo letticciuolo dove aspettò il giorno spasimando. Togno quella sera non aveva sonno. Aguzzò tutti i pali per i gelsi della colmata [...]
[...] ; rifece la traversa all'erpice vecchio e fino al tocco dopo la mezzanotte rimase a frescheggiare su l'aja, cantando a gola spiegata. Era uno [...]
[...] sentire; la vecchia e fida Gigia si mise al galoppo scotendo allegra la groppa umida e fumante; Fiore sbadigliò pensando alla cena, e il sor Pasquale [...]
[...] moto rapido il naso e con altrettanta rapidità la rimesse al posto, brontolando un «Oh!» di compiacenza che voleva dire: finalmente siamo [...]
[...] movimento rumoroso: 46 i ragazzi cominciarono a strillare, Toppa s'avviò latrando incontro al calesse del padrone e la sora Flaminia corse in cucina a [...]
[...] Pasquale dal mercato di Cutigliano, e attese seriamente a dare l'ultima mano alla sua faccenda prediletta. Cinque minuti dopo la Gigia, che fu [...]
[...] tirata subito in rimessa per non lasciarla così sudata alta brezza tagliente della montagna, rispondeva soffiando e dimenando gli orecchi alle [...]
[...] sgarbate carezze dei monelli di casa e alle linguate di Toppa, che non era tanto per saltare addosso al padrone e al muso della cavalla. Ma quella [...]
[...] sera a' suoi ragazzi, dette un'ombrellata a Toppa e corse subito in camera col suo misterioso fagotto. La sora Flaminia, che lo aspettava a [...]
[...] , continuò a soffiare nel fuoco e a tirare avanti la cena, che in quel giorno come in tutti gli altri di mercato diventava un vero e proprio [...]
[...] ." "O che ha? o che ha? "Che sappia io, nulla; ma mi pare che abbia de' pensieri e dimolti." "Che t'ha gridato per la strada?" "No, gridato no; ma [...]
[...] giocherei con mezzo mondo. "E lui a dirmi che ero un bestione! e io a dirgli che in ventiquattr'anni che sono nella su' casa non l'ho ma' visto nè [...]
[...] dal maniscalco nè fare un minuto.... O non l'ha detto tante volte anche lui? Ma stesera, no! E lì a dire che non era vero nulla; e io a lasciarlo [...]
[...] dire. E lì brontola, e lì brontola!... O che lo so che abbia in corpo stasera?... Cecchino si fermi, lasci stare la cavalla! eppure l'altro [...]
[...] torno." "Pasquale! ragazzi! a tavola," ripetè la sora Flaminia. "Accidenti ai ragazzi!" disse Fiore fra i denti, e rimettendo al suo beccatello la [...]
[...] quelle quattro forche di figlioli, non ci voleva altro. Corsero tutti in salotto scapaccionandosi, e si piantarono a tavola tirando su col naso [...]
[...] e preparati alla solita osservazione, appena fosse scodellata la minestra: Così poca?! Rimasero meravigliati di non vedere ancora scodellato [...]
[...] ; si guardarono fra loro, tossirono, sghignazzarono, s'asciugarono coi tovaglioli la bocca e tutto il resto, e dimenandosi sulle seggiole [...]
[...] , domandarono tutti insieme: O babbo? La sora Flaminia intanto, col cucchiajone in una mano e la prima scodella nell'altra, aspettava guardando la porta [...]
[...] a petrolio attaccato al palco sul mezzo della tavola quando comparve Fiore nella stanza, e appena entrato: " 'O il padrone?" domandò! "Ma dove [...]
[...] ." "Sissignora; senta! è su che armeggia. Pare che metta delle bullette,... chi lo sa?" "Sì, sì. Andatelo a chiamare e ditegli che io intanto [...]
[...] fagotto che con tante pene aveva portato intatto attraverso al freddo e al nevischio per quattordici miglia di montagna, ed ora, prima di [...]
[...] qualunque come un oggetto d'una rarità favolosa. E pregustando le gioje della sorpresa che preparava ai suoi ragazzi, ai montanini dei dintorni, al [...]
[...] parroco e alla sora Flaminia, la quale in quel momento pensava che il suo marito doveva avere per la testa qualcuna delle sue solite grullerie, e [...]
[...] . "Eccomi, eccomi, Fiore; vengo subito," rispose amorosamente al servitore che lo chiamava, e allegro come quella pasqua dalla quale aveva preso [...]
[...] il nome, tutto inzaccherato e con gli stivali motosi sempre in piedi, scese in mezzo alla sua famiglia. Nel movimento d'allegrezza che si [...]
[...] doveva averla fatta grossa. "Pensa tu," per dire come pensò lei, "pensa tu che razza di lavativo gli hanno appiccicato questa volta!" E i timori [...]
[...] arrivavano a mezza polpa. "E questa volta? Dio me la mandi bona!" pensò la sora Flaminia, e guardò pietosamente le pillacchere di Pasquale che ingozzava [...]
[...] rumoroso la minestra ridendo da sè sotto i baffi. "Dio me la mandi bona!" e in tempo che raffreddava soffiandovi la prima cucchiajata "Dimmi [...]
[...] Pasquale indispettito. "Guarda con che mi vieni fòri ora!" "O non sei andato apposta al mercato?" "Fiore!" chiamò il sor Pasquale. "Fiore!" E 53 [...]
[...] passata di mente. 'Gnamo, 'gnamo, finiamola con queste seccature! guardate se questo è il momento!... Andate, andate, Fiore, e fate chetare [...]
[...] quell'accidente di cane, se no vengo di là e lo stronco. O a chi abbaja?" 54 "C'è il contadino novo...." "Ah! ditegli che stia zitto anche lui." La [...]
[...] signora Flaminia stava zitta e non alzava il capo dalla scodella. "Andate, andate," disse poi anch'essa a Fiore; "con Luc'Antonio ci ho parlato io [...]
[...] . Ho mandato Cecco sulla via maestra ad aspettarlo, e l'ho fatto venir qui." Poi cavandosi un foglio di seno e mostrandolo al marito. "Tieni [...]
[...] come giustificarsi, e ripetè a tutti che stessero zitti mentre nessuno fiatava. L'ora solenne, intanto, s'avvicinava a gran passi. Il sor Pasquale [...]
[...] scrupolosamente al mezzogiorno di quello di Cutigliano, e fra due minuti doveva sonare le 55 sei; fra due minuti la sua famiglia avrebbe goduto [...]
[...] della cara sorpresa, e la sua vittoria contro gli eterni dubbi, contro il tormentoso malumore della sora Flaminia sarebbe stata completa. Voleva [...]
[...] star fermo sulla sedia, e non gli riusciva; avrebbe voluto mangiare e bere indifferentemente, e non poteva: tantochè una volta si mise in bocca [...]
[...] un tappo di sughero sbagliandolo col pane; e un'altra, vuotò l'ampolla dell'aceto nel bicchiere di Cecchino, credendo di mescergli il vermutte [...]
[...] . Avrebbe voluto anche stare zitto, e questa era la cosa più importante, ma anche quello non gli riuscì e: "Ragazzi, ci manca poco!" disse non [...]
[...] potendo più reggere. "Ci manca poco!" e dette un sogghigno e rimpiattò furbescamente la testa fra le spalle e il petto, come uno spinoso al quale si [...]
[...] costato quel sospiro, nel Vedere che mancava soltanto un mezzo minuto alle sei, e: "Ora poi, zitti davvero!" disse con voce tremante; buttò [...]
[...] sotto la tavola un pezzo di lesso per chetar Toppa che mugolava, e con una mano alzata e guardando quasi in estasi la sora Flaminia, che mangiava [...]
[...] distratta e più seria di prima, rimase ad aspettare. Che tempesta di pensieri deve avere attraversato la testa di lui in quel mezzo minuto! Cambiò [...]
[...] signor Pasquale, e il cuculo mandò a breve intervallo tondo e sonoro, il suo secondo cuccù in mezzo al silenzio generale; eppoi mandò il terzo e il [...]
[...] sor Pasquale arrantolò allora un «Ah!» di ruvida gioja verso la sora Flaminia, e il cuculo, continuando, mandò il suo quarto lamento, eppoi [...]
[...] .... rimase lì. L'oriolo di cima scala, puntuale, suonò in quel momento le sei. La sora Flaminia guardò Pasquale e nel vederne tanto grottescamente [...]
[...] stralunata la faccia, non si potè più contenere, e scoppiò in una così larga risata che per un mezzo minuto almeno, buttatasi indietro a braccia [...]
[...] Pasquale facendo un movimento come per alzarsi, ma la sora Flaminia lo prevenne, si alzò e amorosamente gli disse: "Dove vuoi andare? sei stracco [...]
[...] ; vado io:" e preso un lume s'avviò allo scrittojo. Passarono pochi momenti, alla fine dei quali, avendo la signora Flaminia rimediato allo sbaglio [...]
[...] accanto, empiendogli continuamente il piatto e il bicchiere; e lo stesso Toppa, incalorito dagli ossi del lesso e dalle lische dei bròccioli che il [...]
[...] sor Pasquale gli dette e gli fece dare, insudiciò nella nottata anche il salotto bono, e stette tutto il giorno di poi nell'orto a mangiare il [...]
[...] palèo che scaturiva di sotto la neve. Il contadin novo, che era venuto per parlare di stime morte, fu fatto passare in salotto e anche con lui il [...]
[...] sor Pasquale si sfogò quanto potè. Lo chiamò sempre galantuomo, lo prese tre o quattro volte per il ganascino, gli dette da bere, e poi gli [...]
[...] parlò d'un po' di tutto: di politica, d'orioli, di storia, di geografia e del lunario novo; gli disse che le stelle eran mondi come il nostro, che [...]
[...] dentro la terra c'è una fornace di foco come in una carbonaja, e tante altre cose con molto disordine ma con senno abbastanza, e soltanto perdeva la [...]
[...] bussola quando il contadino gli entrava nelle stime morte; e allora, giù! attraverso, mescolava stime 60 morte e cuculi vivi, e stime vive e [...]
[...] cuculi morti, e durò finchè i ragazzi, che avevan cominciato a cascare addormentati per le seggiole e sulla tavola, non furono uno dopo l'altro [...]
[...] raccattati tutti, come feriti sul campo di battaglia, da Fiore e dalla sora Flaminia che li portarono a letto. Allora il sor Pasquale si chetò [...]
[...] ; licenziò il contadino, soffiò il lume della tavola, e, presa la sua lucernina, s'avviò soddisfatto e rosso com'un pomodoro verso la sua camera [...]
[...] anni! e come tutto è cambiato anche in quella famiglia di buoni campagnoli! Belli quei giorni per il sor Pasquale! che gioje sconfinate erano per [...]
[...] d'autore e della somma favolosa che doveva essergli costato e della impossibilità di trovare il compagno, perchè quello doveva esser venuto di 61 [...]
[...] certo dall'Americhe di là dal mare. E che risate di core, quando sentiva gli uomini far la bajata alle donne e ai bambini che ad ogni canto del [...]
[...] passerotti beccuzzano fra l'erba e si leticano tranquillamente, perchè da quella casa non parte nessun rumore che possa disturbarli. Gli anni volano [...]
[...] ! ne son già passati quindici da quella sera che fu tanto procellosa per l'animo del buon Pasquale, e tutto è cambiato anche in quella casa di [...]
[...] allegra e buona gente! I due figli mezzani, Natale e Gosto, sono morti: Peppe è segretario in un lontano comunello della Garfagnana, e non rimane in [...]
[...] casa che Cecchino, ora giovinotto 62 di ventidue anni, destinato a continuare nell'amministrazione del piccolo patrimonio. E anche il povero Toppa [...]
[...] l'ebbe un barocciajo di Pracchia, e non se n'è saputo più nulla; la sora Flaminia ha perso quasi tutti que' bei denti bianchi che metteva fuori fino [...]
[...] agli ultimi quando rideva di core, e il sor Pasquale è su a letto malato: oggi sta un po' meglio, ma è malato gravemente. La sua forte costituzione [...]
[...] colpo più forte lo risentì nel morale, poichè si fece malinconico e taciturno al punto che solamente un giorno o due della settimana usciva di [...]
[...] casa, standosene tutti gli altri, tranne poche ore, ritirato nel suo scrittojo a leggere e a pensare. Alla morte del secondo, poi, si ammalò. Passò [...]
[...] 63 fra letto e poltrona qualche mese e dopo non fu più lui. Nella sua mente, insieme con altri generi di turbamento, era entrata una specie di [...]
[...] impareggiabile oriolo col cuculo che, sia detto fra parentesi, era riuscito una perla, in due anni si fermò due volte, e quelle due volte erano state [...]
[...] Pasquale tutte le sere mentre lo caricava prima d'andarsene a letto. "Quest'altra volta tocca a me!" e lo diceva con tanta convinzione che [...]
[...] salute. 64 La primavera era inoltrata, e colle prime tepide brezze del maggio quella oppressione di respiro che lo tormentava, si aggravò tanto [...]
[...] , che il medico credè suo debito dire alla sora Flaminia che pensasse a parlarne col parroco; e la sora Flaminia mandò un sospiro e disse che [...]
[...] venti giorni che lo rimessi quando m'alzai e non ha fatto un minuto; ma quando si fermerà...." Don Silvio lo pregò di stare zitto e con una [...]
[...] discorso tanto e che proprio stava veramente benino. E ritornò su dietro a lei che, entrando in camera con la tazza, accennò subito sorridendo al [...]
[...] che da un momento all'altro aveva fatto un peggioramento da mettere in pensiero. Quando entrò il medico, Pasquale gli sorrise e gli disse: "Mi [...]
[...] rincresce per lei, povero sor dottore, che l'hanno fatto scomodare...." Eppoi, rivolgendosi alla moglie e a Cecchino: "Voi altri badate che non [...]
[...] resti scarico e non abbiate paura di nulla...." E rivoltosi di nuovo al medico: "Che mi farebbe male quell'uscio e quella finestra aperta [...]
[...] ?" "Anzi...." rispose il medico. E Cecco e la sora Flaminia corsero subito a spalancare ogni cosa, e alla folata di maestrale che inondò la camera [...]
[...] , Pasquale mandò un sospiro di contentezza e disse: "Ah! come mi fa bene!" 66 I boscajoli cantavano nella faggeta, e il medico e il priore si misero [...]
[...] sonare il mezzogiorno alla sua parrocchia, si ricordò del desinare, uscì dalla finestra andando verso Pasquale per congedarsi, e lo vide con [...]
[...] appeso a capo del letto. Corsero là tutti, intesero, staccarono l'oriolo dal muro e glielo mostrarono. Il sor Pasquale si alzò a sedere sul [...]
[...] letto, ci ficcò sopra gli occhi e cadde giù spossato balbettando: "Anche I'ora di Pasquale è sonata.... è sonata.... è sonata!..." Erano le dodici e [...]
[...] due minuti, l'oriolo di cima scala le aveva sonate, e il cuculo era rimasto in silenzio! La sera di poi quando la campana della parrocchia [...]
[...] sonava alle forre della montagna l'avemaria 67 della sera, il sole mandò i suoi ultimi raggi a riflettersi sulle fronti aduste e madide di sudore [...]
[...] all'anima benedetta del povero signor Pasquale. LA FATTA. "E allora," disse furibondo il signor Cavaliere, "quando uno è testardo fino a questo [...]
[...] punto, si fa così." Tirò fuori il roncolo, si chinò e ficcandolo nel terreno acquitrinoso del prato, levò un piccolo piallaccio sul quale era una [...]
[...] macchia biancastra come di gesso spento; lo rinvoltò nella pezzola e piantatoselo nella carniera, sputò con rabbia un pezzo di canfora che [...]
[...] teneva sempre in bocca pel dolor di denti, e senza neanche guardare i suoi compagni disse: "Io me ne vo!" I suoi compagni erano due: il Guardia della [...]
[...] bandita nella quale si trovavano a caccia, e il sor Alceste, figlio del segretario comunale e promesso sposo alla figlia del signor Cavaliere [...]
[...] maniere. O dunque se la fatta a me non mi pareva di beccaccia, dovevo stare zitto e dirgli: gnorsì, sissignore, come vòl lei?... Di beccaccia, Dio [...]
[...] mi mandi un tremoto, non è positivo. E quando farò lo speziale m'ha a venire a dettar leggi su quest'affari; ma ora come ora, a Gianni Cerri no [...]
[...] , per los Deo santissimo benedetto!" Il sor Alceste sospirava. E il Guardia continuò: "Lei signoria ha fatto da omo a non riscaldarsi. Ma quando [...]
[...] m'ha detto che come cacciatore aveva più stima a me che a lui, gli avre' dato un 73 bacio. E come l'ha presa attraverso! Ecco, ora si fa per dire [...]
[...] , o che son mosse quelle da un signore par suo? E ora che ha preso la fatta con sè, com'essere, che ne vorrà fare?" E il sor Alceste guardò la [...]
[...] buchetta fatta dal roncolo del sor Cavaliere e sospirò di nuovo. "Se a me, per esempio, mi dicessero: Cerri, te lo vòi giocare il cane? Mi gioco [...]
[...] seguitando il cane. E il sor Alceste, tutto cascante e sempre pallido come un morto, si avviò dietro al Cerri, che badava a dire: "Non faccia furia [...]
[...] .... Guardi! Ma lo guardi ora, eppoi mi dica se un cristiano potrebbe andare con più delicatezza sull'animale!... e io gli mandai a dire che se anche [...]
[...] giorno avanti, il Piovano aveva fatto colazione con quel signore forestiero, cambiò colore, corse, s'avventò a Burrasca, e fu in tempo a fargli [...]
[...] trattenere, fai pure il comodo tuo; io arrivo qui dal contadino a bere un bicchier d' acqua e me ne vado." Ma Gianni non poteva intendere, perchè [...]
[...] aveva fatto fare, mandando fischi e urli, gli lasciò andar dietro una schioppettata che fortunatamente non lo colse. Alle ventiquattro e mezzo [...]
[...] Ginevra tutta sottosopra: e io direi di lasciarle stare." "Ritornerò più tardi." Il signor Cavaliere intanto, dopo aver sigillato 76 accuratamente [...]
[...] sulla corte, all'ortolana; e l'ortolana l'aveva detto, come in confessione, al su' marito, il quale, dopo dieci minuti, l'aveva fatto risapere a [...]
[...] braciere di rame coi capi abbassati su quello a mescolare il fumo e lo sfriggolìo delle loro pipe lerce di gruma. Di lì partì la bomba; e un [...]
[...] quarto d'ora dopo non v'era anima viva, dallo zoppo di Lacchie al Sindaco, e da Melevizze al signor Piovano, che non s'occupasse seriamente della [...]
[...] naturale, s'erano agitate tante questioni zoologiche in canonica, dallo speziale e da Cencino tabaccajo, che ormai tutti erano stufi. Era stata [...]
[...] Dio vole, ce n'è per tutti se l'oste ne coce. Ci furon molti quella sera che non finiron neanche di cenare per andar fuori ad informarsi meglio; e [...]
[...] molti lasciaron perfino la briscola e il fiasco, perchè, secondo loro, l'affare era serio. In farmacia, dopo l'otto, v' eran già cose gravi e lo [...]
[...] dimostravano anche al difuori i capannelli di curiosi che vi passeggiavano davanti, accostandosi il più possibile alla vetrata; e lo dava a [...]
[...] divedere 78 anche il Piovano che al rumore che veniva di là dentro era sceso sul cimitero in ciabatte e colla pipa per ascoltar meglio e per domandar [...]
[...] notizie ai passanti. "A me non me la cantate, caro speziale, perchè io l'ho vista!" diceva il Sindaco passeggiando concitato in su e in giù per [...]
[...] la bottega. "Me l'ha fatta vedere prima di portarla al procaccia; e per me il Cavaliere ha ragione!... Che ne dice lei, maestro? Eppure c'era [...]
[...] saltato sulle ginocchia, e non trovava la via a rispondere. Ma finalmente, per uscirne, disse a fior di labbra: "Eh! sì! lo direi anch'io." "Allora [...]
[...] ' d'educazione," saltò su il maestro masticando veleno, "lei non offenderebbe, e lei è un ignorante!" Il medico, che in quel momento smaltiva [...]
[...] tirata, con quanta forza aveva, dal medico, 80 il quale urlando: "Vado via per non compromettermi," prese la porta e se n'andò. Di fuori intanto [...]
[...] batteva le mani e urlava "bravo!" a squarciagola. E lo speziale, che era corso sull'uscio, gridava da sentirlo a un miglio di distanza: "C'è il [...]
[...] tribunale, però, per la canaglia di cotesta risma! c'è il tribunale! e domani.... stasera.... subito... ! tanto lo vo' dire a tutti, sissignore, a [...]
[...] tutti che quel disgraziato delle Case Ros..." Ma non finì perchè il Sindaco gli tappò la bocca col pastrano, e con uno spintone lo rificcò in [...]
[...] bottega. Il maestro della banda uscendo, dopo poco, colla coda fra le gambe dietro al Sindaco, si provò a dirgli: "Sa? e' son gente quelle che [...]
[...] solo." E si allontanò soddisfatto e altamente compreso dal suo dovere, mentre il maestro schizzando bile se n'andò anch'egli a casa, dove [...]
[...] quella sera devon essere accadute di gran cose vergognose, dissero i casigliani di sotto, perchè si sentiron di gran tonfi e di grand'urli della sora [...]
[...] notizie aveva mandato lo Scardigli a prendere un sigaro da cinque e una scatola di fiammiferi, seppe che nella bottega della Biagiotta s'eran [...]
[...] picchiati, e gli avevan rotto un vetro che costava du' franchi. In fattoria, poi, il sor Gustavo e il Rapalli (un fiero agente elettorale che prima [...]
[...] d'aver sette ponci in corpo non andava a letto) avevan fatto una scommessa di cento lire. "Poco giudizio, poco giudizio!" osservò il Piovano. E [...]
[...] , dette un'occhiata al tempo e se n'andò a letto. In casa del Cavaliere non si sa quello che accadesse, perchè dopo tornato lui da consegnare [...]
[...] quella roba al procaccia, tutte le finestre restarono chiuse ermeticamente, e soltanto l'uscio di strada si riaprì un momento alle dieci quando Gustavo [...]
[...] andò a letto alle nove con un dolor di capo da impazzare, e il povero sor Alceste non trascurò, è vero, per distrarsi, la sua occupazione geniale [...]
[...] di fare fiorellini di carta colorata, ma svogliato e senza ombra d'ispirazione. Nessuno a cena volle mangiare, e lui solo, per non dare, disse [...]
[...] , altri dispiaceri alla mamma, inzuppò un biscottino nel rosolio e alle nove e un quarto si ritirò. Siamo all'ottavo giorno dopo l'accaduto. Il [...]
[...] postino è disperato perchè il signor Cavaliere da sei giorni non gli lascia pelle addosso, e lo minaccia 83 di fargli perdere il posto, perchè [...]
[...] , veh! "O senta; la lettera non c'è, l'ha capita? e smetta di rompermi,... perchè se siamo poveri, non ci hanno mica a mangiare a morsi peggio del [...]
[...] pane.... Sissignore! E quando la lettera ci sarà, accidenti a chi gliel'ha scritta!" Il postino si lasciò andare un po' troppo, lo disse anche [...]
[...] il Nardini; ma era compatibile, perchè bisogna sapere che il Rapalli da due anni si scordava di dargli il Ceppo, e il povero postino l'avrebbe [...]
[...] , e gli toccava portargliele fino a casa sua quasi un miglio più su della Madonna del Grilli. "Questi bighelloni mangiapanacci a ufo!" continuò [...]
[...] prepotente del dottore, se Dio vole, se ne va." "A rotta di collo!" "Brava Biagiotta! a cotesta maniera!" "E più che altro, l'ho caro per quella [...]
[...] strega muffosa della su' moglie. Bella collo spènserre di velluto! eppoi se lo leva e va a rigovernare. L'ho vista io, sapete? con tutta la su [...]
[...] ' piatti di cucina, credo che non sappia sonare neanche le campane." "Non potevi dir meglio. E per me, se avanti che se ne vada, gli dessero un [...]
[...] carico di legnate, come l'ebbe quello delle Scòle anno di là, vorre' dare una candela d'un paolo al Santissimo Crocifisso, e da cena a tutti. O del [...]
[...] Guardia Cerri l'avete saputo?" "Che gli hanno fatto?" 85 "Dice che è sotto processo, perchè quel giorno che il signor Cavaliere e Alcestino si [...]
[...] presero a parole ne' prati dell'Arzillo, tirò, dice, una schioppettata al su' cane, e prese invece un contadino che era a far l'erba in una fossa [...]
[...] , che l'acciecò mezzo, e gli fece subito referto." "Non lo sapevo." "E un affar di nulla! Fu arrestato la mattina subito, e dice che gli ci [...]
[...] vorrà du' mesi di prigione e secento lire di multa, se gli basteranno." "Ci ho gusto!" "Sode!" "Guah! ecco quello sbuccione del procaccia. O che va [...]
[...] dal sor Cavaliere?" "Pare!" "Ah! ho capito. Di certo gli porta la risposta di quella famosa roba." "Mah!" "A proposito! e questo matrimonio [...]
[...] popolazione per la sua bontà; il Cavaliere era nelle grazie dei più pei suoi quattrini. E i partiti s'erano definiti nettamente in questa occasione, e [...]
[...] . Vada, vada." 87 "Vado subito. E voi, Cencio, fatemi il piacere: mandate ad avvisare il sor Gustavo che a quest'ora dev'essere in quel posto di [...]
[...] certo." Il Rapalli andò dal Cavaliere; Gostino corse a cercare del sor Gustavo, e Cencio rimase a far gente sulla bottega. La notizia si sparse [...]
[...] affettando la più grave indifferenza; il fabbro e il calzolajo vennero fuori coi loro arnesi in mano figurando di guardare il tempo, e dopo poco tutti [...]
[...] gli abitanti del paese, eccetto il Segretario e il sor Alceste che la Biagiotta giura d'aver visti alla finestra a guardare dalle stecche della [...]
[...] della fatta. "Ma abbiate pazienza," badava a dire Cencio, 88 "cotesto è segno che non avete girato, e che del mondo ne conoscete poco. E io avre [...]
[...] stare, ma me non mi persuadete." "E allora vòl dire che con voi non ci si ragiona, perchè la chimica.... ora m'è venuto. È un professore di chimica [...]
[...] quel professore. E quando a quella gente lì, vedete? gli avete fatto vedere, vo' dir poco, quanto di qui al pozzo, con rispetto parlando, anche [...]
[...] camminando a gran passi verso casa. Aveva la faccia lieta e tanto sicura, sognando la vincita delle cento lire, che Cencio ne prese buon 89 augurio per [...]
[...] in mano, scoteva il capo, e guardava desolato in un amaro silenzio il Rapalli, che appoggiato alla spalliera d'una poltrona stringeva le labbra [...]
[...] per non lasciarsi scappare una risata, e ad intervalli, scotendo anch'egli la testa, diceva: "Eh! pur troppo che è così!" Gustavo capì che [...]
[...] bisognava stare zitti, e si mise in disparte a sfogliare un album di fotografie senza aprir bocca. Dopo qualche minuto di silenzio, il Rapalli fece [...]
[...] un inchino al Cavaliere; strinse la mano a Gustavo e se ne andò. Appena fu per le scale, s'ingozzò il cappello fino agli occhi, si rizzò il [...]
[...] , e quando vi fu giunto davanti, Cencio l'abbordò dicendogli: "Ma dunque è deciso sì o no? perchè a me 90 mi preme la beccaccia del Cappellano. Si [...]
[...] pol sapere di che bestia era questa famosa fatta?" Il Rapalli lo tirò da parte, e, accostatagli la bocca all'orecchio: "Zitto! Cencio," gli [...]
[...] disse, "mi raccomando, se no la prima fischiata è nostra.... Era di pollo!" LA PIPA DI BATONE. Lo scoppio d'una tempesta di grida e di tonfi sulla [...]
[...] tavola, che partiva da un gruppo di quattro allegri giovinotti, l'uno figlio di Batone e gli altri amici di casa, era la chiusa obbligatoria [...]
[...] piano del focolare. "Eh, maledetto voi altri e la vostra calabresella!" gridò Batone, buttandosi carponi a raccattare i frammenti della pipa; ma [...]
[...] la sua imprecazione restò affogata sotto un nembo di: 94 "Tutte nostre, se buttavi l'asso quando ti ci ho chiamato!" "E della napoletana a cori [...]
[...] dovevi battere!" "Sì, sì!" "No, no!" E giù, un altro diluvio di tonfi, urli e imprecazioni più grosso del primo. "Benedetto voi altri e le vostre [...]
[...] dormiva che era un amore, e ora sentite che bella musica! e ninna e ninna e nanna...." E così canterellando si mise a cullare sulle ginocchia [...]
[...] una bella bambocciona grassa e fresca come una rosa, la quale sbertucciandosi lo scuffiotto di lana gialla univa i suoi strilli alle grida dei [...]
[...] capo basso inginocchiato sul sodo del camino. "Di che cerco, eh?" rispose Batone fra il desolato e lo stizzito, "di che cerco, eh? Eran [...]
[...] seccasse la gola a quanti siete, non sarebbe il vostro avere.... Eh sie! il pezzo più grosso eccolo qui! va' all'inferno 96 anche te." E con un [...]
[...] calcio mandò nel fuoco gli avanzi della pipa e si rincantucciò di nuovo taciturno nel fondo della sua panca. La bambina aveva ripreso sonno; la ninna [...]
[...] vecchio e quindi la Carlotta, quasi interrogandola con lo sguardo sulla catastrofe della pipa. Alle quali mute interrogazioni la Carlotta [...]
[...] rispondeva con un movimento della testa e degli occhi che voleva dire: Non ne so nulla nemmen'io; stiamo zitti, se no si fa troppo dispiacere a questo [...]
[...] pover'omo. Tutti tacquero per alcuni altri momenti, e Batone mandò fuori a breve intervallo due lunghi sospiri, dopo i quali, quasi rispondendo [...]
[...] certa compassione del vecchio, perchè fino da bambini erano avvezzi ad amare quella mite e robusta natura di popolano, e perchè, correndo col [...]
[...] pensiero alla pipa che tutti avevano in bocca, comprendevano abbastanza il suo dolore. "Non vi starò a dire, perchè tutti fumate e ve lo figurerete [...]
[...] rammentava troppe cose.... troppe! La comprai l'anno della piena, e la rinnovai per l'appunto quella mattina.... 'Gnamo, 'gnamo, guardate dove [...]
[...] mi fate entrare! Noe, noe, via, lasciatemi stare; accidenti alla calabresella, a chi l'ha 'nventata e a' vostri urlacci dannati!" "Giù, giù [...]
[...] raccontare, son vecchio, e non son più bono a nulla. Ma quand'ero ne' mi' cenci.... Un gigante non son mai stato, si vede anc'ora; ma con queste [...]
[...] braccia che ora pajon du' ossi vestiti di pelle, ho fatto qualche cosa anch'io, e a que' giorni, omo per omo, ve lo giuro sul capo di quella [...]
[...] creatura, a Batone non gli ha fatto mai paura nessuno, mai! Prepotenze no; ma mosche sul naso, per grazia di Dio e del mi' fegato, mi ce ne son [...]
[...] lasciate posar sempre poche, ma poche davvero. E dite pure che quando voi altri sarete arrivati a fare la metà di quel che ho fatto io.... Basta [...]
[...] ; ho fatto quel che ho potuto, e quel che ho fatto, Dio mi vede nel core, l'ho fatto sempre a bon fine, e per aver voluto bene a tanti, che poi se [...]
[...] m'hanno potuto far del male, se ne sono ingegnati." Si guardò le braccia, scosse la testa sorridendo malinconicamente, e con voce stanca [...]
[...] portare il cappello alto e dimolto; e tanti signori, ma proprio di quelli di garbo, quando m'incontrano 99 per la strada non hanno scrupolo nè [...]
[...] punto nè poco a fermarmi e a stringer la mano, come dicono loro, al vecchio galantomo." I quattro giovani a poco a poco si erano tirati con le [...]
[...] seggiole intorno al focolare, fissando in silenzio con aria mista di curiosità e di trista compiacenza l'abbronzata faccia del vecchio, ne' cui [...]
[...] occhi, allorchè riandava ai tempi passati, guizzava agile e fiera un'ultima scintilla di fuoco giovanile. Ed anche la Carlotta, che dopo aver posata [...]
[...] , partecipò all'attenzione degli uomini, adagio adagio si pose a sedere sull'altra panca del camino facendo macchinalmente la calza, e guardò il [...]
[...] , e dopo esser rimasto alcuni momenti con la testa fra le mani, triste e silenzioso come coloro che si preparavano ad ascoltarlo, alzò la faccia [...]
[...] sgomenta, e fissando lo sguardo 100 sopra una seggiola disoccupata che era rimasta in un canto della stanza, parlò: "L'Agnese voi altri l'avete [...]
[...] conosciuta tutti. " "Se l'abbiamo conosciuta!" "Era una bona creatura; ma si vede che era nata sotto cattiva luna. E su' primi tempi era stata [...]
[...] vendere e la bottega sempre piena, perchè ferrava che, come lui, bisognava girare dimolte miglia eppoi fermarsi lì. E che bella sposa s'era fatta [...]
[...] !" "Bella!" disse Togno. "E che belle creature che aveva!" osservò la Carlotta. "Povera figliola! era destinato che non se le dovesse godere [...]
[...] ," continuò Batone. "E quel che è vero bisogna dirlo, che per la su' bimbina maggiore ci aveva un gran debole, e si vede che Gesù benedetto la volle [...]
[...] visitare, perchè sul più bello, quando se la teneva come una reliquia, perchè cominciava a saper leggere quasi come il sor Annibale e a mettere in [...]
[...] piccina, la quale, senza destarsi, alzò una manina e si percosse dove sentiva pinzare. E siccome la Carlotta si voltò a guardarla riscotendosi [...]
[...] quell'animale!" "Dio lo voglia!" rispose la Carlotta, e si chinò sulla culla a respirare il fiato della sua creatura. "Dunque, già," riprese Batone, "quella [...]
[...] bimbina gli morì.... gli morì com'essere alle nove e mezzo di stamattina.... Che giornata fu quella, ragazzi miei! voi altri eri a lavorare [...]
[...] foravia e non ve lo potete mai figurare....; gli morì alle nove e mezzo, come dicevo, si messe subito a pulirsela e a vestirsela da sè, chè Dio [...]
[...] guardi avergli detto: lasciate fare a noi; alle due aveva finito d'accomodarla co' su' fiori del su' orto e ogni cosa, e mezzo minuto dopo la [...]
[...] voltò anche Batone, e dopo aver dato un'occhiata alla solita seggiola: "Era una serata come questa," proseguì. "Eccola laggiù! mi par d'averla [...]
[...] vento! un'acqua! un bujo!... Lei era lì in quel cantuccio su quella seggiola laggiù colla spalliera troncata, che fra uno sbadiglio e I'altro [...]
[...] dava de' punti alle toppe del mi' pastrano vecchio, e a ogni ventata più forte si scoteva, e mi guardava e mi diceva: — Batone, o che sarà di noi [...]
[...] ? Dio ce la mandi bona! senti l'Arno come muglia! ho paura. — E aveva ragione, poverina, perchè in tempo che si discorreva aveva già strappato in [...]
[...] du' posti e aveva già portato via 103 la capanna di Natalino e tutte le cataste del sor Ippolito, che ci perse quasi più di trecento monete [...]
[...] . — Lascia piovere, lascia — gli dissi — siamo a mezzo novembre, e se non si sfoga ora sarà peggio poi. Piuttosto, guarda, mi viene in mente una cosa [...]
[...] , e quando io che m'ero appisolato qui nel canto mi svegliai e sentii sonare la mezzanotte, lei era sempre lì che taroccava perchè la rete era [...]
[...] bilancia nova. — E ci avviammo a letto. "La mattina andai. Per la strada mi fermai all'Appalto a comprare una crazia di tabacco e 104 quella pipa [...]
[...] .... Arrivo sul puntone; do un'occhiata, all'Arno: faceva paura! Monto la mi' bilancia, accendo la mi' pipetta e tutto contento mi metto a calare lì [...]
[...] sottile sottile come d'una ragazzetta che urlava: — Ajuto, ajuto! aff.... affogo, — e mi vedo venire di contro, lesto come una saetta, un fagotto [...]
[...] bigio che si svoltolava nell'acqua. Lasciare la fune della bilancia, levarmi gli scarponi e la cacciatora fu un baleno e, giù.... Aaah! l'acqua [...]
[...] era troppo ghiaccia. Per un momento mi sentii tutto come rattrappito dal granchio e almanaccavo di qua e di là, tanto per tenermi a galla, ma [...]
[...] senza quasi sapere quello che mi facessi; quando a un tratto risento: — Ajuto, ajuto! — e ti vedo forse a un mezzo tiro di schioppo lei, in mezzo a [...]
[...] un rèmolo che se la frullava in tondo come una penna, e che urlava da schiantare il core: — Oh, mojo, oh, mojo! mamma, mamma, mojo! — Batone [...]
[...] m'intirizziva si mutò in un bollore che mi pareva di prender foto, e mi sentii tornare nelle braccia la forza d'un liofante. Notavo com'un pesce e in [...]
[...] quattro palate gli fui addosso. Lei che s'accorse d'avermi vicino, ricominciò a urlare più disperata che mai: — Salvatemi, salvatemi! — e si [...]
[...] storceva e allungava le mani per agguantarmi...." "Vergine santissima!" esclamò la Carlotta rabbrividendo. Gli uomini tacevano e guardavano fissi la [...]
[...] faccia del vecchio. Nel calore del racconto, Batone si era alzato dalla sua panca e, ritto nel fondo del camino, sulla cui parete affumicata [...]
[...] campeggiava la sua bruna figura scabra e robusta come il tronco d'un vecchio cerro, con una mimica più eloquente della rozza parola, così [...]
[...] schizzar gli occhi di testa, 106 e con quell'altra mano mi s'agguantò alla barba e me la tirava da farmi vedere le stelle. Per fortuna avevo [...]
[...] sempre le braccia libere e alla peggio mi tenevo a galla. "In questo tempo la corrente ci aveva ripresi e ci volava via come fulmini. lo con quanta [...]
[...] forza avevo lavoravo per staccarmela, ma non c'era verso: la staccavo da una parte e mi si riattaccava da, quell'altra; mi levava l'unghie dalla [...]
[...] barba e me le ficcava nelle gote e ne' capelli.... A un tratto m'avvedo che la corrente ci portava a sbacchiare nella sassaja delle grotte! Dio eterno [...]
[...] ! ecco la mi' ora, son morto, son morto! E nello stesso tempo, come se fossi entrato nel ritrecine d'un mulino, mi sento svoltolato e sbatacchiato [...]
[...] giù attraverso alle palafitte...., e quella a stringermi più che mai! nell'abbaruffarci mi s'imbrogliarono anche le gambe fra le sottane e in un [...]
[...] batter d'occhio mi sentii tirare a capo fitto nel fondo, come se m'avessero legato una macina al collo." "Dio del cielo! e voi, babbo?" domandò [...]
[...] , la morsi, mi spellai le mani e la faccia nelle pietre.... A un tratto, eccoci daccapo a galla!... Lasciami! Dio eterno, nulla! ebbi appena tempo [...]
[...] di ripigliar fiato e daccapo giù!... Quello che mi passò per la testa in que' momenti, non lo pol sapere altro che chi ci s'è ritrovato. Mi [...]
[...] pareva di scoppiare; sentivo un buratto negli orecchi e un frizzore negli occhi e nel naso come se mi ci fosse entrato dello zolfo....: pensai alla [...]
[...] anch'io, ma tutte le volte che mi provavo mi pareva che mi tirassero una martellata nel capo e sentivo la morte che veniva, veniva.... Faccio un [...]
[...] morta?! — e mi scivola via e non me la sento più accanto! Cercai, annaspai colle mani e co' piedi, ma nulla! Allora poi cominciai a sentire che [...]
[...] noti resistevo più; le forze se n'andavano, la 108 memoria m' abbandonava e, Dio mi perdoni, non pensai più a lei; cercai di tornare a galla e mi [...]
[...] riescì, ma rovinato e sfinito com'un moribondo, raccomandandomi l'anima perchè ormai m'ero fatto perso. "A un tratto mi sento strisciar roba sul [...]
[...] sangue che mi restava e tirarmela dietro sulla ripa fu tutt'una.... Quello che feci dopo non lo so. La sera verso le sette mi trovai in casa di [...]
[...] Bagnolino delle steccaje sopra uno strapunto vicino al foco e lì mi resero ogni cosa: le mi' scarpe, la cacciatora, la bilancia e quella pipa [...]
[...] , chè avevan ritrovato tutto sul puntone, e mi dissero che era viva anche lei." "Ah! ma dunque?..." "Era viva anche lei, povera Agnese!..." "Agnese [...]
[...] !" "Lei; proprio lei! Che bella carità gli feci a 109 salvarla, eh? Ma Dio c'è per tutti e avrà pensato anche a quell'anima sconsolata," disse [...]
[...] Batone, e ritornò a sedere in fondo alla sua panca, brontolando: "Com'è finita male! com'è finita male! e non se lo meritava.... Il destino, il [...]
[...] destino!" E per alcuni minuti rimase immobile col capo alto appoggiato alla mensola a guardare le faville che si perdevano crepitando su per il bujo [...]
[...] della cappa. In questo tempo la Carlotta, dietro un cenno di Cencio, s'era alzata camminando in punta di piedi, e dopo aver messo sulla tavola [...]
[...] sei bicchieri e un fiasco di vino, era ritornata al suo posto. Batone la guardò, e: "Carlotta, accendimi il lume; voglio andare a letto." "No, no [...]
[...] !" dissero tutti insieme. "Un momento, Batone, cinque minuti soli; si vòl bere un bicchier di vino alla vostra salute, e voi dovete bere con noi [...]
[...] , se no ci fate torto." E gli si accostarono porgendogli ognuno il proprio bicchiere colmo. Batone non voleva parere, ma era commosso, e ricusò [...]
[...] lume, ma il suo braccio tremava e nel portarselo alla bocca se lo versò mezzo giù per la barba. "Ah! lo vedete!" disse indispettito, "non son più [...]
[...] bono a nulla. Lasciatemi stare, lasciatemi stare. giovanotti." "È allegria, Batone, è allegria! alla vostra salute!" e bevvero battendo insieme [...]
[...] i bicchieri. "Sì, sì; voi altri chiamatela allegria, e io la chiamo vecchiaja. Carlotta, il lume." Lo prese e accompagnato dagli sguardi de' suoi [...]
[...] giovani amici, con passo vacillante si allontanò nel fondo della stanza, grattandosi il capo e brontolando: "Eran diciott'anni che ci fumavo [...]
[...] .... E anche lei è finita.... Com'è finita male! Com'è finita male!" VANNO IN MAREMMA. Questa me la raccontò nel canto del foco l'amico Raffaello [...]
[...] , quella sera che m'invitò a cena a mangiare le pappardelle sulla lepre. Il sei di decembre dell'anno passato, te ne ricorderai e se non te ne [...]
[...] ricordi non importa, fece un tempo da diavoli. A guardare la montagna poi, era uno spavento; e anche di quaggiù si sentiva la romba della bufera [...]
[...] . — Io son fatto peggio delle gru; più cattivo è il tempo, e più sento il bisogno d'essere in giro. E volli uscire con lo schioppo in cerca di [...]
[...] qualche animale. 114 A un mezzo miglio da casa, sulla via maestra, incontrai Maso del Gallo tutto imbacuccato, e lo fermai per sentire se sapeva [...]
[...] contro le spalle, ci tormentava sbacchiandoci nel collo un nevischio duro e tagliente come vetro. Distratto da una truppa di cinque persone che [...]
[...] bocca al lupo; ma torni indietro, dia retta a un ignorante.... brèèèè!..." E si allontanò lesto lesto, battendo forte i piedi per riscaldarsi. Io [...]
[...] montagna, snidate dal rigore della stagione e dalla fame: il babbo, la mamma, due ragazzetti sotto i dodici anni e una bambina che, come seppi dopo [...]
[...] pelle di volpe, calzoni formati di cento toppe di altrettanti colori sudici e sbiaditi, e giacchetta di mezza lana quasi nuova di sotto alla quale [...]
[...] scaturiva la lama d'una roncola e il manico d'una manderetta raccomandate alla cintola, e teneva per il ferro una scure, servendosene come di 116 [...]
[...] come il babbo, con più uno straccio di pezzola passata sopra al berretto e legata sotto la gola per difendersi il collo dalla neve. Il primo, con [...]
[...] stratte misurate il fratello minore che gli andava dietro frignando e zoppicando, forse pei geloni ammaccati dentro un paio di scarponi da uomo [...]
[...] sfondati e senza legacciolo. Questo piccolo disgraziato, a forza di rasciugarsi il moccio e le lacrime con la manica della giacchetta, se l'era ridotta [...]
[...] sotto al grembiule, e con l'altra quasi strascicava la 117 bambina che, inciampando in tutti i sassi, le andava dietro come un orsacchiotto [...]
[...] , rinfagottata in un lacero giacchettone da uomo che gli toccava terra. Aveva i suoi duri zoccoletti di legno, e le mani rinvoltate dentro a degli [...]
[...] collo e li balestrava ora di qua, ora di là dalla via, facendo schioccare come fruste que' po' di cenci che avevano addosso. "Vanno in Maremma [...]
[...] !" avea detto Maso. "Quando ci arriveranno? Come ci arriveranno?" Questo chiedevo a me stesso, e non sapevo levar gli occhi da dosso a quel [...]
[...] col vecchio capofila, e affrettando il passo, in pochi salti gli fui accanto. "Stagionaccia, galantuomo," dissi per attaccare discorso [...]
[...] voleva dire un — perdio — di quelli che chi li tiene in corpo è bravo, mi guardò, sorrise, e continuò: "Non c'è mica poi tanto, sapete. Di qui [...]
[...] passerà poco le cento miglia. Si va su su, adagio adagio, coll'ajuto di Dio, e quest'altra settimana, alla più lunga sabato, s'arriva. La strada, non [...]
[...] dubitate, la conosco bene; son trentacinque anni che la faccio; la sorte m'ha sempre assistito e per grazia del cielo eccomi qui. L'anno [...]
[...] per guardarmi, e dando un inciampicone negli zoccoli di suo padre, andò a battere il naso nel sacchetto delle castagne che il vecchio teneva a [...]
[...] spalla. "Ci menai questo solo l'altr'anno. Fino a Grosseto, come Dio volle, ce la fece; lì però gli si sbuccicò un piede e mi toccò portarmelo a [...]
[...] ?" "Questi due son miei, sissignore; e quella bimbetta che, se la guardate, ha ott'anni finiti e non gli se ne darebbe sei da' gran patimenti di su' madre [...]
[...] rendo più. E quella è Zita, la mi' moglie." "Bon giorno, sposa," risposi ad un saluto malinconico che mi fece con gli occhi movendo appena la [...]
[...] testa. "E perchè, dovendo condurre questi poveri piccini, non sei andato col vapore o almeno con un po' di baroccio?" "Ci sarei andato [...]
[...] farina per isvernare." "Sta bene; ma per la via come la rimedi?" "Si fa alla meglio, a dirlo a voi; si va alla carità di questi contadini e, per [...]
[...] dirla giusta, pochi fin qui me l'hanno ricusata la capanna per dormire e un tozzarello di pane. Lì ci abbiamo de' necci," e mi accennò il [...]
[...] paniere della moglie, "e qui dentro ci ho delle castagne, che se non ci segue disgrazie di doverci fermare, ci basta quasi per arrivare al posto [...]
[...] ." Detti un'occhiata al paniere, al sacchetto e a quelle cinque facce sofferenti, e mi sentii correre istintivamente la mano al portafogli. Presi quel [...]
[...] poco che mi parve, perchè, tu lo sai, disgraziatamente ho da pensare troppo a me, e accostatomi al bambino maggiore gli detti con cautela [...]
[...] , perchè non vedesse suo padre, un piccolo foglio. Mi guardò 121 spaurito, guardò quel che aveva nella mano, e chiamando suo padre incominciò a gridare [...]
[...] vi rimeriti...." "Non importa, non importa. Addio, monello; buon viaggio e buona fortuna, galantuomo." "Altrettanto a voi, signore, e state fiero [...]
[...] ." Quando la madre, che aveva mantenuto i suoi dieci passi di distanza, mi passò davanti "Dio vi benedica," mi disse. E stetti qualche momento a [...]
[...] vederli allontanare tra la bufera, che rammulinava la neve sempre più gelata e più folta fischiando attraverso agli alberi brulli della via. Qui [...]
[...] maggio le braccia robuste, e il vento canta alla primavera tra le sue fronde sonore. Canta alla primavera che ride intorno odorata, e nuota [...]
[...] voluttuosa sull'onda delle verdi mèssi e tra i pampani e tra i fiori ondeggianti a un limpido sole, cullando ne' loro aperti calici l'amore di [...]
[...] mille insetti felici; e il polline giallo, commosso da tante ebbrezze, vola col vento a preparare altri profumi, altri fiori alla eterna giovinezza [...]
[...] dei campi. In mezzo a tanto lusso di vita, stanchi nelle membra e freddi nel core, una bianca vecchierella 126 e un magro vecchietto, seduti uno [...]
[...] accanto all'altro all'ombra della querce, godono tranquilli il riposo del meriggio. "Fa caldo oggi, sapete! fa caldo." E così dicendo, la [...]
[...] giovereccia vecchierella si allenta il busto, si scioglie il nodo alla pezzuola che le fascia la testa, e facendosi vento con quella, si abbandona [...]
[...] memoria, e appoggiandosi anch'egli al suo fascio di trifoglio, ripesca un frammento d'ottava da lui improvvisata sessant'anni or sono, una notte [...]
[...] d'agosto, sotto la finestra della sua Gioconda; e guardando smemorato all'aria, pensa e canta a bassa voce: Se ancor, dolcezza mia, se non [...]
[...] sapete Dove per me s'è aperto il paradiso, Guardatevi allo specchio e lo vedrete Tutto dinanzi a voi nel vostro viso.... Oh! com'era bella, com'era [...]
[...] bella Gioconda a sedici anni! Nella sua bianca casetta accucciata all'ombra d'un noce e di due giovani gelsi, stava 127 sempre la gioja, e [...]
[...] Gioconda era l'idolo di tutti, perehè anche le sue compagne, buttato da parte ogni piccolo sentimento d'invidia, se la guardavano compiacendosene e [...]
[...] le volevano bene. La stanza del suo telajo situata a terreno dava sulla via; lì era il ritrovo favorito delle sue liete vicine, e fra i discorsi [...]
[...] , i canti e le cordiali risate, moveva sempre di là un festoso baccano che riempiva di buon umore il viso delle povere nonne, sedute lì presso [...]
[...] sulle porte a filare, le quali si beavano in quelle risa e in quei canti come in un ritorno soave alle gioje perdute dei loro giovani anni. I [...]
[...] vittime predilette; Cecco aveva le gambe torte; Pippo si struggeva de' baffi e s'insegava e si martirizzava continuamente quelle quattro setole che [...]
[...] non volevano allungare; lo Spagnolino buttava i piedi a gallo, e Rocco, povero Rocco! aveva la lisca. E lo strapazzavano e gli facevano il verso [...]
[...] tutte le volte che timido timido si affacciava a 128 tartagliare qualche goffa galanteria; e allora ridi pure, amore mio! ed erano tali risate che [...]
[...] ripigliar fiato. E Rocco si allontanava afflitto, colla coda fra le gambe, pensando alle trecce della sua Gioconda, e sospirava più fitto dei [...]
[...] pancia del su' povero ciuco, e a palpare le cosce delle sue giovenche, orgoglio della casata, invidia dei contadini dei dintorni e ghiottoneria [...]
[...] troppo preziosa per Simone macellaro. Ma quelle risa e quei canti a volte cessavano ad un tratto; e allora le bianche nonne del vicinato, capito [...]
[...] subito di che si trattava, alzavano gli occhi dal fuso e voltandosi verso la porta del telajo vedevano Maso, che, appoggiato con artistica posa [...]
[...] allo stipite di quella, girava su quel gruppo di fresche giovinotte i suoi fieri occhi innamorati per incontrarsi con quelli dolci e sereni della sua [...]
[...] 129 Gioconda, la quale, fatto un languido saluto, arrossendo gli abbassava sulla spola che allora cominciava a correre più agile e più rumorosa [...]
[...] mura di quella bianca casetta! Quante confuse memorie sotto l'ombra di quel noce e di quei gelsi, sempre verdi e frondosi come a quei giorni tanto [...]
[...] lontani! E nulla par cambiato là intorno. Quelle siepi cariche di fiori di biancospino, quegli argini smaltati di rosolacci e di pratoline che [...]
[...] giovani amiche che godevano al riflesso della sua bellezza, passava fresca e profumata come una rosa, con gli sguardi a terra fra le occhiate di [...]
[...] fuoco dei giovanotti che l'aspettavano sparsi qua e là in piccoli gruppi lungo la via. E fra quei giovanotti c'era anche Maso, ravviato, lindo [...]
[...] , con la barba fatta d'allora, con la sua bella giacchetta di frustagno 130 turchino, cappello nero di felpa e garofano rosso dentro al nastro di [...]
[...] quello. E a lui toccava una occhiata e un lieve sorriso che lo spingeva a stendere affettuoso un braccio sul collo dell'amico più vicino, ed a [...]
[...] correre subito in fondo di chiesa accanto all'altare, per chiedere, in tempo della messa, un altro sorriso almeno e un'altra occhiata alla sua Gioconda [...]
[...] , che tutta rossa e confusa gliene dava mille pur non volendogliene dare nemmeno una. Dio avrà perdonato a Maso la profanazione, perchè anche il [...]
[...] povero priore morto non credeva di far male quando voltandosi al Dominus vobiscum guardava il cielo, il viso di Gioconda, e riportava puri i suoi [...]
[...] occhi sulla mistica mensa. E Gioconda e Maso non poterono mai essere sposi. Si amarono lungamente, si amarono molto, si amarono forse troppo [...]
[...] ...., ma il destino non li volle uniti. Quando lui tornò da fare il soldato, dove stette diciotto anni, la trovò sposa e madre di quattro bambini [...]
[...] . Rocco, quello della lisca, delle pedate al ciuco e delle grasse giovenche, l'aveva sposata già da dodici anni. Rocco ebbe da quel tempo fino alla [...]
[...] 131 morte tutto l'affetto della sua Gioconda: a Maso restò sempre l'amore. "E ora è tardi!" pensò Maso, alzando adagio adagio il capo, dal suo [...]
[...] fascio di trifoglio. "È tardi!" e si mise a guardare il viso della sua Gioconda mezzo addormentata col capo tra i fiori di lupinella, per [...]
[...] cercarvi almeno una ultima traccia della perduta bellezza. La pelle floscia e lentigginosa di quel collo la vide a poco a poco ritornar bianca e [...]
[...] levigata; sparirono ad una ad una le mille rughe di quelle gote vizze che gli apparvero fresche e piene di giovane sangue; al terreo colore di quelle [...]
[...] subentrò l'incarnato della rosa; i radi e bianchi capelli ritornarono biondi e raccolti in trecce abbondanti, e dopo sessant'anni la rivide [...]
[...] giovane e bella, e riamò, giovane anch'egli, quella che soleva chiamare la passione dell'anima sua. La primavera intanto sospirava calda pei campi [...]
[...] , rubando odori e gorgheggi ai fiori sbocciati con l'alba e alle cinciallegre in amore. Maso si spenzolò col suo sul viso della sua Gioconda per [...]
[...] brillava negli occhi imbambolati, e guardandolo fisso e sorridendo anch'essa: "E ora che avete? vecchio pazzo!" gli disse. Il vecchio non rispose, ma [...]
[...] dell'erba a mostrare al cielo ridente le loro povere bocche larghe e sdentate. Il vento prese quelle voci, e portandole a volo aggiunse anche [...]
[...] comunicarono i priori e i cappellani indigeni ed esotici del circondario da preparare più che comodamente il letto alla pappatoria della mattina [...]
[...] mezzo ad un elemento così omogeneo ai suoi principii ultra-cattolici, e si fece diventare il naso gonfio e rosso come un peperone dalle gran prese [...]
[...] personaggio che quella sera erasi degnato di onorare la sua povera merceria. E il Canonico gonfiava come un tacchino, rosso scarlatto e tutto [...]
[...] sudato per la commozione di vedersi fatto segno d'un rispetto e d'una ammirazione, dalla quale i suoi colleghi del Capitolo l'avevan divezzato [...]
[...] già da un bel pezzo. "Birbanti!" diceva tra sè il povero Canonico, ripensando alle 137 sue amarezze, "birbanti!" e stringeva forte la mano e si [...]
[...] il buon reverendo, il quale non finiva mai di lodare a gloria il trattamento tanto più gradito, quanto più semplice e spontaneo offertogli dal [...]
[...] popolano esemplare. Vestro sorrise tutta la sera imbambolato, tacque e sospirò come l'innamorato novizio accanto alla bella, e fece sentire per la [...]
[...] compiacque assicurare l'uditorio che era maschio. E: "Ditemi, Silvestro; in che consisterebbe la bravura di questo animale?" I priori e i [...]
[...] che se ne avvide, gli si accostò e sotto voce gli dette la spiegazione di quella risata che fu seguíta subito da un'altra grossissima, alla 138 [...]
[...] ; "quante mattinate ci s'è perso di là nell'orto a fischiare perchè imparasse...." E tirato il Canonico in un cantuccio, gli raccontò come Vestro e [...]
[...] , specialmente quando passa qualche sacerdote, domanda: — Palestro — senta che nome! — Palestro, chi ci sta lassù? — accennandogli il cielo. E [...]
[...] d'orrore, al quale corrisposero gli altri preti dando un'occhiata in cagnesco alla bottega di Ciuciante, il quale era dentro a lavorare, e la cui ombra [...]
[...] , come una apparizione infernale, si disegnava nera in grotteschi atteggiamenti sui cristalli appannati della vetrata. "E sa con che cosa [...]
[...] fogliata me n'ha portate dianzi!" Ne dette una al merlo che venne a prendergliela in mano, e dopo una strizzatine d'occhi al Cappellano: "Ma che gli [...]
[...] corpo e un po' credendosi inviolabile sotto la protezione del signor Canonico: "Si starà a vedere," disse, "se quel mangia-cristiani m'ammazzerà [...]
[...] . Stasera s'ha a stare allegri." E così dicendo prese la gabbia e dopo averla attaccata fuori a un chiodo di fianco alla porta, rientrò in [...]
[...] birbone, e furono contentissimi di sentire che il merlo non apriva bocca. Ma Vestro non la intendeva così, e "Ora, ora sentiranno!" disse. Prese il [...]
[...] foglio delle mosche, lo svolse e sporgendo un braccio fuori dell'uscio, le fece vedere al merlo, il quale, volteggiando rapido per la gabbia [...]
[...] , fischiò subito subito, forte forte.... a quella maniera. Nell'istante si sentì aprire e richiudere bruscamente la vetrata di Ciuciante, e nello stesso [...]
[...] tempo una gran botta nel muro e un sinistro sgretolío di stecchi come se la gabbia fosse andata in bricioli. 141 "Me l'ha ammazzato [...]
[...] quell'infame!" ruggì Vestro disperatamente; corse fuori e rientrò in bottega bianco come un panno lavato, tenendo in mano la gabbia sfondata dentro alla [...]
[...] quale, in luogo del merlo, stava immobile e grave una forma da scarpe quasi più grande del vero. Vestro rimase qualche momento con la gabbia in [...]
[...] mano a guardare tutti con occhi stravolti, dicendo con voce di spasimo lenta e soffocata: "Quell'infame, cosa m'ha fatto!... Cosa m'ha fatto [...]
[...] : agguantò un lume e corse a guardare per terra sotto al chiodo della gabbia.... "Nulla! È volato!... infame!" Chiuse la forma dentro una [...]
[...] cassetta, si ficcò il cappello, e: "Signori, mi scusino.... Signor Canonico, mi compatisca;... bisogna che chiuda. E lei, signor Piovano, se mai domani [...]
[...] , buon riposo." "Buona notte." I preti sfilarono chiotti chiotti al bujo rasente al muro, e Vestro corse a dare le intese a tutti i tenditori del [...]
[...] dell'uccelliera. 143 "Non si vede nulla, signor padrone. Du' stipajole uniche, e c'è un merlo impaniato che andavo a pigliarlo ora." "Giurammio [...]
[...] bell'e fatto prendere, che tu sia benedetto! Ma se non gli do almeno un par di tordi e se' uccellini a testa a que' ventri di lupo, son capaci [...]
[...] lentamente di qua e di là, tremò, spalancò il becco, lo richiuse e s'allungò stecchito accanto alle due stipajole. * ** Vestro ha già sonato [...]
[...] cinque volte la campana grossa perchè Filandro è alla tesa; ha già servito quattro messe e ora serve la quinta. Ma si vede chiaro che quell'omo [...]
[...] oggi ha qualche cosa per la testa, perchè non le serve bene come gli altri giorni. Ha sbagliato un par di volte, e dianzi ha fatto degli ammicchi a [...]
[...] Perzillo, il tenditore del Palazzi, che era laggiù in fondo dalla piletta. Ora fa lo stesso garbo a Tentoni. E il Tentoni ? Ha scosso il capo [...]
[...] come per dirgli di no. Ma! chi ne capisce nulla? 145 * ** "Giurammio baccaccio! o quante volte le devo dire io le cose? T'ho detto che te e [...]
[...] Filandro dovete servire a tavola, e lo Scopetani non deve uscire di cucina. L'hai capita, sì o no?" "Sì, signore: l'ho capita. Ma come fa quell'omo [...]
[...] è cotta?" "Fra cinque minuti li mando a tavola." "Dunque, via!" Questo dialogo accadeva in sagrestia fra la serva e il Piovano, il quale insieme [...]
[...] col Canonico e con altri due preti spiccioli si spogliavano, finita la messa cantata. "Prosit, signor Piovano." "Grazie." "Signor Piovano, signori [...]
[...] , dalla quale, ogni volta che l'aprivano, sbucava una nuvolata di fumo di fritto a mescolarsi con quello dell'incenso; e tra la nebbia grassa si [...]
[...] vedeva Vestro accerito com'un gambero, con un gran grembiulone bianco, un tegamino d'olio e una penna di falco in mano che, mogio mogio, ungeva [...]
[...] l'arrosto. Teneva fissi gli occhi allo spiede, e i suoi pensieri intanto giravano anch'essi lenti e malinconici quando gli parve.... — Ah! che [...]
[...] imbecille che sono!... — Il girarrosto andava, e le zampe degli uccelli si voltarono tremolando e sfrigolando dalla parte del fuoco. Ma [...]
[...] ricomparvero presto nere e intirizzite a turbare l'animo del povero Vestro, il quale.... "Signore Dio," disse, "tenetemi le vostre sante mani in capo; se no [...]
[...] mi rovino." Dette una lunga fregata con la penna e si abbassò col viso per osservar meglio.... Ma il girarrosto andava, e i buzzi dei più [...]
[...] frolli s'erano già tolti alla sua vista seminando unto e budella sui tizzi che fiammeggiavano fumanti. Passarono i petti, passarono i capi, passarono [...]
[...] girarrosto fermo e Vestro che non alitava, con tanto d'occhi fuori, abbassato sullo spiede: "E' mi garba davvero cotesto lavoro!" disse a Vestro [...]
[...] , "ricaricatelo e subito, se no vi brucia tutto da una parte." Vestro per tutta risposta, gli si avventò al collo come una pantera, e: "Chi m'ha [...]
[...] ! troncherete ogni cosa.... E ora! Uh! pover'a noi! pover'a noi! pover'a noi!" * ** Era passata una ventina di minuti dopo lo zampone, e l'arrosto non [...]
[...] botta sulla tavola. "Giurammio baccaccio! ora passa la parte." Filandro si affacciò tutto arruffato e spaurito a far cenno al Piovano che andasse di [...]
[...] là. "Con permesso...." 149 "Faccia, faccia pure." E andò di là sbuffando e reggendosi le brache sbottonate che non gli vollero arrivare [...]
[...] troverebbe parecchi cambiamenti, come ne troverebbe anche nell'indole e nelle abitudini del cattolico merciajo. Sulla mensola di legno che sosteneva il [...]
[...] tabernacolo della Immacolata Concezione v'è ora un busto di Garibaldi di gesso colorato; e i due mazzi di fiori secchi, uno di qua e uno di là [...]
[...] mano quello spadone lungo lungo di lingue di fuoco, ha ceduto il posto a una cattiva litografia di Ugo Bassi, anche quella colorata; e il [...]
[...] palmizio della mostra e le quattro rappe d'olivo benedetto che erano sulla vetrata, allo scaffale 150 de' bottoni, a quello di faccia e sull'uscio che [...]
[...] compagnia che cantano a coro, la faccia di Vestro si turba e la sua bocca si atteggia ad un sorriso beffardo e quasi feroce, il quale, qualche volta [...]
[...] Vestro quando Vestro non va da lui. Stanno allegri che è un gusto, e per il 20 settembre hanno fissato una cena e un gran bandierone da mettersi [...]
[...] ginocchia il figliuolo minore 151 di quel birbone, e gli domandava ad alta voce, perchè lo sentisse: — Su, su, Palestro, diglielo a Tato; chi ci sta [...]
[...] lassù? — E il figliuolo di Ciuciante, una creaturina di tre anni.... Basta: Dio gliela perdoni, perchè questa è grossa davvero! TORNAN DI MAREMMA [...]
[...] entrato, attirarono tutta la mia attenzione a motivo di una certa loro aria d'impazienza e di sgomento, per la quale pareva non potessero trovare [...]
[...] fermezza. Si asciugavano il sudore della faccia senza che fosse caldo, sospiravano forte, e barattando fra loro occhiate dolorose e pochi [...]
[...] e polverosa davanti alla porta. "Voi vorrete bere, eh giovanotto?" mi domandò 156 la padrona vedendomi sedere in disparte a un tavolino di [...]
[...] legno tinto. "Mangerei anche un boccone, Verdiana, se ci avete qualche cosa di buono da darmi." "E sa," disse dopo avermi un po' osservato, "mi [...]
[...] scusi tanto perchè proprio non l'avevo raffigurato. Che fa? sta bene? o la su' famiglia è fiera?" "Tutti bene: grazie. E voi?" "Sissignore, mi [...]
[...] contare i monti de' sassi,... sarebbe l'ingegnere? Mi domandò se c'era più stato, e io gli dissi di no. Se vole che gli affrittelli dell'ova, si fa in [...]
[...] un momento; se no, gli posso dare un po' di cacio fresco ma proprio bono. Non ci ho altro." "Tre uova pochissimo cotte, e subito." "Sissignore [...]
[...] ." E si avviò per andarmele a preparare. Ma quando ebbe fatto quattro passi, tornò indietro per dirmi: "A proposito! ci sarebbe del baccalà che ho [...]
[...] lessato per quest'omini e per quelli che devon'arrivare. 157 Si deve sentire se gliene voglion ricedere un po'?" "No, no; lasciate correre [...]
[...] mi sono arrivati, erano stracchi che non ne potevan più, e m'hanno detto che s'eran partiti 158 a levata di sole. Insomma, per fare il discorso [...]
[...] breve, dice che que' ragazzi si volevano sposare a tutti i costi, e non c'era, dice, neanche tanto da comprare le panchette del letto. Allora lui [...]
[...] di Fiumalbo e se n'andò per le Maremme a tentar la ventura anche lui. Ma ora, aspetti, gli dico che faccia sentire anche a lei l'ultima lettera [...]
[...] un po' di cacio e tornate qui." Io, benchè non sapessi ancora di che cosa si trattasse, guardavo con crescente compassione que' due poveri [...]
[...] vecchi stralunati, pallidi e polverosi, i quali ora sedendo, ora guardandomi sconsolati, e non trovando mai posa in un luogo, pareva che cercassero [...]
[...] ? suona mezzogiorno ora alla Pieve." Si levarono il cappello, dissero l'Angelus Domini appoggiandosi coi gomiti ai regoli della vetrata e, dopo essersi [...]
[...] di cacio sopra un foglio giallo, un bicchiere e un fiasco di vino, e sedè di nuovo di faccia a me domandandomi dove s'era rimasti. "Alla lettera [...]
[...] era fiero; che la Maremma, grazie a Dio, gli era andata bene, e che intanto gli mandava una ventina di lire per le prime spese. Eppoi tant'altre [...]
[...] cose, eppo' da ultimo dice che il dì otto, che sarebbe oggi, ritornava, e che mandava un bacio a tutti e anche alla su' Giuditta. Eppoi, prima [...]
[...] s'eran fermati a sedere, e ci guardavano fissi a bocca aperta. "Dite più adagio, Verdiana, perchè vi stanno a sentire." "Eh! povera gente! chi [...]
[...] sa dov'hanno la testa," mi rispose la padrona e continuò: "Il su' babbo del giovanotto dice che gli rispose subito la settimana passata che [...]
[...] l'aspettavano a gloria, e che la ragazza era addirittura fuor di pericolo." "Eppoi?" "Eppoi, per fare il discorso breve, la ragazza cominciò a [...]
[...] peggiorare appena andato via il postino; 161 la sera, peggio; la mattina dopo, peggio che mai, e ieri sera, per fare un discorso solo, rese l'anima a [...]
[...] Dio, e a quest'ora è per la strada che la portano al camposanto." "O mio Dio, mio Dio, pigliate anche me, non ne posso più, non ne posso più [...]
[...] , dando in un largo scoppio di pianto e lamentandosi con voce rantolosa: "Ah! ah! ah!" Detti un'occhiata di rimprovero alla padrona e mi alzai [...]
[...] compagno gli si avvicinò, gli pose le mani sulle spalle e si piegò su lui per dirgli qualche parola di consolazione; ma il pianto gli serrava la [...]
[...] gola. E allora guardava noi e accennava il suo compagno, e si contorceva e si mordeva le labbra con un'espressione ora di stupido dolore, ora di [...]
[...] rabbia feroce. Finalmente fece un cor risoluto: si strisciò con una mano la barba, scosse la 162 testa e, voltosi al suo compagno, gli disse con [...]
[...] voce ferma e sonora: "Animo, Marcello; fatevi coraggio, via, fatevi...." Ma non potè continuare, chè singhiozzando si buttò sulle spalle [...]
[...] dell'amico a lamentarsi: "Dio ci vedeva nel core, non ci doveva gastigare così!" "Che mondo, eh, Verdiana?" dissi sbacchiando il cappello e il pugno [...]
[...] sulla tavola. "Che vòl che gli dica? Ho cinquant'anni sonati e a un affare a questa maniera non mi c'ero ancora ritrovata." Il vecchio, sentendo [...]
[...] come io partecipassi al loro dolore, corse da me; e quasi che io solo fossi stato buono di rendergli la pace, mi si raccomandò, stringendomi [...]
[...] ignoranti. Mi faccia la carità, signore, perchè io, ormai lo sento, appena lo vedo mi manca il core e mi tradisco. Mi prometta di non lasciarci [...]
[...] soli, me lo prometta; se no, quel ragazzo mi fa qualche pazzia. Eppoi, ci comandi, e da poveri che siamo c'ingegneremo di ricompensare la su [...]
[...] ' carità." "Mi tratterrò, via. Ma ora datevi pace e bevete un bicchier di vino." "Non potrei.... No, in coscienza, non potrei.... no, lo ringrazio [...]
[...] suo compagno e tutti e due si misero di nuovo a guardare silenziosi in fondo alla via. "Non lo finisce il cacio?" mi domandò la padrona. 164 "Non [...]
[...] ho più fame." "Beve più?" "No; portate via ogni cosa: ho finito." Accesi la pipa e mi misi in fondo alla bottega seduto a guardare di sopra alle [...]
[...] spalle dei vecchi la campagna allegra e gli alberi sottili della via che tremolanti alla brezza del marino lasciavano il loro cotone, il quale [...]
[...] vagando intorno per l'aria, cadeva fra gli olivi bianco, lento e silenzioso come la neve. Mi perdevo dietro alle mie fantasticherie malinconiche [...]
[...] ricorda che l'altra volta ci rise tanto e mi disse che era pieno di spropositi?" "Ah! sì, sì." "Aveva ragione, sa? Un giorno il figliuolo [...]
[...] 165 stette quasi un'ora per ricopiarlo tal quale; eppoi, dopo, fra lui e il signor Cappellano ci hanno studiato tanto e m'hanno detto che lo [...]
[...] mi dice che ora sta bene?" "Divinamente. E non lo fate toccar più, se no ve lo sciupano." "E allora, sissignore, vòl dire che quando torna [...]
[...] Cecchino legnaiolo glielo fo accomodare, si direbbe, in questa conformità." E tirò fuori di seno la copia corretta del cartello per farmela vedere [...]
[...] . PANE VINO LIGORI E CAFFÈ D'ALTRI GIENERI. "Non torce un pelo!" Era passata una ventina di minuti quando in fondo alla strada comparve un cane [...]
[...] bianco da pastori. I vecchi si alzarono con impeto e si misero a guardar bene facendosi ombra agli occhi con la 166 mano. Ma il cane, dopo aver [...]
[...] dato una nasata all'aria, tornò indietro. "E' ci sono, sapete?" disse la padrona ch'era andata a guardare dalla finestra di cucina. "Non li [...]
[...] sentite i campanacci delle pecore?" "Sta' ! son loro davvero, Gian Luca," disse il babbo della ragazza. "Animo! fatevi core, e andiamogli incontro [...]
[...] ." Gian Luca era diventato bianco come un panno lavato. S'alzò vacillando e, appoggiandosi al braccio dell'amico, s' avviò incontro al su' giovinotto [...]
[...] correva in su a balzelloni, gesticolando con le mani all'aria come un demente. E dietro a lui subito l'altro vecchio che si affaticava a seguitarlo [...]
[...] e smaniante lo chiamava senza essere ascoltato. "Che sarà stato, Verdiana?" "Vergine santissima! che sarà stato?" Il vecchio passò davanti alla [...]
[...] bottega.... "Gian Luca! che v'è accaduto?" 167 "Ah! ah!" disse trafelando dall'ambascia e dalla fatica, e continuò la sua corsa affannosa [...]
[...] ragazza, alla prima scorciatoja che gli avrebbe anticipato d'un par d'ore l'arrivo a casa, aveva lasciato i suoi compagni, e via, come una capra [...]
[...] vecchi e dalle loro donne sconsolate, perchè la barbara notizia non lo colpisse atrocemente improvvisa. Marcello seguitò la sua corsa dietro [...]
[...] all'amico, raccomandandosi che l'aspettasse e chiamandolo a nome inutilmente. Passarono le pecore quasi a corsa stimolate dalle grida e dalle [...]
[...] mandando fischi e sassate alle pigre; passarono i somari legati a fila per le cavezze, 168 sballottando fra sacchi e corbelli una donna e due [...]
[...] , e dopo poco si perse per le forre del monte anche la voce di Marcello che sempre più fioca e dolente chiamava: "Gian Luca, Gian Luca." La [...]
[...] padrona, dando allora un'ultima occhiata dalla parte dei poggi: "Povere creature!" esclamò. Poi volgendosi con un lungo sospiro alla sua bottega: "E [...]
[...] ora, di tutto quel baccalà che me ne faccio?" LO SPACCAPIETRE. Quando il sole piomba infocato sulle groppe stridenti delle cicale, e il ramarro [...]
[...] , celere come l'ombra d'una rondine, attraversa a coda ritta la via; o nel tempo che la bufera arriccia e spolvera all'aria l'acqua delle grondaie [...]
[...] ficcandoti nell'ossa il freddo e la noia, lo spaccapietre è al suo posto. Un mazzo di frasche legate a ventaglio in cima d'un palo lo difende [...]
[...] dal sole nell'estate ; un povero ombrello rizzato fra due pietre e piegato dalla parte del vento, lo ripara dalla pioggia nell'inverno. Il [...]
[...] tornando la sera fradicio e intirizzito dai campi, gli augura la buona notte. E all'ombra di quelle frasche o sotto il riparo di quell'ombrello [...]
[...] , seduto sopra una pietra bassa e quadrata, consuma le sue lunghe giornate, finchè la massa di macigni che la mattina stava alla sua sinistra non è [...]
[...] passata dall'altra parte, ridotta dal suo pesante martello in minuti frantumi di breccia acuta e tagliente. Allora egli è contento perchè ha [...]
[...] affatto dai lavoro. Di frequente la pietra che ha da spezzare è troppo forte, e il lavoro non gli comparisce; qualche volta gli si guasta il [...]
[...] martello, e perde tempo a riadattarlo; non di rado nell'inverno il maltempo infuria così impetuoso che lo scaccia dal lavoro; spesso, quando il [...]
[...] sole d'agosto è troppo rovente, è costretto a cercare d'un albero e quivi 173 all'ombra riposarsi, perchè sente che le forze gli mancano; qualche [...]
[...] altra volta, col braccio tremante per la stanchezza, e questo accade più spesso, cala il martello in falso e si percuote sul dito, ammaccandoselo [...]
[...] sempre dolorosamente, non di rado fino al sangue. E in quel caso gli tocca a fasciarsi o a correre alla più vicina fontana, se pure non deve [...]
[...] abbandonare il lavoro, perchè lo spasimo non gli permette di continuare. E i cinquanta o gli ottanta centesimi allora non vengono, e la fame si [...]
[...] ferma alla sua casa e lo veglia e l'assiste e non l'abbandona, finchè non l'ha ricondotto estenuato e pallido presso il monte di pietre che da otto [...]
[...] giorni l'aspetta lungo la via. E quella sera mangerà; mangerà poco, perchè poco potrà lavorare; ma l'accollatario, che per fortuna è un vero [...]
[...] galantuomo, gli misurerà puntualmente il lavoro fatto, e puntualmente gli darà i suoi venti o trenta centesimi, trascurando i rotti in più della [...]
[...] misura, perchè lui a queste piccolezze non ci bada: ha trattato sempre bene chi lavora, e se ne vanta. Io ne conosco uno di questi splendidi esemplari [...]
[...] , stomaco di cammello e muscoli di leone,ha guadagnato sempre il massimo che può fruttare il suo lavoro, e la polenda gialla o il pane bigio non [...]
[...] sono mai spariti altro che per eccezione dalla sua tavola. E i suoi colleghi lo rammentano con ammirazione, e raccontano ai loro amici attoniti [...]
[...] bere un dito di vino e senza ammalarsi. Ma le sue mani pajono due pezzi informi di carne callosa, il suo viso screpolato piuttosto che solcato [...]
[...] da rughe pare un pezzo di pane da cani, e i suoi occhi, dopo tanti anni di sole, di polvere e d'umidità, sono contornati di rosso e gli lacrimano [...]
[...] di continuo sulle occhiaje infiammate che la notte gli bruciano e non gli danno riposo. Ha le gambe torte e rigide dal lungo starsi a sedere, la [...]
[...] 175 col racconto freddo e conciso, che tra un colpo e l'altro del suo martello te ne fa come di cose che debbano necessariamente accadere. La sua [...]
[...] figliola maritata partorì alla macchia dov'era andata a far legna, e fu trovata morta lei e la creatura; il genero, che pareva tanto un buon [...]
[...] giovane, scappò con una donnaccia e finì per le prigioni dopo avergli lasciato un nipotino che era la sua consolazione. Ma anche quello il Signore [...]
[...] lo volle per sè, perchè si vede che non lo credeva degno di quella fortuna. Quando parla della figliola e del genero, non dà segni di commozione [...]
[...] ; ma se rammenta il su' povero Gigino, posa il martello, si prende la testa fra le mani e dondolandola come fa l'orso nella gabbia, racconta la [...]
[...] giorno non potendo più reggere dalla sete che lo tormentava dopo aver mangiato una salacca senza lavare, entrò in un campo e s'arrampicò sopra un [...]
[...] ciliegio. Sopraggiunse il contadino gridando da lontano; il 176 bambino, per scender presto, cadde; si fece male a una gamba, non potè fuggire e fu [...]
[...] un momento fermo a pensare; poi ripiglia il martello e continua il suo lavoro. La sua donna è cieca da un occhio, e di quella disgrazia la [...]
[...] colpa l'ha tutta lui, perchè se ci avesse badato non sarebbe accaduta. Quando le gambe la reggevano, la mattina andava a chiedere l'elemosina, e, se [...]
[...] aveva fatto qualche tozzo di pane, verso il mezzogiorno glielo portava dove era a spezzare e si fermava lì a tenergli un po' di compagnia, e [...]
[...] ' sassi. La donna 177 si chinò per raccattarlo e porgerlo al marito, e in quel tempo una scheggia d'alberese la colpì nell'occhio e l'accecò senza [...]
[...] rimedio. — Da quella mattina non è stata più lei: gli dole sempre il capo, non si regge più ritta dalla debolezza e non sa come curarsi, perchè il [...]
[...] dottore non gli ha ordinato altro che carne e vino generoso. E ora passa le sue giornate sull'uscio seduta a chiedere la carità ai viandanti; ma [...]
[...] da che hanno fatto la strada ferrata non passa quasi più nessuno, e spesso, dopo essersi accostata, mezza cieca, a chieder l'elemosina a chi le [...]
[...] abitudine accanto al fuoco spento, dove aspettando il marito e dicendo la corona s'addormenta. Un giorno che, meno brusco del solito, mi parlava [...]
[...] delle sue miserie, dei suoi bisogni e delle sue privazioni, gli domandai quasi scherzando: "Dimmi: se tu potessi in questo momento ottenere tutto [...]
[...] , vorrà finire il suo desinare e lo troverà morto; il becchino, guardandogli i piedi scalzi e il camicione topposo, gli reciterà la breve orazione [...]
[...] incontrare i più stupendi quadri, dei quali l'amica natura ha fatto tanto ricca e malinconica la poesia dei nostri facili colli toscani. La cima sulla [...]
[...] quale sorge la torre di Sant'Alluccio è certamente la più pittoresca del Monte Albano; e mi rincresce che i nostri alpinisti l'abbiano [...]
[...] , e per qualche minuto, incantato dal maraviglioso spettacolo che mi stava dinanzi, non seppi fare altro che guardare attonito in giro senza [...]
[...] distinguere nulla di definito nel largo e verde orizzonte, finchè quetato il primo stupore, potei scorgere vicina a me una bionda fanciullina di [...]
[...] e, tenendo gli occhi bassi per vergogna, mi disse: "Le vole?" "Cara monelluccia mia, sicuro che le prendo! e ti ringrazio," le dissi [...]
[...] accarezzandole una gota. "Le hai colte tu?" "Sissignore." "O per chi le avevi colte?" "Per lei." "Per me! O che mi conosci?" "Nossignore." 183 "E allora [...]
[...] come mai t'è venuto questo bel pensierino?" Abbassò gli occhi sorridenti, e gingillandosi con una cocca del grembiule, guardò verso un ciuffo [...]
[...] di càrpine poco discosto e rispose: "Me l'ha detto lui!" Mi volsi anch'io verso quella parte e vidi la faccia vispa d'un ragazzetto che appariva [...]
[...] tra le frasche, il quale di sotto al suo cappellaccio di lana bianca, mi sorrideva timido e malizioso. La fanciullina, quando vide scoperto il suo [...]
[...] cappello in mano e masticando un ramoscello di ginestra. "O che cosa fate quassù soli soli, monelli che non siete altro, rimpiattati nei ciuffi di [...]
[...] càrpine?" dissi loro in tono tra il serio e il burlesco. Si guardarono in viso e dettero in uno scoppio di risa. "Ah! ridete anche?" Un'altra [...]
[...] risata più sonora della prima. 184 "Ora t'insegnerò io a ridere in faccia alle persone per bene, pezzo di sbarazzino!" E così dicendo mi misi a [...]
[...] correre dietro al ragazzetto che scappò spaurito saltando fra le scope come un capriolo e gridando: "Tanto non mi pigliate mica!" Nè si fermò [...]
[...] , che faccio il chiasso? Ma che credevi davvero che gli volessi far del male? Andiamo, andiamo, via; sta' zitta e dimmi piuttosto come ti chiami [...]
[...] ." "Fiorè....ella." "Su, su, povera Fiorelluccia mia, sii bona, e con questi cómprati i brigidini domenica quando anderai alla messa. Dimmi: o [...]
[...] lui come si chiama?" "Pipetta." "Pipetta è il soprannome; io domandavo del nome: com'è il suo nome?" "O che lo so? Lo chiaman tutti Pipetta." E [...]
[...] sollevò gli occhi umidi di lacrime e rasserenati. 185 "Ah! tu ridi?! Dunque s'è fatta la pace!" "Sì." "O brava! Ora sì che mi piacciono i tuoi [...]
[...] belli occhiolini lustri! — Animo, Pipetta — dissi al ragazzo — noi s'è fatta la pace; se la vuoi fare anche tu, ritorna qua e ti darò da comprare i [...]
[...] ?" "Sissignore; ce n'è una lì sotto subito, e com'è bona!" "Tieni, empi questa barchettina di cuoio e riportamela." Pipetta, tutto soddisfatto [...]
[...] per la fiducia, a salti, a sbalzelloni andò per l'acqua correndo; e fece in seguito parecchi di quei viaggi e molto allegramente, perchè il mastice [...]
[...] d'una fiaschetta che tenevo a tracolla, buttato nell'acqua che diventava turchiniccia, piacque tanto ai miei nuovi e piccoli amici che non [...]
[...] cessarono di chiedermene e di beverne con ghiottoneria fanciullesca sinchè non fu finito. 186 Ci mettemmo insieme a sedere sull'erba e dopo poco ci [...]
[...] fu scambio tra noi della più franca e cordiale confidenza. Cantarono stornelli con le loro voci argentine; m'additarono giù davanti Firenze [...]
[...] , Prato e Pistoja, distinte come gruppi più folti di pratoline in mezzo ad un'ampia prateria, e dietro alle spalle il mare lontano, domandandomi se [...]
[...] fosse vero che era tanto più grande delle padulette del Poggio a Cajano. Mi additarono quindi gli Appennini sui quali Pipetta era nato, e giù in [...]
[...] fresco rumore del suo ritrécine. A Pipetta mi toccò promettere che nel settembre sarei tornato a trovarlo cacciando, e lui mi disse che sapeva tante [...]
[...] brigate di starne e che me le avrebbe insegnate. Fiorella mi disse che c'erano tante lepri e tante volpi. Poco dopo, quando si sentì sonare la [...]
[...] muovere finchè non persi nella lontananza i 187 fischi e le grida da loro mandate per raccogliere le pecore disperse giù per le pendici erbose della [...]
[...] . "Sono felici!" E ripetendomi in mente queste parole me ne tornai passo passo a casa conversando lietamente con l'amico Ciacco, che accortosi del [...]
[...] mio buonumore dimenticò affatto la sua gravità di bracco reale e, finchè fu giorno, non fece altro per tutta la strada che puntar lucertole e [...]
[...] guardare festoso a me e alle lodole che frullavano trillando dai campi di lupinella lungo la via. Le promesse fatte furono puntualmente mantenute [...]
[...] da ambedue le parti, e presi presto l'abitudine d'andare a caccia in quei luoghi, dove mi attirava la relativa abbondanza di selvaggina e la [...]
[...] starne e me le badava in tempo che le cacciavo, e Fiorella tutta contenta restava presso 188 a qualche fonte a disporre le pietre per sederci a [...]
[...] merenda e a preparare il fuoco per arrostire le castagne. Le mie visite ai giovani amici erano frequenti nell'autunno, ma raramente nelle altre [...]
[...] stagioni io li vedeva o aveva notizie di loro; tantochè gli anni passarono rapidi, e presto i due monelli si fecero due bellissimi giovani svegli e [...]
[...] robusti. D'un altro fatto m'accorsi anche col tempo. Il germe d'un amore selvaggio, nato e sviluppato in quelle solitudini dove tale passione [...]
[...] canti allegri erano cessati; al mio arrivo non mi correvano più incontro festosi, e il più delle volte li sorprendevo seduti a qualche distanza [...]
[...] fra loro immobili e taciturni. "Fiorella, tu sei innamorata!" le dissi una sera che inutilmente si sforzava di nascondermi il suo turbamento nel [...]
[...] veder tardare il ritorno del 189 suo amico da un prossimo casolare. Si fece rossa come un fiore di melagrano e corse a cercare un capretto [...]
[...] smarrito che si sentiva belare in lontananza. Una mattina d'agosto, mentre mi riposavo sotto un leccio, Pipetta mi sedè accanto e prendendomi una mano [...]
[...] nelle sue che tremavano, mi confessò che era innamorato di Fiorella, e mi domandò se avrebbe fatto bene a sposarla. "Se ti senti la volontà e la [...]
[...] forza di provvedere ai bisogni d'una famiglia," gli dissi, "devi farlo; e farai bene perchè Fiorella è una buona ragazza, ti vuol bene, e.... e [...]
[...] Fiorella non può essere sposa d'altri.... Tu m'hai capito! E nelle vostre famiglie sono contenti?" "Se sono contenti! anche troppo. Solamente [...]
[...] "C'è anche un altro inciampo.... e grosso di molto!" "Quale?" domandai. "Io sono di leva. Fiorella lo sa; ma non sa che ho tirato su basso e che [...]
[...] positivo...." "Non è certa, amico mio," dissi interrompendolo. "No, no; lei lo sa meglio di me che ci sarà di sicuro, e con me è inutile che dica di [...]
[...] no, perchè io ormai mi ci son preparato.... Ma quella ragazza?! Senta, l'altra sera, che cosa mi fa. Mi prende per la mano e, senza aprir bocca [...]
[...] , mi mena, sul muro del bottaccio; e quando si fu lì, mi guardò e mandò un sospiro. — E ora? — dico. Dice lei: — La vedi quell'acqua? Se ti [...]
[...] portano via e ti mandano alla guerra, quando tornerai cercami laggiù sotto. — E si chetò e non disse altro per tutta la sera." Il nostro colloquio [...]
[...] parola di conforto; ma di che dovevo io confortarla? La rimproverai dolcemente: non mi dette ascolto. Le sedei accanto e aspettai. A poco a [...]
[...] poco parve calmarsi e io le posai dolcemente una mano sulla testa; ma la mia carezza non fece altro che farle raddoppiare i singhiozzi più [...]
[...] lei." "Ma che è stato? dimmi qualche cosa." 192 "Me lo rubano, me lo rubano, me lo portano via!" E non disse altro. Restò lì come tramortita a [...]
[...] tremare e a lamentarsi: "Me lo portano via, me lo portano via!" Io non sapevo che mi fare, solo a quel modo, senz'altra compagnia che del cane, il [...]
[...] quale ci saltava dintorno sgomento, abbajando e leccando ora la mia faccia, ora quella della ragazza; quando riconobbi la voce di Fiorancino [...]
[...] dissi risoluto, "ora è tempo di fare e non di dire. Portiamola a casa e laggiù lo sapremo. Vieni: tu reggila qui sotto e andiamo." 193 [...]
[...] Fiorancino aveva una gran voglia di discorrere, e io punta. Non gli risposi mai e stetti sempre attento a mettere i piedi in sicuro giù per gli scoscesi [...]
[...] fa era stato portato da un donzello del comune, il quale aveva detto qualche cosa di coscrizione. Fiorella si riebbe dopo poco e si mostrò assai [...]
[...] medico ci avrei pensato io, e me ne venni a casa. Tornai il giorno di poi e, con mia grata sorpresa, trovai Fiorella a sedere sulla porta di casa [...]
[...] , che mi dette il buon giorno sorridendo mestamente. Mi raccontò che Pipetta era di leva e che fra quattro giorni sarebbe andato a Samminiato [...]
[...] alla visita e di lì subito a Firenze in Fortezza da Basso, perchè un bel giovinotto come lui, disse, sarebbe stato buono di certo. Tutta quella [...]
[...] calma mi sorprese alquanto; ma 194 non ne feci allora gran caso. Mi rallegrai con lei d'averla trovata così ragionevole, e cercai, sebbene con [...]
[...] tutto il male non viene per nuocere, perchè tutti e due erano un po' troppo giovani; che qualche mese di separazione non avrebbe fatto che [...]
[...] accrescere il loro amore, e tante altre cose che io credei adatte ad assicurare quella rassegnazione che pareva già avesse nell'animo. Essa mi prestò [...]
[...] grande attenzione; parve grata alle mie parole e mi pregò di accettare una ricotta fatta quella mattina da lei, perchè Pipetta non era bastato per [...]
[...] correre dal prete al sindaco, dal sindaco al dottore, e via discorrendo. Sul far della sera, al momento di lasciarla, le dissi che per qualche [...]
[...] disse che facessi un buon viaggio, e niente altro. Ma quella sera mi allontanai occupato da tristi presentimenti. — Dio non voglia! — 195 [...]
[...] Credevo di non dovermi trattenere a Livorno più d'una diecina di giorni; ma per le lungaggini afose dei procuratori e degli avvocati dovetti star là [...]
[...] un mese e qualche giorno, tanto sopraffatto dalle noje d'una lite, che durante tutto quel tempo dimenticai perfino i miei disgraziati amici [...]
[...] e mi chiamò. "Oh! dottore; buon giorno." "Buon giorno. Che va lassù?" "Vado lassù." "Non ci vada." "Perchè?" "Dia retta a me, non ci vada." "Ma [...]
[...] che è stato? È seguito qualche disgrazia? Non mi tenga in questa ansietà." "Abbia la pazienza di scendere e di passare un momento da me [...]
[...] . Giuseppe! — disse poi al suo 196 servitore — portagli il cavallo nella stalla e buttagli un mannello di fieno." "La prego, dottore, mi dica presto [...]
[...] ; si vuol prima rinfrescare?" Bisogno che passassi in salotto, bisognò che m'accomodassi, bisognò che mi rinfrescassi e finalmente, pagandolo così [...]
[...] caro, mi riuscì sapere quello che era accaduto durante la mia assenza. Il giovanotto andò alla visita, fu trovato bonissimo, e il giorno dopo era [...]
[...] , accovacciata a far dei circoli nella polvere con un fuscello, senza chiedere nè da mangiare 197 nè da bere e dando nelle furie tutte le volte che sua [...]
[...] tentò nulla?" "Fu provato tutto, si tentò ogni cosa; ma inutilmente. Si scrisse al Comando, e ci risposero di no; si scrisse daccapo che ci [...]
[...] rimandassero quel ragazzo almeno per un giorno, e ci risposero un'altra volta di no. Feci scrivere al priore; il signor Leopoldo telegrafò alla [...]
[...] Prefettura.... insomma, dàgli, picchia e mena, oggi a quindici me lo vedo comparire qui più morto che vivo, che veniva da Firenze, e io, per vedere [...]
[...] alzò come una molla per dare, ci parve, l'avviso del nostro arrivo; ma ritornò fuori subito con una roncola in mano e cominciò a correrci [...]
[...] contro e s'avventò a Pipetta urlando come una disperata — Ammazzatelo! ammazzatelo! — che se, per combinazione, non c'era lì Fiorancino che mi dette [...]
[...] 198 una mano per tenerla, gli tirava alla testa e l'ammazzava di certo, perchè lui rimase lì come un masso e non si sarebbe scansato." "Ma [...]
[...] dunque è pazza!" "Pur troppo! e, dolorosamente, non più furiosa, perchè dopo quell'accesso, la sua alienazione ha preso una forma...." "Mi lasci [...]
[...] andare, dottore." "No, no. Senta ora di lui...." "Non m'importa, non m'importa, me lo dirà poi, me lo dirà, poi...." E col dottore che mi correva [...]
[...] dietro per fermarmi, corsi alla stalla, saltai in groppa e via come il vento. A mezza strada incontrai Fiorancino che da lontano mi fece cenno di [...]
[...] fermarmi. Rallentai un po' il galoppo e quando gli fui vicino: "Ma eh?!" mi disse, "di lui poi non me lo sarei ma' creduto!" "Che è stato?" "O [...]
[...] , siccome andò via la sera tardi...." Non lo lasciai finire, e mi allontanai spronando rabbiosamente la mia povera bestia. A pochi passi dal molino [...]
[...] , il cavallo mi s'impennò come se avesse avuto ombra e dette indietro sbuffando. La madre di Fiorella uscì di casa gridando: "Me la pestate! me la [...]
[...] pestate!" Poi quando m'ebbe riconosciuto: "Ah che è lei? ben tornato, signoria." Dette in un pianto dirotto e mi accennò la sua figliola [...]
[...] . Scesi da cavallo e corsi da lei chiamandola per nome; ma non si mosse nemmeno. Le sedei accanto, presi il suo capo fra le mie braccia e cominciai a [...]
[...] parlarle così: "Fiorella! povera Fiorella, son io. Non mi riconosci? Dimmelo che cosa ti senti: hai male qui?" e le toccavo la testa. "O del [...]
[...] risposta; ma invece mi respinse da sè adagio adagio, e si lasciò ricadere la testa abbandonata sul petto. Mi voltai a sua madre che singhiozzava in [...]
[...] taceva, e nella quiete del tramonto si sentivano su all'alto cantare le starne che dalle cime dei poggi si chiamavano fra loro al riposo [...]
[...] . SERENO E NUVOLE. Il primo sole del novembre si affaccia malinconico alle ultime cime della montagna già biancheggianti per la neve caduta di fresco [...]
[...] , e, mandando i suoi languidi raggi attraverso ai rami brulli dei castagneti, tinge di rosa la croce di ferro del campanile e l'asta della [...]
[...] , e il villaggio dorme ancora sotto un freddo e splendido sereno d'autunno. I cacciatori son già tutti partiti dopo che Doro ha sonato la campana [...]
[...] addormentati, 204 eppoi deserto e silenzio turbato soltanto ad intervalli dal fruscío delle foglie secche dei platani della piazzetta, che bisbigliano [...]
[...] . Quintilio, per il solito, a quell'ora aveva già aperto e spazzato la bottega; Graziano era già comparso in maniche di camicia ad attaccare fuor [...]
[...] dell'uscio il solito coscio di vitella al solito gancio, e il barbiere, che viene tutte le mattine a lavarsi il viso in mezzo di strada, aveva già [...]
[...] tutti i "buon giorno" erano stati scambiati, i prognostici sul tempo erano stati fatti e ciascuno aveva già ripreso le sue stracche occupazioni [...]
[...] fumando, bestemmiando e dicendo male del prossimo fra uno sbadiglio e l'altro. Ma stamani è silenzio. Dormono sempre per rimettere il sonno [...]
[...] come sta la faccenda. Da vari giorni v'erano state delle cose brutte e che minacciavano di farsi anche peggiori fra Pierone e Cecco del Birindi [...]
[...] . Ma jeri, che era domenica, ci entrò finalmente di mezzo il Priore, e le cose furono appianate con soddisfazione di tutti. Pierone dette parola a [...]
[...] Cecco che ormai, avendo tirato su basso e dovendo andar via chi sa per quanto tempo, alla ragazza non ci avrebbe più pensato, e gli promise che [...]
[...] lui non avrebbe più messo difficoltà. Cecco lo voleva abbracciare, ma Pierone si tirò indietro e non ne volle sapere, dicendo che quelle eran [...]
[...] ragazzate. Soltanto accettò di trovarsi la sera a cena all'osteria di Giannaccio per bere il bicchiere dell'addio e per fare du' salti di trescone [...]
[...] , se fossero venuti anche que' giovanotti di Vallicella con la chitarra e l'organino. Alle tre famiglie interessate nella faccenda parve di [...]
[...] sognare e fu per loro una giornata di vera baldoria. Polli e vino a cascare, e un viavai continuo d'amici e di conoscenti a rallegrarsi e a bere nel [...]
[...] ' fiaschi e a piangere di consolazione. I vecchi babbi poi non si lasciarono mai un momento; e anche al vespro, dove andarono a braccetto, tutti e tre [...]
[...] loro riconoscenza per la grazia ricevuta. Fu in somma un'allegrezza generale, non tanto per veder felice e contento il povero Cecco e quella bona [...]
[...] figliola della su' ragazza, quanto per sapere che presto, se Dio vole, si levava di torno, e per un pezzo, quell'altro birbaccione che anche [...]
[...] questa è fatta," diceva il Priore compiacendosene, "e, per grazia di Dio, non ci si pensa più. " Que' giovanotti di Vallicella, che avevan [...]
[...] strada avevan raccattato due altri compagni, uno con lo scacciapensieri e l'altro col treppiede, che lo sonava che pareva impossibile [...]
[...] . Andarono a prender Cecco a casa, e sonando allegramente attraversarono spavaldi il paese, con gran sigaroni accesi e cappelli sbertucciati, per andarsene [...]
[...] delle due comitive: abbracci, evviva, strette di mano cordialissime, e poi tutti a tavola, dove Giannaccio aveva già preparato un catino di [...]
[...] vermicelli al sugo e un diluvio di braciole di majale in gratella, che furono spolverate in un baleno dalla chiassosa brigata. Finita la cena [...]
[...] tutte portate in corte, meno quella sulla quale montarono i sonatori, e cominciò la festa. 208 Il vino lavorava; ma lavorava bene, perchè tutti eran [...]
[...] sempre nel periodo della tenerezza: e giù, baci a josa e strizzoni e carezze e pizzicotti e risate da strapparsi la pancia. E la festa non era [...]
[...] soltanto dentro, perchè con l'uscio di strada aperto s'era fermato lì davanti un capannello di gente del vicinato e di contadini, sulle cui facce [...]
[...] e smanacciate il movimento della stanza. Ed anche per loro erano risate da crepare tutte le volte che una coppia delle più sfrenate, presa dal [...]
[...] capogiro, andava giù a rotoloni menando altre coppie nella rovina a fare un monte di vestiti e di ciccia sudata fra le gore del vino versato e [...]
[...] serenata sotto le finestre di Chiarastella. La proposta fu accolta con urli di acclamazione, i sonatori saltaron giù dalla tavola, e via, con un lume [...]
[...] costrinsero a seguirli. Cecco che era stato tanto allegro alla veglia, per la strada si cambiò a un tratto, non fece più una parola e andò avanti solo [...]
[...] , col cappello sugli occhi e mordendosi i baffi distratto. Forse in quel momento ciascuno si pentì dell'idea della serenata, perchè il silenzio si [...]
[...] , stanca era andata a letto prestissimo, e quando giunsero i sonatori sotto la finestra della sua camera, dormiva. E forse sognava la sua [...]
[...] accordi, sentì bisbigliare e riconobbe la voce di alcuni della comitiva che si davano la parola per improvvisare ottave o rispetti e per [...]
[...] trovarsi d'accordo col passagallo. 210 Si alzò allora sopra un gomito e stette più attenta ad ascoltare. — L'ottava! — Lo stornello! — Il rispetto! Sì [...]
[...] , sì il rispetto! — Lo canti te? — No, non sono in vena — Allora te! — No, no! — Lui, lui! — Sì sì, lui, lo canta lui! — Vi fu una breve disputa, e [...]
[...] finestra della sua ragazza, e con voce da prima tremante ma poi sicura cantò: Sulla finestra tua c'è nato un fiore, C'è nato un fior che non si cambia [...]
[...] mai.... E i sonatori dettero nel passagallo. Verde la foglia speranza d'amore, E quando nacque, bella, tu lo sai.... Qui di nuovo il passagallo [...]
[...] ; ma Cecco l'interruppe e andò in fondo ispirato: E quando nacque lo sapesti, o bella, C'innamorammo al lume d'una stella; E quando morirà [...]
[...] , speranza cara, La croce avanti e noi dentr'alla bara. 211 Gli applausi furono pochi e stanchi, perchè se il rispetto era molto piaciuto, altrettanto [...]
[...] aveva rattristato gli amici. E già uno de' più accorti si preparava ad interrompere con un allegro stornello il tono troppo malinconico che aveva [...]
[...] preso la serenata, quando la finestra fece spiraglio all'improvviso e comparve una mano bianca che strappata una foglia di giranio la tirò sul [...]
[...] gruppo dei giovanotti e disparve. Tutte le braccia si stesero verso la foglia che calava lenta girando per l'aria; ma, nella confusione [...]
[...] , nessuno fu buono d'afferrarla. Allora accadde una specie di ruffa e si buttarono tutti, fra manate e spintoni, a cercare la foglia che era caduta per [...]
[...] l'anello, era l'anello!" E alzò all'aria la destra, nel cui indice luccicava un largo anello d'argento. Pierone rimesse in tasca il coltello e si [...]
[...] allontanò succhiandosi il sangue al morso della mano. La serenata non andò più avanti. I sonatori tiraron diritto per Vallicella, e gli altri [...]
[...] tornarono verso il paese affrettando il passo e senza scambiare una parola. Alla svoltata che menava alla casa di Cecco si fermarono un momento per [...]
[...] i saluti, e da qualcuno fu detto d'accompagnarlo, ma Cecco non volle e lì si lasciarono. Appena solo, gli rincrebbe d'aver voluto fare troppo [...]
[...] il bravo rifiutando la compagnia degli amici, e se n'andò innanzi adagio e circospetto tenendosi in mezzo alla strada e guardandosi ora alle [...]
[...] spalle e ora spingendo avanti lo sguardo fra le siepi e giù per la campagna lungo i filari degli olmi. "Nessuno! meglio per me; meglio per lui [...]
[...] !" L'orologio della torre sonò i tre quarti dell'undici, e Cecco, ormai rassicurato, si fermò a 213 guardare e a rimettere il suo; poi tirò fuori la [...]
[...] pipa, ci trinciò una spuntatura, e "Corpo di Dio! ci siamo!" Fece qualche passo avanti per accertarsi meglio: "Non c'è dubbio!" Si fece animo [...]
[...] sbacchiando in terra la pipa e con voce abbastanza ferma: "Chi c'è costà?" gridò. "Fòri, fòri dall'ombra!" Nessuna risposta; ma una figura d'uomo si [...]
[...] staccò di dietro un albero e venne a piantarsi in mezzo di strada a gambe larghe e con le braccia incrociate sul petto. "Non mi far del male [...]
[...] , Pierone; t'ho conosciuto; hai famiglia anche te, non ci facciamo del male." E Pierone zitto e immobile. "Non ci roviniamo, Pierone; pensaci: non [...]
[...] mi ci mettere, fammi la carità, non mi ci mettere al cimento, Pierone; le braccia l'ho anch'io e le tasche non l'ho vòte." Così dicendo, Cecco [...]
[...] com'una bestia menando coltellate a morte. Cecco sopraffatto cominciò a dare indietro tenendoselo distante con pedate negli stinchi e colpi nello [...]
[...] stomaco; ma non c'era riparo e ad ogni scarica si sentiva toccato come dal fuoco ora nelle mani, ora nelle braccia, dove il coltello di quel [...]
[...] furibondo lo poteva arrivare. L'orrore del pericolo dette a Cecco il sangue freddo. Stette un istante con l'occhio alla lama, prese il tempo e si [...]
[...] carne fino all'osso. Pierone si piegò su lui e gli addentò l'orecchio. Questi movimenti si successero con la rapidità del baleno e i contendenti [...]
[...] rimasero lì zitti a contorcersi soffiando e mugolando come bufali al laccio. 215 Erano per cadere spossati, quando Cecco lasciò andare [...]
[...] improvvisamente la presa. Pierone fece altrettanto per avventarsi di nuovo; ma Cecco, agile come un tigrotto, gli scivolò via e si dette a correre [...]
[...] verso il villaggio. Pierone lo raggiunse alle prime case e gli si avventò più furibondo che mai. Cecco, difendendosi alla peggio e rinculando sempre [...]
[...] dentro al caseggiato, incominciò allora a gridare ajuto con quella voce squarciata che ti dice tutto e ti ficca il gelo nell'anima, e subito si [...]
[...] vide qua e là comparir luce alle finestre, e poi lumi che correvano incerti per le stanze, e ombre umane che si allungavano fantastiche sulle case [...]
[...] di faccia; ma nessuno ancora usciva nella via, e la lotta continuava feroce fra gli urli fiochi di Cecco e quelli delle donne che spenzolate [...]
[...] e l'altro si dette alla fuga fra le imprecazioni degli uomini che incominciarono allora a sbucare mezzi nudi dalle porte armati di schioppi e [...]
[...] di vanghe. Ma troppo tardi, perchè Graziano macellaro che fu il 216 primo a correre gridando e scotendo all'aria la mannaja delle vitelle, quasi [...]
[...] all'alto, dopo la levata del sole, s'è messo a nevicare, il vento è rinfrescato e giù pei poggi si rincorrono le ombre delle nuvole ad investire il [...]
[...] villaggio che ora brilla al sole e ora rimane bigio nella penombra, prendendo un'aria di freddo e di tristezza che intona perfettamente coll'aspetto [...]
[...] della piazzetta, in fondo alla quale un cane della campagna passa arruffato dal vento e fiuta sospettoso il terreno. SCAMPAGNATA. È inutile [...]
[...] è lunga? "Lo mando a prendere col baroccino." Hai fissato di passar la giornata con un amico? "Meni anche lui...." Insomma gli dissi di sì, e [...]
[...] domenica mattina andai e la feci finita. 220 Appena arrivato in paese tra la folla dei contadini che uscivano dalla prima messa e mi guardavano [...]
[...] prete?! Ah! o lui? O la su' moglie, la sora Flavia? Bona signora è quella, e quante elemosine fa! Ma anche la sor Olimpia, veh! la sorella, si [...]
[...] le mani e ci ha perso quasi la testa; ma dopo, vede? lo ridice tutto a mente che a volte non ci si crederebbe nemmeno. Gran bona ragazza, però [...]
[...] , anche lei! e per la su' famiglia, quando c'è da mettere in carta qualche cosa, se non ci fosse lei non saprebbero da che parte rifarsi. Prima c'era [...]
[...] non lo 221 voglion mai rimandare. È dimolto bravo quel ragazzo! E quando c'era lui, anche il Cappellano alla su' tesa, col su' ajuto [...]
[...] .... pigliavan più uccelli loro in un giorno che a tutte quest'altre tese in una settimana.... Guardi; lei pigli di qui e su, e ci va' a battere il capo [...]
[...] rispettosamente e domandandomi se m'occorreva servitù. "Non mette male!" dissi dandomi una fregatina di mani. Era tanto che mi struggevo di passare una [...]
[...] , infine, che più spesso siamo costretti a ricevere e qualche 222 volta, pur troppo! anche a dare fra le esigenze della vita di città. Appena [...]
[...] sonato il campanello, un giovanotto, in maniche di camicia e col grembiule bianco tirato su e fermato alla cinghia dei calzoni, mi venne ad aprire [...]
[...] venuto, eh?" "Sì." E allora venga, venga. M'ha detto il padrone che lo faccia passare nel salotto bono, e ora vien subito anche lui. Bravo signore [...]
[...] ! Ha fatto bene, sa, a venire. Era tanto che lo dicevano e che l'aspettavano! Stanno tutti bene a Firenze? Guardi: passi qui dentro e s'accomodi [...]
[...] . Con permesso." "Andate, andate, giovanotto." Mi messi a sedere sotto la finestra, sfogliando un vecchio album di fotografie, e intanto potei [...]
[...] accorgermi che il mio arrivo aveva destato, davvero, rumore, perchè si sentiva su, al primo piano, un gran sbatacchio d'usci e un gran vai vieni di [...]
[...] piedi 223 calzati e scalzi, pei quali cascava giù dal palco una pioggiolina fitta fitta di bianco d'intonaco, e i vetri della finestra e la [...]
[...] , poi una gran pedata; s'apre ed entra un bambino di circa sei anni con una mela in mano mezza rosicata, che si mette a guardarmi e con aria [...]
[...] dispettosa mi domanda: "O che è vostro cotesto libro? L'avete a posare, se no lo dico allo zi' prete." Io poso l'album e lui seguita a guardarmi in [...]
[...] ganascino. Lui si tirò indietro due passi e mi accennò di tirarmi la mela nel viso. "V'avete a fermare colle mani, v'avete! O che ci siete venuto [...]
[...] a fare quassù?" Mi seccava e non risposi. "Sie, sie: tanto lo so, 'un pensate, che ve 224 l'aveva detto mi' padre; ma mi' madre nun voleva [...]
[...] , sì; perchè quando mi' madre v'ha visto per la strada v'ha mandato tanti accidenti...." La porta si spalancò e comparve in ciabatte la mole [...]
[...] , voltosi al ragazzo: "E lei che ci fa qui?" "Cosa mi pare." Con uno scapaccione lo messe fuor dell'uscio e m'invitò a sedere. Mi dettero subito [...]
[...] nell'occhio le frittelle d' nto e le sgocciolature di vino e di caffè che il sor Cosimo aveva sui calzoni e sulla camicia. E, per dire il vero [...]
[...] degnato e ci ha fatto veramente un regalo." "Comandi, signor padrone?" "Andate su, Gostino, fatevi dare dalla padrona le chiavi della credenza e [...]
[...] portate da rinfrescarsi a questo signore." E al bambino che era ritornato dietro al servitore: "E lei vada subito a lavarsi il muso e si pulisca [...]
[...] il naso, porco!" E con un altro scapaccione lo rimesse fuor dell'uscio. "E di frutte, caro lei, anche quest'anno, nulla!" ''Ah!" "Eh! che vòl [...]
[...] che gli dica? Da tre anni si vede che c'è entrata la malía. Si figuri che prima ne rimettevo anche quattrocento libbre di parte, e ora [...]
[...] .... quando cinquanta, quando sessanta sì e no.... Ma poi che roba! imbacan tutte! Scusi, venga con me in granajo.... Ma, no.... Sento il mi' fratello che [...]
[...] scende: s'aspetterà lui." "Aspettiamo lui." 226 "E un bell'originale, sa? un brontolone!... Ma poi di fondo è bono, veh! L'altro giorno, per [...]
[...] esempio, vede? lui soffre tanto di mal di stomaco e, con rispetto, d'un vespajo che ha qui...." Gli anticipati della presentazione furono interrotti [...]
[...] mai finita. O quante volte le volete ridire le cose?" "No, vi volevo dire...." "L'avete fatto rinfrescare? " "L'ho detto a Gostino. Ora verrà." "E [...]
[...] giorno d'oggi, alle dieci n'avevo presi cinquantasei! e stamani.... dianzi me ne son venuto all'otto per la messa, s'era preso tre uccellucci e [...]
[...] come stavo, mi disse che ci aveva piacere prima che io le rispondessi "bene" e si piantò a sedere a guardarmi. Il sor Cosimo che faceva tutte le [...]
[...] parti: "Vedi, Flavia: questo è quel signore che ti dicevo l'altra sera...." E la sora Flavia daccapo: "Che fa? sta bene? " "Sissignora." "O la [...]
[...] contemplarmi. Per fortuna il signor Cosimo mi levò dall'imbarazzo di trovare un tema per la conversazione e la riattaccò colla politica. Ed essendoci [...]
[...] allora sul colmo la questione di Tunisi, naturalmente cascò 229 addosso a Tunisi e s'arrabbiò, e s'infiammò, e spiattellò sbuffando tutte le sue [...]
[...] idee sulla politica estera, e concluse che se lui e 'l su' fratello prete fossero stati al ministero, i Francesi a Tunisi non c'erano neanche per [...]
[...] risata, e le risposi a caso di no. "E allora costerà dimolto, eh?" "Sì.... mi pare sette lire il metro." "Ah, fanno a metri loro! Dev'esser roba [...]
[...] .... poi se ne parlerà." E rivolgendosi di nuovo a me: "Perchè se la Francia...." Ed era per riattaccare su Tunisi quando si vide aprire la porta [...]
[...] e comparve la sua sorella, la signorina Olimpia, nubile sulla cinquantina, quella che i contadini m'avevan dato come una letterata. Aveva un [...]
[...] un tralcio d'ellera naturale, e due pendoni di capelli impecettati le scendevano con dolce voluta quasi fino sulle guance leggermente salsedinose [...]
[...] . In una mano aveva l'ombrellino da sole e un mazzetto di vainiglia, e nell'altra un libro dentro al quale teneva l'indice per segno. Si avanzò [...]
[...] con disinvoltura ostentata, e con un inchino a occhi strizzati: "Oh! signore," mi disse, "ella è il benvenuto in questo modesto abituro [...]
[...] ." "Delizioso abituro, signorina, dove non vorrei essere importuno." Strizzò gli occhi di nuovo e mi sorrise. E sculettando meglio che poteva, andò a [...]
[...] attenzione quando mi sento arrivare una gran manata sulle spalle, e il sor Cosimo mi dice: "Sentirà come scrive in poesia quella ragazza! Ce l'hai costì [...]
[...] !... colle rime e ogni cosa!! Ma gli dico...! Faglielo sentire, via." "Poi, Cosimo, poi." Dio mi tenga le sue sante mani in capo. E rivolgendomi [...]
[...] alla signora Olimpia che teneva sempre il dito nel libro: "Che cosa legge di bello, signorina?" "Do un'occhiata al Leopardi." "Ah!... Ah!..." E [...]
[...] sonetto io. Ma poi lo sentirà.... E gli devi dire anche quello di quando vestirono abate il figliolo del Calamai. O quello! Eppoi.... Ma che [...]
[...] :... la scena di Clorinda e Tancredi). Trova Consalvo, va bene? Consalvo more; eppoi, almeno fin dove sono arrivata io, di lei non se ne sa più nulla. E [...]
[...] la metà di quelli che ha scritto lui. Ma poi come bene! E non ce n'è stati altri, veh! Chiama gli abitator dell'ombre eterne.... Ah! no; questo [...]
[...] carino ma carino dimolto. E anche lui ha scritto con que' versi uno più lungo e 234 uno più corto che mi piacciono tanto perchè c'è il comodo di [...]
[...] metterci quanti vocaboli si vole.... Ma come son difficili! e come li tratta bene anche il Clasio!" "O quello!" saltò su il sor Cosimo; "o [...]
[...] . . . . . . . O le Mie Prigioni!?" Io ero rimasto rintontito. "Bravo! bravo Gostino: posa costì sulla tavola e mesci al signore," disse il sor Cosimo a [...]
[...] Gostino che in quel momento entrò con una bottiglia e un vassojo di bicchieri. "Sentirà che questo gli garba," mi disse Gostino mescendomi. "Le [...]
[...] prendere du' altre bottiglie: una del 62 sulla tavola di cantina fonda e un'altra del 59 (l'anno 235 della rivoluzione!) e sentirà," rivolgendosi di [...]
[...] ...." "Guardi, ne ripiglio anch'io: per compagnia prese moglie un frate.... Glielo mesco?... Lo butti via, ma glielo mesco." "E allora, se vuole [...]
[...] così, me ne dia un altro sorso per gradire.... Basta.... basta così...." "Nossignore! o pieno o nulla." Ritornò Gostino con altre due bottiglie e [...]
[...] allora mi furono tutti addosso, cominciando dalla signora Flavia e non escluso il servitore stesso perchè assaggiassi anche di quelle. Il signor [...]
[...] Cosimo mi reggeva il braccio, Gostino mesceva e le due donne mi scongiuravano con gli occhi perchè non volessi far loro il torto di rifiutare [...]
[...] quella gentilezza. Resistei un poco; ma finalmente mi toccò a cedere 236 ed ebbi la malaventura di lodarne la qualità e d'osservare che non [...]
[...] solamente dovevano avere uve squisite, ma anche vasi e cantine eccellenti. Non l'avessi mai detto! "Gliele voglio far vedere," disse subito il sor [...]
[...] Cosimo. M'infilò a braccetto e, lasciate le donne in salotto, con Gostino avanti che ci faceva lume, mi trascinò in cantina, ora dicendomi "c'è un [...]
[...] altro scalino," ora "abbassi il capo," e mostrandosi finalmente più meravigliato di me di quella bellezza la quale non era altro che una stanza [...]
[...] tutta ragnateli con quattro botti a una parete e due caratelli in un angolo. Bisognò che mi maravigliassi e che lodassi anch'io qualche cosa, e [...]
[...] piano dove mi fece entrare di sorpresa nella camera della sora Olimpia che era allo specchio a provarsi la mantiglia color pulce. E via, tutte le [...]
[...] altre camere, la sala, i salotti e perfino i due luoghi di comodo, che uno bisognava che lo levassero perchè dava noja al pozzo.... — "Ora [...]
[...] guardi che occhiata!... e quello è l'orto. Dopo s'anderà anche lì; ma prima gli voglio far vedere anche il secondo piano." Andammo anche al secondo [...]
[...] piano; e dopo avermi fatto girare una ventina di minuti illustrandomi ogni stanza con gli avvenimenti più notevoli in quelle accaduti, dallo [...]
[...] .... Nientemeno che il sor Angiolo!!" 238 "Andiamo!" esclamai così per dare un po' di soddisfazione ai suoi entusiasmi. E lui, presa sul serio la mia [...]
[...] esclamazione, mi tessè sul tamburo il panegirico del sor Angiolo, il quale era, nientemeno che il fratello dell'arciprete Dòdoli e nipote del [...]
[...] ?... E ora deve vedere anche la piccionaja.... Sta!... Si vedrà poi, perchè ora non c'è tempo da perdere. Sona l'entrata e bisogna far presto [...]
[...] , perchè la messa cantata dell'undici la dice il Proposto delle Siepòle che è il Dio della furia. Bon omo, però, veh! Ah! E con lui ci troverebbe [...]
[...] il su' pascolo anche lei perchè, chieda e domandi, lui sa ogni cosa. Ne parli anche colla mi' sorella.... qui ci dorme Gostino.... e sentirà che [...]
[...] razza di talento è quello.... E qui, vede? prima c'era un uscio che metteva nel granajo; ma si fece chiudere per via de' topi. Poi gli farò vedere [...]
[...] , fatemi il santo servizio, accidenti a questi lavori! e ditegli che si parino intanto loro e che io fra dieci minuti vengo; se no, se la cantino da [...]
[...] sè e non mi scorcino...." "Vede?" mi disse il sor Cosimo, "lui è sempre a quella maniera. Quando non piglia uccelli diventa una bestia. Venga [...]
[...] , venga; queste donne verranno da sè." "Son bell'e andate, sor padrone," disse Gostino. "Meglio così. Andiamo." E io che avrei avuto tanto bisogno [...]
[...] di sciorinarmi e di riposarmi un momento, mi messi dietro al sor Cosimo che, per paura del fratello, allungava tanto il passo da tenergli dietro [...]
[...] a fatica. * ** Attraverso a una caligine grassa di sudore e di moccolaja, osservavo la scena. Nell'emiciclo del coro, i cantori, fra i quali il [...]
[...] giallastro e polveroso che da una lunetta semichiusa attraversava in diagonale la chiesa. Poi uno spazio libero, e dopo, due ali di panche per le [...]
[...] donne; in mezzo, quattro o sei eleganti alla moda dal fazzoletto bianco sotto i ginocchi, unti nei capelli e inchiodati nelle scarpe; e in fondo [...]
[...] Flavia in una panca separata dentro alla cappella de' sette dolori, pregava calorosamente con la faccia quasi nascosta nel libro, e la signora [...]
[...] misteriosa penombra delle navate. I mantici dell'organo russavano, e dai pieni polmoni scappava fuori, di quando in quando, una nota sola e fuggiasca [...]
[...] o un do-re-mi-fa bricconcello 241 che faceva voltare subito lietamente il sor Cosimo verso di me e il Cappellano verso l'organo con due occhi da [...]
[...] basilisco che mettevan terrore. Le montagne stanno ferme e gli uomini camminano. Quando il sor Cosimo, infilato in fretta l'uscio della Canonica [...]
[...] , m'ebbe lasciato sotto il porticato della chiesa, mi dette nell'occhio un uomo decentemente vestito, la cui fisonomia non m'era punto nuova; e [...]
[...] nemmeno pareva che la mia fosse nuova a lui, perchè nell'incontrarci che facevamo passeggiando in su e in giù, mi ficcava gli occhi in viso e [...]
[...] quasi pareva che accennasse a un sorriso amichevole e a rivolgermi la parola. Io facevo altrettanto, quando, passandomi per la terza volta vicino [...]
[...] , pronunziò a bassa voce il mio nome; mi venne allora subito in mente il suo, mi voltai e ci abbracciammo con una stretta e un bacio così [...]
[...] medico di questo Comune. E tu?" "Son qui per diporto." 242 "Verrai a desinare da me." "Sono impegnato." "Da chi?" "Poi se ne parlerà. Ora parliamo di [...]
[...] vecchi compagni d'Università.... e quante avrei da dartene io!" E qui un assalto di domande: — E del tale che ne fu? — e il tal altro che fa [...]
[...] ? — Tizio è vivo? — Caio dove si trova? — E quasi ad ogni notizia reciproca corrispondeva una voce di rimpianto e una parola di commiserazione: — È [...]
[...] morto!... è un disgraziato!... scappò e non se n'è saputo più nulla.... è in galera. — E raramente: — sta bene.... vive.... è contento. "E tu [...]
[...] come te la passi?" "Da medico di campagna." "E coi paesani?" "Male." "Perchè?" "Non sono una bestia come loro e sono un galantuomo." 243 "Ti [...]
[...] capisco. E con le autorità locali?" "Male. Sono in odio al Sindaco e mi toccherà andarmene presto." "La ragione?" "Ebbi l'imprudenza di contradirlo [...]
[...] in pubblica farmacia, quando a proposito di galateo citò monsignor Della Casa e Flavio Gioia." "E chi è questo mostro di sapere?" "La più [...]
[...] ?... Ma ora, no; dopo desinare verrai a trovarmi, mi racconterai tutto e staremo insieme fino alla tua partenza. Ho molte cose da confidarti, ti [...]
[...] corpiciattolo smunto, già più che mezzo canuto! E quel provvidenziale egoismo stillato dalla Natura anche nell'animo dei migliori, venne a soccorrermi; e [...]
[...] amaramente appena ci fummo fermati in un angolo in fondo alla chiesa. "Son tutti lassù. Conosci nessuno? "La famiglia del signor Cosimo e [...]
[...] un certo Proposto delle Siepòle. Teologo profondo, negoziante d'olio, confessore delle monache, mangiatore strepitoso e gran protettore delle [...]
[...] molte sue nipoti. Non mi vuol bene, 245 ma mi tollera dopo che lo curai d'una indigestione di cacio salato e baccelli." Il Proposto delle Siepòle [...]
[...] in quel momento sedeva tutto compunto, e dal suo stallo d'onore, stringendosi al petto le braccia incrociate, mandava occhiate e sospiri al [...]
[...] cielo. "È vecchiotto, però!" osservai. "Sopra la sessantina. E quello che gli sta alla destra," continuò il medico, "è il suo Cappellano, il quale [...]
[...] loro non se la dicano molto per ragioni di nepotismo. Però non si lasciano mai; e l'occupazione del Cappellano, quando seguita il principale, è [...]
[...] d'annacquargli i moccoli. A ogni primiera ammazzata, il Proposto, un giuraddio! e il Cappellano un bacco. E così vanno avanti salvando l'apparenza [...]
[...] e l'anima; ma il Proposto qualche volta la crede una umiliazione e se n'ha per male, e lo rimprovera; e, nella stizza, gli scivolan giù i [...]
[...] perdii come chicchi di corona sfilati; e il Cappellano coi suoi — bacco, bacco — ripara a tutto, impassibile alle minacce 246 e pronto al martirio [...]
[...] piuttosto che cedere. È il primo cacciatore di lepre dei dintorni e giuocatore di briscola da sfidare la piazza. I popolani l'adorano, perchè dice [...]
[...] la messa in dieci minuti, confessa a maniche larghe, e a chi gli fa de' soprusi, legnate da olio santo. "Quel cosino magro dalla parte di qua è [...]
[...] sorella vecchia e due nipotini che educa e istruisce da sè, facendo da maestro, da zio e da babbo; e intanto s'ajuta con altri quattro o cinque [...]
[...] scolarucci che può raccapezzare a una lira il mese, e campa non si sa come, mantenendosi, nella sua miseria, illibata nel reputazione di cittadino [...]
[...] onorato e di sacerdote esemplare. E quel che più monta, egli, rara avis, non invoca la maledizione di Dio sulla sua patria. In paese, come è facile [...]
[...] anche di lui; ma ora inginocchiamoci, perchè siamo alla elevazione." 247 Tutto il popolo si prostrò in un solenne raccoglimento e l'organo [...]
[...] tenne dietro il solito rumore confuso di stropiccío di piedi, di tintinnío di medaglie, e l'indispensabile scarica di tossitone generale. E l'aria [...]
[...] si faceva sempre più pesa e nauseante quando il medico riattaccò sotto voce la conversazione. "E il fratello del sor Cosimo, detto di soprannome [...]
[...] Cotenna, è quel tale che, nientemeno...." E qui mi si accostò all'orecchio e mi disse: " . . . . . . . . . . . . . . " "Andiamo!" esclamai [...]
[...] maravigliato. "Tutti i giorni?!" "Sulla mia parola d'onore." Il sor Cosimo mi sorrideva di fondo alla chiesa e mi accennava all'organo come per [...]
[...] dirmi: "Ha sentito, eh? che razza di strumento e che sonatore!" "E quello con quel ciarpone di seta nera al collo, che è inginocchiato accanto al sor [...]
[...] non ne avrebbe fatte fare. E l'assessore Stelloni, fedele al suo mandato, non ha mai messo piede in una scuola. Lui dice per non compromettersi [...]
[...] , perchè le cose non vanno a modo suo; la canaglia dice che ha paura di dovere interrogare i ragazzi. È un buon diavolo, però, e non ha odio con [...]
[...] il maestro aveva ragione, il benigno compatimento dell'Assessore si convertì in un odio implacabile, e ora cerca tutte le gretole per poterlo [...]
[...] e notaro in ritiro e già Sindaco prima del sor Cosimo. La sua passione è di schiacciare le noci colla testa e di contradire sistematicamente in [...]
[...] durante la sua gestione: una al pozzo pubblico quando ci fece mettere la pompa, e un'altra, che eccola laggiù dov'è quello scalcinato, quando [...]
[...] sua villa; ma poi, non avendola potuta ottenere ed essendogli stata imbiancata la proposta pel cavalierato, si ritirò fremendo e ora si sfoga a [...]
[...] fare opposizione in Consiglio, manda via un contadino l'anno e dice ira di Dio del Governo in ogni occasione, non esclusa quella che la brinata [...]
[...] gli sciupi nell'orto i pomodori primaticci." "E tu sei alle mani di questa gente!" osservai. "Sono alle mani di questa gente." L'Ite missa est [...]
[...] interruppe il nostro colloquio. Il Cappellano delle Siepòle lo annunziò a occhi chiusi, 250 a giugulari iniettate e a gote livide sull'ultimo [...]
[...] , sollevando la testa per trovare note di voce più poderose, in mezzo agli altri preti che stavano reverenti ai suoi fianchi. E se lo patullò per due [...]
[...] alle candele; i preti allicciarono verso il desinare, e il popolo, dopo un breve raccoglimento, s'affollò alla porta per uscire. Quando fummo [...]
[...] desinare fossi andato da lui, che mi avrebbe accompagnato alla stazione e che aveva cose importantissime da dirmi. Il sor Cosimo venne correndo a [...]
[...] ritrovarmi, accompagnato da varie persone alle quali mi presentò, dandomi di gran manate sulle spalle, scansando il lei e dicendomi un monte di [...]
[...] villanie per dare a credere che con me ci aveva confidenza. Aspettammo un momento il Cappellano e le donne, e tutti insieme ci avviammo, come [...]
[...] disse il sor 251 Cosimo e ripetè la signora Flavia, a far penitenza. * ** Al momento d'andare a tavola il sor Cosimo mi disse, dandomi uno [...]
[...] potevo più da ogni cosa. E con la signorina Olimpia che ci precedeva sculettando, dopo avermi presentato un'occhiatina ladra e un mazzetto di [...]
[...] le mele cotogne e lo spigo. "Ecco qui," ribattè il sor Cosimo; "noi non si fa complimenti: un po' di minestra, un po' di lessuccio, du' altri [...]
[...] gingilli come il solito e s'è finito." Si segnò e recitò il benedicite. 252 Il bambino che appena entrato in salotto era rimasto a bocca aperta [...]
[...] guardandosi d'intorno, quando ebbe visto i preparativi tutti e specialmente una tavola in disparte tutta piena di crostini, dolci e bottiglie [...]
[...] , non potè più reggere, e rivolgendosi a me urlò battendo le mani sulla tavola: "Oh Dio, bene! Guardate, oggi che ci siete voi, quanta bella roba [...]
[...] un silenzio glaciale. Le donne sospirarono; gli uomini rimasero a guardare il bambino con due occhi da incenerirlo, e io mi voltai al signor [...]
[...] Cosimo, a domandargli che cosa il bambino aveva detto. Il mio strattagemma riuscì perfettamente e tutte le fisonomie erano già rasserenate quando [...]
[...] comparve Gostino in maniche di camicia a mettere in tavola la zuppiera. La signora Flavia lo chiamò subito e gli disse qualche cosa all'orecchio [...]
[...] . Al fritto Gostino tornò con la cacciatora e col cappello in capo. La signora 253 Flavia lo chiamò di nuovo, e quando tornò col lesso comparve [...]
[...] l'avevan seccato e mi disse che pigliassi un altro po' di pollo. Questa gentilezza di Gostino fu il segnale dell'attacco. Il vino aveva cominciato [...]
[...] a rallegrare la comitiva e più che altri il sor Cosimo. Un contadino venne a dire che al paretajo del signor Cappellano avevano fatto un tiro di [...]
[...] sette frusoni, per cui anch'egli rallegrò il suo umore, e mi trovai allora investito in pieno dalla spaventosa valanga delle cortesie di [...]
[...] cotesta buona gente. Gostino messe a sdrucciolo il piatto del pollo sul mio, e giù una frana di ciccia da sfamare un can da pagliajo, fatta rovinare [...]
[...] dalla forchetta del sor Cosimo e da una gran manata del Cappellano nel gomito di Gostino. "Non lo finisco." 254 "Senza pane, pemio!" "È [...]
[...] impossibile." "Dunque è segno che il pollo non gli piace!" E giù, anche una targa di manzo. E bisognò che mangiassi ogni cosa, tormentato a doppio dal [...]
[...] vitella di latte; due di carne grossa; uno d'animelle, e l'ultimo di tacchino coi maccheroni.... Scoppiavo!... E bisognò assaggiarli tutti!... tutti [...]
[...] con gli spinaci che ora sono una rarità; quest'altro perchè ci ha fatto la salsa la signora Olimpia.... Dio signore! non ne posso più. E crepavo [...]
[...] di ripienezza e di caldo, e, come se tutto il resto non bastasse, le mosche insistenti dell'autunno mi finivano di conciare impaniandomisi al [...]
[...] sudore che mi colava a gore giù per le gote!... E il sor Cosimo sempre più feroce m'assaliva con una cucchiajata d'erba perchè era roba leggiera [...]
[...] , e il prete, con una stiappa di ciccia 255 che mi buttava nel piatto da lontano; e in quel tempo Gostino badava a predicarmi di dietro che non [...]
[...] mangiavo nulla, e la signora Flavia a lamentarsi che non mi fosse piaciuto il desinare! "Ecco l'arrosto! ora siamo in fondo; coraggio!" Ma [...]
[...] coll'arrosto cominciarono le bottiglie. Il prete n'agguantò per il collo una di vinsanto; il sor Cosimo, una d'aleatico e Gostino una di vermutte [...]
[...] mussante. "Aspettate! no.... no.... aspettate, Gostino," gridavano le donne parandosi coi tovaglioli. E il sor Cosimo, posato l'aleatico: "Ah! permio [...]
[...] e si tappavan gli orecchi con le dita; a destra, il prete e la credenza bona.... 256 "Alla finestra, sor padrone," gli gridò Gostino. "Bravo [...]
[...] Gostino!" E andò alla finestra dove, dopo che ebbe lavorato un pezzo, adagio, adagio e colla massima precauzione, si sentì a un tratto un gran [...]
[...] : "Giurammio! o come mai?..." E per assicurarsi meglio continuò a mandare in su col dito pollice il tappo che finalmente cascò giù a piombo ai piedi [...]
[...] del boja come la testa d'un decapitato. "Un'altra, Gostino; sùbito!" E quell'altra venne; ma appena tagliato lo spago fu una catastrofe. Il [...]
[...] vino schizzò via soffiando com'un gatto arrabbiato; e il sor Cosimo che girava in tondo per scansare ogni cosa, infradiciò invece ogni cosa fra i [...]
[...] sagrati del Cappellano che aveva avuto una zaffatta nella nuca, e gli strepiti delle donne che s'eran ficcate col capo sotto la tovaglia. "Un'altra [...]
[...] , voleva andare in fondo, e ci arrivò finalmente con onore. Gostino portò la terza bottiglia la quale lavorò stupendamente e la pace fu ristabilita. Ma [...]
[...] dell'ultima bottiglia. Mi trovai il piatto pieno a cupola di uccelli che mi piovevan da tutte le parti; e uno me ne tirò nel viso il bambino fra le risate [...]
[...] dei parenti che restarono sorpresi dello spirito di quel ragazzo. E anche quelli mi toccò mangiarli!... "Senza pane!" "Sissignore; accidenti a [...]
[...] la vita." E guardò sorridendo dietro alle mie spalle. Mi voltai e vidi il Cappellano che branditi due bravieri per le gambe, rigido come la [...]
[...] statua del Fato, me gli affondava nella faccia, dicendomi freddo e arcigno: "Questi non li ricuserà di certo. Gli ho presi io stamani, e freschi e [...]
[...] grassi così lei a Firenze non li trova; o, se li trova, per meno di quattro palanche l'uno non glieli dànno." Me li posò nel piatto e rimase a [...]
[...] anche i miei vincitori avessero poco da cantar vittoria. Era uno sbracalío generale di calzoni, di panciotti, e di fascette; sbuffate da tutte le [...]
[...] parti e ceffi infiammati e occhi rossi, tranne la signorina Olimpia che vivendo tutta 259 di spirito s'era mantenuta inalterata posando sempre in [...]
[...] attitudini soavi e mostrando qualche volta, nei momenti più seri, una gentile pietà per la mia posizione. E i nostri discorsi durante il pranzo [...]
[...] ? nulla! fu una lotta sorda e continua di offerte, di repulse e di nuove offerte; di — pigli — e di — grazie — di — lei non mangia, lei non beve [...]
[...] — e di risa sgangherate tutte le volte che avevano scoperto un nuovo tranello per farmi scoppiare. "Le poesie, Olimpia, le poesie!" urlò il signor [...]
[...] minacciava; e la vidi atteggiata a una espressione che mi fece pena. La signora Flavia mi destò lo stesso sentimento, e perfino nella faccia del [...]
[...] prestarmi in ajuto; ma il sor Cosimo mi trattenne dicendomi con aria mista di dolore e d'umiliazione che non mi spaventassi perchè era cosa [...]
[...] Cosimo si rinsaccò nelle spalle. "E gli accade spesso?" domandai. "Tutti i giorni, povero zio!" mi rispose la signora Olimpia. "Ah! è un grand'incomodo [...]
[...] quello!" "E il medico che dice?" "Ah!" esclamò il sor Cosimo. "Giusto! lei lo conosce quel.... quel.... Il medico ride, glielo dico io quel [...]
[...] che dice il medico; il medico ride; e quando si mandò a chiamare la seconda volta per una di queste solite mancanze, dopo che gli ho fatto avere [...]
[...] 261 cosa dice il medico?! Ma in casa mia non ci ha messo più piede, e spero bene.... eh, Flavia?" Gostino venne a dire qualche cosa nell'orecchio [...]
[...] al padrone, il quale gli rispose indispettito che ci buttasse un po' di segatura, che ci ripulisse subito e la facesse finita. "Ooooh! allora [...]
[...] subito io, desideroso d'uscire da quelle strette e di godermi una boccata d'aria autunnale, tanto più che, a maggior contrasto col mio [...]
[...] compassionevole stato di prigioniero, era una giornata incantevole. E da due ore invidiavo i fringuelli del paretajo che si sentivano nel poggio di [...]
[...] faccia tirare i loro versi boscherecci, e le lodole di passo che trillando si allontanavano giù nella caligine del piano dalla parte di mezzogiorno [...]
[...] legnaja; il ragazzo s'era addormentato attraverso 262 a due seggiole, e la signora Olimpia pure mi lasciò frettolosamente dicendomi che una forte [...]
[...] necessità la costringeva ad allontanarsi. Ma io non connettevo quasi più. Gonfio come un rospo e con un cerchio di ferro alla testa, accesi un [...]
[...] sigaro, allungai le gambe sotto la tavola e mi lasciai andare con la testa all'indietro sulla seggiola, dove avrei schiacciato tanto volentieri [...]
[...] un pisolino perchè proprio ero fatto. Quando sentii una gran strappata al campanello che avevo suonato io la mattina arrivando, e i miei ospiti [...]
[...] , meno don Paolo, tornarono di corsa nella stanza annunziandomi che c'era que' signori al cancello dell'orto e che bisognava andargli incontro [...]
[...] . "Vengo, vengo subito," dissi quasi in sogno; e mi mossi automaticamente dietro a' miei ospiti. Gostino s'avviò di corsa ad aprire, e vidi venire [...]
[...] avanti, su pel viale, un gruppo sciamannato di cinque persone, tre preti e due secolari, rossi come gallinacci, che urlavano e smanacciavano [...]
[...] gesticolando come anime dannate, mentre una turba di ragazzi e di contadini erano rimasti di fuori, parte arrampicati sul cancello e parte col capo [...]
[...] tra i ferri, 263 a guardare a bocca aperta quello che si faceva dentro. Il sor Cosimo mi prese per un braccio e portandomi avanti, mi presentò al [...]
[...] Proposto delle Siepòle, poi al suo Cappellano e al Piovano del luogo e da ultimo all'assessore Stelloni e al segretario comunale. Fummo subito [...]
[...] condotti sotto la pergola dove i contadini avevan disposto delle sedie intorno a una tavola di pietra, e dopo poco arrivò Gostino, colle maniche [...]
[...] ; ma, invece, si raffreddò per una certa soggezione, credo, che io forestiero davo a quei signori; e fu uno stento di domande brevi e di risposte a [...]
[...] sor Cosimo, il quale chiese subito a Gostino il calamajo. Firmò mettendosi gravemente gli occhiali e dopo rimase qualche momento a guardare di [...]
[...] all'anno?! — "E il vajolo, Stelloni?" "Pare che si promulghi sempre di più, caro signor Cosimo. E, quel che è peggio, si fa maligno," rispose [...]
[...] lo Stelloni, tirando in su col naso e accavallando le gambe. E qui il colloquio cominciò a farsi animato. E quasi che lo Stelloni con quel [...]
[...] tenuti; e lo Stelloni mi fece anche sapere che qualche anno fa andava molto a caccia; ma ora s'era fatto astemio, un po' perchè le gambe non gli [...]
[...] dicevano più il vero e un po' perchè il su' cane più bravo era rimasto alienato nella vista degli occhi, pare, dal grand'umido preso in padule [...]
[...] . Riguardo a scuole miste mi osservò che eran molto economiche; ma lui quel misticismo di maschi e femmine 265 tutti insieme non gli garbava nè [...]
[...] sonno, che spalancava tutte le volte che veniva più forte il rumore de' cocci dalla cucina dov'era Gostino a rigovernare. E la signora Olimpia [...]
[...] a una rosa d'ogni mese, tra le cui foglie due api si abbaruffavano dolcissimamente: "Cari insetti!" esclamò. E ruggendo un breve istante Ora [...]
[...] Cosimo. "Il sonetto del Calamai, e subito, perchè quello è una bellezza." "È una meraviglia," osservò il Proposto. "E io, guardi, l'ho qui.... l'ho [...]
[...] Paracleto. "Ah! perdio!..." "Bacco!" Il Proposto delle Siepòle dette un'occhiata in tralice al Cappellano; e la signora Olimpia si preparava a [...]
[...] dire il sospirato sonetto quando s'affacciò sull'uscio di casa don Paolo con gli abiti, le braccia, la bocca, gli occhi, i capelli e ogni cosa a [...]
[...] grondaja, che si fermò sulla soglia a guardare fisso in terra. Tutti gli andammo incontro a congratularci e a domandargli come stava.... "Core [...]
[...] , signori miei, core." E si portava le 267 mani alla parte sinistra del petto strizzando gli occhi e accennando a bocca stravolta come una puntura [...]
[...] che gli levava il respiro. E: "Alla tesa, Cosimo, hanno fatto altro?" "Altri cinque, don Paolo," gridò Gostino di cucina. "Cinque! Dunque siamo [...]
[...] arrivati a quindici oggi?!" gridò don Paolo rianimandosi come per incanto. "Gostino, la mazza e il cappello." Il sor Cosimo ci fece d'occhio per [...]
[...] poco sarebbe sonato a vespro, si disimpegnarono bravamente e andammo noi quattro: il sor Cosimo, il Segretario, l'assessore Stelloni e io, con gran [...]
[...] e che io gli avrei fatto il favore di portarglielo. Ma il tempo passava. Eran già sonate le tre; alle sei il treno partiva, dal paese alla [...]
[...] stazione c'eran tre quarti d'ora e io volevo, volevo in tutti 268 i modi stare un po' col mio amico dottore, volevo sentire quel che aveva da dirmi [...]
[...] ," osservò il Segretario, "che ora l'appalto lo troverebbe chiuso." "Gliela do io, e la scrive ora quando si torna a casa," mi disse il sor Cosimo. Era [...]
[...] dispiacesse a questi signori, vorrei far presto." 269 "In una mezz'ora si va, si sta e si torna," disse don Paolo. E su, come pecore dietro a lui [...]
[...] che, rimettendosi a vista d'occhio dell'insulto di core, animato dalla sua passione, ci faceva sfiatare su per una viottola tutta sassi e ripida [...]
[...] in tempo che don Paolo, senza mai levar gli occhi dal finestrino e dicendo ogni tanto — zitti, ecco roba — non si chetò mai a raccontarci sotto [...]
[...] voce tutti gli importantissimi perfezionamenti che aveva introdotti nel suo paretajo, e finalmente, quando Dio volle, si venne via. Ma non [...]
[...] tornammo diritti a casa, perchè il sor Cosimo volle farmi vedere la coltivazione nuova, eppoi il bosco disfatto: e di lì don Paolo volle passare dal [...]
[...] per farmi vedere di lassù la sua casa; e chi sa dove diavolo m'avrebbero menato se le campane 270 benedette non cominciavano a sonare a vespro [...]
[...] fitte, fitte. E allora tutti giù a gran furia, perchè senza il sor Cosimo e senza lo Stelloni, in coro non avrebbero neanche principiato. A casa [...]
[...] bisognò ribere; le donne ci aspettavano già preparate; Gostino domandò per che ora doveva esser pronta la cavalla, e andammo al vespro a passo [...]
[...] so se mi spiego!" Scosse la testa sorridendo e riprese la conversazione interrotta con un contadino che gli sedeva accanto. In coro mi [...]
[...] piantarono nel posto d'onore in mezzo al gruppo dei cantori, e lì sbercia che ti sbercio e zaffate d'aglio stantio, e urli a bruciapelo che parevan [...]
[...] legnate nelle tempie. E anch'io, 271 in mezzo a quegli energumeni, cominciai a boccheggiare dietro ai cantori, tanto per dare un po' di soddisfazione [...]
[...] di strepitoso come, in quella occasione, avrebbe dovuto fare un forestiero per bene. Ma ero fioco in verità, e anche il sor Cosimo mi tenne per [...]
[...] scusato quando rifiutai di entrare terzo con lui e lo Stelloni nelle antifone. E i miei ammiratori devono esser restati male sul serio allorchè [...]
[...] ne sarebbe avuto per male, che si pigliasse un dito d'aleatico. Il Proposto delle Siepòle attaccò subito la briscola con tre contadini, e noi ci [...]
[...] una nottata, lei non voglia...." 272 "È impossibile!" E lo dissi con tanta forza che dopo me ne rincrebbe, perchè a questo mio rifiuto che gli [...]
[...] ragione. Gli feci due carezze scherzevoli, e mi ci volle poco a rimettergli l'animo in pace. Infatti, appena usciti sul cimitero, si fermò al primo [...]
[...] banco di brigidinai e volle per forza empirmi le tasche ficcandoceli da sè a manate. L'ora si faceva tarda. Attraversando di nuovo la piazza [...]
[...] , il dottore mi salutò accennandomi che ormai ci saremmo riveduti a Firenze, e tirai avanti come un reo d'alto tradimento che di mezzo alla forza [...]
[...] vede i parenti e gli amici che gli tendono addolorati le braccia, e non gli è concesso nè un bacio nè un abbraccio prima di lasciarsi forse per [...]
[...] sempre. Mi voltai indietro e vidi da lontano l'amico che mi diceva: "Addio, addio." Gostino aveva già attaccato; e a quella vista mandai un [...]
[...] sospiro di tal compiacenza che mi parve di sentirne subito i benefizi anche nel fisico. E veramente 273 ne avevo bisogno perchè ero in uno stato da [...]
[...] far compassione. Non mi reggevo quasi più ritto da quel moto ozioso e continuo di tutta la giornata; non stavo bene di stomaco, e la ragione si [...]
[...] capisce; la testa mi bruciava e me la sentivo come impiombata. Oh! casa mia, casa mia!... Ma il sospiro m'ebbe a restare attraverso quando, nel [...]
[...] tempo che m'accomodavo sul calesse, la signora Flavia mi si accostò tranquilla tranquilla, e cominciò a dirmi, stando gli altri di casa immobili a [...]
[...] nulla." E lesse alla luce del crepuscolo: «1° Portare da quell'occhialajo dal Canto alla paglia gli occhiali della sora Amalia, perchè ci rimetta [...]
[...] il vetro rotto.... Gli ha in tasca Gostino e alla stazione glieli darà. «2° Cinque metri.... o se no sette braccia.... come crede meglio [...]
[...] .... di roba come quella del su' vestito e mandarla giovedì per il procaccia....» "O della pania gliel'avete messo, Flavia?" 274 "Ci ho messo tutto [...]
[...] . Ora state zitto...." — «per il procaccia che rimette lì sùbito fuori della porta San Frediano dove sopra c'è scritto: Rimessa e stallaggio.» "O [...]
[...] un'altra barocciata di quel vino, ora ci sarebbe.» "Ma dunque, della pania e del frusone ve ne siete scordata!" disse impaziente don Paolo [...]
[...] , Gostino?" "Padron Paolo, sì. È lì sotto legato alla sala." "E me lo saluti, sa?" mi disse don Paolo; "e glielo dica che io n'ho presi quindici oggi, e [...]
[...] che mi mandi a dire che cosa fanno a quelle tese laggiù. 275 "E qui," disse la signora Flavia, accennandomi un fagotto voluminoso, legato dietro [...]
[...] .... Grazie, signora Flavia.... grazie, signori...." "E questo," accostandomisi la signorina Olimpia, "questo vorrà tenerlo per mio ricordo." E mi [...]
[...] consegnò un foglio piegato in quattro stringendomi con tre scosse la mano, e: "Buon viaggio!..." "Salute, salute, signori!..." "Arrivederlo [...]
[...] ." "Buon viaggio." "Si ricordi di noi." "Ci compatisca." "Torni presto...." "Salute, signori, salute!" Costino dette un pizzicotto alla cavalla, e via [...]
[...] serata!" "Il tempo è bono, sissignore." Appena fuori del paese, detti una occhiata al ricordo della signora Olimpia, e lasciai libero il petto a [...]
[...] . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 181 Sereno e nuvole . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 203 Scampagnata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 219 [...]
[...] parla della città Pag. 1 » II. Dove si parla della popolazione 19 » III. Dove si parla di Sorrento, d'Amalfi e di Pompei 41 » IV. Dove si parla dei [...]
[...] non permettermi di farlo. Ora però che ho ripreso fiato e che ho cominciato a riordinarmi le idee fino ad oggi sparpagliate e frullate in tondo come [...]
[...] foglie secche dal vento, mi faccio una festa di mantenerti la promessa e di scriverti qualche cosa da questo paese. La sera stessa del mio arrivo [...]
[...] , ci stringemmo come pazzi e dopo un breve, ma furioso assalto di domande che non aspettavan risposta, si montò di volo in una vispa carrozzella e [...]
[...] subito, per non perder tempo, senza pensare a valige, a stanchezza, a nulla, una corsa attraverso alla immensa città. ? Vetturino, a Mergellina! ? e [...]
[...] giù, a trotto serrato per Toledo, Chiaja e la Villa Reale, trasportato come in sogno fra la romba e il brulichìo vertiginoso d'una folla compatta [...]
[...] che si apriva a stento al nostro passaggio e si richiudeva subito dietro alla carrozzella come una massa liquida, su la quale galleggiassero [...]
[...] migliaia e migliaia di cappelli e di teste umane. Che brio, che vita, che baraonda, amico mio, che maraviglioso disordine era quello per il nuovo e [...]
[...] piccolo arrivato! Mi parve a un tratto d'esser diventato invisibile, e mi sentii là dentro come un grano di miglio turbinato nei vortici d'una enorme [...]
[...] Chiaja; mi pare di rammentarmi di fiammate in mezzo alla via, intorno alle quali ballavano strillando centinaia di ragazzi mezzi nudi, e dei lumi del gas [...]
[...] che mi bucavano gli occhi, e della luna e delle stelle che brillavano cullandosi nel mare, e di Capri tuffata nei vapori del crepuscolo, e del [...]
[...] io dirti d'una città di quella natura, dopo avervi passato appena tre giorni, e dopo averla appena sfiorata al di fuori girando disperatamente [...]
[...] , mi hanno empito di sgomento e di terrore; la Roma dei Papi, dalla quale temevo trovarmi abbagliato, ha raccolto gli avanzi del suo fasto orientale [...]
[...] e dorme ad occhi spalancati nel Vaticano; la Roma nuova, la Roma italiana l'ho appena avvertita in un ristretto spazio, dove, timida e chiacchierona [...]
[...] , si striscia ai piedi del padron di casa e si arrabatta e brulica e sgambetta con la rettorica in una mano e la pila elettrica nell'altra [...]
[...] galvanizzatori e, nella sua immensa misericordia, non confonda le loro favelle! Ed ora parliamo di Napoli. Io non conosco i paesi dell'Oriente, nè conosco la [...]
[...] Spagna altro che dalle descrizioni dei viaggiatori, dai libri letti, dai dipinti e dalle fotografie; ma se questo può servire, come io credo, a dare [...]
[...] porto della Valenza o della Catalogna. Vie strette, fiancheggiate da case generalmente altissime con facciate sopraccariche di balconi e che vanno a [...]
[...] terminare, senza aggetto di gronda, in una linea tagliente e spezzata sul fondo del cielo; profusione in ogni parte di ornamenti barocchi e di [...]
[...] vivaci colori malamente accozzati fra loro; tipi e modi degli abitanti; clima, nomi di alcune strade e persino molti vocaboli passati intatti nel loro [...]
[...] dialetto dalla lingua spagnola, e tante e tante altre particolarità che ora mi sfuggono, tutto ricorda quel paese, da ogni lato ti corrono [...]
[...] all'occhio o all'udito schiettissime tracce della lunga occupazione spagnola. Domandai ad un catalano di mia conoscenza, e glie lo domandai da vero [...]
[...] qualcuno dei vichi o delle rue di questo paese, e griderà: sono a casa mia. ? Più sopra ho rammentato anche l'Oriente nè credo d'essermi ingannato. I [...]
[...] fabbricati, il sudiciume e la ristrettezza delle vie; il genere di vegetazione che si vede nei giardini della città e nei dintorni; l'abitudine che [...]
[...] questa plebe ha di vivere sulla strada; la miseria cenciosa e pigolante, in mezzo alla quale ci troviamo continuamente, tante cose insomma ti mettono [...]
[...] in questa illusione che spesso potrai sognare di trovarti ad Alessandria od al Cairo in mezzo ai loro Fellah, ai loro buricchi e buriccai, con la [...]
[...] sola differenza della lingua, che là saresti importunato per il bascisch e quaggiù non ti lascian pelle indosso per il soldo. Il movimento della folla [...]
[...] poi in alcuni punti della città e in certe date ore ricorda addirittura, se non che in proporzioni minori per la varietà dei costumi, quella [...]
[...] moltitudine che intricandosi e aggomitolandosi brulica, si sviluppa e turbinando passa sempre folta e compatta sul ponte della Sultana Validè, quale ce la [...]
[...] formicaio umano; tuffiamoci in questa allegria contagiosa, in questa vitalità febbrile e lasciamoci trascinare nella vertigine di questa ridda, dove i [...]
[...] sensi non bastano alla faticosa opra, verso la quale irresistibilmente si sentono attrarre e dove spesso rimangono sopraffatti e spossati sotto [...]
[...] strepito, quella turba di veicoli e di pedoni che si affollano per le vie, ti sembra, a prima vista, che debba essere cosa transitoria, un fatto [...]
[...] fuori dell'ordinario, una sommossa, una dimostrazione o che so io. Volti gli occhi in aria: una miriade di finestre ed altrettanti balconi e tende che [...]
[...] sventolano al sole e fronde e fiori e persone fra quelli affacciate, ti confermano nella illusione. Il frastuono, le grida, gli scoppi di frusta ti [...]
[...] , parla de' suoi affari; è una giornata come tutte le altre, è la vita di Napoli nella sua perfetta normalità e nulla più. Strano paese è questo! Quale [...]
[...] impasto bizzarro di bellissimo e di orrendo, di eccellente e di pessimo, di gradevole e di nauseante. L'effetto che l'animo riceve da un tale [...]
[...] insieme è come se si chiudessero e si riaprissero continuamente gli occhi: tenebre e luce, luce e tenebre. Accanto alla elegantissima dama, un gruppo di [...]
[...] miserabili coperti di luridi cenci; immondizie e sudiciume fra i piedi, su in alto un cielo di smeraldo; da un lato una fresca veduta della marina [...]
[...] scende dal balcone fiorito t'inebria, il raglio potente d'un somaro ti fracassa gli orecchi. E così potrei seguitare all'infinito. La straordinaria [...]
[...] non fare la stessa cosa nella stessa maniera. Lo spirito di una indipendenza primitiva regna assoluto; ognuno fa quello che crede e che più gli [...]
[...] oscurità o dalla malaria delle loro tane, si scaricano su la via coi loro mobili, coi loro cani, col gatto, col ciuccio, coi polli, con la pecora, e [...]
[...] lì stanno a chiacchierare, a grattarsi, a lavorare, a dormire, a mangiare, a digerire, a..., e così dal fare del giorno al calare della notte [...]
[...] asciugare e ventilarsi su corde tirate da una parte all'altra della strada, che sgocciolano e brillano schioccando al vento come se anch'essi godessero di [...]
[...] di lanci, di zig-zag, si passa, si tira avanti e si ride, e nessuno brontola e nessuno si lamenta, perchè nessuno è rimproverato nè ascolta lamenti [...]
[...] un permesso bollato anche per poter fare ciò che legalmente gli è stato imposto, e dove mille elaborati regolamenti ti vessano, ti tormentano e [...]
[...] eresia, se no m'impalano. Ed anche tu siimi indulgente e compatisci questo povero diavolo che diventa barbaro provvisoriamente, per eccessivo amore a [...]
[...] appunti l'ora delle dolenti note, e mi toccherà chiudere gli occhi spensierati dell'artista, quando mi accadrà d'ingolfarmi nei reconditi falansteri [...]
[...] dell'abbrutimento e della miseria; ma ora lasciami caracollare a modo mio, lasciami respirare a larghi polmoni la voluttà di quest'aura marina che mi [...]
[...] accarezza con le sue ali di velluto, lasciami vivere e godere, che io mi sbizzarisca fino alla sazietà, se non vuoi che in cambio di una gioja [...]
[...] fanciullesca, ma schietta, ti ponga davanti la falsificazione di una serietà che ho perduta tra la folla e che inutilmente andrei ora a ricercare. Chi [...]
[...] prova dispetto o non si eccita piacevolmente dinanzi a un tale spettacolo, invochi e presto i soccorsi dell'arte salutare, perchè il suo sangue è [...]
[...] assistere ad una splendida pantomima; sfiora con l'occhio la superficie di tutto, e in ogni pezzo della maravigliosa macchina, in ogni comparsa che [...]
[...] ride o piange sotto i suoi occhi, non vede altro che la fantasia del coreografo, e de' corifei che gli ballano davanti, altro non scorge che le [...]
[...] vesti e la faccia rischiarata dai lumi della ribalta. ? Per colui che voglia presto acquistarne una idea generale e vedersi sfilare davanti tutti i [...]
[...] tra la folla, si prestano mirabilmente al nostro desiderio, tanto più che da ogni quartiere, da ogni rione lontano si scarica e passa [...]
[...] dell'Imbrecciata ai profumi del Pizzo Falcone. Percorrendo questa bellissima via e voltandosi ora a destra ed ora a sinistra ad osservare le [...]
[...] , di rado l'occhio e l'attenzione restano distratti dalla vista dei circostanti colli e della marina. Nessun paese al mondo, io credo, conserva al [...]
[...] pari di Napoli così scarsa e non pregevole quantità di tracce monumentali delle dinastie che vi si sono succedute nel dominio. La ragione di questo [...]
[...] fatto credo non possa ripetersi altro che dalla breve durata delle singole occupazioni, e, più che da questo, dalle lotte continue che gl'invasori [...]
[...] . Dei Bisantini e dei Normanni qualche rara ed informe traccia, fuor che nei dintorni; degli Svevi e degli Angioini qualche chiesa e le loro solide [...]
[...] reggie, meglio paragonabili a robusti fortilizi che a principesche dimore; degli Spagnoli molte chiese goffissime e pochi obelischi oscenamente [...]
[...] barocchi. Una sola cosa di buono operarono costoro e fu di demolizione, quando aprirono la via Toledo. I soli Borboni avrebbero potuto decorare la [...]
[...] città di un monumento importante e forse ne avranno avuta l'intenzione, ma non vi sono riusciti. Il loro capolavoro che sarebbe il San Francesco di [...]
[...] Paola, malgrado di tutte le pretensioni che ha di somigliare il Pantheon nel suo corpo centrale e di ricordare molto felicemente il porticato del San [...]
[...] Pietro nelle ali, non giunge ad altro che a rammentarti, con la scialba sua faccia e con la fredda monotonia delle sue linee, il goffo bigottismo di [...]
[...] colui che spaventato all'idea della morte ne decretò la costruzione votiva fra la bevuta d'una pozione diuretica e il Memento homo del prete che [...]
[...] merito, e perchè più d'ogni altro dà nell'occhio per l'aperta posizione, nella quale si trova e che tanto contribuirebbe ad arricchirne i pregi se [...]
[...] nell'interno non sono che case comuni in proporzioni colossali. Ma neanche ai Borboni concessero i fati e l'invidia dei rivali lunghi periodi al [...]
[...] godimento tranquillo della preda. Fughe vergognose, guerre fratricide e sanguinosi ritorni si alternarono a brevi intervalli sotto il loro infausto dominio [...]
[...] baldanzoso arrivava; riceveva i colpi di colui che si tratteneva; fischiava dietro a quello che rabbiosamente fuggiva, e così, o sotto la livrea o [...]
[...] , Gravina e qualche altro minore, non furono che nude o mal frastagliate pareti all'esterno ed intricati laberinti internamente. Opere da castori o da [...]
[...] termiti e nulla più. E fa veramente maraviglia il notare come l'Architettura sia restata tanto negletta quaggiù in questi ultimi tempi, mentre la [...]
[...] Pittura e la Scultura napoletana sono già salite a tanta altezza, da non temer confronti in Europa. Fabbriche modernissime ne ho vedute qualcuna di fuori [...]
[...] e non mi sono piaciute; di dentro non ne ho viste, ma mi assicurano che oggi si costruisce assai bene. Tanto meglio per il decoro dei costruttori [...]
[...] napoletani e per le venerate ombre dei Palladio, degli Scamozzi, degli Ammannati, dei Brunelleschi e della lunga schiera di grandi che tanto [...]
[...] troverai passeggiando in un giorno sereno lungo le magiche rive del Golfo, quando ti sentirai forzato ad esclamare con l'animo commosso: «E a che [...]
[...] e pensa. Mentre, ieri sera, mi perdevo dietro a tali fantasticherie, osservando dal parapetto della Via del Gigante la bruna mole del vulcano che [...]
[...] tranquillo mandava al cielo la sua bianca nubeola di fumo, sentii dietro alle mie spalle un rumore nuovo come di molti e forti e lunghi sospiri [...]
[...] . L'illusione mi fece credere ad un tratto fossero le ombre dei grandi evocate poco fa dal mio pensiero e mi voltai trepidante per salutarle.... Era una [...]
[...] mandra di dodici vacche in carne e ossa, sciolte e guidate da un solo guardiano, che tranquillamente scendevano a Santa Lucia, mescolate alla folla [...]
[...] dei landaux principeschi, che scintillanti di borchie e di stemmi argentini movevano maestosamente verso la riviera di Chiaja. Quella apparizione [...]
[...] comode, abbastanza eleganti e tirate da cavalli generalmente piccoli, ma di aspetto robusto; corrono regolatamente, ma assai celeri sotto le [...]
[...] eccezione i più indomiti. Ma in ogni modo i cocchieri sono eccellenti. Con queste carrozzelle corrono, si insinuano in ogni più angusto passaggio e [...]
[...] strisciano e s'incrociano continuamente in ogni verso. Ora si ficcano a trotto serrato giù per le più ripide chine ed ora si arrampicano come tarantole [...]
[...] su per montate fortissime, e sempre vispi e sempre allegri, animando i loro ronzini con un diluvio di Iaah! Iaah! E mai uno scontro, mai un urto [...]
[...] , mai un'arrotatura fra loro, in mezzo alla baraonda continua di altri legni, di pedoni, di cavallerizzi, di mandre di pecore, di capre e di somarelli [...]
[...] carichi d'ogni ben di Dio che sgambettano, ragliano, sculettano e fanno tante altre cose che è un vero prodigio il sentire che noi pestiamo tanta [...]
[...] , assistetemi voi.... Ehi! vetturino.... ma che lavoro è questo? vetturino! ? Il vetturino ti guarda e non risponde. ? Bà.... bada! bada a quella [...]
[...] signora, a quel ciuco, a quel ragazzo, a quel ragazzo!... ? Chiudi gli occhi per non vedere un eccidio e ti volti in dietro, ma in quel momento [...]
[...] senti rallentare la corsa, il cavallo ha smesso di patinare, cammina regolarmente e siamo in fondo, aaah! ? Non hai anche finito il sospiro di [...]
[...] stesso, dà falcate e scatta com'un ranocchio, ma il suo piede non attacca sulla lava lustra dall'incessante attrito.... ? Cocchiere, cotesto cavallo non [...]
[...] risponde, e a forza di tirate di briglia, di iaaah!, e di pizzicotti sotto la pancia, lo rallegra, lo tien ritto prodigiosamente e ti trovi arrivato in [...]
[...] cima a certe pettate, dove se i cavalli avessero un po' di religione dovrebbero inginocchiarsi e nitrire un Teddeum a Sant'Antonio miracoloso. San [...]
[...] Gennaro e Sant'Antonio devono essere in eccellenti relazioni fra loro. E da questo attrito, da questa enorme agglomerazione di popolo e da qualche [...]
[...] cos'altro, resulta tutto quel lordume che ingombra le vie e che fa di Napoli una delle città più sudice d'Europa. Mi è stato detto da qualcuno che [...]
[...] da dieci anni in poi è tanto rimpulizzita da non riconoscersi più. Me ne rallegro tanto tanto e non metto in dubbio quanto mi viene assicurato, ma [...]
[...] certo in questo paese. Ad ogni passo incontri qualche cosa di strano e di bizzarramente nuovo che attira la tua attenzione. Il sistema, per esempio [...]
[...] , di utilizzare ogni quadrupede domestico come bestia da tiro, e l'originalità de' connubii che si vedono posti in atto con questi pazienti animali [...]
[...] , somministra larghissimo campo al curioso osservatore. Certo non si troveranno i lupi e gli agnelli, i falchi e le colombe aggiogati allo stesso [...]
[...] carro, ma un bove e un can mastino che gli faceva da trapelo io gli ho veduti da vero, come ho veduto un bufalo e un microscopico somaro tirare la [...]
[...] somaro; due somari e un bove ed altri simili, dove questi filosofi diseredati se ne vanno d'amore e d'accordo, mugliando, nitrendo e ragliando [...]
[...] senza rider mai, come se anch'essi la trovassero la cosa più naturale di questo mondo. ? E nemmeno gli ovini sfuggono alla utilizzatrice poltroneria [...]
[...] e briglie e staffe elegantissime che caracollava sotto un cavallerizzo settenne, e in una via del basso porto una pecora che trascinava un piccolo [...]
[...] carretto carico d'ortaggio. ? Questo parrebbe il non plus ultra dell'originale, parrebbe che tutti dovessero fermarsi e sbellicarsi dalle risa [...]
[...] vendita: acque ferruginose e fetz turchi; pane e reggiòle di maiolica; Gesù morti e olive indolcite; e poi miracoli bell'e fatti, eppoi ritratti [...]
[...] senza testa e perfino botteghe di barbieri flebotomi, dove in pochi minuti e per pochi soldi ti levano il sangue, i calli, la barba, i capelli e la [...]
[...] voglia di tornarvi, e chi sa quante altre belle cose che in tanta baraonda mi saranno sfuggite. Venite, correte, o pittori del passato, del presente e [...]
[...] città, anzi senza allontanarvi dal centro, troverete e motivi e soggetti da empir tele quante ne fabbrica l'Olanda. Anfore greche, pompejane ed [...]
[...] etrusche; carriaggi andalusi; tipi di beduini e di ateniesi; costumi europei del Seicento come lettighe, portantine e rococò d'ogni genere; trasporti [...]
[...] funebri spartani; cocottes parigine; cafoni e mandre della Sila e via e via e via. ? Calate, calate, scegliete, scegliete e se avete occhi, mani e [...]
[...] merce sulla testa o guidando per la coda piccoli somarelli stracarichi d'ogni ben di Dio, è favoloso. E venditori d'ortaggio, e pescivendoli e [...]
[...] ostricari, e maruzzari e acquafrescai, e venditori d'ananassi, e di castagne, e di carubbe; e limonai, e aranciai, e ciabattini ambulanti, e venditori di [...]
[...] giornali, di numeri del lotto, di stampe, di libri, di chincaglierie, di mazze, di burattini.... ma chi è buono a contarli? E tutti urlano e [...]
[...] nessuno si ferma e nessuno si cheta mai, mai, mai. Ogni dieci passi un versetto della loro piagnucolosa cantilena e via! e sopra ogni trivio una [...]
[...] brevissima fermata, dove, guardando in aria e arroncigliando le labbra, berciano e gesticolano, finchè non vedono calare il panierino della loro cliente [...]
[...] gambe per la via o un sacerdote con l'altare ad armacollo dire la Messa correndo e il chierico e il popolo dietro per ascoltarla. O che non sarebbero [...]
[...] intonate anche queste con tutto il resto? Io dico di sì. Il lustrascarpe urla invitandoti e fa tonfi battendo la spazzola su la cassetta; il [...]
[...] vetturino passa schioccando e se non ha persone sul legno, non cessa mai di sibilare e gridare a destra e a sinistra: ? Scì, scì, scì, scì! a vulite, a [...]
[...] vulite?? (la volete, la volete?) Facchini carichi come bestie; operai che portano o riportano lavoro, i quali gridano per farsi largo tra la folla; e [...]
[...] se a tutto questo si aggiungano: campanacci che tintinnano al collo di capre e pecore in truppe numerose; e belati, e ragli, e nitriti, e muggiti [...]
[...] , e organini che suonano correndo continuamente, e corni e cornette di omnibus e tramway, e sonagliere di carriaggi della campagna e strepiti di [...]
[...] venditori di giornali coi loro incessanti: ? o Pì, o Pun ? (il Piccolo, il Pungolo) e la romba continua di migliaja di veicoli; e tonfi e botte e [...]
[...] schianti di magnani, falegnami, carrozzieri e centinaja di altri operai che lavorano su la via strillando e gesticolando come pinzati dalla [...]
[...] tarantola, si capirà come le persone più tranquille siano costrette, se vogliono intendersi fra loro, ad urlare, e quelle accanto ad urlare più forte di [...]
[...] loro, e quell'altre più che mai; e così tutta Napoli è costretta a strillare con un crescendo tale che qualche volta, arrivandomi alle orecchie [...]
[...] intronate il suono di campane, le ho benedette e fissandomivi con l'attenzione, mi hanno servito di riposo e ne ho preso refrigerio e conforto [...]
[...] Sant'Elmo scaricato a mezzogiorno negli orecchi di Napoli, ho mandato un pensiero e un sospiro alla languida signora dell'Adriatico, ai suoi vuoti [...]
[...] palazzi ed al silenzio de' suoi canali che lascia intendere il fiotto dei remi d'una gondola lontana e il tubare de' colombi su le cuspidi delle sue [...]
[...] torri affilate! ? Bellissime ambedue queste regine del mare, ma quanto diversamente belle! ? Su la laguna posa languidamente la bellissima e pallida [...]
[...] e procace Almea, balla in ciabatte la tarantella, e canta e suda povera di tutto, ma ricca di speranze, di giovinezza e di sangue. Quella si [...]
[...] nutrisce di mestizia e di gloria; questa, di maccheroni e di luce. Quella coperta di laceri broccati, ma lindi; questa seminuda e lercia, dalle ciabatte [...]
[...] è sembrato essere il carattere di questo popolo. È così instabile, così pieno di contradizioni; si presenta sotto tanti e così disparati aspetti [...]
[...] dagli infiniti punti di vista da cui può essere osservato, che su le prime è impossibile raccapezzarsi. Ad un tratto ti sembreranno ingenue creature e [...]
[...] per parerti dopo accidiosi; talvolta sobrii come Arabi del deserto, tal'altra intemperanti come parasiti; audaci e generosi in un'azione, egoisti e [...]
[...] , allora proprio è quando ti scapola e ti lascia con tanto di naso e con le mani in mano. Spieghiamoci subito. Sappi dunque che dicendoti tutto quello [...]
[...] l'ho appena osservata a Chiaja nell'ora del passeggio, e non ne conosco altro che lo sfarzo vistoso degli abiti e degli equipaggi. Di quello che si [...]
[...] chiama il medio ceto, ho avvicinato soltanto una ventina di rispettabili e care persone, delle quali non saprei dir mai tutto quel bene che si [...]
[...] meritano, e non mi son curato d'altro e non sono andato più in là. La plebe sola, questa massa enorme di straccioni, in mezzo ai quali quasi si perdono e [...]
[...] il vieto inno di moda alla Sirena, senza capire che è tempo di smetterla, perchè di Grazielle, di chitarre e di Sirene se n'è detto già tanto che [...]
[...] ora basta. Di tutte le plebi, in mezzo alle quali mi son ritrovato girellando per l'Italia, quella di Napoli è senza dubbio la più originale e la [...]
[...] ammirarne la eleganza delle proporzioni e per ridere del modo, col quale le adoperano negli usi più comuni della vita. Allorchè parlano, la lingua è il [...]
[...] membro che soffre minore attrito di tutti. Chiudono gli occhi, li riaprono e li battono come bertucce; sgualciscono le labbra; con le mani affettano [...]
[...] l'aria in tutti i sensi; si scuotono, si torcono su la vita in modo che qualche volta la lingua si mette in riposo assoluto e conversano ed [...]
[...] esprimono i più riposti sentimenti dell'animo con un gergo tacito che chiamerei semaforico, corrugando la fronte, stralunando gli occhi e lavorando di [...]
[...] braccia, di mani e di dita come allievi perfetti del più accreditato istituto di sordomuti. Siamo a Santa Lucia davanti al banco di Salvadore Capezzuto [...]
[...] ostricaro fisico. ? «Avete vongole, compare?» Il compare alza la testa e chiude gli occhi. Dopo un momento, non avendo capito che il signor [...]
[...] Salvadore vi ha risposto, ripetete la domanda correggendone la forma e: «Volevo un mezzo franco di vongole, ne avete?» Nuova alzata di testa e nuova [...]
[...] » alzando la voce. Ora poi il compare è pieno fino alla gola; v'ha preso per uno stupido e ve lo vuol dimostrare. Rialza la testa, richiude gli [...]
[...] occhi e interrompendovi dignitosamente indispettito, vi grida con voce robusta: ? Non ne dengooo!? Ha ragione, povero signor Salvadore! E chi è quel [...]
[...] piemontese di Firenze tanto imbecille da non capire che una alzata di testa e una chiusura d'occhi, in buon italiano vuol dire «non ne ho?» Che [...]
[...] , maniche rimboccate e tradizionale scazzetta in capo, quello de' suoi eredi non ha nulla di uniforme altro che negli strappi e nel sudiciume. Un [...]
[...] in una comoda sottana per signora; con pochi stracci raccattati fra le immondizie della via e qualche metro di spago di diverse qualità, la madre di [...]
[...] famiglia ha trovato stoffa e guarnizione per provvedere di un intero tout-de-mème da ogni stagione il marito e i suoi guaglioncelli, che fino ad [...]
[...] ora hanno avuto abiti un po' troppo di confidenza: o una sola camicia con poco davanti e meno di dietro, o un abito adamitico addirittura, tranne [...]
[...] . Altri ne ho veduti, non solo bambini, ma uomini e donne adulti, con abiti così laceri, formati da tante cinquantine di pezzi, retti da tanti [...]
[...] fili, ciondolanti e spenerati da tante parti, da volerci un archeologo per capire approssimativamente a che tempo rimontino ed un matematico che [...]
[...] compagnia del maestrale che apre le cortine e del Sole che compiacente illumina co' suoi raggi la scena. La dolcezza del clima favorisce la semplicità [...]
[...] del vestiario e la perdita del pudore, per modo che io credo che la puntura del freddo potrebbe persuadere quelle giovinette a nascondere la loro [...]
[...] dell'avvenire degli sposi e dei figli non deve recare sgomento. Una tana, dove un lupo morirebbe asfittico, sarà la loro abitazione; una stoja e pochi [...]
[...] stracci, il talamo; i ragnateli e un mucchio di paglia, la mobilia. Verranno poi i figli. Tanto meglio. I rigetti dei banchi d'ortolani e di [...]
[...] pescivendoli, e le tasche dei passanti, dove la piccola destra troverà quasi sempre un oggetto qualunque da ghermire, mentre la sinistra si stenderà a [...]
[...] , per la persona decentemente vestita e che non abbia con loro altro che relazioni superficiali, hanno modi gentili e sono addirittura simpatici. Sono [...]
[...] vispi, pronti d'ingegno, spensierati e docili per natura; il turpiloquio e la bestemmia che tanto qualificano la plebe della nostra gentile Toscana [...]
[...] notato il suo spirito, scherza piacevolmente con un compagno. Scaltro e ladruncolo per eccellenza, il Lazzaro rubacchia indubitatamente quando gli [...]
[...] facilità l'orologio, il fazzoletto, il portasigari che fa capolino dalla tasca di petto e gli basta, ed è contento perchè, quando s'è abbuscato qualche [...]
[...] cosa con la sua destrezza, corre subito dal camorrista manutengolo che gli dà forse il quinto del suo guadagno, e con que' pochi vola al primo de [...]
[...] ' millemila botteghini di lotto; ne deposita lì una parte e con quell'altra celebra subito in qualche bettola la voluttuosa scialata. Ciarliero e [...]
[...] pensa. Strilla, impreca e gestisce con una mimica sublime, forse per far paura alla paura che ha. S'avanza se l'avversario si ritira, e si ritira [...]
[...] , brontolando e ostentando di mordere il freno, ma in fondo contenti come pasque d'essersela cavata a quella maniera. Se vengono alle mani, però, son cattivi [...]
[...] loro amore anche nel dubbio d'infedeltà. Un rasoio o una moneta arrotata sono gli strumenti, dei quali si servono, e di questo barbaro trattamento in [...]
[...] generale le donne vanno liete e orgogliose, riguardandolo come una prova sicura dell'affetto dei loro amanti. Provvisto per natura di uno spirito [...]
[...] quale asilo di beneficenza. Comunicò tutta lieta la buona notizia al suo protetto; gli parlò dei vantaggi e dei comodi che avrebbe trovati là [...]
[...] dentro; gli dipinse a colori seducenti il suo avvenire e fissò il giorno nel quale lo avrebbe aspettato, per condurlo all'asilo. Il guaglioncello [...]
[...] dimostrò molta compiacenza nell'ascoltare tutte le oneste cose che gli furono dette; promise di non mancare all'appuntamento; si allontanò e non si è fatto [...]
[...] ribrezzo, e non vi si adattano finchè il bisogno non gli abbia presi per la gola. Da questa tendenza della loro indole e dalla scarsità di opificj che [...]
[...] maniere dalla mattina alla sera. Le loro occupazioni perciò sono intermittenti. Fra l'arrivo e la partenza dei convogli della strada ferrata e fra [...]
[...] quello di battelli postali e navi mercantili nel porto, il lavoro cessa e negl'intervalli migliaia di persone restano disoccupate. Alla stanchezza [...]
[...] per il lavoro fatto si aggiunge l'influenza del clima, e allora chi casca di qua e chi di là, e tutti si buttano allo sdraio sui muriccioli, sui [...]
[...] generalmente si ha della fiaccona e della indolenza di questo popolo. Son troppi quelli che abbisognano di lavoro, di fronte al movimento industriale e [...]
[...] , almeno ora, il dire che lo ricusino, perchè hanno mangiato. Sono stato troppe volte e sul molo e nei quartieri poveri, dove abbondano gli sdraiati e gli [...]
[...] addormentati e troppe volte ho fatto la prova, destandoli e incaricandoli di qualche piccola commissione e qualche volta anche grossa e faticosa [...]
[...] , e mai mi son sentito rispondere il famoso aggio magnato. Sorgono in piedi come se scattassero per una molla, si stropicciano gli occhi e per pochi [...]
[...] centesimi si mettono alle fatiche più improbe, fanno due chilometri di strada correndo, e ritornano ringraziandovi, domandandovi se comandate altro [...]
[...] , e scaricandovi addosso un diluvio di eccellenze e di don, come se avessero da voi ricevuto il più grosso favore del mondo. Gli ho osservati nelle [...]
[...] loro botteghe, passando per le vie, ed ho visto che lavorano; sono stato a visitare opificj e ne sono uscito con le mie convinzioni più radicate che [...]
[...] mai. Non contento de' miei occhi, ne ho domandato ad alcuni direttori di stabilimenti manifatturieri, non napoletani e perciò non pregiudicati, e [...]
[...] tutti mi hanno confermato nella mia scismatica opinione. Chi ha gambe venga e chi ha occhi veda, e dopo, se è onesto, dovrà convenire con me che lo [...]
[...] sbadiglio lungo, sonoro, spasmodico, che quell'aspetto di prostrazione fisica, che quelle fisonomie assonnate e quasi sofferenti per la noia che [...]
[...] troverà certamente; e giri, e cerchi, e osservi pure a suo piacere, assolutamente non le troverà. Il temperamento di questa gente è troppo [...]
[...] , e la loro opera è intelligente e produttiva al pari di quella di qualunque altra popolazione della penisola. ? Mi sarò anche ingannato, ma non lo [...]
[...] credo. Date Caesari quod Caesaris est, c'insegnò il Cianchi bon'anima maestro di rettorica, e giacchè sono entrato nello sdrucciolo delle eresie, mi [...]
[...] scappa la voglia di seguitare e seguito. La seconda eresia la comincerò in forma di preghiera, pregandoti che, quando capiterai in questo paese [...]
[...] benedetto dalla Provvidenza, in questa terra privilegiata del canto e del sentimento musicale, tu sfoderi gli orecchi, tu giri nei quartieri del popolo [...]
[...] e tu ascolti. Principierai la tua peregrinazione immaginandoti di dover inciampare ad ogni svoltata di via in comitive di giovani spensierati, i [...]
[...] quali se ne vadano rallegrando la poesia della notte coi loro canti, con le loro armonie di chitarre, di flauti e d'organini, come ti accadrà ad ogni [...]
[...] passo in Toscana, e come ci accadeva incontrare tanto spesso a Milano, a Venezia e su i laghi, ma tutte le illusioni presto ti spariranno. Non ti [...]
[...] parrà d'affacciarti a una vasca per sentir cantare i pesci, ma poco meno. Qualche truppa di suonatori e cantatori la incontrerai verso le locande o [...]
[...] intorno ai caffè, dove vengono per danaro, anzi dove vengono in troppi e troppo spesso, ma chi canti per solo piacere di cantare le stupende e [...]
[...] poetiche ariette che questi maestri di musica compongono a tavolino e non il popolo lungo la marina, come generalmente si crede, non lo incontrerai mai [...]
[...] o molto, molto di rado. Una plebe che si diletta quasi esclusivamente del cembalo e della caccavella, due strumenti che dànno rumore monotono e non [...]
[...] armonia, a mio parere, non può nè deve avere quello squisito sentimento musicale che da tutti, e senza rendersi conto del perchè, le si è voluto [...]
[...] pregiudizio che è universale, forse perchè i suonatori e cantatori napoletani (che non sono di Napoli) inondano i trivj della Terra, mi torna in mente la [...]
[...] leggenda del cigno. Tutti i poeti hanno esaltato a cielo le dolcissime note e il canto melodioso di questo taciturno abitatore dei laghi, senza [...]
[...] averne mai udita la voce. Bugiardi! Io l'ho sentita questa voce incantevole, l'ho udito davvero il canto di questo voluttuoso amico di Leda, e non ho [...]
[...] accennarti altre buone qualità che ho notate con piacere fra costoro, e gentili passioni portate qualche volta fino all'eccesso dalla loro natura [...]
[...] meridionale. L'amore e gli affetti di famiglia li sentono con violenza; si soccorrono in caso di sventura e sono fra loro ospitali e caritatevoli fino al [...]
[...] sacrifizio; hanno venerazione pei vecchi e li rispettano e li accarezzano affettuosamente; contentabili in modo che è raro udire un lamento dello [...]
[...] calma sociale, e questo lo prova il fatto che spesso l'Arsenale e l'officina di Pietrarsa hanno messo fuori cinquecento ed anche mille operai e la [...]
[...] per il giuoco in genere ed in specie per il Lotto giunge fino alla frenesia, e forse il desiderio di soddisfare a questa sfrenata libidine, se si [...]
[...] volessero ricercare le cause di ciò che asserivo poco fa, è quello che gli agita, che gli accapiglia e li porta a lavorare rabbiosamente, per poi più [...]
[...] iloti e a mantenerli nel puzzo delle loro tane, dove come porci s'imbragano e gavazzano. Dissimulatori esimii, scaltri come volpi, timidi come lepri [...]
[...] e bugiardi come cacciatori, la loro esistenza è una continua scherma di piccole frodi e d'inganni. Sudici un po' per necessità e molto per [...]
[...] le portano alla bocca, basterebbe a travagliare uno stomaco che non fosse d'acciaro. Pròvati a far loro qualche osservazione, e vedrai. Ti guardano [...]
[...] e ridono credendo che tu scherzi. Una sera passando presso allo scalo di Santa Lucia, mi dette nell'occhio un gruppo di persone non indecentemente [...]
[...] vestite che, sedute su panche disposte intorno ad un piccolo pozzo senza spallette e scoperto, stavano a bere, frescheggiando, bicchieri d'acqua [...]
[...] che mi parve vedere attingere da quel pozzo. Spinto dalla curiosità, scesi e domandai. Il pozzo era quello della sorgente d'acqua ferruginosa, della [...]
[...] quale mezza Napoli si abbevera ai mille tabernacoli d'acquajoli posti su quasi tutte le cantonate delle vie. Assistei a questo attingimento e con me [...]
[...] giungono ad avere l'acqua a mezza gamba, tuffano allora l'anfora ficcandola sotto con le relative mani e dopo escono fuori a dispensare in giro 'u [...]
[...] renderebbe l'operazione e l'acqua più pulite, anzi meno ributtantemente laide? Io direi di sì, ma va' a dirlo a loro. Ne ricusai un bicchiere che mi [...]
[...] venne offerto e dissi le mie ragioni, ma fu lo stesso che pestar l'acqua nel mortaio. ? Si nun facimmo accussì, comm'avimmo a fà, neh, signurì? ? Ecco [...]
[...] quel che mi fu risposto. Addentrandosi poi ad osservare più da vicino e più minutamente le condizioni morali, il disordine delle idee di questa [...]
[...] gente e le sue conseguenze, il senso che si prova, dopo averne ammirate le fiacche virtù e sorriso su i piccoli difetti, è davvero di profondo [...]
[...] , in modo da lasciarlo sperare, la sacramentale parola vattènn! ? e seguitai a leggere. Allora lui, per muovermi al riso o alla compassione, cominciò [...]
[...] a far capriole, a gonfiare il torace e ad imitare voci d'animali, eppoi: ? Signurì, u soldo ? Ed io: ? Vattènn! ? e lui daccapo alla mozione degli [...]
[...] corrermi d'intorno con le mani e coi piedi e di nuovo: ? Signurì, u soldo ? E io daccapo: ? Vattènn! ? Dopo tre quarti d'ora (avevo guardato [...]
[...] ventina di passi, rinforzando la dose delle capriole e delle smorfie; e io: no! A che cosa ricorse questo miserabile, quando vide esaurito ogni mezzo per [...]
[...] muovermi a tenerezza? Mi si buttò inginocchiato ai piedi, mi spolverò le scarpe col suo berretto e cominciò a baciarmele ed a leccarmele [...]
[...] ? Gli detti il soldo e tirai avanti. E questa prostrazione morale, questo non senso del proprio decoro non appartiene soltanto agli ultimi straccioni [...]
[...] sono pronto a fare per voi i più sporchi servigi. ? Hai capito? I padroni, a forza di frustate e di dieta morale, hanno saputo addomesticarsi il cane [...]
[...] mirabilmente, e con quanto amore badano che non si guasti! Tutto quello che si racconta della famosa iettatura non è favola. E da questo [...]
[...] orologi, agli anelli, ai pomi delle mazze, amuleti da per tutto. Famiglie intere di oneste e rispettabili persone sono rigettate dal consorzio civile [...]
[...] pericolo. Vi passano da destra, il tal segno è opportuno; da sinistra, il tale altro. E chi sa poi quante raffinatezze vi saranno che all'audace [...]
[...] funzione religiosa ed ho potuto notare come siano stati ammaestrati anche intorno a questo soggetto. L'idea di materializzare la divinità e di figurarsi [...]
[...] addirittura un cialtrone della sua stampa e come lui cedevole davanti alla prepotenza. Egli lo prega fino ad un certo punto e se non ottien subito la [...]
[...] grazia richiesta, lo impreca e lo minaccia con urli rabbiosi e strida selvagge: lo deride, gli fa corna e boccacce, finchè ottenuto l'intento, e [...]
[...] credendo che il Santo abbia ceduto alla paura, si pente dell'abuso, si scusa e lo ringrazia col viso inondato da lacrime di tenerezza. Le idee: Dio [...]
[...] gente, un fatto de' più comuni. Di patria, d'Italia, di nazionalità non occorre parlarne. Essi sono napoletani e basta, ed il resto degl'Italiani, dal [...]
[...] lato Nord son Piemontesi, dal lato Sud cafoni e niente altro; ma del rimanente, neppure per il loro nido sentono nobile affezione, non hanno altre [...]
[...] aspirazioni che il godimento tranquillo della loro miseria. Lasciateli svoltolarsi nel loro fango e date loro chiocciole e maccheroni a poco prezzo [...]
[...] , non chiederanno mai qual forma di Governo regga il loro paese. Amanti all'eccesso degli ornamenti baroccamente sfarzosi, adornano a profusione e [...]
[...] di fiori e di foglie le merci che tengono in mostra alla vendita, anche se del genere più vile. Il gonfio caballero che fa, in pubblico, maggiore [...]
[...] ostentazione delle sue migliaia, forma l'ammirazione entusiastica di questi poveri iloti. Concetta e Gennaro e i loro figli Peppiniello e Nennella e [...]
[...] Totonno e Carminiello e Cannatella e il piccolo Cicillo, hanno passato la notte accatastati sopra un pagliericcio muffito, succhiati dalle cimici e [...]
[...] dai pidocchi, intirizziti dall'umido, molestati dalle talpe e mezzi asfittici dal tanfo respirato; eppure a vederli, quando sbucano dai loro vichi [...]
[...] che fanno capo su qualche pubblico passeggio, sembrano contenti come le anime più agiate della terra. E quando scorgono passarsi davanti i più [...]
[...] lussureggianti equipaggi, guardano, sorridono e si crogiolano mezzi affascinati, dandosi nel gomito e accennando e dicendosi fra loro: ? U bì! u bì! u [...]
[...] bassi della città adornato di penne di pappagallo, di campanelli e di gemme di Murano, come il capo d'una tribù selvaggia, si prostrerebbero ad [...]
[...] vuol dire oppressione; autorità, arbitrio; amministrazione, ladronerìa. «Coi quattrini sarei ascoltata, ma non ne ho; e allora che volete che vada [...]
[...] a ricorrere se non son più nè giovine nè bella?» Così mi disse una povera donna che sosteneva d'aver sofferto angheria non so da quale autorità. E [...]
[...] credo di non ingannarmi dicendoti che questo è il vero caso di ripetere ab uno disce omnes. Il Medio Evo, ormai evirato dal dominio spagnolo, e [...]
[...] di Ferdinando I, cambiò consiglio e rimase. Imbattutosi poi nei trent'anni di regno di Ferdinando II, abbandonò qualunque idea di fuga, rialzò le [...]
[...] tende sgualcite e ritrovando in parte la quiete e la salute perduta, si trattenne beato fra gli amplessi del più brutale e pauroso tiranno, a cui [...]
[...] tenevan bordone un clero fanatico e prodigiosamente ignorante, e la fetida caterva dei birri alti e bassi, i quali tutti insieme, reggendosi per [...]
[...] mano, si dettero a spargere, ciascuno pel proprio utile, terrore, ignoranza e la più abbietta corruzione, senza neanche l'ombra di quel ritegno [...]
[...] Sicilie, all'apparire di questo fatale monarca. Questo cerchio dopo il 1848 fu anche rinforzato e ribadito maggiormente, essendosi maggiormente [...]
[...] rinforzata la paura nell'amato sovrano, e l'isolamento divenne allora assoluto. Il nuovo pensiero che, ingrandendo ad ogni passo, svegliava l'Europa [...]
[...] le intelligenze; si mettevano i bracchi dietro alle nuove idee e, scovatele, si strozzavano con voluttà. Bastava ostentare devozione al Governo [...]
[...] , giungendo al suo colmo, non si restrinse fra estraneo ed estraneo, ma fra parenti e parenti e perfino fra padre e figli. Ognuno riguardò il suo simile [...]
[...] come un nemico, disposto a tendergli l'agguato, ogni uomo diventò una macchina per conto proprio; la simulazione, la malafede e l'inganno sotto tutte [...]
[...] le forme, e un egoismo necessario e spontaneo vegetarono rigogliosi in un terreno così ben preparato. L'isolamento fisico si accompagnò [...]
[...] all'isolamento morale e così la intera città, in alcuni periodi, prese l'aspetto di paese attaccato da contagio pestilenziale. D'istruzione e di educazione [...]
[...] compartirla secondo le teorie di chi dichiarava opere diaboliche il vapore, il telegrafo, la fotografia e tutte, insomma, le più grandi [...]
[...] manifestazioni dell'ingegno umano. Il vero ingegno, se rivolto alla luce delle scienze, era soffocato sotto la persecuzione; l'onestà sospetta e tenuta [...]
[...] rare ed eroiche individualità sorgevano sdegnose a fare intendere il loro grido di ribellione fra le torture, le galere e gli esilii, la gran massa [...]
[...] degli oppressi volgari, irritata contro tutto e contro tutti dalle continue e minute sevizie d'una sbirraglia selvaggia, prepotente e brutale, ribollì [...]
[...] nel suo fango, e la camorra che fino allora aveva strisciato umile e scalza nei bassifondi sociali, alzò ardita la testa; ferocemente oppose la [...]
[...] prepotenza de' suoi muscoli e de' suoi coltelli alla prepotenza legale, spesso con quella si accoppiò e giunse allora al mostruoso apogeo della sua [...]
[...] grandezza. Tanti hanno detto di questa terribile associazione e con profonda conoscenza di causa, che io non m'impancherò ora a parlartene. Ti dirò [...]
[...] soltanto che da quel tempo in poi la camorra non ha mai cessato di esistere e che non cesserà mai, nonostante le sfuriate di persecuzione che si è [...]
[...] specie di prepotenti che la opprimono, è sicura di esser difesa, quando la prepotenza e l'abuso le cadano addosso da altre parti. In qualche [...]
[...] alla giustizia, fino a quando non avrà appreso per esperienza e palpato con mano che i tempi e le cose sono cambiati in meglio anche per lei [...]
[...] qualche cosa di grave, e allora vedrai le nuove sfuriate di persecuzioni. Leggeremo tutti i giorni sui fogli pubblici che è stata fatta una razzìa di [...]
[...] camorristi, ed avranno fatto bene e ci crederò. Dopo un certo tempo sarà anche annunziato a grandi lettere: ? La camorra è estirpata. ? Nossignori [...]
[...] , non vi crederò. I camorristi hanno polsi e perciò si possono ammanettare; hanno corpo e figura e perciò si possono imprigionare e deportare, ma la [...]
[...] e mi basta di averle accennate a te come meglio ho saputo; al resto ci pensi chi vi vorrà pensare. Proposte di rimedj non te ne faccio per la [...]
[...] grande ragione che non saprei farne. Soltanto mi contenterò di osservare, e sempre in linea d'impressioni di viaggio, che nelle condizioni morali di [...]
[...] questa plebe altro non m'è parso scorgere che un pericolo manifesto e una vergogna per l'Italia intera. Saluta al solito e addio. LETTERA III. Dove [...]
[...] si parla di Sorrento, d'Amalfi e di Pompei. Napoli, 11 maggio 1877. .... No, amico mio. Chi ti ha detto che è possibile, o non ha mai veduto [...]
[...] , impallidiscono davanti alla realtà. È così grande questa bellezza, e tanti elementi vi concorrono che occhio e cervello umano non possono esser [...]
[...] al Golfo, e tutte le mattine lo guardo e mi rattrista come se non l'avessi veduto mai. ? E intanto la fresca brezza del mare mi rinfrescava la [...]
[...] smanie. ? Che festa incantevole! che dovizia di colori e di luce! che sterminato sorriso di natura è questo! Se Egli stesso mi dicesse di no, non ci [...]
[...] gole d'inferno che vomitan fiamme e minacciano distruzione da ogni parte, ma, per il suo scopo, ha fatto peggio che a lasciar correre. ? Ormai lo [...]
[...] sbaglio è fatto e non si rimedia, e questi abitanti ridono, cuocendo le bistecche al fuoco delle lave, e questo mare e questo cielo e queste piante [...]
[...] ridono, ridono e ridono come nelle ore del chilo devon ridere i beati a pancia all'aria, per le viottole del paradiso. Il treno strisciando turbinoso [...]
[...] per la pianura allargava i polmoni ad un lungo sibilo che pareva d'allegrezza, attraversando le polverose borgate tanto fitte tra Napoli e Torre del [...]
[...] Greco, da sembrare una continuazione della vecchia città. ? E noi si guardava maravigliati. Da una parte il Vesuvio che taciturno fumava la sua [...]
[...] vecchia pipa, e sopra a' suoi fianchi gli sterminati campi di lava che a distanza sembrano, in mezzo al verde smagliante della campagna che li contorna [...]
[...] alzasse misteriosa dalle loro cime, per chiamare i fedeli alla preghiera. E tutti questi edifizj bruni e smantellati come avanzi d'incendio, pareva [...]
[...] questa scena secca e abbrustolita, compariva dall'altro lato il mare biancheggiante di spuma e di vele, e in lontananza i villaggi di Vico, Mèta [...]
[...] , Sant'Aniello e Sorrento, tuffati fra i boschetti d'aranci e candidi come gruppi di piume che potevan credersi quelle cadute dalle ali degli Angeli [...]
[...] , quando scesero ad amoreggiare colle figlie della Terra, e poi Capri con le sue pergamene di granito, e Ischia e Procida e la nebulosa Ponza, dietro [...]
[...] . di Bologna, anche egli pittore, e la sua signora; una bella figlia della animosa Romagna, i cui occhi bruni e lucenti stavano su quel viso ridente [...]
[...] come due tormaline nere incassate in un cristallo di quarzo roseo. Chiassoni, allegri e spensierati come me; pieni di voglia di godere, e capaci [...]
[...] arditi navigatori di queste coste, del famigerato Duilio e dei più abili costruttori navali d'Italia, è un pezzo di Napoli portato in quella cala e [...]
[...] nulla più, ma le montagne che le stanno a ridosso e il panorama del Golfo che si gode di là, è stupendo. Conservo uno spiacevole ricordo di quella [...]
[...] trovavo e l'alterazione della mia faccia, mi domandarono con ansietà che cosa avessi. ? Mi hanno rubato il portafogli! ? Ma come! ma dove? ma [...]
[...] quando? ? Ora, ora nel momento; due minuti fa l'ho tirato fuori per dare qualche cosa a quel vecchio.... ? E ci avevi molto? ? Ci avevo tutto ? Ma ti [...]
[...] sei cercato bene addosso? ? Ho frugato da per tutto e non l'ho più. Guardate: qui, niente; qua nemmeno.... non l'ho, non l'ho più assolutamente. Addio [...]
[...] , amici; proseguite pure per Sorrento; io torno indietro; divertitevi e compatitemi se.... Uno scoppio di risa sonore interruppe le mie parole [...]
[...] d'addio. Domandai alquanto indispettito il perchè di quel riso e mi risposero con un'altra risata più grossa della prima. E perchè quelle risa così [...]
[...] procurato quel disturbo, e nell'animo mio chiesi scusa anche ai ciucai, vetturini, ciceroni e accattoni castellammaresi, dei gravi dubbj che per dieci [...]
[...] minuti avevo avuto su la loro onestà, e proseguii il cammino lungo la marina tutto umiliato, parendomi di scorgere in ogni occhio languido che mi [...]
[...] calde d'un sole, che mezz'ora fa aveva arrostito le palme di Siria; ma altri nuvoli un po' troppo compatti e forse troppo terrestri, ci facevan pagar [...]
[...] troppo nauseante, e siccome tra questi brillava molestissimamente l'ottava piaga del genere umano, voglio dire un vetturino che non si chetava mai [...]
[...] , mai alla lettera, di offrirci i suoi disinteressati servigi, e che ci avrebbe seguiti indubitatamente fino a Sorrento, invitandoci nella sua vettura [...]
[...] , se ci fosse piaciuto di far la gita a piedi, insaccammo finalmente nella sua carrozza che, del resto, era comoda e bella, e ci mettemmo in cammino [...]
[...] incassato fra dirupate scogliere. Questa via per me è quella che contribuisce essenzialmente alla grandissima e giustificata fama delle bellezze di [...]
[...] Sorrento, il quale di per se stesso altro non è che un meschino e sparpagliato villaggio che, abbordato dalla via di mare, piuttosto che soddisfare al [...]
[...] Sorrento. E questa strada è maravigliosa. È un succedersi continuato di punti di vista uno più stupendo dell'altro. Dopo aver attraversato un [...]
[...] tratto di via di un orrido pittoresco, irto di scogliere maestose e di precipizj, in un momento ci troviamo in fondo a graziose vallicelle, in una [...]
[...] c'investe e ci ricrea con un'onda di profumo e ci ricopre, con una pioggia di petali bianchi. È una scena delle più fantastiche, è un idillio soave della [...]
[...] Natura cantato dalla voce del vento. La madre selva e il glicene flessuosi, attorcigliandosi alle cancellate dei giardini, s'inerpicano di balcone [...]
[...] in balcone, e correndo lungo le facciate delle case, vanno a nasconderle sotto una coltre di verdura e di fiori; agave colossali, fichi d'india [...]
[...] , palme, carubbi e olivi dalla foglia scura come quella dei lecci, ed ai quali l'acqua del mare bagna di spuma i tronchi sottili, slanciano le loro [...]
[...] braccia in aria e si affollano sull'orlo dei dirupi, sollevando le loro chiome uno al di sopra dell'altro, come se anch'essi volessero bearsi nella [...]
[...] vista del mare e del paese divino che li circonda. Che sogno fantastico, che gioja dell'anima era quella! Io me la bevvi a larghi sorsi e mi trovai [...]
[...] felicemente beato, ripetendomi l'ottava dell'Ariosto: Vaghi boschetti di soavi allori Di palme e d'amenissime mortelle, Cedri ed aranci ch'avean [...]
[...] frutti e fiori Contesti in varie forme e tutte belle, Facean riparo ai fervidi calori De' giorni estivi con lor spesse ombrelle; E tra que' rami, con [...]
[...] giovanetti che vi salutano strillando e gesticolando, invitandovi quasi istintivamente coi loro u bì! u bì! (guardate! guardate!) a contemplare la [...]
[...] cielo e la terra siano impazzati e che sorridano delle nostre faccie melense perdute in un oceano di estasi contemplativa. A brevi intervalli, una [...]
[...] tranquillo che si percorre. Tutto è intonato in questa beata regione: il cielo, il mare e la terra rivaleggiano di splendore, di luce e di vita [...]
[...] ; l'uomo solo rimane inferiore in questa artistica gara e quanto al di sotto! Sarò stato sfortunato ne' miei incontri, ma quello che dico è precisamente [...]
[...] quello che ho visto, senza coda nè amputazioni. Le donne della campagna, specialmente, sono addirittura brutte, e Dio sa se questa delusione è [...]
[...] accigliati, ed a guardare di sotto in su in un modo che dà alla loro espressione qualche cosa di bestiale e di feroce. Ah! una bella figlia degli [...]
[...] (quelli che ho visto io, veh! perchè il caso potrebbe avermi fatto veder lucciole per lanterne), pallidi e di forme così grossolane, che tuttora mi rimane [...]
[...] il dubbio d'essermi ingannato, perchè mi pare impossibile tale anomalia in mezzo alla vita sana e gentile che spira da ogni foglia, da ogni sasso [...]
[...] case, vogliamo andarvi anche noi. ? Andatevi e farete bene, ma andatevi dopo d'aver visto tutte le bellezze dei prossimi dintorni di Napoli, perchè [...]
[...] la costiera d'Amalfi vi farà lo stesso effetto che a guardar fissi nel disco del Sole; vi troverete abbagliati e per qualche tempo non sarete capaci [...]
[...] ? I poemi d'Omero son belli, perchè sono belli, e se qualcuno volesse provarvelo con altri argomenti, ditegli che non capisce nulla e non avrete [...]
[...] sbagliato. Nel tragitto da Vietri ad Amalfi, uno che sia un po' facile all'entusiasmo, corre rischio d'impazzare. E io ebbi dei momenti, nei quali [...]
[...] , in qualche tratto è sospesa addirittura sul mare profondo, e su la superficie di questo mare, che sembra un tappeto di cobalto, vedevo sotto [...]
[...] di me grosse navi mercantili filare con l'intera velatura spiegata e formicolare la ciurma sul ponte di piroscafi che la distanza faceva sembrare [...]
[...] immobili e piccoli come balocchi da fanciulli. Provai la voluttà di una navigazione aerea senza l'orrore del pericolo. Di tratto in tratto [...]
[...] s'incontrano deserte rovine di castelli Normanni che abbandonati all'opera del tempo cadono a pezzi, e qua e là, accucciate fra gli scogli in mezzo a piccole [...]
[...] castagno, la pianta che segna il principio delle zone frigide, e scendendo verso la marina, il dolce fico d'india, il fiore d'arancio per profumare le [...]
[...] loro stanzuccie ed i rami della palma che incrociati su la porta di casa, allontanano i fulmini e le streghe. Le marine di Majori, Minori e Atrani [...]
[...] , la patria di Masaniello, che s'incontrano per via, sono quel che può esservi di più ameno e di più pittoresco su la terra. Nel contemplare quei [...]
[...] tranquilli e ridenti gruppi di case che partendo dal mare s'inerpicano come caprette su per i dirupi della montagna; le cupole delle loro chiese che [...]
[...] serpeggiando fino alla spiaggia, dove una popolazione tranquilla di pescatori lavora e canta fra lunghe file di reti che brillano al sole, si prova una gioja [...]
[...] ineffabile, una pace serena, un tal senso di beatitudine che posandosi sul core lo stringe, e lo stringe con tanta dolcezza che a poco a poco ci [...]
[...] grande virtù, poichè l'unico bisogno potente che si fa sentire in quel clima è il bisogno di non far nulla; la vita d'Adamo prima dello sbaglio e [...]
[...] d'entusiasmo rumoroso. E non so quello che avrei detto e che avrei fatto, se non mi avesse tenuto in freno l'aspetto taciturno dell'unico mio compagno di [...]
[...] . ? Mio padrone, gli risposi, purchè non si tenga offeso se per godermi questo sole, scendo subito e vado a cassetta. Non me lo permise. Era un [...]
[...] Francese e tanto basta, per capire che doveva essere una persona gentile; ma, del resto, non capiva nulla. Era biondo, era grasso ed era pallido! che [...]
[...] specchio di questo mare? ? mi guardava e sorrideva. ? Ma guardi Salerno, le prime catene della Calabria col suo Cilento nevoso! ma contempli quelle [...]
[...] l'ali; ma si serva degli occhi, Dio lo benedica, davanti a quel gruppo di giovinette che ci vengono incontro coi busti dai colori orientali e coi [...]
[...] . ? Mi guardò di nuovo sorridendo, e per mostrarmi quanta parte prendeva al mio entusiasmo mi disse che quel sole era intollerabile, e dètte [...]
[...] éclatant, e tutti i rimbombanti étonnant, coi quali i febbricitanti figli della Gallia étonnano le strade di questa piccola Italia ammirandone le [...]
[...] conobbi al ritorno anche il nipote, il quale, viaggiando in nostra compagnia, ostentò con molta disinvoltura un profondo dolore e si mostrò [...]
[...] avvenimento. Tutti si affollano intorno ai nuovi arrivati; li guardano, li osservano, ma stando però a distanza e mantenendo un contegno semplice e [...]
[...] rispettoso; vi si offrono per servigi, vi esibiscono indirizzi di locande, vi domandano notizie dei paese, dal quale venite e se volete cavalcature [...]
[...] per visitare i dintorni, ma tutto con garbatezza di modi, con un sorriso onesto su la faccia, e.... inarcate le ciglia, amici miei, non vi [...]
[...] luce e di colori, non è possibile concepire l'idea di mestizia. Le sue case sono bianche e pulite, il mare che strepita fra le ghiaie della sua [...]
[...] spiaggia è limpido e azzurro come il suo cielo; soltanto le rupi che protendono su la piccola città le loro masse brune e minacciose, si proverebbero ad [...]
[...] essere orride pei loro profili scabrosi e taglienti, ma i bracci montuosi dei caseggiati che s'inerpicano su quelle come tralci di edera bianca, e i [...]
[...] ciuffi di verdura che ne smussano le aspre sinuosità, le contornano, le avviluppano e se le stringono con tanto affetto fra loro che, quasi [...]
[...] soffocate, anche esse son costrette a sorridere sotto un profluvio di carezze, di baci e d'allegria. L'unica strada di Amalfi che possa veramente [...]
[...] ; le altre arterie di comunicazione non sono che lunghi e stretti antri percorsi da scalinate, i quali s'internano bui e profondi nel corpo dei [...]
[...] : carrozze, omnibus, tramway, corni, trombe, e il Diavolo che se li porti, turba la quiete serena di quelle spiagge; ed anche il vizio non deve esser [...]
[...] giunto laggiù alla sua ultima espressione, poichè il sangue di quei pacifici marini è fresco e colorito. L'antica razza dei robusti e feroci pirati non [...]
[...] ha perduto nella discendenza altro che la ferocia; la robustezza v'è rimasta intatta. Belle carni, bei capelli, belli occhi e bellissimi denti [...]
[...] , sono i connotati distintivi dei fortunati abitatori di quella fantastica regione, uomini e donne. L'aureola di gloria che contorna i ricordi di Amalfi [...]
[...] , ma che è stato di aquile, di poche aquile e dalla vita breve, ma aquile ardite che in piccolo stuolo, o correndo sui mari o meditando sul loro [...]
[...] umane, la bussola, e serbato attraverso al bujo di secolare ignoranza i codici di Giustiniano, la più ricca eredità che sia giunta a noi dell'antico [...]
[...] incivilimento, e davanti alla quale ognuno dovrebbe inchinarsi reverente, se, contrariamente al suo scopo, non servisse tuttora da inesausta miniera [...]
[...] impressioni d'Amalfi, perchè eravamo già arrivati a Sorrento. Ti saluto, bellissima Sorrento; ti saluto, o patria, per caso, del sublime e languido cantore [...]
[...] degli amori di Olindo e Sofronia; e ti saluto, o patria degli accattoni più petulanti che si battezzino fra i quattordici milioni d'analfabeti del [...]
[...] regno beato! e scendendo dalla carrozza segnai sul mio taccuino: arrivato a Sorrento il dì 10 maggio 1877 a ore 11 antimeridiane precise. Mentre [...]
[...] , ? gli risposi ? e tu le tue prigioni quando le scriverai? ? «Ah! eccellenza, nun saccio a scrittura.» ? E questa risposta me la fece con tanto [...]
[...] un lampo della sua anima falsaria schizzargli un palmo fuori degli occhi. Scendemmo alla marina, visitammo i giardini e i più prossimi dintorni del [...]
[...] paese tutti bellissimi, e dopo andammo ad ammirare l'abitazione che fu della Imperatrice di Russia. Che vi trovammo da ammirare? Mah! Quattro mura [...]
[...] , ? che gran signora era quella! ? Quando le si offriva un mazzo di fiori ci diceva grazie, e ci guardava ridendo. ? Corpo di settantamila cosacchi [...]
[...] , non mi burlate! ? Davvero, signorino, ? e mi presentò una rosa. Povere creature! abituati a non vedersi guardare altro che in cagnesco da tutti [...]
[...] quelli che essi chiamano li galantomini, non rammentano le elemosine della danarosa Czarina; rammentano invece i suoi «grazie» e i suoi umani [...]
[...] sorrisi. Il nostro cicerone che non mancava mai di levarsi il cappello e di eccellenzarci ogni volta che ci volgeva la parola, pretendeva d'esser tanto [...]
[...] ' a pensare e non gli venendo detto altro, gli dissi che ero Toscano; e deridendo la sua presunzione, gli domandai come mai non mi aveva riconosciuto [...]
[...] per tale. Mi rispose: ? Eccellenza, non avete bestemmiato il nome d'Iddio e non m'avete detto figlio d'un cane. ? Oh! ? Mandando in burla la cosa [...]
[...] leggermente rossiccio, quando pensai alla gentilezza della mia Toscana così ingenuamente confutata da un cicerone di Sorrento. ? Cercai ricordi e tradizioni [...]
[...] ottave, e ne fui maravigliato ricordandomi che i navicellai del mio piccolo Arno le cantano innamorati, rompendo la magra corrente, e i contadini delle [...]
[...] riguarda le memorie storiche del paese che illustra co' suoi spropositi, conducendomi verso la casa del Tasso mi disse che avrei visto poco, e che la [...]
[...] tanta stupidaggine, lo trattai d'ignorante. Se n'ebbe per male e si allontanò ringhiando. Superbi, formidabili, feroci Gli ultimi moti fûr, l'ultime [...]
[...] Napoli fa le sue gite giornaliere toccando Sorrento. Ma il battello non venne. Era domenica e la fede puritana degl'Inglesi che formano sempre la [...]
[...] n'era rimasto nelle acque di Santa Lucia col suo puledrino acquatico, il quale, non dandogli biada, lascia strillare i regolamenti e l'orario, ma non [...]
[...] si muove. Che si fa? Andiamo a Pompei! Fu accolta con acclamazione la mia proposta, e dopo aver girellato qualche altro poco intorno a Sorrento [...]
[...] , raggiungemmo la nostra vettura e partimmo per la morta città. Eccoci a Pompei! ecco portato alla realtà un altro de' miei sogni dorati. Tutto quello [...]
[...] che se ne era letto e sentito dire, diventò per noi un inganno, appena messo il piede dentro alle sue mura, perchè Pompei è più bella, è più [...]
[...] attraente di tutto quello che ce ne era stato detto e di tutto quello che ci eravamo immaginati. I miei compagni guardavano e non muovevano labbro [...]
[...] , percorrendo le sue vie silenziose e deserte, ed io pure, occupato da un vago senso di piacevole mestizia, guardavo maravigliato e tacevo. Eppure la [...]
[...] sotto i suoi passi, e, quelle mura coperte di così allegri colori sono gli avanzi, le membra inanimate d'un cadavere. Nessuna delle squallide e [...]
[...] disgustose apparenze della morte colpisce gli occhi. Più che una morta, sembra una bella addormentata, e quei lunghi solchi formati sui selciati dalle [...]
[...] fuori delle mura; e l'illusione qualche volta giunge a tal segno, che si sarebbe tentati di credere che domandandogli de' suoi concittadini ci [...]
[...] morte che si addice alla bellezza. Sui giganteschi ruderi di Agrigento e di Siracusa, sui loro scheletri corrosi dal tempo, l'archeologo non può [...]
[...] che trasparisce sotto la pelle gentile. L'anima è partita ed il corpo non si è corrotto. Se si eccettuano le impalcature e le coperte delle case [...]
[...] la massima parte fatti a mosaico, sono tutti al loro posto perfettamente conservati; gl'intonachi delle pareti e i loro dipinti sono così freschi da [...]
[...] sembrare impossibile che il Tempo e l'Oblio vi abbiano per tanti secoli battute sopra le ali, quando ne ammiriamo la forza e la vivacità del [...]
[...] colorito. Molte case sono tanto compiutamente conservate, che perfino alcune sottili e delicatissime cornici di stucco a scagliola, lavorate a minute [...]
[...] membrature di fogliame, di vovoli e di fusarole in alto rilievo, vi si trovano intatte. Ed è così fresca l'aura di vita che regna tuttora in quelle [...]
[...] anguste ed eleganti casette che fra tutte le immagini che dolcemente tumultuose si sollevano nel core, ultima è quella delle strida e dei rantoli [...]
[...] ritorna invece a viver con loro; ne vediamo le gioie intime, le pubbliche feste e par di intendere ancora le voci allegre dei crocchi domestici, lo [...]
[...] strepito dei festini imbanditi nelle ricche sale di Diomede e la romba della voce del popolo sollevarsi confusa dalle traboccanti gradinate [...]
[...] immaginati e che tutti s'immaginano. All'idea di una città sepolta succede subito l'idea o di bassura umida o di orizzonte limitato. Non è vero. Pompei [...]
[...] siede sul colmo di un colle; da ogni parte l'occhio spazia in un largo orizzonte e quei bastioni di terra che ci eravamo figurati dovessero incontrarsi [...]
[...] ad ogni estremo delle sue vie dissepolte, e dovessero serrarla come nel fondo di una vastissima cisterna, non gl'incontrammo. Tutto è luce, spazio [...]
[...] altra parte si mostra sempre severo, ma non mai sinistro, veduto da Pompei è truce. La sua massa apparisce da quel lato più scabrosa, più tormentata e [...]
[...] più nera; rare abitazioni si vedono soltanto giù alle sue falde e la vegetazione manca affatto. Scendendo per la via dei Sepolcri, lo guardavo con [...]
[...] paura e me ne dispiaceva per lui. Il mio Vesuvio che da ogni altro luogo non avevo mai guardato senza sentirmi battere il core dolcemente commosso [...]
[...] , come alla vista d'un burbero e benefico vecchio, mi fece allora ribrezzo, e mi sentii raccapricciare come alla vista d'un omicida, che [...]
[...] stati il mio incubo dalla partenza da Firenze fino ad oggi. Ne ebbi sei, maschi e femmine, per compagni di viaggio da Chiusi a Roma; e con quanto [...]
[...] piacere gli udissi sbuffare per tutta la via e dir male di tutto e di tutti in tre o quattro lingue, te lo puoi figurare. Quando fummo in mezzo al nudo [...]
[...] squallore della campagna romana, dove il Tevere sprovvisto di argini e di ripari, corre alla ventura per lo sconfinato piano come un torello [...]
[...] scapestrato, e dove la vita animale è rappresentata soltanto da qualche sparpagliata mandra di bufali, su le cui groppe affossate s'appollaiano in cerca [...]
[...] poco fondata nell'interno della Nuova Zelanda, quando uno di costoro si affacciò allo sportello del vagone. Mandò un grido d'all'arme e subito [...]
[...] tutti si affollarono allo stesso sportello pestandomi pietosamente i piedi e scuotendomi negli occhi il tabacco dei loro fazzoletti, mentre gli [...]
[...] sventolavano gridando: ? Romà, Romà! ? verso un pagliajo che avevano preso per la cupola del San Pietro. Risi in corpo di questa scena grottesca, e [...]
[...] dell'osservazione che mi venne fatta in quel momento, cioè che tutte le pellegrine hanno la barba e gli uomini no; ma risi più che mai quando la cupola del [...]
[...] San Pietro spuntò da vero svelta e maestosa sull'orizzonte sereno. La guardarono fissi per qualche tempo; stettero un pezzo a disputare [...]
[...] , accennando verso la sua mole imponente e da ultimo, mentre m'aspettavo che scoppiassero in un urrà di entusiastiche acclamazioni, li vidi invece tornarsene [...]
[...] quello del terreno, dentro al quale si svoltolano e che a migliaja sbucano alla sera dai loro tenebrosi vicoli, aggruppandosi agli sbocchi di [...]
[...] quelli come mosche su gli usci d'una fabbrica di colla, grattandosi, spulciandosi e spidocchiandosi voluttuosamente, mi tornò alla memoria il verso del [...]
[...] Partenope si lecchi ghiottamente le labbra, dopo aver desinato con un torzolo di cavolo o con un cesto di lattuga, senza pane, senz'olio, senza aceto e [...]
[...] senza sale, e ringraziando mille volte la Provvidenza della grazia ricevuta. Ma volli aggiungere un'altra interrogazione, per conto mio, e la espressi [...]
[...] ; sprovvisto di qualunque oggetto di valore, come sarebbero anelli, orologio, catena ec., il portafogli appena fornito di qualche franco, e la destra [...]
[...] calzoni, túrati il naso e vieni con me. I vichi di quel gruppo di case addossate al colle del Pizzofalcone, che formano il quartiere di Santa Lucia [...]
[...] , sono cinque, lunghi ciascuno in media una trentina di metri e larghi due, e in questi vichi si rintanano la sera dalle quindici alle venti mila [...]
[...] curiosità di fare una gita di piacere là dentro e vidi quello che ti racconto. Appena messo il piede nel primo chiassuolo, credetti ad un tratto di [...]
[...] assistere ad una scena diabolica del Macbeth o della Notte di Valpurga. Una folla di spettri cominciò a sbucare da ogni parte come di sotto terra, e [...]
[...] gesticolando e parlando tutti insieme con voci rauche, in una lingua che non intendevo, mi corsero incontro e mi si affollarono addosso. Il loro aspetto [...]
[...] mi fece ribrezzo; mi tirai al muro e con un cenno risoluto feci loro intendere che si tirassero indietro. Intesero, e guardandomi stupidamente coi [...]
[...] loro occhi infossati, si misero in disparte sbigottiti e confusi a guardarmi con stupida curiosità. Allora potei osservare tutta l'orrida realtà di [...]
[...] quei fantasmi umani. Erano tutte donne e la maggior parte vecchie, magre e sparute come cadaveri. I loro visi non avevano fisonomia, o, per non dir [...]
[...] smanioso a una mammella vuota e cascante. Soddisfatta la prima curiosità, fissai gli occhi addosso alla più oscena di quelle miserabili, la quale [...]
[...] appena s'accorse d'esser presa di mira, smise di grattarsi e stese una mano d'Arpia verso di me. ? Che vuoi? ? le dissi. ? Mi rispose facendomi il cenno [...]
[...] della fame col girarsi in tondo davanti alla bocca il pollice e l'indice aperti. ? Fammi vedere la tua casa e poi ti darò qualche cosa. ? Fu come [...]
[...] buttare polvere sul fuoco. Mi saltarono tutte addosso e, tira di qua, tira di là, ognuna mi voleva procurare lo stesso benefizio. ? Signorino [...]
[...] per tutto, ma non v'accostate tanto, per Dio! ? E in quel mentre cercavo di schermirmi meglio che potevo, ma non bastò. Arrivato a casa potei [...]
[...] un'apertura tenebrosa, di cui l'affisso ed i pietrami cascavano a pezzi, e accennandola mi disse: ? Servitevi, eccellenza. ? Mi voltai a lei facendo [...]
[...] un atto come per dirle: ? Tu m'inganni. ? Intese benissimo e insistè: ? Servitevi, servitevi, passate nel mio palazzo. ? Aveva anche il coraggio [...]
[...] di scherzare! Entrai. Il suo palazzo consisteva in un'unica stanza, due scalini più bassa del terreno. L'impiantito era formato di terra umida e di [...]
[...] dentro non saprei dire di che fosse; era puzzo d'ogni cosa, e tanto acuto e tanto grave che durai fatica a vincere la nausea che mi buttava [...]
[...] terreno era ingombro di lordure d'ogni genere; le pareti e il palco erano coperti di ragnateli e di una patina lucida e viscosa; la mobilia [...]
[...] d'uscire dal tanfo che mi levava il respiro, quando sentii partire da quel mucchio d'ossa e di sozzure una voce rantolosa che diceva qualche parola che [...]
[...] le zoccole (le talpe). ? Guardai per terra e vidi infatti qua e là alcune talpe grasse bracate che sedute dignitosamente si lustravano le basette [...]
[...] grido fioco e disperato. ? Che t'è seguito? ? le domandai. ? Non le scacciate, ? mi rispose brontolando, ? non le scacciate, son creature di Dio anche [...]
[...] loro. ? Ma come! E saresti proprio affezionata a quelle bestie? ? Son trent'anni che ci ajutiamo fra noi, signorino. Date un soldo a questa povera [...]
[...] vecchia, ? e stese verso di me un braccio mummificato. In tempo che mettevo mano a tasca, la volli osservare. Era cieca da un occhio; la carne del [...]
[...] suo viso e delle sue braccia era a squamme color del tabacco per una malattia della pelle; aveva una larga piaga in una gamba, che non le permetteva [...]
[...] di camminare, onde senza muoversi dal sedile di pietra su cui stava da qualche giorno, faceva lì i suoi pasti luculliani e lì intorno deponeva i [...]
[...] su la porta, per voler qualche cosa anch'esse. Uscii fuori inorridito, presi una larga boccata d'aria meno peggio e promettendo soldi a condizione [...]
[...] , dove i piani terreni o bassi sono tutti dello stesso genere di quello che ti ho descritto, volli salire ad un primo piano e per una scoscesa [...]
[...] gradinata che molti anni addietro deve esser sembrata una scala, capitai in un vespaio di altre spelonche fetide e buje. Traballando ora per gli [...]
[...] , perchè il tanfo e il caldo umido mandato dai corpi d'una moltitudine d'infelici che languivano là dentro, era insopportabile. Nel fondo d'uno di questi [...]
[...] antri mi arrivò al core una voce fioca e lamentevole. Cercai con gli occhi nell'oscurità, ma non potei scorgere l'infelice che la mandava. Domandai [...]
[...] anni addormentato sopra un mucchio di spazzatura. Mi chinai ad osservarlo alla luce d'un fiammifero, e vidi che aveva le gote nere affatto dalle cimici [...]
[...] repugnanza, mi chinai e con una mano mi misi a pulirgli le gote. La madre, che fino allora io non aveva saputo qual fosse, in mezzo all'orrida tregenda [...]
[...] che mi faceva ala e corteggio, mi si avventò furibonda al braccio, gridando come una cornacchia e me lo tirò indietro. Io m'alzai indispettito e la [...]
[...] guardai arcigno. Essa mi ficcò in viso due occhi che schizzavano faville di rabbia, e alzando i pugni in aria di minaccia, mi disse, digrignando i [...]
[...] denti e tremando di rabbia, che non toccassi la sua creatura. Alcune donne del gruppo ed un vecchio che avevano capito la mia intenzione, furono subito [...]
[...] ragioni, ma predicavo al deserto, perchè non ero inteso; ma finalmente le vidi ammansire la collera e, dopo poco, accostossi a me raumiliata, quasi [...]
[...] a chiedermi scusa, pregandomi però di non toccare il suo figlio, perchè aveva la febbre e appena desto, si sarebbe messo a strillare. Io cedei [...]
[...] volentieri alle sue preghiere, e feci le viste di credere a quanto mi diceva, ma dalla scena violenta che aveva avuto luogo senza un motivo plausibile [...]
[...] e dalla paurosa diffidenza, con la quale seguitò a guardarmi, non mi ci volle molto per capire che il timore della jettatura avea suscitato quel [...]
[...] disgustoso parapiglia. Che impasto orrendo di stupidità, d'amore e di ferocia! Visitai anche gli altri chiassuoli e da per tutto lo stesso umido, lo [...]
[...] , raccattata poco fa fra i rigetti d'un'osteria, fermò la mia attenzione e le chiesi di visitare il suo appartamento. Sul principio mostrò diffidenza [...]
[...] e restò un pezzo a darmi risposte evasive, squadrandomi sospettosa da capo a piedi. Ma finalmente, persuasa dalle mie dolci compagne, mi fece segno [...]
[...] che passassi. Il suo letto era una vecchia imposta d'uscio su due seggiole sconquassate. Finsi di non credere che essa dormisse lì sopra e intanto [...]
[...] raccattando qua e là per la stanza, ed una stuoja di giunchi ridotta in brani, e quando ebbe tutto disposto, giurandomi su la Madonna che quello era il [...]
[...] suo letto, e stendendo le braccia verso un immagine che pendeva irriconoscibile ad una parete, vi si sdrajò supina, mandando un Oooh! lungo [...]
[...] che per lo meno nell'estate doveva essere una fortuna l'avere un letto così ventilato e salubre. E a lei non balenò neanche l'idea che io scherzassi [...]
[...] peggio di me stanotte! ? E mi raccontò che essa, con gli altri quattordici inquilini della stanza, faceva la carità ad una vedova che rimasta sul [...]
[...] . In un sottoscala, al solito buio, trovai una giovinetta orfana di circa sedici anni, che preparava il desinare per sei fratellini e sorelline tutti [...]
[...] minori a lei. Questo desinare si componeva di ventidue chiocciole che bollivano in una pentola sbocconcellata, e di altrettante castagne secche che [...]
[...] aveva date a rinvenire ad una sua vicina, perchè a lei mancava un recipiente qualunque per fare quella operazione. I sette fratelli e sorelle [...]
[...] dormivano sopra un pagliericcio tanto corto e tanto stretto (non dico tanto lercio, perchè si sa) che appena due esili persone ci sarebbero potute [...]
[...] entrare rannicchiandosi. Come avranno fatto a entrarvi tutti? Non lo so. E le conseguenze di questo guazzabuglio mascolino e femminino? Maestro [...]
[...] Raffaele, non te ne incaricà. Eh! ma n'ho viste anche delle peggio, e di queste ti parlerò a voce al mio ritorno. Ho visitato anche la famosa grotta alle [...]
[...] specie di caverna ossifera; una tana da coccodrilli, dove una iena morirebbe di puzzo e di paura. Eppure anche là dentro, accatastate alla rinfusa, fra [...]
[...] le tenebre rotte soltanto qua e là da due o tre aperture, mi pare, e non più, tra 'l puzzo de' cessi aperti a capo dei letti, e l'umidità che cola [...]
[...] dalle pareti, languiscono quaranta famiglie composte di circa dugento individui, che hanno il coraggio di sorridere e di scherzare. Vi fu un [...]
[...] modo a vedere quella ch'ei chiamava la sua galleria, cioè il ramo di caverna, dove aveva il suo letto, e seguitò a scherzare chiedendomi scusa se non [...]
[...] apriva «le finestre che non v'erano.» Una cosa sola mi fece maraviglia là dentro, e fu di non trovare che un solo malato, un povero operajo d'un [...]
[...] miei abiti decenti, sarei escito di là dentro meno disgustato. Ma nulla! Eccellenze e riverenze e atti d'umiltà indecorosa da ogni parte; nulla che [...]
[...] mi facesse intendere che erano uomini anch'essi. E tale l'abbattimento fisico e morale di questi infelici, che non sanno comprendere, nonchè [...]
[...] , anche arrivando o col lavoro o con la camorra a conseguire i mezzi per liberarsene, non lo fanno. Jeri visitai anche i centri del Pendino e del Porto [...]
[...] , l'Imbrecciata ed altri simili letamai, e da per tutto le stesse delizie: bujo, fetore, umido, cessi rotti, fogne traboccanti, erpeti, oftalmie [...]
[...] , piaghe, tigna, glandule ed altre gioie dell'umanità su larghissima scala in mezzo alle quali, non un numero ristretto, ma migliaja e migliaja di [...]
[...] qualche ora un suo figliolino in fasce, lo trovò ammazzato da queste stesse talpe, che gli avevan rosicato il naso e le labbra. A te farà ribrezzo e [...]
[...] tratta, la provo soltanto nel pensare come di questi fatti non se ne ripetano in maggior quantità, e come non nasca una pestilenza o una lebbra da [...]
[...] tali da invogliar troppo i miserabili, e come alcune poi non valgano da vero la libertà che rimane a questi disgraziati, di potere almeno sguazzare nel [...]
[...] nessuno, proprio nessuno s'occupa di questa inezia? Questo non saprei dirtelo; so che intanto si fanno molti e graziosi giardinetti lungo la marina [...]
[...] ; so che si profondono candelabri a gas dove non ve n'era assolutamente bisogno; e allora vedrai che qualche cosa scapperà fuori, giacchè quando si [...]
[...] sul serio della questione e che provveda instancabilmente abiti nell'inverno, medicamenti e disinfettanti nelle altre stagioni, e cure e carezze di [...]
[...] d'igiene, che da tanti secoli brilla benefico su le miserie dell'umanità, senza aver ancora trovato un cane che vi soffi e lo spenga. LETTERA V [...]
[...] botta d'arme da fuoco esplosa a pochi passi dalla mia casa. Mi alzai sul letto; stetti un po' in orecchi.... silenzio perfetto. Un suicidio! pensai, e [...]
[...] finestra? corro nella via? e intanto rimanevo inchiodato sul letto a pensare. Chi sa? qualche amore sfortunato.... qualche cambiale in scadenza [...]
[...] .... qualche.... Un altro colpo sparato proprio sotto la mia finestra, mi fece fare uno schizzo che mi alzò un palmo su la materassa. Due omicidj! e nel [...]
[...] così breve spazio di tempo, a quest'ora.... Mi parve sentire qualche leggiero rumore nella camera accanto, dove dormiva la mia padrona, e chiamai [...]
[...] : ? Donna Maria? ? Donna Maria, avendo supposto la ragione della mia chiamata, dètte in un solenne scoppio di risa e mi domandò: ? Avete avuto [...]
[...] dicesse altro. Avevo tanto parlato e sentito parlare di questa festa e tante volte avevo fatto proponimento di andarvi, che pochi minuti dopo ero al [...]
[...] tavolino con la candela accesa davanti, l'orologio da una parte, l'orario delle strade ferrate dall'altra e il lunario nel mezzo facendo studj [...]
[...] . ? E mi sbacchiai dietro l'uscio di casa. Posta a guisa di sella su la groppa di una montagna a sei chilometri circa da Avellino è la pittoresca [...]
[...] dell'infelice Championnet, dei quali si trovano anche ora le misere ossa scavando negli orti del villaggio, e per la morte che vi trovarono nel 1821 gli [...]
[...] ufficiali napoletani Morelli e Silvati, i quali, essendo corsi con la loro truppa a dar man forte ai Carbonari colà riuniti, furono presi dopo un [...]
[...] breve combattimento e fucilati all'istante su la piazza che ora porta i loro nomi onorati. Ah! quanto sangue è costata questa Italia alla canaglia [...]
[...] , perchè se la godessero poi le persone per bene! ma lasciamo correre e diciamo piuttosto che la Badia di Montevergine, la quale sta sopra a [...]
[...] , reduce da Costantinopoli, che ivi è sepolta con suo figlio. Questo è il Montevergine, verso il quale io m'incamminai tutto allegro e curioso e dove [...]
[...] per tre giorni consecutivi accorrono ogni anno con sfarzo clamoroso di cavalli, di veicoli, di vesti, di provvisioni da bocca e, se vogliamo, anche [...]
[...] di devozione, venti o trentamila popolani grassi di Napoli. Arrivato ad Avellino, dopo avere attraversato allegre e feraci campagne, coperte d'una [...]
[...] vegetazione quasi tropicale e dove, in mezzo ad una fantasmagoria di quadri uno più dell'altro pittoresco, altro non sentivo mancarmi che il mare ed [...]
[...] vento, fulmini e tuoni, e insaccatomi solo in una discreta carrozzella, pronunziai al vetturino la magica parola, per la quale da un'ora mi [...]
[...] incassato fra montagne scoscese e severe. Il vino vi è buono, l'aria eccellente, le strade ariose e assai bene selciate; il clima mite e gli abitanti [...]
[...] non lo so. Vi sono due belle piazze, qualche monumento ed un magnifico viale alberato che serve come pubblico passeggio, e per il quale il mio [...]
[...] e minacciosa. ? Hai un gran bravo cavallo! ? Eccellente introduzione per cattivarsi l'animo d'un vetturino, quando si vuole attaccar discorso [...]
[...] . Mi accennò di sì con un sorriso angelico e con un dolce movimento della testa. Avendo così di volo sentito dire della ruggine che esisteva fra [...]
[...] Mercoglianesi ed Avellinesi, volli tastare il mio egregio Febo, per passare meno peggio il tempo e: ? E tu sei d'Avellino? gli dissi. ? Credei ad un [...]
[...] bisogno di dieci campanili, sbuzza dieci Italiani e gli avrai subito con le campane e tutto. ? E Mercogliano, dimmi, è veramente un bel paese [...]
[...] cuspide del campanile gli deve aver battuto di certo nel palato. Così seguitammo un pezzetto a parlare di varie cose e stetti con grande attenzione [...]
[...] ad ascoltare i suoi racconti, dei quali il più bizzarro mi parve la storia di un certo santo, di cui ho dimenticato il nome e che, temporibus illis [...]
[...] Mercoglianesi, inaspriti fino al trabocco, lo rimandaron via ipso facto, fra i fischi e le sassate della plebaglia, che lo rincorse facendogli dietro la [...]
[...] pareva impossibile, ed infatti, dagli, picchia e mena, fruga di qua, fruga di là, ed ajutato dai primi goccioloni e da una razzaia di saette che [...]
[...] cominciò a serpeggiarci su la testa e d'intorno, la magagna la trovai, facendogli confessare che per San Modestino, quel santo medesimo che fu [...]
[...] scacciato tanto brutalmente da Mercogliano, ora me ne rammento, aveva una devozione speciale. ? Per lui solo, veh! ? Ah! s'intende bene, ? risposi io; e [...]
[...] intanto che l'uragano ci pigliava nel mezzo, lo vedevo trinciare segni di croce e scappellature, bada davanti, ad ogni saetta che guizzava come [...]
[...] , tutto tremante dalla paura e masticando giaculatorie precipitosamente. ? E ora seguiterai sempre a non credere in nulla? neanche in quest'acqua [...]
[...] che pare il diluvio universale? ? Credo in ogni cosa, signore, credo in ogni cosa. ? E allora come mai dianzi ti vantavi tanto? ? Si fa per dire [...]
[...] , signore, si fa per dire. ? E il mio egregio ateo, modificato sotto l'azione del fulmine e ridotto ozono credente da ossigeno ateo che era, mi raccontò [...]
[...] carne a Montevergine...? ? Sì signore, a portar carne lassù, viene la tempesta. ? E ci credi? ? Signore, è la verità! ? Sei un eroe! e giacchè è [...]
[...] smesso di piover forte, torna al tuo posto e andiamo, chè non voglio far notte per la strada; animo! ? E il buon Lucrezio tornò mogio mogio a cassetta [...]
[...] , tutto tremante, seminando i frasconi fradici come uno zimbello cascato nel beriòlo. Arrivammo sani e salvi a Mercogliano che il cielo s'era [...]
[...] rifatto tutto sereno, e dopo avere attraversato il paese per quasi tutta la sua lunghezza, in mezzo ad una enorme folla impillaccherata dai piedi alle [...]
[...] ospitalità larga, piena e spontanea, la quale, almeno per noi persone civili, è diventala ormai qualche cosa che va cercata come il fungo porcino: O ne [...]
[...] ' boschi o nulla. ? Fate il vostro comodo, signore, e finchè vi piacerà trattenervi con noi, sarete parte della nostra famiglia. ? Così mi disse il [...]
[...] occhiata al grosso villaggio di Mercogliano e ad ammirare la folla, che tumultuando per le vie e crapulando per le case e per le bettole, si [...]
[...] preparava umanamente allo spirituale viaggio. Il trambusto che regnava allora nell'unica via lunga, storta e scoscesa, era spaventoso. A molte finestre [...]
[...] sventolavano bandiere con immagini di santi, iscrizioni e rabeschi, le quali indicavano sfida alla folla da parte dei così detti poeti improvvisatori [...]
[...] , dei quali ogni decorosa comitiva ha il dovere di portar seco almeno uno da Napoli, perchè canti le lodi delle sue donne e de' suoi cavalli, e [...]
[...] perchè descriva le avventure della gita, e le scarrierate e le strippate fatte lungo la via, difendendosi poi dagli attacchi di chi negasse la verità [...]
[...] di quanto egli va cantando. Alcuni di questi poeti, seduti sui davanzali delle finestre, con le gambe spenzolate, il viso acceso e il bicchiere alla [...]
[...] mano, erano già alle prese con la marmaglia, la quale applaudendoli se arguti, o fischiandoli se sciocchi, berciava dalla via e smanacciava [...]
[...] alternativamente e senza riposo. E in mezzo a tutto quel frastuono, non un suono piacevole, non una voce simpatica, un'armonia di strumento gradito che [...]
[...] rallegrasse gli echi della pittoresca montagna! Rumore, rumore, eppoi rumore, e in mezzo a questo rumore: insegne di venditori, cartelloni di [...]
[...] saltimbanchi, tele dipinte di cantastorie, tende su i carri, bastoni forcuti, pali e mille altri arzigogoli si vedevano correre ed agitarsi al vento sopra [...]
[...] la folla. E tutto questo quadro fantastico nuotava in un ambiente di fumo denso denso, che portato giù dai camini dal vento temporalesco, o [...]
[...] caligine. I lati dell'unica strada erano, alla lettera, assiepati di vetture d'ogni genere, di cavalli, di muli e di somari, che la ristrettezza dei locali [...]
[...] festeggiata e dei quali ogni fedele faceva acquisto, per ascendere alla sacra montagna e per riportarli poi a Napoli come ricordi del compiuto [...]
[...] pellegrinaggio. Fra le due file di veicoli e di banchi, restava libero uno spazio di strada capace appena di dar passaggio ad una carrozza, ed in questo [...]
[...] e di nastri, animati dalle grida e dagli scoppi di frusta d'un ossesso guidatore, andando alla carriera come nella strada più spaziosa e solitaria [...]
[...] , passava turbinando. Un eccidio di gambe e di costole pareva imminente, ma tutti sapevano tanto ingegnosamente badarsi, che la furibonda meteora [...]
[...] passava senza intoppi disastrosi e l'allegro vocìo non era interrotto per nulla, anzi in quei momenti era fatto più festoso e maggiore dalle [...]
[...] acclamazioni entusiastiche e dagli evviva ai nuovi arrivati. Un chirurgo vi avrebbe fatto la figura di Tantalo. Giudico che l'egoismo di questa gente debba [...]
[...] essere il gran talismano che li preserva dai pericoli. Ognuno pensa tanto alla propria salute e tanto poco a quella degli altri, che ne resultano [...]
[...] problema è impostato male, accettiamolo e cantiamo le Lodi della Provvidenza. Portato in collo piuttosto che camminando, mi trovai in fondo al paese a [...]
[...] respirare un po' liberamente sopra un piazzale erboso, presso al quale mi fu indicato il punto della via che viene da Napoli e dove qualche anno [...]
[...] meglio di tutti e più riccamente compariva addobbato, o al guidatore che faceva il suo ingresso nel paese, percorrendo a carriera la lunga e [...]
[...] alla via ? Che peccato che una così graziosa usanza sia stata dimenticata! ? dissi al mio nuovo amico, e la mia nobile esclamazione commosse [...]
[...] trovarmi in mezzo ad una radunata di popolo che si preparava a festeggiare una solennità sacra, fui contentissimo di quella vista e m'incamminai pieno [...]
[...] fedeli lottatori. Dico lottatori, perchè una vera lotta sostenuta a suon di gomitate, pettate e spallate, si faceva presso un piccolo getto d'acqua [...]
[...] che questo paese sia ricchissimo di limpide sorgenti, che da ogni parte zampillano fresche e salubri, senza avere però altra virtù che quella di [...]
[...] portentosa sinovia ed aver filtrato attraversando fra osso e osso la rotula del pazientissimo taumaturgo, sbuca da una cannella di rame e quella che [...]
[...] non va dispersa giù per i fossati del monte, a benefizio dei ranocchi e delle bucataje, entra negli stomachi dei fedeli e mescolandosi ai polli [...]
[...] mal digeriti, ha la modesta virtù di risanare tutte le malattie e credo qualchedun'altra. Il popolo che lo sa, non scherza: venti o venticinquemila [...]
[...] persone, fra sane e ammalate, si avventano in tre giorni ad annacquare il vino bevuto all'unico bugliolo di rame che è incatenato presso alla cannella [...]
[...] . Ridono d'Esculapio, bevono e si inoculano fra loro erpeti, rogna, ulceri ed altre giocondità della vita; chi è sano torna spesso infetto di lue [...]
[...] , chi l'aveva già, se l'aggrava per lo strapazzo; cantano le lodi dell'acqua miracolosa e si rubano tra loro gli orologi; inneggiano al ginocchio [...]
[...] portentoso, tutti lasciano una elemosina e finalmente, pesti e macolati, escono soddisfatti come uscii io: essi per continuare il baccanale per le vie [...]
[...] del paese, io per andare a bere e dopo a riposarmi fra i profumi di giaggiolo esalati dalle lenzuola di bucato, che i buoni ospiti miei avevano [...]
[...] che si faceva in paese. Poco dopo la mezzanotte però si fece silenzio assoluto e m'addormentai; ma fu breve il mio riposo, perchè alle tre della [...]
[...] mattina si levò di nuovo e più tormentoso il rumore della folla. Trovando allora inutile il mantenere la mia posizione orizzontale, saltai dal [...]
[...] letto, apersi la finestra e guardai la campagna. Lo spettacolo che mi si presentò dinanzi era de' più solenni. Il bujo era sempre folto; uno strato [...]
[...] temporale che si avanzava lucente come una massa di fosforo in fiamme, e illuminata dalla sua luce violetta, la turba di già incamminata per la cima [...]
[...] della montagna, portando torcie accese e fastelli di paglia e di piante resinose infilzate su la cima di pertiche, si allungava fino alla vetta [...]
[...] divincolasse strisciando su per i suoi bruni dirupi. Non potei resistere alla tentazione e scesi nella via; mi fu facile noleggiar subito un Pegaso ragliante [...]
[...] e mossi anch'io per il disagevole pellegrinaggio. Fin verso alla metà del cammino, la passeggiata fu piacevolissima; la burrasca che si era [...]
[...] sole di primavera si affacciava giallo e sorridente a sferzare le nostre groppe irrigidite dalla sizza umida della notte. ? Il cicaleggio della [...]
[...] bicchieri di latte freschissimo o mangiavano ricotte e giuncate distese sul pane. Qualche rado lamento o qualche spasimoso ? ahi! ? messo da malati che [...]
[...] tanto in tanto l'allegro mormorio dei pellegrini, ma rimaneva presto soffocato dalle grida festose e dalle sonore risate delle allegre comitive, che [...]
[...] sogliono addensarsi i vapori su le montagne, il cielo si oscurò ad un tratto dietro un nuvolone che, rammulinandosi vorticosamente, anneriva e [...]
[...] gonfiava minaccioso; alla tepida brezza tenne dietro un vento frigido e impetuoso; una batteria di fulmini accompagnata da scoppi formidabili, cominciò a [...]
[...] bersagliare le punte che ci stavano d'intorno, e un vero diluvio d'acqua e di grandine si scaricò su le nostre misere pelli. Uno scompiglio generale [...]
[...] della montagna è affatto calva di vegetazione. Ogni palmo di terreno riparato dalla sporgenza di una rupe è preso d'assalto; grida e pianti si alzano [...]
[...] commoventi intorno a quel derisorio riparo e tra la fradicia moltitudine che vi si affolla, fanno senso di pietà alcune povere donne, che coi loro [...]
[...] bambini in collo si raccomandano o imprecano, mostrando le loro pallide creature tremanti e spaurite. Una capanna assalita con furore, non potendo [...]
[...] contenere la moltitudine che vi si è riparata, scoppia dai fianchi e manda fuori uomini ed urli; alcuni inginocchiati in mezzo alla via, pregano e [...]
[...] singhiozzano tenendosi il capo fra le mani, ed altri caduti si lamentano e chiedono pietà alla Madonna, tendendo le braccia verso il santuario. Era [...]
[...] Russia le misere mandre umane del Primo Napoleone. Vi furon momenti di un tale scompiglio doloroso e in cui provai tanta pietà dei vecchi, dei poveri [...]
[...] bambini e degli ammalati che, quantunque grondante acqua e intirizzito dal freddo, sentii amaramente il dolore di non poter soccorrere altri che una [...]
[...] miserabile vecchia, la quale scalza e febbricitante si era impegnata sola alla disastrosa ascensione, facendola sedere sotto la pancia del mio somaro [...]
[...] color cioccolata, conciandoli in modo da far pietà, fra le risate grandissime e i fischi dei reprobi che non ammessi dentro al provvidenziale [...]
[...] , dove se ne stava fumando voluttuosamente la pipa e ridendo evangelicamente delle sofferenze del prossimo suo, ebbe una doccia animale così [...]
[...] delle Ninfe si compiacque somministrargli sapientissimamente. Le cadute poi di quelli che fuggivano, e le inzaccherature in mezzo a quel motriglio [...]
[...] supina e rimase impaniata con le spalle nella mota della via; incominciò a strillare sgambettando e berciando, mentre il vento indiscreto le portò [...]
[...] . Allora, alla peggio, si riordinò la sgominata processione, e coi vestiti e le idee ciondoloni come salci piangenti umani, riprendemmo tutti il [...]
[...] fermavano dove un riparo qualunque poteva difenderli dalla bufera indiavolata; altri e sopra tutti le donne o incinte o vecchie o soverchiamente [...]
[...] adipose, prese dallo sgomento o dal tremito della febbre, si lasciavan cadere su gli arginelli della via e intorno a loro i parenti e gli amici si [...]
[...] trattenevano per assisterle. Alcune di queste femmine compassionevoli spinte da una forza di volontà superiore e dal fanatismo che le accecava, coi [...]
[...] piedi sanguinanti e quasi trascinate dai parenti che amorosamente le sorreggevano, sostenendole sotto le ascelle, venivano avanti piangendo su per il [...]
[...] disgusto e ribrezzo, e affrettavo allora il passo, perdendoli presto fra la densa caligine del nembo che ci avviluppava. Non meno disgustoso era lo [...]
[...] miserabili, erano messe allo scoperto e quasi buttate in faccia ai passanti, a dispetto del rigore del freddo. Muti o finti muti stralunando gli [...]
[...] occhi e agitando in aria le braccia, ululavano chiedendo pietà; finti indemoniati si svoltolavano sul terreno fradicio e motoso, mandando ora [...]
[...] rantoli bestiali, ora fingendo di cadere in deliquio, e mordendo la terra e rosicando erba che strappavano dal terreno portandosela con avidità alla bocca [...]
[...] bavosa; gobbi con la groppa nuda che stando a bocconi sopra un canile di paglia si contorcevano e strepitavano accennando la loro deformità; storpi [...]
[...] virtù della miracolosa immagine di Maria; vecchi con le membra coperte di ulceri e di piaghe che si fasciavano e si sfasciavano continuamente, gridando [...]
[...] e scuotendo all'aria i loro luridi cenci verso la sacrosanta Abbazia, che già si cominciava a scorgere attraverso ai fiocchi della neve: e ognuno di [...]
[...] sopra un teschio umano annerito, mezzo nascosto fra i soldi di rame e la neve; e molti si avventavano a baciare quel teschio e a deporre il loro [...]
[...] dietro a bandiere o a crocifissi, cantando salmi, lamentandosi e presentando le solite scene desolanti di vecchi spedati, donne scapigliate portanti [...]
[...] in collo bambini lattanti che strepitavano, e ammalati sostenuti a braccia ed altri quadri ugualmente pietosi, nauseanti e compassionevoli. Quando [...]
[...] fummo a poche centinaja di passi dall'Abbazìa, il cielo si rasserenò ad un tratto; il sole tornò a sfavillare ed a posarsi tepido e sorridente su [...]
[...] le nostre povere groppe ed il panorama delle sottoposte vallate si aprì ampio e luminoso quasi sotto ai nostri piedi. Mi fermai un momento ad [...]
[...] osservare, e correndo con lo sguardo le enormi distese di boscaglie che ingombrano il principato Citra, quasi non interrotte fra Avellino, Nola e Frigento [...]
[...] , dove pochi anni or sono correva libero con le sue bande feroci Cipriano La Gala, misurai con l'occhio quello spazio immenso e mi sentii [...]
[...] involontariamente stringere il core, pensando al core di Cipriano, quando mi venne fatto il confronto fra l'ampiezza sconfinata di quell'orizzonte e [...]
[...] a muover guerra da belve all'umanità che come belve li caccia; volli figurarmelo montato sul suo puledro, carico d'armi e di vesti fantastiche [...]
[...] ribrezzo alla volgare rapina e delle sue speranze di gloria, ma ogni illusione mi cadde, quando mi si riaffacciò alla mente la sua ghigna pallida e [...]
[...] feroce e quando mi ricordai che appunto il giorno che lo vidi, era accatenato più corto in un carcere della Linguella, per aver ghermito quaranta [...]
[...] scene che mi accadde vedere là dentro e sotto i porticati che circondano il piazzale, essendo presso a poco dello stesso genere di quelle che ti ho [...]
[...] Tempio e le sante funate.... la profanazione v'era, ma le funate dolorosamente mancavano. Pur troppo! Davanti alla miracolosa immagine si ripetevano [...]
[...] religiose, bisogna credere che i fedeli di questi paraggi s'immaginino sordi addirittura tutti i loro celesti avvocati, tali e tanti sono i berci e [...]
[...] vicino a dire più adagio e a fargli capire che in casa degli altri e specialmente in quella di Dio, quelle non eran le maniere; ma poi sentendo che [...]
[...] mi sarebbe scappato da ridere, lo guardavo, lo ammiravo e stavo zitto. Lungo i muri delle due navate laterali s'era fatto un vero accampamento. Una [...]
[...] gran parte dei pellegrini sdrajati per terra dormivano e russavano; altri si levavano e scuotevano le scarpe e le calze inzuppate d'acqua e di [...]
[...] melma; parecchi s'erano quasi spogliati ed avevano teso ad asciugare i loro panni su bastoni appoggiati al muro; mucchi folti e numerosi di bambini, che [...]
[...] devono esser portati lassù con qualche fine, perchè ve n'eran troppi, ingombravano tutta la chiesa o sdrajati, o saltellanti o accovacciati qua e [...]
[...] là in liquide e solide occupazioni in mezzo a un continuo strillare, che mi faceva credere d'esser capitato nel Limbo. Il terreno era ingombro d'una [...]
[...] viscida poltiglia, e questo terreno era percorso nel modo seguente da alcuni devoti peccatori, che dovevano averle fatte grosse, ma grosse davvero [...]
[...] . Arrivavano alla porta della chiesa cantando salmi, e appena giunti alla soglia vi si buttavano inginocchiati, piegando fino a terra la testa. Un [...]
[...] loro parente o amico che fosse, legava loro al collo o una corda o un fazzoletto e quasi trascinandoseli dietro, muoveva verso il tabernacolo della [...]
[...] voglio più. Tornai nel cortile, m'ingozzai un pezzo di tonnina e un altro di baccalà crudo, chè carne nè altro v'era per sfamarsi lassù, e dopo [...]
[...] . Lungo la via avevo osservato che quasi ogni pianta di ginestra era legata ad un'altra, per mezzo di un nodo intrecciato con le loro cime. E [...]
[...] queste ginestre annodate fra loro non le vedevo soltanto lungo la via, ma in alcuni punti ne vedevo anche in lontananza disseminate qua e là perdersi giù [...]
[...] per le balze della montagna. Domandai notizie di questo fatto e seppi che quei nodi venivano composti dai promessi sposi che accorrono alla festa [...]
[...] sarà avvenuto delle coppie che non erano tornate a scioglierli? Mi feci questa domanda e seguitai la discesa tutto occupato da pensieri malinconici [...]
[...] grottesco. Ad una certa ora, i pellegrini, che tornando si son riuniti fuori di Porta Capuana, credo, a spolverarsi, a strigliarsi e a rammagare tutte [...]
[...] le avarìe dei legni, dei cavalli e delle persone, fanno il loro ingresso in città in una lunga fila, percorrendo a trotto serrato le vie della [...]
[...] Marinella, del Piliero, Largo del Municipio, San Carlo, Castello, strada Santa Lucia, ec., in mezzo al popolo che gli attende e fa ala lungo il loro [...]
[...] cammino. La corsa sfrenata e l'aspetto brillante dei loro equipaggi però ha qualche cosa di originale e di fantastico. Le donne sono cariche dei loro [...]
[...] più ricchi giojelli e delle loro vesti più sfarzose e brillano e luccicano come pappagalli al sole; gli uomini hanno i cappelli carichi di gingilli di [...]
[...] talco o sormontati da penne di fagiano e passano sventolando bandiere, ma serj però e pieni di goffo orgoglio della invidia che credono poter [...]
[...] destare in chi sta ad osservarli; fumano tutti un sigaro lungo lungo rinnovato per l'occasione e sputano maestosamente. Le carrozze, i cavalli e le loro [...]
[...] bardature da un certo aspetto sono belle da vero e degne d'essere osservate. Questi focosi animali che a due e spesso a quattro compariscono [...]
[...] scalpitando furiosamente, attaccati a stupende carrozze, sono quasi nascosti sotto i loro fantastici ornamenti. Ciuffi di penne, mazzi di fiori e trofei [...]
[...] di campanelli d'ottone su le teste e sui pallini delle selle, nastri di seta di varj colori e camelie, o vere o finte, intrecciate e annodate alle [...]
[...] criniere svolazzanti e alle code, placche d'ottone lucidissimo e borchie e banderuole che si agitano e scintillano sotto i loro colpi d'anca, li [...]
[...] fanno sembrare, piuttosto che cavalli, mostri favolosi che scaturiscano infuocati e lucenti dalle caverne del vulcano. Le carrozze pure son [...]
[...] fiori e lembi di vesti delle odalische che le occupano, le quali lasciano a bella posta sventolare alla mostra scialli variopinti e nastri e penne [...]
[...] , zoccoletti, ciuffi di piume e di talco e fiori di ginestra e cento altri fronzoli, che non saprei enumerare anche ricordandomene. La scena ha del [...]
[...] teatrale, ma sotto un certo aspetto è bella. Tutto questo sonaglìo, e luccichìo e strepito assordante per qualche momento abbaglia e stordisce [...]
[...] piacevolmente, ma presto annoia e mette voglia di voltargli le spalle. La gazzarra con questi equipaggi che vanno e vengono, che arrivano e tornano [...]
[...] indietro e s'incrociano e s'arruffano, dura fino a calata di sole, andando sempre ad assottigliarsi, finchè tutti spariscono, per spingersi: i più agiati [...]
[...] fino allo scoglio di Frisio a ribere e a rimangiare impippiandosi fino al gorguzzule; gli altri per fermarsi al Gran Caffè o a Santa Lucia ad [...]
[...] ingozzare vistosamente ostriche e gelati, e per andarsene poi tutti a digerire l'indigestione o a meditare sopra i sacrifizj che costerà loro per tutta [...]
[...] il Camposanto vecchio, il Camposanto dei poveri, dove sotterrano a macchina.... ? Svolta, e conducimi lassù. ? Io vi conduco dove volete [...]
[...] spiegarsi, mi guardò quanto ero lungo e lentamente fece voltare il cavallo. Dopo un quarto d'ora circa mi trovai alla porta del Cimitero. Appena [...]
[...] messo il piede dentro alla soglia, le parole del vetturino «non troverete nulla di bello da vedere» mi tornarono alla mente e quasi mi pentii [...]
[...] . ? Entrai. Fatti alcuni passi, però, tornai indietro per fargli questa domanda: ? Scusate, custode, che cosa sono quelle lapide tonde lì sul lastrico e [...]
[...] , come vedete, ed altre 5 nella chiesa. Alle 6½ della sera se ne apre ogni giorno una e lì si seppelliscono, con quella macchina laggiù, i morti che [...]
[...] sono arrivati nella giornata e quelli che arrivano nella notte. Si richiude alle 6½, della mattina; ma se vi piacesse vedere come si fa [...]
[...] una tale scena di desolazione da mettere i brividi addosso al cinico più ributtante. ? Io ti racconto quello che vidi e nulla più. ? Due vecchi, a [...]
[...] capo scoperto sotto la sferza di un sole infuocato, percorrevano il piazzale in su e in giù lungo le file di sepolture, recitando salmi a bassa voce [...]
[...] e mandando ogni tanto qualche lamento, ora battendosi il petto, ora facendosi segni di croce, ora aprendo le braccia con gli occhi rivolti al cielo [...]
[...] . Presso una lapide, poco discosta da me, era un gruppo composto di una donna adulta, una giovinetta e tre bambini, di certo madre e figli, che ad [...]
[...] intervalli pregavano e piangevano in silenzio dirottamente. Avrei fatto volentieri qualche interrogazione a quei disgraziati, ma mi guardai bene dal [...]
[...] ; dei tre bambini, il maggiore prendeva parte alla preghiera e al dolore; il secondo dormiva col capo fra i ginocchi della sorella, ed il terzo si [...]
[...] schiamazzavano e facevano gazzarra, gettando sassi in aria. Ma era così fredda la tinta del quadro, che quelle grida d'allegrezza non ne turbavano [...]
[...] minimamente la intonazione; avrei giurato che piangevano anch'essi. Nel mentre che osservavo taciturno, comparve su la porta un uomo scamiciato e [...]
[...] su i fianchi e l'altra all'oggetto che recava in capo. Era svelto ed elegante come una figura pompejana. S'inoltrò qualche passo, e dopo essersi [...]
[...] deposito, i due facchini ne schiodarono il coperchio e misero allo scoperto lo scarno cadavere di un bambino di circa due anni. Era rinvoltato in pochi e [...]
[...] . Mi passò attraverso al pensiero la mano che aveva accomodato quella rosa, e mi sentii serrar la gola, mentre i ragazzi che schiamazzavano là in fondo [...]
[...] , erano corsi pizzicottandosi, e saltavano intorno a noi distratti e sorridenti. Preparata in un momento la cassa di deposito, il piccolo cadavere [...]
[...] fu preso da un facchino per una gamba e sbatacchiato lì dentro. La ghirlanda volò da una parte, la rosa da un'altra, e due righe di sangue uscirono [...]
[...] dalle narici a solcare le gote di quella misera creatura. ? I monelli si strapparono fra loro le frasche e la rosa, ed intanto l'industrioso [...]
[...] lo stesso trattamento. Ad un cadavere di vecchia vidi cadere, nel levarlo dalla bara, l'unico brandello di panno che le copriva il ventre e restar [...]
[...] battere il cranio su le lastre, con quel rumore sinistro che non si scorda e non si confonde mai con altri. Ma non è nulla! Napoli è distante; i [...]
[...] satrapi sono a pranzo, e questo piccolo rumore non arriverà certo a disturbare il loro placido chilo. Superato il primo ribrezzo, però, mi sentii sempre [...]
[...] stonato, ma guardai con crescente indifferenza ogni nuovo cadavere che giungeva, e capii che se, come quei ragazzi, avessi passato le mie giornate [...]
[...] là dentro, in poco tempo mi sarei ridotto a prenderla in chiasso e a ballare e ridere come loro. Chiamato da parte il custode, gli domandai: ? A [...]
[...] , alle 6 precise, ero al posto. Per la via che conduce al Camposanto, e più specialmente nell'ultimo tratto di salita selciata, incontrai molti [...]
[...] gruppi di persone, la maggior parte delle quali se ne venivano conversando e ciarlando allegramente. Mi sorprese tanta folla ed il suo contegno, ma seppi [...]
[...] sesso od età, e seppi anche che alcuni dotti esercitano là dentro la nobile industria di studiare e spiegare i casi più difficili a chi [...]
[...] accanto alla sepoltura che doveva scoprirsi fra poco, e nove cadaveri dentro casse scoperte si vedevano collocati a raggio intorno alla lapide Nº 145 [...]
[...] avanti, nascosto affatto sotto una folta pioggia di capelli arruffati. Tremava a foglia a foglia e si contorceva, mentre le compagne le asciugavano [...]
[...] il sudore coi grembiuli, e le dicevano sotto voce qualche parola che non potevo intendere. L'arrivo del prete mi distrasse e la persi di vista [...]
[...] . ? La folla si aprì in due ali per dargli passaggio, e subito gli si richiuse dietro affollandoglisi intorno. Il silenzio era allora perfetto [...]
[...] ; soltanto a lunghi intervalli giungeva fino a noi la romba della città, portata dalla brezza della sera, e quel rumore confuso mi pareva come un respiro [...]
[...] cavernoso, mandato dalle migliaja di polmoni che disfatti tacevano sotto a' miei piedi. Vi sono impressioni che non si raccontano, ma si pensa e si [...]
[...] tace, perchè la parola è insufficiente. Il vecchio sacerdote recitò la preghiera dei morti; benedisse i cadaveri, e si ritirò, facendo un cenno agli [...]
[...] uomini di servizio che messero subito mano al lavoro. ? Iam! ? gridò uno di loro, e in un istante la lapide dell'immane carnajo fu sollevata [...]
[...] , di ribrezzo e di paura si riaffollarono subito su la fetida buca. I monelli restati di fuori gridavano facendosi largo fra le gambe dei curiosi [...]
[...] : ? Indietro! cascherete dentro! via! via! finiamo! ? Bisognò lasciar correre un quarto d'ora buono per dare sfogo alla bestiale curiosità della folla, e [...]
[...] cominciò subito dopo la funebre operazione. Il sinistro ordigno fece cigolare le sue ruote e la cassa metallica sospesa alle sue catene venne a [...]
[...] biancheggianti e di panni muffiti. Il ribrezzo mi buttò indietro. Il primo cadavere tolto dalla bara venne in pochi secondi collocato nella cassa [...]
[...] metallica che sotto la forza degl'ingranaggi fu sollevata qualche linea sopra il terreno e calata lentamente nella fossa. La folla vi si spenzolò [...]
[...] sopra di nuovo per osservarne la discesa, quando ad un certo punto scattò una molla, il fondo della cassa si era aperto e la prima carogna umana [...]
[...] , con un tonfo sordo, era andata ad occupare il suo posto nel letamajo assegnatole per ultima dimora. La cassa ritornò in su, e questa volta toccava [...]
[...] all'uomo giovine a dare il funesto spettacolo. Due facchini, prendendolo uno per le gambe e l'altro sotto le ascelle, lo depositarono nella cassa [...]
[...] fiatava, e in mezzo al silenzio generale la Grù fece sentire il suo strepito sinistro. Un grido soffocato m'arrivò alle orecchie, e vidi comparire [...]
[...] amiche le corsero dietro e l'agguantarono per le vesti, per paura che si precipitasse nella tenebrosa cisterna, ma si fermò invece spenzolata sull'orlo [...]
[...] di quella con gli occhi invetrati, finchè, al tonfo che fece quel corpo battendo sul fondo, piegò, come se le fosse caduto sul core, e si abbandonò [...]
[...] fra le braccia delle sue compagne. Mi voltai ad un vecchio che mi stava vicino osservandola e gli domandai: ? La conoscete? ? Robba de lupanare [...]
[...] , eccellenza... ? Basta. ? Un cupo mormorio di compassione e di paura si levò a quella scena, ed alcuni di noi ci muovemmo per soccorrere quell'infelice [...]
[...] gl'ingranaggi) e la folla e gli uomini di servizio: ? Indietro, indietro le rote! ? Stiamo facendo ? Ah! mi si tronca, mi si tronca! ? La lanterna, la [...]
[...] lanterna! ? Levate il piede dalla catena! ? È una creatura d'Iddio! ? Così non si farà niente! ? Ah! madonna, madonna! E tu dove vai? ? Ci cascherete [...]
[...] dentro; indietro, indietro! ? Ed altre esclamazioni ed altri urli e un turbinìo di teste, di braccia e di mani, che tumultuosamente si affollavano in [...]
[...] un punto. In quel mentre altre grida partivano da persone spaventate, che fuggendo inciampavano e inciampando cadevano attraverso alle casse dei [...]
[...] cadaveri ancora insepolti.... Dio, Dio, Dio! Fu una scena d'orrore, una scena d'inferno, ed io coi capelli ritti e la pelle increspata, uscii di là [...]
[...] : ? Spero che sarà stato soppresso? ? E potete dubitarne, Altezza Imperiale? ? gli fu risposto. Quel giorno stesso, venti carogne umane andavano una [...]
[...] d'una gita a Capri. Napoli, 25 maggio 1877. Quante serate ho passato, con gli occhi fissi e l'ansia degl'innamorati nel core, a contemplare [...]
[...] quell'isola incantatrice! Appoggiato alla spalletta lungo la marina al Chiatamone, posavo i miei sguardi desiderosi su le sue balze romite, e data la via a [...]
[...] oceano di dolcissime fantasie, concludendo col domandarle: ? E quando mi sarà possibile salutar Napoli dalla cima del tuo Solaro, o Capri maravigliosa [...]
[...] monotona, perchè il mare era troppo tranquillo e la compagnia non troppo adatta alla mia indole ed alla circostanza. Una banda di sei camorristi [...]
[...] mascherati da suonatori che strapazzarono il Verdi, il Rossini e le mie orecchie, finchè non fummo arrivati, ed una comitiva numerosa di pellegrini [...]
[...] francesi e tedeschi, che presi crudelmente dal mal di mare miagolarono per tutta la traversata, erano i compagni che la sorte m'aveva regalati e mi [...]
[...] vi rassegnai. Me ne corsi a prua, mi accavalciai sull'albero di bompresso, lontano dalle armonie e dai conati, e lì sognando di cavalcare un mostro [...]
[...] marino, padrone dei venti e dell'Oceano che mi brontolava timido ai piedi, bevvi a sorso a sorso il fascino di quell'isola agognata, che mi rivelò ad [...]
[...] uno ad uno i misteri de' suoi seni profondi, delle sue vallicelle fertili e solitarie e de' suoi picchi severi, correndomi incontro su le acque [...]
[...] ossuto e brontolone che aveva già avuto che dire col secondo e con lo sguattero di bordo, mi raggiunse anche lassù. Mi si accostò adagio adagio, e [...]
[...] quando mi fu vicino mi raccontò, ma col tono solenne di chi ha fatta una grande scoperta: ? Divino questo cielo d'Italia! ? Le dieci e mezzo precise [...]
[...] , ? risposi io, tirando fuori l'orologio. ? E lui: ? Eeeh? ? E io: ? Eeeh? ? Divino questo cielo d'Italia! ? ripetè forzando la voce. ? Dite più forte [...]
[...] , non v'intendo, ? e m'accennavo l'orecchio. Lo feci sgolare per una diecina di minuti, dopo i quali, come Dio volle, ebbi la gioja di vederlo [...]
[...] allontanare non soddisfatto, ma tutto pace e compunzione, ed ottenni così il mio scopo di restarmene solo, lontano dalle distrazioni ed in compagnia [...]
[...] delle mie stravaganti illusioni. Ma Dio non paga il sabato. C'incontrammo lo stesso giorno alla locanda a tavola rotonda, e me lo trovai proprio [...]
[...] accanto! Che si fa? Per liberarmi da spiegazioni che potevano essere nojose, mi toccò fare il sordo tutto il tempo del desinare, e se soffrissi non lo [...]
[...] so altro che io con la voglia che avevo addosso di espandermi e di parlare da per tutto e con tutti, di tutto e di tutti, e di ridere e di chiassare [...]
[...] strepitosamente. Ma me l'ero meritato. Il battello intanto filava allegramente, e presto arrivammo in prossimità d'una riva solitaria, irta di [...]
[...] sempre nuove cause d'entusiasmo e di stupore! La Grotta Azzurra deve essere un inganno per le anime volgari che la vedono la prima volta. Avvezzi tutti a [...]
[...] sentirla cantata ed a vederla dipinta come uno scenario a festoni imbevuti nel turchinetto, lunga lunga e azzurra azzurra, devono trovarsi [...]
[...] necessariamente sconcertati, quando si accorgono che non è nè spaziosa nè azzurra come l'idea che se n'erano formata, ma raccolta e colorata di un verde [...]
[...] mare metallico a riflessi d'argento lucentissimi, e più bella e più poetica di quello che fantasia umana possa immaginare. Io pure ho provato questa [...]
[...] prima impressione, e ne sarei escito malcontento, se trattenendomi là dentro non mi fossi sentito, a poco a poco, trasportare in uno stato di [...]
[...] vagavano, lenti lenti, gruppi di pesci fantastici, vestiti dei colori dell'iride, e su le pareti e sul fondo incerto della vôlta vedevo strisciare [...]
[...] danzando fantasmi d'argento alati, e dissolversi e ricomporsi rapidamente in mille forme bizzarre. Le mie idee cominciarono a smarrirsi, e non sapendo [...]
[...] più credere che quelli erano i riflessi delle onde leggermente agitate, mi trovai perso in un mare di sogni soavi. Sognai di Fate e di palazzi [...]
[...] incantati, dove mi pareva trovarmi in forza di qualche magìa; pensai al lago fragrante del Profeta e mi addormentai all'ombra odorosa del Taba [...]
[...] , aspettando la voce melodiosa d'Izzafril, che mi chiamasse alle eterne voluttà del Genna; sognai i letti di musco e di canfora e i lunghi amplessi delle [...]
[...] Huris dalla nera pupilla, e chi sa che capata avrei battuto negli scogli della bassa apertura che mette alla grotta, se il barcarolo non mi avesse [...]
[...] strappato a' miei sogni strillandomi: Signurì, Signurino, abbasciate 'a capa! ed uscii meditabondo e confuso dalla fatata caverna. Sbarcati alla marina [...]
[...] di Capri, i miei compagni si allontanarono presto, chi a piedi, chi facendo dama su un branchetto di somarelli che aspettavano presso lo scalo, e [...]
[...] voce pareva non volessero turbare il silenzio di quella riva solitaria, ed un gruppo di bambini saltellanti e di giovinette fresche e gentili mi [...]
[...] furon subito intorno, offrendomi pietruzze colorate e rose. Ero in uno stato di assoluta beatitudine. Mi voltai al mare. Il Vesuvio lontano fumava, e [...]
[...] Napoli con una sottilissima striscia biancastra segnava il limite fra i due campi sterminati d'azzurro, del cielo e del mare. Messomi a sedere [...]
[...] sopra uno scoglio davanti al grande spettacolo, quello che godessi non lo so; che cosa si dicessero fra loro in quei momenti il mio core e il mio [...]
[...] cervello, nemmeno saprei dire; ma so che il core mi doleva, e che le grandi gioje dell'animo somiglian troppo al dolore, tanto è impastata male questa [...]
[...] povera creta umana. Mi alzai dopo poco, e prendendo su per una straduzza ripida e tortuosa, accompagnato dalla mia dolorosa contentezza, m'incamminai [...]
[...] verso la piccola città di Capri. Andandomene su su, e ripensando alla storia di quest'isola singolare, e più che altro alla sinistra figura di [...]
[...] ripetere domandavo spesso a quella buona gente: ? E quelle rovine? ? Il castello di Temberio. ? E quella casa? ? Hôtel Temberio. ? Lo strapazzo che si [...]
[...] , è ora una bianca casetta, e presso a questa casetta un fresco pergolato, all'ombra del quale vidi due brune e spensierate figlie dell'isola [...]
[...] ballare al suono di cembalo e di nacchere la tarantella. Ogni cosa è piccola in quest'isola: le strade strette; le case piccine piccine, i muri di cinta [...]
[...] , bassi bassi; le piante rigogliose, ma piccole anche quelle, e fa meraviglia che anche gli uomini non si siano misurati al metro di tutto ciò che li [...]
[...] circonda. Le loro casuccie rimpiattate fra i ciuffi di cedri e di olivi sembrano bianche scatolette, appena capaci di contenere una famiglia di [...]
[...] lilliputtiani un uomo, che fregando le spalle agli stipiti e toccando con la testa l'architrave sembrava due volte almeno più grande del vero. Quando poi [...]
[...] la gran piazza rappresentasse una modesta sala d'ingresso, e le strade, gli anditi di comunicazione fra quella e le altre sue piccole e luminosissime [...]
[...] stanzette. Le comarelle che stanno a filar seta su la porta di strada, si porgono fra loro le bionde matasse e si dicono negli orecchi i loro [...]
[...] innocenti segreti, da un lato all'altro della via, senza muoversi da sedere. Sembra tutta una famiglia; una buona famiglia ordinata e pulitissima [...]
[...] buoni i Capresi, che riuniti in così numerosa famiglia vivono in tanta pace ed hanno negli occhi tanta allegrezza serena! Avrei abbracciato tutti e [...]
[...] muro presso una piletta d'acqua santa. Domandai di quel chiodo, e seppi che smarrendo per l'isola un qualunque oggetto, anche di gran valore, non [...]
[...] , in fin de' conti, non sono che fanciulli adulti, e nei fanciulli caparbii non è raro osservare sublimi reazioni, di fronte ad un atto improvviso di [...]
[...] altissima stima che gli umilii. Si tenti dunque la prova; si metta il chiodo maraviglioso, ed io son qua per scommettere che se è di ferro e bene [...]
[...] vi sono carrozze, e dalla mia volontà, non ho lasciato inesplorato un palmo di quel terreno. Dai Faraglioni al Capo Campetiello; dalla Grotta [...]
[...] Azzurra alla Cala del Tuono, ora inerpicandomi con le mani e coi piedi, ora sdrucciolando giù per un piano inclinato, ora saltando da uno scoglio [...]
[...] all'altro, in compagnia del mio vispo Peppino, un giovinetto che mi fu dato per guida dal mio locandiere in Capri, la girai tutta, e in tutti i versi [...]
[...] l'attraversai cantando, ridendo e propinando ai Genj di quelle piccole solitudini, col baciare ripetutamente la mia fiaschetta di Cognac, ed [...]
[...] trovato da far meglio in altre regioni, a Capri è difficile vederne. E questo non incontrare là nessun mio compatriotta, tanto più mi rincresceva [...]
[...] , perchè il contegno di quegli ultramarini e ultramontani seguaci d'Apelle, fra quegli scogli, dei quali credono aver acquistato ormai il diritto di [...]
[...] gli abitanti, per lunga consuetudine e per così frequenti contatti con gli stranieri, tanto nei modi, quanto nella lingua, hanno quasi perduto [...]
[...] aperture e per la bianchezza abbagliante delle loro pareti mi davano tutte insieme l'idea come d'un mausoleo di neve innalzato dal Silenzio al Dio della [...]
[...] luce. Non trovai altre immagini che mi contentassero. Degli abitanti d'Ana-Capri vidi una sola donna dalle forme egizie e non bella, ed ebbi a [...]
[...] Cantico de' Cantici; nerissimi i capelli avviluppati in una pezzuola gialla e rossa; il resto del suo vestiario bianco, bianchi i denti, bianchi i panni [...]
[...] che tendeva al sole, bianca la sua casetta, e bianca mi pareva la sua voce, perchè cantava. Ah! non sapevo dipingere! Avanti, avanti, Peppino! e [...]
[...] Monte Solaro, la più alta punta dell'isola. Sentii su in alto un suono di trombe, e mi parve di vedere in lontananza alcune persone che si muovevano [...]
[...] un luogo di pena! riflettei. E che inventeremo allora per le ricompense? Ma non è possibile, pensai, che quei giovani non siano beati di un gastigo [...]
[...] che somiglia tanto ad un premio. Non era vero. Lassù non si trovano nè bettole, nè bische, nè lupanari, e allora che cosa è la vita su quel [...]
[...] suo. Gli dètti un sigaro prima che me lo chiedesse, e tirai avanti pel mio viaggio. Si dissiparono presto le impressioni del disgustoso incontro, e [...]
[...] vidi più bello che mai il maledetto scogliaccio, sul quale passeggiavo. Il viottolo che percorrevo era fiancheggiato di gigli e di ginestre in [...]
[...] fiore, e dal mezzo di queste ginestre, aprendole davanti a sè con le delicate manine, escì venendo verso noi la piccola Narella, la sorellina di Peppino [...]
[...] , la quale con l'abbecedario sotto il braccio e tutta sorridente se ne tornava dalla scuola. Corse incontro al suo fratello, che da qualche giorno [...]
[...] non vedeva, perchè Peppino sta a Capri e Narella ad Ana-Capri; lo salutò amorosamente coi suoi occhiolini lustri, eppoi rimase timida a guardarmi [...]
[...] . ? Come ti chiami? ? Narella. ? E dove vai? ? Ad Ana-Crape. ? Di dove torni? ? Da scuola. ? Sai leggere? ? Sì. ? Sentiamo. ? Apri franca [...]
[...] il suo libretto e incominciò. Dopo che l'ebbi lasciata un po' sfogare coi suoi: bab, bibe bub, le dètti un bel bacione su le sue gotuzze brune e la [...]
[...] lasciai, pensando con dolore che forse non avrei più riveduto la piccola e graziosa Narella. Più che belle, le femmine di Capri sono piacevoli e [...]
[...] Pompejane, mi pare di poter credere che le calde figlie di Capri molto abbiano ereditato da quelle delle ravviate fattezze e dei delicati ed [...]
[...] matrimonj fra queste brune ammaliatrici e gli artisti che capitano nell'isola, i quali raramente hanno da pentirsene, perchè la facilità con la [...]
[...] quale queste piccole pescatrici imparano le lingue e la musica, e la loro disinvoltura nell'acquistare modi e grazie signorili è tale, che in pochi [...]
[...] messi la loro trasformazione è tanto compiuta da porle in grado di gareggiare in cultura e gentilezza con le più eleganti dame di Parigi, di Londra e [...]
[...] di Pietroburgo. Mi fu indicato il padre d'una di queste fortunate isolane e lo invidiai, perchè quando lo vidi era a sedere al sole sopra uno [...]
[...] negli ultimi tratti è una vera e precipitosa scala intagliata nel masso a larghi gradini, giungemmo alla chiesetta dell'Eremita posta sull'orlo d'un [...]
[...] precipizio in cima alla montagna. Avevo già conosciuto due eremiti di questi paraggi, e per dire il vero non ero rimasto molto edificato nè del loro [...]
[...] cappuccino la mattina verso le nove, quando incomincia il passaggio dei forestieri, per vender loro, affettato, pane, caciocavallo e lacrimacristi, dice [...]
[...] lui, e per prenderli dopo per il collo con ogni riguardo possibile e sopra tutto col santo timor di Dio. Un secondo della medesima stoffa lo trovai [...]
[...] in Capri su la punta di Santa Maria del Soccorso, ma l'aspetto venerando e i modi austeri e dignitosi di quest'ultimo mi riconciliarono affatto con [...]
[...] la specie e fui dolcemente toccato dalla onesta parola e dalla spontanea cortesia, con la quale mi accolse nel suo romitorio il buon padre [...]
[...] Anselmo. La chiesuola, nella quale egli uffizia e presso alla quale ha poche stanzucce, dove abita solo solo, si chiama Santa Maria a Cedrella, e [...]
[...] , d'assenzio, di rosmarino e di mortella, si gode in pianta il panorama intero dell'isola, e tutto il vasto orizzonte fino a perdita d'occhio, dal Monte [...]
[...] tante posizioni, di cui abbondano i dintorni di Napoli, e che non si possono descrivere altro che dicendo: «Son troppo belle!» Mi trattenni col [...]
[...] buon romito in piacevole conversazione circa due ore, nel qual tempo mi mostrò il suo orticello, i suoi fiori e mi serbò da ultimo la sorpresa [...]
[...] dell'immenso panorama che di lassù si gode, conducendomi e portandomi da sedere e da rinfrescarmi sopra una terrazzetta scoperta, che sporgeva sopra un [...]
[...] profondo burrone dalla parte del golfo. A quella vista rimasi come incantato, e senza pronunziare una parola stetti per qualche momento a guardare [...]
[...] stupefatto ora la marina ora la faccia dell'eremita, che taceva e sorridendo ammirava, compiacendosene, lo stato di estasi, nel quale mi trovavo. Non [...]
[...] quel povero monaco volesse scoppiare dalle risa; io feci altrettanto, e, senza sapere di che, altrettanto fece Peppino di sul tetto della chiesa [...]
[...] montagne ed in specie quelli del Solaro e della sua Cedrella. La conversazione continuò taciturna per mezzo di monosillabi e di occhiate, che volevano [...]
[...] meridionale di gesto e di parola mi descriveva il maestoso spettacolo; e il buon Peppino che stava attento anche lui di su la cima del tetto, ogni [...]
[...] soggiorno di pace. Il monaco mi accompagnò fino su la porta, facendo voti per la mia salute, che io gli contraccambiai di grandissimo core, e prima di [...]
[...] lasciarmi m'indicò, lì di fianco alla chiesa, un piccolo recinto, dove si vedevano 24 croci di legno uscir fuori fra i ciuffi di rose e di gigli [...]
[...] fioriti. ? È il cimitero dei colerosi d'Ana-Capri, ? mi disse il monaco, ? se volete una rosa, prendetela. ? Ci stringemmo la mano e partii. Tutte le [...]
[...] sere vado a passare un'ora su la marina al Chiatamone, e guardando l'isola illuminata dagli ultimi raggi del tramonto, penso al mio Peppino, alla [...]
[...] feci al Vesuvio, e che qui sotto ti trascrivo. Leggilo prima tu, se avrai la pazienza di farlo, e dopo fammi il piacere di passarlo alla signora [...]
[...] Napoli il Vesuvio, e la voce incantata della sirena avrà perduto per voi le sue più dolci armonie. Nelle notti stellate, quando la bruna verruca [...]
[...] sparpagliati dal vento si stendono come un velo diafano fra i dardi del sole e il profumo dei colli di Sorrento, piovono su i vostri sensi onde [...]
[...] così sature di altissima poesia che, ammaliato davanti al sublime spettacolo, l'animo vostro a poco a poco si confonde, e va a perdersi in un mare [...]
[...] ; salite alla ròcca di Sant'Elmo, al Vomero, a Posilippo, a Capodimonte, od in qualunque altro luogo, donde si scorga la sua mole fantastica, e [...]
[...] contemplate. Le vostre pupille si avventeranno inebriate, come baccanti aeree, attraverso al duplice azzurro del cielo e del mare; voleranno insaziabili [...]
[...] fra tanti prodigi della creazione, dal solitario Miseno all'addormentato Epomèo, e giù per il mare biancheggiante di vele, all'arido scoglio di [...]
[...] Tiberio ed alle balze di Sorrento, eternamente avviluppate nel loro poetico manto di verdi aranceti, e voleranno e voleranno affascinate in una corsa [...]
[...] del Golfo; è il rubino gigantesco che sta come il fermaglio in questa collana di perle composta nel cielo, forse per adornarne il seno di Venere, e [...]
[...] passavano per la testa una sera, mentre mezzo assonnato mi cullavo mollemente nel vagone del tramway, che fra le undici e la mezzanotte faceva la sua [...]
[...] ultima corsa giornaliera da Napoli a Portici. D'una ventina d'amici, dei quali doveva comporsi la comitiva, il cielo torbo e minaccioso all'ora [...]
[...] di buone gambe e di buoni polmoni, ed animati dalla più ferma volontà d'inerpicarci ad ogni costo a salutare il nuovo giorno dall'orlo [...]
[...] vedo una stella! ? e un altro: ? Io due ? e io quattro.... e sei e otto e mille.... ? All'apparire della luna le nebbie si squarciarono come [...]
[...] per incanto, e con una rapidità straordinaria le vedemmo tuffarsi in giro sotto l'orizzonte, e mezz'ora dopo l'unica nube che interrompeva l'intatta [...]
[...] serenità della notte, era il denso pennacchio del vulcano. ? Il paradiso e l'inferno si guardavano maravigliati! Quella certa tinta di malumore che [...]
[...] sbiadito dalle labbra; un riso di convenienza lo seguiva breve breve, e dopo, silenzio perfetto. L'aspetto del Vesuvio, quella notte, era troppo solenne [...]
[...] a contemplare attoniti e silenziosi. Sotto ai nostri passi risuonavano le lave d'Ercolano, echeggiando su le brune pareti delle casupole che a [...]
[...] lunghi intervalli fiancheggiano la via, entro le quali, in mezzo a tanta desolazione e a tanto pericolo, i poveri abitanti riposavano tranquilli. San [...]
[...] tabernacolo, la lampada e perfino la immagine del santo, e per la ventesima volta hanno ricostruito la casa e il tabernacolo; hanno ricollocato la [...]
[...] immagine ed accesa la lampada, ed ora dormono sicuri come all'ombra della più esperimentata e valida protezione. Beati loro! Se la prossima [...]
[...] eruzione distruggerà ogni cosa, che importa? Si ricostruirà il tabernacolo, si riaccenderà la solita lampada e si tornerà a dormire sotto i ruggiti del [...]
[...] aridità del terreno bruno e polveroso, specialmente al confronto coi banchi di lava, sui quali l'occhio erra inutilmente in cerca d'un filo di verdura, è [...]
[...] davvero maraviglioso. Pare quasi che quelle povere piante abbiano inteso la precarietà della loro esistenza e che facciano sforzi titanici per viver [...]
[...] ; ecco i primi campi di lava! Dio, quanta desolazione e quanto silenzio! Il trovarsi di notte dispersi in quelle brune solitudini, dove la [...]
[...] Distruzione e la Morte vegliano sole fra le tenebre, è cosa che abbatte l'animo, poichè ad ogni passo vi torna alla mente una lunga storia di disastri [...]
[...] quella regione selvaggia ed osservandone i particolari e la infinita varietà di forme assunte dalla lava nel raffreddamento, provai un senso che mi [...]
[...] parve di paura e dimenticando il mondo lunare, m'immaginai, ad un tratto, d'inoltrarmi fra gli avanzi torrefatti di una battaglia di Giganti, e [...]
[...] mi guardai dintorno spaurito. Membra di colossi umani intatte o schiacciate pareva sbucassero di sotto a masse enormi di macerie; torsi, cosce e [...]
[...] braccia apparivano disseminati alla rinfusa in quel vasto campo di morte; e rettili giganteschi, parte distesi, parte aggomitolati in larghissime spire [...]
[...] , o aggrovigliolati strettamente fra loro come dagli spasimi della morte; e groppe e fianchi di cavalli, e d'animali mostruosi spezzate e sparse in [...]
[...] mezzo ad avanzi di tende, e vestimenta lacere e carbonizzate; e affusti, e bombe, e mortai e fortini diroccati, e ammassi di funi, e mille altre [...]
[...] forme paurose di oggetti e di fantastiche figure ci contornavano da ogni lato, mentre sembrava che su la cima del cono fumante si combattesse ancora [...]
[...] l'ultimo assalto della feroce e sanguinosa battaglia. Accelerando i passi in questo diabolico paesaggio, giungemmo all'Osservatorio, ossia al [...]
[...] quartiere dei domatori della ignivoma belva. Il Palmieri e Don Diego, dopo avere annunziato all'Europa che quella notte 27 maggio 1877 il vulcano dava [...]
[...] anche scoppiando la montagna e scagliando nel sottoposto golfo l'Osservatorio, il Palmieri, Don Diego e la mia comitiva, quello strumento, subito [...]
[...] dopo, ci avrebbe annunziata la catastrofe, mi dava tanta tranquillità che ripreso il mio buon umore cominciai a pensare a cose allegre, e mi tornò [...]
[...] in mente un fattarello che volli raccontare agli amici, accaduto nella Maremma toscana e precisamente l'anno 1844. Una famiglia di contadini [...]
[...] pollajo. Dètte una gomitata alla massaja che gli russava accanto e.... ? Senti nulla? ? O la volpe o i ladri fanno man bassa su le nostre galline [...]
[...] . ? Saltarono il letto senza accendere il lume; dettero l'allarme al resto della famiglia, e qualche minuto dopo, tutti armati di schioppi, di frullane e di [...]
[...] scossa di terremoto avea trasformato la casa in un monte di macerie. I polli avevano presentito il fenomeno, e dandone coi loro schiamazzi l'avviso [...]
[...] . Qui feci le mie osservazioni alquanto indispettito e mi riuscì deviare la conversazione, perchè son troppo nemico di mandare in burla le cose, non [...]
[...] prendemmo qualche ristoro; scegliemmo fra loro un robusto giovinotto per dirigerci nell'ascensione e poco dopo, fumando saporitamente i nostri [...]
[...] sigari, ci rimettemmo in cammino. Percorso un mezzo chilometro circa di un sentiero abbastanza facile e pianeggiante, cominciò il faticoso cammino [...]
[...] attraverso alle lave. La guida avanti e noi in fila dietro a lui, dopo un'ora di faticosissimo cammino fra grossi detriti di lava scabrosa e tagliente [...]
[...] , traballando ad ogni passo e scorticandoci i piedi e le mani ogni volta che eravamo costretti a valerci anche di quelle per ritrovare l'equilibrio [...]
[...] ombreggiata dalla chioma, e rossa sanguigna alla base, rifletteva in larghi palpiti il lavorìo che si compieva nella immane fucina, dalla quale [...]
[...] vorticosamente sbucava. Dall'altro lato le groppe dei colli di lava tinte di un nero metallico, che frastagliate e seghettate acutamente sembravano, attraverso [...]
[...] del pennacchio e dall'oscurità, nella quale eravamo, ogni tinta assumeva per i nostri occhi il suo più forte valore. Il verde delle campagne [...]
[...] riflessi d'argento nello specchio della marina; le isole del golfo illuminate e visibili come in pieno meriggio, e dietro a quelle lo sterminato [...]
[...] contrasti e di armonie, offrivano tali bruschi passaggi dal chiaro più luminoso allo scuro più forte, e tali lievissime sfumature sotto un cielo di una [...]
[...] , e in mezzo a questo silenzio il vulcano mandava a larghi intervalli i suoi rantoli profondi. In quel punto la nostra guida c'indicò un ammasso di [...]
[...] destra di chi guarda il cono dal colle di San Salvatore, quando investiti da un getto di gas deleterj caddero asfittici e i loro cadaveri rimasero [...]
[...] scabrosi e vetrificati, dove la gamba affonda fino al ginocchio, tantochè dopo aver fatto dieci passi, con fatica inaudita, la via percorsa è [...]
[...] appena di un metro. Nonostante si va, si rampica e ci sentiamo tornare nelle membra un vigore, nel quale non avremmo osato sperare pochi minuti avanti [...]
[...] , tanta è la febbre dell'entusiasmo e della curiosità che s'impossessa di noi quanto più andiamo accostandoci alla cima paurosa. Uno de' nostri [...]
[...] e chiese che lo lasciassimo riposare, pregandoci di proseguire, chè ci avrebbe raggiunti più tardi. Noi non lo volemmo subito lasciare ed [...]
[...] si andasse avanti senza pensare a lui. Cedemmo alle sue preghiere, ma rimasero presso di lui due compagni e la guida che aveva addosso alcune [...]
[...] per qualche minuto indeciso se avessi dovuto attendere o seguire il più robusto dei nostri compagni che vedevo già lontano e quasi arrivato alla [...]
[...] cima del monte. ? Quando egli si accorse della mia oscitanza e capì quale poteva, molto probabilmente, esserne la cagione, cominciò a gridare [...]
[...] , animandomi, che non v'era alcun pericolo; che troppe volte aveva fatta quella ascensione e che era pratico più della guida. Io gli risposi che non [...]
[...] dubitavo punto di quanto mi diceva, ma che non avrei proseguito in nessun modo senza la compagnia della guida e mi fermai. Il pennacchio che sbattuto [...]
[...] piegare rapidamente la enorme massa della chioma, scaricarsi sul fianco della montagna e corrermi incontro, rotolando vorticosamente giù per la [...]
[...] nuda e ripidissima china. Ebbi paura, sì, ebbi paura, nè me ne sento umiliato! Davanti alle grandi convulsioni della natura, dove mezzi di difesa non [...]
[...] esistono, la parola coraggio è una parola che non arrivo a comprendere altro che in bocca dei vanagloriosi e degli sciocchi. In pochi istanti mi vi [...]
[...] caligine. Mi fu risposto di sopra: ? Corri, è meraviglioso! ? e dal basso: ? Eccoci, ci siamo anche noi ? e in quattro slanci giunsi alla cima, dove [...]
[...] , bicchieri all'aria e un correre di sotto e di sopra in mezzo ai richiami della guida che ci gridava continuamente: ? Costà no.... tornino indietro.... non [...]
[...] ' miei amici, anche ai miei nemici, perchè in quelle condizioni d'animo non mi pareva d'averne, e avrei voluto tutti con me a partecipare delle [...]
[...] stesso, se fosse apparso a deriderci avviluppato nel suo mantello di fiamme. Il fumo rabbuffato e sbatacchiato dal vento al di sopra dell'enorme [...]
[...] crepaccio era foltissimo al di dentro; onde di tutto il lavorìo che si faceva nel fondo altro non potevamo scorgere che un incessante bagliore e udire [...]
[...] una romba ottusa a quando a quando interrotta da sordi ruggiti e urli rauchi ed altri rumori così potenti e così strani, da non trovare raffronto [...]
[...] somiglierà al vero della gola satanica che vomitava urli e fiamme in fondo alla orrenda voragine. Non potendo appagare interamente la nostra [...]
[...] febbrile curiosità, fummo presi dal fascino e sentimmo irresistibile il desiderio di calare in quell'abisso. La guida ricusò decisamente di accompagnarci [...]
[...] volete calare, io vi conduco, ma non più di due per volta e su la vostra responsabilità. ? O tutti, o punti. ? Non vi conduco. ? Persistendo nel nostro [...]
[...] proponimento e buttandogli in gola un altro bicchiere di Lacrimacristi, finalmente si dichiarò vinto con queste parole. ? Ebbene, signori, volete [...]
[...] andare da vero? andiamo. ? Come arrivammo in fondo non lo so; so che scottandoci i piedi e le mani, che trovandoci ora sospesi ai fianchi tormentati [...]
[...] ebullizione, arruffati e sudanti, giungemmo ad una larga piattaforma posta circa alla metà del profondo imbuto fra l'orlo del cratere e l'infernale [...]
[...] crogiuolo che vedevamo gorgogliare a pochi metri sotto di noi e lì ci fermammo, perchè era assolutamente impossibile andare più innanzi. Quale scena [...]
[...] febbre. Pensai a Dante, a Shakespeare, a tutti i grandi della terra, e tutti mi passarono attraverso al pensiero come pimmei, tanto era gigantesco [...]
[...] vertigine ci aveva presi, eravamo ubriachi di ruggiti e di fuoco, e se un getto di lava ci avesse ricoperti, saremmo caduti gridando di gioja come [...]
[...] il pazzo che vede bruciarsi addosso la veste; i nostri corpi avevano perduto il sentimento della loro individualità, e ci sentivamo nulla più che [...]
[...] invisibili atomi confusi e dispersi nel turbine della tempesta. Le pareti della mostruosa caverna, incrostate su tutta la loro scabra superficie di [...]
[...] umide e luccicanti tutti i colori dell'iride. Lassù in alto una rupe gialla stava sospesa sopra un ammasso di lapilli di un turchino carico; accanto [...]
[...] , una muraglia a picco tutta screpolata e fumante da larghe fenditure orlate da cristallizzazioni di altri colori vivacissimi andava a nascondere la [...]
[...] sua base nel fondo del baratro. Su la nostra sinistra l'immensa breccia, dalla quale traboccarono le lave del 72, e di fronte l'altra apertura [...]
[...] , dalla quale la nera e irsuta cresta del Somma, la montagna, su la quale Spartaco alzò il grido dei ribelli, si vedeva attraverso alla nebbia di [...]
[...] nel terreno ed agitate dal vento, e sul fondo di questo maraviglioso scenario passavano velocemente e si rincorrevano e si azzuffavano per l'aria [...]
[...] portate dai nembi di fumo che sbucavano vorticosamente dal fondo. E intanto noi, mentre in mezzo a quella scena orridamente selvaggia, il Globo [...]
[...] faceva intendere la sua voce potente, che facevamo? Rannicchiati sopra una rupe che si spenzolava nel vuoto, si ascoltava e si guardava in silenzio [...]
[...] pareva che un branco di leoni spirassero urlando tra le fiamme di una mostruosa fornace. ? Il fluido che si agitava nel gorgo, abbassando e rialzando a [...]
[...] brevi intervalli la sua massa vorticosa, gorgogliava e brontolava cupamente, finchè gonfiandosi nel centro si sollevava a poco a poco rompendo in [...]
[...] grosse bolle alla superficie e lanciando da ultimo in aria, con una esplosione violenta, vortici di fumo infuocato e lava in forma di lacerti [...]
[...] sanguinanti, che giungendo quasi alla nostra altezza ricadevano parte sempre liquidi e parte raffreddati, o nel crogiuolo o al di fuori, con lo strepito [...]
[...] sinistro di una pioggia di pietre. Gl'intervalli fra un boato e l'altro, in alcuni momenti erano brevissimi, per modo che spesso un getto che ricadeva [...]
[...] ne incontrava un altro che saliva, urtandosi e spezzandosi in faville, e ad ognuno di questi boati corrispondeva un bagliore come di scarica [...]
[...] elettrica che andava a riflettersi brillando sul pennacchio e ad infuocarne la base. Non so quanto tempo ci trattenessimo laggiù; ma so che mai non ce [...]
[...] su gli occhi e su la fronte, nè potevo persuadermi che quello che mi stava dinanzi era opera della natura. Pareva il lavoro delicato d'una Fata [...]
[...] gentile; veniva voglia di temere che l'aleggio d'un insetto lo potesse disfare e si tratteneva il respiro, quasi temendo che anche l'alito più lieve [...]
[...] al capo Campanella; e Capri e Ischia e Procida coi loro picchi tinti di rosa dalla prima luce del giorno; e la pianura e Napoli tuffata nelle onde [...]
[...] tanta malinconìa, le forze nervose cadono in tale abbattimento, che di tanta folla di sensazioni altro ricordo non resta che confusione e dolcissima [...]
[...] sparivano; la vita si ridestava sulla terra e sul mare con migliaja di torrette che fumicavano e di barche che si staccavano spumeggiando dalle coste [...]
[...] , e pochi momenti dopo anche la immensa città, simile ad un banco di lava biancastra solcato da profondi crepacci, brillò sommersa in un oceano di [...]
[...] ombre di Corradino e di Murat, ma ora dall'alto di questa torrida roccia le scuso e le compiango. Godi, godi nel tuo letto di alghe e di fuoco, o [...]
[...] bellissima Salamandra. Cuma, Baja e Miseno caddero tra i boati della Zolfatara e le scosse del formidabile Tifèo, ma erano meno belle di te. Morì, è [...]
[...] vero, la rosea Pompei e la bruna Ercolano sotto la furia del tuo Vesuvio, ma il tuo Vesuvio ti guarda e sospira; anche lui deve amarti, sei troppo [...]
[...] luce del giorno parvero meno micidiali alle nostre povere membra, giungemmo presto all'Osservatorio. Una breve fermata, un sorso di vino e di [...]
[...] landau tirato da quattro cavalli. Ci guardarono ridendo, forse dei nostri aspetti rabbuffati, e, mi parve, con una certa aria di commiserazione [...]
[...] . Guardai loro e ridendo io pure sotto i baffi. ? Ah! no, signori miei, avete torto, ? dissi fra me: ? quando c'incamminiamo al Vesuvio strascicati da [...]
[...] quattro cavalli, con le lenti affumicate, coi guanti glacés e gli ombrellini da sole, non si dovrebbe ridere altro che passando davanti ad uno specchio [...]
[...] mani inaspettatamente, e stasera in qualunque modo debbo lasciar Napoli, e con Napoli tanti cari desiderj che forse resteranno insoddisfatti per tutta [...]
[...] la vita. Sono di pessimo umore. Rivedrò la famiglia, rivedrò i vecchi amici e i miei luoghi, ma lascio Napoli! Chi non la conosce, amico mio, o [...]
[...] costretto, deve abbandonarla. Ed io mi cheto e guardando il mucchietto de' miei pochi bagagli lì in un canto che fra poco verranno con me a bordo del [...]
[...] San Piero della Compagnia Valery, e le bocche spalancate e vuote del cassettone che mi guarda come se volesse anche lui brontolarmi un addio, ti [...]
[...] fino a Genova e di rientrare nella nostra poetica Toscana dalla via dell'Appennino. Avrei molte altre cose da dirti di questo paese, ma ormai lo [...]
[...] brutalità, nelle quali mi sia mai imbattuto passando in rivista le vergogne di Napoli, dell'Italia e del genere umano; risparmio la tua pazienza col [...]
[...] racconto di altre gite che ho fatte a Pozzuoli, a Camaldoli, a Caserta ed in altri luoghi incantevoli, e ti lascio anche desiderare qualche parola [...]
[...] che potevo averti scritta del San Carlino e del suo Pulcinella, riserbandomi a farti sentire tutto il meglio che sia stato detto di questo arguto e [...]
[...] compiacenza. Ti risparmio tante e tante altre cose, e ti stringo la mano e ti saluto. Sono già a bordo. Il battello che secondo l'orario doveva salpare [...]
[...] boccaporti, ed otto barconi stracarichi di botti e di balle son qui intorno per consegnarcele. Dove vorranno cacciare tutta questa roba e a che ora [...]
[...] addolorato per la mia partenza, e finchè vi sarà tempo te la infarcirò alla rinfusa del meno peggio che potrò raccapezzare fra gli appunti [...]
[...] , ecchie e acce, che formano il patrimonio o meglio la miseria mobile del povero ciabattino. Ha una ciabatta in mano e, come fanciulla Umilemente d'onestà [...]
[...] vestuta, passa tra la folla con l'occhio abbassato pudicamente al suolo, nè si distrae, nè parla, nè grida, ma va e va e va, continuamente assorto [...]
[...] subito nell'animo qualche dubbio doloroso. Spesso pare che corra affannato in cerca d'un oggetto smarrito e di grandissimo valore per lui, e qualche [...]
[...] caso magagnate a vostra insaputa, e peggio poi se avessero una di quelle screpolature che fino ad ora avete nascoste tanto gelosamente a furia [...]
[...] d'inchiostro, e che non sono rimediabili altre che con la così detta sardina o con la famosa dentiera di spago.... Succede lo sdegno, dicevo, perchè a [...]
[...] accennerà stendendo il braccio e l'indice verso la parte vulnerata. Quando ha adocchiato la preda è implacabile. Egli conosce perfettamente i suoi [...]
[...] sostituito la misteriosa ciabatta, perchè il paziente non resti scalzo in mezzo alla via, e tutti e due seduti, questo sul marciapiede e quello su la sua [...]
[...] un mozzicone, attacca discorso con la vittima, e raccontando piacevoli storielle ride e fa ridere, e tutto distratto briosamente, mette pece dove [...]
[...] dovrebbe andar cuojo, steccoli dove ha levato bullette e in quattro e quattrotto la scarpa rotta è diventata peggio di prima; il prete è contento [...]
[...] come una pasqua e, uno per un verso, uno per l'altro, tutti e due si allontanano allegramente, sognando ognuno per conto proprio: mortorj, scarpe [...]
[...] rotte e benefizj vacanti. IL MIRACOLO DI SAN GENNARO. Il famoso miracolo di San Gennaro si è ripetuto quest'anno otto volte, a benefizio dei [...]
[...] centinaja di pellegrini mascolini, femminili e neutri, che correvano, gridavano, smanacciavano, stabaccavano, ridevano, piangevano e masticavano [...]
[...] pasticcini, preghiere e polpe d'arance. A me era riuscito d'intrudermi fra costoro, ma più prudente della cornacchia della favola seppi tanto bene [...]
[...] commoventissima funzione. Il sacerdote di servizio, mentre presenta al popolo l'ampolla, simile ad un piccolo lampione da carrozza, la guarda, e [...]
[...] pellegrine minacciano uno svenimento, una accenna di cadermi fra le braccia, ma poi non vi cade ed io taccio, osservo e me la godo. Il Santo tarda a fare il [...]
[...] miracolo; allora raddoppiano le strida e lacrime desolate si vedono scorrere in tal quantità su tutte le gote che ho dei momenti, nei quali corro [...]
[...] serio pericolo d'intenerirmi. Vedevo intorno a me certe fisonomie e certe fronti, su le quali posava tanta pace soave e tanta serenità di fede, che [...]
[...] in verità pareva mandassero raggi di luce; vedevo spargere lacrime tanto sincere e tanto spontanee, che io mi sarei positivamente commosso, se [...]
[...] nemmeno una. Pianti, sospiri, caldissime raccomandazioni e niente di più. Da un branchetto di commarelle, che mi stavano alle spalle, uscivano [...]
[...] continuamente queste preghiere: ? Faccela, faccela, la grazia, San Gennarino mio bello. ? E se il chierico accennava di no, ripigliavano: ? È duro! Oh [...]
[...] , bello ? ed altre esclamazioni consimili e tutte di sconforto, di pietà e di preghiera. I pellegrini cantavano, il popolo berciava nella cappella [...]
[...] . E questo rumore grandissimo aveva i suoi alti e bassi, ogni volta che il cherico accennava lontana la consumazione dell'incanto o dava [...]
[...] speranze di prossimo bollore. Dopo 29 minuti finalmente vedemmo il sacerdote, il cherico e gli spettatori più vicini a loro, ficcare attentissimi gli occhi [...]
[...] all'ampolla, e far de' moti con le braccia tese verso la turba ululante, come per dire: ? Forse.... un altro momento.... ci pare.... chi sa [...]
[...] ...? ? Vi fu allora un istante d'ansia generale ed un breve intervallo di silenzio rotto qua e là da sospiri e da singhiozzi mal soffocati. I cenni [...]
[...] seguitarono per qualche secondo, facce lagrimose e mani tremolanti si agitavano sulla folla genuflessa, quando ad un tratto alzaron tutti le braccia [...]
[...] all'aria, serrando le palme; il cherico sventolò, in segno di gioja, un panno bianco, e come scoppio d'uragano, gli organi dettero nelle loro armonie a [...]
[...] pieni mantici, le campane suonarono a distesa, e le vôlte del tempio, investite da una nuvola d'incensi, risposero rombando all'urlo poderoso delle [...]
[...] turbe che intuonarono l'Inno Ambrosiano. Il miracolo era fatto; il sangue bolliva; Napoli era salva! Io potei accertarmene coi miei occhi, e non [...]
[...] restandomi allora più alcun dubbio su la verità del pauroso mistero, uscii rattristato di là dentro per ossigenarmi all'aria aperta i polmoni e le idee [...]
[...] non erano pazzi. Finalmente, non essendo riuscito a raccapezzarmi, ne domandai e seppi che erano devoti, i quali avendo attraversata qualche grave [...]
[...] incontrato spesso alcune madri, portanti in collo monachine e fratini cuccioli d'un anno o due, ed ho saputo che anche la causa di queste innocenti [...]
[...] mascherate è la medesima. Non mi ricordo se i pagani avessero qualche cosa di simile, ma è probabile di no, perchè erano tanto meno inciviliti, e più [...]
[...] nelle botteghe e nelle vie in opere servili, in mezzo ad altre operaje, alla cui vista quasi ho imprecato alla così detta soppressione dei conventi [...]
[...] enfatiche di brune e di fulve Citère Trivie e Cloacine, e patetici inviti con tale untuosa insistenza, che non cedeva altro che dinanzi alla [...]
[...] , non è meno vigliacco e disonesto. Per le vie dei quartieri poveri non è raro inciampare ad ogni piè sospinto in una seggiola posta sul marciapiede o [...]
[...] mezzo un mucchio di soldi non sempre vecchio nè piccolo. Che cos'è tutto quell'amminnicolo? È un paretajo, nulla più e nulla meno che un paretajo. Il [...]
[...] Santo fa da richiamo, i gonzi che vi calano lasciando l'elemosina, da tordi, e da capanno la bettola vicina, dove il tenditore mangia e beve [...]
[...] ricordo, con apparato solenne e concorso dei Reali di Borbone, d'autorità civili e militari, deputazioni, rappresentanze, ec., ec., nella chiesa del [...]
[...] Carmine per tagliare i capelli ad un Crocifisso, e che questi capelli ricrescevano poi a poco a poco nel corso dell'anno, perchè ritornassero in taglio [...]
[...] della Lanterna mi dettero nell'occhio due folti gruppi di persone, in mezzo ad ognuno dei quali vedevasi un uomo agitarsi e declamare con un libro in [...]
[...] mano. Erano due Rinaldi, cioè due del popolo che all'aria aperta sul lastrico della via declamano e commentano alla turba estatica i poemi eroici [...]
[...] della Gerusalemme, del Guerrin Meschino e dei Reali di Francia. Mi accostai al primo di questi e l'osservai. È un uomo che ha varcato la cinquantina [...]
[...] , robusto di forme, acceso di volto, dalla voce avvinata e dall'eloquio largo e maestoso. Non ha giacchetta, ha rimboccate le maniche della camicia [...]
[...] , il capo scoperto, e siede sopra una seggiola impagliata in fondo al circolo degli uditori, ove impostandosi a Giove Tonante, sorride olimpicamente [...]
[...] , e girando intorno l'injettato occhio porcino, pare che dica a sè ed agli altri: ? Come son bello! ? L'anfiteatro, dentro al quale egli declama, è [...]
[...] formato di carne umana. La prima linea, che rappresenterebbe la massa delle gradinate, è fatta di piedi e di ginocchi di ragazzi, che seggono in [...]
[...] terra; dietro a loro viene subito l'ordine nobile, ossia una panca in giro, su la quale, pagando un soldo, seggono i Cresi del Porto e i protettori [...]
[...] delle lettere, col diritto di grattarsi finchè rimanga loro cotenna sotto i capelli, e dietro a questi sta in piedi la folla dei diseredati [...]
[...] , incominciando dai più bassi di statura, e su su fino ai cappelli bisunti dei più lunghi che ammirano estatici sbadigliando in silenzio. Per passar meno [...]
[...] vicino negoziante all'ingrosso; i Cresi sbuccian semi di zucca o succiano arance; i ragazzi mastican le buccia e si pizzicottano fra loro; tutti si [...]
[...] . In mezzo al circo sta il venditore d'arance e di semìne con le sue paniere alla mostra, il quale è anche incaricato del buon ordine. Con una mano [...]
[...] dispensa i generi venduti, con l'altra riscuote le somme; con l'altra dispensa scapaccioni ai monelli più sguaiati, mettendo alla porta i recidivi, e [...]
[...] s'è preparato a dare l'oracolo, ha squadrato per la decima volta il brillante uditorio, e dopo avere accennato con la mano di non poter più [...]
[...] morto! Il Rinaldo che declama proprio sotto la torre del Fanale, è un altro tipo; è meno maestoso, ma i suoi tratti sono tanto onesti e [...]
[...] decentemente sotto il braccio; ha un libro manoscritto nella sinistra e nella destra una bacchetta sbucciata a spirale. I suoi occhi, se non sembrassero [...]
[...] ! Sputa continuamente, cambia alternativamente il posto alla mazza, al libro e alla giacchetta; fa due passi avanti a sinistra, due indietro a [...]
[...] destra; guarda la terra, eppoi il cielo, e quand'ha guardato il cielo, riguarda la terra e rimuta il posto alla mazza, al libro e alla giacchetta, e [...]
[...] risputa con tanta simmetria e con un tal metodo, che in verità stupisce il vedere come in mezzo a tanta complicanza di faccende non s'imbrogli mai. La [...]
[...] statura sua è piuttosto bassa; ha il torace peloso, le braccia pelose, il berretto di pelo e la barba a corona. Non si può dire veramente un [...]
[...] bell'uomo, ma senza dubbio è qualche cosa fra il sagrestano smesso e il gorilla addomesticato. Incomincia a declamare; ascoltiamo. Anche a lui gli [...]
[...] addirittura il patentino per poter declamare anche in tempo di divieto, e aggiunge, e allunga, e accomoda di suo, in un modo così sublime, che il Tasso nelle [...]
[...] sue mani diventa tutt'un'altra cosa, un po' più oscuro è vero, ma con le sue illustrazioni in lingua Greco-Arabo-Italo-Cofta rimedia a tutto e [...]
[...] così bene, che anche gli addormentati, quando si svegliano, ne sanno quanto quelli che sono stati desti o poco più. Chetiamoci e stiamo attenti sul [...]
[...] serio, perchè ora è il vero momento; il nume s'è impossessato di lui, lui s'è impossessato del senso comune e se le dànno a morte. Ma nol farà [...]
[...] : prevenirò quest'empj Disegni loro, e sfogherommi appieno; Gli ucciderò, faronne acerbi scempj: Svenerò i figli alle lor madri in seno; Arderò i loro [...]
[...] alberghi e insieme i tempj: Questi i debiti roghi ai morti fièno; E su quel lor Sepolcro in mezzo ai voti Vittime pria farò de' sacerdoti. Così [...]
[...] , per bocca del buon Tasso, ragiona il rabbioso Aladino, e, per dire il vero, trovo che le sue idee (quelle d'Aladino) per gobbe son fatte bene; ma il [...]
[...] e più che altro quella eterna monotonia dell'endecasillabo è una cosa che ammazza. L'amico se n'è accorto e co' suoi commenti corregge, allunga [...]
[...] , scorcia, taglia, stronca, sdruce, insomma accomoda e rimedia a tutto, con tanto garbo che è un amore. ? Ma no, non lo farà (se ne vene a di' chillo [...]
[...] sfelenze i Saladine), non lo farà: prevenirò me tutti chisti embj. E li disegni di loro, e sfogherommi, abbieno. (Se vuleva sfogà a raggia ill'anema [...]
[...] soja, stu cane!) L'ucciderò tutti, faronne acerbi e scembj. (Che puozze morì accise tu', nfamone!) Svenerò li figli colle loro madri in seno. (I [...]
[...] vuleva scannà i vene! accussì avria succedere che creperebbe mammata, cane i sarracine rinnegate!) Arderò tutti li loro alberghi e insieme li [...]
[...] tembj. (Pecchè nun ce restasse cchiù nè a magnà nè a durmì pi Cristiani, abbruciava i taverne, i lucanne, i lupanare e nsine a casa i nostro Signore [...]
[...] diebbiti in coppa alli roghi (pe nun paga' a nisciuno, avite capito!), e alli morti fieno (le vuleva da' u fieno! tratta' i morte comme a' ciucce!) E in [...]
[...] ! Che figli i 'nfame avevane a essere a gente a chilli tiembi. E chisto era lu Re! Figurammece chilli vajassune i suddete!) ? Così l'iniquo.... Oh [...]
[...] giornata è un essere comune, un venditore di commestibili come tutti gli altri, che passa le sue ore lungo la marina e specialmente lungo la via che [...]
[...] fra gli altri infiniti e rumorosi suoi colleghi. Affetta il pane, lo distende su piccole scodelle, ci versa sopra chiocciole e brodo col suo [...]
[...] romajolo di latta; fornisce gli avventori, risciacqua i piatti, si soffia il naso con le dita modestissimamente e tace. Ma appena scende la notte, il [...]
[...] Maruzzaro cambia affatto il suo aspetto, e da vero chirottero umano e ragionevole cambia le sue abitudini, veste le sue piume più belle, alza il suo [...]
[...] canto e corre le vie della città. La sua figura, generalmente, è elegante come quella di tutti i discendenti dei vecchi Osci e Campani. Veste un pajo [...]
[...] di calzoni rimboccati fin sopra al ginocchio, una camicia e niente altro. Di dove esca, di dove sbuchi, dove vada a compiere la sua metamorfosi [...]
[...] il Maruzzaro a fare intendere alla notte la sua mesta cantilena. Ha una cesta di giunco in capo e su questa cesta sono disposte tre marmitte di [...]
[...] rame lucide, terse e pulite, come è difficile veder altra cosa in Napoli. ? Una marmitta nel centro; due laterali. Sotto quella del centro arde un [...]
[...] fornello che fumica e scoppietta; nelle due laterali sta il pane affettato e non so quale altro ingrediente della sua ghiotta pietanza. La cesta poi [...]
[...] è sormontata da un arco formato da un verga d'ottone lucidissima, alla quale sono attaccati e sospesi: catenelle, medaglie e immagini di santi, e [...]
[...] . La mano destra mantiene in equilibrio il luminoso trofeo, la sinistra sul fianco, e via in cerca di buongustaj dalla Lanterna a Sant'Elmo, da [...]
[...] , dai contorni arabo-greci, si ferma e canta lungamente annunziando ai ghiotti la sua merce. Ho fatta una osservazione che non è del tutto priva [...]
[...] d'interesse. ? Le voci dei venditori di Napoli messe insieme in mezzo al tumulto e mescolate al frastuono della folla concorrono a dare allegrezza e [...]
[...] festività al rumore generale, senza che alcuno si accorga menomamente del loro accento di tristezza, ma udite separatamente sono meste e lamentose, come [...]
[...] grida dei venditori, mi scuotevo e stavo in pena ascoltando, come se temessi di una disgrazia accaduta; poi imparai, ma non sono stato mai capace [...]
[...] alle comari del vicinato che la sua insalata era freschissima e bella. Il Maruzzaro ha la più mesta di tutte le cantilene. Si ferma su i quadrivj [...]
[...] ; modula la sua voce, e girando lentamente in tondo sopra sè stesso, empie il silenzio relativo della notte col suo verso malinconico. Un poeta direbbe [...]
[...] notte mi racconta al core tante confuse leggende di sospiri e di lacrime. SUL MOLO. Di sul casseretto di poppa, dove sono a scriverti in furia [...]
[...] bandiera italiana per tutti i mari della terra, a me, piccolo acaro del globo, par d'avere il globo tra le mani. Uno di questi ansa, fuma, fischia e sbuffa [...]
[...] prima di slanciarsi nella sua rotta a Palermo, e pare come un formidabile cetaceo che tirato in terra dal rampone del baleniere sospiri smanioso [...]
[...] dorata Palurmus, le silenziose tombe d'Agrigento e di Siracusa, e i tremuli papiri dell'Anapo! Ma altri forse più degni di me vi anderanno, ed io li [...]
[...] guardo e li invidio. Gruppi di bersaglieri che salutano e abbracciano amici ed amorose piangenti, si affollano su la riva; bersaglieri stivati in [...]
[...] barche vanno al piroscafo che li condurrà in Sicilia, e il ponte del bastimento formicola già di questi bruni folletti che gridano e cantano, e [...]
[...] cappelli e il sole inebriato, pazzamente scintilla sul disordinato agitarsi di piume, di bajonette e di lacrime. In questo tempo un altro vapore arriva [...]
[...] fa prodigioso: uomini e merci calano e cascano alla rinfusa; strilli umani e latrati di cani che abbajano dalla riva o affacciati all'opera morta [...]
[...] dei bastimenti vicini, empiono l'aria d'un'armonìa diabolica; altre barche accorrono; altre vengono a riva; trilli e suono di campanelle annunziano [...]
[...] i comandi per le manovre, ai quali rispondono le voci cadenzate dei marinari; bandiere che salgono e discendono cigolando riempiono l'aria, e le [...]
[...] fiamme sottili schioccano al vento in cima ai pennoni. Tonfi di ancore buttate nell'acqua e d'ormeggi lanciati alla riva, cigolìo d'argani e di taglie [...]
[...] , e suono di catene, e centinaja di altri rumori e tutti diversi e insieme confusi si partono intanto dalla piccola città galleggiante. ? A terra il [...]
[...] lavoro aumenta di proporzioni. Carri che partono e che arrivano; ammassi di balle, di casse, di carbone e d'infinite altre cose che in un [...]
[...] momento si ammontano e si smonticano e spariscono; bòtti rotolate che scricchiolano su la breccia; cavalli che abbandonati un momento si son dati alla [...]
[...] fuga fra le grida del popolo; altri impennati sotto un peso enorme fanno sforzi prodigiosi, animati dalle frustate e dagli urli de' carrettieri, e in [...]
[...] Gennaro in suo soccorso. E intanto col nuovo bastimento è arrivato un carico di cembali e di nacchere. Quattro barche stivate di questi strumenti e [...]
[...] gremite di persone si son mosse e vengono alla riva suonando tutti e strillando come anime spiritate. Nel forte vicino molti gruppi di soldati [...]
[...] nuova tregenda. E ancora non è finito. Il piroscafo per Palermo si è mosso con apparato maestoso di fumo, di suoni e di canti, e in questo momento [...]
[...] .... Io non ne posso più; i miei nervi sono consumati. Guardo d'intorno, ed una folta caligine di polvere sollevata e di fumo pregno d'un odore acuto [...]
[...] di catrame e di fossile ingombra l'aria giallastra attraversata da una luce calda e abbagliante. Mi sento stanchi gli occhi ed il cervello. Anche [...]
[...] sensi appena lasciata questa romantica ed impazzata regione, e intanto osservo, mi rattristo e godo. Attraverso ad una selva d'antenne scorgo il [...]
[...] Vesuvio che insensibile al doloroso saluto dell'amico che parte, fuma e tace, ed io pure taccio, fumo e lo guardo, ed invidio due gabbiani che [...]
[...] rotano altissimi e tranquilli su la marina di Portici.... ? Addio, addio, diabolica e divina montagna; un adoratore del tuo fuoco ti saluta commosso [...]
[...] ; addio, addio! Domani all'apparire del giorno cercherò inutilmente nello spazio la tua cima fumante e mi domanderò con tristezza: rivedrò più il Vesuvio [...]
[...] ? ? Addio, poetici colli del Vomero, di Pompei e di Sorrento. Addio, placide marine del golfo, che lontane tornerete assidue, come sogni [...]
[...] tristissimi e soavi, alla memoria ed al core dell'amico lontano; addio, addio! ? Il bastimento ha cominciato a fremere al gorgoglìo della caldaja che ribolle [...]
[...] nel suo ventre; i segnali dell'imminente partenza sono dati e già è principiato lo sgombro di tutti coloro che son qui per affari o per addii, fra i [...]
[...] quali il nostro Enrico che sarà l'ultimo ad allontanarsi. ? Si parte! addio, mio buon amico, e addio, addio a te dal profondo del core, o Napoli [...]
[...] amo. Addio, Napoli mia, e, se l'ira del tuo vulcano non ti tocchi in eterno, vogli compatire il piccolo figlio d'una delle tue cento fortunate [...]
[...] sorelle, che limpida e sconfinata, come la serenità del tuo cielo, vorrebbe la purezza della tua grande anima di fuoco. ? [...]
[...] giocato con lui, e la lunga crepa perpendicolare, che pareva volesse dimezzarla, aveva conservato al centro la schiacciatura della martellata di [...]
[...] subito qualche trasformazione. A momenti non riconosceva più Marianna, l'ortolana che occupava il dorso della muraglia scrostata tra l'osteria e [...]
[...] l'entrata dell'edificio. Gli sembrava invecchiata. Era lì che inaffiava il largo della verzura, pigiata tra il mucchio delle cipolle e dei [...]
[...] e messo qualche rughettina sulla fronte bassa e convessa, ma non le avevano fatto scomparire la grandiosità del seno, nel quale si tuffavano [...]
[...] ancora con piacere gli occhi libertini dei domestici delle case signorili di S. Ambrogio. Conosciuta come una ridanciona e una lingua che buttava [...]
[...] sulla guancia sinistra un porro nero coi peli lunghi e sparpagliati come le gambe del ragno, non sapeva cosa pensare. Non era mai stata la sua amante [...]
[...] , ma in fondo aveva dell'affezione per la donna che viveva al dorso della sua osteria e che si era sviluppata, si può dire, sotto i suoi occhi. Le [...]
[...] gironzolava intorno con le mani sulla schiena e la stuzzicava a sfogarsi. Sapeva della fuga della sua ragazza. Ma il Casone era pieno di queste [...]
[...] storie. Le ragazze andavano e venivano come le passere senza destare meraviglia in alcuno. Marianna rimaneva distratta e rispondeva a mala pena [...]
[...] col monosillabo o lo faceva tacere col gesto della mano. — Lasciatemi in pace! — Creperete, e sarà un bel guadagno per tutti! L'ortolana si [...]
[...] rinchiudeva nel suo mutismo e non parlava che per la vendita. Le donne avariate potevano passare e ripassare senza che scoppiassero dal suo labbro [...]
[...] , come una volta, i frizzi audaci che rasentavano la rivelazione. Giovanna, il ventre comune che faceva parlare il vicinato tutto l'anno, entrava e [...]
[...] n'era andata in una mattina di sole senza dirle addio. Più ci pensava e più vi perdeva la testa. Sovente l'aveva dovuta sollecitare con una sfuriata [...]
[...] di schiaffi, perchè era il mestiere che lo esigeva. C'erano le ordinazioni e con le ordinazioni non si scherzava. Finita la mattinata, non si [...]
[...] ricordava più della brutalità che le nasceva in mezzo al lavoro. Le andava vicino e le dava magari dei baci caldi e impetuosi. Il padre era stato una [...]
[...] . Quando si è liberi d'andarsene senza voltarsi indietro e si tradisce, si è porci. Adalgisa era un'altra cosa. Adalgisa era sua, uscita dal suo [...]
[...] corpo, carne della sua carne. Il padre era stato un donnaiuolo e un sudicione, ma Adalgisa era stata concepita in un momento in cui l'uomo le [...]
[...] aveva dato con il succo della giovinezza la virginità dei baci. Non c'è che un periodo breve della vita in cui l'amante sia veramente sincero. E [...]
[...] , rivedeva la figliuola con le belle braccia nude che andavano da una parte all'altra a rinfrescare gli erbaggi e le si riempiva la gola di commozione [...]
[...] . Di sera rientrava nella stamberga stracca morta, si abbandonava sulla seggiola con la faccia sul tavolo bagnata di lacrime, e si assopiva nei [...]
[...] sogni spaventevoli. L'immenso cortile, rotto da un gruppo di case che si elevava coi tetti spioventi e le grondaie sgangherate, era rimasto tale e [...]
[...] quale. Con i detriti disseminati per gli angoli, dove le donne accumulavano la spazzatura domestica e i cocci della terraglia frantumata, con [...]
[...] spalancata e sempre nauseabonda. La parte più rumorosa del cortilone era quella ombreggiata a destra, la quale serviva di lavorerio nelle giornate [...]
[...] di bel tempo e dove Martino narrava, tra una pennellata e l'altra di verde e di giallo che dava alle gelosie delle casacce delle vie adiacenti [...]
[...] , la storia intima delle famiglie che aveva veduto formarsi, crescere, diminuire e disfarsi. Egli era alto, ossuto, con l'ampio padiglione delle [...]
[...] giravano sotto il mento e gli davano l'aria di lupo di mare. Gli usci degli inquilini non avevano segreti per lui. Egli sapeva dove c'erano gli [...]
[...] l'entrata al bisogno e dove di notte non si rincasava che saltuariamente. Parlando con Paolino, il chiavaiuolo che leggeva il Secolo e che [...]
[...] s'ostinava a credere che il progresso di quarant'anni aveva alterato anche le abitudini del portone del Terraggio, egli s'arrabbiava e numerava gli usci [...]
[...] delle donne che vuotavano i catini e i pitali giallastri dalle finestre, malgrado le sgridate di Fioravanti. L'idea fissa di Martino era che [...]
[...] certa gente rimane refrattaria a qualsiasi mutamento sociale. È nata così e così deve morire. Potrete farle mangiare più companatico, ma non potrete [...]
[...] mai convincerla dell'utilità della forchetta e del tovagliolo. La Giacinta Brunetti del terzo piano, blocco A, ha lavorato e lavora come una [...]
[...] infracidito della mano, e perde dappertutto la puzza del suo tafanario immerdato. Il chiavaiuolo si lasciava spuntare il risolino e limava col colpo [...]
[...] lungo come chi sa di essere a tu per tu col testardo. Parlare di tovagliolo dove si mangia pane e coltello era imitare il medico di Santa Corona [...]
[...] , quando consigliava gli ammalati a tenersi su lo stomaco con delle ale di pollo e dei bicchieri di vino sostanzioso. Lui, che non era meno [...]
[...] vecchio di Martino e che assisteva ai drammi del Casone da oltre quarant'anni, si ricordava benissimo delle serate in cui doveva scappare all'osteria [...]
[...] si potevano dire il privilegio di tre o quattro famiglie. La pelle dei loro piedi era un cuoio che resisteva ai chiodi vecchi e arrugginiti [...]
[...] mio padre. Accendo gli zolfanelli sul muro, vado per la strada in maniche di camicia, e mi metto in bocca il fondo sugoso della mia pipa come un [...]
[...] sono la maggioranza non si cambiava la camicia che ogni tanto e non buttava via le pezze dei piedi degli uomini che proprio quando erano [...]
[...] donne e non riesce sempre in fine di settimana a dare a tutti un po' di biancheria pulita. Il bucato costa e, quando la gente lo paga, vuol dire che [...]
[...] sono le moltitudini che danno l'assieme, l'idea generale. — E l'idea generale, caro mio, è che gli straccioni sono rimasti i porconi di prima [...]
[...] , per diobacco! Alla domenica viene giù una frotta di donne che si scambiano il servigio di pettinarsi e di cercarsi tra i capelli i trottapiani [...]
[...] , si contentano di finirli tra un'unghia e l'altra dei ditoni, ma la Rosa se li schiaccia sotto i denti con piacere triviale. E la schiacciatura della [...]
[...] Rosa è il gusto di quasi tutte le nostre donne. Paolino, con la sua flemma e la sua lima che andava avanti e indietro sulla chiave chiusa nella [...]
[...] vecchiaia. Luraschi era asciutto. Non partecipava che difficilmente alle chiacchiere del Cortilone. E quando vi prendeva parte, era per buttare nel [...]
[...] poteva aprir bocca senza che qualcuno gli desse della bestia. Lui non ne aveva colpa e tutte le volte che glielo si diceva dava una martellata più [...]
[...] trent'anni egli maneggiava allo stesso posto la pialla del padre e come il padre inchiodava casse da morto per l'appaltatore. Non c'era anima viva che lo [...]
[...] avesse veduto a zonzo o che potesse dire ch'egli avesse dei vizii. Sua moglie era sua moglie e non cercava altro. E tuttavia non poteva dire di [...]
[...] nel giorno dell'apparizione della Vergine Maria — la madonna che consola gli afflitti, sana gli storpi e ridà la vista ai ciechi. E tutti gli anni [...]
[...] la scarsezza lo obbligava a trovare delle scuse. — Credetelo; quando un operaio lavora come lavoro io e conduce la vita modesta che conduco io [...]
[...] come i gatti. — Tu sei una bestia, ecco tutto. — E va bene! — Sicuro che va bene! aggiungeva Martino — Ma se sono della vostra? — Non sono mai [...]
[...] venticinque anni e sembrava vecchio. La sua testa rotonda coperta a mala pena dai capelli lunghi, faceva pensare a una calvizie precoce. La carne [...]
[...] biancastra della sua faccia aveva due virgoloni che incominciavano alla radice del naso e discendevano bisciandosi fino alla parte estrema della bocca [...]
[...] , perduta sotto i peli che gli impedivano di essere repulsivo. Parlando, scopriva i dentini biancni e aguzzi come quelli della madre, dalla quale aveva [...]
[...] ereditato il ticchio della palpitazione delle palpebre ogni volta gli si parlava d'interessi. Del padre non aveva che la tendenza al pancione e [...]
[...] la tenacità nel far denari. Il padre era spalluto, capelluto, con il faccione schiacciato e inondato di salute e con le pupille vivide [...]
[...] circondate di macchioline luminose. Era un uomo alla buona che ciarlava con il cuore in mano e che non nascondeva ad alcuno la sua origine. Figlio di un [...]
[...] senza pesche. La cosa aveva fatto scalpore e messo sottosopra i fruttivendoli all'ingrosso che continuavano, di padre in figlio, col sistema del [...]
[...] "vivere e lasciar vivere". L'esasperazione degli altri lo aveva fatto passare per un assassino del mestiere. La Gigiona, che aveva il negozio vicino [...]
[...] al suo, s'era levata in piedi come una vipera e gli era andata coi pugni sul naso a dirgli che non era la maniera di mettere il coltello alla gola [...]
[...] stato un cacone, gliela avrebbe fatta pagar cara. — Vigliacco! Cesarino, quello dagli occhi cisposi e dal ciuffetto sulla fronte alla moda dei [...]
[...] barabba, gli si era piantato nella bottega con le braccia imbracciate, deciso a rompergli la faccia. Ci dovevano essere delle leggi per i birboni, e [...]
[...] prigione. Lo si diceva, nè più nè meno, che il boia dei fruttivendoli. Gli si mandavano tutte le maledizioni e gli si auguravano morti crudeli. Agli [...]
[...] di speculatori che aveva tanto disprezzo per la gente che li aveva ingrassati. L'Introzzi era venuto in tempo a frenare la loro ingordigia e la [...]
[...] sulla faccia delle ingiurie atroci se appena qualcuno si arrischiava a mettere le mani nel fogliame secco per adocchiare il primo "corso" e [...]
[...] , detto il "Molle" per quella sua cascaggine di stare in piedi. Ma dico e dirò sempre che un uomo come lui era necessario. Ci voleva, parola d'onore, ci [...]
[...] a male, ne faceva fare la cernita e il cambio della fracida. — È giusto, diceva, che chi compera non debba essere imbrogliato da chi vende [...]
[...] . Sorrideva amabilmente, parlava con mansuetudine, considerava la frutta guasta della perdita personale e assicurava tutti i compratori ch'egli aveva [...]
[...] . Guadagnare poco e vendere molto. Ecco dove tendeva Pasquale. Il quantitativo doveva rappresentare la sua ricchezza. E vinse. Con la sua fortuna [...]
[...] venuta su a vista d'occhio, il Verziere gli si era prostrato e aveva finito per abituarsi a pensare col cervello di Pasquale Introzzi. Egli aveva [...]
[...] compiuto una vera rivoluzione. Con lui il commercio della frutta si era esteso eliminando gli inadatti e si era assodato sulla base della concorrenza [...]
[...] temperata dal buonsenso. Ai facchini aveva insegnato di chiudere i cancelli agli scalzacani, agli intrusi, agli avventizii. E i facchini erano [...]
[...] diventati una associazione che imperava e non dava da vivere che agli associati. Egli era rimasto solo perchè i suoi colleghi all'ingrosso non [...]
[...] conoscevano che l'invidia. Ma era convinto che quella era la strada e che un giorno o l'altro il Verziere sarebbe stato dominato da un gruppo di [...]
[...] s'era mai veduto tanto lusso e tanto cordoglio, come il 20 settembre 1867. Il convoglio, preceduto dalla croce in alto, e da una filata di preti [...]
[...] , svoltava verso la chiesa di Santo Stefano e le ombrelle continuavano a venir su dal ponte di porta Vittoria a frotte. Si andava via pigiati, con [...]
[...] soffocarne lo strazio. Teresa, la più vecchia e la più ricca delle fruttaiuole, manifestava la piena del suo dolore con un'irruzione di lacrime [...]
[...] . — Povero Pasquale! In mezzo alla processione il singhiozzo era più forte. Si vedevano gli uomini maturi che si asciugavano il faccione e si stringevano [...]
[...] desolazione. E si piangeva e si piangeva dirottamente. Dinanzi alla chiesa di Santo Stefano alle lacrime succedeva la commozione che raccoglie tutto [...]
[...] l'essere come in una preghiera. I dolenti vi giungevano prostrati dal pianto e levavano gli occhi imbambolati sul drappellone nero frangiato [...]
[...] d'oro che copriva la facciata e intetrava la scena del funerale. PACE ALL'ANIMA DI PASQUALE INTROZZI NEGOZIANTE INTEGERRIMO MARITO VIRTUOSO [...]
[...] ADDORMENTATOSI NELLA FEDE DEL SIGNORE A 74 ANNI AMICI E FRUTTIVENDOLI COLLACRIMANTI. Quando i necrofori incominciarono a sparecchiare la cassa sepolta [...]
[...] disopra della moltitudine delle ombrelle e dava fuori in una risata strepitosa. — Che c'è? gli domandavano i dolenti. Ma Agostino continuava a [...]
[...] tenersi il ventre. Il "marito virtuoso" gli aveva aperto il rubinetto e non poteva che ridere. Gli altri lo credevano ubbriaco. — Vergogna [...]
[...] . Bisogna contentarsi di blindarle dove il pericolo è maggiore e di imbiancarle ogni tre o quattro anni per nascondere le magagne che indispongono gli [...]
[...] Pasquale aveva di queste idee. I danari per i rattoppi gli parevano sciupati e lo diceva agli inquilini che lo seccavano per qualche riparazione [...]
[...] . — Tirate innanzi come faccio io, e verrà il giorno che rifaremo tutto dalla base al tetto. Provatevi, signor Giorgio, a concedere a uno il muratore e [...]
[...] all'altro l'imbianchino, e vedrete che tutto il vicinato avrà bisogno di imbiancare la stanza, di tappare i buchi o di mettere a posto qualche [...]
[...] mattone del suolo. Date retta a me e lasciate correre. L'idea di Giorgio di proclamare un indulto per tutti gli inquilini in arretrato era buona e [...]
[...] onorava la memoria del padre. Ma Ghiringhelli era uomo di cifre e l'uomo di cifre non poteva occuparsi del cuore. Il rappresentante di una savia [...]
[...] perde nulla. Sul modo di riscuotere gli affitti con una popolazione fluttuante e sempre in margine alla povertà senza rimedio, l'esperienza non [...]
[...] dovere. Se ne vanno e lasciano gli altri negli impicci. Il signor Pasquale fu tanto disgustato dagli artisti che non ne volle più sapere [...]
[...] . Ghiringhelli continuava a scorrere le note e a salire i gradini. Giunto al primo piano del blocco A, si fermò al 26, bussando. — Ehi, Tognazzo? Siete [...]
[...] morto? diss'egli spingendo l'uscio. Tognazzo era disteso sul pagliericcio fetente con una gamba giù dal letto e le braccia slargate coi pugni [...]
[...] chiusi. La stanza era spaventevolmente vuota. Non c'era che un crocifisso di stagno ricamato di ragnatele alla parete e una banca spaccata dalla falce [...]
[...] e buttata sul focolare spento. I calzoni e il giacchettone sporchi e pezzati erano in terra vicino alle pezze dei piedi marce e alle scarpe [...]
[...] squinternate. Ghiringhelli, cercandolo sul libriccino, parlava come a sè stesso e si riconvinceva della sua convinzione che la grappa era la [...]
[...] impietosire, diceva rivolto a Giorgio, le loro disgrazie diventeranno le vostre. Lo prese per il pugno e lo scosse con qualche violenza [...]
[...] dormire. Tanto e tanto all'affitto non c'era da pensare. Ma Ghiringhelli che voleva comunicargli lo sfratto, gli riprese il pugno tirandolo verso [...]
[...] conducono questi pezzenti. Invece di tenere da conto, consumano tutto dall'acquavitaio e all'osteria. La donnicciuola del 27 uscì a dirgli che poteva [...]
[...] darsi che dormisse della quarta, perchè la notte passata lo aveva sentito a lamentarsi e a fare del fracasso fino alle tre del mattino. Non era [...]
[...] andata a vederlo perchè da un po' di tempo si guardavano in cagnesco. Bevendo, era diventato permaloso e ipocondriaco e bestemmiava. — Sugli arretrati [...]
[...] possiamo tirare la croce, disse l'amministratore degli Introzzi. Giorgio e Ghiringhelli ripresero il loro giro e Margherita, la 27, dimenticando [...]
[...] le villanie dell'ultima volta, passò il gradino sul quale aveva giurato di non mettere più piede, e adagio adagio, colla schiena alla parete [...]
[...] , andò verso i piedi, guardando e non guardando per paura di trovarsi a faccia a faccia col cadavere. I morti le mettevano addosso la terzana e [...]
[...] dalla sconfitta. La faccia spaurita dalla magrezza aveva conservato i segni delle contrazioni crudeli e gli occhi vitrei nella profondità delle [...]
[...] nel cortilone a pettinarsi. — Che c'è? Che cosa c'è? Le si pigiarono intorno come sbigottite esse stesse di trovarsi dinanzi il 28 lungo e disteso [...]
[...] con la barba che sembrava stata scompigliata dal vento. Giovanna si stringeva nelle spalle e diceva all'altra che non poteva vedere morti senza [...]
[...] . — Povero diavolo! Ciascuna di esse se lo avesse saputo sarebbe andata a portargli almeno una goccia d'acqua. Erano tutte cristiane e in un momento [...]
[...] gli si diceva buona sera, rispondeva con una spallata e voltava via la faccia come se gli si avesse detto una porcheria. A chi gli domandava se [...]
[...] fatta lei della fame e non ne era morta. Intanto che Margherita versava qualche goccia di olio nel lumicino di vetro per non lasciarlo allo scuro [...]
[...] , le altre gli raccoglievano le braccia dalla pelle che ingialliva e lo coprivano fin sotto la gola con la coperta sucida e piena di buchi e di [...]
[...] rattoppi che faceva schifo. Era una vergogna lasciarlo lì con gli occhi che buttavano indietro dalla paura. Parevano indemoniati e Luigia, dicendo [...]
[...] visto. Le più vecchie si facevano il segno della croce e dicevano che doveva essere stregato se non poteva tener chiusi gli occhi. Qualcuna voleva [...]
[...] dieci. Il gioco del lotto era diventato birbone e ormai col nuovo governo non guadagnavano più che i signori. Un tempo, quando c'erano gli austriaci [...]
[...] , anche le povere donne prendevano degli ambi. Adesso non rimanevano loro che gli occhi aperti dei cadaveri e qualche sogno in cui i morti [...]
[...] buttar via e il guaio era che si potevano buttar via proprio quelli che potevano venire. Il libro dei sogni parlava chiaro. Morte, senza alcuno di [...]
[...] , cadavere 61, numero della stanza 28, non ammogliato 10, capelli castani 27. Ci sono degli ambi e dei terni per tutto il vicinato. Margherita si [...]
[...] sceglieva i più buoni. Il fuoco spento perchè rappresentava la desolazione, il cadavere perchè era tutto l'uomo e gli occhi spalancati perchè non [...]
[...] perdevano mai. — Io giuoco 3, 22 e 61. Giovanna metteva al posto del fuoco spento il 55, la miseria. Il fuoco poteva essere spento anche perchè [...]
[...] non aveva voluto accenderlo. Ma la miseria era lì bella e buona che nessuno poteva negare. Anche la Luigia era di questo parere. Il fuoco era spento [...]
[...] , ma c'era la legna. La miseria invece non avrebbe potuto cacciarla via anche se avesse voluto. — E poi, disse Giovanna, io credo che sia morto [...]
[...] di fame. E questo pensiero faceva spuntare i lacrimoni a Luigia. — Io metto 22, 55 e 61. — Fate come volete, ma non venite poi a lamentarvi da [...]
[...] me. Io vi ho dato tre numeri che in coscienza sono buoni. Adesso tocca a voi. È venerdì e io corro per paura di dimenticarmene. I numeri scelti [...]
[...] , gradini slabbrati, gradini smossi, gradini in due, gradini con dei solchi che slogavano i piedi e gradini che non erano più gradini. Domani poteva [...]
[...] capitare una disgrazia al medico o a uno della Congregazione di carità e il nome degli Introzzi andare in pubblico come quello di quei padroni di [...]
[...] . Ghiringhelli era padrone di dire quello che voleva perchè era più vecchio. Lui però aveva quarant'anni di meno e un altro concetto del padrone [...]
[...] assieme, mal tenute, e faceva sorgere al loro posto un vero palazzo operaio, come uno di quelli del Peabody, che aveva veduto in Inghilterra e in [...]
[...] America, coi loro cortili erbosi per i figli che hanno bisogno di aria pura, con gli appartamenti a due, a tre e a quattro stanze alte [...]
[...] , arieggiate, con le latrine inodore, con le pompe a ogni piano, con gli acquai in ogni abitazione, con il lavatoio comune a tettoia e con la buca delle [...]
[...] spazzature coperta e in un luogo staccato dai blocchi abitati. Giunto al penultimo gradino del secondo piano, dinanzi l'uscio del calzolaio, i suoi [...]
[...] violenza, si ravviava i capelli, si asciugava gli occhi con la punta del grembiale e accarezzava i bimbi che piangevano intorno alle sue gambe. Il [...]
[...] calzolaio incanagliva piangendo. Si toglieva il grembiale a petto e lo sbatteva sul desco dei ferri dicendo che la sua era una vita da cane. Un [...]
[...] giorno o l'altro, con quella donna, avrebbe finito per commettere uno sproposito. Era lui che li manteneva tutti e non era padrone neanche di bere [...]
[...] stracciona che non aveva un soldo di pane quando l'aveva sposata e che ora gli faceva fare di quelle figuracce. A questo mondo si è proprio [...]
[...] ricompensati bene. Con tanto lavoro e con tanti figli sulle spalle era obbligato a farsi passare la rabbia dabbasso con del vetriolo. E se ne andava [...]
[...] singhiozzando e contando gli spiccioli che aveva nel taschino del panciotto stracciato. La Pina, finito di piangere, continuava ad accarezzare il bimbo [...]
[...] che si era presa in braccio e a dire alle donne che avevano voluto difenderla di occuparsi delle loro case che n'avevano tanto bisogno. Il suo [...]
[...] marito era padrone lui in casa sua e poteva fare quello che voleva della sua donna, senza che loro andassero a dargli dello sporcaccione [...]
[...] questi casoni non passavano mai la giornata senza scompigliarsi e finirla con una sfuriata di schiaffi. Prendersi per i capelli e gettarsi alla testa [...]
[...] l'immondizia del vocabolario plebeo non voleva mica dire, per loro, andare in collera. Mezz'ora dopo potevano trovarsi insieme a gozzovigliare e a [...]
[...] mangiare senza neppure ricordarsi dei morelli sulla faccia e delle morsicature al collo. — Dite a vostro marito, disse tranquillamente [...]
[...] e di bersi fuori la camicia, se vuole. Purchè non dimentichi di pagare l'affitto. Siamo intesi. A Giorgio sembrava che fosse stato un po' duro [...]
[...] ereditariamente cronica che si trasmetteva, di generazione in generazione, la stessa voluttà di percuotersi e di stracciarsi le carni coi denti e di rotolarsi [...]
[...] difficile. C'era la 49 che occupava due stanze da parecchi anni e che da parecchi anni pagava regolarmente. Alla scadenza il padre di Giorgio [...]
[...] lui con qualche colpo di tosse che traduceva il dubbio e non se ne parlava più per altri sei mesi. Dalla morte di Pasquale era diventata una [...]
[...] leticona che si sottraeva a tutti i mezzi pacifici. Le si mandavano delle sollecitatorie e delle sollecitatorie con minaccia di sgombrare, senza [...]
[...] faccia: — Dite al padrone che venga lui a prendere l'affitto! La 49 era una di quelle ragazzotte che crescono e si sviluppano superbamente tra gli [...]
[...] scapaccioni e i patimenti. A dieci anni correva per il cortile a piedi nudi e svegliava negli uomini che la vedevano il desiderio acre di [...]
[...] tazzina in mano della cena. La madre, una donna che faticava maledettamente a tenerla in piedi con del pane e della minestra, la cacciava in casa [...]
[...] a pugni e le diceva che era una vergogna marcia che una ragazza della sua età fosse sempre fra le gambe degli uomini. Annunciata lasciava dire e [...]
[...] ritornava all'aria aperta come una che tripudiava nell'ambiente. Non era ancora vecchia per ammuffire negli angoli di una stanza lercia e piena [...]
[...] abbracci e andarsene via più indipendente di prima. Ella si dava perchè le faceva piacere, ma non voleva le seccature degli uomini che si attaccano alla [...]
[...] esibito la ricchezza della vita, le aveva impromesso delle gite sul lago e delle giornate in campagna. Invano. Annunciata scappava ridendo e ogni [...]
[...] giorno ritornava a mettere le ginocchia nella cassetta del lavatoio, a sbattere la biancheria sulla pietra e a partecipare alle canzoni delle [...]
[...] compagne che si diffondevano come cori sull'acqua che biancheggiava di sapone. Le sue gravidanze non impensierivano e non importunavano gli autori [...]
[...] . Essa scompariva per qualche settimana e ricompariva a riassumere il servizio di lavandaia che lavora per proprio conto come se nulla fosse [...]
[...] di casa, se la portava negli occhi ogni sabato in cui andava in giro lui stesso, di uscio in uscio, a raccogliere i settimanali e gli affitti [...]
[...] . Certe volte che la vedeva con le sue cosce di donna fatta e con il largo della sua carne sana e rosea, si sentiva preso da una voglia birichina di [...]
[...] immergere le labbra nel suo seno turgido e di suggere ai capezzoli fino all'ubbriachezza. E per rinsensare doveva scuotersi la testa a più riprese [...]
[...] come per snebbiarsela e sottrarsi dalla malia. Sovente diceva alla mamma di tenersi i soldi della pigione e di comperare qualche cosa alla tosa [...]
[...] dove mancava il padre. Con gli anni questa bellezza selvaggia aveva finito per dargli dei capogiri e per incendiargli i sensi. In Verziere, seduto [...]
[...] alla vendita, se la sentiva nella testa, nel sangue, nella pelle, e più di una volta i suoi pensieri indiavolati lo scudisciavano e lo facevano [...]
[...] faceva visitare da un medico a pagamento, le mandava dei corbelli di frutta e dei sacchetti di dolci che comperava in Santa Margherita, e alla sera [...]
[...] ricordarsene, senza lasciarle un centesimo, senza mandarle un addio. Essere stata buona e trattata in quella maniera le faceva male al cuore [...]
[...] , proprio, perchè era della ingratitudine nera. Sovente, quando era da lei, apriva il partafoglio gonfio di biglietti di banca e le diceva [...]
[...] : — Senz'offenderti, serviti come se fosse roba tua. Lei, che aveva sempre avuto della repulsione per la mantenuta e che aveva tra le poche idee della sua testa [...]
[...] pagarle. — Non sono di quelle, io, sai! Allora Pasquale le faceva passare la sua mano enorme per il dorso come un solletico e le diceva che era una [...]
[...] abbastanza facciano come il padre: lavorino. Io voglio che tu non abbia più bisogno di romperti le braccia come fai oggi, e che tu possa conservarti [...]
[...] all'altra e i maturi gente che ti gualcisce e ti saluta alla prima ruga. — Ingrato! Se ne infischiava dei suoi denari, perchè i denari non li aveva mai [...]
[...] principale si occupasse della miseria di due stanze per dimenticare quella degli altri 483 inquilini. Ribussò più forte e fece segno a Giorgio [...]
[...] bocca aperta. Non le pareva vero che Pasquale, quantunque vigoroso e in gamba, avesse potuto avere il cuore di un tocco di ragazza di quella [...]
[...] provato. Giorgio, dietro le sue spalle, si riversava con gli occhi nella cavità del seno e risaliva per le eminenze come inebriato. — In che posso [...]
[...] servirli? Ghiringhelli non sapeva più da qual parte incominciare. Giorgio guardava in terra e di soppiatto inseguiva i suoi piedini chiusi in una [...]
[...] calza a quadrettoni scozzesi. — Ecco, io sono l'amministratore del signor Giorgio Introzzi e prima lo ero di suo padre buon'anima. Intanto che si [...]
[...] ordine. Annunciata tirava via a stiracchiare e a piegare biancheria come donna che non aveva tempo da sprecare. Lei non era mica una sporcacciona [...]
[...] due o tre volte la settimana e gli inquilini, abituati a vederlo, non avevano paura di aspettarlo sulla scala e di dirgli quello che mancava in [...]
[...] che anche lui ne aveva provato delle belle. Giorgio assentiva col capo in tutto quello che udiva e aggiungeva ch'egli non desiderava che di [...]
[...] asciugare la biancheria e anche l'abitazione. Ella era giovine e aveva della salute da buttar via, ma i malanni non si facevano annunciare [...]
[...] stata ammalata che una volta e anche questa per essersi storpiata un piede in una pozza del cortile. Se ne ricordava ancora per la disperazione [...]
[...] del signor Pasquale, buon'anima. Il brav'uomo non se ne poteva dar pace. Diceva che la colpa era sua e che toccava al padrone trascurato di [...]
[...] riparare al malfatto. — Mi mandava il suo medico e alla sera stava qui a farmi compagnia, seduto nella poltrona rossa che vedono là in fondo. Era un [...]
[...] cuore d'oro, il signor Pasquale. Figlio e amministratore si piegavano con la faccia illuminata dalla compiacenza. Al sabato il Casone si [...]
[...] entravano con le corbe cariche di provvigioni per la domenica, giovani che passavano con la giacca sulla spalla come infuriati dall'appetito, e [...]
[...] uomini stracchi, con le scarpe piene di polvere, con le giacche e i cappelli impillaccherati di calcina, che andavano di sopra con le sleppe di [...]
[...] finire per fare il ladro. C'era il figlio della 74, della sesta ringhiera, il quale passava nove mesi dell'anno in prigione, e stava meglio di loro [...]
[...] fuori a frustarsi le ossa. Un poveraccio di fabbro con una e ottanta al giorno doveva nutrire sei persone; col pane a quaranta centesimi il chilo [...]
[...] poteva più vivere. Una volta al sabato c'era modo di berne un mezzo e passare un'ora cogli amici. Adesso era molto se si riusciva a comperarsi un [...]
[...] grosso di tabacco di seconda ogni due giorni. Luigione, del terzo capannello, coi capelli arruffati e la cravatta rossa, diceva, pipando, che c'era [...]
[...] l'altra doveva venire alle mani con uno di questi birichini che sollevano i poveri diavoli che hanno la famiglia da mantenere, e lasciano gli altri [...]
[...] nei pasticci. Caconi voialtri che dite sempre di voler fare la rivoluzione e non la fate mai! — Cacone! Dall'ultimo capannello a sinistra si [...]
[...] dall'ala rotonda, che pipava nella radica che gli sbatteva l'acceso sulla faccia. — Cacone! Luigione voleva buttarglisi addosso e mangiargli via il [...]
[...] naso. Era un pezzo che gli prudevano le mani e che aveva voglia di sfogarsi con uno di codesti arruffapopoli che mettevano sottosopra il Cortilone [...]
[...] mettevano di mezzo e dicevano che non c'era nulla di male. Chiunque discutendo, poteva avere delle opinioni, senza venire alle mani. Se si fossero [...]
[...] sarebbe veduto che tutti e due erano d'accordo. — Coi rivoluzionarii, mai! — Coi caconi, mai! Con il sole che affondava dietro la brace del cielo [...]
[...] a perdita d'occhio, le ringhiere si andavano popolando di fanciulle che uscivano con la cena in mano, di madri con dei bimbi tra le braccia e tra [...]
[...] le gambe e di padri che masticavano l'ultimo boccone e calcavano il tabacco nel gessino che annerivano con compiacenza. Le aristocratiche del [...]
[...] candidi, delle sottane insaldate, dei corpettini bianchi e allacciati dalla gala rossa puntata al petto e delle vesti di percallo colorato giù a [...]
[...] dalle pupille vivaci nella lascivia lattiginosa, con un mucchio di capelli disordinati e chiari sbattuti indietro, che cianciava coi pugni sui [...]
[...] fianchi e con una audacia che faceva arrossire più di una compagna. Per lei il dizionario non aveva parole proibite. Quando vedeva la 84 del [...]
[...] Lanzone. Le sorelle Bigliani, che vestivano della stessa stoffa e dello stesso colore e che l'una non cambiava mai il fazzolettino da naso senza [...]
[...] all'orecchio e concludeva dicendo che quelle due si volevano bene come marito e moglie. Andavano sempre a spasso assieme, si alzavano alla stessa ora [...]
[...] , quello che mangiava l'una mangiava anche l'altra, il desiderio della Proserpina era il desiderio di Elvira e sovente salivano le scale a braccetto [...]
[...] giro delle ringhiere. La diceva malfatta e imbottita, le metteva nel seno della bambagia, le gonfiava i fianchi con la stoppa e giurava che metà dei [...]
[...] all'ospizio della maternità, come se fossero stati tanti gattini. Anche lei ne aveva avuto uno e non ne faceva mistero. Si sa, chi va al molino [...]
[...] s'infarina. Ma almeno lei non si copriva di ipocrisia e lo manteneva a balia colla fatica delle sue braccia. Loro potevano ridere e anche tossire se [...]
[...] gomito delle amiche e susurrava alle orecchie, con con la parola sbracata, la scena avvenuta due anni sono al lavatoio, tra quella femina e [...]
[...] l'Annunciata, per un uomo che le aveva divise lasciando in ciascuna un odio mortale. E stringendosi le amiche ai gomiti narrava loro che, alla presenza di [...]
[...] tutte le lavatrici, si erano gettate l'una sull'altra coi bramiti della donna ferita nell'amore e con un accanimento feroce. Vi fu un momento in cui [...]
[...] terra, le due rivali si staccarono l'una dall'altra ansanti, con le facce spruzzate di sangue, rimboccandosi un po' più le maniche e ravviandosi i [...]
[...] suprema, si contorcevano e si piegavano con la bocca aperta per addentarsi la carne, fino a quando l'Annunciata, con uno sforzo sovrumano, la levava [...]
[...] d'in terra e la scaraventava nel fosso come un sacco di biancheria sporca. Rimasero tutte intontite. L'Annunciata era in piedi trafelata, e [...]
[...] istupidite, la rivale si slacciava le sottane, si immergeva nel fosso, l'agguantava per la vita, la sollevava dall'acqua e la riportava al di là della [...]
[...] pietra del lavatoio senza dire una parola. — Fu un atto coraggioso e generoso, disse una delle compagne. — Fu un atto superbo, se volete. Ma desso [...]
[...] non mi impedirà mai di dire ch'ella è peggio di una cagna che dimentica i figli per la strada e cambia gli uomini una volta la settimana come la [...]
[...] camicia. Alla sera questa maldicente di Gigia si assentava alla sordina per fare due passi e nessuno la vedeva più che all'indomani, quando ella [...]
[...] vicine e le compagne si facevano dei segni con gli occhi, o si scambiavano parole sottovoce, tagliandole i panni addosso e non lasciandola che quasi [...]
[...] Carolina, era più affettuosa e si passava con lei una mezz'ora che era un piacere. Ora è invecchiata. Non vede più che sgualdrine e non c'è [...]
[...] monturato che non sia suo. La sua casa è divenuta una caserma di soldati. E dicendo questo, Carolina, col gomito appoggiato alla ringhiera, chiamava le [...]
[...] amiche e, col dito puntato verso il portone d'uscita, additava loro la Gigia che dava il braccio all'Annibale che l'aspettava. — Il ludro di [...]
[...] principio di un incendio. Dappertutto si gocciolava come in un forno. Le donne si agitavano le vesti per mandare sotto un po' di fresco e gli [...]
[...] uomini si sbottonavano e uscivano con la camicia spalancata a protendere la testa dalla ringhiera per sentirsi alitare un po' di aria sulla faccia [...]
[...] . Con il caldo del '55, l'anno famoso della cometa con la coda di fuoco, i poveri cadevano per le vie come estenuati da una pestilenza e i signori [...]
[...] viva. La città pareva divenuta un cimitero. Lo scalpellino, nel '55, c'era anche lui e aveva già vent'anni. Si ricordava di una cometa che fu un [...]
[...] . Qualcuno si sentiva venir meno, si faceva vento col fazzoletto e diceva che si moriva. Antonio, il figlio della povera vecchia del 65 che andava [...]
[...] ancora a lavare i piatti dal farmacista sull'angolo per tre lire al mese, si era appoggiato al muro con gli occhi smarriti e la faccia tanto bianca [...]
[...] da spaventare le donne. Giuseppa, che sapeva del suo male, incominciò a palpeggiarlo e a domandargli se stava male. — Oh Dio, mi pare che [...]
[...] svenga! Andate a chiamare la sua mamma, che gli viene la bava alla bocca. Antonio stralunava gli occhi. E tu, Giuliana, va in casa che non sta bene una [...]
[...] peso sulle braccia degli altri e poi tentava di svincolarsi con grida lunghe e cavernose, come se stessero sgozzandolo. — Chiamate qualcuno, che [...]
[...] diventa furioso, e portate fuori un cuscino da mattergli sotto la testa. Così va bene. Quando un poveraccio ha di questi accidenti sarebbe meglio [...]
[...] che il Signore se lo tirasse in cielo. Tenetegli giù le gambe e voi, Peppino, buttatevi attraverso il suo stomaco. Anche suo padre, buon'anima [...]
[...] sollevarsi, Gesummaria, come scricchiola i denti, e che paura mi fanno i suoi occhi imbambolati nel sangue. Eccolo, tenetelo. Dio, come è forte [...]
[...] tenevano come incatenato e poi si era lasciato andare di peso, prostrato dalla lotta, con un sospirone pieno di gemiti. La popolazione era aumentata [...]
[...] dappertutto. Alcune ringhiere erano affollate. Di fuori, agli imbocchi delle scale, c'erano viavai di ragazzi e gruppi di donne accosciate, col [...]
[...] mento sulle ginocchia, e sedute in terra, coi piedi nudi, che si facevano aria col grembiale e si scambiavano le loro idee sull'estrazione del lotto [...]
[...] . La ruota non era nelle mani dei birboni e i bisognosi guadagnavano qualche cosa. Ora, che ci son tante diavolerie, non si capisce più niente, e [...]
[...] il popolo, bestione, perde. Si continua a giocare gli stessi numeri per dei mesi e si è obbligati a cambiarli dalla disperazione. La Giovanna, la [...]
[...] quale aveva scelto i tre numeri al letto del povero Tognazzo, non era così pessimista. I numeri buoni non bisognava mai abbandonarli. 22, 55 e 61, se [...]
[...] aveva riveduto Tognazzo disteso sul letto, con la faccia scarna e gli occhi striati. Era un avviso che il povero morto le dava di non dimenticarli [...]
[...] attaccata al suo grande principio, che i numeri che non uscivano in tre settimane non valevano la carta sulla quale erano scritti. La 52 e la 38, che [...]
[...] si ostinavano da sei mesi a giocare 36, 69 e 82, non avevano più nulla da portare al monte. Non rimaneva più loro che la sottana che avevano [...]
[...] indosso. E i loro mariti facevano benone a cacciarle fuori dall'uscio a pedate. Quando tre numeri non vengono, le donne di giudizio cambiano strada e [...]
[...] mettono degli altri numeri. La notte infittiva e la fosca luce delle lampade metteva dei chiarori confusi alle finestre e gettava, qua e là, sui [...]
[...] gruppi che chiacchieravano rasente i davanzali, chiazze che impallidivano e criminalizzavano le facce. I vicini delle quattro ringhiere del blocco [...]
[...] ove abitava l'Annunciata, veduti dal cortilone gremito di chiacchieroni, parevano fantasmi che si rincorressero e si perdessero schiacciandosi gli [...]
[...] uni negli altri. E i chiacchieroni, veduti dall'alto delle ringhiere, con le loro braccia che uscivano dai raggi della luna per immergersi [...]
[...] nell'ombra, con le loro teste che sparivano e ricomparivano, sembravano una moltitudine di paesani in tumulto. Giuliano, il giovine forte, in giacca di [...]
[...] predicatore di turbe. Buono come un marzapane, ascoltava volontieri ciò che dicevano gli altri e non andava mai in collera che quando qualcuno [...]
[...] tanto. Suo nonno e suo padre erano stati operai come lui e come lui perdevano la pazienza se si dava addosso alla gente che lascia nelle fabbriche [...]
[...] quasi tutta sè stessa. Nessuno è perfetto. E anche i lavoratori hanno molto da imparare. Ma, santo dio! non si doveva dimenticare che loro saltavano [...]
[...] diceva, strada facendo, che egli era troppo vecchio per vedere certe cose, ma che era sicuro che i suoi figli e i figli dei suoi figli avrebbero [...]
[...] , pianse come un ragazzo. Era uno dei migliori lavoranti e un uomo a cui tutti volevano del bene. Gli sanguinava il cuore di vedere un povero padre [...]
[...] di famiglia ridotto alla mendicità per un infortunio del lavoro. Si struggeva e si convinceva che qualcuno avrebbe dovuto pensarci. L'operaio [...]
[...] piede nella stanza, dava della porca alla moglie e della vaianella alla figlia — due mangiapani che lui era stufo di vedersi in casa. Il giorno che [...]
[...] gli era venuto in mente di sposarla, doveva rompersi una gamba tre volte. Il suo dovere l'aveva fatto. La madre aveva 39 anni e la figlia 20, e [...]
[...] tutt'e due potevano andarsene fuori dall'uscio quando volevano. Lui non aveva bisogno di nulla. La minestra sapeva dove mangiarla, e più buona [...]
[...] , accidenti! Se aveva del vino fino alla gola, allora incominciava a sacramentare coi pugni sul tavolo e finiva col trascinarle giù dal letto come [...]
[...] quello che si faceva. Ma Luciana diventava più d'una volta una tigre. Stavolta si gettò indosso la veste e, coi capelli giù per le spalle e lo [...]
[...] zoccolo in mano, si mise tra lui e la madre. — Provati a batterla, vigliaccone, se sei buono! Giovanni, aizzato, le si rovesciò addosso col manone [...]
[...] fazzoletto di seta scarlatta. Andrò al diavolo. Non mi vedrete più, più, più! E ora di finirla con un imbriacone di padre che non ci lascia quiete [...]
[...] neanche in letto. Crepa! E tu, madre, guarda bene di dargli una mano. Lascialo lì a morire come un cane. I vicini le davano ragione. L'ubbriachezza [...]
[...] del padre era divenuta cronica. Sciupava parte della settimana e poi andava disopra a maltrattarle. L'inquilina di faccia, al loro posto, sarebbe [...]
[...] andata alla questura. Un po' di prigione per certi sbevazzoni non fa male. Le amiche accarezzavano Luciana e le dicevano di ritornare a letto, che [...]
[...] la gente non avrebbe mancato di sparlare e di dar ragione a chi non ne aveva. — Facciano! dicano! rispondeva lei, accomodandosi il cappello di [...]
[...] paglia affollato di fiori. Sono stufa! Sono stufa! E batteva i piedi come presa dalle convulsioni. Andrea, che era stato avvertito all'osteria che [...]
[...] anni tribolasse delle povere donne tutta la settimana. Bisognava farla finita. Voleva aspettare ancora qualche mese per comperare della mobilia e [...]
[...] pronti contanti. Ma non importava, avrebbe compiuto anche questo sagrificio per dare un po' di quiete alle donne. — E tu, Luciana, ricordati che [...]
[...] casa nostra sarà casa della mamma. Per un boccone di pane e un cucchiaio di minestra, non andremo in malora, non andremo. Luciana piangeva appesa al [...]
[...] collo di Andrea e l'inquilina di faccia lavava con una pezzuola inzuppata la fronte dell'ubbriaco perchè a questo mondo bisognava essere cristiani [...]
[...] occhi rossi, non ci sarebbero di queste disgrazie. Dabasso il cortile e il cortilone si erano spopolati. Non c'erano più che poche persone sparse [...]
[...] che tiravano dalle pipe le ultime boccate di fumo, e, qua e là, delle coppie addossate ai muri o agli usci chiusi che si baciavano e si tenevano la [...]
[...] sporca e si tiravano l'uno su l'altra come matrimoniati. Peppina, la locandaia, quando usciva a votare il baslotto dell'acqua dei piatti, non poteva [...]
[...] prima, e non si dava scandalo a nessuno. Si vedevano in chiesa, alla domenica, e poi si sposavano col consenso dei genitori. Adesso questi orrori [...]
[...] del vicinato producono delle famiglie che tirano su dei piccini che fanno schifo. E si chiudeva dietro l'uscio, borbottando tra i denti che [...]
[...] , quando c'era un po' di timor di Dio, certe cose non si vedevano. Peppina, nata nel Casone, aveva 67 anni. Tutt'assieme era una donna che si vedeva e [...]
[...] si portava via nella mente come un ritratto indimenticabile. Era alta, ischeletrita, con una faccia dall'ossatura pronunciata e un mento così [...]
[...] lungo che ricordava il cavallo. I rari capelli grigi, bipartiti per le pareti craniche, le spandevano per la testa un po' della beghina e gli [...]
[...] , morto dopo la cacciata dei tedeschi. Peppina, a furia di risparmi e di buona amministrazione, era riuscita a compiere il sogno del genitore, che [...]
[...] ne ebbe mai uno vuoto. I suoi avventori stavano bene e potevano considerarsi in casa propria. Se un giorno si trovavano a corto di quattrini la [...]
[...] avevano fame, metteva sul tavolo una scodella nera, colma di minestra, col cucchiaio di latta attraverso e diceva di mangiare senza cerimonie. Fu il [...]
[...] veduto dimagrire senza mai domandare una minestra a credito e correre delle giornate intiere in cerca di un lavoro che non trovava mai. Nei cenci [...]
[...] del pitocco, con la barba incolta e i capelli lunghi, pareva un diavolo capace di svaligiare le persone che incontrava di notte. Ma lavato [...]
[...] , sbarbato, nutrito regolarmente, con indosso una camicia di bucato e degli abiti all'onor del mondo, veniva fuori un giovane di trent'anni da far gola [...]
[...] quelle che possono lasciare indifferente una persona di giudizio e commuovere una innamorata. Si riassumevano in una lunga lista di arresti e di [...]
[...] condanne senza che ci fosse mai un delitto. Il primo momento fu perchè era senza domicilio e non aveva mezzi di sussistenza, il secondo perchè [...]
[...] venne trovato attorno senza lavoro, il terzo per vagabondaggio e il quarto perchè colto di notte in un atteggiamento sospetto. Dopo la prima [...]
[...] condanna si è continuato a considerarlo pericoloso e a ricondannarlo come vagabondo recidivo fino al giorno in cui il magistrato si credette in [...]
[...] . Passavano via e gli auguravano la buona sera o il buon giorno, magari con l'aggiunta dello state bene, Andrea. L'azienda, a poco a poco, se l'era fatta [...]
[...] che si era messo a pulirli, scintillavano come cristalli e il rame della cucina ricordava la vigilia di Natale, quando le donne preparano tutto che [...]
[...] pare uno specchio. Le stanze avevano i catini di stagno che luccicavano e i pitali, sotto il letto, non avevano più il fondo incrostato di [...]
[...] stanchezza, dava un bacione alla moglie, prendeva una scranna liscata e andava col virginia in bocca a sedere tra l'entrata ed il cortile, dove godeva [...]
[...] sentirsi una mano figliale sulla guancia nelle giornate della vecchiaia. Un bimbo avrebbe ribadito e santificato la loro unione. Ma Cardellini era [...]
[...] un piattone di frittura, si misero a dargli del lasagnone e a dirgli che non doveva far tanto il superbioso perchè lo conoscevano bene. — Quei [...]
[...] abbastanza fastidio senza ricordarglieli. — Precettato! Peppina si alzò in piedi e con un gesto additò loro la porta. Era una vera porcheria [...]
[...] . — Per lasciarvi sola col vostro mantenuto! Venga qui lui a mandarci via! Andrea si sentiva il sangue alla testa. Erano loro che provocavano e che [...]
[...] . — Uscite tutti o vi faccio uscir io a randellate! Il più giovane degli accattabrighe prese il bicchiere, buttò il vino in faccia a Andrea e con la [...]
[...] prestezza del gatto saltò sul tavolo e gli si precipitò alla gola con dei precettato! precettato! precettato! Andrea se lo gettò d'addosso con una [...]
[...] era impegnata in un modo bestiale. Colui, che gli era saltato sul collo, gli era di nuovo con le mani alla camicia per strangolarlo e con la bocca [...]
[...] sangue da tutte le parti, stordito dai colpi che lo malconciavano, con un sforzo supremo afferrò il coltellaccio sul tavolo, e, come uomo che non [...]
[...] in cui gli altri due erano in terra e Andrea, inorridito, si guardava le mani imbrattate di sangue con uno scoppio di pianto. Il cielo si [...]
[...] era abbuiato e i nuvoloni per la volta andavano addensandosi dove le stelle erano più luminose. L'aria si era rinfrescata e i blocchi del Casone [...]
[...] chitarra di Gaetanino che veniva a casa con Alfredo, il violinista, e con lo Strambo, il quale completava la compagnia dei tre suonatori ambulanti con [...]
[...] primi tocchi di violino passavano di uscio in uscio come armonie che sospendevano i lavori e chiamavano fuori la folla in sottana che discendeva dalle [...]
[...] squisito. Il canto e la musica trascinavano la moltitudine a partecipare con le ondulazioni del corpo e con il susurro alle espressioni appassionate [...]
[...] e ai ritornelli commoventi. Le fanciulle, appoggiate le une alle altre, si perdevano dietro la mandola, dalla quale lo Strambo, come piegato su sè [...]
[...] cilestri e i capelli biondo chiari ondeggiati, ritornava al suo posto col cappello sempre pieno di rame. Gli volevano tutti del bene e dicevano in coro [...]
[...] seno nel busto colorato e le maniche della camicia orlate di azzurro che lambivano loro il gomito, uscivano dalle stalle con le larghe scodelle di [...]
[...] , pur avendo un occhio di vetro e un nasone bitorzoluto sulle labbra senza baffi, si faceva amare per quella sua comicità inesauribile che metteva [...]
[...] del burlesco anche nelle narrazioni lacrimevoli. Più di una volta tutto il cascinale si teneva la pancia in mano e gridava: basta! o ci farete morire [...]
[...] ! Alla sera, nella stalla più vasta della bergamina, le famiglie si pigiavano sedendo sulle calcagna, in terra, rasente le muraglie viscide e [...]
[...] acquose, ai piedi del bestiame, tra vacca e vacca, come nelle serate memorabili in cui sono radunati a sentire la lettera di qualche Giacomino a [...]
[...] soldato. La minutaglia, che non era nel grembiale delle donne, si acconciava nello strame delle mangiatoie, e le donne piene di spadine si accosciavano [...]
[...] sulle gambe, dove la paglia distesa come strame era più soffice. Gaetanino, al centro coi suoi compagni, con dei modacci e delle facce che facevano [...]
[...] tromba e la sua bocca sapeva imitare la voce bestiale di tutte le bestie. Muggiva e levava un coro di muggiti. Gli rispondevano tutte le vecchie [...]
[...] e tutti i buoi. Poi, con la mandola ricomponeva l'assemblea che ascoltava i notturni popolari a bocca aperta, dondolando la testa di tanto in [...]
[...] . Denari ne facevano a cappellate. Tranne le stagioni perverse e le giornatacce, non rincasavano mai senza una ventina di lire in saccoccia. Non appena a [...]
[...] casa, appendevano i loro strumenti nella stanza comune che occupavano da sei anni e correvano all'osteria dabbasso, col cartoccio di salame che [...]
[...] avevano comperato lungo la strada. La loro società era primitiva. L'uno si fidava dell'altro e ciasceduno aveva diritto di mettere la mano nella [...]
[...] famiglia. Ciascuno di noi sa suonare un istrumento. Ci mettiamo in società per essere l'uno dell'altro e per soddisfare ai nostri bisogni sociali [...]
[...] sera diventava silenzioso, non fumava mai meno di tre virginia e qualche volta gli prendeva il ticchio di offrire un bicchiere di quel buono agli [...]
[...] amici che entravano. Gli andava a genio di far sapere alla gente la loro indipendenza e il loro benessere. Alfredo, trascinato al sentimentalismo [...]
[...] zizzania e si finisce per prendersi a coltellate. Tutto il Terraggio ne era un esempio. Non vi si trovava una famiglia che non finisse la [...]
[...] giornata con uno sfogo manesco e un'espettorazione di parole maialesche. Gaetanino si sarebbe lasciato morire in letto piuttosto che domandare l'aiuto [...]
[...] ambulanti con delle turpitudini. Di orecchio in orecchio si riempiva il casone di dicerie che sbalordivano e disgustavano. — Ecco il perchè [...]
[...] . — Sporcaccioni! La donna invece aveva incominciato il suo lavoro di decomposizione. Alfredo da un po' di tempo non aveva più la bonarietà e la [...]
[...] condiscendenza che lo rendevano così caro agli amici. Scattava per dei nonnulla e aveva dei momenti di tristezza cupa. Lavorava con loro, mettendo anzi un [...]
[...] scarpe e si fermava a guardare attorno come un'oca. Gaetanino e lo Strambo, che lo amavano come artista e che gli volevano del bene fraterno, se [...]
[...] gli passava la mano al dorso, e riusciva a sbronciarlo. — Così va bene! Se lo stringeva al fianco con la mano in mano e chiamava lo Strambo per [...]
[...] funghi, stasera! Alfredo si sforzava e rideva delle loro risate senza divenire allegro. Strambo intuiva che il suo male era un male [...]
[...] inguaribile. L'aveva sentito più di una volta alzarsi e andare sulla ringhiera nelle ore in cui i galantuomini dormono e l'aveva sorpreso a piangere una [...]
[...] mattina in cui lui e Gaetanino erano andati a sgarbugliarsi gli occhi col grappino. Che cosa è che poteva martoriarlo se non una donna? Non sono [...]
[...] che le donne che rovinano gli uomini. Te li prendono, te li gualciscono e te li buttano via come dei limoni spremuti. Lui era vecchio e queste [...]
[...] cose le sapeva. E chi sa che donna! Forse era una donna che non valeva due centesimi. Una donna che poteva abbracciare l'ultimo degli sfaccendati o [...]
[...] l'ultimo dei paltonieri! Le donne, puah! Era così. Dopo il pranzo ridiveniva pensoso, e di notte, alla chetichella, mentre gli altri russavano [...]
[...] , apriva l'uscio e non rientrava che coi bagliori dell'aurora. Appoggiato col dorso alla ringhiera, cogli occhi sull'uscio dell'Annunciata, passava [...]
[...] gli increspava il sangue e lo metteva davanti al corpo della donna nuda con le braccia avviticchiate a un uomo che le suggeva i baci. Nell'attimo [...]
[...] passionale, se la cingeva alla persona e nel delirio dell'abbraccio sensuale si deliziava a sentirsi tra le mani la morbidezza della sua pelle di [...]
[...] raso. Nella tempesta, impallidiva con le labbra tremanti e si disfaceva il sogno con dei trasporti tragici che gli davano l'oppressione lunga di [...]
[...] gli fece trasudare la fronte come in un bagno russo. Era caduto in ginocchio, col cuore trapassato da uno spillo e si era alzato sfinito. In [...]
[...] piedi, si palpava la fronte e si teneva alla ringhiera cercando dell'aria fresca che gli potesse ridonare la tranquillità dei sensi. Sovente si [...]
[...] l'aria gelata gli portava via le orecchie e gli intirizziva il naso. Andava via lemme lemme, con le mani nelle saccocce del soprabito, senza [...]
[...] accorgersi che le falde gli si calcavano l'una sull'altra e lo seppellivano. Ai piedi del gradino si scosse il materiale bianco di dosso, percuotendo [...]
[...] il pilastro più volte col cappello e risvegliando il vecchio Siliprandi che si era scelto per domicilio lo spazio a fianco della scala dal giorno [...]
[...] . Siliprandi, con delle frasi incoerenti, si raggomitolava sempre più sotto il marsinone stracciato e si rimetteva a russare. Alfredo, che lo aveva veduto [...]
[...] scendere lentamente negli squallori della vecchiaia che va di porta in porta a mendicare un boccone di pane, lo riprese per il braccio e con uno [...]
[...] Peppina. E gli diede una manata di soldi. — Buonasera. — Buonasera. Salì il piano, passò sulla ringhiera affondando nella candidezza fino al [...]
[...] frignona e lasciava che sul suo corpo passasse il quartiere. Pasquale, il padrone di casa, le aveva frustato il letto e Giorgio, più brutto del [...]
[...] stato con le mani nei capelli e sul punto di rovesciarsi giù dalla ringhiera come uno sciocco che impazzisce d'amore. Felicenotte! Domani l'avrebbe [...]
[...] quattro bottoni e dava dei buffetti ai bimbi nelle braccia delle amiche che era un amore. A letto Alfredo si voltava e si rivoltava sempre più [...]
[...] contento della sua risoluzione. Almeno poteva addormentarsi col cuore tranquillo. Aveva passato delle notti da far pietà ai sassi. Pazienza, era finita e [...]
[...] terrorizzavano. Si tirava la coltre sui capelli e vi si rannicchiava sotto cogli occhi chiusi per addormentarsi subito. L'Annunciata, sbattuta via a calci [...]
[...] da sè, stiracchiandosi e rivolgendosi boccone, come per ritrovare il coraggio di levarsela dal letto. Inutile! La perfida gli si riadagiava lungo il [...]
[...] corpo, carne contro carne, con la mano che gli remigava per lo stomaco e l'alito che gli andava per la guancia come una fiammata. Il letto era [...]
[...] , contro lo stesso uscio, incurante delle falde che il vento gli sbatteva sulla faccia come tanti schiaffi. Coi piedi nel soffice gelato e gli occhi [...]
[...] . Essa gli sfuggiva ed egli se la prendeva tra le braccia e se la faceva sua con la violenza e coi baci. Poi, impaurito della sua audacia, si volgeva [...]
[...] dall'altra parte e si inteneriva coi gomiti appoggiati alla ringhiera, lasciandosi seppellire dalla neve che infittiva e s'azzuffava. A volte gli [...]
[...] sembrava una vigliaccheria la sua di sfondare un uscio e gettarsi su una donna nuda, addormentata, senza difesa. E a volte le sue esitazioni lo [...]
[...] pensieri che sovraneggiavano i tremiti, con la schiena addossata all'uscio e coi piedi puntati alla ringhiera, si diceva che il suo strazio era [...]
[...] durato anche troppo. E nell'incoscienza della sua forza sentiva il catenaccio della serratura che si piegava lentamente e l'uscio che si apriva [...]
[...] essere sorpreso. Ella era là che dormiva. Gli pareva di sentirne la respirazione. Avrebbe voluto irrompere come una furia per stordirsi e darsi [...]
[...] brunastra, con gli occhi che lampeggiavano e la boccuccia che si apriva ammantata di rosso acceso. Nei mesi d'assenza aveva imparato il coccottismo di [...]
[...] con Edoardo fino alle dieci e magari fino all'ora della colazione che voltandosi e rivoltandosi con sbadigli sghangherati. Le sere che passava con la [...]
[...] scicconeria, le costavano della giovinezza. Diveniva inquieta e si trovava impacciata a muoversi, a parlare, a ridere. Più di una volta [...]
[...] occhiate d'orrore delle amiche e degli amici di Edoardo. Se prendeva parte alla conversazione, vedeva delle smorfie e si sentiva premere il piedino [...]
[...] come per frenarla di dire sciocchezze. A spasso, la seccava. Le diceva e le ridiceva a ogni momento che una signorina per bene non guarda mai [...]
[...] indietro. Le correggeva il linguaggio a tutte le ore e in qualunque luogo e dava della bestia al maestro che stava lottando per farle entrare [...]
[...] nella testolina qualche frase italiana. Guai se le scappava una parola del Casone! Era capace di tenerle il muso fino a pranzo e di punirla andando [...]
[...] a dormire nell'altra stanza. Dinanzi le chiese, Adalgisa non sapeva trattenersi dal fare il cenno con la testa e dal piegarsi uno zinzino sulle [...]
[...] ginocchia. Era una specie di riverenza che ella faceva da quando era nata. Ma Edoardo la maltrattava e la chiamava una pinzocchera o una [...]
[...] ruminanti e di non prendere i pezzi di pollo con le mani. Andava a tavola confusa, svogliata, incapace di dire due parole. Se rovesciava il [...]
[...] bicchiere che faceva ridere la tavolata, metteva di malumore il suo uomo, il quale, dopo, pestando i piedi, le dava dell'ineducata e della senza cervello [...]
[...] . Adalgisa si irritava e gli rispondeva che neanche le altre erano più educate di lei. — Sissignore, sissignore, sissignore! Vedeva bene quando [...]
[...] insudiciavano e si rideva. Tutti i giorni la Clemente beveva nei bicchierini degli uomini senza essere invitata. Le si rispondeva che era dello [...]
[...] scicche! Ciascuna civettava alla presenza degli amanti e nessuno si lamentava. Era dell'altro scicche! La Gilda, la grassona che perdeva carne [...]
[...] ! — Ho veduto la Bice lasciarsi baciare da Ottavio sulla bocca senza che il suo amico desse fuori. Sai perchè tu sei così permaloso e sofistico [...]
[...] ? Guardati nello specchio. I tuoi capelli cominciano a ingrigiare. Io ho diciott'anni, io! E se ne andava in cucina battendosi la chiappa come [...]
[...] avvertite da una generazione all'altra. Malgrado le condizioni e le abitudini, c'erano momenti in cui Edoardo credeva di volerle un gran bene. Se ne [...]
[...] accorgeva non appena ella era assente. I minuti gli sembravano ore. Girava per le stanze, guardava l'orologio e diceva di tanto in tanto alla donna [...]
[...] di andare all'uscio che avevano sonato. Si ricordava delle ultime scenate e tremava. Ogni indugio gli diventava uno spasimo. Si dava della bestia [...]
[...] — al suo posto — se ne sarebbe andato. E per dimenticare di essere lì sugli aghi, correva dal pasticciere a comperare delle brioches calde che le [...]
[...] piacevano assai col vermutte chinato, e dei marrons glacés con altri pasticcini che la facevano sorridere al dessert. Rientrava coi pacchetti [...]
[...] confuso, sbattuto, umiliato, facendo dei proponimenti di essere buono, tollerante e di non sgridarla più mai. — È venuta la signora? domandava alla [...]
[...] acerbe e le villanie che un gentiluomo non diceva mai a una signorina. Perchè contraddirle di portare il cappellino in un modo piuttosto che nell'altro [...]
[...] , se lei era abituata a piantarselo sui capelli alla birichina? — Pensa che hai vent'anni più di lei e che alla sua età tu eri uno scapestrato [...]
[...] che ne faceva di quelle che stordivano coloro che ti conoscevano. La gioventù non si consuma che tra le intemperanze, le follie, le disubbidienze e [...]
[...] l'abito, le stava d'intorno con una interrogazione dopo l'altra e le diceva le ansie che provava quando non le era vicina. — Domani, se sei buona, ti [...]
[...] piacere per me il vederti elegante. Prima di arrivare al caffè egli ricominciava il suo sistema educativo, ch'era di riprenderla e impedirle di [...]
[...] gola e di far bere il vino di bottiglia alla cameriera alla loro presenza. L'ultima sera si erano avvicinate le sedie. Le finestre erano [...]
[...] spalancate. Faceva caldo. Seduti l'uno vicino all'altra, si confondevano il cognac in bocca. Entrambi, inghiottiti dal benessere, si accarezzavano e si [...]
[...] su sè stesso. Il tepore lo inebriava. Le scioglieva i capelli morbidi come la seta con le mani trepide e si diffondeva le trecce come una [...]
[...] vedeva la faccia imbruttita dalla passione e si sentiva elevata come da una molla che la districava dai lacci. E senz'altro si volgeva allo specchio [...]
[...] , si ravviava i capelli e si riabbottonava coi pudori della vergine oltraggiata. Lui impazziva. Si alzava, le correva dietro, la prendeva per il [...]
[...] braccio e tentava con la mollezza della voce di trascinarsela sulla sedia negli abbandoni di prima. — No, no e no! Allora veniva ripreso dal [...]
[...] malessere. Si sentiva infelice. Era una donna insensibile. Andava alla finestra, accendeva la sigaretta e enumerava mentalmente le sue disgrazie [...]
[...] dell'altra. Meglio oggi che domani. E si voltava e rimaneva con la schiena al davanzale a dirle delle asinerie. — Usciamo? — Per fare delle [...]
[...] brutte figure! Anche stamane lo aveva fatto arrossire. Gli piacevano i fiori, perchè mettono della primavera e della gaiezza sul petto femminile, ma [...]
[...] fuori in un pianto dirotto. Poi si levò in piedi indemoniata. Con la faccia smarrita, smaniava e diceva che era stufa della vitaccia da schiava [...]
[...] . Stufa, stufa, stufa! Presa della furia, gettava le bottiglie da una parte e i piatti dall'altra, gridando che la era finita, finita, finita! Non [...]
[...] era mica una prostituta, non era. Si toglieva gli anelli e li scaraventava in faccia all'uomo che la perseguitava e la invecchiava dalla mattina [...]
[...] alla sera. Non voleva crepare tisica in casa sua. Aveva ancora una madre che piangeva notte e giorno per lei. In casa della mamma non c'erano i [...]
[...] tappeti, ma c'era un piatto di buona ciera e quello che vi si mangiava, si mangiava di gusto. Stracciandosi le gale del collo in mezzo ai barbagli [...]
[...] della luce lunare che entravano dalla finestra, coi capelli disciolti e con le guance rosse dalla collera sembrava ancora più bella. Era un [...]
[...] pezzo che aveva in animo di romperla. Se si era fermata, era stato per compassione. Adesso sapeva con chi aveva da fare. E nella indignazione [...]
[...] rispettasse. Vile, vile, vile! Era andato a sollevarla quand'essa stava benissimo e per ringraziamento la martirizzava e le avvelenava [...]
[...] l'esistenza! Doveva saperlo prima che cosa sono gli uomini della sciccheria! Puntandosi il cappellino andava innanzi e indietro fiera della sua risoluzione [...]
[...] e dicendogli di guardarsi bene dal parlarle nelle vie. Per lui era diventata un'estranea. — Lasciatemi passare. Edoardo, col dorso all'uscio [...]
[...] farabutto con uno schiaffo e con un urto lo rovesciò a terra come un corpo morto. — Miserabile! Aperse l'uscio, lo guardò un'altra volta come se [...]
[...] avesse voluto rimalmenarlo, e con un'occhiata di disprezzo scese le scale a precipizio. Adalgisa nel cortilone non ritrovava più il suo ambiente. Le [...]
[...] invidiose che la vedevano passare grassottella e altezzosa si parlavano alle orecchie cogli occhietti illustrati dalla malizia e si separavano [...]
[...] compiangendo la povera Marianna che aveva dovuto riprendersela come gliela avevano rimandata. Adalgisa, con le sue guance imporporate di salute e [...]
[...] i suoi occhioni di un azzurro lucente, lasciava la maldicenza alle spalle e se ne andava via senza voltarsi indietro. Avrebbe avuto schifo di [...]
[...] offriva. Le pozzanghere e le cacherie la obbligavano, con la smorfia dello stomaco rivoltato, a tirar su le gonne e a rasentarle in punta di [...]
[...] piedi. Le unghie orlate di immondizia la nauseavano. Se il vento buttava indietro il fumo e annuvolava la stanza, spalancava la finestra e l'uscio e [...]
[...] andava sul ballatoio a dir male del padrone di casa che non pensava ai camini. Dopo i pasti le toccava risciacquarsi la bocca e pulirsi i denti [...]
[...] l'aveva accolta a braccia aperte col bacione affettuoso senza punto domandarle dove era stata e che cosa aveva fatto in tutto il tempo, si doleva di [...]
[...] vederla inquietarsi per delle minuzie che prima non le facevano nè caldo nè freddo e si andava dicendo che gliela avevano cambiata. Essa si [...]
[...] , col suo grembiale largo di percallo a fondo chiaro che le accarezzava i fianchi e le andava su per le eminenze girato dall'arricciatura a colori [...]
[...] fino alla sommità del seno, affascinava. Dal suo ritorno c'erano degli scicconi che comperavano essi stessi il sedano e il lattughino rosso e sottile [...]
[...] che le rivendugliole chiamano, per la sua mollezza, barba di cappuccino. Al signor Pinellone, corteggiato per le sue spalle alte e la sua barba [...]
[...] bionda e leggera come la luce, piacevano i finocchi veronesi e il songino novello. Seppelli, quello dalla caramella nell'occhio, coi guanti sempre [...]
[...] in mano, si faceva scegliere dalle manine pozzettate di Adalgisa dei piedi di lattuga giovine o d'endivia bianca e pieghevole con dei rapanelli [...]
[...] piccini piccini. La scarola bionda e l'insalata col radicchio a fittone facevano venire l'acquolina in bocca al Guglielmotti, il negoziante di seta di [...]
[...] fermavano a chiacchierare ordinando delle mezze bottiglie di Montevecchia secco o di Capri bianco coi bicchieri per la Marianna e l'Adalgisa. Adalgisa [...]
[...] beveva come un uccellino, intingendovi le labbra e sorridendo con una curva incipiente a chi glielo offriva. Bevendo, il Pinellone faceva [...]
[...] porcini, i funghi a cappelli olivacei; ora le parlava di fagiuoli a fiori rossi, a fiori gialli, coll'occhio bianco cinto di bruno e ora le [...]
[...] descriveva tutto un orto col frutteto a spalliera per goderne i muri, e coi quadrati con la bordatura coltivata di fragole. Il più chiassoso dei [...]
[...] andava alla mattina in calesse col Giovannino in cravatta bianca a fianco, discendeva stringendo la mano alla tosa e dando il buongiorno a Marianna [...]
[...] , leggeva dal taccuino le sue ordinazioni e poi, in fretta e in furia, con le mani nelle tasche profonde che rimestavano le monete, entrava dal [...]
[...] Gianmaria con l'Adalgisa a bere un bicchierino di grappa della bottiglia che vi mandava lui stesso per berla di quella spremuta dai graspi e [...]
[...] dalla feccia d'uva. Le diceva, con una mezz'oncia calda, che era una bella ragazza, la guardava intensamente sorseggiando, saltava in carrozza, e [...]
[...] simpatico. Non aveva ancora quarant'anni, era grassotto senza la deformazione del ventre, portava su due spalle giovani una testa affollata di ricci e [...]
[...] rovesciavano gli occhi e gli si alteravano i lineamenti. Il suo costume mattutino era semplice. Indossava una giacca di velluto di seta finissimo [...]
[...] , con un solino a larghi risvolti sul panciotto di velluto come la giacca, con una cravatta fuoco annodata con le gale lunghe che svolazzavano, e [...]
[...] portava un cappello floscio color nocciuola. Aveva sempre un lembo del foulard fuori del taschino e i polsini che gli uscivano dalla manica coi [...]
[...] stato cocchiere e sua madre cameriera dei signori dei quali egli era maggiordomo. La cronaca diceva che il Bentoni era figlio di Massimo, il [...]
[...] maggiore dei fratelli padroni. E la gente di servizio non poteva non essere tra i maldicenti. Perchè in casa, per quante ne facesse, era sempre lui [...]
[...] , l'uomo provvidenziale, l'uomo utile, l'uomo indispensabile. Una volta rimase assente un mese senza che alcuno avesse mai saputo dove fosse stato e [...]
[...] , alterava i servizi, andava nelle cantine, metteva le mani nelle guardarobe, ordinava dei pranzi fantastici o dei pranzi da impiegati a mille e due, e [...]
[...] nessuno osava mai discutere i suoi ordini. Talvolta Massimo, specialmente negli ultimi anni, lo prendeva sottobraccio e lo conduceva a spasso [...]
[...] riceveva i fattori di campagna e che sopraintendeva all'interesse generale della casa. Il chiosco sontuoso, edificato sul pietrone immenso tra [...]
[...] l'affollamento dei salici nell'angolo a destra del giardino, non era uscito dal sogno che dopo che Bentoni ne aveva approvato le spese e i progetti [...]
[...] parecchi metri di tappeti erbosi sormontati dal motto del casato fatto di sassolini candidi e levigati: honny soit qui mal y pense. Sovente, d'estate [...]
[...] , il maggiordomo vi radunava i suoi amici a deliziarsi il ventre con dei pranzi che incominciavano con lo Chablis e le ostriche, passavano [...]
[...] attraverso le ariguste, le galantine di pernici, i fagiani e finivano con delle abbondanti inaffiature di Champagne. Le maggiori caratteristiche che lo [...]
[...] rassomigliavano a Massimo erano il fondo religioso e l'avversione profonda per il matrimonio. Non era un chiesaiuolo che sginocchiasse su per i [...]
[...] fuori dei Consigli e del Parlamento che il mondo si nauseasse delle Camere legislative e delle pubbliche amministrazioni. Fino a quando i nemici [...]
[...] legifereranno e amministreranno per conto del pubblico, la casa del Signore si andrà spopolando. Avere fede in Dio e abbandonare l'organizzazione [...]
[...] sociale nelle mani dei partiti che lo combattono, era da insensati e da spergiuri. Perciò, Bentoni, nei giorni elettorali, diveniva l'uomo più [...]
[...] riunioni pubbliche con la voce calda dell'oratore di folla, firmava manifesti fraseologicamente vibrati e nella giornata solenne metteva a [...]
[...] disposizione dei comitati cattolici tutte le carrozze e tutti i tiri a due e a quattro dei conti Vittone. Il giorno in cui il quarto collegio elesse un [...]
[...] repubblicano, non ne volle più sapere. Egli si era convinto che il suo partito si era condannato a morte da sè stesso e che tutti i suoi sforzi e [...]
[...] Massimo e donna Elena, la figlia del marchese Stangoni, il rappresentante di una delle più illustri famiglie della nobiltà milanese, nessuno aveva [...]
[...] avuto una fuga di stanze a loro disposizione, e li aveva veduti sui sedili chiusi nel fogliame, dietro l'aranciera, guancia contro guancia [...]
[...] , teneramente abbracciati da una vera passione coniugale. La gente era piena di rispetto per due esseri che si idolatravano e che ribadivano [...]
[...] l'indissolubilità dell'unione matrimoniale con tanta tenerezza. Le famiglie li citavano come esempio di felicità domestica. E mentre tutti credevano che si [...]
[...] stesse svolgendo l'eterna scena della fedeltà coniugale, donna Elena delirava per un altro, trovava abbracciamenti per un altro, e si ubbriacava [...]
[...] illuminato la sala e i brindisi augurali erano succeduti ai brindisi. Bentoni, come capo del personale della casa Vittone, aveva salutato gli [...]
[...] sposi, augurando loro cento anni come quello, tra le acclamazioni della tavolata. I genitori di Massimo e Luciano avevano prolungata la serata [...]
[...] raccontando i nataloni dei loro avi, le cui preparazioni incominciavano un mese prima e la cui chiusura avveniva un mese dopo. A mezzanotte il conte [...]
[...] e la contessa salirono nei loro appartamenti inseguiti dagli ultimi augurii e dalla buona notte di tutti, che echeggiavano per lo scalone come [...]
[...] un'allegria. Nessuno si era accorto che tra il conte e la contessa era nato da un anno un odio che non si scioglieva in una tempesta, soltanto [...]
[...] donna che aveva fatto parlare il mondo per le sue avventure e le sue fughe notturne dalle lenzuola maritali. La sera della scena storica Massimo [...]
[...] servizio fosse lontano dai suoi appartamenti e che lui solo si trovasse nel salottino attiguo alla stanza da letto, dal quale avrebbe potuto [...]
[...] assistere con gli occhi e le orecchie al dramma. — Tu imparerai molte cose stanotte! Bentoni era al suo posto agitato come se stesse per commettere un [...]
[...] delitto. Origliava con la palpitazione accelerata e guardava nell'occhio nascosto nella parete con i pensieri che gli bruciavano la testa. Vedeva [...]
[...] il conte che andava in su e in giù a passi concitati e con le mani nelle tasche dei calzoni, mentre donna Elena, premendo il bottoncino del [...]
[...] con tale violenza da obbligare Bentoni a chiudersi in bocca il grido con la mano. La percosse a destra e a sinistra delle guance, le strappò il [...]
[...] doppio filare di perle che le cingeva il collo e le ingiunse di levarsi l'anello che aveva disonorato. — Non piangete, baldracca! Dovevo [...]
[...] impossibile. Vi ho tenuta delibata da chi sa chi invece di consegnarvi la prima notte ai miei servi e farvi buttare sulla strada come cosa sucida. Ho [...]
[...] allora mi domandavate perdono con la faccia inondata di lacrime. E mentre strisciavate ai miei piedi, vi impromettevate, con la mente, nuovi bagordi [...]
[...] colpa dei suoi misfatti. — Donna da casa tollerata! Dopo che m'avete saccheggiato il cuore e mi avete portato via come una ladra il mio onore e [...]
[...] ingarbugliata. — Vi lascio la scelta, disse gravemente il conte, tra una morte violenta e una morte più atroce, lunga, lenta, che vi ricordi a ogni [...]
[...] minuto che siete stata la ganza del marchese Talmacchi, tradito per il conte Pio, e Pio per il suo cavallerizzo! Donna da suburra! La contessa [...]
[...] dimenticare che sono un gentiluomo. D'ora innanzi non sarò più vostro sposo che per i domestici e per la gente che saremo costretti a vedere insieme [...]
[...] . Nessuno, tranne il Bentoni, deve sapere che tra noi e voi è un abisso che nessuno può colmare. Voi abiterete le stanze che vi verranno assegnate, e [...]
[...] separazione. Non uscirete più mai che al mio braccio e quando sarà assolutamente necessario. La vostra sparizione dalla società potrà suscitare dicerie [...]
[...] intorbidirsi. Il più delle volte mandava a dire che i suoi malanni non le permettevano di scendere a colazione. E il conte se la cavava con qualche [...]
[...] parola di rincrescimento per le persone a tavola e saltava in un altro argomento senza scolorire. A pranzo non mancava che di rado. Ma era quasi [...]
[...] senza posa e col cervello istupidito dai silenzi prolungati. Negli ultimi mesi trovava difficile connettere le parole e le accadeva sovente di [...]
[...] . Rideva come una scimunita e dava fuori in pianti chiassosi senza ragione alcuna. Parenti, amici e domestici credettero seriamente a una malattia [...]
[...] plastico. Il conte morì molti anni dopo, convinto che il matrimonio inquinava il sangue nazionale e popolava il paese di figli spurii. Bentoni [...]
[...] di prendere marito veniva licenziata sui due piedi. In casa sua non voleva dell'ipocrisia e della sudiceria. Preferiva l'amore libero che univa e [...]
[...] . Adalgisa, con la sua indifferenza e coi suoi trasporti, lo costringeva a mendicare dei minuti anche quando essa pestava i piedi dalla fretta. I [...]
[...] ordinazioni, gli prendeva la voglia di mettergli la mano alla gola e adagiarla sul cumolo dei legumi per bere le ebbrezze della sua bocca. In calesse [...]
[...] provava dei veri rapimenti con la coscia che si scaldava alla coscia di lei e con la faccia ventata dalla rapidità del cavallo. — Mi vuoi bene? le [...]
[...] veicoli carichi di sportsmen e di sportswomen che si rincorrevano lungo lo stradone e sollevavano turbini di polvere che indorava nel sole. Era [...]
[...] una risposta che gli era andata alla nuca come una versatura di piacere ardente. In quel momento avrebbe voluto ribaltare e perire con lei sotto [...]
[...] all'altro, si perdevano nel polverone in fondo, che saliva come una nuvolaglia e nascondeva il cielo. — Fila, Rosmonda! E Rosmonda, snella, slanciata [...]
[...] della gelosia. Ma poi lo ammansava col tepore del suo braccio e tutti e due, come una coppia felice, protendevano il collo verso i gruppi che [...]
[...] circondavano le bellezze dell'high-life, illustrate dai gioielli e illuminate da una profusione di diamanti. La stella della tribuna massima era la [...]
[...] marchesa Spuma, alta, con il collo alabastrino che usciva netto e carnoso dalla toilette verdemare, la cui grazia rivelava la mano insuperabile del [...]
[...] fantino era Lanterre, il vincitore invincibile dei primi premi. Lungo, assecchito, con una testa rotonda come un piccolo globo e il naso [...]
[...] alle corse di Epsom e seconda a quelle di Chantilly. Arcuava la testa altezzosa con dei nitriti repressi dalla mano che l'accarezzava e raspava il [...]
[...] terreno come insofferente del morso che le impediva di lanciarsi nello spazio. Il suo nome passava di bocca in bocca e i book-makers non davano [...]
[...] pelo di giungere primo, alla corsa inaugurale. Lo squillo di mettersi in fila era stato dato. Lionello, col fantino in costume giallo e babbucce [...]
[...] contro uno. Fu in questo scompiglio di teste che si ritraevano dal punto di partenza che Adalgisa vide Edoardo Zanchi, in tuba e in frocoat [...]
[...] polso. Con la emozione alla gola si sentì il bisogno di precipitarsi su loro con gli schiaffi roventi per la faccia sguaiata di tutti e due. Credeva [...]
[...] di averlo dimenticato, e non appena lo rivedeva sentiva le fiamme della collera per il viso. Lo accusava, mentalmente, di essere vile, di non [...]
[...] avere lasciato raffreddare neppure le ceneri del loro amore. E col sangue sottosopra, pallida, con le labbra tremanti, s'appese al braccio di [...]
[...] precipizio, e di sopra alla ressa sbucava, di tanto in tanto, la figura di qualche persona che aveva piantata la sua scranna nel fitto della gente. Nel [...]
[...] largo, tra lo steccato e le tribune, erano molti sportsmen in tuba cenerina, coi cannocchiali puntati sui corridori, che dicevano alle loro [...]
[...] dava importanza. Era il gioco del fantino per suscitare della commozione. Due siepi erano state saltate e Lara aveva ripreso il posto, lasciandosi [...]
[...] cavalla capricciosa e rimaneva indietro qualche volta mezzo giro che poi riguadagnava colla velocità della cavalla che si sente il fuoco alla [...]
[...] metri dalla prima siepe già saltata da Lara e da Lionello, tutti erano convinti che la vittoria sarebbe stata della prima. Alcuni, incalzati da [...]
[...] e le mance del ferragosto. L'esistenza in un lavorerio, chiuso sotto una vetrata, non gli era mai andata. I suoi polmoni avevano bisogno d'aria [...]
[...] prendere fiato. Arrivava a casa con le ossa rotte e lo stomaco in terra, senza voglia di mangiare la minestra che fumava sul tavolo ogni volta [...]
[...] aveva nella memoria come un locale malsano, con una luce scialba che accecava in dieci anni e dell'aria che sentiva di chiuso anche se si era [...]
[...] giovanotti grandi e grossi stessero laddentro tutto il giorno a nutrirsi di polvere di capecchio e di stoppa per meno di 2 lire. Non pochi [...]
[...] tappezzieri si guastavano i polmoni e morivano lentamente, sputacchiando nero come gli spazzacamini. Adesso lui non c'era più e gl'importava fino a un [...]
[...] tempi i giovani si mandavano i garzoni dall'uno all'altro con lo scapaccione e con la pedata. Un modaccio che lo indisponeva e gli metteva [...]
[...] , e anche di questo lui, Giuliano, si doleva amaramente, perchè nessuno doveva correggere colla brutalità delle mani. La semplice compera del [...]
[...] graticcio, delle bacche, dello scardasso, dei grembiali, della bisaccia cogli aghi da basto, col refe e con un po' di fiocchi bianchi e colorati per [...]
[...] i materassi e i cuscini gli aveva fatto salire la settimana fino a venti lire nette, dedotte le sei che dava al garzone. Perchè lui non voleva [...]
[...] tirarsi dietro un morto di fame. Chi lavora deve mangiare. E una lira al giorno non era mica troppo per un bulo che voltava via mezza libbra di pane [...]
[...] in quattro boccate. Col suo adagio che con la pazienza e la paglia maturano le nespole, si era fatto una clientela che abbracciava una zona di [...]
[...] qualche miglio quadrato. Le famiglie che serviva gli aumentavano il lavoro di anno in anno e trasmettevano di vicina in vicina e di porta in [...]
[...] . Scardassava la lana fino a quando poteva mettere nelle fodere delle matasse candide come la bambagia e la batteva con le bacchette che fremevano e si [...]
[...] alzavano col cic ciac lungo, portando in alto filate di bioccoli che cadevano netti di polvere e leggere come la piuma. La cucitura di sopraggitto [...]
[...] Giumelli, di San Vittore Grande, diceva alle amiche che il suo materassaio trapuntava i materassi e i cuscini con garbo d'artista. Il fiocchetto rimaneva [...]
[...] . Portava di sopra materassi e cuscini che rimanevano morbidi per tutto l'anno e anche di più per la donna che lesinava o aveva poco da spendere [...]
[...] . Facendo il suo dovere si congratulava di rendere dei veri servigi sociali. Una famiglia che riposa bene, diceva lui, si alza di buon umore e attende [...]
[...] alle proprie faccende con giubilo. E lui era riuscito a dare materassi che non ritenevano l'impronta dei corpi che dopo mesi e mesi. Un'altra virtù che [...]
[...] passava neppur per la mente. Il padre gli aveva insegnato di buon'ora che la farina del diavolo finiva per andare in crusca e che il più furbo era il [...]
[...] galantuomo. Il galantuomo non corre i pericoli del ladro e ha del lavoro fin sopra i capelli da un capo all'altro dell'anno. Non era ancora uscito [...]
[...] dai bisogni assoluti, perchè il padre gli aveva lasciato una famiglia grossa. Ma tra sè e sè si contentava di avere fatto di tutto per impedire [...]
[...] che i suoi di casa andassero a bubbolare di freddo e a mendicare sul lastrico il boccone della vita. Sua madre, che ne aveva cinquantotto, non era [...]
[...] , un bambolone a tredici anni e mezzo grosso come una donna, era la sola che portava a casa due lire la settimana, guadagnate come piccinina alla [...]
[...] macchina, senza che la lavoratrice se ne fosse accorta. E ne rideva come di un trionfo. Alla mattina con le altre piccinine preparava la scuola per [...]
[...] l'ora delle operaie. Intanto che una andava per la scopa e per l'inaffiatoio e l'altra copriva le macchine, Candida raccoglieva i pezzettini di [...]
[...] pelle e la rasatura delle forbici che si accumulavano sotto i buchi della piattaforma dell'ago e metteva sul tavolino delle macchine manate di [...]
[...] guanti da cucire. Durante la giornata scuoteva le massette di seta di tutti i colori e coll'arcolaio ne preparava i rocchetti, ammattendo spesso a [...]
[...] riprendere il filo perduto nell'arruffamento della seta. Giuliano, fumacchiando, ascoltava e si lasciava trascinare dai suoi pensieri di riforma [...]
[...] sociale nel regno dei sogni. Vedeva nel lontano orizzonte i figli nelle mani del Comune, una scuola professionale per tutte le ragazze e una vita [...]
[...] d'operaie sane e allegre in tutti gli stabilimenti. Poi si slacciava di un grande sospiro e ricadeva nel mondo vecchio a ripensare all'avvenire di [...]
[...] Candida. Capiva anche lui che non era un mestiere per una ragazza che mangiava tanto pane. Le guantaie erano ragazze mingherline, colla faccia patita e [...]
[...] l'aveva veduta venir su un pezzo di ragazzotta che fioriva per la strada e tutto il Cortilone aveva assistito alla sua sfioritura lenta, di anno in [...]
[...] anno, fino a che era divenuta un corpo malfatto e sfiancato che doveva mettersi in bocca dei crostini di pane per sedare la tosse canaglia che [...]
[...] l'uccideva e disturbava tutta la scuola. Essa gli diceva l'altro giorno, tra un colpo e l'altro di tosse che rivelava il catarro nello stomaco, che [...]
[...] lontano e la povera ragazza doveva consumare gli ultimi tocchi di polmoni a gippare i guanti che la mantenevano con la mamma. Da Candida passava [...]
[...] la ravvolgeva tutta come in un mantello, quando non era legata col nastro dalla nuca alla punta. La guardava e si diceva che non l'avrebbe [...]
[...] mandata a intisichire in mezzo ai guanti. E cercava, tra una boccata di fumo e l'altra, un mestiere meno assassino. Quello di pulitora era peggio di [...]
[...] quello della guantaia. Le pulitore tenevano le mani tutto il giorno nella bacinella degli acidi e in pochi anni i loro denti perdevano lo smalto e si [...]
[...] cariavano nella gengiva e i loro capelli andavano a manciate nella buca della spazzatura. Ne conosceva di quelle che a vent'anni parevano ditte [...]
[...] della vecchiaia. Nei lavoreri degli orefici c'era poi una responsabilità troppo grande. Le ragazze uscivano dalla fosforescenza dei diamanti e [...]
[...] dagli splendori dell'oro giallo illuminato dalle pietre e dalle perle preziose incastrate, e entravano nella stanza coi buchi nelle finestre tappati [...]
[...] dalla carta e rimanevano in mezzo allo squallore diffuso dall'uscio al soffitto. Una donna abituata in questi mestieri, che fanno nascere i [...]
[...] nel sangue e manda a delirare sullo sdraio dell'ospedale. Al banco della fiorista si aspiravano i fluidi letali che distruggono i denti come [...]
[...] l'acido nitrico delle pulitrici e impregnano i polmoni come la polvere omicida delle guantaie. Era un mestiere così crudele ch'egli poteva scegliere [...]
[...] una di quelle coloritrici di fiori in mezzo a un piazzale di donne. Non c'era che da guardare agli occhi. La cianina irrita gli occhi e ne [...]
[...] arrossisce gli orli. No, no, bastava Candida nell'inferno sociale ove si muore senza pietà per accumulare una fortuna per il padrone e produrre il [...]
[...] lusso per gli ingrati. Non voleva che Altaverde morisse stinta e appassita come tutte le altre. Lui aveva delle buone braccia per tenere lontano il [...]
[...] lupo dall'uscio. E finchè c'era lui, alle sue sorelle non sarebbe mancato il pane. Consolato dalla sua energia, se la prendeva tra le gambe e le [...]
[...] cui non si deperiva e non si perdeva così facilmente l'anima per salvare il corpo. Pur troppo, bisognava pensare anche a questo. Annunciata era [...]
[...] andata di sopra con un po' di castagne arrosto a trovarli, erano come lei. Ne aveva viste delle lavandaie andare a male e delle stiratrici che [...]
[...] non tenevano i ferri che per buttare della polvere negli occhi ai gonzi! Il mestiere della sarta lo si imparava in cinque o sei anni e, quando lo [...]
[...] domeniche e nelle giornatacce, Giuliano si dimenticava sulla seggiola vicino alla finestra o al focolare, a leggere il libro che gli avevano prestato o [...]
[...] avesse voluto rifarsi della giovinezza saltata via di pianta senza un libro. Spesso si trovava in fondo al volume con le orecchie rosse e le guance [...]
[...] aveva uncinato e obbligato, a poco a poco, a partecipare alla storia che gli si svolgeva sotto gli occhi come spettatore. Certi personaggi, che [...]
[...] subivano gli strazii della vita senza nome, gli facevano salire le lacrime dalle viscere e lo trattenevano lì, col libro in mano, a pensare alle sue [...]
[...] volumi difficili, come quelli del Guerrazzi, lo rendevano malinconico, perchè gli impedivano di travolgersi nelle passioni e gli facevano capire [...]
[...] mondo il popolo che ne sapeva meno di loro e che più di loro aveva bisogno di istruirsi e di ammansare le violenze negli esempi degli altri. I [...]
[...] libri religiosi, che qualche anno prima gli davano delle estasi, gli erano divenuti insipidi. Gli lasciavano un bianco nella testa e un vuoto nel [...]
[...] . Perchè Dio era la consolazione degli afflitti e la speranza dei poveri. Senza Dio la società si sarebbe sfasciata e gli uomini si divorerebbero [...]
[...] l'un l'altro. E tuttavia il libro religioso, ch'egli rileggeva per abitudine, gli dislocava le mascelle dagli sbadigli e lo lasciava istupidito [...]
[...] della sua stanza affumicata, sulla seggiola di lisca, affondato nei drammi che lo scaldavano dai piedi alla nuca e gli lasciavano nella testa [...]
[...] delle figure eterne. Le pene dei tribolati dalla fortuna divenivano le sue pene e lo incitavano a dire parole maiuscole contro i persecutori. La [...]
[...] baci indemoniati, e ad aspettare, col bimbo, la morte senza mandare un lamento, lo aveva fatto passare attraverso un terrore che gli aveva cosparso [...]
[...] trovava che erano istruttive. In mezzo a loro si sentiva bene, si trovava come in casa propria, tra gente che la pensava, su per giù, come lui, e che [...]
[...] , vestito da sgarbato, col nodo della cravatta verso la spalla, col bavero in piedi e coi capelli che parevano una rivoluzione. La sua voce era fioca [...]
[...] i fiammiferi. In fabbrica guadagnava appena abbastanza per stare in piedi con la moglie e tre figli. Era un mestiere che poteva imparare un [...]
[...] ragazzo in poche ore e che ormai non apparteneva più che alle donne, le quali avevano sostituito gli uomini per meno di loro. Descriveva la [...]
[...] frustati dal bisogno. E, dicendolo, faceva fare al braccio un taglio che traduceva un po' della sua disperazione. Lui, del resto, non era lì a [...]
[...] voleva fratellanza, ci voleva. Con la fratellanza, i lavoratori si raccoglievano intorno alla loro bandiera e diventavano una forza. Le donne nelle [...]
[...] fabbriche di zolfanelli sono sbandate, alla mercè del salario della fame e del fosforo che le istremenzisce, che sguernisce loro le gengive a [...]
[...] vent'anni e le imbruttisce anche prima. Gli piangeva il cuore di vedere tanta gioventù femminile sciuparsi per delle inezie negli opificii, senza una [...]
[...] mano che desse loro aiuto. E diceva le parole tergendosi la lacrima che gli andava giù per la guancia come se stesse parlando delle sue [...]
[...] onoratamente come deve vivere la gente che lavora tanto, e tanto onestamente. E a poco a poco diveniva afono e continuava il discorso coi gesti e con [...]
[...] , non sapeva lasciar passare una giornata senza fare una scappata di sopra con un po' di frutta e un po' di baci. Se le premeva al seno e alla bocca [...]
[...] come se avesse voluto inondarle delle sue ondate materne. E con le braccia per la vita delle ragazze e le labbra sulle loro labbra, si sentiva [...]
[...] andare per il corpo una dolcezza che la inghiottiva. Con le manucce delle ragazze alle spalle, i trasporti materni le inumidivano gli occhioni e la [...]
[...] ricacciavano, col pensiero, tra i suoi figli perduti tra i figli degli altri senza poterli distinguere. Era il rimorso che le risorgeva e la [...]
[...] rendeva inconsolabile. E sfogava la sua ambascia in tante tenerezze, celando il viso nel visino paffuto di Ginevra, la piccina che rideva e le [...]
[...] viscere senza voltarsi indietro. Trovava solo qualche scusa pensando al dolore. Forse era stato il dolore atroce che l'aveva resa insensibile e [...]
[...] le aveva fatto dimenticare di essere madre. E nelle notti disperate, quando sognava delle sue ragazze, si diceva che ci doveva essere una legge [...]
[...] suo tormento. L'intimità tra lei e la casa di Giuliano Altieri intensificava tutti i giorni. Se non la si vedeva, si diveniva inquieti come di una [...]
[...] Giuliano, perchè era un giovanotto che le metteva soggezione. Se c'era in casa e lei andava di sopra, lui rimaneva lì ad ascoltarla per [...]
[...] deferenza e aggiungeva, qualche volta, il sorriso della cortesia. Ma non prendeva parte alla loro conversazione che con qualche parola che gettava, tra i [...]
[...] lasciava fare ai suoi di casa perchè amava il quieto vivere. Ma quando Annunciata saliva da loro con delle grembialate di legna e un litro di vino con [...]
[...] le castagne arrosto, gli veniva voglia di prenderla per un braccio e metterla alla porta. Non era in casa sua che si mangiava il frutto della [...]
[...] prostituzione. Tutti sapevano delle sue relazioni con Giorgro, il padrone del Casone. Lo si vedeva venire avanti e indietro a tutte le ore, e coloro [...]
[...] . Era uno scandalo che andava di blocco in blocco a ingrossare il pettegolezzo del ballatoio. Si sapeva che Annunciata era audace e che sfidava il [...]
[...] sottovoce con una noncuranza che faceva stupire la gente. Di notte veniva a casa a tutte le ore, smontando dalla vettura senza vergogna e dicendo [...]
[...] che raccontava, anche a chi non lo voleva sapere, che alle tre del mattino di una notte che fioccava, e si sprofondava nella neve fino al [...]
[...] ginocchio, egli aveva trovato il suo uscio spalancato e le sue stanze vuote. Egli era andato a cercarla per il letto con il cuore tremante senza trovarvi [...]
[...] neppure il caldo del suo corpo. Poteva essere una calunnia, perchè si sapeva che il violinista le moriva dietro e la pedinava nelle sue [...]
[...] musicaiuolo della strada le sembrava assolutamente inutile. Chi voleva della musica andava in chiesa o a teatro. E Giuliano non le dava tutti i torti [...]
[...] di generazione in generazione. E l'Annunciata li aveva messi tutti sotto i piedi come della roba vecchia. In lei l'amor libero non era stato che un [...]
[...] mezzo per sostituire l'amorazzo alla passione vera e per soffocare il grido materno stato rispettato perfino dalle belve. Poi si riammansava e [...]
[...] cuore non c'era dubbio. Bastava vederla entrare per convincersene. Si precipitava dovunque era Attuccia, se la prendeva tra le braccia e se la [...]
[...] darle Altaverde o Bianca, perchè non le piaceva uscir sola. E fuori, con la ragazza, passava tra gli uomini come una guerriera che non si occupa [...]
[...] degli uomini della strada. Enrichetta sapeva che Giuliano non vedeva Annunciata che a malincuore e che perciò le raccomandava di non accettare nulla [...]
[...] faceva era per pura soddisfazione di cuore. Le piacevano le ragazze e, se loro non avevano qualcosa in contrario, avrebbe continuato a voler loro [...]
[...] il marito. Giuliano e Annunciata erano faccia a faccia e le ragazze occupavano il resto del tavolo, lasciando alla mamma il posto vicino al fuoco [...]
[...] per essere più alla mano con la pentola, nella quale bolliva la minestra, e con la stoviglia dove coceva, adagio adagio, un pezzo di stufato [...]
[...] fatto rosolare la cipolla fino all'indoratura nella grascia fresca, stiacciata con la gobba del cucchiaio, e il manzo lo aveva infarcito di [...]
[...] bullette di garofano, di spicchi d'aglio e di lardelli. Poi lo aveva lasciato marinare in un mezzo bicchiere di vino di Piemonte, con del pepe, dei [...]
[...] chiovi di garofano, del sale, della noce moscata, dell'aglio pesto e del prezzemolo trito. E prima di uscire aveva raccomandato alla mamma di [...]
[...] versargli sopra, a mezza cottura, qualche altro bicchiere di vino rosso del Gianmaria per dargli del gusto, e di mantenergli un fuoco coperto di cenere [...]
[...] , una povera donna che tirava innanzi rendendo qualche servizio alle vicine. La minestra era eccellente. Era di riso e fagioloni con le verze [...]
[...] che mollificavano lo stomaco e rinfrescavano il ventre. Senza minestra i ragazzi ingialliscono come se avessero l'itterizia. Anche sua madre [...]
[...] , buon'anima, pensava che la minestra era la biada dell'uomo. E guai se la si mangiava senza pane. Aveva il coraggio di darle un'orecchiata. Giuliano non [...]
[...] paese, che non conosceva la minestra e che era divenuto, per questo fatto, il più forte del mondo. I cinesi, che si nutrivano di riso, erano soldati [...]
[...] alla fatica, con le braccia nell'acqua tutto il giorno e le ginocchia all'umido tutta la settimana. Adesso non lavorava più sola, perchè la [...]
[...] girasse la testa dall'altra parte, invece di insaponare la biancheria e spazzolarla, la inzuppavano, la sbattevano sulla pietra per fare del fracasso e [...]
[...] la torcevano senza lavarla. Al sabato bisognava pagarle, le poste si lamentavano e qualche volta mandavano la lavandaia a quel paese. Lo [...]
[...] stufato aveva sollevato il bisbiglio della contentezza e Annunciata si lasciava convincere da Giuliano di andare in seconda, perchè lei non si ricordava [...]
[...] . Stracciava il pane a bocconi, lo immergeva nel succo del tondo premendovelo e voltandovelo con la forchetta e se lo metteva in bocca con voluttà da [...]
[...] signori era nella mancanza di moto e nell'abbondanza. Avevano di tutto, provavano di tutto, e non facevano due passi a piedi. Al loro posto sarebbe già [...]
[...] crepata. Se ne poteva vedere la differenza del sistema di vita guardando a loro. Erano a tavola in nove e neanche Enrichetta, che aveva fatto sette [...]
[...] figli sani come il corallo, aveva mai patito la noia di un'indigestione. Giuliano assentiva. I signori si curano troppo e con le porcherie che [...]
[...] godersi i frutti dei suoi sudori, è diventato magro come un uscio. Ora, che ha tutti gli agi e che si alza dal letto dopo il caffè e il giornale come [...]
[...] benessere. I poveri invece soffrono del contrario. Non ne hanno mai abbastanza. In tutto il casamento che conteneva, a dir poco, mille e cinquecento [...]
[...] . Giuliano versava da bere e la pregava di tacere, che non era serata da cattivi auguri. In casa tutti stavano bene e Annunciata stava benissimo [...]
[...] . — Voialtri siete gente che crede in niente e io non vi ascolto. Il vento non mi ha mai tradito. Due ore prima che il mio povero marito morisse, ho [...]
[...] parte, ci fu per il camino il diavolo. Il vento andava su e giù e urlava come se fosse stato indemoniato. Zaccaria era morto. Annunciata vuotò il [...]
[...] . Si chiacchierava del mestiere e si diceva che si sarebbe potuti star meglio se non ci fossero state le lavanderie a vapore che lavoravano per [...]
[...] niente. Nessuna di loro supponeva che la cosa potesse durare, perchè le macchine sfilacciavano la biancheria e riducevano la tela sottile come la [...]
[...] Giuliano dondolando la testa, le macchine, creda, avranno la biancheria. I vecchi ci raccontano che il vapore era odiato dai vetturali e dai paesani [...]
[...] trova sempre modo di mangiare. Dopo una pausa ricominciò la storia degli spiriti. A mezzanotte diede loro il loro dovuto con le buone feste e un [...]
[...] bicchierino di rosolio che si trovava sul tavolo tale e quale glielo aveva regalato il liquorista. Se n'erano andate tutte. A pensarci le [...]
[...] ritornavano i brividi. Se n'erano andate tutte. Giuliano le versava da bere e le diceva che non bisognava credere a tutte le fandonie, perchè alcune volte [...]
[...] narrava era vero come era vero che c'era la beata Vergine. Se n'erano andate tutte e stava pensando di andarsene a letto senza muoversi mai dalla [...]
[...] l'armadio con un randello in mano per precauzione. Nessuno! Non c'era che il disastro. Le tazzine erano precipitate sui piatti e tutti assieme si erano [...]
[...] rovesciati sulla zuppiera, sulle ampolline e sulle chicchere andate in frantumi. Chi era stato? In casa non c'era persona. Saltò sulla sedia per [...]
[...] volare in cielo. Ci fu un attimo di sosta. Il vento ruggiva per la gola del camino e il fumo imperversava a buffate per la stanza. Tutti erano [...]
[...] colorati, Giuliano smetteva di ascoltare con quel suo sorriso negativo e Annunciata si asciugava gli occhioni e singhiozzava piena d'ambascia. Le [...]
[...] ripassavano per la mente i suoi delitti materni e si struggeva. Andreino, vivo, sarebbe stata la sua gioia. Il Signore non ha voluto vederla felice. Con [...]
[...] lui non sarebbe più sola e avrebbe la consolazione di vederselo alto come un ometto di dodici anni, pronto a difendere la sua mammuccia se ce ne [...]
[...] fosse stato bisogno. E dicendo queste parole, nascondeva il viso irrorato in quello di Attuccia per non farsi vedere a piangere come una disperata [...]
[...] . Bisognò aprire la finestra e l'uscio per non morire soffocati. La rocche dei camini, vedute dalla sedia, attraverso il largo della finestra [...]
[...] , pareva piegassero sotto la violenza del vento che fischiava, e i cenci appesi alle funi, lungo i davanzali delle finestre, si sbattevano gli uni [...]
[...] sugli altri e si contorcevano seguendo la furia dell'aria che passava a volumi. Il cielo si sopraccaricava di nubi e, tramezzo a esse, tralucevano [...]
[...] , prese il bicchiere e lo vuotò di un fiato. Questo sfogo le faceva bene perchè le diminuiva il peso del rimorso. Non sapeva perdonarsi la [...]
[...] alla giustizia per farsi punire. — La mia scusa è nei miei anni. Non avevo alcun discernimento tra il bene e il male. Credetelo, Giuliano. Il mondo [...]
[...] nella ruota senza alcun segno. Erano maschi, erano femmine? Non ve lo saprei dire. Mi scaricavo e li facevo portar via. In allora avevo in orrore [...]
[...] . Non si curò di guardare nè se erano vivi, nè se erano morti. Li adagiò su dei cenci, li ravvolse in un giornale, girò la ruota e andò a bere le [...]
[...] del sangue e non sono riuscita che a calmare il tumulto del cuore, col dubbio che mi invadeva la persona. Quali erano i miei due o le mie due, se [...]
[...] non sapevo esattamente neppure l'anno della loro nascita e se i senza segni di quegli anni erano la maggioranza? Enrichetta chiamava Candida e [...]
[...] accarezzava la lunga capigliatura di Altaverde coi sospiri di una donna che soffre e si fermava a baciare la nuca della ragazza che la lasciava fare. — Se [...]
[...] sarai buona, ti terrò a cresima. Essa non aveva nessuno al mondo e disperava che il Signore volesse concederle la grazia di avere un altro bimbo [...]
[...] . — Nevvero che me la lascerete tenere a cresima? La madre interrogava cogli occhi gli occhi del figlio e assentiva con la testa. — Sarebbe una [...]
[...] fiorami, con le calze lunghe fino al ginocchio e con gli stivaletti dal fiocchetto dinanzi che le dovevano stare a meraviglia. Il corridoio [...]
[...] non lo si voleva neppur più ove si sbarbava la pelle dura per cinque centesimi, perchè la sua mano tremava e radeva spruzzando le guance di sangue [...]
[...] . Sua moglie, di patimento in patimento, non era ormai che una carcassa che mangiava irregolarmente e trovava a stento qualche servizio di cucina e [...]
[...] rimproverava di aver partorito un ladro. Rubava dappertutto, anche in casa sua, dove non c'erano più che quattro chiodi e un pagliericcio fetente sui [...]
[...] cavalletti di legno. Quando non era in prigione e lo correggeva per il suo bene, le si rivoltava come una iena molestata durante il pasto e la [...]
[...] rispondeva tirando una correggia con la bocca e minacciandola col piede in alto. — Questo è per voi, se mi seccate! La figlia non era un modello di [...]
[...] sommissione. Aveva tredici anni e accusava la povera donna di vivere alle sue spalle. Le sue tre lire alla settimana che guadagnava nella fabbrica di [...]
[...] tessitura erano quelle che tenevano in piedi la casa, e, senza di lei, sarebbero tutti sulla strada a soffiarsi sulle dita e alla sera, andrebbero [...]
[...] a letto senza cena. E se ne andava dove voleva, sbattendo l'uscio con violenza e dicendo che un giorno o l'altro li avrebbe piantati, perchè ne [...]
[...] , sedeva sul focolare spento per delle ore, e così, al buio, andava a sdraiarsi sul saccone lurido in terra da parecchi anni. Di fronte al barbiere [...]
[...] Casone era ancora addormentato, e usciva col suo sacco oleoso e il suo chiodo a uncino per non ritornare che a sera fatta. Raccoglieva brandelli d'abiti [...]
[...] buttati giù dalle finestre, carta straccia e sporca scopata fuori con le immondizie, ossami scarnati e dimenticati dai cani, mozziconi di sigari [...]
[...] , bottoni perduti, striscie di stoffa scolorata, retini di testa unti e bisunti, pezzi di cimossa disfatta, pezze di stoffa spelacchiata, croste di [...]
[...] pane secco, ciabatte scoppiate, cappelli disorlati, sfondati, gualciti, incrostati di trasudazioni, bottiglie e piatti rotti, impagliature di [...]
[...] fiaschi e manate di capelli di donna ch'egli vendeva al parrucchiere sul corso. Gli angoli della sua stanza erano ammucchiati di tutte le porcherie [...]
[...] ch'egli raccattava per la strada e che sua figlia, la Tencia, cerniva e separava per la vendita. D'estate, col caldo, si era come in mezzo [...]
[...] all'infezione. D'inverno, con la finestra e l'uscio chiusi, si sentivano i fetori tepidi della cloaca. La masserizia consisteva in un pagliericcio sui [...]
[...] mezzo marcito dall'acqua piovana, in un tavolo zoppo e reso concavo dalle raspature fatte con il coltello, in due laveggi sfaldellati, in una [...]
[...] lucernetta a olio e in una vecchia cogoma di latta per il fondo di caffè che la moglie faceva bollire e ribollire senza mai trovarlo cattivo. La [...]
[...] miseria non era per loro ragione di discordia. Accettavano le cose senza lamentarsi, mangiavano quello che avevano e pagavano l'affitto puntualmente [...]
[...] feconda del cortilone. In otto anni aveva avuto undici figli, compreso un settimino e un doppio parto di gemelli. Era tarchiata, con dei fianchi [...]
[...] spettacolosi e delle braccia che sollevavano ancora il vespaio in un cervello di tacchino. Lavorava in giornata nella cucina del Gianmaria a pulire [...]
[...] piatti e a tenere le posate sempre d'argento e il rame sempre d'oro come voleva il padrone. I suoi parti la infastidivano solo perchè giurava [...]
[...] tutti gli anni che non voleva più figli. Si sgravava a mezzanotte, dopo che aveva sgobbato tutto il giorno, e alla mattina, alle sei, era in piedi [...]
[...] marmocchi non avrebbero potuto stare col culone in letto tanto tempo. La Maddaloni era forte, con una testa piena di capelli neri spettinati e un [...]
[...] sottane o sbottonava i calzoni e faceva loro venir le culatte rosse. Amava il marito a suo modo. A volte veniva a casa con un piatto di carne [...]
[...] avanzaticcia e un boccale di vino che le aveva dato di nascosto il garzone di cantina e sedeva a tavola col suo uomo, dando ai figli dei pezzi di [...]
[...] pane con le fibrille del loro piatto. E a volte, al sabato, quando egli veniva a casa coi soli spiccioli della settimana, gli assestava dei pugni [...]
[...] nidiata di ragazzi in casa che aspettavano di mettere in castello. Se gli piaceva la bella vita di andare per gli acquavitai, doveva stare solo e non [...]
[...] animale, licenziato dal padrone. La moglie gli andò incontro con dei ceffoni che echeggiavano e riecheggiavano lungo le altre abitazioni del budello. A [...]
[...] ogni strappata di giacca gliene portava via una parte e tutte le volte che egli tentava di parlare gli faceva rientrare le parole con sberlotti [...]
[...] che gli insanguinavano la bocca. La piccineria, spaventata, le andava intorno piangendo e chiamandola. Ma quando era infuriata, Agata non sentiva [...]
[...] più niente. Si sbarazzava dei fanciulli, rovesciando gli uni addosso agli altri, e continuava a menare manrovesci sul faccione del marito. I vicini [...]
[...] . Le loro parole la irritavano e le facevano alzare il braccio che li metteva in fuga. Il suo uomo era il suo uomo, e quando il suo uomo commetteva [...]
[...] delle birbanterie la moglie aveva il diritto di rompergli i connotati. E finiva invece per rompergli la testa con un colpo di sgabello. A poco [...]
[...] osteria. Con undici figli tutti vivi il quadro divenne straziante. In una settimana furono obbligati a vendere il superfluo e il necessario. Non [...]
[...] avevano potuto tenersi in casa neppure la lampaduccia a olio che non valeva due soldi. Alle volte i vicini davano alle fanciulle e ai ragazzi qualche [...]
[...] fetta di polenta o una tazzina di minestra per compassione, e la Enrichetta mandava loro, dalla Ginevra o dalla Bianca, una rotella di mistura [...]
[...] aveva bussato a tutti gli usci. Ma era così stracciato che faceva paura. Lo si vedeva e lo si mandava via con dei no! secchi secchi. Disperato e [...]
[...] dall'Enrichetta, faceva due o tre giornate dall'Annunciata, e anche queste per bontà sua, perchè essa aveva le sue donne fisse. C'erano momenti in cui [...]
[...] la madre di tanti figli non sapeva più dove dare la testa. E nei momenti lugubri Agata pensava a una catastrofe che chiamasse gente intorno alla [...]
[...] un braciere di carbone. Ma il carbone costava del denaro. Una sera in cui il padre non era rientrato e i ragazzi piangevano l'uno addosso [...]
[...] ? E il senso materno le saliva alla gola e le riempiva gli occhi e la obbligava a tirarseli intorno per dir loro di aver pazienza, che sarebbe andata [...]
[...] a prendere il pane. Da vendere non c'era più nulla. Non dormivano più che su un mucchio di cenci e non si coprivano più che con le loro vesti [...]
[...] stracciate. Si ravviò i capelli con delle spalmate di saliva, e così, come stava, con le zoccole ai piedi, andò sotto gli alberi di Sant'Ambrogio [...]
[...] . Tornò a casa con tre libbre di pane e un po' di ritagli della tafferia del salumaio. La masturbazione esercitata dalla madre aveva impedito ai [...]
[...] figli di coricarsi senza cena. Il quarto uscio era occupato da una famiglia di decaduti. Il padre era stato furiere nell'esercito e si era ammogliato [...]
[...] a quarant'anni, con una pensione di venticinque lire al mese e dei baffi chiari, che cominciavano a ingrigiare alle punte. Ritornato alla vita [...]
[...] borghese, sposò una vecchia conoscenza che aveva dimenticato seguendo il reggimento in Sicilia. Un giorno si incontrarono sul marciapiede milanese e [...]
[...] portinaia di casa Belgioioso e faceva la ricamatrice, guadagnando parecchie lire al giorno, perchè poche ragazze potevano tener dietro al suo ago [...]
[...] fragoroso della folla delle esposizioni, che non le avrebbe fatto scomparire le punzecchiature ai polpastrelli delle dita. Coi capelli neri e bipartiti [...]
[...] rotondo e biancheggiante fin sotto i capelli che folleggiavano, pareva la bella testa di una preraffaellita. Vestiva sempre di un colore severo, con [...]
[...] le vesti che le andavano giù a piombo sopra le sottane floscie, e si teneva il busto chiuso fino alla fossetta della gola. Col corpo ben fatto [...]
[...] che facevano assieme un fuoco luminoso. Alla magistrale aveva imparato a parlare con qualche eleganza e a infarcire il linguaggio di qualche parola [...]
[...] francese. — Creda, sapeva dire, che le iniziali disegnate in questo modo sarebbero très-belles. Suo padre, che era il guardaportone, e sua madre [...]
[...] , che era la portinaia, non avevano bisogno dei suoi guadagni. Il padre grosso e grasso non aveva vizii, all'infuori di bere una mezza bottiglia [...]
[...] di barolino al ghiaccio, quando i signori non erano a Milano e la madre, con tutte le vesti che le portavano dabbasso le cameriere, non aveva [...]
[...] sapeva dove passasse le sue ore fuori di portineria e perchè nessuno l'aveva potuta intrattenere a fare dei pettegolezzi. Se le cameriere incominciavano [...]
[...] il sottovoce, si ritirava con aria di annoiata sulla sedia di lavoro. Il martedì e il giovedì, dalle due alle sei, erano i giorni in cui faceva [...]
[...] pensar male a tutta la servitù dei piani superiori. Andavano giù a cercarla l'una dopo l'altra e la madre non sapeva rispondere altro alle sguaiate [...]
[...] se non che non poteva star molto a arrivare. E quando arrivava le maligne notavano che era tutta agitata, che aveva la faccia accesa, che aveva [...]
[...] la mamma a più riprese, rispondeva a tutti con grazia e le rideva nel pensiero un avvenire bugiardo che le mise due rughettine sulla fronte. Un [...]
[...] come indurita. Le dita di grande signora abituata al piano le erano diventate magroline e la mano, tutto assieme, pareva scarna. La pelle della [...]
[...] faccia, pur restando fine come quella di una madonna colorita, aveva perduto della freschezza, e alla mattina era obbligata a strapparsi i capelli [...]
[...] aveva in orrore la montura dei sottufficiali. Le parve di avere incontrato il suo giovine povero. Si commosse, si lasciò corteggiare e indurre a [...]
[...] quantità di abiti e a una farraggine di regali che incominciavano coi gioielli e andavano via attraverso i pizzi, i merletti, i guanti, le gale, i [...]
[...] fazzoletti di batista, le calze di seta e le camicie ricamate con una maestria che tendeva a uguagliare la sua. Lo sposo non le aveva regalato che [...]
[...] meravigliosa, si trovò in casa sua in poche ore. Alla mattina aveva l'abitudine di bere un grappino con l'erba ruta della bottiglia in casa, e di uscire [...]
[...] a fare una passeggiata col sigaro in bocca, fino dall'acquavitaio Ramassotti, in Santa Margherita, per offrirsi un cicchetto e fare quattro [...]
[...] dell'importanza e andava a spasso fino all'ora del pranzo. Senza mestiere, col solo bagaglio di una bella calligrafia e un'istruzione amministrativa che si [...]
[...] fermava alla moltiplica o alla divisione, continuava a vivere dietro la chimera dell'impiego. Gli avevano detto che gli ex ufficiali e sottufficiali [...]
[...] avevano la preferenza nei pubblici impieghi; così lui e la moglie vivevano tranquilli che un giorno o l'altro sarebbe loro capitato in casa il plico [...]
[...] cresciuta. Silvia aveva avuto tre figli che le avevano fatto perdere in gran parte la clientela ricca che le mandava i fazzoletti da ricamare, e le [...]
[...] sue mani che incominciavano a tremare, stavano per farle perdere il resto. Il padre di Arturo, di Annibale e di Bice, in parecchi anni, non aveva [...]
[...] , quando egli diceva a tutti che se avesse avuto vent'anni di meno sarebbe andato in Francia a difendere la causa dell'ordine contro i petrolieri e le [...]
[...] petroliere che davano il fuoco alla più grandiosa capitale del mondo, dovettero far sammichele e portare le loro carabattole nel Cortilone, perchè [...]
[...] la malattia di petto di Silvia l'aveva tenuta su e giù dal letto per del tempo, senza mettere l'ago nei fazzoletti che di malavoglia e di tanto in [...]
[...] pazientemente e con interesse le sue storie, che il tale gli aveva promesso di interessarsi del suo caso, scrivendone direttamente al ministro, e [...]
[...] e senza trasporti nei figli. Non erano belli e non era diffusa sulla loro faccia la gagliardia militare del padre, ma erano buoni, docili [...]
[...] naso rosso come quello di un beone, una bocca smisuratamente larga e una voce che segava i nervi. Il padre era qualche volta obbligato a dirgli [...]
[...] a dieci anni era gracile, aveva degli occhietti che parevano infossati e una fronte bassa bassa, come se appena nato gli avessero messo sulla [...]
[...] calotta cranica un pietrone per impedirne lo sviluppo. Bice a nove anni aveva la faccia di dodici e un corpo che pareva un barilotto di carne. Non [...]
[...] era in lei promessa alcuna di diventare una donna seducente. Aveva gli occhi che guardavano l'uno a destra e l'altro a sinistra, dei capelli [...]
[...] rossicci pesanti e ruvidi e pareva che lo stomaco le avesse inghiottito il collo, tanto la testa era vicina alle spalle. La ragazza aveva fatto le [...]
[...] due classi elementari e i ragazzi erano stati in terza. Ma nè i maschi nè la femmina avevano portata via la voglia di leggere. La madre diceva [...]
[...] loro spesso: — Leggete, ragazzi, che vi farà bene quando sarete grandi. Ma i libri rimanevano chiusi e polverosi sul granito sporgente del camino [...]
[...] liquorista all'ingrosso e Annibale a correre per le vie coi pacchi da portare a domicilio della ditta di moda Altazzi. Tutti e tre [...]
[...] raggranellavano cinque lire la settimana. Il fitto di centoventi lire per la stanza a due finestre, veniva pagato con grande fatica e le buone abitudini di [...]
[...] vivere bene erano state perdute a una a una. Era difficile che al loro desco domenicale si vedessero un po' di carne e un bicchiere di vino. La [...]
[...] d'oro e un simpaticone anche adesso che aveva dei baffotti brizzolati e la maggioranza dei capelli bianchi. Nella città del Torrazzo era [...]
[...] i suoi banchi allineati, tra una colonna e l'altra, dinanzi al Bottegone. Lo si chiamava il Bazar all'aria aperta. Erano filate di vetrine [...]
[...] . C'erano vetrine di pettini, di spazzolini per i denti, di specchi tascabili, di rasoi per radersi la barba e portarsi via netti i calli, di spazzole di [...]
[...] pelo nero per le scarpe e di setole bianche e colorate per gli abiti, di stringhe lunghe e rotonde per i busti femminili, di forcelle per i [...]
[...] eleganti, di profumeria, di ditali di metallo bianco e dorato, di aghi di tutte le gradazioni, di occhiali per i miopi e per i presbiti, di [...]
[...] cavaturaccioli col manico d'avorio e di ferro bianco, di elastici a striscia larga e piccina e di altre cianfrusaglie che completano il negozio del [...]
[...] venditore a prezzi varii. Due volte la settimana lasciava sotto i portici la moglie e la figliuola e lui, con l'asino e il figliuolo, andava nei [...]
[...] dintorni dell'alto e del basso Cremonese, carico di mercanzie, a servire i fittabili e i mercantelli di campagna, che lo aspettavano invariabilmente [...]
[...] una volta al mese. Usciva dal portone con l'alba e si metteva sulla strada di Pizzighettone sull'Adda o di Ostiano sull'Oglio e di Motta Baluffi [...]
[...] sul Po, col suo asino che toccava via sollecitamente senza che lo si toccasse. Se Carluccio lo aizzava col legno, si impuntava sulle gambe e [...]
[...] ragliava fino a quando andava il padrone a accarezzargli le nari che palpitavano di collera e a dirgli parole dolci come a un bimbo. — Brutto [...]
[...] cagnaccio! Ti romperò le spalle io, se toccherai ancora questo mio povero Tonino, che è così buono, non è vero che sei buono? E lo riavviava con un bacio [...]
[...] sul muso. Tonino, contento, riprendeva il viaggio con maggior lena, dondolando il collo a destra e a sinistra per far sentire col dlin, dlan [...]
[...] calcagna e gli teneva caldo le orecchie col bavero di pelle di lontra, e d'estate gettava sulla cassa lunga il giacchettone di velluto smuntato [...]
[...] col carniere gonfio di carta e cordicella per fare i pacchi della vendita, e seguiva, a piedi, dalla parte opposta alla polvere, il carrettone col [...]
[...] un pivello, la paglia del virginia che fumava. Le sue fermate erano ai grandi cascinali dei fittabili e nei paesucoli ove veniva annunciato dalle [...]
[...] strida della ragazzaglia, che lo vedeva spuntare dal polverone bianco sollevato dai piedi del quadrupede e dalle ruote del veicolo. Egli appariva [...]
[...] tra la gente di campagna, con la sua bella faccia bianca e rossa di salute, come un amico aspettato. Dopo un buon raccolto non c'era donna che non [...]
[...] avesse qualche cosa da comperare dal masciader e che non saldasse il conto se aveva qualche arretrato. Vendeva loro un mucchio di roba. Vendeva [...]
[...] delle matasse di cotone e di lana per fare le calze, dei fusi col cappelletto a colori vivaci, dei fazzoletti di shirting, dei cashmirs [...]
[...] fiammeggianti per la testa e il seno delle donne, delle braccia di cotone e di percallo e di lana per le vesti, dei veli neri e bianchi lunghi, che mandavano [...]
[...] domenica, degli anelli d'argento col Cristo spirante sul cerchio a crocifisso, dei foulards da collo, delle borse di tabacco per gli uomini e dei [...]
[...] mezzi guanti di pizzo nero per le mani femminili e per le grandi domeniche in cui ognuna si metteva indosso la roba più bella del cassettone [...]
[...] stracco col muso tra le gambe, come se fosse stato consapevole della brutta giornata che aveva fatto il padrone, e rimestava i pensieri che aveva [...]
[...] dei mesi, guardando continuamente in cielo e pregando notte e giorno il Signore di essere buono e di permettere loro di mietere il frutto bagnato [...]
[...] dal loro sudore, e poi, con la falce della messe in mano, sentire la grandine infierire sui covoni, sulle pannocchie alte e sui grappoli che [...]
[...] maturavano e vedersi sfrondare i gelsi che dovevano mantenere i bachi fino al bosco, era una crudeltà che non capiva neppure Alessandrino, che adorava [...]
[...] il Signore Iddio in ginocchio, nel luogo sacro, con la fronte umiliata al suolo e le mani unite. La coltura a irrigazione, nell'alto e nel basso [...]
[...] Cremonese, andava allargando la disorganizzazione della grande comunanza patriarcale composta di famiglie, e gli effetti se ne sentivano in tutte [...]
[...] lenta e inavvertita del contadino, che rivoltava lo stesso fondo di generazione in generazione. Con la sciagurata innovazione che distruggeva la [...]
[...] campagna a coltura intensiva, c'erano gli uragani e la siccità che devastavano i campi e indebitavano migliaia di famiglie abituate alla prosperità [...]
[...] alla disperazione. Dopo averli fatti nascere con tante precauzioni, averli veduti ingrossare dalla prima alla seconda e alla terza dormita [...]
[...] , avere faticato giorno e notte in un lavoro febbrile, spogliando alberi, cambiando letti, mantenendo la temperatura raccomandata dal padrone [...]
[...] girovago andava alla malora. Era una verità così lampante che non ammetteva discussione. Con una buona vendemmia e un ricolto abbondante lui [...]
[...] arrivava e domandava di loro per chiudere la partita. I suoi crediti gli erano diventati dei debiti. Andava attorno, si straccava, scolorava la [...]
[...] mercanzia con la polvere che raccoglieva lungo gli stradoni, ammazzava l'asino e rifaceva il cammino bestemmiando di non volerne più sapere della [...]
[...] per tanti secoli i loro genitori. I nuovi venuti preferivano la bottega, a costo di pagare il doppio di quello che si pagava al suo banco. E se si [...]
[...] imbrattava le scarpe. E dava loro del Girard bello e buono, come quello di tutti gli anni, che riceveva direttamente da Parigi. Gli zolfanelli che [...]
[...] mandava a grosse a tutti i tabaccai, e a scatole alle case signorili, erano diventati, per i suoi avventori, zolfini che parevano stati nell'acqua [...]
[...] . Dicevano che ce ne voleva un cavagno per accendere il fuoco. E tuttavia erano della stessa ditta Medici, che inviava fiammiferi a mezzo mondo. Il [...]
[...] bazar del tutto a una lira, il quale occupava otto botteghe illuminate a gas, aveva finito per rovinarlo. Chi andava da lui sceglieva e sbatteva [...]
[...] di bloccargli la via all'esistenza alterò il suo carattere di bonario e gli mise in capo l'idea che a Cremona, dove era nato e ove aveva fatto [...]
[...] tanto bene, lo si odiava. Guardava attorno e gli pareva di vedere i nemici che aspettassero la sua caduta. Passeggiava, e sentiva che le pietre gli [...]
[...] scottavano i piedi. Lo salutavano, e scorgeva nel saluto la gioia di vederlo avviato alla casa dei pitocchi. Andava a quintinare per farsi passare [...]
[...] il crepacuore e per dimenticare che a Cremona c'era tanta gente perversa, e leggeva su tutte le facce la delizia della gente che indovinava che [...]
[...] aveva poco da bere. Alla sera, a cena, batteva i pugni sul tavolo e giurava che un giorno o l'altro avrebbe venduto tutto e dato un addio alla [...]
[...] famiglia. A Milano c'era posto per tutti coloro che avevano voglia di lavorare. E un bel giorno mise tutto all'asta, pagò a tutti fin l'ultimo [...]
[...] centesimo, perchè non voleva che si dicesse che Alessandrino, il pancione, era un mal paga, e con la moglie e i due figli prese il treno per la [...]
[...] dai pedicelli che gli avevano tormentato i piedi e lo avevano fatto cadere sullo stradone durante l'ultimo viaggio. Ma non poteva tirarsi a Milano [...]
[...] a Milano che a Cremona. Intorno, alla ricerca di un posto, trovava mucchi di disoccupati. Bussava e si sentiva rispondere di non seccare, che [...]
[...] avevano del personale da vendere, o gli sbattevano sul naso dei no che gli ricacciavano in gola la preghiera. Si esibiva come fattorino e gli [...]
[...] occhi. Voltavano via la faccia con disgusto e con alzate di spalle, come se un pover'uomo maturo non avesse avuto diritto all'esistenza come un [...]
[...] , e si straccano prima del tempo. In un grande studio notarile lo si sarebbe preso per sei lire la settimana se avesse conosciuto le vie della [...]
[...] domicilio le ordinazioni per venticinque lire il mese, a patto che pagasse i vetri che avrebbe rotto. Le donne costano meno e trovano più facilmente [...]
[...] non la si voleva cogli zoccoli, altrove si esigeva che sapesse dare una mano alla stiratrice per passare i ferri sulla biancheria alla buona e per [...]
[...] punto interrogativo, se ne commosse e la raccomandò tanto all'avvocato Tarquini, che al lunedì susseguente entrò al suo servizio per otto lire il [...]
[...] mese e una tazzina di minestra al giorno. L'avvocato Tarquini era un democraticone che affiggeva il suo amore per il popolo anche sui muri. Diceva [...]
[...] di vivere per i grandi ideali che dovevano redimere il genere umano e di sognare un governo di galantuomini. In casa però era taccagno. Era una [...]
[...] lima e una lesina che faceva scappare tutte le serve. In ogni contarello vedeva la mano ladra che lo truffava di qualche centesimo sulla spesa [...]
[...] . Dava un occhio a tutto ciò che si lasciava sulla tavola e rivedeva gli avanzi allo stesso posto con l'occhio sospettoso di chi non ha dimenticato le [...]
[...] dei suoi. Un fazzoletto fatto in quattro poteva servire un giorno o l'altro per fasciare una ferita. Un paio di calzoni consumati e lucidi li faceva [...]
[...] domani. La moglie di Alessandrino, il pancione, che non aveva mai servito e che in casa sua, a Cremona, non si lasciava andar via nessuno senza [...]
[...] vuotare il boccone, passava di meraviglia in meraviglia e diceva a sè stessa che i milanesi non erano tanto generosi come si diceva. Il marito [...]
[...] , e dovevano fare il tirocinio come in tutti i mestieri. Il ragazzo intanto guadagnava più che a Cremona, dove guadagnava niente. Con cinque lire [...]
[...] di capitale portava a casa una e cinquanta al giorno. Comperava tanti giornali e non smetteva di strillare fino a quando li aveva venduti tutti [...]
[...] imparava le cose in pochi minuti, che sapeva leggere, scrivere, ricamare, cucire, rammendare, stirare e fare dei conti come una ragioniera. Di anno [...]
[...] di aiutarlo con l'olio di ricino che pulisce e vuota bene. Ma anche purgato e ripurgato l'appetito non gli si aguzzava. Si sentiva sempre la [...]
[...] lingua grossa di uno strato di limaccio bianco e qualche volta, se apriva la bocca, dava l'idea di un buco di latrina di straccioni scoperchiata [...]
[...] sotto il naso. Gli usciva un alito che lasciava credere che avesse lo stomaco purulento. L'inappetenza prolungata lo intristiva e lo rendeva [...]
[...] misantropo. Evitava di parlare, fuggiva la gente come se avesse avuto paura di morsicarla e faceva tacere la moglie con un gesto di seccato quando gli [...]
[...] oppressioni che lo soffocavano e che lo facevano correre sulla ringhiera a tirare il fiato. Provava delle vertigini che lo obbligavano a prendersi nelle [...]
[...] moltiplicava le rughe trasversali che davano il disegno d'una scalinata veduta da lontano in un quadro, e sotto i suoi occhi le vescichette vuote avevano [...]
[...] invaso dell'altro spazio. Alcune settimane dopo, l'apparecchio riprendeva la sua funzione e Alessandrino, che aveva veduto scomparire, adagio [...]
[...] adagio, il pancione, ringiovaniva, riprendeva il buon umore, inghiottiva fettone di polenta in un boccone e divorava baslotti di minestroni che [...]
[...] limargli lo stomaco e a smagrarlo con dei digiuni interminabili. Allora era una pena. Vedeva voltare sulla tagliola il culo di polenta fumante e [...]
[...] che andavano da lui quando era troppo tardi o quando, a volerli aiutare, bisognava ordinar loro di cambiare aria e di nutrirsi con dei brodi [...]
[...] succulenti e della polpa di pollo e del vino buono e di seguire un regime di vita assolutamente regolare. Ci volevano dei ricostituenti e non delle [...]
[...] medicine, se non volevano infiacchirsi l'organismo. Alessandrino, che non voleva rassegnarsi a morire e che sognava ancora di ricostruire la sua [...]
[...] lasciavano come dissanguato e non gli ridavano che un appetito da convalescente che non distingue più il sapore dei cibi. Mangiava e gli pareva di avere [...]
[...] . Incadaveriva a vista d'occhi e lo si vedeva con dei brividi. La testa gli si era come rimpicciolita e schiacciata alle pareti e i pochi capelli bianchi [...]
[...] e lunghi, sparpagliati sul cuscino sporco, gli davano un'aria spettrale. La faccia non era più che un teschio coperto di pelle assecchita e [...]
[...] stiracchiata fino alla punta del naso, un'ingrossatura dei pomelli crepati e escoriati e una moltitudine di pieghettine alle estremità della bocca [...]
[...] poteva sprofondare il pugno e la fossetta della gola era adimata con le ridondanze di pelle dell'uomo in fin di vita. Le braccia, che tirava fuori per [...]
[...] rinfrescarle nei momenti in cui l'oppressione allo stomaco gli toglieva il respiro, parevano randelli articolati con delle sporgenze al gomito e [...]
[...] al polso. Sulle mani senza vita risaltava la rete delle vene come se fossero state spellate e scarnate dal chirurgo. La magrezza del corpo era [...]
[...] , egli era morente. Rantolava della mattina e non apriva gli occhi che quando le sofferenze lo obbligavano a tentare di sollevarsi dal lenzuolo con [...]
[...] degli "Oh Signore, fatemi morire". Il pranzo era finito e Giuliano era uscito con Candida, Altaverde e Annunciata a fare una passeggiata fino al [...]
[...] dazio e la moglie di Alessandrino correva ancora per il prete, perchè aveva paura che le voltasse via da un momento all'altro senza i conforti della [...]
[...] andavano di traverso, si sentiva mancare la terra sotto i piedi. La sua esistenza aveva compiuta la sua parabola con quella del marito e non aveva [...]
[...] voglia di sopravvivergli. E così piangeva perdutamente, soffocando il dolore nel fazzoletto che si teneva alla bocca. Don Paolo, grassotto, con un [...]
[...] un'Italia senza stranieri. Con i pezzi dello Stivale messi assieme, i suoi ideali si erano acquietati nella soddisfazione e faceva pancia senza [...]
[...] parrocchia e ai suoi parrocchiani, i quali non mancavano mai di ricorrere a lui quando avevano dei dispiaceri di famiglia. Lo si poteva mandare [...]
[...] a chiamare a tutte le ore, di giorno e di notte, quando era a pranzo e quando era in letto, senza irritarlo mai. Sabato aveva dovuto farsi in [...]
[...] alla locandiera Peppina, ch'era andata all'altro mondo senza dire addio al marito in galera, a confessare Alessandrino, che stava male e che il [...]
[...] medico aveva spedito dicendo che la scienza non poteva fare più nulla per lui. Gli andò al letto in sottana, come un amico, facendogli coraggio e [...]
[...] misericordia di te l'onnipotente Iddio, ti perdoni i tuoi peccati e ti guidi alla vita eterna. Con la autorità di Cristo ti assolvo dai tuoi peccati [...]
[...] nel nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo. Verso le due il malato era più di là che di qua. La madre avrebbe voluto che i figli [...]
[...] settimana intera per dei soldi. Non ne aveva dunque che per sè. Egli dormiva sulla locanda e non pensava oramai che a sè stesso. Agostina, la figlia [...]
[...] , era in campagna coi suoi signori e non c'era neanche modo di farle sapere che suo padre poteva morire da un momento all'altro. Essa scriveva tutti [...]
[...] i mesi poche parole, inchiudendo le quindici lire della mesata e dicendo loro di star bene. La povera donna, intanto che pensava allo strazio di [...]
[...] lasciarlo morire senza vedere i figliuoli, gli cambiava la camicia e gli distendeva sotto il mento il lenzuolo pulito per la comunione. L'infermo [...]
[...] imperlava di sudore e la respirazione si andava facendo grossa e faticosa, senza che la moglie potesse alleviargli i patimenti. Impotente, la povera [...]
[...] donna si lasciava cadere sulle ginocchia, sprofondando la faccia nella coperta e mettendo la mano sinistra sulla destra ghiacciata del marito [...]
[...] seguito dai fedeli e da parecchie donne del Cortilone che non mancavano mai di dire una prece per il prossimo in agonia. C'era tra loro la [...]
[...] , Margherita, la inquilina del 27, col suo scialletto che non le arrivava nè da una parte nè dall'altra; e la Pina, la moglie del calzolaio, con gli occhi [...]
[...] , disse il sacerdote, a questa casa! Si avvicinò al letto del moribondo, gli aprì l'occhio coll'indice e il pollice, come per vedere se fosse ancor [...]
[...] vivo, prese il calice che gli porgeva il chierico e alzò l'ostia sacra. — Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo! Si [...]
[...] volse verso l'ammalato col viatico in mano, dicendo tre volte: — Signore, non sono degno di ricevervi. E con le ultime parole mise l'ostia immacolata [...]
[...] inferiore, come se si fosse addormentato in quel momento. Il prete si fece dare un po' d'acqua e gliene versò sopra una goccia per aiutarlo a [...]
[...] trangugiare il Signore, senza farlo toccare i denti. L'ostia, che si era appiccicata alla lingua, si sciolse in una poltiglia bianchiccia e a poco a poco [...]
[...] . Don Paolo ritornò poco dopo con la calotta a tre angoli e con la stola a dargli l'estrema unzione. Respirava con dei rantoli che impaurivano [...]
[...] . — L'aiuto nostro nel nome del Signore. La gente che era con lui rispose: — Che ha fatto il cielo e la terra. — Il Signore sia con voi. — E [...]
[...] letizia, la carità fruttuosa, la sempiterna salute; si allontani da questa casa il demone della colpa e la ricreino gli angeli della pace e nessuna [...]
[...] ogni timore e dona a noi la salute. Le donne assentivano a tutto ciò che diceva il prete, ricominciando febbrilmente le preci e battendosi [...]
[...] ripetutamente il petto, e il sacerdote guardava il soffitto, come per cercare l'inspirazione divina. Il moribondo rovesciava gli occhi e con le mani [...]
[...] orecchie, le nari, la bocca, le mani, i piedi e le reni. — Per questa unzione santa e per sua piissima misericordia ti perdoni il Signore le colpe che [...]
[...] hai commesse per mezzo degli occhi, delle orecchie, delle nari, della bocca, delle mani, dei piedi e delle reni. Alessandrino pareva spento [...]
[...] ultime oscillazioni. Egli era stato benedetto, le donne avevano biascicato molte orazioni, e il prete, come rapito dall'estasi mistica, diceva [...]
[...] : — Esci, anima cristiana, da questo mondo in nome del Padre che ti creò, del Figlio che per te soffrì e dello Spirito Santo che ti ha santificata: in [...]
[...] nome degli angeli e dei santi. Sia oggi la pace la tua dimora, e la tua casa sia la santa Sionne. Il sacerdote gli prese la mano nelle mani [...]
[...] , premendogliela dolcemente: — Dio di clemenza che cancelli le colpe, purificami di ogni pensiero e d'ogni parola, di ogni azione cattiva che nella vita [...]
[...] donna, se ho usato soperchierie, se ho negato la giustizia, se ho odiato e se ho tolto la roba altrui e calpestati i diritti degli altri, o Signore [...]
[...] spalancava per ricevere l'anima del peccatore pentito. — Vanne, vanne, anima cristiana, da questo mondo, vanne pentita e speranzosa: ti aspettano Maria [...]
[...] , gli angeli, i santi. I singhiozzi salivano con le parole calde del prete e coi singulti della povera donna nell'angolo, che perdeva il suo bene [...]
[...] . — Va, dopo avere sparse le lagrime nella notte cupa e tenebrosa, va alla sommità del monte, ov'è luce, calore, giocondità; ove Iddio stesso è la [...]
[...] , spalancando le labbra e ritraendo ingordamente la lingua fin sotto il velopendolo e rimanendo così senza vita. In un attimo egli era diventato [...]
[...] posati i mosconi. Le orecchie erano delle cartilagini gialle, i cui orli paonazzi piegavano su sè stessi e la pelle screpolata del naso gli si [...]
[...] era contratta, tenendogli aperta la bocca come un abisso spaventevole. Il prete gli raccolse le mani e gli mise il crocefisso sul letto. La moglie [...]
[...] piangeva come una disperata. La famiglia che riassumeva tutto ciò che vi era di tragico e di deforme nel Casone era quella dell'indoratore [...]
[...] mostriciattolo, con delle protuberanze davanti e di dietro che gli si andarono sviluppando cogli anni, inghiottendogli il collo fino al di sopra della [...]
[...] carotide, caratteristica dei denutriti della miseria. Con la testa enorme e mobile, con gli occhi bigi in fondo alle orbite sotto tettoie pelose [...]
[...] , col naso orribilmente schiacciato alla radice, con le mascelle voluminose e le labbra turgide e scarlatte faceva scappare le donne dal ventre grosso [...]
[...] . Era di una forza straordinaria. Con delle braccia lunghe e sproporzionate al corpo sapeva levare pesi enormi e contorcere, nei momenti bestiali [...]
[...] , con la fronte dalla pelle gualcita, con le palpebre scerpellate e rossastre, e con una configurazione facciale scimmiesca. Era la cagna del Cortilone [...]
[...] così ripulsiva che nessuno, neppure la madre che la tirava grande a schiaffi e a pedate, sentiva il bisogno di proteggere la sua verginità dagli [...]
[...] Vittoria. Pietro sentiva per lei una passione brutale di abbatterla in terra e saziarsi sul suo corpo. Più ella si ostinava a voltar via gli occhi e [...]
[...] più lui le teneva dietro nelle ore libere con la tenacità del questurino. In sull'imbrunire l'aspettava sulla porta e la seguiva fingendo di [...]
[...] andare pei fatti suoi, aspettandola dovunque poteva spiarla, sull'angolo della via o dietro un albero. Assisteva ai palpeggiamenti e alle [...]
[...] colluttazioni con gli uomini, coi bramiti sordi della concupiscenza, coprendola di nomi ingiuriosi, chiamandola la troietta di tutti e giurando di [...]
[...] avrebbe sputato in viso alla prima parola. Con la faccia terrea e le mani agitate la vedeva andar via vestita alla diavola, con delle vesti svanite [...]
[...] orribile e che malediva perchè la perseguitava da sei mesi. — Piuttosto che divenire sua moglie, diceva alle amiche che la canzonavano, preferirei [...]
[...] saltare nel tombone di San Marco! Pietro lo sapeva e sapeva anche che si metteva in ridicolo l'idea del suo matrimonio. Ma lui non ascoltava [...]
[...] nessuno e continuava a pedinarla, determinato a carpirsela come una preda, a farsela sua per diritto di conquista, a contenderla agli altri col suo [...]
[...] pugno di ferro che spaccava i tavoli e frantumava le scranne. Non mancava che una goccia di vino per far traboccare la sua violenza. Quando era [...]
[...] bevuto, non rimaneva di lui che l'animale feroce che sconquassa e che passa sul corpo di non importa chi. Una volta vuotò un'osteria con una [...]
[...] di fuori che gridava aiuto, egli si mise a sfogarsi contro i vetri, scaraventando i bicchieri nelle finestre e adoperando un doppio litro per [...]
[...] rompere i litri, passando dappertutto con la bava alla bocca e con gli occhi stralunati e iniettati di sangue, come una bufera che lascia dietro di [...]
[...] sè il disastro della sua furia. Il momento era venuto. Era una sera di maggio con l'aria tepida e col cielo che pareva un'immensa cupola chiara [...]
[...] fatto sbarbare, aveva bevuto mezzo litro di trani e sfoggiava una cravatta di lana rossa che gli buttava una fiammata sulle guance livide [...]
[...] vita e le davano dei ganascini che la facevano trepidare con dei gridi che andavano nelle orecchie di Pietro come tanti spilli. Le stelle si [...]
[...] ippocastano affollato e fiorito e Pietro se la immaginava allungata sull'erba sotto il peso di un uomo che se la sgingottava tra le braccia. Gli calò sulle [...]
[...] temperatura e, incalzato dalla gelosia, andò difilato, di corsa, verso il capannello, che si sciolse a gambe levate, a si gettò sulla donna come un cane [...]
[...] rabbioso, morsicandola dappertutto e tappandole la bocca per impedirle di urlare come una scalmanata. La fanciulla sorpresa rimase vinta. Si [...]
[...] testa, le passò il braccio sotto il braccio e si avviarono verso casa senza scambiarsi una parola. Sull'angolo, Pietro, entrò dall'acquavitaio a [...]
[...] imperativi. Non rideva più con alcuno, non guardava più in faccia ai giovinastri che conosceva e filava diritto per paura di sentirsi alla gola le [...]
[...] a rispondere che non aveva scarpe e che la settimana doveva darla alla mamma perchè l'aveva mantenuta. Il vicinato, vedendoli passare, faceva [...]
[...] non riuscivano a convincersi che ci fosse una legge divina che permettesse a un mostro come il gobbo e a una infelice come Vittoria di unirsi in [...]
[...] matrimonio per produrre dei bimbi deformi come il padre e scrofolosi come la madre o orribili come i genitori. Ma la cosa era un fatto compiuto [...]
[...] . Domenica scorsa don Paolo aveva annunciato ai devoti, tra le altre pubblicazioni, che Pietro Cristaboni, indoratore, di anni 26, e Vittoria [...]
[...] Angelucci, orlatrice, di anni 18, intendevano contrarre tra di loro matrimonio. Bastò l'annuncio per sollevare il susurro. Le donne e le ragazze che [...]
[...] il falso incorreva in colpa mortale e nella pena della scomunica. Il chiacchierio della folla femminile fu sul canonico impedimento. Non c'era [...]
[...] sarebbe dovuto incatenare in un manicomio. Era stato veduto dai vicini della sua ringhiera sbattere la madre violentemente sulla parete e tutti [...]
[...] sapevano che era lui che l'aveva fatta crepare a botte e a spaventi. Una volta il bilanciere Antonio gliela strappò di mano tutta sanguinolenta. E per [...]
[...] incominciata con dei cavalletti e un pagliericcio, un tavolo di tre lire con le due scranne e qualche stoviglia per la cucina, e non l'avevano [...]
[...] sapere che vi erano degli esseri che vivevano in tanta melma. Pareva un'abitazione di cani pitocchi. C'era della carta straccia e unta sul focolare [...]
[...] , negli angoli e sotto il tavolo. Il letto era sempre sfatto e le lenzuola stracciate non si distinguevano dal colore della coperta. Le pareti erano [...]
[...] piene di ditate del colore del caffè sporco. Dal soffitto a travicelli penzolavano le ragnatele che infittivano e si allungavano giù, di anno in [...]
[...] masticatore di mozziconi raccolti per la strada, dei piedi che vi entravano infangati, e di tutta la miseria che cadeva dalle loro teste, dai loro [...]
[...] corpi, dal loro tavolo e dal loro focolare. Il primo frutto della loro unione fu un piccino che fece meravigliare il vicinato. Era grassottello, con [...]
[...] il latte. Il secondo fu una bimba vispa, con degli occhi fulvi come i capelli, con un nasino che si slargava alla base, e delle guance che in certe [...]
[...] alcuna meraviglia sulle ringhiere e sulle scale popolate di inquilini. Nel Casone si era abituati a dire che i ragazzi più belli uscivano dalle [...]
[...] che hanno la pelle fresca e sana. I primi due invece di svilupparsi e crescere, si immiserivano, il primo rimanendo come era nato, il secondo [...]
[...] ingrassando come se fosse stato affetto d'idropisia, senza allungarsi mai fuori. I bimbi degli altri camminavano e si rincorrevano già per i cortili con [...]
[...] le manate di palta per snegrarsi la faccia e gridare a perdita di fiato. I bimbi dei due Cristaboni non sapevano stare in piedi e le gambe di [...]
[...] per il pattume della casa e della scala, emettendo dei gridi sgarbati e mangiando quel diavolo che capitava loro tra le manucce. La madre, che [...]
[...] . Mentre si sgravava di altri due, Ricchetto e Gigi perdevano la fioritura, divenivano flosci e erano tormentati dalla dentizione che cresceva [...]
[...] orribilmente. I denti uscivano dalle gengive aguzzi, addossati e irregolari. Sotto il mento avevano sovente dei gonfiori che l'olio d'amandorla non [...]
[...] sapeva più distruggere. Ci voleva spesso la lancetta del chirurgo dell'ambulanza, la quale lasciava sempre della carne spellata e rossastra, con [...]
[...] rachitico in fasce che lacerava i capezzoli della madre che gli dava il latte. A cinque anni era un demonio che percoteva i fratelli e le sorelle e [...]
[...] invecchiava e più si sviluppava in lui il genitore con la sua testa massiccia, coi suoi orecchioni fioriti di esantemi, coi suoi occhi illuminati dalla [...]
[...] delinquenza, con l'ossatura della faccia voluminosa, con le esuberanze sullo stomaco e sulla schiena, con le mani che parevano artigli. Brutale [...]
[...] come lui, rompeva le scodelle e buttava il coltello e la forchetta in faccia alla madre, se lo seccava. Antonietta teneva più della madre. Con una [...]
[...] faccia patita, con le palpebre arrovesciate, scrofolosa, esile, senza fianchi, coi piedi pesanti e piatti e con la spalla sinistra che le si [...]
[...] piede contorto e uno stomaco che buttava su quasi tutto quello che mangiava. Pietro, in mezzo a questo spettacolo tragico, rimaneva l'uomo di prima [...]
[...] allegra. Pareva una sposa appena uscita dalle mani della sarta e dell'orefice. Era vestita di seta, con uno spillone d'oro dove il seno ascende [...]
[...] , con dei pendenti nelle orecchie che fiammeggiavano, con un braccialetto massiccio intorno al nudo del braccio destro e con un nastro di velluto [...]
[...] , con la veste succinta per non insudiciarla e lasciar vedere il candore della sottana inamidata, non sapeva dove stare. Andava da una parte e [...]
[...] dall'altra, baciando Altaverde sugli occhi o sull'altura della testa, dicendole cento volte di non sporcare questo e di non gualcire quest'altro [...]
[...] . — A me piacciono, sai, le ragazze pulite, con le orecchie lavate fino in fondo, dove si forma la poltiglia giallognola. E passandole la salvietta [...]
[...] nelle orecchie, le girava intorno, scavando e facendo aria col fru fru della sottana e con lo struscio della seta che andava avanti e indietro [...]
[...] capelli. Così e così. Vedi come ti stanno divinamente! Sembri una madonna. Mettiti questi stivalucci di pelle di marocchino. Sono morbidi come il pelo [...]
[...] ? E poi ci si chiama stupide se crediamo a queste cose che fanno gelare il sangue! Qui non ci sono fandonie, non ci sono. Noi non sapevamo neppure [...]
[...] . Non ne ho il menomo dubbio. Lo ha visto coi suoi occhi, e coi proprii occhi non si mentisce. Trentasei ore dopo era già bello e seppellito, come [...]
[...] un odore di marcia e di sentirmi in bocca l'aria putrida del luogo comodo. Lo dirò a Giorgio che non sta bene che ci sia un ospedale tra mezzo [...]
[...] . Mi spiegò che i noduletti sono bestioline che si trovano nel loro sangue e nei loro polmoni a bizeffe. È una famiglia di tubercolotici [...]
[...] tumore nel fianco e sbatte il catarro in terra quasi col piacere del padre. E io ho una paura maledetta della marcia verdastra del suo stomaco [...]
[...] come un mulo e cattivo come una vipera. Anche la Gigina sputa sangue. Poveretta, ho compassione di lei. Ma non so che farci. Bisogna che vadano [...]
[...] vomitare il caffè e latte di ieri. La Gigina ha i polmoni andati. Se fossi la madre di tutta questa minutaglia sciancata e dissanguata, morirei dal [...]
[...] schiena nello stomaco. La moglie è uno straccio che ha paura della sua ombra. Si lascia svuotare le gengive e strappare i capelli senza dire una [...]
[...] parola. Povera donna! Lavora come una bestia da soma e le ore libere le consuma portando i figli all'ambulanza ospitaliera. Il padrone di casa [...]
[...] agli affitti e gli affitti, diceva lo stesso Giorgio, non sono tutto. Il padrone ha dei diritti, si capisce. Ma gli inquilini non ne sono senza [...]
[...] cercata e supplicata di essere sua. Non è bello, ma non disgusta ed è buono come un angelo. Gli ho risposto che non mi sento di fare la donna [...]
[...] di casa. Non ho che le mie braccia e vivo volentieri delle mie fatiche. Lui insiste e dice che quando si è vicini ai trent'anni... Gli ho risposto [...]
[...] capitare un accidente da un momento all'altro. E poi? Lui ha la sorella, è vero, ma non va d'accordo. I loro affari sono completamente separati. Il [...]
[...] come l'anima tua. Dicevamo? Che mi piacciono i bimbi freschi e sani. Sono la mia passione. Giorgio non è proprio bello, ma voi sapete che i figli [...]
[...] hanno sempre più della madre. È lei che ne ha lo stampo e che dà loro la robustezza. Sei pronta? No, ti manca il velo. Guardati nello specchio. Non [...]
[...] pagine filettate d'oro. Ti piace? Brava! Addio, Enrichetta. Ricordatevi che stasera mangiamo assieme. Dite a Giuliano che andremo all'osteria e che [...]
[...] sono io che invito. Vi pare? Non c'è di che ringraziarmi. All'osteria c'è meno incomodo e si sta meglio. Andiamo, Altaverde. Mi metterò il cappello [...]
[...] prendo i guanti che dimenticavo sul tavolo. Il tempo è splendido e non c'è bisogno d'ombrello. Va adagio, carina, senza appoggiarti ai muri o alle [...]
[...] malora. La poveretta ha tanti figli e un marito che ha le mani buche e lunghe. Per lui non avrei cuore. È un poco di buono vostro marito. Ma voi [...]
[...] , disgraziata, avete dei figli e coi figli non si può andare in mezzo alla strada. Lasciate fare, gliene parlerò oggi. Non occorre che mi [...]
[...] cosa le ho fatto. Non so perchè madre e figlia l'abbiano su con me. Io so tutto, vedo tutto e lascio fare. Che cosa vogliono di più? Che faccia [...]
[...] della maldicenza? Non mi piace e lo sanno bene. Io tiro via per la mia strada e non mi mischio negli affari degli altri. E questo per loro è un [...]
[...] peccato. Ecco delle ragazze che s'avviano alla cresima. Vedi quella là che è già grande come una donna. È ora di maritarla e va a cresima. Dovevano [...]
[...] io la porta. C'è il tendone ovattato pesante che ti rovinerebbe l'abito. Così, passa. Prendi dalle mie dita l'acqua benedetta e fatti il segno [...]
[...] l'arca di san Gervaso e Protaso. Fa una riverenza alla colonna in cima alla quale è il serpente. Non lo vedi? Dall'altra parte del pulpito, là in [...]
[...] della polenta. Se fosse mia la prenderei a sculacciate, e gliene darei tante da farle venir su le vesciche. Prendiamo il posto. Come sta, signora [...]
[...] tanto la Carmela. Verrò a trovarla, lasci fare. Inginocchiati e sta raccolta che ho visto il vescovo entrare in sagristia. Vedrai che esce con la [...]
[...] mitra e il pastorale. Recita le orazioni che ti hanno insegnato a dottrinetta. Te le ricordi? Che stupida! Mettiti questo fazzoletto sotto le [...]
[...] sono anche dei ragazzi che non sono vestiti tutti di nuovo. E con questo? Sarebbe bella se non si cresimassero che quelli vestiti di nuovo [...]
[...] fondo. Dice a ciascuno le stesse cose. "Io ti confermo col crisma della salute nel nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo affinchè sii [...]
[...] altri. Andiamo che se ne vanno anche le altre. Tre riverenze all'altar maggiore, prendi l'acqua santa e segnati bene, che l'acqua santa tiene [...]
[...] male, non ti pare? Prendi. Non volevo dartelo che a casa. Mettilo in saccoccia e dallo alla mamma. È un portamonete coi denari per comperarti un altro [...]
[...] abito quando ne avrai bisogno e sarai più grande. Non mi dai nulla per ringraziamento? Così va bene. Almeno un bacio! Scendi senza farti male [...]
[...] , ma ho paura che si sciupino nella carta. No? Lei ne sa più di me. Mi dia, intanto che fa il conto, un vermutte con seltz e una bibita di menta per [...]
[...] la ragazza. Quattro e cinquanta. Eccole cinque lire. Grazie tante. Buon giorno. Come è graziosa. Già, se si vuol far denari bisogna essere [...]
[...] gentili. Una volta la Baj ne aveva come ne ho io sulla palma della mano. Adesso può andare in carrozza e star bene. Ci conduca al numero cinque in [...]
[...] piazza Fontana. Non è che a due passi. To' che ci siamo. Ecco Giorgio. Mi aspettavi da un quarto d'ora? Pago il brumista e sono da te, caro. No [...]
[...] , non occorre, lo paghi tu. È la tua festa? Me n'ero scordata. Già, è san Giorgio. E io, stupida! Non c'è da disperarsi, lo so bene, ma non è [...]
[...] messo cattivo cuore. È proprio una dimenticanza. Ma la giornata non è ancora finita, e ho tempo a rimediarci. Non mi dispero, tu vedi, che non ho [...]
[...] . Si paga e non si pensa ad altro. Se fossi ricca non vorrei mangiare in casa una volta all'anno. Si sa, quando si hanno delle serve è un altro [...]
[...] tovagliolo al collo e mangia adagio. Impara. C'è un sole che è una meraviglia. Che bella giornata! Nelle belle giornate mi sento anche più buona [...]
[...] . Gli uomini sono tutti fatti a un modo. Vorrebbero tutto in un giorno, e poi dopo lo sappiamo noi, povere donne. Chi si è veduto, si è veduto. No [...]
[...] un signore e puoi sposarti altro che una lavandaia senza educazione. Quel poco che so me l'hanno insegnato le monache di porta Magenta. Buone donne [...]
[...] , tu sei libero e puoi fare quello che vuoi. Ma io non voglio essere la colpa di mettervi in discordia. E se poi tu dovessi avere vergogna di me? Io [...]
[...] non posso offrirti che la bellezza del diavolo. E che cosa direbbe il Casone? Ci sarebbe da morirne dalla vergogna. No, adesso non voglio più [...]
[...] calda sui tetti e il vicinato era già tutto in piedi, cogli usci spalancati, con l'allegria che andava di ringhiera in ringhiera, cogli augurii [...]
[...] che passavano di uscio in uscio, coi nomi degli intingoli che cuocevano e disperdevano un odore che faceva mettere il dito in bocca a chi doveva [...]
[...] mangiarli. Da una parte e dall'altra c'erano vicini che uscivano con la chicchera a far vedere a tutti che prendevano il caffè come i signori [...]
[...] , versandoselo sul piattino e bevendoselo con delle soffiate per raffreddarlo. Antonio, l'epilettico, cui il cerusico Pinta aveva completamente guarito [...]
[...] con le scottature all'orlo delle orecchie e con i salassi che lo avevano dissanguato, era sul gradino della casa, in manica di camicia, fregandosi [...]
[...] le mani e dicendo alla mamma di dargli la giacca, che voleva scendere a scaldarsi lo stomaco con un bicchierino d'erba ruta. Il vecchio tintore [...]
[...] del quarto piano, con le sue mani screpolate da mezzo secolo, col cappello pieno di pugni e il gessino in bocca, saliva con la corba piena di [...]
[...] provvigioni, assicurando i vicini che incontrava che voleva fare una spanciata di risotto con lo zafferano e la cervellata che gli aveva regalato [...]
[...] il salsamentario e con del buon vino da cinquanta al litro. Giuditta, del terzo piano, blocco B, andava giù a portare una fetta di panettone al [...]
[...] tempi migliori, lo compiangevano e gli regalavano un soldo, quando lo avevano. Egli era in terra, ancora gelato della notte, col suo giubbone che [...]
[...] perdeva i fianchi, tutto pezzato e unto alle maniche, coi suoi calzoni sginocchiati, che gli lasciavano scoperta parte della gamba, e con le sue [...]
[...] senza pronunciare una parola. Gigia, la stiratrice dei sottufficiali, tutta in ghingheri, col pizzo floscio e azzurrato giù dalle maniche del vestito [...]
[...] buone feste e a offrire un bicchierino di alchermes che le aveva regalato un amico di casa. — Bevilo, Carolina, che è buono. L'ho bevuto anch'io [...]
[...] , ma poi le amiche sono le amiche. E Adalgisa? L'ho vista ieri l'altro in carrozza che pareva una contessa. — Portate qui una scranna. Marianna [...]
[...] blu, con dei ricami ai lati della bottoniera del seno e, sulle maniche, del pizzo lungo e incannettato alla Maria Stuarda. Le mani grassottelle [...]
[...] erano sempre un po' ruvide, perchè continuava a tuffarle nell'acqua, ma bianche come se le strofinasse col cold-cream e le tenesse inguantate [...]
[...] tutta notte. Gli anelloni alle orecchie le davano un'aria di popolana arricchita e le facevano risaltare la candidezza del collo vigoroso. Due dei [...]
[...] veduta l'altro ieri in carrozza che pareva una contessa. Indossava un vestito scicche di panno cannella, con un giacchettino blu con bavero e [...]
[...] lavandaia del fosso, che si è data a tutti coloro che l'hanno voluta e che ha fatto tanti figli che nessuno sa più contare. È bella? Come cento mila [...]
[...] , hanno dei denari e sfogano i loro capricci. Lei, uomo, farebbe lo stesso. Annunciata non le piaceva affatto. Le era cordialmente antipatica. Ma [...]
[...] . — Potevate prendervela, buona donna. Non ci conosciamo da oggi. Anche a me piace essere onesta. Ma non si è disoneste quando si prende e lo si dice [...]
[...] sourtout color bottiglia, dalla cui tasca sul deretano pendeva la cocca del fazzoletto, con la tuba bassotta dal pelo arrovesciato e lucido dalle [...]
[...] cappellone nero fresco ancora dell'anno scorso, era già stato in Duomo a sentire le tre messe con la moglie e i figli e aveva già bevuto il rum caldo [...]
[...] con loro in santa Margherita. Paolino, il chiavaiuolo, era in piedi dalle cinque, e aveva già fatto il giro di parecchie botteghe. Lorenzo, il [...]
[...] barbiere, diceva loro che un bicchierino di grappa non faceva male. Lui, magari, ne aveva già vuotati parecchi, perchè era forte e ci s'era accostumato [...]
[...] sino da quando era stato tirolese coi tedeschi. Certo che bisognava stare attenti e farsi dare di quella della bottiglia senza etichetta, che i [...]
[...] liquoristi tengono dietro le altre per gli avventori che sanno cosa bevono. Egli diceva tutto questo nettandosi e rivoltandosi i baffi, con aria [...]
[...] marziale, col pettine lungo e chiaro piantato nei capelli folti al disopra della spartizione a destra, con la salvietta frangiata sul braccio [...]
[...] pubblico che lo lasciava lì magari tutta settimana ad acchiappare le mosche e a guardare il soffitto, e che poi, in domenica, nell'ora in cui si ama [...]
[...] che bisognava mangiare per stare in piedi, avrebbe strappato giù i piattelli più di una volta e dato un chiodo alla bottega. Il chiavaiuolo lo [...]
[...] qualsiasi lavoro, prendere i ferri del mestiere, tirar giù la serratura e in poche ore ricomparire con la chiave o con le chiavi nuove. I mestieri sono [...]
[...] mestieri, e chi lavora diventa servitore del pubblico, che fa i comodi suoi. Non c'era da dire. Faceva così anche lui. Se aveva bisogno di avere [...]
[...] interamente la vetrata delle bottiglie di liquori. La gente vi entrava sgomitando e beveva urtata dall'andirivieni senza perdere terreno. Nell'angolo [...]
[...] erano le facce rosse e gli occhi alcoolizzati degli individui che cantavano a perdita di fiato: Ciao, ciao, ciao — Morettina bella, ciao — prima [...]
[...] di partire — un bacio ti voglio dare — un bacio alla mamma — due al papà — e cento alla Morettina — di baci ne voglio fare. Nel mezzo erano i [...]
[...] pipatori con la destra sul braccio sinistro, che annebbiavano l'ambiente e parevano inchiodati al suolo. Con un cicchetto stavano lì delle ore [...]
[...] e se ne andavano, c'erano quelli pieni fino alla fossetta della gola, che si tenevano ritti con la mano al rialzo lastricato di zinco, sul quale [...]
[...] aveva corretto. Egli era imbriaco come la giustizia. E cercava nelle saccocce della moneta che non trovava per berne un'altra mezza zaina che [...]
[...] Battista non voleva dargli. Bere lecito e onesto era permesso a tutti. Ma non di ubbriacarsi in casa sua. La gente sparlava anche troppo, senza andare [...]
[...] padri di famiglia fin l'ultimo centesimo. È mezz'ora che gli si nega da bere, e lui, che prenderebbe fuoco se gli si lasciasse cadere uno zolfanello [...]
[...] dell'ubbriaco. Libertà per tutti. Ciascheduno doveva avere la libertà di spendere i proprii denari come si sentiva. Si era in un luogo pubblico e il padrone [...]
[...] . Stralunava gli occhi e tentava di balbettare parole che nessuno intendeva, con dei gesti lunghi ed indolenti. Gli avventori biasimavano, sottovoce [...]
[...] , i buli che volevano farlo bere ancora. Ci voleva un po' di giustizia, ci voleva. Era un uomo che aveva già della bestia e loro volevano [...]
[...] imbestialirlo del tutto. — Fategliene ingoiare fin che potete, diceva Margherita, la 28, mentre si mangiava la ciliegia che le aveva pagata la Luigia, e poi [...]
[...] che io proteggo l'ubbriachezza. E, uscito dal banco, lo prendeva per il collo del palto peloso e a urti lo metteva alla porta, tra la gente che [...]
[...] maggioranza era con Martino che dava addosso all'eterno ubbriacone della scala C, che disonorava il Casone e maltrattava la famiglia con delle [...]
[...] cronico. Beveva allora, beveva adesso e beverà fino alla morte. Lorenzo, ordinando i suoi quattro bicchierini, perchè accettava e restituiva [...]
[...] , non era cieco. Un po' di progresso c'era stato. Una volta per i suoi avventori bastavano sei salviette e piccole come asciugamani. Ora ce ne [...]
[...] volevano una ventina, larghe e lunghe due volte quelle di prima e qualcheduno brontolava se gliela si metteva al collo con delle macchie. C'era il [...]
[...] macellaio e l'oste che la volevano di bucato. Se avesse avuto tanti di quegli avventori che pagano la barba un soldo di più avrebbe potuto chiudere [...]
[...] bottega. Un soldo di più e la salvietta pulita che costa un soldo vuol dire che il parrucchiere prende meno che dagli altri avventori che si [...]
[...] non giungeva loro ai polpacci, in corpetti di percallo a fiorami e ravvolti negli scialli di lana a maglia, coi capelli sciolti per il collo o giù [...]
[...] forcelle per tenerle appese e la bottigliuccia per ungerle. Le pettinatrici, in piedi, dietro le teste, passavano il pettine coi dentoni lunghi [...]
[...] nel mezzo delle capigliature fitte e le sgarbugliavano come lo stalliere la criniera del cavallo, spruzzandosi, ogni volta, il palmo della sinistra [...]
[...] ammazzarne. Pareva che le crescessero sotto le dita. — Al tuo posto mi laverei la testa col sapone di Como. Il sapone ti sgrassa la pelle e li lascia [...]
[...] , che ormai la è bella e finita. Se sono piaciuta, sono piaciuta. Prendevano i capelli, li frullavano nelle mani untate d'olio, li lasciavano col [...]
[...] codini lucidi sulle orecchie e poi giravano le parti lunghe alla sommità della nuca come un'alzata di capelli. La Teresa, che aveva ancora della [...]
[...] carne indosso e dei fianchi che facevano arrossire, si sentiva male quando doveva farsi pettinare. Aveva tanti capelli che stava delle settimane [...]
[...] senza distrigarli. Andava alla pompa e se li faceva slegare dall'acqua. — No, non mettermi dell'olio di ricino. Mi nausea l'olio sui capelli. Le [...]
[...] bimbe si appendevano alle gonne delle pettinatrici e domandavano con lo schiamazzo i pidocchi che volevano ammazzare loro, unghia sopra unghia [...]
[...] mani in saccoccia, col sigaro nell'angolo della bocca, sfogliato e salivato fino alla punta, fermandosi come per prendere l'equilibrio, riprendendo [...]
[...] il cammino con dei passi precipitati, come se il corpo tendesse a rotolarsi sul suolo, e andando spesso ai muri ove tentava di accendere il [...]
[...] paura che non vomitasse loro addosso, e i birichini della porta gli tenevano dietro, perseguitandolo col gajnna! che lo costringeva a volgersi [...]
[...] indietro coi pugni tesi e la bocca piena di bestemmie. Dinanzi al quadrato delle donne con il collo nudo e con le ridondanze del seno tremolanti [...]
[...] plebea, piegandosi sulle gambe con le mani sulle cosce e mostrando loro la lingua con un peteggiamento da maiale. Le pettinatrici e le [...]
[...] pettinande si alzavano in piedi scarmigliate e si rovesciavano sul malcreato coi pugni e con le zoccole e lo percuotevano dappertutto sul faccione che [...]
[...] trasudava di liquori. Era un'indecenza che ci fossero al mondo dei malcreati come lui. Il calzolaio si lasciava battere, continuando a ridere e a [...]
[...] ringhiera, discese le scale a balzelloni, saltò in mezzo alla mischia femminile voltando su le maniche e sfidando le vigliaccone a fare altrettanto. Cento [...]
[...] sua. Arrovesciandosi le maniche per il gomito, mostrava a tutti la muscolatura delle braccia pelose come quelle di un uomo e diceva che era pronta [...]
[...] la Teresa con una mano ai capelli e menandole con l'altra un pugno enorme alla tempia sinistra da lasciarla per un secondo intontita. Gli [...]
[...] spettatori e le spettatrici, che si erano assiepati intorno alle barruffone, incominciarono a stringersi nelle spalle. La Pina si era impadronita di una [...]
[...] manata di capelli che impediva a Teresa di vedere la pioggia degli schiaffi e dei pugni che le insanguinavano la faccia, quantunque non [...]
[...] smettesse di tentare alla cieca di agguantare la rivale per il collo. Martino, Luraschi, Paolino e Lorenzo, che si trovavano pigiati nella folla, si [...]
[...] , borbottava e faceva capir loro che avrebbero fatto meglio a mettere il naso negli affari propri. Che ne sapevano loro del perchè e del come? La Pina, che [...]
[...] Pina e, in un attimo, dalla veste gliele passò nelle carni, agguantandola per le mammelle e buttandosi coi denti sul padiglione dell'orecchio destro [...]
[...] . La Pina era finita. Divenne bianca come una morta e cadde in terra svenuta con un grido che chiamò fuori il resto del vicinato sulle ringhiere [...]
[...] . — Hanno ammazzata la Pina! — Un po' d'aceto per l'amor di Dio! — E un po' d'acqua, disse l'Antonietta, che si era accosciata e tirata la testa [...]
[...] della svenuta nel cavo del grembiale. Non è niente. E, dicendolo, le puliva il naso ingroppato di sangue e le umettava le labbra e le tempie per [...]
[...] che le erano scappate sotto i fianchi e con una grembialata si nettava il viso graffiato e spruzzato di sangue, soddisfatta di avere data una [...]
[...] completamente dimenticato la zuffa. Le pettinatrici avevano ripreso il lavoro di fare le trecce e i rialzi con delle risate che sbronciavano fino gli [...]
[...] imbronciati. Giuditta andava in giro con la zaina dell'amore nella quale ciascuno intingeva le labbra e perdeva il livore nato in un momento di furia [...]
[...] . — Alla Pina, prima! E la si offriva alla Pina, la quale si era riavuta e aveva stretta la mano all'avversaria. Perchè anch'essa, una volta che [...]
[...] brutto vezzo di provocare la gente che non gli faceva niente e in casa menava le mani e diceva parole da svergognare una donnaccia della strada. Era [...]
[...] toccata a lei questa croce da portare e la portava con rassegnazione per amore dei figli. — A te, Pina. — A te, Teresa. Gli spettatori si [...]
[...] sparpagliavano lentamente e si lasciavano alle spalle il Guercio, un tipo che sognava continuamente di mandare in rovina il lotto con una quintina [...]
[...] secca e che nelle settimane ladre si adagiava nelle vincite immaginarie con una fantasia romanzesca. Nessuno l'aveva mai visto con le donne. Ma le [...]
[...] adocchiava con l'occhio del porco morto e lasciava cadere nelle loro orecchie, quando poteva, parole libidinose, che gli procuravano dei [...]
[...] manrovesci che lo sbalordivano. Da vent'anni non vendeva altro che l'estrazione del lotto al sabato e degli ambi e dei terni negli altri giorni alle [...]
[...] donnucce che passavano le notti senza sogni e non ricevevano la grazia di tre numeri, neppure quando pregavano fervorosamente. Al sabato, vecchio come [...]
[...] era, correva per le vie trafelato, scrivendo i numeri sulle strisce di carta, assordando la gente con l'estrazione, e accentando e prolungando [...]
[...] . Nessuno aveva mai messo la testa nel suo abbaino che portava il numero 194, blocco C, perchè puzzava come una latrina e annunciava l'ambiente a [...]
[...] quale non si poteva stare che seduti o accosciati, con un cassone imputridito sul suolo immelmato e un saccone nauseabondo su tre tavole distese [...]
[...] vomitato, che si scuciva e crepava da tutte le parti, un panciotto scolorato e a pezze su una camicia negra e sfilacciata, e un paio di calzoni che [...]
[...] , qualche volta, di una fetta di panettone. Ma quest'anno la locanda aveva cambiato padrona e lui pencolava se doveva consumarlo addossato alla [...]
[...] Ponte Vetero, dove c'erano sempre i maccheroni al salto e le minestre nelle quali stava in piedi il cucchiaio. Intanto che il suo pensiero [...]
[...] ondeggiava, la vicina del terzo piano del blocco che rasentava, gli versava in testa, inavvertitamente, il pitale, e chiudeva la finestra per non [...]
[...] incorreggibile, alla Carolina e alla Ginevra, le camiciaie del 97, del piano superiore, blocco A, le quali ammiravano la giacca verdone che le [...]
[...] elegantizzava il busto col taglio aderente, col collo risvoltato, con la doppia guarnizione sul davanti, tra i bottoni di seta e le guipure bianca [...]
[...] , si poteva andare a torno nudi. Non c'era una persona per la strada e le botteghe rimanevano tutte chiuse, ad eccezione di quelle dei fornai che [...]
[...] dei nostri vecchi. Sì, è vero, il cappello di felpa rossa, con la callotta alta e le tese larghe, si adattava alla sua fisonomia pienotta. Gli aveva [...]
[...] fatto cambiare la guarnizione perchè l'altra era gualcita e smunta. Le faceva gola una capote rosa che vedeva da tanto tempo e che le doveva stare [...]
[...] a pennello. Il suo era un capriccio. E in giornata sono poche quelle che possono appagarselo. S'intende, lei non era mica di quelle che si [...]
[...] lasciano comperare le cose dagli uomini, come certe sue conoscenze. Non sapeva se si era spiegata. E tossiva con gli occhietti rivolti verso il fondo [...]
[...] una vetrina del Bocconi e che alla vigilia non aveva fatto tempo a comperare perchè i padroni l'avevano tenuta alla macchina fino a ora tarda per [...]
[...] finire delle camicie di batista col plastron a grandi sbuffi. Parlava con una del mestiere e non aveva bisogno di spiegare che cosa erano gli sbuffi [...]
[...] . Carolina, con la sua camicetta di flanella stampata, col davanti a pieghettine e il suo giro di velluto oliva scuro intorno al collo, non era [...]
[...] ammobiliati, per uscire di casa con dei mantelli che andavano giù fino al calcagno e ravvolgevano la figura con delle pieghe graziose, senza nascondere [...]
[...] completamente la punta degli stivaletti di vernice. Non avevano che da guardare di sotto. La Luigia del cortile era stata giovine come le altre e [...]
[...] non era meno conosciuta dell'Annunciata, e tuttavia si metteva i grembiali fino all'ultimo rimasuglio, non aveva ancora smesso di portare le [...]
[...] zoccole, ha sempre avuto al fosso più di quattro o cinque donne che lavoravano per suo conto, e non è riuscita a tenersi a casa la gamba ammalata [...]
[...] di sciatica che poche settimane. Adesso la povera diavola era all'ospedale e domenica sarebbe andata a trovarla appunto perchè era una donna che [...]
[...] volante arricciato e sormontato da un ricco bordo, con un mantello oliva chiaro giù a piombo, ovattato e foderato di seta gialla come l'oro, con un [...]
[...] collo alto e floscio che pareva brinato fin sul largo delle spalle, sotto un cappello di feltro bigio alla pastorella, con la tesa davanti [...]
[...] inclinata verso gli occhi, con le penne che ascendevano e si scioglievano in alto per cadere con la mollezza del salice. Al centro della cintura di [...]
[...] manicotto di lontra lungo il rovescio del mantello. Carolina e Ginevra, con la scusa di accompagnare la Gigia fin sulla porta, andavano incontro [...]
[...] all'Adalgisa come grandi amiche, baciandola sulla guancia con affettazione e facendole gli augurii della giornata con una curva che salutava la [...]
[...] toiletta di lei. Gigia, che aveva passate delle giornate con l'Adalgisa, la baciò su entrambe le guance con grazia e con un sorrisetto smorbioso [...]
[...] d'alchermes con Marianna di sopra a vestirsi, e pizzicottava ora il braccio di Carolina e ora quello di Ginevra, per attirare la loro attenzione sullo [...]
[...] . Le incresceva di aver preso il manicotto, perchè il sole scottava, e dicendolo si tirava giù il guanto alla moschettiera dalla mano grassottella e [...]
[...] bianca come il pancino di una quaglia, e mostrava l'anello all'anulare, con un brillante fosforescente e grosso come la capocchia di un chiodo [...]
[...] , che le aveva regalato Bentoni appena si era svegliata. — Magnifico! esclamò la Gina. Deve costare un occhio della testa, deve! Andavano in su e [...]
[...] con degli oh! di meraviglia e delle risatine a fior di labbro. Notavano tutte ch'essa si era fatta più donna dal giorno che l'avevano riveduta al [...]
[...] Cortilone. Non era possibile altrimenti con la vita che faceva. Era una vita di godimenti e di piaceri dalla mattina alla sera. Non aveva nulla [...]
[...] dell'Edoardo puntiglioso che non viveva che di etichetta e per l'etichetta. Bentoni non era meno educato di lui, perchè era stato a scuola coi [...]
[...] signori e sapeva il francese da poter assistere alle rappresentazioni teatrali a Parigi senza perdere una parola. Ella aveva assai più imparato con [...]
[...] casa della mamma piangeva sovente di non avere il padre e la biasimava, dicendole che era una brutta cosa di mettere al mondo dei figli senza i [...]
[...] erano? Che cosa mancava loro? E voltava l'argomento dicendo che oggi avrebbe pranzato con la mamma. Era Bentoni che ve l'aveva mandata a bella [...]
[...] posta perchè non voleva storie. Natale era una giornata che bisognava consacrare in famiglia. Si faceva tardi e quella donna non si faceva viva [...]
[...] vite dietro i lobi, le quali servivano di base ai brillanti limpidi e pieni di bagliori che le facevano risaltare la carnagione calda della [...]
[...] rispettano, e cavava il portamonete quando trovava qualche povera donna che le faceva gli augurii con una riverenza per commuoverla. Adalgisa si [...]
[...] sulla faccia. Ma oggi era Natale e la pace doveva regnare in tutte le famiglie. Annunciata usciva dal blocco con quell'indolenza sensuale che attira [...]
[...] gli occhi sui fianchi spettacolosi, terminando di abbottonarsi i guanti e fermandosi a dare un bacio a Candida e ad Altaverde che andavano di [...]
[...] evitarla o di passare via senza vederla, uomini e donne facevano a gara nel salutarla e augurarle le buone feste. Ella accettava con dei segni di [...]
[...] testa e dei sorrisi graziosi. — Buone feste! Le quattro che aspettavano Marianna erano divenute pallide. Adalgisa la vedeva avanzarsi con il rancore [...]
[...] mantello, correva ai suoi piedi coll'occhio per non guardarla in faccia, incitata dalle palpitazioni precipitose che la scuotevano tutta e le [...]
[...] illividivano il viso. A mano a mano che si avanzava, la collera le si sbrigliava per il cervello e il sangue le infuriava per le vene, come se tutto [...]
[...] tendesse a precipitarla sulla nemica. Carolina la guardava con delle strizzatine d'occhi e Ginevra le pizzicava il braccio per distrarla. Annunciata [...]
[...] e agli augurii delle donne alla finestra. — Buone feste, signora Annunciata! — Buone feste! Adalgisa subiva la tortura degli aghi che la [...]
[...] spingevano a correrle con le mani alla gola e farle pagare, con la strangolatura, l'insulto di averla battuta in mezzo a tutti. Era il sedimento della [...]
[...] vendetta che le si rimescolava e le gridava: va! va! va! pulisciti la guancia con una sfuriata di sberlotti! Mentre la vendetta urlava alle [...]
[...] l'uscita. La salutava con una scappellata e le additava il cuscino che l'aspettava. Non era ancora seduta che le giungeva all'orecchio la parola [...]
[...] vettura, dicendo che aveva dimenticato qualcosa, e si avviò verso loro tirandosi giù lentamente il guanto dalla mano che voleva punire la sfacciata [...]
[...] . — Sei tu che hai detto che sono una prostituta? Le lasciò andare due manrovesci secchi, da vera lavandaia, e si voltò verso le altre a dire che se [...]
[...] perdevano lacrime, le quali le andavano giù, serpeggiando per il rosso delle guance, fino al collo, come una tenerezza che l'invitava a sciogliersi e a [...]
[...] piangere come una disperata. Ma c'erano i curiosi che guardavano e le amiche bianche e paralizzate dalla paura che non avevano saputo pronunciare [...]
[...] una parola per difenderla. Ah sì, era stata una stupida anche questa volta, e, nel suo pensiero, avrebbe voluto che si fosse ricominciata la [...]
[...] correre verso l'uscita, senza badare se sprofondava i piedini nei guazzi, e a gridare: — Sì, prostituta! prostituta! La pivelleria, che si era [...]
[...] secco, si era volta verso l'Adalgisa che agitava il manicotto in aria come una furia e si svociava con la bocca piena di lacrime, scoppiando in [...]
[...] vedere? Nessuno aveva bisogno della sua carnaccia da mantenuta. Sul marciapiede ce n'erano delle meno svergognate e delle più belle che si potevano [...]
[...] , l'amante di Virginia, al quale spuntava la peluria bionda sotto il naso, era più sbracato e veemente. La prendeva su, idealmente, in una bracciata e [...]
[...] la sbatteva di peso in una cisterna dei pozzi neri. La considerava una sgualdrina che aveva disertata la sua classe per della poltroneria e del [...]
[...] lusso. Gli rivoltavano l'animo le disertore frolle che si abbandonano nelle braccia dei libertini che le sciupano con dei baci senili e l'alito [...]
[...] puzzolento e poi le mettono alla porta per il porcaio cittadino! E sputava dallo schifo su queste ragazze che si svergognavano nel letto dei maturi [...]
[...] sentirlo parlare con una virulenza che faceva smascellare dalle risa anche gli altri più serii di lui, e gli dava del matto a braccio di panno [...]
[...] ! Era stata la ganza di un assassino e si era lasciata passare sul corpo un reggimento di uomini di tutte le razze. Nessuno sapeva di chi era [...]
[...] figlia quella troietta di Adalgisa. Poteva essere del galeotto o anche di tutti. Lui era ancora giovanissimo e non poteva dire molto per proprio [...]
[...] simile, si sarebbe suicidato per non andare in galera come uccisore della propria madre. E la vedeva passare con una smorfia di disprezzo sulle [...]
[...] labbra. Adalgisa e Marianna, l'una al braccio dell'altra, sbucavano dal portone colle tre amiche, sostando nel largo dell'acciottolato, mentre [...]
[...] giungeva la carrozza con Bentoni che fermava il cavallo di botto e si toglieva la tuba con una curva e un sorriso. Marianna indossava un ulster di [...]
[...] bristol nero, lungo come la veste, il quale dava un po' più di forma al suo corpo, e aveva in testa una capote nera che le metteva sul viso un'aria [...]
[...] Angiolino. — Salite, mamma, perchè l'ora del pranzo si avvicina e dobbiamo passare da Santa Margherita a prendere dei dolci. Tu, Adalgisa, passa [...]
[...] rimettersi in cammino, si metteva al trotto e si slanciava fragorosamente verso il corso, inseguito dagli uh sordi e lunghi della pivelleria che [...]
[...] andavano e venivano dal prestinaio continuava, quantunque il prestinaio Taschini andasse dicendo alle donne che il forno stava per morire e che anche [...]
[...] lui, dopo avere lavorato tutta notte e tutta mattina, aveva diritto a un po' di riposo e al tacchino in tavola come gli altri. Ma non aveva cuore [...]
[...] che non potevano recarsi o mandare alla bottega. Lo avevano veduto crescere, ammogliarsi, diventare padre, ingrigiare e ascendere gradatamente [...]
[...] , di benessere in benessere, diventando da garzone proprietario e da inquilino padrone di casa. Considerava la sua clientela come una grande famiglia [...]
[...] raccontavano, come un padre burbero che impensieriva a mano a mano che il disastro intetrava, e concludeva che a ogni modo bisognava pensarci e [...]
[...] lavoro, chiazzando leggermente i punti dove si lavorava di più e si pativa meno, calcando la matita lungo le abitazioni operaie che mancavano del [...]
[...] necessario a periodi, e nereggiando gli spazi nei quali erano gli straccioni della fame cronica, ammucchiati nelle stanze dove si moriva di morte [...]
[...] famiglie divise per mestieri o per blocchi, dando di ciascuna o di ogni gruppo la media della spesa quotidiana e dei guadagni settimanali [...]
[...] , elencando la percentuale dei morti e delle disoccupazioni e aggiungendo il vizio che sovraneggiava nella classe. Quando il delegato della miseria non [...]
[...] schiena, se fogava tutto nelle bettole e nelle osterie, o se preferiva racimolare gli avanzi di una tavola qualunque piuttosto che darsi al lavoro [...]
[...] stabile. Gli avventizii, che rappresentavano la popolazione fluttuante, non erano assolutamente una agglomerazione di invalidi, ma poco ci mancava. E [...]
[...] lui, il prestinaio, li metteva nella casella intitolata: povertà cronica. Perchè era una folla di bisognosi anche quando trovava lavoro e lavorava [...]
[...] . Erano gli impotenti. Mancavano di forze, di salute e di abilità. Gli altri, che venivano dopo loro, erano i naufraghi, quelli che non avevano mai [...]
[...] avuto una occupazione fissa, che non sapevano alzarsi alla campana di un orario, o attendere a un lavoro costante, e che erano assolutamente [...]
[...] primi e i secondi, perchè nessuno di loro era in grado di avere un libretto. Un giorno mangiavano delle libbre di pane, calcandosi un boccone sopra [...]
[...] l'altro, come tanti ingordi, senza pensare al domani, e lungo il resto della settimana si contentavano dei pezzacci di pane, delle croste dei paiuoli [...]
[...] popolazione che accendeva il fuoco di rado, e che si coricava invariabilmente al buio, anche d'inverno, quando la bruma notturna discende nel [...]
[...] vendevano gli ultimi indumenti vendibili per dargli un acconto da dedurre dal loro debito, e aggiungeva che spesso era obbligato di andare dall'altra [...]
[...] conosceva la sua popolazione e che sapeva da che scrupoli era dominata quando non poteva pagare le settimane d'arretrato, andava difilato a casa [...]
[...] dei disgraziati, si informava della loro sventura, li incoraggiava o li pregava a continuare a mandare a prendere il pane, e, magari, se ne [...]
[...] riusciti, senza accorgersene, a creargli un patrimonio, e a mettere lui e la sua famiglia al disopra degli uragani sociali. Don Paolo lo ascoltava con [...]
[...] narrazioni e per convincersi una volta di più che Taschini era un sant'uomo anche quando si sapeva che non sentiva che la messa alla cacciatora [...]
[...] prestinaio, mezza in un altro e mezza in un altro ancora per far su del panettone da sfamare tutta la famiglia. E ogni donna, durante il Natale [...]
[...] il Natale si svolgeva nell'aria. Si fiutavano i profumi scappati dalle casseruole e si sentivano gli sbattacchiamenti delle ante che chiudevano [...]
[...] l'ultimo, una volta chiuso, non si sarebbe scomodato per un principe. Chi voleva fumare doveva pensarci prima. E neppure Gianmaria ammetteva [...]
[...] correndo o sollecitando il passo, dando le buone feste in fretta agli ultimi sbevazzoni che rincasavano mollemente, col cappello sbattuto indietro e [...]
[...] col tabarro slacciato e appeso per un filo alle spalle, come se per loro non facesse freddo. Nel Casone il tepore delle cucine che indiavolavano [...]
[...] sotto un fuoco ardente era ancora più intenso. Andavano su per le nari i vapori dell'oca che rosolava ammantata di grasso e cosparsa di rosmarino [...]
[...] stiacciato, e del botaggio, la miscela di porco che andava per la gola pitocca come la vivanda più squisita e più prelibata della cucina del Casone [...]
[...] . Mezz'ora dopo non c'era più un'anima. La gente era tutta in casa, seduta alla mensa affollata di piatti, di pomi, di dolci e di panettone, di [...]
[...] carne fumante, di risotto che commoveva le budella, di minestrone con le cotiche e i fagiolini neri coll'occhiolino rosso sulla costa, di pasta [...]
[...] asciutta inaffiata di sugo di intingoli saporiti, di vino bianco e di vino rosso, di rosolii e di torrone, intorno al formaggio e agli stracchini di [...]
[...] Montevecchia che vendeva il girovago dalla cavagna coperta di carta rossastra, stracchini che mettevano sete e facevano mangiare tanto pane. In [...]
[...] stritolassero le ossa e maciullassero la carne con quattro colpi di mascella. A mano a mano che lo stomaco delle abitazioni lungo le ringhiere si [...]
[...] riempiva, si andava sviluppando il chiasso allegro dei piatti sbattuti o strisciati sui piatti e dei coltelli affilati sui coltelli per affettare i [...]
[...] , stracco morto, che strascicava i piedi con la polvere alta sulle scarpe slabbrate, con lo zimarrone scucito nel mezzo della schiena e con le maniche [...]
[...] che lasciavano uscire dalla scucitura lembi di camicia marcita sulla pelle e picchiettata del sangue che avevano perduto le pulci che si satollavano [...]
[...] di minestra e andava rifinito a sedere sui gradini della scala degli epuloni che voltavano via un piatto dopo l'altro accanto a un buon fuoco [...]
[...] intirizzite sotto le ascelle e coi piedi gelati sulla pietra gelata. Col sole che impallidiva si sentivano uscire le ventosità dei pranzi a [...]
[...] crepapelle, e, qua e là, si vedevano sbucare, di tanto in tanto, degli inquilini con le facce infiammate sotto il tovagliolo maculato dei rossi delle [...]
[...] bevande o insudiciato dei nerazzi dei cibi, con in bocca il virginia o la pipa colma e infocata, a chiamare degli altri vicini per domandar loro se il [...]
[...] mangiato come un porco e bevuto come un animale! — Cent'anni come questi, Bartolomeo! E di ringhiera in ringhiera circolava l'espansione del dopo [...]
[...] pranzo e si inanellava il motto condito di buon umore col motto audace, e si rincorreva col frizzo la ragazza che metteva fuori il faccino e si [...]
[...] ritraeva nella stanza calda, e si offriva di casa in casa una fetta di panettone o qualche dolce rimasto sul tavolo e si scambiavano dei baci [...]
[...] dalla tenerezza o dalla gioia. Ciao, ciao, ciao, Morettina bella, ciao, cantata da un centinaio di bocche si diffondeva per l'aria e andava a [...]
[...] adagiarsi nelle viscere della gente come una dolcezza. Il Cortilone incominciava a ripopolarsi e Lorenzo, il parrucchiere, che occupava le stanze a [...]
[...] pianterreno vicino alla bottega, usciva con la bottiglia in una mano e il bicchiere nell'altra a dare della voce a Martino che gli stava sulla [...]
[...] testa. — Venite giù a berne un bicchiere, che ho qui degli amici. Lorenzo era un cuor d'oro che godeva la vita. Tanti ne guadagnava e tanti ne [...]
[...] spendeva. Amava la partita alle bocce d'estate e d'inverno, la giocata a tarocchi di sera, il bicchiere della staffa prima del desinare e un po' di [...]
[...] si aveva bisogno senza mai domandare alla moglie come spendeva i denari. Due figli andavano a scuola dalle Orsoline e la maggiore guadagnava già [...]
[...] una e cinquanta alla scuola della grande sartoria Challion, di piazza S. Carlo, la quale serviva la regina. Di temperamento chiassoso, dava spesso [...]
[...] in sfuriate di un lampo che non gli lasciavano la bocca amara e non gli invelenivano la pace domestica. Alcuni invidiosi, che non volevano [...]
[...] pubbliche e specialmente a quelle del Monte di Pietà per conto della Lega dei centottantacinque, associatisi nel 1862 con tre semplici biglietti da [...]
[...] mille ciascuno, una Lega divenuta arcipotente, perchè nessuno poteva comperare oggetti impegnati o roba all'incanto senza il suo consenso, e [...]
[...] il Lorenzo, a rappresentare la parte di compratori e dare all'asta un'apparenza di gara con degli aumenti di cinquanta centesimi o di una lira fino [...]
[...] — si sparparglia fra gli estranei intorno al banditore. Si mette in vendita, diciamo, un orologio d'oro, con catena e ciondoli d'oro per [...]
[...] centocinquanta lire. Se gli oggetti valgono assai più del prezzo d'asta, uno di noi incomincia a farli salire di cinque centesimi, un altro di dieci e un [...]
[...] lire sottomano e s'intestardiscono di volerli portar via a qualunque prezzo, credendo di farla al competitore, il quale continua [...]
[...] di dimostrare che nulla può essere comperato senza il loro permesso. E quando la strizzatina d'occhi ci ordina di abbandonarla all'ostinato che [...]
[...] quello che poteva valere nuova alla bottega. A asta finita, metà della roba è già venduta e metà viene mandata ai magazzini di deposito lungo la [...]
[...] circonvallazione di porta Tenaglia. I leghisti, i quali sono tutti, su per giù, rigattieri e usurai, si avviano, alla spicciolata, al Monte Tabor, dove [...]
[...] hanno mandato uno dei loro facchini a ordinare un pranzo coi fiocchi. Giunti, si mettono a tavola e mangiano con appetito, vendendosi, tra un [...]
[...] piatto e l'altro, tutto ciò che è stato inviato al deposito. È un'asta in famiglia. Immaginatevi che cento scialli siano stati comperati per [...]
[...] cinquecento lire. I leghisti se li contendono facendoli salire a mille e più lire. Il leghista, al quale sono stati aggiudicati, mette il di più nella [...]
[...] nessuno rincarisce la roba senza lasciare un margine largo per il bottegaio, passano al caffè col cognac e al sigaro, e l'incaricato, per turno o [...]
[...] direbbe, la loro cassa di resistenza, si paga il conto all'oste e poi si divide il resto per il numero dei leghisti che hanno partecipato all'asta [...]
[...] danno che cinque e alle volte ce ne danno anche più di venti. In generale non lesinano. Se hanno pranzato bene e bevuto meglio, peccano piuttosto dal [...]
[...] lato generoso che dall'altra parte. Angeluccia? Portaci da bere. È un'ora che siamo qui a aspettare! Non vedi che Martino e Paolino rimuovono la [...]
[...] lingua a stento! Guarda che il fiasco è in cucina. Sii buona e fa presto. Che cosa si dividono i leghisti? Somme da far venire l'acquolina in bocca [...]
[...] paga la loro presenza. Ah sì, non c'è che dire. È un mestiere d'oro. Ma per guadagnare dell'oro, credetelo, ce ne vuole dell'altro. E Lorenzo [...]
[...] buttava in aria le mani come una maledizione. Martino e Paolino andavano d'accordo nel biasimare il bagarinaggio che rendeva le aste una vera [...]
[...] commedia e impediva alla gente di comperare e riscattare la roba a prezzi onesti. Era della camorra bella e buona a danno della povera gente. Una donna [...]
[...] padrona di mettersi tra i concorrenti all'asta? Lorenzo faceva bene e loro non avevano nulla contro lui o gli altri bagarinisti che si guadagnavano [...]
[...] si sarebbe veduta la Lega contendere alla gente le necessità della vita. — Bevete e parliamo d'altro, oggi che è Natale. Alla vostra salute! E [...]
[...] voi, Luraschi, prendete il bicchiere. Alla vostra! È inutile parlarne. Voi, che se uscite dal Cortilone è per attraversare la strada e andare dal [...]
[...] . Con i leghisti invece i prezzi non escono dal normale e lasciano uno spazio per il venditore e per il compratore. Comperate un oggetto da loro [...]
[...] , senza intromettervi nell'asta, e vedrete che vi costerà meno, molto meno di quello che spendereste a mettervi tra loro e il banditore. E adesso [...]
[...] più salario ai padroni. Sciocchi! Non sarete voi che cambierete il mondo. Il mondo è sempre andato così e così ha sempre da andare. Beviamo! Alla [...]
[...] nostra salute e crepi l'avarizia! Di fuori il cicaleccio si diffondeva, andando di piano in piano e rumoreggiando dove erano i crocchi degli amici [...]
[...] usciti a scambiarsi le compiacenze dei piatti divorati con gusto e dei bicchieri di vino vuotati con piacere e a dirsi che la vita sarebbe troppo [...]
[...] bella se i giorni della settimana fossero tutti come il Natale. Si mangerebbe a crepapelle e si diventerebbe tanti Michelacci. Qualcuno rideva [...]
[...] buttando in aria folate di fumo. Erano buaggini che si potevano dire a pancia piena. E chi tirerebbe innanzi la baracca se tutti facessero la vita [...]
[...] siamo tutti di un solo Dio? E danque? Uguaglianza, ci vuole. Un po' d'uguaglianza anche per la povera gente non farebbe poi male. L'aristocratico [...]
[...] piegava di peso sulle gambe con la pipa in mano e ridicchiava più sgangheratamente di prima. — Dillo tu che sei stato soldato. Saresti stato [...]
[...] delle sbornie, come faccio io. Fatemi il piacere! Senza i ricchi che spendono e spandono, i poveri morirebbero di fame. Non siamo noi che andiamo a [...]
[...] . Ma di chi era la colpa? Sempre della società ch'egli odiava di un odio inestinguibile. Se qualcuno avesse pensato a lui e gli avesse dato un [...]
[...] , Baldino, e sta su allegro che la provvidenza c'è per tutti. Gli amici, rincuorati da Angelino, gli si erano tirati intorno, lasciandogli il posto [...]
[...] davanti al focolare e invitandolo con delle carezze sulle spalle a raccontare loro un po' della vita di prigione che non conoscevano che così [...]
[...] all'ingrosso. Stavano lì quieti e silenziosi e davano sulla voce a Vittorina tutte le volte che si muoveva e distraeva la loro attenzione. Il figlio della [...]
[...] tenere seppellita nel suo cuore. Non aveva che ventidue anni e ne aveva passati più di sette in prigione. Pareva più vecchio perchè la cella [...]
[...] intisichisce e la dieta di pagnotta e sboba smagra, debilita e mette i solchi della vecchiaia precoce sulla fronte, alle tempie e sotto le pinne del [...]
[...] naso. Era sparuto, spettinato, con dei peli bionditi che gli andavano su fino alla ingrossatura degli zigomi, e delle mani dalla pelle crepata con [...]
[...] Alessandria durante la sua ultima condanna. Un cappello a cencio, disorlato e spaccato alla punta in modo che gli lasciava sbucare i capelli castagni, una [...]
[...] giacca pezzata sulle spalle e ai gomiti, un gilet smunto che non gli nascondeva la camicia di parecchie settimane, dei calzoni logori, corti e [...]
[...] schiantati al sedere e delle scarpe di corame duro con due filate di bullette alla suola e coi tacchi ferrati come la zampa del cavallo. Con delle [...]
[...] ritrosie si mise a parlare senza preparazione e senza orgoglio, anche quando narrava i suoi trionfi di spazzacasa o raccontava, con indifferenza [...]
[...] parola di quello che diceva e calcandosi l'uno addosso all'altro dallo spavento quando rifaceva la scena più drammatica della narrazione. Ai [...]
[...] processi lo si è quasi sempre definito un ladruncolo e condannato per dei furterelli che non aveva commesso, nè voleva commettere. La prima volta gli [...]
[...] per pochi soldi e per dei furti che lo obbligano a essere continuamente al lavoro per vivere. A quattordici anni iniziava la carriera con un [...]
[...] colpo reciso, guadagnando sette mila lire in una notte. Bisognava entrare nello studio di un avvocato che lui e i suoi compagni sapevano che andava [...]
[...] sul lago di Como, dove aveva una villa, alle cinque pomeridiane e ritornava, all'indomani, verso le dieci. In casa non rimaneva che una vecchia [...]
[...] le informazioni sull'interno e sulle abitudini della casa, era stato per tre anni scrivano dell'avvocato che stavamo per derubare. Il nostro capo [...]
[...] era un uomo coraggioso, che non indietreggiava dinanzi il pericolo e che aveva già portata la catena a parecchi magli nel bagno penale di [...]
[...] dovevo essere io perchè ero più snello, più agile e più pieghevole. Il mio corpo, che era stato nelle mani dei saltimbanchi due o tre anni, si [...]
[...] aggruppava come una tartaruga, faceva tre salti mortali senza mettere i piedi in terra e le gambe e le braccia giravano e si attorcigliavano come se [...]
[...] fossero state di gomma elastica. Aspettammo il momento propizio, cioè quando la via era deserta e abbandonata dal questurino, e poi, in un [...]
[...] i frantumi, passai la mano per il buco, l'apersi e saltai dentro senza fare maggior rumore del gatto sui tappeti. Prima di muovermi e aprire il [...]
[...] mio lanternino cieco, tesi l'orecchio per alcuni secondi e poi, a piedi nudi, andai difilato nell'anticamera, ove dovevo trovare appese le chiavi [...]
[...] dell'uscio e della porta di strada. Con le chiavi in mano origliai a tutti gli usci per essere sicuro che non potevamo venire sorpresi che dalla [...]
[...] serva. Era la prima volta e il mio cuore batteva in modo da togliermi il fiato. In mezzo al silenzio mi pareva ch esso facesse un rumore così [...]
[...] indiavolato che istintivamente vi misi sopra la mano per comprimervelo. Mi padroneggiai pensando al pericolo. Col lanternino coperto e l'orecchio [...]
[...] voltolarsi nel letto facendolo scricchiolare e tossire con dei colpi secchi, tirando su il catarro che sbatteva in terra con violenza. Non avevo [...]
[...] paura perchè mi aveva imposto il capo di non averne, tuttavia sentivo la testa che sudava e provavo la tortura di essere punto in tutte le parti da [...]
[...] ritrassi aspettando che i passi che echeggiavano sul marciapiede si allontanassero, vidi i compagni appollaiati sotto l'arco del portone in faccia e [...]
[...] con indosso gli stessi tremiti e mi misi all'uscio della vecchia a ascoltare se pisolava sempre. Dalla quiete mi pareva che dormisse profondamente [...]
[...] lasciarla gemere e apersi, fermandomi terrorizzato ogni volta che minacciava di cigolare sul cardine. Li lasciai entrare ritirandomi in un angolo con [...]
[...] la lanternuccia chiusa per impedire che i raggi proiettassero sulla scala, chiusi l'entrata con la cura con cui l'avevo aperta e alla loro testa [...]
[...] e il capo dava gli ordini con dei semplici segni che tutti capivamo. Il male era che la parete destra dello studio lo divideva dalla stanza della [...]
[...] panciotto e, dopo avere dato un'occhiata alla cassa, si mise senza indugio a trapanarla. Intanto che il trapano lavorava, un altro gli stava sopra [...]
[...] avrebbe potuto fare la punta del ferro che si arroventava col va e vieni che gli faceva fare il tirante. Due altri aspettavano il buco per [...]
[...] allargarlo con le seghette e tirarne in giù con la mano le spranghe a tre mandate. Intanto che si trapanava, io ebbi ordine di mettermi all'uscio della [...]
[...] veccnia e di impedirle, a qualunque costo, di disturbare il loro lavoro. Ero al buco da un quarto d'ora e a ogni momento che le seghe gemevano mi [...]
[...] pareva di trovarmi a faccia a faccia con la vecchia in sottana e cuffia bianca che vociasse e gridasse come una disperata: ai ladri! ai ladri! Si [...]
[...] udivano dei tonfi e dei movimenti di ferri che mi facevano correre il gelo alla testa. Al momento in cui erano riusciti a cacciare la mano nel [...]
[...] separate sibilando e strepitando in un modo orribile. Chiusi la lucerna e mi sentii pallido come un morto. La donna si era precipitata dal letto e ne [...]
[...] udivo i piedi nudi che correvano per il tappeto e le mani che cercavano a tentoni. Poi intesi lo zolfanello strofinato sulla scatoletta. Un altro [...]
[...] finire. Le fui sopra con la mano alla bocca e con il coltello aperto negli occhi che le ingiungeva di tacere. Con le mani giunte promise di non [...]
[...] fiatare. La lasciai alzare, la rimandai a letto e prima di andarmene le dissi di guardarsi bene di uscire dalla stanza fino a giorno fatto. I miei [...]
[...] scale contento del mio lavoro, ritornai nella strada, buttai nel tombino la chiave dell'avvocato e raggiunsi i miei compagni al luogo di ritrovo. Il [...]
[...] Annibale, l'amico inseparabile che non sapeva stare due minuti senza vederlo. S'incontravano andando a bottega, si trovavano sulla strada al ritorno e [...]
[...] si rivedevano, dopo cena, con le ultime boccate di pane che la fretta non permetteva loro di finire a casa. Da un pezzo, tutti e due, si [...]
[...] andavano? Molte volte si erano promessi di pedinarli e scoprire come diavolo sciupavano il tempo, ma finivano sempre col concludere che facevano [...]
[...] l'asino a qualche ragazza. — Vieni con noi? Baldino, gli rincresceva. Egli era stracciato da far paura e aveva quella maledetta sorveglianza che lo [...]
[...] perseguitava e che gli aveva sempre impedito di tentare la riabilitazione. Da un po' di tempo non gli si lasciava requie. In prigione stava [...]
[...] assai meglio. Sapeva di essere in punizione, mangiava quello che gli portavano e leggeva dei romanzi, quanti romanzi poteva avere, i soli amici che [...]
[...] gli facevano dimenticare il tempo e che lo trasportavano in ambienti migliori. La solitudine della cella gli aveva fatto imparare la voluttà di [...]
[...] leggere. Con un volume in mano si immergeva nello svolgimento della storia e si interessava dei personaggi come se si fosse trattato di persone [...]
[...] della sua famiglia. Al largo invece la vita era più irregolare e più straziata. Se non andava a casa della mamma, faceva della fame, e se si metteva [...]
[...] fosse dato a un mestiere, sarebbe riuscito all'onore del mondo, nessuno lo tribolerebbe e lei non avrebbe vergogna di confessare che suo figlio era [...]
[...] un poco di buono. Non si lamentava della sua sorte perchè l'aveva meritata. Se non lo si fosse imbestialito e atterrato con la sorveglianza, non [...]
[...] avrebbe cambiato professione col più abile degli operai a cinque lire e mezza al giorno. La sua era una professione ladra e piena di pericoli. Ma [...]
[...] una volta o l'altra, se il colpo andava bene, c'era modo di uscire dalla miseria negra per del tempo e anche per sempre. Era chiaro, che se non [...]
[...] fosse stato un vero scavezzacollo che spendeva e spandeva, a quest'ora sarebbe padrone di casa e potrebbe pranzare coi piedi sotto la tavola. Nella [...]
[...] sua breve carriera contava delle nottate che gli avevano fruttato più di dieci mila lire e due anni passati da un'orgia all'altra. Adesso che il [...]
[...] suo cervello aveva potuto maturare sui romanzi, voltandosi indietro, vedeva tutti gli errori che aveva commessi e l'impossibilità di risorgere [...]
[...] sarebbe stata quella di mettere assieme delle persone abili o addirittura degli specialisti prudenti, capaci di vivere bene e anche con lusso tutti i [...]
[...] giorni, senza frequentare cattivi compagni che potessero metter loro alle calcagna degli agenti travestiti, e senza ubbriacarsi o lasciarsi [...]
[...] popolazione, mette sottosopra gli agenti di pubblica sicurezza e qualche volta, per la fretta e la furia, lascia tracce che conducono alla scoperta degli [...]
[...] , il quale gli aveva suggerite tutte queste idee, era riuscito, in pochi anni, coi furti, a farsi una posizione invidiabile e a sposare una contessa [...]
[...] , una vera contessa che si era innamorata di lui nella notte in cui calava dal camino e sbucava nella sua stanza da letto per derubarla. I suoi [...]
[...] convinto che senza la sorveglianza egli avrebbe potuto sviluppare il suo progetto e diventare uno dei più agiati e dei più ricchi di Milano. Senza [...]
[...] che spuntasse il sole e gli ingiungeva di non andare mai sul marciapiede e di non girellare per le vie con due compagni. Se trovava da lavorare [...]
[...] notti, magari due volte. La riabilitazione era dunque un sogno. La nebbia infittiva. La si vedeva fumosa sui tetti che metteva l'umido addosso e [...]
[...] faceva scappare le donne a rintanarsi con degli scotimenti nelle spalle e delle parole freddolose che accapponavano la pelle. Nel Cortilone si [...]
[...] andava e si veniva e si sostava con le mani sotto le ascelle o il grembiale, per dirsi che o bene o male anche quest'anno il Natale era passato. La [...]
[...] Baldino, una donnina pulita, con la testa nello scialletto a scacchi colorati, con dei capelli pepe e sale ondeggiati per la fronte, mandava di sopra [...]
[...] la mano sul seno che era diventato il suo dolore di testa. In prigione bisognava portargli il soccorso e in casa faceva disperare. Bisognava [...]
[...] tenergli dietro come se fosse stato un ragazzo e sgolarsi per farlo ubbidire. Adesso era grande e poteva fare quello che voleva. Ma in casa sua [...]
[...] uscivano e andavano a spasso senza seccature. Nei suoi panni avrebbe già fatto il diavolo a quattro. Avrebbe voluto vedere la faccia tosta che [...]
[...] avrebbe rotto il muso e sarebbe ritornato dabbasso. Era buono, ma non bisognava toccarlo, perchè allora diventava un leone. I chiarori dei lumi [...]
[...] dietro le finestre gettavano qua e là dei bagliori foschi e rendevano il nebbione, nel quale era avvoltolata la gente che si sparpagliava, più [...]
[...] visibile. Fumacchiava come sospeso sur un immenso letamaio ed era attraversato da una fitta di spruzzi che andavano a umettare il selciato e a rendere [...]
[...] Cortilone e s'avviavano a bere l'ultimo mezzo, di nascosto dalle donne, dal Gianmaria, il quale aveva lasciata socchiusa l'entrata di dietro [...]
[...] . Siliprandi ciabattava per il lungo e per il largo imbronciato, menando il randello per l'aria, percotendo le muraglie sul suo passaggio, fermandosi di botto [...]
[...] alle finestre di carta delle abitazioni a pianterreno in un atteggiamento di precipitarsi su esse e sfondarle, infuriando per dei tratti col [...]
[...] gli davano dei capogiri che lo obbligavano a fermarsi sui due piedi e a tenersi puntato sul bastone per non cadere. La pioggerella minuta minuta [...]
[...] , invece di calmarlo, pareva lo aizzasse e gli ingrossasse gli occhi che guardavano come quelli di un idiota alcoolizzato. Piegandosi e [...]
[...] risollevandosi, tentava di tirarsi giù il palamidone per respirare e buttava sui sassi boccate di risotto arrossato che non sapeva piu tenersi nello stomaco [...]
[...] perchè il caldo gli aveva fatto un po' di male. Vergogna! Vergognaccia! E ne eruttava delle altre boccate, inaffiandole del vino che gli veniva su [...]
[...] ha fatto peso un po' di risotto! Era una cosa che poteva capitare a chiunque. Vergogna! Il cortile incominciava a girargli intorno e il [...]
[...] ciottolato gli pareva che sussultasse e si rompesse, facendolo barellare come sotto l'azione del terremoto. Si rimetteva dallo scombussolamento [...]
[...] asciugandosi la bocca con la manica slabbrata del zimarrone e poi ricominciava a percorrere il terreno ineguale, mettendo i piedi in tutte le pozzanghere e [...]
[...] prendendo delle rincorse che gli facevano rasentare il suolo. Vomitava che pareva che si tirasse su lo stomaco, e il porco! precipitava da [...]
[...] tutte le ringhiere, mandandolo in bestia e obbligandolo a sbracciarsi contro la nebbia che era diventata grigia e densa da ridurre i bagliori alle [...]
[...] po' di risotto in un giorno d'allegria generale. Non erano morti e la stessa disgrazia poteva capitare anche a loro, poteva. Ah, allora avrebbe [...]
[...] voluti vederli per dir loro quello che stava bene! — Gajnna! Era il grido che lo stordiva come una mazzolata tra coppa e collo. Naufragato nel [...]
[...] nebbione, con la fronte irrorata di sudore, cercava di farsi largo passando da una foscaggine all'altra per imboccare la via alla scala e torcere [...]
[...] il collo al birbone che gli aveva buttato sulla testa il gajnna! Se avesse potuto averlo nelle mani lo avrebbe messo sotto i piedi e gli avrebbe [...]
[...] strappato la lingua! E a tentoni, col bastone innanzi, tentava di infilare il vuoto, dando continuamente nelle muraglie, perdendosi [...]
[...] , disorientandosi dove la nebbia era più opaca, vociando senza essere sentito e cadendo in una pozza che lo mandava disteso sui sassi come un morto. Pietro [...]
[...] animalesco. I pomelli degli zigomi gli si erano pezzati del rosso del mattone e il naso, che aveva della rana incollata sulla faccia, era coperto dalla [...]
[...] macchia rossastra degli sbornioni. Gli smarrimenti degli occhi completavano la ditta del deforme, che più beveva e più aveva sete. Aveva passato [...]
[...] il Natale in famiglia e si era saziato, tra un rutto e l'altro, di riso in cagnone e aveva bevuto un fiasco di vino coi piedi sul focolare [...]
[...] stravecchio e corrotto, gli davano fastidio, li spazzava via con una pedata senza badare alle strida che commovevano i vicini del corridoio. La madre era [...]
[...] divenuta verde e allampanata. Non era più che un'ombra coperta di due once di stracci. Se difendeva Gigina e Antonino, dicendogli di lasciarli stare [...]
[...] che erano ammalati, scattava con gli occhi corruscati dalla vendetta e si metteva a pestarla a sangue. I vicini avevano pregato il padrone di [...]
[...] sopprimere loro lo strazio quotidiano di sentire un bruto che maltrattava i suoi di casa peggio di un assassino, e il signor Giorgio aveva fatto [...]
[...] masserizie e con la sua famiglia che aveva intisichita a pugni sullo stomaco e a calci nel ventre, ma Pietro Cristaboni si era impuntito di non [...]
[...] andarsene, dicendo a sè stesso che nessuno poteva metterlo in piazza quando pagava l'affitto. Sapeva da che parte gli era stato giocato il tiro e [...]
[...] rompergli le scatole. Ma lui non si moveva. E lo diceva ad alta voce quando usciva, battendo l'uscio con violenza per richiamare l'attenzione degli [...]
[...] fossero. Era lì da parecchi anni e non si era mai accorto di loro. I vicini stavano zitti, contenti di sapere che lunedì gli sarebbe andato in casa [...]
[...] l'usciere a notificargli lo sfratto o a impastarglielo sull'uscio se avesse tenuto duro a non aprire, come quando si andava a bussare e a dargli [...]
[...] piangere sentire un boia come lui sbattere i figli e la moglie sul muro, senza poter entrare a fracassargli la testa. Anche il Natale non [...]
[...] avevano potuto passarlo in santa pace. Non era ancora spuntata l'alba che la stanza risuonava delle grida dei ragazzi che il padre rincorreva e [...]
[...] scappellottava l'uno contro l'altro, dando il resto alla madre che faceva di tutto per proteggere le sue viscere. Alla sera, con la gola rasa di liquori e [...]
[...] , strappare i capelli a manate, piantare il calcagno nel sedere senza mai dire una parola. Ci si era abituata e lo lasciava fare senza versare una [...]
[...] la sua ambascia con una ondata di tenerezza. Ma il troppo era troppo. Il padre, che aveva acciuffato il Richetto per i capelli e lo aveva [...]
[...] lasciato cadere di peso al suolo, le aveva rimescolato il sentimento della rivolta che in lei dormiva. Con le molle del fuoco in mano e il fanciullo in [...]
[...] terra bocconi come morto, apriva l'uscio e lo sfidava a passare se fosse stato buono. Sarebbe andata in galera, ma l'avrebbe finito con un colpo [...]
[...] , quel tocco di carne di collo. Urlava, chiamandolo assassino! e dicendo che era ora che lo si conoscesse per quello che era. Un infame come lui [...]
[...] non c'era sulla madre terra. Si faceva tutto quello che si poteva, si viveva a pane secco per lasciargli i buoni bocconi, e lui si tappava in [...]
[...] casa e si sfogava coi piedi e con le mani sul corpo della moglie e dei figli come se fossero stati carne da macello. Assassino! E nella convulsione [...]
[...] stato militare come il suo ospite, aveva nel suo programma la protezione della donna e dei bimbi. Il Cristaboni gli faceva nascere la rivoluzione [...]
[...] ho domati degli altri. Gli darò una strigliatina che gli farà bene. Sull'uscio del Cristaboni, con lo stuzzicadenti in bocca e le mani sulla [...]
[...] toccarle un capello. E, dicendo questo, entrava a raccogliere il bimbo che fiatava ancora, e, con delle maledizioni per il padre che avrebbero dovuto [...]
[...] inteso. Seduto sulla seggiola vicino al tavolo, premeva il tabacco nel gessino e cercava la zolfanello per accenderlo. — Brutto vigliacco! Il [...]
[...] furore di Vittoria, alla presenza del Luzzera e col fanciullo tra le braccia, si addolciva con una profusione di lacrime e di singhiozzi che laceravano [...]
[...] l'anima. — Ci vorrebbe un po' di corda per dei malfattori come voi! Non so chi mi tenga dal prendervi per i baffi e lanciarvi giù dalla [...]
[...] quieto. Era sempre così quando beveva troppo. Dio le aveva dato una croce pesante da portare, e fin che si trattava di lei, poteva portarla con [...]
[...] pazienza. Poteva anche morire, per la sua vita da cane che conduceva. Ma i figli erano i suoi figli e voleva loro bene. E baciucchiava il Richetto [...]
[...] , cingendogli i fianchi con la contorsione del serpente boa che vi toglie il respiro e vi stramazza al suolo sfiorito come un cadavere. In terra, senza [...]
[...] dargli tempo di prendere fiato, gli andò addosso con una filata di calci a ammaccarlo dappertutto. Le donne e i fanciulli alternavano il pianto alle [...]
[...] grida, il corridoio si affollava di persone e Cristaboni scappava inseguito dall'assassino! assassino! fin giù per le scale male illuminate che egli [...]
[...] discendeva a precipizio, e irrompeva nella nebbia grigiastra che lo inghiottiva e lo salvava dalla gente che voleva farlo a pezzi. A mezzanotte [...]
[...] la pioggia scrosciava. Non si sentivano più che le voci che manifestavano il godimento di andare a mettersi sotto le coltri e il pan! pan! degli [...]
[...] dense, rotte qua e là dalla fioca luce che tremolava sotto il labbro del bicchiere sull'assicella coperta di lana rossa, inchiodata ai piedi della [...]
[...] Beata Vergine dipinta sulla muraglia del largo tra lo svolto delle due scale. Il cielo era nero e sottosopra, con le nubi, che in un dato luogo si [...]
[...] rivolgevano su sè stesse a fasci, in un altro si stracciavano flemmaticamente lasciando per dei secondi lembi snuvolati e in un altro ancora [...]
[...] prorompeva per le tegole e per i sassi con fragore, pareva stesse per ammansarsi. Ma subito dopo il firmamento sussultava con dei sordi muggiti [...]
[...] , l'acqua si riversava a secchie e dai tubi sporgenti delle tettoie precipitava a colonne col fracasso delle cascate d'acqua fra le gole delle montagne [...]
[...] . I lampi lasciavan vedere il terreno inondato e spumeggiante dalla pioggia che correva in tutte le direzioni per trovarsi uno sfogo. Siliprandi [...]
[...] russava allo stesso posto, coi piedi nei guazzi e il corpo adagiato nel liquido. I tre suonatori ambulanti entrarono, braccio sotto braccio, con [...]
[...] il collo del soprabito in piedi, trascinandosi da una parte e dall'altra, cantando a perdita di gola come sotto una volta serena, soffermandosi [...]
[...] sulle corde la biancheria contorta e gocciolante che le donne le portavano nei cavagnoni. O nei pomeriggi afosi quando, seduta sulla scranna, coi [...]
[...] piedi nudi sullo sgabellino, strasudava stiracchiando e spiegazzando la biancheria asciutta che divideva per capi e gettava nelle corbe a fagotti [...]
[...] . E se le si diceva che non valeva la pena che la si scomodasse per così poco, rispondeva che la farina del diavolo va in crusca. Pochi minuti [...]
[...] dopo arrivavano la Scavalcatetti, la Morettona, la Bislunga e la Senzanaso, quattro celebrità del Redefosso che avevano lavorato assieme, per degli [...]
[...] anni, alla Luigia, nelle belle giornate in cui si puntavano la sottana sull'osso sacro e lasciavano vedere le gambe fino al ginocchio senza paura di [...]
[...] fare della pornografia plastica. La prima era una diavola che andava su come una pertica, con una testa affollata di capelli neri e crespi sur [...]
[...] un collo lungo e sottile, con gli occhi sbarrati e fissi della folle, e con una voce da soprana. La seconda era un donnone con la gola bronzata e [...]
[...] scoperta fino alla fossetta e la pelle della faccia che tirava al rame. Pareva una selvaggia cresciuta in mezzo alle folate di vento. La terza [...]
[...] era affusolata e alta come un palo, con un collo da giraffa, senza spalle, senza fianchi e col busto e le gambe che parevano di legno. La quarta [...]
[...] aveva un naso mostruosamente schiacciato, con dei buchi voltati verso la gente come due canne di pistola e una bocca smisurata che si [...]
[...] bambina, la veste marrone spruzzata di pupille infocate e le zoccole con le pattine di pelle verniciata, sormontate dal laccio a gala del bindello [...]
[...] verde. Se uscivano o andavano a spasso con la loccheria dai calzoni a campana, si cingevano il collo di un mezzo foulard magenta che le colorava e [...]
[...] aggiungeva energia alla loro carnagione cotta dal sole. L'affezione dell'una per l'altra e l'intimità di tutte erano inconcepibili per coloro che [...]
[...] non le avevano vedute crescere come sorelle che si idolatrano e che non possono stare separate due secondi. L'indugio di una diventava [...]
[...] contro una frase scollacciata della pivelleria che passava. Diventarono zitellone senza lasciarsi inacidire il carattere di mattacchione e senza [...]
[...] lasciar credere che la loro primavera fosse tramontata. Continuavano a bere alla tazza del vinaio e dell'amore con la stessa voluttà degli anni [...]
[...] in cui si imparadisavano con gli abbandoni sensuali. I loro amori fugaci, tempestosi, morivano in un'orgia e non lasciavano ricordi dolorosi [...]
[...] . Uscivano dalla gozzoviglia cogli occhi bruciati dal piacere e si staccavano dai compagni della notte senza voltarsi indietro, stazzonando la veste [...]
[...] come per perderne la memoria. Il loro gusto per gli abbracciamenti senza strascichi non differiva in nulla. Tutte e quattro davano la preferenza [...]
[...] alle pelli di porta Ticinese per la loro gagliardia e per quei loro calzoni di frustagno o di velluto che andavano giù strisciando per le cosce e [...]
[...] loro il vino e il letto e più di una volta si comunicavano i compiacimenti individuali e si scambiavano gli uomini con la facilità con cui si [...]
[...] le dava trasporti e di sognare la tranquillità dolce della famiglia. Fu così che rimase attaccata a un paio di calzoni con amore intenso. Alle [...]
[...] un minuto per una lacrima di mistrà o una marena annegata nello spirito. Il mistrà era più forte di lei. Si lasciava sedurre e si ostinava dopo a [...]
[...] voler pagare la bicchierata di turno. Divenuta vedova, le capitavano addosso di sorpresa e le davano una mano nelle giornate che la vedevano col [...]
[...] lavoro alla gola. Divenuta sciaticosa, erano loro che tiravano innanzi il carro e che le tenevano assieme le clienti per pura amicizia. Non erano [...]
[...] mica state tanti anni allo stesso lavatoio per nulla. Facevano, si può dire, a gara. La Morettona s'avviava verso porta Ticinese e la Bislunga [...]
[...] entrava nel Cortilone. Andava via la Scavalcatetti e prendeva il suo posto la Senzanaso. Tanto più si avvicinavano le dieci, quanto più la moltitudine [...]
[...] che aspettava l'apertura dei cancelli ingrossava. All'entrata c'era il portiere pancione, con le ganasce lardose e lucide, che non si lasciava [...]
[...] . Lui si attorcigliava i baffoni e non dava ascolto a nessuno dei piangioni che non vedevano che cadaveri. Un ammalato per loro era bello e morto [...]
[...] . La sua consegna era una consegna di ferro, che gli aveva insegnato che la pietà è un lusso e che la fretta non sta di casa all'ospedale. Si [...]
[...] poteva morire anche senza la presenza dei congiunti. Anzi, lui apparteneva al gruppo ospitaliero che credeva che i parenti e gli amici intorno al [...]
[...] all'altro mondo. I parenti singhiozzano e si disperano, l'ammalato singhiozza e si dispera e nell'ambascia l'ultimo perde la vita. Con che sugo [...]
[...] ? Una contadinotta, con la testa piena di spadine e lo scialle damascato che la ravvolgeva fino alle gambe come una madonna, col cestino che portava [...]
[...] le uova fresche e il formaggio grattugiato, lo scongiurava di lasciarla passare in nome della santissima Vergine, perchè l'agonia di suo marito [...]
[...] da una parte e gli uscivano dall'altra. Con le mani per la giubba dai bottoni inargentati, parlava d'uguaglianza. Era una bella pretesa che [...]
[...] bravi del mondo, si servivano e si curavano assai meglio dei signori, si nutrivano a quarti di pollo che non mangiavano alle loro case neppure sani [...]
[...] , e poi avevano anche il triste coraggio di lamentarsi! Si aveva ragione di dire che le cose gratis disgustano e fanno nascere desiderii smodati [...]
[...] . Se avesse avuto voce in capitolo, avrebbe ridotte le visite a due al mese e imposto una tassa di entrata, magari di una semplice lira, a ciascun [...]
[...] ammalato. Con un sistema in armonia coi bisogni degli ammalati, si sfollerebbero le crocere e i postulanti sarebbero dei veri ammalati. Adesso [...]
[...] all'ospedale come si va a far pancia in villeggiatura. E i villani! Non erano che dei pivioni, degli intrusi, degli scrocconi e dei furbi che si adagiavano [...]
[...] sullo stomaco coi piedi. Se i Comuni non volevano pensare ai loro ammalati e ai loro cronici, tanto peggio per loro. A lui non importava proprio [...]
[...] letto vuoto. Staccato il campanello a un cadavere, lo si attaccava a un altro per ricominciare da capo. E perchè poi questa operazione? I morti [...]
[...] sciupare dell'altro denaro. Erano dei veri pitocchi che vi andavano a spidocchiarsi e a rifocillarsi lo stomaco. E l'ospedale non era mica un [...]
[...] albergo. Le vetture dimezzavano e tumultuavano la folla, sterzando verso la porta spazzata dagli imperativi di Marco, e salendo per la montata col [...]
[...] di ammalati e di vittime degli accidenti della vita. Venivano tirati fuori a braccia dagli infermieri che conversavano fra di loro, deponendoli [...]
[...] sulla barella, magari senza guardarli in faccia e senza udire i lamenti che vagolavano per le colonne come voci di morenti. Erano abituati a [...]
[...] queste scene quotidiane, che si ripetevano di ora in ora, di giorno e di notte. Il brougham 298 vi aveva condotto una suicida che si era sparato due [...]
[...] di rinascere altrove. Pareva dissanguata. Era biancastra e livida, con le labbra stinte e il seno sbottonato e strisciato di sangue nerastro e [...]
[...] sofferto anche troppo, che ne aveva abbastanza di vita tribolata. — Lasciatemi morire! voglio morire! Intorno ai venditori e alle venditrici [...]
[...] ambulanti, a pochi passi dai paracarri esterni, c'era una moltitudine che si decomponeva e si rifaceva più larga di minuto in minuto. Uomini e donne non [...]
[...] consolargli lo stomaco con qualche cosa di leggiero e morbido, cinque centesimi di zucchero grasso e un limone per non lasciargli bere l'acqua pura [...]
[...] , del formaggio grattugiato per migliorargli il pantrito, la zuppa, la minestra, e degli ossi detti di morto con le mandorle che facevano tanto bene [...]
[...] boccone di carne e una noce di formaggio di grana piangente che faceva risuscitare i morti e tirava fuori dal letto i vivi. C'era tra loro qualche [...]
[...] vecchio rimbambito che diceva che bisognava lasciar fare il mestiere a chi lo sapeva e che facevano male a dare agli ammalati quello che i medici [...]
[...] far loro trangugiare porcherie che indebolivano e mandavano al cimitero. Invece i nostri vecchi, che si curavano bene, si curavano con dei brodi di [...]
[...] carne di prima qualità, con un bicchiere di vino vecchio di bottiglia e con dei petti di piccione e di pollastro. Marco si fregava le mani [...]
[...] udito lamentarsi. Andavano all'ospedale questi porci di pitocchi per guarire e poi facevano di tutto per caricarsi lo stomaco di roba velenosa [...]
[...] monache e gli infermieri a frugarli, gli ammalati sarebbero morti tutti come le mosche. Le donne gli voltavano le spalle con orrore. Non potevano [...]
[...] credere che ci potesse essere un uomo alla porta dell'ospedale con il suo cuore di piombo. Lui era grasso e faceva bene a ridere della povera gente [...]
[...] cibi che tirano su lo stomaco se non ai degenti in punto di morte. E quando si è moribondi, cari miei, non si ha più voglia di mangiare le cose [...]
[...] buone. Si faceva male, sicuro che si faceva male, ma i signori a buon conto si facevano guarire a casa, nei loro letti. E guarivano perchè si [...]
[...] e delle fritture di cervella, leggermente impanate con l'uovo, con sopra una lacrima di limone. In su e in giù nascevano i discorsi sulle malattie [...]
[...] . Una volta c'era più misericordia. Non tagliavano giù la povera gente a fette come ora. Si aveva un po' più di rispetto per il corpo umano. E si [...]
[...] con dei ferri contorti che fanno rabbrividire e vi portano via dei pezzi di carne rossa da far piangere. Vi passano delle bacchette d'acciaio per [...]
[...] il naso e per le orecchie, e vi frugano su e giù come se foste di carta pesta. C'era lì la sorella di una contadina che parlava con orrore dei [...]
[...] . Tossiva come una disperata e tirava su del catarro che pareva marcia. La roba purulenta del petto le era andata fino in fondo allo stomaco. La [...]
[...] dolori della terra per venire a questo bel risultato. Lasciateli almeno morire come vuole il Signore, senza tante torture. E la donna che diceva [...]
[...] questo si infagottava le braccia nello scialle e si voltava dall'altra parte per non essere obbligata a vedere Marco che faceva il gradasso [...]
[...] cataratta che non le faceva il menomo male. Ci vedeva un po' meno, ecco tutto. E ora? I ferri erano i ferri. E ora lei non era più lei. La sua vista [...]
[...] si era andata indebolendo e i suoi occhi erano diventati due fontanelle che piangevano dalla mattina alla sera. Gigia sentiva e approvava. Aveva [...]
[...] curare lo stomaco che digeriva male da un po' di tempo e le dava coliche che la piegavano di notte in due. Il medico era un piccolotto con una gran [...]
[...] barba castagna e una vocina d'uomo flemmatico. L'aveva fatta adagiare sul lettuccio coperto di tela incerata, le aveva battuto sul ventre con la [...]
[...] punta delle dita senza domandarle neppure compermesso e poi voleva soffocarla con un lungo tubo di gomma che doveva nettarle lo stomaco come si [...]
[...] parlava di operazioni. Se si discorreva di una gamba tagliata via, si sentiva la sega sull'osso che le faceva subire delle contrazioni facciali e [...]
[...] . Stamattina andava nella crocera delle ammalate per stare con le amiche e per portare quattro amaretti a quella povera Luigia che le lavava tanto [...]
[...] bene la biancheria di colore. Ella aveva in saccoccia una fetta di panettone eccellente, messa via nella giornata di Natale a bella posta. E Gigia [...]
[...] stava comperando due aranci e due ossi di morto, che la venditrice diceva miracolosi. Molte ammalate erano guarite a mangiarne una mezza dozzina [...]
[...] faceva tremare come una foglia anche in quel momento. La sua Teresa, sana e robusta come una pianta, aveva in allora quattordici anni. Lavorava in [...]
[...] filanda e cresceva diritta come un asparago. Cinque mesi prima di condurla all'ospedale aveva ricevuto un colpo contro il filatoio. Il medico [...]
[...] condotto non aveva dato importanza alla ferita e credeva di averla tappata con un po' di cerotto. Ma la ferita era di quelle che si coprono con sotto [...]
[...] la marcia. Quando gliela si lavava con l'acqua e l'aceto veniva fuori l'odore della putredine. All'Ospedale maggiore.... Bisognava scusarlo se gli [...]
[...] certi momenti si scaldava più il cervello o l'ano e me l'hanno fatta morire! La disgrazia dell'omone sollevò l'indignazione. Eran tutti d'accordo [...]
[...] lasciava scannare i pitocchi per tenere in vita i ricchi. Marco rideva e dava a tutti della bestia. Se c'era qualcuno che era curato proprio bene, era [...]
[...] brentatore, con le mani nel paltò cannella, il cappello nocciuola sull'occhio, e una cravatta a colori fatta in quattro. Gli avevano mandato una [...]
[...] c'erano, i locali nel cortilone potevano essere aumentati e con della buona volontà avrebbe potuto guadagnarsi dei bei quattrini. Gli mancava la [...]
[...] . Lui lasciava dire, buttando in aria il fumo, mettendo semplicemente, tra un elogio e l'altro, una spallata o una smorfia. Non gli era mai [...]
[...] piaciuto il mestiere della mamma. Era un mestieraccio che riempiva la casa di camicie fetide e di stracci che l'acqua finiva di consumare e di [...]
[...] nei secchioni dalla mattina alla sera e le ginocchia sempre nel bagnato, non era possibile star sani neanche con una salute di ferro. Lui [...]
[...] piedi negli zoccoloni alti fino alla caviglia, col fondo del piede grosso, e si coprivano dal petto alle estremità delle gambe con un grembialone di [...]
[...] pelle che andava loro intorno ai fianchi. Risciacquavano le matasse nella corrente e rientravano in fabbrica senza una goccia d'acqua indosso [...]
[...] . Al fosso le donne non avevano nessuna cura e continuavano a lavare sotto uno straccio di ombrello sfondato dalle bacche anche quando diluviava [...]
[...] Lione. La moltitudine era divenuta silenziosa e era tutta rivolta verso Marco, il quale stava all'entrata con le code della marsina di panno [...]
[...] azzurro scuro attorcigliate nelle mani sui calzoni di dietro. Tra le donne primeggiavano le teste coperte di scialletti variopinti, e i fianchi [...]
[...] inzuppati dell'acquazzone di ieri. Tra gli uomini i cappelli flosci coll'orlatura colorata di scuro e la penna di cappone sul bindello in giro al [...]
[...] copricapo. Le loro scarpe, dalla suola grossa due dita e costellata di chiodi, erano appesantite dalla mota che avevano raccolto lungo il viaggio, e [...]
[...] fila la tela in casa e l'imbianca per i campi che coltiva. Il resto era poveraglia cittadina. Tube lavate, cotte dalla pioggia, abbrustolite dal [...]
[...] sole, cappelli dall'ala stroncata o gualcita, scialli smunti e tarmati, sottane dalle balzane stracciate, con gli strappi ciondoloni, vesti [...]
[...] mendate e rimendate, giacche logore e sfiancate, baveri unti e bisunti, redingotte spelazzate dalla spazzola, pellegrine lacerate, scolorate [...]
[...] , cicatrizzate, panciotti che perdevano un po' di camicia da tutte le parti e scarpe sdruscite, scalcagnate, slabbrate, coperte di maccherelle. Facce [...]
[...] vecchie e giovani, ossute e carnose, butterate e bernoccolute, nasi di tutte le dimensioni e di tutti i colori, grinte alcoolizzate e criminalizzate [...]
[...] , capelli grigi, capelli neri, capelli biondi e teste senza capelli, guance profondamente adimate dai patimenti e fattezze grassocce e fiorite di [...]
[...] primavera. Bocche invecchiate, appassite, sdentate e bocche fresche e colorite come il sangue del maiale, occhi ammantati di vivezza, occhi loschi [...]
[...] , occhi stracchi, occhi che stavano consumando gli ultimi barbagli della vita. Mani incartapecorite, mani tremolanti, mani rugose, callose, ruvide e [...]
[...] mani gentili, in carne, con le unghie pulite e le dita affusolate come quelle delle suonatrici di piano. Tutta poveraglia piena di cuore che [...]
[...] trepidava per i suoi cari, che aveva pensato una settimana per mettere assieme il soccorso, che si lasciava empire di lacrime prima di entrare e [...]
[...] che giungeva al letto degli ammalati con la gola piena di commozione. L'orologio sul frontone dell'ampio cortile suonava le dieci e mezzo e Marco si [...]
[...] ritirava sull'alto che fiancheggia l'entrata a sinistra e la gente pigiata si muoveva tutta assieme, gli uni calcando gli altri [...]
[...] , assottigliandosi all'imbocco del portone e riuscendo sotto il portico come portata o spinta dalla fiumana. Marco impallidiva tutti i mercoledì e tutte le [...]
[...] domeniche. Egli doveva frenarsi per non buttarsi sulla moltitudine a risospingerla, a ricacciarla di nuovo nella strada e obbligarla a rientrare [...]
[...] ordinatamente. Così, come facevano, riuscivano nelle sale con dei ritardi e arrischiavano di schiacciarsi le costole e rompersi le ossa. Ma in tanti anni [...]
[...] i suoi avvertimenti non avevano corretto alcuno. Era una folla indisciplinabile che si rinnovava da una settimana all'altra e che faceva [...]
[...] due barre in croce, i visitatori sarebbero obbligati a passare a due per volta, uno a destra e uno a sinistra. Ma l'amministrazione era cieca [...]
[...] , cocciuta e lo trattava da pazzo. La sua esperienza non valeva niente per tutti quei signori che stavano al tavolino a fare delle cifre. Si vedeva [...]
[...] bene che un giorno o l'altro doveva avvenire un massacro. Ma l'amministrazione non provvedeva. Aspettava il disastro. Peggio per lei e per il [...]
[...] disastro. La sua coscienza era tranquilla. E finiva dicendo, come al solito: così va il mondo, bimba mia. Gigia si ostinava a dire che la Luigia [...]
[...] numero 7 della sala Anastasia, tra una giovine e una vecchia che avevano poco da campare, perchè in tutto il tempo che vi rimase non avevano aperto [...]
[...] non ha tempo da sprecare. Egli non ascoltava nessuno e neppure quelli che piangevano e gli domandavano se potevano andare a vederli nella sala [...]
[...] sale con tanto di nome e cognome e tuttavia si vedevano lì disorientati, cogli occhi in aria, indecisi se andare da questa o da quella parte. Il [...]
[...] ascensori come negli ospedali degli Stati americani. In America la gente doveva essere più rispettosa e ubbidiente. Qui non ci sarebbe verso di [...]
[...] farli entrare a poco per volta. Vorrebbero entrare tutti assieme. E una volta o l'altra gli ascensori precipiterebbero carichi pieni. Dopo si [...]
[...] le suore di carità che davano una manata sulle tasche e facevano vuotare quelle troppo voluminose. Se non stavano attente, sarebbero passate [...]
[...] cenere. Un povero uomo sosteneva che nessuno gli poteva proibire di portare un po' di vino alla sua regiora bisognosa di ristorarsi lo stomaco. E [...]
[...] dal pollaio, tra ieri e ieri l'altro, per la sua mamma che doveva essere debole dopo l'operazione che le aveva fatto perdere tanto sangue. Ginevra [...]
[...] , Carolina e Gigia, tagliavano i panni alle donne votate al Signore e alla Madonna che avevano il fegato sano di impedire ai parenti di fare quello [...]
[...] ? La sala a colonne si andava popolando; qua e là i gruppi si rompevano intorno ai letti e alcuni letti scomparivano dietro una siepe di gente [...]
[...] sepolte sotto le coltri e dalle filate dei pitali nel comò di ferro. Con tanto acido fenico e tanto cloro si aspirava l'alito impuro delle degenti che [...]
[...] faceva impallidire e venire il mal di capo a più di una visitatrice. Carolina tossicchiava e col fazzoletto bianco alla bocca domandava scusa [...]
[...] degli assalti di tosse perchè non era abituata a girellare per le sale degli ospedali. Molti uomini e molte donne entravano come in casa propria e [...]
[...] andavano, senza fermatine, al letto che li aspettava, e senza badare agli altri, con il viso in aria come tanti allocchi. La 32, con le braccia [...]
[...] secche come due bastoni e le occhiaie bluastre, faceva paura, e obbligava la Gigia a fare uno sforzo per tenersi in gola il vomito che le veniva a [...]
[...] sentirla schiarificare e buttare nella sputacchiera il catarro con fracasso. Zaccaria, con gli occhi sempre al soffitto, diceva di toccar via, che [...]
[...] Duomo alle dieci precise e alle dieci precise, anzi un po' prima, c'eran passate. Era una buona ragazza, non si poteva dir niente, ma aveva paura [...]
[...] che non avesse gran cuore. Parecchi infilavano il vano tra i due letti e si curvavano sulle ammalate con dei baci a fior di pelle. C'erano delle [...]
[...] povere donne con le teste affondate di peso nel guanciale, col viso di cera, con gli occhi chiusi, con le braccia lungo i fianchi e col corpo piatto [...]
[...] le vecchie sono come i bambini. Non hanno giudizio. L'infermiera diventava di brace e agitava le mani come per dire che bisognava avere pazienza [...]
[...] comoda. E un'altra! La giovine nel terzo letto più innanzi faceva dimenticare l'urgenza della 63, chiamando l'inserviente con delle scampanellate [...]
[...] il cuscino, coi pallori dell'operata che aveva perduto molto sangue, con le alture del seno che ansavano sotto il lenzuolo e con le braccia [...]
[...] rotonde e seminude che andavano per la coperta a manifestare la tortura del ventre. Non c'era nessuno al suo letto e l'infermiera non aveva fretta [...]
[...] stento le palpebre quando la si schiaffeggiava per risvegliarla. Era un mestiere per il quale ci voleva molto cuore e uno stomaco di bronzo [...]
[...] . Senza quest'ultimo si sarebbe tirata su l'anima. Certi bisogni venivano quando venivano, e non si poteva discutere. Il guaio era che si doveva [...]
[...] son molte pittime in queste sale. Sono operate e bisogna tollerare tutto. Alcune volte però abusano. Ah, sì! Sentite! Si scampanella da tutte le [...]
[...] , alzatevi leggermente che vi passo la padella. Così, state quieta e che la Madonna vi secondi. Dal fondo si vedevano venire Adalgisa, Marianna e [...]
[...] Bentoni. Lui e lei erano ravvolti in una grande pelliccia che faceva ritirare in disparte le persone sul loro cammino, come per far largo a dei signori [...]
[...] doveva essere difficile trovare la Luigia. Ella e la mamma non le avevano mai parlato perchè, come si sapeva, era una donna asciutta, che salutava e [...]
[...] non salutava. La sua faccia era però di quelle che vedute una volta non si dimenticano più, specialmente per i suoi capelli radi e sabbiosi e [...]
[...] per le sopracciglia nerissime elevate a virgola sulla fronte. Marianna aggiungeva che tirava più all'uomo che alla donna. I suoi occhi gatteschi e [...]
[...] il porro con tre peli sul mento erano indimenticabili. Bentoni, con la tuba e coi guanti in mano, diceva che senza annoiarsi a passare di letto [...]
[...] . — Grazie tante. Adalgisa, guardando, si era fermata ai piedi della 45 e non ne sarebbe venuta via se Bentoni non fosse ritornato indietro a [...]
[...] affilato dalla malattia, con gli occhi lucenti nelle occhiaie sgualcite e coi due solchi che le andavano dalla radice del naso alla estremità delle [...]
[...] labbra! Con le mani teneva le mani di una fanciulla e di un ragazzo ai fianchi del letto e si lasciava bagnare le guance dallo strazio forse di [...]
[...] Gigia, la Carolina, il Zaccaria e le tre ultime lavandaie che lavavano al fosso di Porta Tenaglia per conto dell'ammalata. C'erano alcune donne [...]
[...] del Cortilone che si pettinavano vicino al suo uscio e poco dopo giungevano il Bentoni, la Marianna e l'Adalgisa. Si salutavano con dei cenni di [...]
[...] mano e di testa e si mettevano il dito sulle labbra per dirsi che bisognava star zitti e lasciare quieta la povera donna che stava male. La [...]
[...] superiora aveva avvertito la Bislunga che non era ancora fuori di pericolo e bisognava avere dei riguardi. Ieri aveva avuto una febbre da cavallo e [...]
[...] , aveva deposto il cartoccio nel cassetto del tavolino da notte, e era rimasto alla sponda in un atteggiamento di persona addolorata. Luigia girava [...]
[...] svogliatamente gli occhi affannati, moveva le labbra come se avesse voluto dire qualche cosa e restava lì ammutolita. Il pensiero di tutti i [...]
[...] rendevano orribile. Zaccaria guardava il soffitto, guardava le persone che passavano, guardava i letti e trasmetteva negli altri l'idea che egli [...]
[...] faceva di tutto per padroneggiare la commozione che lo avrebbe fatto piangere come un ragazzo. La 76 non la conoscevano. Ma parlava e diceva a [...]
[...] scotimenti che avevano fatto accorrere l'inserviente di servizio e dato da pensare alla superiora venuta con la bottiglia del marsala. Il marsala poteva [...]
[...] trangugiare un cucchiaio di brodo. E quando non si mangia, cattivo segno. I medici venivano tutte le mattine, le toccavano il polso e passavano agli [...]
[...] consultata con la Scavalcatetti, la povera donna non si troverebbe in quello stato. A Cassano! a Cassano! le avrebbe gridato. E a Cassano si guarisce [...]
[...] . La sua padrona della Ripa di porta Ticinese, prima di andarvi, aveva fatto di tutto e si era persino fatta mettere in un forno ardente. Se ne [...]
[...] ricordava perchè era stata là lei a aiutarla, a resistere fino allo svenimento. Il corpo le gocciolava come un gran pezzo d'arrosto allo spiedo e i [...]
[...] giorni di Cassano era diventata quasi più bella. Bentoni approvava e aggiungeva che vi andavano anche i signori primarii e i signori medici degli [...]
[...] ospedali, se volevano guarire. Non c'era uno solo tra loro che non avesse avuto un amico o un'amica a Cassano. Era una cura facile e poco [...]
[...] salutava con lo stesso sorriso e augurava loro il buon viaggio. La donna di Cassano guariva in un modo semplice. Applicava un vescicantone al calcagno [...]
[...] della gamba addolorata, ve lo lasciava trentasei o quarantotto ore a lavorarglielo e a squarciarne la pelle, lo tirava via medicandone la ferita [...]
[...] infocata con delle semplici foglie spalmate di burro, lasciava che dalla squarciatura uscisse tutta l'acqua che appestava l'aria, e in quindici o [...]
[...] venti giorni rimetteva in piedi la persona sana come una quercia. Si raccontava che degli uomini e delle donne ch'eran stati portati di sopra a [...]
[...] avuto niente. I nostri vecchi, aggiungeva Marianna, non sapevano neanche cosa fossero i ferri. E stavano più bene, ribadiva la Scavalcatetti. Sicuro [...]
[...] vita buona. La discussione perdeva d'interesse. Gli amici e le amiche si guardavano negli occhi senza trovare un argomento che incitasse la [...]
[...] loro parlantina. Si voltavano a destra e a sinistra, e si fermavano con la faccia sulla faccia dell'ammalata. Pareva che il silenzio li mettesse [...]
[...] tutti d'accordo che il caso della mamma di Zaccaria fosse dei più disperati. Dirimpetto a lei c'era una donna lunga con le spalle larghe e la testa [...]
[...] ! Un grido acuto distrasse tutti. Era venuto da un letto dall'altra parte della crociera, dove erano le operate di ieri e di ieri l'altro. La sala [...]
[...] era tutta cogli occhi dietro le inservienti e le suore che andavano a corsa verso un letto in fondo. Che c'era? Che cosa avveniva? Nulla. Si [...]
[...] tiravano le tendine e il letto scompariva lasciando il pubblico col punto interrogativo nel cervello. La 76 aveva indovinato. Era andata [...]
[...] . All'ospedale non si tirano le tendine che per sottrarre alla vista della gente o delle ammalate la defunta. La 35 era tra la vita e la morte fino da ieri [...]
[...] sera. Le avevano operato una scirro alla mammella destra alle nove di giovedì mattina. E dalli con le operazioni! esclamò Carolina. Se non si [...]
[...] era stata veduta a mangiare un pantrito che riversò sulle lenzuola mezz'ora dopo. Rimase assopita per delle ore e poi incominciò a delirare e a [...]
[...] singhiozzi, chiamandola e scongiurandola di non morire, che aveano due ragazzini da tirar grandi. La superiora lo accompagnò fuori della sala con [...]
[...] afflitti. Stanotte il medico e l'infermiera di guardia hanno dovuto accorrere due volte per somministrarle qualche goccia di morfina e farle [...]
[...] un'iniezione al braccio per calmarla e lasciar dormire le altre. Nelle sale delle operate si sta sempre male. Finiscono tre o quattro di lamentarsi, perchè [...]
[...] incominciano a star meglio, e altre operate prendono il loro posto di gridare e dar fuori come matte. Alla vista di stamane i medici si erano [...]
[...] foglia e le infermiere non sono mai riuscite ad aprirle la bocca per costringerla a bere una goccia di marsala, il vino che spaventa tutte le ammalate [...]
[...] poveretta non ha più che delle ore da vivere. La 35 è morta di tetano. — Povera donna! disse Adalgisa. E tutti gli amici e le amiche di Luigia [...]
[...] venati d'azzurro che uscivano dalle lenzuola fino alle spalle procaci, e idealmente si rannicchiava sotto la coltre della 56, con delle sensazioni [...]
[...] gaudiose per la nuca, baciandola soavemente sulla bocca schiusa come un incendio. Le manine diafane gli davano i rapimenti dell'innamorato e usciva [...]
[...] dalla rete sottile delle voglie smodate con degli scotimenti bruschi e furiosi che lo rinsensavano. Era il suo vecchio male di donnaiuolo che lo [...]
[...] una folla di uomini, senza essere obbligato a scappare e perdere di vista la donna che gli pareva lo bevesse su con gli occhi. Agitato, senza dir [...]
[...] , si mise a correre verso l'uscita senza voltarsi indietro. — Zaccaria! Nessuno aveva capito il dramma che si era svolto tra lui e la 56 [...]
[...] . — Zaccaria! Suor Cecilia era considerata, attraverso l'anno, da un'ammalata all'altra, un angelo. Aveva nella voce e negli occhi una bontà infinita [...]
[...] . La si poteva chiamare cinquanta volte senza mai metterle nel gesto e nella parola l'impazienza. Aveva ancora della gioventù nelle mani e sul [...]
[...] voce alta e andava subito dopo in giro coi medici in visita. Era lei che suggeriva la dieta al primario. Non appena credeva l'ammalata fuori di [...]
[...] pericolo, gli diceva che poteva dare alla numero tale la seconda, col quarto di pollo e col bicchiere di vino, o due uova al latte, o due fette di [...]
[...] cervella nel tegamino delle fritture, con un panino lucido. E il primario la contentava fin dove poteva, perchè l'amministrazione non permetteva [...]
[...] il giorno prima con un drastico che faceva loro buttar fuori tutto, le teneva d'occhio perchè nessuno desse loro qualcosa da mangiare e alla [...]
[...] ospedale — e sono dodici anni — non ne ho mai vista una morire. Ormai le operazioni sono meno pericolose del rilassativo che ti ho dato ieri [...]
[...] pulita. Se non lo sei, c'è qui Teresa che ti fa tutto. E le vedeva, sdraiate o sentone, passare, una dopo l'altra, dietro l'uscio dai vetri [...]
[...] che non è nulla! Ti aspetto. Andava al letto della 77, le spiegava il lenzuolo arruffato sulla coperta e le domandava come si sentisse. Luigia [...]
[...] rimaneva immobile, con gli occhi sempre più vitrei e il colore della bocca paonazzo. — Con una febbre come la tua non si può star bene in due minuti [...]
[...] . Poi si rivolgeva alla folla che la circondava, togliendo i cartocci dal cassetto e mettendoseli nel grembiale di merinos nero. — Vedi? I tuoi [...]
[...] dolce che ti farà bene! Assaggia questa ala di pollo! Bevi questo vino di bottiglia! E a furia di star bene l'ammalato crepa. Il cuore dei tuoi [...]
[...] amici ti farebbe capitare la stessa disgrazia. Fortuna che io voglio che tu guarisca. Quando potrai mangiarli, sarò io la prima a portarteli. E le [...]
[...] dava un buffetto con garbo e ripassava, sgomitando e raccomandando loro di guardarsi bene dal dare dolci all'ammalata. — La uccidereste! Alle [...]
[...] compagne della Scavalcatetti e di Gigia pareva di vedere nella suora una ladra che sbarazzava i cassetti con dei pretesti per dar tutto alle sue [...]
[...] sorelle. E di questo parere era un po' anche Marianna. Ma Bentoni dissipava ogni dubbio, assicurandole che il digiuno, quando si aveva la febbre, era [...]
[...] vendicativa e tutti lo sapevano. Ma c'erano cose che gridavano vendetta in cielo. Anche vestita di seta, sapeva rimboccarsi le maniche e lasciare il [...]
[...] . Senz'accorgersi le si erano riempiti gli occhi e le lacrime le scorrevano in bocca a farla singhiozzare. Bentoni, commosso, l'accarezzava e se la stringeva al [...]
[...] fianco, dicendole di essere buona che avrebbe pensato lui alla mamma. Aveva impegnata la sua parola d'onore e la ripeteva in faccia a tutti [...]
[...] , la Morettona e le altre che la conoscevano bene fino da quando andava al fosso a piedi nudi e si sdraiava col primo che le capitava. Era una [...]
[...] primo piano! Lo si sentiva, a ora tarda, passare in punta di piedi verso il suo uscio e lo si risentiva ripassare verso mattina come un ladro [...]
[...] . L'altro giorno le era venuto voglia di dirne quattro a quella smortona di sua madre che fa la madonna e parla come una devota alla Maria [...]
[...] pronto a sposarla! La campana suonava e le infermiere incominciavano a battere le mani per mettere in cammino la gente che non finisce mai di [...]
[...] parlare e che crede sempre di avere qualcosa da dire. — Andiamo, signori! Adalgisa domandava scusa alle amiche. Le erano venute giù le lacrime [...]
[...] perchè si era intenerita vedendo un'ammalata che baciava e ribaciava una bimba che le avevano messa fra le braccia e che baciandola piangeva in un [...]
[...] mani e loro potevano andare perchè già la campana era suonata. La Luigia non aveva bisogno che del riposo, come aveva detto la suora. Le avrebbe fatto [...]
[...] un bacio se non avesse avuto paura di svegliarla. È cosi difficile riaddormentarsi quando si sta male che sarebbe proprio un peccato disturbarla. E [...]
[...] quel suo Zaccaria che se n'era andato senza neanche dir loro addio? E l'una dopo l'altra, con Bentoni alla testa, si avviavano insieme alla [...]
[...] folla, lemme lemme, discorrendo di Candida che la mamma del materassaio aveva messa al banco a vendere le carote e le verze per tirare i merli nella [...]
[...] bottega ci sarebbe stata anche lei, almeno fino a quando l'avesse veduta bene avviata. Bentoni conosceva tutti e nessuno dei suoi amici gli avrebbe [...]
[...] quattrino. Ah no, perdio! E avrebbe fatto di tutto per impedire anche alle altre di andarvi. Non le era mai piaciuto quel pappataci del materassaio [...]
[...] spendeva il suo tempo nelle case di malaffare. Certo nessuno sapeva niente di preciso e non era cosa che la riguardava. Ma il proverbio non falla [...]
[...] : Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei. E tutti approvavano. — Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei! L'otto di settembre 1874 era stata una [...]
[...] soddisfazione, chi si stropicciava le mani con dei finalmente! e chi levava il pugno in alto, cogli occhi sul 12 del primo piano del blocco C [...]
[...] leggevano gli avvisi impastati al principio di ogni scala e all'entrata del portone e parlavano di Fioravanti come della caduta di un tiranno che [...]
[...] potevano essere angustie, non ci potevano essere temporali. Andava per gli usci con quei suoi occhiacci del colore dell'agata come un poliziotto e [...]
[...] buttare in corte gli stracci della Luigia, morta all'ospedale senza pagare la pigione. Margherita, la 27, discendeva dalla scala e si metteva [...]
[...] andava in stanza come una vipera, magari di notte, e gli faceva scenate che svegliavano i vicini. Lei non giurava, perchè non si poteva giurare [...]
[...] diceva una bugia. Il Fioravanti usciva dal blocco C, con la sua faccia piatta e sconvolta, e le donne scappavano come se fosse stato il diavolo [...]
[...] . Ne avevano abbastanza di quella belva che le aveva fatte tremare per tanti sabati e le aveva tormentate per dei semplici soldi. Lo si lasciava [...]
[...] passare dappertutto, senza dargli il buon giorno come le altre volte, quando bisognava tenerlo buono, e si voltavano gli occhi dall'altra parte per [...]
[...] di casa, nei momenti in cui non voleva andarsene via senza la pigione. Suo marito beveva, e questo non le faceva piacere, ma non toccava a lui [...]
[...] dargli dell'imbriaco con la voce del brontolone che mandava il sangue in acqua. E concludeva chiamandolo il boia del Casone. Fioravanti, che aveva [...]
[...] d'olio nei lumini per le scale, la scopata all'anno per il Casone e un po' di fiato a chi era caduto in qualche miseria. Siliprandi era troppo [...]
[...] sull'acciottolato, con la faccia rincupita dagli ultimi patimenti, coi peli della barba ingiallita dalla sporcizia, senza la forza di agitare il bastone e di [...]
[...] alzarsi a fare il rodomonte. Ma, spossato com'era e senza voce, diceva che ora poteva morire contento perchè Iddio lo aveva esaudito. Era stato [...]
[...] lui a pregarlo ogni giorno di punire il suo carnefice. — Sono stato io che ho supplicato il Signore di castigarti. Adesso muoio contento. E [...]
[...] come nei giorni in cui la bile lo faceva andare in furia. Parlava tra sè, col gesto esasperato, e tutta la sua figura di vecchio allampanato [...]
[...] : che chi fonda sul popolo fonda sul fango. Lo vedeva bene che cos'era il popolo. Un mucchio d'ingrati. E dicendolo, il bianchiccio intorno le sue [...]
[...] pupille pareva si oscurasse per renderlo più truce. Andava su e giù per l'avviso, con gli occhi grossi, senza leggere più nulla, dando addosso al suo [...]
[...] cuore che piangeva per i patimenti degli altri, e buttandosi su Giuliano, lo smortone che aveva fatto il morto fino all'ultimo. Lui era cristiano [...]
[...] e si trovava soddisfatto a fare del bene, ma qualche volta doveva convenire che si era obbligati a pentirsene. Ai tempi in cui il materassaio [...]
[...] stentava a pagare l'affitto, invece di dargli del respiro doveva chiuderlo fuori dell'uscio senza remissione. Ora non sarebbe stato disonorato e non [...]
[...] il colpo e gli faceva nascere il rimorso di averla risparmiata. Era la mano dell'Annunciata che lo ringraziava di non averla agguantata per il [...]
[...] braccio alla morte di Pasquale e trascinata al portone come una cosa malsana che aveva iniziata la decadenza della morale del Casone. Prima di [...]
[...] lei c'era la prostituzione aperta, cancrenosa, purulenta che si faceva sentire e vedere dappertutto. Dopo di lei si era insinuata la gonnella [...]
[...] modesta, che nascondeva tutto e ingannava tutti. Non era più il vizio sbrigliato nei colori chiassosi. Era il calcolo, era la riflessione, era il [...]
[...] sistema. E col pensiero acceso, si voltava verso gli spettatori della sua caduta con la mano indispettita di vedersi ricompensato con tanta [...]
[...] non si voleva lasciarseli venire sullo stomaco, ma il Giuliano Altieri, il sornione che faceva le cose sottacqua e non aveva coscienza che per il [...]
[...] . E a questo mondo non bisogna essere sinceri, se si vuole vivere in pace. Se si fosse tenuto in bocca quello che pensava della 49, sarebbe morto [...]
[...] cascati ai piedi. Più guardava gli inquilini sparsi per il cortile e più sentiva il ribrezzo di trovarsi in mezzo a una gentaglia che non sapeva [...]
[...] il suo tempo a insegnare l'elevatezza dei costumi e la gratitudine alla feccia umana. Volgendo il passo verso la parte più rumorosa del cortilone [...]
[...] che serviva di lavorerio, dava ragione a Martino. Le moltitudini che non superavano la linea dell'anastesia morale, nascevano e morivano senza [...]
[...] ne divenisse il padrone e aveva veduto nascere gli inquilini sparpagliati per i numeri delle ringhiere a nidiate. E poteva dire con sicurezza che [...]
[...] e di decenza non vi può essere progresso. Guardate intorno, Martino, e vedrete quante facce mi vorrebbero divorare vivo. Era così il giorno in [...]
[...] domandargli un po' della sua amicizia. Grazie tante, un'altra volta. E senza badare a quello che gli diceva, tirava via a imbiancare la gelosia [...]
[...] arrossire la gente in miseria, non lo volle più vedere. Gli pareva di udirlo ancora quando gli dava del pezzente e del ladro in arretrato di sei [...]
[...] riscaldava e era obbligato a smettere e andare altrove per paura di dirgli una villania. — Martino, vado dal Battista. — Aspetta che vengo anch'io [...]
[...] .... — Tralasciate di inzuccherarmi! gli disse seccamente Martino con un gesto imperioso della mano. Io vivo del mio lavoro e non ho tempo di [...]
[...] . Egli è proprio l'uomo che ci voleva per questo alveare e non ho scrupolo a dirvelo sulla faccia. Io sono sempre convinto che i poveri non possono [...]
[...] schietto e lasciatemi in pace. — Ho parlato bene? domandò l'inverniciatore a Paolino, mettendogli il braccio sotto il braccio. — Hai parlato da galantuomo [...]
[...] , mio caro. Dammi la mano. — Non c'è bisogno. Sono anch'io padre di famiglia e so che cosa voglia dire trovarsi in istrada senza un aiuto al [...]
[...] il caffè prima di andare in Verziere, discendeva col sapone e coll'asciugatoio alla pompa, si lavava e si rinfrescava fino al busto con l'acqua a [...]
[...] ondate e risaliva a sorseggiare il caffè, al suo tavolino di lavoro, rischiarato dalla lampada posta sull'alzata di legno, fino alle sei e tre [...]
[...] quarti. Dopo una lavorata che lo rendeva felice, accendeva la pipa e salutava le sorelle con dei baci. Alle sette egli era già col graticcio in [...]
[...] vent'anni che aveva studiato a Bologna e che aveva letto molti libri senza laurearsi, si era innamorato della semplicità e della bontà di Giuliano [...]
[...] , il materassaio di sua madre. Invece di contrariarlo e dirgli che sarebbe stato una pazzia per lui di farsi in quattro per percorrere una strada [...]
[...] che avrebbe dovuto percorrere da ragazzo, si mise a secondare e quasi a spronare la sua determinazione di volere uscire a ogni costo dalla [...]
[...] Lando del Casone e gli prometteva di narrargliene, un giorno, la storia. Gli diceva che il suo sistema di leggere qualunque libro gli capitava in [...]
[...] , affaticava più del bisogno, ingarbugliava una cosa con l'altra, riduceva alla confusione e sconfortava a ogni minuto che si incespicava nelle [...]
[...] tutto lo scibile umano in una volta, arrivavano alla fine del loro viaggio con un grande disordine nella testa e senza la voglia di ricominciare [...]
[...] l'edificio delle generazioni senza mettere giù le fondamenta. E le fondamenta di una costruzione così enorme erano nel dizionario. — Tu, che ne hai [...]
[...] uomo non basti a mandarlo a memoria. Tu l'apri e t'accorgi che un ragazzo lo imparerebbe in pochi mesi. Scartabellalo e vedrai che non c'è pagina [...]
[...] ? Deduci, deduci e vedrai che in 365 giorni, imparando 60 parole ogni 24 ore, sarai alla fine del tuo dizionario elefantesco e avrai aggiunto al tuo [...]
[...] piccolo bagaglio ventun mila e novecento vocaboli. Il che vorrebbe dire che fra dodici mesi saresti possessore di una cinquantina di mila parole. E [...]
[...] sensibile la materia grigia sotto la calotta cranica. Si è capaci di fucinare le immagini più belle e più chiare e si è maturi per la battaglia [...]
[...] fitto delle tenebre cerebrali si scioglieva come un razzo che gli squarciava il buio e gli faceva vedere la linea retta che doveva condurlo alla [...]
[...] emancipazione. Vedeva l'orizzonte del suo avvenire più largo, più promettente, più sicuro. E tutte le volte che gli ritornavano alla mente le frasi [...]
[...] incitatrici di Buondelmonti, veniva ripreso dalla febbre del lavoro, e si sentiva incalzato da una voce che lo rianimava e gli gridava: Avanti [...]
[...] ! avanti! Dopo sei mesi di questa corsa trafelata che gli aveva acuito la memoria e lo spirito e lo aveva quasi reso padrone della ortografia, Filippo [...]
[...] Buondelmonti gli andò in casa con un volume di sinonimi. — Te lo regalo. I sinonimi ti insegneranno la sfumatura matura della lingua e ti [...]
[...] vocabolo e vocabolo. Tra mortificati e sbaldanziti, tra crepitare e scoppiettare. Crepitare, come tu sai, è un leggiero strepito. Crepita la legna [...]
[...] che arde. Scoppiettare è un po' più forte. Perciò farai scoppiettare le dita, la frusta, e anche la legna e il carbone. Ma terrai a mente che il [...]
[...] dubbii sulla esattezza, di adoperare una parola piuttosto che un'altra, di correggere la pronuncia difettosa o impopolare, e di sentire il profumo [...]
[...] non aveva saputo diradargli. — Dica, don Paolo. Si dice tabernacolo o cappella? Don Paolo, che aveva in mente i suoi infermi d'anima e di corpo [...]
[...] , rimase lì come fulminato. Non s'aspettava un'interrogazione a bruciapelo di quella fatta. Ma a poco a poco si riebbe e si mandò su per il naso una [...]
[...] , suppongo? Se io dovessi scrivere per una popolazione religiosa, è certo che mi servirei del nome tabernacolo, perchè odora assai più di venerando e di [...]
[...] sacro. Vi si fiutano la santità e la maestà del Testamento. Ma se dovessi parlare alle turbe e volessi descrivere una di quelle nicchie lungo gli [...]
[...] stradoni e le stradicciuole della campagna, ove sono dipinte le madonne, gli angeli e le anime del purgatorio, non esiterei a dare la preferenza a [...]
[...] . Le indolenzivano il corpo e la facevano voltare da destra a sinistra senza trovare requie come se avesse avuto l'argento vivo nella pelle. Sui [...]
[...] dovuto svegliare tre o quattro volte per domandarle se aveva bisogno di accendere il lume o di chiamare la cameriera. E lei aveva rinunciato [...]
[...] all'uno e all'altra, solo perchè non le piaceva disturbare la gente che riposava. Non potendo dormire aveva finito per alzarsi. Alle cinque era già [...]
[...] in cucina che si faceva il caffe, pensierosa. Macinava e le venivano in mente i racconti di coloro che patiscono l'insonnia. Era un male da [...]
[...] bestia. Lasciava lì tutta una notte, con gli occhi spalancati nel buio pesto, stracchi morti, con la testa vuota e la lingua grossa e biancheggiata da [...]
[...] una palticina insipida. E alla mattina si usciva dal letto prostrati, affranti, snervati dalla tensione notturna. Ma lei non poteva averlo preso in [...]
[...] . Chi voleva essere sicuri doveva andare dal negoziante, farsi pesare la lana sotto gli occhi, assistere a insaccarla e tener dietro agli uomini [...]
[...] parlava con le signore e che non accettava mai un centesimo meno di quello che metteva sui suoi conti, perchè i suoi conti erano del lavorante che [...]
[...] non abusa. Chi carica i conti per poi contentarsi di ridurli, deve essere ladro. Il galantuomo dice sette, perchè ne vuole e ne vale sette. Non [...]
[...] andarle a cercare. Ma la scampanellata la mise di buon umore. Era lui. Le relazioni tra Giuliano e Annunciata non erano mai andate oltre [...]
[...] l'amicizia. L'uno e l'altra si vedevano con piacere, senza affettazioni, senza sottintesi, senza reconditi fini. Pareva che tutti e due si fossero convinti [...]
[...] che l'una dovesse andare per una strada e l'altro per l'altra. Prima dello sposalizio, se non s'incontravano, si cercavano, ma senz'altro [...]
[...] pensiero che di scambiare quattro chiacchiere alla buona. L'amore entrava di rado nella loro conversazione. E se c'entrava, ne parlavano da estranei [...]
[...] inseguivano, si pedinavano, si sognavano, si aspettavano e si chiudevano l'uno nelle braccia dell'altra, come compimento della loro giornata di [...]
[...] un'operazione coniugale che si dovesse consumare per dei bisogni corporali e delle necessità sociali. Perchè senza il contentamento della bestia gli [...]
[...] uomini e le donne si sarebbero aggrediti e accoltellati per le vie e l'umanità sarebbe lentamente scomparsa. Ma non potevano convenire che la [...]
[...] simpatia diventasse passione e che l'amore dovesse essere la dominante della esistenza. Ah, si starebbe freschi se si dovesse tessere eternamente di [...]
[...] così ella sarebbe morta cento volte. Cento volte le era capitato di trovarsi senza i denari per il sapone del fosso. E pure era lì ancora [...]
[...] . Ella lo sentiva, lo aveva sentito sempre. E in questo qualcuno aveva fede più che in sè stessa. Ecco la sua forza. Giuliano non voleva contrariarla [...]
[...] . C'erano famiglie sobrie, che andavano alla fabbrica un giorno dopo l'altro, che mangiavano lungo l'anno pane e minestra e minestra e pane con la [...]
[...] volontà di aggiungere un po' di benessere e di ammansare la lotta che li svigoriva. Ma non erano riuscite che a inasprirla. Perchè le loro [...]
[...] braccia si frustavano e valevano meno. Il volere è potere glielo aveva spiegato l'amico Buondelmonti. — Sai che cosa vuol dire? Vuol dire di essere più [...]
[...] intellettuale o finanziario o con tutti e due uniti si può forse farsi largo, si può forse tener testa contro i concorrenti al posto degli arrivati [...]
[...] degli individui che sia capace di contribuire alla elevazione del proletariato. Ricordatelo. E ogni giorno Giuliano scaldava il proprio pensiero [...]
[...] col pensiero di Buondelmonti, lavorando e rilavorando l'idea fissa del proprio padre, che era quella di radunare i lavoratori di uno stesso mestiere [...]
[...] potevano essere buone, giuste e grandiose, ma desse non uscivano dalla persona che le aveva concepite se non a condizione di saperle sviluppare [...]
[...] che si portava nella testa. E spiegarlo bene. Perchè le idee, infagottate nella prosa pesante, subiscono la sorte degli appestati. Rimangono senza [...]
[...] il contatto dei lettori. Le idee della società futura devono avere un profluvio di lettori. E correndo verso l'Annunciata il graticcio gli era [...]
[...] fino alla federazione dei mestieri. E la sua anima si sprigionava dal solito ambiente pitocco ed esulava in una specie di terra promessa. Egli [...]
[...] tribolazione, la fine dei patimenti, la fine delle ingiustizie. Lì dentro erano il necessario e il superfluo. Ah sì, era tempo di dare un po' di [...]
[...] superfluo a coloro che non avevano mai avuto abbastanza del necessario. Nel superfluo egli vedeva la gioia di vivere. E Giuliano voleva vivere [...]
[...] principi. Pareva la residenza di un musicista che avesse avuto bisogno di una pace immensa. L'entrata era di ferro. Si premeva il bottoncino e le [...]
[...] due cancellate coperte di lastre si disgiungevano automaticamente e ammettevano il visitatore in uno spazio inquadrato dai cancelli pure coperti [...]
[...] di ferro. Il custode non apriva che alle persone che si potevano ricevere. Alle altre diceva che non c'erano in casa e richiudeva l'usciolino a [...]
[...] lascia le tracce dove passa. E a lui piaceva la casa pulita. Bastava dare una capatina nella sua abitazione a fianco del cancello, completamente [...]
[...] staccata dall'edificio signorile. I cristalli fiammeggiavano, il pavimento di marmo faceva sdrucciolare chi non era abituato a camminare sul levigato e [...]
[...] nuziale accettò il fatto compiuto. Non c'era alcuno più devoto di lui. La riveriva coll'inchino corretto e aveva abituato la servitù a chiamarla donna [...]
[...] era in giardino aveva gusto di vederlo andare verso la padrona col cappello in mano e con la curva del gentiluomo. E se l'udiva parlare di lei [...]
[...] incavatura bianca che gli andava giù fino in fondo alla parete posteriore e coi tiracuori altezzosi accarezzati e mantecati alle fosse temporali. La [...]
[...] all'avambraccio e con i grandi bottoni di madreperla che le andavano fino ai piedi. Si buttò un po' di polvere di riso sulle guance per nascondere il pallore [...]
[...] della notte inquieta e si strappò gli ultimi due papillons per non fargli vedere i segreti delle donne. — Bravo, ha fatto bene a venire, Giuliano [...]
[...] , perchè avevo proprio bisogno di consigliarmi. E gli narrò la sua notte spasmodica. Pareva sulla brace. Si voltava senza trovare requie. Spesso le [...]
[...] pareva di essere punta, succhiata, trafitta. Forse erano le zanzare. Ma le zanzare non potevano andare nella lana senza farsi schiacciare. E poi il [...]
[...] essere benissimo un galantuomo, ma poteva anche essere un fior di birbone. Sul conto dei tappezzieri ne sapeva di cotte e di crude. Erano fatti a [...]
[...] posta per far denari sulla pelle degli altri. Non era un anno che aveva udito, con le sue orecchie, che marito e moglie erano morti di una malattia [...]
[...] contagiosa presa dormendo sulla lana di un defunto. Quando si è in fin di vita non si sa mai di che male si muore e la lana dopo, anche se purgata e [...]
[...] ripurgata, rimane pericolosa. Giorgio si era già alzato e lui poteva andare nella loro stanza senza riguardi a prendere i materassi e i cuscini [...]
[...] notte infernale. Piuttosto sarebbe andata a dormire sul tavolo lungo e largo in cucina. E vedendo che rimaneva incantato, cogli occhi fissi nella [...]
[...] grande lastra che li rifletteva tutti e due al naturale, gli disse: — Vada, dunque! Giuliano era troppo occupato per badare alla donna. Ma [...]
[...] vedendola nel costume mattinale che aderiva con tanta grazia alle forme perfette, provava una perturbazione indefinita. L'odore della carne viva e giovine [...]
[...] , signora! E se ne andò verso la stanza matrimoniale, sorpreso di quel fiat in cui gli parve di essere stato sommerso nell'odore di lei. Che cosa [...]
[...] ascolta le parole dolci d'amore. Non gli entrava il tranello. Tradire un uomo o una donna col quale o con la quale si passano le notti e i giorni e si [...]
[...] dividono le gioie e i dolori della vita gli pareva un delitto. E nell'impeto delle parole oneste si caricava sulle spalle il materasso e discendeva [...]
[...] per le scale, tenendoselo con tutte e due le mani, felice di aver trionfato sulla turpitudine. Scucito il materasso, non gli fu difficile di [...]
[...] trovare la ragione dell'inquietudine di Annunciata. La mano della speculazione aveva appensantito la lana con la polvere e col capecchio. Bastava [...]
[...] metterla sottosopra per vedere nel sole il polverone che faceva tossire e tirar su i polmoni. Con dei clienti che pagano i conti a occhi chiusi, si [...]
[...] . Il commercio e l'industria, allargando la loro base di operazione, perdono l'avidità individuale e diventano, si può dire, più umani. E mentre [...]
[...] faceva trepidare la lana sul graticcio e volare per l'aria i fiocchi che le sue bacchette buttavano in alto, vedeva, nel nuovo sistema di [...]
[...] produzione, scomparire lentamente la povertà e l'ignoranza delle classi lavoratrici e aumentare il benessere nazionale. Il guadagno non poteva essere [...]
[...] vitaccia del padrone in lite col marengo era venuta fuori una ricchezza sfondata. Come si spiegava la sproporzione tra chi aveva lavorato e chi aveva [...]
[...] ferro, il valore delle braccia era rimasto al puro costo del vitto. Come rimediarvi? E le bacchette che fremevano sul graticcio traducevano la [...]
[...] letizia del suo pensiero d'avere finalmente trovato il bandolo della matassa ingarbugliata tra lavoro e capitale. Il rimedio era nella cooperazione [...]
[...] . Non c'era difficoltà. Lui stesso avrebbe potuto organizzarla con la sola adesione degli interessati. E la sua mente si perdeva nei particolari. In [...]
[...] Milano c'erano, a dir poco, sei mila fra tappezzieri, fabbricatori di mobili e materassai. Ogni operaio di questi mestieri affini si associava e [...]
[...] . 318.000. In tre anni, cogli interessi e gli interessi degli interessi, i cooperatori sarebbero stati padroni di un milione. Un milione! C'erano dei [...]
[...] padroni milionari che avevano incominciato con qualche centinaio di lire e con del semplice credito. Con un milione versato, il credito non si [...]
[...] . E battendo la lana col cic ciac frenetico che lo surrecitava, gli pareva di vedersi fuori dell'utopia. Sì, sì, egli avrebbe vinto. Coi padroni [...]
[...] senza operai, il capitale poteva andare a dormire. Poi, con un'altra sfuriata che portava in alto la lana divenuta leggera e candida, vide [...]
[...] era così. L'importante, per loro, era di comperare tutto a contanti e tutto di prima mano. Il legname alla segheria, le stoffe alla fabbrica, la [...]
[...] rispetto al contratto, dare a ciascuno il suo, all'operaio una mercede che inchiuda il superfluo e al compratore del lavoro che non senta della [...]
[...] speculazione. — Se non vieni a bere il punch te lo porto qui e te lo butto in faccia, parola d'onore! Non è così che si fa con chi ti usa delle [...]
[...] gentilezze. Ci ho messo i cinque sentimenti e poi me lo lasci lì come una bevanda da lavandino. Vieni via, andiamo, ti dico che è buono e che ti [...]
[...] vino! — E perchè non te ne sei andato? — Ingenuo! Fai il filantropo e non capisci che bisogna mandare giù dei bocconi amari, molto amari, sotto gli [...]
[...] altri. Tu non sei mai stato a servire nelle case. Provati e vedrai se ci vuole dello stomaco. Non parlo di questa. Sarei una canaglia se dicessi [...]
[...] male del signor Giorgio e di donna Annunciata. Ah, se i domestici fossero degli scrittori! Mio caro, c'è tanta biancheria sporca in casa dei [...]
[...] imbiancarti i capelli in una notte. Se tu sapessi! Non vi trovi che l'intrigo e la menzogna. La moglie ha la maschera, il marito ha la maschera e i [...]
[...] figli e le figlie, se sono grandi, sono più libertini del padre e della madre. Le frasi insaldate e i modi gentili sono per gli estranei, che devono [...]
[...] volevo. E anche di questo non la ringrazio. Avrei voluto vedere che mi avesse lesinato i denari! Dovevo prendere una carrozza, correre per i caffè che [...]
[...] l'individuo del momento frequentava o per i suoi ritrovi o andare a casa sua a dirgli che la signora stava male e aveva bisogno assoluto di [...]
[...] di una pasta. C'è chi sa salvare le apparenze più di un altro. Ma la cloaca rimane tale e quale. Bocca taci, taci! Se tu vuoi conoscere i vizii [...]
[...] quello della fruttivendola, come quello del facchino. Mi ricordo dei terz'ultimi miei padroni. Marito e moglie erano sempre sotto. Lui dava della [...]
[...] puttanaccia a lei, e lei dava del mantenuto a lui, magari alla presenza del servidorame vile. Nelle giornate della furia si buttavano alla testa [...]
[...] . E chi nega che non ci siano delle eccezioni? Anzi ci devono essere. Ma nel tuo ambiente, caro. Mi hanno detto che i poveri sono più virtuosi [...]
[...] . E lo credo. L'immoralità è un lusso. Bisogna avere del tempo e del denaro per essere immorali. Io ho sempre vissuto coi ricchi. A dodici anni [...]
[...] ero groom della casa Vittone e me ne andai a diciassette che non avevo più nulla da imparare. Donna Elena mi ha licenziato professore. Ti dicevo [...]
[...] che negli ambienti ricchi c'è tempo e denaro. Sentimi bene. Ti parlo come se fossi moribondo. La donna che ho conosciuto io attraverso le mie [...]
[...] mentisce. Ma non è nel mio, e neanche, forse, nel tuo ambiente. Vive altrove. Vuoi sapere chi sia? Te lo dico sottovoce. È la donna che si vende, la [...]
[...] , senz'essere stato domestico. Indossate, o signori increduli, la nostra livrea, passate degli anni sotto il tetto dell'abbondanza e poi venite a [...]
[...] darmi del maiale, se potete. Va, va pure. Ne parleremo un altro momento con più comodo. E il custode non si dava pace neppure dopo che Giuliano [...]
[...] si era rimesso al lavoro. Continuava a parlare tra sè e a dire che, dopo tutto, non aveva torto neppure il materassaio. Certe cose non si potevano [...]
[...] un vaccaio. Donna Elena, della quale era stato il confidente e il portalettere, non era che una volgare adultera. La madre aveva i vizii più [...]
[...] neppure la punta della sua lascivia. Il marchese aveva più di cinquant'anni, e non si fidava che del suo cameriere privato, ora in pensione con tre [...]
[...] , e che era appena tornato da Parigi, ove andava sovente col padrone, gliene raccontò una che era più ridicola che sconcia. Il padrone andava a [...]
[...] spiaceva a Frustavino. Gli rincresceva di mangiare e di dormire in una casa del carnimonio. Il marchese non aveva però la stessa ripugnanza. Tutte le [...]
[...] bestia. — Non ti capisco. — Lo so bene. Per capire certe cose bisogna vederle. Il padrone si sveste e fa la bestia. Va intorno per la stanza [...]
[...] camminando coi piedi e colle mani. Fa dei versi che ora terrorizzano e ora fanno smascellare dalle risa. Qualche volta sembrano latrati di un cane [...]
[...] ' più quieto. Il padrone ruggiva. Non aveva più nulla di umano. Sudava, si disperava voltato sulla schiena, agitando le gambe e le mani come un [...]
[...] disgraziato sul braciere. — Ma perchè faceva tutte quelle smanie? — Puoi bene immaginartelo! — Era egli solo? — Era con lui.... — Basta. — E non [...]
[...] immaginare. Era l'oppressione della casa. Perchè l'inappetenza lo rendeva malinconico e taciturno. Ah, se avesse potuto dargli un po' del suo appetito [...]
[...] dramma delle sofferenze infinite, il martirio della moglie che ha il marito senza avere l'uomo. E la donna, ch'egli vedeva nel sole vermiglio [...]
[...] , ravvolta nella seta rosa e floscia che lascia supporre tutta la bellezza delle forme senza disegnarle, gli si elevava come una donna che piange, come [...]
[...] , le mancava la vita, voleva la vita! E con la passione che gli si era scatenata con tanta furia, avrebbe voluto dirle ch'egli aveva capito, intuito [...]
[...] che uno stomaco per le medicine. Annunciata gl'interruppe il dramma, pregandolo di salutarle la mamma e le ragazze. Il trambusto era [...]
[...] la lucerna a svegliare coloro che dovevano andare con lui a Caravaggio. La stazione era lontana e il treno non aspettava nessuno. — Su, che è [...]
[...] tardi! A certi usci doveva spaventarli a colpi di calcagno. — Giuditta? Oh, Giuditta? Levatevi una buona volta! Luraschi, che abitava il 126 e [...]
[...] il 127 del blocco C e che aveva detto a tutti che sarebbe stato in piedi prima degli altri, era ancora in letto che dormiva della quarta. — Su [...]
[...] , lasciava bussare e ribussare senza rispondere. — Presto, in piedi se non volete perdere il treno! All'uscio di Carmela gli era toccato di servirsi del [...]
[...] bastone. La povera donna, tormentata da due fistole, dormiva di rado, ma quando ci si metteva ci volevano i savi e i matti a farle spalancare gli [...]
[...] occhi. — Carmela? Fatevi coraggio e saltate giù dal letto! Carmela? È mezz'ora che vi chiamo! Santina, la figlia del fabbro del 61, blocco B, era [...]
[...] in ginocchio, bella e vestita, che aspettava la nocca di Antonio per uscire dall'uscio. L'idea di non avere più che poche ore da patire non le [...]
[...] , supplicandola di avere compassione di una povera ragazza che voleva bene ai genitori e non aveva mai fatto nulla di male. La monaca che le aveva suggerito [...]
[...] Caravaggio, le aveva fatto imparare la preghiera a memoria, e lei, l'anemica, che voleva guarire, che diceva che aveva assolutamente bisogno di [...]
[...] la comitiva al santuario era Leopoldo Gioberti, il facchino 335 di piazza Mercanti, il quale occupava, da due anni, il 27 e il 28 del blocco A [...]
[...] , senza paura, come si diceva, di vedere le ombre di Tognazzo e di Margherita in giro, di notte, per le stanze e per il Casone. Gioberti aveva [...]
[...] baracconi di piazza Castello a tener testa contro i lottatori di mestiere. La sua faccia bionda e rossa di salute pareva avesse conosciuto il freddo [...]
[...] rassegnazione infinita. E i suoi occhi, raccolti nella mestizia in fondo alle buche, facevano pensare alle miserie umane. Tossiva di rado, ma quando [...]
[...] tossiva si piegava in due e si teneva lo stomaco con le mani. Durante gli impeti convulsionarii si sentiva il catarro che gli si rimescolava senza che [...]
[...] gli sforzi riuscissero a mandarglielo su dalla gola. A udirlo tossire si diceva che aveva in fondo un serbatoio di marcia. E nei momenti desolati [...]
[...] in cui buttava in terra i larghi sputacchi verdicci e biliosi macerati nel suo petto, abbandonava le braccia dalla disperazione. — La è finita per [...]
[...] neanche del diavolo. Ma dopo che la tisi polmonare lo saccheggiava di giorno in giorno e la moglie era riuscita a fargli credere che Dio lo [...]
[...] irriverenza. Divenne un affiliato del Circolo dell'Immacolata e un propagandista di miracoli instancabile. Andava da un santuario all'altro senza [...]
[...] guarire e senza perdere la fede. Era stato a quello di Locarno, di Varallo, di Como, di Somasca, di Gravedona e di Nobiallo e ora andava a quello [...]
[...] non era mica un impostore. — Entra come ci sono entrato io, gli disse, e rimarrai a bocca aperta. Vedrai tutte le pareti coperte di quadri [...]
[...] cognomi e le date dei miracoli. Dio, sappilo, è infinitamente giusto, infinitamente buono, infinitamente misericordioso. È però mestieri la fede [...]
[...] io credo nell'unione del Padre, del Figliolo e dello Spirito Santo. — Ed è quello che io, Gioberti, dico a voialtri. Se non avete fede state a [...]
[...] casa, perchè sciupereste il tempo. Dio vi legge nell'anima. Sa i vostri meriti e i vostri demeriti. Voi sapete la storia sacra. Egli ha scelto [...]
[...] Giacobbe e ha respinto Esaù, senza che alcuno potesse tacciarlo d'ingiustizia. Giacobbe era tutto del Signore. Se volete essere tra gli eletti [...]
[...] , toglietevi dalla testa le vanità del mondo e credete nell'onnipotenza che può tutto. Credete nel Cristo morto per noi sulla croce, credete nella [...]
[...] può andare a piedi. Chi vuol venire deve darmi due lire e centesimi venti per il biglietto di terza classe. A Treviglio, se avremo tempo, faremo una [...]
[...] visita al santuario della Madonna delle lagrime: e poi, un passo dietro l'altro, ci avvieremo a quello di Caravaggio. Maledetta tosse! Pazienza [...]
[...] , oggi è l'ultimo giorno delle nostre tribolazioni. Ostinata, fanne una pelle che la vittoria sarà della Madonna! Chi non saprà camminare e avrà [...]
[...] andranno a piedi, perchè così, strada facendo, reciteremo le litanie e prepareremo l'animo alla commozione della grazia. A proposito, Antonio, tu [...]
[...] , del blocco C. Egli è ormai cieco fatto. Non ci vede a due passi. Aiutarci l'un l'altro e agire da cristiano. Va tu a prenderlo, perchè può darsi [...]
[...] slattata che da due mesi e sarebbe stato bene che ci fosse anche la madre. Ma non è maritata come si dovrebbe e la povera ragazza non ha potuto [...]
[...] dirlo al padrone. Noi siamo cristiani e dobbiamo chiudere un occhio. Sono tutte senza giudizio queste ragazze! Padri, state loro al pelo se non [...]
[...] braccio alla Tencia, e magari incamminatevi verso la stazione. Coloro che non hanno le gambe buone dovrebbero andare innanzi, perchè il vapore è una [...]
[...] qualche cosa da mangiare o per lo meno dei soldi in saccoccia. E dalli con la tosse! La vuoi finire? A momenti mi strangolava! Perchè non possiamo [...]
[...] pretendere che la Madonna ci faccia la grazia e ci dia anche da mangiare. Lì ci sono sette o otto ragazzi e non si sa neanche di chi siano. Di chi [...]
[...] siete? Occupatevene voialtre donne. Voi, Carmela, e voi, Giuditta, fate loro da madre. Il vostro malanno non vi impedirà di curarvi dei ragazzi [...]
[...] . Portate pazienza. È questione di ore. Cristo, per redimere, ha patito ben altro. Si è lasciato mettere in croce e fracassare il costato. Quando mi [...]
[...] ricordo della ferita e del sangue del nostro Signore mi vengono i sudori freddi. Se quel cane di sgherro fosse qui lo farei a pezzi. Questa tosse mi [...]
[...] cristiani sono tutti fratelli e, se uno zoppica, l'altro lo deve tenere in piedi. Fanno così anche gli ebrei, ma non con noi cristiani, sapete. Al [...]
[...] cristiano che ha sete danno il veleno, come hanno fatto con Gesù Cristo. Non perdetevi d'animo. E gli altri? Ci avviciniamo alle due e nessuno si è ancora [...]
[...] mosso. Il treno parte alle cinque e un quarto. Chi perde la corsa si batta il petto. Badate che la festa della Madonna non viene che una volta [...]
[...] all'anno. Pensate ai patimenti di altri dodici mesi! Che cosa vuoi venire a fare tu, Giovanni? La tua malattia è nella gola. Smetti di bere e [...]
[...] dico. E si mise a tossire con dei colpi convulsionarii che gli facevano agitare le braccia dalla disperazione, mentre gli si gonfiavano il collo e le [...]
[...] , asciugandosi la bava della bocca e gli occhi che gli si erano bagnati come se avesse pianto. Gli altri, ammucchiati nell'ombra, gli dicevano di non parlare [...]
[...] . — Pater de coelis Deus, miserere nobis. Le voci sommesse dei vecchi e dei giovani, degli uomini e delle donne si confondevano in un coro pietoso [...]
[...] che si scioglieva dolcemente nella tranquillità della notte stellata. Il miserere nobis andava lontano e traduceva il sospiro e lo strazio della [...]
[...] di quello che si cantava. Ma tutti sapevano a memoria la cantilena chiesastica che avevano intuonata tante volte e tante e tutti ci mettevano [...]
[...] che alcuni dei pellegrini avrebbero dovuto fare sacrifici enormi per procurarsi il pane del viaggio e che parecchi sarebbero forse ritornati [...]
[...] digiuni. — Prendete, la gerla è a vostra disposizione. Servitevi di quello che vi occorre. In viaggio viene fame e gli ammalati non devono patirla [...]
[...] . Ricordatevi che avete con voi dei ragazzi e che i ragazzi mangiano. Egli non credeva ai miracoli. Sapeva che erano panzane belle e buone. Ma non [...]
[...] senz'appetito e non aveva più potuto mangiare. L'atonia dei nervi resisteva a tutte le cure. Il trentatreesimo un amico gli si è precipitato nel salotto come [...]
[...] , il gobbo, gobbo. Ah, sì! Magari, fosse vero! Ci sarebbe proprio bisogno di un Dio che vedesse e provvedesse! Se è vero che il sangue di Cristo ci ha [...]
[...] Signore io sto bene, e non sono malcontento del resto. Ma ho una grande paura che il repubblicano che ha detto: "Noi non sappiamo nulla dell'esistenza di [...]
[...] religione. Dov'è Dio, in questo momento? Non vado innanzi per non perdere il rispetto a don Paolo e per non diventare ciò che non voglio: un ateo. Io [...]
[...] ricominciare il Kyrie, eleison e mettersi in cammino, quando da quasi tutte le ringhiere si udirono degli aspettate! aspettate! — Bisogna far presto, santo [...]
[...] , ci vuole della pazienza, guai a chi perde la pazienza! E Costanzo Maddaloni piantava i pugni sul cielo, mandando accidenti ai medici e dicendo [...]
[...] con rassegnazione che l'Ospedale era nelle mani dei ladri. I benefattori continuavano a lasciare le loro fortune per gli ammalati poveri e i poveri [...]
[...] venivano mantenuti peggio dei cani, curati peggio delle bestie e serviti di cinti che facevano venire sul corpo le vesciche alte un dito! Se ci [...]
[...] avesse pensato avrebbe potuto andarvi l'anno scorso. E a quest'ora il suo quadro commemorativo si sarebbe trovato sulla muraglia cogli altri [...]
[...] vecchierella del 74 della scala C pregava Gioberti di prendersi la binda della sua gamba piagata e di portargliela benedetta. La 33, dello stesso [...]
[...] blocco, intisichita a cucire i guanti, avrebbe voluto andare cogli altri a Caravaggio. Ma non ne aveva più le forze. Era divenuta diafana e ogni [...]
[...] di flanella che mi metterò sullo stomaco! E si mise a tossire lentamente, dicendo che ci sarebbe voluto un triduo per guarire, ma che costava [...]
[...] troppo. — Ah, se non costasse così tanto! La 52 e la 38, le giuocatrici del lotto, davano in tutta secretezza alla Maddalena il biglietto dei numeri [...]
[...] con sè stesso, ma Gioberti l'assicurava che era proprio inutile una volta che vi andava l'epilettico. — Ci sono già tante cose da portare e io ho [...]
[...] contro le infermità della vita. Si casca ammalati da un giorno all'altro senza sapere chi ringraziare. E diede a Santina tre caramelle per [...]
[...] mollificare la gola lungo il viaggio, la medaglietta di san Carlo Borromeo e la corona del rosario da far benedire. Il vecchio tintore del quarto piano [...]
[...] , blocco A, era divenuto piccino piccino e quasi trasparente. Gli anni gli avevano fatto perdere il lavoro senza dargli il diritto all'esistenza, e [...]
[...] calore nei piedi. I suoi piedi irrigidivano e gelavano anche d'estate. Era una malattia che lo cruciava e che voleva guarire con le calze benedette [...]
[...] ringiovanisce. I vostri piedi hanno camminato più dei nostri e sono vecchi. Al fuoco, starete meglio. Il tintore si mise in saccoccia le calze tutto [...]
[...] mortificato. La venuta di Vittoria, la moglie di Pietro Cristaboni, con due dei suoi mostriciattoli, l'uno per mano e l'altra sul braccio, fece allibire i [...]
[...] pellegrini. Nessuno la voleva vicino e tutti avevano uno spavento indicibile del suo male contagioso che ammazzava a poco per volta. Ogni donna [...]
[...] alle imprecazioni sussurrate dalla folla che non la voleva. C'era e ci rimaneva. Era un suo diritto, il diritto degli ammalati, il diritto di [...]
[...] coloro che volevano guarire e credevano nella Madonna. E pensando a questo suo diritto si commuoveva intimamente e diceva che bisognava essere di [...]
[...] dietro a quello sgorbio umano non appena minacciava di abbandonarla. La gente si era abituata a dire che l'una valeva l'altro. E forse forse non si [...]
[...] vociferava che era grazie a quella famiglia di ulcere e di sputi sanguigni che il male terribile s'era infiltrato nelle abitazioni. Bastava dare [...]
[...] Cristaboni. La Tencia dello straccivendolo dello stesso budello, che prima andava via diritta come un asparago e si sviluppava come un tronco, era [...]
[...] desolazione dovunque erano passati. Erano il colera, erano la peste, erano la scrofola che torturava e uccideva. E se non gridavano: via! via! era [...]
[...] Casone e non potete venire con noi. La strada che conduce a Caravaggio è libera e voi potete andarvi quando vi piace e con chi vi piace. Ella taceva [...]
[...] e continuava a mangiare, accarezzando ora l'uno e ora l'altra dei suoi figli, lasciando parlare come se si fosse trattata di un'altra. C'era [...]
[...] venuta con l'idea di andarvi e ci sarebbe andata. Se la strada era libera, ci poteva stare anche lei. — Avete capito, Vittoria? — No, non ho capito [...]
[...] , siamo di pelle e ossa come gli altri e tutti cristiani battezzati. Ci vogliono due e venti per me e due e venti per i miei ragazzi, ed ecco le mie [...]
[...] quattro e quaranta, se volete prenderle, ma non imbestialitemi con le vostre proibizioni. Sono una povera donna ammalata con dei figli ammalati [...]
[...] ! gli rispose mettendo in terra Martina e piantandoglisi sotto il naso con le braccia incrociate. Toccatemi, se siete buono! Franceschino, il [...]
[...] ragazzotto carico della delinquenza paterna, aveva udito tutto, addossato al pilastro del portone. Livido come la morte, assisteva alla scena e diceva [...]
[...] che tossiva come un ospedale. Bastava suo padre. E andò a chiamarlo dal Battista, ove era andato a cicchettare. Pietro e Franceschino giunsero [...]
[...] . — Andatevene! le ridisse, spingendola lontana qualche passo. La Vittoria si levò la zoccola e gli andò addosso con la brutalità malvagia della donna [...]
[...] abituata alla violenza. — Prendete, prendete! questo è per voi! e anche questo! Le pellegrine che avevano ancora della forza si precipitarono sulla [...]
[...] faceva loro salire alle labbra: — Boie! — Cagna! Franceschino non era rimasto con le mani in saccoccia. E intanto che lui tirava senza misericordia [...]
[...] le trecce e sbatteva una testa contro l'altra delle furibonde sopra sua madre, Pietro Cristaboni, che non arrivava al ginocchio dell'avversario [...]
[...] , tenendogli gli occhi negli occhi. Non aveva ancora finita l'ingiuria, che Gioberti lo aveva nelle mani per la testa enorme e lo levava di peso, su [...]
[...] e giù per il suolo, come un calcasassi. Ma Cristaboni diventava pericoloso appunto quando era alla mercè del nemico. Perchè in allora le sue mani [...]
[...] agguantavano quello che potevano agguantare e diventavano una cosa con la cosa agguantata. Gioberti, non essendo riuscito a strappargli il collo [...]
[...] distanza dal luogo della lotta. Ma era troppo tardi. Il suo collo era come in un cerchio di metallo che si stringeva e gli faceva venire gli [...]
[...] occhi alla superficie. — Vigliacco! urlò Cristaboni. Il vicinato era in piedi e discendeva a frotte coi pugni chiusi, coi bastoni in aria, con le [...]
[...] verso di lui per ammazzarlo, si gettò con la bocca sulla bocca di Gioberti che irrigidiva tra le sue dita, e vi rimase, addentandogli la lingua [...]
[...] e dimenando la testa come una belva che inferocisce per inghiottire il pezzo di carne che resiste agli strappi. Uomini e donne gli furono sopra [...]
[...] , tirandolo per le orecchie, bastonandolo sulla schiena, trascinandolo per le gambe e dandogli pedate in tutte le parti. — Assassino! assassino [...]
[...] di camicia la tragedia finiva. Cristaboni si staccava dalla sua vittima con un boccone della sua lingua gocciolante di sangue e Gioberti rimaneva [...]
[...] in terra con la faccia ingrossata e annerita dalla strangolazione e la bocca spalancata come una voragine di sangue. Gli astanti, inorriditi, non [...]
[...] quasi capire il misfatto. Ma dopo un momento di esitazione, si soffermò con gli occhi sul cadavere e con un atto supremo di disprezzo gli [...]
[...] materiale che gli produceva il Casone, lo puliva, lo decomponeva, lo studiava, lo circondava di osservazioni e lo distribuiva nel casellario dei gruppi [...]
[...] e dei sottogruppi appeso alla parete di fianco al camino. Aiutato da Filippo Buondelmonti, egli voleva raccogliere i documenti di ciascuna [...]
[...] famiglia per avere una mappa descrittiva delle 483 famiglie sotto la sua amministrazione. Voleva conoscere le condizioni e le occupazioni di tutte per [...]
[...] pelle secca e grinzosa che metteva in rilievo le sue ossa e i suoi tendini e rivelava le privazioni di un lungo periodo. Il suo viso rappresentava [...]
[...] accusare del delitto sociale? Dinanzi a quale tribunale si doveva svolgere il vecchio drammone dei pitocchi invecchiati nell'indigenza? E si [...]
[...] voltava verso Filippo Buondelmonti dicendo che mentre maturava il tempo della pensione ai vecchi e agli impotenti, lui, che aveva patito la sua parte [...]
[...] , si ostinava a non escludere dai rimedii la carità pubblica e privata. — È vero, diceva a Buondelmonti, dessa degrada, abbrutisce, sconcia la [...]
[...] , la carità pubblica e privata è il solo anestetico che possa lenire le sue sofferenze. — In te parla l'ombra di tuo padre. Tuo padre ha sofferto [...]
[...] e ti ingiunge, a tua insaputa, di lasciare che la mano ricca soccorra il povero. Se tu tiri via su questa strada diventerai filantropo, va [...]
[...] tormento momentaneo. Marat non era un avvenirista. Egli studiava il pauperismo nelle cantine, dove si nascondeva a scrivere l'Amico del Popolo, e laggiù [...]
[...] delle questioni. È mancato il personaggio che insegnasse ai terroristi che il lavoro umano è l'unica cosa che possegga un valore economico e che nel [...]
[...] , per esempio, con dei bimbi che implora un soldo? Turarci le orecchie e pensare, mentalmente, che l'accattonaggio ci ripugna come un capello [...]
[...] la prima volta che ne sento parlare e non me ne sono mai meravigliato. Gli inquilini del signor Giorgio dormono quasi tutti in una sola stanza e [...]
[...] non pochi in uno stesso letto. I delitti... È un delitto? Io so che ho una ripugnanza invincibile per la carne di mia madre e delle mie sorelle [...]
[...] mancanza dello spazio, alla mancanza dei letti. È orribile che ci sia una società che abbia un codice contro il duro destino degli esseri e non pensi [...]
[...] a mettere in salvo le anime in un luogo più igienico. Moltiplicate le stanze, moltiplicate i letti e forse impedirete che l'istinto bestiale agiti [...]
[...] e metta al mondo bimbi senza la forza necessaria per la lotta di classe. — Dico bene, Buondelmonti? — Sì e no. Dici male, se parli dell'avvenire [...]
[...] domanda dodici ore di lavoro al giorno. Lui ci procura i locali, il corame, la pelle, lo spago e tutte le altre cose necessarie alla produzione della [...]
[...] calzatura. Vende, si paga tutte le spese, e gli rimangono, in un anno, diciamo, 1.344.000 ore di lavoro per i suoi incomodi. Tu non hai bisogno [...]
[...] di altre spiegazioni. Tutta quell'accumulazione di ore rappresenta la sua ricchezza. È così che lui va in carrozza e noi a piedi. Che lui abita il [...]
[...] palazzo signorile e noi la stanza angusta, appestata dal nostro alito e dai nostri acciacchi. I figli del padrone crescono, vanno a scuola, e a [...]
[...] vent'anni non sanno neanche cosa siano la fatica e la penuria. I nostri.... Guarda giù nel cortilone. È il lavoro non pagato che ci fa assistere a [...]
[...] questi orrori. E dal lavoro non pagato è uscita la teoria marxista la quale farà scomparire la lotta di classe, eliminando il capitalista. E senza [...]
[...] del padre addosso la pelle della figlia, o del fratello su quella della sorella o della madre si scalda, e l'incesto si compie. Non è il vizio che [...]
[...] è occupata da un pollivendolo a dividere le penne bianche dalle nere e le morbide dalle dure per quattro lire la settimana. Elisa è nella stanza [...]
[...] col marito dal giorno del loro sposalizio. Hanno avuto tre ragazze, la maggiore delle quali ha diciotto anni e mezzo. Il padre guadagna dalle [...]
[...] che otto volte, e anche queste volte per ragione di malattia o di disoccupazione della moglie o del marito. Le ragazze vanno alla fabbrica [...]
[...] regolarmente e nessuna di esse ha mai dormito fuori della propria casa. Il padre è stato veduto alticcio di rado. Due delle ragazze dormivano in un [...]
[...] lettuccio sotto la finestra e la maggiore dormiva nel letto matrimoniale, con la testa sul cuscino, ai piedi dei genitori. La moglie è venuta a pregarmi [...]
[...] fatto, mi disse, e non c'è più rimedio. Potrei andare alla questura e farlo arrestare. Ma sono una donna prudente e non amo gli scandali. L'importante [...]
[...] carne al giovedì e alla domenica, bevevano a cena, vestivano decentemente, e chi lavorava portava a casa il settimanale, contentandosi di spendere [...]
[...] radicanaglia senza testa. Con una giornata di quattro lire e la moglie che andava per le case con il pesce fresco due giorni alla settimana, i [...]
[...] loro figli andavano regolarmente a scuola col grembiule pulito e le scarpe che non lasciavano nulla a desiderare. Occupavano due stanze nel blocco [...]
[...] A, il migliore, tenute pulite dalle donne che le scopavano tutti i giorni e cambiavano le tendine alle finestre ogni tanto. Al pranzo della [...]
[...] domenica mettevano giù la tovaglia. Tra noi del Casone non c'erano che Lorenzo, il parrucchiere, Martino, l'inverniciatore, e Paolino, il chiavaio [...]
[...] quello. Tutto è cambiato. La famiglia è in pieno disfacimento. Si è ridotta in una stanza del blocco C, è sempre in arretrato d'affitto, maschi e [...]
[...] femmine hanno dovuto smettere d'andare a scuola, e la madre è invecchiata di quindici anni. Luigione, durante la convalescenza, andava dal [...]
[...] obbligato a metterlo sul lastrico. Non vi andava che due o tre volte la settimana, e, spesso, al secondo pasto, rientrava mezzo ubbriaco. Ora il [...]
[...] arroventato. Se parla di Lamarmora diventa un macellaio. Lo prende per i capelli e lo diguazza nel sangue dicendo che il traditore del suo paese [...]
[...] merita i bottoni di fuoco. Mette Sella su una catasta di legna e assiste al suo supplizio con la pipa in bocca. — Tu hai affamato il popolo e io godo [...]
[...] delle tue torture! Come è triste casellare il Luigione col marito della Pina e col Giovanni, veterani degli alcoolizzati! I ciechi dovrebbero [...]
[...] morire. Fanno paura. Danno a quello che dicono un senso profetico e assumono il fare degli antiveggenti. Ogni domenica che vado da Bernardino a [...]
[...] orecchie e alza le mani come se temesse qualche sventura. L'impressione del suo viso pare quella di un uomo che vada giù a leggermi nel cuore. E [...]
[...] quando ode la mia voce che gli dà il buon giorno, le sue larghe occhiaie con in fondo la gelatina schiacciata e lucida si atteggiano a una immobilità [...]
[...] tragica e mi rimangono addosso, come se volesse sprofondarmi o inghiottirmi. — Siete voi, Giuliano, mi risponde con una voce di rimprovero [...]
[...] dalla vita. Portateceli via! perchè ci impietosiscono e ci disgustano. Portateceli via! perche ci ricordano l'infelicità dell'esistenza e il cuore [...]
[...] dargli un asilo che non sia un reclusorio, che non lo mantenga come un pezzente, che non lo costringa a invocare la morte come un beneficio. E [...]
[...] vero mestiere. Tutta la sua gioventù è stata spesa a lavare bottiglie d'estate dal birraio Damia, fuori di porta Magenta, e a cucire sacchi [...]
[...] d'inverno, negli studii dei piccoli negozianti di seta del Broletto. Non ha mai superata la giornata di una lira e non è mai discesa fino a quella di [...]
[...] trenta centesimi. Il marito, un sellaio, prese l'uscio dopo averla ingravidita una seconda volta. Sola, povera, con un bimbo nella culla e uno nel [...]
[...] ventre, non si dolse e non domandò mai nulla a nessuno. Venuta la maturanza, andò, come la prima volta, a sgravarsi nella pia Casa delle [...]
[...] partorienti di Santa Caterina alla ruota, e ne uscì portandosi via il suo fanciullo e allattandoselo essa stessa. Profuse il suo amore ora sull'uno, ora [...]
[...] sull'altro, adorandoli tutti e due, senza mai ricordarsi del padre e mandandolo via con una frase sdegnosa il giorno in cui tentò di rientrarle [...]
[...] nelle grazie. — Vattene dove sei stato fino adesso! I fanciulli curati, allattati, tirati grandi a carezze e a dolci, quando poteva comperarne [...]
[...] , divennero i suoi idoli. Lavorava come una bestia da soma per non lasciarli patire. Di notte si vedeva illuminato il suo finestrino e si pensava alla [...]
[...] ditta d'abiti fatti. La vicina che andava a prenderli e a riportarli si contentava d'un centesimo di guadagno. E Annita riusciva a cucirne [...]
[...] dodici paia in due notti e a guadagnare cento e otto centesimi in dodici ore consumate al lume della lucerna. Alla mattina preparava tutto per i ragazzi [...]
[...] che ella mandava a scuola, e poi correva alla fabbrica, raccomandando alla vicina di vedere che il suo Attilio e il suo Romeo non mancassero di [...]
[...] qualche cosa. A sera rincasava e se li godeva a vederseli d'intorno coi loro libri di lettura ch'essa non poteva capire. L'uno e l'altro crescevano [...]
[...] divenuto uno dei primi operai, e Romeo a fare il tessitore, perchè aveva una speciale predilezione per i lavori del telaio. I figli ricambiavano [...]
[...] l'affezione materna con lo stesso affetto. Uscivano dagli stabilimenti e correvano a casa a baciare la mamma, come fanno i figli dei signori. Il giorno in [...]
[...] cui Romeo e Annita dovettero staccarsi da Attilio, fu un giorno triste, inconsolabile. Singhiozzavano, piangevano e si disperavano con dei bacioni [...]
[...] lacrimosi, degli abbracci stretti stretti, delle promesse infinite di non dimenticarsi, di continuare a volersi bene e di scriversi sempre, sempre [...]
[...] bisogni quotidiani le avevano lasciato risparmiare. — Non patire, figlio mio, le disse con la gola piena di pianto. Io e Romeo te ne manderemo [...]
[...] morire anche me di crepacuore, e tutto sarà finito! Ma il fratello dimagrava, scoloriva, diventava terreo. Qualche mese dopo tossiva come se i suoi [...]
[...] polmoni fossero stati scavati dai bacilli esecrati che sfioriscono tante bellezzze e portano via dal Casone tante speranze. La mattina che lo [...]
[...] volta a prendere il suo Attilio. È divenuta cupa, malinconica, lavora a sbalzi, è indifferente al bene e al male e non sa più concepire che un [...]
[...] pensiero: — Hanno ammazzato il mio figliuolo! E quando don Paolo la rimprovera di non andare più in chiesa, essa si asciuga gli occhi con la cocca [...]
[...] del grembiule, e gli risponde commossa: — Iddio deve essere molto ingiusto se può punire così terribilmente una povera madre che non aveva mai [...]
[...] sono state notti senza riposo. Sembrava il finimondo. Dappertutto si aveva bisogno di noi. Parlo di donna Annunciata, di Buondelmonti e di me [...]
[...] constatare gli insuccessi. Buondelmonti dava loro la relazione di quel che era avvenuto e se ne andavano salutandoci. E noi ci rimettevamo al lavoro [...]
[...] senza paura e senza pensare che avremmo potuto rimanere tra le vittime. La spensieratezza era la nostra poesia. Annunciata ha illustrato la donna [...]
[...] , con la scopa e coll'inaffiatoio di acqua fenicata. Scopava, lavava, disinfettava, cambiava la biancheria sporca, mettendovi della sua pulita [...]
[...] meloni e tutti i legumi che potessero disturbare il ventre, abituava le donne a bere il thè olandese caldo senza zucchero, con delle semplici gocce [...]
[...] cortilone. Ella passava e raccomandava di tenersi caldi, di mangiare senza ingordigia e cose leggere, di avvertirla se mancavano di qualche cosa e di [...]
[...] fermava al letto dei colerosi senza ricordarsi del pericolo, strofinava la pelle dei sofferenti con degli irritanti o del cloroformio e assisteva [...]
[...] alle scariche diarroiche senza impallidire. Guai a dirle di andare via. Pestava i piedi e andava in furia. Perchè non voleva che le si [...]
[...] spaventassero gli ammalati e perchè diceva che la paura era il morbo nero del colera sporadico. — Signor Buondelmonti, mi protegga. Non è vero ch'ella mi [...]
[...] ha dato l'incarico di tranquillare il Casone e far credere agli inquilini che non si tratta che di una malattia comune? Faceva anche quello che [...]
[...] inaffiata della stessa soluzione acquosa e aiutava l'infermo a riaccomodarsi nel letto, coprendolo bene e facendogli trangugiare due o tre pillole [...]
[...] oppiate. Era la prima a entrare dove c'erano dei cadaveri. Il giallo degli occhi e il paonazzo delle labbra dei morti non la facevano tornare [...]
[...] indietro. Ordinava ai becchini di incassarli, si impadroniva del materiale lettereccio, lo mandava al rogo e si dava al lavoro della stanza [...]
[...] , disinfettandola, facendone scrostare e imbiancare le pareti e riammobigliandola con un tavolo, delle scranne, dei letti e delle stoviglie, cose tutte [...]
[...] che asciugavano il pianto delle donne desolate e vedovate dal contagio. Il giorno in cui le vittime passarono le dieci la tranquillità apparente del [...]
[...] Casone si convertì in un panico più spaventevole del colera. Il cognac e l'acquavite avevano perduta la virtù di rianimare la gente rassegnata al [...]
[...] destino. Le mogli non facevano che accendere candele alle madonne per le scale e abbandonarsi a quell'accasciamento che lascia lì paralizzati o [...]
[...] spalle dei becchini faceva loro battere i denti e li metteva in un orgasmo che rasentava la costernazione. Se non fosse stato per la vergogna, si [...]
[...] quattro. La morte del pettinaio Andreoli diffuse l'avvilimento. Lo avevano veduto andare e venire con la pipa in bocca a canzonare tutti quelli che [...]
[...] svenivano a parlare dell'epidemia entrata nel Casone, e in poco meno di due ore era già nel cataletto, con la faccia stravolta dalle contorsioni [...]
[...] morto anche Antonio, l'epilettico ritornato da Caravaggio con la grazia. Dalla guarigione era divenuto affabile e verboso, lieto tutte le volte [...]
[...] salute. "Alzati, Antonio, gli disse la madre di Dio, e va a casa contento. Il Signore Iddio ha accolto la tua preghiera". E dopo essere stato [...]
[...] la pelle del ventre nelle mani, colle gambe piegate dai dolori atroci, con l'occhio vitrescente e con la faccia tutta corrugata e rossastra, come [...]
[...] avuto pietà neppure di Agata Maddaloni, la donna più feconda del cortilone, la madre dai fianchi spettacolosi, che aveva undici figli vivi e un [...]
[...] marito ernioso e sbevazzone! O don Paolo, voi che mi parlate sempre della bontà del Dio dei cristiani, ditemi perchè Dio non è clemente, perchè [...]
[...] Signore uscendo dalla cena? — Sappiatelo, buon sacerdote, io non piangerò un minuto. Se Dio è potente e nulla può resistergli, perchè non mi [...]
[...] Pascal, il grande Pascal, dai diciotto anni non fu che un povero ammalato. Un ammalato, si capisce, disprezza la scienza e si prostra all'ignoto [...]
[...] sì che sei una vera madonna, una madonna di carne, una bella madonna che si commuove e lenisce le miserie umane! Ho detto che è vile l'adulterio [...]
[...] . Ma io ti amo, io ti voglio bene, io mi sento attratto verso la tua bella bocca piena di promesse. Ho perduto una fede moritura e ne ho trovata [...]
[...] una immortale: l'amore. Non c'è che l'amore di vero, di grande, di sublime. Tu sì che esisti. Tu sì che sei possente. Tu sì che allacci e imparadisi [...]
[...] trasporto indicibile. Agata Maddaloni, non ti dimentico, non sarai dimenticata. La tua sciagura è connessa al momento più eroico e più fortunato [...]
[...] violenza. Il tuo corpo, qua e là lividastro, qua e là nerastro, faceva paura. Le tue mammelle ampollose sembravano state vuotate e lasciate sul [...]
[...] seno come vesciche aggrinzate dalla furia di un'atmosfera ardente, coi capezzoli flosci nel largo della chiazza azzurrastra. I tuoi ragazzi e le [...]
[...] tue ragazze si disperavano con un pianto che schiantava il cuore, e si buttavano sul tuo cadavere in disfacimento con le esclamazioni della [...]
[...] loro cuori sanguinolenti. Li raccolse, li baciò, li sottrasse allo spettacolo del cadavere mostruoso che non suscitava in loro disgusto e ritornò [...]
[...] ! Non voglio che tu muoia. Tu sei mia. Io ti abbraccio, io ti bacio. E le fui con le labbra sulle labbra, premendomela tutta calda colle mie [...]
[...] braccia, e suggendola avidamente senza spegnere la mia sete urente. Senza ch'ella pronunciasse una parola mi sentii padrone del mio bottino. Il suo [...]
[...] corpo, vinto, s'era abbandonato dolcemente sul mio e non ci slacciammo che quando sentimmo il passo pesante di Buondelmonti. — E non te ne [...]
[...] con tutte le sue malattie in una chiesa per genuflettersi e aspettare la grazia da una Madonna che continua a guarire da più di tre secoli [...]
[...] stato detto, è un miracolo di tutti gli anni e te lo racconto. Mia madre era in chiesa e io ero di fuori che davo una occhiata alla struttura del [...]
[...] di facciata. Non appena gli si è girato intorno si sente il bisogno di voltargli la fronte verso il grandioso viale lungo due chilometri e [...]
[...] paesanotta che tenevano in piedi per le ascelle. Dietro loro era una coda di uomini e di donne malvestiti e mal pettinati che salmodiavano. La [...]
[...] rovesciavano come sotto l'azione di un dolore spasmodico, le sue trecce voluminose, attorcigliate l'una sull'altra e trapassate dalle spadine [...]
[...] passavano per le orecchie come saettate. La folla le fece largo e s'inginocchiò a invocare la grazia dello Spirito Santo col Veni creator spiritus [...]
[...] . La ragazza pareva invasa dagli spiriti. Col cavo dei piedi puntato sui gradini e il corpo rovesciato indietro sugli uomini, si sbracciava [...]
[...] , digrignando i denti con le palpepre calate, tutta rossa dalla colluttazione. Uno degli uomini tentò di chiudersela in un braccio e di levarla di peso con [...]
[...] l'altro. Ma la contadina divenne furiosa. Si morsicava i pugni e si dibatteva con tanta forza che si dovettero chiamare due altri uomini [...]
[...] , si strappava la veste del busto come se avesse avuto qualcosa nel seno che le bruciasse e, nell'impotenza di liberarsene, sgolava parole [...]
[...] incomprensibili. Giunti gli altri due le staccarono le gambe e la presero per le braccia, mentre gli altri la sollevarono avviandosi verso l'entrata. Le [...]
[...] donne che seguivano la spiritata si battevano il petto come contrite e preparate alla morte. Qua e là si udivano le litanie con l'ora pro nobis della [...]
[...] bianca. Nello sforzo supremo urlava e indemoniava. Ci fu un momento in cui gli uomini parvero lì per piegare sotto il divincolamento della ragazza [...]
[...] sulle ginocchia, ritraendosi di un passo per farle passare la testa dal vano dell'entrata e impedirle di farsi male. In chiesa le strida della [...]
[...] poveretta che si dimenava e infuriava andavano a rompersi sulle muraglie come schiaffi sonori che rimbalzavano e si perdevano nelle orecchie come onde [...]
[...] di oscillazioni frenetiche. Il predicatore dovette smettere e rimanere sul pergamo in un atteggiamento di vittima, con la destra sul braccio [...]
[...] sinistro e con la guancia appoggiata alla mano in alto. Durante i contorcimenti l'uditorio, seduto e in ginocchio al centro della navata longitudinale [...]
[...] volta verso il corpo della maleficiata che sovente scompariva dalla superficie e sovente risorgeva agitando la testa scarmigliata come una [...]
[...] , dove è una madre di Dio di sasso, con la faccia e le mani di sasso, la quale rappresenta l'apparizione della Madonna dinanzi una certa Gioannetta [...]
[...] lacci e a buttarsi sulle teste degli uomini che l'avevano ancora per le gambe come una tempesta. Percuoteva e graffiava alla cieca, acciuffando or [...]
[...] pellegrini avevano sospese le litanie e si tenevano il fiato. Rimanevano lì trasecolati a vedere la potenza dello spirito infernale in una donna [...]
[...] dalle forme così poderose. Giunsero due altri uomini che le riafferarono le mani e la forsennata fu ridotta a una immobilità relativa. La calca non [...]
[...] mi ha permesso di discendere. Ma ho potuto rimanere alla balaustrata con tanti altri. Ho guardato giù senza saper distinguere dove e che cosa [...]
[...] abbia baciato. So che ha baciato lungamente, affettuosamente, emettendo un sospiro che ha fatto pronunciare alla moltitudine, tra la cappella e la [...]
[...] stesso spossato. Le fiamme che le avevano incendiata la carne del viso, del collo e delle spalle si spegnevano in una pallidezza mortale. La [...]
[...] forza malefica se n'era andata. Essa era vinta, prostrata. Riavuti i sensi, si sentì impudica. Con le braccia nude si coperse il seno nudo e scoppiò [...]
[...] in pianto dirotto. Le moltitudini si ringinocchiarono con la fronte supplice, e un momento dopo tutte le bocche si abbandonarono alle litanie [...]
[...] supposizioni. Perchè nella chiesa di Caravaggio, in un ambiente che predispone alla fede nel miracolo e mette sotto l'impero di una visione che non si [...]
[...] stregata! E ti potrà capitare di pentirtene. A poco a poco l'idea di essere stregata le si arroventa al fuoco dei pregiudizii e dell'ignoranza e [...]
[...] diventa, nella sua immaginazione, il nodetto grigio della sua anima dannata. Non sta più tranquilla. I suoi sonni passano tra un incubo e l'altro. Ella [...]
[...] sogghigno degli spiriti che l'hanno invasa e s'alza con le palpebre enfiate e con gli occhi pieni di vibrazioni che riproducono il tormento della [...]
[...] spaventarla. Il medico non capisce nulla. Non vede il dramma religioso che si svolge nella piccola scatola della cretina. E dopo qualche suggerimento [...]
[...] patologia religiosa rara. E la cura con gli esorcismi, con l'acqua benedetta, con i trisagi, con le ostie sante, con i rosarii, con le novene e [...]
[...] epilettici. Era la follia in azione. Ho veduto un giovanotto spalluto, con una volta cranica a punta e le arcate dentali che si scoprivano come una [...]
[...] suoi carcerieri sulla muraglia e a cadere lui stesso, senza alcun tentativo di salvarsi la faccia tutta sottosopra. Ripreso con la fronte [...]
[...] insanguinata non diede alcun segno di accorgersi della ferita e continuò più che mai la scena del delirio fino al bacio sui piedi del Cristo [...]
[...] spalla sinistra, parecchi la frasca e il fiore giallo o rosso nel bindello del copricapo e molti la paglia del virginia sull'orecchio. La loro [...]
[...] canzone era monotona e stucchevole come la campagna a pianura che mi circondava. I carrettoni delle donne superavano quelli degli uomini. Le giovani [...]
[...] erano sedute lungo due panche e le vecchie sulle scranne di lisca. Qualche volta il trabalzo mandava le une sulle altre, suscitando la risata [...]
[...] collettiva. Le giovani si tenevano per il braccio e cantavano anch'esse, come gli uomini, una canzone lenta e malinconica che mi strascicava per le [...]
[...] erano ficcate le spadine con la punta senza trafori, o gli spillettoni dalla capocchia quadrettata e dorata. La minoranza delle seconde l'aveva [...]
[...] fascetta a colori sorgente dalle vesti come un armatura di bacchette di balena a sorreggere il seno pieno di latte che tremolava e traboccava. Prima [...]
[...] fanno un chiasso del diavolo per poi disilludere con quattro stracci di salti mortali e qualche sudiceria di un pagliaccio senza spirito. Verso la [...]
[...] denti. E continuando fuori del portico si incontravano i calzolai, i calderai, i sellai, i panierai ed i magnani con la loro fucina che arroventava [...]
[...] venditrice d'immagini, l'uomo con al collo centinaia di corone e con le mani piene di medaglie, il banco di refe, d'aghi, di spilli e di bottoni di [...]
[...] camicia; la tavolata delle pezze di cotone, di lana, di flanella, di tele bombagine, di fazzoletti, di scialli, di veli e di bande rosse e azzurre [...]
[...] per i fianchi paesani. Di zoccolai ce n'erano un po' di qua e di là, un po' sotto il portico e un po' all'aria aperta, documento irrefutabile che [...]
[...] la popolazione dei paesi lombardi non ha ancora smesso la calzatura che stronca i piedi, indurisce i piedi e lascia camminare così [...]
[...] il futuro. Erano donne tra i trenta e i quaranta, brutte, lercie, con gli occhi e la bocca della megera. La loro sfacciataggine era tale che mi [...]
[...] guarita e fortunata. È in viaggio qualche cosa per voi che vi porterà fortuna. Abbiate fiducia, sperate. La mia indovina era una bionda che [...]
[...] avrebbe potuto essere graziosa e fresca se la vitaccia grama e randagia del baraccone non gualcisse e avvizzisse a vapore. — C'è però della poesia [...]
[...] nella vitaccia della gente che vive delle fiere, dei mercati, delle sagre e dei santuarii. La conosco perchè ho amato per qualche settimana una [...]
[...] saltatrice che passeggiava sulla fune cogli occhi bendati. Ho avuto parecchie opportunità di trovarmi con tutta la famiglia dei saltimbanchi. E ti posso [...]
[...] dire che, malgrado la necessità di vestirsi e svestirsi gli uomini in faccia alle donne e le donne in faccia agli uomini, la moralità non poteva [...]
[...] dirti che mangiano e dormono tutti assieme, cani, gatti, uccelli, marmotte, bimbi, ragazzi, giovani e vecchi dei due sessi, in uno spazio di due [...]
[...] metri quadrati a dir tanto. In una atmosfera carica di tutte le respirazioni, di tutte le trasudazioni e di tutti gli odori pestilenziali di una [...]
[...] ancora un poco. Ma vedo in fondo all'ultima venuzza la donna fedele della vostra vita. È bella, è ricca, vi darà molti figli e vivrete tanti anni [...]
[...] assieme. — Ditemi qualcosa dei miei genitori. — Avete in tasca qualche cosa di loro? Le diedi una lettera dicendole che era di mio padre e il mio [...]
[...] fazzoletto bianco per quello di mia madre. Dopo un po' d'esitazione, si mise la lettera e il fazzoletto sotto gli occhi, li guardò attentamente e [...]
[...] aperta, dove il contadiname va a mangiare per due o tre soldi il risotto giallo come la buccia del limone, la minestra dura come la mota e i pezzacci [...]
[...] di formaggio impolverati che hanno servito di pasto a legioni di mosche e di mosconi scappati dai letamai. Tu vi arrivi uscendo dal piazzale e [...]
[...] voltando l'edificio del santuario. Ha più dell'abbeveratoio che della piscina. L'acqua inquadrata nel granito è poco profonda e vi scorre [...]
[...] del marito con pazienza e rassegnazione. Nel momento dell'apparizione ella si trovava in ginocchio a pregarla di prestarle soccorso a caricarsi [...]
[...] del Signore, sono proprio io. Le tue preghiere, per mia intercessione, sono state esaudite da mio figlio e ti sono già preparati i tesori del [...]
[...] cielo. Poi la Madonna, circonfusa nell'aureola della gloria celeste, le ordinò di propalare la sua venuta in terra e di dire a tutti che l'iniquità [...]
[...] moltitudini dei paesi circonvicini senza convincere gli increduli. Ci fu un tal Graziano che negava ogni virtù al sacro fonte. E per dispetto vi [...]
[...] gettò un ramo secco, dicendo: — Fatemelo fiorire, o Madonna, se siete buona! Immantinenti il ramo si rivestì di fronde verdeggianti e di fiori che [...]
[...] permetta che i deficienti e gli infermi corrano dietro alla chimera del miracolo che li mantiene in una continua convulsione e dà loro una specie [...]
[...] ammetto, non posso ammettere che si spinga la menzogna fino a burlarsi di tutte queste turbe di insensati e di esasperati alla ricerca di una [...]
[...] religione! È triste che ci siano santuari che suscitino tante speranze e lascino poi gli illusi nella crisi della disperazione! Mi faceva pietà tutta [...]
[...] quella povera gente che vedevo alla Fontana inumidire gli occhi cisposi, tuffare i piedi imbrattati di sudore e di palta, bagnare le piaghe purulente [...]
[...] , immergere le gambe storte e i monconi delle braccia, spruzzare e strofinare il ventre e lo stomaco addolorati o atrofizzati, inaffiare le croste [...]
[...] della testa, lavare i tagli marciosi del collo e bere a sorsi l'acqua che riceveva il pus delle fistole, le gocce sanguigne delle parti malate [...]
[...] cieco del Casone, che non aveva mai aperto bocca, non appena sentì l'aria umida della Fontana sulla faccia divenne frenetico e loquace. Chiamava [...]
[...] il Signore e la Madonna e sorrideva con gli occhi opachi in alto, aspettanti la mano divina che portasse via la cateratta e li inondasse di luce [...]
[...] . — Hai veduto dei miracoli? — Nessuno! Ho veduto uno storpio che teneva la gamba nell'acqua sorridendo come un ebete e dicendo, a intervalli [...]
[...] che aveva perduto un occhio si curvava, si levava dalla Fontana con il cavo della mano pieno d'acqua, e lasciava cadere nell'occhio sgraziato, a [...]
[...] goccia a goccia, il liquido, pregando a alta voce la Madonna di guarirle il suo Nicoletto. — Oh Madonna di Caravaggio, fatemi la grazia! E questa [...]
[...] impostura dura da secoli! Le generazioni si cambiano, le rivoluzioni scientifiche squarciano il velame dei misteri e le moltitudini continuano a [...]
[...] cento anni sono. Sporca, ignorante, credente, pusillanime. Tu vorresti demolire i templi e seppellire la fede. Bisogna invece far entrare la folla [...]
[...] idolatrare i tormenti di questa vita per i godimenti celestiali dell'altra! La grande rivoluzione francese che ha voluto essere iconoclasta e rovesciare [...]
[...] pur lo sono. Perchè qualche volta, non ho vergogna di confessarlo, sono ripreso dalle tanaglie del dubbio e ritrascinato in mezzo alla gazzarra [...]
[...] religiosa. E per riuscirne devo violentare me stesso e prendermi idealmente a pedate per cacciarmi fuori dalle paure di un al di là che mi hanno [...]
[...] fatto succhiare col latte. Dopo la sorgente delle celesti misericordie ho riattraversato la piazza e dal portico sono entrato nella Cancelleria del [...]
[...] . Sacramento e le litanie. I devoti entrano in uno stanzone a pianterreno, ove è un banco che va da una parete all'altra, vicino alla parete in [...]
[...] : — Lasciate fare che verrà anche la vostra volta. Domandava a tutti, con grazia, il nome e il cognome, il numero delle messe e quali messe. E a [...]
[...] chi voleva saperne i prezzi rispondeva: — La bassa costa due lire, la cantata sei e cinquanta e la solenne dodici. I pellegrini che si [...]
[...] benedizione che costa nove e cinquanta. Ogni persona, oltre le proprie, faceva registrare quelle dei devoti assenti o impossibilitati a andare al [...]
[...] Santuario. Così non ti devi meravigliare se ti dico che ho veduto degli uomini e delle donne lasciar là cinquanta e cento e più lire. Il ventisei [...]
[...] sinistra, a poca distanza dal custode sacerdote, era il frate occupato con la gente che voleva accendere candele e lampade nel Santuario. Anche lui [...]
[...] registrava e anche lui aveva da fare con una moltitudine che si prolungava al di là dell'uscita senza diminuire mai. La faccia del frate, in [...]
[...] mai. L'impazienza e le interrogazioni del pubblico lo lasciavano indisturbato. A coloro che volevano sapere se era meglio accendere una candela o [...]
[...] una lampada, rispondeva, con indifferenza glaciale, che l'ispirazione doveva venire dal devoto e non dal ministro della religione. Ma non poteva [...]
[...] . Accendere una lampada per una novena, due lire. E se volete accenderla per un giorno solo, venticinque centesimi. Sono rimasto nello stanzone più di [...]
[...] un'ora e non ho veduto proprio che i pitocchi, i pitocchi che perdevano i piedi, le ginocchia e i gomiti, contentarsi di venticinque centesimi [...]
[...] d'olio. Gli altri, il grosso dei fedeli, volevano l'olio per delle novene, e tante candele per tante giornate. A nessuno di quei fanatici è forse mai [...]
[...] venuto in mente di domandarsi che bisogno potevano avere Dio e la Madonna dei ceri e delle lampade accese in terra, con tanta illuminazone in [...]
[...] piuttosto che far dire delle messe a pagamento per degli sconosciuti invisibili e impalpabili. Ho pregato anch'io e posso capire i credenti in [...]
[...] ginocchio, con la fronte atterrata, a recitare le orazioni. Ma le messe, le benedizioni e le litanie a prezzi di tariffa sono superiori al mio [...]
[...] comprendonio. Basterebbero esse sole a fare di me un rivoltoso. La vendita dei pani benedetti e dei pezzetti del velo che ha coperto la Madonna di sasso mi [...]
[...] meraviglierebbe, mi ricorderebbe troppo il mercato. Il mercimonio sulle miserie fisiche e morali di una popolazione tanto infelice, mi farebbe [...]
[...] piangere, te lo giuro. — E ti credo. — L'atto più tetro del dramma di Caravaggio si svolge in chiesa. Nella basilica si vedono scene da far dubitare di [...]
[...] credere a un impazzimento generale e si commettono tutte le stranezze delle masse terrorizzate dal demonio. Io ho potuto penetrarvi lasciandomi [...]
[...] portare dalle ondate mattutine, le quali mi sbattevano da una parte e dall'altra con le moltitudini quasi ammansate dalle litanie che si spargevano [...]
[...] per le orecchie come una letizia celeste. Più tardi le ondate si azzuffarono e diventarono spaventevolmente tumultuose. La gente non passava più [...]
[...] dalle entrate che dopo una lotta omicida per sgrupparsi e non entrava nell'interno che con la violenza della fiumana che rompe la diga. Si arrivava in [...]
[...] violenti esasperavano. Si facevano largo con la brutalità della spallata e sfollavano coi pugni tesi, andando sui piedi di chiunque non poteva [...]
[...] tirarsi indietro. Gli indemoniati dagli spiriti maligni sospendevano il movimento verso l'altare, lieti tutti di lasciarli passare e guarire prima [...]
[...] degli altri. Tratto tratto si udivano scrosci di pianti che traducevano la passione immensa degli afflitti o voci che salivano alla cupola eccelsa e [...]
[...] lunghe e noiose aumentavano la febbre delle avemarie e dei paternoster cogli amen! secchi che facevano trepidare i nervi e davano modo agli eccitati di [...]
[...] levare le mani congiunte e contorcerle dallo spasimo della loro anima impaziente. Io guardavo le pareti coperte di tavolette e di quadretti votivi [...]
[...] delle grazie fatte. E, qua e là, dove potevo, leggevo che un cieco aveva ricuperata la vista, che il ginocchio di una donna, stata in letto quattro [...]
[...] anni straziata da fierissimo male e ridotta in fin di vita, il 26 maggio 1881, nell'ora anniversaria dell'apparizione, ha potuto esclamare: oh cara [...]
[...] in perfetta salute. Bada che non invento. Quando sei preso dal dubbio va a Caravaggio e divertiti a leggere le iscrizioni dei quadretti votivi [...]
[...] appesi come tanti testimoni indiscutibili. Da tutte le parti, in alto e in basso, si trovano tavolette illustrate delle persone che attribuiscono il [...]
[...] caduto o la caduta, fiamme che escono repentinamente da un edificio dietro una madre che corre col bimbo e si salva senza una scottatura, treni [...]
[...] che si fermano di botto per dar tempo a una ragazzina di attraversare il binario, mentre una madre lontana agita le mani come un'ossessa e grida: Oh [...]
[...] , Madonna! Ci sono... ce n'è un subisso di miracoli illustrati e non illustrati. Ricordo quello di Paolo Vailati di Crespiatica cremasco. La scena è [...]
[...] . Perchè hanno lasciato là le stampelle, i gambali, i bracciali, gli stomachi di latta, i fianchi che li tenevano ritti e i ferri con le cinghie che non [...]
[...] , là dove basta pronunciare il nome della B. V. per buttar via il cinto e appenderlo alla parete! Là dove si insegna che la medicina e la chirurgia [...]
[...] sono diventate inservibili! Non occorre che la fede. Credete e sarete guariti. Qui faccio dell'ironia, ma là, in mezzo a tutti quei mendicanti di [...]
[...] assetati di grazia divina. Una povera signora, che mi era vicina e che non poteva star in piedi senza essere sorretta dal figlio e dalla figlia [...]
[...] , diceva che avrebbe regalato alla Madonna una veste di seta azzurra senza badare a spese, se l'avesse guarita. E un'altra donna che le stava [...]
[...] , di udire i lamenti che mi andavano nelle budella come spasimi e di respirare l'aria appestata di tutto quel mare di gente che voleva liberarsi [...]
[...] dalle infestazioni del demonio e dalle piaghe stomachevoli. E mi misi nella corrente che si scaricava lentamente verso il sacrario della Madonna [...]
[...] fece più volte il segno della croce, e dopo essersi nascosto il viso nelle mani, innalzò il ringraziamento col canto delle litanie. A sentirli [...]
[...] . Migliaia e migliaia di persone erano là pronte a giurare che la grazia della guarigione si era compiuta sotto i loro occhi. Mi lasciai trascinare, vi [...]
[...] andai anch'io. Anch'io discesi i gradini che conducevano alla gloria del miracolo. E giù dabbasso, nell'oscurità del piccolo sotterraneo, cercai la [...]
[...] taumaturga e rimasi inchiodato nell'angolo fino a un altro grido convulsionario. Grazia! grazia! grazia! I due sacerdoti all'entrata della cappella [...]
[...] della B. V. erano oppressi da un lavoro senza posa. Tutti i pellegrini avevano roba da far benedire. E per benedirla dovevano pronunciare delle [...]
[...] parole in latino e far toccare le cose alla statua. Così, dal loro posto, senza muovere i piedi, continuavano il moto del mezzo giro. I pellegrini [...]
[...] , fermagli, anelli, giacche, sottane, pezze, bende, federe di cuscini, coltroncini, pezzi di tappeto, camicie, mutande, calzoni, immagini e stracci [...]
[...] altri, risospinti e trattenuti a stento dai due segrestani in alto, al principio della scala. La seconda grazia... Che cosa vuoi che ti dica? Era una [...]
[...] ! esclamò l'idropica alzandosi, sono guarita! In un minuto i pellegrini di sopra e dabbasso ricominciarono le litanie. Ero nella strada e ne udivo [...]
[...] le mani febbricitanti si teneva le braccia agitate e con lo sforzo dei denti sui denti cercava di frenare la concitazione delle labbra. L'emozione [...]
[...] sogno, di un triste sogno, di un sogno che avrebbe voluto distruggergli la ricca messe di gioia. Non era possibile che Annunciata fosse vile e [...]
[...] ritornare alla mala vita e vi troverete col problema allo stesso punto! Il vizio non esce dalla carne della Messalina. È ereditario, è eterno. Passa [...]
[...] da un corpo all'altro e rimane immortale. E vedendola andare verso il salotto tese il braccio. — Vattene! vattene! È odiosa la vita del [...]
[...] tradimento! — E di chi è la colpa? Tu mi dici d'andarmene, e io non ti obbligherò a chiamare il custode per mettermi alla cancellata. Ma di chi è la colpa [...]
[...] all'adulterio. L'adulterio mi è stato imposto... Sul volto di Giorgio riapparve la fiammata della vita. — Oh mia Annunciata! E con la frase calda [...]
[...] bisogno imperioso. Lo sai, lo sapevi. Nelle ore della tenerezza, e degli abbracci lunghi, ti passavo coll'alito caldo sull'orecchio e ti mormoravo le [...]
[...] dovuto accusare i materassi e alzarmi e aspettare l'alba in giardino come una disperata. Tu ti crucciavi. Tu volevi che fosse una malattia [...]
[...] . Nessun medico poteva guarirmi, Giorgio. Te lo dissi, te lo ridissi. Ma tu non capivi o fingevi di non capire. E io son rimasta sola a sciogliere il [...]
[...] innanzi e indietro, coi fianchi che la gravidanza aveva reso ancora più possenti, diventava invincibile quando levava il braccio che si snudava e [...]
[...] mancata e la vedevamo nella famiglia come una triste figura che porta la desolazione. Tu, Giorgio, vi aggiungevi la nota funebre. La vestivi di [...]
[...] gramaglie e la lasciavi nella casa caniugale come una donna senza la missione della donna. Era una sciagurata che moriva, che portava tutto nel [...]
[...] sepolcro: nome, affetti, memorie! Oh come era brutta la donna sterile che mi dipingevi, Giorgio! Te ne ricordi? E io frenavo i miei desideri [...]
[...] di essere madre ha superata la mia avversione per l'adulterio. Lo so, avrei dovuto dirtelo prima. E questo sotterfugio, te lo giuro, mi è [...]
[...] costato una lacrima. Sovente sono stata lì lì per gettarmi al tuo collo e implorarne il consenso. Ma tu vedi come la gelosia degli uomini è perversa [...]
[...] ! Oscura la ragione, rimescola il sangue e spesso incita all'assassinio. Gli uomini sono ostinati. Preferiscono la menzogna. Tutti sanno come si [...]
[...] e più grandi se lasciassero passare la vita senza simulare una virtù che non esiste! Giorgio rimaneva lì a bocca aperta. Non aveva mai saputo [...]
[...] fortificatore, un perfezionatore e un conservatore della specie! E si stringeva la fronte come per ritornare ai tempi delle ubbie giovanili. Ma [...]
[...] l'istinto del marito si rivoltava. — L'adulterio è malsano e ciò che dici è immorale. — Non mi offendo. Ti credevo superiore alla massa degli ammogliati [...]
[...] qualche cosa di più a mio favore. Forse io dovrei essere il tuo giudice. Ma mi metto al tuo livello. Siamo tutti e due immorali. Ah, sì, tutti e due [...]
[...] ! E allora? Incrociò le braccia a gli si mise in faccia come un punto interrogativo. — Io ho scelto. Io, Giorgio Introzzi, non metterò mai la firma [...]
[...] sotto il lavoro di un altro, foss'anche un capolavoro. Il bastardo diventerebbe la mia persecuzione. Me lo vedrei dinanzi e penserei agli [...]
[...] amorazzi di mia moglie.... Mai, mai, mai! Tuo figlio è tuo e dev'essere tuo. — E sarà mio. E a mio figlio darò il mio nome, non avere paura. Uomini [...]
[...] ostinati! E sia.... E sia pure! Tu hai scelto, non è vero? Hai votato per l'impotenza generativa, come tutti gli uomini del tuo tempo! Il rimorso [...]
[...] non sarà mio. Ma tu non sei stato nè saggio, nè generoso, e ti compiango. — Non ho bisogno del tuo compianto! diss'egli mettendosi a passeggiare [...]
[...] vita negra del malmaritato costretto a portare la catena dei ricordi e a consumare nell'inedia, tra una mantenuta e l'altra. — La vedo. Pagherò il [...]
[...] legge divina e umana. Ma sono donna infine, e al mio diritto di donna non rinuncio, dovesse il matrimonio andare in rovina. Annunciata, con gli [...]
[...] . Passata la commozione, i dubbi risorgerebbero a contenderti la felicità che abbiamo distrutta con la nostra bocca. E poi? Tu sai che io son donna, e [...]
[...] che al mio diritto di donna non rinuncerei mai. Tu sai che io sono madre e che non potrei rinunciare a mio figlio. In casa tua diventerebbe il tuo [...]
[...] tormento. In casa mia e di suo padre... — Annunciata! le disse allargando le braccia per premersela sul cuore. — Povero Giorgio! la è finita. Non [...]
[...] Giuliano Altieri! 14 marzo 1884. Caro Giuliano, Ho saputo tutto. Voi siete un bravo giovine. Conservatemi l'amicizia e non insegnate alla vostra [...]
[...] vita senza dare un po' di noi stessi. Portate pazienza e non offendetevi se vi dico che l'esistenza di voi due è diventata più cara della mia [...]
[...] come voi. Abbraccerò un ideale e gli dedicherò i miei giorni. Non il vostro ideale, perchè non sono socialista. Io sono un semplice umanitario [...]
[...] studiate i problemi delle popolazioni povere e l'abitazione modello non può esserne stata esclusa. Il Casone è di voi due. Ne ho scritto al mio notaio [...]
[...] , il quale è incaricato di trasmettervene l'atto di rinuncia. Demolitelo e rifabbricatelo. Ghiringhelli è il mio ragioniere e il mio confidente [...]
[...] . Ghiringhelli vi dirà pure che non ho dimenticato i miei inquilini. Sarebbe stato ingiusto. Sono io che do loro la noia di un sanmichele e io devo [...]
[...] pagare. Con la notifica di licenziamento momentaneo saranno condonati a tutti loro gli arretrati e gli affitti in corso e verranno avvertiti che il mio [...]
[...] F. DE ROBERTO I VICERÈ MILANO CASA EDITRICE GALLI di C.CHIESA e F. GUINDANI Galleria Vittorio Emanuele, 17-80 1894 PROPRIETÀ LETTERARIA [...]
[...] antichi, i lanzi del principe appendevano le alabarde, quando s'udì e crebbe rapidamente il rumore d'una carrozza arrivante a tutta carriera; e [...]
[...] prima ancora che egli avesse il tempo di voltarsi, un legnetto sul quale pareva fosse nevicato, dalla tanta polvere, e il cui cavallo era tutto [...]
[...] spumante di sudore, entrò nella corte con assordante fracasso. Dall'arco del secondo cortile affacciaronsi servi e famigli: Baldassarre, il maestro [...]
[...] . - Don Salvatore?... Che c'è?... Che novità?... Ma quegli fece col braccio un gesto disperato e salì le scale a quattro a quattro. Giuseppe, col [...]
[...] .... Stamattina, mentre lavavo la carrozza.... - Gesù!... Gesù!... - Ordine d'attaccare... il signor Marco che correva su e giù... il Vicario e i vicini [...]
[...] ... appena il tempo di far la via... - Gesù! Gesù!... Ma come?... Se stava meglio?... E il signor Marco?... Senza mandare avviso? - Che so io [...]
[...] ?... Io non ho visto niente; m'hanno chiamato.... Iersera dice che stava bene.... - E senza nessuno dei suoi figli!...In mano di estranei!... Malata [...]
[...] !... - Ehi, Baldassarre? - Un cavallo fresco, in un salto!... - Subito, corro.... Intanto che cocchieri e famigli lavoravano a staccare il cavallo [...]
[...] sudato e ansimante e ad attaccarne un altro, tutta la servitù s'era raccolta nel cortile, commentava la notizia, la comunicava agli scritturali [...]
[...] !... Chi se l'aspettava, così?... E specialmente le donne lamentavano: - Senza nessuno dei suoi figli!... Non aver tempo di chiamare i figli [...]
[...] alla moglie il piccolino e cominciava a capire qualcosa, guardava in giro i compagni: - Ho da chiudere?... E don Baldassarre? - Sst!... Sst [...]
[...] !... - Che c'è? 7 I discorsi morirono una seconda volta, e tutti s'impalarono cavandosi i berretti ed abbassando le pipe, perchè il principe in [...]
[...] persona, tra Baldassarre e Salvatore, scendeva le scale. Non aveva neppure mutato di abito! Partiva con gli stessi panni di casa per arrivar più [...]
[...] , intanto che dava sottovoce ordini a Baldassarre, il quale chinava il capo nudo e lucente ad ogni parola del padrone: «Eccellenza sì! Eccellenza [...]
[...] sì!» E il cocchiere affibbiava ancora le cinghie che il padrone saltò nella carrozza, con Salvatore in serpe: Baldassarre, afferrato allo [...]
[...] corsa, egli rientrava nel cortile: - Baldassarre, che è stato?... E ora che si fa?... Don Baldassarre, chiudere?... Ma egli aveva l'aria grave [...]
[...] delle circostanze solenni, s'affrettava verso le scale, liberandosi dagli importuni con un gesto del braccio e un «Vengo!...» spazientito. Il [...]
[...] ; l'ebanista, il fornaio, il bettoliere e l'orologiaio che tenevano in affitto le botteghe di levante, venivano anch'essi a dare una capatina, a sentir la [...]
[...] notizia della gran disgrazia, a commentare la repentina partenza del principe: - E poi dicevano che il padrone non voleva bene alla madre [...]
[...] loro nascosto la notizia?... E Baldassarre, Baldassarre dove 8 diamine aveva il capo, se non ordinava di chiudere ogni cosa?... Don Gaspare [...]
[...] cocchiere, gli spiattellò chiaro e tondo: - Non avrete il disturbo di restarci un pezzo! E l'altro, di rimando: - Tu no, che hai fatto il ruffiano al [...]
[...] tuo padrone! E Pasqualino, botta e risposta: - E voi che lo faceste al contino!... Tanto che Salemi, il quale risaliva all'amministrazione [...]
[...] ?... Quella d'una casa dove madre e figli si soffrivano come il fumo negli occhi?... Molte voci finalmente ingiunsero: - Silenzio, adesso! Però quelli [...]
[...] chiusi su al piano nobile; e poichè il tempo passava senza che l'ordine venisse, qualcuno cominciava ad accogliere un dubbio e una speranza, nella [...]
[...] lassù.... E il dubbio cominciava a divenire per alcuni certezza: doveva esserci un malinteso, 9 la principessa era soltanto in agonia, quando [...]
[...] della stalla e delle scuderie... Dite che chiudano le botteghe. Chiudete tutto! - Non c'era fretta! - mormorò don Gaspare. E come, spinto da Giuseppe [...]
[...] ?...» Giuseppe si stringeva nelle spalle, avendo perso del tutto la testa; ma domande e risposte s'incrociavano confusamente tra la folla: «Era in campagna [...]
[...] , sbarravano le finestre delle scuderie e delle rimesse; il fornaio, il bettoliere, l'ebanista e l'orologiaio accostavano anch'essi i loro usci. Un altro [...]
[...] signora marchesa e ai Benedettini.... ma da' la notizia ai signor marchese e a Padre don Blasco, hai capito?... non al Priore!.. A te, Filippo [...]
[...] : passa da donna Ferdinanda.... Donna Vincenza? Dov'è donna Vincenza?... Prendete lo scialle e andate alla badia.... parlate alla Madre Badessa perchè [...]
[...] passare i soli stretti parenti.... È venuto Salemi?... Lasciate ogni cosa; il principe e il signor Marco v'aspettano lassù, che c'è bisogno d'aiuto [...]
[...] . Natale, tu anderai da donna Graziella e dalla duchessa. 10 Agostino, questi dispacci al telegrafo.... e passa dal sarto.... A misura che [...]
[...] stata in lutto, tutti i portoni dei palazzi signorili, a quell'ora, si chiudevano o si socchiudevano, secondo il grado della parentela. E [...]
[...] l'ebanista la spiegava: - Sette figliuoli, possiamo contarli: il principe Giacomo e la signorina Lucrezia che è in casa con lui: due; il Priore di San [...]
[...] Nicola e la monaca di San Placido: quattro; donna Chiara, maritata col marchese di Villardita: e cinque; il cavaliere Ferdinando che sta alla [...]
[...] Pietra dell'Ovo: sei; e finalmente il contino Raimondo che ha la figlia del barone Palmi.... Poi vengono i cognati, i quattro cognati: il duca [...]
[...] d'Oragua, fratello del principe morto; padre don Blasco, anch'egli monaco benedettino; il cavaliere don Eugenio e donna Ferdinanda la zitellona [...]
[...] quasi aspettando l'apparizione della stampiglia coi numeri. E la notizia correva di bocca in bocca come quella d'un pubblico avvenimento: «È [...]
[...] , continuava a enumerare il resto della parentela: il duca don Mario 11 Radalì, il pazzo, che aveva due figli maschi, Michele e Giovannino, da donna [...]
[...] Caterina Bonello, e apparteneva al ramo collaterale dei Radalì-Uzeda; la signora donna Graziella, figlia d'una defunta sorella della principessa e [...]
[...] la parentela; e poi i parenti più lontani, gli affini, quasi tutta la nobiltà paesana: i Costante i Raimonti, i Cùrcuma, i Cugnò.... A un tratto [...]
[...] s'interruppe per dire: - Tò! Guardate i lavapiatti che arrivano prima di tutti! Don Mariano Grispo e don Giacomo Costantino arrivavano [...]
[...] , come ogni giorno, all'ora della colazione, per far la corte al principe, e non sapevano niente: scorgendo la folla ed il portone chiuso, si fermarono [...]
[...] di botto: - Santa fede!... Buon Dio d'amore!... E a un tratto affrettarono il passo, entrarono interrogando costernati il portinaio che dava le [...]
[...] punto dalla corte e faceva loro strada mormorando: - Povera principessa!... Non potè superarla!... Il signor principe è subito partito [...]
[...] disgrazia!... Per questa famiglia è una disgrazia più grande che non sarebbe per ogni altra... E piano anch'egli, don Mariano confermava, scrollando il [...]
[...] mia!... Com'è stato?... E Lucrezia?... Consalvo?... La bambina?... Il principino, seduto sopra uno sgabello, con le gambe penzoloni, le dondolava [...]
[...] avvenuto, così a un tratto? - insisteva don Mariano. E la principessa, aprendo le braccia: - Non so.... non capisco.... È arrivato Salvatore dal [...]
[...] spiega niente!... E hanno avvertito gli altri?... hanno dispacciato?... - Io non so.... Baldassarre.... - Morire così, sola sola, senza un figlio [...]
[...] frase. Don Mariano tirò un sospiro doloroso e andò a mettersi vicino alla signorina. - Povera Lucrezia! Che disgrazia!... Avete ragione!... Ma fatevi [...]
[...] comprendendo. Ma, come udivasi un frastuono di carrozze che entravano nel cortile, don Mariano e don Giacomo tornarono ad esclamare, a due: - Che [...]
[...] sciagura irreparabile! Arrivavano la marchesa Chiara col marito e la cugina Graziella: - Lucrezia, la mamma!... Sorella!... Cugina!... Subito dopo [...]
[...] vero!... Non volevo crederci!... Che si muore così?... E il povero Giacomo? Dice che è corso subito lassù?... Povero cugino!... Se almeno avesse [...]
[...] fare.... Baldassarre, infatti, andava su e giù, mandando ancora messi, ricevendo quelli che tornavano dall'aver eseguito le ambasciate. Tutti i [...]
[...] Lodovico arrivò con la carrozza di San Nicola; e nella Sala Gialla tutti s'alzarono all'apparire del Priore. Chiara e Lucrezia gli andarono incontro, gli [...]
[...] presero ciascuna una mano, e la marchesa, cadendo in ginocchio, proruppe: - Lodovico!... Lodovico!... La nostra povera mamma! Tacevano tutti [...]
[...] senza guardarla in viso, e nel silenzio generale, rotto da brevi singhiozzi repressi, disse, alzando gli occhi asciutti al cielo: - Il Signore [...]
[...] l'ha chiamata a sè.... Chiniamo la fronte ai decreti della Provvidenza divina.... - e poichè Chiara voleva baciargli la mano, egli si schermì: - No [...]
[...] , no, sorella mia.... - e la strinse al petto, baciandola in fronte. - Perchè si nasce!... - esclamò dolorosamente don Giacomo all'orecchio di [...]
[...] don Mariano; ma questi, scrollando il capo, si fece innanzi con piglio risoluto: - Basta adesso, signori miei!... I morti son morti, e il pianto [...]
[...] all'orecchio, e donna Ferdinanda, poco portata alle scene patetiche, si metteva il principino sulle ginocchia. Il biglietto del signor Marco [...]
[...] invece la duchessa Radalì. Poichè ella aveva il marito impazzato e non faceva visite a nessuno, il suo pronto accorrere intenerì più che mai la [...]
[...] pazza, fa come una pazza!... E chiama: «Sorelle mie! Sorelle mie!...» Lucrezia piangeva anch'ella, adesso; Chiara disse tra i singhiozzi: - Io [...]
[...] Chiara; e questa s'alzò, mentre le raccomandavano: - Baciala per me.... e per me.... Dille che domani andrò a trovarla - E don Giacomo chiamava [...]
[...] Blasco, col faccione sudato che luceva e il tricorno in capo. Entrò senza salutar nessuno, esclamando: - L'avevo detto, eh?... Doveva finire così [...]
[...] neppure accorta dell'arrivo del fratello. Il monaco si mise a passeggiare da un capo all'altro della sala, asciugandosi il sudore del collo e [...]
[...] gran cosa?... E Giacomo?... È andato?... È andato solo?... Perchè non va nessun altro?... Ha proibito agli altri di andare?... - No, Eccellenza [...]
[...] ?... Non è venuto ancora? Sopravvenivano in quel momento il cavaliere don Eugenio e don Cono Canalà, altro dei lavapiatti. Don Cono entrò in punta [...]
[...] di piedi, quasi per paura di schiacciar qualcosa, e fermatosi dinanzi alla principessa esclamò, gestendo col braccio: - Immensa iattura [...]
[...] 17 principessa, imbarazzata, confusa, non sapendo che fare, osservò all'orecchio della cugina: - Non so... forse può dispiacere a Giacomo.... E [...]
[...] donna Graziella intervenne: - Aspettiamo un altro poco; forse il cugino tornerà egli stesso. Il Priore e la duchessa tornarono a domandare [...]
[...] principessa: - Io vorrei profittare di questo momento per indurre lo zio Blasco a far pace con la zia Ferdinanda e con Lodovico. Che ne dici, Margherita [...]
[...] ? - Come credi.... se credi... fa' tu.... E la cugina andò in cerca del monaco. Non si trovava, era scomparso. Baldassarre, incaricato di [...]
[...] botto: - Chi è là? - Aspettano Vostra Paternità nella Sala Gialla. Il Benedettino tornò indietro, soffiando, e come la cugina, andandogli [...]
[...] gesto di rassegnazione dolente. E il monaco, scorto il marchese che era tornato con la moglie dalla badia, l'andò ad afferrare per un braccio e [...]
[...] ? - E sarai sempre minchione?.... Quell'altro è scappato! A quest'ora fa scomparire ogni cosa!... - Eccellenza!... - protestò il nipote [...]
[...] , scandalizzato. Don Blasco lo guardò nel bianco degli occhi, quasi volesse mangiarselo. Ma, come passava in fretta e in furia Baldassarre, girò sui tacchi [...]
[...] , tonando: - Ah, no? E andate un poco a farvi friggere, tutti quanti!... Finito di dar ordini alla servitù, Baldassarre aveva adesso un altro gran [...]
[...] condoglianze e a prender notizie dei superstiti. Il maestro di casa riceveva nell'anticamera dell'amministrazione le persone di riguardo, lasciando al [...]
[...] frutta candite, di pan di Spagna, di bottiglie di moscato o di rosolio, e allora Baldassarre si faceva in quattro per riporre quella roba, e annunziare [...]
[...] i doni ai padroni, e ringraziare i donatori, e dare udienza ai sopravvenienti. La cugina Graziella, con le chiavi delle credenze alla cintola [...]
[...] , faceva da padrona di casa, per risparmiare 19 la principessa; il cavaliere don Eugenio dava anch'egli una mano, e quantunque i lavapiatti che [...]
[...] lavoravano come domestici protestassero: «Lasciate fare a noi;» egli vuotava i vassoi da restituire, trasportava la roba nella sala da pranzo e [...]
[...] . A misura che la giornata s'inoltrava, lettere e biglietti di condoglianza piovevano da tutte le parti: l'Intendente mandava a esprimere il suo [...]
[...] Marco: udendo che ancora non era sceso dal Belvedere, alcuni andavano via per tornare più tardi; altri si mettevano a passeggiare su e giù [...]
[...] servitori dei parenti, aspettando i padroni; e la conversazione della servitù, animatissima, aggiravasi intorno all'avvenimento ed alle sue [...]
[...] conseguenze. Le donne, vedendo quella gran confusione, quell'andirivieni 20 di gente, quel succedersi d'ambasciate e di lettere, compiangevano [...]
[...] la quale non tollerava di star pigiata tra la gente, di toccar cose maneggiate da altri: fortunatamente cugina era lì ad aiutarla. E alcuni [...]
[...] padrona, sarebbe lei la padrona qui dentro.» Non era stato permesso dalla principessa vecchia quel matrimonio; e il padrone aveva obbedito alla madre [...]
[...] rimasta affezionatissima alla zia che non l'aveva voluta per nuora, e aveva trattato come una vera sorella la moglie dell'antico suo innamorato. «E [...]
[...] rifece la casa già fallita!» E tutti domandavano: «A chi lascerà?...» ma come saperne nulla, quando la principessa non si confidava neppure coi figli [...]
[...] ; e il contino, quantunque chiamato e richiamato dalla madre che sentiva vicina la propria fine, non s'era mosso da Firenze!... All'arrivo di Frà [...]
[...] Carmelo, spedito dall'abate di San Nicola per aver notizie di don Lodovico e di don Blasco, il discorso prese un'altra piega. Frà Carmelo sapeva [...]
[...] la via del palazzo, dalle tante volte che ci aveva accompagnato 21 don Lodovico novizio; e tutta la servitù lo conosceva e gli voleva bene [...]
[...] morta e rammentava i tempi del noviziato di Padre Lodovico, quando, conducendo a casa il ragazzo in permesso, le portava regalucci di nocciole, di [...]
[...] donne esclamarono: - Figuriamoci! Un santo come lui!... E Frà Carmelo: - Un vero santo! Non c'è monaci che gli possano stare a paragone. Non per [...]
[...] strizzatina d'occhi. - È un'altra cosa. Tutti gli uomini possono esser formati a un modo?... Ma bravo anche lui!... Signore anche lui!... E giusto il [...]
[...] portone: il carrozzino della mattina entrò a rotta di collo e ne scesero il principe e il signor Marco che teneva una valigia in mano, mentre [...]
[...] tutti si scoprivano e dalla loggia del piano nobile affaciavasi don Blasco. Il ritorno del capo della famiglia, nella Sala Gialla, produsse una [...]
[...] nuova commozione: sospiri, singhiozzi, mute strette di mano. Il principe era sempre pallido e parlava a stento, con gesti larghi di sconforto [...]
[...] : - Troppo tardi!... Più nulla da fare!... Fino a iersera stava benissimo, mangiò anzi con appetito due uova e bevve una tazza di latte.... All'alba di [...]
[...] stamani, improvvisamente, chiamò e.... - e tacque, quasi non potendo proseguire. 22 Il signor Marco, deposta la valigia, confermava [...]
[...] : - Impossibile prevedere questa catastrofe.... Nel primo momento, speravo fosse soltanto una sincope.... ma pur troppo la triste verità.... Chiara e la [...]
[...] riferiva: - Abbiamo improvvisato una cappella ardente.... tutti i fiori della villa.... ne hanno mandati da ogni parte.... - E Ferdinando? - domandò [...]
[...] la manica, domandando: - E il testamento? Il principe, con un altro tono di voce, non più dolente, ma premuroso, pieno di scrupoli: - Il signor [...]
[...] credete, l'arrivo di Raimondo e dello zio duca.... Frattanto, abbiamo suggellato tutto quel che s'è trovato, per renderne stretto conto, a suo [...]
[...] lettura.... E il signor Marco, tratto di tasca un foglio, lesse in mezzo a un profondo silenzio: «In questo giorno, 19 maggio 1855, trovandomi sana di [...]
[...] mente e non di corpo, io sottoscritta, Teresa Uzeda principessa di Francalanza, raccomando l'anima a Dio e dispongo quanto appresso. Il giorno [...]
[...] e nella necropoli del loro cenobio custodito. Voglio che il funerale sia celebrato, con quel decoro che compete alla famiglia, nella chiesa dei [...]
[...] funerale e dopo che il mio corpo sarà imbalsamato, voglio, ordino e comando che esso sia vestito della tonaca delle Religiose di San Placido, e che alla [...]
[...] , e che sul petto mi sia posto il crocifisso d'avorio, memoria del mio amato consorte principe Consalvo di Francalanza. In segno di particolare [...]
[...] penitenza ed umiltà, espressamente impongo che il mio capo sia appoggiato sopra una semplice e nuda tegola: così voglio e non altrimenti. Per la [...]
[...] servigi prestatimi, al signor Marco Roscitano, mio procuratore e amministratore generale, e la terza al reverendo Padre Guardiano di esso cenobio [...]
[...] all'altro mio figlio Lodovico, Priore nel monastero di San Nicola dell'Arena. Questa è la mia volontà e non altra. «TERESA UZEDA.» Il signor Marco, che [...]
[...] volontà di nostra madre sono leggi per noi. Sarà fatto secondo ha prescritto. - In tutto e per tutto.... - confermò il Priore, chinando il capo [...]
[...] soprabito, esclamò: - Sempre pulcinellate?... Fin all'ultimo?... Per far ridere la gente?... E il signor Marco era appena salito al primo piano [...]
[...] ? - Per una signora come la principessa! - Ripassate domani.... E Baldassarre chiamava: - Signor Marco! signor Marco!... Il principe.... Ma nuovi [...]
[...] gran cerimonia, senza un gran scialacquo di quattrini, e ognuno sperava di guadagnarne. Raciti, il primo violino del Comunale, voleva offrire [...]
[...] valevole del barone Vita; Santo Ferro, che aveva la manutenzione del giardino pubblico, sperava gli commettessero la camera ardente, e poichè [...]
[...] Giovedì Santo tanta gente traeva a visitarvi il sepolcro. Tutta la notte era venuto dalla chiesa un frastuono di martelli, d'ascie e di seghe, e le [...]
[...] finestre erano state abbrunate fin dal giorno precedente. A buon'ora, dinanzi alla folla curiosa che gremiva la terrazza e le scalinate, avevano [...]
[...] L'ANIMA DI DONNA TERESA UZEDA E RISÀ PRINCIPESSA DI FRANCALANZA ESEQUIE Verso sedici ore, don Cono Canalà, col naso in aria, sotto la porta [...]
[...] rivestivano le pareti e pendevano dalle arcate delle cappelle e si stendevano su pel cornicione.. Sopra una piattaforma 26 alta sei o sette gradini [...]
[...] dal pavimento e girata da una triplice fila di ceri, sorgeva il catafalco: una piramide tronca le cui quattro facce, tappezzate d'ellera e di [...]
[...] , e dorate, impalati come statue, con le facce rase di fresco, reggevano ciascuno una delle antiche bandiere d'alleanza; dopo i valletti dodici [...]
[...] bisognava lavorar di gomiti, camminare sui piedi dei vicini, lasciarsi ammaccare le costole e pestare i calli e sudare una camicia prima [...]
[...] !... Una cosa mai vista!.... Per questo sono signoroni!... Lasciate fare a loro!... E dodici piangenti!... Neanche pel funerale del papa!... Ma il [...]
[...] cadavere è già posto al colatoio per l'imbalsamazione.» E Vito Rosa, il barbiere del principe, spiegava: «Appena sceso dal Belvedere fu portato a [...]
[...] palazzo e gli fecero girare gli appartamenti per l'ultima volta, come usano.... Il cataletto era portato a spalla, senza stanghe.... e tutta la [...]
[...] parentela dietro, la servitù con lo torce accese, come una processione!...» Le comari esclamavano: «E una tegola sotto il capo!... Che gli mancavano [...]
[...] forse cuscini di velluto?... Anzi, questo è per maggior penitenza, con la tonaca di S. Placido: non capite?» Ma la gente incalzava alle spalle e [...]
[...] all'organo, con quattro ordini di panche e i manichi dei contrabassi che spuntavano dal più alto, ma ancora vuoto; o giravano dalla parte opposta [...]
[...] , verso la cappella della Beata Uzeda, tutta splendente di lampade votive; e si fermavano, una volta fuor della ressa, a guardarne l'altare scavato [...]
[...] spingersi tanto innanzi da leggerli; e col capo rovesciato, il cappello ammaccato dai continui urtoni, i piedi pestati, la camicia in sudore [...]
[...] al sommo grado del nobile e del sostenuto.... Io non potevo adoprare.... - Ah, l'avete scritta voi? - Sissignore.... ma non solo, veramente: di [...]
[...] copiando... Ma la chiesa era talmente gremita che potevano appena fare due passi ogni quarto d'ora; e tutt'intorno la gente che non riusciva ad [...]
[...] , morte e miracoli della principessa: «Adesso i suoi figli potranno respirare! Li ha tenuti in un pugno di ferro.... I suoi figli: quali [...]
[...] il padre?... - Il padre, ai suoi tempi, non contava più del due di briscola; la principessa teneva in un pugno lui e il suocero!...» Però tutti [...]
[...] sapeva leggere nè scrivere? - Sapeva leggere soltanto nel libro delle devozioni e in quello dei conti! Frattanto don Cono avvicinavasi, a passo di [...]
[...] concetto: orbata.... vece facesti.... Ma nuove ondate della folla lo divisero la seconda volta dal compagno. Veniva ora dalla terrazza e dalle [...]
[...] ragunata nei due cortili, uno sciame di servi con le livree nere che andavano e venivano, il maestro di casa senza cappello che s'affannava a dar [...]
[...] di famiglia: altri due tiri a quattro, cinque tiri a due, e poi ancora un altro gruppo di gente: una quarantina d'uomini, la più parte barbuti [...]
[...] a prendere i primi posti, tiri a due che rinculavano scalpitando tra un fitto scioccar di fruste; e i curiosi, a rischio di lasciarsi pestare [...]
[...] sotto i piedi delle bestie, li venivano riconoscendo dagli stemmi degli sportelli e anche dai cocchieri: - Il duca Radalì.... il principe di [...]
[...] c'erano le carrozze dei non nobili più belle della sua. E Baldassarre, tutto in sudore per la fatica sostenuta nell'ordinare il corteo, nel far [...]
[...] curiosi. Sonava a morto solo pei nobili e i dottori, e il suo nton-nton grave e solenne costava quattr'onze di moneta; talchè la gente, udendo la gran [...]
[...] voce di bronzo, diceva: «Se n'è andato qualche pezzo grosso!» E ancora buon numero di carrozze, dopo quella di Trigona, aspettavano [...]
[...] . Bisognò girare la situazione, aprire un varco fra la turma che gremiva la salita del Santo Carcere e di San Domenico e portare il feretro dal convento [...]
[...] e dalla sacrestia: trascorse quasi un'ora prima che fosse posto sul catafalco. I sonatori avevano già preso posto sul palco e sfoderato i loro [...]
[...] strumenti, i frati accendevano con le canne lunghe i ceri dell'altar maggiore. E i curiosi stipati nella chiesa, continuando a parlar della morta [...]
[...] , si rivolgevano insistentemente una domanda e si proponevano una quistione: «Chi sarà l'erede?....» Nobili e plebei, ricchi e poveri, tutti [...]
[...] , l'arrivo del contino da Firenze e del duca da Palermo per leggere le ultime volontà della principessa; e le opinioni, nel pubblico, erano [...]
[...] verdi e gli scialletti bianchi: Baldassarre, tutto vestito di nero, le dirigeva verso l'altar maggiore, ingiungendo: - Largo, largo, signori miei [...]
[...] !... Un bambino, mezzo soffocato tra la calca, si mise a strillare; un mendicante, riuscito ad entrare, inciampò contro un gradino d'altare e cadde [...]
[...] , dai tanti ceri; il movimento dei frati e dei sagrestani cresceva; sul palco della musica accordavano gli strumenti, un clarino sospirava, gli [...]
[...] archetti stridevano, un contrabasso borbottava; e Baldassarre, aiutato dai camerieri di tutta la parentela, vestiti di nero anch'essi, faceva [...]
[...] disporre due file di sedie pei vecchi e le orfanelle: le sedie, tenute alte sulla folla, parevano navigare sul mar delle teste e poichè sempre nuova [...]
[...] ; alcune donne erano già svenute, in due o tre punti si litigava fra chi voleva spingersi avanti e chi non voleva tirarsi indietro; ma nessuno si [...]
[...] decideva ad andarsene; e negli angoli, lungo i muri, avanti agli altari, i curiosi, gli scioperati rifacevano la storia della morta e della [...]
[...] famiglia, ne commentavano le stravaganze: - La cassa con tre chiavi!... Sarà tanto più difficile tornare a questo mondo!... E la tonaca e il rosario [...]
[...] santa, in mezzo a un crocchio di nobilastri invidiosi e a corto di quattrini, don Casimiro Scaglisi annunziava: - E il principe? Non sapete che ha [...]
[...] solo alla villa, e senza avvertir Ferdinando alla Pietra dell'Ovo.... Alcuni protestarono: don Casimiro confermò: - Se ve lo dico io!... Per aver [...]
[...] tempo di maneggiarsi, di far sparire carte e denari! 33 Tutt'intorno scrollavano il capo: don Casimiro parlava così per astio, giacchè fin a [...]
[...] ? - Sissignori, fa la vita del Robinson Crosuè alla Pietra dell'Ovo, non s'occupa d'affari e in famiglia lo chiamano il Babbeo, col soprannome messogli [...]
[...] la vista lunga; come dice lassù? E don Cono compitò: IN QUESTO TEMPIO OVE IL FRATE SI ACCOGLIE DELLA BEATA UZEDA CORROBORATE FIENO LE PRECI [...]
[...] bocca in bocca: il maestro Mascione, appollaiato in 34 cima al palco dell'orchestra, aveva picchiato tre colpi sul leggio; e le conversazioni [...]
[...] l'età, reggeva ancora diritta l'alta persona e dominava la folla con la bella testa bianca e rosea, dagli occhi chiari com'acqua marina e dai baffi [...]
[...] bionditi dal tabacco. Non potendo avanzare, guardava da lontano il catafalco, il palco della musica, le tabelle degli epitaffi; e intanto, nel [...]
[...] per la chiesa, e le piangenti ripresero a lacrimare, mentre i monaci, dinanzi all'altare, cominciavano le genuflessioni. Molti capi si chinarono [...]
[...] squillavavano e le voci cantavano Requim aeternam dona eis, aggiunse: - Ed ha la sua brava ragazza, in una casina al Borgo.... Tutte le sere le [...]
[...] - Sic transit gloria mundi!... Però, passato il primo effetto della musica, le conversazioni andavano qua e là riappiccandosi; e Raciti, il primo [...]
[...] : non c'era l'eguale per la stitichezza nel pagare; e Titta Caruso, il bollettinaio del teatro, ne sapeva qualcosa, costretto com'era ogni anno a [...]
[...] sonarla gratis per le anime del Purgatorio; almeno se ne guadagna altrettanta salute all'anima! E voltò le spalle, furioso, per andarsene, mentre [...]
[...] servigi; ma i rimasti a mani vuote tiravano adesso in ballo le storie d'avarizia e d'intima spilorceria di quella famiglia il cui lusso ora solo [...]
[...] scarpe non riuscite di suo gradimento? E in cucina, il cuoco non aveva l'ordine di scolar l'olio rimasto nella padella dopo la frittura per [...]
[...] dirò io misero? e la gente che stava attenta alla musica non voleva esser disturbata. Ma dopo un momento le conversazioni si riannodarono. 36 [...]
[...] In certi crocchi di liberali, vantavano il patriottismo del duca Gaspare, sotto voce, però, e guardandosi intorno per paura che qualche spia non [...]
[...] udisse. - Un colpo al cerchio e un altro alla botte! - esclamava don Casimiro accanto alla pila. - In questa casa chi fa il rivoluzionario e chi il [...]
[...] Benedetto Giulente?... Il barone Carcaretta, unitosi ai maldicenti protestò: - Non daranno mai un'Uzeda a un Giulente! E don Casimiro: - Per questo [...]
[...] celebre liberale lavapiatti del duca. - E così? - domandò don Casimiro - quando la farete questa rivoluzione? - Non lo diremmo a voi, in ogni [...]
[...] caso! - rispose Benedetto sorridendo. Allora l'altro si rivolse allo zio: - E il vostro amico, il duca? Gli muore la cognata, i suoi nipoti [...]
[...] l'aspettano, e non parte subito? Che sta macchinando? - A voi che importa? - A me? Un fico secco! Io non faccio il lavapiatti a nessuno! - I [...]
[...] piccola e magra che pareva fatta in economia, esprimeva uno straordinario stupore: - Signori miei, che funerale! che spesa!... Ci saranno per lo [...]
[...] meno cent'onze di cera! E l'apparato! La messa cantata! Io vi so dire che per la felice memoria di mio padre spesi sessantotto onze e tredici [...]
[...] tarì, e che feci? Niente!... Qui vi dico che ci sono spese cent'onze di sole torce.... - Sst.... il Lux aeterna. Ad ogni passaggio della messa [...]
[...] è illustre: discende difilato dall'anche d'Anchise. Il popolo piange: non vedete le lacrime? - e mostrava quelle d'argento che frangiavano [...]
[...] sconvenga.... - obbiettò don Cono. - E v'accerto io che sono tutti disperati per questa morte, dal gran bene che si vogliono in casa. Poh! Non possono [...]
[...] stare un giorno senza abbracciarsi e baciarsi.... - Parmi sconvenga.... 38 - Prudenza, signori miei.... siamo in chiesa! Giusto, la ripresa [...]
[...] principio, implorava il Requiem. «È finito?.... Se Dio vuole!» E un rimescolamento generale: chi era rimasto lontano dal catafalco e dalle iscrizioni [...]
[...] vi si dirigeva; molti che non reggevansi più in piedi dalla stanchezza, s'avvicinavano alle porte; ma lì la confusione e la ressa [...]
[...] contro quelli che tentavano uscire, travolgendo gli storpi, i ciechi e i mutilati che arrischiavano nuovamente di tender la mano ai passanti [...]
[...] . «Adagio!... I piedi! .... Che maniera!» e dominando quel vocìo veniva dalla piazza un incessante scalpitar di cavalli: le carrozze del corteo funebre [...]
[...] , sessantatre carrozze padronali, dodici di rimessa - disse, quando passò l' ultima. E fece il conto: - A dodici tarì l'una, tolte quelle di [...]
[...] sonagliere, si precipitò giù per lo scalone e arrivò allo sportello 39 della corriera giusto nel momento che questa arrestavasi e che il padrone [...]
[...] saltava giù. - Chi c'è? - domandò il contino, troncando con voce breve le cerimonie di Baldassarre e mostrando le carrozze allineate nella corte [...]
[...] . - Visite pel signor principe, Eccellenza.... - e subito il maestro di casa prese l'aspetto grave e triste conveniente alla circostanza luttuosa. Il [...]
[...] verità...» La moglie del portinaio osservò anche: «Pare più afflitta lei del contino...» E con che dolce voce pregava che portassero su le valigie [...]
[...] e i sacchi da notte, e rispondeva al: «Benvenuta, Eccellenza!» dei servi, informandosi della loro salute, domandando a Giuseppe se il suo [...]
[...] bambino stava bene e a donna Mena se la sua figliuola s'era maritata! .... Su, nelle anticamere, il principe e Lucrezia vennero incontro al fratello ed [...]
[...] alla cognata. Raimondo si lasciò baciare dalla sorella, e stretta la mano che Giacomo gli tendeva, entrò nella Sala Gialla, zeppa di gente al [...]
[...] pari della Rossa, poichè, tolto il divieto di lasciar salire i soli prossimi parenti, ora i cugini in quarto e in quinto grado, gli affini, gli [...]
[...] e di donna Ferdinanda. Quest'ultima, quando la nipote le baciò la mano, borbottò un: «Ti saluto» freddo freddo; quanto a don Blasco, non le [...]
[...] !... L' incontro del Priore con Raimondo fu osservato da tutti: il Priore che stava seduto accanto a monsignor 40 Vescovo col Vicario e [...]
[...] parecchi canonici, appena scorto il fratello s'alzò e gli aperse le braccia: Raimondo si lasciò abbracciare un'altra volta, ma quelle dimostrazioni [...]
[...] d'affetto lo seccavano visibilmente. Poi il principe lo condusse via, e tutti ripresero i loro posti e i discorsi interrotti. In un gruppo di [...]
[...] pezzi grossi dove c'erano, fra gli altri, il presidente della Gran Corte, il generale e alcuni senatori municipali, don Blasco continuava a fiottare [...]
[...] contro i rivoluzionari e i quarantottisti che minacciavano d'alzar la coda. Non era bastata loro la famosa lezione spiegata da Satrino? Volevano il [...]
[...] ruffiani che per la loro posizione dovrebbero sostenere il Governo e invece si mettono coi morti di fame! Egli l'aveva principalmente col [...]
[...] città portava ancora i segni della terribile repressione dell'aprile Quarantanove: non erano del tutto scomparse le tracce del fuoco e del [...]
[...] saccheggio, e mezza popolazione piangeva i morti, i condannati all'ergastolo, gli esiliati. Il Priore, tornato a sedere accanto a Monsignore, nel gruppo [...]
[...] delle tonache nere, dolorava anch'egli, a bassa voce, l'iniquità dei tempi per via della legge piemontese contro le corporazioni religiose; e don [...]
[...] Blasco, nel crocchio opposto: - Adesso fanno la guerra senza denari! Rubando la Chiesa di Cristo! E quel celebre d'Azeglio? Avete letto il suo [...]
[...] raccontava alla baronessa Cùrcuma un suo sogno, la madre che le era apparsa con tre numeri in mano: 6, 39 e 70, sui quali avea giocato dodici tarì [...]
[...] di nascosto del marito. Le ragazze Mortara e Costante, amiche di Lucrezia, parlavano d'abiti a quest'ultima, per divagarla, quantunque ella non [...]
[...] desse loro ascolto e rispondesse a sproposito, com'era sua abitudine; ma la cugina Graziella teneva da sola animata la conversazione, rivolgendosi [...]
[...] tutte le epigrafi da lui composte pel funerale: «M'è sovvenuto d'una variante; bramo il giudizio della contessa....» E il cavaliere don Eugenio [...]
[...] impedire l'eccedente sfarzo delle cerimonie mortuarie!» Tutti s'alzarono al sopravvenire di donna Isabella Fersa con suo marito don Mario e con [...]
[...] , schivandosi, presentò: - Mia cognata Matilde.... Donna Isabella strinse forte la mano alla contessa e le si mise a sedere a fianco, sospirando [...]
[...] , sapete.... Padre Gerbini faceva intanto il giro delle signore, discorrendo a lungo con le più giovani e belle, dicendo 42 loro cose galanti [...]
[...] e cerimoniose. Egli prendeva le morbide e bianche mani femminili, le teneva un poco fra le sue egualmente bianche e inanellate, poi le baciava [...]
[...] s'avvicinò un momento per stringergli la mano ed esprimergli il proprio rammarico. - Tuo zio il duca arriva domani? - Così m'ha detto Giacomo. - E del [...]
[...] testamento? - Non si sa nulla. Tra i discorsi di politica, di moda, di viaggi, quella domanda curiosa era sussurrata qua e là, otteneva sempre la [...]
[...] , non sapeva nulla intorno al contenuto della carta di cui aveva firmato la busta, e i figli della morta erano al buio peggio 43 degli [...]
[...] si fosse confidata proprio a nessuno? a qualcuno dei cognati? a un uomo d'affari, al- meno? Di botto don Blasco, lasciando in pace Cavour e la [...]
[...] Russia: - E allora, che sugo ci sarebbe stato? - esclamò. - Così fanno tutti coloro che ragionano, eh?... Ma in questa casa la logica era un'altra [...]
[...] impartiva l'assoluzione! Alcuni sorridevano a quelle sparate, e le supposizioni avevano libero corso. Il presidente era sicuro, checchè si dicesse in [...]
[...] contrario, che l'erede sarebbe stato il principe, con un forte legato al conte; e il generale confermava: «Sicuramende, l'erede del nome!» ma il [...]
[...] torto a nessuno. «E gli altri figli? Ferdinando? Le donne?...» La curiosità, benchè contenuta ed espressa sotto voce, era generale. Il confessore [...]
[...] , questo famoso Padre Camillo, non aveva parlato? «Non c'è, è a Roma da parecchi mesi; e anche ci fosse, non parlerebbe: è volpe fina....» E tutti [...]
[...] gli Questi chiacchierava ancora con donna Isabella e pareva che il testamento materno fosse l'ultimo dei suoi pensieri, anzi che egli ignorasse [...]
[...] , andavano via senza poterlo salutare; e i familiari si guardavano con la coda dell'occhio, comprendendo. Egli aveva una folle paura della jettatura [...]
[...] conto a tanti.... - E poichè suo fratello il Priore se ne andava anche lui, insieme col Vescovo, li avvertì entrambi, essendo Monsignore un altro [...]
[...] avesse dato l'esempio, restò ancora un poco a cicalare con le signore; poi se n'andò anche lui. Restò, sbraitando contro i rivoluzionari e la [...]
[...] cognata morta, don Blasco, che rientrava sempre l'ultimo al convento. Adesso i servi accendevano le lampade; e con le finestre chiueo, il calore [...]
[...] diveniva intollerabile nella sala. La contessa si sentiva mancare e non vedeva più il marito che aveva seguito donna Isabella nella Sala Rossa a [...]
[...] discorrere di Parigi. Ancora una volta ella aveva accanto lo zio Eugenio e don Cono, i quali continuavano a sviscerare le antiche cronache cittadine e [...]
[...] luogo nel nostro Duomo, ove vi fu eretta un'altissima piramide ornata di busti e personaggi, fra i quali l'Italia, la Spagna, la Germania e l [...]
[...] ' India.... - Per lo appunto; anzi la epigrafe suonava così: India moesta sedet Caroli post funera Quinti.... - E il disvenamento del corsier favorito [...]
[...] Dio! Tutti accorsero. Era pallida e fredda, con gli occhi rovesciati e le labbra dischiuse. Suo marito, accorso anche lui con donna Isabella, disse [...]
[...] : - Non è nulla.... la fatica del viaggio.... - E piano, quasi tra sè, mentre la portavano via: - Le solite smorfie!... Giorni di continue novità [...]
[...] , quelli! Il domani, come s'aspettava, arrivò il duca. Mancava da cinque anni, e nel primo momento la servitù e gli stessi parenti quasi non lo [...]
[...] un altro carattere alla sua fisionomia. Tutti i nipoti gli baciarono la mano; egli s'informò della disgrazia e si scusò per non esser venuto più [...]
[...] casa paterna prima di lasciarla. Ma il nipote protestò: - Vostra Eccellenza non mi disturba, mi aiuta.... E in questo momento ho più bisogno dei [...]
[...] ! Fu così stabilita la lettura pel domani, a mezzogiorno, o il signor Marco ebbe ordine d'avvertire il notaio, il giudice e i testimonia perchè si [...]
[...] tenessero pronti. Intanto la notizia dell'arrivo del duca s'era subito diffusa per la città, e le prime visite gli furono annunziate che egli non [...]
[...] visita di condoglianza al principe, il quale lo ricevè nella Sala Rossa, insieme col marchese di Villardita e don Blasco. Questi, dimenticando che [...]
[...] per inghiottirlo del tutto o vomitarlo. - E il testamento della felice memoria? - disse l'Intendente, curioso anche lui come tutta la città [...]
[...] . - Sarà aperto domani.... Entrò a un tratto il duca che strinse la mano all'Intendente e gli si mise a sedere a fianco. Allora don Blasco s'alzò [...]
[...] rumorosamente per andar via. E nell'anticamera, al marchese che lo accompagnava: - Capisci? - gridò. - Tutto il giorno coi sanculotti 48 e adesso [...]
[...] lavoro della principessa, dov'era raccolto tutto il resto della famiglia e alcuni lavapiatti, fiottava contro il fedifrago; ma quando [...]
[...] Baldassarre annunziò, sull'uscio, credendo che il duca fosse lì: - Don Lorenzo Giulente e suo nipote cercano del signor duca.... - Non se ne può più [...]
[...] pretendevano il consenso reale all'istituzione del maiorasco! E non avendolo ottenuto si sono buttati coi sanculotti!... Il consenso reale!... Come se [...]
[...] non ci fosse un certo articolo 948 nel Codice civile che canta chiaro! - E sempre rivolta al ragazzo il quale la guardava con gli occhi sgranati [...]
[...] , recitò gestendo con un dito e cantilenando: - Potrà domandarsene l'istituzione (del maiorasco) da quegl'individui i di cui nomi trovansi [...]
[...] in qualunque tempo avvenuta, e finalmente da quelle persone che appartengono a famiglie di conosciuta NOBILITÀ nel Regno delle Due Sicilie [...]
[...] .... 49 - Io credo che i Giulente sono nobili - disse Lucrezia, prima che la zia finisse e senza alzare gli occhi. - Io credo invece che sono ignobili [...]
[...] Mariano? I tre di cappacorta, erano nobili - nobili! - e i tre di cappalunga, giurisperiti.... GIURISPERITI!... Adesso sapete com'è?.... Tutti i [...]
[...] ragazza s'alzò e andò via. Donna Ferdinanda continuava a sorridere finemente, guardando la contessa Matilde. Frattanto il signor Marco faceva [...]
[...] le lampade antiche pendenti dalla volta e gli specchi incastrati nelle pareti; la Galleria, invece, conciliava la grandezza con la sontuosità [...]
[...] , perchè era vasta come due saloni messi in fila, e arredata di divani e sgabelli e 50 mensole e tripodi dorati, e finalmente più degna, per le [...]
[...] , l'amministratore generale fece disporre una gran tavola coperta da un antico tappeto e provveduta d'un monumentale calamaio d'argento. Intorno alla tavola [...]
[...] dodici seggioloni a bracciuoli aspettavano i testimoni e gl'interessati: quello del principe, più alto, volgeva la spalliera al grande ritratto [...]
[...] centrale del vicerè Lopez Ximenes de Uzeda, a cavallo e in atto di frenare la bestia con la sinistra e d'appuntar l'indice destro al suolo come [...]
[...] dicendo: «Qui comando io!...» Torno torno, in alto e in basso, quanto la parete era lunga, quant'eran larghi i vani tra finestra e finestra nella [...]
[...] parete di contro, una moltitudine d'antenati: uomini e donne, monaci e guerrieri, vescovi e dottori, dame e badesse, ambasciatori e vicerè, di [...]
[...] faccia, di profilo e di tre quarti; vestiti d'acciaio, di velluto, d'armellino; col capo coronato d'alloro, o chiuso negli olmi, o coperto dai [...]
[...] cappucci; con scettri e libri e bacoli e spade e fiori e mazze e ventagli in mano. Il giorno stabilito, prima del notaio, del giudice e dei testimonii [...]
[...] e d'ogni altro parente, spuntò don Blasco, rodendosi le unghie. Entrato che fu, si mise a girare per la casa ficcando gli occhi dappertutto, con [...]
[...] le orecchie erte come un gatto, con le narici aperte quasi a fiutare la preda. Subito dopo apparve donna Ferdinanda; e la servitù, giù nella [...]
[...] figliuoli. Ala oramai la curiosità di tutti era divenuta impaziente e quasi nervosa: i lavapiatti sopraggiungendo per aiutare il principe al [...]
[...] moglie e don Eugenio. Poi il presidente della Gran Corte col principe di Roccasciano, altri testimonii; poi la cugina Graziella col marito, poi [...]
[...] ancora. E don Blasco, pigliando pel bottone del soprabito il marchese, gli diceva: - Scommettiamo che hanno dimenticato un'altra volta [...]
[...] , tuttavia, parevano il conte Raimondo che chiacchierava con le signore e il principe che parlava col presidente d'una causa relativa alla dote della [...]
[...] quali i suoi occhi si fissavano, corrugati, e un pensiero molesto gli velava la fronte. Quando finalmente Ferdinando spuntò, stralunato, assonnato [...]
[...] , come caduto dalle nuvole, fu uno scandalo: mentre perfino la servitù era già vestita di nero, egli portava ancora l'abito di colore, e a don [...]
[...] principe, passarono tutti nella Galleria: il principe, il duca, il conte, il marchese, il cavaliere, il signor Marco, il giudice col notaio e i quattro [...]
[...] Chiara e la cugina Graziella da una parte; Lucrezia con la duchessa e la contessa Matilde da un'altra: il Priore, seduto sopra uno sgabello [...]
[...] , incrociò le mani in grembo e alzò gli sguardi al soffitto con moto di rassegnata indifferenza; don Blasco, appoggiato in piedi allo stipite della [...]
[...] il notaio, e ad un gesto d'assenso del principe cavò dalla cartella un plico sul quale tutti gli occhi si fermarono. Accertata l'incolumità dei [...]
[...] suggelli, riscontrate le firme, egli aprì la busta e ne tolse un quadernetto di due o tre fogli. Dopo un breve scambio di cerimonie col giudice [...]
[...] , questi, in mezzo a un religioso silenzio, cominciò finalmente la lettura: «Io, Tereza Uzeda nata Risà, principessa di Francalanza, e Mirabella [...]
[...] , vedova di Consalvo VII, principe di Francalanza e Mirabella, duca d'Oragua, conte della Venerata e di Lumera, barone della Motta Reale, Gibilfemi [...]
[...] ed Alcamuro, signore delle terre di Bigliarello, Malfermo, Martorana e Caltasipala, cameriere di S. M. il Re (che Dio sempre feliciti). «In questo [...]
[...] Beata Vergine Maria ed a tutti i gloriosi Santi del Paradiso e dispongo quanto segue: «I miei amati figli non ignorano che nel giorno in cui [...]
[...] entrai in casa Francalanza ed assunsi l'amministrazione del patrimonio, tali e tante passività oberavano la sostanza del mio consorte, che essa poteva [...]
[...] durata quanto tutta la mia vita. Assistita dai consigli prudenti di ottimi amici e parenti, coadiuvata dall'opera intelligente del signor Marco [...]
[...] Roscitano, mio amministratore e procuratore generale, con l'aiuto della Divina Provvidenza alla quale ne rendo tutte le grazie del mio cuore, io oggi [...]
[...] solamente da udir meglio, ma da verificare con l'occhio la fedeltà della lettura. Il principe teneva le braccia incrociate sul petto e il capo un po [...]
[...] ' chino; Raimondo batteva un piede, guardando per aria, seccato. «Di tutta questa sostanza io sono l'unica e sola donna e padrona, sì per la [...]
[...] parte che rappresenta la mia dote in essa investita, sì perchè il rimanente è frutto dei miei capitali parafernali e dell'opera mia, come ne fa [...]
[...] ampia e piena fede il testamento del benamato mio sposo Consalvo VII, il quale dice così....» Il giudice sostò un momento per osservare: - Credo che [...]
[...] , guardando in giro: - No, no, io desidero che le cose si facciano in piena regola.... Leggete tutto, di grazia. E il lettore riprese: «....il quale [...]
[...] patrimonio avito fu distrutto in seguito a disgrazie di famiglia, lascio ad essi un prezioso consiglio: di obbedir sempre alla loro madre e mia [...]
[...] ella sia ad essi conservata per mille anni ancora, e il giorno che all'Onnipotente piacerà ridarmela compagna nella vita migliore, seguano i [...]
[...] , adunque,» continuava la testatrice «non potranno dare miglior prova della loro affezione 54 e rispetto verso la memoria del padre loro e mia [...]
[...] , se non scrupolosamente rispettando le disposizioni che io sono per dettare e i desiderii che esprimerò. «Io nomino pertanto....» tutti gli occhi si [...]
[...] fermarono sul lettore, don Blasco chinossi ancora un poco per meglio vedere lo scritto «eredi universali....» e le labbra del principe ebbero a un [...]
[...] due figli Giacomo XIV principe di Francalanza e Raimondo conte di Lumera...» Il giudice foce una breve pausa, durante la quale il vescovo e il [...]
[...] fratelli suddetti restino assegnati al principe Giacomo i feudi della famiglia Uzeda da me riscattati, e spettino a Raimondo conte di Lumera le [...]
[...] proprietà di casa Risà e quelle che in progresso di tempo furono da me acquistate. Il palazzo avito toccherà al primogenito; ma mio figlio Raimondo [...]
[...] avrà l'uso, vita natural durante, del quartiere di mezzogiorno e annesso servizio di stalla e scuderia.» Con ripetuti cenni del capo, il [...]
[...] presidente e Monsignore continuavano ad esprimere la loro approvazione; si udì anche il marchese mormorare: «Giustissimo.» La cugina, ammutolita pel [...]
[...] legge, nel modo qui appresso descritto. «Eccettuo innanzi tutto quelli entrati in religione, pei quali richiamo, confermo e completo le [...]
[...] disposizioni da me prese al tempo della loro professione, e cioè: «Primo: in favore del mio diletto figlio Lodovico, in religione Padre Benedetto della [...]
[...] Placido in Catania, come segno di particolare soddisfazione e gradimento per l'obbedienza osservata nel contentare il mio desiderio di vederla [...]
[...] celebrate tre messe quotidiane dentro la chiesa della predetta badia di San Placido, e precisamente nell'altare del Crocifisso, dovendo tale [...]
[...] celebrazione aver principio in seguito alla morte della predetta mia figlia Suor Maria Crocifissa, e intendendo che durante vita della stessa i frutti si [...]
[...] , e non ad altri. «Venendo poi agli altri miei figli per eseguire la divisione legittimaria, lascio al mio benamato Ferdinando....» e Ferdinando [...]
[...] me concessagli in affitto con atto del 2 marzo 1847. E perchè detto mio figlio abbia una prova speciale del mio affetto materno, intendo che gli [...]
[...] qualunque somma essi arretrati siano per ascendere al momento dell'aperta successione.» Testimonii e lavapiatti, con gesti e sguardi e sommesse [...]
[...] parole, esprimevano una sempre crescente ammirazione. «Restano così le mie due care figlie Chiara, marchesa di Villardita, e Lucrezia; a [...]
[...] ciascuna delle quali, affinchè esse lascino la proprietà immobiliare ai loro fratelli e miei eredi, voglio che sia pagata, sempre a titolo di legittima [...]
[...] l'aperta successione e con gli interessi, dal giorno dell'aportura, del cinque per cento; restando naturalmente inteso che mia figlia Chiara debba [...]
[...] inventariate e descritte; intendendo che quelle avite di casa Francalanza, da me riscattate dalle mani dei creditori, restino, durante vita della mia [...]
[...] , voglio che ella ne goda a titolo di semplice depositaria, e che alla sua morte vengano divise in eguali porzioni tra il principe Giacomo e il conte [...]
[...] seguenti elemosine e legati pii da pagarsi dai miei eredi summentovati, e cioè: «A Monsignor Reverendissimo il vescovo Patti, onze cinquecento, una [...]
[...] rimpianto e di modestia ad un tempo; ma sopratutto d'ammirazione secondo che il giudice leggeva le pietose disposizioni dei paragrafi seguenti [...]
[...] ebdomadaria da celebrarsi pel riposo dell'anima mia. Alla chiesa dei Padri Domenicani in Catania, onze venti annue per elemosina e celebrazione di [...]
[...] dei creati che mi hanno fedelmente servita ed assistita durante il corso delle mie infermità, e cioè: «Eceettuo innanzi tutto il mio [...]
[...] amministratore e procuratore generale signor Marco Roscitano, i cui eccellenti servigi non potendo essere paragonati a quelli d'un servo, non sono da [...]
[...] elenco si troverà fra le mie carte; e faccio obbligo di coscienza ai miei eredi di continuare ad avvalersi dell'opera sua, non potendo essi [...]
[...] trovare persona che meglio di lui conosca lo stato 58 del patrimonio e delle liti pendenti, e che possa spendere maggior interesse per il loro [...]
[...] meglio.» Il principe pareva sempre non udire, con le braccia conserte e lo sguardo cieco. «Tra i creati, lascio al mio cameriere Salvatore Cerra [...]
[...] casa Baldassarre Crimi, e di onze cinquanta al cocchiere maggiore Gaspare Gambino, e di onze trenta al cuoco Salvatore Briguccia. «Come piccoli [...]
[...] ricordi ai miei amici destino inoltre: «L'orologio grande con miniature e brillanti del fu mio consorte, al principe Giuseppe di Roccasciano; la [...]
[...] sotto la mia dettatura, da me letto, approvato e, firmato. «TERESA UZEDA DI FRANCALANZA.» Già qualche minuto prima che il giudice abbassasse [...]
[...] il foglio, don Blasco, lasciando la spalliera, aveva dato segno che la lettura stava per finire; e agli ultimi passaggi i gesti approvativi ed [...]
[...] .... E Ferdinando, Chiara, Lucrezia, tutti e tutte ricevevano la loro parte di rallegramenti mentre il notaio e il giudice compivano le formalità [...]
[...] come un calabrone, acchiappò Ferdinando mentre il presidente gli stringeva la mano e lo trasse nel vano di una finestra: - Spogliàti! Spogliàti [...]
[...] di una sciocchezza come quella del nipote, d'una ingenuità tanto balorda. - Per questo! - e giù una mala parola da far arrossire gli antenati [...]
[...] , ficcandogli quasi le dita negli occhi. - Divisione legittimaria? E come fa i conti?... Se accettate cotesto testamento, siete gli ultimi.... - e giù [...]
[...] un'altra mala parola. - I conti ve li faccio io, in quattro e quattr'otto! E per te la collazione dell'assegno che non avesti! E neppure una parola [...]
[...] .... - Che veramente e falsamente mi vai...? O credi che a me ne entri qualche cosa?... Io dico pel vostro interesse, bestia che sei! - Parlerò a mia [...]
[...] , e si diresse verso la marchesa. Questa era con tutte le altre signore che facevano cerchio a donna Ferdinanda: la zitellona non esprimeva il [...]
[...] proprio parere, non rispondeva al cicaleccio degli astanti: «Il giusto!.... Tutti trattati bene!... Un modello di testamento......» E la cugina [...]
[...] a don Mariano: «Non l'avrei mai creduto! Eredi tutti e due? E allora la primogenitura dove se ne va? Le case hanno proprio da finire?...» Ma la [...]
[...] Monsignore: «La volontà della felice memoria sarà certo legge per tutti....» e solo Raimondo pareva stufo dei rallegramenti, insofferente delle [...]
[...] gramolate e di paste e di biscotti. Il principe cominciò a servire i testimonii; il maestro di casa si diresse dalla parte delle signore [...]
[...] quello scapestrato che neppur si diede la pena di venirla a vedere prima crepasse! E quell'altra villana ch'è venuta a ficcarsi qui dentro! — Il [...]
[...] monaco fulminava di sguardi rabbiosi la contessa Matilde. - Vi lascerete rubare così? Qui bisogna agire subito, spiattellare chiaro e tondo 61 che [...]
[...] uscì fuori dei gangheri: — E andate un poco a farvi più che benedire, tu, Federico, tutti quanti siete, compreso io, più bestia di tutti che me ne [...]
[...] prendo!... Qui ! — ordinò a Baldassarre che andava a servire la contessa, e preso una gramolata, la bevve d'un sorso, per temperar la bile che gli [...]
[...] saliva alla gola. Suo fratello don Eugenio, zitto zitto, si ficcava a pugni nelle tasche paste e biscotti, ne masticava a due palmenti, ci [...]
[...] presidente: «Un angelo! Tutto quel che è interesse mondano non l'ha mai toccato! Vivo esempio di virtù evangelica....» e il presidente, con la [...]
[...] bocca piena: «Famiglia esemplare!» confermava; «dello stampo antico!... Dove mettete quell'eccellente principe?» E il principe, finalmente [...]
[...] legittimarii, sì; ma coerede? — E perfino il quartiere qui in casa!... per farmi un'onta! La casa dei nostri maggiori ha da servire ai Palmi [...]
[...] cenno al maestro di Casa di servire un'altra o un altro. E adesso rimaneva lei soltanto; ma donna Ferdinanda, fatto venire il principino Consalvo [...]
[...] , se lo mise a sedere sulle ginocchia e chiamò: — Qui, Baldassarre.... III. Da quel giorno, don Blasco non ebbe più pace. A lui come a lui [...]
[...] tempi di casa Uzeda, quando suo padre, il principe Giacomo XIII, spendeva e spandeva regalmente, con venti cavalli in istalla, uno sciame di [...]
[...] servitori e un'intera corte di lavapiatti che prendevano posto alla tavola imbandita giorno e notte. Allora, il futuro Cassinese non aveva udito altri [...]
[...] ; e glie n'era naturalmente venuta una smania di godimenti, un'ingordigia di piaceri che ancora non sapeva precisare egli stesso; quando un bel [...]
[...] giorno fu messo al noviziato di San Nicola e poi costretto a pronunziare i voti. Tutte quelle ricchezze erano del fratello primogenito: a lui non [...]
[...] toccava altro che la dotazione di trentasei onze l'anno indispensabile per entrare nella ricca e nobile badia!... Si scialava, veramente, a San [...]
[...] catene dinanzi al portone; e le rendite di cui esso godeva, circa settantamila onze l'anno, servivano a mantenere una cinquantina tra monaci [...]
[...] , fratelli e novizii. Ma il lauto trattamento e l'allegra vita e la quasi assoluta libertà di fare quel che gli piaceva, non dissiparono dal cuore del [...]
[...] monaco il cruccio per la violenza patita; tanto più che gli altri fratelli cadetti, il secondogenito Gaspare duca d'Oragua e lo stesso Eugenio [...]
[...] , restavano al secolo, con pochi quattrini, in verità, ma con la possibilità di procacciarsene; liberi del tutto, a ogni modo, e padroni di vestirsi [...]
[...] censura acerba e inesorabile su tutta la parentela. Egli ebbe tanto più campo di sfogarsi quanto che, venuti i nodi al pettine, distrutta in poco [...]
[...] tradizioni di famiglia, premendo d'assicurare la continuazione del ramo primogenito e più, in quelle speciali circostanze, di ristorare le [...]
[...] ella fece e che non fece. Il barone Risà di Niscemi, padre della sposa, era venuto a Catania dall'interno dell'isola per dar marito alle due [...]
[...] Teresa, e spogliando la minore Filomena che trovò poi per caso da maritarsi col cavaliere Vita e restò sempre in freddo con la sorella, pretese [...]
[...] , d'accordo con la figliuola, che il matrimonio fosse contratto col regime della comunione dei beni e che a lei toccasse dirigere la baracca. Aveva [...]
[...] quasi trent'anni, la promessa; dieci più di Consalvo VII, essendo nata nel 1795 e non avendo potuto trovare per molto tempo un partito conveniente [...]
[...] ; il suo carattere, già forte, s'era inasprito nella lunga attesa del matrimonio, e dalla grande ricchezza, dalla potenza quasi feudale esercitata [...]
[...] principe Giacomo XIII dovette piegarsi a quelle dure condizioni per evitare il fallimento e la liquidazione; e così tanto suo figlio quanto egli [...]
[...] stesso furono costretti a lasciar le redini in mano alla moglie e nuora. Donna Teresa salvò infatti la casa, ma vi esercitò un potere tirannico al [...]
[...] dote che erano? Una miseria! Quando quella miseria puntellò e fortificò la pericolante baracca, divenne il prezzo col quale ella comprò il titolo [...]
[...] dell'oggetto e la scelta del negozio. Ma don Blasco non risparmiava neppure gli altri parenti; non il padre, che aveva prima ingoiato un patrimonio e [...]
[...] conveniva a costei quando, morti i due principi padre e figlio nello stesso anno, la principessa restò sola, e molto più libera di prima, che era [...]
[...] stata liberissima. Ella lo lasciava cantare. Le grida del monaco non le potevano impedire di fare in tutto e per tutto quel che le pareva e piaceva [...]
[...] . E don Blasco si dannava l'anima, vedendo le sue stravaganze e le sue pazzie. Il primogenito, in tutte le case di questo mondo, è il prediletto [...]
[...] , nevvero? Lì, invece, era odiato! Chi era il preferito? Il terzogenito! Da secoli e secoli, il titolo di conte di Lumera era appartenuto, con [...]
[...] «porco!» E il secondogenito, a cui neppure il re avrebbe potuto togliere il suo titolo vitalizio di duca d'Oragua, era invece chiuso a San Nicola [...]
[...] del cadetto, Lodovico aveva dinanzi a sè soltanto il principe, e come duca d'Oragua avrebbe potuto sperare, se non dalla madre, almeno da [...]
[...] Nicola, la ragione e la tradizione designavano il terzogenito, Raimondo; ma donna Teresa, per far passare la propria volontà su tutte le leggi [...]
[...] umane e divine, invertì l'ordine naturale, e avendo preso a proteggere Raimondo sopra gli altri fratelli, lo lasciò al secolo facendolo conte, e [...]
[...] gli spettava; fin dalla puerizia egli fu vestito della nera tonaca benedettina; come balocchi non ebbe altro che altarini, piccole pissidi e [...]
[...] aspersorii e ogni altra sorta di oggetti sacri. Quando la madre gli domandava: «Tu che vuoi divenire?» il bambino fu avvezzo a rispondere: «Monaco di [...]
[...] San Nicola.» A questa risposta gli toccavano carezze e promesse di carlini, di svaghi, di passeggiate in carrozza; se talvolta egli osava rispondere [...]
[...] ogni modo i sensi e la fantasia, dandogli la paura dell'inferno, facendogli intravedere lo letizie del paradiso. Per meglio riuscire nell'intento [...]
[...] , l'eterno ritornello della madre esagerante 67 a bello studio quelle strettezze: «Siamo rovinati! Non c'è come fare! Non ci resterà più nulla!» E [...]
[...] mentre al palazzo Francalanza la principessa lesinava il baiocco e prodigava le più efficaci dimostrazioni della miseria in cui erano ridotti [...]
[...] Lodovico il monastero dei Benedettini come un luogo di eterna delizia, dove la vita passava, senza cure dell'oggi e senza paure del domani, tra [...]
[...] lauti conviti, sontuose cerimonie, gaie conversazioni e scampagnate gioconde. E quando finalmente Lodovico entrò novizio a San Nicola potè [...]
[...] riconoscere che la madre aveva detto la verità, perchè il corno dell'abbondanza pareva rovesciarsi continuamente sul monastero e la vita vi scorreva [...]
[...] facile e lieta. Il giovane che usciva dalla ferrea tutela della principessa e del confessore, apprezzava più specialmente la libertà, la quasi [...]
[...] , e che il posto a cui lo avevano costretto a rinunziare toccava al fratello Raimondo. Ma non era più tempo di tornare indietro: lo scapolare e la [...]
[...] cocolla gli sarebbero pesati sulle spalle fino alla morte. La ribellione, lo sdegno e l'odio scatenatisi nell'animo suo furono tanto più violenti [...]
[...] di quelli provati dallo zio, quanto meno egli era capace, per il 68 lungo abito della finzione e della mortificazione, di sfogarsi a parole [...]
[...] come un disperato per arricchire e portava tanto di coltello sotto i panni; don Lodovico, più fine, più istruito e sopratutto più accorto, più [...]
[...] mondano, pretendeva spadroneggiare nel convento, vociando contro l'Abate e il Priore e i Decani o i Cellerarii, bestemmiando San Nicola e San [...]
[...] Benedetto e tutti i loro celesti compagni, il nipote parve mettere ogni cura nel farsi da parte, non nutrire altra ambizione fuorchè quella di [...]
[...] 69 dall'Abate e da quasi tutti i monaci, egli si attirò l'odio più acre e violento dello zio. Assetato di potere, don Blasco voleva anch'egli [...]
[...] in... capo» lo fece uscir fuori dalla grazia di Dio. E la lotta tremenda scoppiò alla morte del Priore Raimo, nei primi di quell'anno 1855. Che [...]
[...] faceva la concorrenza e ardiva mettersi di fronte allo zio, mancò poco non gli pigliasse un accidente. Quello che gli uscì di bocca contro [...]
[...] «ruffiano del Capitolo, vuotapitali dell'Abate e figlio di non so chi....» Don Lodovico lo lasciò dire, edificando l'intero monastero con l'umiltà [...]
[...] quartiere e manteneva tre o quattro ganze, fra cui la famosa Sigaraia, ed era tanto ignorante e prepotente, giudicavasi da tutti impossibile [...]
[...] eletto don Lodovico; da quel giorno don Blasco diventò una bestia contro quel « porco gesuita » e quella «. . . .» quella «. . . .» della principessa [...]
[...] cominciar da Chiara o da suo marito. La gran colpa di quest'ultimo consisteva nell'esser stato scelto dalla principessa come genero e d'aver voluto [...]
[...] tempo contro di lui che voleva «ficcarsi per forza» in casa Uzeda, e contro la principessa che voleva «violentare» la figlia e contro la nipote [...]
[...] «sciocca e pazza tanto» da rifiutare un partito «come quello!...» Resistendo alla madre, Chiara veramente avrebbe dovuto riscuoter lodi e [...]
[...] era stato perciò tutt'una guerra violenta fra cognato e cognata, tra zio e nipote ed anche tra madre e figlia, giacchè la principessa ne aveva [...]
[...] maschi: le femmine non sapevano far altro che mangiare a ufo e portar via parte della roba di casa, se andavano a marito. Questa idea salica [...]
[...] guidava. Fra gli stessi maschi, tuttavia, ella non ne aveva considerati due egualmente. In vita, aveva quasi odiato il primogenito e idolatrato Raimondo [...]
[...] ; ma l'odiato era l'erede del titolo, il futuro capo della casa; e il preferito, nonostante il sacrificio di Lodovico, un semplice cadetto: per [...]
[...] questo ella aveva messo d'accordo il rispetto alla tradizione feudale e la soddisfazione della sua personale volontà deliberando, senza dirne [...]
[...] 71 nulla, di dividere le sue ricchezze ai due fratelli, cioè defraudando il primogenito, che avrebbe dovuto aver tutto, e favorendo l' altro che [...]
[...] vivere fin ad un certo punto libero e a modo suo. Verso le donne, invece, ella aveva nutrito un più profondo ed eguale sentimento di repulsione e [...]
[...] che fu portata ogni giorno alla badia di San Placido; a sei anni fu chiusa lì dentro «per educazione,» a sedici la mite e semplice creatura [...]
[...] , ignara del mondo, soggiogata dalla volontà materna e dagli stessi impenetrabili muri del monastero, si sentì realmente chiamata a Dio: in tal modo [...]
[...] morì Angiolina Uzeda e restò Suor Maria Crocifissa. Chiara, venuta subito dopo e rimasta in casa, aveva provato peggio il rigore materno; nè la [...]
[...] esercitare ella stessa sulla ragazza una vigilanza e un'autorità più severa e più forte di quella che la Badessa esercita in una badia. «Ma da una [...]
[...] pazza come mia cognata,» soleva dire don Blasco, «e da una bestia come mio fratello, che cosa doveva venir fuori? Una bestiona arcipazza [...]
[...] , naturalmente!» E che s'era visto, infatti? S'era visto che fin a quando la madre l'aveva tenuta in un pugno di ferro, questa figliuola 72 aveva sempre [...]
[...] chinato il capo, rispettosa e obbediente; il giorno poi che la principessa, trovato quello stupido del marchese di Villardita il quale s'offriva [...]
[...] marchese, vista la ragazza di tanto in tanto, sotto lo scialle, in chiesa, se n'era innamorato, e la principessa, determinatasi di dargli la figliuola [...]
[...] , lo aveva ammesso in casa; ma, scoraggiato dalla fredda accoglienza e dalle ostinato repulse di Chiara, persuaso da parenti ed amici che faceva [...]
[...] innamorarsi del faccione lungo di mia nipote!» Chiara, infatti, non era una bellezza, e la madre, dapprima per dissuaderla dal matrimonio, poi [...]
[...] impressione come tutti gli Uzeda, Chiara non aveva voluto sentirne di quel promesso, per l' unica e sola ragione che era un poco pingue; ma, una volta [...]
[...] botte; e inutilmente fratelli, gli zii, il Padre confessore le avevano spiegato che se era un po' grasso, il marchese aveva un cuor d'oro, e che la [...]
[...] sposava senza dote pel bene che le voleva, e 73 che in casa di lui sarebbe stata da regina perchè era solo e straricco, e che se lasciavisi [...]
[...] sempre risposto di no, di no e poi di no. La principessa dapprima le aveva tolto la parola, poi l'aveva strapazzata come una serva, poi l'aveva [...]
[...] , giurando di lasciarla morir etica, se non si piegava. E al marchese il quale, preso dagli scrupoli, veniva a restituirle la sua parola: «Nossignore [...]
[...] ,» diceva: «ha da sposarti, perchè così voglio. Se lei è degli Uzeda, io sono dei Risà! E vedrai che cangerà!....» Ella sapeva com'eran fatti, tutti [...]
[...] mutato: dinanzi all'altare, con due campieri a fianco, due facce brigantesche scavate apposta dalla madre per incuterle spavento, era svenuta, e [...]
[...] gelosa dei suoi pensieri. E non ebbe più, in tutte le circostanze piccole e grandi, altra opinione che quella del 74 marito; prima di dare una [...]
[...] risposta, se lo domandavano qualcosa, lo interrogava cogli occhi quasi temendo di non dire ciò che egli stesso pensava; il suo unico e grande [...]
[...] dugent'onze annue: così diceva l'atto registrato dal notaio Rubino e così sapevano tutti; ma poi il marchese le aveva rilasciato un'apoca [...]
[...] contro al marchese pel matrimonio con Chiara, e contro Chiara per la repentina conversione dall'odio all'amore verso il marito, aveva fatto un torto [...]
[...] interamente distrutta quando c'era entrata donna Teresa; e ad ogni modo, siccome le rendite delle proprietà erano state riscosse anche nei [...]
[...] mantenimento quotidiano. Avevano aiutato, invece, a pagare i debiti e a salvar le proprietà; erano quindi confuse nel patrimonio ricostrutto e andavano [...]
[...] ascritte all'attivo del principe Consalvo VII. Costui, da quell'imbecille che era sempre stato, aveva potuto coronare la sua corta e stupida vita [...]
[...] con quel pulcinellesco testamento, impostogli e dettatogli dalla moglie, col quale, dichiarando distrutto il suo patrimonio per disgrazie di [...]
[...] , fu per don Blasco l'ultimo dei minchioni non risolvendosi a parlar forte; e perchè poi? di grazia, perchè? Perchè dichiarava d'aver sposato [...]
[...] , col tempo, egli s'era acchetato, aspettando la morte della cognata per riscendere in campo. Crepata costei, finalmente, e aperto quel bestiale [...]
[...] testamento, il furioso Cassinese dimenticava adesso le bestialità di Federico e di Chiara per dar loro un nuovo assalto, per deciderli a muoversi [...]
[...] . La morta, invece di dichiarare «onestamente» quant'era la parte del marito e dividerla «equamente» a tutti i figli, disponeva invece dell'intero [...]
[...] Chiara e indurla al matrimonio col marchese, ella aveva ricorso a quello dei quattrini e, per non sciogliere i cordoni della propria borsa [...]
[...] , dividendo la roba tra una sua perpetua e la principessa, e costei s'era allora rifiutata di riconoscere il patto stabilito; nè il marchese, per rispetto [...]
[...] quel suo obbligo, poichè ella aveva combinato «con arte infernale» anche l'altra gherminella delle quattro mila onze che Chiara non aveva avuto e che [...]
[...] doveva intanto conferire come se le avesse prese, andava tutti i giorni dal marchese per istigarlo contro la morta e gli eredi, incitandolo a [...]
[...] legato del canonico; dimostrandogli in quattro e quattr'otto che non le dieci mila onze assegnate nel testamento, ma tre volte tanto glie ne venivano [...]
[...] 77 gli altri; e Chiara consentiva con queste come con tutte le altre opinioni del marito; in cuor suo dava pero ragione allo zio, voleva che le [...]
[...] marchese, da canto suo, protestava: «Io t'ho presa per te e non per i tuoi denari! Anche se tu non avessi nulla, non m'importerebbe... Del resto [...]
[...] , non vuol dire che rinunzieremo ai nostri diritti. Lasciamo prima fare a Lucrezia e a Ferdinando; io non voglio essere il primo a intentare una [...]
[...] causa alla tua famiglia...» Quel disinteresse, quel rispetto da lui dimostrato verso casa Uzeda, accrescevano la devozione e l'ammirazione di [...]
[...] di rovinarvi tutti per amore di Raimondo e per odio di Giacomo! Pazza tu e lei! Manata di pazzi tutti quanti!... — E montando più in bestia per le [...]
[...] moine che marito e moglie si facevano tutto il giorno, specialmente all'ora del desinare, quando si servivano reciprocamente come in piena luna [...]
[...] di miele e s'imbeccavano al pari di due colombi, il monaco scoppiava: — Io non so veramente chi è più bestia, fra voi altri due!... Tanto che [...]
[...] ... — Che tolleri e talleri mi vai contando? — proruppe il monaco di rimando. — O credi che la gente abbia 78 dimenticato che prima non lo [...]
[...] volevi neanche per cacio bacato e minacciavi piuttosto di lasciarti morire che sposar quel cocomero?... Così la nipote voltò le spalle allo zio [...]
[...] ; questi mandò a farsi friggere la nipote e non mise più piede in casa di lei, dandosi ad altissima voce del triplice minchione per lo stupido [...]
[...] volontà della morta si compisse; e allora, aspettando un'occasione per tornare alla carica contro quelle bestie, cominciò a prendersela con [...]
[...] affezione; e se talvolta lo cercavano perchè c'eran visite, perchè qualche parente voleva vederlo, egli scappava, si rintanava in certi pertugi dove [...]
[...] San Ferdinando, don Cono Canalà gli regalò il Robinson Crosué; egli lo divorò da cima a fondo e restò sbalordito dalla lettura come da una [...]
[...] rivelazione. Da quel momento la sua selvatichezza 79 s'accrebbe; il suo unico e costante desiderio fu quello di naufragare in un'isola deserta e di [...]
[...] provveder da sè al proprio sostentamento. Cominciò allora a fare esperimenti di cultura nel giardino e nella terrazza del palazzo, e gli venne il [...]
[...] favorivano i proprii piani, gli abbandonò, alla Pietra dell'Ovo, prima la brulla chiusa dello ginestre e dei fichi d'India, poi, col tempo [...]
[...] , maturando il suo piano della generale spogliazione a favore del primogenito e di Raimondo, tutto il podere, stipulando però un contratto in piena [...]
[...] lì per coltivare da sè l'isola che aveva acquistata; e poi assicurossi una rendita che il podere non dava. Il Babbeo faceva assegnamento sulle [...]
[...] sognato. Il suo piacere, veramente, sarebbe stato più grande se avesse potuto far tutto da solo; ma, costretto a chiamar zappatori e giardinieri [...]
[...] , egli stesso lavorava con loro, a strappar erbacce, a portar via corbelli di sassi, a rimondar alberi, facendo anche da falegname, da muratore e da [...]
[...] specie di cuccetta da marinaio, costruiva da sè tavole e seggiole, e la casa pareva un arsenale dalla tanta roba che 80 v'era sparsa; seghe [...]
[...] , pialle, trapani, pulegge, zappe, picconi; e poi un assortimento di assi e di travi, e sacchi di farina per fare il pane, provviste di polvere, una [...]
[...] scombussolamento delle stagioni; ma la madre lo canzonava, a posta, per incaponirlo in quella sua manìa, e vi riesciva a meraviglia. E il frutto delle [...]
[...] Ghiande scemava sempre più, non arrivava neppure alle cent'onze, nonostante che ad esclusione degli strumenti e di qualche libro, egli non [...]
[...] spendesse nulla per sè e mangiasse frugalmente i prodotti dell'orto e della caccia e le rare volte che compariva a palazzo scandalizzasse perfino i servi [...]
[...] , tanto era stracciato e unto e goffo nei panni vecchi di anni ed anni. Ma la principessa, deridendolo, lo lasciava fare, e segnava una dopo [...]
[...] dove prendere; il suo continuo timore era perciò che la madre, stanca di non vedersi pagata, gli togliesse di mano il podere; e infatti la principessa [...]
[...] bastasse, c'era il condono degli arretrati che sommavano ormai a mille e cinquecento onze; talchè, al colmo della soddisfazione, egli si credette [...]
[...] trattato benissimo, oltre 81 ogni speranza, e a don Blasco, il quale gli si metteva alle costole per indurlo a ribellarsi: - Come? — diceva [...]
[...] truffato con tutti gli altri! Ti tocca, in rate eguali con tutti gli altri, la parte di tuo padre, che è il momento di rivendicare! E non sai che [...]
[...] Giacomo non ti mandò neppure a chiamare, il giorno della morte di tua madre? — Non è possibile! — rispondeva Ferdinando, scandalizzato. — E perchè [...]
[...] , poi? — Per far sparire carte e valori! Scappò lassù, si mise a rovistolare tutta la villa: le cose si risanno! E poi ha fatto la commedia dei [...]
[...] pareva non avesse fretta di conoscere quel che c'era in casa, non parlava d'affari a nessuno dei fratelli e delle sorelle, neppure al coerede [...]
[...] ragionar di Firenze coi vecchi amici, a far la sua partita o a giudicare gli equipaggi che sfilavano nell'ora del passeggio. E don Blasco [...]
[...] soltanto cinque onze e due tarì di contanti, e un titolo di rendita di cento ducati, il monaco corse alle Ghiande come impazzito. - Hai visto? Hai [...]
[...] visto? Hai visto? E quand'io dicevo? Cinque onze! Tua madre non ne teneva mai 82 meno di mille! E la rendita, la rendita! Fino a cinque mila [...]
[...] aveva consegnato ogni cosa, gli aveva lasciato «rubare» i valori che andavano «a tutti» o per lo meno «al coerede!...» E quella bestia di [...]
[...] Ferdinando che faceva l'ingenuo, che non voleva credere a tante porcherie e si dichiarava grato alla madre pel condono delle mille e cinquecent'onze [...]
[...] ! Quasi che quello strozzato contratto tra madre e figlio non fosse stato immorale, quasi che la principessa non avesse a bella posta stabilito un [...]
[...] possibilità di tenerle tutte per sè, un giorno gli cantò: 83 — E finalmente se perderai questo fondo, ne acquisterai in cambio un altro che varrà [...]
[...] monaco. — Una terra che si chiama le Ghiande? Buona veramente a buttarci una mandra di maiali? E che ci vengono, fuorchè le ghiande? Ora [...]
[...] specialmente che hai finito di rovinarla con le tue speculazioni pazzesche? Ferdinando, a sentirsi così buttar giù la terra e l'opera propria, ammutolì e [...]
[...] savio nell'altrui! Allora il monaco, eruttata una buona quantità di male parole contro quel malcreato, non rifece più la via del suo «porcile» e [...]
[...] specialmente furioso contro questa qui. Come Chiara e Ferdinando, Lucrezia non ricordava una carezza della madre; ma dove Chiara aveva avuto [...]
[...] da principio agli occhi del monaco il merito relativo della resistenza opposta alla principessa nell'affare del matrimonio, e Ferdinando quello [...]
[...] già destinata ai due maschi, Lucrezia era cresciuta come «una marmotta,» diceva il Benedettino: tarda, taciturna, selvatica, come Ferdinando, e [...]
[...] e maltrattando la figlia, la principessa non dimenticava tuttavia lo scopo principale da raggiungere: cioè di lasciarla zitellona in casa. Per [...]
[...] questo ella dimostrava assiduamente, quotidianamente a Lucrezia che il matrimonio non era fatto per lei; prima di tutto per la cattiva salute - e [...]
[...] invece la ragazza, stava benissimo - poi perchè così voleva il bene della casa — e le additava l'esempio di donna Ferdinanda; — poi perchè, senza [...]
[...] quattrini, non avrebbe potuto mai trovare un partito conveniente — e l'eccezione del marchese Federico confermava la regola; — finalmente perchè [...]
[...] , quasi tutto questo non bastasse, era anche brutta — e qui diceva la verità. Quando la vedeva allo specchio, o le rare volte che la ragazza [...]
[...] quattrini, ella diceva a Lucrezia: «Vedi questi? Sono tutti dei maschi....» e se la ragazza alzava gli occhi alle mappe dei feudi appese nelle [...]
[...] ammoniva: «Di che parlate dinanzi alle ragazze?» e a quattr'occhi le diceva che pensare al matrimonio era peccato mortale, da confessarsene: e il [...]
[...] con la sola camicia, perchè la sapeva saggia, timorata di Dio, obbediente alla madre. E addolcendo la pillola, la principessa si lasciava scappare [...]
[...] 85 e umiliata, segregata dal mondo meglio che se fosse nella badia, perchè sotto la mano di ferro della madre; invisa ai fratelli maggiori ed [...]
[...] agli stessi zii, tiranneggiata un poco anche da Chiara che per avere cinque anni più di lei faceva la grande; unicamente voluta bene e protetta [...]
[...] alla sorella per la quale non si faceva la spesa d'un maestro. Del resto la compagnia e la protezione di Ferdinando non fu la sola di cui godè [...]
[...] Lucrezia: ella ebbe anche quella di donna Vanna, una delle cameriere: e la principessa, sempre accorta e sempre all'erta, non vide il pericolo [...]
[...] che correva da questa parte. La servitù, in casa Francalanza, era pagata poco e avvezza a tremare dinanzi alla padrona; nondimeno raramente [...]
[...] qualcuno andava via se non era congedato, perchè tutti trovavano il mezzo di rifarsi moralmente e materialmente del cattivo trattamento. Il mezzo [...]
[...] Lucrezia la storia della sorella per dimostrarle le durezze e le strambità della madre; e le mise in testa che anche lei doveva maritarsi, e le [...]
[...] diede la coscienza dei suoi diritti e delle sue qualità. Non era vero che ella fosse povera: la principessa poteva disporre solamente della metà [...]
[...] : perciò questa parte si chiama legittima....» E Lucrezia l'ascoltava a bocca aperta, cercando di comprendere. Ella comprendeva più facilmente [...]
[...] Vostra Eccellenza!... Sembra una palma!... E queste treccie! Corde di bastimento!» Poi concludeva: «Ha da trovarsi uno che se la godrà!...» Così [...]
[...] ha visto il signorino Benedetto? Guardi che bel ragazzo!» Ella si mise a osservarlo dalla finestra, e fu del parere della cameriera. «Vostra [...]
[...] Eccellenza non s'è accorta come la guarda?» Lucrezia si fece rossa più d'un papavero, e da quel giorno i suoi occhi andarono spesso al balcone del [...]
[...] giovanotto. Però, finchè la principessa ebbe buona salute, la cosa non uscì da questi termini e nessuno la sospettò. Un brutto giorno donna [...]
[...] . Quando la malattia della padrona aggravossi, e specialmente quando, per mutar d'aria, ella se ne andò al Belvedere, sola, giacchè Raimondo, il [...]
[...] beniamino, stava a Firenze e gli altri figliuoli erano qual più qual meno tutti aborriti, allora, più libera, donna Vanna favorì meglio l'amore della [...]
[...] signorina, parlò al giovanotto, portò da una parte all'altra dapprima saluti, poi ambasciate e finalmente biglietti. In famiglia se ne accorsero [...]
[...] , e tutti si scatenarono contro Lucrezia. I Giulente, venuti circa un secolo addietro a Catania da Siracusa, appartenevano a una casta equivoca [...]
[...] , non più «mezzo ceto» cioè borghesia, ma non ancora nobiltà vera e propria. Nobili si credevano e si vantavano; ma questa loro persuasione non [...]
[...] dovuto scegliere quelle ridotte a corto di quattrini, perchè una ragazza nobile e ricca ad un tempo non avrebbe mai sposato un Giulente. Per [...]
[...] non arriva all'uva! gridava la zitellona — e per questi suoi sentimenti, quantunque tutta la sostanza del padre dovesse un giorno spettargli [...]
[...] a lui; e con chi? con un Giulente, un liberale, un avvocato! Ora, dopo la lettura del testamento, dopo le difficoltà opposte da Chiara, dal [...]
[...] marchese e da Ferdinando alle sue sobillazioni, il monaco si rivolse a Lucrezia. Aveva maggiore speranza di riuscire con lei poichè, per l'amore di [...]
[...] della nipote; ma pur di complottare e di metter zeppe e di farsi valere, don Blasco passava sopra a maggiori difficoltà. Egli cominciò dunque a [...]
[...] dimostrare a Lucrezia il torto ricevuto, le ragioni da addurre, il furto di Giacomo appena morta la madre; e le rifece i conti e la stimolò a [...]
[...] propria volontà, gli dava ascolto, diffidente tuttavia, sospettosa di qualche raggiro. La notte prendeva consigli dalla cameriera; e poichè donna [...]
[...] Vanna la confortava a seguire il monaco, ella riconosceva, sì, che sua madre l'aveva messa in mezzo, come tutti gli altri, a profitto di due soli, e [...]
[...] cresciuta con l'idea che egli fosse d'una pasta diversa, d'una natura più fine; mentre tutti i fratelli e le sorelle si davano del tu fra loro, al [...]
[...] primogenito toccava del voi; e il principe che l'aveva sempre tenuta a distanza, guardandola, d'alto in basso, adesso, dopo la lettura del testamento [...]
[...] fra un paio di anni, avrebbe chiesto la sua mano; e che il duca d'Oragua, tanto amico di suo zio don Lorenzo, li avrebbe sicuramente sostenuti; ma [...]
[...] che frattanto bisognava aver pazienza e prudenza, studiare di non accrescere l'animosità degli Uzeda. Consultato intorno alla quistione del [...]
[...] per l'Italia: scrivendo alla ragazza le diceva che le sue passioni erano tre: lei, la madre e la patria che bisognava redimere. Così anche [...]
[...] insistente, ella rispose: - Perchè non parla Vostra Eccellenza con Giacomo? Il monaco, a quest'uscita, diventò paonazzo e parve sul punto di soffocare [...]
[...] !... E che cavolo vi pare che me n'importi, in fin dei conti, so vi spoglia, se vi mangia tutti quanti, brancata di pazzi, di gesuiti e d'imbecilli [...]
[...] impegnato definitivamente, avrebbe preso realmente un partito, non avrebbe potuto più dar torto a chi prima aveva dato ragione, e viceversa; o [...]
[...] d'esasperazione, cioè quasi sempre) gli era stato dinanzi obbediente e sommesso, gli aveva dato ragione nella lotta contro la principessa; ora don [...]
[...] Blasco, in cambio, gli sobillava i fratelli e lo sorelle. Ma il monaco non credeva di far male, così; scettico e diffidente, sapeva che Giacomo [...]
[...] questo. Quasi non potesse perdonargli di non esser venuto a tempo, quand'ella l'aspettava e lo voleva, 90 la principessa, non aveva fatto festa [...]
[...] aveva desiderato e quanto più le costava, donna Teresa glie ne aveva voluto tanto meno. Alla nascita di Lodovico era rimasta ancora indifferente e [...]
[...] principessa aveva riposto tutto il suo affetto, un affetto cieco, esclusivo, irragionevole, sopra Raimondo. E la protezione della madre era molto più [...]
[...] efficace di quella del padre e degli zii; perchè, mentre costoro davano a Giacomo, avido di quattrini, ingordo d'autorità, soltanto vane parole [...]
[...] , Raimondo era colmato di regali, otteneva ragione su tutti, faceva legge dei proprii capricci. Così cominciarono le risse tra i due fratelli, e [...]
[...] alla cognata. Ma furono soddisfazioni mediocri e di corta durata: con gli anni la principessa chiuse a San Nicola il secondogenito, diede a [...]
[...] Raimondo il titolo di conte; avara, anzi spilorcia, largheggiò soltanto col beniamino; Giacomo non ebbe mai un baiocco, e i suoi abiti cadevano a [...]
[...] balconi, a innalzar piani da una parte per smantellarli dall'altra, a mutare, a pezzo a pezzo, la tinta dell'intonaco e il disegno del [...]
[...] terra per fare di due stanze una: i «pazzi» come don Blasco chiamava anche i suoi maggiori, avevano uno dopo l'altro fatto e disfatto a modo loro [...]
[...] quattrini; e quella «testa di zucca» di donna Teresa, invece di pensare all'economia, non s'era divertita a sciuparne degli altri in altre bislacche [...]
[...] novità?... Giacomo voleva anch'egli ritoccare la pianta della casa, ma la madre non gli lasciò neanche attaccare un chiodo; e il Benedettino andava [...]
[...] ; mentre quella papera preferiva Raimondo che non conosceva il valore del denaro, sperperava tutto quel che aveva, non s'intendeva d'affari, amava e [...]
[...] cercava unicamente gli svaghi e i piaceri!... I due fratelli, quantunque avessero la stess'aria di famiglia, non si rassomigliavano neppure [...]
[...] lontani c'era quella mescolanza di forza e di grazia che formava la bellezza del contino; a poco a poco, col passare dei secoli, i lineamenti [...]
[...] Blasco, o un'estrema magrezza come quella di don Eugenio, deturpava i personaggi. Fra le donne 92 l'alterazione era più manifesta: Chiara e [...]
[...] Lucrezia, quantunque fresche e giovani entrambe, non avevano grazia, quasi non parevano donne; la zia Ferdinanda, sotto panni mascolini, sarebbe [...]
[...] parsa qualcosa di mezzo tra l'ebreo e il sagrestano; ed altrettante figure maschilmente dure spiccavano fra i ritratti femminili di più fresca data [...]
[...] ; mentre, negli antichi, le strane acconciature e gli stravaganti costumi, gli strozzanti collari alla fiamminga che mettevan le teste come sopra [...]
[...] il lungo naso; il Nano, per la corta statura. Così l'astio di Giacomo contro la madre e il fratello si manteneva sempre vivo; esso crebbe a [...]
[...] fedecommesso, vietava che nessuno fuorchè il primogenito prendesse moglie; e infatti, nella generazione precedente, nè il duca nè don Eugenio s'erano [...]
[...] accasati; ma la principessa, come sempre, s'infischiò delle regole e pensò di trovare un partito a Raimondo prima ancora che a Giacomo. Morendo lei [...]
[...] e lasciando ad entrambi la sua fortuna, la condizione dei due fratelli sarebbe stata eguale; ma in vita, non volendo ella spogliarsi di nulla [...]
[...] prima di attuare la sua risoluzione, e non già perchè sentisse scrupolo d'infrangere la tradizione, di creare nell'albero genealogico degli Uzeda [...]
[...] sarebbe vissuta notte e giorno a fianco, una sorda gelosia la struggeva. Per questo, il giorno che finalmente si decise, non soffrì di dargli nessuna [...]
[...] delle ragazze della città e neppure nella provincia; ma cominciò invece a cercargli un partito a Messina, a Palermo, più lontano ancora, nel [...]
[...] continente, con certi suoi criterii particolari, uno dei quali era che la sposa non dovesse aver madre. Cercò parecchi anni e nessuna la contentò [...]
[...] scapolo, caso unico nella storia della famiglia, provvide ad ammogliare i due fratelli nello stesso tempo, e destinò al primogenito la figlia del [...]
[...] grande il rancore pel matrimonio suo proprio. Violento, avido e arido com'era, egli aveva amoreggiato colla cugina Graziella, figlia della [...]
[...] sorella della madre, e s'era messo in testa di sposarla, quantunque la dote di lei fosse infinitamente più scarsa di quella della Grazzeri; ma la [...]
[...] l'aveva 94 sempre tenuta lontana da sè, e soprattutto pel gusto di contrariare l'inclinazione del figliuolo, lo sforzò invece a sposar la [...]
[...] padrona dei quattrini e potendolo minacciare di diseredarlo. «Neppure un grano!» gli diceva, freddamente, facendo scattar l'unghia del pollice [...]
[...] contro i denti; «non avrai neppure un grano!...» e la poca simpatia dimostrata a quel figliuolo e la passione per Raimondo e il matrimonio [...]
[...] interamente ad adottar la politica della finzione, dopo quest'ultimo e violento contrasto le s'inchinò, rassegnato e devoto, le prestò [...]
[...] un'obbedienza scrupolosa e cieca anche nelle cose inutili e ridicole, non parlò più se non d'amor fraterno, d'unione, di rispetto ai maggiori. Dentro, si [...]
[...] rodeva; ed aspettando di cogliere il frutto di quella condotta, esercitava il proprio tirannico impero e faceva pesare il suo cruccio unicamente [...]
[...] , le convenne chiedere a lui i baiocchi occorrenti — e in dote gli aveva portato centomila onze. La sua missione fu quella di dare un erede al [...]
[...] facevano almeno la corte alla famiglia, all'occorrenza davano una mano al maestro di casa; mentre donna Margherita non sapeva far nulla e non pensava [...]
[...] ad altro fuorchè ad evitar contatti e vicinanze, con la manìa della nettezza e l'incubo dei contagi. Era del resto una creatura mite, senza volontà [...]
[...] cugina; Raimondo invece non voleva nessuna, era deciso di non ammogliarsi. Le moine e le preferenze usategli dalla madre avevano destato in lui [...]
[...] appetiti insaziabili di piaceri e di libertà; ma la protezione della principessa pesava quasi quanto la sua avversione, tanto ella era dispotica in [...]
[...] senza arrivare a soddisfarle. A lui solo, per esempio, toccavano quattrini da buttar via a suo capriccio; ma la principessa donava per lambicco; e [...]
[...] il giovane che spendeva continuamente per gli abiti, per le donne, e avea fra l'altre la passione del giuoco, sciupava in una notte quel che la [...]
[...] giovanotto la manìa dei viaggi, dei lunghi soggiorni nei paesi più belli e più ricchi, non potè esser seguìta da altre. Quindi, benchè trattati in [...]
[...] Milano e Torino, vivere a Firenze o a Parigi. Al primo annunzio del matrimonio egli si ribellò 96 dunque apertamente alla madre, poichè solo [...]
[...] nessun patto voleva accettarlo. Ma la principessa, che verso gli altri figli adoperava i più acri sarcasmi, le imposizioni più dure e le minaccie [...]
[...] gli avrebbe subito permesso ogni cosa! Quella gelosa che si adattava a dargli moglie per necessità, e non voleva la nuora del paese e gli andava [...]
[...] sul serio. «Stupido che sei!» gli diceva dunque, «sposala per adesso; poi, se ti secca, la pianterai!» E solamente quel linguaggio e quegli [...]
[...] argomenti indussero il giovane a dir di sì, persuadendolo che a quel modo egli sarebbe stato subito ricco e si sarebbe nello stesso tempo sottratto [...]
[...] all'opprimente protezione della madre. Don Blasco, al matrimonio di Giacomo, aveva fatto cose dell'altro mondo e vomitato gli ultimi vituperii sul [...]
[...] nipote che s'era ficcato in testa di sposare la cugina Graziella, la figlia d'un'altra Risà! e sulla cognata che gli dava invece «per forza» una [...]
[...] , pur di sfogarsi in qualche modo, egli saltava ostacoli molto più grandi. E quel che più specialmente l'offendeva, nel matrimonio di Raimondo [...]
[...] don Blasco era borbonico sfegatato e padre Dilenna, al Quarantotto, aveva fatto galloria con gli altri liberali per la cacciata di Ferdinando II [...]
[...] , anzi la sua propria cugina, era veramente un po' troppo forte. Quel che don Blasco fece e disse, a palazzo; le seggiole che rovesciò, i pugni che [...]
[...] lasciò cadere sui mobili, le male parole e le bestemmie che gli usciron di bocca, non si poterono contare; tanto che la principessa, mentre prima [...]
[...] quel che le era piaciuto; e che lo stesso suo marito non s'era mai arrischiato di dirle una parola più forte d'un'altra. «Sapete dunque che c'è [...]
[...] ? Fatemi il famosissimo piacere di non venirci più!» Don Blasco, botta e risposta: «Mi dite voi di non venirci? E non sapete che io vi ho fatto un [...]
[...] altissimo onore tutte le volte che sono entrato in questa bottega? E non sapete che di voi e di tutti i vostri me ne importa meno di [...]
[...] quattordici paia di...? Ma andate un poco a farvi più che.... tutti quanti siete, e maledetti siano i piedi d'asino e di porco che mi ci portarono!» Egli [...]
[...] andò poi a dir cose, contro la cognata, fra i monaci amici, da far cascare il monastero, e non mise piede per più di un anno a palazzo [...]
[...] , una lotta ora sorda ora violenta non solo col primogenito o con don Blasco, ma con lo stesso figlio di cui voleva assicurare l'avvenire, e perfino [...]
[...] con sè stessa. Ella ebbe in quell'occasione un altro nemico, e non meno terribile: donna Ferdinanda. La zitellona contava allora trentotto anni [...]
[...] bruttezza e più la naturale sincera avversione allo stato maritale non avessero assicurato i suoi parenti meglio della clausura contro i pericoli della [...]
[...] tentazione. Non era parsa mai donna, nè di corpo nè d'anima. Quando, bambina, le sue compagne parlavano di vesti e di svaghi, ella enumerava i [...]
[...] frumenti, dei vini e dei legumi; aveva sulla punta delle dita tutto il complicato sistema di misurazione dei solidi, dei liquidi e delle monete [...]
[...] : sapeva quanti tarì, quanti carlini e quanti grani entrano in un'onza; in quanti tùmoli si divide una salma di frumento o di terreno, quanti rotoli [...]
[...] e quanti ceppi formano un cafisso d'olio.... A quel modo che, fisicamente, gli Uzeda si dividevano in due grandi categorie di belli e di brutti [...]
[...] , così al morale essi erano o sfrenatamente amanti dei piaceri e dissipatori come il principe Giacomo XIII e il contino Raimondo; o interessati [...]
[...] , avari, spilorci, capaci di vender l'anima per un baiocco, come il principe Giacomo XIV e donna Ferdinanda. Costei aveva avuto dal padre una [...]
[...] miseria, il così detto piatto, cioè tanto da assicurare il vitto quotidiano, la magra provvisione, durante il fedecommesso, dei cadetti e delle donne [...]
[...] . Con 99 quella miseria, donna Ferdinanda s'era proposta d'arrivare alla ricchezza. Tutti i suoi pensieri d'ogni giorno e d'ogni notte furono [...]
[...] industriali, mercantini, capi-mastri, rigattieri , vinai e perfino coi servi di casa. Ella non toccava un baiocco del capitale, arrischiava solo i frutti [...]
[...] , cioè li raddoppiava, li triplicava, tanto genio degli affari aveva naturalmente, tanto era accorta, e dura, inesorabile quando si trattava di [...]
[...] riavere i suoi quattrini e gli interessi, che pretendeva fin all'ultimo grano, sorda a preghiere ed a pianti di donne e di fanciulli; e più esperta [...]
[...] giorno che passava alla principessa in cambio del vitto e del servizio che questa le assicurava: quanto all'alloggio, le avevano lasciato la [...]
[...] cameruccia al terzo piano, sotto i tetti, che aveva occupata da bambina, e per vestirsi ricomprava le robe smesse dalla cognata. Così, a poco a poco [...]
[...] , aveva esteso la cerchia dei suoi affari e formato un gruzzoletto che circolava tra persone di maggior levatura, negozianti in grosso, speculatori [...]
[...] e di don Blasco contro la cognata e la sorella. Con metodi diversi, donna Ferdinanda lavorava al conseguimento d'uno scopo simile a quello di [...]
[...] don Blasco, il dolore da lui provato nel dover rinunziare al mondo, s'inacerbiva tutte le volte che qualcuno dei parenti acquistava fama, potenza e [...]
[...] quattrini: vedendo dunque la sorella far quello che egli stesso avrebbe fatto, se fosse rimasto al secolo, e riuscire oltre ogni previsione [...]
[...] asprezze della cognata e del fratello. Le conveniva, pel momento, tacere, giacchè era e voleva continuare ad esser ospite della principessa, finchè i [...]
[...] proprii quattrini sarebbero stati tanti da permetterle di avere una casa propria. Parenti e amici la consigliavano ogni giorno di togliere quel [...]
[...] correvano rischio di sorta, perchè solo «chi presta senza pegno perde i denari, l'amico e l'ingegno;» in realtà ella aspettava d'aver tanto da [...]
[...] messo insieme una piccola fortuna. Cognata e fratello furono più mordenti di prima, specialmente vedendo che ella non spendeva per sè un carlino di [...]
[...] ne perdeva un grano, e quando le cambiali scadevano, il notaio, il sensale o il patrocinatore venivano a portarle il suo avere in tanti bei [...]
[...] pezzi di colonnati lucenti e sonanti. Patrocinatore, 101 notaio e sensale erano i suoi amici. Fra la gente che frequentava il palazzo Francalanza [...]
[...] ella sceglieva, per tirarseli a fianco, i più accorti, i più prudenti, quelli che avevano come lei l'intelligenza e la passione degli affari, dai [...]
[...] quali poteva sperare informazioni e suggerimenti. E il principe di Roccasciano, gran signore da quanto gli Uzeda, ma con pochi quattrini che [...]
[...] s'era proposto di moltiplicare e che moltiplicava infatti, pazientemente, prudentemente, senza la spilorceria e le durezze di lei, era il suo [...]
[...] pagata subito subito, e minacciò la espropriazione e lanciò la prima citazione. Il debitore venne a gettarlesi ai piedi, con le mani in testa, perchè [...]
[...] gli evitasse l'ultima rovina, e le offrì, tra le sue proprietà, quella che più le piaceva. Donna Ferdinanda le buttò per terra, piene com'erano [...]
[...] d'iscrizioni, capaci di attirarle addosso un diluvio di carta bollata, e poichè l'altro insisteva, e le offriva la casa netta d'ipoteche, la [...]
[...] zitellona torse il grifo, dicendo: «Se ne può parlare.» Ma ella pretendeva di averla per le sue mille e cent'onze, capitale, interesse e spese [...]
[...] , senza metter fuori un carlino di più, mentre il proprietario la stimava duemila onze, per lo meno, e pretendeva il resto. La cosa andò a monte [...]
[...] : «Mille e cent'onze: ho una parola sola!» Così ella ebbe la casa. Era piccola, naturalmente, per quel prezzo: due botteghe 102 fiancheggianti [...]
[...] il portone, e un piano solo, sopra, con un balcone grande e due piccoli, nella facciata; ma aveva un valore inestimabile, agli occhi di donna [...]
[...] de Zuellos, que fue senor de Esterel,» e venne di Spagna col re Pietro d'Aragona a «fondarsi» in Sicilia; quando enumerava tutti i suoi antenati [...]
[...] e discendenti «promossi ai sommi carichi del Regno:» don Jaime I «che servì al re don Ferdinando, figlio dell'imperator don Alfonso, contra ai [...]
[...] di nuovo conio, le sue guance magre e scialbe s'accendevano. Indifferente a tutto fuorchè ai suoi quattrini, incapace di commoversi per qualunque [...]
[...] . E quelle pagine secche e ingiallite, esalanti il tanfo delle vecchie carte, stampate con caratteri sgraziati ed oscuri, con ortografia [...]
[...] fantastica; quella enfatica e bolsa prosa siculo-spagnuola secentista era la sua lettura prediletta, l'unico pascolo della sua 103 imaginazione; il [...]
[...] suo romanzo, il vangelo che le serviva a riconoscere gli eletti tra la turba, i veri nobili tra la plebe degli ignobili e la «gramigna» dei nobili [...]
[...] falsi. «Chiaramente per tvtti gli Hifpani genologifti fi fcorge, coi svoi felici fvcceffi e con le occafioni debbite, qvale vna dello più [...]
[...] antiche e fvblimi famiglie delli regni di Ualenza e d'Aragona la famiglia Vzeda, e per tvtto uolgato effer ella fiffattamente cognominata dal nome [...]
[...] leggeva effettivamente uolgato, peruenne e faceva già troppo; poichè essendo una «porcheria» per le donne della sua casta, al principio del secolo [...]
[...] propria eccelsa origine e per l'istituzione della nobiltà in generale, la principessa pensò di dar per moglie a Raimondo, chi? Una Palmi di [...]
[...] Milazzo, la figliuola d'un barone «da dieci scudi» del quale il Mugnòs non faceva e non poteva fare la più lontana menzione! Gloriavasi, questo [...]
[...] principessa, a cui la nobiltà stava a cuore, se non quanto a donna Ferdinanda, certo moltissimo, aveva giudicato invece sufficienti e fors'anche [...]
[...] schiava dinanzi al padrone, e che egli potesse trattarla d'alto in basso e farne quel che gli piaceva, aveva perfino pensato un momento di sceglier [...]
[...] Calasaro, era andata via dal palazzo Francalanza e aveva messo casa, continuando a squartar lo zero ma pagandosi il lusso della carrozza. I legni [...]
[...] un po' di paglia del Carrubo, un pugno di crusca e la verdura marcita. Il cocchiere, oltre al servizio della stalla e della scuderia, faceva da [...]
[...] cuoco e da staffiere. I sarcasmi della principessa eran divenuti, per tutto questo, naturalmente più aspri; e adesso la zitellona teneva fronte alla [...]
[...] cognata. Ricca com'era di quattrini e come si credeva di senno, donna Ferdinanda pretendeva che le facessero la corte e la tenessero da conto [...]
[...] , esasperato per la fortuna della sorella, perdette il lume degli occhi vedendo costei fargli la concorrenza nella sua parte di critico minuto e di [...]
[...] giudice infallibile; la zitellona, viceversa, gli disse il fatto suo per la vita scandalosa che conduceva; e un giorno, a proposito d'una certa [...]
[...] — le male lingue dicevano che aveva ragione di conoscerlo — fratello e sorella vennero quasi alle mani: chetati a fatica dal nipote Giacomo, non [...]
[...] modo e in tutto esprimevano eguali opinioni. Come don Blasco aveva gettato fuoco e fiamme contro il matrimonio di Raimondo, così donna Ferdinanda [...]
[...] di Milazzo!... Palmi? Donna Ferdinanda non la chiamò mai con questo nome; ma ora Palma, ora Palmo, e le diede come arma parlante ora la mezza [...]
[...] esser villosi, da quei contadini che erano. Le due cognate, a furia di sarcasmi e di liti, per poco non si strapparono i capelli; come don Blasco [...]
[...] occasione. E solamente gli altri duo cognati, il duca Gaspare e il cavaliere don Eugenio, non avevano dato tanti fastidii a donna Teresa. Il [...]
[...] sentirsi chiamato ad un mestiere quasi sconosciuto in Sicilia, dove, come non c'era coscrizione e tra i popolani correva il motto: «piuttosto porco [...]
[...] che soldato,» così neppure la nobiltà si dava alla milizia. Ma don Eugenio voleva anch'egli esser libero e guadagnarsi un posto nel mondo. Rimasto [...]
[...] al Noviziato di San Nicola per educazione fin quasi a diciott'anni, se ne andò a Napoli all'uscir dal monastero, e fu ascritto alla nobile [...]
[...] cadetto siciliano si ritraeva o, peggio, faceva debiti che poi non pagava. Trattato da millantatore, fu messo quasi al bando dai compagni; e del [...]
[...] all'invidia ed all'ingiustizia, risolse un bel giorno di dar le dimissioni. Restò tuttavia a Napoli, donde annunziava che le case più ricche e nobili gli [...]
[...] erano aperte come la sua propria, e che il duca Tale ed il principe Talaltro gli volevano dare in moglie le figliuole; nessuno di quei matrimonii [...]
[...] , continuamente dati come certi, e sicuri, si combinava mai. Frattanto, abbruciato quattrini, egli aveva chiesto un impiego a Corte; e, nonostante [...]
[...] Napoli, l'ex-Guardia del Corpo e Gentiluomo di Camera, tornò con una nuova vocazione: l'archeologia, la numismatica e l'arti belle. Portò con sè [...]
[...] una quantità di rottami provenienti, diceva, da Pompei, da Ercolano, da Pesto e rappresentanti un valore grandissimo; tante tele da farne la [...]
[...] la principessa non volle saperne di riammetterlo in casa — e cominciò a far commercio d'antichità. Giacomo era ammogliato da due anni, ed aveva [...]
[...] quell'approvazione, e più per il motivo che glie la dettava, i fulmini di donna Ferdinanda e di don Blasco. Questa ragione era d'indole tutta politica. Il [...]
[...] , colpito da una condanna capitale, s'era rifugiato a Malta, e senza specialissime protezioni e solenni impegni di non cominciar da capo [...]
[...] , quell'esilio, invece di pochi mesi, sarebbe durato quanto la sua vita. Nondimeno, graziato ed ammonito, egli ricominciò a dirigere nel suo paese e in quasi [...]
[...] tutta la Sicilia, il movimento contro il regime borbonico. Ora, queste sue opinioni politiche e questa sua autorità nell'ancor vivo partito [...]
[...] Uzeda, ora stato borbonico per la pelle. Ma quantunque come secondogenito e duca d'Oragua avesse avuto qualcosa di più del magro piatto ed alcuni [...]
[...] zii materni avessero contribuito ad impinguare il suo appannaggio, pure egli aveva un' invidia del primogenito e una smania d'arricchire e di [...]
[...] aveva fatto di don Blasco un energumeno, e alimentato la cupidigia di don Eugenio, il duca aveva dato ascolto alle lusinghe dei rivoluzionarii, ai [...]
[...] di lettura, covo dei liberali, senza lasciare il Casino dei Nobili, quartier generale dei puri, e insomma si destreggiò in modo da navigar tra [...]
[...] , destinato immancabilmente a fallire, mentre la gente s'armava e si batteva, egli se la battè in campagna, e fece sapere ai capi del partito regio [...]
[...] che aspettava la fine di quella «carnevalata.» Però la «carnevalata» promise di durare; i soldati napoletani sgombrarono la Sicilia, e quantunque [...]
[...] ne annunziassero ogni giorno il ritorno, non se n'ebbe più nè nuova nè vecchia, e il Governo provvisorio si venne ordinando. Il duca, visto che [...]
[...] così un colpo al cerchio e un altro alla botte. Corto di vista e presuntuoso per giunta, proprio mentre le cose stavano per volgere al peggio [...]
[...] , egli giudicò di potersi ormai gettare in braccio ai liberali. Stava già per abbruciare i suoi vascelli e già assaporava i primi frutti del favor [...]
[...] stimò perduto, e la nuova, più grande tremarella gli fe' commettere uno sproposito di cui più tardi ebbe a pentirsi: mentre la città s'apparecchiava [...]
[...] alla resistenza, egli firmò con altri borbonici fedeli e liberali traditori una carta in cui s'invocava la pronta restaurazione del potere [...]
[...] legittimo. Ai primi d'aprile, le compagnie della milizia siciliana che presidiavano Taormina sgombrarono all'apparire dei regii e rientrarono a Catania [...]
[...] spuntarono dalla strada del Bosco etneo, prendendo, dopo brevi zuffe, i posti della Ravanusa e della Barriera. Ora, giunto all'altezza della [...]
[...] salvatore, come un Dio, mentre i cannoni spazzavano la via Etnea, e le truppe regie, assalite alla Porta d'Aci dal disperato battaglione dei Corsi [...]
[...] , decimate a colpi di coltello, nell'ora triste del crepuscolo, da quel manipolo che si sentiva perduto, inferocivano e distruggevano fin all'ultimo [...]
[...] dell'Ovo. L'affare della firma era conosciuto da pochi, dai capi; la storia della Pietra dell'Ovo si diffuse tra i gregarii e corse in mezzo al popolo [...]
[...] animi amareggiati dal disinganno, chiedevano un capro espiatorio; e come Mieroslawski, il polacco comandante della piazza, era stato accusato di [...]
[...] altri, dopo aver fatto gazzarra e il mangia-mangia, si buttavano ai piedi dell'Intendente e salutavano col cappello fino a terra nominando Sua Maestà [...]
[...] Ferdinando il «che Dio sempre feliciti!» Questo voleva dire il duca, in propria difesa; questo diceva Giulente; ma cantavano ai sordi, e il duca [...]
[...] si vedeva segnato a dito, bollato col nome di traditore, insultato e fin minacciato da lettere anonime. Un giorno l'amico don Lorenzo gli [...]
[...] consigliò di partire: solo la lontananza e il tempo potevano avere virtù di far sbollire quell'odio. Il duca non se lo fece dire due volte, e andò a [...]
[...] paura che le ultime vicende gli avevano messa in corpo, rinatagli in cuore l'ambizione inappagata e mortificata, il duca prestò di nuovo orecchio [...]
[...] alle sollecitazioni dei liberali, anche per dimostrare ai suoi concittadini che egli non meritava il loro disprezzo. E quantunque non [...]
[...] s'allontanasse dalla consueta prudenza, e andasse ai conciliaboli rivoluzionari come ai ricevimenti del Luogotenente generale del Re, e tornasse insomma [...]
[...] , con più prudenza, al giuoco di prima, arrivò tuttavia a Catania la voce che egli era nei comitati agitatori e in corrispondenza cogli emigrati, e [...]
[...] che dava quattrini per la buona causa, e che soccorreva i patriotti perseguitati. Oltre la voce, arrivarono anche i quattrini che egli mandava ai [...]
[...] comitati locali, comprendendo finalmente che quella era la buona via; che uno come lui, senza fede e senza coraggio, non poteva far valere altri [...]
[...] titoli se non i denari sonanti. E frattanto gli animi placati vedevano meglio, riconoscevano i maggiori colpevoli, rivolgevano contro costoro [...]
[...] aveva conosciuto il barone a Palermo, per mezzo degli agitatori che questi veniva a trovare da Milazzo, in barba alle autorità e col pretesto [...]
[...] l'odio dei suoi concittadini e già egli potè vedere gli effetti della lontananza e della sua nuova politica e dell'amicizia col barone Palmi e [...]
[...] dell'adesione al matrimonio di Raimondo. Mentre don Blasco e donna Ferdinanda, in guerra a morte con la principessa, se la prendevano anche con lui [...]
[...] per l'appoggio prestato alla cognata e per la politica che gli dettava quel contegno, e al colmo della rabbia lo vituperavano e per poco non lo [...]
[...] denunziavano alle autorità pel suo liberalismo, e poi ne ridevano e quasi gli gettavano in faccia il tradimento del 1849, la firma del Libro nero [...]
[...] , l'amicizia di Satriano; mentre suo fratello e sua sorella facevano questo, molti di coloro che gli avevano tolto il saluto lo avvicinarono e gli [...]
[...] opinioni di Tizio e di Filano, celebri patriotti «amici miei» - come don Eugenio aveva per amici i più gran signori napoletani; - infarciva i suoi [...]
[...] discorsi di citazioni erudite di seconda e di terza mano, riesponeva a modo suo, quasi pensate da lui, le teorie economiche e politiche di cui aveva [...]
[...] avuto qualche sentore nelle conversazioni di Palermo: e la gente i li stava dinanzi a bocca aperta. Il patriotta, è vero, riceveva visite [...]
[...] dall'Intendente e le restituiva, e non aveva scrupolo di mostrarsi in compagnia dei più ferventi borbonici; ma questo non gli era posto più a debito [...]
[...] gli chiedeva soccorsi. Don Blasco e donna Ferdinanda lo vituperavano per questo, ciascuno da canto suo, con più grande violenza di prima; egli li [...]
[...] lasciava cantare, seguitava a giocare sulla carta della libertà come il monaco sopra i numeri del lotto e la zitellona sul credito della gente [...]
[...] pel «tradimento» che gli aveva fatto la madre: perciò stava al bivio, dava ragione un po' a tutti: al principe che gli offriva ospitalità e lo [...]
[...] trattava con deferenza, a Lucrezia 113 che amando e sposando il nipote del cospiratore Giulente, lo avrebbe aiutato ad entrar meglio nelle grazie [...]
[...] duca, un po' Raimondo, un po' lo stesso principe; quel giorno erano fuori tutti e tre, più Lucrezia e Matilde. E il ragazzo era la disperazione di [...]
[...] tutta la casa: correva su o giù dalla cucina alla scuderia, dalle stalle al giardino, inquietava la servitù vecchia e nuova intenta al lavoro [...]
[...] eccezioni aveva fatto il principe: una a favore di Baldassarre e l'altra del signor Marco. Baldassarre, figliuolo d'un'antica cameriera, allevato al [...]
[...] palazzo e assunto giovanissimo all'ufficio di maestro di casa, sapeva fin da bambino il debole della famiglia, le rivalità, le avversioni e le [...]
[...] dipendenti che osavano mormorare dell'uno o dell'altro. Per tanto madre e figlio l'avevano ben visto entrambi, e il legato della principessa non gli [...]
[...] quindici anni, che sapeva le condizioni delle proprietà e lo stato delle liti, non si poteva surrogare da un momento all'altro. — Non si mangia più [...]
[...] spalle al muro e perduta la pazienza rispondevano male al padroncino. E giusto adesso, dopo la morte della principessa, il posto di cuoco, in casa [...]
[...] Francalanza, era divenuto più importante di prima. Giacomo dava punti alla madre quanto a diffidenza e a vigilanza: teneva tutte le provviste sotto [...]
[...] gli ospiti, era considerevole e il trattamento più lauto: mangiavano adesso quattro piatti; mentre ai tempi della madre se ne facevano tre per [...]
[...] lei e per don Raimondo: gli altri dovevano contentarsi, nei giorni ordinarii, d'una minestra e d'un po' di carne o di pesce. Anche quando Giacomo [...]
[...] suo, e il principe, fedele al proposito di mostrarsele obbediente, era rimasto zitto. Così pure 115 egli non aveva potuto eseguire nel palazzo [...]
[...] fino in cucina i colpi di piccone dei muratori, il cigolìo delle carrucole con le quali issavano i materiali dalla corte al piano di sopra; e i [...]
[...] guatteri, occupati ad affettar patate e a sbatter uova, scambiavano fra loro osservazioni su quei lavori: — Levano la scala dell'amministrazione per [...]
[...] , disse dopo un pezzo al compagno: - Ricomincia, eh? — Lascialo fare! Quello è un vero signore! E Luciano chinò il capo, in segno d'approvazione [...]
[...] , tanto era dolce di comando e largo di mano. — Signore davvero, di modi e di pensieri.... Non come l'amico.... — L'amico è volpe vecchia [...]
[...] .... com'era l'amica.... — Che dite? — domandò il principino. — Niente, Eccellenza! — rispose il cuoco; e vòlto ai dipendenti: — Lavorate! — ingiunse [...]
[...] le zie Lucrezia e Matilde andate alla badia di San Placido. Il ragazzo, dimenticato la cucina e il cuoco, corse a raggiungerle di sopra, nelle [...]
[...] parenti, dai discorsi dei servi, che l'avevano con suo padre, chi per una ragione e chi per un'altra, ma che nessuno ardiva prendersela direttamente con [...]
[...] lui. Egli comprendeva tante altre cose: che la zia Ferdinanda non poteva soffrire la zia Matilde; che tra questa e suo marito c'erano dissapori [...]
[...] : comprendeva e taceva, fingendo di non accorgersi di nulla, per non incorrere nella collera di nessuno. Infatti, lo zio don Blasco dava solenni [...]
[...] soltanto per amore dei figli, si stringeva al petto e baciava furiosamente il suo Consalvo anche se questi non era troppo netto, e con tanto [...]
[...] Giacomo rientrava in quel momento. Aveva una ciera più aggrottata del solito, e neppure salutò, entrando; Lucrezia ammutolì, alla sua vista. Egli [...]
[...] domandò se il duca era rincasato, e udendo che no, diede ordine che dessero in tavola appena arrivato lo zio. Poi se ne andò a chiudersi nel [...]
[...] suo scrittoio col signor Marco. Consalvo restò un poco senza saper che fare, esitando tra il ritorno in cucina e una visita ai manovali. Invece [...]
[...] il disegno d'acquarello e non voleva toccate le sue cose, specialmente pel pericolo che scoprissero le lettere di Benedetto Giulente; invece, i [...]
[...] pezzi di colore, i piattelli da stemperare, i pennelli, la gomma, facevano gola al ragazzo. E nessuna raccomandazione o minaccia serviva a Lucrezia [...]
[...] un fascio di carte annodate con un nastro rosso. Consalvo disfece il nodo e sciorinò le lettere. Improvvisamente Lucrezia apparve sull'uscio [...]
[...] . — Ah!... — gridò, e slanciarsi sul nipote, allungargli un ceffone fu tutt'uno. Il ragazzo cacciò uno strillo così acuto, come so lo stessero [...]
[...] , la cameriera, agli urli del ragazzo; ma aveva appena cominciato: «Signorina... lo lasci andare....» che apparve il principe. — E per questo alzi [...]
[...] mano e disse, lentamente, guardandola bene in viso: - Un'altra volta, se t'arrischi di toccare mio figlio, ti piglio a schiaffi; hai capito? Ella [...]
[...] rimase un momento come stordita. Visto uscire il fratello, corse a un tratto alla porta, la chiuse sbattendola violentemente e non rispose più a [...]
[...] dello zio, finalmente proruppe, piangendo: — E che pazienza! Sono due mesi che mi tratta 119 così!... Perchè l'ha con me? Pel testamento di [...]
[...] ? - Che ha fatto? - Non vuol riconoscere il legato alla badia di San Placido!... Abbiamo trovato Angiolina che piangeva e la badessa che gettava [...]
[...] fuoco e fiamme!... Vuol far lui tutte le carte, e ci tratta poi così, d'alto in basso, per avvilirci tutti quanti.... - Piano!... Basta, per ora [...]
[...] . Tutti i giorni così: dopo lunghe ore di mutria, di silenzio, di voltate di spalle al sopravvenire dei fratelli e delle sorelle e più della cognata [...]
[...] Matilde, egli smetteva a tavola la ciera accigliata, per corteggiar lo zio. Non era la prima volta che il desinare cominciava senza Raimondo, e al [...]
[...] punzecchiavano assiduamente, se la trattavano senza riguardi; ma ella perdonava le mancanze di riguardo e gli sgarbi fatti a lei; non soffriva quelli che [...]
[...] senza fine, ella aveva lavorato con la fantasia a rappresentarselo bello, nobile, generoso, cavalleresco come un eroe del Tasso o dell'Ariosto. E la [...]
[...] realtà aveva superato le sue stesse imaginazioni; tanto era fine, lo sposo suo, e leggiadro, ed elegante, e splendido; ed ella che non aveva [...]
[...] conosciuto da vicino altri uomini, che s'era nutrita unicamente di sogni, di poesia, di fantasia alta e pura, gli aveva dato tutta l'anima, per [...]
[...] sempre; lo aveva amato ancora nei suoi cari e idolatrato nella figlia natale da lui. Ella non aveva altra idea della vita che quella espressa dalla [...]
[...] vita sua propria, semplice e piana, tutta trascorsa in mezzo alla sorellina Carlotta, alla mamma loro, soave ed amara ricordanza, ed al padre [...]
[...] , uomo di passioni estreme, amico o nemico fino alla morte degli altri uomini, ma cieco e folle d'amore per le sue figlie... Mentre ella adesso si [...]
[...] o dolenti; il padre tutto loro, coi pensieri e con le opere; e un costante e quasi superstizioso rispetto per le antiche abitudini, e una pace [...]
[...] patriarcale, un amore reciproco, una confidenza, assoluta. Se ella si guardava ora intorno, che vedeva? La principessa timida e paurosa dinanzi al [...]
[...] marito; il ragazzo tremante a un'occhiata del padre, ma superbo dell'umiliazione inflitta alla zia; Lucrezia e il fratello ancora freddi e sospettosi [...]
[...] suo dolore, nel 121 vedere di che sordo astio la ripagavano. Giudicavano, certo, che fosse indegna di Raimondo perchè a lui inferiore: e [...]
[...] nessuno quanto lei stessa lo metteva tanto alto; ma non le aveva giovato sentirsi e farsi umile dinanzi a lui e ad essi: l'astio non s'era placato [...]
[...] . Allora ella aveva cominciato a comprendere le particolari passioni che, oltre all'orgoglio, animavano ciascuno di quegli Uzeda duri e violenti [...]
[...] quali era venuta con animo confidente e cuore affezionato; e lo scoprire che il loro astio era tanto acre contro di lei quanto contro Raimondo [...]
[...] , invece di attenuare aveva inacerbito la sua pena; poichè perduta d'amore pel marito, ella soffriva e gioiva in lui e per lui.... In quello stesso [...]
[...] pericoli del colera; il duca discuteva della guerra d'Oriente; e solamente un estraneo, don Mariano, diceva tratto tratto: - E Raimondo?... Non si vede [...]
[...] osso duro da rodere.... Napoleone ne seppe qualcosa.... Di nuovo assorta in pensieri più gravi e molesti, ella udiva brani di frasi, parole di cui [...]
[...] le aveva fatta, tanto tempo addietro. Buono con lei nei primi tempi del matrimonio, durante il viaggio di nozze e il soggiorno di Catania, appena [...]
[...] giunto a Milazzo dove erano andati per affari, per vedere il padre e la sorella di lei, egli aveva dichiarato di non aver preso moglie per vivere in [...]
[...] intorno a cose e persone care al cuor suo le aveva procurato un senso d'angustia indimenticabile. Egli voleva lasciare per sempre la Sicilia, andarsene [...]
[...] avere maggior peso per lei del desiderio del marito? E quel desiderio non era forse 123 legittimo; il suo Raimondo non era chiamato a figurare [...]
[...] in mezzo alla società più eletta di una grande città? Giovani e ricchi, non sarebbero stati dovunque segno all'invidia di tutti?... Ed ella non [...]
[...] date alla figlia, e in questa amministrazione intendeva seguire i criterii e i sistemi antichi, dei quali sapeva la bontà; Raimondo invece, per [...]
[...] a Firenze, ma quest'ultima risoluzione di Raimondo era stata causa della più viva opposizione del barone che voleva vicina la figlia e, giudicando [...]
[...] consiglio era stupido, perchè i viaggi appunto costano un occhio del capo; e lasciando in asso il suocero aveva dichiarato alla moglie, con brutte [...]
[...] caro a lei stessa e pregarlo di farla contenta.... - Quattrini e vite sprecate!... La guerra a tanta distanza!... Mentre il duca continuava a [...]
[...] , in una città dove, non che un parente, non aveva da principio neppure una conoscenza, ella era rimasta lun-ghissime ore, tanti e tanti giorni [...]
[...] ella metteva innanzi tutto l'affetto di suo marito e le gioie della famiglia, e non desiderava se non prolungare 125 al fianco di Raimondo, sia [...]
[...] pure in altri luoghi, l'ineffabile felicità domestica provata da fanciulla; il giovane viziato dalle preferenze della madre e finalmente uscito [...]
[...] dalla sua ferrea tutela, aspirava unicamente ai liberi piaceri mondani. E per questo, dicendo a sè stessa che egli aveva diritto di divertirsi [...]
[...] proprio torto. Quasi premio di questa sua rassegnazione, aveva finalmente provato le ineffabili gioie della maternità, e allora, come per incanto [...]
[...] aspettavano un maschio, tranne lei stessa che, se avesse osato contrastare i desiderii altrui e far differenze tra i figli, avrebbe preferita una [...]
[...] bambina. Una bambina nacque infatti, e quando si trattò di battezzarla, quantunque ella e il padre avessero desiderato chiamarla come la loro cara [...]
[...] della suocera e della parentela? Quell'angioletto venuto a ristringere il nodo che la univa a Raimondo, a dissipare le nubi che minacciavano il suo [...]
[...] bel cielo, non parlava unicamente di pace e d'amore?... Ahimè! Più presto che non credesse, ella s'era accorta del proprio inganno. Già da [...]
[...] figliuolo. Il silenzio continuò durante la gravidanza e dopo il parto comprese anche la bambina. Quando Teresina fu svezzata, Raimondo deliberò di [...]
[...] fare una corsa in Sicilia; 126 e da quel viaggio ella ripromettevasi la fine dell'incomprensibile rancore della principessa; invece, ella [...]
[...] rovesciato la colpa sulla nuora; la sua gelosia e il suo odio si erano raddoppiati, le facevano una colpa perfino della nascita della bambina!... Come [...]
[...] per tutto saluto disse: «Ancora a tavola?» e non parve neppure accorgersi di Matilde.... Che era mai, pensava ella, la ostentata trascuranza di [...]
[...] d'appartenere al sesso disprezzato e d'esser nata da quella madre; e poichè rassegnata personalmente a quei trattamenti, la madre sanguinava agli [...]
[...] nulla, l'abbandonava più a lungo che a Firenze, non credendo di lasciarla sola poichè ella restava «in famiglia;» e il tormento di quella vita era [...]
[...] avvertire.... - osservò il principe. E quantunque quell'osservazione fatta con tono severo, senza riguardo per lei che era sua moglie, ferisse [...]
[...] Matilde, un'altra voce ora le diceva: «È vero! Ha ragione!...» Ella stessa, tornata a Firenze, in quell'asilo che le era parso di pace e di felicità, non [...]
[...] aveva forse pensato così, quando, aspettando lungamente, di giorno e di notte, il ritorno di Raimondo che la lasciava ormai quasi sempre sola [...]
[...] , s'era sentita struggere d'ambascia e di paura, non sapendo che cosa gli fosse accaduto, temendo sempre, con l'inferma imaginazione, pericoli e [...]
[...] scusare come nei primi tempi la condotta sempre più sfrenata del marito, poichè non ignorava più che egli la trascurava per altre donne, e poichè [...]
[...] a queste altre. Ella lo amava più che mai d'amore, per gli stessi difetti che gli aveva perdonati, per tutto quel che le costava; e le nuove [...]
[...] , più brusche, più aperte dichiarazioni con le quali egli respingeva le preghiere di lei e 128 derideva le sue lacrime e le faceva quasi una [...]
[...] consolarla, ella doveva perfino nascondere le proprie torture al padre, scrivergli che era contenta e felice, perchè egli non venisse a chieder [...]
[...] conto a Raimondo di quella condotta, perchè tra quei due uomini non scoppiasse la guerra!... E ancora una volta ella s'era messa a sperare nel [...]
[...] padre della sua creatura le cagionava tanta tristezza; quando, all'annunzio della nuova paternità, egli restava indifferente e quasi fastidito come [...]
[...] ancora una volta come prova della insospettata malvagità umana; e adesso che Raimondo, senza rispetto per la memoria della madre, faceva [...]
[...] già finito e Lucrezia, la principessa e Consalvo s'erano già levati di tavola, quando Raimondo rientrò. Mostrava di esser molto allegro e d'aver [...]
[...] divorava la minestra serbata in caldo, disse al duca: - Zio, vuol venire un momento con me? - e lo condusse nel suo scrittoio. Stava di nuovo [...]
[...] stesso in piedi, cominciò: - Vostra Eccellenza mi scusi se la disturbo dopo tavola, ma dovendo parlarle di affari importanti e non volendo portarle [...]
[...] via il suo tempo.... - Ma che!... - fece il duca, interrompendo il preambolo. - Tu non mi disturbi affatto.... Parla, parla pure.... - e accese [...]
[...] un sigaro. - Vostra Eccellenza può vedere ogni giorno - riprese il principe - che vita fa Raimondo, e come, invece di darmi una mano a sistemar [...]
[...] non avrebbe dovuto esser poi tanto scontento se il fratello non s'impacciava nelle questioni dell'eredità e lo lasciava libero di fare a sua posta [...]
[...] . E se Raimondo mostrava poca premura di partecipare agli affari, il fratello maggiore non ne aveva mostrata pochissima di renderne conto al [...]
[...] amarissimo. E dopo una breve pausa, quasi a preparar l'animo dello zio alla dolorosa notizia: - L'eredità di nostra madre è piena di debiti.... Il duca [...]
[...] si cavò il sigaro di bocca, dallo stupore. - Vostra Eccellenza non crede? E chi avrebbe potuto credere una cosa simile? Dopo che abbiamo sentito [...]
[...] quei debitucci che tutti, in certi momenti, anche i più facoltosi, hanno bisogno di contrarre. Potevo sospettare che invece sono migliaia e [...]
[...] migliaia d'onze, e che ogni giorno spunta un nuovo creditore, e che se continua di questo passo, il meglio dell'eredità se n'andrà in fumo?... - Ma [...]
[...] sbalordito di Vostra Eccellenza. Vostra Eccellenza sa bene che carattere avesse la felice memoria, e come facesse in tutto di suo capo, e si nascondesse [...]
[...] . S'imagini che esistono effetti scaduti da tre, 131 da quattro anni, e anche da cinque!... Le confesserò che, sul principio, ho temuto d'esser [...]
[...] le dispiacesse poi troppo.... E il peggio è di non poter sapere fin dove si estende il marcio! E questa è la famosa amministrazione di cui abbiamo [...]
[...] sentito tante lodi.... Ma dice che dei morti non si dove parlare.... e basta!... Ora io ho voluto dir questo a Vostra Eccellenza, prima di tutto [...]
[...] perchè era mio dovere informarla, secondariamente perchè Vostra Eccellenza ne tenga parola a Raimondo. Se questi debiti hanno da pagarsi, e pur [...]
[...] ? - suggerì al nipote. - Perchè? - rispose il principe, col leggiero fastidio di chi ode rivolgersi una domanda oziosa. - E non sa Vostra Eccellenza [...]
[...] .... - Io? E perchè dovrei averla con lei?... Non ho parlato molto in questi giorni, è vero: ma come vuole 132 Vostra Eccellenza che avessi voglia [...]
[...] primo di tutti; la volontà di nostra madre sarà legge! Invece, che cosa s'è visto? Mutrie a destra e a sinistra, Raimondo che non vuole occuparsi [...]
[...] principe, quasi non udendo l'osservazione, - che ho sempre trattato con rispetto e deferenza, come tutti gli altri, istigare contro di me i legatarii [...]
[...] di poco gradito nelle sue parole: - Tu ti lagni d'esser stato spogliato; e invece spogliati si credono essi.... Il principe rispose, con un [...]
[...] sorriso più amaro del primo: - Proprio, eh?... E come, perchè?... - Perchè avrebbero avuto meno di quel che gli spetta.... perchè c'è la parte di [...]
[...] , degli esempii che hanno dato, della diffidenza e del gesuitismo eretti a sistema.... Era veramente concitato, parlava violentemente, aveva [...]
[...] a darli.... - Ora, all'istante!... - E dunque l'accordo è immancabile. Farete questi conti, vedrete se la divisione di vostra madre è giusta o no [...]
[...] con Raimondo, poi con gli altri; la roba è lì; vedrete che non ci saranno 134 quistioni.... A proposito - esclamò, giunto sull'uscio e [...]
[...] tutti d'una razza, falsi e bugiardi? Io non le voglio dare? mentre invece il legato di nostra madre è nullo, perchè importa l'istituzione d'un [...]
[...] benefizio, e le istituzioni di benefizio non reggono quando manca l'approvazione sovrana?... Nella Sala Gialla don Blasco rodevasi le unghie [...]
[...] , sapendo quella bestia del fratello in confabulazione col nipote e non potendo udire i loro discorsi. Dalla contrarietà, stronfiava, spasseggiava in [...]
[...] lungo e in largo, non udiva neppure quel che dicevano intorno a lui. Era arrivata la cugina Graziella, la quale cicalava con la principessa, con [...]
[...] Lucrezia e con donna Ferdinanda; meno con Matilde, per mostrar di partecipare ai sentimenti degli Uzeda verso l'intrusa. Aveva creduto di poter [...]
[...] Teresa aveva trionfato di lei e del giovane. Invece che principessa, s'era chiamata semplicemente la signora Carvano; ma quantunque il cugino [...]
[...] , presa la moglie che la madre gli destinava, si fosse posto il cuore in pace e paresse perfino aver dimenticato che fra loro due c'erano state un [...]
[...] la principessa Margherita e indotto il marito a fare anche lui la corte agli Uzeda, e tenuto a battesimo Teresina e dimostrato in ogni modo e in [...]
[...] tutte le occasioni che le antiche fallite 135 speranze non potevano intepidire in lei l'affezione verso tutti i cugini. Durante la malattia e [...]
[...] dopo la morte di donna Teresa, specialmente, donna Graziella era quasi diventata una persona della famiglia; tutti i giorni e tutte le sere a [...]
[...] prender notizie, a prodigar conforti, a suggerir consigli, a rendersi utile con le parole e con le opere. La principessa non solo non aveva ragione [...]
[...] di esserne gelosa, giacchè Giacomo dimostrava tanta indifferenza verso la cugina che certe volte neppure le rivolgeva la parola e smesso il tu [...]
[...] indolenza e il bisogno d'isolamento e la soggezione in cui la teneva il marito la rendevano indifferente a tutto ed a tutti fuorchè ai proprii [...]
[...] n'era inquietata, e la cugina, trovata quella dispiacevole novità, faceva sfoggio della sua scienza medica, consigliando la somministrazione di [...]
[...] polveri e di decotti alla figlioccia, assicurando però che il male non era grave, sgridando nondimeno la balia che aveva dovuto lasciare il balcone [...]
[...] aperto. Raimondo che, d'ordinario, scappava via appena finito di prendere un boccone, pareva volesse restare in casa, per suo piacere; e Matilde [...]
[...] nulla la turbavano e la rassicuravano: e chiedeva tanto poco per esser felice! Se egli fosse stato sempre così, se avesse dedicato una parte del [...]
[...] azzeccata; ma cominciando a confondersi, ad imbrogliarsi: - E non lo tormentare più, povero bambino!... - 136 esclamò donna Ferdinanda. - Qui, con [...]
[...] disprezzare le belle lettere, rispose: - Bisogna studiare, invece!... L'uomo tanto più vale quanto più sa! E poi bisogna che tu faccia onore al nome che [...]
[...] dubbii!... Allora s'impegnò una gran discussione. Don Cono e il cavaliere sostenevano, a vicenda, che se l'antenato non aveva scritto materialmente [...]
[...] le sue opere, ne aveva però dettato il contenuto; tant'è vero che le accademie di Palermo, Napoli e Roma lo avevano annoverato tra i loro socii [...]
[...] stati il forte dell'antica nobiltà. - Il forte? - esclamava la zitellona. - Ma fino ai miei tempi era vergogna imparare a leggere e scrivere [...]
[...] mastro notaio! Ai miei tempi, i giovanotti imparavano la scherma, andavano a cavallo e a caccia, come avevano fatto i loro padri e i loro nonni [...]
[...] !... E mentre don Mariano approvava, con un cenno del capo, la zitellona si mise a tesser l'elogio di suo nonno, il principe Consalvo VI, il più [...]
[...] coperto in mezzo alla pubblica via, affinchè i suoi nobili animali restassero sempre all'asciutto. - E le altre persone potevano passarci? - domandò [...]
[...] aspettò al ritorno, ordinò al cocchiere di buttargli addosso i cavalli, gli fracassò il legno e gli pestò le costole!... Si facevano rispettare i [...]
[...] Gialla insieme col principe. Don Blasco, interrotta finalmente la sua corsa, piantò gli occhi addosso al fratello e al nipote. - Che diavolo hai [...]
[...] fatto? - disse al principe. - Nulla.... avevo certe notizie da domandare allo zio.... Sopravvennero in quel momento Chiara e il marchese. Lucrezia [...]
[...] volte aveva sperato d'apporsi e festeggiato invano l'avvenimento, che adesso non ardiva più annunziare apertamente la gravidanza se non prima la [...]
[...] inquieta della sua inquietudine.... Frattanto arrivavano nuove visite: la duchessa Radalì e il principe di Roccasciano, donna Isabella Fersa col marito [...]
[...] coda dell'occhio, e la principessa, Chiara, tutte le altre, giudicavano a una voce elegantissimo. - Manifattura di Firenze, è vero, donn'Isabella [...]
[...] le provenienze da Malta, della fiera di Noto rimandata, del pericolo che correva un'altra volta la Sicilia; e il vocione di don Blasco rispondeva [...]
[...] d'economia politica....» e qui, col tono d'autorità, portato da Palermo, un discorsone che faceva inghiottire botti di veleno a don Blasco, lardellato [...]
[...] prudentemente; ma con Fersa si sbottonava, derideva le quarantene e tutti gli altri amminnicoli fatti per darla a bere ai gonzi. - Non date retta a queste [...]
[...] il palco. - Che rappresentano? - domandò la principessa. - L'Elvira di Holbein e Un'eredità in Corsica di Dumanoir. Peccato che voi non possiate [...]
[...] sentire Domeniconi, principessa. Che artista! E che compagnia! Anche don Eugenio rammaricavasi di non poter recarsi al Comunale, per far sapere [...]
[...] , anche egli intenditore ed amatore di roba antica. - S'ha un bel dire, quindici mila uomini, - perorava 140 il duca da canto suo. - E se la guerra [...]
[...] l'arciduca Massimiliano. - Verrà anche da noi? Raimondo, a quella domanda di Don Mariano, saltò su come morso da una vespa: - E che volete che [...]
[...] venga a fare? Per vedere l'elefante di piazza del Duomo? Voialtri vi siete fitto in capo che questa sia una città, e non volete capire che invece è [...]
[...] !... Ella agitava con moto graziosamente indolente il ventaglio di madreperla e merletti, dando ragione a Raimondo contro il paese nativo; e la [...]
[...] ricchezza immodesta degli abiti, nell'eleganza affettata degli atteggiamenti, qualcosa di studiato e d'infinto? Forse perchè tutti gli uomini le [...]
[...] : «Parlate voi che ci siete stata!...» ripigliando a descrivere la grande società, gli spettacoli sontuosi, i piaceri ricchi e signorili. E donna [...]
[...] entrò nella sala. Era così turbato in viso e si capiva così chiaramente che portava una cattiva notizia, che ognuno tacque. - Non sapete [...]
[...] che le cose incalzassero e la via fosse chiusa, resistè ostinatamente agli inviti del principe, il quale s'apparecchiava a partire pel [...]
[...] Belvedere all'annunzio del primo caso in città. L'anno innanzi, come nel '37, gli Uzeda erano scappati alla loro villa sulle pendici della montagna, e [...]
[...] poichè il colera non arrivava mai lassù, erano certi di liberarsene. Il principe, smesso a un tratto l'acredine, 142 riparlava d'accordo e [...]
[...] al nipote d'aver preso a cuore i suoi interessi, il duca, prima di partire, riferì a Raimondo il discorso delle cambiali e lo esortò a mettersi [...]
[...] d'accordo col fratello. Raimondo lo ascoltò distrattamente, e gli rispose quasi infastidito: «Va bene, va bene; poi se ne parlerà...» Anch'egli [...]
[...] s'era mutato, ma al contrario di Giacomo, in peggio; era diventato nervoso, irascibile, verboso e di buon umore solo quando donna Isabella veniva a [...]
[...] vicini; e a donna Isabella sorrideva quel partito, nonostante che sua suocera preferisse rifugiarsi a Leonforte, come l'altr'anno. - Voi dove [...]
[...] andrete? - domandava a Raimondo; e il giovane che le si trovava sempre a fianco: - Dove andrete voi stessa! Ella chinava gli occhi, con una severa [...]
[...] espressione di biasimo, quasi offesa. - E vostra moglie? Vostra figlia? - Parliamo d'altro! Nonostante l'allarme cagionato dalla pestilenza [...]
[...] , l'intrinsichezza delle due famiglie si strinse ancora più in quei giorni. Fersa, che era stato sempre lieto e superbo di venire al palazzo [...]
[...] Francalanza, adesso godeva nell'esservi ricevuto con segni di particolare gradimento; non solo Raimondo, ma anche e forse più Giacomo dimostrava molto [...]
[...] piacere in compagnia di lui e di donna Isabella: quando sua moglie andò fuori la prima volta, dopo il lutto, egli volle che facesse loro una visita [...]
[...] e la baciava, ella doveva farsi forza per non sottrarsi a quelle dimostrazioni d'affetto. Non sapeva bene rendersi conto della repulsione quasi [...]
[...] lagnarsi, a mezze parole, con allusioni velate, dei parenti del marito e dello stesso marito; mentre ella vedeva bene, quasi invidiandola, la devozione [...]
[...] portatale da Fersa, e udiva ripetere che la suocera la trattava meglio d'una figliuola? Andata a farle visita in compagnia della principessa [...]
[...] ; ma molto accorta, e semplice, alla mano come una buona massaia. Aveva sperato d'ammogliare il figliuolo a modo suo; ma questi, andato una volta a [...]
[...] Palermo e vista l'Isabella Pinto, orfana di padre e di madre, l'aveva chiesta su due piedi, innamoratissimo, allo zio materno dal quale era [...]
[...] figlio era cotto dell'Isabella, e questa pareva più cotta di lui, aveva finalmente consentito. Così la nuora palermitana, elegante, istruita e [...]
[...] , pareva scontenta di lei, vergognosa della sua ignoranza e della sua semplicità. Era una cosa tanto sottile, che Matilde quasi incolpavasi di [...]
[...] , inquieta per la lontananza del padre e della bambina, ella gli aveva domandato le sue intenzioni; ma suo marito non s'era ancora deciso. L'anno [...]
[...] Milazzo di raggiungerlo lassù, poichè il colera veniva dal mezzogiorno, e di far presto a lasciar Catania, di non dar tempo alla gente [...]
[...] in un paesuccio di mare, in tempo di colera? Per crepare come un cane? Bisognerebbe che fossi impazzito! Scrivi piuttosto a tuo padre e a tua [...]
[...] colera era alle porte di Catania, e ingiunse alla figlia di non perder tempo e anche di lasciar solo Raimondo se questi rifiutavasi di accompagnarla [...]
[...] ... Allora ella non seppe più che fare nè chi ascoltare, smaniando all'idea di restar divisa dalla figlia e dal padre, non tollerando neppure [...]
[...] impediranno il transito, se non potremo più vederla? - Prima di tutto tua figlia non è abbandonata in mezzo a una via, ma con suo nonno e sua zia. Poi, se [...]
[...] quella testa dura di tuo padre m'avesse ascoltato, a quest'ora l'avrebbe portata qui, e saremmo pronti ad andarcene tutti insieme al Belvedere [...]
[...] , dove non c'è neppur l'ombra del pericolo.... Insomma a Milazzo non vengo; già si parla di casi sospetti a Messina. Vattene sola, se vuoi. E [...]
[...] doveva restar dov'era. E suo padre la rimproverava acremente di ostinazione e d'egoismo, mentre ella credeva d'impazzire, sognando tutte le notti [...]
[...] s'agitava nelle sue viscere; vedendo suo padre e Raimondo avventarsi l'uno contro l'altro.... E un giorno terribile come una notte d'incubo il [...]
[...] della morte della principessa. Là si riunirono, con la rispettiva servitù, la famiglia del principe ed i suoi ospiti, cioè Chiara e il marchese [...]
[...] , donna Ferdinanda, il cavaliere don Eugenio, Raimondo e sua moglie. Ferdinando non aveva voluto sentirne di lasciar le Ghiande: c'era rimasto pel [...]
[...] colera dell'altr'anno, voleva restarci anche per quest'altro, dichiarando che nessun luogo offriva maggiori garanzie d'immunità. Don Blasco e il [...]
[...] reggimento di soldati, non che gl'invitati del principe; ma, come il palazzo in città, a furia di modificazioni e di successivi riadattamenti [...]
[...] : quindi sradicò, in quel tratto del podere non ancora trasformato in giardino, tutte quante le viti per piantare aranci e limoni. Così le spese [...]
[...] sostenute da suo nonno per costrurre il palmento e la cantina andarono perdute. Ma, venuta donna Teresa, ogni cosa fu messa nuovamente sossopra. I [...]
[...] fiori essendo «roba che non si mangia» rose e gelsomini furono divelti, i pilastri ridotti a mattoni, la serra trasformata in istalla pei muli; e [...]
[...] il vino avendo maggior prezzo degli agrumi, i bei piedi d'aranci e di limoni tirati su con tanta fatica furono sacrificati alle viti. Restò [...]
[...] appena quattro palmi di giardino, tra il cancello e la casa, e tanti piedi d'agrumi quanti bastavano a far la limonata in tempo d'estate. Così tutte [...]
[...] al palazzo. Per verità, 148 egli non toccava il podere, giudicando, come la madre, che le rose tisicuzze arrampicate sull'inferriata e sui [...]
[...] muri della villa bastassero pel godimento della vista e dell'olfatto, e che i cavoli, le lattughe e le cipolle stessero molto meglio nelle antiche [...]
[...] aiuole fiorite: ma, chiamati i manovali, ordinò che buttassero giù muri, e dividessero stanze, e condannassero porte e forassero nuove finestre [...]
[...] . Era d'eccellente umore e trattava benissimo i suoi ospiti; faceva una corte devota alla zia Ferdinanda, usava molte cortesie al fratello ed alle [...]
[...] di lui era Lucrezia, poichè i Giulente, che in città non avevano casa propria, possedevano una delle più graziose ville del Belvedere, e venuto [...]
[...] lassù con la famiglia alle prime voci di colera, Benedetto passava e spassava ad ogni ora del giorno dinanzi al cancello dei Francalanza [...]
[...] . Contentone era anche il marchese, e Chiara non capiva nella pelle, poichè i sintomi della gravidanza si confermavano; marito e moglie s'angustiavano [...]
[...] ospiti ci stava a suo costo. Ma il più contento di tutti era il principino; mattina e sera nella vigna, nel giardinetto, a zappare, a trasportar terra [...]
[...] , a costrurre case di creta; poi, quand'era stanco di queste occupazioni, su a cavallo d'un asino o d'una mula a scorrazzare di qua e di là, e se [...]
[...] appunto che stesse tranquillo. «Studia adesso, se no tuo padre ti metterà in collegio!» ammoniva lo zio; e infatti il principe aveva più d'una [...]
[...] voleva andare nè all'uno nè all'altro posto, e la minaccia era tale che egli si decideva a fare asteggiature e a recitare le declinazioni; in [...]
[...] concepito, pensando sempre a un gran colpo capace d'arricchirlo, il disegno d'iniziare una serie di scavi come quelli visti ad Ercolano e a [...]
[...] Pompei, per discoprire il sepolto paesuccio ed arricchirsi con le monete e gli oggetti che avrebbe sicuramente rinvenuti. Il secreto era necessario [...]
[...] , affinchè altri non gli portasse via l'idea; perciò, solo o accompagnato dal ragazzo, che andava per conto suo a caccia di lucertole e di farfalle [...]
[...] , il cavaliere gironzava nei campi di ginestre e di fichi d'India sotto Mompileri, con antichi libri in mano, orientandosi per mezzo dei campanili [...]
[...] di Nicolosi e di Torre del Grifo, studiando la posizione, pigliando misure, a rischio di farsi accoppare come untore dai mulattieri e dai pecorai [...]
[...] tradurla in atto. Un giorno perciò 150 don Eugenio chiamò il principe in disparte e gli comunicò con gran mistero il suo disegno, chiedendogli di [...]
[...] anticipargli le spese degli scavi. - Vostra Eccellenza scherza, o dice davvero? Scavar la montagna, per trovar che cosa? Scodelle dell'altr'ieri e [...]
[...] Napoli e soprattutto per l'assoluta mancanza di quattrini.... Il cavaliere non riparlò più della sua idea. Mutata via, deliberò di scrivere al [...]
[...] Governo perchè facesse gli scavi a spese dell'erario e con la speranza che affidassero a lui la direzione. Il principino respirò liberamente, perchè [...]
[...] le lezioni furono interrotte: appena finito di desinare, don Eugenio si chiudeva in camera sua, a lavorare alla memoria, e non si vedeva più per [...]
[...] d'acqua e anice, il principe si faceva fare la corte. C'era mezza Catania, al Belvedere, e gli Uzeda che in città erano molto severi, facevano adesso [...]
[...] larghe concessioni, atteso il luogo e la stagione, ricevendo gente di minuscola od anche di nessuna nobiltà, tutti coloro che donna Ferdinanda [...]
[...] che si facevano dare del «cavaliere» e che zitellona chiamava: «cavalieri a piedi», i Mongiolino che, discendendo da fornaciai arricchiti, dovevano [...]
[...] portare nello scudo tegoli e mattoni. Solo i Giulente, di quella casta dubbia, non venivano alla villa, per via del figliuolo; ma il principe [...]
[...] , quando incontrava Benedetto, o suo padre, o suo zio, al casino pubblico, rivolgeva 151 loro la parola molto affabilmente; e il giovane, che [...]
[...] nulla; una sera fece ridere tutta la società domandando allo speziale del Belvedere che aveva una sorella in convento: «E vostra sorella monaca [...]
[...] , lentamente però, senza divampare con la forza spaventosa dell'anno innanzi. Poi ciascuno dava notizie dei parenti e degli amici rifugiati qua e là pel [...]
[...] stavano i cugini, e dir loro come stava ella stessa e il marito, e salutarli caramente, e mandar regali di frutta e di vino; la duchessa Radalì-Uzeda [...]
[...] una malattia di famiglia; il duca aveva dato nelle prime smanie tre anni innanzi, alla nascita del suo secondo figlio Giovannino. E la duchessa [...]
[...] , faceva una vita d'economie e di sacrifizii per lasciarlo ancora più ricco. Ella non dava ombra a nessuno degli Uzeda; la stessa donna Ferdinanda, che [...]
[...] che se ne intendevano, parlando di mutui, d'ipoteche, di crediti da poter accordare, di fallimenti da temere; e mentre 154 era stato capace [...]
[...] : solo il pensiero che le aveva adoperate per amor di quell'altra era il suo cruccio. Che non amasse la figlia, che fosse ingiusto verso il suocero e [...]
[...] punto assicurata, giacchè, galante a parole con le signore, la mutabilità e l'impazienza dei suoi desiderii gli facevano preferire quell'altre, le [...]
[...] arroventate dal sole, in mezzo a nugoli di polvere calda e soffocante! Ella era nella stessa carrozza con Chiara, Lucrezia e il marchese, e la vista delle [...]
[...] nulla sul suo cammino? Ella vedeva, con gli occhi della mente, Raimondo sorridente e felice a fianco di quella donna, come l'aveva visto in [...]
[...] senso misterioso di repulsione che quella donna le aveva ispirato fin dal primo momento.... Come doveva esser falsa e malvagia, se le dava il [...]
[...] tenero nome d'amica e l'abbracciava e la baciava mentre le portava via il marito? Egli stesso non era falso altrettanto? Quante menzogne! Aveva anche [...]
[...] addotto la gravidanza di lei per non lasciar la Sicilia, e non s'accorgeva d'attentare in quel modo alla vita della creatura che ella portava [...]
[...] , piena del nauseante odore della canfora che Chiara e Lucrezia tenevano alle narici contro la mefite, ella sentiva mancarsi il respiro. Non sapeva [...]
[...] rammentava più come e quando fosse entrata alla villa.... Lì, era cominciata per lei una vita di trepidazione continua. Ad ogni istante aveva [...]
[...] creduto di vedersi comparire dinanzi la Fersa: tutte le volte che Raimondo era andato fuori, aveva pensato: «Adesso è con lei...» e il non vederla, il [...]
[...] ?... E intenta a vagliare le mille supposizioni paurose che l'inquieta fantasia le suggeriva, ella dimenticava il colera, quasi non pensava alla [...]
[...] stava bene e che erano tutti al sicuro. Non pianse, ma si sentì vinta da una cupa tristezza che non riuscì a nascondere. Raimondo stesso se ne accorse [...]
[...] ?... - e le voltò le spalle. Erano passate due settimane dal loro arrivo e ancora non aveva udito parlare della Fersa. La sera di quel giorno, appena [...]
[...] travagliava alla fine anche il suo corpo. Era da un pezzo buttata sul letto, con gli occhi e la mente fissi nelle tristi visioni del passato, nelle [...]
[...] molta gente, stasera.... si giuoca.... Ella levossi, acconciò con mano tremante i capelli 157 scomposti, e discese. Quell'altra era finalmente [...]
[...] venuta! In quel momento Raimondo le stava al fianco! La chiamavano per farla assistere a quello spettacolo e per goderne!... Ella guardò [...]
[...] gli occhi gonfi e il cuore tumultuante; giunta nella sua camera, cadde ai piedi dell'imagine della Vergine, scoppiando in pianto dirotto; pianto di [...]
[...] , cessarono i dolori dell'anima e del corpo; ella partecipò alla vita della famiglia, assaporò finalmente la dolcezza del riposo. Anche le notizie [...]
[...] , serpeggiava qua e là senza forza. Alla villa Francalanza continuava la vita allegra; tutte le sere conversazione e giuoco. Raimondo era adesso il più [...]
[...] assiduo alla tavola verde; quand'egli prendeva le carte, le poste aumentavano, il rischio cresceva. Molti s'alzavano, intendendo svagarsi e non [...]
[...] vedette per farle un segno appena egli s'avvicinava; allora ella e il suo complice facevano sparire i gettoni, interrompevano la partita e si [...]
[...] conversazione dei villani, contro gli stupidi divertimenti della tombola e delle gite sugli asini. Ella poteva dirgli: «Con chi te la prendi? Non [...]
[...] dimostrazione del contrario sarebbe stata facile e pronta. Già, nè Ferdinando nè Chiara davano ascolto ai sobillalatori; la stessa Lucrezia si sarebbe subito [...]
[...] due, per la divisione. E a nessuno di quei ragionamenti del fratello, Raimondo trovava nulla da obbiettare: «Va bene, va bene,» era la sua [...]
[...] visto che per la campagna prosperavano 160 uomini e bestie, rassicuratosi sul pericolo del contagio, udito finalmente che al Belvedere facevano [...]
[...] baldoria, non stette più alle mosse. Arrivò lì, fra colezione e desinare, annunziandosi con grandi vociate perchè nessuno gli apriva il [...]
[...] mangiarselo: «Vuoi star fermo, che il diavolo ti porti?» e entrò finalmente nella villa esclamando: «Non c'è nessuno, qui dentro?... Che stillate [...]
[...] ?....» Al principe che voleva baciargli la mano, spiattellò: «Lascia stare queste smorfie» e senza salutar nessuno, lo prese pel bottone [...]
[...] dell'abito, lo trasse in disparte e gli domandò a bruciapelo: - È vero che tuo fratello si giuoca la camicia che ha indosso? Com'è che puoi permettere una [...]
[...] Eccellenza a dissuaderlo.... - Io? Ah, io? A me importa un mazzo di cavoli di lui e degli altri! Questo è il frutto dell'educazione che gli hanno [...]
[...] data! E quell'altra buona a nulla di sua moglie? Tutto il giorno a grattarsi la pancia piena? E tua sorella? E quei pazzi? E tuo figlio?... Non [...]
[...] risparmiò nessuno: i discorsi di Chiara e del marchese relativi al corredo del nascituro gli fecero montare la mosca al naso, le notizie dei [...]
[...] tutti quanti!... - E preso anche quest'altro pel bottone della giacca, gli gridò all'orecchio - Vedete un po' quel che fanno?... Non sono tre mesi [...]
[...] che è loro morta la madre, e intanto se la spassano, senza un riguardo al mondo!... Qualche giorno dopo ci fu la visita del Priore. Arrivò in [...]
[...] carrozza, riposato e sereno: salutò ed abbracciò tutti, volle entrare nella camera dov'era spirata la principessa, parlò della pestilenza attribuendola [...]
[...] una goccia d'acqua: egli riferì d'aver disposto un triduo, a Nicolosi, e una processione per impetrare la pioggia; altrettanto consigliò che [...]
[...] facessero al Belvedere. - Non bisogna stancarsi di pregare l'Altissimo. Solo la preghiera e la penitenza potranno indurre la Divina Clemenza a [...]
[...] osando replicare al marito, ma non potendo soffrire d'esser divisa dal suo bambino. Così zio e nipote tornarono a venire, soli, in giorni [...]
[...] diversi, incapaci di stare insieme, come cani e gatti. Però tutti riconoscevano che la colpa era di don Blasco: don Lodovico, con la sua natura [...]
[...] quale venne anch'egli a far visita alla principessa od a portarle le primo nocciuole e le prime castagne. Non voleva parlare della nimistà tra zio [...]
[...] e nipote per amore della buona fama del convento, per rispetto ai Padri che, a suo giudizio, erano tutti buoni e bravi egualmente; ma in modo [...]
[...] signoroni come ce n'eran pochi. E la principessa gli voleva bene pel bene che egli dimostrava al piccolo Consalvo, per le carezze che gli faceva, pei [...]
[...] speciali regalucci che gli portava, sopra tutto perchè, narrandogli il noviziato degli zii don Lodovico e don Blasco, gli diceva: - Ce n'è stati [...]
[...] tanti degli Uzeda, a San Nicola! Ma Vostra Eccellenza non l'avremo! Vostra Eccellenza è figliuolo unico, e non lo metteranno certamente al [...]
[...] principe, che per l'educazione e l'istruzione del ragazzo convenisse mandarlo fuori di casa. Don Blasco, specialmente, alle monellate del pronipote [...]
[...] tradizioni della casa: tanto il collegio Cutelli, quanto il noviziato Benedettino avevano visto molti di quegli antenati di cui ella leggeva e [...]
[...] spiegava al nipotino la storia. Quando Consalvo era stanco di molestare le persone e le bestie, se ne veniva infatti dalla zitellona e le diceva [...]
[...] : - Zia, vediamo gli stemmi? Gli stemmi eran l'opera del Mugnòs, illustrata con le armi delle famiglie di cui il testo ragionava; e donna Ferdinanda [...]
[...] passava intere giornate leggendola e commentandola al nipotino. Gli aveva già fatto un piccolo corso di grammatica araldica, spiegandogli che [...]
[...] cosa volesse dire scudo partito e diviso, inquartato e soprattutto; mettendo il dito adunco sul rame che rappresentava quello di casa Uzeda, glie [...]
[...] ne faceva ogni volta la descrizione, perciò la mandasse a memoria : - Inquartato, al primo e al quarto partito, d'oro all'aquila nera, linguata e [...]
[...] armata di rosso, e fusato d'azzurro e d'argento; al secondo e al terzo diviso, d'azzurro alla cometa d'argento e di nero al capriolo d'oro; sopra [...]
[...] cometa voleva dire chiarezza di fama e di gloria; il capriolo rappresentava gli sproni del cavaliere. Lo stemma piccolo in mezzo al grande era [...]
[...] egli» la zitellona leggeva nel suo testo «all'inuitto Re don Giaime nella gverra ch'hebbe col conte Vguetto di Narbona e coi Mori nell'acqvisto [...]
[...] carriaggi gli tolse i denari e qvanto di sopra portauano, mandando a dire al Re ch'era lvi obbligato di pagar prima i seruiggi personali, e doppo [...]
[...] zitellona gongolava, leggendo quella storia, e dopo averla letta la ripeteva al nipotino con linguaggio meno fiorito perchè egli ne intendesse meglio [...]
[...] il senso: - Bel re, quello, eh? che si faceva servire dai suoi baroni e poi non voleva dar loro niente! Ma la pensata di don Blasco Uzeda non fu [...]
[...] più bella? «Ah, non date niente. a me che ho combattuto per voi, e pensate invece a mandar regali alla regina? Aspettate che v'accomodo io [...]
[...] !...» - La sua voce tremava di commozione nel ripetere la storia della rapina, e i suoi occhi rapaci come. quelli dell'antenato s'infiammavano della [...]
[...] secolare cupidigia della vecchia razza spagnuola, dei Vicerè che avevano spogliato la Sicilia. - E gli altri pali? - domandava il principino, che [...]
[...] pendeva dalle labbra della zia meglio che se ella raccontasse le fiabe di Betta Pelosa e della Mamma Draga. La zitellona sfogliava rapidamente il [...]
[...] libro e piombava sul passaggio cercato. - «La cagion di ciò auuenne ch'il predetto Gonzalo de Vzeda, essendo eccellente cacciatore fv inuitato [...]
[...] dal Re Carlo di andare a caccia nei boschi svoi il qvale inuito, fv dal Gonzalo accettato, e mentre ognvno si procacciava e'l Re medesmo di [...]
[...] segvire i Daini, Cinghiali, e Lepri, andò solo il Re appresso vn grosso Cinghiale, il qvale astvtamente si trattenne nel corso, ma perchè il cauallo [...]
[...] difendeua solamente con vn pvgnale, e nè restaua senz'altro morto, si non che auuedvtosi da lvnge Gonzalo del pericolo del svo Re, corse per [...]
[...] soccorrerlo, et al primo incontro vccise il Cignale, e scendendo poi da cauallo, l'aivtò poi a sorgere e'l fè montar sopra il svo cauallo, e tvtta uia il [...]
[...] Re ringratiandolo e lodandolo il chiamò: «Bon figlio!» perilche fvrono poi sempre i signori di Vzeda chiamati dai Regi Siciliani col titolo di [...]
[...] consangvinei, e portarono soura l'arme, l'Arme Regia di Aragona con tvtti i svoi poteri, come in effetto al presente spiegano, dicendo anche il [...]
[...] , assisteva alla lettura del Mugnòs, citava altri storici della famiglia. Allora fratello e sorella passavano a rassegna il lungo ordine di avi [...]
[...] , recitavano la cronaca delle loro gesta, il secolare sforzo per afferrare e mantener la fortuna; i tradimenti, le ribellioni, le prepotenze, le liti [...]
[...] continue che gli scrittori narravano velatamente, senza giudicarle, e che essi magnificavano. Artale di Uzeda, «giornalmente del suo castello [...]
[...] con i suoi armigeri uscendo, signoreggiava tutto il paese;» Giacomo, vissuto al tempo del re Lodovico, «dominò Nicosia e ne fu alla perfine [...]
[...] si discostò di bel nuovo della Regia obbedienza, e preso e condennato a morte ebbe per Grazia sovrana salva la testa;» don Filippo fu celebrato [...]
[...] d'omicidio, fu liberato e venne in Grazia del suo Re;» Giacomo V, «perchè aveva venduto suoi feudi a Errico di Chiaramonte, pretese poi ricuperargli da [...]
[...] poter di quello, e gli tentò lite;» Don Livio «si dilettò di vendicarsi acerbamente degli oltraggi, che gli furono fatti;» etc. etc. Questi [...]
[...] erano, per donna Ferdinanda, atti di valore e prove d'accortezza. Nè gli Uzeda avevano litigato coi sovrani e coi rivali soltanto, ma anche tra loro [...]
[...] stessi: don Giuseppe, nel 1684, «si casò con donna Aldonza Alcarosso, colla quale procreò a don Giovanni e a don Errico, che per la morte dei [...]
[...] loro padri innanzi l'avo, pretesero succedergli negli Stati di quello e litigarono lungo numero d'anni innanzi la Regia Corte;» don Paolo ebbe [...]
[...] «lunghe e criminose contese con suo padregno:» Consalvo, conte della Venerata «per la morte del padre fu spogliato dal suo zio, e per aver repudiato [...]
[...] , per i vizii d'un figliuol naturale molto prepotente e di sciolti costumi: onde il padre avendolo trovato reo et incorreggibile, con somma [...]
[...] Arrigo Ventimiglia conte di Geraci e Pietro Cardona conte di Golisano, e confiscò tutti i loro beni: glie li tolse, hai capito? - E chi se li [...]
[...] prese? - Tornavano al re, - spiegò don Eugenio; - ma poi la faccenda s'accomodò: Ventimiglia se ne andò fuori regno, e Cardona regalò al Vicerè il suo [...]
[...] Parlamento mandò deputazioni in Ispagna perchè il sovrano lo rimovesse dal posto: opera dei baroni invidiosi e birbanti - a giudizio della zitellona [...]
[...] - ma, egli, più fino di loro, che fece? Offrì al re un dono di 30 mila scudi, e così restò al suo posto; per poco, però. Era naturale che non lo [...]
[...] potessero soffrire, giacchè nessun altro aveva tanta potenza, tanta ricchezza e tanta nobiltà. C'erano stati prima molti altri governatori della [...]
[...] Sicilia che tenevano il luogo del re, ma si chiamavano Presidenti del regno, o Vicerè non proprietarii, e dovevano consultare 168 Sua Maestà [...]
[...] prima di eleggere qualcuno alle cariche di Mastro Giustiziere, d'Ammiraglio, di Gran Siniscalco, etc.; e non potevano dare feudi o burgensatici che [...]
[...] SPECIALISSIMO....» Chi poteva dunque star loro a fronte? Che avevano da invidiare alle famiglie più nobili di Napoli e di Spagna? Si gloriavano perfino d'una [...]
[...] santa in cielo: la Beata Ximena. Era vissuta tre secoli e mezzo addietro; maritata dal padre, per forza, al conte Guagliardetto, terribile [...]
[...] nemico di Dio e degli uomini, ella aveva ottenuto la conversione del colpevole e compiuto grandi miracoli in vita e dopo morte: il suo corpo [...]
[...] , portentosamente salvato dalla corruzione, conservavasi in una cappella della chiesa dei Cappuccini!... E come, sfogliando il volume per vedere gli altri [...]
[...] settembre il colera crebbe d'intensità; il 25 il bollettino segnò trenta morti, ma si diceva che fossero più e che gl'infetti superassero il [...]
[...] centinaio e che qualche caso sparso inquietasse le campagne. Ci fu una nuova scappata di gente; la vigilanza al Belvedere era continua perchè non [...]
[...] entrassero i fuggiti da 169 luoghi sospetti: contadini e cittadini, armati di schioppi, carabine e pistole, facevano la guardia in tutte le vie [...]
[...] che mettevano capo al paesello, esercitando una specie di polizia arbitraria e inappellabile; e poichè, ad ogni passaggio di fuggiaschi [...]
[...] , avvenivano scene tra comiche e tragiche, Raimondo, per vincer la noia - essendo il giuoco interrotto per quel nuovo spavento - gironzava spesso per i [...]
[...] posti di guardia. Un giorno, saputosi che a Màscali c'era gente ammalata di colera, i carri e le carrozze provenienti di lì non furon lasciati [...]
[...] passare. Mentre quelli del Belvedere intimavano il dietro-fronte con gli schioppi spianati, e gli emigranti facevano valere le loro ragioni [...]
[...] , mostrando certificati, pregando, minacciando, gridando, Raimondo che se la godeva s'udì a un tratto chiamare: «Don Raimondo!... Contino! Contino!...» e [...]
[...] senza molto profitto, perchè ella aspettava di prender marito; ammogliato egli stesso e andato via di Sicilia, le aveva perdute di vista. Adesso le [...]
[...] invaso ogni buco, 170 non c'erano in paese altro che le stalle dove poter mettere nuova gente. Nondimeno, per donna Clorinda e l'Agatina, che [...]
[...] mano, ma con un piccolo giardinetto. Appena stabilite, ridussero una di quelle scatole a salottino da ricevere, e cominciò subito l'andirivieni di [...]
[...] asciutta ci venivano a passare la sera meglio che al casino, giocando, ciarlando, cantando. E Raimondo, smessa la noia, smessa la mutria, non [...]
[...] rincasava più, si faceva ancora una volta aspettare lunghe e lunghe ore dalla moglie triste ed inquieta pel rinnovato pericolo della pestilenza, pei [...]
[...] contro Raimondo e lei stessa ordisse l'accusa maligna?... Bruscamente ritolta alla pace, ella tornava a struggersi, a lottare contro sè stessa [...]
[...] ricevere.... - Dove vado? Tra quale gente? Io vado al casino; vuoi anche spiarmi? No, ella gli credeva, voleva e doveva credergli. Ma perchè [...]
[...] pesavano su lei gli sguardi tra ironici e compassionevoli di tutta la famiglia e della servitù? Perchè il discorso moriva in bocca alle persone alle [...]
[...] come spade, le strade si mutarono improvvisamente in fiumane limacciose, la grandine strosciò sulle vetrate e sui tetti. Ella che aveva sperato di [...]
[...] cessò dopo un'ora, Raimondo non tornava ancora.... Non gli altri maligni, ma egli stesso era bugiardo e incestuoso: poteva più dubitarne? Quella [...]
[...] torture sopra torture, lasciandola così, nella notte oscura e tempestosa, con quello spasimo del peccato orribile, del nuovo tradimento, con l'anima [...]
[...] piena di dolore e di vergogna e di spavento?... Egli rincasò a mezzanotte, fracido intinto, con gli abiti talmente fangosi come se si fosse [...]
[...] : tutto era inutile! egli la sfuggiva, la tradiva, per chi?... E l'aveva costretta ad abbandonare la sua bambina, e l'aveva esposta ai rimproveri [...]
[...] assisterlo. Per tre giorni non lasciò un momento il suo capezzale, gli fece da infermiera e da cameriera, dimenticando la propria ambascia pel terrore [...]
[...] vuoi bene.... me sola!... e che non pensi ad altri.... - A chi dovrei pensare?... - esclamò Raimondo, con un sorriso fatuo di compiacenza. - A [...]
[...] .... Egli rideva di tutto cuore, rassicurandola. - Ma no! Che ti salta in capo!... E poi, l'Agatina!... Una che è di tutti, di chi la vuole!... - È vero [...]
[...] ? Qualunque fosse il sentimento che gli dettava quelle parole, esse erano buone, la toglievano, almeno per poco, al suo cordoglio. E con l'anima che [...]
[...] battesimo del Redentore, con sciami d'angeli in giro, corone, festoni e rami di palme sulla vôlta. Lo scalone sbucava nel corridoio di levante, dinanzi [...]
[...] dietro i vetri. L'Abate, dall'esterno, attaccò il viso al finestrone e riconosciuti i visitatori, esclamò, gestendo : - Apri, apri, Ludovì... Il Priore [...]
[...] fece girare la spagnoletta, e presa la mano del superiore, la baciò rispettosamente; il principe e il principino seguirono l'esempio [...]
[...] , guardandolo in viso: - Sì. - Bravo!.. Che bel ragazzo!... Che occhi!... Tu starai qui con lo zio, crescerai buono e santo come lui, che?... - e mise [...]
[...] contornato da un portico che reggeva la terrazza superiore e pieno di statue, di vasche dove l'acqua cantava, di sedili distribuiti fra le aiuole [...]
[...] piccolo, dall'opposta estremità, come un occhio di bue. Passarono dapprima accanto al secondo chiostro, il quale aveva il portico al primo piano e la [...]
[...] terrazza al piano superiore come l'altro; anch'esso era coltivato: tutt'un boschetto d'aranci e di cedri dal fogliame scuro che i frutti d'oro [...]
[...] il principe e il Priore, chiacchierava con una volubilità straordinaria, seminando il discorso di che?... aspirati ai quali non lasciava dare [...]
[...] petto al passaggio dei superiori. E sulla porta del Noviziato stava Frà Carmelo, che scorto il ragazzo gli aprì le braccia con aria festosa [...]
[...] , esclamando: - C'è venuto!... C'è venuto!... Padre Raffaele Cùrcuma, il Maestro dei novizii, venne incontro all'Abate, e gli fece strada fino alla sala [...]
[...] metterlo lì dentro. E Frà Carmelo era stupito della sua franchezza: tutti gli altri ragazzi, il primo giorno, avevano gli occhi rossi, dicevano [...]
[...] detto?... Ci starà qualche anno, finchè imparerà.... Sempre ci stanno i suoi zii... Adesso, adesso andremo da Padre don Blasco.... E presolo per [...]
[...] Boccadoro sull'uscio. - Deo gratias?... - Chi è? - rispose il vocione del monaco. 177 L'uscio s'aperse un poco, ed egli comparve, in pantaloni e [...]
[...] contro l'ignoranza e la mala educazione del pronipote, il monaco era montato in bestia quando il principe aveva deciso di metterlo a San Nicola. Ce lo [...]
[...] firma! E poi ci voleva molto a dargli qualche maestro, se avevano la fregola di farne un letterato? I maestri, però, poco o molto, bisognava [...]
[...] pagarli, e questo era il solo e vero motivo della deliberazione: risparmiare i baiocchi; perchè ai Benedettini non solamente non si pagava nulla, ma le [...]
[...] diporto dei ragazzi; non c'erano soltanto fiori, ma alberi fruttiferi, aranci, limoni, mandarini, albicocchi, nespoli del Giappone, e la mattina un [...]
[...] cappella. Finito di pregare tornavano tutti nelle loro camere, facevano una colazione frugale perchè il pranzo era a mezzogiorno, e ripassavano le [...]
[...] lezioni per trovarsi pronti all'arrivo dei lettori che insegnavan loro l'italiano, 178 il latino e l'aritmetica, più la calligrafia e il canto [...]
[...] corale, le domeniche. A terza, dopo le lezioni, c'era la messa, che scendevano ad ascoltare in chiesa: la più grande di Sicilia, tutta marmo e [...]
[...] stucco, bianca e luminosa, con la cupola che sfondava il cielo e l'organo di Donato del Piano costato tredici anni di lavoro e dieci mila onze di [...]
[...] aquilotti e palloni. Oltre il muro di cinta, distendevasi un terreno incolto, tutto lava e storpi, fino alla Flora - il giardino grande destinato al [...]
[...] diporto dei monaci, dove i ragazzi andavano di tanto in tanto, a rincorrersi pei grandi viali - e il principino, che aveva subito preso le [...]
[...] abitudini del convento ed era il più diavolo di tutti, spesso arrampicavasi su quel muro, tentava scavalcarlo e andarsene nella sciara; ma allora il [...]
[...] Padre Maestro e Frà Carmelo ammonivano: - Di là non si passa!... Non t'arrischiare da quella parte, che ci bazzicano gli Spiriti: se t'afferrano ti [...]
[...] . E la notte non potevano guardarci perchè, dopo la passeggiata vespertina che facevano giù in città, e dopo la cena, rientravano per lo studio e [...]
[...] per le preghiere della sera. Frà Carmelo teneva loro compagnia, badava che non mancassero di nulla, e quando non c'era da fare, li svagava [...]
[...] e della regina nel 1834; ma diffondendosi soprattutto intorno alle vicende del monastero. Nel primo principio non si sapeva bene chi lo avesse [...]
[...] fondato, ma il 1136 certi santi Padri Benedettini s'eran ritirati, per meditare e far penitenza, nei boschi dell'Etna e lì, coll'aiuto del conte [...]
[...] Errico, avevano eretto il primo convento di San Leo. San Leo era uno dei tanti crateri spenti del Mongibello, tutto coperto di boschi e sei mesi [...]
[...] dell'anno ammantato dalla neve; una vera solitudine adatta al santo scopo. In inverno, la tramontana turbinava intorno al povero e rustico [...]
[...] all'intemperie. Per questo avevano ottenuto di poter mandare gl'infermi più giù in un ospizio fabbricato nel bosco di San Nicola; e lì, come ci si stava [...]
[...] montagna s'apriva, vomitando fuoco e cenere ardente: i terremoti sconquassavano la fabbrica, la lava distruggeva gli alberi e disseccava le cisterne [...]
[...] a ballar la tarantella, chi poteva più riconcentrarsi e pregare? La penitenza stava ancora meglio; ma bisognava pure evitare che, a furia di [...]
[...] , il convento fu costrutto con qualche comodo, più grande dell'antico, e i monaci vi restarono molti anni; però Nicolosi non scherzava neppur esso [...]
[...] : la neve, 180 se non per sei mesi, vi cadeva copiosa in inverno, e il freddo era ancora troppo pizzicante; tanto che gli ammalati bisognò [...]
[...] ,» ma re, regine, vicerè e baroni avevano cominciato a donar roba al convento; e a furia di raccoglier legati i Padri si trovavano possessori di [...]
[...] perchè i suoi figli avevano lasciato i boschi e s'erano accasati da signori in città: menzogna patente, poichè, finito che fu il convento, il [...]
[...] , giunta dinanzi ad esso girò dalla parte di ponente e andò a gettarsi in mare senza fargli alcun danno. È vero che nel 1693 il terremoto rovinò [...]
[...] carte. E allora finalmente cominciarono la costruzione che adesso ammiravasi, sopra un piano tanto grandioso che non si potè eseguir tutto: per [...]
[...] portarne a compimento una metà, i lavori durarono fino al 1735. La ricchezza dei Padri era pervenuta al sommo: settantamila onze l'anno, e certi [...]
[...] più di cinquant'anni fra quelle mura, e voleva bene ai Padri, ai novizii, alle imagini della chiesa ed agli alberi della Flora, come se tutti [...]
[...] fossero parte della sua famiglia. 181 Conosceva i feudi, le tenute e i poderi meglio di tutti i Cellerarii di campagna, ciascuno dei quali era [...]
[...] preposto al governo d'una sola proprietà; e quando bisognava rammentar qualcosa, la data d'un avvenimento molto lontano, la misura d'un antico [...]
[...] dolci e balocchi, lo vantava all'Abate, al Maestro dei novizii, agli zii ed a tutti. Il ragazzo, veramente, era troppo vivace, faceva il prepotente [...]
[...] , attaccava lite coi compagni; Frà Carmelo, paziente ed indulgente, sapeva scusarlo presso il Maestro, se commetteva qualche monellata, e [...]
[...] raccomandava prudenza agli altri Fratelli se di queste monellate essi scontavan la pena. — Bisogna lasciarli fare, i ragazzi; e poi sono signori, e a noi [...]
[...] tocca obbedirli. I Fratelli, infatti, erano addetti alle grosse bisogne, servivano i Padri al refettorio, mangiavano alla seconda tavola; e quando [...]
[...] i monaci dicevano l'uffizio in coro, essi recitavano in un cantone il solo rosario. Per entrar novizii e diventar monaci, bisognava esser nobili [...]
[...] , e Frà Carmelo, fanatico di quelle cose quanto donna Ferdinanda, celebrava la nobiltà riunita a San Nicola. Vi si trovavano infatti i [...]
[...] , a Palermo, e così inferiore in grandezza, ricchezza ed importanza, che mandavano li da Catania i monaci stravaganti, per punizione. L'Abate era [...]
[...] che aveva dato un Papa alla cristianità; e poi c'erano gl'isolani, i Gerbini, che discendevano da re Manfredi per via di donne; i Salvo, venuti in [...]
[...] Sicilia con gli Svevi; i Toledo, i Requense, i Melina, i Currera spagnuoli come gli Uzeda; i Cùrcuma e i Sagonti, di nobiltà longobarda; 182 [...]
[...] entrano soltanto quelli delle prime casate, come Vostra Paternità. Ai ragazzi toccava il Vostra Paternità e il don, come ai monaci, e tutte le volte [...]
[...] che un Padre o un Novizio passava dinanzi ai Fratelli, questi dovevano inchinarsi, piegandosi in due, incrociando le braccia sul petto; e se erano [...]
[...] usciva dalla sua camera per tremare al sole sopra una sedia a bracciuoli: un giorno il principino gli passò dinanzi e il vecchio non s'alzò. Allora [...]
[...] donna Ferdinanda, le digeriva meglio che non l'altre del latino e dell'aritmetica. Esse gli davano un'idea straordinaria di quel che valeva, ma [...]
[...] gloriava d'avere anche lui un Vicerè tra gli antenati; ma Consalvo correggeva: «Vicerè? Presidente del regno!...» E l'altro: No, vicerè...» e [...]
[...] soccorso e a Frà Carmelo toccava comporre la lite. Ma ricominciava con gli altri, attaccava brighe sopra brighe. Quasi tutte quelle famiglie baronali [...]
[...] compagni: «Oh, dei Pancia-di-crusca!... Oh, dei Cute-di-porco» e quelli, non potendogli rendere pane per focaccia, giacchè il nomignolo degli [...]
[...] Uzeda, I Vicerè, diceva la loro antica potenza, se lo mettevano sotto, quando riuscivano ad agguantarlo, e lo pestavano bone. Frà Carmelo accorreva [...]
[...] , con le mani in testa, per liberare il suo protetto e predicar la pace, l'amore reciproco, l'attenzione allo studio. Durante le lezioni, quando si [...]
[...] dava la pena di stare attento, Consalvo capiva tutto e raccoglieva lodi e premii, ma del resto non c'erano castighi, chè i maestri lettori, tutti [...]
[...] , veniva a trovare qualche volta il nipote al Noviziato, portandogli regali di dolci e di libri sacri; don Blasco, al refettorio, gli dava qualche [...]
[...] correva più pericolo di vederselo in camera, gli diede confetti e biscotti; il principe, senza smettere l'abituale severità, lodò i figli obbedienti [...]
[...] quella visita. Mancavano però la zia Chiara e il marchese: sicuri d'avere il tanto aspettato e desiderato figliuolo, un triste giorno la gravidanza [...]
[...] con grandi occhi curiosi e una balia che teneva in braccio un lattante. — Le tue cugine, le figlie dello zio Raimondo, — spiegò la principessa [...]
[...] . — E la zia Matilde? — Sta poco bene.... Ma donna Ferdinanda troncò quegli stupidi discorsi, e prese a interrogare il nipotino intorno ai compagni [...]
[...] Nicola!... I monaci infatti facevano l'arte di Michelasso: mangiare, bere e andare a spasso. Levatisi, la mattina, scendevano a dire ciascuno la sua [...]
[...] ricevevano da Nicolosi quattro carichi di carbone di quercia, per tenere i fornelli sempre accesi, e solo per la frittura il Cellerario di cucina [...]
[...] consegnava loro, ogni giorno, quattro vesciche di strutto, di due rotoli ciascuna, e due cafissi d'olio: roba che in casa del principe bastava per sei [...]
[...] mesi. I calderoni e le graticole erano tanto grandi che si poteva bollire tutta una coscia di vitella e arrostire 185 un pesce spada sano sano [...]
[...] che due uomini non arrivavano ad abbracciare, e ogni settimana un falegname, che riceveva quattro tarì e mezzo barile di vino per questo servizio [...]
[...] melati erano piatti che nessun altro cuoco sapeva lavorare; e pei gelati, per lo spumone, per la cassata gelata, i Padri avevano chiamato apposta da [...]
[...] Padri e dei novizii, e i camerieri, rivendendo gli avanzi, ci ripigliavano giornalmente quando quattro e quando sei tarì ciascuno. Essi rifacevano [...]
[...] le camere ai monaci, portavano le loro ambasciate in città, li accompagnavano al Coro reggendo loro le cocolle, e li servivano in camera se le LL [...]
[...] pulpito e alla prima forchettata di maccheroni, dopo il Benedicite, si metteva a biascicare. Il giro della lettura cominciava dai più piccoli [...]
[...] portiera che reggevano 186 a spalla. Distinguevansi i pranzi e i pranzetti, questi composti di cinque portate, quelli di sette, nelle [...]
[...] solennità; e mentre dalle mense levavasi un confuso rumore fatto dell'acciottolìo delle stoviglie e del gorgoglìo delle bevande mesciute e del [...]
[...] principino e agli altri novizii, aspettando che la potessero comprendere in quella lingua, la spiegavano nella traduzione italiana, una volta al mese. San [...]
[...] Benedetto, al capitolo della Misura dei cibi, aveva ordinato che per la refezione d'ogni giorno dovessero bastare due vivande cotte e una libbra [...]
[...] antichità — come le chiamava Frà Carmelo — della Regola. Potevano forse le Loro Paternità mangiare pane duro? E la sera il pane era della seconda [...]
[...] deboli et infermi;» ma tutti i giorni compravano mezza vitella, oltre il pollame, le salsicce, i salami e il resto; e in quelli di magro il capo [...]
[...] cuoco incettava, appena sbarcato, e prima ancora che arrivasse alla pescheria, il miglior pesce. Molte altre antichità c'erano veramente nella [...]
[...] Regola: San Benedetto non distingueva Padri nobili e Fratelli plebei, voleva che tutti facessero qualche lavoro manuale, comminava penitenze [...]
[...] Iddio dà la grazia di astenersene, sappiano d'averne a ricevere 187 propria e particolare mercede.» Le cantine di San Nicola erano però ben [...]
[...] provvedute e meglio reputate, e se i monaci trincavano largamente, avevano ragione, perchè il vino delle vigne del Cavaliere, di Bordonaro [...]
[...] giorno mezzo cotto, e quando tornava in camera, dimenando il pancione gravido, con gli occhietti lucenti dietro gli occhiali d'oro posati sul [...]
[...] naso fiorito, dava altri baci al fiasco che teneva giorno e notte sotto il letto, al posto del pitale. Gli altri monaci, subito dopo tavola, se ne [...]
[...] cui camera era piena di ventagli e d'ombrellini che le signore gli davano ad accomodare, cominciava il giro delle sue visite; Padre Galvagno se [...]
[...] che venivano un poco più tardi, o a cui doleva il capo, se ne salivano direttamente in camera; e non già per dormire, chè la sera, fino a tre ore di [...]
[...] notte, quando si serravano i portoni, c'eran visite di parenti e d'amici, si teneva conversazione, molti Padri facevano la loro partita. Un [...]
[...] cinquecent'onze, e più d'un padre di famiglia s'era rovinato; tanto che i superiori dell'Ordine, dopo aver chiuso un occhio su molte marachelle [...]
[...] Cosenzano, e per un po' di tempo, con l'autorità della fresca nomina, aiutato dai buoni monaci, che non ne mancavano, quel buon vecchietto era riuscito [...]
[...] , gozzoviglie, il quartiere popolato di ganze, i bastardi ficcati nel convento in qualità di Fratelli — dei Padri — nuovo genere di parentela! E i [...]
[...] ganze, nel quartiere di San Nicola: donna Concetta, donna Rosa e donna Lucia la Sigaraia, con una mezza dozzina di figliuoli: e l'Abate lasciava [...]
[...] correre, sebbene fosse uno scandalo che tutte quelle mogli e quei figliuoli della mano manca, anzi di nessuna mano, venissero a udir la santa messa [...]
[...] recitata dallo stesso monaco. Poi, tutte le mattine, egli scendeva in cucina, ordinando che mandassero i migliori bocconi alle sue amiche, e i [...]
[...] rotolo di questa cernia e portalo a donna Lucia!» E l'Abate lasciava correre. Ma un giorno finalmente i nodi vennero al pettine, per causa di [...]
[...] e una quantità di case terrene tutt'intorno alle mura. Da queste fabbriche ricavava una magra rendita, perchè parte erano affittate a prezzi di [...]
[...] abitazione nel palazzotto di mezzogiorno e una bottega sottoposta dove suo marito teneva il negozio dei tabacchi. L'Abate, visto che questa donna [...]
[...] Lucia non era nè indigente nè nobile decaduta e che non vantava altro titolo, per godersi la casa, fuorchè l'amicizia scandalosa di don Blasco [...]
[...] , mentre poi tanti e tanti poveri diavoli non sapevano dove dar del capo, pensò di ordinarle che o pagasse regolarmente l'affitto del quartiere e della [...]
[...] se non l'occasione per aprire il fuoco, a questa intimazione riferitagli dall'amica piangente, diventò una bestia, salvo il santo battesimo, e [...]
[...] fece cose dell'altro mondo, gridando pei corridoi del convento, sotto il muso dei Decani e dietro l'uscio dell'Abate, che se qualcuno avesse osato [...]
[...] dar lo sfratto o pretendere un baiocco dalla Sigaraia, l'avrebbe avuto a far con lui. E disciplinata l'opposizione ancora incerta e tentennante [...]
[...] , raccolto intorno a sè la schiuma del convento, i monaci che non potevano digerire le austere ammonizioni del superiore e la fine del giuoco e di [...]
[...] Abate dovè rimangiarsi il suo provvedimento, ma l'Uzeda senior non si placò per questo, chè dove potè trovare argomento da suscitare mormorazioni e [...]
[...] liti, non diede tregua al suo «nemico.» Giusto, l'Abate, ammirato dei severi costumi e della scienza di don Lodovico, s'era messo a proteggerlo [...]
[...] , fino a sostenerne poi l'elezione al Priorato; perciò don Blasco, il quale voleva aver egli quel posto, accomunò il nipote e il superiore nell'odio [...]
[...] feroce e inestinguibile. C'erano stati sempre numerosi partiti, a San Nicola; perchè, trattandosi d'amministrare un patrimonio grandissimo, e di [...]
[...] maneggiare grossi sacchi di denaro, e di distribuire larghe elemosine, e di dar lavoro a tanta gente, e d'accordar case gratuite e posti non meno [...]
[...] gratuiti al Noviziato, e d'esercitare insomma una notevole influenza in città e nei feudi, ciascuno ingegnavasi di tirar l'acqua al suo mulino [...]
[...] ; ma, al tempo dell'ammissione del principino, i contrasti erano quotidiani e violenti. L'Abate aveva, prima di tutto, i suoi partigiani; ma non [...]
[...] , l'opposizione si divideva poi novamente, quando aveva da scegliere il successore. Non mancava il partito di quelli che dichiaravano non aver partito; e don [...]
[...] avrebbe pensato per lui? E il Priore: — Vostra Paternità non parli di queste cose!... Sono cose che contristano il cuore d'un figlio devoto, Padre [...]
[...] quella trentina di cristiani non c'era mai un momento di pace e d'accordo. Se la quistione delle persone divideva il convento in un certo modo [...]
[...] 191 avevano parteggiato pel Governo provvisorio e ospitato la rivoluzione in persona dei suoi soldati; e v'erano i borbonici, che i liberali [...]
[...] . Quindi, se spesso s'udivano le voci dei Padri che dicevano male parole ai Fratelli e mandavano a quel paese i camerieri, gli strepiti salivano al [...]
[...] cielo appena cominciavano le discussioni sugli avvenimenti pubblici, all'ombra dei portici o dinanzi al portone: liberali e borbonici quasi venivano [...]
[...] violento contro quel «piemontese mangiapolenta» di Cavour e lo colmava d'improperii, rammentando la storia della rana e del bue, profetando che [...]
[...] : esclamava che il miglior atto compiuto da Ferdinando II era stato il 15 maggio, quando aveva fatto prendere a baionettate «i buffoni e i ruffiani [...]
[...] » di palazzo Gravina. E se i liberali dicevano che avrebbero dato il ben servito al re un'altra volta, gridava: — Lo manderete via voi altri, se [...]
[...] mai; chè ve ne basta l'animo, con quei pancioni! E quando sentiva esaltare la bontà del giovane re di Sardegna, alzava le braccia sul capo [...]
[...] da una mal'annata come da un pezzo non si rammentava l'eguale; e nelle popolazioni spaventate ed ammiserite era rimasto in proverbio quel detto [...]
[...] : «Passa 192 Savoia! Passa Savoia!... » come il sintomo d'una sciagura, d'un castigo di Dio. — E volevano un altro dei loro, al Quarantotto, come [...]
[...] v'erano partiti politici: i liberali, rivoluzionarii, piemontesi; e i borbonici, napoletani, sorci; ma se fra i monaci i due campi disponevano di [...]
[...] loro non hanno di che mangiare, e qui disprezzano il ben di Dio e lasagne che gli piovono in bocca bell'e condite! Questo non era vero del tutto [...]
[...] , perchè capitanava i novizii liberali Giovannino Radalì-Uzeda, il quale apparteneva ad una famiglia che per nobiltà e ricchezza veniva subito [...]
[...] principino seguiva egualmente le opinioni degli zii don Blasco e donna Ferdinanda: amico e compagno di giuoco del cugino, era suo avversario in [...]
[...] politica; e quando i rivoluzionarii parlavano fra di loro, quando complottavano per sollevare il convento e scendere in piazza con una bandiera di [...]
[...] carta tricolore, egli stava alle vedette e interrogava i più ingenui, e poi andava a ripetere le notizie allo zio, perchè li denunziasse all'Abate [...]
[...] , — approvava, lodando lo spionaggio di Consalvo; — ascolta quel che dicono e poi vieni a riferirmelo. Anche tra i Fratelli la politica metteva [...]
[...] dissidii e nimistà; i più furbi, veramente, non s'impacciavano nè di Cavour nè di Del Carretto, e badavano a ingrassare le loro famiglie con le [...]
[...] , parlava sempre di ricominciar la giocata del Quarantotto; i novizii liberali gli facevano raccontare la storia di quel tempo; e quando egli li [...]
[...] l'indice e il medio della sinistra, il segno d'una forbice che taglia. Il principino domandò un giorno a Giovannino Radalì che volesse dire; il cugino [...]
[...] rispose: — Vuol dire che ai sorci bisogna tagliargli le code. Consalvo riferì la cosa allo zio, e Frà Cola, in punizione, fu mandato alla casa di [...]
[...] Licodìa, in mezzo alla malaria. Frà Carmelo, per questo, non s'occupava mai di politica, e quando gli domandavano se era liberale o borbonico [...]
[...] mondo fuori di San Nicola, nè altra potestà fuor di quella dell'Abate, del Priore e dei Decani. Bisognava sentirlo, quando enumerava tutti i [...]
[...] quotidiane; ma spesso ne recitavano una sola all'intenzione di tutti quanti: il ristoro dei morti era lo stesso, e i vivi non stavano a perder tempo [...]
[...] . In generale, i Padri avevano fretta di sbrigarsi, e intendevano fare il comodo loro. Per non scendere giù in chiesa, a mattutino, quando faceva [...]
[...] le lenzuola fin a giorno chiaro, e il mattutino lo 194 facevano recitare per loro conto ai Cappuccini, dietro pagamento. Viceversa poi, nelle [...]
[...] cristallo splendenti come blocchi di diamanti e di vasi col grano lasciato crescere al buio perchè non prendesse colore, e popolata di statue [...]
[...] rappresentanti la Sacra Famiglia e gli Apostoli, era veramente irriconoscibile. Il giovedì, a terza, tutto il monastero scese in chiesa, pel Pontificale [...]
[...] , con l'Abate alla testa, a cui i novizii portavano il bacolo, la mitra e l'anello e i caudatarii reggevano lo strascico. L'apparato era quello [...]
[...] della Regina Bianca, tutto di drappo rosso ricamato d'oro, e sull'organo maestoso di Donato del Piano, tenori, bassi e baritoni scritturati a posta [...]
[...] Uzeda: il principe e il conte con le mogli, donna Ferdinanda, Lucrezia, Chiara col marito; e scorto Consalvo gli facevano piccoli segni col capo [...]
[...] , sua madre e la zitellona specialmente, ammirando la sua cotta candida e insaldata a mille piegoline, lavoro speciale delle Suore di San [...]
[...] passi; luccicavano i fucili e le sciabole dei soldati disposti dinanzi alle tre porte e lungo le navate per aprire il varco alla processione, più [...]
[...] in quel momento dal fondo della chiesa; Consalvo, dall'altare maggiore, si voltò e vide che lo zio Raimondo, lasciato il suo posto, si faceva [...]
[...] nero; ma il suo abito era così ricco, tanto guarnito di gale e di merletti, da parere un abito da ballo. Arrivata tardi, non trovava un buon posto [...]
[...] ; Raimondo, raggiuntala, le diede il braccio e la condusse, in mezzo a una doppia ala di curiosi, alla propria seggiola, accanto a quella di sua [...]
[...] moglie. La contessa Matilde, che usciva quel giorno la prima volta dopo l'infermità, era tutta bianca in viso, e l'abito di lana nera contribuiva [...]
[...] candelieri sugli altari, toglievan via le tovaglie bianche e le sostituivano con quelle violacee, avvolgevano d'un velo la croce; e i monaci anch'essi [...]
[...] , lasciati i paramenti di festa, mettevano quelli del corrotto. Nella penombra, i ceri risplendevano con fiamma più viva, e il santo Sepolcro era [...]
[...] una raggiera, dalle tante torcie, dalle tante lampade, dai tanti riflessi dei cristalli e degli ori. Donna Isabella guardava con l'occhialetto lo [...]
[...] spettacolo, mentre il conte, chino su lei, le nominava ad uno ad uno i monaci e i novizii. — Quello lì non è il vostro nipotino?... Che bel [...]
[...] chierichetto, contessa.... Matilde fece col capo un gesto ambiguo. L'organo intonava il Miserere, e il canto doloroso era pieno di sospiri profondi [...]
[...] Salvatore del mondo; e i monaci, a due a due, con l'Abate a capo, scendevano dall'abside, giravano per l'immensa chiesa tra due file di soldati che [...]
[...] contenevano la folla e presentavano le armi capovolte; andavano a deporre l'Ostia al sepolcro. Inginocchiata, col capo sulla seggiola e il viso [...]
[...] parenti dei monaci e dei novizii era offerto un lauto rinfresco: giravano i vassoi con le tazze di cioccolatte fumante, con le gramolate e i dolci e [...]
[...] il pan di Spagna. Consalvo, in mezzo alla mamma e a donna Isabella, riceveva carezze e complimenti pel modo esemplare col quale aveva preso parte [...]
[...] alle funzioni; Padre Gerbini, senza avere ancor lasciato i paramenti mortuarii, salutava le signore, le invitava per la cerimonia del domani. E [...]
[...] sagrestani avevano serbato loro gli stessi posti, facendovi la guardia in mezzo alla folla burrascosa. Ma i soldati la frenavano, e quando [...]
[...] uno ad uno si buttavano per terra dinanzi al cuscino del Cristo morto e lo baciavano. La folla saliva sulle seggiole, per godere meglio dello [...]
[...] spettacolo; donna Isabella e Raimondo si passavano il cannocchiale, intanto che la contessa, genuflessa, pregava piangendo. Alla fine della [...]
[...] , tenendola per la manuccia fredda e bianca come di cera, senza fare alcun moto col braccio irrigidito per non destare la piccola dormiente, la contessa [...]
[...] vegliava fino a tardi. A notte alta serravano i portoni e nella casa addormentata non s'udiva più alcun rumore; solo dallo stanzino attiguo veniva [...]
[...] Lauretta; in cuor suo aveva chiesto un'altra grazia alla Madonna: di illuminare Raimondo, di ridestare il suo affetto di marito e di padre. Fin da [...]
[...] quando erano andati a Milazzo, secondo la promessa fattale al Belvedere dopo il colera, egli aveva ricominciato a smaniare, a mostrarsi infastidito e [...]
[...] ancora tra vita e morte dopo un parto difficilissimo, quando, addotta una chiamata del fratello, egli se ne partì. Rimase lontano pochi giorni [...]
[...] , ma era la prima volta che l'abbandonava, giusto nel momento che la compagnia e l'assistenza di lui le erano più necessarie. La nuova tristezza non [...]
[...] giovò certamente a darle forza per vincer presto il male; ma un dolore più grande l'aspettava e i suoi presagi dovevano tutti avverarsi, poichè [...]
[...] la creatura che ella aveva portata in grembo mentre il suo cuore agonizzava, era venuta al mondo cosi debole e stremata e cagionevole che [...]
[...] pareva da un momento all'altro dovesse mancare. Lunghi e lunghi mesi erano così passati, quasi un anno intero, senza che ella potesse lasciar la casa [...]
[...] paterna e il capezzale della bambina: durante quell'anno Raimondo era andato e venuto, partito e ritornato parecchie volte, ed ella aveva a poco [...]
[...] , ella aveva visto ricadere la figliuolina e Raimondo trascurarla, lasciarla sola in mezzo a quei «parenti» che la guardavano come prima di [...]
[...] traverso e, cosa più dura al suo cuore di madre, la ferivano nelle sue bambine. Della più piccola deridevano le sofferenze e predicevano la morte; ma [...]
[...] ai Benedettini giusto per star tranquillo in casa, e invece gli disordinavano tutto, gli toccava udire strilli peggio di prima... Egli era più [...]
[...] indulgente per la propria figlia, l'altra Teresina, e tutta la famiglia e gli stessi servi trattavano diversamente le due cuginette, dando il primo [...]
[...] posto alla principessina. La stessa principessa Margherita, sola buona e dolce, non poteva nascondere la preferenza per la figliuola; e Matilde [...]
[...] pezze vecchie; e la zitellona accusava di questo la civetteria di sua madre, scoteva la testa predicendo male dell'avvenire, faceva piangere la [...]
[...] disegni del padre, alla felicità della sorella, affinchè tutta la sostanza paterna restasse un giorno a lei! E poichè simili calcoli non capivano [...]
[...] zizzania in famiglia: lo pregava soltanto di non lasciarla sempre sola... L'ostilità degli Uzeda verso di lei, i rimproveri e gli scherni [...]
[...] pareva un continuo, enorme sacrilegio. E a San Nicola, per le cerimonie della Passione, era venuta con abiti di gala, come ad un allegro spettacolo [...]
[...] gente un'assiduità che già dava argomento a mormorazioni?... Il giorno di Pasqua, piangendo di dolore e di tenerezza, ella s'era confessata con [...]
[...] , perchè, per chi ti dovrei trascurare?...» Per chi?... Per chi?... E con più calore egli aveva ripreso: «Sicuro, per chi? Ricominci, colla tua [...]
[...] per sentirsi rimproverare una cosa simile!...» E in quell'estate del '57 fu visto più assiduo coi Fersa; al teatro, dove andava tutte le sere [...]
[...] servirsi della carrozza del fratello, aveva comperato una magnifica pariglia di puro-sangue e un phaeton nuovo fiammante col quale andava dietro [...]
[...] alla carrozza dei Fersa: alla Marina, quando c'era musica, scendeva, lasciando le redini al cocchiere, per mettersi al loro sportello e [...]
[...] chiacchierare con donna Isabella, con la suocera e col marito. Vestiva con maggiore ricercatezza del solito, non stava mai in casa se non, come per una [...]
[...] grandi città, l'eleganza e la ricchezza degli altri paesi; egli si metteva vicino a donna Isabella, esclamando: «Voi sola mi capite!» quando se [...]
[...] la prendeva con la sorte che l'aveva fatto nascere in quella bicocca e ve l'inchiodava, 202 mentre egli non avrebbe voluto più metterci i [...]
[...] piedi. «Ma che proprio ho da lasciar qui l'ossa? Non credo! Non è possibile!...» E udendolo parlare a quel modo, Matilde chiedeva a se stessa perchè [...]
[...] , dunque, egli non andava via e non manteneva l'altra parte della promessa fattale un anno e mezzo addietro, quella di tornare alla loro casa di [...]
[...] ancora e non si sarebbe parlato per un pezzo. Prima il colera, poi lo strascico d'inquietudini che la pestilenza aveva lasciato, poi la partenza del [...]
[...] chiedeva continuamente a Giacomo somministrazioni in denaro, e questi non gli faceva ripetere le richieste, dimostrando tuttavia che era ormai tempo [...]
[...] pagatori morosi, o ad impacciarsi in tutte le noie grosse e piccole dell'amministrazione. Quando il fratello gli esponeva un dubbio, o chiedeva il suo [...]
[...] , saputo l'affare delle cambiali, aveva gettato fuoco e fiamme contro il principe, dichiarandolo capace d'aver falsificato la firma della madre, perchè [...]
[...] «quella bestia di mia cognata era una testa di cavolo, sì, ma non al punto di lasciar debiti da una parte e di serbar quattrini 203 [...]
[...] dall'altra.» E aveva ricominciato ad aizzare gli altri nipoti contro «quell'imbroglione,» spingendoli ad impugnare la validità di quegli effetti che [...]
[...] tra le carte e rimesse a nuovo per la circostanza! Ma poichè quell'altre bestie di Chiara, del marchese, di Ferdinando, di Lucrezia facevano [...]
[...] per Raimondo e di andare a svelargli le magagne del coerede e fratello, a gridargli: «Apri gli occhi, se no ti metterà nel sacco e ti mangerà [...]
[...] !...» Vedendo ora che erano tutt'una cosa, si rodeva il fegato notte e giorno, e un ultimo fatto l'aveva inviperito e indotto a strepitare contro [...]
[...] quei «pazzi e birbanti» al convento, nelle farmacie, anche per le pubbliche strade con la prima persona capitata. Alla zolfara dell'Oleastro gli [...]
[...] propose: «Vostra Eccellenza perchè non fa una procura al signor principe? Così risparmierà tante noie e le cose anderanno anche più spedite, fin a [...]
[...] quando, pagate le sorelle di Vostra Eccellenza, si procederà alla divisione....» Raimondo non se lo fece dire due volte e firmò subito l'atto col [...]
[...] voce interiore l'avvertiva di non fidarsene. Ammalata di cuore e d'imaginazione, con la sensibilità eccitata dai dolori continui, ella adesso [...]
[...] credeva ai funesti presentimenti, temeva e sospettava di tutto. Nella felice ingenuità di altri tempi, avrebbe ella accolto il sospetto che il [...]
[...] principe lasciasse libero Raimondo di fare quel che più gli piaceva e quasi secondasse i suoi vizii, e lo incitasse a giocare e gli procurasse le [...]
[...] pel capo quando ella credeva tutti buoni e sinceri; adesso, spaventata degli altri e di sè stessa, non riusciva a combatterlo.... Come respingerlo [...]
[...] nuora palermitana; la rivoluzione messale in casa, il mal nascosto compatimento col quale la trattava, i gusti costosi e le opinioni ardite; ma [...]
[...] , sissignore, stava benissimo e le faceva anche tanto piacere: ma che Raimondo stesse sempre alle costole dell'Isabella, in casa propria o in [...]
[...] , non comprendeva; ma non le piaceva nient'affatto e non intendeva che continuasse. Senza addurne la ragione per non mettere il carro avanti ai buoi [...]
[...] . Ella predicava ai Turchi: Mario Fersa era più che mai infatuato del principe e del conte, donna Isabella sempre insieme con la principessa, con [...]
[...] Lucrezia e con donna Ferdinanda. Allora, vedendo inutili le proprie esortazioni, poco sofferente di sapersi disobbedita e inascoltata in una cosa [...]
[...] ironica verso di lei, e nello stesso tempo aveva dichiarato al figliuolo il motivo delle proprie inquietudini. Tuttavia, per non precisar troppo [...]
[...] trovavano due giovani come il principe e il conte accanto ai quali non istava bene che l'Isabella si lasciasse vedere continuamente.... Suo figlio [...]
[...] , però, non l'aveva lasciata finire: «Il principe? Raimondo? I miei migliori amici?...» e dall'indignazione passando al riso: «Sospettar di loro [...]
[...] circondati di premure e d'affetto.... di vedersi intorno persone care... capaci di comprendervi e d'apprezzarvi.... E donna Mara gonfiava, gonfiava [...]
[...] accorgersi di nulla, perchè avrebbe negato la luce del giorno prima di sospettar della moglie e di Raimondo col quale faceva vita insieme a stava tutto [...]
[...] il giorno e 206 tutte le sere a chiacchierare o a giocare al Casino o nella barcaccia del Comunale. Egli era più che mai orgoglioso [...]
[...] dell'amicizia che gli dimostrava il principe, dei lunghi discorsi che questi gli teneva, mentre Raimondo e donna Isabella chiacchieravano in un angolo; e [...]
[...] visita in casa Fersa, e dopo aver visto donna Isabella dietro le vetrate, s'udì rispondere dalla cameriera che non c'era nessuno. Lì per lì, egli [...]
[...] via rosso in viso come per un colpo di sole. Subito aveva capito donde veniva la botta, essendosi già accorto della freddezza di donna Mara; e [...]
[...] all'idea della contrarietà e dell'ostacolo, il sangue gli ribolliva nelle vene, gli saliva alla testa, gli faceva veder fosco.... Fin a quel [...]
[...] cagionare la rovina di lei, non l'amicizia del marito gli avevano impedito di pensare a questo; Fersa anzi, con la sua adorazione per la moglie e la [...]
[...] cieca fiducia che dimostrava a lei ed a lui, gli pareva destinato alla solita disgrazia; e donna Isabella, con quel suo contegno da vittima [...]
[...] che il piacere comodo, pronto e sicuro; per questo la previsione delle noie che l'avventura con la Fersa avrebbe potuto cagionargli l'aveva [...]
[...] indotto a non spingere troppo avanti le cose. Al Belvedere, pel colera, dove donna Isabella 207 doveva venire e non era poi venuta, egli s'era quasi [...]
[...] risorta, e allora i piagnistei di sua moglie l'avevano resa più forte; poi l'opposizione di donna Mara aveva messo nuova esca al fuoco. Era così [...]
[...] fatto, che gli ostacoli lo eccitavano, lo rendevano smanioso e restìo come un puledro che sente il morso. Tuttavia s'era contenuto ancora, pensando [...]
[...] smania selvaggia di sfondare quell'uscio e di portar via quella donna. L'istinto sanguinario dei vecchi Uzeda predoni l'arrovellava; se avesse [...]
[...] paese» non fosse possibile stringere e mantenere «le relazioni d'amicizia». La lettera fu recapitata per mezzo di Pasqualino Riso, cocchiere del [...]
[...] » sentimenti, «dell'amicizia» di cui le dava prova e che ella ricambiava «di tutto cuore;» scongiurandolo però di «rinunziare a rivederla» per non urtare [...]
[...] per tutto. Del resto, l'avvicinava ancora alla carrozza e le faceva visita al teatro, le rare volte che non c'era la suocera; perchè, sordo agli [...]
[...] a scusarsi della condotta della madre, e veniva assiduamente a palazzo. Tutti gli Uzeda pareva si fossero data la voce per proteggere e [...]
[...] un'altra stanza; la zitellona andava spesso attorno con donna Isabella e quando incontrava il nipote si fermava per dargli l'agio di parlar con [...]
[...] l'amica; meglio, la invitava più spesso a casa e Raimondo non tardava a sopravvenire. Si vedevano anche dagli altri parenti dei Francalanza, dalla [...]
[...] lasciare accorgere di nulla la contessa; però, avvertita da una specie d'istinto divinatore, Matilde comprendeva che suo marito le sfuggiva; e dal [...]
[...] lasciarlo fare di suo capo; ma come rassegnarsi a saperlo pieno di un'altra, a sentirsi un'altra volta guardata con occhio tra curioso e [...]
[...] compassionevole da Lucrezia, dalla marchesa, dagli estranei, dai servi? E gli si stringeva al fianco timida e supplice, gli diceva la sua gelosia, lo [...]
[...] rovinarla, vuoi farmi ammazzare da suo marito? E allora un altro terrore l'aveva agghiacciata: se anche Fersa si fosse accorto di qualche cosa? se [...]
[...] atterrite all'improvviso arrivo del corpo esanime; e accarezzando le sue bambine piangeva come se già fossero orfanelle. Le coceva sopra ogni cosa [...]
[...] di non potersi sfogare con nessuno, di non aver qualcuno che la confortasse almeno di una buona parola. Al padre non poteva dir nulla, e gli [...]
[...] . Don Eugenio aveva già finito e spedito a Napoli la memoria su Massa Annunziata. Portava per titolo: «Intorno la convenienza — di essere [...]
[...] Uxeda di Francalanza e Mirabella, — Gentiluomo di Camera di Sua Maestà (con esercizio). La sera, leggeva alla società la sua prosa, sulla brutta [...]
[...] azzardarmi....» Erano il frutto di riforme grammaticali da lui 210 studiate. Perchè apostrofare soltanto gli articoli, i pronomi e le particelle [...]
[...] impieghi, aspettava d'esser nominato direttori degli scavi! Don Blasco e donna Ferdinanda, fra gli altri, ma ciascuno per suo conto, glie lo [...]
[...] marchese e Chiara, venendo tutti i giorni a palazzo, era preciso come se non ci fossero; perchè, mentre la gente parlava d'una cosa e d'un'altra [...]
[...] facevano, o rispondeva a vanvera; poi traeva in disparte tutte le signore, una dopo l'altra, e sottoponeva loro all'orecchio certi suoi quesiti [...]
[...] . Per questo, quando don Blasco andava a casa di lei, incitandola nuovamente contro il principe e Raimondo, non gli dava retta, con la testa [...]
[...] cose lette nei libri d'agricoltura aveva voluto provare: appurato, per esempio, che in ogni albero i rami possono fare da radici e le radici da rami [...]
[...] , s'era messo a sperimentar la verità, schiantando gli aranci alti e rigogliosi per ripiantarli capovolti: ad uno ad uno tutti gli alberi erano [...]
[...] un fattore per lasciargli in balìa il podere, e s'era messo a fabbricare ruote ed ingranaggi. Perchè mai l'acqua nelle pompe aspiranti non andava [...]
[...] scendeva al piano di sotto, nè il principe diceva nulla pel disordine che ne derivava. Così, nessuno dei legatarii s'occupava della divisione; e [...]
[...] quanto a Raimondo, egli era più che mai intento alla bella vita e ad inseguire donna Isabella in terra, in cielo e in ogni luogo. Pasqualino Riso [...]
[...] abiti elegantissimi, catena d'oro al panciotto e anelli alle dita, perchè Raimondo non lesinava nel remunerare chi lo serviva. Gli altri servi [...]
[...] ne erano perfino gelosi: il sotto-cocchiere, specialmente, a cui toccava tutta la fatica e Matteo il cameriere. Essi parlavano a denti stretti [...]
[...] del fratello; e dal dispiacere quasi voltavano casacca, perchè, mentre prima erano contrarii alla contessa, adesso la compiangevano, dicevano che [...]
[...] non meritava quel tradimento e quel trattamento.... L'acredine degli Uzeda contro la Palmi diveniva veramente troppo viva, esercitavasi [...]
[...] , avvicinandosi la villeggiatura, il barone giunse da Milazzo per vedere le nipotine e condurre tutti con sè nelle sue campagne, dov'era venuto anche il [...]
[...] il padre e il marito scoppiasse la guerra. Raimondo non si sarebbe rifiutato di seguire il suocero?... Invece, improvvisamente, un raggio di sole [...]
[...] poteva rassicurarla, giacchè in città nessuno sarebbe rimasto, in quella stagione, e la Fersa andava come gli altri anni a Leonforte; pure [...]
[...] , nell'angustia a cui era ridotta, l'idea di andar via dalla casa degli Uzeda, di tornar da suo padre, per 213 consenso e in compagnia di Raimondo, le [...]
[...] faceva trarre liberamente il respiro. Il principe invitò tutti al Belvedere. Lì però le cose non andarono molto bene, e i primi a provocare i [...]
[...] dissensi furono Chiara e il marchese Federico. Cominciando a perdere la speranza di quel figlio tanto aspettato, quasi vergognosi di aver [...]
[...] annunziato ogni momento una gravidanza che non si confermava mai, marito e moglie erano ormai pieni d'una malinconia che a poco a poco diventava una [...]
[...] specie d'irritabilità, d'izza latente e senza oggetto determinato. La marchesa, per suo conto particolare, non poteva rassegnarsi alla mancata [...]
[...] maternità, se n'accusava come d'una colpa e per farsi perdonare dal marito, se prima aspettava ogni sua parola come quella d'un oracolo, adesso [...]
[...] conversazione, quando qualcuno raccontava un fatto o manifestava un'idea, ella leggeva negli occhi al marito se la cosa non gli andava a verso, e [...]
[...] , e così tutte le liti che evitavano tra loro le attaccavano invece con gli altri. Ora l'inizio della guerra col principe, del quale erano ospiti [...]
[...] nell'altra interpretazione, e la povera Suor Crocifissa piangeva sera e mattina. In un momento di malumore, visto inutili le trattative amichevoli, la [...]
[...] , donde non doveva più tornare, le aveva affidato, perchè la custodisse nel tesoro della badìa e la consegnasse al signor Marco, il quale doveva poi [...]
[...] darla a Raimondo, una cassetta piena di monete d'oro e d'oggetti preziosi: appena spirata la madre, Giacomo s'era presentato per ritirare il [...]
[...] deposito; e poichè ella aveva fatto qualche difficoltà, era tornato col signor Marco, al quale non aveva potuto rifiutarlo... Marito e moglie restarono [...]
[...] Paola non aveva più reso fecondo il loro matrimonio e che la prima gravidanza era andata in fumo, perchè essi lasciavano consumare il sacrilegio [...]
[...] delle birbonate del fratello. Il marchese chinava il capo alle ragioni della moglie, e a poco a poco dalla fondazione delle messe e dal carpito [...]
[...] moglie nè il marito osavano lagnarsi direttamente col fratello e cognato, tanto 215 era forte l'istinto del rispetto verso il capo della casa [...]
[...] propria casa, mentre godevano della sua ospitalità, non avesse trattato più freddamente le sorelle e tolto il saluto a Giulente. Lucrezia [...]
[...] l'orecchio alle ragioni di Chiara. La sorda ostilità tra fratello e sorelle si inasprì al ritorno dal Belvedere, quando Lucrezia cominciò a [...]
[...] al sacramento della penitenza ogni mese, ma chiamava in casa il Padre spirituale, prendeva consiglio da lui come aveva fatto donna Teresa, e don [...]
[...] «quel ladro» di Giacomo non lo aveva preso «a calci nel preterito.» Ma Padre Camillo, tutto Gesù e Madonna, 216 neppure udiva le diatribe del [...]
[...] Cassinese; e presa un giorno a parte Lucrezia, le cominciò un lungo discorso per dirle che dichiararsi malcontenta del testamento materno era un [...]
[...] peccato eguale a quello di disobbedire alla madre in vita. La principessa, da madre saggia e giusta, aveva ripartita la sua sostanza «con la [...]
[...] bilancia» perchè al cuore di una madre tutti i figli dovevano essere «egualmente cari». Certo il principe e il conte avevano ottenuto una parte [...]
[...] privilegiata; ma erano appunto il principe, cioè il capo della casa, l'erede del titolo, e il conte, cioè quell'altro dei figli maschi che aveva una [...]
[...] avrebbe potuto aver terre, invece di moneta? Egli citò i testamenti dei defunti principi di Francalanza, l'istituzione fedecommissaria e la legge [...]
[...] , con vocazione «esemplare», aveva rinunziato agli adescamenti del mondo per professarsi. La primogenita s'era chiusa a San Placido, nè il duca e [...]
[...] soverchio od inutile è ad altri necessario; chi si contenta di uno stato e chi ne soffre. La buon'anima 217 aveva compreso che per la felicità [...]
[...] ragionatissimo, fondato sopra argomenti positivi e non sopra capricci, era che ella restasse in casa; ma poniamo che un giorno ella avrebbe creduto pel [...]
[...] lui, esser sicura che egli non poteva desiderare altro che il bene della sorella, considerandosi investito d'una specie di tutela morale. E non [...]
[...] dare l'esempio d'un dissidio funesto, che sarebbe stato di scandalo in questo mondo, e d'infinita amarezza alla sant'anima nel mondo di là [...]
[...] : — Ha scelto? Ha scelto? E chi è che ha scelto? — Chi? Il solito Giulente!... Ella diventò rossa in viso quasi fosse sul punto di soffocare. — Ah [...]
[...] , sì?... Ancora?... E tu l'hai lasciata fare? — Vostra Eccellenza sa bene come siamo tutti di casa — rispose il principe, sorridendo. — Quando ci [...]
[...] ; le allusioni ironiche ai romanzetti fioccavano acri e pungenti, gl'insulti contro i Giulente si seguivano e non si rassomigliavano. Diceva cose [...]
[...] enormi dei vicini, li accusava d'ogni porcheria e perfino di crimini. Non si contentava più di dire che erano ignobili, affermava che il nonno [...]
[...] lesse l'indirizzo e glie la restituì. Donna Vanna corse dalla signorina per dirle, ansante: «Vostra Eccellenza stia di buon animo! Vuol dire che ci [...]
[...] : «E adesso si mette con quelli che vogliono costringere me! Non m'importa della sua opposizione! Una pazza di quella fatta! Una bandiera al [...]
[...] , tornò Raimondo da Milazzo, senza la famiglia. Non s'occupò neppure un quarto d'ora della casa e dei parenti; appena arrivato si chiuse con [...]
[...] giovedì grasso, in un carro rappresentante un vascello dove tutti erano mascherati da marinai, passò e ripassò sotto la casa di donna Isabella [...]
[...] , scagliando fiori e confetti per un quarto d'ora ogni volta contro i suoi balconi; il sabato, a una festa a contribuzione data nelle sale del municipio [...]
[...] , ballò tutta la sera con lei; il lunedì ricominciò, al veglione 220 del Comunale. E Matilde, lasciata sola dal padre che era andato a [...]
[...] mio posto è al tuo fianco, e perchè nemmeno tu devi lasciarmi! — E chi ti lascia? Se volessi lasciarti, ti pare che sarebbe troppo difficile? A [...]
[...] quest'ora avrei fatto le valigie, e me ne sarei andato a Firenze, a Parigi, o a casa del.... — Andiamo via insieme! Perchè non torniamo a Firenze [...]
[...] affari ordinarii dell'amministrazione; ora bisogna venire alla divisione e pagare le mie sorelle, perchè compiscono tre anni dall'aperta [...]
[...] successione: hai capito? O vuoi fatto il conto? Mia madre è morta nel maggio del '55 e siamo nel 221 marzo del '58.... Sono tre anni, sì o no? Vuoi [...]
[...] occhi, facendo capire al conte che quelle assiduità non gli piacevano; e infatti non conduceva più sua moglie dagli Uzeda, nè si vedeva più Raimondo [...]
[...] avvicinare donna Isabella in pubblico; viceversa egli seguiva la carrozza dei Fersa con la propria da per tutto, quasi inseguendoli; e in chiesa [...]
[...] comprendendo. — Non sapete quel che si dice?... Raimondo s'è messo in testa d'inquietare donna Isabella.... e se ne accorge ognuno, per dire [...]
[...] il fatto della verità.... — Io non mi sono accorto di niente. — Non importa, cugino; ve lo dico io!... Ed è una cosa che non sta bene e che mi [...]
[...] guerra scatenata tra suocera e nuora: bisognerebbe persuadere il cugino a farla finita, una buona volta. — E perchè lo dite a me? — rispose Giacomo [...]
[...] , stringendosi nelle spalle. - Perchè? Perchè io non ho molta confidenza con Raimondo.... e poi, sarebbe meglio che gli parlaste voi, che siete [...]
[...] il capo della casa, e potete.... — Sbagliate. Io non posso nulla: qui ciascuno fa a modo suo. Altro che capo! Persuadetevi che per poco non sono [...]
[...] . — Volete che io parli a mio fratello? È capace di rispondermi: «Di che cosa ti mescoli?» E non sarebbe la prima risposta di questo genere.... Cara [...]
[...] proprii, sotto pena di averla a far con lui?... E la cugina Graziella cominciò ad armeggiare intorno a Matilde, deliberata di dire ogni cosa a [...]
[...] lei stessa. Non era la moglie? Chi più di lei poteva aver diritto di parlare a Raimondo e interesse a distoglierlo da quella tresca?... Riuscita una [...]
[...] sera a capitarla sola nella Sala Rossa, cominciò a chiederle notizie del barone, e del matrimonio della sorella, e della salute delle bambine [...]
[...] occhi; poi s'era sentita agghiacciare e impallidire; a un tratto portò le mani al viso e ruppe in singhiozzi. — Signore!... Cugina!... Che [...]
[...] corteggiare un poco, ma dal conte di Lumera, figuriamoci!... Pura vanità, statene certa e sicura! Ma non piangete!... Queste cose, santo Dio, mi fanno [...]
[...] spiegazione tra suo padre e Raimondo l'atterriva; conoscendo il carattere prepotente, i modi sprezzanti di suo marito, e gli scatti d'ira di cui [...]
[...] , tornava con ciera più rannuvolata, non rivolgeva la parola a Raimondo. Una sera si chiuse in camera con lei e le disse: — Mi vuoi dire finalmente [...]
[...] bisogna mettere le carte in tavola, hai capito? — e picchiò forte con una mano contro l'altra. — Sì, sì, non t'inquietare.... Ella non sapeva [...]
[...] ?... Raimondo vuol tornare a Firenze; ci saremmo già se non fossero gli affari della divisione, il pagamento delle mie cognate.... — E sorridendo [...]
[...] stento frenato, che egli aveva acquistato la certezza del tradimento di Raimondo, di qualche cosa di più 226 grave ancora; e il cuore le si [...]
[...] chiudeva, le si chiudeva, come in una morsa, e le forze l'abbandonavano, e un brivido ricominciava a correrle per tutta la persona. Trasalì a un [...]
[...] , elegante, dominava con gli sguardi sprezzanti, con l'espressione sottilmente ironica del viso bianco e delicato, la persona forte e vigorosa del [...]
[...] , come per febbre; poi il barone guardò sua figlia, vide 227 lo sguardo smarrito che gli volgeva, e allora, chinato il capo, mormorò: — Va [...]
[...] fare a modo suo? O che io abbia sposato lui?... Agli affari di casa mia voglio pensare da me, capisci; e andare dove mi pare e piace, quando mi [...]
[...] pare e piace!... Ella gli diede ragione, soggiogata come sempre dalla volontà di lui, allegando appena come scusa dell'assente il bene che voleva [...]
[...] ad entrambi.... Andarono a Milazzo pel matrimonio di Carlotta; poi, partiti gli sposi e il barone per Palermo, tornarono a Catania, anzi al [...]
[...] levate, rosso come un pomodoro, don Blasco pareva volesse mangiarsi vivi i suoi contraddittori: — E questo si chiama vincere, ah? con l'aiuto dei [...]
[...] più grossi, ah? Perchè hanno chiamato aiuto, allora? Perchè non si sono battuti da soli, se gli bastava l'animo? E questa la chiamate vittoria? in [...]
[...] alleati — soggiunse Padre Dilenna. — E i Piemontesi si sono battuti da soli! — affermò Padre Grazzeri. — Come? Dove? Quando? — urlò don Blasco. — Che [...]
[...] !... Ah, no? non volete capire?... Me ne netto il fondamento, così.... - e fete il gesto. Il Fratello portinaio mise il capo dietro il muro della [...]
[...] , fuori della grazia di Dio. — A me parlate della vostra carta sporca? A me che vi farei legare tutti quanti, voi e chi l'introduce qui dentro [...]
[...] .... — ma don Blasco tonò: — Me n'infondo dell'Abate, del Priore e del Capitolo! Avanti, chi si sente da più! A me spia, manetta di carognuoli [...]
[...] dividerli: — Andiamo, finitela! È questo il modo?... Da un pezzo le discussioni finivano così, con le grida, gl'insulti e le minacce. Don Blasco era [...]
[...] scagliava contro Napoleone III, contro quel «figlio di non so chi» al quale non bastava la propria tigna e veniva a grattare quella degli altri: poi [...]
[...] di moti rivoluzionarii già belli e pronti, gli adducevano in prova il ritorno di suo fratello, del duca di Oragua, da Palermo. «Quello lì in [...]
[...] galera, legato mani e piedi; quell'imbecille, pazzo, brigante e traditore!...» Poi, ridendo di sè stesso, lo vituperava altrimenti: «Lui [...]
[...] i giorni, uscendo dal refettorio. Donna Lucia, all'ora canonica, serrava la bottega e si metteva alla finestra per vederlo uscire dal portone del [...]
[...] convento e infilare quello del palazzotto; allora gli andava incontro, fino a mezza scala, con le figlie e il marito. Le ragazze che adesso [...]
[...] avevano da dieci a dodici anni, erano tal e quale don Blasco: grasse e grosse come mezze botti; e gli baciavano la mano e gli davano del Vostra [...]
[...] Eccellenza al pari di Garino, che si sbracciava per servirlo, per avanzargli la poltrona più comoda ed offrirgli i biscotti e il rosolio regalati dal [...]
[...] portava a spasso le ragazze, e i due restavano soli. Certe volte ce n'era una terza, nella tabaccheria. Oltre che il tabaccaio, Garino faceva il [...]
[...] caffettiere e teneva due tavolini con sei chicchere per ciascuno, ad uso degli avventori, i quali erano in più parte spie e sbirri e sorci di polizia [...]
[...] contro i sanculotti in generale e il fratello in particolare, e apprendeva notizie di prima mano intorno ai movimenti dei traditori. Veramente [...]
[...] , Garino protestava un gran rispetto pel duca d'Oragua, zio del principe di Francalanza, appartenente ad una delle prime famiglie del regno; e a [...]
[...] frequentar troppo don Lorenzo Giulente, il quale era un liberale arrabbiato — naturalmente, non essendo signore! — e per mezzo del console inglese [...]
[...] , — la polizia 231 sapeva ogni cosa! — faceva venire giornali, proclami e altra roba proibita; a don Lorenzo, anzi, avean fatto una visita [...]
[...] e sicuro: chè un gran signore come lui aveva tutto da perdere e niente da guadagnare mettendosi coi «malpensanti» e gli arruffapopolo: il signor [...]
[...] che lo creò!... E andando via dalla sigaraia ripeteva quei discorsi in pubblico, nella farmacia di Timpa, che era il quartier generale dei fedeli [...]
[...] del termine stabilito dalla principessa pel pagamento alle figlie, Chiara e Lucrezia non erano andate d'accordo; il marchese, biasimando l'amore [...]
[...] ritardare il pagamento fino all'altr'anno. La seconda scadenza era arrivata, e Giacomo non pagava ancora, scusandosi con le inquietudini [...]
[...] pubbliche, col ristagno degli affari, con la scarsità del raccolto e l'impossibilità di venderlo. E don Blasco non si dava pace udendo che i nipoti [...]
[...] , dimenticate le loro ragioni, accettavano perfino i continui ritardi, i pretesti furbeschi del principe. Quelle bestie di Federico e di sua moglie [...]
[...] il Messia! — e quel babbeo di Ferdinando riduceva il giardino un pestilente carnaio, preso a un tratto dalla smania d'imbalsamare animali — senza [...]
[...] accorgersi che il più animale di tutti era lui stesso! Quell'altra sciagurata di Lucrezia, poi, viveva nelle nuvole, più stravagante di prima, e [...]
[...] impallidiva quando nominavasi Giulente, lo sbarbatello petulante che anche lui discorreva di costituzione e di libertà! Finalmente c'era la [...]
[...] questione impegnata tra Raimondo che non voleva muoversi, e sua moglie che voleva andar via: in odio all'intrusa don Blasco si schierava a favore del [...]
[...] la stessa ragione, e gli altri la ripetevano: Matilde sentiva ordirsi intorno un'altra congiura sempre più stretta; doveva adesso contentarsi di [...]
[...] andare e venire da Milazzo ogni mese per veder le bambine, non potendo più reggere ai mali tratti che usavano loro quei parenti. Suo padre non [...]
[...] l'aveva più con Raimondo, 233 girava per la Sicilia col pretesto degli affari ma per lavorare invece contro il governo: e don Blasco e donna [...]
[...] trionfi della sua politica; se gli rimproveravano le antiche critiche alla spedizione di Crimea, negava d'averne mai fatto; e giudicava che la via per [...]
[...] la quale s'era posto Francesco II fosse sbagliata: l'alleanza bisognava farla col Piemonte, non con l'Austria, e concedere la costituzione, non [...]
[...] vomitare, udendo queste cose, e s'arrovellava, non potendo prendersela direttamente col fratello maggiore; ma il giorno che arrivò la notizia [...]
[...] continuano la guerra da soli? Dov'è andato l'Adriatico? Dov'è andato il mar Tirreno? E quella bestia che sputava sentenze, empiendosi la bocca di [...]
[...] figlio di suo padre!... Se avessero fatto lui re, non avrebbe messo più boria, non avvrebbe guardato la gente da tant'alto. E si sgolava anche a [...]
[...] palazzo, vedendo che il fratello scrollava 234 il capo, udendogli sentenziare che l'ultima parola non era detta. — Che ultima e che prima! Il [...]
[...] discussioni minacciavano di finir male; lo stesso Abate aveva dovuto pregare i Padri Dilenna e Rocca di lasciarlo dire per evitare un guaio. Il [...]
[...] , capo dei rivoluzionarii, dandogli del «barone senza baronia» e del «figlio del pazzo.» Il duca Radalì, infatti, era morto in un accesso di delirio [...]
[...] furioso; la duchessa vedova aveva quindi stabilito che Giovannino, come secondogenito, pronunziasse i voti. E questo era un altro argomento col [...]
[...] quale Consalvo schiacciava il cugino: «Io andrò via, e tu resterai sempre qui!...» Giovannino, che nonostante le diverse idee politiche gli [...]
[...] ; cresceva rigogliosa, e presto ne avrebbero fatto sigari. Frattanto giocavano da mattina a sera, con pochi momenti di studio svogliato, con qualche [...]
[...] , all'oratorio cantato in piazza degli Studii, e con più piacere alle corse, quelle che lo zio Raimondo chiamava barbarie. Le facevano lungo la via [...]
[...] ripercorrevano poi la via al passo guidati dai palafrenieri che lanciavano tratto tratto un grido ai balconi: — Affacciatevi, principi e baroni [...]
[...] , Che sta passando il re degli animali! E la folla: «Olè...!» Consalvo stava attento al cerimoniale spagnolesco di quelle feste: il Senato della [...]
[...] città, nella berlina di gala grande quarto una casa, preceduta da mazzieri e gonfalonieri e catapani che sonavano i tamburi, andava a prendere [...]
[...] ulteriori, s'era tracciata per terra una riga di marmo che nessuno poteva varcare. Finita la festa di Sant'Agata, a San Nicola novizii e [...]
[...] arrivavano in carrozza dalla Trinità e dai Crociferi, e venivano ad assistere alla processione. Questa usciva, a suon di banda e di campane, tra due file [...]
[...] mutava quattro volte di disegno e di colori e finiva col crepitare assordante d'un fuoco di fila mentre centinaia di serpenti luminosi si snodavano [...]
[...] nell'aria scura.... Il principino, accanto ai suoi parenti, non aveva tempo di dar retta a tutti, facendo gli onori di casa, giacchè nella piazza e [...]
[...] l'ultima volta, segnando quella solennità la fine della bella stagione. Donna Mara Fersa, con la nuora e i parenti di costei venuti da Palermo [...]
[...] suocera, nè s'atteggiava a vittima come un tempo. Quella sera aveva un abito veramente sfarzoso, e tante gioie addosso, che tutti gli occhi si [...]
[...] volgevano su lei. Quando la folla cominciò a diradarsi, Padre Gerbini, sempre galante, l'accompagnò alla carrozza; e come, giusto per combinazione [...]
[...] , il cocchiere dei Fersa e quello del principe Francalanza avevano messo accanto i loro legni, Raimondo e il principe, nell'andar via, fecero una [...]
[...] scappellata alle signore, alla quale risposero solo donna Isabella e lo zio palermitano. Ora, il domani di quella festa, una notizia straordinaria [...]
[...] possibile!... Se la sera innanzi erano state insieme a San Nicola?... E come? Perchè? Quando tutto pareva finito?...» Ma i bene informati dicevano che [...]
[...] non era finito niente, e che la bomba era scoppiata giusto quella notte per l'assenza di don Mario. Donna Mara, dopo avere accompagnato i parenti [...]
[...] trovata mezzo nuda, con la finestra aperta e il cappello d'un uomo rotolato per terra. Se avesse fatto un momento più presto, li avrebbe colti sul [...]
[...] , con la cameriera che le teneva il sacco, all'albergo dove si trovava quel suo zio provvidenzialmente piovuto da Palermo. «E se non c'era? Dove [...]
[...] l'avrebbe mandata? E don Mario, il marito?....» Don Mario arrivò all'alba, a rotta di collo, mandato 238 a chiamare con un espresso: il piangere [...]
[...] che faceva! come un bambino!... Ne avea voluto del bene alla moglie! E allo stesso conte! Questo era stato lo sbaglio! Sua madre, no: l'amicizia [...]
[...] cocchiere gli apriva, doveva salir sul tetto delle scuderie, scavalcare la balconata e di lì entrare in camera dell'amica.... Era stato un vero miracolo [...]
[...] , se per tanto tempo non l'avevano sorpreso!... L'ultima notte, scappato senza cappello, gli sbirri di ronda, l'avevano incontrato e stavano per [...]
[...] mandati a spasso. E quel giorno stesso tutti videro il contino Raimondo al Casino dei Nobili dove giocò e chiacchierò del più e del meno, come di [...]
[...] quel paese, di prendersela con la malignità dei proprii concittadini?... E a poco a poco quelle voci acquistavano credito: dicevasi perfino che [...]
[...] lui non si sarebbe messo a disturbare un'altra famiglia; chi lo giudicava capace di questo e d'altro, per soddisfare un capriccio. Scapolo, non [...]
[...] suo padre, a Milazzo. Giusto, tre giorni dopo, i difensori di Raimondo trionfarono: egli partiva per Milazzo, raggiungeva la moglie e le figlie [...]
[...] sconsigliata di donna Mara Fersa aveva fatto il pasticcio!... Gl'increduli andarono al palazzo Francalanza e all'albergo, per vedere se quelle [...]
[...] partenze eran vere. Erano verissime: donna Isabella e Raimondo erano partiti, l'uno per Milazzo e l'altra per Palermo; il principe si apparecchiava [...]
[...] all'annunzio delle novità pubbliche, dei voti dello Romagne e dell'Emilia per l'annessione al Piemonte, della dittatura di Farini, specialmente [...]
[...] del trattato di Zurigo che gli diè materia da sbraitare durante tutto l'autunno e tutto l'inverno. Coi Padri del partito liberale impegnava [...]
[...] , di tutti i sintomi d'un mutamento radicale. Ma, alla cessione di Nizza e della Savoia alla Francia, gongolò come se le avessero date a lui [...]
[...] mano, giuoco villano! Parlate, gridate, sbraitate finchè vi pare, ma senza rompere nulla! Chi rompe paga, e neppure i cocci sono suoi! — Siete [...]
[...] tutto da perdere e niente da buscare? Non sapeva darsi pace; l'avanzarsi vittorioso dei garibaldini lo esasperava; la formazione di squadre di [...]
[...] ribelli, il fermento che regnava in città e nelle campagne lo mettevano fuori di sè. Ma il suo furore rovesciavasi particolarmente sul duca, che [...]
[...] non udire, i «benpensanti» erano costretti a nascondersi! E quella bestia del generale Clary, con tre mila uomini sotto i suoi ordini, non usciva [...]
[...] un'aria importante e protettrice in famiglia quasi potesse far la pioggia e il bel tempo, Giacomo ad ogni buon fine prese le disposizioni per [...]
[...] , sotto ogni indugio, le squadre stavano per scendere in città, il principe andò a San Nicola per raccomandare il bambino all'Abate, al Priore e [...]
[...] a don Blasco, e fatto attaccar le carrozze, partì con tutti i suoi, da Ferdinando in fuori, il quale nè per pestilenze nè per rivoluzioni lasciava [...]
[...] , maturando il piano di sollevare il convento, di scendere in piazza e di unirsi ai rivoltosi grandi. Mancavano però di bandiere, e col pretesto di [...]
[...] apparare un altarino mandarono il cameriere a comprar carta variamente colorata. Il cameriere, con la bianca e la rossa, ne portò dell'azzurra [...]
[...] , nascosti insieme in un angolo del giardino perchè, tolta la politica, erano amici, dettero fuoco ai fiammiferi e cominciarono a tirare le prime boccate [...]
[...] . Usciva un fumo acre, amaro, pestifero, che bruciava gli occhi e la gola; Giovannino, pallidissimo, respirava a stento, ma continuava a tirare [...]
[...] .... Improvvisamente si fece bianco come la carta, gli si rovesciarono gli occhi e cominciò a vaneggiare: — Il Maestro.... acqua.... le bandiere.... Consalvo [...]
[...] !... Mi viene di vomitare.... Il principino buttò il suo sigaro e rientrò. Sentiva un principio di nausea, aveva il piè malfermo, la vista un po [...]
[...] . — Ma di che complotto parli?... Che hai? — Giovan.... la ri.... Stese le mani e cadde per terra come morto. Quando riacquistò i sensi si trovò a [...]
[...] , alla nausea, alla denunzia. Era dunque passata tutta una notte?... E Giovannino? — Anche lui!... Adesso sta meglio.... Il Maestro ha frugato [...]
[...] momento e passava tra i compagni costernati: — Com'è stato?... Sei stato tu?... — Io?... Ah, quel giuda di mio cugino!... — E il sangue gli montò [...]
[...] . Pallido e tremante, cominciò a protestare: — Maria Santissima!... Il Maestro?... Non sono stato.... Ma il cerchio gli si strinse intorno [...]
[...] : — Negalo, anche!... Hai coraggio solo per mentire, sbirro schifoso? pezzo di boia? — Vi giuro.... — Ah, spia fetente!... — e il primo pugno gli piovve [...]
[...] delatore, guardandosi turbati. A un tratto Giovannino esclamò: — La rivoluzione!... — e rientrò di corsa. Le squadre erano finalmente scese in città [...]
[...] s'udiva il rombo delle prime cannonate del castello Ursino. Don Blasco, nonostante il coltello che portava sotto la tonaca, verde dalla bile e dalla [...]
[...] , se vuole!.... Carogna! Traditore!... Il duca, in confabulazione con l'Abate e col nipote Priore, disapprovava invece l'attacco, riferiva il savio [...]
[...] e prudente ultimatum del generale Clary: — Clary mi disse ieri: «Aspettiamo quel che fa Garibaldi: se resta a Palermo, m'imbarco coi miei soldati [...]
[...] e me ne vado; se no, avrete pazienza voi altri: resterò io.» M pare che diceva bene! Che bisogno c'era d'attaccarlo?... Le sorti della Sicilia [...]
[...] . — Dopo che li ha scatenati?... E adesso fa il gesuita?... Per restar bene con Clary, se la ciurmaglia ha la peggio?... Il cannone tonava di rado [...]
[...] , esterrefatte, andavano ficcandosi nelle celle dei Fratelli; Garino, venuto dei primi a chiudersi a San Nicola, s'attaccava alla tonaca di don Blasco e [...]
[...] Radalì e gli altri ragazzi liberali, attorniato Frà Carmelo, gli dicevano; — Adesso arriva Garibaldi!... Andremo tutti via!... Non ci torneremo più [...]
[...] !... Prima di sera cessò lo scampanìo e il cannoneggiamento; don Blasco, andato a interrogare i passanti dai muri della Flora, tornò agitando le [...]
[...] braccia e smascellandosi dalle risa: — La gran rivoluzione è finita!... Sono usciti i lancieri, hanno nettato le strade!... Evviva!... Evviva [...]
[...] durata: il domani, avuti gli ordini da Napoli, Clary si preparò alla partenza; e consegnata la città a una Giunta provvisoria, s'imbarcò il giorno [...]
[...] di popolani avevano dato la caccia ad uno dei più tristi e odiati sorci di polizia, e uccisolo ne avevano portato in giro la testa. Tremava il [...]
[...] cuore al duca, all'idea di lasciare il sicuro asilo del monastero e di scendere nella città in fermento; ma i due Giulente lo assicuravano che [...]
[...] adesso tutto era cheto e che gli amici lo aspettavano. Così 247 traversarono insieme le vie deserte peggio che in tempo di peste, con tutte le [...]
[...] botteghe e le finestre sbarrate e un silenzio pauroso. Don Gaspare Uzeda, nonostante le assicurazioni del Giulente, nonostante le prove della [...]
[...] la corte piena di gente, nel salir su dove deliberavano; ma a poco a poco il sorriso gli spuntava sulle labbra pallide e chiuse, il sangue tornava [...]
[...] . Occorrevano quattrini per l'armamento della milizia e della guardia: aperta una sottoscrizione per raccogliere i primi fondi, il duca offerse [...]
[...] rivoluzione; si mise a capo delle dimostrazioni che andavano a prendere la musica dell'Ospizio di Beneficenza e al suono dell'inno garibaldino giravano [...]
[...] parlavano di libertà e d'eguaglianza, nessuno pensava a prendere un provvedimento che dimostrasse al popolo come i tempi fossero cangiati e i [...]
[...] privilegi distrutti e tutti i cittadini veramente ed assolutamente uguali. Egli propose e fece decretare l'abolizione del pane sopraffino. Allora [...]
[...] diventò un grand'uomo. Don Blasco, rimpiattato al convento, schiumava: non tanto, forse, per la rovina del suo partito e pel trionfo dell'eresia [...]
[...] in tutte le commissioni, un codazzo di ammiratori lo accompagnava al palazzo Francalanza, che egli aveva fatto riaprire e riabitava perchè la [...]
[...] chiusura non s'imputasse al borbonismo della famiglia: e la gente minuta, gli operai, tutti quelli che non sapevano che cosa sarebbe successo [...]
[...] , di giorno e di notte, con musiche e fiaccole e bandiere si succedevano sotto il palazzo come sotto le case dei vecchi liberali, di quelli che [...]
[...] !...» conducendo al caffè i volontarii garibaldini, pagando loro gelati, sigari e liquori. Formata la Guardia nazionale, lo fecero maggiore: tutti i [...]
[...] giorni egli mandava ai corpi di guardia bottiglioni di vino, focacce, pacchi di sigari, regali di ogni genere. E la sua fama cresceva, cresceva [...]
[...] ? A San Nicola!... All'annunzio che la colonna di Nino Bixio e di Menotti Garibaldi sarebbe giunta a Catania, il Governatore aveva mandato un [...]
[...] nazionale andò incontro, fuori le porte, alla colonna che entrò in città fra un uragano d'applausi; e i volontarii s'acquartierarono a San [...]
[...] Nicola, nei corridoi del primo piano e in quello dell'orologio: la paglia sparsa per terra, le rastrelliere, i fucili, le giberne, le baionette, le [...]
[...] passava muto, pallido, fremente, mentre i soldati gridavano evviva al Priore don Lodovico che faceva distribuire vino e focacce! Tutto il giorno [...]
[...] accarezzava. Ma, nel giardino, Giovannino corse a cogliere la più bella rosa e glie l'offerse, chiamandolo: «Generale!...» Consalvo se ne stette in [...]
[...] insegnato a dire voglio?... Per ora hai da star qui. E il duca, non solo approvò quella decisione, ma indusse il nipote a tornarsene [...]
[...] definitivamente con la famiglia in città, giacchè non c'era pericolo di sorta, e quell'ostinata lontananza, quelle dimostrazioni di paura potevano esser [...]
[...] prese in mala parte dal popolo. Arrivarono tutti dopo qualche giorno, il marchese e la marchesa soli e gongolanti nella loro carrozza che andava al [...]
[...] Sicilia. Nei primi giorni aveva aiutato lo zio Lorenzo e il duca a ordinare la rivoluzione, arringando il popolo, parlando nei circoli con una [...]
[...] l'opposizione del padre e della madre, s'era ingaggiato garibaldino, 251 nel reggimento delle Guide, ed era partito pel continente. Arrivando in [...]
[...] patria e le raccomandava di non piangerlo se la sorte gli avrebbe concesso di morire per l'Italia. Ella cominciò a leggere tutti i giornali e tutti [...]
[...] anche lui, la sua persona e la sua casa. Però dava un colpo al cerchio e uno alla botte; parlava contro il duca a don Blasco, contro don Blasco al [...]
[...] era diventata una versiera, dopo la caduta del governo legittimo, e ne invocava il ritorno e andava fino a promettere una lampada a Santa Barbara [...]
[...] ?....» Dolevano ancora le spalle al ragazzo, dalle busse toccate per lo spionaggio; e adesso egli faceva come vedeva fare allo zio 252 Priore, che [...]
[...] godeva la fiducia dell'Abate borbonico di tre cotte, e intanto era portato in palma di mano dai rivoluzionarii.... Che importava al principino di [...]
[...] borbonici e di savoiardi? Egli voleva andar via dal Noviziato; perciò serbava un segreto rancore contro il padre che non l'aveva contentato [...]
[...] . Del resto, con tutta la rivoluzione e la libertà e Vittorio Emanuele e l'abolizione del pane sopraffino a San Nicola non si scherzava, articolo [...]
[...] privilegi. Giusto in quei giorni i Giulente avevano raccomandato all'Abate un giovanetto, loro lontano parente, rimasto orfano a Siracusa e venuto a [...]
[...] timor di Dio, una grande vocazione per lo stato monastico. E l'Abate, ritenendo provata la nobiltà della famiglia, l'aveva preso a proteggere e fatto [...]
[...] colori, giudicandolo indegno di stare fra loro; e tra i monaci gli stessi liberali torcevano il muso: Vittorio Emanuele andava bene; l'annessione e [...]
[...] eleggere, altri predicavano il suffragio diretto. Ogni giorno, col Governatore della città, con don Lorenzo Giulente e i capi liberali, il duca [...]
[...] d'Italia!...» Questo consiglio, mentre accresceva a mille doppii la sua popolarità gli scatenava addosso più violento l'odio di don Blasco e di donna [...]
[...] un nuovo disegno: farsi nominare professore all'Università. Non v'erano stati parecchi suoi avi pubblici lettori? L'impiego era decoroso e [...]
[...] , potesse godere dell'anarchia e dell'usurpazione! — Tanto peggio! — urlava don Blasco. — Capirei un fedifrago risoluto, che avesse il coraggio del [...]
[...] , al direttore dell'ospedale militare di Napoli; e la risposta, prima che sui bollettini, fu resa di pubblica ragione in un manifesto affissato [...]
[...] al Municipio. Il volontario Giulente era ferito d'arma bianca alla coscia destra e si trovava nell'ospedale di Caserta; il suo stato era [...]
[...] soddisfacente e la guarigione assicurata. Egli arrivò quindici giorni dopo, la vigilia del plebiscito, con altri volontarii siciliani reduci dal Volturno [...]
[...] : lo zio Lorenzo, il duca d'Oragua, il Governatore e la Guardia nazionale andarono loro incontro. Il giovane s'appoggiava a un bastone e sventolava [...]
[...] il fazzoletto con la sinistra, rispondendo agli evviva della folla. Suo padre e sua madre piangevano, dalla commozione; il duca, facendo loro [...]
[...] chiara e ferma. — Noi non possiamo e non dobbiamo ringraziarvi di questa trionfale accoglienza, sapendo come i vostri applausi non siano diretti [...]
[...] alle nostre persone, ma all'idea generosa e sublime che guidò il Dittatore da Quarto a Marsala. — Scoppiò un uragano d'applausi in mezzo al quale la [...]
[...] voce dell'oratore si perdè. — ...sogno di Dante e Machiavelli, sospiro di Petrarca e Leopardi, palpito di venti secoli.... ad essa, alla gran [...]
[...] .... che un potere aborrito e spergiuro osò cancellare.... ma che splenderanno di più vivido raggio!... Cittadini! Applaudite voi stessi [...]
[...] , maestoso e marziale nella divisa di maggiore. Ma questi, all'idea di dover rispondere, si sentì a un tratto serrar la gola, vide a un tratto la [...]
[...] piazza trasformata in un mare terribile, vorticoso e ululante, le cui ondate saettavano sguardi; e lo spasimo della paura fu tale ch'egli dovette [...]
[...] , per terra; al portone del palazzo il duca ne aveva fatto scrivere uno gigantesco, col gesso; e il domani, in città nelle campagne, frotte di [...]
[...] persone li portavano al cappello, stampati su cartellini di ogni grandezza e d'ogni colore. 256 Donna Ferdinanda, al Belvedere, scorgendo i [...]
[...] contadini che, per non saper leggere, avevano messo le schede sottosopra, esclamava: — Is! Is! — e pronunziando chis, chis, che è la voce con la quale [...]
[...] anche lui un gran sì sul mare della Villa, per precauzione, e la folla dei contadini scioperati, giù in istrada, batteva le mani, gridava: «Viva [...]
[...] il principe di Francalanza!...» mentre, dentro, don Eugenio dimostrava, con la storia alla mano, che la Sicilia era una nazione e l'Italia un'altra [...]
[...] ; e donna Ferdinanda sgolavasi: — Ah, se torna Francesco! — Zia, non tornerà.... — esclamò alla fine Lucrezia. Allora la zitellona parve volesse [...]
[...] mangiarsela viva. — Anche tu, scioccona e bestiaccia? Sentite chi parla adesso! E non lo sai il nome che porti, pazza bestiona? Credi anche tu [...]
[...] agli eroismi di questi rifiuti di galera? o dei bardassa sguaiati e ciarloni? La botta era tirata a Giulente; Lucrezia s'alzò e andò via sbattendo [...]
[...] stretti, quasi per mordere. — Anche i ragazzi! Anche Consalvo! — E come il principino salì un momento a salutare i suoi, ella gli strappò quel [...]
[...] cartellino e lo fece in mille pezzi: — Così!... IX. — Bello!... Bello!... E questi bavagli, come sono graziosi!... Le calzettine, le [...]
[...] scarpette: avete pensato a tutto! La cugina Graziella esaminava, capo per capo, sotto gli occhi di Chiara e del marchese, il corredo del nascituro [...]
[...] : sei grandi ceste piene di tanta roba da bastare a un intero ospizio di lattanti; e trovava parole d'ammirazione per tutte le fasce, per tutte le [...]
[...] qualche cosa che voleva dire, ma che nè il marchese nè Chiara si decidevano a domandarle. - E le vesticciuole, non l'avete viste ancora? Guardate [...]
[...] avesse compreso che si parlava di sua sorella; e solo il marchese domandò, distrattamente, riponendo con bell'ordine la roba nelle ceste: — Chi ve [...]
[...] l'ha detto? 258 Allora la cugina sfilò la corona: — Me l'ha detto mio marito, iersera: certo e sicuro com'è certo che siamo qui! La domanda è [...]
[...] stata fatta da don Lorenzo, amichevolmente. Il duca vuol esser deputato, e il giovanotto sostiene la sua elezione scrivendo nell'Italia Risorta e [...]
[...] capite?... Lucrezia non entra nei panni, dalla contentezza; però gli zii don Blasco, donna Ferdinanda e don Eugenio le daranno da fare.... e il [...]
[...] maneggiare la bella roba, bianca, fine e odorosa, del nascituro; e il marchese, temendo che quei movimenti, a lungo andare, potessero affaticarla [...]
[...] mia moglie. Se essi dicono di sì, e Lucrezia è contenta! Per conto mio, ringrazio il Signore che finalmente mi sta concedendo una gran [...]
[...] consolazione; del resto, facciano quel che vogliono.... E la cugina restò con tanto di naso, avendo fatto assegnamento sopra uno scoppio d'indignazione; ma [...]
[...] , 259 torta la bocca quasi per inghiottire un boccone amaro, esclamò: — Certamente! Sono cose che riguardano la sua coscienza!... E anche [...]
[...] casa del principe. Sul portone, una comitiva di dieci o dodici individui, fra i quali c'erano i due Giulente, zio e nipote, cercavano del duca [...]
[...] . Ella si fermò, sorridendo a don Lorenzo e a Benedetto, facendo loro segno con la mano per chiamarli. — Che fate, in tanti rivoluzionarii? Volete [...]
[...] ! Mi rallegro della scelta!... E la commissione stava per salire dal grande scalone quando Baldassarre, spuntato dal secondo cortile, e fatto strada [...]
[...] a donna Graziella, avvertì: — Nossignori!... Favoriscano da questa parte.... Il principe, infatti, approvando il liberalismo dello zio e godendo [...]
[...] delle Sale Rossa e Gialla: aveva quindi destinato due stanze dell'amministrazione, a destra dell'entrata, perchè il duca vi ricevesse anche i [...]
[...] al duca.... Una bella commedia, giacchè tutto è combinato prima.... E solo i Giulente, di persone conosciute; tutto il resto, certe facce!... — Mio [...]
[...] zio è padrone di ricevere chi vuole — rispose il principe. — Adesso i tempi sono mutati, e non si posson fare tante difficoltà.... È quel che [...]
[...] dicevo anche a mia moglie.... — E voltati i tacchi, stava per andarsene, quando la voce di donna Ferdinanda, che sopravveniva, lo fece fermare. La [...]
[...] zitellona, più gialla del solito, sudava fiele, con una ciera arcigna e dura da mettere spavento. — Dunque è vero? — domandò a denti stretti [...]
[...] cosa bellissima, un partito vantaggioso, un terno al lotto.... — E tu non gli hai detto nulla, tu? — Io? Gli ho detto che dovrebbe tornare nostra [...]
[...] quel rompicollo che 261 le dice di volerle bene per vanità, facendo il repubblicano; e rispetterebbe invece i consigli di nostra madre, non [...]
[...] darebbe motivo di dispiacere a noi, non si preparerebbe tanti guai.... Perchè, speriamo pure che si ravveda e lo zio muti opinione; ma se questo [...]
[...] potranno andare d'accordo, con tanta diversità d'educazione e di.... A un tratto comparve Lucrezia. Il principe tacque come per incanto; la [...]
[...] principessa si fece ancora più piccola sulla sua poltrona, la cugina spalancò meglio gli occhi e l'orecchie. — Buon giorno, zia.... — cominciò la ragazza [...]
[...] ; ma donna Ferdinanda, levatasi da sedere e presala per mano, le disse brevemente: — Vieni con me. Passò di là e chiuse l'uscio. La cugina che le [...]
[...] contenersi e chiacchierare, mentre udivasi tratto tratto la voce di donna Ferdinanda alzarsi tanto che le parole arrivavano intere: «Voglio? Voglio [...]
[...] sentirla, bestiaccia?...» Queste parole furono gridate così forte, che la cugina e la principessa tesero tutt'e due le orecchie. Passò qualche [...]
[...] minuto di silenzio profondo; di botto, s'udì il rumore d'una seggiola rovesciata e subito dopo quello secco e brusco di un violento ceffone. La [...]
[...] ricomparve sola e venne a sedersi tranquillamente vicino alla nipote, stirandosi la palma della mano arrossita. Parlò del più e del meno, volle [...]
[...] sapere che cosa avevano a desinare e domandò notizie di Teresina, che giusto quel giorno era a San Placido, dalla zia Crocifissa. Poi si alzò per [...]
[...] un sacrifizio, e un sacrifizio non lieve; ma il patriottismo di cui ella ha dato tante e sì splendide prove, ci dà guanto che anche una volta vorrà [...]
[...] voce strozzata: — Cittadini, sono confuso.... e vi ringrazio, veramente.... Sono stato felice.... orgoglioso anzi direi.... di aver potuto [...]
[...] contribuire, come ho potuto, al riscatto nazionale... e della grand'opera dell'unificazione della nazione.... Ma, veramente, ciò che voi mi domandate.... è [...]
[...] saprei come disimpegnarlo.... al quale è d'uopo attitudini speciali che io non 263 possiedo.... E non vi mancheranno patriotti che assai meglio [...]
[...] .... Ci sono tanti che brigano il voto, ma noi non ci abbiamo fiducia. Vogliamo un buon patriotta e un signore come Vostra Eccellenza.... Allora [...]
[...] ..... — Farmi pregare? — esclamò il candidato, ridendo. — Mi prendete forse per un dilettante di pianoforte? Tutti sorrisero e il ghiaccio si ruppe [...]
[...] . Smesso la dignità grave e il linguaggio fiorito dell'ambasceria, ognuno disse la sua, in dialetto, alla buona, per indurre il duca ad [...]
[...] accettare. Sul nome di lui si sarebbero messi d' accordo; in caso di rifiuto, i voti si sarebbero sperperati sopra tre o quattro persone; e poichè era [...]
[...] sopra: domani, dopo domani, quando avrà ben ponderato, quando si sarà consigliato con i suoi amici, ci darà una risposta, e speriamo che sarà la [...]
[...] migliore assestamento del nuovo regime. Prese da un cassetto della scrivania una scatola di sigari: sigari d'Avana, color d'oro, dolci e profumati [...]
[...] , e ne fece larga distribuzione, stringendo la mano a tutti, ma più forte ai due Giulente. Il domani, l'Italia Risorta portava un articolo di fondo [...]
[...] quell'indipendenza che dà guanto di disinteresse e di sincerità. Ora allorquando il paese ha la fortuna di possedere un Uomo che risponde al nome di duca [...]
[...] GASPARE UZEDA D'ORAGUA, noi crediamo che ogni discussione si riduca un fuor d'opera, e che tutti i voti 265 dei cittadini, giustamente gelosi [...]
[...] del bene pubblico, debbono concentrarsi sul nome dell'illustre Patrizio!» La gran maggioranza del collegio era per lui e nel coro degli adepti le [...]
[...] liberale! Al Quarantotto egli non avea preso un partito? Ma non avea tradito, come tant'altri!... Però quelle voci parevano ridotte al silenzio, e [...]
[...] cantonate o circolavano pei caffè e le farmacie certi fogli anonimi dove si leggevano brutte notizie, giudizii inquietanti, oscure minacce; questa [...]
[...] roba era divenuta più rara, ma adesso ricominciava a circolare e conteneva, oltre che funesti pronostici sull'avvenire della rivoluzione [...]
[...] , allusioni maligne contro le persone più in veduta, e specialmente contro il duca. Erano poche parole, in forma dubitativa o interrogativa, ma [...]
[...] commento. E il cannocchiale del Quarantotto? Quello col quale aveva visto l'attacco e l'incendio, attorniato dai soldati di Ferdinando II! E le visite [...]
[...] di lui; ma non disse nulla. 266 — E non poter sapere da qual mano vengono! — esclamava Benedetto. — Non poter dare una buona lezione a [...]
[...] questi vigliacchi! — Che possiamo farci! — rispose allora l'offeso. — Sono i piccoli inconvenienti delle rivoluzioni e della libertà. Ma la libertà [...]
[...] corregge sè stessa.... Non ve ne date pensiero.... Però, appena quei due andarono via, egli si mise il cappello in capo e salì difilato a San [...]
[...] da lui e dalla sua comarca. Che egli se la prenda con me, non m'importa; mi giova, anzi, procurandomi maggiori simpatie; ma se continua a [...]
[...] prendersela con tutti, a sparger sospetti e notizie bugiarde, potrà toccargli qualche dispiacere. Te l'avverto, perchè tu che gli stai vicino glie lo [...]
[...] verde come l'aglio. — Dite a me?— esclamò. — Siete impazziti, voi e chi vi manda. Dovete sapere che se io ho da dire ciò che sento, lo dico sul muso [...]
[...] a chi si sia, occorrendo anche a Francesco II, che Dio sempre feliciti! — e fece un inchino profondo. — Figuratevi un po' se ho paura di questa [...]
[...] manetta di briganti e carognuoli e.... — e qui ricominciò a sfilare una litania più terribile delle solite. Ma i cartelli anonimi divennero da quel [...]
[...] giorno, più rari, e a poco a poco cessarono. Il monaco, a cui la bile quasi schizzava dagli occhi, sfogavasi in casa del principe — quando il [...]
[...] 267 ai quali quelli scambiati tra facchini e donne di mal affare erano complimenti e zuccherini. E la sua rabbia aveva un bersaglio più vicino e [...]
[...] , insozzando il nome degli Uzeda, facendone ludibrio, sposando quella carogna! — Ah, razza putrida e schifosa! Ah, porco Vicerè che la creasti!... Meglio [...]
[...] sarebbe stato.... (mettere al mondo solo dei bastardi, era l'idea espressa dalle turpi parole) piuttosto che generare questo nipotame sozzo e [...]
[...] se la messe sotto. Pallida e muta, ella lasciava passare la tempesta, chinava gli occhi, non piangeva, pareva non sentisse neppur dolore, quasi [...]
[...] fosse fatta di marmo. Non si confidava a nessuno, non chiedeva aiuto allo zio duca che sapeva amico di Benedetto e fautore del matrimonio, non [...]
[...] diceva una parola dei suoi tormenti a Ferdinando che veniva a palazzo unicamente per lei, lasciando in asso le sue bestie imbalsamate e da [...]
[...] nell'Italia Risorta e nelle stampe volanti intitolate: Chi è il duca d'Oragua, Un Patrizio patriotta, e via discorrendo. «Fin dal 1848 l'insigne gentiluomo [...]
[...] contributo della sua attività e delle sue sostanze alla causa nazionale. Ai primordii del movimento liberatore, corre in patria, poichè egli vuol [...]
[...] parte dei dolori e delle gioie dei suoi amati concittadini. Qui è largo del suo prezioso ausilio ai liberali, e fa sentire ai rappresentanti [...]
[...] le fila della nazionale milizia, palladio di libertà; acquista per essa divise, munizioni e non pochi brandi. Apre la sua casa avita a Bixio ed a [...]
[...] , volendo esser primo ai sacrifici, ultimo agli onori. Ma il Paese lo vuole. La sorella Palermo ce lo invidia. E chi porta il nome di DUCA [...]
[...] all'altro mondo; e quando pure vivesse.... Egli insisteva spesso su questo tono, ripeteva che sua sorella era libera di prendersi Giulente, ma le parole [...]
[...] gli cascavano di bocca, troncava a mezzo il discorso, come se avesse dell'altro da dire, e tacesse poi per prudenza, per convenienza, per non [...]
[...] agiato, anche.... Io non ho i pregiudizii della zia Ferdinanda e di don Blasco; i tempi oggi sono mutati.... Vostra Eccellenza si persuada pure [...]
[...] cercartela?... — Perchè?... Perchè?... Vostra Eccellenza non sa nulla, era a Palermo in quel tempo!... — E allora gli confidò i dispiaceri che la [...]
[...] perfino di volerla spogliare con tutti gli altri. — Adesso, se va a marito, bisognerà finirla con tutta questa storia.... E Vostra Eccellenza vedrà [...]
[...] della nascita aveva certo la sua importanza; 270 non tanto per sè stessa quanto per quella della educazione, dei principii morali e religiosi che [...]
[...] nemici dell'ordine sociale, del potere legittimo, della Santa Chiesa; e non si contentava di far ciò a parole, ma veniva agli atti. E una Uzeda [...]
[...] , l'accordo poteva regnare tra loro? E poi, lasciamo star questo, ma Giulente, benchè facoltoso, l'avrebbe mantenuta con quel lusso al quale era stata [...]
[...] avvezza? Aveva idee ed abitudini signorili?... Dunque, la famiglia non si opponeva per puro capriccio, ma per ragioni valide e gravi. Però, dice [...]
[...] senza l'approvazione, il beneplacito, la benedizione di quelli che rappresentavano le felici memorie di suo padre e di sua madre non poteva sperar [...]
[...] pace e felicità. Lucrezia non aveva risposto una sillaba. — Che cosa vogliono — disse, quando il confessore tacque — per lasciarmelo sposare [...]
[...] ragazza come te non avrebbe risposto altrimenti. E il principe che ti vuol bene, ti sosterrà! Mettetevi d'accordo, siate sempre uniti: questo è il [...]
[...] vostro interesse reciproco e la consolazione di chi vi guarda di lassù. Così, quando il duca, che non aveva ancora parlato con la nipote della [...]
[...] domanda di Giulente, glie la partecipò e le disse nel tempo stesso che Giacomo desiderava, prima che gli si desse una risposta, sistemare le 271 [...]
[...] , dimostrandone con gran lusso di documenti e di cifre la giustezza; dimostrando altresì che la parte del padre non era mai esistita fuorchè nella fantasia [...]
[...] situazione degli altri legittimarii. Avevano tutti ragione, o hanno torto tutti: non pare a Vostra Eccellenza logico e giusto? Giacchè dobbiamo [...]
[...] metter mano alla carta bollata, bisogna uscirne in una sola volta. Ne parli Vostra Eccellenza agli altri e li metta d'accordo. Chiara e il marchese [...]
[...] 272 una transazione, giacchè non vivevano se non dell'attesa del figlio, e la gioia di cui l'imminenza dell'avvenimento li colmava era tale [...]
[...] per lei non c'è la questione degli interessi, e Giacomo li pagherà fino all'ultimo. — Io ho preso la mia cara Chiara pel bene che le voglio, e non [...]
[...] pei quattrini... — e chinatosi sulla moglie, Federico la baciò in fronte, come faceva ogni momento. — Ma il legato dello zio canonico? l'assegno [...]
[...] matrimoniale? — rammentò ella, per non lasciare sopraffare il generoso marito. — Giacomo non intende riconoscerli, e non so se ha ragione o torto [...]
[...] concluso, con giubilo immenso del marito e della moglie. Restava Ferdinando, dal quale il principe voleva le due mila onze di quota di debiti [...]
[...] nulla di nulla, e restò a bocca aperta quando il duca, per cavare una buona volta i piedi da quel negozio, gli riferì ogni cosa. — È venuto un buon [...]
[...] anche lei; però tuo fratello vuol definire la pendenza con te, una volta che è la stessa quistione... Questa è la malattia di Lucrezia.... — E perchè [...]
[...] Giulente, ma più specialmente Benedetto, avevano scovato gli elettori, compiute tutte le formalità dell'iscrizione; mattina e sera veniva gente [...]
[...] candidato dava udienza ai suoi fautori, il cameriere del marchese venne di corsa a chiamare il principe e la 274 principessa, perchè Chiara [...]
[...] era sul punto di partorire. Quando Giacomo e Margherita arrivarono in casa di lei, trovarono Federico che faceva come un pazzo, dall'ansietà [...]
[...] cambio al letto della partoriente. Il principe restò con lui e la principessa entrò nella camera di Chiara. Nonostante il travaglio del parto [...]
[...] , dal disgusto prodottole da quella vista; e le levatrici, la cugina, la cameriera si guardavano costernate, esclamando: — E chi vuol dare la [...]
[...] ? Fu donna Graziella quella che dovette andargli incontro e prepararlo al brutto colpo: — Cugino, di buon'animo!... Chiara è liberata.... — È [...]
[...] cari lo stesso.... — E dov'è?... Portatela qui.... — fece ella, con un nuovo sospiro. In quello stesso punto la cameriera, dietro ordine della [...]
[...] ; disse al marito: — Era tuo figlio!... E ordinò che non lo portassero via, pel momento. Arrivavano frattanto gli altri parenti, don Eugenio, donna [...]
[...] disposizioni del collegio: Benedetto pareva Garibaldi quando disse a Bixio: «Nino, domani a Palermo!...» Il domani infatti egli corse su e giù per [...]
[...] riuniti tutti gli Uzeda borbonici, ad eccezione di don Blasco il quale dopo la transazione dei nipoti, la conclusione del matrimonio di Lucrezia e la [...]
[...] candidatura del fratello, pareva veramente impazzito. La marchesa stava discretamente 277 in salute e pareva sopportare con sufficiente [...]
[...] rassegnazione la sua disgrazia; il marchese non lasciava il capezzale della puerpera e si chinava a parlarle all'orecchio: nessuno dei due ascoltava i [...]
[...] visita alla zia col Priore e Frà Carmelo. Chiara aveva mandato a chiamare Ferdinando, e lo aspettava con viva impazienza: quando egli apparve se [...]
[...] lo fece venire accanto e gli parlò piano, lungamente. Poi chiamò la cameriera, e cavato di sotto al guanciale un mazzo di chiavi, glie lo diede [...]
[...] , ordinandole in mezzo al frastuono della conversazione: — Sai la boccia dello strutto, nel riposto?... la grande?... Prendila, vuotala e nettala [...]
[...] vuole lo spirito. La marchesa ordinò che andassero a comprarlo; e allora in mezzo al cerchio dei parenti stupefatti, fu recato il feto, giallo [...]
[...] come di cera, che Ferdinando lavò, asciugò e introdusse poi nella boccia dove versò lo spirito e adattò il tappo. — C'è un po' di sego?... di creta [...]
[...] ?... — Ho il mio cerotto, se ti serve.... — disse il marchese. E del cerotto che appostava la camera, Ferdinando spalmò l'incastratura del tappo [...]
[...] arrivata a palazzo, che s'udirono di lontano suoni confusi: battimani, grida, squilli di tromba e colpi di gran cassa. Una dimostrazione di cittadini [...]
[...] d'ogni classe con bandiere e musica, capitanata dai Giulente, veniva ad acclamare il primo deputato del collegio, l'insigne patriotta. Il [...]
[...] spalancato. La folla gridava: «Viva il duca d'Oragua! Viva il nostro deputato! mentre la banda sonava l'inno di Garibaldi e alcuni monelli, animati [...]
[...] tutti, prodigando ringraziamenti, mentre dalla via veniva il frastuono delle grida e degli applausi, e il principe, visto nel crocchio un [...]
[...] s'inchinò, esclamando raggiante: — Signora principessa, signorina, sono felice e superbo di presentar loro la prima volta i miei omaggi in questo [...]
[...] fausto giorno che è di festa per la loro casa come per tutto il paese.... — Viva Oragua!... Fuori il duca!... Viva il deputato! — urlavano giù. E [...]
[...] ! Evviva!... Giallo come un morto, afferrato alla ringhiera con tutte e due le mani, con la vista ottenebrata, immobile in tutta la persona [...]
[...] , l'onorevole cominciò: — Cittadini.... Ma la voce si perdeva nel tumulto vasto e incessante, nel coro assordante degli applausi; l'attitudine del deputato [...]
[...] aggiunge quest'altra: di obbedire ancora una volta alla volontà del paese e di rappresentarci in quell'augusto consesso dove per la prima volta [...]
[...] avremo la somma ventura di veder sedere il duca d'Oragua. Viva il nostro deputato!... Viva l'Italia!.... Uno scroscio finale d'applausi rintronò e [...]
[...] padre — sono quelli che fanno le leggi nel Parlamento. — Non le fa il re? — Il re e i deputati insieme. Il re può badare a tutto? E vedi lo zio [...]
[...] voleva ancora bene alla moglie e la piangeva giorno e notte peggio che se fosse morta; ma la madre vegliava per lui. Donna Isabella, dunque, non [...]
[...] innocenti creature!... E la buona gente compiangeva la contessa, così mite, così dolce, così devota al marito e condannata intanto — che cosa è il [...]
[...] Giulente con la signorina Lucrezia. Quest'avvenimento, benchè previsto e discusso da tanto tempo, aveva già provocato un risveglio dei partiti in cui i [...]
[...] famigliari del principe eran divisi; e mentre Giuseppe, il portinaio, si scappellava inchinandosi all'arrivo del fidanzato come se rincasasse il [...]
[...] padrone in carne ed ossa, Pasqualino Riso non si toccava neppure il berretto, da sotto l'arco del secondo cortile dove stava a prendere il sole, e a [...]
[...] mala pena degnavasi d'abbassar la pipa e di voltarsi di fianco se gli veniva di tirare uno scaracchio. Solo Baldassarre serbava la sua bella [...]
[...] imparzialità, badando esclusivamente al servizio e trattando il promesso della signorina come lo vedeva trattato dal principe: con grande compitezza ma [...]
[...] senza confidenza. «I padroni sono padroni» diceva il maestro di casa; e se udiva il basso servitorame discutere con troppo calore della scelta [...]
[...] della padroncina, rimandava i famigli alla stalla e gli sguatteri a cucina. «È forse tua sorella, animale?» Che cosa avevano essi da vedere se donna [...]
[...] Ferdinanda e don Blasco, sempre d'accordo quantunque non si potessero tollerare, non venivano più a palazzo, disapprovando il matrimonio? Faceva [...]
[...] per suo piacere, non già per esercitare la professione. E quantunque non fosse della costola d'Adamo, pure aveva l'educazione dei signori, dava [...]
[...] dell'Eccellenza al padre e alla madre; quand'era entrato in casa della promessa aveva regalato alla servitù quel che si deve. Forse i suoi parenti [...]
[...] suoi dipendenti cicalassero; ma le chiacchiere non finivano mai, e soltanto l'arrivo del contino le avviò sopra un altro soggetto. Che il padroncino [...]
[...] Raimondo non fosse venuto per affari, come certuni volevano dare a intendere, era certo e sicuro agli occhi della servitù: se fosse venuto per [...]
[...] affari avrebbe portato almeno una valigia, non già quel sacchetto con due camicie e due paia di calze e di mutande; nè avrebbe avuta quella brutta [...]
[...] ciera, lui che era sempre di buon umore, lontano dalla moglie! Gli affari, se mai, li aveva col principe suo fratello, e invece se ne andava [...]
[...] tutti i giorni dalla zia donna Ferdinanda, quella che era servita di coperchio, nei primi tempi dell'amicizia con la Fersa. E donna Ferdinanda [...]
[...] diceva chiaro a tutti la sua opinione; allo stato delle cose, attesa l'incompatibilità dei caratteri tra marito e moglie, non c'era da far altro che [...]
[...] separarsi, da buoni amici: mettere le ragazze in collegio, maritarle al più presto, e del rimanente ciascuno per la sua via. Il principe [...]
[...] lasciata la lingua a casa o, se diceva qualcosa, parlava del più e del meno, con aria distratta, impacciandosi meno che mai di quel che avveniva in [...]
[...] alle quali egli avesse già manifestato la propria opinione. E appena appena s'accorse di Giulente, del futuro cognato. 284 Lucrezia [...]
[...] proprio conto e quasi imposto agli altri, non si rammentava neppure. Il giovane, articolo interesse, quasi non l'aveva lasciata dire, poichè [...]
[...] voleva lei e non la dote, poichè a quel patto s'era ottenuto il consenso del principe. Tuttavia questo consenso era così freddo che pareva [...]
[...] strappato per forza; senza contare che don Blasco e donna Ferdinanda non venivano più a palazzo, che lo stesso don Eugenio faceva il viso dell'arme al [...]
[...] retta: sono tutti pazzi! Senza ragione ti odiano, senza ragione un bel giorno faranno pace!...» E gli narrava le loro pazzie, gli suggeriva il modo [...]
[...] a nobiltà. E i Giulente avevano la mania d'essere nobili o per lo meno nobilitati dalla lunga serie di magistrati avuti in casa: loro più grande [...]
[...] cruccio era per la mancata istituzione del maggiorasco. Pertanto custodivano gelosamente i diplomi e i ritratti di tutti i dottori, giudici e [...]
[...] presidenti dai quali discendevano, e si vantavano per le nobili alleanze contratte, specialmente nelle ultime generazioni. Così agli occhi della [...]
[...] a una certa distanza. In queste condizioni il matrimonio di Benedetto con la sorella del principe di Francalanza era una fortuna, e come tale [...]
[...] la consideravano don Paolo e donna Eleonora sua moglie. Dall'orgoglio d'essere riusciti a combinarlo, essi neppure s'accorgevano della freddezza e [...]
[...] dell'ostilità degli Uzeda, 285 e l'attribuivano al liberalismo di Benedetto: il giovane, vano com'essi, ma meno accecato, la notava, e lavorava [...]
[...] a vincerla. S'era subito accaparrata la simpatia della principessa, evitando di darle la mano e lodandole la bellezza e il talento di Teresina [...]
[...] si mise a parlare di cose storiche e artistiche, dei Vicerè Uzeda, ascoltando a bocca aperta le sentenze del cavaliere; poi lo pregò di fargli [...]
[...] vedere le sue collezioni d'arte e si profuse in elogi alla vista di tutti i cocci e di tutte le tele imbrattate, pasteggiando a superlativi dinanzi [...]
[...] , Benedetto si trovava spesso tra due fuochi, perchè don Eugenio e don Cono magnificavano le glorie cittadine, i patrii monumenti, e Raimondo [...]
[...] ; ma poichè don Cono sosteneva che discettazione non significava dissertazione, tra i due s'erano impegnate discussioni molto più lunghe e vivaci [...]
[...] alla freddezza che gli dimostravano, alla guerra dichiaratagli dal monaco e dalla zitellona. — Credo che siano sinonimi.... — rispose. — Avete [...]
[...] cognato 286 in altro modo. Il codice sardo aveva sostituito, nel maggio 1861, quello napoletano, e giudici, avvocati e litiganti ammattivano [...]
[...] sulla nuova legge. Benedetto, un po' per amore allo studio, un po' per zelo patriottico, lo aveva sviscerato col suo maestro; e allora, discorrendo [...]
[...] di questo e di quello, il principe induceva il giovanotto a istituire confronti tra i due testi, a indicarne le differenze e le concordanze [...]
[...] quella istituzione potevasi benissimo sostenere.... Per ingraziarsi tutti quegli Uzeda egli ne secondava e incoraggiava le opinioni; ma [...]
[...] padre e infatuamento liberale dello zio si davano la mano in lui; talchè, gloriandosi di discendere dal Mastro Razionale Giolenti, sosteneva, a [...]
[...] , d'intendere e di soddisfare i bisogni della nazione...» Ma, a quelle uscite, egli perdeva il cammino fatto: il principe e il cavaliere non [...]
[...] , — diceva Benedetto, — del capitolo sugli impedimenti, impedienti e dirimenti. Ho avuto per le mani molte opere sul soggetto; ma lo sviluppo, la [...]
[...] ricchezza di testi e di commenti di questa sono davvero ammirabili. — Sì, sì... — confermò per quella volta il cavaliere; - l'ho letta anch'io. — Come [...]
[...] hai detto? — domandò Raimondo. — Impedimenti?... — Impedienti e dirimenti. — Impedimento impediente però, — fece osservare don Eugenio, — mi pare [...]
[...] parole: ostacoli che impediscono la celebrazione e ostacoli.... — Permetti! — interruppe il Gentiluomo di Camera. — Impedimento che impedisce è una [...]
[...] l'espressione legale! E i dirimenti, — domandò a Giulente, — quali sono? — Gli impedimenti dirimenti sono quelli che annullano il matrimonio quando è già [...]
[...] sorrisero, e per quella sera il discorso restò lì. Ma qualche giorno dopo Raimondo ridomandò curiosamente al cognato: — E così, non hai [...]
[...] . — E li disse in latino: — Error, conditio, votum, cognatio, crimen.... — Basta! Basta! È inutile, non capisco.... — E gli voltò le spalle. Però [...]
[...] , prima d'andar via, Benedetto lo chiamò da parte: — Non potevo spiegarmi dinanzi alle donne. Gli impedimenti sono questi: — E li enumerò e li [...]
[...] Giulente, suo zio don Lorenzo, tutti gli amici politici del deputato, e anzi parlavasi d'andargli incontro, se veniva per via di terra, di preparargli [...]
[...] una dimostrazione. Egli giunse par via di mare e non era solo: il barone Palmi, nominato senatore dopo la rivoluzione, lo accompagnava. Questi [...]
[...] contino e sua moglie? che si trattava già di separazione? Ma allora, il duca? Perchè tornava anche lui?... In città l'arrivo del deputato mise una [...]
[...] rivoluzione, e le visite cominciarono a piovere al palazzo: prima di tutti don Lorenzo Giulente col nipote, poi alcune autorità, le rappresentanze [...]
[...] di parecchie società politiche; poi una quantità di cittadini d'ogni classe, pezzi grossi, antichi amici e nuovi patrioti che venivano a salutare [...]
[...] l'Onorevole, a ringraziarlo delle grandi cose fatte a Torino e, mentre c'erano, a chieder notizia degli affaretti particolari che gli avevano [...]
[...] raccomandati. Come al tempo dell'elezione egli riceveva giù, nelle stanze dell'amministrazione, e ringraziava dei ringraziamenti, s'ammantava di [...]
[...] modestia; ma, alle domande degli ammiratori, descriveva le sedute del Parlamento, la visita fatta a Vittorio Emanuele e al «povero» Cavour, la vita [...]
[...] politica della capitale; e tutti stavano intenti a udirlo. Non aveva aperto bocca, in Parlamento, neppure per dir sì o no; ma in sala l'uditorio non lo [...]
[...] quanto una pica vecchia, senza neppur sentire la fatica del viaggio. Cavour gli aveva promesso mari e monti: che peccato che il gran ministro fosse [...]
[...] vegliare al mantenimento delle promesse, in quei giorni egli non avrebbe dovuto lasciare la capitale; ma era dovuto venire in fretta e in furia per [...]
[...] , egli fece un segno a don Lorenzo, e questi condusse via tutti. 290 Ma l'Onorevole non andò a letto. Raimondo, avvertito da Baldassarre che lo [...]
[...] proposito di che? — rispose il nipote, quasi non comprendesse. — A proposito di tua moglie e della tua famiglia!... Tuo suocero è qui, non sai [...]
[...] , non le hai scritto un rigo, non ti sei curato di nessuno dei tuoi, quasi non esistessero; e dici.... — Sono venuto qui perchè avevo da fare. Non [...]
[...] posso star cucito alla gonna di mia moglie, insomma. — E lo guardò in faccia. — Va bene; qui non si parla di star cucito! — rispose il duca. — Ma [...]
[...] vero! — Me l'ha detto tuo suocero.... l'ho sentito ripetere da tutti.... 291 — È falso! — ripetè il nipote con voce forte e un poco [...]
[...] pulcinella — Egli parlava adesso duramente, a denti stretti, con gli occhi rossi; e il duca, cambiato tono anche lui, esclamava, secondando il nipote [...]
[...] importa: diremo che non voleva dare impaccio a Giacomo.... si troverà una ragione.... E tu, comprendi che bisogna pigliare gli uomini come sono [...]
[...] , quasi fosse divenuta di marmo, e Giacomo si difendeva gettando la colpa sullo zio duca, sul Babbeo e sulla stessa sorella, la zitellona era [...]
[...] finalmente andata via facendo sbattere tutti gli usci, gridando. «Riderà bene chi riderà l'ultimo!» e appena giunta a casa, chiamato la cameriera, il [...]
[...] cocchiere e il mozzo di stalla, aveva tratto dall'armadio un foglio di carta e l'aveva fatto in mille pezzi: «Neppure un soldo, così!... » Ella [...]
[...] pretendeva che i nipoti le portassero obbedienza e le stessero sottomessi per via dei quattrini che, non avendo figliuoli, avrebbe loro lasciati [...]
[...] era andato egli stesso a trovarla, a prendersi addosso, umile e muto, la pioggia di improperii rovesciata dalla zitellona. E a poco a poco, pel [...]
[...] rottura definitiva. Come 293 Giulente, la Palmo macchiava la casa degli Uzeda: ella non voleva che ci rimettesse piede. E difendeva donna [...]
[...] l'altra le avevano portate le due notizie dell'arrivo del duca e del barone e dell'imminente riconciliazione tra suocero e genero. Raimondo non [...]
[...] s'era fatto vivo; l'avvenimento stava per compiersi ad insaputa di lei! Allora, il tempo di far attaccare, e subito a palazzo.... Quando ella entrò [...]
[...] nella Sala Gialla c'erano il principe e la principessa, don Eugenio, il duca, Lucrezia col promesso, Chiara col marchese e Raimondo che [...]
[...] ricondotta la pace in una famiglia che.... — Piccoli malintesi! I giovani hanno le teste calde! esclamò con un sorriso tra di modestia e di compatimento [...]
[...] l'Onorevole. 294 Raimondo aveva finito intanto di parlare con la zia. e ricominciava a passeggiare su e giù: era verde in viso e si [...]
[...] essere incinta di sette mesi. Dopo due disgraziate gravidanze passate ad ascoltare ogni prescrizione di medici, ogni consiglio di levatrici e [...]
[...] ogni opinione di femminucce, aveva finalmente mutato sistema di punto in bianco, facendo a modo suo in tutto e per tutto, andando fuori in carrozza [...]
[...] e a piedi, salendo e scendendo scale, trangugiando tutte le miscele che si persuadeva dovessero giovarle. Ella dichiarava alla cognata di non [...]
[...] esser mai stata così bene come ora: «Quegli asini! Quegli impostori!... E le levatrici?... L'altro giorno non ebbe l'ardire di venir da me [...]
[...] , donn'Anna? La presi per le spalle e le dissi: «Cara donn'Anna, tre mesi dopo che sarò partorita se volete venire a trovarmi mi farete tanto piacere; ma per [...]
[...] , vedendola spuntare, soffiò più forte, e andò a dire concitato allo zio: — Quest'altra pettegola, adesso? Ha da esserci tutta la città?... Non vede [...]
[...] ripassò di là e poco dopo comparve insieme col senatore. Questi era 295 pallidissimo, si vedeva sotto le sue guance il movimento delle mascelle [...]
[...] nervosamente contratte. — Raimondo, — esclamò il deputato disinvolto e conciliante; — c'è qui tuo suocero.... Il conte s'era fermato. Senza cavar le [...]
[...] mani di tasca fece col capo un breve gesto di saluto e disse: — Come sta? Palmi rispose: — Bene; stai bene? — E salutò in giro gli astanti [...]
[...] . Nessuno fiatava, gli sguardi si volgevano tutti sul barone. Anche le mani gli tremavano un poco, e non guardava in viso il genero. — Accomodatevi [...]
[...] , don Gaetano! — riprese il duca, prendendolo pel braccio e facendogli amichevole violenza. Palmi allora sedette tra la principessa e la marchesa [...]
[...] duca tossicchiò un poco, come per un principio di raucedine; poi gli domandò: — Tu quando raggiungeresti tua moglie? Egli rispose secco e breve [...]
[...] nessuno disse nulla. — Allora, — continuò, — potreste fare così: tu andrai a prenderla e poi ve ne verrete tutti insieme. Che ne dite, barone [...]
[...] ? — Come credete, — rispose Palmi. A un tratto s'udì per la terza volta una carrozza che entrava nel cortile e tutti gli occhi si volsero verso 296 [...]
[...] estranei, il monaco s'era visto perso. Le brighe del convento l'occupavano fino a un certo punto; le grida e le bestemmie contro i liberali [...]
[...] , sbuffante e smaniante, più di una volta era stato sul punto d'andarsene dal principe; ma, giunto a mezza via, s'era pentito, non aveva voluto dare [...]
[...] al nipote la soddisfazione di cedere pel primo. All'annunzio dell'arrivo del duca e del barone, della pace che si doveva celebrare tra suocero e [...]
[...] genero, non era stato più alle mosse. Il principe gli andò incontro a baciargli la mano. Lucrezia e Giulente, seduti accanto, erano i più vicini [...]
[...] all'uscio d'entrata ; e il giovanotto s'alzò, come aveva fatto per la zitellona, al passaggio del monaco; ma questi tirò dritto verso il centro [...]
[...] della sala. Al secondo affronto, Lucrezia si fece più rossa, e costretto il promesso a sedere: — La pagheranno, sai! — disse, — la pagheranno [...]
[...] . 297 Per animare la conversazione languente, e vincere la freddezza da cui tutti erano impacciati, e rendersi utile, la cugina aveva cominciato a [...]
[...] chiedergli notizie del suo viaggio attraverso l'Italia; e il deputato parlava a vapore: — La baraonda di Napoli, eh? Che paesone! Pareva che [...]
[...] sottile ironia: — Tal e quale, sai! Due goccie d'acqua.... — Le strade dice che son tagliate allo stesso modo.... — Ma sì! Ma sì!... Anzi diciamola [...]
[...] strada, li diresse alla parte opposta, alla finestra dove don Blasco udiva dal nipote le notizie dell'accaduto. — Dice che raggiungerà sua moglie e [...]
[...] ficcare dovunque il naso? Ma il perchè lo so io, il perchè.... lo so io, il perchè!... E stava per continuare, per vuotare il sacco, quando entrò [...]
[...] Baldassarre, grave e dignitoso come la solennità richiedeva: — Eccellenza, — disse al duca, — ci sono le rappresentanze delle società che chiedono [...]
[...] , restate!... Un momento, e torno subito..... — Ho qualche cosa da sbrigare anch'io; grazie! — Verrete almeno a pranzo con noi? — Grazie; parto oggi [...]
[...] stesso; ho fissato uno straordinario. Fu inutile insistere; il barone opponeva un rifiuto cortese, ma freddo. Salutò tutti in giro e andò via [...]
[...] accompagnato dal duca che scendeva giù a ricevere i suoi elettori, mentre Raimondo s'avviava da parte sua alle proprie stanze. E i tre non erano [...]
[...] dieci parole in mezz'ora! — rincarò la cugina; — che cosa aveva? che gli hanno fatto? — E il marchese: — Quando si è di quell'umore non si va in [...]
[...] casa delle persone!... — E come faceva il sostenuto! — aggiunse sua moglie. Benedetto Giulente, dal suo posto, osservò: — Quella partenza pare un [...]
[...] bestia, l'imbecille e il buffone in questo caso è chi invita! Benedetto, quantunque il monaco non lo guardasse, fece col capo un gesto tra d'assenso [...]
[...] ! E quella bestia che lo prega per giunta e che gli dà ragione! Per renderlo più presuntuoso ed arrogante!... Benedetto, che stava seduto quasi di [...]
[...] faccia, badava a chinare il capo con un gesto continuo ed eguale, come un automa, e poichè la cugina cicalava piano con Chiara, e don Blasco [...]
[...] , tirato pel bottone del soprabito il marchese, sfogava con lui, e il principe se ne stava quatto quatto, e la principessa più quatta di lui, quel [...]
[...] gesto d'assenso e d'approvazione attirò alla lunga gli sguardi della zitellona. — Mentre la ragione sta dalla parte di Raimondo, — continuava [...]
[...] carattere troppo difficile.... Donna Ferdinanda non gli rispose, anche perchè in quel momento il marchese s'alzava, e Chiara con lui; ma, andando via [...]
[...] insieme coi nipoti, fece un breve cenno del capo per rispondere al nuovo e più profondo e più rispettoso saluto del giovanotto. Intanto il duca [...]
[...] , giù nell'amministrazione, riceveva i delegati dei sodalizii e una gran quantità di elettori influenti e una vera processione d'ammiratori di ogni [...]
[...] dinnanzi al deputato; per due persone che andavano via, quattro ne sopravvenivano; 300 e non essendoci più posto da sedere, tutti stavano in piedi [...]
[...] , industriale e commerciale del paese. «Questo era il programma di Cavour. Che testa! Ragionava della Sicilia come se ci fosse nato; sapeva il [...]
[...] prezzo dei nostri frumenti e dei nostri zolfi meglio di un sensale di piazza....» Il governo gli aveva promesso una quantità di provvedimenti per [...]
[...] l'isola, giacchè bisognava pensare a tutto: dall'educazione della gioventù al lavoro per gli operai. A poco alla volta, con la concordia e la pace, la [...]
[...] prosperità pubblica e privata sarebbe stata raggiunta. Egli la faceva quasi toccar con mano, e le persone venute per sapere che ne era delle loro [...]
[...] per la città la nuova della riconciliazione avvenuta tra il conte e sua moglie: opera e merito del duca, il quale aveva fatto il sacrifizio di [...]
[...] deputato; dal cortile del palazzo al Gabinetto di lettura, tutti ad una voce giudicavano che in questa occasione egli aveva fatto opera buona e [...]
[...] soddisfazione alla canaglia! Perchè si dica che difende la morale!... E per un'altra ragione ancora.... 301 per ingraziarsi quell'altro cialtrone amico [...]
[...] anni di lontananza, tra i parenti del marito, essi medesimi, alla prima, non la riconobbero. Se era stata sempre pallida e magra, adesso era [...]
[...] scialba e scarnita; il petto le si affondava come se qualche male lento e spietato la rodesse, le spalle le s'incurvavano come per il peso degli [...]
[...] anni, e gli occhi incavati, accerchiati di livido, lucenti di febbre, dicevano lo strazio di un pensiero cocente, d'una cura affannosa, d'una paura [...]
[...] nulla. — Un poco.... — rispose la cognata, scrollando il capo, con un sorriso dolce e triste. — Adesso è passato.... Infatti, ella si sentiva [...]
[...] sofferto, ella vi entrava con un senso di sollievo e quasi di fiducia. La tempesta recente era stata così forte e dura, che ella pensava anzi con [...]
[...] un senso di rammarico al tempo degli antichi dolori; li aveva giudicati intollerabili e non sapeva di quanto sarebbero cresciuti, a poco a poco [...]
[...] trascorsi in Toscana, a tutto ciò che aveva sofferto vedendo prepararsi e non potendo impedire l'ultima rovina, ella provava veramente come un [...]
[...] bisogno di inginocchiarsi e di ringraziare il Signore, tanto miracoloso le pareva il ravvedimento di Raimondo. Poteva adesso sperare che durasse [...]
[...] della rottura rappresentata da lei e da Raimondo, e preveduto con lucidità straordinaria quel che poi era accaduto.... Nondimeno, in partenza pel [...]
[...] s'infuriava, negava come altre volte, la incolpava di volergli creare imbarazzi e pericoli, la riduceva al silenzio con le tristi parole che ancora [...]
[...] , poichè egli aspirava alla vita allegra e varia, libera, principalmente. Ma, per la notizia del dramma domestico di cui era stato l'eroe, egli [...]
[...] signora autentica come la Fersa gli procurava i sorrisi di compiacenza un po' invidiosi dei rompicolli che prendeva a modello. E donna Isabella [...]
[...] come in una altra casa sua propria?... E il giorno che s'era sfogata non contro di lui, ma contro quell'altra, Raimondo le aveva ingiunto di tacere [...]
[...] costretta a tacere; e poichè suo padre, ricominciato a sospettare di Raimondo, aveva mutato a un tratto, con la violenza abituale, l'antica affezione [...]
[...] verso il genero in freddezza diffidente e vigile, ella aveva dovuto bere proprie lacrime, cancellarne le tracce, mostrarsi allegra e contenta per [...]
[...] testa, quanto che donna Isabella, da suo canto, non gli diceva mezza parola contro la contessa; e si lagnava appena, discretamente, dell'odio che si [...]
[...] vedeva portato. «Quando m'incontra, mi volta le spalle.... Sparla di me.... Che cosa le ho fatto?» Oppure gli proponeva di rompere e di [...]
[...] aggravarsi del male, aspettando ansiosamente il ritorno di Raimondo. A giorno, egli rincasò. Doveva esser ebbro. Solo perchè, rotta dal dolore e dalla [...]
[...] cacciò tutto il sangue alla testa: «E lo piangi, anche?... Lo vorresti difendere?... Saresti capace di corrergli 306 dietro?...» Impaurita [...]
[...] , giungendo le mani per disarmarlo, ella addusse, tra i singhiozzi: «E le mie figlie?... Le mie orfanelle?...» Ma con impeto più selvaggio, egli [...]
[...] proruppe: «Ah, il suo amor paterno?... Il bene che ha voluto alle sue creature?... Il sangue avvelenato a quell'innocente?...» e con un fiotto di [...]
[...] tremargli dinnanzi?... Credi ch'io non sappia quel che hai sofferto?...» E come ella scrollava le spalle, rabbrividendo, egli gridò: «Non te ne [...]
[...] e lo scoppio di legittimo sdegno del padre, ella pensava di non poter vivere lontana da Raimondo, di non poterlo lasciare a quell'altra [...]
[...] Raimondo dopo averla accompagnata a Milazzo, e glie lo ricondusse. Non v'era stato, tra lei e suo marito, neppure una parola relativa al passato [...]
[...] parola; le venne incontro indifferente come l'avesse lasciata il giorno innanzi. Nè ella sperava più di questo. Il suo bel sogno d'amore e di felicità [...]
[...] da lei nella scelta degli abiti e degli ultimi oggetti del corredo; la principessa, sempre timida e mite, le dimostrava più di prima la propria [...]
[...] simpatia; quanto a don Blasco e a donna Ferdinanda, che avevano ripreso a venire tutti i giorni a palazzo, parevano anch'essi un poco placati [...]
[...] fine e bionda, la stessa grazia, la stessa dolcezza della voce e dello sguardo. Anche i caratteri, in fondo, si rassomigliavano, quantunque la sua [...]
[...] s'avvezzasse all'obbedienza e alla disciplina monastica. Povera piccina! Tutte le volte che la mettevano nella ruota per farla passare dentro alla Badìa [...]
[...] malcontento della Badessa a della sorella Crocifissa, persuadeva la figlia a star buona, a non temere, e la piccina diceva di sì, di sì, mandando baci [...]
[...] alla sua 309 mamma mentre la ruota girava, la chiudeva nello spessore del muro, la passava dall'altra parte, nello stanzone freddo e grigio [...]
[...] con un grande Cristo nero e sanguinante che prendeva tutta una parete. La mamma, le monache, tutte e tutti lodavano la saggezza di cui dava [...]
[...] l'apparente vivacità, anche Teresa sua era buona e dolce. Lauretta non era più tranquilla e ubbidiente della stessa cugina? E pensando ai suoi cari [...]
[...] ; le cose erano fatte larghissimamente e con molto gusto. Il notaio di famiglia aveva già steso, in base alla transazione e sotto la dettatura del [...]
[...] , invece di ottomila, poichè il principe gli diceva di non aver pronta tutta la somma. A poco a poco, dal primo incontro col monaco e con la [...]
[...] . Articolo politica, don Blasco e la sorella erano più arrabbiati di prima, vuotavano il sacco degli oltraggi e delle contumelie contro i liberali; e [...]
[...] , in busca d'uno sguardo, d'un saluto, d'una parola. Giusto in quel 312 se non ne avessero mangiato mai prima di quella sera. E i Vicerè che [...]
[...] duchessa Radalì e la principessa di Roccasciano, diceva al principino che, straordinariamente, per la circostanza del matrimonio della zia, aveva [...]
[...] non s'accorgeva di niente: seduta accanto alla principessa e alla contessa Matilde, sorrideva di beatitudine al passaggio degli sposi in volto [...]
[...] ai quali, specialmente a Luerezia, leggevasi la gioia del trionfo. Del resto, se donna Ferdinanda e la cugina le facevano il viso dell'arme, la [...]
[...] e preso posto nelle carrozze, s'avviò alla cattedrale. La funzione celebrossi nella cappella privata del Vescovo, da Monsignore in persona: tutti [...]
[...] gl'invitati con le torcie in mano, gli sposi dinanzi all'altare sfolgorante e olezzante; donna Eleonora Giulente che piangeva come 313 una [...]
[...] forse con più sontuosità che dal principe: un rinfresco che non finiva mai, i gelati che squagliavano nei vassoi per mancanza di consumatori; e [...]
[...] finalmente gli sposi si misero in carrozza e se ne andarono al Belvedere. Il domani mattina andarono lassù a trovarli, uno dopo l'altro, i Giulente [...]
[...] marito e moglie, don Lorenzo e il duca, la principessa e perfino Chiara, fresca come una rosa; i dolori erano svaniti, ella aveva voluto a forza [...]
[...] salire dalla sorella. Gli sposi non aspettavano più nessuno, quando, nel pomeriggio: drlin, drlin, un tintinnio di sonagliere, e la carrozza di [...]
[...] fossero maritati da dieci anni, diede la mano da baciare alla nipote, e appena sedutasi disse a Benedetto: — Bell'affare m'hai proposto! Gli [...]
[...] con lui dicendo: — Non c'è modo di accordarli? — I creditori?... Sicuro.... si possono accordare.... — E frenando a stento un sorriso, esclamò [...]
[...] Ferdinanda tornò col suo patrocinatore, perchè Benedetto gli spiegasse bene il da fare; e tornò ancora il giorno appresso, e poi quell'altro, finchè [...]
[...] , e ci stettero così una settimana appena. Egli non se ne lagnava, contento della pace fatta con la zia, la quale, se li aveva cercati ogni giorno [...]
[...] in campagna, venne mattina e sera a trovarli in città. Arrivava per tempo, quando i Giulente padre e madre non erano ancora passati dalla nuora [...]
[...] , la quale restava a letto fino a tardi. Benedetto, in piedi col sole, dava gli ordini alle persone di servizio per la colezione e il desinare [...]
[...] , curava che la moglie, levandosi, trovasse la casa ravviata, e tutto in ordine; e donna Ferdinanda, dopo aver discorso del proprio credito, cominciava [...]
[...] trattamento invece della sola minestra come usava lei stessa in casa propria. E a poco a poco ficcava il naso in tutte le cose più minute, più [...]
[...] quella vigilanza curiosa e minuziosa, in grazia della benevolenza di cui gli pareva prova; anzi, per ingaziarsela meglio, invitava la zia una volta [...]
[...] la settimana a desinare e un'altra a colazione; ma la zitellona, che non si faceva molto pregare e che sfruttava in ogni modo i nipoti, esercitava [...]
[...] con sempre maggiore autorità la sua critica, voleva essere ascoltata in tutto e per tutto; non potendo prendersela con Benedetto, il quale le [...]
[...] spalle e i piedi nelle pantofole; tanto che finalmente questa disse a suo marito: — Mi comincia a seccare, sai! 316 Allora, per farle piacere [...]
[...] zitellona, che Lucrezia aveva chiamata. Mutava facilmente opinione, Lucrezia, da un momento all'altro; e tutti la secondavano, non solo suo marito, ma [...]
[...] anche il suocero e la suocera: la covavano con gli occhi come una cosa preziosa, la contentavano a un cenno, la servivano all'occorrenza. Così [...]
[...] prender parte alla solita conversazione; talchè, tutto sommato, e tolte le ore del sonno, ella stava più nella casa paterna che nella maritale. I [...]
[...] pagate a Baldassare e persino quindici tarì di piatti 316 rotti. Quando Giulente lesse quella nota, si mise a ridere di cuore, tanto gli parve [...]
[...] schifezza senza esempio!... Per questo ordinò le cose largamente!... Ma trent'onze di dolci, chi li ha mangiati? Cento rotoli di roba? E quelle quattro [...]
[...] rose che mandò a cogliere al Belvedere? E i piatti rotti?... Quantunque suo marito cercasse di calmarla, dimostrandole che in fin dei conti il [...]
[...] era obbligato? E il frutto della mia dote che s'è pappato per sei anni? lesinandomi il pane? senza ch'io fossi padrona di comperarmi uno spillo [...]
[...] ?... E la transazione a cui m'obbligò, prendendomi per il collo, per consentire al nostro matrimonio? E Ferdinando spogliato con me?... Se lo guardo [...]
[...] aveva mosso piede neppure una sola volta dagli sposi; e Lucrezia, dichiarandosene contenta, diceva anche tutte le pazzie e le porcherie del monaco [...]
[...] . Ella l'aveva anche con la sorella 317 Chiara, senza che questa le avesse fatto nulla, e la derideva per l'eterna gravidanza che non veniva a [...]
[...] fine, quantunque giunta al decimo mese. Se la prendeva insomma con tutti, e alla contessa Matilde che la veniva a trovare come prima: - Dillo [...]
[...] : - E li difendi, anche? Lasciali andare!... Tutti di una pasta!... Chi sa quante ne vedrai ancora, povera disgraziata!... Per me, ringrazio Dio [...]
[...] d'essere uscita da quella galera!... Credono che io mi debba rinchinare?... M'importa assai di loro e dello loro visite!... Ora un giorno [...]
[...] don Blasco, al quale serviva biscotti e rosolio.... Il monaco, non vedendo più Lucrezia a palazzo, saputo della rottura tra fratello e sorella, era [...]
[...] apparso come una malombra dinanzi alla nipote. E Lucrezia, che aveva gettato fuoco e fiamme, s'era subito alzata per baciargli la mano: «Come [...]
[...] sta Vostra Eccellenza?... Mio marito è andato fuori.... Se Vostra Eccellenza si ferma un poco, non tarderà a venire....» E mentre lo aspettavano [...]
[...] , il monaco s'era fatto raccontare tutto l'accaduto. Agli sfoghi di lei contro Giacomo e la cugina, egli pareva ingrassare nel seggiolone; ma non [...]
[...] biscotto, ci bevve su un altro bicchierino, e andò via accompagnato dagli sposi fino al pianerottolo. Da 318 Quel giorno, Benedetto non se lo [...]
[...] , forte, padronale; e una volta entrato, cominciava a girondolare come un trottolone, parlando di cento mila cose, guardando in tutti gli angoli [...]
[...] spuntava costei. Benedetto non era più padrone in casa propria, giacchè nulla sfuggiva alla doppia critica della zitellona e del monaco; ma egli [...]
[...] il suo piano! Non è tipo da far nulla per nulla! E Raimondo parte con Matilde; per Milazzo, dice. Ma è troppo stupida, insomma, mia cognata! Io [...]
[...] consigli di un parente piuttosto che quelli d'un primo venuto. E questo aveva vinto i suoi scrupoli. Un estraneo, un azzeccagarbugli 319 [...]
[...] confidava di riuscire a metter pace fra marito e moglie; fino all'ultimo momento ce ne sarebbe stato il tempo. Poi, gli ostacoli enormi da superare [...]
[...] Fersa e quello di Raimondo, e i motivi mancavano, mancavano perfino i pretesti, da una parte e dall'altra. Che male commetteva egli dunque [...]
[...] rienumerando i motivi necessarii dei quali il cognato gli aveva già chiesto una prima volta, e discutendo con la zitellona la via che si sarebbe dovuto [...]
[...] Matilde, come fosse già complice della trama ordita contro la poveretta. La contessa, però, mostravasi più serena e confidente che al tempo del [...]
[...] , che le prometteva di condurla, subito dopo il parto di Chiara, a Milazzo per raggiungere le bambine e poi a Torino, dove il padre di lei [...]
[...] quell'altra?... Non finiva tutto, col tempo?... E Chiara non partoriva. Il secondo nono mese stava per finire e il sue ventre non si sgonfiava. I [...]
[...] dolori e le trafitture erano continui, oramai; ma, col coraggio dei maniaci, non ne diceva niente a nessuno, ostinata a voler sgravarsi senza aiuto [...]
[...] male se durasse dodici, quanto l'asina che sei! Infatti, era cominciato l'undecimo mese, secondo il primo calcolo. E una sera che ella non ne [...]
[...] poteva più, che si sentiva morire e non riusciva a nascondere le proprie doglie, suo marito, spazientito per la prima volta dopo otto anni di [...]
[...] matrimonio, gridò: - Se qui non viene un dottore, mi prendo il cappello e me ne vado. Venne il dottor Lizio e si chiuse con la partoriente, mentre il [...]
[...] marchese aspettava ansioso nel salotto, coi parenti. Udendo che il chirurgo schiudeva l'uscio e chiamava, corse a domandargli, trepidante [...]
[...] : - Dottore!... È sgravata? - Ma che sgravare e aggravare d'Egitto! - esclamò Lizio. - Vostra moglie ha una ciste all'ovaia grande come una casa. Un altro [...]
[...] continuamente all'ombra dei chiostri. - Avete visto? A darvi ascolto doveva succedere il finimondo, dovevano mandare all'aria il convento, e invece [...]
[...] è sempre ritto.... 321 - Ritto un cavolo! - tonava don Blasco. - Aspettate e vedrete!... Pel momento i monaci seguitavano a far l'arte di [...]
[...] cose più proibite: coltelli arrotati per lavorar canne delle quali faceva, cerchiandole di fil di ferro, schioppi e pistole; polvere da sparo per [...]
[...] caricare queste armi che gli potevano scoppiare, Dio liberi, tra le mani e accecarlo di tutt'e due gli occhi; razzi e tric-trac e altri fuochi [...]
[...] artifiziati per cavarne la polvere, oppure zolfo; salnitro e carbone per farla da sè. Aveva una inclinazione istintiva e invincibile per la caccia [...]
[...] s'arrampicava sui muri per distruggere i nidi dei passeri a rischio di fiaccarsi il collo egli stesso. E quando i camerieri non lo contentavano, non [...]
[...] cattiva preparazione del tabacco l'ubbriacatura presa al tempo della rivoluzione, volle fumare sigari, per davvero, e prese un'ubbriacatura più [...]
[...] una predica, e riceveva in premio un'onza di quattrini, quasi tredici lire della nuova moneta, più una scatola di cioccolatte e due galletti vivi [...]
[...] nelle poche paginette degli altri anni, 322 consisteva in un bel quadernetto. Egli che aveva una memoria di ferro e una faccia tosta a tutta [...]
[...] prova, aspettava la cerimonia con una tranquillità e una sicurezza ignota ai compagni, ai quali i regali costavano quindici giorni d'ansia e uno di [...]
[...] piano: «Che bel ragazzo! Com'è franco e sicuro!» quando il principino, vestito della candida cotta piegolinata, salì sul pulpito, guardò [...]
[...] tranquillamente la folla degli spettatori e spinse uno sguardo nella sacrestia, rigirandosi tra le mani il rotoletto del manoscritto e tossicchiando un [...]
[...] : «Guardate che padronanza! Se non pare un predicatore consumato!» Ma la stupefazione crebbe a dismisura quando il ragazzo, aperto il quaderno e datavi [...]
[...] un'occhiata, lo abbassò, recitando a memoria: «Reverendi Padri e Fratelli dilettissimi, era una notte del più rigido verno, allorquando in una [...]
[...] stalla di Nazaret....» e tirando poi via fino in fondo senza guardare neppure una volta lo scartafaccio, gestendo, facendo pause, cambiando il tono [...]
[...] deputato, al quale la sola idea della folla serrava la gola e annebbiava la vista, non era la meno profonda. «Che presenza di spirito! Che franchezza [...]
[...] !...» e tutte le signore lo attiravano, l'abbracciavano, lo baciavano in viso: egli lasciava fare, restituiva i baci sulle guance fresche e [...]
[...] profumate, torceva il muso dinanzi alle flosce e grinzose; e oltre ai regali del convento, intascava le lire che gli 323 davano gli zii. Il più [...]
[...] ci stava per ricevere l'educazione conveniente alla sua nascita; poi sarebbe andato a casa sua a fare il principe di Francalanza! E questo era il [...]
[...] al muro non più i Fratelli e i camerieri, ma lo stesso Maestro. Durante la rivoluzione e subito dopo, i Tignosi avevano tolto dal convento [...]
[...] andar via, al più presto, subito; e invece suo padre, tutte le volte che gli domandava: «Quando tornerò a casa?» rispondeva col solito suo fare secco [...]
[...] e freddo che non ammetteva replica: «Ho da pensarci io!» E non ci pensava mai, e il ragazzo sentiva crescere l'avversione che quel padre rigido [...]
[...] scendeva giù nella corte, passava in rivista i cavalli e le carrozze, domandava il nome di tutti gli arnesi delle scuderie; e la tonaca gli pesava [...]
[...] , perchè non gli permetteva di salire a cassetta e d'imparare a guidare. Aveva tempo di spassarsi, gli diceva Orazio, il nuovo cocchiere, poichè [...]
[...] , fare quel che gli piaceva. E all'idea di dover tornare nella prigione del convento, invidiava perfino le persone di servizio, il figlio di donna [...]
[...] Vanna, Salvatore, che era entrato in casa Uzeda come mozzo di stalla, e passava tutto il santo giorno a cassetta, scarrozzando per la città [...]
[...] . Consalvo lo invidiava a lo ammirava per le tante cose che sapeva, per le male parole che diceva liberamente; e Frà Carmelo, sonata l'ora di ricondurlo [...]
[...] al convento, doveva sgolarsi un bel pezzo prima di stanarlo dalla stalla o dalla scuderia. - Che hai fatto? - gli domandavano la mamma e la zia [...]
[...] : - La notte se n'escono per andare a trovar le amiche, e certe volte le conducono con loro, nello stesso convento, avvolte nei ferraioli: il [...]
[...] portinaio finge di capire che sono uomini!... Vostra Eccellenza che c'è dentro non le ha mai viste?... Non aveva visto nulla, lui; e tutte quelle [...]
[...] cose apprese in una volta lo stupivano e lo turbavano. - Ma non è peccato?... - Eh!... - faceva il famiglio. - Se avessero cominciato essi! Hanno [...]
[...] cosa.... È bastardo del bisnonno di Vostra Eccellenza, fratello spurio di don Blasco.... - Perciò mio zio? - E Baldassarre anche lui.... fratello [...]
[...] , come aspettava di crescere! Con quanta impazienza, 325 con qual rancore verso il padre vedeva scorrere i giorni, le settimane, i mesi e gli anni [...]
[...] cose secrete con Giovannino, gli diceva quel che avrebbe fatto appena fuori del convento; e Giovannino stava a sentire con aria stralunata, quasi [...]
[...] , e dava, a giorni, in ismanie terribili; ma poi si persuadeva dei ragionamenti della duchessa sua madre, che i quattrini di casa erano tutti del [...]
[...] fratello Michele, che a San Nicola sarebbe stato da signore, fra tanti altri signori, e si chetava, non pensava più a scapparsene, non invidiava la [...]
[...] futura libertà di Consalvo. Finita l'agitazione politica, era venuta meno una gran causa di risse al Noviziato e tra i Padri; ma questi [...]
[...] fedifraghi, nemici di Dio e di loro stessi, che non avevano voluto dargli retta. Adesso però, più che gridare, bisognava prendere un partito in [...]
[...] tristizie dei tempi c'è tutto da aspettarsi. I nemici della Chiesa son capaci 326 di questo e d'altro. Non mi stupirei se ricominciassero le [...]
[...] politica, mentre egli doveva pensare a una nuova via da battere, a un altro scopo verso il quale dirigere la propria attività? E quell'Abate [...]
[...] , scaraventandosi a un tempo contro gli uni e gli altri. Combattere il sistema delle economie con la speranza che il governo non commetterebbe la [...]
[...] spogliazione, egli oramai non poteva più, se questa spogliazione aveva prevista e rinfacciata ai traditori liberali; e del resto le economie [...]
[...] convento; però non voleva rinunziare allo scialo cui era avvezzo, e poi lo stesso fatto che questo partito era capitanato 327 dall'Abate e [...]
[...] dal nipote Priore e da tutti quelli del Capitolo, faceva che egli si scagliasse contro di loro, chiamandoli «lerci straccioni,» gridando: «Vadano a [...]
[...] fare i locandieri o i bottegai! Si mettano a vender l'olio, il vino e il caciocavallo! A questo son buoni! Per questo mestiere sono nati [...]
[...] fuori a pedate e vi porgerà il sedere da baciare! Giuda vendè Cristo, ma n'ebbe almeno trenta denari! A voialtri toccheranno calci nel preterito [...]
[...] monaci, per esempio, non bisognava toccarle: don Blasco avrebbe voluto veder proprio questo, che avessero tolta la bottega e il quartierino alla [...]
[...] Sigaraia! E nè lui nè altri volevano rinunziare ai loro diritti: spesato ed alloggiato, ciascun Padre aveva tre rotoli d'olio al mese, una soma [...]
[...] , per questo, e l'opposizione contro 328 l'intruso, scatenatasi più violenta, aveva gridato e minacciato alto per impedire la sanzione dello [...]
[...] profitto ricavato negli studii, la sua triste situazione di orfano povero. Ai capoccia aveva fatto parlare dal Vescovo e scrivere dai parenti [...]
[...] , dalle persone che potevano esercitare qualche influenza sull'animo loro; così qualcuno s'era piegato, altri aveva dato una promessa in aria, e [...]
[...] insomma nonostante le grida e i complotti, Giulente era stato ammesso, ma per pochi voti. La notizia aveva fatto chiasso: i nobili improvvisati, di [...]
[...] pericolo di non goderne più i vantaggi, i giovani chiedevano egualmente di sopportarne i pesi.... E l'Abate, assicurato da don Lodovico che tutto [...]
[...] sarebbe andato a seconda, dormiva tra due guanciali. Arrivato il giorno della votazione e posta ai Padri la quistione se volevano fra loro il [...]
[...] Giulente, trenta sopra trentadue votanti risposero no, e due soli consentirono. 329 - Per una volta che si ragiona! - esclamò don Blasco quasi [...]
[...] esitato: borbonici e liberali, fautori e avversarii dell'Abate, il partito delle economie e quello dello scialo, s'eran tutti accordati [...]
[...] nell'opporsi all'ammissione tra i discendenti dei conquistatori del regno e dei vicerè un pronipote di mastri notari come Giulente. Non importava loro della [...]
[...] , «il bestiame da non confondere,» come diceva don Blasco; se il giovane era orfano e povero, gli si sarebbe dato da dormire e da mangiare, come a [...]
[...] Paternità? Che sedesse alla loro mensa?... E per tutta la clientela del convento corse un lungo sussurro di approvazione: così andava fatto, sin dal [...]
[...] riapparve, pallido e con gli occhi rossi, non si seppe che cosa farne. Se i Padri non l'avevano voluto, non era più possibile rimandarlo tra i [...]
[...] novizii, alla sua età e dopo quello scandalo, specialmente, che attirava sul povero diavolo le beffe e gli insulti del principino e dei suoi compagni [...]
[...] . Così l'Abate dovette assegnargli una camera fuori mano, in fondo a un corridoio deserto; e Giulente, lasciato l'abito di San Benedetto per [...]
[...] scrutinio, gettava la colpa sulla doppiezza dei Padri, che dopo tante promesse, all'ultimo momento, per uno «stupido» pregiudizio, s'eran disdetti.... E [...]
[...] città e le campagne, mentre le autorità si barcamenavano non sapendo a qual santo votarsi, e un po' fingevano d'osteggiarlo, un po' gli cedevano il [...]
[...] per imbarcarsi sopra un legno di guerra. E il generale entrò coi suoi volontarii tra due siepi vive di popolazione che applaudiva e gridava [...]
[...] freneticamente, in mezzo a un delirio d'entusiasmo dinanzi al quale le stesse dimostrazioni del Sessanta parevano tiepide e scolorite. Da un balcone [...]
[...] trambusto che ci furono lassù tra i monaci si lasciarono anch'essi molto indietro le dimostrazioni 331 del Quarantotto e del Sessanta. Don Blasco [...]
[...] divenne un energumeno; disse cose dei «Piemontesi» che non fucilavano Garibaldi e di Garibaldi che non spazzava via i «Piemontesi» da far turare le [...]
[...] orecchie a un saracino. E la sua più viva speranza, la fede che lo sorreggeva, era quest'ultima: che i due partiti si sterminassero [...]
[...] ma di ferro e di fuoco perchè il mondo risorgesse purificato dalle proprie ceneri. E i monaci liberaloni, «quei pezzi di scannapagnotte [...]
[...] nuove bande! E dimenavano i fianchi ingrassati a spese di San Nicola, e si fregavano le mani che la beata cuccagna permetteva loro di mantener [...]
[...] bianche e lisce come quelle delle dame! - Manetta di mangia a ufo che siete, avete forse vinto un terno al lotto? Non capite che più presto [...]
[...] perdere e niente da guadagnare? - E con questo? - Come con questo? - Ci piglieremo anche noi un po' di libertà.... Quando gli dettero quella [...]
[...] tanti otri? di crepare dalla sazietà? di mantenere le vostre ciarpe?... Non lo sapete, no, come vi chiama la 332 gente?... - E spiattellò loro [...]
[...] convento e dispose il ricevimento di Garibaldi: ordinò che dessero aria al quartiere reale, che preparassero pagliericci e foraggi, che vuotassero le [...]
[...] cantine e i riposti. Quando arrivò il Generale, gli andò incontro fino a piè dello scalone per dargli il benvenuto, lo guidò fino alle sue [...]
[...] stanze, accompagnò ai loro alloggi gli aiutanti e presiedè il pranzo delle camicie rosse, scusando l'Abate che una piccola indisposizione costringeva a [...]
[...] Radalì e due o tre altri erano rimasti, mentre gli Uzeda erano scappati al Belvedere, tranne Ferdinando, chiuso come sempre alle Ghiande, e [...]
[...] Lucrezia con Benedetto, il quale riprendeva il suo posto di combattimento in quei giorni agitati, tra le poche autorità e i rari notabili rimasti [...]
[...] convento, il domani dell'arrivo di Garibaldi, andò ad ossequiare il generale, che lo riconobbe subito, gli strinse la mano, e lo intrattenne un [...]
[...] incertezza e l'inquietudine, le speranze e i timori intorno a quel che sarebbe seguito erano generali. Quali progetti aveva Garibaldi? Quali ordini i [...]
[...] . Benedetto, ripresa la pubblicazione dell'Italia Risorta, sosteneva questa opinione, e il silenzio del duca d'Oragua, al quale aveva scritto lettere su [...]
[...] assicurato al Dittatore l'unanime consenso di tutto il paese. Congedatosi e sul punto di riscendere in città, si udì chiamare: - Eccellenza [...]
[...] !... Eccellenza!... Era Frà Carmelo che gli veniva dietro. All'orecchio, e con aria di mistero, quando l'ebbe raggiunto: - Suo zio don Blasco, - gli disse [...]
[...] appena domandato un perchè timido e sommesso, che il monaco ricominciò, con nuova violenza: - Come, perchè? Hai il viso di domandarlo? Con la [...]
[...] guerra civile che state per far scoppiare? La città bombardata? Le strade insanguinate? I galantuomini perseguitati?... E mi domandi perchè?... - Non [...]
[...] pure!... - e pareva un leone, con gli occhi sfavillanti. - Vostra Eccellenza si calmi.... - balbettava Giulente. - Ho da calmarmi, anche? Mentre il [...]
[...] ? E poi, quand'anche, ragione di più! Se il paese è per lui, se c'è entrato da trionfatore, che resta a farci? Fosse una piazza forte, capirei; ma [...]
[...] una città aperta ai quattro venti? Se ha da attaccar battaglia, vada altrove! Si porti chi vuole e ciò che vuole, e buon viaggio!... Il monaco [...]
[...] , a poco a poco, s'era venuto placando, e aveva detto le ultime parole quasi col tono di voce di ogni altro cristiano; ma appena Benedetto osservò [...]
[...] : - E chi lo persuaderà? - Ah, sangue di Maometto! - riprese col vocione di prima e un gesto furioso. - Parlo con una bestia o con un essere [...]
[...] , buon cittadino, il diavolo che ti porta via? 335 Tocca a voialtri parlar chiaro e tondo, dopo che i tuoi conigli Piemontesi se la sono [...]
[...] , importa un solennissimo cavolo di te, di Garibaldi, di Vittorio Emanuele, e di quanti siete.... Giulente tornò a casa inquieto e sopra pensiero. Appena [...]
[...] entrato in camera di sua moglie, vide Lucrezia seduta in un angolo, con gli sguardi a terra e gli occhi rossi. - Che hai?... Che è stato [...]
[...] ostinatamente cucita, e se non era Vanna che sopravveniva, Benedetto non sarebbe riuscito a saper niente. - La padrona non vuol restare in città, - dichiarò [...]
[...] la cameriera. - Tutti i suoi parenti se ne sono andati, anche la povera gente si mette al sicuro, e lei sola ha da restare al pericolo? - Che [...]
[...] piemontesi rimasti all'infermeria se ne andavano a raggiunger la truppa. Al Fortino, i Garibaldini li vogliono fare prigionieri. Allora, Gesù e Maria, il [...]
[...] tenente ordina baionetta in canna! E io che passavo con le creature!... Dallo spavento sto ancora tremando! Ho fatto un fagotto di quei quattro [...]
[...] cenci, e stasera me ne vado...» Allora, se la moglie del cocchiere andava via, lei, la sorella del principe, era da meno della moglie del [...]
[...] gli Uzeda; tutte le ragioni da loro addotte per denigrare Benedetto e la famiglia di lui, l'avevano invece sempre più confermata nel suo [...]
[...] proposito. Ma, trionfato delle opposizioni, ella aveva cominciato a rimuginare, nelle lunghe ore d'ozio e d'inerzia, gli antichi argomenti della zia [...]
[...] poco, mentre ella continuava a prendersela con loro. Al principio delle inquietudini pubbliche, la fuga generale dei nobili e dei ricchi, aveva [...]
[...] subito far le valigie; ma disgraziatamente era impedito da molte e gravi faccende, «tutte d'interesse del collegio e del paese» Del resto, se [...]
[...] giurato di farli dimenticare con una condotta che....» e qui due facciate contro Garibaldi. «Perchè poi, voltiamo la pagina, neppure il Governo è [...]
[...] libero, e non bisogna lusingarsi col non intervento; c'è la Francia che fa un casa del diavolo, Napoleone ha detto.... l'Austria aspetta un pretesto [...]
[...] .... tutta l'Europa invigila...» e un altro foglietto di gravi considerazioni sulla politica internazionale. «Quindi ti raccomando di far [...]
[...] comprendere queste verità agli amici, ed anche, anzi sopratutto, agli avversarii. Bisogna evitare un serio disastro al nostro paese, e tutti bisognano [...]
[...] persuadersi del pericolo della situazione. Pregoti di parlare e occorrendo scrivere in questo senso; anzi sono sicuro che nella tua accortezza, ti [...]
[...] . Il duca scriveva, escandescenze a parte, come don Blasco parlava; il monaco borbonico era, in fondo, d'accordo col deputato liberale; e sua moglie [...]
[...] riunione del Circolo Nazionale, dove il partito garibaldino e il governativo erano 338 venuti quasi alle mani, egli s'alzò per parlare [...]
[...] piuttosto dimostrargli, col dovuto rispetto, il pericolo a cui era esposta la città. Delle due l'una: o agiva d'accordo col Governo, e allora non [...]
[...] aveva nessun interesse di restare a Catania; o il Governo gli si opponeva, e allora bisognava chiedere al suo cuore di evitare gli orrori della [...]
[...] guerra civile ad una città popolosa e fiorente. E questo era proprio il caso, poichè il Governo aveva deciso di opporglisi....» Quel discorso [...]
[...] piegarsi, esponendo la verità nuda e cruda, le notizie dategli dal duca. «Perchè non viene egli stesso, allora?» gli domandavano; «che cosa sta a [...]
[...] tornò solo in città, aspettando gli avvenimenti, scrivendo e telegrafando al duca per invitarlo a venire. Passarono alcuni giorni senza che la [...]
[...] , curvo sulle carte, studiava i suoi piani, o riceveva la gente e le commissioni che venivano a trovarlo. Finalmente s'imbarcò con tutti i [...]
[...] che le persone influenti e la stessa Guardia nazionale non riuscivano a sedare. Il movimento era adesso contro i signori, contro i ricchi; Giulente [...]
[...] aveva arringato i tumultanti, ma nessuno lo ascoltava più; e il duca gli scriveva ancora che non poteva venire, che stava poco bene, che i grandi [...]
[...] , ridiventato un energumeno, augurava il reciproco sterminio dei Garibaldini e dei Piemontesi, arrivò Garino giallo come un morto: - La [...]
[...] dell'aristocrazia. Il monaco, manco a dirlo, tornò a sbarrarsi al convento, e non lo lasciò più se non quando la truppa regolare rioccupò la città [...]
[...] . Ma l'eccitazione degli animi prodotta dall'avvenimento d'Aspromonte, le paure, i pericoli, non parevano cessati, e il principe non si moveva dal [...]
[...] Belvedere, e Giulente tornava a pregare il duca di farsi vivo, di venire a metter la pace nel paese. Il duca non venne; rispose ancora che i [...]
[...] medici gli avevano vietato di tornare in Sicilia. «Sono disperato, non posso trovarmi fra voi come dovrei e vorrei, non solamente per tutto ciò che [...]
[...] Raimondo era in Toscana. Seppe qualche giorno dopo di che si trattava, quando arrivarono, insieme, il conte e donna Isabella Fersa, e scesero [...]
[...] all'albergo, sempre insieme, come fossero marito e moglie. IV. L'impressione prodotta da quell'avvenimento fu tale che tutt'a un tratto Garibaldi e [...]
[...] fuggiti di casa per forzar la mano alle famiglie! E la contessa? E il barone? Com'era successo il pasticcio? E come sarebbe andato a finire [...]
[...] finissima, anelli alle dita, scarpe verniciate, chè se non era la faccia sbarbata, ognuno lo avrebbe preso per un cavaliere. E nelle portinerie [...]
[...] lungo con la moglie, egli l'aveva previsto da un pezzo, e tutti avevano potuto accorgersene l'anno innanzi, quando il signor don Raimondo era [...]
[...] perchè i figli ne andavan di mezzo. Gli uomini, si sa, non possono star sempre cuciti alle gonne delle mogli, e il contino non aveva fatto più di [...]
[...] quel che fanno tutti i mariti. Le donne accorte, quelle che hanno due dita di cervello, capiscono queste cose, chiudono un 341 occhio e fanno [...]
[...] far quattro passi, subito i sospetti, i pianti ed i rimproveri. E gli strepiti per la passeggiata alle Cassine? Il contino, che usciva a cavallo, ci [...]
[...] trovava donna Isabella in carrozza e, naturale! si fermava a salutarla; giusto in quel punto: ciaff-ciaff, chi spuntava? la carrozza della [...]
[...] padrona!... O buona donna, se questo le dispiaceva, perchè non se ne andava al giardino dei Popoli che non è meno bello?... E poi, con le bambine [...]
[...] contino aveva preso appunto per questo!... La sera, poi, a casa, un inferno! E il povero contino: santa pazienza, aiutami tu!... La padrona, quando [...]
[...] ascoltando nè ragioni nè preghiere, senza riguardi per la bambina piccola che aveva bisogno di pigliar aria e non voleva andar fuori se la sua mamma [...]
[...] restava in casa! E il conte: santa pazienza!... Ma questo sarebbe stato niente: finchè era sua moglie quella che lo metteva con le spalle al muro [...]
[...] , il padrone sopportava tutto in santa pace. Un bel giorno, che pensa di fare la contessa? Pensa di chiamare suo padre, di metterselo in casa e [...]
[...] di scatenare una guerra tra suocero e genero!... Bisognava che fosse ammattita! Lei, fino a un certo punto, poteva mescolarsi nelle faccende del [...]
[...] contino; ma suo padre? Chi era suo padre? Un estraneo, villano rivestito per giunta, e rompiscatole anche! Diciamo le cose come sono: prima di [...]
[...] sempre il santo battesimo, e il conte doveva 342 sorbirsi le sue impertinenze, in casa propria! Un giorno, solo per aver detto che certi affari [...]
[...] ! Il contino non gli disse niente, altro che una parola: Facchino!... quella che ci voleva! e preso il cappello se n'andò, per sempre, stavolta [...]
[...] uomini, tanti scapoli, un certo conte Rossi, gli altri, il padrone di casa....» E la storia di Pasqualino passava di bocca in bocca, era ripetuta dai [...]
[...] prendere; e a poco a poco, senza che si sapesse donde, da certe informazioni venute da Firenze e da Milazzo, da certe parole sfuggite allo stesso [...]
[...] , egli s'era maggiormente incaponito. Lontano da Matilde e da donna Isabella aveva goduto l'illusione di quella libertà che gli stava a cuore sopra [...]
[...] ogni cosa; costretto a rinunziarvi, s'era promesso di 343 riguadagnarla a qualunque costo, e la sua facile sottomissione ai consigli del [...]
[...] Pasqualino non mentisse del tutto. L'ideale del suo padrone era di liberarsi della moglie e dell'amica ad un tempo; ma il conto era fatto senza l'oste [...]
[...] , dimostrandogli simpatia ma opponendogli i doveri del proprio stato, gli aveva detto e ripetuto, con un rammarico che doveva dargli la prova dei [...]
[...] suoi sentimenti per lui: «Se ci fossimo conosciuti prima, liberi entrambi! Come saremmo stati felici!...» E quelle parole alle quali egli non credeva [...]
[...] , lo gelavano, e più lo avrebbero gelato se le avesse credute espressione di un sentimento sincero: come il gran torto di sua moglie era il bene [...]
[...] dell'amica. Tuttavia, impegnato a vincere le sue resistenze, anch'egli le aveva ripetuto: «Come saremmo stati felici!» e giurato che l'unico suo [...]
[...] sprone nei fianchi del giovane; impegnato a dimostrarle che era libero di fare ciò che voleva egli faceva ciò che non voleva.... E il martirio [...]
[...] l'errore, per l'antica paura d'un urto tra quelle due nature violente.... Suo padre, quand'ella si sentì più sola e perduta, la raggiunse. Il suo [...]
[...] cieco amore per la figlia e il non meno cieco odio pel genero avevano reso vani i suoi propositi d'indifferenza; da lontano egli li seguiva di [...]
[...] passo in passo, aspettando l'ora d'intervenire: e quando la misura fu colma apparve. E Pasqualino l'aveva proprio udito il colloquio fra suocero e [...]
[...] via e di romperla per sempre.... «E chi vi trattiene? Andatevene pure!» Era appiattato nella stalla, Pasqualino, lì a costo, e se udiva i [...]
[...] pelle in pelle. «Sì, ce ne andremo.... ma prima....» E allora Pasqualino accorse. Col sangue agli occhi, il pugno levato, il barone aveva già [...]
[...] il suocero lo lasciasse. Sicuro, l'aveva detta il conte quella parola, Pasqualino non lavorava di fantasia, riferendola; e bisognava aver veduto [...]
[...] l'effetto prodotto sul barone! Quel pezzo d'uomo che con un soffio avrebbe buttato a terra il genero piccolo e delicato, che lo avrebbe spezzato [...]
[...] come una canna tra le mani grosse e villose, pareva diventato un ragazzo dinanzi al maestro: il contino Uzeda, il minuto e fiacco discendente dei [...]
[...] ma bene educato e il manesco villano ringentilito. Facchino, sì, approvava Pasqualino: tra persone d'una certa nascita le questioni non vanno [...]
[...] definite a pugni: e con quella parola appunto il conte rammentava al suocero l'onore fattogli sposando sua figlia; e se il barone restava immobile [...]
[...] d'essere entrato nella famiglia dei Vicerè non l'aveva accecato al punto di non scorgere per tanti anni il sacrifizio della figlia? Un confuso e quasi [...]
[...] , lasciandosi trasportare dall'ira, aveva voluto definire la lite come tra cocchieri; e aveva riconosciuto di meritarlo, ad alta voce, dinanzi al [...]
[...] solo a quattr'occhi. «Io facchino....sì....» aveva balbettato il barone; «ma tu?....» E ad un tratto gli aveva buttato in faccia una parola che il [...]
[...] le valigie e la condusse seco in Sicilia. Dovette costringerla, perchè infatti donna Isabella non era ben sicura dell'opportunità di quel [...]
[...] viaggio. Ella vedeva che Raimondo voleva condurla al suo paese per rompere clamorosamente e definitivamente coi Palmi; ma comprendeva pure che soltanto [...]
[...] l'eccitazione dei contrasti sofferti e l'impeto dell'odio provocato dalla tempestosa 346 spiegazione determinavano l'amico suo a quel passo [...]
[...] , e non l'amore di lei; e sentiva anche che l'ostentazione della loro amicizia, laggiù, in una piccola città, le avrebbe fatto torto, che la morale [...]
[...] parola, ma molto espressiva: «Finalmente!...» C'erano in città anche Benedetto e Lucrezia che s'era poi fatto coraggio: Raimondo andò a trovarli il [...]
[...] severamente la condotta del cognato, e se avesse osato, avrebbe impedito alla moglie di far quella visita; ma Lucrezia dichiarò che non vedeva nulla di [...]
[...] male nell'andare a trovare il proprio fratello: era forse obbligato a sapere che «accompagnava» una signora? E andarono all'albergo, dove [...]
[...] Raimondo li ricevette solo; ma dopo un poco che discorrevano del viaggio e del tempo, egli andò a picchiare all'uscio della camera accanto, e donna [...]
[...] Isabella comparve, la quale strinse la mano a Giulente e baciò Lucrezia. Nè presentazioni, nè spiegazioni, nè nulla. Benedetto, sulle prime, era [...]
[...] imbarazzatissimo, non sapeva come trattare, con qual nome chiamare la Fersa; ma ella stessa diede il tono alla conversazione, parlando del più e del [...]
[...] Pasqualino per avvertirlo del suo arrivo. Ma il cocchiere tornò con un'aria confusa e mortificata e non sapeva spiccicar parola. «È venuto?» gli aveva [...]
[...] detto il principe; «e che vuole?...» come ad uno che si presenta per chiedere quattrini. «Niente, Eccellenza.... manda ad avvertire l'Eccellenza [...]
[...] adesso la villeggiatura; tornerò a novembre...» e gli aveva voltato le spalle. Raimondo, alla narrazione della scena, si morse le labbra; donna [...]
[...] !... - La vedremo, - rispose brevemente Raimondo. Le previsioni di lei si avveravano. I più, senza accogliere nè rifiutare le scuse e le accuse relative al [...]
[...] secondo e decisivo abbandono della famiglia, biasimavano Raimondo pel viaggio fatto insieme con l'amica, il soggiorno nell'albergo, l'unione [...]
[...] Isabella poteva scusarsi; però i moralisti, i padri di famiglia, le signore più o meno timorate volevan salve le apparenze; e quantunque ci fosse poca [...]
[...] un'altra smania nel sangue. E un giorno prese una carrozza e salì al Belvedere. Giacomo, vedendolo arrivare, gli disse, non nel dialetto [...]
[...] familiare, ma in lingua: - Buon giorno, come stai? - e senza stendergli la mano. - Bene, e tu? - rispose Raimondo. - Benissimo, - e il principe si [...]
[...] , credo. E lasciò di nuovo cadere il discorso. La bambina volgeva tratto tratto lo sguardo a quello zio di cui non rammentava bene le fattezze, che [...]
[...] non l'accarezzava, che suo padre trattava come un estraneo. - Volevo dirti una cosa, - riprese Raimondo esitante, quasi pauroso, e tanto più [...]
[...] quando passò Garibaldi. Raimondo che si torceva i baffi nervosamente, insistè: - Cercherò, ad ogni modo. E allora il fratello , con voce fredda [...]
[...] , senza guardarlo: - Cerca, se vuoi. È inutile, non ne troverai. Raimondo andò via pallido, muto e fremente. S'era umiliato per nulla! Colui gli [...]
[...] che si vuole!» E alla zia donna Ferdinanda che salì un giorno a posta al Belvedere per intromettersi, per indurlo a far come lei: - La nostra [...]
[...] avendo da render conto a nessuno. Io ho mia moglie e mia figlia alle quali non posso metter sotto gli occhi un simile scandalo. Diceva queste [...]
[...] cose dinanzi alla principessa e alla bambina, e le insistenze della zitellona lo trovavano incrollabile nella sua indignazione. Anche Chiara [...]
[...] falso, che in cuor suo malediceva l'ora e il punto in cui aveva posto mente a quella donna della quale era già stufo, per la quale aveva sofferto [...]
[...] l'affronto di rinchinarsi al fratello, si stringeva più a lei, per puntiglio, le si dava mani e piedi legati. Non la volevano ricevere? Egli le [...]
[...] dalla sua, andò a cercare dello zio Eugenio. Il povero cavaliere era molto giù, il commercio dei vecchi cocci non rendeva più niente; e Vittorio [...]
[...] cui era presidente, segretario, economo e tutto, e nominava a destra e a manca socii promotori, fondatori, protettori, effettivi, benemeriti [...]
[...] , corrispondenti, onorarii: ciascuno di questi riceveva un diploma, una medaglia di bronzo, lo statuto e una noticina di venti lire di spese; ma [...]
[...] principe, s'invitò tutti i giorni a colazione e a desinare. Aveva certi abiti che gli piangevano addosso e certe scarpe che, viceversa, gli ridevano [...]
[...] ai piedi: pochi giorni dopo mise pelle nuova. Con l'abito fiammante, le camicie di bucato e le mani inguantate accompagnò donna Isabella tutte le [...]
[...] volte che ella 351 andò fuori, le fece da cavalier servente, perorò in pubblico e in privato la sua causa dandole della «nipote.» Anche [...]
[...] per sposarti? È storia che tutti sanno! Adesso viene la tua volta, - e si volgeva a Raimondo. - Vedrete se sbaglio! Aveva ragione lo zio don [...]
[...] Blasco, quando diceva.... A proposito, perchè non vai a fargli una visita? E a Lodovico? Quanti più saranno dalla tua, tanto meno varranno gli [...]
[...] scrupoli di Giacomo. Andiamo insieme, v'accompagno io.... E Raimondo rifece la via del Bosco, andò con la sorella e col cognato a Nicolosi, dove i [...]
[...] Benedettini villeggiavano, a mendicar l'appoggio del fratello e dello zio monaci. Don Blasco era a giorno di tutto, e dimenticato a un tratto [...]
[...] Garibaldi, non faceva altro, lassù, che gridare come un ossesso contro Raimondo che aveva fatto l'ultimo e più grande imbroglio; poi contro Giacomo [...]
[...] Paternità mi scusi; ci sono i parenti di Vostra Paternità. Egli venne fuori, e appena vide Raimondo aprì bene gli occhi ancora imbambolati. Come [...]
[...] Lucrezia e Benedetto, Raimondo gli baciò la mano. Egli lasciò fare, borbottando: - Che c'è? A quest'ora? Con questo sole? 352 - Siamo venuti [...]
[...] dacchè non venivo più qui.... E Lodovico? Frà Carmelo, costernato, venne a dire che Sua Paternità il Priore era in conferenza con l'Abate e che non [...]
[...] via. Il domani mattina, all'albergo, egli non s'era ancora levato che il cameriere venne ad annunziargli: - C'è lo zio di Vostra Eccellenza. E don [...]
[...] ; e il discorso s'avviò sul da fare. Udendola ripetere che voleva nascondersi in campagna, il monaco saltò su: - In campagna? Perchè in campagna [...]
[...] ? Questa è logica, mi pare! Il suo consiglio era di chieder subito i conti a Giacomo, di togliergli la procura e di iniziare la divisione: a quelle [...]
[...] dire al 353 conte che il signor Principe voleva restituirgli la procura e dargli i conti, una volta che era tornato in patria. Raimondo [...]
[...] mandò via l'amministratore con un violento: «Ho capito; va bene!...» e un malumore terribile lo tenne a bocca chiusa per tutto un giorno. Donna [...]
[...] era tutta una cosa con la cognata della mano manca, fece una pensata: - Giacchè non potete stare sempre all'albergo, e ora è il tempo della [...]
[...] villeggiatura, perchè non ve ne andate alla Pietra dell'Ovo, da Ferdinando? Ha tanto posto; vi darà due camere. Sarete come un parente e la cosa farà [...]
[...] debbo dire una cosa.... - aggiunse Lucrezia. - Non è solo.... - È con sua moglie? - Con sua moglie, sì.... come se fosse sua moglie.... E gli spiegò [...]
[...] , poi ripetè: 354 - Va bene, va bene; digli che venga quando gli piace. Arrivati che furono alle Ghiande, Raimondo e donna Isabella [...]
[...] vollero visitare la casa, il giardino e il podere, e prolusero elogi per l'ottima coltivazione della vigna e pel magnifico aspetto del frutteto [...]
[...] e di storia naturale, trovandosi una quantità di opuscoli di medicina d'ignoti autori, tesi di laurea di dottori asini, vecchi ricettarii [...]
[...] l'acquisto dandogli a intendere che c'era dentro il for fiore della dottrina. Egli la pagò salata, e si mise a leggere tutto. Allora la sua mente [...]
[...] dolor di capo, per un leggiero prurito, per un formicolìo in pelle in pelle credette d'avere tutte le malattie; e quell'idea, ficcatasi nel suo [...]
[...] ; e sulle prime, quasi arrestato da una specie di pudore, egli si tenne sulle negative; messo alle strette, confessò. Aveva un catarro intestinale [...]
[...] Raimondo rideva di quell'enumerazione, egli soggiunse, con voce triste e quasi con le lacrime agli occhi: - C'è poco da ridere, sai! Credi che siano [...]
[...] ? E non ci fu verso di persuaderlo. Allora entrò in iscena donna Isabella. Invece di contrariare il maniaco, prese a secondarlo: riconobbe [...]
[...] l'esistenza e la gravità delle sue malattie, l'inutilità delle prescrizioni mediche; però, se i dottori ci perdevano il latino, non poteva egli provare [...]
[...] almeno qualcuno di quei rimedii empirici che certe volte fanno miracoli? - Quand'ero ragazza anch'io ebbi un catarro intestinale lungo e ostinato [...]
[...] più del vostro. Sapete come andò via? Con l'insalata di lattughe! E glie ne fece preparare un piatto, come contorno d'una gran fetta d'arrosto [...]
[...] affrettata la sua fine. - Adesso bisogna farci sopra una bella passeggiata! - e offertogli il braccio, come ad un povero convalescente, lo [...]
[...] condusse a spasso pel giardino. Non parve vero al malato, il domani, di svegliarsi vivo e con un certo appetito. L'insalata e l'arrosto, in poco [...]
[...] bagno d'acqua dolce. Da mesi e mesi, egli non si lavava altro che la punta del naso e delle dita, due o tre volte la settimana, per paura di [...]
[...] prendere una polmonite; cos' l'erpete andò via. Il latte, le uova, il moto, la nettezza, lo ritornarono in vita, e dalla gratitudine verso donna [...]
[...] cominciava a parlar di lei con tanta ammirazione, come fosse la donna più saggia e virtuosa, un angelo sceso dal cielo. Presa l'abitudine di [...]
[...] muoversi, se ne andava dalla sorella Lucrezia, faceva visita alle poche persone che conosceva, e non ristava dal parlar di lei. - Quanto bene vuole a [...]
[...] Raimondo! Che cura ha della casa! Quel che ha fatto per me non si può ridire! Se non era lei, a quest'ora sarei morto e sepolto! Un giorno [...]
[...] arrivò da Lucrezia mentre moglie e marito discutevano vivamente: al suo apparire essi tacquero. - Di che parlavate? - Si parlava della situazione di [...]
[...] , sciogliendo i matrimonii. Ella annunziava quel partito con la stessa semplicità con cui Raimondo e donna Ferdinanda lo avevano partecipato a lei [...]
[...] volevano? La loro volontà non doveva esser legge per tutti? Non possedevano essi tutti i mezzi materiali e morali per vincere le velleità di [...]
[...] resistenza? Avevano clientele dappertutto, in tra i borbonici e i liberali, in sacrestia e in tribunale: i nobili erano con loro per solidarietà, gli [...]
[...] ignobili per rispetto: ognuno doveva essere superbo e lieto di render loro servizio. Bisognava, per riuscire in questa impresa, esser bene indirizzati [...]
[...] legge e la società! Non dico bene? E Ferdinando, rivolto al cognato: - Ne dubiti forse?.... Ma come ragioni?... Dov'hai la testa? Benedetto [...]
[...] tentava dimostrare che non ragionavano loro invece; che i figli nati c'erano e che bisognava pensare a questi prima che ai nascituri, ma Lucrezia e [...]
[...] Ferdinando gli davano sulla voce, tutt'e due insieme: Nostro fratello lo rinnegherà per questo?... E gl'interessi saranno regolati come vogliono i [...]
[...] Palmi.... Se i matrimonii sono sciolti di fatto, perchË non scioglierli di diritto? Chi ci guadagna? La gente che ci fa sopra i suoi commenti! E [...]
[...] modo imprevisto da tutti e da lui tesso. Egli non pensava più che la sua passione era stata quella della libertà, che donna Isabella, come moglie [...]
[...] , gli sarebbe pesata più della moglie, e che gli pesava già come amante; impuntato, accecato dall'opposizione, dalla disapprovazione, dal [...]
[...] , dalla stessa casa del principe? Egli metteva i piedi al muro, deciso a spuntarla a qualunque costo, contro tutto e tutti. E Lucrezia, Ferdinando [...]
[...] , donna Ferdinanda, don Blasco lo aiutavano ciascuno per conto e a modo proprio, congiuravano per vincere le ultime resistenze di Benedetto, che [...]
[...] all'idea di contentare sua moglie, di cattivarsi la fiducia, la stima e la gratitudine dei parenti sentiva ammorzarsi a poco a poco i rimorsi [...]
[...] tempo, mentre il fratello minore era stato in Toscana, o era andato e tornato di qua e di là, col capo all'amica, l'eredità era rimasta indivisa, e [...]
[...] il principe l'aveva amministrata anche nell'interesse e per procura del coerede; adesso, per troncare ogni rapporto con lui, gli mandava il [...]
[...] signor Marco a notificargli che rinunziava la procura e voleva subito subito dargli i conti e venire alla divisione. Quella trombetta della cugina [...]
[...] Graziella annunziava a tutti queste cose, e dovunque 359 si trovava, tra parenti od amici o semplici conoscenze, approvava il cugino Giacomo [...]
[...] guerre e liti, questo avvocato delle cause perse!...» Ma ella prevedeva un fiasco colossale. Già, cominciamo che il tribunale civile non era [...]
[...] , perchè Monsignor Vescovo, e il vicario Coco e il canonico Russo e tutti i maggiorenti della Curia erano col principe contro il conte, giustamente [...]
[...] , sapendo i torti di Raimondo e della Fersa, non potendo metter mano a sanzionare uno scandalo di quella fatta!... Dall'altra parte i fautori del [...]
[...] conte e di donna Isabella davano sicura la riuscita. L'impotenza di Fersa, la violenza patita da sua moglie erano affermate da una quantità di [...]
[...] persone; ma specialmente Pasqualino sonava la campana per conto del suo padrone. Sissignori: il cavaliere Giulente, e non avvocato, studiava e [...]
[...] molto da faticare, perchè il motivo della nullità del matrimonio di donna Isabella era chiaro e lampante. Lasciamo stare che Fersa non era [...]
[...] all'ultimo, dopo due anni di persuasioni e di preghiere; ma lo zio di donna Isabella? Bastonate mattina e sera, fin dal primo momento che la ragazza aveva [...]
[...] dava ogni genere di commissioni in città, e il sarto, il calzolaio, il cravattaio, onorati dai comandi del contino Uzeda, lo portavano al cielo [...]
[...] sevizie usatele, i rifiuti costanti da lei opposti. Che più? lo stesso zio sarebbe venuto a confermare la violenza esercitata!... «E poi?» esclamava [...]
[...] detto Palmi?» E narrava che quell'accattabrighe di Giulente gli aveva scritto per ottenere che anche lui, il barone, consentisse allo scioglimento [...]
[...] durante le agitazioni dell'anno precedente gli avesse fatto torto; e quando gli scrivevano dell'affare di Raimondo rispondeva che per nulla al mondo [...]
[...] voleva mescolarvisi. Giulente, dunque, per contentar la moglie, il cognato e gli zii, aveva dovuto rassegnarsi a rivolgersi lui al barone. «Sapete [...]
[...] senza padre!...» Ma la lettera, piena d'espressioni riguardose, di complimenti, di scuse, era partita: e Giulente aspettava ancora la risposta [...]
[...] fondello, e solo ha peso quello dinanzi al sindaco: abbasso Francesco II! Viva la libertà!...» Ma donna Ferdinanda, Lucrezia, tutti i sostenitori di [...]
[...] Raimondo non si contentavano di una sentenza civile; volevano legittimare la situazione di Raimondo e di donna Isabella dinanzi agli uomini e a Dio [...]
[...] . Per questo, Ferdinando il quale era intimo del canonico Ravesa, pezzo grosso della Curia e proprietario d'una vigna attigua alle Ghiande, gli [...]
[...] parlava tutti i giorni a favore de fratello, e don Blasco andava tutti i giorni dal vicario Coco, intronandolo con le clamorose dimostrazioni della [...]
[...] rivolto al Vescovato, dove la sua nascita, la sua reputazione d'intelligenza, di dottrina e di santità gli avevano spalancato le porte. In poco [...]
[...] conciliarsi le nuove autorità politiche senza tradire le «legittime», salvar capra e cavoli, servir Cristo e Mammone. Ora, se egli avesse detto una [...]
[...] giustamente 363 contraria a pronunziare sentenze di questo genere, come vada coi calzari di piombo. Essa non può contentarsi di certe prove e [...]
[...] miei doveri da compiere... la mia coscienza... - Coscienza?... Coscienza?... - Donna Ferdinanda che stava a sentirlo a bocca chiusa e a denti [...]
[...] stretti, una volta cantò: - Lasciala da parte la coscienza! Di' piuttosto che non gli hai ancora perdonato d'aver preso il tuo posto e glie vuoi far [...]
[...] personalmente dal fratello e di raccomandarglisi. Un momento, il giovane si ribellò. Era stanco di pregare e di umiliarsi, di far la corte a Ferdinando e [...]
[...] a Giulente per guadagnarli alla sua causa, di imbeccare Pasqualino e gli altri portavoce. S'era già umiliato una volta anche dinanzi a Giacomo e [...]
[...] non gli era valso nulla; s'era umiliato anche dinanzi a Lodovico, quando era andato a Nicolosi, e il fratello non s'era lasciato vedere. Adesso [...]
[...] bisognava gettarsi ai piedi di cotesto gesuita, chiedergli perdono del posto sottrattogli, implorarne col perdono la protezione e l'appoggio. Era [...]
[...] troppo, non ne non ne poteva più. Le mortificazioni dell'amor proprio gli cocevano sopra tutto, gli facevano stringer 364 le pugna e mordersi [...]
[...] le dita e quasi spuntar le lacrime agli occhi... Ma giusto, finita la villeggiatura, tornati tutti in città, la parentela e la nobiltà si schierava [...]
[...] avrebbero essi fatto un processo per falsa testimonianza a chi sarebbe venuto a deporre pel mancato consenso; figuriamoci poi la causa ecclesiastica! E [...]
[...] , quasi bruscamente, quasi pronto a sfogare contro di lei, causa prima di tutto quello che gli accadeva. - Nulla... nulla.... - e piangeva [...]
[...] dirottamente. Egli dovette alzar la voce per sapere il motivo di quel pianto. La sua amica aveva incontrato per via i Grazzeri e la cugina Graziella; la [...]
[...] cugina s'era voltata dall'altra parte, Lucia e Agatina Grazzeri non avevano risposto al suo saluto, fingendo di non vederla.... Il giorno dopo [...]
[...] potente e nuova ragione che nessuno ancora sapeva, che confidava a lui prima che ad ogni altro: donna Isabella era incinta.... Con gli occhi [...]
[...] , non una dilatazione del petto svelava l'intima soddisfazione di vedersi finalmente dinanzi, sommesso e quasi supplice il ladro che lo aveva [...]
[...] spogliato, pel quale era stato bandito dalla famiglia e dal mondo. - Tu puoi aiutarmi, mettere una buona parola.... - continuava Raimondo, - far [...]
[...] s'acqueti del tutto, non dobbiamo e non possiamo perder di mira l'effetto che i nostri giudizii sono capaci di produrre!.. Ora, come vuoi che questo [...]
[...] provvedimento sia stimato giusto, se nella nostra stessa famiglia, se il capo della nostra casa, non riconosce le tue ragioni e ti condanna con [...]
[...] tanta severità?... - E se Giacomo si piega? - insistè Raimondo. - Sarà un gran passo innanzi! Vedrai che l'opinione pubblica lo seguirà, che tutti [...]
[...] della mia.... E questa era la dimostrazione a cui voleva arrivare attraverso tante parole. L'affare di Raimondo, tutto quel pasticcio di [...]
[...] matrimonii da sciogliere e da ristringere non gli piaceva: il biasimo sordo del gran pubblico gli era noto e lo metteva in guardia contro l'errore di [...]
[...] chiamare il signor Marco. Chiusi in camera tutt'e due, restarono pochi minuti a confabulare. L'amministratore tornò il domani e poi il giorno dopo [...]
[...] gli occhi. Giacomo da lui? Adesso che c'era Raimondo? E se si fossero incontrati?.... - Vengo subito.... trattienilo tu....ma non dir nulla [...]
[...] , Ferdinando entrò nel salotto e trovò i fratelli e le cognate che chiacchieravano allegramente. - Passavamo di qui, - gli disse il principe, - e [...]
[...] abbiamo pensato di farvi una visita... Il domani, nella Sala Gialla, la cugina Graziella venuta prima di colazione e trovata la principessa in [...]
[...] compagnia di don Mariano, se la prendeva con più calore del solito contro Raimondo e l'amica sua, narrava i loro nuovi armeggii, le istanze fatte [...]
[...] dare il suo consenso. La principessa, sui carboni ardenti, si faceva di mille colori, alzava, abbassava e girava gli occhi, pareva invocare [...]
[...] l'intervento di don Mariano; e don Mariano tossicchiando un poco voleva avvertire la cugina di non insistere; ma questa continuava con nuova lena: - Almeno [...]
[...] , entrato senza far rumore, annunziò con la consueta sua bella serenità: - Il signor conte e la signora contessa. La cugina restò di sale [...]
[...] . Raimondo? La contessa? Quale contessa?... E donna Isabella apparve, andò incontro alla principessa che le veniva incontro, l'abbracciò e la baciò sulle [...]
[...] due guance. - Come stai, Margherita? Ero impaziente di restituirti la tua cara visita di ieri.... Margherita era già stata da lei! E il principe [...]
[...] sopravveniva, stringeva la mano a Raimondo, dicendo: - Cognata e cugina, resterete a colazione con noi?... V. «Il duca d'Oragua!... Il [...]
[...] !.... Eccellenza!...» E qui saluti ed inchini a destra e a sinistra, certuni che si tiravan da canto una decina di passi prima d'incontrarlo, e si scoprivano come [...]
[...] scortarlo, di mescolarsi al codazzo degli intimi ammiratori ed amici che lo seguivano su e giù, alla prefettura, al municipio, ai circoli. Ed egli [...]
[...] intenta a tessere e a ritessere la sue lodi quando, per un piccolo bisogno imperioso, egli s'accostava a un cantone. A palazzo, lo stesso [...]
[...] Catania a Messina, e il porto aveva numerosi approdi di piroscafi e la città era stata dotata di numerose scuole, d'una ispezione forestale, d'un [...]
[...] deposito di stalloni; e un istituto di credito, la Banca Merdionale, stava per sorgere; e il Governo prometteva d'intraprendere una quantità d'opere [...]
[...] pubbliche, di aiutare il municipio e la provincia; e i buoni liberali, i figli della rivoluzione, ottenevano a poco a poco quel che chiedevano [...]
[...] , addebitandola alla paura, e tiravano in ballo le storie del Quarantotto, lo accusavano d'essersi finalmente rammentato del collegio adesso che, sciolta [...]
[...] a spada tratta la politica moderata, «ora che abbiamo fatto la rivoluzione e raggiunto lo scopo;» e celebrava l'azione prudente del Governo [...]
[...] delle gesta del nipote Raimondo, faceva con le spalle e col capo un breve moto che poteva dir tutto, secondo l'umore dell'interrogante: approvazione [...]
[...] , compatimento, biasimo. Ma oramai la situazione di Raimondo e di donna Isabella era legittima, e tutti i parenti, dopo l'esempio del principe, li [...]
[...] trattavano come marito e moglie. In meno di sei mesi, la Corte vescovile, riconosciuto che il matrimonio era stato contratto per forza e con la [...]
[...] cocciuto» spiegava Pasqualino, aveva e avrebbe sempre detto di no, fino al momento di tirar le cuoia, quantunque sua figlia - felice memoria - si [...]
[...] fosse finalmente posto il cuore in pace, specialmente sentendo che il primo matrimonio non esisteva più e che il conte aveva un figlio da legittimare [...]
[...] . La signora donna Matilde - giustizia innanzi tutto! - nonostante le sue stravaganze era ragionevole in fondo, e sapendosi del resto malata [...]
[...] figliuola che consentire alla liberazione del genero!... Ah, no? E allora il contino aveva chiesto lui d'essere sciolto, adducendo che la madre lo [...]
[...] ! Decine, centinaia di testimonii affermavano che il contino mai e poi mai aveva voluto prender moglie: prima di tutti la parentela, il principe, le [...]
[...] dimostrare che all'atto di pronunziare il sì che lo legava per sempre don Raimondo avesse provato un timor grave: e allora il cavaliere don [...]
[...] campai armati, i quali, se egli avesse risposto no, dovevano legarlo, buttarlo in fondo a una carrozza che stava ad aspettare vicino alla chiesa e [...]
[...] portarlo in campagna per usargli le maggiori sevizie. Dai feudi di Mirabella erano venuti i due campai a confermare la testimonianza, e il [...]
[...] cocchiere l'avea suffragata per suo conto, e il sagrestano pure. Così, il tribunale aveva fatto giustizia. E certa gente - Pasqualino non se ne dava [...]
[...] Ferdinando non era più di questo mondo e i suoi discendenti avevano ricevuto il benservito) fosse capace di un'azione di questa specie! Quasi che [...]
[...] delle minaccie, e che non s'era mai dato il caso d'un annullamento di matrimonio per costrizione della volontà dello sposo. Non s'era ancor dato, e [...]
[...] ! - qualche mese dopo il matrimonio del conte e di donna Isabella! Dunque il barone era rimasto zitto perchè sapeva che il genero diceva la verità [...]
[...] ! Subito dopo la pace col principe, Raimondo e donna Isabella s'erano riconciliati con una gran parte degli antichi oppositori; la cugina Graziella [...]
[...] di carne», e le donne pure, e che la colpa di tutto quel che succedeva andava attribuita tutta alla leggerezza, «per non dir altro,» della Palmi [...]
[...] sarebbero addomesticati, specialmente quando i tribunali avrebbero fatto giustizia, accordando i divorzii; e non contenta di dare assicurazioni [...]
[...] , ringraziato Ferdinando dell'ospitalità che gli aveva accordata, Raimondo s'era preso in affitto un quartiere nel palazzo Roccasciano e v'era andato a [...]
[...] Pietra dell'Ovo fino al giorno che avrebbero potuto maritarsi, e poi andar via, a Napoli, a Milano, a Torino, in mezzo a gente nuova. Ma donna Isabella [...]
[...] tutti e tutto, faceva ancora, suo malgrado, ciò che ella voleva. Fermo proposito di lui era d'andar via al più 372 presto, non già per le [...]
[...] mediocre piacere di trattarla e preferivano saperla lontana? Non c'erano tuttavia tante persone che la salutavano freddamente, che evitavano di [...]
[...] raffreddore che pareva all'inizio una cosa da nulla ma che giusto la notte degli sponsali degenerò in polmonite e tre giorni dopo lo ammazzò. Tutti gli [...]
[...] tinse di nero la faccia, e durante un buon numero di mesi rifiutò ostinatamente di prender aria, neanche in carrozza chiusa, di sera. Ma la sua [...]
[...] » Ferdinanda e dalla «cugina» Isabella. In casa di costei tuttavia, a causa dl lutto, non compariva il lunedì, giorno nel quale la contessa [...]
[...] trionfo d'una sola sera e voleva piegare le ultime ostinate oppositrici, l'aveva introdotto, riuscendo così a dare al suo salone un tono speciale [...]
[...] Lumera, fra una corte di ammiratori. - Grazie! Grazie!... - diceva a Raimondo, gettandogli le braccia al collo e stringendolo a sè. - Tu l'hai [...]
[...] voluto e ottenuto!... Grazie! Grazie!... Egli restava di marmo sotto quelle carezze. Vinta la partita, cessata la febbre che lo aveva animato contro [...]
[...] le difficoltà, i contrasti e le opposizioni d'ogni genere, faceva il conto di quanto gli costava quel risultato. 374 Confusamente, sordamente [...]
[...] , poichè non poteva convenire di esser stato tanto cieco, sentiva d'aver lavorato a ribadirsi al collo una nuova e più pesante ed infrangibile [...]
[...] stornava a furia di sommessione, secondando sempre e comunque l'umore del marito. Adesso, l'incosciente rancore di cui Raimondo era animato contro di [...]
[...] danno, e non potendo accusare sè stesso, se la prendeva con quelli. Sua moglie, per evitare che egli pensasse ad altro, gli parlava male di tutti [...]
[...] gli Uzeda. E la materia era inesauribile. Chiara per esempio, che aveva fatto la scrupolosa quand'essi non erano uniti legittimamente, adesso [...]
[...] più essere toccata dal marito, e di che si lagnava, quella pazza? Forse della condizione in cui era ridotta? del male che la minacciava [...]
[...] sordamente? Nossignore: il suo gran dolore era di non poter servire a Federico! E comprendendo che questi, il quale non aveva niente di fradicio, anzi era [...]
[...] bella dell'altra, e gliele metteva nel letto, e le trattava a zuccherini, quasi le serviva lei stessa invece di farsene servire!... «Son cose [...]
[...] violenza che la 375 principessa madre aveva dovuto farle. «E gli altri? e le altre?...» Infatti, dove metter Lucrezia? La pazzia di costei era [...]
[...] vi legherà tutti quanti!...» E le speculazioni di don Eugenio? Questi, facendo pagare un occhio del capo al principe di Roccasciano cocci ed [...]
[...] imbratti, li riprendeva per due baiocchi dalla moglie che, invasata dal demonio del giuoco, li sottraeva dagli scaffali.... E la metamorfosi di [...]
[...] esperimenti agricoli e meccanici e se n'era venuto a stare in città. Non mancava ai lunedì della cognata, andava tutte le sere al teatro, frequentava le [...]
[...] donne, e per non metter più piede nel podere che gli era stato tanto a cuore, lasciava che il suo fattore gli rubasse gli occhi. «È pazzo?... Son [...]
[...] forse consentito a cedere tutto ciò che aveva. Adesso che faceva il conto e tirava le somme, vedeva che Giacomo gli aveva preso un buon terzo del [...]
[...] Palmi e le bambine; poi aveva tirato fuori le solite cambiali 376 apparse dopo la morte della madre, addebitandogliene la metà; e nei conti [...]
[...] i due fondi di Burgio e Burgitello. Ma la magagna più grossa era stata operata nella divisione, perchè egli aveva messo secondo gli conveniva i [...]
[...] prezzi alle terre, e tenuto per sè le migliori e le più vicine. In cambio di altre proprietà gli aveva ceduto rendite fradicie, di difficile ed [...]
[...] incerta riscossione, e non contento di tutto questo gli aveva anche imposto di rinunziare all'uso del quartiere nel palazzo avito, a quella [...]
[...] contro di lui; ma donna Isabella, parlandogli male del fratello, non rammentava già queste cose, comprendendo che l'argomento era a due tagli e si [...]
[...] che le dava buono in mano. «Hai visto?... Hai visto?...» diceva al marito tutte le volte che tornavano a casa dopo essere stati a palazzo. «E [...]
[...] faceva il moralista anche lui! Bisognava sentirlo, quando predicava!... E quella stupida di Margherita che non s'accorge di nulla!...» La [...]
[...] principessa, infatti, non pareva notasse che da un pezzo la vedova cugina veniva a consolarsi «in famiglia» tutte le sante mattine che il Signore mandava e [...]
[...] tutte le sante sere. Il principe s'occupava di metterle in ordine l'eredità, e per ciò, avendo bisogno di parlarle, l'andava spesso a trovare per [...]
[...] pontificava, aggiustava l'Europa in quattro e quattr'otto, le finanze italiane in men che non si dice, e Giulente stava a udirlo come il Messia [...]
[...] detto: «Quando sarò stanco, lascerò a te il collegio;» e questa era la secreta brama di Benedetto: esser deputato, mettersi nella grande politica [...]
[...] . Per dargli pazienza, il duca lo aveva fatto eleggere consigliere comunale, e discorreva con lui anche delle cose del municipio, delle riforme da [...]
[...] gli era costato: per sussidiare i perseguitati, per comperar fucili e cartucce, per offrire rinfreschi alla Guardia nazionale, aveva fatto qualche [...]
[...] di Credito e di Depositi, aveva sottoscritto per cento azioni di mille lire l'una; è vero che non aveva pagato se non un quarto; ma nello stesso [...]
[...] etnei. Don Blasco e donna Ferdinanda, ciascuno per conto proprio, s'ingegnavano con ogni mezzo di appurare come facesse; fu il marchese Federico [...]
[...] comperato una villa al Belvedere, per stare a casa propria durante la villeggiatura, e gli era rimasta tuttavia una sommetta della quale non sapeva che [...]
[...] mutato discorso. Il marchese titubò un pezzo, un po' per fedeltà al principio borbonico, molto più per paura di perdere i suoi quattrini, frutto e [...]
[...] veniva a riscuotere le cedole del semestre scaduto, vistolo venir via con un bel rotolo di monete, si decise. E la sera che annunziò a palazzo [...]
[...] rispondere il marchese. - Al sessantasei, il capitale frutta il sette e mezzo per cento.... Il monaco stava a sentirlo, spalancando tanto d'occhi, come [...]
[...] cedole!... Andrai a riscuoterle al luogo comodo, pezzo d'asino!... - E rivolto a Chiara, con le mani in capo: - Fallo interdire!... Ti vuol [...]
[...] : - Impiego sicuro, signori miei!... Quando la rendita napoletana era al cento e dieci!... Un altro poco e scenderà al cinque, la cartaccia sporca [...]
[...] Lorenzo Giulente doveva «venire all'aiuto dell'incremento industriale e commerciale» e «cooperare l'opera protettrice del governo,» sorrise [...]
[...] hai fatto benissimo: comprane dell'altra. - E dopo un poco lo condusse via, prima che la società si sciogliesse, come faceva da un pezzo, senza [...]
[...] Federico, un bel pezzo di ragazza della Piana, bianca e rossa al pari d'una mela era incinta per opera del marchese; e invece di cacciarla via ella [...]
[...] voleva un figlio di lui e non era buona di farlo, s'accontentava di qello di un'altra, le pareva naturalissimo circondare di cure quest'altra che [...]
[...] Federico aveva fecondata; quasi la invidiava.... Ella stessa le aveva strappato la confessione dell'errore, e la ragazza impaurita e tremante era [...]
[...] tre e quattro volte il giorno, le mandava i migliori bocconi della sua tavola, la teneva nella bambagia. Quando la cosa si riseppe, tutti i parenti [...]
[...] , specialmente i fiutoni, don Blasco e donna Ferdinanda, cominciarono a fare un diavolìo, gridandole che dovesse cacciare a pedate quella ciarpa [...]
[...] buttarla in mezzo a una strada....» Ma il più bello era che il marchese si seccava e si vergognava anche un poco di quella paternità clandestina. Col [...]
[...] : - Sentila, adesso!... Io faccio quel che mi pare e piace, e tu solo hai il diritto di comandare, qui dentro!... Fa la scrupolosa, adesso, questa [...]
[...] ne cominciava ora a mormorare, e tra la servitù delle due case correvano già certe occhiate d'intelligenza, si scambiavano certi commenti che [...]
[...] padrone aveva fatto la volontà della principessa, sant'anima, e adesso pensava ai suoi figli, rispettava la moglie, aveva tutt'altro pel capo che le [...]
[...] la verità; e se quelle ciarle maligne avessero avuto fondamento, se ne sarebbe rimasta così tranquilla?... La principessa era più tranquilla che [...]
[...] , respirava più liberamente perchè il marito la lasciava quieta, non pretendeva ch'ella gli desse ragione in tutto o per tutto, e non la rimproverava se [...]
[...] notasse l'assenza, e la tratteneva tutto il giorno in casa, le affidava Teresina, la trattava come una sorella. Quell'intrinsichezza le procurava un [...]
[...] , o frugare negli armadii, o riporre qualche cosa nelle casse, la cugina faceva tutto lei, andava e veniva con le chiavi alla cintola per la casa [...]
[...] , la metteva sossopra, al punto che in sua assenza non si trovava più nulla e bisognava mandare qualcuno a chiamarla. - Almeno, levassero via la [...]
[...] bambina! - diceva donna Isabella, scandalizzata, a Raimondo. - La fanno assistere a un bello spettacolo. E don Blasco e donna Ferdinanda già [...]
[...] cominciavano a fare anch'essi i loro commenti; ma quando Rosa Schirano partorì al marchese un bel figlio maschio, bianco e rosso, grosso e grasso, la [...]
[...] piccolino tutto il corredo preparato un tempo pei suoi proprii figli. Lo teneva mattina e sera in braccio, lo dava a baciare al marito dicendogli [...]
[...] partorito 382 da lei, abbracciava con un solo sguardo l'orribile aborto giallo come di sego e il bambino paffuto che tirava pugni, e due lacrime [...]
[...] le spuntavano sulle ciglia. «Sia fatta la volontà di Dio!...» Riposta la boccia, tutte le sue cure e tutti i suoi pensieri si rivolgevano al figlio [...]
[...] cantare contro il fratello che teneva la ganza in casa e le affidava la figlia; Lucrezia, che aveva già fatto pace con Giacomo al tempo del [...]
[...] matrimonio di Raimondo, voltò nuovamente casacca e accusò Giacomo, unicamente perchè Benedetto consentiva con lui nel biasimare le stramberie della [...]
[...] Lucrezia; don Blasco e donna Ferdinanda soffiavano nel fuoco ciascuno per suo conto, ora formando leghe contro Chiara, ora contro Giacomo, ora [...]
[...] contro la contessa; e tutti e tutte, giovani e vecchi, fratelli e sorelle, zii e nipoti, ricominciavano a buttarsi addosso, volta per volta, l'accusa di [...]
[...] stravaganza, di ossessione e di pazzia. In mezzo ad essi, il Priore portava la sua serena indifferenza per tutte le cose di questo mondo, dopo [...]
[...] aver fatto la corte a Monsignore e brigato col coadiutore, col vicario e coi canonici; Ferdinando, elegantissimo, non parlava più d'altro che di [...]
[...] abiti e di sarti forestieri; il duca, udendo tutti senza rispondere a nessuno, scambiava telegrammi coi sensali che giocavano alla borsa per conto [...]
[...] suo, e badava a ordinare le sue banche e società; il cavaliere don Eugenio, lasciata in asso l'Academia dei quattro Poeti, si occupava [...]
[...] unicamente d'un certo negozio di zolfi che pareva molto lucrativo - con le trecent'onze della falsa testimonianza, dicevano le male lingue - e la [...]
[...] principessa era felice di tener per aria le mani bianche e lucide, preservandole da ogni contatto, adoperandole soltanto per abbracciare i suoi figli [...]
[...] . 383 Teresa, adesso vicina ai dodici anni, formava il suo orgoglio, per la bellezza della persona e la bontà dell'animo. Mai un dispiacere da [...]
[...] l'obbedienza esemplare, per la dolcezza del cuore, ella raccoglieva dovunque lodi e premii. Cresciuta negli anni, non la mettevano più nella ruota [...]
[...] di restar chiusa nello spessore del muro, e il terrore del crocifisso nero, preferiva anche ora, in cuor suo, le belle passeggiate all'aria aperta [...]
[...] da capo a piedi. Che spavento, tutti quei morti pendenti dalle pareti, chiusi nelle casse, vestiti come in vita, con le scarpe ai piedi e i guanti [...]
[...] , nella bara di vetro, vestita da monaca, con la testa sopra una tegola e le mani aggrappate disperatamente a un crocefisso d'avorio!... Tremava [...]
[...] tutta, la bambina, dallo spavento, dall'orrore, e la notte sognava tutti quei morti che le danzavano intorno; ma nascondeva il proprio spavento poichè [...]
[...] giorno anche noi 384 moriremo e andremo dinanzi al Giudice eterno. Quasi in tutte le chiese, del resto, ella aveva un senso di fredda paura [...]
[...] che fra dodici anni, nel 1876, sarebbe capitato il terzo centenario. Ma poichè faceva sempre forza a sè stessa e niente traspariva delle sue [...]
[...] paure, e la vedevano stare lunghe ore in quelle chiese, inginocchiata, pregante, tutti lodavano la sua pietà; alcuni dicevano perfino: «Cresce come [...]
[...] la Beata; santa come lei!» E queste lodi, sì, l'inorgoglivano; per guadagnarsele sopportava tutto in pace. Anch'ella, come tante altre sue [...]
[...] queste cose guastano le ragazze; e invece di piangere e di gridare, come facevan tante, ella chinava il capo confortata dalla sua mamma che le [...]
[...] primavera, in autunno.... non tocca a te pensarci!...» Così rodeva il freno, aspettando la primavera e l'autunno che lo ritrovavano ancora in quella [...]
[...] bella libertà, egli diventava il tormento dei maestri, dei Fratelli, dei camerieri, di tutto il convento, e rifiutava anche di andare a casa, o, se [...]
[...] , appena risaputa, fu commentata in mille modi: «E perchè?... Non sta bene in casa?... Il duca ha voluto così.... E che c'entrava il duca?... No, è [...]
[...] era stata presa perchè un giorno la signorina, entrata inavvertitamente nella Sala Rossa, aveva trovato il principe e la madrina in troppo intimo [...]
[...] colloquio.... Ma Baldassarre, col suo tono d'autorità che troncava tutte le chiacchiere, dava la versione schietta e genuina: tutte le grandi [...]
[...] famiglie di Palermo e di Napoli, al giorno d'oggi, stilano di mettere le signorine in collegio, nei collegi a chic, dove imparano la lingua italiana e [...]
[...] ; e anche il signor don Raimondo e la contessa donna Isabella, che a Firenze c'erano stati di casa, dicevano altrettanto e approvavano che la [...]
[...] scagliata con più violenza contro il principe e aveva perdonato a Chiara l'allevamento del bastardo per andare a sfogarsi con lei contro queste [...]
[...] stupide novità dei collegi fiorentini, quado ai suoi tempi le ragazze nobili imparavano in famiglia a filar seta e non s'impinzavano di sciocchezze [...]
[...] italiane e forestiere; non diceva che don Blasco girava per le case dei nipoti predicando la crociata contro le porcherie che si commettevano a [...]
[...] palazzo.... Per Baldassarre, il principe era Dio, e tutto ciò che il padrone faceva era ben fatto. Rispettava anche gli altri parenti e perciò le [...]
[...] casata. E negava i piccoli dissidii, scemava importanza ai grandi, imponeva silenzio al basso personale sempre con l'orecchie tese per acchiappare a [...]
[...] volo qualche notizia piccante, attribuiva all'invidia delle altre case meno nobili e ricche le voci maligne che circolavano tra i servi. Esse [...]
[...] pretesto, oppure diceva che era stato il signor Marco. Stimava pertanto l'amministratore, che era come lui geloso del buon nome della casa e [...]
[...] pieno di rispetto verso il principe e di giusta severità verso i dipendenti. Del resto, alla lunga, gl'invidiosi si stancavano di sparlare. Prima di [...]
[...] tutto, alcuni dei parenti andarono via e perciò i motivi di lite scemarono. Il contino Raimondo un bel giorno, senza aver detto niente a nessuno [...]
[...] , 387 fece i bauli e se ne partì con la moglie per Palermo, lasciando a Pasqualino l'incarico di vendere la mobilia comperata un anno prima [...]
[...] . Poi partì il duca diretto a Firenze e conducendo via anche la principessina Teresa, per metterla al collegio, com'erasi stabilito. La bambina, nel [...]
[...] che fai male a tua madre?...» e allora ella inghiottiva le sue lacrime, si ricomponeva. Il giorno della partenza, la principessa ebbe una [...]
[...] convulsione di pianto, abbracciando furiosamente la figlia; e la stessa cugina aveva gli occhi rossi, ma faceva coraggio a tutti: «Teresina tornerà fra [...]
[...] qualche anno; e poi ogni autunno l'andremo a trovare, è vero, Giacomo?... Verrò anch'io; sei contenta così?... Vedrai poi, quando tornerai istruita [...]
[...] bambina allora chinò il capo, s'asciugò gli occhi, e disse alla sua mamma, seria e composta com'era sempre stata: «Non t'angustiare, mamma mia bella [...]
[...] grandi case palermitane lo avevano chiamato per associarlo in grandi e nuove speculazioni dove c'era da arricchire in poco tempo; ma le male lingue [...]
[...] queste persone, 388 la pace tornò a regnare in famiglia. La cugina, affezionatissima, veniva giorno, sera e notte a tenere compagnia e a dare [...]
[...] signora donna Lucrezia contro il marito e i liberali; ma niente di positivo. Il principe, da canto suo, badava agli affari dell'amministrazione [...]
[...] signor Marco e consegnagli questo biglietto, - gli disse il padrone. - Eccellenza, - rispose Baldassarre, - è andato fuori mezz'ora addietro [...]
[...] .... - Va bene; metterai dunque il biglietto sul suo tavolino. E voi, notaro, mi farete il piacere d'aspettare un poco.... Tu va a prendere un cartellino [...]
[...] col si loca, di quelli delle botteghe; ce ne dev'essere, nel magazzino.... E attaccalo al balcone della sala del signor Marco. Baldassarre [...]
[...] le scale dell'amministrazione, entrò nel quartierino del signor Marco, e lasciato il biglietto sulla tavola, aperse la vetrata e si mise ad [...]
[...] , domandando al maestro di casa che diamine facesse; e Baldassarre gli rispondeva additando le finestre del padrone, per fargli intendere che questi [...]
[...] aveva voluto così. A un tratto il signor Marco si mise quasi a correre, e dopo pochi minuti gli arrivò dinanzi pallido e col fiato ai denti [...]
[...] il biglietto, le mani e le labbra tremavano al signor Marco, come se gli stesse per prendere un accidente; e Baldassarre, impaurito, si tirava un [...]
[...] un guattero? L'ultimo del mese? Ladro schifoso? Principe porco? - Don Marco!... - balbettò Baldassarre, atterrito. - A me il congedo?... E il [...]
[...] notaro per la consegna?... Credeva forse che gli volessi portar via i suoi denari?... Quelli che ha rubati ai fratelli e alle sorelle?... O le sue [...]
[...] carte? le prove delle sue ruberie? delle sue falsità? ladro, ladro, ladrone? e più porco io che gli tenni mano?... Mi manda via perchè non ha più [...]
[...] l'altro, fuori della grazia di Dio, tremando dall'ira, buttava fuori quel che aveva in corpo contro il padrone e tutta la sua razza: - Dieci anni [...]
[...] ! dieci anni di studio per rubare i suoi parenti! quegli altri pazzi e furbi, scemi e birbanti!... E non mangiava, non beveva, non dormiva, studiando [...]
[...] disperati di preghiera e di paura non erano valsi a frenare. E il signor Marco lo guardò, stralunato, quasi accorgendosi in quel punto della sua [...]
[...] presenza. - Mi meraviglio! - continuava il maestro di casa, fermo e contegnoso. - La volete finire, una buona volta?... Allora l'altro gli tirò sul [...]
[...] consegni? le carte false del vostro padrone? gli atti carpiti? le transazioni strozzate?... Ecco qui, prendete!... - e cominciò a buttare all'aria [...]
[...] ladro e di falsario è il vostro principe! Voi lo sapete, che ha rubato la sorella monaca e la Badìa col cavillo dell'approvazione regia, e [...]
[...] quell'altra pazza per consentire al suo matrimonio, e il Babbeo perchè è babbeo e il contino per dargli mano a quegli altri pasticci!... Voi lo [...]
[...] ; e i debiti supposti, la procura carpita.... - Di grazia, signor Marco.... Un po' di misura.... - Misura? Sono misuratissimo, sono! O credete che [...]
[...] mi dolga del posto perduto?... Ne troverò un altro, non dubitate!... E da per tutto sarò trattato meglio che tra 391 questi arlecchini finti [...]
[...] munifica, in verità! da poterci fare il nido!... - E spalancando gli armadii e le cassette, riprendeva: - Qui!... Prendete, vi consegno ogni cosa [...]
[...] delle casse e degli armadii; ditegli che se le.... - E le lasciò correre per terra. A un tratto, vide, nell'armadio spalancato, appesa a un uncino di [...]
[...] servizii prestati alla madre ed al figlio. Afferrarla e scaraventarla contro il muro, fu tutt'uno: - E questa con l'altre.... - gridò, con una mala [...]
[...] , un'interminabile fila di carri colmi di masserizie: stridevano le ruote, tintinnavano i sonagli, e i carrettieri seduti sulle stanghe o appollaiati in cima [...]
[...] al carico, voltavano tratto tratto il capo, se uno scalpitar più frequente e un più vivace scampanellìo di sonagliere annunziava il passaggio di [...]
[...] qualche carrozza. Allora la fila dei carri serravasi sulla destra della via, e il legno passava, tra una nugola di polvere e lo schioccar delle [...]
[...] magri sacconi e di quattro seggiole sciancate; e nelle brevi soste fatte per riprender fiato, per asciugare il sudore grondante dalle fronti [...]
[...] malefizio, al veleno sparso per ordine delle autorità; e si scagliavano contro gl'«Italiani», untori quarto i Borboni. Al Sessanta, i patriotti [...]
[...] avevano dato a intendere che non ci sarebbe stato più colera, perchè Vittorio non era nemico dei popoli come Ferdinando; e adesso, invece, si [...]
[...] tornava da capo! Allora, perchè s'era fatta la rivoluzione? Per veder circolare pezzi di carta sporca, invece delle belle monete d'oro e d'argento che [...]
[...] almeno ricreavano la vista e l'udito, sotto l'altro governo? O per pagare la ricchezza mobile e la tassa di successione, inaudite invenzioni [...]
[...] Sicilia era stata sempre esente, per antico privilegio, dal tributo militare? Eran dunque questi tutti i vantaggi ricavati dall'Italia una?... E i più [...]
[...] pestilenza, secondo i pochi che non credevano al veleno, veniva di lì, importata dai soldati accorsi a sedare l'insorta città... E sui monticelli [...]
[...] sedevano un poco, discutendo di queste cose, mentre continuava la sfilata delle carrozze, dei carri e dei pedoni non ancora stanchi. Alcuni tra [...]
[...] questi, i più poveri, avevano caricata tutta la loro casa, sopra un asinello, o uomini, donne e bambini seguivano a piedi, con fagotti di cenci in [...]
[...] capo, o sotto il braccio, o infilati ad un bastone, la bestia lenta e paziente. I conoscenti si fermavano, notizie e commenti erano scambiati [...]
[...] colera era la pena dei tempi peccaminosi: gli scomunicati non avevano fatto la guerra al Papa? La Chiesa non era perseguitata? E adesso, per [...]
[...] uomini. «I monaci avevano assai scialato senza far nulla! Mangiavano a ufo! E i muri dei conventi, se avessero potuto parlare, ne avrebbero detto di [...]
[...] una lira il giorno! I Benedettini, per esempio, avevano di che scialare con una lira il giorno , dopo aver fatto la vita di tanti re! «E i [...]
[...] quattrini che si sono divisi?» La notizia circolava da un pezzo, e certuni ne davano i particolari come se fossero stati presenti: le economie fatte [...]
[...] monete d'oro e d'argento. Poi s'eran spartita l'argenteria da tavola, tutta la roba di valore, e avvicinandosi il momento del congedo, avevano [...]
[...] venduto una gran quantità delle provviste accatastate nei magazzini: grandi botti di vino, grandi giare d'olio, gran sacchi di frumento e di legumi [...]
[...] ; altrettanti quattrini intascati - e nondimeno i magazzini parevano ancora pieni! «Han fatto bene! Dovevano forse lasciare anche la cassa ai [...]
[...] ladri del governo?...» E le piccole carovane si rimettevano in marcia con le teste riscaldate dall'idea dei milioni di milioni d'onze che avrebbe [...]
[...] intascato Vittorio Emanuele vendendo i beni di San Nicola e di tutte le altre comunità.... Molti mendicanti, profittando del gran passaggio di gente [...]
[...] da qualcuna di esse cadeva un soldino nella polvere dello stradale. E i pedoni riconoscevano i signori fuggenti, se ne ripetevano il nome [...]
[...] di polvere dalla città al Belvedere. Nella prima c'era il principe di Francalanza, donna Ferdinanda e la cugina Graziella, invitata alla villa [...]
[...] perchè non poteva andar sola alla Zaffarana, e il principino Consalvo a cassetta, che brandiva trionfalmente la frusta, quantunque portasse ancora [...]
[...] la tonaca benedettina perchè suo padre s'era deciso a riprenderlo in casa proprio all'ultimo momento, quando i monaci s'eran dispersi e don [...]
[...] Blasco e il Priore avevano anch'essi chiesto ospitalità a palazzo. Nella seconda carrozza stava la principessa, senza nessuno a fianco nè dirimpetto e [...]
[...] che il principe accompagnasse la cugina. L'altra carrozza era invece stipata: c'erano il marchese e Chiara, Rosa col bambino e finalmente don [...]
[...] Blasco. Questi aveva rifiutato per la campagna l'ospitalità del principe e accettata quella del marchese, allo scopo d'evitare la sorella Ferdinanda [...]
[...] in città, al vescovato, dove Monsignore lo aveva accolto a braccia aperte: tutte le preghiere e gli inviti dei parenti non erano valsi a farlo [...]
[...] , il quale sosteneva, come sempre, che in tutte le circostanze gravi e solenni la famiglia doveva tenersi unita; perciò gl'incresceva di lasciare [...]
[...] alle Ghiande. Lucrezia era già partita nella mattina pel Belvedere col marito, il suocero e la suocera. Quanto allo zio duca, era a Firenze, vicino [...]
[...] alla nipote Teresina, e poichè lì il colera non infieriva e non metteva tanto spavento quanto in Sicilia, così egli era e voleva che sua moglie [...]
[...] , lepri, pernici ed anche passeri, se non trovava altro; poi faceva attaccare ogni giorno, per imparare a guidare, e il suo calessino divenne in [...]
[...] bestie, a imparare il linguaggio speciale dei cocchieri, dei cozzoni e dei maniscalchi, a criticare gli animali degli altri signori rifugiati al [...]
[...] Belvedere o nei dintorni, gli acquisti recenti di Tizio, gli equipaggi di Filano; e donna Ferdinanda, vedendolo parlare con sempre maggior [...]
[...] perdonata l'opposizione fatta al più pronto ritorno di lui alla casa paterna; e adesso, vedendola domiciliata come una persona della famiglia, prendere il [...]
[...] sera, quando veniva gente, come faceva gli onori di casa, specialmente se la principessa sentivasi indisposta. E questo accadeva spesso; senza [...]
[...] difficoltà di digestione. E felice di poter evitare la folla, le vicinanze infette, le strette di mano contagiose, se ne andava a letto, mentre nel [...]
[...] , il quale provava sempre un certo disagio e una certa vergogna a riconoscere pubblicamente quella paternità, mentre sua moglie quasi se ne [...]
[...] che sopprimeva i conventi, durante gli ultimi tempi della vita claustrale e nei primi passati a casa del nipote, aveva fatto cose, cose dell'altro [...]
[...] spartire!... E se pure ci fosse stato qualcosa, nessuno avrebbe toccato niente! Per renderci complici dei ladroni, ah? del rifiuto delle galere? del [...]
[...] sulla paglia. Da San Nicola era venuto via con due casse, delle quali non lasciava mai le chiavi; e il principe, in città, le aveva covate con gli [...]
[...] occhi, quasi pesandole e fiutandole, con nuovo rispetto per quello zio che adesso possedeva qualcosa; ma tutto il suo studio per trovare il [...]
[...] Belvedere, anche Chiara e Federico parlavano spesso tra loro di questi quattrini che doveva possedere don Blasco. Il marchese temeva che li 398 [...]
[...] colera, un giorno egli scese in città per qualche affare e per riscuotere il semestre; tornato al Belvedere e passeggiando, dopo pranzo, sulla [...]
[...] scrivere subito un'altra lettera, per maggior sicurezza, se Vostra Eccellenza le vuole.... - Quando scriverai? - Domani stesso. 399 - E [...]
[...] verranno subito? - In un giro di posta. Il monaco gli voltò le spalle e s'allontanò un poco; poi tornato indietro, ripiantatoglisi dinanzi, riprese [...]
[...] : - Senti, giacchè ci sei, fanne venire per ventimila lire. - Eccellenza sì; quanto vuole Vostra Eccellenza.... E appena solo, il marchese corse [...]
[...] matto. Non era matta Chiara che trattava la cameriera come una sorella e il bastardo di lei come un figlio suo proprio? Non era matta Lucrezia che [...]
[...] , s'impacciava di tutti gli affari della parentela? E che dire del principe, il quale dopo aver dimenticato per tanti anni la cugina, adesso si metteva con [...]
[...] tutto e per tutto, dinanzi alle persone; evitava poi di restar solo in sua compagnia, affettava di trattarla come una intrusa quando le persone di [...]
[...] mostrò per nulla turbato, e la cosa, venuta all'orecchio di donna Ferdinanda, lo rialzò nella stima della zitellona. Il principe finse di non [...]
[...] saper nulla: pareva si fosse proposto di lasciarlo sbizzarrire, quasi a compensarlo degli ultimi anni che lo aveva tenuto a San Nicola. - E Frà [...]
[...] proprietà? Parole, chiacchiere, queste d'ora come quelle d'un tempo! Chi avrebbe avuto tanto ardire? E la scomunica del Papa? la guerra delle [...]
[...] potenze cattoliche? la rivoluzione di tutta la cristianità?... E nulla era riuscito a scuotere la sua sicurezza, nè le notizie dei giornali, nè i [...]
[...] Fratello dal faccione bianco e roseo, dalla ciera gioviale, dal pancione arrotondato sotto la tonaca, nel personaggio che s'avanzò verso il [...]
[...] principe, con le braccia levate: - Me n'hanno cacciato!... Me n'hanno cacciato!... In qualche mese era dimagrato della metà, sul viso giallo e [...]
[...] cacciato!... - e guardava tutti i signori, tutte le signore, quasi a provocare la dimostrazione del loro sdegno contro quella mostruosità [...]
[...] Benedetto, tutti i santi del paradiso?... - Che possiamo farci!... - esclamò Consalvo, fregandosi le mani; e donna Ferdinanda aggiunse: - Avete voluto il [...]
[...] governo liberale? Godetene i frutti! - Io?... Io, Eccellenza?... Sapevo molto, io, di liberali e non liberali!... Io badavo agli affari miei [...]
[...] .... - Bel terno!... - fece il principino; e come Baldassarre venne a dirgli che il calesse era attaccato, si alzò, esclamando sotto il naso del [...]
[...] Eccellenze e mi piglio ogni cosa?... Si può fare una legge così?... - E raccontò, confusamente, quel che era avvenuto all'atto dello spogliamento [...]
[...] : - Quel delegato, per la consegna.... L'abate non volle esser presente, che ha ben fatto: una simile vergogna!... E s'è coricato nel letto di Sua [...]
[...] Paternità, lo straccione: cose da non credersi... Venne il Priore, e gli ha dato tutte le chiavi, Eccellenza: della chiesa, della sacrestia, dei [...]
[...] magazzini, del museo, della biblioteca.... E tutto venduto, sulla pubblica piazza: le tavole, le seggiole, i servizii, la lana, il vino, i letti [...]
[...] , quasi fossero di nessuno!... E i candelieri del coro, quel ladro, credendoli d'oro, di notte non li portò via?... Lo legarono, gli altri ladri più [...]
[...] di lui!... E non 402 c'è più niente!... I soli muri!... Me n'hanno cacciato!... Me n'hanno cacciato!... La principessa cercava di [...]
[...] andò alla villa del marchese, da don Blasco, ricominciando: - Ce n'hanno cacciato!... E Vostra Paternità non fa nulla?... Il Priore suo nipote [...]
[...] davano del pazzo, è vero? E si confortavano con gli aglietti, le bestie, dicendo che il governo non li avrebbe toccati, che avrebbe passato loro [...]
[...] una lauta pensione, se mai!... E i tuoi compagni che facevano anch'essi i sanculotti, quel porco di Frà Cola che distribuiva bollettini ai novizii [...]
[...] ? Quell'altro collotorto di mio nipote che faceva salamelecchi a Bixio e a Garibaldi? Quell'asino con diciotto piedi dell'Abate che si grattava la [...]
[...] tigna, e pareva un pulcino nella stoppa?... Adesso che volete? Se siete stati i vostri proprii nemici?... Il governo è ladro, e doveva fare il [...]
[...] suo mestiere di ladro: che meraviglia? La colpa è di quelle testacce di cavolo che lo aiutarono, che gli proposero: «Venite a rubarmi!...» e gli [...]
[...] contrasta!... - E ce n'hanno cacciato!... Ce n'hanno cacciato!... Quando gli Uzeda tornarono in città, al principio dell'anno nuovo, una lettera del [...]
[...] i suoi amici di lavorare per lui. Gli affari non gli consentivano di lasciar Firenze, e questi affari, in fin dei conti, erano più quelli degli [...]
[...] convinzioni politiche ed a studiare i bisogni o ad ascoltare i voti del collegio, uno scambio di lettere con Giulente zio e nipote, con qualcuno dei [...]
[...] , dichiarava che il paese non sapeva che farsi dei chiacchieroni, e preferiva i cittadini intemerati che votavano senza ascoltare altra voce se non [...]
[...] quella della propria coscienza. Esso non nominava mai il duca senza chiamarlo l'eminente Patriotta, l'insigne Patrizio, l'illustre Deputato; e [...]
[...] precipuamente all'istituzione della Banca Meridionale di Credito non era certo il più piccolo; e don Lorenzo Giulente, nel suo gabinetto di direttore [...]
[...] , riconoscente, fece cadere sul collegio una nuova strabocchevole pioggia di croci di San Maurizio o Lazzaro; 404 Benedetto ne ebbe una tra i primi, e la [...]
[...] più requie: «Cavaliere!... Senti, cavaliere!... Che fai, cavaliere?... Cavaliere, vogliamo andar fuori?...» gli diceva a quattr'occhi e in [...]
[...] presenza d'estranei, a proposito e a sproposito. E se c'erano altre persone, aggiungeva invariabilmente: «Perchè adesso, non sapete? mio marito è [...]
[...] parenti dicevano giusto quando denigravano i Giulente; e nonostante le accuse rivolte al principe, aveva fatto la pace con lui, cedendo per la prima [...]
[...] , affinchè non si dicesse che gli Uzeda sdegnavano di trattarla. E quanto più Benedetto le stava dinanzi sommesso, tanto più ella riconosceva di [...]
[...] volgarità. I puri erano tutti borbonici; lo zio duca e qualche altro facevano i liberali perchè ci speculavano su. Se il patriottismo avesse fruttato [...]
[...] insieme la bassa origine e la sciocchezza di Benedetto. Adesso, per vantarsi di quel ciondolo, di quel titolo di cavaliere toccato agli ultimi [...]
[...] scalzacani, bisognava sapersi discendenti da mastri notari! Benedetto ci rideva un poco, ma a malincuore, e una volta, anzi, da solo a sola, le disse [...]
[...] : - Potresti smetterlo, questo scherzo. - Scherzo? Che scherzo? T'hanno fatto cavaliere, sì o no? È verità o è menzogna? E per farsi un vanto del [...]
[...] saperne, non riconosceva altra moneta dai colonnati e dai dodici tarì in fuori; se i suoi debitori, alle scadenze, venivano a pagarle gl'interessi in [...]
[...] avvocato il modo d'eludere la legge e d'obbligare la gente a pagare in argento sonante.... Quanto a don Blasco, anch'egli aveva altre cose per capo, e i [...]
[...] libero e restar vicino alla Sigaraia, come quand'era a San Nicola, ma gli bisognava frattanto ammobiliar la casetta. E vomitando maledizioni contro [...]
[...] i «Piemontesi» che lo avevano buttato in mezzo ad una via, con l'elemosina d'una lira e mezza il giorno, chiedeva qualcosa a ciascuno dei parenti [...]
[...] glie la facessero cucire; cucita che fu, chiese qualche piccolo ricamo per giunta; e tutti si facevano un dovere di contentarlo, rivaleggiavano anzi [...]
[...] disse al marchese di fargli 406 comperare altre diecimila lire di cartelle. E gridando contro il governo ladro, teneva sotto il guanciale i [...]
[...] suoi titoli. Al principio dell'estate, benchè la Camera fosse ancora aperta, arrivò il duca. Ricominciarono le solite dimostrazioni degli amici e [...]
[...] degli ammiratori; egli saliva in cattedra con maggior sicumera di prima e commentava l'opera del Parlamento. La soppressione delle società [...]
[...] religiose era il gran fatto dei tempi moderni; egli ne enumerava e dimostrava gli immensi vantaggi. Prima d'ogni cosa, i latifondi tolti alla manomorta [...]
[...] avrebbero raddoppiato e migliorato i loro prodotti «a vantaggio dell'agricoltura, industria e commercio; sorgente percipua di ricchezza sociale [...]
[...] stesso frutto della terra; finalmente il governo, con l'utile della vendita, avrebbe scemato le tasse «a sollievo della finanza pubblica e [...]
[...] privata.» Era come un'altra «legge agraria,» egli citava i Romani, Servio Tullio; e la gente che non capiva, batteva egualmente le mani, in attesa [...]
[...] della cuccagna. Egli frattanto si preparava a comperar qualche lotto - dicevano anzi che fosse venuto proprio per questo - e consigliava al [...]
[...] miscredenti e di dannati? Volete dunque tenere il sacco ai ladri, ah? Non avete paura per l'altra vita? Che faccia una cosa simile quel farabutto [...]
[...] , - oramai non chiamava altrimenti il fratello deputato, - non è meraviglia, dopo che ha votato la ladreria. Nel più c'è il meno, e neppure Domeneddio può [...]
[...] contrariissima, per scrupolo religioso; e minacciava anche lei le pene infernali ai compratori dei beni della Chiesa; la principessa, 407 che stava [...]
[...] peggio in salute, appoggiava la zia; e un giorno venne il Priore a palazzo, a posta per distogliere i parenti dall'acquisto col linguaggio della [...]
[...] principe stava a sentire le due campane senza esprimere la propria opinione; il marchese però giudicava eccessivi gli scrupoli; e Chiara, per [...]
[...] n'erano sedici!... Frattanto il Parlamento discuteva un'altra legge «a vantaggio dell'incremento pubblico e privato,» come spiegava il duca, sebbene [...]
[...] non andasse alla capitale: quella, cioè, relativa allo svincolo delle cappellanie e dei beneficii laicali; e il principe, zitto zitto, cominciava a [...]
[...] tener conferenze col notaro e col procuratore legale, preparava i suoi titoli per ottenere i beni di tutte le fondazioni degli antenati [...]
[...] principe. - I beni rientrano nel fedecommesso. - Che fedecommesso d'Egitto? Dov'è il fedecommesso? Sono quarant'anni che è finito, e i titoli li ho [...]
[...] facesti alla Badia per non pagare il legato?... Alle corte, qui bisogna intendersi: se no comincio con un dichiaratorio, e poi ce la vedremo in [...]
[...] meglio di prima! Tu volevi forse intascare le rendite senz'altro? Ma non ci fu tempo di approfondire la quistione e di concretar nulla, che una [...]
[...] scampi, non erano passate ventiquattr'ore che già il morbo si dilatava. E che spavento per le vie di campagna, nuovamente percorse, giorno e notte [...]
[...] , da torme di fuggiaschi; e che terrore, infinitamente più contagioso della peste, vinceva i più coraggiosi all'annunzio del rapido progredire del [...]
[...] male, e li cacciava su, verso la montagna, nei paesi del Bosco, dove, con la consueta fiducia dell'immunità, l'affitto d'una casupola costava [...]
[...] un occhio del capo! Gli Uzeda erano arrivati al Belvedere poche ore dopo la notizia portata dal duca, e questi aveva preso posto nella prima [...]
[...] quanto che la povera principessa andava peggio, e o fosse la 409 paura del colera, o il disagio della fuga improvvisa, appena arrivata alla [...]
[...] ricevimenti, non più giuochi, non più veglie. Il giorno passeggiavano nel podere; Consalvo, Benedetto e qualche altro s'arrischiavano per le vie [...]
[...] , ma all'ave il principe voleva che tutti fossero in casa e faceva sprangare tutte le porte e tutti i cancelli; don Blasco, alla villa del [...]
[...] marchese, si teneva prudentemente nella propria camera, e non andava neppure a litigare con Giacomo, anche per evitare la compagnia di quel «farabutto [...]
[...] per cercarla; e il duca s'offerse d'accompagnare il principe, non parendogli vero di battersela immediatamente. Giacomo disse alla moglie: - Vuoi [...]
[...] poltrona; e giusto per questo tutti convennero che bisognava metterla in salvo prima degli altri. Marito e moglie partirono dunque subito con lo zio e [...]
[...] , biancheria, tutte le cose 410 d'uso giornaliero. Nella notte tornò il maestro di casa per avvertire che l'alloggio era trovato, e il domani [...]
[...] principe di Francalanza: nondimeno, era una catapecchia consistente in tre cameracce e due stanzini a pian terreno, povera abitazione d'un [...]
[...] trecento morti il giorno e non c'era più consorzio civile, nessuna autorità, nè deputati, nè consiglieri, nè niente, ma diffondevasi per la prima [...]
[...] , guadagnava le case sparse, non risparmiava i casolari perduti in mezzo alle campagne; e non soltanto i poveri diavoli morivano, ma le persone [...]
[...] cavallo, a piedi; ma chi portava addosso il germe del male cadeva lungo gli stradali, si torceva nella polvere e moriva come un cane: i cadaveri [...]
[...] insepolti, cotti dal torrido sole estivo, esalavano pestiferi miasmi, mettevano il colmo all'orrore; e i fuggiaschi che arrivavano sani e salvi [...]
[...] , c'era appena di che dissetarsi. Il principe, alla Viagrande, pagava una lira ogni brocca d'acqua; 411 e la principessa pareva diventata un pozzo [...]
[...] , tanta ne sciupava; tra per lavarsi ogni ora, in quelle stanze dai pavimenti e dai muri unti e dagli usci luridi, la cui sola vista le metteva i [...]
[...] , sulla montagna.... - e quando finalmente il primo caso fu accertato in paese, mentre tutti ripetevano - Andiamo via.... scappiamo più lontano [...]
[...] sonno, tormentata dalla nausea e dal vomito; s'era levata a stento, pallida e disfatta così, che Chiara disse: - No, lasciala.... verrà quando [...]
[...] meglio qui.... andremo poi tutti.... Ella carezzava il giovanetto con la mano scarna e fredda, e guardava timidamente il marito, aspettando che [...]
[...] seccarlo; e la domanda che aveva il suo senso letterale per tutti, ne acquistava un altro per la principessa che comprendeva le intenzioni e i gesti [...]
[...] , che intuiva i sottintesi. - No, t'accompagno.... Sul punto di vederla andar via, il principino insistè: - Mamma, resta.... o prendimi con te; - e [...]
[...] il giovanetto, ordinariamente allegro e spensierato, dimostrava adesso una specie d'inquietudine quasi paurosa. - Non c'è posto per tutti [...]
[...] ! - rispose il principe, brusco; e la principessa abbracciò forte il figliuolo dicendogli: - Resta.... resta.... domani saremo insieme.... Si mise in [...]
[...] carrozza accanto a suo marito tenendo un pezzo di canfora alle nari; Baldassarre montò in serpe e la carrozza partì. Fino a sera, non s'ebbe più [...]
[...] contagiosamente. Già accusavano Giacomo d'essersi scordato di loro come quell'egoista del duca; già don Blasco parlava di mettersi a cavallo a un asino e [...]
[...] di andarsene non importava dove, quando, all'alba del domani, arrivò Baldassarre, pallido, stravolto e tremante. - Eccellenza!... Eccellenza [...]
[...] Graziella, celebrato tre mesi dopo la cessazione dell'epidemia, solo i parenti e pochissimi intimi furono invitati: il vedovo era ancora in gramaglie [...]
[...] e il chiasso d'una festa sarebbe stato inopportuno. Del resto il principe stesso spiegava che quel matrimonio era di semplice convenienza: tanto [...]
[...] lui quanto la sposa avevano molti autunni sulle spalle, associavano quindi i loro destini senza nessuna delle fantasticherie giovanili, e solo [...]
[...] conveniente e provvida. I preparativi della cerimonia nuziale furono molto modesti perchè non i soli sposi erano in lutto: non c'era quasi famiglia, dopo [...]
[...] quella terribile epidemia, che non piangesse qualche persona cara. Benedetto Giulente aveva perduto in un giorno il padre e la madre, a [...]
[...] non era stata causa di grande dolore, poichè il cavaliere, ricchissimo e senza figli, aveva lasciato in casa Radalì tutta la sua sostanza [...]
[...] , non potendo Giovannino professarsi più, e tornando al secolo; adesso l'eredità veniva a pareggiare la condizione dei due fratelli, cioè a [...]
[...] della casa, come erede e continuatore del nome e della potestà ducale. Perchè la chiusura dei conventi e l'errore dello zio non disturbassero i [...]
[...] piani di lei, bisognava che Giovannino non prendesse moglie: ella lavorava a questo scopo, lasciandolo padrone di spendere e di sbizzarrirsi a suo [...]
[...] donna Graziella avrebbe fatto da madre ai figli del principe, era frattanto fuori di dubbio. Baldassarre aveva riferito ai suoi dipendenti, e [...]
[...] questi ripetevano dovunque i particolari delle lettere scambiate tra la sposa e la principessina. La ragazza aveva saputo a Firenze la morte della [...]
[...] mamma, e che pianto! che convulsioni! basta dire che la direttrice del collegio s'era messe le mani in capo, non sapendo come fare. Povera [...]
[...] lettere; perchè alla Santissima Annunziata le signorine ricevevano un'istruzione comi fo; e la principessina otteneva sempre i primi premii [...]
[...] , tanto era svegliata e studiosa. Ma finalmente, quando la madrina le mandò una ciocca di capelli della sant'anima, e il suo libro di preghiere, e il [...]
[...] suo rosario, promettendole che il principe l'avrebbe ripresa più presto in casa e raccomandandole frattanto di non affliggerlo di più, poveretto [...]
[...] babbo per pensare al mio solo; e ciò non è giusto...» E le lettere scritte al principe direttamente? «Non ti affliggere più, babbo mio; pensa come me [...]
[...] che la santa mamma è in paradiso, e di là ci guarda tutti, e veglia su noi, e vuole che ci consoliamo perchè ella è tra i beati e noi tutti, con la [...]
[...] grazia del Signore, un giorno la raggiungeremo....» cosa veramente da strabiliare che una ragazza di quattordici anni scrivesse a questo modo!... E [...]
[...] propria vita; ma i suoi figli avevano bisogno di qualcuna che tenesse loro luogo di madre, e per quest'unico scopo egli accettava i consigli di [...]
[...] che già ci uniscono, io ti starò sempre a fianco per vegliare su te e tuo fratello, come quella benedetta raccomandò al letto di morte. Sono [...]
[...] primo annunzio delle nozze, aveva preso posizione contro la futura madrigna e il padre. Naturalmente, aspettando lo sposalizio, la cugina non [...]
[...] veniva più a palazzo, adesso che non c'era più nessuna signora che la ricevesse; ma il principe andava da lei e voleva che il figliuolo le facesse [...]
[...] visita: tutto fiato perduto: il principino non ci sentiva da quell'orecchio, e quando incontrava la promessa del padre in casa dei parenti, la [...]
[...] sfuggiva, lasciando intendere l'avversione che quella donna gl'ispirava. Il principe, con grande e generale stupore, pareva non accorgersi di questo, e [...]
[...] comperava carrozzini e cavalli inglesi; ma Consalvo era freddo anche col padre, lo evitava, stava settimane intere lontano, in campagna, a [...]
[...] caccia, tanto che a poco a poco si vedeva il principe gonfiare, gonfiare, gonfiare. Il maestro di casa, tanto amante della pace, se n'accorava, e [...]
[...] principessina? Era possibile che anche lei si voltasse contro il padre e la madrigna? Una figliuola savia, obbediente, educata alla Santissima [...]
[...] gioia ho appreso ciò che fate per noi:» e così via per due pagine piene d'espressioni affettuose, fino alla chiusa che diceva: «Vostra [...]
[...] affezionatissima e gratissima figlia, Teresa.» Scrisse anche al fratello, nello stesso senso; ma il principino, rispondendole, neppur nominò la madrigna [...]
[...] Radalì ed altri amici, a caccia, dicendo che sarebbe rimasto fuori ventiquattr'ore; invece il giorno degli sponsali, quando il padre e la [...]
[...] ancora tornato, e la duchessa Radalì e il duca Michele suo figlio mandavano ogni mezz'ora a casa, inquieti per il loro Giovannino. La barca [...]
[...] protetto aveva dovuto combinar la cosa per non assistere alla cerimonia nuziale; e in cuor suo lo approvava. Bella sciocchezza, da parte di [...]
[...] allattare!... E poi, e poi, che grande autorità aveva esercitato su loro la madre! Il principe non le aveva mai permesso d'attaccar loro un bottone [...]
[...] di Chiara e di Lucrezia, le quali le ripetevano al marchese, 418 a don Blasco; e tutti riconoscevano che Giacomo sposava Graziella [...]
[...] finito di accomodarli, egli s'era messo con l'antica innamorata, e ora, dopo tanti anni, non più giovane, con due figli grandi e grossi sulle [...]
[...] e il coerede? E che restava oramai dell'opera della defunta? Raimondo non aveva anch'egli disfatto il matrimonio voluto da lei? Lucrezia che [...]
[...] riconosciuto, alla Curia, che il dotto e santo Cassinese doveva andare avanti in altro modo. Gli era stato offerto un vescovato, a sua scelta; ma egli [...]
[...] che mirava più alto, aveva chiesto di andare a Propaganda. E giusto in quei giorni, con la nomina di vescovo in partibus, era stato chiamato [...]
[...] alla grande Congregazione. Che gl'importava del matrimonio del fratello, del testamento della madre e di tutte le trame meschine che ordivano i suoi [...]
[...] s'era più curato nè di lui nè degli altri. Ma l'appetito vien mangiando, dice il proverbio, e don Blasco non si contentava di quelle poche migliaia [...]
[...] d'onze, voleva arricchire per davvero, studiava il modo di batter moneta. Per questo voleva assaggiare i beni delle Cappellanie e dei Benefizii [...]
[...] ; e vedendo che Giacomo gli dava erba trastulla e nonostante le promesse iniziava la causa per conto proprio, era stato l'anima della lega ordita [...]
[...] contro di lui, mettendo in opera il sistema da lui adoperato contro i fratelli. Chi la fa l'aspetta, dice un altro proverbio, e il principe che [...]
[...] s'era fatto pagare da Raimondo e da Lucrezia per dar loro il suo appoggio, aveva dovuto chiuder la bocca allo zio perchè questi, che non aveva [...]
[...] mai avuto peli sulla lingua, s'era messo a cantare che la faccenda della morte della principessa non era tanto liscia, e che aver costretto la [...]
[...] averle dettato un testamento nel quale s'era fatto lasciare ogni cosa, e niente ai figli; e che la freddezza di Consalvo non era poi senza [...]
[...] ragioni, e che.... e che.... Allora il principe aveva riconosciuti i diritti della parentela alla spartizione dei beni, e tutti s'eran placati [...]
[...] suo incubo: oltre che di ingordo, costui aveva fama di terribile jettatore, e il principe, 420 pigliandosela con lui, non lo poteva neppur [...]
[...] in tutto questo, per il legislatore, era che tante proprietà e tante rendite fossero sottratte ai monaci, e destinate ad impinguare la fortuna [...]
[...] svincolati, egli era rimasto aggiudicatario del Carrubo e di Fontana Rossa, due feudi della Badia di San Giuliano, dei quali a giorni sarebbe entrato [...]
[...] in possesso, e incitava il nipote a fare altrettanto, a scegliere qualche bel tenimento di terre da pagare a tanto l'anno con gli stessi frutti e [...]
[...] coscienza; e giusto in questa circostanza solenne del mio matrimonio intendo rispettarlo. Ciò non vuol dire che Vostra Eccellenza abbia fatto [...]
[...] fondatori. Le sole rendite debbono essere convertite a scopi sacri, e di questo siamo responsabili tutti.... Mentre essi tenevano questi discorsi [...]
[...] , temendo, come il marito, non fosse capitato un accidente al giovanotto, e parlava di spedir messi alla Piana per appurare che cos'era successo [...]
[...] . Nonostante l'inquietudine, ella badava al servizio, dava ordini sottovoce a Baldassarre, insisteva perchè gl'invitati riprendessero dolci e gelati [...]
[...] catenaccio, egli poteva far tardi quanto gli piaceva; e mentre masticava a due palmenti, utilizzava il suo tempo chiedendo informazioni alla gente sulle [...]
[...] al paese; ma egli dichiarava che non la volontà ma la forza gli faceva difetto. Era già deputato, consigliere comunale e provinciale, membro [...]
[...] Nazionale e al Banco di Sicilia, e quasi tutto questo non bastasse, lo mettevano in tutte le giunte di vigilanza, in tutte le commissioni [...]
[...] una lunga e cortese discussione doveva finalmente arrendersi alle insistenze 422 degli amici. Gli avversarii, i repubblicani, i malcontenti [...]
[...] gridavano contro questo accentramento di tanti ufficii in una stessa persona; e giusto il duca s'era fatto forte di tale ragione per rifiutare la [...]
[...] sindacatura. Benedetto, dopo il grande dolore delle disgrazie sofferte, ricominciava allora ad occuparsi degli affari pubblici, e insisteva [...]
[...] deputato, che io solo possa fare il sindaco! Perchè non lo fai tu? - Perchè io non ho i titoli di Vostra Eccellenza! - Dimmi che accetti, e fra [...]
[...] leggesse, le carte indirizzate a suo marito. Se gli moveva tanta guerra per così poco, che avrebbe fatto sapendolo sindaco? E Benedetto, soggiogato [...]
[...] : «Il giorno che io mi ritirerò, troverai preparato il terreno....» Mentre il deputato insisteva, e Lucrezia sparlava di suo marito con Chiara, e [...]
[...] donna Ferdinanda sparlava del principe col marchese, e i lavapiatti facevano la corte alla nuova principessa, e don Blasco ciaramellava da un [...]
[...] gruppo all'altro, s'udì il fracasso d'una carrozza che arrivava di carriera e tutti esclamarono: - Consalvo!... Il principino!... 423 [...]
[...] Baldassarre erasi precipitato ad incontrarlo. Il giovanotto aveva l'abito in assetto e gli stivaloni puliti come sul punto di andar fuori; ma al maestro di [...]
[...] ogni momento: «Ah, questa caccia!... Figlio mio!... Che paura!...» lo stesso principe mostrava di credere quella storia, e tutti, per prudenza [...]
[...] zio e il proprio rifiuto. Lucrezia si voltò a guardarlo in faccia e gli disse sul muso: - Sempre bestia sarai? Le era parso che quel titolo di [...]
[...] del pubblico. E quando le diedero della sindachessa, arrossì come un papavero, quasi l'insultassero, quasi le intonazioni più complimentose [...]
[...] fossero studiate e nascondessero un ironico dileggio. Ella non diede più quartiere a Benedetto; dopo averlo spinto ad accettar l'ufficio, glie ne [...]
[...] , l'accoglieva con tanto di muso, gli faceva trovare la tavola mezzo sparecchiata e il 424 desinare freddo; se veniva gente a chieder del sindaco [...]
[...] , ella gridava alla cameriera: «Non c'è! Non c'è nessuno! Mandate via questi seccatori!...» in modo che i seccatori udissero e che passasse loro la [...]
[...] voglia di mai più tornarci; se Giulente, ciò nonostante, riceveva quella gente, per prudenza, per necessità, ella si metteva lo scialle in testa e [...]
[...] se ne andava dalle parenti, o dalle amiche, e cominciava a sfogarsi: - Non ci posso più reggere! Mi par d'impazzire! Che vita d'inferno! Se [...]
[...] avessi saputo!... A misura che le dimostravano il suo torto, l'affezione e il rispetto di cui Benedetto la circondava, la sua avversione cresceva [...]
[...] voleva; ma fittosi in capo che fosse avaro, la fissazione prendeva nel cervello di lei più consistenza di un fatto; e con l'aria d'una vittima [...]
[...] cameriera. Suo marito non riusciva a strapparle la spiegazione di quella sciatteria; ma a palazzo ella si nettava la bocca contro di lui, e se il [...]
[...] v'ostinaste a impedirmi di commettere una pazzia! E questa nuova idea le s'inchiodava talmente in testa, che sfogandosi coi primi venuti, lagnandosi della [...]
[...] mai prima di mezzogiorno, e per due buone ore restava discinta, con una gonna sulla camicia, il collo e le braccia nude, i piedi nudi nelle [...]
[...] pantofole; si mostrava così al cameriere ed al cuoco, era capace di ricevere anche qualche visita; e se Benedetto, presente, esclamava, giungendo [...]
[...] abiti da ballo? Quelli che m'hai fatto venire da Parigi?...» E diceva di ordinarli pure, di spendere tutto quel che voleva, ella si stringeva [...]
[...] siamo noi Uzeda, quando ci mettiamo una cosa in testa! Raimondo ha messo il mondo sottosopra per piantar sua moglie e prenderne un'altra! Giacomo [...]
[...] per rifarsi di quel che gli costava la rivoluzione. E con l'aria di consigliare Giulente, lo persuadeva a fare ciò che voleva. Ufficialmente, il [...]
[...] nulla, e il Municipio diventava così, a costo di patenti ingiustizie, di manifeste violazioni della legge, un'agenzia elettorale, una fabbrica di [...]
[...] clienti. Per rispetto e per soggezione, sopra tutto per la speranza di raccogliere l'eredità politica dello zio, Benedetto non osava contrariarlo [...]
[...] conveniva che facesse ciò che a lui piaceva. Per compenso, gli garantiva l'appoggio del governo e della prefettura, lo sosteneva in consiglio, tesseva i [...]
[...] senza scottarsi?... Almeno, sapessi farti dare la tua parte! E gli consigliava di mettersi nei loschi affari del deputato, di vendere la propria [...]
[...] autorità, di farsi pagare gli atti che era in dovere di compiere; e ciò senza scrupoli, come una cosa naturalissima, come avevano fatto i Vicerè [...]
[...] rappresentare una parte in politica, e il Parlamento era la meta per la quale sopportava adesso il municipio. Il giorno in cui il duca si sarebbe ritirato [...]
[...] per esso ogni altra occupazione, non badando agli affari proprii, non andando mai in campagna, lasciando fare ai castaldi e agli affittaiuoli [...]
[...] . Quasi egli potesse permettersi questo lusso! Quasi fosse il principino di Mirabella!... Consalvo, sì, poteva fare e faceva quel che gli piaceva [...]
[...] persona, adesso desinava solo, dichiarando che le ore di suo padre non gli convenivano. E il principe si piegava anche a questo, con grande [...]
[...] compagni, un Club che era la risurrezione più elegante e più ricca dell'antica istituzione: quantunque solo i nobili autentici fossero ammessi [...]
[...] , Consalvo vi aveva ficcato due o tre giovanotti che non appartenevano alla casta, ma gli facevano da mezzani. Accordava la sua protezione e la sua [...]
[...] amicizia solo a quelli che lo servivano, che lo ammiravano, che gli facevano la corte. Come al Noviziato, anche adesso derideva i meno nobili e meno [...]
[...] arricchiti, e mentre a palazzo i mobili di cinquant'anni addietro cadevano a pezzi e le livree del secolo passato servivano al pasto delle tignole [...]
[...] , c'era gente che spendeva un occhio del capo a metter su case ed equipaggi col gusto moderno. Ma agli occhi del principe, la vecchiaia dei mobili e [...]
[...] delle livree era come un altro titolo di nobiltà; e se tutti tenevano adesso il guardaportone mentre vent'anni addietro c'era in città 429 [...]
[...] i suoi antenati i cocchieri che osavano contrastargli il passo, la gente si fermava ad ammirare, a ripetere il suo nome e il suo titolo con un [...]
[...] generalmente a lode, spiegata com'era col rispetto da lui portato alla memoria della madre; tutti avevano interesse e premura di dargli moglie, e di tanto in [...]
[...] voleva divertirsi; ci sarebbe poi stato tempo ad incatenarsi. E le sue visite assidue a questa od a quella signora, i vistosi regali che faceva [...]
[...] schiamazzi e di sassate ai vetri, le taverne e le case pubbliche, giocando 430 al tocco o a briscola coi bertoni, ordinando cene che finivano [...]
[...] , o lo pagava a legnate; e mentre profondeva i quattrini con le donne, era capace di portar via a certe povere diavole, per spasso, i pochi soldi [...]
[...] duca e di Giulente; senza sapere una parola d'inglese teneva lunghi discorsi, serio serio, ai marinai, foggiando per proprio uso e consumo una [...]
[...] lingua che nessuno intendeva; la cosa spesso finiva con una partita di box e relative ammaccature di costole e rotture di stoviglie... Se lo avesse [...]
[...] visto Frà Carmelo? Il Fratello appariva di tanto in tanto a palazzo, sempre più magro e stralunato, per ricantare il consueto: «Me n'hanno [...]
[...] risa della comitiva. Egli ne era l'anima, il capo riconosciuto e obbedito. Giovannino Radalì veniva spesso con lui; ma quantunque ora fosse libero [...]
[...] , ricco e barone, non aveva l'umore costante: talvolta faceva pazzie straordinarie, tal altra frenava 431 i compagni; più spesso, prendendo [...]
[...] di Mirabella, il marchesino Cugnò! E la polizia, se ricorrevano ad essa, faceva accomodar la cosa: qualche biglietto di banca, e tutti lesti. Ma [...]
[...] sbrendoli e sulle camicie rattoppate, un vecchio abito a coda di rondine, un enorme colletto di carta, una tuba di cartone alta quanto una canna di [...]
[...] , le loro stesse pazzie erano altrettante occasioni perchè la gente minuta lavorasse e buscasse qualcosa! E il principino spendeva e spandeva [...]
[...] , regalmente, come se avesse le mani bucate. Suo padre gli pagava i cavalli e le carrozze, i fucili e i cani, e pei minuti piaceri gli passava cento [...]
[...] lire il mese; ma Consalvo, alle volte, perdeva in una notte la pensione dell'anno intero; e il domani ricorreva a tutti gli usurai 432 della [...]
[...] comprendeva che quella vita doveva costargli molto e sospettava qualcosa dei debiti; ma il giovanotto lo tirava dalla sua, solleticandolo nella [...]
[...] sua vanità di patriotta, di ferito del Volturno, di futuro deputato; e del resto se Benedetto manifestava lo proprie paure alla moglie perchè [...]
[...] protetto e, dalla soddisfazione, gli regalava di tanto in tanto qualche biglietto da cinque lire che il giovanotto, dopo essersi profuso in [...]
[...] tardi, per ingraziarsi meglio donna Ferdinanda, Consalvo le dava ragione se l'udiva gridare contro il fedifrago; e in questo era sincero, perchè [...]
[...] gl'impedivano di prender con le buone lo zio Giulente, al quale non dava tuttavia dell'Eccellenza, ma del semplice voi; e più tardi conveniva con [...]
[...] credeva invece d'esser sanissimo e non poteva soffrire che la gente gli consigliasse di chiamare un dottore: Consalvo si rallegrava con lui per [...]
[...] sua smania di criticar tutto e tutti, in famiglia, era finita: quando capitava tra i parenti, discorreva un poco del più e del meno e andava via [...]
[...] presto. Per non star solo, in casa, s'era messo dentro la Sigaraia, suo marito e le sue figlie; talchè era servito di tutto punto, non aveva più [...]
[...] bisogno di nulla. E, da un certo tempo, era diventato addirittura irreperibile. «Che cosa fa lo zio?... Che cosa fa don Blasco?...» ma nessuno [...]
[...] parte; ma egli li sfuggiva tutti, e se li udiva alludere, sorridendo, alla sua ricchezza, ripigliava a vociare come un tempo: «Che ricchezze e [...]
[...] povertà?... Che...» e giù male parole di nuovo conio. Un bel giorno, però, Benedetto, leggendo nel Foglio d'Annunzii della prefettura l'elenco [...]
[...] stesso principe, quantunque non volesse inimicarsi uno zio che comprava di tali poderi, scrollava il capo; e tutti i cattolici zelanti, i partigiani [...]
[...] gridava: - Sissignore, il Cavaliere è stato comprato per mio conto: e poi? chi ci trova da ridire? Mia sorella che ha fatto l'usuraia per [...]
[...] cinquant'anni? Mio nipote che ha rubato tutti i suoi? Sono questi gli scrupolosi e i timorati?... Io non ho scrupoli di sorta! Se non avessi comprato io [...]
[...] , è come se fosse ancora di San Nicola; a segno che ho fatto restaurare la cappella, e ci dico la messa tutti i giorni, quando salgo lassù: che se [...]
[...] , spostava il muro di cinta arrotondando a modo suo i confini; doveva quindi stare con tanto d'occhi aperti sugli zappatori e sui muratori perchè [...]
[...] non lo rubassero. In campagna, per esser pronto ad esporsi all'acqua ed al vento, indossava una giacca corta da cacciatore e portava gli [...]
[...] stivaloni fino a mezza gamba; tornato in città, smise la tonaca e lo scapolare, ma si compose un abito nero, da ministro protestante, col panciotto [...]
[...] abbottonato fino in cima e il colletto clericale. Per tanto, disapprovava quei due o tre antichi suoi compagni che 435 s'erano spogliati del tutto [...]
[...] con la loro condotta, come padre Agatino Renda che stava tutto il giorno in casa della vedova Roccasciano, giocando mattina e sera. Padre [...]
[...] di Sua Paternità, e ripeteva con gesti disperati il suo eterno ritornello: «Me n'hanno cacciato!... Me n'hanno cacciato!...» Don Blasco gli dava [...]
[...] qualche soldo e gli offriva da bere, confortandolo con belle parole; ma il maniaco, dopo bevuto, ragionava meno, cominciava a prendersela con gli [...]
[...] indiavolati che avevano spogliato il convento: - Assassini e ladri! Ladri e assassini! Il più gran convento del regno!... E quegli altri ladri [...]
[...] , declamando, con gran gesti di croce: - In nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo! Vi scongiuro per parte di Dio !... Restituite il maltolto a [...]
[...] pazienza, lo prese per una spalla e lo spinse fuori: - Va bene, va bene, abbiamo inteso.... ma per adesso vattene, che ho da fare.... E [...]
[...] , buttatelo giù dalle scale, avete capito?... VIII. Una notte, mentre Lucrezia, a letto, russava profondamente, e Benedetto studiava a tavolino [...]
[...] il bilancio comunale, una scampanellata improvvisa fece sussultare il marito e destò la moglie. Andato ad aprire, Benedetto si vide dinanzi il [...]
[...] .... Datemi da lavare!... È una cosa da nulla.... La ferita era invece profonda: cominciava dal dorso della mano, girava sotto la giuntura del pollice e [...]
[...] , e il sangue gocciolava, macchiando l'abito e la camicia. - Non potevo andare a casa, conciato in questo modo.... - spiegava il giovinotto [...]
[...] , v'ho detto.... Chiamate piuttosto Giovannino che m'accompagnò dal farmacista e aspetta giù.... L'amico, più pallido di Consalvo, confermò la [...]
[...] ragazza che si tirava su per pettinatrice e, quantunque girasse sempre per le vie, non dava retta a nessuno, con una gran paura dei fratelli [...]
[...] poco disposti, articolo onore, a scherzare. Ma il principino, quando concepiva un capriccio, non si chetava se non dopo averlo soddisfatto; e [...]
[...] nonostante le preghiere, gli avvertimenti e le minacce dei Marotta, aveva messo in moto tutte le mezzane della città per vincere la resistenza della [...]
[...] pettinatrice e della famiglia, promettendo di toglierla dalle strade, da quel mestiere penoso e pericoloso; di metterle su una bella bottega di [...]
[...] nulla, egli fece un bel giorno rapire la ragazza e la tenne tre giorni con sè al Belvedere. I fratelli, per un certo tempo, stettero zitti [...]
[...] urtare e squarciare da una lama tagliente la mano distesa istintivamente per difendersi. «Ci rivedremo!...» aveva detto l'aggressore, scappando [...]
[...] rotta e si mise a vegliarlo insieme con la principessa, la quale stette al capezzale di Consalvo premurosa ed inquieta come una vera madre. Il giovane [...]
[...] dissimulava male il suo fastidio per quelle cure antipatiche e accoglieva come altrettanti liberatori gli amici che venivano a fargli visita [...]
[...] mattina e sera. Il pericolo corso, il sangue perduto, gli procuravano l'ammirazione di quei suoi compagni di bagordo; però, guarito, egli non mise [...]
[...] il naso fuori dell'uscio. I Marotta avevano fatto sapere che erano pronti a ricominciare appena lo avrebbero rivisto, di notte o di giorno, e che [...]
[...] la seconda volta non se la sarebbe cavata con una semplice graffiatura, e che aspettando di farsi giustizia da loro, denunziavano intanto [...]
[...] , udito il fatto e quel che volevano da lui, invece di dar ragione al pronipote, fece inaspettatamente una gran sfuriata, tanto più strana, quanto [...]
[...] che non era nel suo carattere. - Bene gli sta! Queste sono le conseguenze della sua vitaccia! E voi altri che non lo chiudete a chiave! Che vi [...]
[...] rallegrate delle sue prodezze! Adesso che volete da me? Nessuno lo aveva mai visto così rabbuffato; un altro poco e pareva suo fratello don Blasco [...]
[...] . La questione era che i suoi avversarii tentavano con accanimento un nuovo assalto alla sua riputazione e che l'imbroglio di Consalvo dava loro [...]
[...] patriotta, eh? di quanto disinteresse, di quanto amor patrio non dava prova? Quando aveva avuto da imbrogliare a Torino e a Firenze, se n'era stato [...]
[...] sempre lontano, col pretesto degli affari pubblici, anche se la Camera era chiusa a catenaccio e il ministero disperso di qua e di là; pei fatti [...]
[...] , secondo gl'imbeccavano! E avesse una volta, una sola volta aperto la bocca! Si scusava col dire che il pubblico lo sgominava; 439 ma la verità era [...]
[...] che non aveva neppur l'ombra di un'idea in fondo alla zucca, che non sapeva scrivere un rigo senza fare sette spropositi; e credeva di poter [...]
[...] nascondere la sua assoluta ignoranza con l'aria di presunzione e di sufficienza! E ad una bestia di quella cubatura affidavano tutti gli affari [...]
[...] della città e della provincia, lasciavano dettar sentenze intorno a ogni sorte di quistioni: d'istruzione pubblica, di ingegneria, di musica, di [...]
[...] , perchè qualcosa doveva entrargliene, perchè spartivano gli illeciti profitti, il frutto dei loschi affari!... E più di ogni altro argomento, questo [...]
[...] , mentre Casa Uzeda era stata sempre covo di borbonici e di reazionarii, mentre egli stesso, al Quarantotto, aveva goduto col cannocchiale, come al [...]
[...] teatro, lo spettacolo della città agonizzante! Spiegavasi un poco con la paura, col bisogno di dar prova di liberalismo e di democrazia per non [...]
[...] esser fucilato - e i gonzi s'eran lasciati prendere dalla famosa abolizione del pane di lusso, durata quindici giorni! - ma la cupidigia era stata [...]
[...] più grande della paura; e certuni 440 bene informati assicuravano che una volta, nei primi tempi del nuovo governo, egli aveva pronunziato una [...]
[...] comunità religiose! A dargli retta, i beni tolti alla Chiesa dovevano permettere di alleggerir le tasse, e far divenire tutti proprietarii. Invece, le [...]
[...] gravezze pubbliche crescevano sempre più, e chi aveva ottenuto quei beni? Il duca d'Oragua, la gente più ricca, i capitalisti, tutti coloro che [...]
[...] di libertà, la gente non sapeva più come tirare avanti. Avevano promesso il regno della giustizia e della moralità; e le parzialità, le birbonate [...]
[...] , le ladrerie continuavano come prima: i potenti e i prepotenti d'un tempo erano tuttavia al loro posto! Chi batteva la solfa, sotto l'antico [...]
[...] governo? Gli Uzeda, i ricchi e i nobili loro pari, con tutte le relative clientele: quelli stessi che la battevano adesso! Per combattere queste [...]
[...] idee che facevansi strada e che nocevano anche a lui, Giulente le attribuiva all'invidia degli inetti, alla mala fede dei nemici, sopra tutto alla [...]
[...] sulla punta delle dita. Fedeli, anche; e sordi a quelle accuse, e tanto più ligi al deputato quanto che la sua caduta li avrebbe rovinati.... Ora, in [...]
[...] esser discusso, presumeva serbare intatto il prestigio dei primi tempi; e giusto per questo la sventataggine di Consalvo lo metteva in un [...]
[...] che la ragazza era andata liberamente alla villa Uzeda; e si trovarono poi due contadini che dissero di avercela veduta altre volte, e parecchi [...]
[...] momento all'altro la notizia che l'imbroglio, un po' con le minaccie, un po' con le promesse, era accomodato e che il giovinotto non correva più [...]
[...] garentito con una cambiale rinnovata parecchie volte di quattro in quattro mesi; il creditore, volendo esser soddisfatto e profittando della clausura [...]
[...] del giovinotto, scriveva al padre avvertendolo della scadenza e invitandolo al pagamento. Consalvo, nel primo momento, rimase; ma poichè suo [...]
[...] padre, animato da quel silenzio, chiedeva spiegazioni gridando più forte, egli rispose freddo e calmo: - Non c'è bisogno d'alzar la voce. Che cosa [...]
[...] ferita e macchiava la fasciatura, a poco a poco s'era svegliato in lui ed era cresciuto e s'era fatto irresistibile lo stesso senso di ribrezzo che era [...]
[...] schiena, per evitare di prenderla. - Va bene... va bene... - diceva, schermendosi e guardando di sbieco i caratteri; - ho visto... è don Antonio [...]
[...] a un tratto gli occhi negli occhi del padre, guardandolo fisso, con un'espressione dura, come di sfida, e lasciato improvvisamente il lei: - Che [...]
[...] . - I miei quattrini?... Ti lascerò condannare e legare, bestione! Capisci, bestione? Più freddo di prima, Consalvo rispose: - Va benissimo. Dunque [...]
[...] non mi seccate... - Ah, ti secco?... Ti secco?... E di repente, come uno che riesce a vomitare dopo vani conati, cominciò a sfogarsi. Gonfiava da [...]
[...] , l'indulgenza, l'affezione, s'era arrovellato 444 sordamente, covando l'antipatia e l'avversione contro il figlio, ricambiando l'odio che si [...]
[...] quattrini; e adesso che era riuscito nel proprio intento, che vedeva arrivato il tempo di godere serenamente il frutto delle lunghe e pazienti fatiche [...]
[...] non avesse fatto se non esercitare un proprio diritto! E non voleva esser seccato per giunta! E rispondeva con quel tono a suo padre! - Ah, ti [...]
[...] , unicamente, in tutto e per tutto, la mia volontà! Perchè sono stato troppo buono finora?... Ti farò veder io, pezzo d'imbecille!... E la gente [...]
[...] , i miei parenti, tutto il paese che mi rinfaccia ad una voce la vitaccia di quest'animale! 445 la vita delle taverne e dei lupanari!... Credi [...]
[...] dignità del tuo nome calpestata in compagnia dei più schifosi bagordieri! E non parlo dei denari scialacquati, buttati via come fossero sassi! Chi [...]
[...] spende per capricci, per divertimenti pazzi quanto questa bestia?... E non basta lasciarlo fare, non dirgli nulla, metter mano tutti i giorni al [...]
[...] portafoglio!... E ardisce lagnarsi che non ha abbastanza! E invece di scusarsi, di chieder perdono, vuol rifatto il resto! O con chi credi di [...]
[...] venirci solo per mangiare e dormire! Io non ti posso imporre l'affezione, e non m'importa che me ne voglia: ma esigo il rispetto che m'è dovuto; esigo [...]
[...] piedi presso la finestra, il giovanotto guardava nel cortile di servizio le carrozze tirate fuori delle rimesse e i famigli intenti a ripulirle: se [...]
[...] ?... Mia madre è morta. Lei lo sa meglio di tutti. Il principe tacque, guardandolo. A un tratto s'udì 446 un fruscìo di gonne, e la principessa [...]
[...] Graziella, avvertita dalla cameriera che aveva udito le voci, entrò: - Che c'è?... Che cosa avete?... Consalvo si mise le mani in tasca e senza [...]
[...] dir nulla passò nella camera attigua. Il principe si lasciò condurre via dalla moglie. Per molte settimane padre e figlio non scambiarono più [...]
[...] , esclamava che Consalvo aveva il diritto di svagarsi; che seimila lire per il principe di Francalanza erano come dieci lire pei Giulente, e che in casa [...]
[...] principe, che non dando abbastanza al figliuolo lo costringeva a ricorrere al credito, e Chiara dava un poco ragione agli uni e un poco agli altri [...]
[...] prendersela non solo contro Consalvo pei debiti e per la condotta scandalosa, ma anche contro il principe e la principessa, alla cui debolezza attribuiva [...]
[...] !... - E senza nominarla, si scagliò contro donna Ferdinanda, dandole della bestia a tutto spiano, perchè 447 coi vezzi che gli aveva fatti ella [...]
[...] maiale! E fa la voce grossa con gli altri, dopo quello che ha sulla coscienza!... Che gli estranei comprino i beni del convento, si capisce: non [...]
[...] quello, - rincaravano nella farmacia di Spataro, - che voleva mangiarsi i liberi pensatori e bandire una nuova crociata addosso agli usurpatori [...]
[...] scomunicati e ridare la roba loro al Papa ed a Francesco II? Ma a don Blasco importava adesso un fico secco se il re chiamavasi Francesco o [...]
[...] andati in mano estranei. - Questo era il vero modo di riparare all'abolizione, e non le vociate inutili e ridicole. Ricomprati i beni da tutti i [...]
[...] ; però 448 siccome i fedeli alla causa della reazione predicevano la fine della baldoria e il ritorno allo stato antico e la restituzione del [...]
[...] maltolto alla Chiesa, il monaco protestava: - Come, il maltolto? Io ho pagato il Cavaliere e la casa con bei quattrini sonanti; ho affrancato il [...]
[...] censo, avete capito?... Me li hanno regalati, o li ho rubati, perchè possano riprenderli? - Non dovevate comprarli, sapendone la provenienza! E [...]
[...] e clericali ricevevano certi fogliacci dove la fine della rivoluzione era data come certa ed imminente: gli articoli letti ad alta voce [...]
[...] diede addosso con maggior vivacità del solito, don Blasco fece un gesto molto espressivo, gridò un: Andate a farvi...! e andò via per non metter [...]
[...] più piede dallo speziale. Il pomeriggio, passando dinanzi alla bottega, affrettava il passo, guardando dritto dinanzi a sè, e se c'era gente [...]
[...] sorella gracidava anche lei contro i compratori dei beni ecclesiastici come se fossero altrettanti ladri, e dove quell'altro pezzo di gesuita di [...]
[...] alla Sigaraia, a Garino e alle figliuole. - A prenderlo da me, di seconda mano, non avrebbe scrupoli! Ma gli vorrò lasciare trentasette mazzi di [...]
[...] cavoli, a cotesto gesuita e ladro! 449 La Sigaraia, Garino e le ragazze approvavano, rincaravano la dose, parlavan male al monaco di tutta la [...]
[...] parentela, affinchè egli lasciasse loro ogni cosa. E lo servivano come un Dio, si precipitavano ad un suo cenno, camminavano in punta di piedi [...]
[...] levante, a un altro fondo del demanio ancora invenduto, e la linea del confine, consistente in un'antica siepe di fichi d'India, in molti punti aveva [...]
[...] soluzioni di continuità. Don Blasco, facendo costrurre un bel muro sodo e alto, irto di rovi e di cocci di bottiglie, s'era appropriato qua e là [...]
[...] sbraitare come ai bei tempi contro i ladri Italiani, e quasi quasi voleva riconciliarsi coi reazionarii della farmacia. - A me l'accusa [...]
[...] spogliato un regno? Garino aggiungeva il resto; ma poichè le chiacchiere non facevano andare indietro i reclami del Demanio e una perizia avrebbe [...]
[...] , da un tempo più lungo ancora lo vituperava in pubblico e in privato; don Gaspare dunque rimase, 450 vedendoselo apparire dinanzi. Il monaco [...]
[...] il giorno innanzi, e si mise a sedere. Il duca, passato il primo momento di stupore, sorrise finemente, dicendogli con lo stesso tono: «Che [...]
[...] abbiamo?» e il monaco entrò subito in argomento. - Sai che ho comprato il Cavaliere da San Nicola? Non c'era più la linea del confine, e feci alzare [...]
[...] un muro. Per questo il Demanio m'accusa d'usurpazione!... Il duca continuava a sorridere in pelle in pelle, godendosela, e poichè il monaco taceva [...]
[...] aveva mosso tanta guerra, fece: - E...? - Non si potrebbe parlare a qualcuno? Non era precisamente quel che s'aspettava; ma il duca, in fondo, era [...]
[...] buon diavolo, non aveva il fiele del principe e del Priore, e se ne contentò. - Va bene. Torna domani con le carte. Così, con immenso stupore di [...]
[...] tutta in parentela, furon visti i due fratelli andare insieme su e giù per le scale dell'Intendenza, della Prefettura, del Genio civile e del [...]
[...] fondo? - E i danari? - I danari si trovano! Egli li prendeva dalle Banche delle quali era amministratore: con essi speculava sui fondi pubblici [...]
[...] , riscattava le proprietà prese dalla manomorta, ne comperava delle altre; adesso, per stare anche lui da sè, faceva fabbricare una grande e bella [...]
[...] casa in via del Plebiscito.... Per suo mezzo, don Blasco fu ammesso allo sconto alla Banca di Depositi e Crediti, e una cambiale di venticinque [...]
[...] borbonica sbraitavano peggio di prima e profetavano imminente il giorno in cui don Blasco e gli altri sacrileghi avrebbero dovuto restituire il [...]
[...] maltolto. Il monaco li lasciava cuocere nel loro brodo e non passava più nel tratto di strada dov'era la farmacia, chè solo a vederli da lontano gli [...]
[...] facevano venir da recere. Però, alla lunga, la mancanza della conversazione gli pesava, e una domenica, incontrato per le scale il professore suo [...]
[...] cospirazioni e minacciava anche lui il finimondo, ma solo nel caso che l'Italia non andasse a Roma. - Voi dunque dite che questo governo durerà [...]
[...] !... L'umanità non torna indietro! Abbiamo sepolto il medio Evo! Lo stato dev'esser laico e la Chiesa tornare alle sue origini, perchè come disse quel [...]
[...] passare qualche brivido per la schiena, piaceva moltissimo a don Blasco, e un giorno anzi, mentre passava dalla farmacia Cardarella, antico ritrovo [...]
[...] dei liberali, il professore che era lì dentro a 452 discutere calorosamente, lo chiamò. Parlavano delle soppresse corporazioni religiose, e il [...]
[...] il più ricco di Sicilia e forse di tutto l'ex-regno. Allora il professore si scagliò contro i monaci, i preti, i parassiti d'una società che per [...]
[...] di conigli, di lacchè della Francia, di lustrastivali di Napoleone III: perchè perseguitava patriotti veri e faceva il gesuita nella questione [...]
[...] romana. Gli rinfacciavano Aspromonte e Mentana; ma Roma doveva essere italiana a dispetto di tutti, o sarebbero scesi in piazza a ricominciar le [...]
[...] schioppettate. «O Roma o morte!» vociferava il professore, il quale aveva sempre notizie di guerre e di moti rivoluzionarii pronti a scoppiare, e [...]
[...] Don Blasco, tra le grida generali, sentenziava: - Il Santo Padre dovrebbe pensarci a tempo, con le buone, e rammentarsi del Quarantotto; chè se [...]
[...] . - Sante cannonate vogliono essere! Il sangue di Monti e Tognetti è ancora fumante! Ci vuole il cannone per abbattere l'antro del fanatismo! Un [...]
[...] giorno, entrò dal padron di casa con un'aria gloriosa e trionfante: - Questa volta ci siamo! La guerra è pronta! Don Blasco, turbato dalla notizia [...]
[...] di casa Uzeda. Il principe mandava a chieder notizie dello zio e nello stesso tempo l'avvertiva che Ferdinando stava molto male, e che era bene [...]
[...] suo organismo, se gli domandavano che avesse, rispondeva, seccato: - Nulla! Che ho da avere? Volete che m'ammali apposta? E rispose una mala [...]
[...] sentire neppur nominare la sua terra. I libri che gli erano costati tanti quattrini s'impolveravano e tarmavano negli scaffali, gli strumenti [...]
[...] s'arrugginivano e si rompevano; solo il podere prosperava, adesso che egli non sperimentava più novità. Incaponitosi a negare le sue sofferenze, i dolori [...]
[...] sera; ma egli cadeva in una tristezza lugubre, in una funebre ipocondria. Per lunghe e lunghe giornate non diceva una parola, non vedeva anima viva [...]
[...] scorpacciate di roba indigeribile. Una notte d'estate, il cameriere spaventato da un vomito nerastro e da una diarrea sanguinolente, mandò il [...]
[...] figliuolo al palazzo, per avvertir la famiglia. All'arrivo del principe e alla proposta di mandare a chiamare un medico, l'infermo gridò che non [...]
[...] , ebbe un bell'insistere per dimostrargli la convenienza di una visita medica; egli minacciò di chiudersi in camera e di non ricevere più nessuno [...]
[...] : finsero che un ingegnere dovesse rilevar la pianta della casa e introdussero così un dottore in camera sua. Il dottore scrollò il capo: la [...]
[...] condizione dell'ammalato era molto più grave che non credessero. A trentanove anni egli se ne moriva: il sangue vecchio e impoverito dei Vicerè si [...]
[...] dissolveva, non nutriva più le flaccide fibre. Per tentar di combattere la discrasi, una cura e una dieta severissima erano necessarie; ma il maniaco [...]
[...] , poi per le spese matte di libri e d'ordegni, più tardi per le ruberie del fattore, quand'egli non aveva voluto veder le Ghiande neppure da [...]
[...] denaro, dentro una certa misura, beninteso. Ed egli firmava, firmava cambialine, e le cambialine andavano a finire in mano del principe, il quale [...]
[...] , adocchiando le Ghiande e comprendendo che quel matto non avrebbe fatto testamento, se le accaparrava a quel modo. Il maniaco, incapace di calcolare a [...]
[...] morte; appena li vedeva apparire, pertanto, voltava loro le spalle, tranne che al nipote Consalvo. Il debito di questi era stato finalmente pagato, e [...]
[...] , come anche per Teresina, ella sentiva l'affezione d'una vera madre, quantunque non lo avesse portato in grembo e il giovanotto la ripagasse [...]
[...] Consalvo non facesse assegnamento in avvenire sulla debolezza paterna. Tra padre e figlio l'avversione era cresciuta frattanto di giorno in giorno [...]
[...] ; Consalvo, per fuggire la compagnia del principe e per darsi contemporaneamente l'aria d'un sacrificato, disertava la casa paterna; ma invece di [...]
[...] andarsene con gli amici al caffè, al club, andava dallo zio, al quale portava i giornali e leggeva le notizie politiche. L'infermo 456 [...]
[...] tutti che si trattava d'un falso allarme e che guerra non ci sarebbe stata, con un'aria così convinta come se Napoleone glie l'avesse confidato [...]
[...] in gran secreto. Scoppiò finalmente la notizia della dichiarazione, e il grand'uomo esclamò allora che Bismarck e Guglielmo dovevano aver [...]
[...] , e preso Berlino fra due settimane al più tardi!... Invece, arrivarono i telegrammi annunzianti le vittorie tedesche; e allora gli avversarii del [...]
[...] piantar spilloni in tutti i posti francesi e spille piccole nei prussiani: col bollettino della guerra alla mano, studiava le operazioni dei due [...]
[...] eserciti, mutava di posto i segni secondo i mutamenti reali, e a misura che le spille s'avanzavano e gli spilloni retrocedevano, la sua malattia [...]
[...] strategici, 457 disegnava ogni giorno parecchi teatri della guerra, disponeva a modo suo delle divisioni e dei reggimenti esclamando: «Questo di [...]
[...] qua va là, quello di là va qua...» finchè, stanco, abbattuto, con le mani penzoloni e la testa rovesciata, chiudeva gli occhi e schiudeva la [...]
[...] bocca quasi fosse sul punto di spirare. Frattanto il duca, sentendo crescere l'opposizione e venirgli meno il terreno sotto i piedi, comprendendo la [...]
[...] malcontento generale, gli avversarii del governo se ne giovavano per gridare e minacciare più forte. L'opposizione, che nei diversi partiti e nei [...]
[...] diversi ordini sociali procedeva da diversi motivi e tendeva ad opposti scopi, s'accordava pel momento nel chiedere a una voce Roma. Come più la [...]
[...] fortuna della Francia precipitava, le accuse di fiacchezza e di vigliaccheria al governo fioccavano da ogni parte; le minaccie di prendergli la mano [...]
[...] parevano dovessero tradursi in fatto da un momento all'altro. Ora, mentre quasi tutti i soddisfatti tenevano a bada i malcontenti e consigliavano [...]
[...] la prudenza e navigavano tra due acque, una sera il duca, che se n'era stato nelle sue terre, si recò al Circolo Nazionale dove battagliavasi [...]
[...] giorno e notte, ed espresso senza esitazioni il proprio pensiero: era venuto il momento d'agire! Se il governo si lasciava scappare quest'occasione [...]
[...] !...» esclamavano nel campo avversario; ma, a dispetto dei suoi denigratori, 458 quelle opinioni francamente professate e ripetute ogni giorno a chi [...]
[...] voleva e a chi non voleva udirle, sostenevano il pericolante credito del duca. Benedetto Giulente era rimasto, udendole; poichè, prevedendo che lo [...]
[...] , dicendogli che bisognava ricominciare a pubblicare l'Italia Risorta, per spingere il governo sulla via di Roma: i tempi erano maturi e a non [...]
[...] redazione d'impiegati comunali e di maestri elementari, e pubblicò il foglio.. Lucrezia fece cose dell'altro mondo contro quella bestia che voleva [...]
[...] principe, che nel primo momento lo guardò come uno piovuto calla luna, egli disse, con tono di dolce rimprovero: - Ferdinando è in fin di vita, e [...]
[...] mi scrivete appena che sta poco bene? Se non fosse stato per Monsignor Vescovo, non avrei saputo la verità! E andò a mettersi al capezzale del [...]
[...] fratello infermo. Questi non lasciava più il letto; quando chiudeva gli occhi, il suo viso verde e affilato pareva d'un morto; ma rifiutava i [...]
[...] : adesso, mandava a comprare ogni giorno dozzine e dozzine di scatolini di spilloni e risme di carta e pacchi di matite. Quella roba avrebbe dovuto [...]
[...] servirgli per tracciar piani di campagna, per infigger segnali di piazze forti, di accampamenti e di quartieri generali; ma egli dimenticava lo [...]
[...] scopo di quegli acquisti e ne ordinava sempre nuovi e gridava e smaniava, se non l'obbedivano. Con evangelica pazienza, con zelo indefesso, con [...]
[...] ammirabile abnegazione, don Lodovico vegliava l'infermo, secondava le sue manìe; e frattanto - Baldassarre n'era disperato - le male lingue andavano [...]
[...] d'avanzarsi nello Stato romano. L'attesa delle notizie era febbrile; il duca, domiciliato alla Prefettura, apriva i telegrammi del prefetto e andava poi a [...]
[...] quale la famiglia adesso si riuniva, in una stanza lontana da quella del moribondo, che non voleva attorno nessuno. E il principe scrollava il capo [...]
[...] , e la principessa Graziella si faceva il segno della croce, intanto che Monsignor don Lodovico mormorava, con gli occhi a terra: - Bisogna [...]
[...] perdonar loro, perchè non sanno quel che si fanno... Lucrezia pareva una vipera contro il marito, e nessuno parlava del duca, la cui condotta era una [...]
[...] le farmacie: - Io l'ho sempre detto. Pio Nono, - non gli dava più del Santo Padre, - doveva pensarci a tempo e a 460 luogo, quando era [...]
[...] l'arbitro della situazione. Adesso che vuole? Chi è causa del suo mal, pianga sè stesso!... E fattosi socio del Gabinetto di lettura, ci andava tutti [...]
[...] i giorni col professore per saper le notizie e assicurarsi contro il timore di dover restituire la roba di San Nicola: pertanto vociava contro i [...]
[...] restituire la visita fattagli da don Lodovico, per aver notizie dell'infermo e consolare l'afflitta famiglia. Tutti andarono incontro al prelato e gli [...]
[...] aveva consentito di attribuire all'affezione le loro premure fastidiose, 461 erano cresciute di giorno in giorno e invaso talmente il suo [...]
[...] Babbeo, da lasciarsi rubar da tutti, si rivelava a un tratto dei Vicerè con quel sospetto buffo e pazzo, adesso che non aveva nulla da lasciare [...]
[...] . Come la sua fibra s'infiacchiva e il suo cervello si scombuiava, il sospetto cresceva, finchè diventò furiosa certezza all'arrivo del fratello [...]
[...] accompagnato da quattro o cinque tra governanti, bonnes e cameriere: giovani tutte, una più bella dell'altra, svizzere, lombarde, inglesi, un [...]
[...] vero harem internazionale. Aveva una camera separata da quella della moglie e quando i parenti andarono a 462 fargli visita udirono che dava a [...]
[...] adagio, evitava di guardare il marito, pareva timorosa di spiacergli perfino con la sola presenza. E Raimondo non nascondeva i proprii sentimenti [...]
[...] fratello ebbe un assalto di mania furiosa. Con gli occhi stravolti, coi capelli arruffati sul viso scarno e pauroso, si mise a gridare [...]
[...] fissa, incrollabile. E per paura del veleno, colla manìa della persecuzione, non schiuse bocca: tutte le volte che gli si appressavano per dargli [...]
[...] ; e se la curiosità generale era vivamente eccitata, don Blasco smaniava addirittura. Nondimeno, a quell'annunzio di morte, stava per rispondere che [...]
[...] s'era domiciliato dal primo del mese. Giunto dinanzi al portone, il monaco gli disse d'aspettarlo; e con le mani raccolte sulla schiena, egli si [...]
[...] mise a passeggiare su e giù. Dopo due o tre minuti riapparve don Blasco, pallido in viso, correndo e agitando un pezzo di carta: - È nostra!... È [...]
[...] nostra!... - Chi?... Che cosa?... - Venite!... - esclamava il Cassinese allungando il passo e ansimando forte. - Al Gabinetto!... Roma è nostra [...]
[...] ; e la gente 464 accorreva dal fondo dello sale, i passanti si fermavano, la folla ingrossava da un momento all'altro. Tutti volevano leggere [...]
[...] .... Bandiera bianca alzata su Castel Santangelo segnò fine.... Nostre perdite venti morti, circa cento feriti....» E un urlo si levò tutt'intorno. Ma don [...]
[...] recate dai camerieri storditi dalle grida. Don Blasco ne agguantò una, s'aprì un varco tra la folla e vociò novamente: - All'Ospizio [...]
[...] ancora di che si trattasse gridavano per sapere che cos'era successo, e tutti rispondevano: - La truppa ha preso Roma!... È venuto il dispaccio al [...]
[...] deputato, al duca d'Oragua!... Quando la banda dell'Ospizio, riunita in fretta e in furia, cominciò a sonare, il clamore divenne assordante. E [...]
[...] mentre i sonatori e il capo musica domandavano: - Da che parte?... Dove si va?... - Dal deputato.... - risposero dieci, cento voci; - dal duca [...]
[...] mescolarsi tra la folla. - Evviva!... Evviva!... Alla Prefettura!... E la marcia ricominciò. Don Blasco, con la bandiera a spall'arme, la tuba un poco [...]
[...] di traverso, il colletto monacale madido di sudore, andava in mezzo alla dimostrazione a braccio del professore che lo aveva ripescato e non lo [...]
[...] lasciava più. - Fuori i lumi!... - gridavano i suoi seguaci a ogni passo, e applausi e fischi s'alternavano secondo che le finestre illuminavansi o [...]
[...] restavano serrate e buie com'erano. Dinanzi a una bottega di merciaio, la fiumana dei manifestanti s'arrestò un momento: «Le torcie!... Le [...]
[...] torcie a vento!...» E tutte quelle che ci erano furono distribuite e accese immediatamente. La luce fosca, fumosa, si rifletteva contro le case [...]
[...] , illuminandole, strappando vivi bagliori ai vetri delle finestre; sul mare della testa fazzoletti e cappelli s'agitavano; la banda eccitava [...]
[...] l'entusiasmo sonando a tutto andare la marcia reale e l'inno di Garibaldi; e le grida echeggiavano più forte, più alto, più spesse intorno all'Onorevole [...]
[...] : - Viva Roma!... Viva l'Italia!... Viva Oracqua!... A un tratto la dimostrazione s'arrestò nuovamente come se qualcuno le contrastasse il passo, e un [...]
[...] tonaca i dimostranti che stavano innanzi s'erano fermati e gridavano sul muso al malcapitato: 466 - Abbasso i preti!... Abbasso le tonache [...]
[...] ! Viva Roma nostra!... Il frate, livido in volto, con gli occhi spalancati, guardò un momento la folla minacciosa e urlante; di repente, alzò le [...]
[...] l'avvertimento, e la folla si mise in moto gridando: - Morte ai preti!... Abbasso il temporale!... Abbasso!... Morte!... Don Blasco, allungato il collo [...]
[...] . E il professore, alla vista della tonaca, se era un energumeno, inferocì come un torello al rosso: - Morte ai corvi!... Giù i tricorni: viva il [...]
[...] in giornata ne gisse, abbiam divisato dettarla. E attalchè non ci s'imputi in superbia a tant'impres'azzardarci, non vogliamo far senza di porre [...]
[...] compulsione d'archivii importanti e zeppati di documenti solo noi dato esaminare, saracci dato fornire l'assunto come disse il Poeta, senza [...]
[...] . Bassa idea di guadagno non spronaci, laddiomercè not'essendo non averne noi uopo; nonperoddimanco onde coprire in parte le pure e semplici spese [...]
[...] Francalanza e Mirabella, duchi d'Oragua, conti della Lumera, etc., etc.; già Gentiluomo di Camera (con esercizio) di Sua Maestà il Re Ferdinando [...]
[...] proprio albero genealogico. Chi ne procura dodici avrà tuttosì lo stemma colorato.» 469 Questa circolare, diffusa a centinaia e centinaia di [...]
[...] , aveva scritto ai parenti chiedendo quattrini in prestito per grandi e sicure speculazioni; ma poichè gli rispondevano picche, aveva finalmente [...]
[...] parlare di lui, e insomma l'ignoranza dei fatti suoi fu così grande, che molti avevano supposto fosse passato zitto zitto al mondo di là. La posta non [...]
[...] invecchiato, toccando ormai la sessantina; ma stranamente imbruttito, anche, e quasi irriconoscibile. Sul viso dimagrito ed emaciato il naso sembrava [...]
[...] bocca, aveva contribuito anch'essa a quell'apparente crescenza che dava a tutto il viso un aspetto basso, ignobile e quasi animalesco. Indosso [...]
[...] , la sordidezza della camicia e dell'abito a coda, troppo lungo e troppo largo, con un panciotto che era stato bianco e l'untume del cappello che [...]
[...] piedi lo costringeva ad un'andatura storta e strisciante. Prese alloggio in un albergo d'infimo ordine; ma alle prime persone alle quali si diede [...]
[...] a conoscere - giacchè nessuno lo riconosceva - egli disse che non aveva trovato camere disponibili al Grand Hôtel e che, partito improvvisamente [...]
[...] signorino in viaggio da quasi un anno, i padroni per togliere dal collegio la signorina e farle vedere un po' di mondo. Non bene persuaso, come [...]
[...] : - Eccellenza?... Vostra Eccellenza qui? Era Pasqualino Riso, il cocchiere. Anche lui era andato giù, non sfoggiava gli abiti eleganti, gli anelli e [...]
[...] vendemmie, i padroni.... - E il principino? - Ah, il principino non per ora.... Don Eugenio, i cui occhietti luccicavano di curiosità sul viso affamato [...]
[...] , s'accomodò sulla seggiola senza spalliera che il portinaio teneva dinanzi all'uscio del suo stanzino, domandando: - Perchè? Che c'è di nuovo? E a [...]
[...] malattia, ma neanche lui doveva ingrassare a furia di dissapori e di diverbii; il meglio perciò era che se ne stesse un pezzo lontano... Così [...]
[...] non vuol bene come una madre, questo è vero: madre però ce n'è una sola: dico bene, Cavaliere? La madrigna, basta che la rispetti; e [...]
[...] rispettarla, la rispetta...» La ragione vera del dissenso era pertanto un'altra: che il signor principe non voleva metter fuori quattrini, e il principino [...]
[...] invece spendeva da signore... Perciò il signorino aveva firmato qualche cambialetta; e ogni volta che i creditori ne presentavano una al signor [...]
[...] principe, pareva, Dio ne scampi e liberi tutti quanti, che gli pigliasse un accidente secco. E voleva perfino farlo arrestare, come se una cosa [...]
[...] simile potesse dirsi per puro e semplice scherzo, in casa Francalanza! Fatto un gesto d'indignazione, Pasqualino prese un'altra seggiola nel [...]
[...] bugigattolo, e sedette accanto al cavaliere, il quale, scrollando gravemente il capo, trasse di tasca mezzo sigaro spento e chiese un cerino al [...]
[...] cocchiere. «Allora, Vostra Eccellenza permette?...» E accesa la sua pipa, riprese il filo del discorso. Per chi dunque aveva ammassato tante ricchezze [...]
[...] preso la sua dote e buona notte; dunque, pel figlio! Allora, perchè tenerlo a corto di quattrini? Un giovanotto come il principino di Mirabella aveva [...]
[...] siamo tutti fatti ad un modo?» E poi, i tempi erano mutati: i signori dovevano spendere, se volevano esser considerati; se no, il primo ciabattino [...]
[...] arricchito si reputava da più di loro! E nel rammarico di non poter più guadagnare come un tempo sulle spese intime del padroncino, Pasqualino [...]
[...] quanto Don Eugenio, fumando e sputando, con le gambe magre da don Chisciotte accavalciate, chinava il capo, dava ragione al cocchiere, si dava [...]
[...] prolungava: padrone e servo discorrevano intimamente, da pari a pari, mescolando il fumo della pipa e del sigaro; anzi, quantunque Pasqualino non fosse [...]
[...] elegante come un tempo, pure sembrava il padrone, e don Eugenio il creato. Il guardaportone, tra scandalizzato ed invidioso della confidenza [...]
[...] quel pezzo di straccione? - gli domandavano i commessi dell'amministrazione, uscendo dopo il lavoro. - Uno zio del signor principe, dice! E [...]
[...] tutti dal fratello don Blasco. Il monaco pareva sul punto di scoppiare: il pancione gli s'era imbottito di lardo e la testa ingrossata; il [...]
[...] mento si confondeva con la massa gelatinosa del collo. Non poteva muoversi, per l'enormezza della persona, per la fiacchezza delle gambe; e accanto a [...]
[...] lui donna Lucia, la moglie di Garino, sembrava svelta e leggiera. - Perchè sei tornato? - disse al fratello, appena lo vide entrare ed a modo di [...]
[...] saluto. Aveva infatti ricevuto la circolare dell'Araldo Sicolo, e comprendendo da questo che doveva essere con l'acqua alla gola, metteva le [...]
[...] mani avanti, per evitare richieste di sussidii. - Sono venuto per poco, rispose don Eugenio; - prima di tutto per rivedervi, e poi per fare associati [...]
[...] all'opera di cui ti ho mandato il manifesto... 473 E cominciò a enumerare gl'insigni sottoscrittori: Sua Altezza il Bey di Tunisi, i vizir [...]
[...] della reggenza, i più gran signori palermitani; il principe d'Alì, il marchese di Lojacomo, il duca tale e il conte tal altro. - E?... - face il [...]
[...] arriveremo a trecento, resteranno diecimila lire nette. - E?... - Io ti vorrei proporre di stampare insieme il libro. Il monaco lo guardò fisso nel [...]
[...] bianco degli occhi. - Sei pazzo? - Perchè pazzo? Non credi che ci sia da guadagnare? Ti faccio i conti in quattro e quattr'otto, ti faccio [...]
[...] vedere le firma raccolte... - Non voglio veder niente! Credo benissimo e ti ringrazio tanto. Tieni per te le diecimila lire. Il cavaliere aveva un [...]
[...] bell'insistere, col tono persuasivo e insinuante d'un sensale o d'un mezzano, e un bel sgolarsi per dimostrare a luce meridiana l'eccellenza della [...]
[...] . 474 Il cavaliere non si scoraggiava neppure adesso. Ridusse la domanda da mille a ottocento e poi a cinquecento lire; e poichè il monaco [...]
[...] domande, i manifesti... Sperando di riuscir meglio con la sorella, il cavaliere andò a rinnovare il tentativo con donna Ferdinanda. Asciutta e verde [...]
[...] come un aglio, la zitellona pareva sfidare il tempo, gli anni le passavano addosso senza mutarla: ne aveva oramai sessantadue e non ne mostrava [...]
[...] più di cinquanta. Solo le mani le si coprivano di rughe e si spolpavano e s'irruvidivano a contar denari, come a lavorare il ferro od a zappar la [...]
[...] neppur bisogno, felice di mentovare le sue grandi relazioni palermitane. - E non sai la più bella notizia? La figlia della Palmi è sposa! - Sì? E con [...]
[...] chi? - Col mio amico Memmo Duffredi, Duffredi di Casaura, il nipote di Ciccio Lojacomo: la prima nobiltà di Palermo e parecchi milioncini di [...]
[...] migliore...» E poi, quella ragazza ha un certo fare... Basta; io non ho parlato, tanto più che giusto quando si combinava la cosa, ero a Tunisi [...]
[...] ... - Ah, sei stato a Tunisi? E per far che cosa? - Che cosa?... Niente!... Per diporto... - egli tossicchiava un poco, tuttavia, imbarazzato, quasi [...]
[...] confuso. E poichè donna Ferdinanda continuava a fargli domande, per sapere se Tunisi era una bella città, quanto tempo c'era stato e via [...]
[...] storia della nobiltà?... - Tu?... Tu stampi un'opera?... Ah! ah! ah!... E scoppiò in una di quelle sue rare risate che pungevano nel vivo. Don [...]
[...] ?... - Ah! ah! ah!... E la risata non finiva. Quando il vecchio spiegò che libro aveva scritto, essa divenne più fine, più ironica, più tagliente. Una [...]
[...] storia della nobiltà dopo il Mugnos e il Villabianca? Per ficcarci dentro gli arricchiti che si facevano dare del cavaliere e del marchese? La [...]
[...] nobiltà autentica era tutta scritta nei libri antichi!... E il 476 cavaliere tentava almeno di dimostrare la bontà della speculazione: ma la [...]
[...] zitellona non gli dava quartiere: guadagnare con la carta sporca? Per chi mai la carta sporca ha avuto valore, fuorchè pei pizzicagnoli? E chi [...]
[...] quanti avrebbero poi pagato!... - Almeno, mi presti qualche centinaio di lire? - No, perchè non me le restituiresti. E ogni altra insistenza fu [...]
[...] e la marchesa chiusa in camera col dolor di capo. - Digli che c'è suo zio. - Vostra Eccellenza scusi; ma quando ha il dolor di capo, nessuno [...]
[...] può parlare alla signora marchesa. E facendo il cavaliere un atto d'impazienza, la donna mormorò, guardandosi attorno: - Eccellenza, c'è guai [...]
[...] ; quello che voleva il signor marchese era legge per lei.... Nè il padrone ne abusava: d'amore e d'accordo in tutto e per tutto.... Adesso? Adesso [...]
[...] non c'è più pace, per quel figlio di... chi so io! Un diavolo dell'inferno, Eccellenza; e la padrona, che non ci vede dagli occhi, dal tanto bene [...]
[...] , insegnargli educazione, obbligarlo a studiare; e invece la nipote di Vostra Eccellenza se la prende col padrone perchè gli maltratta il ragazzo.... Ieri [...]
[...] vennero alle grosse; non si parlano da ventiquattr'ore.... Il signor marchese è uscito di casa all'alba.... chi sa se torna! E per quanto [...]
[...] battere alla porta dei Giulente. Arrivò da loro sull'annottare, dopo una giornata di corse. Benedetto non c'era e Lucrezia non si riconosceva tanto [...]
[...] rassomigliante a quello del principe. E il primo discorso che tenne allo zio, rivedendolo dopo tanti anni, fu giusto contro Benedetto. - Non c'è; non sta [...]
[...] capisce. Più invecchia, e più bestia diventa. È un pazzo! Ma la disgrazia è che fa impazzire anche me. Dopo vent'anni, - ella calcolava il tempo [...]
[...] a modo suo, - un altro che non fosse tanto bestia, avrebbe capito l'inutilità di fare il servitore a questo e a quello. Invece, pare l'uovo al [...]
[...] fuoco: più sta e più indurisce! Vuol essere deputato; per che cosa, domando io? Dopo che sarà deputato, che cosa avrà buscato? A fare il sindaco ha [...]
[...] propria famiglia ella aveva ancora quel misto d'astio, d'invidia e di premura, secondo che il vanto di farne parte, il dolore d'averla lasciata o il [...]
[...] fratello e la cognata le scrivevano ogni due giorni, e riferiva il contenuto delle loro lettere, annunziava il loro ritorno per l'autunno; poi [...]
[...] cominciava a criticare ed a malignare: - Hanno fatto bene a prender essi stessi Teresina dal collegio, e a farla viaggiare.... Mia cognata è un'altra [...]
[...] esser considerati, bisogna venire dal niente! Scriva piuttosto la storia dei villani e dei mastri notari; quella sì, che c'è da guadagnare [...]
[...] !... Imperturbabile, don Eugenio ricominciò il giorno seguente. Dai Radalì-Uzeda trovò il duca Michele e il barone Giovannino; la duchessa era fuori di casa [...]
[...] . Michele, a venticinque anni, perdeva i capelLi e pareva vecchio del doppio; Giovannino era invece più grazioso di prima, fine, elegante. Udita [...]
[...] con la duchessa, e questa cadde dalle nuvole: - Tu stampar libri? E come mai vi viene in testa una cosa simile? So molto di queste cose, io! E don [...]
[...] che incontrava per istrada e che fermava col pretesto di rivederle e salutarle. Cominciava a riferire, come se le avesse avute direttamente, le [...]
[...] notizie del principe e di Consalvo apprese da Lucrezia, s'addolorava per la lite tra padre e figliuolo, annunciava il ritorno della principessina [...]
[...] , che diceva d'aver visto a Firenze: «una bellezza da sbalordire!...» e poi parlava del suo soggiorno di Palermo, descriveva l'appartamento di dieci [...]
[...] stanze che aveva abitato sul Cassaro, drappeggiandosi maestosamente nell'abito lercio e sdruscito che diceva la miseria, la fame, le ignobili [...]
[...] precisamente fatto alla corte di Sua Altezza; e quando aveva bene intontito la gente con tutti questi discorsi, domandava a bruciapelo: - Avete [...]
[...] ricevuto il mio manifesto? E riesponeva il concetto dell'opera, enumerava le adesioni ricevute: ogni volta, queste crescevano di numero: le firme [...]
[...] biblioteche si moltiplicavano da un momento all'altro. Mille sottoscrittori eran già sicuri, un altro migliaio non potevano mancare. E offriva la [...]
[...] gente prometteva ambiguamente; ma egli prendeva nota dei nomi in un suo portafogli unto e squarciato, unicamente imbottito di circolari e di [...]
[...] camera. Una camera col pavimento affossato, due strisce di tela bianca a guisa di tendine dinanzi alla finestra, una catinella sopra una seggiola e [...]
[...] appartamento di dodici stanze... bisognava vedere che scala!... E nonostante il rifiuto oppostogli da Lucrezia, egli cavò di tasca le circolari ed entrò [...]
[...] della convenienza della cosa... Guarda un po'... - E non capendo nei panni dalla gioia d'aver trovato finalmente uno che non rifiutava, gli [...]
[...] a lei l'amministrazione... II. Il ritorno del principe, con lo zio duca, la moglie e la figlia, al principio dell'inverno, diede nuovo [...]
[...] bellezza bianca e bionda, fine, delicata, quasi vaporosa della fanciulla, non aveva riscontri nella famiglia dei Vicerè. La vecchia razza spagnuola [...]
[...] mescolatasi nel corso dei secoli con gli elementi isolani, mezzo greci, mezzo saracini, era venuta a poco a poco perdendo di purezza e di nobiltà [...]
[...] accerchiare e che rendeva più vistosa la curva dei fianchi, Teresa possedeva un'istintiva eleganza, una nobile grazia di portamento, ancora non [...]
[...] , naturalmente, erano venute a trovarla prima di tutte le zie, e Lucrezia s'era quasi attaccata alle gonne della nipote, l'accompagnava 482 per ogni [...]
[...] c'erano di quei pasticci? Ella diceva a tutti, cameriere, parenti e conoscenze, con grandi gesti e torcimenti di sguardo: «Posso permettere che mia [...]
[...] figlia sappia di queste cose, eh? Tanto peggio se Chiara se ne adonta». E Chiara se ne adontò in malo modo. Aveva rotto con tutti i parenti [...]
[...] le mani addosso. Ma ella lo lasciava fare, e se il marchese diceva mezza parola, grida, minaccie, un inferno. Dopo gli scrupoli della cognata [...]
[...] . Dal monaco sì, che teneva la Sigaraia e le tre figlie in casa, e da lei no? «Sicuro, perchè dal monaco aspettano l'eredità...» Don Blasco [...]
[...] , adesso, era un signore: oltre la casa e i due poderi, aveva messo di bei quattrini da canto; il principe gli faceva la corte per questo. Il Cassinese [...]
[...] se la lasciava fare da lui come da Lucrezia e da Chiara; non andava più in casa di nessuno, non potendo più salire scale; ma dettava legge ai [...]
[...] nipoti, se ne serviva in tutti i modi, e se qualcuno di costoro lo faceva andare in collera, egli cavava fuori, come donna Ferdinanda, un suo [...]
[...] foglio di carta e lo stracciava in mille pezzi: «Neanche un soldo da me!...» La visita della nipote Teresa gli fece piacere; le figliuole non si [...]
[...] lasciarono vedere, e la principessa spiegò alla ragazza che donna Lucia era «governante» dello zio. Del resto, queste precauzioni erano inutili per [...]
[...] Teresa. Ella non aveva curiosità sconvenienti, e quando comprendeva che le più grandi avevano da dirsi qualcosa, 483 s'allontanava, andava ad [...]
[...] uomini. Disegnava e dipingeva, parlava il francese e l'inglese come la sua propria lingua, sapeva far versi e comporre musica; e modesta, con [...]
[...] questo, semplice, buona, affettuosa da non si dire. Rientrando nella casa dove, bambina, aveva lasciata la sua mamma, e adesso non la trovava più [...]
[...] , avevano dovuto sorreggerla e i suoi occhi eran parsi due vive fonti, dal tanto pianto; ma il culto per la santa memoria non le impediva di rispettare e [...]
[...] di amare il padre e la madrigna. E timorata di Dio, sempre con qualche libro di preghiere tra le mani, quando non lavorava ai suoi ricami, ai suoi [...]
[...] visite o per riceverne, o per andare al passeggio o al teatro, ella s'indugiava, come le altre, dinanzi allo specchio; e aveva un certo modo [...]
[...] , se dovevano sceglier stoffe o guarnizioni o minuti oggetti d'ornamento, ella dava prova di gran gusto, scegliendo le cose più belle e più eleganti [...]
[...] facesse a modo suo e scegliesse quel che le piaceva; anzi, si rimetteva a lei per le cose sue proprie. «Che gusto, quello della mia figliuola [...]
[...] !... Che figliuola modello!...» La lodava specialmente per la dolcezza del 484 carattere o la bontà del cuore; la baciava e l'abbracciava [...]
[...] dinanzi a tutti, anche in conversazione; vegliava su lei come una vera mamma. Era gelosa e scrupolosissima; non permetteva che oltre i libri di [...]
[...] coniugali, di nascite illegittime. Cominciava allora a tossire per dar sulla voce a quella stravagante malaccorta; e se la tosse non bastava, mutava [...]
[...] non si accorgeva di nulla, e anzi non commetteva la sconvenienza di dire spesso alla nipotina, a proposito ed a sproposito, ma più spesso quando [...]
[...] principessa mise carte in tavola: - Scusa, cugina; ma questi discorsi mi sembrano fuor di luogo. Teresa si mariterà quando sarà tempo, e ci [...]
[...] penserà suo padre, non dubitare: a me non piace la moda d'oggi, di parlar di queste cose alle ragazze.... Teresa, con gli occhi bassi e le mani in [...]
[...] grembo, pareva non ascoltare; Lucrezia ammutolì e andò via dopo un poco, senza salutar nessuno. Ma un altro parlava spesso di cose scabrose e la [...]
[...] principessa doveva tenerlo in riga: il cavaliere don Eugenio. Appena saputo l'arrivo del fratello e del nipote, era corso da loro, per ricominciare il [...]
[...] discorso dell'Araldo Sicolo. Il duca, 485 senza le grida di don Blasco e le commedie di donna Ferdinanda, gli aveva risposto chiaro: «Coi [...]
[...] meritarlo, ossequente ed umile dinanzi a quell'imbroglione che sputava sentenze, e come s'era arricchito? a spese delle casse pubbliche, manipolando [...]
[...] difficile insistere in un rifiuto crudo, poichè egli non avea tanta confidenza con lo zio da mandarlo a spasso, e nemmeno poteva addurre ragionevolmente [...]
[...] mortificazione della principessa che non poteva soffrire la vista della famelica faccia e dei miserabili indumenti del cavaliere e stava poi sui carboni [...]
[...] il duca di Realcastro, Jajà il barone Mortara; e nessuno nominava qualche persona di Palermo senza che egli assicurasse d'essere con questa [...]
[...] persona «come fratello....» Tutte le volte che descriveva il suo appartamento il numero delle stanze cresceva: adesso era arrivato a quindici, e non [...]
[...] potendolo più ragionevolmente aumentare, aggiungeva: «oltre la stalla e la rimessa....» Il principe lo lasciava dire, ma gli faceva pagare [...]
[...] l'attenzione prestatagli e la promessa dei quattrini, giovandosi di lui come di un servo, mandandolo di qua e di là a portar lettere od ambasciate, che [...]
[...] . «So Eccellenza sta bene e s'addiverte.... Oggi abbiamo stato al Buà di Bologna, che ci era grande passeggio di carrozze e cavalli e signori e [...]
[...] », 487 e appena saputo il nipote nella capitale francese, gli aveva rammentato di mantener subito la promessa. Padre Gerbini che a Parigi era [...]
[...] cappellano della Maddalena e andava in casa di tutta la nobiltà legittimista, ed era ammesso, insieme con gli intimi, presso l'ex-re, aveva chiesto [...]
[...] sovrano, la premura con la quale s'era informato di tutta la famiglia e il dono che gli aveva fatto, prima di congedarlo, dopo un lungo colloquio [...]
[...] : il proprio ritratto con dedica autografa. «Sua Maestà la Regina» era sofferente, e perciò non aveva potuto riceverlo anche lei; ma il «Re» gli [...]
[...] secundo, inseme con So Paternità don Placito Gerbini. So Maistà abbia parlato a So Eccellenza della Siggilia e dei signori sigiliani che abbia [...]
[...] conosciuto in Napoli e in Pariggi. So Eccellenza ci ha baciato le mani, e So Maistà gli arregalato il suo ritratto, dicendoci che ci deve tornare [...]
[...] un'altra volta, per appresentarlo a So Maistà la Reggina.» Infatti prima che padrone e servo partissero da Parigi, tutt'e due annunziarono la [...]
[...] zia. «So Maistà abbia fatto una grande festa a So Eccellenza, e quando ci abbia stretto la mano ci ha addomandato chi sa quando ci arrivedremo; e [...]
[...] Parigi, il giovanotto tornò finalmente in Italia, e restato un poco a Torino ed a Milano passò a Roma, 488 che era l'ultima tappa del suo [...]
[...] raccomandato di «baciare il piede al Papa» e Baldassarre infatti, da principio, annunziava che «Monsignori don Lotovico» doveva condurre in Vaticano il [...]
[...] stazione da donna Ferdinanda e da Teresa - perchè il principe era rimasto ed aveva ordinato alla moglie di rimanere a palazzo, - Consalvo fece una [...]
[...] specie d'ingresso trionfale, tra le persone e di servizio e gl'impiegati all'amministrazione schierati su due file, che ammiravano la bellissima [...]
[...] ciera del signorino, e gli davano il bentornato e si facevano in quattro per aiutare Baldassarre a scaricare la gran quantità di bauli, valige [...]
[...] , portamantelli e cappelliere di cui era piena la carrozza e un carrozzino da nolo. Il principe, con aria tra dignitosa ed affabile, si fece trovare [...]
[...] nella Sala Rossa e gli dette la mano a baciare; altrettanto fece la principessa, ma con maggiori dimostrazioni d'affettuosa premura: «Ti sei [...]
[...] sorella e della madrigna una quantità di regali, egli cicalò moltissimo, riferì una quantità d'impressioni, narrò certi aneddoti comici su [...]
[...] Baldassarre che, all'estero, sconoscendo le lingue, s'era spesso smarrito, aveva attaccato lite con gente alla quale diceva male parole siciliane; e [...]
[...] Parigi; ma a poco a poco, e secondo che quell'argomento si esauriva, il giovanotto non prendeva più parte alla conversazione. Se la principessa narrava [...]
[...] qualche 489 cosa, o se il principe discorreva degli affari di casa, si contentava di stare a sentire e rispondeva qualche Eccellenza sì o [...]
[...] qualche Eccellenza no di tanto in tanto. A tavola, col muso sul piatto, non guardava nessuno e spesso non pronunziava due parole una dopo l'altra [...]
[...] gli occhi al soffitto dalla costernazione, e Teresa, angustiata da quella freddezza, perdeva sin l'appetito. Levandosi di tavola, quando il [...]
[...] divertito più d'un anno a viaggiare, non gli è mancato niente, e mi ringrazia così, tenendomi il broncio, avvelenandomi tutti i giorni il desinare [...]
[...] , specialmente, e con la gente più o meno mescolata nelle cose pubbliche, teneva certi discorsi stupefacenti in bocca sua, sull'ordinamento delle guardie in [...]
[...] italiani e francesi, e il libraio, ogni settimana, gli mandava grossi pacchi di libri che egli stesso andava a scegliere e ad ordinare. - Qual altra [...]
[...] non veniva a tavola; al cameriere che andava a chiamarlo, rispondeva, dietro l'uscio, che aveva da fare; e allora il principe buttava via il [...]
[...] il fratello e insisteva tanto, con voce dolce, con persuasioni amorevoli, finché egli apriva. - Perchè non vieni? Sai che al babbo dispiace [...]
[...] ?... - infatti la scrivania era piena di carte e di libri aperti. E quando finalmente veniva a tavola, il principe gonfiava, gonfiava, gonfiava [...]
[...] , vedendo il figliuolo taciturno e ponzante come un nuovo Archimede. - Mangerò solo, se debbo vedere quella faccia da funerale! Tutto il giorno [...]
[...] figlio; e Consalvo la lasciava dire, muto ed immobile. Ma una volta che ella, fra gli altri argomenti, addusse quello della gratitudine che [...]
[...] dovevano al padre e alla madrigna, egli rispose, con ironia fredda e tagliente: - Molta, in verità... Mio padre m'ha voluto sempre bene, fin da [...]
[...] tutti i giovani, o presto o tardi, hanno pure da mettere. E il viaggio, infatti, era stato l'origine della conversione del principino, la sua [...]
[...] grande lezione. 492 La lotta col padre lo aveva disgustato della sua casa ed anche del suo paese, dove la mancanza di quattrini e la pesante [...]
[...] e in basso, gli faceva di cappello e s'occupava di lui e delle cose sue; a un tratto egli si svegliava uno qualunque in mezzo alla folla che non [...]
[...] gli badava. E se neppur egli avesse visto nessuno, meno male: ma le lettere di presentazione di cui era provvisto lo avevano messo in rapporto, a [...]
[...] Napoli, a Roma, a Firenze, a Torino, con altra gente, coi signori di lassù; e allora aveva visto che c'erano pezzi grossi più grossi di lui. Il [...]
[...] nome di principino di Mirabella aveva perduto la sua virtù, era diventato quello di un signore come ce n'erano a migliaia. Il lusso vero, e non [...]
[...] Napoli e a Firenze otteneva per favore un biglietto per pochi giorni; se fosse rimasto a lungo avrebbe dovuto esporsi ad una votazione, farsi [...]
[...] comperava una quantità di cose inutili, col solo scopo di lasciare il suo indirizzo: Principino di Mirabella, albergo tale - il più caro della città. E [...]
[...] gli si professavano servi; ma a Firenze, a Milano, gli toccava il semplice signore; e invano Baldassarre, che gli stava sempre a fianco, prodigava [...]
[...] il Sua Eccellenza e il Voscenza paesano: la gente sorrideva o restava a bocca aperta alle espressioni stravaganti del maestro di casa. Così, per [...]
[...] evitare queste mortificazioni, il principino passò all'estero più presto del tempo stabilito. In paese straniero, la maggior ricchezza e autorità [...]
[...] della gente della sua casta non lo feriva tanto, ma un altro impaccio lo aspettava lì: col suo povero e mal digerito francese, si sentì come [...]
[...] sua casa dove la considerazione ed il primato d'un tempo lo aspettavano, erano divenute per lui sempre più piccoli e meschini. Come rassegnarsi a [...]
[...] tornare laggiù, dopo aver visto la gran vita delle grandi città? E come tenere un posto mediocre in una capitale? Bisognava dunque essere il [...]
[...] primo tra i primi!... E una volta entratagli in testa quest'idea, Consalvo si mise a considerare in qual modo attuarla. Suo padre avrebbe [...]
[...] consentito a lasciarlo andar via per sempre? La cosa era dubbia, ma il certo era che, articolo quattrini, ne avrebbe assegnati il meno possibile; e con [...]
[...] , egli non avrebbe dunque potuto conseguire il suo scopo; e il principe poteva vivere cent'anni, come tanti di quegli Uzeda che avevano il cuoio [...]
[...] duro, se il vecchio sangue non si scomponeva prima del tempo... E Consalvo che, ragionando freddamente, mettendo a calcolo tutto, faceva i suoi conti [...]
[...] . Grande laggiù, e anche da per tutto, per uno che non avesse voglie smodate, il patrimonio del principe di Francalanza era per Consalvo poco più che [...]
[...] la mediocrità, a Roma. La morte del padre era dunque inutile; egli doveva cercare un altro mezzo. E lì, alla capitale, quando vi passò di ritorno [...]
[...] trovarvi, m'avreste fatto tanto piacere! E vi siete divertito certamente, non c'è bisogno di domandarlo!» Colui parlava a vapore, gestendo, dandogli [...]
[...] confidenzialmente del voi, mettendogli le mani addosso. E Consalvo, che alle dimostrazioni d'intimità restava freddissimo, si tirava indietro [...]
[...] , schifo di quel contatto. L'Onorevole però, quantunque accusasse un gran da fare, e avesse infatti lasciato un crocchio di gente che lo attorniava, lo [...]
[...] cinque persone che lo aspettavano, e per tutta la durata del pranzo parlò della moltitudine delle sue faccende, delle combinazioni politiche [...]
[...] soddisfazione!... E voi, principino, non pensate di mettervi nella vita pubblica?... Parole dette così, sbadatamente, per continuare a parlare; ma [...]
[...] , quella che d'un simile faccendiere come Mazzarini faceva un uomo importante, riverito e corteggiato; quella che permetteva di raggiungere la [...]
[...] notorietà e la supremazia non in una sola regione o sopra una sola casta, ma in tutta la nazione e su tutti. Deputato, ministro - Eccellenza [...]
[...] destini della nazione. La forza della memoria, la facilità della parola, la sicurezza dinanzi alla folla che erano mancate al duca e lo avevano [...]
[...] seconda visita, poichè gli conveniva mutare non solo le abitudini ma anche le idee. Fin a quel momento era stato borbonico nell'anima e clericale per [...]
[...] mossogli da quel bigotto di suo padre. Adesso, per mettersi e riuscire nella nuova via, egli doveva esser liberale e mangiapreti come Mazzarini [...]
[...] , modestamente: - No, pel momento. E i miei nuovi doveri mi tratterranno ancora più a Roma... - Che doveri, zio? 497 Egli abbassò le ciglia [...]
[...] libri su libri, d'ogni genere e d'ogni grossezza: li divorava da cima a fondo o li spilluzzicava prendendo note, pieno di buoni propositi, sul [...]
[...] che egli possedeva e la naturale intelligenza. Il latino dei monaci, quello studio detestato, adesso gli giovava a qualche cosa. Più tardi, col [...]
[...] fervore d'un neofita, con la presunzione degli Uzeda che non conoscevano ostacoli, comperò grammatiche e libri di lettura spagnuoli, inglesi e [...]
[...] aristocratico, vi andava a discutere di politica e d'amministrazione, a criticare o lodare uomini e cose, a nominare autori e citar opere. Una sera che [...]
[...] Giulente e il duca, in casa di quest'ultimo, discutevano a proposito dei dazii di consumo, se convenisse meglio al municipio appaltarli o riscuoterli [...]
[...] faremo consigliere comunale, appena avrai l'età!... 498 - Perchè? No!... - esclamò egli - E poi, come si fa? - Perchè? Per avere un posto [...]
[...] voglio rivederlo a Napoli e il diavolo che ti porti? Imbarazzato e confuso, Baldassarre rispose: - Eccellenza, sì... - E chi t'ha detto una simile [...]
[...] : - Un'altra volta che ripeterai simili corbellerie, ti piglierò a scapaccioni, hai capito? 499 E fu ammesso al Circolo a pieni voti. Allora bisognò [...]
[...] guarderò più in faccia! Bada che non avrai un soldo da me!» E Consalvo le aveva risposto facendo l'indiano, protestando la propria innocenza: «Che [...]
[...] ' vederli crepare, tutti quanti!... E andata a prendere, come dieci anni addietro, pel matrimonio di Lucrezia, la solita carta che teneva [...]
[...] accostando alle idee liberali, fiottò contro il nipote e contro il marito. Don Blasco, invece, liberale di data oramai quasi antica, approvò la conversione [...]
[...] intorno ai trattati di commercio. Nella sala, angusta, la gente era stipata e le seggiole si toccavano. Per evitare contatti, Consalvo aveva tirato [...]
[...] la sua fuori della fila, distruggendone l'ordine; e mordendosi i baffetti, stava a sentire con aria di grave attenzione. Ma quando il presidente [...]
[...] Immediatamente si fece un profondo silenzio, e tutti gli sguardi si diressero su Consalvo. Rivolte le spalle al muro, guardando da un lato [...]
[...] volendo ma non potendo dare il nome di colleghi, debbo e voglio dare quello di maestri. Il laborioso periodo fu detto con tanta sicurezza, uscì [...]
[...] di memoria sollevò un lungo mormorìo ammirativo. Ma forse l'indulgente assemblea aspettavasi che egli esprimesse la propria opinione? E questa [...]
[...] «come dice il celebre Adamo Smith nella sua grande opera...» e infatti «opina anche il grande Proudhon...» ma quantunque «il famoso Bastiat non [...]
[...] ammetta,» pure «la scuola inglese è del parere....» Lo stupore e il piacere erano grandi e generali, tutt'intorno; Benedetto godeva come d'un [...]
[...] personale trionfo, pareva dicesse: «Avete visto? E quando io vi garentivo?...» Salve d'applausi interrompevano tratto tratto 501 quel discorso che [...]
[...] tra la libertà economica e la politica: «le più grandi garanzie di benessere e di felicità, le ragioni d'essere di questa giovane Italia [...]
[...] , ricomposta ad unità di nazione libera e forte per virtù di popolo e Re!... III. Una notte, mentre a palazzo tutti dormivano tranne Consalvo [...]
[...] perchè a don Blasco era venuto un accidente. Il monaco, floscio come un otre sgonfiato, rantolava. La vigilia aveva fatto una solenne scorpacciata e [...]
[...] cioncato largamente: spogliato e messo a letto da donna Lucia, s'era addormito di botto; ma nel mezzo della notte un sordo tonfo aveva fatto [...]
[...] non la finivano di raccontar la disgrazia; ma Garino, che lasciata l'ambasciata al principe e chiamato un dottore, era tornato di corsa a casa [...]
[...] , aveva la ciera rannuvolata e non diceva niente. Mentre il medico dichiarava di non poter far nulla, perchè il colpo era fulminante, e le donne [...]
[...] ricominciavano a contristarsi, e ad invocare la Bella Madre Maria e tutti i santi del paradiso, Garino prese per un braccio il principe appena [...]
[...] arrivato e lo trascinò in una stanza remota. - Eccellenza, siamo rovinati! Ho frugato da per tutto, e non c'è niente! Rovinata Vostra Eccellenza e [...]
[...] rovinati noi! Dopo tanti anni che l'abbiamo servito! E quelle creature anch'esse! Sua Paternità non doveva farci un simile tradimento! 502 [...]
[...] - Avete cercato bene? - La casa sottosopra, Eccellenza; che appena successe la disgrazia presi le chiavi e frugai da per tutto... nell'interesse di [...]
[...] tradimento! Sono rovinato! E Vostra Eccellenza pure.... Io credevo che il testamento fosse scritto da anni, dall'altra volta che gli prese il capogiro [...]
[...] ... - L'avrà forse dato al notaro? - Ma che notaro! Sua Paternità non voleva sentirne, e anzi quando il notaro Marco gli parlò in proposito... per [...]
[...] amicizia a noi... gli rispose brusco che il testamento l'avrebbe fatto da sè e chiuso nella sua cassa!... Ma non c'è niente in tutta la casa... Se [...]
[...] avessi saputo una cosa simile!... - E tacque, guardando il principe. - Che avreste fatto? - Avrei scritto io il testamento, secondo le sue [...]
[...] , tanto per contentare «la famiglia» aveva ordinato che si cavasse sangue al fulminato e gli s'attaccasse qualche mignatta alle tempie; Garino [...]
[...] scappò per eseguire gli ordini del dottore, e il principe si mise a girare per la casa. Faceva giorno quando venne il salassatore. L'operazione non [...]
[...] giorno arrivò la principessa. Gli altri parenti non sapevano ancora nulla, e cominciarono ad arrivare più tardi, uno dopo l'altro; entravano un [...]
[...] momento nella camera del moribondo e poi passavano nella stanza attigua, girellonando, cercando il momento di prendere a parte il principe, per [...]
[...] danaroso che se ne andava; Ferdinando non era contato: aveva poca roba e quella poca era stata carpita dal principe. Il Cassinese, invece, tra i [...]
[...] due poderi, la casa e i risparmii lasciava quasi trecento mila lire, e tutti speravano d'averne qualcosa. Se non c'era testamento i due fratelli [...]
[...] Gaspare ed Eugenio e la sorella Ferdinanda avrebbero ereditato; e la zitellona, dopo una vita d'inimicizia, aspettava d'arruffar la sua parte [...]
[...] nulla per sè, ma qualcosa per Consalvo, e di mezz'ora in mezz'ora spediva al palazzo qualcuno dei camerieri della parentela, accorsi coi padroni [...]
[...] stava per venire, e finalmente gli ultimi messi non lo trovarono più. Se n'era andato al Circolo Nazionale per assistere all'adunanza d'una [...]
[...] gli rivolse neppure la parola e prese invece in disparte Garino che in quel momento tornava per la quarta o la quinta volta. Poi il marito della [...]
[...] Sigaraia entrò nella camera del moribondo, che sua moglie e le ragazze non lasciavano un momento. Invece di giovare, le mignatte affrettarono la [...]
[...] beccheria; e c'era per terra e sui mobili una confusione straordinaria: panni disseminati qua e là, catinelle piene d'acqua, caraffe di 504 aceto [...]
[...] , due candele sul comodino. Le ragazze piangevano come due fontane e Lucrezia pareva avesse perduto il suo secondo padre; ma i pianti e le preci a [...]
[...] poco a poco cessarono; e allora, asciugatisi gli occhi, Lucrezia disse, tranquillamente: - Adesso che lo zio è in paradiso, potremmo vedere se c'è [...]
[...] candele, si voltò e disse: - C'è testamento, Eccellenza. La sant'anima, per sua bontà, me lo diede a serbare. Vado a prenderlo subito. Si potevano [...]
[...] udir volare le mosche mentre la donna consegnava al principe una busta aperta, e questi, per deferenza, la passava allo zio duca. Il duca diede una [...]
[...] occhiata al foglio dove c'erano poche righe di scritto, e senza leggere, annunziando il contenuto dei brevi periodi a mano a mano che li scorreva [...]
[...] , disse: - Erede universale Giacomo... esecutore testamentario... un legato di duecent'onze l'anno a don Matteo Garino... - Nient'altro?... E [...]
[...] nient'altro?... - domandarono tutt'intorno. - Non c'è altro. Donna Ferdinanda s'alzò e si mise a leggere il foglio prendendolo dalle mani del [...]
[...] foglio. - Questa non è scrittura dello zio; la scrittura dello zio la conosco. - Fammi vedere!... - e Giacomo considerò attentamente i caratteri [...]
[...] parlava e gli diceva che la sua fine era prossima... - E perchè non ne avete detto nulla? - domandò allora donna Ferdinanda. - Eccellenza [...]
[...] spintone a Benedetto, il quale le faceva qualche osservazione prudente all'orecchio: - È un testamento falso, si vede dalla freschezza della scrittura e [...]
[...] galantuomo. Allora l'ho fatto io, il testamento falso? E a un tratto la Sigaraia scoppiò in pianto. - Quest'affronto!... Maria Santissima!... Il [...]
[...] ! Intanto chiamate l'autorità per mettere i suggelli... E la Sigaraia che si strappava i capelli, di là, inginocchiata dinanzi al morto: - Parlate [...]
[...] verità!... E la lite scoppiò, più feroce di tutte le precedenti. Donna Ferdinanda non scherzava, all'idea che le avevano tolto la sua parte della [...]
[...] successione; ma Lucrezia era implacabile, per la rivincita da prendere su Graziella che l'aveva trattata male e anche un po' perchè sperava [...]
[...] la zia. A poco a poco tutto l'amor suo pel marito s'era rivolto al bastardo; e poichè Federico era sempre vergognoso della paternità clandestina [...]
[...] 507 e non voleva riconoscerla, l'odio antico per il marito che le avevano imposto s'era venuto ridestando in lei. La sua testa di Uzeda [...]
[...] sterile aveva concepito e maturato un disegno: lasciare Federico, adottare il bastardello e portarselo via; avendo bisogno di quattrini, sperava [...]
[...] nella sua parte dell'eredità di don Blasco. Ella, Lucrezia e donna Ferdinanda si nettavano quindi la bocca contro quel falsario di Giacomo, contro [...]
[...] sarebbe dato la zappa sui piedi!... Garino e la Sigaraia giuravano e spergiuravano che era tutta un'infamia inventata dalla parentela, la quale [...]
[...] fatto o non fatto, donna Ferdinanda spedì la prima carta bollata, in cui impugnava il testamento e domandava una perizia al tribunale. Il principe [...]
[...] si strinse nelle spalle, ricevendola. Per lui, niente era più doloroso delle liti in famiglia; e a tutte le persone che incontrava esprimeva il [...]
[...] suo profondo rammarico per la condotta della zia e delle sorelle. Ma che poteva farci? Poteva rinunziare all'eredità? Erano esse le ostinate, le [...]
[...] prepotenti e le pazze!... In casa, però, egli era divenuto 508 più irascibile di prima. Contegnoso dinanzi alle persone, sfogava dinanzi alla [...]
[...] moglie, ai figli ed ai servi la contrarietà e l'acredine. Teresa, veramente, non gli dava nessun appiglio, sempre docile e obbediente; la [...]
[...] ! Perderà l'eredità, per andare a dir buffonate al circolo e al quadrato! E mi fa piovere una lite sulle spalle! Io domando e dico se mi poteva capitare [...]
[...] maggior disgrazia d'avere un figlio così bestia e birbante!... Ma, oltre quella, egli aveva tante altre ragioni di cruccio. Più che mai [...]
[...] quantità, con la stessa mania di sfoggiare e di far le cose in grande che, prima, quando l'eleganza degli abiti era il suo unico pensiero, gli [...]
[...] faceva comperare i bastoni a dozzine e le cravatte a casse. Era umanamente impossibile, non che studiare, ma neppur leggere tutta quella carta [...]
[...] stampata che pioveva a palazzo, le opere in associazione, le voluminose enciclopedie, i dizionarii universali; e ad ogni nuovo arrivo il principe [...]
[...] montava peggio in bestia. - Vedi?... - rispondeva Consalvo a Teresa, quando la sorella andava a parlargli il linguaggio della pace e dell'amore [...]
[...] . - Vedi? S'è proprio messo in capo di contrariarmi in tutto e per tutto. Che faccio di male? C'è cosa che più raccomandano, oggi: lo studio? il [...]
[...] sapere? No: neppur questo!... E quando il principe se la pigliava direttamente con lui, e gli rimproverava il dissidio con la zia e lo sciupìo dei [...]
[...] impormi le sue idee... E se spendo qualche cosa a libri, domando altro?... Ogni domenica c'era un'altra lite per la messa. Consalvo si seccava di [...]
[...] che bazzicavano per la casa. Il principe aveva fatto costrurre, nel camposanto del Milo, un monumento di marmo e bronzo sulla sepoltura della [...]
[...] prima moglie: negli anniversarii della morte andava lassù con la principessa e Teresa, faceva dire molte messe pel riposo dell'anima della defunta [...]
[...] liti. E adesso l'urto era più tra figlio e padre che tra figliastro e madrigna; Consalvo si piegava piuttosto ad una buona parola della principessa [...]
[...] che alle ingiunzioni del principe. Un giorno annunziò che aveva preso un professore di tedesco e d'inglese. Il padre, dopo averlo guardato bene [...]
[...] un tratto il principe diventò rosso come un gambero, e levatosi da sedere, quasi una molla lo avesse spinto, si precipitò contro il figliuolo [...]
[...] , gridando: - Così rispondi, facchino? Se la principessa e Teresa non si fossero slanciate a trattenerlo, e se Consalvo non fosse andato subito via [...]
[...] famiglia: cosa che se dispiacque alla principessa, e più alla sorella, fece a lui grandissimo piacere. Egli vide il padre un momento ogni giorno [...]
[...] , per dargli il buon giorno o la buona sera; nè questi lagnossi più del mutismo e della solitudine in cui si chiudeva il figliuolo, anzi evitò [...]
[...] egli stesso d'incontrarlo. Prima del famoso viaggio, quando i vizii e i debiti del giovanotto procuravano al principe stravasi di bile, moti [...]
[...] nervosi e vere malattie, un dubbio era sorto nella testa di quest'ultimo: suo figlio era forse jettatore? E il dubbio adesso facevasi strada, quantunque [...]
[...] capo al suo saluto e tirava via; se c'era una necessità qualunque di stargli da presso, in salone, quando venivano visite, gli parlava il meno [...]
[...] possibile, scappava appena poteva. L'unico mezzo di rimetter la pace in famiglia era che il giovane prendesse moglie e andasse a far casa da sè [...]
[...] . Tanto e tanto, aveva ventitrè anni, e in Casa Uzeda gli eredi del principato s'ammogliavano presto. I lavapiatti, i pettegoli, i curiosi, tutti coloro [...]
[...] che s'occupavano dei fatti dei Francalanza come se fossero i proprii, aspettavano con impazienza il matrimonio di lui e di Teresa, 511 [...]
[...] , tanti altri avevano figliuole straricche in età d'andare a marito; per Teresa la cosa era più difficile. Giovani a un tempo ricchi e nobili tanto [...]
[...] primogenito, gelosa di lui, non gli aveva ancora dato moglie, non trovando buono nessun partito; e se lo teneva cucito alle gonne, quasi potessero [...]
[...] , dichiarava che prima doveva ammogliarsi Consalvo, e la principessa si guastava addirittura. «Queste ciarle mi dispiacciono, non per niente, ma [...]
[...] perchè potrebbero venire all'orecchio di Teresina, e io sono molto gelosa: il mio sistema è che le ragazze non debbano saper certe cose nè udire [...]
[...] certi discorsi!...» Teresa pareva non udire nè questi nè altri discorsi, e sognare tuttodì ad ogni occhi aperti. Divorava i pochi libri di versi e [...]
[...] composizioni austere e più le 512 sacre erano le preferite dalla principessa; e la figliuola lasciava perciò da canto i soggetti frivoli. Questa [...]
[...] , più ella credeva suo obbligo di evitare ai parenti ogni più piccolo dispiacere. Le finzioni poetiche dei libri le accendevano la fantasia e le [...]
[...] . Spesso udiva lodare un romanzo, un dramma, un volume di versi, e si struggeva di comperarli, pensando quanto dovevano essere belli, che piacere le [...]
[...] Consalvo, il quale, benchè s'occupasse solo di studii positivi, pure comprava anche la roba amena per far vedere che era a giorno di tutto; e allora [...]
[...] stessa ragione che, in collegio, aveva rifiutato di leggere i libri che qualche sua compagna era riuscita a procurarsi, e non aveva dato ascolto ai [...]
[...] asteneva, rigorosamente. Come quando era bambina, l'idea delle lodi e del premio da ottenere, l'ambizione di vedersi additata come esempio alle altre [...]
[...] ..., e conoscenze, parenti, amici, tutti andavano in visibilio udendole; lo stesso maestro, un vecchietto scelto 513 apposta dalla principessa [...]
[...] figlia» e la repulsione per la pubblicità, non sapeva risolversi; il principe, poichè non ne andavan quattrini di mezzo, era del tutto indifferente [...]
[...] , appena lo vide, cominciò a torcere il muso e a far segni a don Cono per dirgli che non s'aspettava da lui quella parte: condurle in casa un tipo [...]
[...] irriconoscibili alla stessa autrice; e ad ogni pezzo le esprimeva una crescente ammirazione, e quando non ce ne furono più, disse che non sceglieva [...]
[...] reggimento: il concerto era veramente uno dei migliori, e la composizione di Teresa parve un vero pezzo d'opera, con certi cantabili affidati ad un [...]
[...] corno inglese dolce come una voce umana, e certi effetti d'organo da far credere alla gente d'essere a San Nicola, dinanzi allo strumento di [...]
[...] pianto alla gola e pallida in viso come una rosa bianca, e poi a un tratto di porpora quando, al finire del pezzo, s'udì uno scroscio d'applausi [...]
[...] ella non sentiva più il suo corpo, dove aspirava e beveva, anche tra le lacrime, la pura felicità. Ma niente delle commozioni ora dolci, ora [...]
[...] come il cugino Giovannino Radalì; mentre la fantasia le rappresentava con maggior evidenza il proprio avvenire, piaceri e dolori, fortune e sciagure [...]
[...] , ella rimaneva tranquilla e composta e serena. Non le costava farsi forza, disperdere quelle fantasie per attendere alle minute o ingrate [...]
[...] lui le composizioni della principessina. Questo assessore degli spettacoli era Giuliano Biancavilla, figliuolo di don Antonio e della Bivona, un [...]
[...] giovanotto sulla trentina, Bruno di carnagione e nero 515 di capelli come un arabo, ma fine, elegante e con gli occhi dolcissimi. Appena udì [...]
[...] la proposta di don Cono, dette immediatamente gli ordini opportuni, e la principessa acconsentì che la figliuola avesse tutte le conferenze [...]
[...] commedia, la principessa riferì ogni cosa al principe, il quale lasciò cadere tre sole parole: - È pazzo, poveretto. E la lingua della moglie [...]
[...] , credeva d'avere a fare con un'altra Lucrezia, quell'assessore!... Nobili, sissignori: i Biancavilla erano nobili, ricchi anche; ma la loro ricchezza e [...]
[...] la loro nobiltà non li faceva eguali ai Vicerè. «Guardate frattanto che ardimento e che petulanza! Far ciarlare la gente della mia figliuola [...]
[...] !...» E con tutti i suoi discorsi, non s'accorgeva di diffondere più rapidamente la nuova. In breve non si parlò d'altro in città. «Glie la daranno [...]
[...] darsi pace. Egli voleva naturalmente che la principessina sposasse uno fatto per lei, un barone, a dir poco, ricco da mantenerla come una regina; e [...]
[...] avevano attirato quelli di lei quasi per virtù magnetica e le 516 facevano adesso affrettare e mancare tutt'in una volta il respiro. Anch'ella lo [...]
[...] guardava, di tanto tanto, senza vederlo bene, dal turbamento; ma tornava a casa felice e ridente quando lo aveva scorto anche da lontano, e si [...]
[...] giovanotti avvicinassero sua figlia, e poi anche perchè non aveva giudicato nessuna casa degna d'esser frequentata dalla principessina. Quella [...]
[...] dei Cùrcuma, veramente, poteva passare; e poi il principe volle che tutta la famiglia vi andasse. Ma il cuore le parlava, a donna Graziella [...]
[...] posto; invece pensò di farsi presentare e di ballare con sua figlia!... Teresa tremava, nelle sue braccia; egli non le disse altro che qualche [...]
[...] parola: «È stanca?... Grazie!...» ma pareva a lei d'essere in cielo, mentre la principessa 517 stava sulle spine e faceva segni al marito per [...]
[...] dimostrargli il pericolo. Ma il principe era in istretto colloquio col padrone di casa; e a un tratto quel petulante si ripresentò per chiedere alla [...]
[...] consentito a quel matrimonio; ma il giovane, che era ben cotto, insisteva giorno e notte presso la madre e il padre perchè facessero la domanda: tanto [...]
[...] che un giorno Biancavilla padre prese il suo coraggio a due mani e andò a parlare col duca. Questi, con grande consumo di «molto onorati» e di [...]
[...] casa loro per combinare il matrimonio della baronessina col figlio. Il partito era stato accettato a occhi chiusi, e l'assiduità di Consalvo ai [...]
[...] balli del barone fu appresa come l'inizio della sua corte alla signorina. Ma egli non sapeva niente di quello che aveva ordito suo padre, e andava [...]
[...] ora in società per 518 parlare di politica e di filosofia. Tutto l'oro del mondo non lo avrebbe piegato a fare un giro di valzer: egli [...]
[...] perorava nel cerchio degli uomini, e se avvicinava le signore o le signorine, le metteva a parte del bilancio comunale, del regolamento scolastico e [...]
[...] del gettito dei dazii consumo con molte citazioni statistiche e proverbii latini. Ripetuta di bocca in bocca, la notizia del suo matrimonio arrivò [...]
[...] anche a lui; e allora egli scoppiò in una risata cordiale, dicendo, più laconico del padre: - Sono pazzi! Prender moglie, sposare una bambola [...]
[...] ? Eran pazzi, davvero! E la cosa gli parve tanto buffa, che neppur volle smettere le visite al barone. Gusto in quel torno, perduta ogni speranza [...]
[...] di prender moglie e che tutta la famiglia era d'accordo per dargli la baronessina. - Benissimo, Eccellenza, - rispose il giovane. - C'è però una [...]
[...] difficoltà. - Cioè? - Che io non la voglio! - E perchè non la vuoi? - Perchè no! Si tratta di me o di Vostra Eccellenza? Si tratta di me! Dunque [...]
[...] di quelle ciarpe con le quali andava bagordando quando ancora non s'era fitto in capo di divenire letterato! Sposi chi gli piace e vada al [...]
[...] seconda ambasciata, - io non voglio sposare nè la Cùrcuma, nè nessun'altra. Sono ancora giovane e ci sarà sempre tempo di mettermi la catena al collo [...]
[...] . Il certo e sicuro è che per ora non bisogna parlarmi di matrimonio. Non sono una donna come la zia Chiara, che la nonna fece sposare per forza [...]
[...] ... E la nuova tempesta si veniva addensando sordamente; i lampi guizzavano negli sguardi irosi del principe, i tuoni rumoreggiavano nella sua voce [...]
[...] cupa. - Santo Dio d'amore!... - diceva la principessa a Teresa. - Che dispiacere, questa guerra; che scandalo! E chi sa come e quando finirà... Per [...]
[...] si lasciava abbracciare e baciare dalla madrigna, assaporando la lode, dolendosi della guerra tra il padre e il fratello, votandosi alla Madonna [...]
[...] cosa che più le stava a cuore... Ella non vedeva più il giovane, non aveva notizia della domanda e del rifiuto; sapeva nondimeno che i suoi non [...]
[...] vedevano bene quel partito; ma la speranza era in lei viva ancora: un giorno o l'altro il padre e la madrigna avrebbero potuto ricredersi [...]
[...] , consentire alla sua felicità... Un giorno, invece, scoppiò la tempesta fra il padre e 520 il fratello. Questi aveva ordinato, di suo capo, senza dirne [...]
[...] niente a nessuno, quattro grandi scaffali per disporvi i suoi libri; quando il principe vide arrivare quei mobili, fece chiamare Consalvo e gli [...]
[...] s'ha da piantare un chiodo senza mio permesso! Se vuoi far da padrone, vattene via! Nessuno ti trattiene!... Prendi moglie e rompiti il collo [...]
[...] un tratto il principe impallidì come se stesse per svenire, poi diventò paonazzo come per un colpo apoplettico, e finalmente proruppe, abbaiando [...]
[...] come un cane: - Fuori di qui!... Fuori di casa mia!... Ora, all'istante, cacciatelo fuori!... Accorsero, pallidi e impauriti, la principessa [...]
[...] , Teresa e Baldassarre; con la bava alla bocca, il principe fu trascinato via dalla moglie e dal servo. Teresa, giunte le mani tremanti dinanzi al [...]
[...] , le serrava il cuore, per non aver voluto offrire in olocausto l'amor suo, le sue speranze di bene, per evitare la lite violenta e la tremenda [...]
[...] più vederlo, non lo vuole più in casa; ed egli non cede!... Tu no! Tu no!... E tra i baci e le lacrime, le parlò di qualcuno, di lui, dandole la [...]
[...] notizia che era partito: - Era il meglio che potesse fare. Tu forse lo guardavi con simpatia: non te ne incolpo, siamo tutte state ragazze e so [...]
[...] come vanno queste cose. Ma saresti stata certo infelice con lui, e tuo padre, il cui unico scopo è la tua felicità, non voleva... Non ti avrei [...]
[...] parlato di queste cose, senza i dolori che soffriamo, e se non sapessi che tu sei tanto buona, tanto giudiziosa da comprendere che tuo padre non può [...]
[...] a prendersi Consalvo e lo condusse per alcune settimane in campagna. Di ritorno, fu deciso che il principino sarebbe andato ed abitare la casa [...]
[...] liberali, mettendo fuori lumi e bandiere per le feste patriottiche; qui il 14 marzo e il giorno dello Statuto inalberava un bandierone grande quanto [...]
[...] una tenda, e disponeva ai balconi una fila di lampioncini che splendevano malinconicamente nelle tenebre del quartiere deserto. Poi, restava [...]
[...] nel suo studio quanto voleva, e prendeva i suoi pasti nelle ore più stravaganti. Studiava l'Enciclopedia popolare, ne mandava a memoria gli articoli [...]
[...] riguardanti le quistioni del giorno, e poi sbalordiva l'assemblea con la propria erudizione, dicendo: «Su questa materia hanno scritto Tizio [...]
[...] dottrina, e la gente che si tirava da canto, un tempo, per non restar sotto i suoi cavalli, esclamando tuttavia: «Che bell'equipaggio!» adesso [...]
[...] lo stava a udire, intronata della sua loquela, dicendo: «Quante cose sa!» La nativa spagnolesca albagia della razza ignorante e prepotente, e la [...]
[...] , idee contradditorie, una scienza farraginosa e indigesta. Ma in mezzo alla massa ignorante della nobiltà paesana, si guadagnava la riputazione di [...]
[...] «istruito,» e quando la gente minuta udiva nominare il 523 principino di Mirabella, tutti dicevano: «Quello che ora fa il letterato?» Una [...]
[...] -nobiliare del Cavaliere don Eugenio Uzeda di Francalanza e Mirabella. Come lui, tutti i parenti, i sottoscrittori, i circoli ne ebbero un esemplare [...]
[...] , Real Casa d'Angiò e così via discorrendo fino alla Real Casa Sabauda - chè il cavaliere aveva riconosciuto la nuova monarchia per vender copie [...]
[...] rilasciargli una cambiale con la data in bianco; ma, dopo la morte di don Blasco, i rapporti finanziarii tra zio e nipote avevano preso una piega [...]
[...] quel che avrebbe potuto eventualmente toccargli nella spartizione dell'eredità del 524 monaco, e riconobbe il nipote proprietario di mille [...]
[...] successivi, dove s'iniziava la storia delle singole famiglie, andavano a ruba. Don Eugenio, in verità, si limitava a trascrivere il Mugnòs e il [...]
[...] Villabianca, infiorandoli di locuzioni di sua particolare fattura; ma, da una parte, quei libri erano introvabili, o costavano caro e si prestavano [...]
[...] poco alla lettura, coi loro vecchi tipi, con la loro carta secca, gialla e polverosa; mentre l'edizione di don Eugenio era veramente bella, e i [...]
[...] fascicoli degli stemmi colorati fiammeggiavano dal tanto minio e dal tanto oro; da un altro canto poi il compilatore usava l'innocente artifizio [...]
[...] trovava così una quantità di «gentilesche genti» e quindi di associati. Certuni volevano dire che prendesse altri quattrini per aggiungere qua [...]
[...] e là: «Una branca di cotanto blasonata famiglia fiorisce tuttosì nella vetusta città di Caropepe....» Donna Ferdinanda, pertanto, diventava [...]
[...] paonazza dall'indignazione; e anche Consalvo nutriva un profondo disdegno per quel parente che non solo prostituiva in tal modo sè stesso, ma [...]
[...] discreditava tutta la casta. Il principino però, al contrario della zia, teneva per sè i proprii sentimenti, e manifestava solo quelli che gli giovavano [...]
[...] . Sentiva di dover fare in politica come aveva visto fare a suo padre, in casa, quando si teneva bene con tutti e secondava le pazzie di tutti i [...]
[...] la propria posizione, non temendo più sommosse e rivolgimenti, aveva ripreso a mostrarsi partigiano, a badare agli affari proprii e degli amici [...]
[...] governo, perchè «come dice il celebre Tal dei Tali, i partiti debbono alternarsi al potere.» E se gli stavano di fronte due che la pensavano in [...]
[...] modo contrario, taceva o dava ragione ad entrambi e torto a nessuno. Tranne che nel grande principio aristocratico, nel profondo sentimento di [...]
[...] che pensava, se era necessario nascondere il proprio pensiero ed esprimerne un altro. Le parole «repubblica» e «rivoluzione» gli facevano passare [...]
[...] . Al Circolo Nazionale buona parte dei socii, pure accettando le istituzioni, onoravano, sopra tutti gli uomini del risorgimento, Mazzini e [...]
[...] del bandierone e dei lumi anche in quell'occasione, cercò apposta i più noti repubblicani per dir loro: «Io non capisco l'esclusivismo di [...]
[...] certuni: senza Mazzini il fuoco sacro si sarebbe spento; e senza Garibaldi, chi sa, Francesco II sarebbe ancora a Napoli.» Nè credeva alla sincerità [...]
[...] gli impoverì il sangue. Debole, irritabile, divenne più di prima il terrore della casa, e 527 attribuendo più che mai il proprio male al [...]
[...] noi!...» e ingiungeva alle persone di tacere, di smettere immediatamente, rosso in viso come se davvero fosse per morir soffocato. La gente si [...]
[...] roba che i fattori portavano dalla campagna, e quantunque ella stessa disponesse di pochi quattrini, pure metteva a disposizione del figliastro [...]
[...] la propria borsa. Consalvo, ringraziandola, non accettava nulla: suo padre gli aveva fatto un assegno, e Baldassarre gli portava ogni primo del [...]
[...] mese i quattrini. Erano pochi, ma egli s'ingegnava di farli bastare, soffocava i suoi bisogni costosi, mortificava i suoi desiderii di lusso; e [...]
[...] dice quella bestia di Salut'a noi?...» E Teresa non pensava più a Giuliano, dimenticava il proprio dolore, atterrita da quell'odio scellerato. Ella [...]
[...] dall'orazione. Era colpa dimorare in quei pensieri, continuar quell'indagine: ella unicamente doveva al padre rispetto, obbedienza ed amore. E [...]
[...] , ma per giudicarlo troppo modesto. - Non hai un abito più grazioso da mettere oggi? Era una domenica d'estate, e come di consueto, la [...]
[...] principessa e Teresa andavano fuori in carrozza per prendere il gelato e fermarsi poi dinanzi al cancello del Giardino pubblico, a veder la folla pedestre [...]
[...] Teresa: 529 - Andiamo a fare una visita alla zia Radalì. Oggi è il suo onomastico. Da un pezzo non la conducevano più lì; ma la principessa e la [...]
[...] duchessa si salutarono come se si fossero lasciate il giorno innanzi. C'erano i due figliuoli, il duca e il barone, e altri parenti; furono [...]
[...] serviti i gelati, la società si sciolse molto tardi. La duchessa restituì la visita coi figliuoli, e le relazioni furono riprese con più [...]
[...] intrinsichezza di prima. Il duca Michele, mezzo calvo, grasso, asmatico, trascurato nel vestire, stava male e mal volentieri in società; Giovannino invece vi [...]
[...] primogenito, più grossolano, più ignorante, apriva di rado la bocca, non parlava se non di quaglie e di conigli, del Biviere e del Pantano, di cani e [...]
[...] di doppiette. Teresa, cortese ed amabile con tutt'e due, sentiva risorgere e a poco a poco farsi più forte l'ammirazione per la bellezza del [...]
[...] trionfava: il partito che egli aveva destinato alla padroncina era quello che i padroni preferivano! E con un piacere immenso, con una gioia [...]
[...] indicibile, vedeva che tra la padroncina e il barone la simpatia cresceva ogni giorno. Il duca regalava gran quantità di cacciagione agli Uzeda, ma [...]
[...] e delicate che ella educava amorosamente. Amante della buona tavola, il primogenito era sempre un po' intorpidito dal cibo e dalle libazioni; se [...]
[...] serietà della conversione, era il miglior mezzo per guadagnarsi il cuore della sorella. E Giovannino, rammentando i tempi del Noviziato e le [...]
[...] non sospettava di preparare il terreno ad un rivale. Gli pareva che un posto nella rappresentanza civica bastasse all'attività e all'ambizione [...]
[...] del nipote; tutt'al più Consalvo avrebbe potuto prender parte, più tardi, all'amministrazione municipale, essere eletto assessore e, chi sa, un [...]
[...] tante volte che, ritirandosi dalla politica militante, avrebbe ceduto a lui, Benedetto, il proprio posto; e questo ritiro, attesa l'età [...]
[...] avuti gli anni di legge. Del resto gli mancavano tante altre cose, l'esperienza della vita pubblica, principalmente, e sopratutto il patriottismo [...]
[...] dell'indipendenza e dell'unità, aver pagato un tributo di sangue, era il massimo titolo per aspirare alle pubbliche cariche. Ora Consalvo non solo era bambino [...]
[...] quand'egli si batteva sul Volturno, ma fino a due anni addietro non aveva nascosto a nessuno l'affezione e il rimpianto per l'antico regime [...]
[...] . Giulente credeva che la conversione del nipote fosse in gran parte merito proprio, e ne andava naturalmente altero, e si credeva destinato a [...]
[...] aprirgli gli occhi non valse l'esito delle elezioni amministrative. Egli stesso era tra i candidati, avendo finito il suo quinquennio, e Consalvo si [...]
[...] prima riunione del Consiglio riconvocato, il principino venne severamente vestito d'una redingote tagliata all'inglese, con cravatta nera e cappello [...]
[...] , interrogando il segretario e volgendosi di tanto in tanto alla mezza dozzina di curiosi che stavano vicino all'uscio. Sedutosi finalmente in un [...]
[...] angolo, per evitar vicinanze, cominciò a sfogliare, con mani inguantate, il volume del bilancio e a prendere appunti, facendo correre l'usciere [...]
[...] per spedir biglietti a destra e a manca, come aveva visto che usava a Montecitorio. Appena si presentò l'occasione di parlare, l'acchiappò a [...]
[...] volo. Trattavasi dell'inaffiamento stradale che facevano con un metodo troppo primitivo: egli chiese di parlare e spiegò quello che aveva visto [...]
[...] all'estero. Raccomandò il sistema di Londra e suggerì al sindaco 532 l'idea di scrivere al Lord Mayor «che è il primo magistrato civico della [...]
[...] . «È vero che non siamo in Turchia...» e fece una breve pausa per dar tempo ai colleghi di rider della facezia, «ma pensate un poco, onorevoli del [...]
[...] sostanza eminentemente combustibile, come quella che entra nella composizione della stessa polvere pirica; e se le sue lente combinazioni con [...]
[...] l'ossigeno, preparate nelle officine, sono di tanta applicazione nell'industria e nel commercio col nome di acido solforico, una combinazione troppo [...]
[...] l'aria di far la lezione; quasi tutti ammirarono la facilità della sua parola e giudicarono che il principino di Mirabella era davvero un giovane [...]
[...] : sulla quistione della dote al Comunale tirò in ballo Sofocle e Euripide, gli odei della Grecia e i circhi romani; parlando dell'ospedale fece un [...]
[...] citò Darwin e l'Origine della specie, «giacchè il pesceluna che s'imbandisce nelle nostre mense e le sardine che alimentano il popolo discendono [...]
[...] estetico e scientificamente più razionale della cremazione...» ma le unanimi, vivaci proteste di una dozzina di consiglieri clericali lo fecero [...]
[...] accorto che sbagliava strada. Lì dentro, e nel paese, i clericali erano una forza con la quale bisognava patteggiare. Già essi avevano notato che il [...]
[...] principino, imbandierando e illuminando la sua casa per tutte le feste costituzionali e democratiche, pareva non accorgersi delle solennità [...]
[...] religiose, della festa di Sant'Agata specialmente. La celebravano, come sempre, due volte all'anno: in febbraio e in agosto; ma un'amministrazione [...]
[...] loro proposito, gl'indifferenti erano costretti a prendere un partito, e le cose minacciavano di guastarsi. Il consiglio fu chiamato a decidere [...]
[...] . Una folla straordinaria assistè alle tempestose sedute: sagrestani, scaccini, appaltatori e mercantucci interessati alla festa pel guadagno che [...]
[...] ne speravano; giornalisti improvvisati badavano a stendere precise relazioni del dibattimento e divulgarle. I campioni liberali facevano grandi [...]
[...] parlò, una folla tripla del consueto si stipava nell'angusta sala e tendeva le orecchie dalle contigue. Egli cominciò a parlare in mezzo a un silenzio [...]
[...] egregi preopinanti.» Poi: «ma, signori del consiglio, consentitemi di lasciare per un momento la quistione che sta sul tappeto e di rivolgere a me [...]
[...] : i rappresentanti del paese vengono a sedere nell'aula consiliare per sostenere le idee che passano loro pel capo, e siano pure provvide e [...]
[...] altro obbligo avremo se non quello di tradurla in atto? E mi scusino i miei colleghi che siedono a quei posti (additando i liberali più avanzati [...]
[...] discorso schiacciava l'uditorio; ma egli s'era già guadagnato il cuore della folla, e la sua erudizione non poteva se non farlo ammirare di più [...]
[...] principii sono responsabile dinanzi alla mia coscienza, e con la mia coscienza io non transigo! (benissimo!). Nè io consiglierei mai agli egregi [...]
[...] Vangelo degli Islamiti, e se davvero esiste il paradiso delle Urì, forse più d'uno fra voi si convertirebbe alla fede ottomana! (scoppio di risa [...]
[...] ostano i suoi principii! (ilarità, applausi). Se costui si rifiuta, sapete che cosa succede? Io lo mando via! E se noi rifiuteremo la festa, sapete [...]
[...] che cosa farà il paese? Eleggerà altri consiglieri che cancelleranno il nostro voto e ristabiliranno l'assegno!» Oramai ad ogni periodo gli applausi [...]
[...] scrosciavano come gragnuola, e quando egli cominciò a dimostrare per quali interessi «legittimi, rispettabili, onesti» tutte le classi 536 [...]
[...] oppositori dovettero riconoscere la sua abilità. Per la festa i suoi balconi furono illuminati a giorno; e poichè la processione della Santa passava [...]
[...] sotto casa sua, egli fece dar fuoco a un considerevole numero di bombe e mortaretti. Il Consiglio, il giorno prima, lo aveva eletto assessore [...]
[...] . Giusto per la testa, in casa del principe, ci fu grande ricevimento: la duchessa coi figliuoli arrivò tra i primi, e Giovannino, presa a parte [...]
[...] una nuova presa del potere jettattorio di «Saluta noi» e tutto il giorno egli aveva fatto come un pazzo. Ora, perchè non si dicesse che egli era [...]
[...] troppo dolente della cosa, sforzavasi di mostrarsi indifferente, di discorrere del più e del meno. Gira e rigira, ogni discorso però finiva con [...]
[...] una sfuriata contro i periti corrotti e i giudici birbanti. «Li hanno pagati apposta, per far dire bianco al nero. Se avessi voluto pagarli [...]
[...] ridere tutti, togliendo a lei il modo di dolersene; ma i tentativi timidi e secreti di Giovannino la turbavano, come qualcosa di proibito, un [...]
[...] , fingendo anch'egli di guardare. - Arriva... Eccola... Accendono i fuochi... Saliva dalla via un rumore come d'alveare, tanta era la folla, e il [...]
[...] campanone del Duomo coi suoi rintocchi lenti e gravi pareva batter la solfa alle campane della Badia, della Collegiata e dei Minoriti. «Viva [...]
[...] lo sparo dei fuochi d'artificio pagati dal principe; in mezzo al fumo che pareva quello d'una battaglia lampeggiavano i colpi rapidi e appena [...]
[...] come le scariche di un reggimento; le grida di viva si perdevano in mezzo al fragore degli scoppii e solo vedevasi sul mar delle teste sventolare i [...]
[...] pace in famiglia, di comporre tutti i dissensi, di far felici il padre, il fratello, la 538 madrigna, le zie, tutti, tutti.... E a un tratto [...]
[...] stretta: le pareva che Sant'Agata, benedicesse a quell'unione, elle le promettesse il suo aiuto. E il crepitìo delle bombe e dei mortaretti, il [...]
[...] clamore delle campane e delle grida umane diveniva più assordante; e in mezzo a quel frastuono le parve d'udire parole soavi, la voce sua che [...]
[...] mormorava: «Teresa.... Teresa, mi vuoi bene?» I fuochi cessarono a un tratto e l'urlo degli evviva, salì al cielo. Allora, dolcemente, lentamente, dopo [...]
[...] aver risposto alla stretta di Giovannino, ella liberò la propria mano... E nel silenzio rifattosi a poco a poco, s'udì una voce che gridava: - Ma [...]
[...] macchiato e rattoppato, gli piangeva addosso; le scarpe non dovevano veder cerotto chi sa da quanto, la cravatta pareva un pezzo di corda. Il viso del [...]
[...] andati a spese di viaggio. Il cartaio, l'incisore e il tipografo avevano avuto da parte loro solo qualche acconto; quindi s'erano accordati per [...]
[...] sequestrar le copie dell'opera e non lasciarle se non dopo pagamento, talchè don Eugenio, se ne volle vendere, dovè pagarle quanto costavano e [...]
[...] , e adesso egli precipitava di nuovo nella miseria. Per sollevarsi, tentava un altro colpo: il Nuovo Araldo, ossivero Supplimento all'opera [...]
[...] , storico-nobiliare. Con meno pudore e più fame di prima, egli voleva metterci non solo le famiglie dimenticate, ma anche i nuovi nobili, quelli che [...]
[...] non si trovavano nel Mugnòs e nel Villabianca, la gente che si faceva dare del cavaliere senza avere titoli autentici, che sfoggiava stemmi più o [...]
[...] quell'anno 1876, dopo sedici anni, il partito di destra era finalmente capitombolato con grande stupore del moderatume paesano e gioia infinita dei [...]
[...] antichi amici, a favore dei nuovi trionfatori; ma la profezia non s'avverò. Il duca, che non andava più da tanto tempo alla capitale, e non sapeva [...]
[...] perciò le ragioni e l'importanza della «rivoluzione parlamentare,» non credette alla riuscita e alla durata di essa, e si 540 mostrò più [...]
[...] partito: se errori erano stati commessi, questi avevano la loro origine nelle circostanze e non nelle intenzioni. Il duca fu così rieletto con [...]
[...] duecento e tanti voti; Molara potè raggruzzarne a stento un centinaio. Uno dei nuovi ministri della Riparazione, passando da Catania, fu accolto a [...]
[...] Italia, dell'imminenza delle riforme liberali. Pertanto, senza prender parte all'agitazione elettorale, dichiarò, che la Destra era morta e sepolta [...]
[...] . Tenendo la gente a distanza, per non contagiarsi, cominciò a dichiarare d'esser «democratico.» E lo zio don Eugenio veniva appunto in quel [...]
[...] spalle. - Ma che araldo e trombettiere! Queste cose hanno fatto il loro tempo! Il municipio non può spendere i denari dei contribuenti per [...]
[...] incoraggiare pubblicazioni ispirate alla divisione delle classi sociali. Ce n'è una sola: quella dei liberi cittadini! 541 E la risposta, udita [...]
[...] Chiara. Trovò il marchese solo: sua moglie, la quale da un certo tempo non gli dava più requie, aveva un bel giorno fatto attaccare di nascosto e se [...]
[...] dell'amoretto fra i due cugini, specialmente dai discorsi di Baldassarre. Il maestro di casa era più che mai contento e soddisfatto della piega che [...]
[...] senza un secondo fine - e il bene che i due giovani si volevano assicurava la loro unione. Se ancora non se ne parlava, la ragione andava [...]
[...] mille colori. «Quasi non si sapesse che sarà tuo marito!...» sussurrava alla nipote; e al giovane: «Quasi non si sapesse che sarà tua moglie [...]
[...] !...» Egli li incoraggiava, dava all'uno notizie dell'altra, riferiva saluti e ambasciate, finchè chiese a Giovannino un piccolo prestito di mille lire [...]
[...] . Il giovane le diede subito, e allora don Eugenio prese il volo. V. «Un sindaco a ventisei anni?... Dove s'è visto?... Bisognerà dargli [...]
[...] compierne in diciotto anni i suoi predecessori? I sergenti di città che prima andavano attorno bracaloni, unti e lerci, trascinando le sciabole [...]
[...] arrugginite come vecchi spiedi, adesso, per opera sua, sfoggiavano divise nuove fiammanti, tutte mostreggiature, alamari e pennacchi da farli parere [...]
[...] altrettanti ammiragli. E il corpo dei pompieri, con gli elmi lucenti e i pennacchi rossi come quelli dei soldati romani del Santo Sepolcro, non [...]
[...] guardaportone maestoso; e quantunque dicessero che i tempi erano mutati, tutte queste cose, i segni visibili della ricchezza e della potenza, non avevano [...]
[...] egli aveva messo il più grande impegno nel reggimentare, nel vestire di divisa i corpi municipali dei quali era capo e che passava poi in [...]
[...] rivista, come un generale: i custodi, gli spazzini e gli accalappiacani. Uscito dalla casa paterna, una delle sue piccole sofferenze, sopportata del [...]
[...] resto pazientemente, come tutte le altre, era stata quella di non aver più un drappello di camerieri, di sguatteri, di cocchieri e di famigli che [...]
[...] s'inchinassero sul suo passaggio; adesso teneva sotto i suoi ordini un piccolo esercito. Il suo tormento era tuttavia il contatto con la gente e [...]
[...] fogli tenendo la penna con due dita intanto che un impiegato li tratteneva perchè non gli scorressero sotto, e quando lasciava il palazzo di città [...]
[...] ore in piedi. E il suo terrore erano certi impiegati poco puliti, coi capelli lunghi, le unghie nere. Sbuffava, esclamava: «Non vi buttate addosso [...]
[...] alla gente,» mentre gli parlavano di cose di servizio, o gli riferivano lo stato degli affari in corso; e invece di rispondere alle loro domande [...]
[...] giornata allo specchio, al par di lui!» mormoravano i rimproverati, dandogli dell'aristocratico, del superbo e dell'infinto, poichè, a sentirlo [...]
[...] : tutti quelli che gli stavano dinanzi con maggiore umiltà e gli davano del Vostra Eccellenza, come servi. Così, il partito che lo voleva innalzare al [...]
[...] pratica; e a Giulente, il quale faceva il suo giuoco con sempre maggiore ingenuità, aveva confidato che temeva di fare un capitombolo e di [...]
[...] , i malcontenti invidiosi, tutti quelli che volevano romperla coi soliti signori, con gli eterni Uzeda. E come gl'impiegati municipali gli [...]
[...] detto niente! Allora fu messa insieme una dimostrazione, con musica e bandiere, per andarlo ad acclamare capo della città. Egli si lasciò strappare [...]
[...] balconi della prefettura. E quando il decreto di nomina fu pronto, egli mise un altro patto: che a comporre la Giunta entrassero tutte le frazioni del [...]
[...] pace. - Di sindaco, assessore! Fa il progresso del gambero! Qualche giorno di questi lo nomineranno bidello! Il mestiere pel quale è nato! E [...]
[...] sfogare dalla zia Ferdinanda e tutt'e due erano nervosissime, intrattabili, perchè giusto s'aspettava da un momento all'altro la sentenza della [...]
[...] Corte d'appello sull'affare del testamento. Il giorno che essa fu pubblicata e diede ragione al principe, annullando la prima perizia e ordinandone [...]
[...] una nuova, zia e nipote, verdi dalla bile, fecero cose dell'altro mondo; il povero Giulente, avvilito dalle tante grida, dai tanti rimproveri [...]
[...] , scappò di casa come disperato. Il principe, invece, che negli ultimi tempi era tornato a star male, guarì come per incanto, e manifestò il proprio [...]
[...] della stagione, la principessa andò attorno con la figliuola, facendo grandi acquisti di biancheria; poi chiamò delle donne che si misero a cucire e [...]
[...] dire: «Aspetta e vedrai!» Teresa non le domandava nulla, ma comprendeva che il giorno della sua felicità era vicino. Baldassarre gongolava [...]
[...] regolare gl'interessi? Poteva esser quistione di settimane e tutto il parentado avrebbe avuto comunicazione del lieto avvenimento. Infatti, un giorno, a [...]
[...] . Ella trattenne il respiro ed abbassò le ciglia. - Vieni qui!... - e attiratala sul cuore, donna Graziella cominciò: - Si tratta di te, del tuo [...]
[...] ? Un momento, Teresa credè d'aver udito male. Battè le palpebre guardando negli occhi la madre, e ripetè, come un'eco: - Duchessa?... - Duchessa [...]
[...] Radalì, sicuro, ed anche baronessa di Filici, perchè il tuo secondogenito porterà questo titolo! Duchessa, e con molti ducati! Una delle più ricche [...]
[...] ! Tuo padre, perchè Consalvo s'è portato male con lui, 547 ti tratterà bene... Ha già stabilito tutto con la zia... E il mio non sarà poi tuo [...]
[...] ?... E che?... Fingi di non sapere?... Perchè mi guardi così?... Che hai?... - Mamma... mamma... Sempre più pallida come la madre veniva dicendo [...]
[...] quelle parole e più smarrita e più tremante, quasi vedesse una cosa di spavento, ella adesso portava una mano alla tempia ed afferrava con [...]
[...] ... Veniva qui quasi ogni giorno!... Ebbene, lo sai adesso!... No?... dici di no?... E perchè? Con qual motivo?... Tuo padre non bada a sacrifizii [...]
[...] per assicurarti questo partito!... Trentamila onze, capisci?... Ti dà trentamila onze!... E Michele ne possiede quattro volte tante... E tu dici di [...]
[...] no?... O perchè?... - Perchè credevo.... non credevo.... che fosse lui.... - Chi dunque?... Un altro?... - E la principessa parve cercare; a un [...]
[...] tratto, quasi rammentandosi: - Giovannino, forse? - soggiunse. Lasciatasi cadere sopra una seggiola, Teresa nascose il volto tra le mani e scoppiò [...]
[...] deliberato di darla al primogenito, ella doveva a qualunque costo accettarlo; e le melate parole della madrigna che le diceva, giungendo le mani: «Se [...]
[...] , unicamente curanti del proprio tornaconto? Se l'avevano prima abituata a cedere in tutto e poi cullata nella fiducia che l'avrebbero fatta contenta [...]
[...] ? Poteva ella supporre che avrebbero scelto da loro, senza consultarla, e che 548 un giorno sarebbero venuti a dirle: «Sai, bisogna che tu sposi [...]
[...] chi non ti piace?...» E perchè, poi, perchè volevano darle quell'altro e non chi aveva il suo cuore? - Pel tuo meglio! - esclamava la madrigna [...]
[...] resterà loro nessuno.... Ed è anche più ricco; non molto, è vero; ma c'è tuttavia una differenza!... E la figlia del principe di Francalanza non deve [...]
[...] un dispiacere a tuo padre? Come se glie ne mancassero?... E allora diglielo, che non lo vuoi! - Io, mamma?... - Vuoi dunque che tocchi a me dargli [...]
[...] questa grata notizia?... E sia! Anche a me dispiace il tuo rifiuto, sai.... ma, ma, ma.... non sono tua madre!... È giusto che a te come a tuo [...]
[...] come la mamma mia?... - E sia!... E sia!... Ah, perchè non aveva accanto la sua mamma vera, in quella triste ora che il bisogno d'un affetto [...]
[...] sole parole per tutto conforto: - E sia; dirò tutto a tuo padre! In fin del conti, ci avrà da pensar lui!... La principessa non riparlò più a [...]
[...] comprese che sapeva ogni cosa e che glie ne voleva. Da un giorno all'altro non le diresse più la parola, non la chiamò più per nome, parve non [...]
[...] accorgersi della sua presenza; e dissipatasi dal suo volto l'aria di contento per le buone notizie della lite, egli si rannuvolò peggio che mai [...]
[...] duca; alcuni la sostenevano, Consalvo tra questi. A lui non importava un fico secco della sorella, ma per dar prova di sapere e di democrazia [...]
[...] : «Vedete la forza del pregiudizio?» esclamava. «Vogliono dare mia sorella a un cugino,» e giù una lezione sui matrimonii tra consanguinei; «ma tra i [...]
[...] due le danno quello che non vuole, non quello che le piace; e perchè? Per una differenza di parole! Duca o barone!... Pazienza ci fossero dietro [...]
[...] a questi titoli la ducea o la baronia!» L'avversione della zia Ferdinanda e di Lucrezia ebbe nuovo alimento; quella sciocca preferiva il [...]
[...] secondogenito al primo! Si opponeva alla volontà del padre! E il padre che non aveva saputo educarla a un'obbedienza più cieca!... Lo zio duca, coi piedi [...]
[...] più degno della casata. E del resto, se anche la duchessa non voleva dar moglie al secondogenito? La duchessa, infatti, s'era poste le mani in capo [...]
[...] , solo amante della bella caccia e della buona tavola, quando la madre aveva lasciato passar gli anni senza dargli moglie, egli non aveva chiesto di [...]
[...] me.... E del resto, proprio in questo momento vuoi dargli un gran dispiacere? Non sai che è ammalato, molto più ammalato che non sembri?... E [...]
[...] fanno le ragazze senza rispetto e senza pudore.... - svolgendo questi argomenti, la voce di donna Graziella si addolciva, quasi ella non potesse [...]
[...] credere alle ipotesi che enunziava; - e potrete anche maritarvi, ma ad altre condizioni, beninteso, e senza la benedizione dei vostri parenti [...]
[...] .... e se tu credi che in tal modo potrete esser felici, fa' pure!... Teresa non piangeva più, adesso; aveva versato tante lacrime in segreto, bagnando [...]
[...] amara del labbro.... E la principessa, smessa la severità, ricominciava a persuaderla con le buone, amorosamente, dicendole che i migliori giudici [...]
[...] voluto a qualunque costo sposare Giulente, e adesso come ne parlava? Certo i casi erano diversi, perchè tra Michele e Giovannino non passava tanta [...]
[...] differenza da rendere l'uno degno di lei e l'altro no; ma c'era una grave ragione che li consigliava a darle il maggiore, una ragione che [...]
[...] ragioni e non capricci. Contrariarlo importa dargli un dispiacere che gli può essere fatale, tanto più che la sua malattia non si sa che cosa sia [...]
[...] che tu sappia quale sarebbe la tua responsabilità nell'opporti ai suoi desiderii, che non mirano ad altro fuorchè al tuo bene.... E ricominciò [...]
[...] il giorno dopo, e poi l'altro appresso, e così sempre, con le buone, coi ragionamenti, ai quali Teresa non opponeva i ragionamenti contrarii che [...]
[...] - come dicevano tutti?... E se temevano per la salute morale di Giovannino, perchè le consigliavano di portargli un colpo così forte, come quello di [...]
[...] stata ragione di ordire l'infelicità delle figlie; e avrebbe dovuto dire ancora che la ribellione di Consalvo si dimostrava ora giustificata [...]
[...] rinunziato con vocazione esemplare al tristo mondo per darsi allo Sposo celeste, e adesso, giusto premio delle sue virtù cristiane, era Badessa del [...]
[...] monastero; Monsignor Lodovico che anche lui aveva disprezzato il posto spettantegli al secolo per abbracciare lo stato monastico. E la beata [...]
[...] , proprio mentre Ella la guardava dal paradiso con più amore e fervore?... E le stesse cose le ripeteva la zia Badessa, a San Placido, dove ora la [...]
[...] tuo padre e tua madre... Così comanda Nostro Signore, così comanda la Vergine Immacolata, così comanda il patriarca San Giuseppe...» La sua [...]
[...] voce aveva il tono che si prende nel recitare le litanie; e lì, tra le mura del monastero, Teresa rammentava la fanciullezza lontana, l'antica [...]
[...] aiutava a ornar di fiori gli altari, ad accendere i ceri dinanzi al Crocefisso: «Monachella santa! Monachella santa!...» E l'istinto del sacrifizio, i [...]
[...] disegnato fidanzamento del fratello. E Baldassarre, sempre più incaponito a combinare il matrimonio del secondogenito, non capiva più niente di quanto [...]
[...] del tutto indifferente alla cugina come ad ogni altra, e voleva sì o no un gran bene al fratello? Allora tutto quel diavolìo donde veniva? Dal [...]
[...] casata - e dalla duchessa, che non per nulla era un poco Uzeda anche lei!... Il centenario della Beata Ximena fu celebrato con pompa [...]
[...] straordinaria. Per il triduo la chiesa dei Cappuccini, tutta rosse drapperie e frange donate e tappeti fioriti, fu illuminata a giorno; le campane sonavano [...]
[...] convennero anch'essi, ma in ore diverse, per evitarsi, dal tanto amore. La principessa e Teresa, il primo giorno, restarono un momento per impetrar [...]
[...] del Padre Guardiano, coadiuvato dal 555 Padre Camillo e da Monsignor Vicario, era venuto in luce un opuscolo intitolato: Nel terzo centenario [...]
[...] della canonizzazione della Beata Uzeda, e stampato con molto sfoggio di margini e di colori. Tutti i parenti ne avevano ricevuto un esemplare, e [...]
[...] Teresa che s'era confessata e aspettava di comunicarsi il giorno della gran festa, meditava il suo. La leggenda della santa, che ella aveva [...]
[...] udito ripetere, a brani, in diverso modo, era in quel libricino narrata per filo e per segno. «Ximena, della illustre prosapia degli Uzeda,» così [...]
[...] di edificazione alla famiglia, facendo sua delizia delle sacre imagini e degli ufficii divini. Quantunque per naturale elezione Essa volesse [...]
[...] signore spagnuolo, ma uomo d'efferato animo e senza timor di Dio.» Seguiva la narrazione dei rifiuti opposti da Ximena, dei lunghi pianti, del [...]
[...] secondo capitolo descriveva il castello del conte, posto sopra un luogo eminente, «a cavaliere di più strade battute dai mercatanti,» e narrava le [...]
[...] li spegneva tra spasimi crudeli.» La sua vita era un'orgia; «egli faceva oltraggio alle donne, gozzovigliava da mane a sera, bestemmiava Dio e i [...]
[...] Santi, e si prendeva beffe dei Ministri del Cielo.» E i tormenti inflitti alla sposa erano materia del terzo capitolo. «Schernita tuttodì per le [...]
[...] sue pratiche devote, costretta a udire gl'impuri parlari di 556 quel malvagio e dei suoi accoliti, a vedere le loro scelleraggini, ad [...]
[...] che i suoi amici penetrassero nella camera nuziale, dove Ximena riposava dopo una giornata tutta spesa nel pregare e nel fare il bene. Desta d'un [...]
[...] tratto la meschina, e atterrita dagli sguardi disonesti di quegli ubriachi, salta giù dal talamo, cadendo ai piedi d'una Sacra Imagine della SS [...]
[...] cerchio impedisca loro appressarsi alla donna: e tornati a un tratto alla ragione, allontanansi facendo il segno della croce dinanzi alla [...]
[...] Imagine.» Partito un bel giorno il conte pei suoi possedimenti di Spagna, e restata sola in Sicilia la sposa, tutto s'era a un tratto mutato nel [...]
[...] castello di Motta-Reale. «Dove prima echeggiavano osceni canti, e ferri incrociati, e colpi di fuoco, e grida selvaggie e lugubri lamenti, solo le [...]
[...] laudi dell'Altissimo salirono al cielo. Quel luogo, già terrore dei viandanti, divenne ritrovo di derelitti e di infermi, attirati dalla gran fama [...]
[...] di carità della contessa. Alloggiava dessa i pellegrini, adottava gli orfanelli, soccorreva i bisognosi, curava gli ammalati, e le sue mani [...]
[...] stesse medicavano le piaghe e le ferite e prodigiosamente le risanavano. In quei luoghi dove tanti miseri erano caduti vittime del conte, altari e [...]
[...] , 557 sfidando le intemperie e i pericoli, protetta visibilmente dal Cielo...» Nessuna notizia, frattanto, del conte. Che cosa faceva [...]
[...] ? Dov'era? «Una notte di tempesta, mentre guizzavano i lampi e scoppiavano i tuoni, la contessa, levatasi e destata la sua fantesca, le disse: «Va' ad [...]
[...] aprire, qualcuno batte.» La donna rispose: «Non battono, è il tuono.» E una seconda volta la contessa levossi e disse alla donna: «Va' ad aprire [...]
[...] , qualcuno batte.» e la donna rispose «Non battono, è il vento.» E una terza volta la contessa levossi e disse alla donna: «Va' ad aprire, qualcuno [...]
[...] batte,» e la donna rispose: «Non battono, è la pioggia.» Ma, comandata che svegliasse i servi, la fantesca levossi anche lei, e dischiusa la [...]
[...] ; un terribile male che è la giusta punizione dei dissoluti, aveva rase le sue fattezze, e i suoi occhi s'erano chiusi alla luce del dì. Moriva di [...]
[...] fame, non reggevasi in piedi, e un fanciulletto avrebbelo avuto alla propria mercè. Chi era quel vecchio?» Era il conte di Motta-Reale. «Dissipate [...]
[...] nei bagordi e nei giuochi tutte le sue ricchezze, perduta la salute, abbandonato dagli antichi compagni di gozzoviglie, respinto da tutti per [...]
[...] carità d'una donna che accoglieva e medicava qualunque infermo, anche i lebbrosi. E nel salire al castello, nel penetrarvi, i suoi morti occhi non [...]
[...] riconosciuto. E ristoratolo di cibo e di bevande, medicate le sue piaghe, lavati i suoi piedi, Ximena lo mise a riposare nel proprio letto... E il [...]
[...] miserabile che insino a qualche ora indietro avea blasfemato e disperato, sentì per la prima volta una dolcezza soave allargargli le vene, e un [...]
[...] fuoco di gratitudine 558 sciogliergli il cuore impetrato... Ma l'ora sua era suonata, e il Signore avea stabilito di donargli non l'effimera [...]
[...] agonìa. Ma la sua agonia non aveva nulla di terribile; anzi pareva a lui d'esser risanato del tutto, e udire musiche ineffabili, e respirare [...]
[...] profumi soavissimi, laddove poco innanzi marciva nel lezzo e avea cotta tutta la persona... E un sorriso di contento gli schiudeva la bocca, mentre le [...]
[...] sue labbra mormoravano: «Chi sei tu dunque che non mi respingesti e mi ridoni la vita?... «E la Beata rispose: «Guardami in viso.» «Allora [...]
[...] avvenne più grande prodigio. Gli occhi del cieco si schiusero: egli riconobbe sua moglie, la donna che aveva maltrattata ed offesa, e che sola lo [...]
[...] proteggeva nella miseria e nell'infermità; e nel punto che l'anima sua, perdonata e redenta, saliva al cielo, dalle sue labbra uscirono queste [...]
[...] narrava i nuovi e più grandi e più chiari esempii di carità e santità che la Beata aveva dato dopo la morte del marito; da ultimo narrava la morte di [...]
[...] lei e i suoi miracoli. «Non era per anco spirata, che stormi d'augelletti scesero sul tetto della sua casa, posaronsi sul davanzale del suo [...]
[...] verone, entrarono nella sua cameretta, quasi messaggeri celesti venuti ad incontrarne l'Anima bella. Soave profumo di rose e gelsomini e giacinti [...]
[...] sprigionossi, come incenso, dal suo corpo; e un gran numero d'infermi che trassero a contemplarla l'ultima volta sul lotto ferale, guarirono [...]
[...] 559 sogno divino. In occasione di pestilenze e d'altre pubbliche e private calamità, la Beata Uzeda ha operato innumerevoli miracoli, come fu [...]
[...] potuto procurarci grazie alla intercessione dell'Eminentissimo Cardinale Lodovico Uzeda, preclaro discendente della Beata.» E quella lettura, la [...]
[...] solennità del centenario, i discorsi del confessore e della madrigna e della zia monaca, la malattia del padre, la stessa esaltazione dello zio [...]
[...] a sposare un mostro, come avevano costretto, nei tempi, la santa? Michele non era un mostro, era un buon giovane; e i parenti non la [...]
[...] promettevano ogni ricompensa terrena e celeste... E poi, quella solennità del centenario, la cerimonia del terzo giorno, l'adorazione della salma! Ella [...]
[...] s'era accostata all'altare per la comunione, aveva ricevuto l'ostia, mentre le spire dell'incenso e il profumo dei grandi mazzi di fiori [...]
[...] imbalsamavano l'aria, e le campane squillavano a festa, e l'organo cantava, grave e potente. Quante fronti umiliate, quante preghiere mormorate dinanzi [...]
[...] ai viventi spandendo attorno l'odore nauseabondo dei balsami corrotti... E in mezzo alla folla che aprivasi rispettosamente sul loro passaggio [...]
[...] non veder quell'orrore, ella rispose con gli occhi serrati: - Sì... E passò dell'altro tempo. Il principe migliorò e ricadde, la duchessa venne a [...]
[...] quel che vorrete, purchè il babbo mi prometta una cosa. Che faccia pace con mio fratello e consenta almeno a rivederlo, se non vuole che torni a [...]
[...] vivere qui. Che finisca la lite con le zie e venga a un accordo. Non sarà difficile concluderlo, purchè ciascuno ceda in qualche cosa. Se volete [...]
[...] padre acconsente. Consalvo verrà qui il giorno in cui ci verrà il tuo promesso. Andremo ad invitare noi stessi le zie; e per la lite speriamo che si [...]
[...] , e Teresa, presolo per mano, lo aveva guidato nella camera del padre. - Babbo, - gli aveva detto; - c'è qui suo figlio che viene a baciarle la [...]
[...] mano. Il principe, tenendo la sinistra in tasca, gli porse la destra a baciare, e alla domanda del figliuolo: «Come sta Vostra Eccellenza [...]
[...] ?» - «Benissimo,» rispose, calcando un poco la voce, e senza domandargli: «E tu?» Non avevano ancora barattate quattro parole, che la carrozza di donna [...]
[...] Ferdinanda entrò con gran fracasso nel cortile. La principessa baciò la mano alla vecchia, e abbracciò la cognata Lucrezia, la quale portava un [...]
[...] amichevole componimento e che le bisognava adesso dare molte commissioni alla sarta per lo sposalizio di «mia nipote la principessina con mio nipote [...]
[...] moglie, la quale non voleva più venire dal Belvedere, dove il bastardello, cresciuto negli anni e rovinato dall'educazione di lei, la picchiava [...]
[...] di santa ragione. Il principe, salutando i parenti, guardava con la coda dell'occhio Consalvo e non cavava di tasca la mano sinistra. Arrivò [...]
[...] madre gli aveva spiegato che Teresa era innamorata di lui, e che i bronci di Giovannino derivavano dall'idea che questi s'era fitto in capo di [...]
[...] sposar la cugina, mentre nè la ragazza, nè 562 la famiglia, nè lei stessa che era sua madre e doveva contare bene per qualche cosa [...]
[...] tutta fatica sua particolare. È vero che la ragazza aveva mostrato una grande arrendevolezza, e per questo ella la baciucchiava ogni quarto d'ora [...]
[...] figliuolo e le tracce della recente malattia. La transazione per l'eredità di don Blasco era stata discreta: la casa a donna Ferdinanda, la rendita al [...]
[...] grosso e bel boccone - a lui. Così la pace era generale, e solamente donna Ferdinanda guardava in cagnesco Consalvo per l'apostasia della quale s'era [...]
[...] macchiato. Ma Teresa, dopo aver rappattumato il fratello col padre, riprese Consalvo per mano e lo condusse dinanzi alla zia. - Zia, - disse [...]
[...] egli, a parole soltanto, aveva mutato politica!... E mentre faceva uno sforzo straordinario sopra sè stesso per avvicinarsi alle labbra la mano di [...]
[...] pace tra gente che il domani avrebbe ricominciato ad azzuffarsi, per dar prova d'obbedienza a quei birbanti del padre e della madrigna, perchè si [...]
[...] fare a meno di domandarle, a quattr'occhi. - Sì, - ella rispose; e la tristezza del sacrifizio che le velava la fronte si diradò per dar luogo [...]
[...] : - Guardate un po'.... E io che non credevo!... Adesso anche lei!... Ma allora come sono, tutti pazzi?... Questa no! Non dovevano farmela!... No, fino [...]
[...] parola di lui, Baldassarre, non valeva niente? Egli valeva meno, in quella casa, del manico della granata? E parlava solo, non udiva gli squilli [...]
[...] ad un tratto. Spingeva via le persone con gli occhi, non stava fermo un minuto, e finalmente, quando credette che non ci fosse più nessuno, entrò [...]
[...] nella Sala Rossa. - Eccellenza.... C'era ancora il principino. Vedendo entrare il maestro di casa, Consalvo s'alzò e baciò la mano al padre. Ebbe [...]
[...] appena voltato le spalle, accompagnato da Teresa e dalla principessa, che il principe, cavata finalmente la sinistra dalla tasca dove l'aveva [...]
[...] sempre tenuta, squadrò le corna contro il jettatore. Ma la voce di Baldassarre lo richiamò: - Eccellenza.... - E tu, che vuoi? - Eccellenza [...]
[...] , Vostra Eccellenza comanda come gli pare e piace; chi le può dir nulla?... Anch'io in casa mia sono padrone. Vostra Eccellenza può procurarsi un [...]
[...] . In fondo al salone una specie di alto e vasto pulpito comprendeva: a destra, in basso, i posti della Giunta, in alto quello degli scrutinatori e la [...]
[...] sindacale dorato e scolpito, con un cuscino che l'usciere toglieva e chiudeva a chiave quando il principino scioglieva l'adunanza e se ne andava. Nel [...]
[...] Parlamento in miniatura!» dicevano quelli che erano stati a Roma; e le adunanze del consiglio, sotto la presidenza di Consalvo, prendevano ora un [...]
[...] consiglieri, e se qualcuno di costoro aveva da lagnarsi della sporcizie stradale o dei cani senza guinzaglio, il principino gli gridava dal suo [...]
[...] dove rammentò 566 la via Appia, «che da Roma conduceva all'Adriatico,» dimostrò la necessità di sistemare le strade; e la città fu messa [...]
[...] ; ma, e i quattrini? Ce n'erano abbastanza?... Consalvo rispondeva che il bilancio d'una città in via di continuo progresso «presentava tale [...]
[...] , quando la faccenda era più seria, minacciando di andarsene. Allora tutti si chetavano. E di quel che riusciva bene egli aveva tutto il merito; di [...]
[...] !» Così egli si teneva bene con tutti, raccoglieva lodi da ogni parte. Quelli che s'accorgevano del suo gioco e lo denunziavano, o non erano [...]
[...] d'armeggio! Il principino ha questo di vantaggio, che è ricco e non ha da ingrassarsi alle spalle nostre!» Ma gli oppositori più vivaci non [...]
[...] , ma le riforme promesse dalla Sinistra l'avrebbero loro conferito: frattanto, alla discussione dei negozii pubblici partecipavano classi e persone [...]
[...] dapprima incapaci di comprenderne nulla. Anche la stampa era più ardita, se non più libera, e trattava con pochi riguardi gli antichi [...]
[...] sempre ed erano soltanto d'altra natura. Avevano largito il diritto del voto e questo era parso una rivoluzione; ma quanti godevano di cotesto [...]
[...] diritto? Bisognava dunque farne un'altra, «legale e morale,» per estenderlo a tutti. La parola «rivoluzione» gli scottava le labbra e gli faceva [...]
[...] tremare il cuore; e il desiderio intimo, sincero, ardente dell'animo suo era che vi fosse un numero di carabinieri doppio di quello dei cittadini; ma [...]
[...] ideale, il sogno sublime che un giorno sarà realtà, poichè essa suppone uomini perfetti, virtù adamantine, e il costante progresso dell'umanità ci fa [...]
[...] antivedere il giorno del suo compimento.» E dichiarava: «Io sono monarchico per la necessità di questo periodo transitorio. Milioni e milioni [...]
[...] d'uomini liberi possono volontariamente riconoscersi e vantarsi sudditi di un uomo come loro? Io non ho nessun padrone!» E in questo era sincero [...]
[...] , perchè avrebbe voluto esser egli stesso padrone degli altri. Il duca e i suoi malvacei amici, ostinandosi a giurar sulla Destra, aspettando il [...]
[...] ritorno di Sella e Minghetti come quello di Nostro Signore, avevano creato un'Associazione Costiluzionale, di cui tuttavia l'onorevole deputato non [...]
[...] , contro questa società era sorta una Progressista, alla quale s'era fatto ascrivere Consalvo. «Zio e nipote l'un contro l'altro armato? Il ragazzo [...]
[...] che si ribella al vecchio?» dicevano in piazza; ma le eterne male lingue soffiavano che la cosa era fatta d'amore e d'accordo, che il duca era ben [...]
[...] dichiarare: «L'errore è stato di credere che potesse dare buoni frutti. Il gregge ha sempre avuto bisogno d'un pastore con relativi bastoni e [...]
[...] padre, ho rinunziato all'eredità di mia zia, sosterrei ogni maggiore avversità!...» Nella Giunta, tra i conservatori aristocratici e i radicali [...]
[...] i baffi, e disse: - L'ideale della democrazia è aristocratico. - Come? Sentiamo!... Questa è nuova!... Che diavolo!... - esclamarono tutti [...]
[...] uomini sieno eguali! Ma eguali in che cosa? Forse nella povertà e nella soggezione? Eguali nelle dovizie, nella forza, nella potenza... - E poichè [...]
[...] tasca e non la traeva, se non per spianarla, aperta col segno delle corna, dietro al figliuolo, quando costui si decideva a sgomberare. I loro [...]
[...] primissimi tempi, quando la memoria di Giovannino non era interamente morta nel suo cuore, e più grande le era parsa la superiorità di lui sull'altro [...]
[...] fratello, ella non aveva del resto sofferto quanto aveva temuto. Il duca Michele non solo la trattava bene e le lasciava ogni libertà; ma le [...]
[...] dimostrava, a modo suo, un po' alla grossa, un affetto vivo e sincero. La duchessa madre anche lei, dalla soddisfazione di vedere riusciti i proprii [...]
[...] disegni, le faceva gran festa e la metteva perfino a parte del governo della casa. Il barone se n'era andato ad Augusta, badava 571 agli [...]
[...] affari di campagna e scriveva due o tre volte al mese al fratello od alla madre, chiudendo le sue lettere con un «saluto la cognata». La tranquillità [...]
[...] , e nel farsi bella spendeva forse maggiori cure di prima. Adesso era libera di leggere i libri che più le piacevano; e quando non aveva nulla da [...]
[...] fare, divorava romanzi, e poesie. L'eccitazione di quelle letture non le impediva però di attendere alle pratiche religiose con zelo e fervore [...]
[...] , e l'affezionò meglio alla realtà del presente. Soffrì pochissimo durante la gestazione; il tempo volò rapido in mezzo a tante cure ed a tanti [...]
[...] pensieri. Il parto fu felicissimo; tutti aspettavano un maschio e un maschio nacque, un bambino grosso e florido che pareva d'un anno. «Poteva [...]
[...] essere altrimenti?» dicevano tutti. «Per una figlia e una sposa buona come lei, protetta da una Santa in cielo?...» I preparativi del battesimo [...]
[...] duca anche a nome della madre e della moglie, arrivò la vigilia della cerimonia. Pareva un altr'uomo: s'era fatto più forte, il sole lo 572 [...]
[...] , chiedendole premurosamente notizie della sua salute, e volle veder subito il nipotino che giudicò un amore e baciò e ribaciò fino alla sazietà [...]
[...] . Ancora più calma e serena di lui, ella lo accolse come un amico che non si vede da molto tempo. Dopo la cerimonia del battesimo, alla quale furono [...]
[...] invitati tutti i parenti stretti e larghi, tutte le conoscenze, mezza città, Giovannino annunziò che ripartiva. Fecero a gara per trattenerlo, ma [...]
[...] egli dichiarò che c'era molto da fare in campagna, e andò via promettendo ad ogni modo di tornar presto a rivedere il figlioccio. Molti degli [...]
[...] invitati al battesimo, nuovi tra gli Uzeda, avevano chiesto chi fosse un vecchio magro e sfiancato, il quale portava un abito nuovo fiammante e [...]
[...] certe scarpe che ridevano dalle crepe, un cappello unto e una mazza col pomo d'argento. Era il cavaliere don Eugenio. La stampa del Nuovo Araldo [...]
[...] aveva attribuito titoli di nobiltà e stemmi e corone a quanti lo avevano pagato: speziali, calzolai, barbieri sfoggiavano dentro le botteghe [...]
[...] quadri dalle cornici dorate dove, sotto corone, elmi e variopinti pennacchi, si vedevano scudi con leoni, aquile, serpenti, gatti, lepri, conigli, ogni [...]
[...] sorta di bestie passanti, rampanti e volanti; e poi castelli, torri, colonne, montagne; e poi astri di tutte le grandezze, lune d'argento, piene [...]
[...] e falcate; soli d'oro, stelle, comete; e tutti i colori dell'iride, tutti i metalli, tutti i mantelli. Nè scrupoli, nè difficoltà lo avevano [...]
[...] . Egli aveva però riscattato l'edizione del primo Araldo che il tipografo teneva sotto sequestro, e con mille copie dell'opera se n'era tornato al [...]
[...] suo paese per venderle e mangiarci su. Faceva il conto senza il principe. Sistemato l'affare della lite, questi s'era pentito dell'accordo, e si [...]
[...] stato spogliato come in un bosco. Appena visto tornare lo zio, e udito che aveva qualche soldo, andò a chiedergli la restituzione del prestito. E [...]
[...] siccome don Eugenio tirò in ballo la rinunzia ai suoi diritti, egli gridò: - Che diritti e che storti? Sono stato spogliato! Si sono preso tutto [...]
[...] ! Ho quattro soldi per tirare avanti; se ti do duemila e cinquecento lire, come mangio? - Datemi allora le copie, - rispose pronto Giacomo. - Ma [...]
[...] Sicolo e del Supplimento, come garanzia del proprio credito. Quantunque mezza Sicilia fosse inondata di quella pubblicazione, pure riusciva spesso a [...]
[...] don Eugenio di collocarne qualche copia; e allora andava a prenderla dal 574 principe promettendo di portare i quattrini per poi dividerli [...]
[...] , gl'imbarazzi ricominciarono per l'ex-Gentiluomo di Camera. Come un fattorino di libraio, egli saliva e scendeva scale, coi piedi gonfi dalla gotta [...]
[...] , trascinandosi penosamente, per offrire il suo Araldo, per mostrarne una dispensa di saggio, e quando arrivava a scovare un compratore correva a [...]
[...] supplicare il principe perchè gli desse la copia, giurando e spergiurando che sarebbe tornato subito coi quattrini; ma il principe, duro: «Portateli [...]
[...] prima!» Non sapendo dove dar di capo, il vecchio fermava i parenti e le semplici conoscenze per farsi prestare le trenta lire; raggranellatele, le [...]
[...] novemila lire di roba in cambio delle duemila e cinquecento anticipate, non contento d'avergli reso impossibile la vendita pretendendo [...]
[...] conti li faremo quando sarai comodo; ma oggi non ho niente in tasca e sono stanco. Prestami qualche cosa. - Come? Volete il resto? - esclamò il [...]
[...] ? - Non ho come fare, - gli confidò il cavaliere, con un viso da affamato, guardandolo bene negli occhi. - E venite da me? Che pretendete? Che vi dia [...]
[...] , con lo stesso tono di voce; e i suoi occhi parevano volersi mangiare il nipote. - Andate da vostro fratello, da vostra sorella... che hanno [...]
[...] portinaio per dirgli di non lasciarlo mai più salire. E il provvedimento riscosse l'unanime approvazione della servitù: veramente quel cavaliere non [...]
[...] ,» e gli davano dell'Eccellenza come in tempo di carnevale ai facchini di piazza vestiti da barone. Egli tentò di salire per forza, ma allora lo [...]
[...] afferrarono e lo spinsero fuori: «Eccellenza, con le brusche?... Questi non son modi da Eccellenza pari vostra!...» Un giorno, si mise a sedere in [...]
[...] con un portinaio! Non si vergogna?...» Ma il vecchio non si moveva, non rispondeva, cupo, affamato come un lupo; e il portinaio cominciò a perdere [...]
[...] la pazienza, smise a un tratto l'Eccellenza: «Se ne vuole andare, sì o no?...» e come don Eugenio restava inchiodato sulla seggiola [...]
[...] , quell'altro montò finalmente in bestia, smise anche il lei, e afferratolo per le spalle, lo fece sorgere e lo spinse fuori ad urtoni, gridando: - Fuori, vi [...]
[...] non dover fare assegnamento sopra altre elemosine. Procurargli un posto era il meglio che si potesse fare e ciò che egli stesso desiderava; quindi [...]
[...] Prefettura. E il duca, per evitare altre domande di sussidii, fece in modo da ottenergli un posto di copista all'archivio provinciale, il meglio che [...]
[...] in età... le amministrazioni pubbliche sono esigenti... - E mi proponi di fare il copista? - gridò il cavaliere: - A me, Eugenio Uzeda di [...]
[...] chiedere aiuto. Ma il duca, per punirlo del rifiuto del posto, gli chiuse la porta in faccia, e Lucrezia, dopo averlo giudicato degno dei più alti [...]
[...] ufficii per far onta al marito, non lo volle neppur lei per la casa quando lo vide questuare... Un giorno, il cavaliere, sempre più miserabile e [...]
[...] libro? Quel ladro che mi ha... - Zio, per carità!... - esclamò Teresa: e vuotò la sua borsa nelle mani del vecchio che tremava dalla cupidigia alla [...]
[...] aspettava che gli procurassero un posto di professore o di cassiere, tanto da vivere signorilmente senza far nulla; e siccome non lo contentavano [...]
[...] Benedettino m'avea lasciato cinquecent'onze l'anno, e stracciarono il testamento, ne fecero uno falso! Il principe mio nipote m'ha rubato la mia [...]
[...] Quattro Poeti!... Sanno forse chi sono io? Se veniste a casa mia, vi farei vedere quante medaglie e diplomi: uno scaffalo intero!... La sua [...]
[...] cattedra dantesca. Ma io non ci vado! Fossi pazzo! Me ne andrò piuttosto in Alemagna, dove conoscono tutte le mie celebri opere, e la scienza è [...]
[...] stringevano nelle spalle, o dicevano: «Bisogna finirla,» senza far poi nulla. Giulente e Teresa, di nascosto, lo soccorrevano come meglio potevano [...]
[...] : ma egli aveva preso l'abitudine di questuare, il mestiere era dolce e comodo, il passaggio del denaro dalla tasca altrui alla propria gli [...]
[...] pareva naturalissimo; e poi un 579 secreto senso di rappresaglia contro i parenti lo spingeva a continuare per far loro onta. E un giorno si [...]
[...] soldo, per favore!... per questa volta sola!... E per procacciarselo dava spettacolo della sua pazzia. Certuni gli domandavano chi era, se non era il [...]
[...] cavaliere Uzeda? e allora lui: - Eugenio Consalvo Filippo Blasco Ferrante Francesco Maria Uzeda di Francalanza, Mirabella, Oragua, Lumera, etc [...]
[...] ., etc., Gentiluomo di Camera (con esercizio) di Sua Maestà, quello era re! - e si cavava il cappello - Ferdinando II; medagliato da Sua Altezza il [...]
[...] -letterario-vulcanologiche di Napoli, Londra, Parigi, Caropepe, Pietroburgo, Paoloburgo, Nuova York e Forlimpopoli, autore della celebre opera storico [...]
[...] movimenti e ad impedirgli di star supino nel letto. Tutti attribuirono il fatto all'eccessivo grattamento; nondimeno, siccome l'incomodo non andava via [...]
[...] ancora, dandogli tanto fastidio che egli aveva consentito a lasciarselo tagliare. L'operazioncella durò più che non si credesse e il principe [...]
[...] figlioccio: visite brevi, d'uno o due giorni. Dicevano che egli averse ad Augusta, e propriamente nelle terre di Costantina, la figliuola d'un fattore [...]
[...] , una bella contadina bianca, rossa e prosperosa, per via della quale rifiutava di stare a lungo a Catania. La duchessa madre ne era contentissima [...]
[...] , come della più sicura garanzia contro il matrimonio. Il duca godeva nel sentire che suo fratello si divertiva; e quanto a Teresa, nonostante che [...]
[...] l'onestà le impedisse d'approvar quel legame, pure dimostrava al cognato un affetto fraterno, e gli faceva molta festa; se da Augusta egli [...]
[...] domandava come mai quel giovane tanto elegante, così avido di piaceri, delle cose belle e ricche, aveva potuto rassegnarsi a far la dura vita di [...]
[...] ? Aveva preso marito da due anni, e già cominciava la terza gravidanza. Quand'ella sognava di Giuliano Biancavilla, di Giovannino pensava forse di [...]
[...] ! Pensava: «Che cosa mi manca per esser felice? Sono giovane, bella e ricca, tutti mi vogliono bene, tutti mi lodano, ho due angioletti di figli: di [...]
[...] che mi lagno?» E nella misura delle proprie forze aveva fatto il bene: la sua mamma di lassù non doveva benedirla? La Beata non poteva esser [...]
[...] libri, le poesie, i romanzi, quelli che, certe volte, quando ella si sentiva più tranquilla e sicura e sorrideva di maggior beatitudine, facevano [...]
[...] sorgere a un tratto una specie di nebbia che offuscava il suo bel cielo, e le davano un senso di sgominante tristezza e il rancore d'un bene [...]
[...] ella aveva un'anima retta e una mente sana e una coscienza purissima?... E poi, e poi, ella aveva rinunziato a tante cose; se avesse rinunziato [...]
[...] , avete libri da prestarmi?» e ne portava via a casse, in mezzo alla roba di cui veniva a rifornirsi. In qual modo ammazzare il tempo quando non [...]
[...] il solfato di chinino. A Costantina, nei poderi della Balata e della Favarotta regnava la malaria; egli, veramente, nella stagione del pericolo se [...]
[...] sovrano rimedio non mancasse mai. Una bella sera d'estate, Teresa e la duchessa madre, lasciato a casa, in custodia della cameriera, il duchino, e [...]
[...] salì fino alla Madonna delle Grazie; le padrone e la balia scesero, entrarono nell'angusta cappella e s'inginocchiarono dinanzi all'altare [...]
[...] tornato a rimugginar l'idea di dar moglie a Consalvo. Quantunque non parlasse e paresse non occuparsi di quel jettatore, rodevasi al pensiero della [...]
[...] fine della sua razza, se quel jettatore non prendeva moglie. E gli aveva cercato un nuovo partito, a Palermo, un partito che tutti assicuravano [...]
[...] straordinario; ma Consalvo aveva detto ancora di no, e il principe aveva rotto un'altra volta più violentemente con lui.... Teresa pregò più a [...]
[...] lungo, pertanto; poi si segnò e sorse in piedi. La suocera era già alzata; la balia, l'umile contadina che reggeva in braccio il frutto delle sue [...]
[...] dell'altare tra ridente ed attonito. Ella distribuì tutto quel che aveva in tasca ai poveri e risalì in carrozza. La duchessa madre ordinò al [...]
[...] domandavano sgomente: - Che c'è?... Che hai?... - Torna a casa! - ordinava egli. - Torna subito.... E aprì lo sportello, salì, si gettò a sedere [...]
[...] accanto alla balia. - Mio padre?... Il bambino? - esclamava già Teresa, afferrandogli una nano; ma egli: - No, no.... E mentre i cavalli [...]
[...] alla malattia del cognato. Poichè Michele perdeva la testa, e la suocera, improvvisamente intenerita per quel figliuolo che aveva tanto trascurato [...]
[...] , smaniava adesso e parlava di partire, di correre a chiamare altri dottori, ella sentì che toccava a lei a ragionare. Letto il telegramma del [...]
[...] che restasse. Allora ella preparò le valigie pel marito e per la suocera, non dimenticando nulla, raccomandando loro di non lasciarla senza [...]
[...] notizie, assicurandoli che anche della perniciosa il chinino già somministrato e le cure del dottore di Catania avrebbero sicuramente trionfato [...]
[...] . All'una della notte, Michele e la duchessa partirono. Restata sola in casa, la sua fiducia cominciò a mancare. Se non si fosse trattato d'una cosa [...]
[...] grave, il dispaccio, la richiesta d'un altro dottore, la chiamata dei parenti non sarebbero stati necessarii. E perchè non aveva firmato egli stesso [...]
[...] !...» E perchè col giorno, quando Michele e la duchessa dovevano esser giunti al capezzale di lui, non veniva nessuna notizia?... Ella diceva tra [...]
[...] sè, per darsi coraggio: «Nessuna nuova, buona nuova!...» e tentava raffigurarsi i volti ilari del marito e della suocera nel vedere il fratello e [...]
[...] l'amico, il parente, colui che aveva tenuto al fonte della redenzione la creaturina sua!... E le notizie mancavano ancora. Veniva gente a chiederne [...]
[...] parente la salute del poveretto, e ordinò al sagrestano d'accendere una lampada perpetua. Tornata a casa, non trovò nulla, ma uno squillo di [...]
[...] non le dava la notizia funesta a riguardo del suo stato. E a un tratto, il passato le tornò tutto alla memoria: ella lo rivide come lo aveva [...]
[...] conosciuto, come lo aveva amato: udì la sua voce dolce quando le aveva domandato: «Teresa, Teresa, mi vuoi bene?...» e con gli occhi aridi, con voce [...]
[...] piedi. Se qualcuno l'avesse udita?.... Le creature dormivano; ella era sola. E i dolorosi, i malvagi pensieri tornarono ad assalirla. Non era stata [...]
[...] , inesorabile, tutti quelli che avevano impedito d'esser felice a lui ed a lei stessa. Perchè ella non era stata felice, no, mai! E le davan lode per [...]
[...] volgarità! E l'avevano sacrificata pei loro puntigli, pei loro capricci, per la superstizione dei titoli, per l'idolatria delle vane parole [...]
[...] ! Pazzi e maligni: aveva ragione Consalvo. Egli aveva ben fatto, che s'era ribellato. La sciocchezza era stata tutta sua, nell'obbedir cecamente. Colpa [...]
[...] soccorso divino, e giusto mentr'ella dubitava, mentre quasi accusava il Signore d'averla dimenticata, un miracolo aveva salvato il poveretto. Ella [...]
[...] riconosceva in questo l'intercessione della Beata: innalzava al cielo le più fervide azioni di grazie. La lampada ardeva ora notte e giorno nella [...]
[...] , debole, scarno e tremante, ella non provava null'altro che una grande pietà, non faceva altri voti che per la sua guarigione. Mentre gli prodigava [...]
[...] altro maschietto. In novembre, il freddo non permettendo più di stare in mezzo ai boschi, la duchessa e il convalescente tornarono: Giovannino era [...]
[...] con cura, a prendere interesse alle cose che vedeva e udiva. Un giorno si fece radere la barba: fu una specie di trasformazione come quelle che si [...]
[...] , tuttavia, s'impegnavano discussioni tra lui e Giovannino, poichè quest'ultimo osservava che col sistema di buttar via allegramente i quattrini [...]
[...] ; mi servo dei mezzi che trovo. Credi tu che questo gregge m'apprezzi per quel che valgo? S'ha da da buttargli la polvere agli occhi! Teresa e [...]
[...] Giovannino, nei loro discorsi, parlavano sempre di lui, s'accordavano interamente nel giudicarlo. Quel suo disprezzo di tutto e di tutti li addolorava [...]
[...] lui al sistema politico. Doleva sopra ogni cosa a lei che il fratello non avesse una fede salda e desse ragione a tutti, e si ridesse di tutto. Egli [...]
[...] non praticava più, e questo era per lei un grande dolore; ma avrebbe piuttosto preferito una franca negazione ai sotterfugi ch'egli poneva in [...]
[...] opera. Per Sant'Agata, alla festa della Giunta, con l'abito nero e le decorazioni, egli assisteva alla messa pontificale, dinanzi a migliaia di [...]
[...] a casa, se credi che sia una mascherata. - È meglio... - confermava Giovannino. - Se resto a casa, perdo l'appoggio dei sagrestani e dei [...]
[...] : «Costa, il favore popolare!...» No, no, ella non voleva che suo fratello fosse così. E sosteneva con lui discussioni vivaci, durante le quali [...]
[...] di lui, ma riconoscevano le sue buone qualità; e «quando il fondo è buono, non bisogna disperare.» La frequentazione di quegli ecclesiastici [...]
[...] , ella non poteva condannare, per esempio, la soppressione delle fraterie, udendo narrare adesso che era maritata - gli scandali dei Benedettini. E [...]
[...] , oppure ottenere a prezzi di favore il terreno per gli asili cattolici; se sorgevano contestazioni tra il Municipio e la Curia, Teresa serviva da [...]
[...] rispose sorridendo: - Mia cara, non sai la storia di quello che vedeva una festuca negli occhi altrui e non la trave nei proprii? Pensa un po' a ciò [...]
[...] , tal e quale come suo padre.... - Dici davvero? - L'altro giorno, se non erano le guardie di città, restava sotto un carro. Certe volte non ragiona [...]
[...] , mi fa ripetere due e tre volte le cose prima che capisca.... Parlane a tuo marito, fatelo curare, state attenti prima che succeda una disgrazia [...]
[...] sconveniente e indegno, che quelle parole contenevano un sospetto ingiurioso ed infame, chiedergli di spiegarlo meglio, costringerlo a disdirle.... ma tutte [...]
[...] del fratello... Quando si trovò sola provò a ragionare. Che aveva voluto dire Consalvo? Era possibile che egli sospettasse? E se anche avesse [...]
[...] così turbata, perchè la sua agitazione durava ancora, adesso che ella si prendeva la testa fra le mani e si rivolgeva tutte quelle domande [...]
[...] ?... Aveva taciuto perchè era stata colta in fallo?... Qual fallo?... Suo cognato, dunque, era inquieto lontano da lei e non ragionava, per causa di lei [...]
[...] ? E allora per qual virtù, quando le stava dinanzi, era sorridente e sereno?... Ed ella che cosa aveva fatto perchè questo fosse possibile? Lo [...]
[...] aveva curato, gli aveva dimostrato il bene fraterno che gli voleva, s'era valsa dell'ascendente che esercitava su lui per guarirlo.... E poi [...]
[...] c'era stato qualcosa fra loro, un tempo, tanto tempo prima? Perchè Giovannino non le era fratello di sangue?... E un dubbio atroce le passò per [...]
[...] ella credeva morto e sepolto? Come mai?... Perchè?... E vedendo rincasar Giovannino, udendolo discorrere seduto accanto a lei alla tavola comune [...]
[...] stesse lontano, come nei primi anni del matrimonio, come prima della malattia.... Sì, andarsene via.... E ad un tratto ella comprese una coca [...]
[...] più terribile di tutte: che ciò era impossibile, perchè ella lo amava. All'idea di non vederlo più, al pensiero di rompere quella cara e dolce [...]
[...] comunione di animo, ella sentì lacerarsi il cuore. E poichè non più lampi interrotti, ma una luce cruda illuminava adesso il suo pensiero, ella [...]
[...] riconobbe che non lo amava soltanto per la compagnia spirituale, ma tutto, anima e corpo, come prima, come sempre.... Suo marito s'era fatto più [...]
[...] grasso e più goffo, aveva perduto gli ultimi capelli: il suo cranio lucido le faceva ribrezzo. All'idea di passar la mano sulla chioma folta e odorosa [...]
[...] , avidamente, quasi baciasse lei stessa, una parte della sua carne.... «Che avete, Teresa?» le domandava egli; e l'imbarazzo, la freddezza di lei [...]
[...] s'era stretta. Michele, la suocera, cominciavano 595 a notare anch'essi il mutato amore di lei e non sapevano a che attribuirlo, o lo mettevano [...]
[...] , non potevano essere gli unici indizii denunziatori? E a poco a poco, sforzandosi a ragionare, quetossi. Egli sarebbe andato via, il tempo [...]
[...] . «Vogliono ammazzarmi!... Non sono dottori, sono macellai!... Li pagate per ammazzarmi, per liberarvi di me!...» E nel delirio, buttata via a un [...]
[...] dice....» Ma, scorgendo le vesti nere, l'infermo gridava: «E voialtri corvacci, che volete?... Fiutate la carne umana, corvacci?... Via di qua!... Via [...]
[...] di qua!...» La crisi finì con un pianto dirotto. Egli promise messe alle anime del Purgatorio, ceri e lampade a tutte le Madonne e a tutti i [...]
[...] , poi si quetò, impallidì, parve morto, le gelò il sangue nelle vene; ma ella fece forza a sè stessa per non essere di impaccio ai dottori; e con [...]
[...] esalazioni dell'anestetico, un senso di freddo le salì al cuore, un moto di nausea le passò per la gola, e a un tratto le parve che tutte le cose [...]
[...] , ma il gesto circolare che l'operatore faceva col braccio, il sangue che sprizzò sui grembiali del chirurgo e degli assistenti, che macchiò il [...]
[...] letto e il pavimento, che fece più disgustoso l'odore dell'aria. Quanto sangue! Quanto sangue! So ne colmavano grandi bacili; vuotati, si ricolmavano [...]
[...] la 597 materia inerte da ridurre alla forma prestabilita, il chirurgo tagliava ancora, recideva, raschiava; lasciava uno strumento e ne [...]
[...] ... è vero, dottore?... Ma ad un tratto ogni forza l'abbandonò. Suo marito, entrato con la principessa e gli altri parenti, la portò via, in una [...]
[...] tardi le nuove. Scese le scale barcollando, appoggiata al braccio del dottore, e si lasciò cadere sul sedile della carrozza. E mentre i cavalli [...]
[...] correvano, e l'aria smossa le vivificava il petto, anche lo spirito liberavasi finalmente dalla lunga oppressione. Ella pensava: «Quanti dolori [...]
[...] condannato! Quell'operazione era quasi inutile: l'ascesso sarebbe riapparso altrove... E contro quella povera vita ròsa dal male, un giorno, un [...]
[...] s'era ribellata... Perchè?... Come era stato possibile?... Se egli aveva torti, adesso li pagava, con un supplizio atroce. E se aveva torti, toccava [...]
[...] a lei giudicarlo? Egli non aveva posto opera a farla felice: poteva giudicarlo per questo?... E dov'era la felicità? Sarebbe ella stata felice [...]
[...] altrimenti? Chi sa quali altri dolori, quali altre miserie l'avrebbero attesa... «Quanti dolori! Quante miserie!...» E sempre il gesto del chirurgo [...]
[...] ; che aveva spogliato le sorelle e i fratelli, e falsificato il testamento del monaco, e lasciato morire accettando lo zio, e amareggiata la vita e [...]
[...] calunniato, quanto più tristo era il mondo? Che tristo e orribile mondo, quello dove l'odio tra padre e figlio poteva allignare!... Egli non voleva [...]
[...] veder Consalvo; il sacrifizio di lei era stato dunque inutile! Sarebbe morto senza vederlo, bestemmiando e piangendo. «Cho mondo di tristezza [...]
[...] suoi giorni, tutti eguali, tra le preghiere e le semplici cure della santa casa, fuor della vista del male, al sicuro dalle tentazioni, dagli errori [...]
[...] e dalle colpe. Ella pensava: «Perchè ho avuto paura del monastero?... Così vi fossi entrata per sempre!...» L'imaginazione dolente riconosceva [...]
[...] adesso che la verità era lì, in quel silenzio, in quella solitudine, in quella rinunzia. «Vi entrerei ora?» chiedeva a sè stessa; e rispondeva: «Ora [...]
[...] le voci del mondo erano tristi e dolorose? «Se io fossi morta?... Se io non fossi nata?...» Un brivido di freddo l'assalì quando la carrozza [...]
[...] arrestossi nel cortile di casa sua. E i suoi figli? Aveva dimenticato i suoi figli? Quando li ebbe stretti al petto, la lunga agitazione del suo [...]
[...] spirito si risolse in pianto. Ed in quel punto, ella udì una voce, una voce viva, dolce e pietosa: - Teresa, che avete?... Com'è andata?... Sta male [...]
[...] non è riuscita? Sì? E allora?... Andiamo, Teresa, siate ragionevole!... Guarirà, vedrete... Poveretta!.. Ha ragione... Ma ora basta! Basta [...]
[...] debole, timida, fragile; non poteva dare aiuto agli altri; aveva ella stessa bisogno d'appoggio e di soccorso. E la caritatevole voce diceva [...]
[...] angioletti, non v'ammalate anche voi... E la mamma che non c'è!... Volete vostro fratello? Volete che lo mandi a chiamare?... Dite quel che volete; sono [...]
[...] che aveva visto, dopo le tristezze che aveva pensate, l'anima sua aveva bisogno 600 di conforti, e le confortanti parole le scendevano soavi [...]
[...] seno ambasciato facevano più stretto l'abbraccio. La baciò in fronte. Ella si liberò dalla stretta e levossi. La duchessa sopravveniva. Da quel [...]
[...] Era la salvezza, ella pensava che era la salvezza, mentre la duchessa e Michele esclamavano: - Un'altra volta? Per prendere una recidiva? In [...]
[...] questa stagione?... Di qui non ti lasceremo partire! Ella pensava che era la salvezza; e come Michele, le domandò: - È vero che non può partire? - È [...]
[...] spalancati, fiammanti, terribili, gli occhi del folle, ripetevano a lei: «Volete dunque farmi impazzire?» E rimase. Ma divenne un selvaggio. Ella [...]
[...] l'unico mezzo di togliergli quel funesto potere. Ammogliato, stabilito in una casa propria, padrone d'un assegno e della dote della moglie, non avrebbe [...]
[...] idee sono altre. Non dico che col sistema antico riuscissero cattivi mariti e padri... ma, come si pensa oggi, come penso io, bisogna aver [...]
[...] che farei infelice la mia compagna e sarei infelice io stesso. Mi pentirei se ascoltassi Vostra Eccellenza. Vorrei farla contenta, se [...]
[...] l'obbedienza al suo desiderio non portasse conseguenze troppo gravi a me e ad altri.... Finchè il figlio parlò, sfoggiando la sua eloquenza, il principe [...]
[...] non disse una parola. Quando Consalvo andò via, egli s'afferrò al campanello, sonò disperatamente; e la principessa, le persone accorse lo trovarono [...]
[...] il notaro. E allora diseredò il figlio. Solamente nell'impeto dell'ira, per vendicarsi, aveva potuto indursi a dettare le sue ultime volontà. E [...]
[...] arrestando con rauche grida le osservazioni del vecchio notaro che non credeva alle proprie orecchie e cercava richiamarlo alla ragione e [...]
[...] di Radalì.. con l'obbligo che essa faccia precedere il cognome dei suoi figli col mio casato, chiamandoli Uzeda-Radalì di Francalanza... e così per [...]
[...] !... - E continuò a dettare i legati alle persone di servizio, ai parenti per il corrotto, alle chiese per le messe, ai preti per le elemosine; e [...]
[...] , parve al notaro che l'ultimo momento fosse giunto davvero. Ma allora l'infermo si rianimò, prese il foglio, lo rilesse parola per parola e lo firmò [...]
[...] diseredato! Messo fuori di casa! Erede universale la figlia! Il palazzo alla madrigna!... E quando mai s'è vista una cosa simile?... La casa [...]
[...] ripresentavasi ancora una volta perchè la nomina non voleva venire. E tra la devozione dei vecchi amici, tra l'indifferenza sfiduciata di quanti speravano [...]
[...] d'acqua la città. Udendo che suo zio lo chiamava, chiese permesso agli astanti e andò a riceverlo nel suo gabinetto. - Non sai che succede [...]
[...] ? - esclamò piano il duca, ma con aria grave ed inquieta; e gli riferì ogni cosa. - Ebbene? - rispose Consalvo, arricciandosi i baffi. - Come, ebbene [...]
[...] ?... Ma va a gettarti ai suoi piedi!... Chiedigli perdono!... Arrenditi una buona volta... - Io?... Perchè?... - E con un sorriso ambiguo, soggiunse [...]
[...] scrupoli e a tutte le leggi pur di far quattrini, quello lì restava indifferente, sorrideva udendo che era diseredato? - Ma tu non pensi a ciò che perdi [...]
[...] , e coi quattrini se ne fanno di più belle della nostra... Adesso Vostra Eccellenza permetta: la commissione m'aspetta. E la notizia si diffuse [...]
[...] per la città. Ad una voce, in alto e in basso, il principe fu biasimato. Antipatia e odio contro il figliuolo, sia pure; ma fino a questo punto [...]
[...] ?... L'anima a Dio e la roba a chi spetta!... Egli non si rammentava dunque che anche la vecchia principessa sua madre lo aveva odiato, ma che [...]
[...] , nondimeno, lo aveva trattato come il prediletto?... La cosa era solo possibile in quella casa di matti. Pazzo il padre e pazzo il figlio! Ma i [...]
[...] fautori del principino esclamarono: «Vedete il suo disinteresse?... Per esser uomo di carattere, per non transigere, perde un patrimonio, e non glie ne [...]
[...] costernazione. La casa Francalanza finita! Le ricchezze alla femmina! Il palazzo alla moglie! Era venuta dunque la fine del mondo?... E una sola [...]
[...] immensa! Il duchino non avrebbe potuto contare le proprie ricchezze! Se 606 Giovannino non si sarebbe maritato - e lei c'era per questo! - la [...]
[...] vedeva nulla, era persuasa che Michele esagerasse; la soddisfazione le si leggeva negli occhi, si manifestava ad ogni atto, ad ogni parola. E Teresa la [...]
[...] ? Perchè non aveva stornata la tentazione? E gli occhi di lui dicevano sempre: «Volete dunque farmi impazzire?....» Ella non poteva nè udire nè [...]
[...] l'atroce supplizio del principe, s'incolpava di quella preghiera inumana... Il principe moriva a pezzo a pezzo, tra bestemmie e preghiere [...]
[...] , scoppii di furore e di pianto. Ora aveva paura di restar solo, ora la vista della gente sana lo rendeva furibondo. Nominata erede la figlia, respingeva [...]
[...] : bisognava, per accontentarlo, che egli stesso avviasse un discorso. Più spesso, la sua porta era chiusa: nessuno poteva penetrare fino a lui. E [...]
[...] fratello che dormiva con la moglie. - E come si fa?... Come si fa?... - balbettava egli. Pareva in preda a una confusione straordinaria. Andò [...]
[...] un gran freddo serpeggiarle pel corpo. - Mio padre?... - e cacciato un grido, cadde riversa sul letto. La duchessa scosse il duca Michele per [...]
[...] destarlo dal sonno greve, e corse a cercare dei cordiali. La cameriera e la balia accorsero anch'esse. Nella stanza attigua il barone pareva [...]
[...] istupidito. Suo fratello lo chiamava, le persone di servizio gli dicevano, passando e ripassando in fretta: «La povera duchessina!... Venga anche [...]
[...] egli s'allontanò, andò a mettersi dietro la finestra dell'altra stanza. Mezz'ora dopo uscirono tutti e tre: la suocera e il marito reggevano Teresa [...]
[...] stava nella Sala Gialla con gli zii; al capezzale del morente c'era solo la principessa e lo zio duca. Teresa andò a mettersi accanto alla madrigna [...]
[...] ricchezze per vivere un anno, un mese, un giorno di più. Che avrebbe dato egli stesso, perchè nelle proprie vene scorresse il sangue vivido e sano [...]
[...] di un popolano?... «Niente!...» Il sangue povero e corrotto della vecchia razza lo faceva quel che era: Consalvo Uzeda, principino di Mirabella oggi [...]
[...] con cui le vie maestre gli s'aprivano innanzi. «Tutto si paga!...» pensava; ma piuttosto che dare qualcosa per vivere la vita lunga e forte d'un [...]
[...] quello scandalo? Non poteva fargli anzi torto?... E adesso sentivasi quasi disposto a chieder perdono al morente, a mutar politica... Recitavano le [...]
[...] delle loro brutte qualità? «Tutto si paga!...» e anch'essi pagavano il gran nome, la vita fastosa, le più invidiate fortune!... Ma quel viso [...]
[...] beffe della religiosità della sorella, accusandola di bigotteria, comprendeva ora che la preghiera e la fede erano per lei un rifugio [...]
[...] della principessa, i gemiti dello donne di servizio, i sospiri della marchesa e di Lucrezia. Solo Teresa non piangeva; neppure la duchessa Radalì [...]
[...] e donna Ferdinanda, in verità. Tutti sfilarono dinanzi al cadavere, baciandone la mano. Le donne si lasciarono condur via, tranne la figlia e la [...]
[...] moglie. Nella Sala Rossa, la duchessa ripeteva che era meglio fosse morto, quel poveretto; non era vivere, il suo. Il duca col maestro di casa e [...]
[...] il portinaio che gli faceva cenno di dovergli parlare. - Permetti... - disse al cugino, e avvicinossi al servo, credendo gli chiedesse qualche [...]
[...] ... Per avvertir prima Vostra Eccellenza... Bisogna mandare qualcuno... Un sospiro di terrore e d'ambascia sfuggì dal petto a Consalvo. Il [...]
[...] ?.... Andrò io stesso... Aspetta il mio ritorno... non dire che sono andato fuori... Sentiva di dover fare qualcosa. E quel sentimento, la nettezza della [...]
[...] in quel punto d'esser desto e al sicuro.... Alla pazzia, al suicidio del cugino non era estranea Teresa: egli non sapeva in qual misura, ma era [...]
[...] , per la famiglia, per la gente... E appena giunto in casa dei Radalì, appena entrato nella camera dove il cadavere giaceva per terra, ai piedi di [...]
[...] morto stringeva nel pugno, ne cavò le cinque cartuccie rimaste, e la ripose in mano al cadavere. E al pretore, che saputa la morte del principe [...]
[...] : egli non aveva paura di cadere nelle pazzie degli Uzeda; dei suoi aveva soltanto la ricchezza e la potenza. E l'inganno in cui trascinava la [...]
[...] stettero un mese fra la vita e la morte. Il dolore della madre fu terribile, poichè ella vide nella spaventosa disgrazia la mano di Dio. Quella [...]
[...] morte era stata permessa affinchè ella scorgesse il proprio errore e misurasse la colpa commessa disamando, trascurando, disprezzando quel poveretto [...]
[...] impressionava gli altri per la tragica coincidenza con la prima e più per la sua imprevedibile rapidità, non scotesse la sorella, non le procurasse un [...]
[...] moto di stupore, quasi ella l'avesse prevista. Strappata dal letto di morte del principe, ella solo potè strappare il marito e la suocera dal [...]
[...] cadavere del giovane, ella solo li indusse a lasciar la casa e a ricoverarsi coi bambini dai Francalanza. Vegliò tutta la notte, senza piangere [...]
[...] dei Bianchi il suono del mortorio, ella portò la mano al cuore e cadde. La pietà fu immensa. «Solo il Signore potè darle tanta forza,» dissero i [...]
[...] cadaveri del padre e del cognato!... Veramente, c'era da impazzire!» Donna Ferdinanda, Lucrezia e la marchesa, calmissime, s'alternavano al capezzale [...]
[...] sera, però, faceva portar su il registro aperto al pubblico in portineria. Egli 613 numerava le centinaia di firme disposte in colonna e le [...]
[...] politici. Quelle carte erano il documento e la misura della sua popolarità e del suo credito, poichè grandi e piccoli, noti ed ignoti, tutta la città [...]
[...] , conoscenze, ammiratori d'ogni genere, fautori di tutte le risme, rappresentanti di tutti i partiti e di tutte le clientele sfilavano [...]
[...] continuamente. Tutti insistevano, con un'aria d'occasione, sulla doppia incredibile sciagura; egli si diffondeva un pezzo sulla malattia del padre e [...]
[...] suocera cominciò prima a levarsi; aveva poco più di cinquant'anni, e parve una vecchia decrepita. Teresa dava maggiormente da pensare ai [...]
[...] chiedere alla sorella se aveva bisogno di nulla, la trovò con la madrigna, la duchessa e Michele. Appena egli entrò, si volsero tutti dalla sua [...]
[...] , disse con voce lenta e fioca, come stanca: - Ascolta, Consalvo; siedi un momento.... Abbiamo da parlarti. Egli sedette, aspettando. - Ascolta [...]
[...] all'idea di non aver altro dal padre che la legittima. Piuttosto lo stupiva un poco il magnanimo disinteresse di Teresa, che il cognato e la zia [...]
[...] approvavano. - Una volta o l'altra, - diceva Michele, - bisognava pure parlarne. Io e mia madre approviamo pienamente Teresa; non vogliamo [...]
[...] profittare di quel testamento per portarti via il tuo.... Siamo ricchi abbastanza.... siamo troppo ricchi.... e daremmo.... 615 Girò il capo per [...]
[...] benessere, la felicità di chi restava. Donna Graziella, sotto l'influenza della generosità e del disinteresse di cui tutti davan prova, per non esser [...]
[...] andò migliorando più rapidamente. Un coro di lodi, per quel che aveva fatto, per la nobile rinunzia di cui aveva preso l'iniziativa e che aveva [...]
[...] indotto tutti gli altri ad accettare, si levò da ogni parte. Il vescovo in persona venne a trovarla, appena ella fu in grado di riceverlo; e [...]
[...] mentr'ella gli baciava la mano, piangendo, le disse: «Figlia mia, ho saputo. Sii benedetta ora e sempre, pel bene che fai.» Ella scosse il capo [...]
[...] , mormorando: «Che è questo!...» poi, anche a nome della suocera e del marito, lo pregò di distribuire diecimila lire di elemosine. Già gli altri [...]
[...] prelati avevano ricevuto commissione di far dire messe pel riposo delle anime del principe e del barone. I Radalì avevano già stabilito di lasciare il [...]
[...] recasse. E poichè la prova era più dura alla madre, Teresa andò lei accompagnata dal marito. Salì le scale appoggiata al suo braccio; ma [...]
[...] morto erano tutte chiuse. Il domani partirono per la montagna, dove restarono tutta l'estate e l'autunno. Frattanto Consalvo stabilivasi [...]
[...] desinavano a ore diverse, ciascuno aveva le proprie persone di servizio e la propria carrozza. Si vedevano di tanto in tanto per le necessità [...]
[...] due duchesse erano interamente rimesse in salute: la suocera pareva ancora più vecchia e Teresa era incinta. Tutti gli articoli del contratto [...]
[...] tenute di Gibilfemi e il podere dell'Oleastro, che valevano il doppio. Consalvo, durante le trattative, era andato quasi tutti i giorni dalla sorella [...]
[...] lei. Le nuove chiese della Madonna della Salette e della Mercè, i miracoli di Lourdes e di Valle di Pompei, l'opera dei missionarii erano [...]
[...] salute di Giovannino, della cui pazzia e del cui suicidio ella era stata in parte cagione? Sapeva ella che il giovane s'era ucciso, e non era già [...]
[...] proprie azioni. Io posso soffrire del tuo scetticismo, ma non vengo a rimproverartelo. Così vorrei che tu rispettassi le mie credenze, e se ti [...]
[...] piace di chiamarle così, le mie superstizioni. Ti chiedo troppo? Egli chinò il capo, prima di tutto perchè il ragionamento era giusto, e poi anche [...]
[...] sicura come gli era sembrata il primo giorno, a Roma, durante la sua conversazione con l'onorevole Mazzarini e poi nei principii della [...]
[...] sindacatura. Per l'allargamento del voto e per lo scrutinio di lista, non più le poche centinaia di elettori dello zio potevano mandarlo alla Camera: ce [...]
[...] ne volevano migliaia. E se egli era sicuro della città, non sapeva che assegnamento fare sulle sezioni rurali. 619 Già il vecchio duca [...]
[...] ritirava finalmente in buon ordine, fingeva di rinunziare egli stesso per non patire l'onta d'una disfatta. E mentre Consalvo pensava ai casi suoi [...]
[...] Destra e di Cavour, era sicuro che i nuovi elettori avrebbero dato il gambetto al governo della Riparazione, restaurando il principio moderato. E [...]
[...] pensando mattina e sera a queste cose, lasciava ancora le redini della casa alla moglie, la quale, finendo d'imbrogliare ogni cosa, aspettava [...]
[...] libero, ma gli conveniva evitare un grave pericolo: che, prolungando il suo soggiorno al municipio, il vantaggio ottenuto andasse perduto e si [...]
[...] dell'appalto non aveva fatto buona prova. Egli dichiarò, nelle private conversazioni, che il ritorno alla riscossione diretta era per lui uno sbaglio e che [...]
[...] capisco!...» E la Giunta in corpo andò a trovarlo, mentre la notizia si diffondeva rapidamente per gli ufficii. - Ci spiegherai, - gli disse [...]
[...] esercitare nessuna costrizione, e siccome il vostro modo di vedere è contrario al mio, così, per lasciarvi liberi, me ne vado. - Ma a proposito di che [...]
[...] del sindaco dovessero seguire quelle di tutti gli assessori; ma non sarebbe parsa una diserzione? Non avrebbero dimostrato la loro incapacità e [...]
[...] avvertire: - Calma, di grazia!.... Perchè tradimento?.... Che interesse avrebbe?.... - Come, che interesse?.... - e allora gli cantarono sul muso: - Ma [...]
[...] non capite?.... Non capite che vuol essere deputato, e che ci pianta vedendo pericolar la baracca, ora che ha sfruttato la situazione?.... Ora che [...]
[...] subito, che gli avrebbe ceduto il passo almeno la prima volta, e ad ogni modo poteva forse sospettare un tiro di quel genere, l'imbroglio in cui lo [...]
[...] iniziato alla vita pubblica gli portava via il posto tanto aspettato e gli sparava calci per tutta gratitudine. E il duca? Il duca che gli aveva [...]
[...] ignora che Consalvo è di sinistra!... che appartiene alla Progressista, mentre Vostra Eccellenza... - Pensi ancora alla Destra e alla Sinistra [...]
[...] rivoluzione? Chi può dire che cosa uscirà dalle urne a cui hanno chiamato la plebe? Un vero salto nel buio!... E del resto, a che potrà mai [...]
[...] giovare il mio appoggio? Se mi presentassi io stesso - per giustificarsi, riconosceva finalmente la verità - resterei nella tromba!... E vuoi che [...]
[...] avete?... Calmatevi!... Non capisco... - È vero che presenti la tua candidatura? - Forse, se avrò probabilità di riuscire... - E non sapevi... non [...]
[...] stupore. - Qual posto? Con lo scrutinio di lista non ci sarà più un posto solo, ce ne saranno tre. - E ridi, anche? Mi canzoni, anche? Dopo avermi [...]
[...] preso il posto, a tradimento? Il sorriso scomparve dal viso di Consalvo. - Vi faccio osservare che siete riscaldato e che non riflettete a quel che [...]
[...] che crede... - E tu sei anche libero di piantarci in asso, ora che vedi il baratro spalancato?... - Non c'è baratro. C'è qualche difficoltà da [...]
[...] , gli voltò le spalle e scomparve. 624 Giulente, nell'uscire, non rispose al saluto dei servi, non udì quel che diceva il maestro di casa [...]
[...] . Credettero che fosse impazzito, vedendolo scappar via, acceso in viso, col braccio levato e il pugno chiuso. Parlava solo: «Falsi, bugiardi [...]
[...] d'infami traditori!... 625 - Chi? - Chi? Tuo zio, tuo nipote, i tuoi parenti, quella mala razza, che maledetta sia l'ora e il giorno... Ella lo [...]
[...] guardava sempre come un oggetto strano e ridicolo. Più stupita che sdegnata, interruppe: - Che diavolo dici? - Che dico? Quel che ho da dire [...]
[...] . Afferratala per un braccio, gridò: - È vero?... Hai ragione di dirlo, tu!... Sono un imbecille... E le lasciò correre un ceffone, tremendo, che la colse [...]
[...] nel pieno della guancia e tonò come una schioppettata. A un tratto la lasciò e andò a chiudersi in camera. I servi che avevano visto entrare il [...]
[...] inseguendo qualcuno. Ai servi che le chiedevano ordini rispondeva brevemente, ma non in collera. La guancia le si sgonfiava e sbiancava a poco a poco [...]
[...] ; tratto tratto ella vi portava la nano. - Eccellenza, - vennero a domandarle, - è ora d'apparecchiare? - Aspettate, - rispose; e andò a picchiare [...]
[...] che parevano avessero giurato di schiacciarla e pretendevano accaparrare tutto per loro. Ma non sapeva ancora con chi prendersela. Era proprio [...]
[...] l'aspetto sconvolto di Giulente quand'era rincasato, nè le violenti parole contro Consalvo e il duca l'avevano persuasa; forse egli 627 [...]
[...] !... Chi sa che cosa credono!... D'esser padroni di tutto?...» E ora, mentre Benedetto si sfogava, ella ripeteva: «Hai ragione! Hai ragione [...]
[...] !...» Durante il desinare tacquero entrambi. Giulente assaggiava appena le vivande e lasciava la posata nel piatto. «Ti senti male?... Desideri qualcosa [...]
[...] , Benedetto si alzò. Si sentiva realmente male, tutto sossopra, e andò a letto. Ella l'aiutò a spogliarsi, gli sprimacciò i guanciali, gli preparò il [...]
[...] Costituzionale, in dissoluzione la stessa Progressista, floride e battagliere le società operaie che trovavano finalmente, nel voto, l'arma con la [...]
[...] quale poter scendere in 628 lizza. Mentre, tra la classe borghese, gli antichi moderati, gli ammiratori di Lanza e di Sella erano costretti a [...]
[...] nascondersi, le nuove falangi di elettori parlavano di più grandi libertà, di più radicali riforme, di repubblica e di socialismo. Ma queste parole [...]
[...] vantaggioso era dunque tra i progressisti e i radicali. Consalvo di Francalanza lo prese immediatamente. La sua ascrizione al partito di Sinistra [...]
[...] . Appena andato via dal municipio, aveva cominciato il lavorio fuori città, nelle sezioni rurali. Popolani e contadini si svegliavano laggiù alla [...]
[...] politica; c'erano società operaie, circoli agricoli, casini democratici ordinati e disciplinati, coi quali bisognava venire a patti. I nobili, i [...]
[...] borghesi, i facoltosi furono conquistati subito. Accompagnato da amici e ammiratori spontaneamente offertisi, egli cominciò il giro del collegio. Il [...]
[...] note sopra un taccuino, e lasciava la gente ammaliata dai suoi modi cortesi, sbalordita dalla sua eloquenza e soddisfatta come se egli averse [...]
[...] tra loro, accettava i rinfreschi che gli offrivano, e non un moto dei suoi muscoli 629 rivelava lo spasimo che quelle vicinanze e quei contatti [...]
[...] gravezza delle imposte, e prometteva leggi intese a proteggere l'agricoltura, assicurava lenimenti di tasse, premii, agevolezze di ogni genere. La sua [...]
[...] teoria era quella del progresso, «del progresso che mai non s'arresta....» ma, se vedeva pender dalle pareti i ritratti di Garibaldi e di Mazzini [...]
[...] aveva desiderio di visitare «questo sodalizio tanto benemerito del paese.» Quasi da per tutto egli guadagnava simpatie e accaparrava voti. Il solo [...]
[...] famigliari, le grandi frasi e le promesse convertivano i restii. Molti però recalcitravano; egli otteneva tuttavia l'effetto di metter la scissura [...]
[...] sarei indegno se non avessi da far valere l'immenso affetto per gli operai, i cui miglioramenti, il cui benessere, la cui felicità sono stati e [...]
[...] , rammentatevi che la mia casa è la vostra....» E ancora non si parlava dell'elezione. Esaurito quel primo punto del suo programma, egli passò al secondo [...]
[...] Giulente, restavano, oltre la sua, quattro candidature serie: l'avvocato Vazza, che aveva un'estesissima clientela e si presentava con programma [...]
[...] ; Giardona e Marcenò, radicali. Consalvo si mise in relazione col primo di questi due, che era il più temperato, per un'azione comune. Dal radicalismo [...]
[...] dichiarazioni esplicite: egli s'impegnò a dare il suo voto a tutte le riforme chieste dal partito e sopra tutto alle riforme sociali. Andò a dire in [...]
[...] e il Vazza per formare la triade. Egli voleva mettersi con quest'ultimo, perchè era il più forte; ma Giardona minacciò di mandare tutto a monte [...]
[...] , perchè il Vazza, proclamandosi ambiguamente «liberale,» era il più moderato di tutti e ben visto perfino dalla Curia. Invece, l'alleanza con Lisi [...]
[...] non relegava gli elettori nelle stanzette buie dell'amministrazione, come aveva fatto suo zio; spalancava le nobili Sale Gialla e Rossa, il [...]
[...] , che sedeva sulle poltrone di raso sotto gli sguardi dei Vicerè, si sarebbe fatta tagliare a pezzi per quel candidato che prometteva mari e monti [...]
[...] , il bene generale e quello particolare d'ogni singolo votante. Un perito agrimensore, compose un opuscolo intitolato: Consalvo Uzeda principe di [...]
[...] Francalanza, brevi cenni biografici, e glie lo presentò. Egli lo fece stampare a migliaia di copie e diffondere per tutto il collegio. Il [...]
[...] riso, cento avrebbero creduto a tutto come ad articoli di fede. Un infinito disprezzo di quel gregge lo animava, e un rancore violento contro chi [...]
[...] tentava sbarrargli la via. Perchè, infatti, come l'agitazione cresceva, gli attacchi della Lima divenivano più acri, e una quantità di fogli [...]
[...] , foglietti e bollettini elettorali, sorti per sostenere questa o quella candidatura, o per speculare sulla curiosità che induceva la gente a buttar via [...]
[...] i soldini in carta sporca, lo aggredivano mattina e sera, glie ne dicevano di cotte e di crude. Dinanzi alle persone ne rideva; dentro [...]
[...] sdegno, i moti di corruccio; diceva: «Mi eleggano pel blasone e pei feudi, che importa? Purchè mi eleggano!» E agli intimi che s'arrabbiavano per lui [...]
[...] loro fasto e della loro potenza. Per lui, il buon popolo che si lasciava taglieggiare dai Vicerè era stato pervertito da false dottrine, da [...]
[...] sciocche lusinghe: egli era sicuro che prendendo a quattr'occhi uno di quelli che più vociavano: «libertà ed eguaglianza» e dicendogli: «Se foste al mio [...]
[...] diversi, e il furbo dovendo sempre, in ogni tempo, sotto qualunque regime, mettere in mezzo il semplice, e l'audace prevenire il timido, e il forte [...]
[...] offendere il sentimento dell'uguaglianza umana, non parlava più dei «miei viaggi» e dei «miei feudi», pareva volersi scusare del suo titolo e delle [...]
[...] d'altrettante macchie, d'altrettanti attestati d'indegnità. Ma egli faceva questo a tempo e luogo, dinanzi ai radicali sinceri, ai repubblicani [...]
[...] mente infiammata dall'ansietà della riuscita. Sarebbe riuscito? A momenti ne aveva l'intima e salda certezza; il governo era per lui: Mazzarini [...]
[...] fortissima, molti assicuravano che sarebbe riuscito il primo: raccoglieva adesioni dovunque e i clericali specialmente, senza sostenerne in pubblico la [...]
[...] causa, lavoravano per lui, sott'acqua, ma con efficacia grandissima. Era stato un vero sbaglio rinunziare a quest'alleanza e preferir Lisi; per [...]
[...] , dovrebbe sostener Benedetto, che è stato sempre moderato e perciò più vicino ai clericali! E mi meraviglio più di te, che non vuoi spendere una [...]
[...] parola per tuo zio!... Ma gli parlerò io! Ho lingua, e posso parlar da me! Se tutti abbandonano Benedetto, ci sono qua io! Io non l'abbandonerò! Ho lui [...]
[...] ! 635 Contenendo le risa, Consalvo entrò. Appena lo vide, Lucrezia levossi. - Ti saluto, ho da fare, - disse alla nipote; e senza guardarlo [...]
[...] , quasi non l'avesse scorto, ma calcando la voce, e passandogli dinanzi gonfia e impettita, ripetè: - Riderà bene chi riderà l'ultimo! Consalvo si [...]
[...] pietosa indulgenza. - È già una fortuna che tu non le dia ragione! Voleva che per begli occhi di suo marito io rinunziassi all'avvenire? E adesso, tutt'a [...]
[...] un tratto, arde d'affetto per questo marito prima vilipeso?... Teresa non rispose; fece solo un gesto di sovrano compatimento. - E che voleva da [...]
[...] te? Ti parlava dell'elezione? - Sì. - Voleva il tuo voto, ah! ah! - No, credeva che io potessi giovarle. - E che le hai risposto? - Che non posso [...]
[...] nulla. - E per me? - soggiunse rapidamente Consalvo. - Per nessuno, fratello mio!... Io non mi occupo di queste cose. - Ma i tuoi Monsignori [...]
[...] contadinella, - proseguì, - che vive in una casupola, col padre e la madre, nelle campagne di Belpasso. È stata sempre religiosissima, ma da [...]
[...] stimmate di Nostro Signore; ella esala un odore d'incenso soavissimo e dalle sue labbra.... - Questi li chiami segni della Grazia? Sono fenomeni [...]
[...] nostri?...» Ma non era venuto per questo. - Delle elezioni, dunque, non parlate? - No. Sono quistioni che io non capisco; e poi, la Chiesa non [...]
[...] - Il Santo Padre ha ordinato che i cattolici non vadano alle urne come partito.... - Ah!... Dunque sai che c'è distinzione fra partito ordinato e [...]
[...] cittadini spiccioli? - Non è difficile intenderlo. - Va bene, va bene!... E come singoli cittadini, i cattolici che fanno? - Appoggiano, talvolta [...]
[...] .» Ma Consalvo, che faceva l'ingenuo, replicò: - Chi crede, a che cosa? - Prima di tutto agli eterni principii di verità. - E poi? - Al trionfo [...]
[...] benissimo!... - riprese, con tono diverso. - Il trionfo della Chiesa!... Ma su chi deve trionfare, sentiamo? - Sopra i suoi nemici e i suoi persecutori [...]
[...] : - È inutile che tu la prenda su questo tono. Presto o tardi il diritto legittimo trionferà. - Come? Quando? Dove? Ella alzò il capo e socchiuse [...]
[...] gli occhi, quasi ispirandosi. - Nascerà, - disse, - un gran Monarca, dalla 638 diretta progenitura di San Luigi di Francia, e si chiamerà [...]
[...] Carlo. Egli farà dell'Europa sette regni, e rimetterà il Santo Padre sulla cattedra di Pietro.... Questa volta Consalvo non riuscì a frenare le risa [...]
[...] . - Ah! Ah! Ah!... S'ha da chiamare proprio Carlo? E perchè non Filippo, Ignazio, Epaminonda?... Ma dove diavolo peschi simili fandonie? - Che [...]
[...] t'è venuta questa qui? Dove hai saputo che accadranno tutte queste belle cose? Ella stese il braccio verso una scansietta piena di libri e vi prese [...]
[...] un volumetto legato con pelle nera e dorato sui tagli. Consalvo lesse sul frontespizio: «L'Europa liberata ovvero Trionfo della Chiesa di G. C. su [...]
[...] tutte le usurpazioni e tutte le eresie. Eco dei Profeti e dei SS. Padri....» A un tratto volse il capo, udendo il cameriere che annunziava, dalla [...]
[...] ... - fece il principe, alzandosi. Il prete s'alzò e s'inchinò una seconda volta. Teresa gli chiese permesso e accompagnò il fratello. - Dunque? - insistè [...]
[...] . - Bisogna giurare fedeltà a Carlo, al Gran Monarca?... Non c'è altro scampo?... Ma se ancora ha da venire?... Basta, arrivederci!... E [...]
[...] , tutti!... Egli solo si stimava savio, forte, prudente, immune dal vizio ereditario, padrone e giudice di sè stesso e degli altri... E apparso [...]
[...] sulla Gazzetta ufficiale il decreto che chiudeva la sessione, egli si buttò a capo fitto nella lotta. Giorno e notte la sua casa parve trasformata [...]
[...] in una piazza, in un pubblico mercato, dove i delegati discesi dalle sezioni rurali e gli elettori cittadini andavano e venivano, discutendo [...]
[...] , rimorchiavano lassù, adescati dal marsala e dai sigari, dalla curiosità di entrare nel palazzo dei Vicerè, gonfii dell'importanza a cui erano [...]
[...] , accoglieva tutta quella gente con un «grazie dell'adesione!» dava del lei sopra e sotto; essi andavano via incantati, accesi d'entusiasmo [...]
[...] , protestando: «E lo dicevano superbo! Un signore tanto alla mano!...» Una sera, facendo il giro delle sale, Consalvo vide una faccia nuova, rassomigliava [...]
[...] tuttavia... a chi?... A Baldassarre, il suo antico maestro di casa! Ma i favoriti erano scomparsi, e invece sulle labbra già sbarbate dell'ex [...]
[...] si guardava intorno ed ascoltava con la gravità dell'antico maestro di casa, era più serio e decorativo di tanti altri; un sindaco di provincia [...]
[...] che gli stava fianco gli disse: - Da noi la riuscita è assicurata. E qui, professore, come vanno le cose? 641 - Eccellente! - fece [...]
[...] vittoria è nostra! - Accetto di cuore l'augurio cortese. E Baldassarre, dimenticato il torto che gli aveva fatto il principe defunto, si fece in [...]
[...] istruzioni, gli dava a sua volta consigli; e il padrone e il servo erano scomparsi, sedevano a fianco alla stessa tavola, il principe passava la [...]
[...] carta e la penna all'antico creato, si davano del lei come due diplomatici stipulanti un trattato. La lotta diveniva frattanto più aspra. Consalvo [...]
[...] aveva fatto fare certe aperture ai capi clericali, ma costoro avevano risposto che la sua alleanza con Lisi e Giardona rendeva impossibile [...]
[...] asso tutte le opere non finite, ridurre tutte le spese; e la sollevazione era generale contro di lui per l'odiosità delle imposte, la gretteria [...]
[...] , però, la discussione si fece brutta fra quelli che stavano dalla sua e gli oppositori che davano al principe del Rabagas, del gesuita e del [...]
[...] traditore. Dalle parole vennero ai fatti, volarono sedie e bottiglie, luccicarono i coltelli, gravi minaccie furono pronunziate. Allora Consalvo si [...]
[...] rivolse agli antichi compagni di bagordo, alla gente con la quale aveva fatto vita, un tempo, nelle taverne e nelle case di tolleranza: ceffi [...]
[...] comitato: un presidente, vecchio magistrato a riposo, ben visto da tutti i partiti e perciò messo a quel posto da Consalvo; poi sei vice-presidenti [...]
[...] piazza, aveva, coi suoi archi, le colonne e le terrazze, una cert'aria di anfiteatro; era l'ambiente più vasto, più nobile, più adatto alla [...]
[...] grandezza dell'avvenimento. E poi Consalvo, da cui veniva la scelta, aveva una sua idea. Egli andò a dirigere personalmente l'addobbo. Ma intanto che [...]
[...] i tappezzi lavoravano a disporre trofei di bandiere e festoni d'ellera e tende e ritratti, il principe si guardava intorno con un senso di stupore [...]
[...] , sorpreso a un tratto dalle memorie della fanciullezza. L'enorme e nobile monastero, la signorile dimora dei Padri gaudenti, l'aristocratico [...]
[...] collegio della gioventù era irriconoscibile. Scomparsi i corridoi che s'allungavano a perdita d'occhio, chiusi da muri e da cancelli, convertiti in [...]
[...] sale e gabinetti scolastici; il refettorio trasformato in salone di disegno 644 dell'Istituto Tecnico, ingombro di cavalletti, ornato di stampe [...]
[...] e di gessi; il Coro di notte pieno d'attrezzi nautici; al posto dei grandi quadri, sugli usci delle camere, cartelli con l'iscrizione: Prima classe [...]
[...] , Direzione, Presidenza. Già, nel cortile, i magazzini trasformati in caserme. Le generazioni di soldati e di studenti succedutesi dal [...]
[...] Sessantasei avevano devastato i chiostri, rotto i sedili, infrante le balaustrate; i muri erano pieni di figure e di motti osceni, e i calamai lanciati come [...]
[...] sarebbe tornato un giorno a San Nicola per discorrervi dell'eguaglianza sociale e del pensiero laico!... No, egli non poteva assuefarsi a quest'ideale [...]
[...] Noviziato, e non la trovava. Forse dove stava scritto Gabinetto di fisica. Un custode, facendogli da guida, narrava le magnificenze del convento [...]
[...] , le feste sontuose, l'abbondanza dei conviti, la nobiltà dei Padri, e rammaricavasi mostrando le rovine presenti. «Qui stavano i novizii, tutti figli [...]
[...] dei primi baroni: bei tempi! Adesso ci vengono i figli dei ciabattini!» Il prestigio della nobiltà e della ricchezza era dunque veramente [...]
[...] contraddirlo! E quand'anche?... Frattanto i preparativi si venivano compiendo; la domenica del comizio tutto fu pronto. L'aspetto della palestra [...]
[...] era grandioso. Due mila seggiole erano disposte in bell'ordine nell'arena, e restava tuttavia spazio libero per gli spettatori in piedi. Il lato [...]
[...] meridionale del portico, riservato alla presidenza ed alle associazioni, conteneva una gran tavola circondata di poltrone e fiancheggiata da [...]
[...] tavolini per la stampa e gli stenografi. Gli altri tre lati erano per gl'invitati : autorità, signore, rappresentanze varie. Tutta la terrazza, come [...]
[...] bandiere abbracciavano le colonne, ed in mezzo a ciascun trofeo spiccava un ritratto: a destra e a sinistra della balaustrata da cui avrebbe parlato il [...]
[...] candidato, Umberto e Garibaldi; poi Mazzini e Vittorio Emanuele; poi Margherita e Cairoli; e così tutto in giro Amedeo, Bixio, Cavour, Crispi [...]
[...] , Lamarmora, Rattazzi, Bertani, Cialdini, la famiglia sabauda e la garibaldina, la monarchia e la repubblica, la Destra e la Sinistra. Fin dalle [...]
[...] appuntata al petto. Giù, nel cortile esterno, si riunivano le società attorno alle bandiere e ai labari, per ricevere il candidato e [...]
[...] accompagnarlo alla palestra. Tre bande arrivarono una dopo l'altra, coi sodalizii più numerosi, tirandosi dietro una folla di curiosi; e il brusìo saliva [...]
[...] autunnale; pennacchi e bandiere ondeggiavano al vento; i cartelloni multicolori vestivano a festa i muri del monastero. Baldassarre, in redingote [...]
[...] e cappello alto, con una coccarda grande come una ruota di mulino, andava e veniva, sudato, sbuffante, come ventotto anni addietro, quando [...]
[...] ordinava l'aristocratico cerimoniale dei funerali della vecchia principessa. Ma allora egli era servo stipendiato, e adesso libero cittadino che [...]
[...] degli invitati?... Ma alle undici e mezzo la resistenza fu impossibile: dato ordine ai suoi dipendenti di difendere almeno i posti riservati [...]
[...] , lasciò aprire la terrazza e l'arena. In un attimo l'onda umana vi si rovesciò. Era ancora la folla anonima, il popolo minuto; ma a poco per volta [...]
[...] cominciavano a venire le persone di riguardo, signori e signore eleganti, dinanzi alle cui carrozze s'apriva l'altra folla rimasta nel cortile esterno [...]
[...] : «Il ricevimento si fa nella palestra, non nel cortile! Volete darmi lezioni?...» E mise le bande al posto opportuno, ordinando: «Marcia reale ed [...]
[...] e cavare gli orologi. Scoccava già mezzogiorno, il campanone di San Nicola dava i primi tocchi, quando venne da lontano un sordo clamore. «È qui [...]
[...] , è qui... Arriva... ci siamo!...» S'udivano adesso distintamente le grida: «Viva Francalanza!... Viva il nostro deputato!...» e scoppii d'applausi [...]
[...] della marcia reale mentre apparivano le prime bandiere, e un urlo formidabile, un vero uragano d'applausi, di evviva, di grida confuse scoppiò nel [...]
[...] , nell'arena, vincendo la resistenza dei primi occupanti; ma tuttavia migliaia di mani applaudivano, sventolavano fazzoletti e cappelli; le signore [...]
[...] , in piedi sulle seggiole, salutavano coi ventagli e gli ombrellini, formavano gruppi pittoreschi sul fondo scuro della gran folla mascolina; e [...]
[...] sulle tegole. Qua e là, piccoli gruppi di avversarii o d'indifferenti restavano silenziosi, ma dall'alto 648 sembrava che tutta quella moltitudine [...]
[...] avesse una sola bocca per urlare, due sole braccia per applaudire. «Uno... due... due e mezzo... tre minuti...» alcuni contavano, con gli orologi [...]
[...] in mano, e si vedeva gente con le lacrime agli occhi, dalla commozione; molti perdevano la voce: stanchi di sventolare i fazzoletti, se li legavano [...]
[...] ai colli rossi e sudati. «Basta... basta...» diceva Consalvo, a bassa voce, con un senso di vera paura dinanzi a quel mare urlante, e Baldassarre [...]
[...] , da lontano, non potendo attraversare il muro vivente che lo serrava tutt'intorno, faceva segni disperati alla musica; e finalmente i sonatori [...]
[...] destra e a sinistra, e sorrideva, sicuro di sè, gonfio il cuore di fiducia superba. La musica cessò nuovamente, la folla si chetò, le bandiere [...]
[...] e i segretarii tirarono fuori dalle cartelle i loro fogli. Uno di essi sorse in piedi, e in mezzo al silenzio generale cominciò con voce stridula [...]
[...] dei miei amici vi ha indotto a credere che io possegga le doti dell'oratore, 649 e vi ha qui adunati con la promessa che udrete un vero e [...]
[...] infiamma il mio cuore, che ritorna a voi altrettanto viva e gagliarda e sincera quale viene dai vostri cuori a me. (Applausi prolungati). Ma [...]
[...] questa restituzione è troppo poca cosa e non vale a sdebitarmi: tutta la mia vita dedicata al vostro servigio sarà bastevole appena. (Applausi [...]
[...] giardino! Da quel giorno, la rivelazione di quel cuore vasto e generoso, dove la forza leonina s'accoppiava alla gentilezza soave.... (Scroscio di [...]
[...] spirito di Lui, che fu a ragione chiamato il Cavaliere dell'umanità....» Gli stenografi smisero di scrivere, tale uragano d'applausi e grida si [...]
[...] scatenò. Urlavano: «Viva Francalanza!... Viva Garibaldi!... Viva il nostro deputato!...» e le parole del principe si perdevano nel clamore universale [...]
[...] , vedevasi solamente la bocca che s'apriva e chiudeva come masticando, il braccio che gestiva rotondamente per finire l'aneddoto: la confusione tra [...]
[...] Menotti Garibaldi e il padre, la sostituzione di sè stesso al morto cugino... «Silenzio!... Parla ancora!... Viva Garibaldi!... Viva il principino [...]
[...] , si terse la fronte imperlata di sudore. Concittadini, - riprese quando fu ristabilita la calma, - io sono giovane d'anni, e la vita potrà [...]
[...] apprendermi molte cose e dimostrarmi la fallacia di molte altre, e darmi quell'esperienza, quel senno maturo che ancora forse non ho; ma quali che [...]
[...] sieno le vicende e le prove che l'avvenire mi serba, una cosa posso affermare fin da questo momento, sicuro che per volger d'anni o per mutar di [...]
[...] gioia, si gonfia di giusta superbia nel contemplare il meritato orizzonte (Ovazione generale e prolungata). Cittadini! Io non voglio turbare la [...]
[...] della propria, visto e considerato che quando veniamo al mondo non ci chiedono il nostro parere.... (Ilarità fragorosa). Io sono responsabile [...]
[...] della mia vita; e la mia vita è stata tutta spesa in un'opera di redenzione: redenzione dai pregiudizii sociali e politici, redenzione morale e [...]
[...] intellettuale; e nulla è valso ad arrestar quest'opera: nè le facili seduzioni, nè le derisioni ironiche, nè i sospetti ingiuriosi; nè, più gravi al mio [...]
[...] rinunziare a questa fede; essa mi è tanto più cara e preziosa, quanto più mi costa.... (Scoppio di battimani fragoroso e prolungato. Grida di: Viva [...]
[...] , ma esclamava: «Ma che avvocato! Non ci sono avvocati capaci di parlare così!...» E le signore, animatissime, godevano come allo spettacolo [...]
[...] , scambiavano osservazioni sull'arte e sulla persona del principe quasi fosse un primo attore recitante la sua parte. - Ma voi, concittadini, - riprese egli [...]
[...] tutte le particolari quistioni riflettenti l'orientamento politico, l'ordinamento delle amministrazioni pubbliche, il regime economico e via dicendo [...]
[...] pertanto la formazione, e seguirò le sorti di quel partito che ci darà la libertà con l'ordine all'interno e la pace col rispetto all'estero (Benissimo [...]
[...] che restringerà le spese folli e largheggerà nelle produttive (Vivissimi applausi), di quel partito che non presumerà colmare le casse dello Stato [...]
[...] , vuotando le tasche dei singoli cittadini (Ilarità generale, applausi), di quel partito che proteggerà la Chiesa in quanto potere spirituale, e la [...]
[...] generali a questo passaggio, e qualche colpo di tosse partito da un angolo fece voltare molte teste. - Voi mi direte, - proseguiva però [...]
[...] l'oratore, - che questo programma è troppo vasto ed eclettico; perchè, come dice un proverbio, è impossibile avere ad un tempo la botte piena e la moglie [...]
[...] , rappresenterebbe una ricchezza inutile, e tanto varrebbe che contenesse acqua o un altro fluido qualunque; ma quanto ad avere anche la moglie ubbriaca [...]
[...] , sarebbe in verità troppa grazia: me ne appello a tutti i mariti. (Scoppio d'ilarità clamorosa, battimani vivi e replicati.) Bisogna prendere dalla [...]
[...] le aspirazioni per fonderle e armonizzarle: essa è necessariamente regolata sull'esperienza del passato, ma non deve nè può tarpar l'ali [...]
[...] all'avvenire! (Ovazione.) Pertanto, invidiabili e invidiate sono le nostre istituzioni, che mediante un prudente equilibrio tra i due rami del Parlamento [...]
[...] e il potere esecutivo, permettono che ci s'avvicini alla suprema conciliazione. Ma, come tutte le cose umane, queste istituzioni non sono [...]
[...] perfette, bensì perfettibili, e a tal opera di continuo miglioramento io dedicherò tutte le mie forze, scevro come sono e da paure e da feticismi. Lo [...]
[...] Statuto può e dove essere migliorato. Questa necessità è intesa da tutti: dal popolo che reclama intera la sua sovranità, al re che riconosce la [...]
[...] sua dal popolo. (Approvazioni.) Per nostra fortuna, popolo e re sono oggi in Italia tutt'uno (Applausi) e la monarchia 654 democratica di [...]
[...] Casa Savoia spiega e legittima i sentimenti democraticamente monarchici degli Italiani. (Benissimo!) Fin quando sederanno sul trono principi [...]
[...] leali e re galantuomini, il dissidio sarà impossibile, la nostra fortuna sicura! (Scroscio di applausi prolungati, grida di: Viva il re!... Viva [...]
[...] l'Italia!... La voce dell'oratore è coperta dai battimani.) Ma poichè l'assetto della sovranità popolare e il benessere delle classi laboriose debbono [...]
[...] che suona: the right man in the right place. Ma essi dimenticano che questa citazione è una spada a due tagli, e che allorquando il Parlamento [...]
[...] s'impancò a critico, e il celebre Voltaire, seccato da tanta presunzione, gli disse: «Mastro Andrea, fate piuttosto parrucche.» (Ilarità). Ma se [...]
[...] si fosse trattato di dover fare parrucche, e Voltaire avesse voluto dire la sua, mastro Andrea avrebbe potuto rispondere al celebre poeta: «Signor [...]
[...] !... - mormorarono qua e là gli avversarii, gli studenti; ma voci crucciate ingiunsero; «Silenzio!» mentre l'oratore, prese le mosse da Adamo ed Eva e da [...]
[...] Caino ed Abele, galoppava per la Babilonia, l'Egitto, la Grecia e Roma, saltava a pie' pari il medio-evo, piombava nell'Ottantanove, si arrestava [...]
[...] , dichiarato che i problemi sociali «sono nodi gordiani che nessuna spada dove tagliare, ma che l'amoroso studio e l'industre pazienza possono sciogliere [...]
[...] ....» Sfilavano tutti gli uomini di Stato passati e presenti, entravano in ballo Machiavelli, Gladstone, Campanella, Macaulay, Bacone da Verulamio [...]
[...] tradimento di Tunisi! «No, non è stata la Francia di Magenta a Solferino; è stata la Francia di Brenno e di Carlo VIII!...» L'uditorio si scosse un [...]
[...] Uniti d'Europa. «Però, come ottimamente disse Camillo Benso,» la pace andava cercata nelle fide alleanze e nei forti battaglioni (Benissimo [...]
[...] ). «Ferve la lotta tra i sostenitori delle grandi navi e delle piccole: io credo che le une e le altre siano necessarie all'odierna guerra marittima [...]
[...] ) stabilite le nostre colonie in Africa e forse anche in Oceania (Benissimo!) noi ricostituiremo l'Impero romano! (Ovazione). - Quivi sospiri, pianti [...]
[...] ....» Prima di tutto occorreva riformare il sistema tributario. «Paul Leroy Beaulieu dice.... Secondo l'opinione dello illustre Smith....» Citazioni e cifre [...]
[...] !» e Baldassarre non si dava pace, vedendo l'ineducazione del pubblico. «Amministrazione della giustizia.... giustizia nell'amministrazione [...]
[...] , «riforma postale e telegrafica, legislazione dei telefoni; non bisogna neppure dimenticare l'idra della burocrazia...» Adesso si vedevano larghi vuoti [...]
[...] nell'arena e nei portici, specialmente nelle terrazze dove il sole arrostiva i cranii. «Ma questo non è un programma elettorale, è un discorso [...]
[...] tanto il segnale degli applausi, incorava i fedeli anch'essi accasciati e vinti; si disperava vedendo passare inosservate le bellissime cose [...]
[...] dette dall'oratore. Questi parlava da un'ora e mezza, era tutto in sudore, la sua voce s'arrochiva, il braccio destro infranto dal continuo gestire [...]
[...] si rifiutava oramai al suo ufficio. Egli continuava tuttavia, deciso ad andare sino in fondo, nonostante la stanchezza propria e del pubblico [...]
[...] uscì rauca e fioca dalla strozza; non ne poteva più, ma era alla perorazione. - Queste ed altre riforme io vagheggio, non credo tuttavia di dover [...]
[...] , quelle iniziative che credono giuste e feconde (Benissimo). Il nostro motto sia; Fiat lux! (Applausi). Luce di scienza, di civiltà, di progresso [...]
[...] di Dante divinò, e che i nostri padri ci diedero a costo di sangue (Vivissimi applausi). La nostra patria è anche quest'isola benedetta dal sole [...]
[...] , dov'ebbe culla il dolce stil novo e donde partirono gloriose iniziative (Nuovi applausi). La nostra patria è finalmente questa cara e bella città [...]
[...] dove noi tutti formiamo come una sola famiglia (Acclamazioni). Dicesi che i deputati rappresentano la Nazione e non i singoli collegi. Ma in che [...]
[...] riguardanti la Sicilia, questo collegio, la mia città natale e tutti i singoli miei concittadini (Grande acclamazione). Grato a voi tutti [...]
[...] l'Italia!) Viva il re! (Generali e fragorosi battimani). Viva la libertà! (Tutto il pubblico in piedi applaude e acclama. Si sventolano i fazzoletti [...]
[...] brillante, lo commoveva come un attor tragico, si sgolava come un ciarlatano per vendere la sua pomata. E mentre la marcia reale, intonata per ordine di [...]
[...] primo. Il suo comitato oramai era tutta la città, tutto il collegio, elettori e non elettori. I cartelloni con la scritta: Votate pel Principe di [...]
[...] . Erano venuti i rappresentanti di Giardona e Lisi, per concretare la lista degli uffici elettorali; frattanto si preparavano a partire coloro cui [...]
[...] carrozze per le sezioni lontane. E il domani, costituiti gli uffici, cominciata la votazione, insieme con la notizia della vittoria del principe [...]
[...] entrare in casa dell'avvocato, verso le undici...» e sostenevano che lì si fosse complottato il tradimento, l'accordo coi clericali, l'abbandono [...]
[...] gli ultimi telegrammi e gli ultimi messi con le cifre definitive, non vi fu più dubbio: egli era il primo con 6043 voti; veniva dopo Vazza con 5989 [...]
[...] addosso a tutte le persone, guarito interamente, come per incanto, dalla manìa dell'isolamento e dei contagi, nella pazza gioia del magnifico trionfo [...]
[...] . E quando una grande fiaccolata, un'immensa dimostrazione con musiche e bandiere, venne ad acclamarlo freneticamente, egli si fece al balcone [...]
[...] , traspariva da tutti i suoi atti e da tutte le sue parole, nonostante lo studio per contenerla. Stanco di veder gente, per assaporare altrimenti il [...]
[...] proprio trionfo pensò di far visita ai parenti. Cominciò dal duca, che veramente stava male, con gli ottanta anni d'intrighi e di cupide mene sulle [...]
[...] d'Italia tutto è andato benissimo? Pareva dovesse cascare il mondo, e i radicali sono appena qualche dozzina. Anche la Destra ha guadagnato [...]
[...] sarebbe stato, tanto più presto avrebbe conquistato il suo posto alla capitale. E la specie di freddezza che gli dimostrava il duca non lo inquietava [...]
[...] tuttavia, e trovò la vecchia duchessa con Padre Gentile. - Teresa è andata a Belpasso a visitare la Serva di Dio.... sai bene, quella contadinella [...]
[...] della duchessa, - disse compuntamente il Padre gesuita - spiega e legittima questa eccezione. Consalvo credè di dover chinare un poco il capo, in [...]
[...] atto di ringraziamento, come per una cortesia detta a stesso. - E quando tornerà? - Stasera, certo. - Monsignore, - continuava a spiegare il [...]
[...] dell'onorevole di Francalanza, dell'uomo nuovo che egli voleva essere. E arrivando in casa della vecchia, in quella casa dov'era venuto tante volte [...]
[...] sconfessati, l'inno alla libertà e alla democrazia, il palazzo Francalanza invaso dalla folla dei 664 mascalzoni, Baldassarre ammesso alla tavola del [...]
[...] principe che prima aveva servito: Lucrezia le aveva narrato ogni cosa, per vendicarsi, per ruinare Consalvo, per portargli via l'eredità. E donna [...]
[...] Ferdinanda aveva sentito rimescolarsi il vecchio sangue degli Uzeda, dallo sdegno, dall'ira; ma adesso era ammalata, l'egoismo della vecchiaia e [...]
[...] dell'infermità temperava i suoi bollori. E Consalvo veniva a trovarla; dunque s'umiliava, le dava questa soddisfazione negatale per tanto tempo. Poi [...]
[...] , nonostante le apostasie e i vituperii, egli era tuttavia il principe di Francalanza, il capo della casa, il suo protetto d'una volta.... «Lascialo [...]
[...] entrare....» Egli le andò incontro premurosamente, si chinò sul lettuccio di ferro, quello di tant'anni addietro, e domandò: - Zia, come sta? Ella [...]
[...] finì con uno scrocchio giallastro. - Ha la tosse e non prende nulla! Le porterò io certe pastiglie che sono davvero miracolose. Mi promette di [...]
[...] Non ebbe risposta. Pure continuò a parlare, comprendendo che alla vecchia doveva far piacere udir chiacchiere e notizie, vedersi qualcuno vicino [...]
[...] . - Io, col rispetto dovuto, non ne credo niente. È forse peccato? Lo stesso San Tommaso volle vedere e toccare, prima di credere.... ed era santo [...]
[...] !... Ma francamente, certe storie!... Teresa adesso è infatuata.... Basta, ciascuno ha da vedersela con la propria coscienza.... E la zia Lucrezia [...]
[...] non scegliamo il tempo nel quale veniamo al mondo; lo troviamo com'è, e com'è dobbiamo accettarlo. Del resto, se è vero che oggi non si sta molto [...]
[...] memoria; ma egli disse allora una cosa che m'è parsa e mi pare molto giusta.... Un tempo la potenza della nostra famiglia veniva dai re; ora viene dal [...]
[...] stinchi di santo. E un uomo solo che tiene nelle proprie mani le redini del mondo e si considera investito d'un potere divino e d'ogni suo capriccio [...]
[...] fa legge, è più difficile da guadagnare e da serbar propizio che non il gregge umano, numeroso ma per natura servile.... E poi, e poi il mutamento è [...]
[...] che dice il Mugnòs del Vicerè Lopez Ximenes, che dovette offrire trentamila scudi al re Ferdinando per restare al proprio posto.... e ci rimise i [...]
[...] denari! In verità, aveva ragione Salomone quando diceva che non c'è niente di nuovo sotto il sole! Tutti si lagnano della corruzione presente e [...]
[...] muoveva, pensò che forse s'era assopita e che egli parlava al muro. S'alzò, quindi, per vedere: donna Ferdinanda aveva gli occhi spalancati. Egli [...]
[...] continuò, passeggiando per la camera: - La storia è una monotona ripetizione; gli uomini sono stati, sono e saranno sempre gli stessi. Le condizioni [...]
[...] esteriori mutano; certo, tra la Sicilia prima del Sessanta, ancora quasi feudale, e questa d'oggi pare ci sia un abisso; ma la differenza è tutta [...]
[...] Francalanza. Il prestigio della nobiltà non è e non può essere spento. Ora che tutti parlano di democrazia, sa qual è il libro più cercato alla [...]
[...] maneggiarlo, ne hanno sciupato tre volte la legatura! E consideri un poco: prima, ad esser nobile, uno godeva grandi prerogative, privilegi, immunità [...]
[...] , esenzioni di molta importanza. Adesso, se tutto questo è finito, se la nobiltà è una cosa puramente ideale e nondimeno tutti la cercano, non vuol forse [...]
[...] dire che il suo valore e il suo prestigio sono cresciuti?... In politica, Vostra Eccellenza ha serbato fede ai Borboni, - e questo suo sentimento è [...]
[...] 668 un altro discorso, il vero, la confutazione di quello tenuto dinanzi alla canaglia, e la vecchia stava ad ascoltarlo, senza più tossire [...]
[...] , soggiogata dall'eloquenza del nipote, divertita e quasi cullata da quella recitazione enfatica e teatrale. - Si rammenta Vostra Eccellenza le letture [...]
[...] del Mugnòs?... - continuava Consalvo. - Orbene, imaginiamo che quello storico sia ancora in vita, e voglia mettere a giorno il suo Teatro [...]
[...] genologico al capitolo: Della Famiglia Uzeda. Che cosa direbbe? Direbbe press'a poco: «Don Gaspare Vzeda - egli pronunziò f la s e v la u - fu promosso ai [...]
[...] egli deputato al Nazional Parlamento di Torino, Fiorenza e Roma, et ultimamente dal re don Umberto have stato sublimato con singolar dispaccio al [...]
[...] Giacomo, ora hanno la commenda della Corona d'Italia. È una cosa diversa, ma non per colpa loro! E Vostra Eccellenza li giudica degeneri! Scusi, perchè [...]
[...] ? La vecchia non rispose. - Fisicamente, sì; il nostro sangue è impoverito; eppure ciò non impedisce a molti dei nostri di arrivare sani e vegeti [...]
[...] Sconza, cioè Guasta!... Io e mio padre non siamo andati d'accordo, ed egli mi diseredò; ma il vicerè Ximenes imprigionò suo figlio, lo fece [...]
[...] condannare a morte.... Vostra Eccellenza vede che per qualche riguardo è bene che i tempi siano mutati!... E rammenti la fellonia dei figli di Artale III [...]
[...] . Noi siamo troppo volubili e troppo cocciuti ad un tempo. Guardiamo la zia Chiara, prima capace di morire piuttosto che di sposare il marchese, poi [...]
[...] disprezzò come un servo e adesso è tutta una cosa con lui, fino al punto di far la guerra a me e da spingerlo al ridicolo del fiasco elettorale! Guardiamo [...]
[...] povero Giovannino; e adesso va ad inginocchiarsi tutti i giorni nella cappella della Beata Ximena, dove arde la lampada accesa per la salute del [...]
[...] povero cugino! E la Beata Ximena che cosa fu, se non una divina cocciuta? Io stesso, il giorno che mi proposi di mutar vita, non vissi se non per [...]
[...] prepararmi alla nuova. Ma la storia della nostra famiglia è piena di simili conversioni repentine, di simili oscillazioni nel bene e nel male.... Io [...]
[...] CONTESSA LARA Storie d'amore e di dolore Milano, 1893. CASA EDITRICE GALLI DI C. CHIESA E F. GUINDANI Galleria Vittorio Emanuele, 17-80 [...]
[...] . PROPRIETÀ LETTERARIA Stab. Tip. Ditta E. Trevisini, Via Larga, 13. ILEOTIFO I. Il giardino, un piccolo quadrato di pochi metri, era ingombro di [...]
[...] rachitici e nani: le cicorie spigate ombravano i cespugli, formati rasente il suolo dalle fogliuzze a cuore delle viole, qualche stelo di vainiglia [...]
[...] s'allungava pallido fra i gerani dalle ciocche contadinesche: 2 i folti gelsomini della notte, pianta comune e resistente, e le canne d'Asia ibride [...]
[...] , cariche di foglione smisurate, sembravano messi lì per ironia di confronto tra la lussureggiante vegetazione orientale e la meschina [...]
[...] piccoli orti, da' quali facevan capolino i mazzetti rosei di qualche oleandro, e la chioma a fini frastagli d'una acacia: breve sfondo circoscritto [...]
[...] da un gran casamento, butterato di finestre e di terrazzini, fra' quali eran tése lunghe e multicolori ghirlande di panni lavati. Tale l'interna [...]
[...] a specchio eguale al cassettone, un tavolino, delle sedie e un'unica poltrona: tutta roba senza carattere, senza valore, senza ricordi, dove la [...]
[...] polvere e l'attrizione non fanno che aggiungere un'ombra alla naturale volgarità de' colori e delle forme. Quest'ambiente non sembrò fare alcuna [...]
[...] più ripugnanti, forse perchè v'era capitata di sera. La sua superiora, come al solito, rapidamente e sotto voce, ma in tono risoluto, le aveva [...]
[...] dato l'indirizzo d'una strada e d'una casa, 4 senza nominar nessuno. C'era da far delle nottate a un infermo: ecco tutto quel che sapeva suor [...]
[...] persone di famiglia; ma devote e calme, quali sanno prodigarle l'umili sorelle della carità. E, ascoltata con gravità dolce ogni indicazione della [...]
[...] la chiamava il dovere. A pena mise piede nell'ingresso della casa mobiliata, una zaffata d'acido fenico le riempì le nari e la gola; ma era un [...]
[...] odore che non le faceva nausea: lo respirava quasi sempre. 5 Un soldato di marina, alto e muscoloso, con le spalle quadrate d'un atleta, scalzo [...]
[...] come a bordo, per non far rumore, aprì la porta alla monaca e la fece entrare, senza profferir parola. La stanza era immersa in una mezz'ombra [...]
[...] selvagge, lance, aste, zagaglie, era appoggiato e proiettava su le pareti i profili della mobilia, neri, bizzarri, enormi. La suora girò [...]
[...] , con medicine e 6 cordiali, e si sparpagliavano cartine di polveri biancastre mezzo aperte. Osservò tutto attentamente, e più a lungo d'ogni [...]
[...] cosa un piccolo termometro clinico che segnava quaranta gradi e nove. Strinse le labbra ed inarcò le ciglia. Il marinaio le stava rispettosamente [...]
[...] avanti il collo taurino, che usciva nudo dal risvolto del bavero di tela turchiniccia, e teneva le braccia accosto ai fianchi, come in attesa di [...]
[...] doloroso, quasi infantile; tentò invano di rivoltarsi, e con uno scoppio di voce soffocata, gridò: - Pronti a virare! - poi di lì a un poco [...]
[...] - Contro braccia a prora! - e ancora: - Ammaina le gabbie! - Delirava sognando certo una burrasca; e cominciò a smaniare. A questo rumore accorse la [...]
[...] padrona di casa, una donna tozza, dalle anche e dal petto colossali, dal viso tondo e schiacciato di cui, per allora, quella mezz'ombra velava la [...]
[...] tinta giallastra e i segni del vaiolo. Di bello e di ancor giovanile non aveva altro che gli occhi grandi, lucenti, mobilissimi: due occhi [...]
[...] proprio meridionali, che girava, socchiudeva, alzava, abbassava senza tregua, accompagnando, con questo gioco espressivo e con la fitta mimica [...]
[...] poteva, un diluvio di notizie confuse e non richieste addosso all'infermiera, che ascoltava, in piedi, contentando l'altra, ogni tanto, d'un cenno [...]
[...] ? insomma per là giù lontano; e io non ebbi difficoltà ad accettarlo. Non l'avessi mai fatto! Non perchè mi rincresca d'usar dei riguardi [...]
[...] .... Arrivò bianco come un cencio di bucato, con gli occhi 9 stralunati. Che cosa avesse, Dio lo sa. Basta; la disgrazia è toccata a me, e da una [...]
[...] settimana in casa mia non c'è più pace, nè giorno, nè notte. Io mi sono prestata quanto ho potuto; ma anch'io ho i miei interessi, e il sonno mi [...]
[...] mandata dal ministro, cioè dal capo sezione; e difatti era venuto un fratello del malato, un pezzo d'uomo biondo; ma anche lui pare che avesse molti [...]
[...] affari, poveretto, perchè subito era ritornato via, promettendo di venire a pena poteva, e raccomandava che avesse avuto cura del malato lei [...]
[...] , la signora Carmela. Ma, intanto, come far così sola? Come poteva rimediare a ogni cosa? - 10 E concluse: - Non ostante quest'apparenza grassa, in [...]
[...] realtà sono assai delicata; guai, se mi strapazzo un po' più del solito! Mi pigliano certi dolori nervosi da non resistere; e nella mattinata [...]
[...] proprio il cuore. Così buono! Ma con certi malacci c'è poco da scherzare!... E dopo un'infinità d'altre ciarle del genere, la signora Carmela [...]
[...] invitò la suora a passar di là, se aveva bisogno di cenare, e a non far complimenti, se non voleva proprio che se ne avesse a male, come d'una [...]
[...] bicchier d'acqua. - - O perchè? - mormorò la schiattona. - La regola - disse, con un breve sorriso e senza altra spiegazione, la monaca. Poi con una [...]
[...] certa insistenza nella voce umile, soggiunse: - Lei, signora, vada, vada pure a letto, e non abbia alcuna pena: col malato ci sto io, ora [...]
[...] responsabilità; e fino a tanto che non guarisca... o non muoia, mi appartiene. - Dopo un'ultima scarica di frasi, d'occhiate, di gesti, la padrona di [...]
[...] la cui catena d'oro, larga e corta, serpeggiava su 'l cassettone, 12 s'accostò alla lampada, preparò con la punta delle dita affusolate una [...]
[...] presa d'antipirina dentro l'ostia nel cavo del cucchiaio, poi venne verso il capezzale, e passando il braccio sinistro sotto il primo cuscino del [...]
[...] vaga e dilatata su quella ignota figura di donna, così prona sopra di lui da sfiorargli quasi il viso col petto. Tutti e due si fissarono per un [...]
[...] momento: lei vide ch'egli era giovane e bello: lui, forse, non capì nulla, e subito riserrò gli occhi. Piano piano, suor Istituta aveva ritirato [...]
[...] il braccio; accomodò le coltri, le rincalzò ai lati; quindi parve dileguarsi tra l'ombre alte e nere che il lume proiettava dirimpetto [...]
[...] bocca. Anche l'ordinanza, il cui profilo ampio e svelto si disegnava diritto, poco discosto dal letticciuolo, se ne stava affatto immobile: tranne [...]
[...] con la mano destra che agitava blandemente, in misura, una fogliona ovale di palmizio, a mo' di ventaglio, su 'l viso cocente del malato; e dalla [...]
[...] simpatico. Letterina sua.... Manda.... odor di fiori — e gridò — Mi fa male.... male! Mi si spezza la testa.... Oh, felicità! Mia creatura! Amor [...]
[...] mio! Qui, qui — e stendeva le braccia tremanti come a chiamar qualcuno su 'l suo petto. Suor Istituta rimase a mezzo d'un'avemaria, che quasi [...]
[...] subito riprese a recitare. - Oh, guarda.... gli albatri.... su l'acqua.... Par che dormano.... E sospirò: - Dormire!... — quasi che l'idea del sonno [...]
[...] rosario; 15 il marinaro seguitava a sventolare: tutti e due dolcemente, tacitamente, errando chi sa dove col pensiero. Il malato a momenti s'assopiva [...]
[...] , a momenti vaneggiava, ricordando con frasi incoerenti e tronche qualcuno de' paesi da lui visitati ne' lontani viaggi, e un suo amore, che [...]
[...] , forse, più della febbre gli bruciava il cuore e le carni, fatto com'era di delicata tenerezza e di desiderii brutali: un vero amore da uomo di [...]
[...] mare, dalla duplice natura piena di sogni fantastici propri del suo pellegrinaggio tra cielo e acqua, e di sensualità selvagge aguzzate dalle [...]
[...] astinenze di bordo. Così per queste tre persone tanto diverse di paese, d'indole e di destino, riunite lì quasi al buio, nella medesima stanzuccia [...]
[...] di meraviglia, su la mano alabastrina e sottile che gli porgeva quel refrigerio; e quando ebbe finito di bere, alzò gli occhi su la donna. Di [...]
[...] nuovo i loro sguardi s'incontrarono e rimasero immobili qualche momento. Albeggiava. Una luce d'un chiaro bigiognolo penetrava ormai nella camera [...]
[...] , dove le ombre erano scomparse, e la lampada s'affievoliva, 17 gettando a pena a canto a sè un riflesso giallastro su le lame delle lance e [...]
[...] delle zagaglie aggruppate nell'angolo. Suor Istituta appariva più bianca della sua cornetta; e nel volto emaciato spiccavan vie più bruni i [...]
[...] profondi cerchi delle occhiaie e la frangia delle lunghe ciglia color nocciòla. Un'ondata di sangue arrossò invece leggermente le guance color di [...]
[...] meno, era quasi sempre oltre i quaranta gradi, non ostante i rimedi del medico curante e d'altri dottori chiamati ogni giorno a consulto: così [...]
[...] che le forze e la vitalità dell'infermo 18 si consumavano, scemavano ogni ora, come divorate da un inesorabile fuoco interno. Durante lunghe [...]
[...] prostrazioni, egli restava con mezzo aperte le palpebre violacee, dal cui spiraglio si vedeva l'occhio vitreo e torbo, con dischiuse le labbra [...]
[...] gonfie e scure, dentro cui appariva tutta nera la sega dei denti: un sudor gommoso gli attaccava a ciocche compatte i capelli scomposti su la [...]
[...] fronte e su le tempie; le braccia ingiallite ed inerti gli pendevan fuori del lenzuolo; e in quelle ore l'ordinanza, dopo averlo inutilmente [...]
[...] chiamato pian piano, dopo avergli posata una sua mano callosa su 'l cuore, spinto da un subitaneo terrore, avvicinava la sua larga bocca fresca e rossa [...]
[...] . Erano ormai parecchi giorni da che suor Istituta vegliava a quel capezzale, udendo a tratto a tratto la bella voce vibrata e profonda [...]
[...] dell'ufficiale favellar di cose a lei affatto sconosciute: certe cose che le mettevano strani fremiti nelle membra verginali e abbarbaglianti miraggi [...]
[...] pendeva a un tempo estatica e sgomenta. Egli ricordava dèi d'oro e d'argento con lunghe corna e innumerevoli braccia; giardini 20 dove le piante [...]
[...] avean forme di belve dagli occhi di porcellana enormi e rotondi: gli occhi di queste bestie vegetali buttavan fuoco; le braccia di questi [...]
[...] spaventevoli idoli s'agitavano minacciose nel vuoto; e femmine vestite di bianco e di scarlatto, e sacerdoti gialli, con abiti disegnati a draghi, con [...]
[...] lunghi i capelli come code di cavalli, danzavan lenti, al ritmo di musiche vaghe, tristi, insistenti, un ballo grave e monotono.... Chi potevano [...]
[...] essere quegli dèi? Spiriti infernali, di sicuro; e suor Istituta, vie più stringeva fra le dita convulse gli acini della sua corona, con un senso [...]
[...] di superstiziosa paura, affrettandosi a balbettar avemarie, quasi scongiuri contro il demonio, che parea la tentasse; e si raccomandava, si [...]
[...] raccomandava a tutti i santi più potenti del paradiso cristiano, a fine d'esser liberata dalle immagini mostruose e curiose che ormai le [...]
[...] s'affacciavano notte e 21 giorno al pensiero. Viveva così tranquilla prima, nella cerchia semplice e ristretta delle idee e de' sentimenti che l'avevan [...]
[...] consacrata a Dio! Rivolta in disparte, per non farsi vedere, si faceva ogni momento de' piccoli e rapidi segni di croce, per cacciare via le [...]
[...] visioni malsane. Invano! E più d'ogni immagine favolosa e ignota, s'affacciava al pensiero della suora la figura d'una donna, giovane al pari di lei [...]
[...] , ma da lei quanto dissimile! Quella era elegante e bionda, ora tutta sorriso, ora tutta fierezza; il suo corpo carnoso, ma snello, modellavasi [...]
[...] piccolo piede entro quella misera camera ingombra di medicinali e di perfidi miasmi; ma in tanto la monaca sentiva quegli occhi d'una tinta [...]
[...] specchio dell'armadio, su la stessa poltrona bassa e nascosta dov'ella pregava e sognava, dovunque; ma, più che in ogni altro luogo, a quel [...]
[...] il capo, come chi ormai si rassegna a non più lottare con una forza invincibile; e uscendo aveva pronunziata la solita frase sacramentale, il più [...]
[...] cornice nerastra degli occhi e della bocca gli s'era ancora allargata, prendendo una tinta intensa di fumo; non si lagnava più, tanta era la [...]
[...] forza depressiva del male, nè più inghiottiva: e ogni cucchiaio di liquido ghiaccio o di vin generoso, messogli fra le labbra dall'ordinanza [...]
[...] , gli colava da un angolo della bocca su la guancia, e andava giù a bagnar il cuscino. Ritta in mezzo alla camera, con le mani giunte e le dita [...]
[...] intrecciate, suor Istituta era rimasta come pietrificata. Dal piccolo giardino veniva per la finestra socchiusa un'aria afosa e snervante; s'udiva a [...]
[...] con note lente e tenute. Suor Istituta si scosse, come còlta da una ispirazione. - Facciamogli fare un bagno! - diss'ella al soldato. Il marinaro [...]
[...] e due corsero di là dalla signora Carmela, a prendere una grande tinozza di zinco, in disuso da un pezzo, e la trascinarono nella stanza del [...]
[...] versarsi a dosso meno acqua che poteva, a poco a poco la sua gonnelluccia azzurro cupa fu intrisa, e le s'appiccicava dinanzi modellandole le [...]
[...] . Quando il bagno fu pronto, la suora e l'ordinanza sollevarono adagio adagio dal letto, dove giaceva sprofondato, il povero ufficiale che, quasi [...]
[...] fuori de' sensi, abbandonavasi, dinoccolato e plumbeo come un cadavere. 26 Era interamente nudo. Le linee di quel corpo, mirabili quando era sano e [...]
[...] , le tibie emergevano disegnando l'ossatura sotto l'epidermide d'un candor giallognolo di cera, picchiolata qua e là di chiazzette rosse; ma [...]
[...] tanto un ordine breve, un consiglio sottovoce, a deporre l'infermo nell'acqua; e soltanto quando gli ebbe adagiata la testa cadente sur un cuscino [...]
[...] appeso da capo alla tinozza, pensò a tirare a sè un asciugamano 27 buttato lì accosto sopra una sedia e, pudicamente, come una delle tre donne [...]
[...] del Calvario, l'appuntò sui fianchi del giovane; poi s'inginocchiò vicino a lui, e tenendo la propria mano nel bagno, ne regolava i gradi del [...]
[...] calore. Egli, appena immerso lì dentro, si sentì correre un fremito dai capelli ai piedi; aprì gli occhi semispenti, già vischiosi, e guardò [...]
[...] le labbra nere dell'infelice; un «sì» più debole d'un respiro gli alitò su la bocca.... In tanto, la febbre era scemata come per incantesimo, e [...]
[...] , tranquilla e cadenzata, raccontò per filo e per segno l'operazione del bagno al professore, concludendo col dire: - È stato un miracolo. - L'uomo [...]
[...] della scienza tornò a esaminare l'epidermide dell'ufficiale; ascoltò la respirazione di lui, un po' grossa, ma regolare; e dopo ch'ebbe scritta [...]
[...] d'atonia per ore e ore, con le pupille vitree fisse dinanzi a sè nel vuoto, con le braccia abbandonate lungo il corpo su le coltri, mentre le mani [...]
[...] magre e ceree a tratto a tratto gli si contraevano con brevi moti convulsi. In queste ore egli prendeva macchinalmente qualunque cosa gli si [...]
[...] mettesse in bocca; in altre, invece, era lui che, con un fil di voce rauca e malinconica, chiedeva da mangiare, sempre da mangiare. - È allupato [...]
[...] ! - esclamava la grossa padrona di casa strabuzzando gli occhi. E allora suor Istituta, sorridendo, doveva frenare con 30 parole ragionevoli [...]
[...] sorridere, anche lui, d'un sorriso smorto. - Sono molto cattivo, eh, lo dica lei! - chiedeva egli alla monaca, qualche rara volta che aveva forza e [...]
[...] Signore ogni patimento, farlo per mortificazione... e allora si sopporta tutto volentieri... In piedi, accanto al capezzale, ella pronunziava [...]
[...] queste frasi d'umiltà e di rassegnazione un po' rapidamente, a mezza voce, come ripetendo a sé stessa una giaculatoria, che fosse il ritornello [...]
[...] obbligato della sua esistenza. Soltanto una volta scoppiò in una risatina infantile, 31 quando il tenente, in tono corrucciato e confidenziale, le [...]
[...] mostravasi più nervoso e irascibile; a segno che in certi momenti trattava quasi con egual severità il suo soldato e l'infermiera. In vece, certe sere [...]
[...] , quando aveva molto dormito in giornata, di quel sonno riparatore delle forze ch'è tanto necessario a chi esce da una grave e penosa malattia [...]
[...] , egli si sedeva su 'l letto, con una pila di cuscini dietro le spalle, e raccontava lentamente qualche episodio marinaresco occorsi a lui o a [...]
[...] qualche suo compagno, evocando genti e paesi lontani dall'aspetto singolare e dagli usi mal noti. E allora quelle immagini che prima, durante il suo [...]
[...] suora, a poco a poco si delineavano nitide e si fissavano nella mente di lei, ormai avida di novità, formate, colorite e chi sa quanto abbellite [...]
[...] chiamata e bramata nella crisi del male. A suor Istituta, che sedeva, immota, accanto al suo letto, egli non parlava d'idoli orrendi; ma ora soleva [...]
[...] molteplici cupole che proiettavan lievi ombre azzurrognole, e da quella pagoda, vaporosa come un sogno, emanava un profumo soprannaturale; una [...]
[...] quiete solenne e dolcissima era intorno. Dalle 33 porte aperte del chimerico tempio si scorgevano ardere, sospese alla vôlta, tutta trafori [...]
[...] , lampade d'oro massiccio in forma d'uccelli e di pesci; in fondo s'ergevano schiere d'idoli circondati di simboli ignoti, a' cui piedi era sparsa [...]
[...] una folta fiorita di gelsomini e di tuberose senza stelo... O ricordava un'isoletta sotto un'ampia cupola di palmizi dal tronco sottile, come [...]
[...] scolpito a bassorilievo. Là giù, le fronde a mazzi cresputi s'alzano come pennacchi o si piegano ondulando con languido ritmo alla brezza marina. E [...]
[...] l'esterno del padiglione vegetale, e con la zona sterminata delle acque che la fasciano tutta d'un azzurro di turchese. Un sera, minacciava un [...]
[...] temporale. L'aria, di calda ma elastica, s'era fatta pesante e afosa; 34 sbuffi di libeccio, come uscenti da una fornace, frusciavano con violenza [...]
[...] tra le fronde agitate del giardino, sconquassavano i rami e ingolfavansi dalla finestra nella stanza, gonfiando le cortine come vele [...]
[...] , sparpagliando su'l pavimento i fogli che s'ammucchiavan su la tavola, sbattendo gli usci tra sibili e mugolii lugubri e frementi. Il tenente era stato molta [...]
[...] fatta ogni cosa preparata per lui; e finì col bestemmiare come un ossesso, perchè nel versarsi ei medesimo da bere, s'era rovesciato un po' di vino [...]
[...] su 'l lenzuolo. Suor Istituta andava e veniva per la camera, servendolo senza far motto, con gli occhi più persistentemente chini al suolo [...]
[...] , con le labbra serrate, come una bimba che si fa forza per trattenere il pianto. 35 Il soldato, svelto e ubbidiente, correva, sempre scalzo, dove [...]
[...] , quando la sera fu scesa, il temporale estivo scoppiò in tutta la sua rumorosa violenza. Lampi e tuoni si succedevano senza interruzione [...]
[...] , illuminando le cose d'una luce fulva e sinistra, e facendo oscillar cupamente la stanza del malato, come egli aveva tante volte sentita oscillare la sua [...]
[...] , e mugghiò un tuono che parve una cannonata sparata lì accosto... Con un piccolo grido e un involontario balzo a dietro, suor Istituta, colta di [...]
[...] terrore, erasi buttata presso il letto dell'infermo. Questi diede in una di quelle risate spontanee, giovanili 37 e sane, che certo non lo [...]
[...] rallegravano da un pezzo, e la sua mano cercò la manina gelata e tremula della monaca. - Che c'è? Ha paura? - esclamò egli in tono canzonatorio; e [...]
[...] di voce dolcissima. Il malato la guardava fisso, come attratto verso di lei da un fascino nuovo e singolare. Perchè mai era così bianca, quasi [...]
[...] ?... - La suora mise un altro piccolo grido, come quando lo scoppio della tempesta l'aveva spaurita, ma più soffocato e come interno; si fece il tempo [...]
[...] stesso un segno di croce, svincolando la sua mano dalla mano virile che la premeva, corse a riaccender la candela e a chiudere le invetriate [...]
[...] tremava più; s'era vinta. 39 - Non doveva esser pallida; era l'effetto dei baleni; e tremava soltanto perchè aveva paura dei tuoni - fece tra [...]
[...] giorno ch'egli s'alzava dal letto. Aveva fatto un grande sforzo di volontà, non ostante che la buona nutrizione e le cure costanti, infinite [...]
[...] , della monaca e del soldato, lo avessero felicemente portato assai oltre nella convalescenza. L'aria, ormai non più cocente, ma tiepida e piacevole [...]
[...] in una cornice, un singolare 40 contrasto di toni verdi, e mandava un odor grato di terra umida e di piante rinfrescate. Di là dal muro del [...]
[...] recinto, i casamenti vicini sciorinavano, al solito, lunghe ghirlande di panni lavati e s'animavano di voci e di risa: da ch'era vicina l'ora del [...]
[...] desinare. Il malato fissava tutto con la meraviglia di chi tornasse alla nostra vita e riprendesse coscienza delle cose, dopo un soggiorno nell'aer [...]
[...] vano e buio d'un altro mondo, dove nulla avesse visto di preciso, ma di cui gli restasse una estrema, dolorosa spossatezza. Suor Istituta e [...]
[...] l'ordinanza lo guardavano senza osare infastidirlo e stancarlo con domande. Ogni tanto l'infermiera gli porgeva un cucchiaio di marsala, ch'egli [...]
[...] la seconda interrogazione, che una figura femminile, alta e giovane, era comparsa su la porta di camera. Un lungo velo bigio, come un vapor di [...]
[...] piedi e correndo a buttarsi al collo della signora. - Come stai? Come ti senti? - chiese ella con un sorriso più leggiadro che commosso. 42 Ei la [...]
[...] vita, angelo! Se tu sapessi come t'amo!.. - Ma avvedendosi d'improvviso che la suora di carità e il soldato di marina stavan lì attoniti [...]
[...] a capo basso, in silenzio; e, quando furono fuori della stanza, i loro sguardi pieni d'una tristezza indicibile, s'incontrarono, come forse [...]
[...] s'incontrarono i desiderii delle loro anime semplici: l'una evocante l'immenso oceano e le sue tempeste; l'altra il piccolo chiostro tutto silenzio [...]
[...] architettonico - fosse molto grande e soleggiato, la portineria, situata su 'l cortile, era angusta e quasi buia: un'unica stanza, il cui uscio a vetri [...]
[...] rimaneva sempre aperto, lasciando intravedere un tavolinuccio dov'era posata una macchinetta da cucire, di quelle a mano, le meno costose, e [...]
[...] accanto al tavolino una seggiola di paglia. In un angolo, dove neppur giungeva quel po' di luce incerta e quel tanto d'aria proveniente dalla [...]
[...] , raffigurata con sette spade confitte nel cuore. Ogni tanto, da qualche finestra del casamento, una femmina vociava forte: - Lucia! Lucia! - e appariva [...]
[...] comandavano volentieri, perch'era di buone maniere, amante della fatica e sollecita nello sbrigar le faccende; poi sapevano che aveva gran bisogno di [...]
[...] buscarsi qualche soldo, bastandole a pena le quindici lire mensili che le passava il padrone dello stabile, a comprare il pane per sè e per i [...]
[...] suoi bimbi, tutti e tre piccini come le dita. 47 A rivestire quegli innocenti ci pensavano le famiglie del secondo e del terzo piano, che di [...]
[...] creature proprie ne avevano una nidiata; e grembiuletti e scarpine non mancavan quasi mai ai bimbi di Lucia per andar puliti alle scuole comunali e [...]
[...] gran drogheria, i cui numerosi clienti all'ingrosso non lesinavan la mancia a chi portava loro il genere; e di sera ei s'industriava anche a sonar [...]
[...] quell'inutile consiglio era dato senza convinzione; e a punto perchè c'eran di mezzo tre creature, si strapazzava seguitando il doppio mestiere, con [...]
[...] : non aveva più fiato per il clarino; il suo cuore, allora, ebbe uno schianto; e si può dire ch'ei si sentisse più afflitto, 49 più finito di [...]
[...] panno scuro, liso, è vero, al colletto e a' gomiti, a forza d'aver servito, ma ancora decente, e se non altro da galantuomo libero, diceva il [...]
[...] osservare i filari della platea, che si popolavano a mano a mano di visi aspettanti, tutti rivolti verso la parte dov'era lui, e i palchi che [...]
[...] s'aprivano per lasciar apparire su 'l dinanzi tante figure sorridenti di donne da' cappellini guarniti di fiori e di penne, tutta gente 50 venuta [...]
[...] attesa che il maestro concertatore desse il segnale d'attaccare le prime battute, e provava qualche nota, qualche breve volata su 'l clarino [...]
[...] , con una sensazione geniale d'intimo benessere. Non esistevan più lo zucchero e il caffè, nè le latte del petrolio, nè i pacchi delle stearine; in [...]
[...] quelle ore egli era un artista. La prima sera che rimase a casa, in portineria, passeggiò su e giù, giù e su, un pezzo, dal paravento al camino [...]
[...] sostituito era, secondo lui, un buono a nulla, senza sentimento, senza passione... Bella figura ci avrebbe fatta! Maledetta la tosse! E la tosse [...]
[...] addio all'arte; e trascinò per dell'altro tempo la fatica della drogheria. Ma le gambe gli tremavano sotto; ansimava a far le scale; soffriva dei [...]
[...] dolori acuti alla spina dorsale, incurvata sotto gli involti che gli parevan di piombo; un sudor ghiaccio gl'inumidiva la fronte e la nuca [...]
[...] te lo aver a male, Peppe, ma tu hai bisogno di riguardi, e il servizio del mio negozio non fa più per te. - Il facchino si levava il berretto e [...]
[...] si grattava la testa, non osando rispondere, a fin di trattenere un colpo di tosse che avrebbe annientata ogni sua denegazione: e faceva uno 52 [...]
[...] ch'era determinato di non più tenerlo. Quel tisico, oltre a non servirlo ora come prima, gli faceva pena e disgusto insieme; gli metteva il [...]
[...] malumore a dosso con quella faccia pallida dal naso affilato, gli orecchi cerei, come allungati, e le occhiaie livide; con quell'avanzo di voce rauca [...]
[...] e cavernosa, a scatti. - Mi rincresce, Peppe - disse il droghiere - ma così la non può durare. Più qua, col tempo, non dico di no, se tu starai [...]
[...] labbra al principale. Il facchino fissava, con occhi spersi, quella figura volgare e bonaria traboccante di salute, piantata lì, con le mani [...]
[...] poderose nelle tasche, dinanzi a lui, scheletro affannato; e una semplice domanda d'una logica crudele e stringente fu la risposta: - Bastano [...]
[...] ... E poi non ti metto mica in istrada, io, che diamine! T'aiuterò, non dubitare... L'essenziale è che tu non ti strapazzi più come ora. - Peppe [...]
[...] lunghi, sempre più rapidi, e s'alzò di botto dalla bilancia, per seguire il principale, che gli doveva dare la mesata intera, e anche una piccola [...]
[...] leggera nuvola di rimorso. Ma quando il facchino, con un foglio rosso 55 da cento lire stretto nella mano madida e tremante, passò oltre la soglia [...]
[...] del negozio, dopo essersi ancora voltato a salutare e a guardar tutti e tutto, impiegati, banco e merci accatastate, presago che quelle persone [...]
[...] e quelle cose ei non le avrebbe rivedute più, il mercante tirò un fiato lungo, come chi si leva di dosso un gran peso. Peppe, strascicato che si [...]
[...] portineria, crebbero ogni giorno. 56 Peppe passava ore e ore immobile e muto sur una seggiola, con le spalle avvolte in un vecchio scialle della [...]
[...] moglie, col cappello calato su 'l viso esangue, con lo scaldino in mezzo alle gambe; teneva i gomiti puntellati alle ginocchia e i pugni serrati su [...]
[...] gli occhi. Che cosa gli frullasse per il capo in quelle giornate eterne, nelle quali soltanto la tosse, a colpi più duri e sconquassanti, gli [...]
[...] loro della roba qua e là nelle botteghe vicine, o anche in cortile a lavar bucati. Non cantava più la Lucia, s'intende. Non si udiva altro che [...]
[...] la tosse del tisico, il rumore 57 dell'acqua cadente rumorosamente dalla cannella aperta e l'urto de' panni fradici, sciacquati e battuti su la [...]
[...] , ridevano, si bisticciavano fra loro. Alla Marietta, che aveva sei anni, petulante e pronta a piagnucolare, come tutte le femmine, per un nonnulla [...]
[...] cerini vuota o qualcosa di simile, con cui ella faceva i balocchi, per cominciare litigi e querimonie, interrotte soltanto dall'autorità del fratello [...]
[...] maggiore, Santino, che con la sua vocina d'angelo serio, faceva intender ragione a tutti e due, e spiegava loro come dovessero star zitti e [...]
[...] cheti perchè il babbo stava male, e la mamma aveva da fare, e c'era bisogno di 58 pace in casa: poi avrebbero mangiato tutti, più tardi, un po [...]
[...] per capello; e con quel po' di fiato che gli restava ancora, vociava raucamente, strozzato, con gli occhi fuori del capo, maledicendo la vita e [...]
[...] la famiglia, bestemmiando Dio e la Madonna, come un dannato. Un sospiro lungo, represso, usciva dal petto affaticato della Lucia, povero petto su [...]
[...] 'l quale, non ostante i suoi robusti trentacinque anni, non c'era quasi più avanzo delle solide curve femminili d'un tempo; e la donna, pia [...]
[...] , non per pratiche di chiesa - chè non aveva agio di consacrarvisi - ma per quel bisogno innato 59 ne' deboli e negli afflitti, segnatamente fra le [...]
[...] donne popolane dabbene, sollevava il pensiero a quell'Addolorata, la cui immagine stava presente nel suo tugurio, e la pregava in cuor suo di [...]
[...] , guarirle da un giorno all'altro, non c'era da pensarci. Il povero Peppe era nè più nè meno d'una lucerna cui manchi l'olio. E pure, chi sa? Dio può [...]
[...] tutto. Soltanto quando uno è proprio morto e seppellito, non c'è più rimedio. Badava, dunque, a chiedere la grazia, una grazia vaga. e [...]
[...] indefinita come le sue speranze di bene... E il marito la rimbrottava di continuo: la materassa non era stata abbastanza battuta; il brodo era troppo [...]
[...] lacrime e rimproveri con uno sforzo fisico della gola, violento, penoso, come se trangugiasse una pallottola che la soffocasse; o rispondeva con [...]
[...] mitezza, a mezza voce, non già per iscusarsi col malato, ma per dargli ragione, per dirgli che ci voleva pazienza, e altre buone parole [...]
[...] sale nel brodo, perchè ormai il palato non gli diceva più il vero; e se gli mancava l'aria, voleva dir che i polmoni gli funzionavano male; e se il [...]
[...] non gliela voleva fare la grazia! Non che non glie la volesse fare: troppo è misericordiosa la Vergine! Ma lei, si vede, non la meritava! 61 E [...]
[...] . Allora la Lucia, facendo, come si suol dire, un passo avanti e due a dietro, fu costretta a ricorrere parecchie volte al droghiere, per [...]
[...] subalterno galantuomo: nulla più. Queste erano state, con qualche lira, le manifestazioni di simpatia e di compatimento ottenute dalla [...]
[...] sventurata in quelle sue visite; poi dei segni di noia, dei gesti bruschi, quasi nessuna parola, e de' soldi di rame: un'elemosina; tanto che l'ultima [...]
[...] volta, dopo aver aspettato un pezzo di parlare 63 al principale, che il ministro del negozio, i commessi e i facchini, con tono fra sguaiato e [...]
[...] via a scoppiare in singhiozzi su la strada; si mise a camminare rasente i muri per non cadere e si coprì il viso con la pezzuola colorata, già [...]
[...] fradicia di lacrime ghiacce. In questo tempo Peppe si voltava e rivoltava tra i ruvidi lenzuoli, smaniando. Ogni momento batteva un cucchiaino [...]
[...] verso la rimboccatura, o messi degli altri stracci su' piedi. E Santino, con buon garbo, giudiziosamente come uno grande, rendeva al povero padre [...]
[...] inaspettata. l'infermo aveva, secondo il consueto, chiamato il fanciullo presso di sè: - Dammi... Dammi... - E accennava vagamente qualcosa [...]
[...] specie di rantoloso ruggito, e diede, più forte che potè, un pugno su le coltri. Il ragazzetto guardavasi qua e là da torno incerto, spaventato [...]
[...] ; non capiva che cosa si volesse da lui. Finalmente il tisico raccolse un po' di fiato e urlò selvaggiamente: - Il... clarino!... - guardando fisso [...]
[...] , e dopo non pochi sforzi, afferrato il clarino, lo portò all'infermo. Questi lo prese fra le mani scarne che gli 66 tremavano per la debolezza [...]
[...] e per la commozione, lo contemplò un pezzo, rifacendo in cuor suo tutta la storia del suo umile ideale; con grande fatica, piano piano, lo [...]
[...] sollevò e, appressandoselo alle labbra, parve tentare di svegliarne qualche flebile nota... Ma la lena gli mancava; lo strumento rimase muto; e [...]
[...] l'artista moribondo, raccolta quanta energia gli restava, con uno sforzo supremo diede una spinta al clarino: e mentre quello ruzzolava giù dal [...]
[...] letto, fracassandosi in terra, egli nascose il viso spettrale nel cuscino e pianse, l'ultima volta. La sera gli somministrarono l'estrema unzione [...]
[...] ; e verso l'alba spirò, senza aver pronunciato altre parole. Dopo che Peppe fu andato a riposar sotto terra, nel campo comune, la sua famigliuola [...]
[...] ebbe come un inconscio sollievo. Il padrone dello stabile aveva fatto ripulire la portineria, 67 e dare a dirittura tre mani di bianco alla [...]
[...] cappa del camino, che non voleva venir netta nè pure quando l'ebbero scrostata: di modo che la stanzetta pareva anche più ariosa e più chiara. La [...]
[...] materassa del letto era stata ribattuta; rifoderato il coltrone, ch'era tutto macchiato di unto e di medicinali; e la Lucia aveva ripreso a [...]
[...] cucir di bianco. Al mattino, quando ella avea rassettata la sua casetta e fatto anche qualche servizio nel casamento, si sedeva al tavolino, e il [...]
[...] tic-tac fitto fitto della macchina risonava per ore, senza interruzione. Alle tre tornavano i bambini dalla scuola; e nel cortile principiava il [...]
[...] baccano: massime quando scendevan pure i ragazzi del secondo e del terzo piano, che a tempo del malato avevano avuto la proibizione di metterci [...]
[...] corda stessa e nella destra una canna a cui era annodato un nastro simulante la frusta, guidava; e lì, trottate, scalmanate a più non posso, fra [...]
[...] grida e incitamenti del cocchiere e urlacci de' cavalli scappanti. In tanto un gruppo di maschietti più piccoli giocava a palla, con la [...]
[...] angolo, quattro o cinque femminucce giravano in torno, tenendosi per mano, e cantando certi ritornelli puerili dalle rime senza significato, che [...]
[...] quasi tutti noi ricordiamo con maggior compiacimento via via che gli anni trascorrono. Ci voleva, dopo, del buono e del bello a far rincasare [...]
[...] tutti que' diavoletti scatenati; e molte volte non bastavano i berci e le minacce delle serve e delle mamme. L'Adele 69 poi, quella servona [...]
[...] tarchiata e bruna dei Lantoni, nativa del circondario di Firenze; la quale (lo diceva anche la sua signora) aveva d'oro il cuore e di bronzo la voce, ci [...]
[...] , fra quel branco di ragazzi, non avesse bisogno di sgridate per istar cheto e fare quel tanto di lezioncine richieste dalla scuola. Appoggiato [...]
[...] sottovoce, prima di vergarle, le cifre delle facili moltiplicazioni e sottrazioni, o la sentenza da copiarsi con la 70 più accurata calligrafia [...]
[...] . Sembrava che in quei momenti il fanciullo non udisse lo schiamazzo de' compagni in torno a lui; e quando quella pettegola della Marietta entrava [...]
[...] persuaderci, che le creature buone e intelligenti non sono destinate al nostro mondo tristo. Oltre a essere ubbidiente, Santino era anche di una [...]
[...] certa utilità a sua madre. Parecchie spesucce correva già a farle lui; e bisognava vedere come gli tornavano sempre i conti. 71 Poi sapeva [...]
[...] spazzar bene la stanza, cansando pianino il paravento; sapeva accendere il fuoco e mettere a scaldar l'acqua in pentola. Ma quel che più consolava la [...]
[...] lui per lei: una tenerezza dimostrata dal fanciullo più che altro ne' momenti in cui restavano soli, loro due. Quante sere, quando la Marietta e [...]
[...] Checco erano profondamente addormentati, una da capo e l'altro da piedi del letto, e nella camera s'udiva soltanto il loro respiro regolare [...]
[...] , soffio ritmico e leggero, Santino metteva le braccia al collo della madre, le appoggiava la testolina su la spalla, e zitto, senza darle baci [...]
[...] , mente era sano; e Santino, serio, prometteva a sua madre di lavorare anche più del babbo, quando sarebbe stato grande; voleva scegliere un [...]
[...] mestiere che gli facesse portare a casa tanti soldi, tanti da comprar sempre il pane, il carbone, l'olio... Dopo ciò, madre e figlio andavano [...]
[...] il cómpito, s'interruppe più d'una volta per chinare il capo su la carta, e quando sua madre gli scodellò la minestra di 73 fagioli, non potè [...]
[...] la spalliera della seggiola e mentre gli altri mangiavano, serrò gli occhi come per dormire. - Va' su' l letto, va'! - gli fece la madre. Ma [...]
[...] Santino non mostrò d'udire, e muto, svogliato, stette lì, fin che la famiglia non ebbe terminato il povero pasto. La Marietta e Checco, allora [...]
[...] , corsero in cortile a ruzzare, e il fratello maggiore andò a sedersi su le ginocchia della mamma. - Tu ti senti male, bambino! - esclamò la vedova [...]
[...] , agitata. - Mi duole il capo - rispose lui, strascicando le parole, come se gli costasse fatica di pronunciarle; e conchiuse: - Mamma, voglio [...]
[...] madre - che dopo la morte di Peppe ella aveva lavato nel ranno e tenuto alla guazza notturna - i panni che portava giornalmente, e perfino il [...]
[...] tappeto che stava su la tavola da lavoro. Batteva i denti come uno nudo di gennaio, e tremava a vetta. Poi, di lì a un'ora, cominciò a buttar [...]
[...] via ogni cosa; sbuffava, ansimava: un febbrone asciutto e smanioso lo bruciava. - Madonna benedetta! eccoci daccapo! - sospirò la povera madre [...]
[...] , alzando gli occhi e chiamando in soccorso il Cielo nella sua nuova disgrazia. Quella notte, Lucia non si coricò. Il bambino era rimasto lì [...]
[...] immobile, come un masso, senza lamentarsi. Spesso però, chiedeva dell'acqua e, con le pupille chiuse, s'attaccava al bicchiere, avidamente. 75 La [...]
[...] braccio sotto le coltri e gli tastava il ventre e i piedi: scottavano... - Madonna! Madonna cara, che nottata! - badava a ripetere la vedova. Il [...]
[...] , colpito da un malaccio improvviso, violento; e piangeva a cald'occhi, pronta, magari, a sorridere fra le lacrime, se qualcuno, per farle coraggio [...]
[...] 76 la mia consolazione... - e si rasciugava gli occhi, singhiozzando convulsamente. - Se vo' fate a coresto mo', ve lo dico io, vo' campate [...]
[...] poco o vo' morite presto - sentenziava con uno scoppio di voce l'Adele, scrollando il capo; e seguitava, sempre brusca, ma in fondo piena di bontà [...]
[...] madre, per levarlo dal sudore che gl'inzuppava la camicia e i lenzuoli, lo sollevava a pena a pena, con ogni precauzione, passandogli sotto il corpo [...]
[...] qualche telo asciutto; e non c'era stato verso di fargli inghiottire nè anche una goccia dell'olio di ricino, che la signora Lantoni gli 77 [...]
[...] ; ora sedeva al tavolino, dove la sua macchina da cucire posava silenziosa, e incrociatevi sopra le braccia, si nascondeva il viso: quasi che, non [...]
[...] vedendo più nulla, avesse potuto anche non più pensare. - Per quanto vo' vi stilliate i 'ccervello, e' vi ci vor pazienza - le tornava a dir [...]
[...] l'Adele cercando di persuaderla. - Cor i' ddestino glien'è un cattio combattere! - E anche le altre donne del vicinato badavano a ripeterglielo: ci [...]
[...] strada; ma lottare un'altra volta con la morte, no, no, no, Madonna santa, non poteva più! E si torceva le mani; se le passava su la fronte per [...]
[...] dall'Adele, dopo aver lungamente osservato con un cerino acceso l'epidermide del fanciullo, lo dichiarò attaccato dal vaiuolo, e consigliò di [...]
[...] , co' denti stretti; e riprese subito: - Si figuri! non ho voluto che ci andasse suo padre, morto consunto, lei lo sa, dottore; si figuri, dico [...]
[...] esattezza non c'era da far troppo conto. Era un giovanotto laureato da poco, e più invaghito delle sue fortunate avventure nel mondo della [...]
[...] galanteria, che della sua professione, 80 piena di sacrifici d'ogni genere. Codesta professione egli l'aveva scelta senza entusiasmo e senza ragione [...]
[...] l'uomo che si sente uomo. E il dottorino, non tanto nauseato da quel contatto obbligatorio con ogni sorta di male, quanto seccato dal far visite giù [...]
[...] . Era buono con tutti; educato a segno di levarsi il cappello su la soglia di qualunque 81 tugurio, e dimostrava una certa simpatia per i [...]
[...] ragazzi e per i vecchi. Un giorno, si raccontava, prima d'avvicinarsi al letto d'una moribonda, aveva gettato fuor dell'uscio la gardenia che portava [...]
[...] piegare il viso su 'l suo bambino e sentirne l'alito cocente, o per mettergli fra l'aride labbra un pezzettino di ghiaccio; quindi ripigliava [...]
[...] l'avemaria; ma un lamento del malato la faceva di nuovo correre a lui, pur troppo, a non far nulla per sollevarlo; e l'avemaria, sempre ricominciata [...]
[...] , non aveva mai fine. Così i minuti passavano lunghi come ore, e le ore come giornate; tanto che a' rintocchi 82 dell'orologio di Santa Caterina [...]
[...] ' le tenebre. Dopo le otto, principiò ad affacciarsi qualcuno a chieder notizie di Santino. Le notizie erano le solite: un febbrone da cavalli, e [...]
[...] sera il medico, e s'accigliò nel vedere il malatino. La madre lo guardava fisso, spiando su 'l viso di lui che cosa ella dovesse sperare o temere [...]
[...] ; ma l'altro rimase alquanto muto, fece poi tre o quattro domande laconiche, necessarie, e volle carta e calamaio per 83 iscrivere una ricetta [...]
[...] mio, col daffare che ho, non posso venir che una sola volta al giorno, se pure... All'ospedale, in vece, si fanno due visite quotidiane, e [...]
[...] Lucia, gli occhi sbarrati nel vuoto, accennava lentamente di no, di no, col capo; poi rispose con un fil di voce: - Si vedrà - e accompagnò, fino in [...]
[...] patir la fame, pensava, che andare a umiliarsi a certa gente; e giurava che sarebbe morta anzi che rimetter piede nella drogheria. Codesto [...]
[...] giuramento, ella lo aveva mantenuto per tutto quel tempo che ancora visse Peppe, e anche dopo, da ch'era vedova. Si era rifinito tutto, è vero; di [...]
[...] soccorrerla in quei frangenti? Gl'inquilini facevano troppo a mandarle mattina e sera del brodo, carichi di figliuoli e non ricchi, com'erano. E [...]
[...] rifletteva, per iscusar con sè medesima l'idea di tornare sopra l'antico proposito: - Quella volta, si sa, la colpa è stata di tutti e due; lui avrà [...]
[...] avuto i nervi, e io me la presi troppo calda. Da chi è da più di noi bisogna patirne. Del resto, prima qualcosuccia me l'ha data; non posso [...]
[...] dirne male... E ora.. 86 gli è certo che m'aiuterà; bisognerebbe avere un cuor di macigno per abbandonare una creaturina malata come questa [...]
[...] volta: così, lui, del suo, non ci rimetteva niente, e tutti eran contenti. Su lo spedale la madre non fermava affatto il pensiero; le sarebbe [...]
[...] fate il piacere di starmi un momento dal bambino? Vado e torno. - - Accidèmpoli! Vo' m'avete messa in corpo una paura birbona! Tremo tutta! — fece [...]
[...] l'Adele, che aveva temuto qualcosa di peggio. E scese. 87 Allora Lucia, buttandosi a dosso lo scialle nero, prese la strada quasi di corsa [...]
[...] d'un anno, ormai, ch'ella evitava anche di traversar quella via: e la grande insegna color di rame, a lettere cubitali gialle su l'alto della [...]
[...] vetrina, e le lunghe targhe ai due lati con la specifica dei generi allineata, quell'insieme di cose materiali non cambiato, mentre per lei e per [...]
[...] solito posto. Al veder Lucia fermarsi, ritta, dinanzi al suo casotto, alzò il capo e la guardò; poi chiese: - Che cosa volete da me? - 88 [...]
[...] Ella cominciò timidamente: - Non sono più venuta, sor Luigi, se lo ricorda? per non incomodarla... Peppe mi morì... già lo saprà... e oggi ho il [...]
[...] ; se la disturbo, ma il dottore mi ha detto... che per le medicine e il ghiaccio... ci vorranno... anzi non basteranno... sette o otto lire... al [...]
[...] carità, da lui. 89 - Di darmi qualcosa per... - Il droghiere posò la penna, e fissò in viso la vedova. - Ma voi - disse - credete, me ne avvedo [...]
[...] Inferi! - interruppe, incredulo e brusco, costui. 90 - Non tutt'insieme... non lo prometto, perchè so di non poter mantenere... ma quanto prima [...]
[...] ... - - Non presto nulla - dichiarò l'uomo; e, dopo un istante, poi che Lucia s'era coperto il viso col fazzoletto, per nasconder le lacrime e [...]
[...] famiglie degli altri. Ho le mie faccende, io, e a quelle devo pensare. - Così dicendo, fece con la destra un gesto risoluto di congedo; e tornò [...]
[...] ; pure volle tentare uno sforzo terribile, ultimo, e pronunziò: - Ma si tratta di vita o di morte, sa! 91 Ah, glie lo giuro, glie lo giuro [...]
[...] , stizzito da quella noiosa insistenza; e soggiunse, come parlando tra sè: - Maledetto il buon cuore! Se a questa gentaglia si fa tanto di dare un [...]
[...] dito, vi piglia il braccio, vi piglia! - Lucia uscì. Come le gambe la ressero, camminò fino a casa, e si buttò su la sedia accosto al [...]
[...] fianchi. - E' v'hanno dato poche consolazioni addò vo' siete stata, eh? - Lucia crollò la testa bassa. - Tirate via - rispose filosoficamente [...]
[...] la serva - tanto, la morte la ci ha a trovar vivi! - 92 Ma la vedova aveva un'espressione così angosciata e stralunata, che alla buona fiorentina [...]
[...] venne meno il coraggio di farle altre chiacchiere, fossero pure a fin di bene e per distrarla. L'aiutò, invece, a ripulire qualcosa - dove [...]
[...] c'è un malato, c'è sempre da fare - quindi salì dai propri padroni, e ridiscese quasi subito, seria, composta. Non pareva più lei, tanto la [...]
[...] all'ospedale. - - Brava, brava, mia cara; fate un'ottima cosa - rispose quello - Vedrete, vedrete. - E visitato l'infermo, che presentava dei sintomi [...]
[...] tardi, raccolta ch'ebbe la sua creatura entro il lenzuolo e le coperte, fra le quali giaceva, Lucia sollevò di peso quel corpicino quasi inerte [...]
[...] , e se lo portò in braccio nella carrozzella che l'Adele era corsa a prendere. 94 Giunta alla porta dello spedale, mise in mano al vetturino le [...]
[...] tirargli su neanche un lembo dello scialle per vederlo in faccia, temendo di fargli pigliar fresco; e ogni momento avvicinava la bocca verso il [...]
[...] capo di lui, e susurrava: - Santino! Cuore di mamma! - Ma la creatura non le rispondeva. Scese, dopo un po' di tempo il medico di guardia, e [...]
[...] la scala: - Abbiate compassione! Guardatemelo voi, per l'anima dei vostri morti! - e fuggì barcollando, senza voltarsi. Lo spedale di San [...]
[...] d'ora per farsi trascinare fin là in carrozza, e poco men che due ore per andarci a piedi, anche camminando di buon passo. Ora, il maggior [...]
[...] ferma, mettendole nei nervi un convulso insoffribile. E, con la visione netta delle corsie dai muri bianchi d'intonaco, lungo i quali si [...]
[...] crisi acute, era quella che al fanciullo non si desse abbastanza spesso da bere. E le sembrava vederlo smaniare in quel letto non suo, senza [...]
[...] potersi esprimere, stordito dall'intensità della febbre, e allungare il labbruccio inferiore nel desiderio d'un sorso fresco; ella sentiva come [...]
[...] - Soffre la sete quella creatura! - E Lucia allora, presa da una disperazione tanto crudele quanto impotente, si morsicchiava le mani, si stringeva [...]
[...] la testa, torcendosi, come si torcono i tronchi delle serpi mutilate. Quanto più spesso le riusciva di scappare, si recava all'ospedale: due e [...]
[...] abbandonata. Veniva il portalettere, veniva gente a chieder di questo o di quell'altro inquilino, e non c'era alcuno per rispondere. Lei si figurava il [...]
[...] brontolío dei casigliani, il malumore del padrone, se fosse giunto a saper la faccenda, e correva verso San Francesco de' Poverelli, correva col [...]
[...] viso in fiamma, con le gambe che tanto più le pesavano, come fatte di piombo, quanto più le premeva di far presto. 100 E quando, trafelata [...]
[...] si struggeva lì una mezz'ora, avvolgendosi e svolgendosi macchinalmente una punta del fazzoletto intorno a due o tre dita della mano. Il tempo [...]
[...] non le passava mai; scendevano e salivano inservienti, medici, impiegati, su e giù per l'ampia scala che mena alle corsíe; la donna sospirava [...]
[...] , si raccomandava a Gesù, alla Vergine, a tutti i santi e martiri benedetti... Stava su' carboni ardenti... Finalmente, qualcuno le si avvicinava a [...]
[...] d'alzarsi, e allora ebbe due terzi di vitto, non ostante che, a dar retta a lui, avrebbe mangiato anche il desinare del personale di servizio; tanto [...]
[...] era l'appetito che gli tornava con le forze. Lucia sorrideva, con gli occhi inondati di lagrime, a sentir tante cose consolanti, e se le [...]
[...] in casa, un po' perchè non c'era avvezza, e un po' perchè soffriva di quella prima gravidanza. In questo modo le cose sarebbero andate meglio, si [...]
[...] capisce: una spinta di qua, una di là, e la barca va avanti. Tutto questo, la Lucia ripeteva nell'intimo suo, mentre, con un sorriso felice, si [...]
[...] stringeva al petto l'involto del frustagno. E come unse e riordinò con compiacimento la sua macchina per cucire il vestitino, non appena 103 [...]
[...] eguale del respiro dei due bimbi dormenti uno da capo, l'altro da piedi del letto, certe lagrime grosse e calde rigavan la faccia della madre, perchè [...]
[...] andava ripensando che in quei giorni di strazio, quando Santino era lontano, tanto malato, ella se la pigliava persino con la Marietta e con [...]
[...] non 104 trovava il verso d'andare a letto: un'altra ferrata alla camicina con l'amido dal goletto lustro e interito; un'altra stiratina alle calze [...]
[...] , alto e bruno, co' pantaloni alla militare e una giacchetta da borghese, si presentò su la soglia, occupando l'intero vano con la sua poderosa [...]
[...] costano i figliuoli! E, spenta la sua candela di sego, chiuse la portineria per seguir l'ufficiale. Se la brutta faccenda de' Trevisani fosse [...]
[...] vent'anni, meravigliata e sfinita di quel che aveva patito, con la testa d'un biondo cenere affondata fra' guanciali. La sofferente non rispondeva; ma [...]
[...] dalla mezz'ombra in cui trovavasi l'ampio letto matrimoniale, e che pareva dare a quel viso pallido qualcosa di fantastico, sbarrava, spauriti [...]
[...] , affaccendata in torno a quella povera giovane; e mentre le porgeva una tazza di brodo, fatto li per lì con dell'estratto di carne d'un vasetto dal [...]
[...] , tutta rovinata dal vaiolo! Che importa? Per la mamma era sempre bello, bello come un sole! E mentre andava qua e là, dalla cucina alla camera [...]
[...] , povero Peppe! Poveri tutti, i morti, anime sante del Purgatorio! E la Lucia si commoveva d'una commozione indefinita, piena di dolcezza. A [...]
[...] , figuratevi! ma, poveretta, è novellina, e sa ch'io me ne intendo. M'avreste dunque a fare un piacere, Adele. Andatemi a San Francesco de' Poverelli a [...]
[...] riprender Santino. Tanto, lui sta bene, grazie a Dio, e non ha bisogno di me. Anzi, me lo rivedo a casa tutt'a un tratto... - - Volentieri [...]
[...] - fece semplicemente l'Adele: - basta che loro sien contenti. - Loro - erano i suoi padroni; e gente di cuore, non soltanto permisero alla serva [...]
[...] dell'Archibugio; e di lì si recò allo spedale. 109 Quella mezz'ora, o poco meno, ch'ella dovette far d'anticamera, le parve assai lunga; e alla madre [...]
[...] ci voleva a pigliarsi quella creatura e a portarsela via? Se avevano scritto che Santino era ormai in piena salute, che allo spedale non poteva [...]
[...] scombussolata e con gli occhi pieni di bile, Lucia non capì più nulla. - O che c'è? Che vuol dire?.. - interrogò interdetta. - Non me l'hanno dato [...]
[...] ! - - Come? - - Non era lui, no, no, non era lui - asserì l'Adele entrando e buttandosi sur una sedia. Poi raccontò per filo e per segno il fatto [...]
[...] lei non aveva riconosciuto. Quello lì, Santino? Ma nè pure per sogno! Era venuto un inserviente, e dopo, una monaca, e dopo anche la superiora [...]
[...] , poi il medico di guardia: tutta una processione. Avevan detto: - Che mai dite che non è lui?- E l'Adele: - Nossignori che 'unn'è lui! - - Il [...]
[...] vaiolo, lo sapete, muta la fisonomia. - - E' muterà quanto gli pare, ma questo 'unn'è Santino! Già Santino, gli ha sett'anni: e questo? - La [...]
[...] malattia l'avrà fatto dimagrare. - In vece, questo bimbo qui gli è grasso e robusto, e il nostro gli era mingherlino, piuttosto civile. - - È stato [...]
[...] ben nutrito - osservò il dottore. 112 - Poi, Santino gli aveva gli occhi celesti, e questo qui gli ha neri! - - Ve lo volete portar via, si o no [...]
[...] che cosa la si facesse, accorata, con un diavolo per pelo. La madre ascoltò tutto il racconto per filo e per segno, senza batter palpebra; un [...]
[...] ghiaccio, come di svenimento, le era corso per le vene. Madonna santa! Che voleva dire ciò?.. E due sole parole le uscirono di bocca: - Vado io [...]
[...] un ragazzino; e chiese di Lucia Naldi, quella che aveva un malato a San Francesco de' Poverelli. Il bimbo indossava il vestito color marrone [...]
[...] era larga e lungo: ci stava come in un sacco, goffo, impacciato, malinconico. - Vi riporto il vostro figliuolo, per ordine del direttore - disse la [...]
[...] femmina. - Ormai sta benone e allo spedale non possiamo più tenerlo. - Lucia s'era fermata di botto, come se in un attimo le avessero [...]
[...] trovava con occhi attoniti, lustri fra la carne lustra, tuttora chiazzati 115 di rosso, e occupato, quando non fissava la stanza, a osservare [...]
[...] l'abito marrone da lui indossato, del quale, particolarmente sembravano interessarlo i bottoni e le tasche. - Come ti chiami? - ripetè la Lucia. Il [...]
[...] bambino alzò lo sguardo un po' selvaggio; poi lo tornò subito a chinare, e rimase muto. Allora la Lucia lo respinse dolcemente: - Non è il mio [...]
[...] ! - Non è il mio! - esclamò sicura - Riportatevelo pur via, chè oggi stesso vengo a pigliar Santino. - E siccome, a punto la Marietta e Checco [...]
[...] faccenda nella quale è immischiato senza sua volontà; e, ripreso per mano il fanciullo da lei condotto, se ne andò con un indifferente [...]
[...] : - Arrivederci. - Lucia aveva la febbre a dosso. Saper guarito il suo Santino, saper di poterlo riabbracciare, e in tanto non averlo in casa! Lasciò [...]
[...] andar tutto, servizio, bucato: salì soltanto a scusarsi con la Trevisani: e partì. All'ospedale, le dissero che il direttore non c'era. Bisognava [...]
[...] aspettarlo. Aspettò. 117 Quanto le parve lungo e angoscioso quel tempo, Dio solo lo sa: Lui che tien conto degl'istanti dei nostri dolori. Era [...]
[...] sola, in una vasta camera dalle pareti nude, dipinte a stampino e scolorate. Di mobili, non altro che una vecchia scrivania di noce, ormai senza [...]
[...] lustro, con sopra mucchi d'incartamenti giallognoli e un calamaio di porcellana bianca dal piattello attaccato, tutto sbocconcellature e [...]
[...] fila di sedie impagliate. A sinistra, uno scaffale ingombro di registri luridi, per gli anni e per la polvere. Non osando passeggiare, per il [...]
[...] timore di fare strepito e parer troppo ardita, la Lucia stava lì immobile. Non si metteva neanche a sedere per l'agitazione, per l'impazienza che [...]
[...] riscuotere, le rimescolava il sangue, le dava come un colpo nel petto e una stretta alla gola. Teneva fissi gli occhi su la porta: una porta mezzo [...]
[...] parve incalcolabile, l'uscio s'aperse a un signore di una cinquantina d'anni, alto, con in testa un cappello a cilindro, e tutt'insieme un [...]
[...] aspetto burbero e confuso. Lucia lo guardava tra ossequiosa e incerta. Egli sedette nella poltrona di cuoio nero, davanti alla scrivania, e rimescolò [...]
[...] ; sfogliava 119 avanti e indietro le pagine, come se non trovasse quel che cercava. Finalmente alzò la faccia, ombreggiata dal cappello, e, piantando [...]
[...] . - Lucia lo fissava. D'un tratto, ebbe l'impressione d'una corrente fredda che l'avvolgesse tutta, e inghiottì a forza la saliva, che non le [...]
[...] ripulirle, e questo ha cagionato l'equivoco. Han posta la tabella d'un ammalato a capo al letto d'un altro... e... - Ella lo fissava sempre [...]
[...] . Egli riprese ancora: - E, dunque... in questa confusione, è capitata al bambino che vi avevo rimandato la tabella del bambino vostro, morto il sei [...]
[...] quarantott'ore per rimetter le cose a posto, e farvi avere un certificato di morte in regola. - 121 La donna pareva fulminata. Rimasta ritta [...]
[...] davanti alla scrivania, abbandonava le braccia, che le pendevano sotto lo scialle di lana nera, e sporgeva innanzi la testa bassa, con l'occhio vitreo [...]
[...] ragazzo hanno ordinato un mortorio decente al bambino vostro, credendolo il loro; questo deve consolarvi. E in ultima analisi, - concluse - con la [...]
[...] andarsene. Che cosa ci stava ormai a fare? Chi aspettava? 122 E s'avviò verso l'uscio, col desiderio intenso di ritrovarsi in casa sua, nel suo [...]
[...] a smalto bianco. E allora, addio! - - Ma, benedetta figliuola, - ribatteva Giulio Sermanni - non capisci che abbiamo finito proprio in questo [...]
[...] momento e che un boccone di più ci rovinerebbe? - - Malanno in forma di demonio tentatore! - le schiccherò Montazzi, lanciandole, con un bacio [...]
[...] , una pallottolina di pane tra' merletti del seno. - Non dubitate, vi raggiungiamo 126 più tardi; in tanto, divertitevi, e lasciateci prendere in [...]
[...] pace, senza strilli, senza urtoni, questa povera tazza di caffè... - - C'è anche Mimì d'Oro? - chiese Bertino Fragni accendendo un avana. - E [...]
[...] , desiderosi di star tranquilli. Nel gabinetto a canto era già cominciato un baccano di voci e di risa da frastornare una caserma: baccano caratteristico [...]
[...] che rivelava subito di quali mondani e semimondane si componesse la comitiva colà raccolta. Giulio Sermanni seguì con gli occhi l'onda di damasco [...]
[...] e di trine che spariva dietro l'uscio; ne ascoltò un istante il fruscio su 'l tappeto 127 del corridoio; poi, appoggiati i gomiti su la tavola [...]
[...] , in atto confidenziale, scrollò leggermente il capo. - Povera Matilde! - susurrò quasi a sè stesso. E voltandosi a' suoi commensali: - Chi [...]
[...] direbbe, vedendola adesso - soggiunse - che quella stessa Matilde io l'ho conosciuta tale da far invidia alle mie sorelle e alle vostre, tanto era [...]
[...] una cara e santa ragazza? - Bertino inarcò le ciglia ed allungò le labbra con una smorfia buffa imitata da un attore di operette, e Montazzi si [...]
[...] d'entrar nel campo del sentimento, non lo abbandonava a quel modo senza un po' di sfogo, e specialmente dopo aver sorbito qualche bicchierino di [...]
[...] vecchio palazzo a Porta Genova, e a traverso l'assito che ci separava ella poteva, osservando dalla mia parte, godersi lo spettacolo d'una [...]
[...] confusione di tele, di cartoni, di gessi, in mezzo ai quali io badavo a tirar giù alla brava pennellate e freghi di matita. Ma aveva altro da pensare [...]
[...] presto, o di sera. Nelle altre ore del giorno, silenzio perfetto: meno lo strascicar lento delle ciabatte della vecchia e la sua tosse ostinata. La [...]
[...] barlume fioco fioco da stanza mortuaria, indossava un vestito a quadrelli che nella notte le aveva servito da coperta, e, ancor tutt'assonnata [...]
[...] , bellissimi, ma che una volta acconciati non facevano più nessuna figura, perchè se li spartiva lisci lisci a sommo del capo, e se li fermava di dietro [...]
[...] specie di canile; poi, aperta la cassetta 130 del tavolino, prendeva da un foglio mezzo lacero un cucchiaio di caffè di ghiande, e lo metteva a [...]
[...] di chartreuse tutti di seguito, astrattamente, e Bertino Fragni s'accostò più che mai alla tavola. Il pittore riprese: - Dopo queste faccende, la [...]
[...] ragazza trottava lesta lesta verso il suo magazzino e fino a un'ora di notte era tutta una tirata di lavoro. Spesso, al suo ritorno [...]
[...] pomposo di cenacolo. C'era un po' di tutto: pittori, scultori, musicisti, uomini politici, e non mancava nè anche 131 qualche poeta di genere [...]
[...] pornografico; però una razzamaglia di buon umore e con un certo bagaglio di talentaccio, più che altro poi di sfacciataggine. On ne doutait de rien [...]
[...] mie che il pubblico loda e paga, per l'entusiasmo pazzo d'una di quelle ore giovenili. Matilde, lei, povera piccina, saliva al nostro quinto [...]
[...] piano intirizzita dal freddo, e ravvolta in uno scialletto a maglia che a pena le copriva le braccia; ma era un amore con quel visino livido sotto [...]
[...] la paglia d'un cappello scolorito e sbertucciato da chi sa quanti acquazzoni, con quelle dita che facevan capolino in cima ai guanti, tutte rosse [...]
[...] per le punture dell'ago e pe' geloni; era un amore tutta impacciata a dissimular sotto le gonnelle troppo corte i tronchi di certi stivaletti [...]
[...] larghi e sformati 132 dove il pieduccio le ballava; sìcche ci avevo preso gusto a fermarla. - Buona sera, come sta? Ha fatto tardi, eh? O non ha [...]
[...] paura a girar sola a quest'ora? - Quasi sempre le stesse domande e sempre le stesse risposte: - Grazie, sì, stava bene. No, paura no, perchè [...]
[...] sceglieva le strade con molti lampioni. Nel carnevale, si sa, c'era il lavoro a monti in magazzino, e non si poteva finir prima. Ma non era mica [...]
[...] stanca! Quando si fatica si dorme meglio, nevvero? Buona notte, grazie. - - Buona notte! - E, sorridendo, correva su tutta contenta di appendere a [...]
[...] un arpione lo scialletto a maglia e il cappello di paglia, e di mangiar finalmente quel po' di minestra su l'acqua che la mamma avea preparata [...]
[...] . Qualche sera, quando la porta di Matilde s'era già richiusa, io rientravo dietro a lei 133 zitto e cheto nella mia stanza, e mi godevo un [...]
[...] fiorami gialli in testa, legata sotto il mento, e una a fiorami rossi incrociata su 'l seno, piegava il naso fin quasi al piatto, biasciando [...]
[...] ciglia lunghe, col profilo regolare, si coloriva e pareva rianimarsi al caldo della zuppa fumante. In un angolo della stanza brillava la nota rossa [...]
[...] di qualche tizzo acceso dentro un fornello di terra; a una parete era un'asse con 134 sopra un boccale e de' piatti sbocconcellati ma lucidi [...]
[...] , puliti; più là il letto, con a capo un gran ramo d'ulivo ombreggiante una Madonna di carta colorata e un quadretto nero con una medaglia al valor [...]
[...] diventata più stucca, più rigorosa che mai. E certe volte si metteva a descriver minutamente un abito che avea finito in giornata; era d'una [...]
[...] sospiro e l'altro la madre, scrollando la faccia ossuta. La ragazza terminava a dire: - Bisogna veder che vestito!... - E l'idea di quei monti [...]
[...] di stoffe dalle morbidezze di velluto, da' riflessi di raso, di quell'onde 135 di tralci e di merletti in cascate d'argento, era il contrasto più [...]
[...] portinaia, che mi raccontò per filo e per segno tutti i fastidi sofferti da quel galantuomo del padrone per dare lo sfratto alle due donne. La [...]
[...] ragazza, quando caricavan la roba sur un carretto a mano, stava lì ferma al portone con gli occhi rossi, più muta e più sbiancata d'una statua [...]
[...] che cascasse mai un soldo; po' poi la Matilde doveva guadagnar 136 bene in quel gran magazzino... E la degna portinaia concludeva con una [...]
[...] una famiglia d'operai carica di bambini che vociavano e piagnucolavano in tutte l'ore del giorno e della notte; a segno che una bella volta [...]
[...] dovetti prender io pure le mie carabattole e andare ad alloggiare altrove. Ora, sentite. Una sera, al Gnocchi, mentre me ne stavo secondo il solito in [...]
[...] mezzo al 137 così detto cenacolo, viene una coppia, maschio e femmina, a sedersi al tavolino dirimpetto, Il maschio mostrava una cinquantina [...]
[...] d'anni. Alto, con la barbetta ancora biondiccia tagliata corta e un po' calvo, con modi riservati, magari freddi, aveva in tutta la persona [...]
[...] dove nè quando. Bruna, snella, con due lunghe trecce penzoloni su le spalle, indossava un vestito d'ultima moda fatto di seta e di velluto color [...]
[...] esempio, un cappello con delle penne rosee troppo vistose, e brillanti agli orecchi, al collo, ai polsi; sopra tutto poi una larga striscia nera giro [...]
[...] oneste non si tingono. Poi questa donna rideva, rideva da bimba sguaiata, e mangiava per due. Guardandola bene ravvisai la Matilde. Passarono circa [...]
[...] altri quattro anni e la rividi quando proprio non mi ricordavo più che fosse al mondo, un inverno, di carnovale, ai veglioni della Scala. Ella [...]
[...] tornava allora da Vienna o da Parigi dov'era andata a scuola; portava una parrucchina fulva come il granturco e s'era ingrassata a furia di [...]
[...] mangiar dolci e di girare in carrozza. Aveva una stupenda pariglia di sauri e degli abiti di trine vere. - Bisogna esser di quelle per aver fortuna [...]
[...] ruota. Le mie tele cominciavano a vendersi bene; nel mio studio era già una profusione alla Makart di ninnoli eleganti e d'oggetti d'arte, e più [...]
[...] volta facendosi triste d'un tratto; poi scrollò le spalle e soggiunse: - Chi sa se l'amore esiste! - Cosa strana! Matilde non ha mai voluto convenire [...]
[...] , insistendo su' particolari delle nostre prime relazioni e facendogliene vedere il lato gentile, ella protestava energicamente ch'io non l'avevo mai [...]
[...] conosciuta, e al fine indispettita, nervosa, mi piantava lì senza salutarmi. Sostiene d'esser nata a Torino e di non saper nulla de' propri [...]
[...] valore ch'era a capo del tuo letto, che cosa n'hai fatto? - Ella impallidì, e mi rispose soltanto con una occhiata: un'occhiata che non dimenticherò [...]
[...] più. Fu la sua sola vendetta, povera Matilde! - Il fragore delle voci e delle risa misto a un tintinnio di posate e di cristalli cresceva 141 [...]
[...] comitiva e al silenzio improvviso del narratore; quindi soggiunse a mo' di morale: - Matilde, però, nel suo genere, è una buona diavola. - - Dieci [...]
[...] sigari; s'infilarono i soprabiti e uscirono. Ma il pittore si fermò di botto. - Scusatemi se non vengo con voi - disse a' due giovanotti [...]
[...] . Che c'era di nuovo? Qualche convegno amoroso, si capisce. Ma per quella volta la sua bella poteva aspettare!... E a troncare il battibecco [...]
[...] ; e Sermanni erà già in fondo al corridoio quando una donna mezz'ubriaca, con gli occhi lustri, con le labbra ardenti, gli corse dietro [...]
[...] incespicando nello strascico di damasco del proprio vestito, e tra risa sgangherate gridò: - Disertore! disertore! - buttandogli il suo bicchiere colmo [...]
[...] di sciampagna. AL MONTE DI PIETÀ. AL MONTE DI PIETÀ Il sole estivo della prima ora pomeridiana saettava il fitto selciato della piazza e le case [...]
[...] dalle finestre ermeticamente chiuse al caldo, mentre il vento stracco e afoso incanalavasi a sbuffi cocenti nel vasto androne del Monte di [...]
[...] Pietà, in cui passava di continuo, entrando e uscendo, una processione di gente la più diversa. In quell'androne e nei suoi pressi stanziavan, come [...]
[...] al solito, gruppi di femmine ciarliere per cui l'aria rintronava d'un cicaleccio. di note alte e stonate. Erano per la maggior parte sensale o [...]
[...] procaccine, così dette, che 146 S'intrattenevan fra loro di cose famigliari, interrompendo ogni momento il racconto delle proprie e delle altrui [...]
[...] polizza, traversavan quei gruppi: facce gialle e ossute di femmine macilenti, logorate dalle privazioni e dal vizio; larghe facce chiazzate di rosso [...]
[...] come un vecchio fazzoletto che il bucato abbia stinto a chiose, col naso violaceo per le frequenti libazioni, rotondo e lucido per il lieve [...]
[...] e ai fianchi sotto i cenci delle sottane di cotone increspate e delle vite luride e scolorite. Le sensale, o non badavano affatto a quelle [...]
[...] qualche parola quasi sempre sottovoce: e in fretta sparivan poi insieme su per le scale. Passava ora un cameriere di buona famiglia 148 dal [...]
[...] che ora tornava di nuovo in prigione. E passavan vecchi dal soprabito che non avea più colore, dal cappello con l'orlo lustro d'unto, girando gli [...]
[...] e lisi mezzo nascosti in un giornale; passavan operai con la giacca buttata a traverso su la camicia a quadrelli, un tempo turchiniccia; e [...]
[...] rado, si vedeva una signora col viso coperto di una veletta di tulle, alla quale ella aveva fatta qualche piega sotto gli occhi e su la bocca, non [...]
[...] si sa mai, perchè nessuno la ravvisasse in quel luogo; e camminava con andatura spedita, volgendo, però, il, capo di qua e di là, come qualcuno [...]
[...] , vistosa, con un cappello 150 dalla tesa ampia, guarnito di una ghirlanda di fiori. A un suo cenno, una sensala le corse incontro e n'ebbe in [...]
[...] , per attendere. E salvo poche eccezioni d'individui noti agli impiegati del Monte o tanto ben vestiti da raccomandarsi col proprio aspetto, quasi [...]
[...] tutti coloro che s'ingolfavano dall'androne nella stanza d'ingresso e su per le scale, andavano a sedersi in fila su le lunghe panche di legno [...]
[...] bianchi: il lutto delle vedove povere. Mostrava più di trent'anni; ma considerando quanto invecchino la miseria e la fatica, si capiva ch'ella [...]
[...] doveva averne ventiquattro o venticinque. Un bambinello gracile dalle labbra smorte e dai larghi occhi tondi e spauriti d'un celeste dei più [...]
[...] l'ampia camera, dove era un odor vago di panni muffiti e di polvere, ascoltando macchinalmente gridare dei nomi ignoti in mezzo a quella folla [...]
[...] tumultuosa e umile. Non era bella, se bene non avesse difetti salienti nelle fattezze; ma davano alla sua 152 figura una certa simpatica armonia quei [...]
[...] profondi occhi d'un azzurro più cupo di quelli del bimbo e i folti capelli castagni, divisi su l'alto del capo e recati dietro le orecchie in due [...]
[...] la boccuccia biancastra, ella se lo cullava su le ginocchia, non ostante i tre anni di lui, come se avesse avuti a pena pochi mesi, e mettendo [...]
[...] voi, vi do da prender un caffè - le offrì una femmina spazientita dalla troppo lunga aspettativa, che girava e rigirava su 'l sedile la larga [...]
[...] contentò di rispondere la donna in lutto. E l'altra, seccata, riprincipiò a sbuffare. Qualche uomo, che passeggiava su e giù, con le mani nelle [...]
[...] tasche o giunte dietro le reni, bestemmiava fra' denti la lentezza delle ore; sensale e femmine estranee andavano e venivano; da un'estremità [...]
[...] all'altra, lungo le panche, correvan come fili elettrici domande e confidenze; il bambino si lamentava a intervalli, fioco. Quando venne il suo [...]
[...] turno, la vedova si alzò di scatto, e afferrato l'involto fu a deporlo 154 a un finestrino dove facevan ressa drappelli luridi e petulanti [...]
[...] pegno - ma sono ancora buone.... - - Buone a che? - chiese in tono fra rude e canzonatorio l'uomo; ed esaminava quei pochi cenci, enumerandone le [...]
[...] magagne: - Qui c'è una rappezzatura; qua un'altra; qui consumatum est, e qui «ride....» - Rise anche lui, da spiritoso, e acciancicando su 'l [...]
[...] .... Ma nell'atto che fece per serrarselo più forte al petto, gli occhi le si posarono sopra la propria mano che reggeva il figlio, e le rimasero [...]
[...] posto agli altri! - e già stendeva la mano per prendere il pacco che un braccio di vecchia gli allungava, quando la vedova, rialzata la testa, con [...]
[...] un gesto di improvvisa risoluzione, si levò l'anello, il quale stentava assai a uscire dal suo solco, e glielo porse dicendo: - Prenda questo [...]
[...] tregua, appoggiata la testolina biondiccia su l'omero della madre: e tra quei piccoli singhiozzi gli tornava in bocca, interrotta dalle scosse [...]
[...] s'affacciò 157 di nuovo al finestrino e le consegnò una polizza insieme a quattro lire.... - Fa-a-mee! - ripeteva la creatura. Ma già la madre correva [...]
[...] giù per le scale col viso tutto sorridente rigato da due grosse lagrime. E per non pensare che aveva giurato al marito di portar seco sotterra [...]
[...] l'anello benedetto senza mai esserselo sciolto, baciava e ribaciava la testolina languente del suo bimbo, susurrandogli con pazza allegria: - Ora [...]
[...] , dando alle impalcature biancastre, e segnatamente ai buchi neri delle finestre senza telai, un aspetto fantastico e sinistro. Tutto, in torno [...]
[...] chiama, chi intona la prima frase d'una canzone popolare, per troncarla e far qualche domanda a un compagno; chi fischietta; ciascuno mugola [...]
[...] qualcosa, come per rifarsi d'aver taciuto la notte; e battono i martelli, stridono le seghe, le cazzuole raschiano, spalmando la calce; tutto il [...]
[...] , ricurvo presso una pila di mattoni, sceglieva quelli sani e, portati che li aveva sotto qualche pezzo di muraglia in costruzione, li posava [...]
[...] tempo ch'egli lo andava facendo. A forza di maneggiar mattoni e calce, le mani gli eran diventate più dure e più ruvide d'un muraccio sgretolato [...]
[...] ; a forza di veder levarsi e tramontare il sole su fabbricati nuovi gli si eran fatti bigi i capelli, bigia la barba, bige le sopracciglia folte [...]
[...] , finito il suo còmpito cotidiano, raddrizzando a fatica, con una strizzatina delle labbra, le reni indolite, l'operaio sorrideva, sereno e [...]
[...] soddisfatto, quando la sera, 164 su 'l vespero, osservava il lavoro a grado a grado fornito. Par nulla, eh? E pure, mattone su mattone, mestolata su [...]
[...] ; ci cresceva l'erba, che a pena era buona per il pascolo delle bestie; e scava, scava, s'eran gettate le fondamenta di una casa, poi di due, di [...]
[...] tre, di venti, poi di cento; e i palazzi venivan su come i funghi; così era sorta un'altra grande città attaccata alla città vecchia. Nelle [...]
[...] strade create di fresco, ancora sterrate e senza numeri alla porta, c'eran venuti i bambini a far il chiasso fra' monticelli di terra e di sassi che [...]
[...] pane, di carne, di legumi, che sporgevano 165 fuori le ceste multicolori: la vita con tutto il brulichio e il frastuono de' popolosi quartieri [...]
[...] romani, con lembi di conversazioni e canti, con ogni tanto una rissa d'ubbriachi, l'accompagnamento d'un morto, le carrozze d'uno sposalizio o [...]
[...] d'un battesimo, con tutti i suoi drammi intimi e continui, era nata colà, naturalmente, quasi d'improvviso. E quella città nuova, quel mondo [...]
[...] nuovo, lo avevan fatto loro, i muratori, lo aveva fatto lui, Nanni; e sorrideva nel girar lo sguardo, accennando di sì con la testa bigia, come a [...]
[...] risponder a sè stesso ch'era contento e che tutto andava bene. Oltre al suo lavoro, da quando gli era morta la moglie, nel fior degli anni, questo [...]
[...] insieme alla Rachele. A Roma, la Rachele, d'una bambinuccia tutta ossi e tutt'occhi, s'era fatta un tocco di ragazzona. Non era, è vero, una bellezza [...]
[...] , ma pareva creata apposta per piacere a certi maschi: era la donna nelle sue forme più spiccatamente carnali. Aveva larghi i fianchi e il petto [...]
[...] testolina, glie l'avesse segnata di raggi; il viso rotondo le fioriva di roseo; e gli occhi, alquanto sporgenti, d'un turchino verdognolo, le ridevan [...]
[...] più della bocca sanguigna guarnita di forti denti bianchi come i fagiuoli. La toscanina, così la chiamavano, era la simpatia del vicinato, e non [...]
[...] poteva andar a 167 comprare un gingillo per il desinare, senza che garzoni e padroni, tutti i bottegai, non le dicessero qualche paroletta [...]
[...] salata che veniva loro con l'acquolina in bocca. Ella faceva una spallata e un sorriso, e minacciava: - Su, via, servitemi presto o non ci torno [...]
[...] più! - Guai! Dio liberi se non ci fosse più venuta la toscanina! E s'arrabattavano per ispicciarla in fretta, come chiedeva lei, lasciando sbraitar [...]
[...] le serve e l'altre donnicciuole appiccicate al banco. Tutti le facevan festa, tutti la conoscevano per una ragazza ammodo. Ogni giorno, dopo [...]
[...] Castello: una povera camera di subaffitto divisa in due da un paravento mezzo sfondato, e andava alla fabbrica dove lavorava Nanni. 168 Era là [...]
[...] questo ora quello dei lavoranti, ch'ella conosceva per la maggior parte, e si fermava qualche momento con le femmine venute, come lei, a portar da [...]
[...] per terra il mezzo litro di vinetto bianco dei Castelli (chi lo poteva più assaggiare il vino 169 toscano?) e sedutasi accanto al padre su [...]
[...] l'assito o sur un pezzo di muro, rideva e mangiava. - Volete favorire? - era uso a domandar Nanni a chi gli capitava vicino. I compagni lo [...]
[...] , sparpagliandosi per l'osterie vicine, d'onde, passate le dodici, a ritornelli sempre più clamorosi, esce, quando qualcuno n'apre la porta bassa e [...]
[...] cencio su gli occhi, e faceva quella siesta de' muratori, cui non disturba 170 nè il sole, nè il vento, nè gl'insetti vagabondi per l'aria [...]
[...] aperta; mentre la sua figliuola, rimesso il mezzo litro, il pentolo e i due cucchiai nel paniere (il coltello a serramanico se l'era già riposto [...]
[...] Nanni nella tasca de' calzoni), traversava di nuovo parte dello scheletro della fabbrica, scendeva svelta la scala di tavole, e se ne tornava a [...]
[...] casa. Accoccolato in disparte, in tanto che a gruppi gli altri giovanotti divoravano, bevevano, canticchiavano in cori sconnessi e avvinazzati [...]
[...] , interrotti e ripresi con note tremule fuor di tono, Peppe, detto da' muratori romani Scucchia, reggeva scimmiescamente con tutte e due le mani un [...]
[...] tozzo di pane e lo sbocconcellava lento, in silenzio, a grossi pezzi, girando di sotto in su gli occhi lustri e selvatici. Aveva, come indicava [...]
[...] gl'incorniciava la bocca larga e spessa. Brutto non era. Quel naso aquilino, quella capigliatura bruna, in armonia con la tinta olivastra [...]
[...] dell'epidermide, gli stavan bene e davano alla sua fisonomia un carattere tutto meridionale, che più d'un pittore di tipi popolani avrebbe scelto a modello [...]
[...] . Parole ne faceva poche; e quando apriva bocca, affinché passassero meno lunghe l'ore del lavoro, masticava fra denti una cantilena cadenzata e [...]
[...] monotona d'una tristezza penetrante, sempre la medesima e che nessuno capiva. La capiva però lui, e la ricominciava ogni tanto con l'insistenza [...]
[...] di chi parla a sè stesso senza giungere a persuadersi; e i cupi suoni che gli uscivan dal petto, anzi dal cuore, il giovanotto li accompagnava [...]
[...] chillo vasciellu sventurato, navigu 'o capo mare surdu e mutn le prime botte chi me furu date la fuma si nne iju circandu aiutu; jettai nu suspiru [...]
[...] adduluratu, 'ntisu de tutti e nun fu canusciutu; me canuscisti tu, tiranna 'ngrata, me vidi piersu e nun me doni aiutu!» Questi due ultimi versi [...]
[...] eran per lui un pensiero fisso. «Me canuscisti tu, tiranna 'ngrata, me vidi piersu e non me duni aiutu!» Da un anno, cioè da quando s'eran gettate [...]
[...] le fondamenta di quel palazzone a cui lavoravano, egli era stato sotto gli ordini di Nanni, e aveva preso giorno per giorno, senz'avvedersene [...]
[...] operai scapoli; e nella notte, quando certi suoi compagni di alloggio dormivano accompagnati da una donna, egli subiva l'incubo di sogni brutali [...]
[...] e, a momenti, buttava via le coperte e si trovava con la fronte abbronzata madida d'un sudor freddo più simile a quello della morte che a quello [...]
[...] quel garbo gentile e inconsciamente canzonatorio, tutto proprio della maggior parte dei toscani. Una volta che, appoggiata a una trave, la [...]
[...] Rachele aspettava di sentir sonare il mezzogiorno, il giovanotto le venne accosto, e senza cominciare come fan gl'innamorati a chiacchiere 174 su 'l [...]
[...] più e su 'l meno, con le labbra che gli tremavano, le domandò se lo avesse voluto sposare. - Io no! - rispose lei, risoluta. - E perchè? Perchè [...]
[...] suo grembiule di bordatino a quadrelli. - E chi dice niente? - fece, un po' superba. - Ma se con voi non mi ci voglio mettere? Gli è meglio che [...]
[...] a me non ci pensiate. - - Volesse la Madonna che non ci pensassi! - mormorò il respinto; e senza aggiunger sillaba prese la corsa giù per la [...]
[...] più; e, con le mani sui fianchi, stette lì un po' pensierosa: poi andò a mangiare. Da quel giorno Peppe non aveva più detta una parola alla [...]
[...] , me vidi piersu e nun me duni aiutu!» Li ripeteva con profonda disperazione, per isfogo dell'animo esasperato, come una bestemmia; e i compagni che [...]
[...] s'erano avveduti della faccenda dagli sguardi feroci di lui e dal contegno sostenuto della ragazza, gli davan la baia consigliandolo a non [...]
[...] dimagrar dell'altro, se non voleva che la «scucchia» gli 176 si allungasse come una mestola. Allora sì, che, secco, allampanato, e con quel po' po [...]
[...] . In quegli istanti digrignava i denti quasi da spezzarseli, e sembrava che negli occhi, larghi e mobili, gli passassero rapide fosforescenze [...]
[...] , la domenica, andavano a far uno spuntino lui e la Rachele. E ripeteva: - Gli è un fetaccio! - tanto più che quel vederselo sempre dietro [...]
[...] , benchè a distanza, dovunque andavano, glie l'avea fatto pigliar in uggia Dio sa quanto. E una mattina che proprio non ne poteva più di quell'assiduità [...]
[...] silenziosa e minacciosa, il maestro muratore si risolvette di dir al giovanotto, 177 con buona maniera, che gli si levasse di torno; tanto, non [...]
[...] c'era verso che la Rachele volesse saperne, e si faceva ciarlar la gente senza sugo di nulla. Di fatti, chiamatolo in disparte, gli dichiarò [...]
[...] l'animo suo, e più che il suo quello della figliuola. Peppe, piantato ritto su le gambe larghe, con le mani infilate nella cinghia dei calzoni [...]
[...] , dondolava le ànche guardando obliquamente il vecchio; e quando questi ebbe finito di parlare, gli rispose con lentezza, scandendo ogni parola con [...]
[...] l'accento umile e risoluto del meridionale provocatore, mentre accentuava ogni sillaba col solito dondolío delle ànche: - Io ho messo il [...]
[...] pensiero alla figlia vostra, e il pensiero mio non lo rimovo, magari tornasse Cristo al mondo. Del resto, - soggiunse. come chi vuol confortarsi con [...]
[...] non mi vuole assolutamente; e allora... penserò io... - Nanni si strinse nelle spalle; era sicuro dei sentimenti della Rachele; e prese la [...]
[...] cazzuola per rimettersi al lavoro, mentre il giovanotto, sollevando il mento prominente e saettandogli un'occhiata di sfida, diceva, con dubbio [...]
[...] buon garbo: - A più tardi. - Il vecchio aveva quietamente terminato il suo pasto con la figliuola; Peppe non s'era visto; e più d'un sorriso [...]
[...] bonario e canzonatorio era venuto su la bocca rossa della ragazza. - Lasciatelo fare - consigliava ella al padre. - Quando due si vogliono, nessuno li [...]
[...] , parandosele dinanzi. - Ho da parlarvi - cominciò egli con voce triste e sicura. - Parlate - fece lei senz'altro. - Ho da dirvi che quando un [...]
[...] fanciullesca, senza baldanza e senza civetteria. - Oh, bella, bella! Ma quando la donna non vi vuole? - Vi voglio io! - affermò l'innamorato [...]
[...] nulla a me!... Io non esisto per voi! E pure, vedete, io mi stimo più di qualunque uomo c'è al mondo... So che passione ci ho qui dentro... - e [...]
[...] no, un galantuomo, ma... che v'ho da dire? Per me non fate. Gli è meglio che ognun di noi e' tiri per la su' strada... Se no... - Ho capito [...]
[...] scala esterna, Peppe, a pena ella si fu incamminata su l'assito, le corse dietro, e con una spinta poderosa rimosse dal suo punto d'appoggio la [...]
[...] , vide la tavola drizzarsele violentemente in contro nel rovesciarsi con lei; 182 e mise subito un altro grido più tenue, più soffocato, a [...]
[...] , irriconoscibile. LA ROSONA. LA ROSONA I. Ampia, bruna, severa, quella badia medioevale sorgeva a mezzo il colle fiesolano, tutto ammantato di campi e [...]
[...] merlato dei Salviati; e a sinistra, in fondo, di là dal Mugnone incassato tra i macigni, che un ponte snello e arcuato attraversa, il Cupolino [...]
[...] aspetto - quasi ospitasse ancora monaci eruditi e principi magnifici - massime guardata di lontano, dalla strada maestra che corre verso Borgo San [...]
[...] Lorenzo di Mugello, o giù da piè dell'erta ripida, angusta e diritta che porta a San Domenico, il villaggio aristocratico limitato in un'unica [...]
[...] piazza; e bisognava proprio venir fin sotto le sue mura colossali per avvedersi di certe chiazze d'intonaco nuovo su'l tufo della facciata; di [...]
[...] rondine; e magari anche d'una sottana o d'una vita di mussolo in colore, appesa qua e là ad una massiccia inferriata, ad asciugarsi dondolandosi [...]
[...] nell'aria e nel sole. 187 I grandi cambiamenti si riscontravano all'interno. L'abbazia, morti o cacciati tutti i suoi monaci, divenuta un bene [...]
[...] demaniale, era stata divisa e suddivisa in tanti quartieri, appigionati a parecchie famiglie della borghesia, che andavano là su a villeggiare; e in [...]
[...] celle, s'eran fatte stanze più vaste: che avevano, però, finestrelle e usciolini troppo fitti e regolari per non ricordarne l'origine; le porte [...]
[...] , accompagnata da una specie 188 di mugghio sordo somigliante alla nota d'un organo; e il gran cortile con in giro la doppia fila di logge a [...]
[...] Abate, e mettendosi a correre sotto i portici bociava a squarciagola per chiamare altri compagni di ricreazione. Quelli s'affacciavano alle [...]
[...] finestre, rispondendo, poi ne venivano di su, di giù, da ogni parte; e fra risa, litigi e grida si stabilivano i giuochi: un gruppo di maschietti con [...]
[...] fucili e tamburi si schierava a far gli esercizi militari; 189 parecchie bambine, prendendosi per mano tutte in fila, intonavano il monotono [...]
[...] chiapparsi girando intorno alle colonne scolpite; si rimandavano, scalmanati, palle di gomma elastica e volanti; e cantilene, comandi, colpi [...]
[...] , urli, tutto echeggiava confusamente e formava una sinfonia nuova, allegra, innocente sotto a' solenni archi fatti per vedere sfilare i monaci come [...]
[...] una processione di fantasmi salmeggianti. A canto al pozzo, in altri momenti, era un fitto cicaleccio di serve; e la carrucola affidata agli [...]
[...] e profondo, in quell'acqua usa 190 un tempo a riflettere là giù nel suo specchio verdognolo la figura ascetica di qualche antico servo di Cristo [...]
[...] inquilino e d'altra parte non si poteva dividere in più camere senza sciuparne gli affreschi d'un gran valore artistico, costì la piccola colonia di [...]
[...] , consacrata al mantenimento de' lumi a petrolio e al nolo di qualche divano coperto di tela d'America, non che d'un pianoforte verticale. Questa [...]
[...] contribuzione dava anche diritto alla lettura di due giornali: uno politico quotidiano, conservatore, l'altro domenicale e illustrato. Sì che [...]
[...] giornata, e animandosi poi in discussioni municipali e governative. A volte le loro signore ve li raggiungevano, provvedute d'un lavoro [...]
[...] all'uncinetto o d'un ricamo in lana, il quale però andava poco innanzi, lasciando libera l'attenzione a qualche pettegolezzo tutto locale e femminile [...]
[...] . Dopo di che ogni famiglia se ne tornava in pace nel rispettivo quartiere, e andava a cena. Le riunioni grandi, quelle cioè in cui la colonia era [...]
[...] , dove le donne, massime le ragazze, sfoggiavano vestiti chiari, inamidati a nuovo con molta arte, e larghe fusciacche di seta in colore, a cui [...]
[...] accompagnare, zoppicando, una romanza lunare; giovinotti e signorine ridacchiavano insieme: i maschi con la solita famigliarità nata dall'abitudine di [...]
[...] quatto quatto la scaletta interna del grazioso pulpito, e s'affacciava a un tratto di là su con una sonora risata da monello: allora la Madonna di [...]
[...] borghese; e i pallidi volti degli angeli di Giovanni da San Giovanni, in atto di preparar la refezione di Gesù, sembravano velarsi di malinconia [...]
[...] dalla cappella della Madonna, regnava sempre in quella chiesa la solitudine più completa; e il sole a traverso 194 gli alti finestroni, vi faceva [...]
[...] , non visto da anima viva, il suo eterno giro obliquo, sagomando con leggiere penombre i nudi altari di pietra scolpita, e i sepolcri d'abati e di [...]
[...] cavalieri effigiati a bassorilievo, lunghi distesi su'l suolo; proiettando diffusi chiarori su qualche quadro dello Spagnoletto, e su qualche [...]
[...] santo d'antica terracotta tutto smagliante di turchino e di giallo. E un altro sito pure, non mai stato invaso da' villeggianti, era, dietro la [...]
[...] chiesa, un recinto interno con un portico rozzo e basso da un unico lato: l'antico camposanto dei frati. Qui, a punto come esige la regola [...]
[...] pur ti capacitavi che un tempo codesto luogo avesse potuto avere il suo tradizionale quadrato di bossolo, così ravviato, nitido e 195 regolare [...]
[...] le sue infinite ramificazioni; l'ortica vi raffittiva le sue scure foglie scabre; lunghi, sottilissimi fili di erba ergevano e si ricurvavano [...]
[...] mollemente fra la dritta avena dalle spighe vane e pelose; la malva e la cicoria selvatica vi crescevan sempre più rigogliose, morbida l'una [...]
[...] , stecchita l'altra, costellati gli steli di fiori dalle miti sfumature, quelli d'un pallido violaceo, questi d'un pallido azzurro, e tutte e due le [...]
[...] tinte contrastanti pittorescamente co' rosolacci che onduleggiavano qua e là su tutto come frotte di farfalle porporine. Fra codesto serpaio [...]
[...] piccolo, 196 informe stecconato fatto di cannucce e di pruni, qualche cesto di cavolo arrotondava costì le sue palle sbiancate, un increspamento [...]
[...] di prezzemolo copriva due o tre zolle, e dentro una pentola rotta, i cui cocci eran tenuti insieme da un fil di ferro, venivan su belle quanto [...]
[...] certi punti fino a lustrare, direi 197 quasi fino a sembrar pulite, tanta era l'intensità della loro nerezza. E poi che con la Rosona non c'era [...]
[...] via d'attaccar discorso, ne pure si sapeva da quanti anni ella avesse portato là dentro quella materassa spiaccicata e bisunta dove dormiva, una [...]
[...] tavola lunga e stretta, zoppa da un piede, due seggiole dall'impagliatino sfondato, i cui fili spuntavano sotto, e quelle quattro o cinque [...]
[...] stoviglie sbocconcellate, schieranti i grossolani fiorami sur un'asse poco lontana da un fornello di mattoni imbrattato di cenere e di fuscelli [...]
[...] . Questa Rosona doveva essere un'antica contadina, che rimasta senza congiunti e per conseguenza rimandata dal podere, la cui coltivazione richiede [...]
[...] braccia giovani e virili, era venuta col suo piccolo gruzzolo a ritirarsi in quel singolare alloggio, il quale, perchè accosto al camposanto e [...]
[...] così squallido e sporco, non poteva certo invogliar nessun altro. 198 Per lei, in vece, era quel che ci voleva. Pochi piccioli di pigione all'anno [...]
[...] , la libertà d'un deserto e quel pezzetto di terra: non tanto per il bocconcino d'orto che ci avea rilevato, quanto per il comodo che faceva [...]
[...] alle sue galline: da che bisogna sapere che questa vecchia ruvida e solitaria viveva esclusivamente in compagnia d'un branco di galline. Oramai [...]
[...] cura della sua vita, forse l'unico piacere di cui mai avesse goduto. E quando per chiamarle sbucava di sotto al portico, soleva amorevolmente [...]
[...] accrescitivo di Rosona. Tranne in quelle ore che girellavano qua e là 199 per il camposanto razzolando la terra in cerca d'insetti e di semi, le galline [...]
[...] della Rosona non la lasciavano nè giorno nè notte. Dopo il mezzodì, finito ch'ella aveva da desinare e di risciacquar alla peggio i due cocci [...]
[...] adoperati, la vecchia prendeva un bel pennecchio di canapa e s'inconocchiava la rocca; poi, staccato da un chiodo confitto nel muro un cappellone [...]
[...] di paglia dal cocuzzolo basso e rotondo, dall'immensa tesa piatta, tutto lercio e slabbrato, se lo posava su la berretta nera che in casa le [...]
[...] Rosona veniva fuori, e con dietro tutto il branco delle sue galline, s'avviava verso Fontelucente, a farvi legna. Il bosco era piuttosto lontano [...]
[...] . Su i sassi di quel sentiero che, girando a mezzo il colle fiesolano, serpeggia a traverso i campi, i vecchi 200 piedi della Rosona, enfiati e [...]
[...] senza calze dentro un antico paio di scarpe da uomo, andavano innanzi difficilmente e con lentezza. Ma a lei poco importava il passar del tempo [...]
[...] ; filava, inumidendo con un gesto d'automa la punta dell'indice e del medio nella bocca paonazza e cadente; e in tanto le galline, che movevano [...]
[...] passo, animata da un odio feroce contro le belle sposotte fresche e rubiconde che venivano a strillar su l'uscio per richiamare a casa i bimbi [...]
[...] , cólte da paurosa superstizione alla vista di quel sudicio fagotto di cenci scolorati e rattoppati d'onde usciva un viso scimmiesco, nero e grinzo, i [...]
[...] Mugnone, si stendeva ampio e tranquillo, tappezzato di muschi a terra, e nell'alto silenzio della sua solitudine echeggiavano, invisibile compagnia [...]
[...] , le canzoni a note tenute degli scarpellini là dirimpetto su 'l Cupolino; e i colpi de' loro martelli sotto le cave e lungo le rupi avevano [...]
[...] anch'essi ripercussioni larghe e sonore. Fra gli alberi, qualche uccello cinguettava; saliva dalla terra e dalle piante un odor molle e indistinto [...]
[...] ; e la solenne dolcezza di quell'ora, tutta pace di natura e pace di lavoro, avvolgeva 202 e penetrava fin l'animo della strega, abbrutito e [...]
[...] inaridito com'era dall'ignoranza e dagli anni. Posata sur un cespuglio la rocca, ella si metteva curva curva a far legna, mentre le galline, un po [...]
[...] a puntino osservando l'altezza del sole; e quando le ventitrè non eran lontane, ammucchiati tutti i rami raccolti, intorno a cui la Rosona [...]
[...] passava una fune, ella trascinava il fastello fin su qualche masso sporgente: e piegata la schiena, con un altro sforzo finiva d'assicurarsi su le [...]
[...] della Rosona non usava d'accendere il lume; ma oramai padrona e polli conoscevano il luogo, e mentre nell'antico camposanto non era anche scesa [...]
[...] riposo: la Rosona su quel canile di materassa, e le galline appollaiate un po' da per tutto, su le spalliere delle seggiole, su 'l fornello spento [...]
[...] , su l'asse delle stoviglie e fino su l'orlo delle pentole. Sembrerebbe che, per la continua dimestichezza con la solitaria padrona, coteste [...]
[...] creava nè affetti né dolori; ma 204 a mano a mano che le sue galline, secondo lei, le avevan dato a bastanza uova fresche e a bastanza pulcini [...]
[...] perchè la bestia avesse tempo a frollarsi per il domani. Con una manciata di becchime, la Rosona si faceva sotto il portico, e chiamava: - Bìri [...]
[...] , bìri, bìri, bìri! - Subito la frotta accorreva intorno saltellante e svolazzante di mezzo all'incolto campicello, e in quel mentre che nella [...]
[...] frettolosa avidità le galline raccoglievano e inghiottivano il granturco, la donna, occhiata quella da sacrificare, a un tratto l'acchiappava d'un [...]
[...] gesto ratto e sicuro. Spaurite, emettendo un chioccío rauco e digradante, le altre in pari tempo si scostavano, guardando con diffidenza la scena [...]
[...] dello strangolamento. E la loro povera compagna, con in gola un lungo 205 e acuto singhiozzo, insistente, a tratti, sotto la mano feroce, un [...]
[...] quell'agonia, tirava a suo comodo il collo sottile, tra le cui penne tiepide e morbide le si affondavano con voluttà crudele le dita scarne e rugose [...]
[...] . Poi quel singhiozzo si faceva più flebile, più raro, e finalmente cessava a fatto con un'ultima scossa del corpicciuolo convulso, con un ultimo [...]
[...] palpito dell'ali aperte; i vivi occhietti color topazio si serravano; la cresta corallina ciondalava; si stendevano le zampine cocenti, e dal [...]
[...] le libbre, e l'interno compiacimento le si traduceva in un'orribile smorfia ch'era il sorriso rimasto a quelle labbra paonazze. III. Una [...]
[...] nessuno. Allora s'inoltrarono per il portico e penetrarono nella stamberga, dove li attendeva uno spettacolo da mettere ribrezzo. La vecchia, cólta [...]
[...] scivolata dal cranio calvo, ch'ora appariva tutto giallo, nudo, orribile; sotto di esso apparivano due fondi buchi rossi nel viso tumefatto e già [...]
[...] cornici, tutte foglie e fiori cristallini, di rigide mensole ad angoli acuti del primo Impero, e d'altri oggetti uno più disparato dell'altro, per [...]
[...] valore, epoca e 212 genere, raccolti costà sa Dio per quali capricci della sorte, se dopo un dramma o dopo una farsa. Non meno della roba in [...]
[...] vendita, anche il pubblico, che frequenta codesta specie di teatro della vita reale, è misto e mutabile. Nelle prime file di sedie a impagliatino [...]
[...] , presso il banco, stanno intente parecchie facce esotiche, con occhiali d'oro su 'l naso e veli turchini su' cappelli di paglia, a caccia di [...]
[...] qualcosa di genuino e d'artistico; assistono camorristi incaricati di rialzare le cifre; poi antiquari che con un sorriso o con un cenno [...]
[...] , invisibile a chi non è del mestiere, combinano e scambinano un affare; e pittori e scultori, i quali carezzano con gli occhi qualcosa di bello, che [...]
[...] cupidigia e la borsa; girano lo sguardo 213 intorno, sorridenti, senza osare d'acquistar nulla: perchè bisognerebbe alzar la voce, e seggono dove [...]
[...] trovan posto. In fine c'è la gente che va e viene, sfaccendata, senza interesse, incolore: un ondeggiamento di figure sempre nuove e sempre varie [...]
[...] , in fondo alla sala, verso la porta d'ingresso. Dietro il banco di legno lucido, su cui a mano a mano si mostrano gli oggetti e si distendono le [...]
[...] stoffe, sta un perito, direttore della vendita, vestito con una certa eleganza, tarchiato, grassoccio, dalla fisonomia tra cortese e [...]
[...] canzonatoria, con la rada barbetta, che tende al bigio, tagliata a spazzola: un tipo affabile e insinuante di candidato dinanzi a un gruppo d'elettori, al [...]
[...] di usciere in soprabito liso, un vecchiotto curvo e muto; e' lo 214 prende; ne dichiara meccanicamente l'epoca, quasi sempre sbagliata; lo gira [...]
[...] e lo rigira da tutte le parti con compiacenza paterna; ne tesse l'elogio più esagerato, e finalmente annunia che c'è compratore a una data somma [...]
[...] . Allora l'oggetto circola per la sala, perchè lo si esamini, e il lotto comincia. A canto al perito sta ritto il banditore: un omino secco e [...]
[...] collo, un battito di palpebra, basta a rivelargli anche l'ombra di un pensiero e designargli un compratore. Dietro al banco, appoggiato a un alto [...]
[...] leggio, un giovinotto biondiccio, slavato, con due balletti a pena fioriti e i capelli femminilmente 215 spartiti sulla fronte bassa, ogni volta [...]
[...] che un otto è venduto, si toglie la penna di su l'orecchio e scrive: scrive in un lungo e voluminoso registro. Il giorno volgeva al tramonto [...]
[...] sbieco; e que' bagliori spandevan giù una luce gialla, che colorava tutto d'una tinta calda e diffusa. Gli ultimi lotti, per la fretta dello [...]
[...] Ercole bianco e rosso, il cui nome parve un trofeo di consonanti allo scritturale con la penna su l'orecchio. Era una scrivania Luigi XVI a [...]
[...] intarsi artistici, con borchiette d'argento cesellato a ogni rassettino, e un frontone d'argento massiccio, 216 assai originale, che rappresentava [...]
[...] un Amor trionfante, ad ali spiegate, con l'arco teso in una mano e una corona di rose nell'altra. L'Ercole s'era prefisso di farlo suo; e fin [...]
[...] turno; poi a ventine e a cinquantine di franchi l'aveva contrastato a ogni altro competitore, con l'ostinazione fredda di chi, col denaro, può [...]
[...] tutta la sala, vociò col solito tono stentoreo: - Quattromila la scrivania Luigi XVI! E si libera per quattro mila!... Dico si libera! Nessuno [...]
[...] fiatò. E' diede forte del martello i sacramentali tre colpi. Allora l'Ercole, consegnato al banco un biglietto da visita col proprio indirizzo [...]
[...] , traversò la folla, che, quasi sollevata d'un peso, attaccava un vivo cicaleccio di commenti, e imperterrito infilò la porta. Una certa gara erasi [...]
[...] disegni turchini e a riflessi metallici color viola, ben conservato, assai raro. 218 Mentre nella sala lo si stava osservando, il perito, direttore [...]
[...] della vendita, narrò che il piatto era stato rinvenuto nientemeno che dentro l'Alhambra e vi tessè una specie di leggenda orientale poco [...]
[...] , facendone sprizzar i colori, e lo contemplava con tenerezza, quasi rimpiangesse di vederselo portar via. - Questo numero 312 è un pezzo unico [...]
[...] come un museo, s'agita su la sedia, vuol rivedere il piatto per la decima volta e ne mostra gran desiderio. Una signora tedesca che le siede a canto [...]
[...] : Cinquecento cinquanta! Il banditore (a un batter di palpebre de' begli occhi romani): Seicento! Seicento! E si libera! Uno!... Il perito [...]
[...] ! Mille lire! E si libera! Uno! due!... La signora romana: Milletrecento! Il banditore (rallentando): Milletrecento! Milletrecento.... 221 Il [...]
[...] perito (rapidissimamente): Su, via, facciamo presto! Non si può star qui fino a mezzanotte! Ci sono molti altri lotti... tutti i quadri; e si fa [...]
[...] sera!... Il banditore: Mille trecento! (accelerando) Milletrecento! E si delibera! La tedesca (decisa): Quattrocento! Il banditore: Mille.... La [...]
[...] signora quando vuole.... vuole! Il banditore: Millecinquecento! E si libera! La signora tedesca, rigida, indispettita, s'alza come una molla e [...]
[...] se ne va. Il banditore batte i tre colpi: Uno! due! e tre! Intanto la vincitrice vagheggia con visibile soddisfazione i bagliori violacei del suo [...]
[...] 222 bel piatto moresco, e cinguetta vicino alla lunga barba bianchiccia di uno scultore celebre. Finalmente era venuto il turno dei dipinti [...]
[...] . Andaron via subito parecchi paesaggi: gole alpestri, strade del Cairo, canali di Venezia e marine. Piacque un soggetto militare, La staffetta, per [...]
[...] alberi. C'era una piccola tela di soggetto mitologico, Il matrimonio di Bacca: grasso e ridente, il lieto dio tien alta, in mano una fiaccola [...]
[...] accesa, mentre fauni, satiri e ninfe gli danzano intorno una ridda degna d'una illustrazione rabelaisiana. Se la prese scherzando e motteggiando [...]
[...] separato da' compagni ingialliti; e sbalzato poi dalla sala d'armi a una soffitta dove s'accatastano gli attrezzi e scorazzano i topi; e dalla [...]
[...] leggiadramente ravvolto a mo' di diadema e tempestato di gemme. Il viso, minuto e d'un ovale perfetto, doveva aver perso alquanto del suo diafano color di [...]
[...] luce de' larghi occhi bruni e in un sorriso civettuolo e sdegnoso d'un fascino strano. Tutta l'acconciatura rivelava il gusto più fino. La [...]
[...] gamurra a maniche aperte era di velluto rosso contrattagliato a fondo di broccato d'oro; e ne usciva fuor dello scollo il petto alto e colmo [...]
[...] , scoperto a metà, provocante e superbo; un filo di perle e di smeraldi circondava la gola pura ed ignuda. Al sorriso di quella tela rispose, con [...]
[...] lire. Si comincerà, mettiamo, da... cinquanta. Facciamo presto, mi raccomando, signori. Il banditore: Cinquanta lire! Cinquanta lire! E si [...]
[...] ! (lentamente) E si libera! Uno!... (breve pausa). Il pittore (che pensa all'acconciatura di Lucrezia Borgia): Novanta! Il banditore (affrettando [...]
[...] ): Novanta lire! Novanta lire! E si libera! Uno! due!... Il ritratto, tenuto ritto dal perito, e presentato ora a destra, ora a sinistra, pareva volger [...]
[...] lo sguardo per la sala.... - Cento! - proferì una voce di fondo: una voce così commossa e malcerta che tutti quanti si voltarono a guardare. 227 [...]
[...] nocciòla scuro. La faccia lunga e scarna d'un pallor olivastro appariva quasi infantile all'ombra del cappello di feltro molle che gli si posava su [...]
[...] ' capelli neri e abbondanti. E poichè il perito sembrava cercarlo, allungando il collo, il giovane, impacciato sotto tanti sguardi, rasentò la [...]
[...] parete, s'accostò al banco, e cavandosi di tasca un portafogli slabbrato, ne tirò fuori una carta rosea da cento franchi. Mentre la tendeva, le dita [...]
[...] diffidente e incerto il ritratto muliebre per la cornice, se lo portò via con passo rapido e con addosso il fremito convulso d'uno che l'avesse [...]
[...] rubato. Subito un altro lotto circolava.... II. E il quadro, da vero, poteva dirsi rubato. Quella carta da cento, nuova e rosea, che n'era stata [...]
[...] il prezzo, era ella proprietà assoluta del giovanetto, così ch'e' potesse disporne liberamente e a suo capriccio? In una piccola città di [...]
[...] provincia, assai lontana, una vecchia vedova menava un'esistenza solitaria e stentata, contenta dello stretto necessarlo, 229 pur lesinato fin dove lo [...]
[...] società affarista e plebea, dove non è più rispetto, nè limite di casta; dove un gentiluomo che non intenda derogar dal cammino degli avi suoi è [...]
[...] inesorabilmente sepolto vivo nel proprio paesucolo. Per anni ed anni ella aveva ascoltato paziente, quasi muta, con l'animo sereno e col più [...]
[...] un fenomeno inatteso e cambiano gli aspetti dei luoghi. Ricordava con tardo rammarico che, durante la loro vita comune, ella non s'era mai [...]
[...] decaduta, avrebbe potuto recarsi in una grande città, far valere i suoi titoli e procurarsi un posto ragguardevole, magari a Corte. In vece, il [...]
[...] affaticasse a muovere un dito, s'era 231 logorato corpo e anima tra recriminazioni impotenti e vaniloqui rabbiosi. Di tutto questo la vedova riteneva sè [...]
[...] , magro come uno scheletro, con le gote cave e gli occhi infossati in un cerchio livido?... Allora, baciando con disperata devozione, con umile [...]
[...] sentita sorgere vaga e timida l'idea che il figlio, un bambinello nato tardi, potesse un giorno ottenere dal mondo quel che spettava a suo padre [...]
[...] : la considerazione, la ricchezza, 232 gli onori; e fin d'allora quest'idea, a poco a poco cresciuta, come una speranza, poi consolidata come una [...]
[...] fede nel suo cervello di donna incolta e solitaria, aveva finito a mutarsi in fissazione. Sì, certo, a quell'adolescente dal visetto bruno e [...]
[...] superbo, che tanto somigliava al viso del padre, quando la corteggiava da ragazza, ella avrebbe aperta e allargata la strada nella società, con le [...]
[...] mani sue, col suo petto stesso, a costo di qualunque strazio, a costo di qualunque sacrifizio. E questo dovere ch'ella imponevasi, e che così [...]
[...] altamente intuiva, senza nè pure ben capirne tutta la delicatezza e tutte le difficoltà, era come una muta riabilitazione dinanzi alla memoria di [...]
[...] meno, della doppia natura dei 233 genitori; cioè della primitiva indifferenza della madre e dell'altera pigrizia del padre. In vece d'inchiodarsi [...]
[...] un posto a Corte, e che senza certi titoli intellettuali cammino non se ne fa) egli preferiva andarsene vagolando per la campagna. A' libri [...]
[...] seri ma aridi, preferiva i versi dolci e sonori; e quando era rimasto disteso per ore ed ore alla larga ombra d'un olivo, con le palpebre [...]
[...] semiaperte, nel cui spiraglio, tra la frangia delle ciglia, si confondevan luminosamente il biancicor delle rame pallide e il barbaglio del cielo [...]
[...] , risollevava la testa, e tolto di tasca un quaderno sgualcito, scriveva, scriveva, scriveva con moto lento ed eguale, come sotto una pressione [...]
[...] invisibile e irresistibile; quasi che la linfa scorrente fra la terra e dentro le piante, il fruscio 234 dell'erba, il susurro dell'acque, lo stormir [...]
[...] delle foglie, il canto degli uccelli, il soffio del vento, tutti i rumori fievoli e vasti della natura, si fondessero in sillabe, s'armonizzassero [...]
[...] in versi e componessero a una a una le sue strofe. In primavera, sopratutto, riusciva impossibile di trattenerlo in casa. L'odor tiepido dei [...]
[...] prati e de' boschi lo attirava, penetrandolo di una languida ebbrezza che gli fluttuava nelle vene e gli annebbiava il cervello. E allora avean [...]
[...] luogo, tra madre e figlio, scene rapide e brusche, ma ostinate, ma continue; scene che rafforzavan sempre più quella volontà femminile, fatta di [...]
[...] rimorso e d'ambizione, e sempre più allontanavano dalla vita reale lo spirito del giovane sognatore, fatto d'armonia e di fantasia. Finiti [...]
[...] ch'egli ebbe, alla meglio, que' brevi, incompleti studi che si possono fare in fondo 235 a una città di provincia, madre e figlio si separarono [...]
[...] lavorar per fuori, ma ricevendo le ordinazioni indirettamente, col mezzo d'una buona signora meritevole di fiducia e capace di morire anzichè tradir [...]
[...] sepolto discendente de' crociati sarebbe uscito dalla sua tomba, 236 più iroso e più sprezzante che in vita, a maledire la donna che disonorava a [...]
[...] quel modo il suo casato! Così che, rinchiusa tra le pareti claustrali d'un ampio salotto gelido e nudo, con a' piedi un vecchio bracco bianco e [...]
[...] roseo, costretto in un paio d'occhiali; e sotto l'incrociarsi meccanicamente veloce de' ferri sottili, la calzetta s'allungava; sotto il taglio [...]
[...] sicuro delle forbici si modellavan camicie, mutande e corpetti, con maggiore sveltezza, precisione e abilità di quando, da fidanzata, ella [...]
[...] raggranellare per ogni fine di mese ottanta o novanta lire da mandare al bambino? Cento, 237 anche, gliene avea mandate!... E per fortuna egli [...]
[...] all'Università, e ne seguiva le lezioni a bastanza regolarmente. Ne' primi tempi egli s'era trovato assai triste e come perduto nel tumultuoso [...]
[...] deserto di una grande città, dove non conosceva anima viva, tranne qualche compagno, non mai frequentato da lui fuor della scuola. E gli prendevano [...]
[...] , come tornar piccino; e rivedere lei bella e giovane, curva su la sua culla con quel blando sorriso che non le aveva più illuminata la faccia da [...]
[...] quando erale morto il marito; e allora le scriveva lettere piene di passione ardente, che la vedova, tralasciando il lavoro, 238 leggeva e [...]
[...] rileggeva dietro gli occhiali appannati dalle lacrime; e le dedicava strofe da amante, che però non si partivano mai, quelle, di su 'l tavolino [...]
[...] pena il tempo era sereno, egli se ne andava fuor d'una porta, seguendo, a capriccio, la strada che gli appariva più pittoresca; e camminava [...]
[...] dalla tela, egli saettava di sbieco uno sguardo di gelosia e di soddisfazione insieme, e con l'accelerarsi della sua corsa, i pensieri, più che [...]
[...] due o tre oggetti, curioso d'osservar un ambiente tutto nuovo per lui; e stava, a punto, per uscirne, quando la dama del cinquecento si mostrò [...]
[...] d'improvviso, e vólta dalla parte di lui lo fissò e gli sorrise con tale amore, ch'egli, affascinato da quegli occhi 240 bruni e da que' labbri [...]
[...] desiderio che sapeva di fatalità, erasi lasciato sfuggir di bocca quella cifra: cento!... e la donna bella era divenuta sua. Quella mattina stessa [...]
[...] , il roseo foglio del riscatto era giunto dal paese, - in mezzo a una lettera piena di raccomandazioni, di sgorbi e di baci, - destinato al [...]
[...] mantenimento di tutto un mese. Di tutto un mese!... E che importava? Che importava?.... Ell'era così bionda, così divina!... Un po' di pazienza per [...]
[...] quel mese; la vendita di parecchi libri e de' vestiti d'inverno; qualche digiuno.... e si rimediava a tutto. In tanto, e' non sarebbe più solo [...]
[...] all'estremo e agonizzando vicino al guanciale dove il fanciullo dormiva con le novelle del Hoffmann su le coltri. Ma egli non sentiva nessuno [...]
[...] stimolo d'appetito, e, per fortuna, la serata era stupenda: una di quelle sere quasi estive in cui il cielo è così terso che il crepuscolo sembra [...]
[...] fatto d'un velo trasparente e fosforescente. Appoggiato con la schiena al tavolino, il giovane si mise a contemplar fisso il ritratto. 242 Chi [...]
[...] era ella mai? Quali pensieri potevano aver traversato quel capo adorabile, perchè ella sapesse guardare e sorridere con tanta grazia? Era ella, da [...]
[...] dama non meno saggia che bella? O una spensierata fanciulla di piacere che procacciavasi con lo stesso sorriso magnifici doni di cardinali e [...]
[...] umili strofe di poeti?... Tutte queste domande ch'ei rivolgeva a sè stesso e alla donna, ora con un senso di compiacimento dolce e superbo, ora con [...]
[...] l'oblio d'ogni cosa umana. Limpida e colma, già la luna allagava il piccolo balcone dal parapetto basso coperto 243 di ellera, che di giù dalla [...]
[...] via faceva l'effetto d'un gran vaso di verzura sporgente sotto la tettoia; e una bianca striscia di luce si allungò nitida e tranquilla dentro [...]
[...] penombra, la cornice d' oro opaco non dava riflessi, come a fatto sparita: e la bella figura emergeva sola nel vapore azzurrino della camera fonda [...]
[...] ; a segno che il volto, il petto e le mani del ritratto si disegnavano fantasticamente tra il nero, come in certe sembianze d'un'apparizione di [...]
[...] la forma femminile, che di vaga e spettrale s'animò, come se riacquistasse i sentimenti. Nel chiarore vivente, le pietre preziose, 244 tra 'l [...]
[...] velo verde, su 'l capo, sprizzavan bagliori; il broccato della gamurra ammorbidiva le sue curve; le roride carni del seno alto e colmo, per metà [...]
[...] !... Dov'era una donna che somigliasse a colei? Egli voleva saperlo e cercarla; cercarla e farsene amare; cercarla e sentir contro il proprio 245 [...]
[...] ' capelli.... Cercarla e beverne il respiro; lasciar que' larghi occhi bruni affondarglisi fin dentro l'anima, e farsi portar via l'anima dai baci di [...]
[...] tornata nell'ombra; e come attirata nel raggio stesso della luna, lei sempre vólta verso di lui, quasi invitandolo con quel sorriso a ebbrezze 246 [...]
[...] ignote, rasentar lenta, lenta, la parete, e lenta, lenta, allontanarsi, e lenta, lenta, scomparir dietro il terrazzo, fra l'edera.... La stanza [...]
[...] tutto su 'l balcone, dietro la fuggente larva allettatrice, e dimentico d'ogni cosa, si abbandonò fuori del parapetto, ravvolto e travolto [...]
[...] nell'onda argentea dei raggi che la luna spandeva umidi e ammalianti da mezzo il cielo alto. Forse in quell'ora, lontano lontano, nel notturno [...]
[...] silenzio d'una piccola città dormente, nell'austera solitudine della sua casa deserta, una vecchia madre, si preparava a coricarsi; 247 e avviando le [...]
[...] muraglioni giganteschi di quella gran mole oscura ch'è il Castel dell'Ovo, proiettavano una larga ombra nera su l'acque, meno cupe e tragiche a mano [...]
[...] come rapidi lumeggiamenti, e giunta al sole, che tramontava là giù in fondo al golfo in un'apoteosi di fuoco, tutta l'ampia estensione marina [...]
[...] sembrava schiararsi nell'oro. Allora un senso di sollievo e di serenità allietava l'anima. Girando gli occhi a volte su Capri, che, di lontano [...]
[...] , somiglia il letto di qualche oceanina cullato dal mare, a volte su la curva della riva, ornata di palazzi e di ville multicolori, come [...]
[...] quell'ora; e un sogno d'oblio, fors'anche d'amore, le vagava nella mente quieta. L'uomo tarchiato che sedeva verso prua, remando con braccia poderose [...]
[...] ai trentacinque anni. Bruno per propria natura, e annerita anche dal sole, era presso a poco della tinta d'un beduino. Taceva, non osando [...]
[...] cantare per riguardo alla moglie del generale. E pure le canzoni del suo paese sonavan d'una dolcezza penetrante in bocca di quel popolano, con le [...]
[...] lor frasi larghe, appassionate e le cadenze delle note tenute, lunghissime. La signora, dalla cabina dove spogliavasi, le aveva ascoltate, e [...]
[...] l'incolto sentimento ch'esse racchiudevano le piaceva più di molte romanze artisticamente studiate che udiva nei teatri e nei concerti. Doveva aver [...]
[...] » - com'ella lo chiamava - era un ex-bersagliere mandato alle compagnie di disciplina per omicidio, la maraviglia della signora fu grande e 254 si [...]
[...] l'imbrunire così sola fra cielo e mare con un assassino! C'è da impaurir una leonessa! Non ci sarebbe più andata, non c'era verso! Chi glie ne dava il [...]
[...] , era un ottimo diavolaccio, Merulla, e d'una intelligenza! Adesso la signora sorprendevasi a fissar il suo barcaiolo come se per quegli occhi [...]
[...] fieri e malinconici avesse potuto guardargli nell'interno; le pareva impossibile ch'ei maneggiasse così tranquillo il remo innocente con la stessa [...]
[...] signora gli faceva col rivolgergli la parola, si toccò l'antico berretto rosso da cui penzolava ancora la nappa d'un turchino scolorito, e [...]
[...] quel gesto che significa: - Lo sa Dio! - poi disse: - Da quando venni via per far il soldato. Son tredici anni. - E... per quale reato vi [...]
[...] attimo; e disse con la solita indifferenza: - Ho uccisa una donna: mia moglie. - O perchè? Raccontatemi come andò - fece la signora. - Glie lo [...]
[...] racconto: ora glie lo racconto. Allora Merulla raccolse i remi, e vogando a lente bracciate, sempre più verso il largo, mentre il ritmo leggero [...]
[...] rare; quasi non se ne vedono. E io me ne innamorai, così, senza rifletterci. Facevo il carrettiere, come mio padre. Che notti tranquille ho [...]
[...] passate in que' tempi sdraiato su'l barroccio, che andava avanti piano, intanto che cantavo e guardavo la luna far tutte d'argento le nostre campagne [...]
[...] incontro e rideva; rideva sempre, lei. Ogni tanto, quand'ero nella stalla a governare i muli, mi sentivo far il solletico dietro un orecchio, su 'l [...]
[...] staccato, ma rideva.... Mi sembra ancora di vederla sciogliersi que' lunghi capelli biondi tutti ondati, e scoterli e sbatterli con quanta forza [...]
[...] battendosi tutte e due le mani aperte su 'l ventre, che le cresceva. Una sera, ero tornato a punto allora da Mezzoiuso, e stavo nella stalla a [...]
[...] ormai era mia, e che portava in sè un'altra creatura più ancora mia? Mai, per Dio! D'un balzo fui fuor della stalla e corsi a bussare alla [...]
[...] di suo marito, il quale teneva ancora Tinuzza per un braccio tutto contorto e arrossato a chiazze. - Che c'è? - tonai, di su la porta [...]
[...] polso di Tinuzza, che lei tentava inutilmente di svincolare, mi disse in tono tra superbo e sprezzante: - Giovanotto, in casa mia comando io [...]
[...] netta della verità, come in un lampo; e abbandonata la figliuola con una stratta che la fece traballare e cadere a terra, venne difilato 261 a me [...]
[...] e mi si piantò dinanzi con le braccia incrociate, fissandomi negli occhi, quasi avesse voluto mangiarmi. - Dunque, sei stato tu? - domandò [...]
[...] ansando. - No! no! non è vero! non è vero! - strillava Tinuzza che s'era rialzata e veniva a mettersi tra suo padre e me, intanto che mi faceva de [...]
[...] strega. - Ah, infame! Ah, schifoso! Ma il padre le impose silenzio: - Taci, ora. Infame e schifosa sei tu che non hai saputo insegnar l'onore a tua [...]
[...] figlia. - E vòlto verso me disse gravemente: - La sposi, va bene; ma quando? - Anche subito: appena son pronti i fogli. 262 - Bada, - soggiunse [...]
[...] ! e tutti mi credettero. Sapevan che avevo una parola sola, come mio padre, come i miei fratelli, come tutti di famiglia. Tinuzza si stropicciava [...]
[...] il braccio illividito e aveva ricominciato a ridere. - Ricòrdati però una cosa, - soggiunse Lo Santo parlando alla figlia; - tu esci di qui [...]
[...] vent'anni: e mi restava a passar la coscrizione. - Se tiri un numero basso, vengo con te, - mi dichiarava Tinuzza, che non voleva saperne di [...]
[...] malinconie. - Dai miei, lo sai, non posso più voltarmici; mio padre è una bestia; 263 e co' tuoi genitori, che mi guardano male, non rimango certo [...]
[...] . Tanto, che noia ti do? E rideva all'idea di seguirmi, di mutar paese, di veder gente e cose nuove, senza preoccuparsi affatto de' fastidi e della [...]
[...] miseria che ci avrebbe creati quell'esistenza in città sconosciute, senza speranza di guadagno nè dell'uno nè dell'altro, e per di più con un [...]
[...] con tutta l'anima, come io veramente amavo lei; e, più d'una volta quella sua fiducia nell'avvenire, che non l'impauriva purchè me la fossi tenuta [...]
[...] ; si fanno fuori conoscenze nuove che posson essere vantaggiose; e sorridevo a quel destino presso a buttar me con la mia famigliuola, quasi tre [...]
[...] dentro un sacco quel po' di biancheria che a mano a mano, di nascosto a tutti, m'era andata preparando: calzette a maglia, camicie e camiciole [...]
[...] ! - Merulla sorrise al ricordo di quelle parole materne, come avrà sorriso a chi sa quanti rimbrottoli della brava donna quando era fanciullo; e [...]
[...] soggiunse: - Diceva di non morire; e pure è morta, proprio di dolore, quando.... Basta... è morta anche lei. - E con l'avambraccio velato di lanuggine [...]
[...] rispetta, vedi; e non rispetterà neanche te. Fra loro due la guerra era implacabile, continua; a segno che, da questo lato, la partenza mi fu di [...]
[...] portava. Oh, Dio! che spasimo quella prima notte e quel primo giorno di quartiere, senza saper dove era andata a sbattere la mia donna con la [...]
[...] creatura, in mezzo a una città così grande, senza conoscervi un'anima! A poco a poco ci si acclimatò tutti e due in quella Roma che mette paura [...]
[...] trovar Tinuzza, all'ora dell'uscita. - Ma è proprio vostro marito questo ragazzo? - domandava la sora Rosa a Tinuzza mia con un certo sorriso e un [...]
[...] ? - rispondeva l'altra con quel riso che si poteva interpretare in qualunque modo. - Sora Rosa, le giuro che siamo sposati in chiesa e al Comune [...]
[...] , quanto è vero che questo è un innocente - asserivo io prendendo in collo il mio bambino, che già aveva imparato a conoscermi e mi tendeva le braccia [...]
[...] . Allora la vedova pronunziava un: - Sarà vero, sarà... - così pieno di dubbi e così canzonatorio che mi veniva voglia di darle una manata in [...]
[...] dicevano i miei compagni, quando invece d'andar con essi a passeggio e poi finire 269 in qualche osteria fino all'ora della ritirata, li [...]
[...] . Ci eravamo rintoppati per caso, e non ci pareva vero di chiacchierar un po' dei parenti e degli amici lasciati là giù. - È Tinuzza, - risposi [...]
[...] maravigliato. - Com'è cresciuta in un momento e come s'è fatta bella! 270 - In un momento, no, - osservai io - ne son passati degli anni! Tinuzza [...]
[...] s'era unita a noi, dietro un mio cenno, e rideva di Puddu Cassione, che la guardava mordendosi i baffi e mormorando: - Passa, passa il tempo [...]
[...] . Allora, dopo le solite esclamazioni e i rallegramenti d'uso, Cassione sentenziò che tutti e due, tanto io quanto lei, avevamo fatta una corbelleria [...]
[...] delle più grosse. S'intende non aver giudizio, ma a quel punto, corpo! E rideva, corrucciandosi di quell'inesperienza da ragazzacci che ci doveva [...]
[...] trascinare a tanti guai. Passeggiammo per circa un paio d'ore tutti e tre in fila, un po' fuori d'una porta, un po' in città; e s'entrò in [...]
[...] che le feci un rimprovero, e ci lasciammo 272 piuttosto freddi su la soglia della portineria. - Vedi quanto sei stupido! - mi disse mia moglie [...]
[...] trovato da cucir da uomo; io, che non ispendevo un soldo quando non ero con lei, le mettevo in mano la mia misera paga della cinquina; e co' denari [...]
[...] portati da casa si campava da gente onesta. Il mio maggior piacere era di fuggir l'oppressione, la monotonia del quartiere, e andarmene in [...]
[...] campagna insieme alla mia sposa e a mio figlio, ch'ella portava in braccio. Là ci mettevamo in libertà, su qualche prato. Lei 273 posava a terra il [...]
[...] eran coloriti; teneva la boccuccia aperta, serio, e metteva un suono inarticolato di maraviglia e di desiderio tendendo la mano grassa, tutta [...]
[...] , e, mentr'egli si rovesciava su la sottana di sua madre, ridendo, da pazzarello, e mostrava quattro dentini bianchi come il latte appena spuntati [...]
[...] , la mia mano saliva, saliva su fino alle coscette, e allora ci ravvoltolavamo insieme, come due cani. La sua passione erano i bottoni della mia [...]
[...] giubba; li toccava; ci si specchiava il visetto roseo che appariva lì su l'ottone allargato e gonfio come una palla. - Una seconda volta [...]
[...] passare dalla gola; la madre gli canterellava per acquetarlo - così mi raccontò - ma lui non potè prender sonno. E scottava, tutto rosso. La [...]
[...] ; figuriamoci adesso, che son passati tanti anni... e tante cose! Mi prese un tremito come a un ragazzino che ruba la prima volta, e dopo aver baciato e [...]
[...] ribaciato quel povero angiolo, che mi lasciava su le mani e su la bocca un'impressione come di metallo scaldato, tornai al quartiere, più [...]
[...] stordito d'un ubbriaco. Anche 275 il giorno dopo, in piazza d'armi, barcollavo; toccai appena qualche boccone del rancio e, quando fui libero, corsi a [...]
[...] sangue tuo, che stai lì così come se morisse la gatta? Lei alzava le spalle, mostrando di compatir me come un esaltato e di non saper che fare alla [...]
[...] creatura: gli dava la zinna, e lui non la voleva; gli dava la farinata, lo stesso; aveva anche chiamato il medico; o che cosa doveva far di più [...]
[...] ? Io stavo intontito a guardare il mio bimbo. Mi ero seduto su la sponda del letto e gli appressavo la bocca su le labbra enfiate da cui usciva [...]
[...] ? Per un po' di mal di gola, una semplice frescata, far tutto quel diavoleto! E s'io insistetti dal canto mio, lei insistè più ancora. Diceva fra i [...]
[...] importare a te, che non potrai più mettere il naso fuori. E di Ciccu, chi ti dà notizie, allora? Io, lo sai che in quartiere non ci vengo; già [...]
[...] non trovava in quell'esserino la forza per isfogarsi; lui si dibatteva, si lamentava, soffocato.... Io me lo presi in braccio, e sollevandolo [...]
[...] letto e corsi in cerca d'un medico. In due farmacie mi fu impossibile trovarlo. Nella terza, un grosso dottore stava seduto sur una poltrona e [...]
[...] parlava di politica col ministro del negozio, quietamente. Quando mi videro arrivare così trafelato e che gli raccontai il fatto, il medico [...]
[...] s'alzò, rivolse ancora quattro parole al farmacista a proposito del discorso da me interrotto, e mi seguì fino a casa. 278 Visitato il piccino, disse [...]
[...] che si trattava di crup; scrisse in fretta una ricetta e promise di tornar al mattino presto. - Vai o non vai? - mi chiese Tinuzza forse [...]
[...] scarlatto per la febbre, e a capo basso, di corsa, tornai al quartiere. Prima che ne varcassi la cancellata, sonava il silenzio. Andai in prigione, si [...]
[...] Madre! Come l'avrei trovato, il bambino? Penetrai come un fulmine in portineria, e mentre cercavo d'aprir l'uscio di camera di mia moglie, la [...]
[...] ' cenni senza significato, e tremava, tremava sempre più. Io la respinsi, buttandola da parte, e dati alla porta un paio di colpi di spalla con tutta [...]
[...] ' acciaccato sur una sponda. Vidi Tinuzza mezzo svestita, con una treccia de' suoi capelloni biondi disfatta su 'l petto; e 281 vidi Puddu Cassione, che [...]
[...] e due le mani. Non rideva più. - È morto, e tu fai la.... - Prima di finir la frase le avevo piantata la mia daga nella gola. Nella confusione [...]
[...] dell'acque. La signora sollevò la testa; quel dramma semplice e plebeo l'aveva scossa. Perchè, - diss'ella - condannarvi a una così lunga [...]
[...] reclusione quando c'erano tante attenuanti in vostro favore? 282 - Ero soldato - spiegò lui; - e poi dicono che non li avevo sorpresi proprio su 'l [...]
[...] fatto. Insomma ci sono, e pazienza - concluse filosoficamente. - E dovrete restarci ancora un pezzo? - chiese la signora. - Altri dieci mesi [...]
[...] soltanto. - Poveretto! Non vi parrà vero d'uscire! - fece ella, tutta intenerita. L'ex bersagliere gettò indietro la testa e respirò fortemente [...]
[...] poltrona, a canto alla medesima terrazza, con gli occhi fissi su 'l medesimo cristallo della finestra, in somma tale e quale come t'ho lasciato [...]
[...] il parrucchiere), col naso lungo sormontato da un paio di lenti d'oro e la testa perfettamente calva, come d'avorio tornito. Non rispose, ma [...]
[...] fiatò forte su 'l cristallo della finestra e, appannato che l'ebbe, vi tracciò su lentamente con l'indice una E maiuscola; si scostò, piegando il [...]
[...] capo a mo' de' pittori che vogliono giudicar l'effetto d'una brava pennellata, e mise un profondo sospiro. 287 - Dio benedetto! Ma sai che sei più [...]
[...] vendere, e pure dal terzo giorno del nostro arrivo non ti sei quasi più mosso di casa. - Mi piace questa casa - disse semplicemente il conte [...]
[...] , stropicciando col fazzoletto le lenti che si era tolte di su 'l naso: e mise un altro sospiro ancor più profondo. - Che la ti piaccia, son [...]
[...] , sì o no, che t'ha preso? Forse... ti dà fastidio la mia compagnia, e resti in casa per evitarla?... Se così fosse.... - Bencini! - lo interruppe [...]
[...] l'amico. - E bene?... 288 - Bencini! - egli ripetè con un sospirone più profondo di tutti i precedenti. - Su via, spiegati, o mi farai andare in [...]
[...] intraducibile che significava: E questo, come c'entra? - poi rispose sorridendo: - Bella domanda! Questa anzi è una posizione che non ho mai [...]
[...] abbandonata per cinquant'anni di seguito, e mi par d'aver avuto un coraggio non comune! Ma ora che da un lustro quella posizione felice è soltanto [...]
[...] tacque, e tirato fuori un fazzolettone di seta rossa a quadrelli, cancellò, a malincuore, si vedeva, la grossa E poc'anzi tracciata. Ma dopo un [...]
[...] passeggiar su e giù per la sala, gingillandosi con la catenella dell'orologio, si fermò di botto davanti al suo compagno, e tra commosso e [...]
[...] vedessi affogare, bruciare, restar sotto un tranvai, e che so io? Vale a dire se ti vedessi correre un pericolo vero e proprio, ma ti confesso [...]
[...] sinceramente che non mi sento capace a stemperarmi in lacrime perchè un vecchio collezionista di flauti s'innamora alla fresca età di sessant'anni, e [...]
[...] di, più, per la prima volta in vita sua Questa è carina da vero, e non me l'aspettavo. Ma sentiamo, dunque, il tuo romanzo, perchè capisco che tu [...]
[...] spiri dalla voglia di raccontarmelo. Butta fuori! - E a chi dovrei parlarne se non a chi n'è la causa? - sospirò il conte. 291 - Io ne sono la [...]
[...] che t'ha rubato il cuore, eh? - continuava, ridendo, l'amico. - E mi permetti di nominarla? Sampieri anch'egli sorrideva con una strana [...]
[...] smorfia a fior di labbra, e consentendo col capo mostrava grande soddisfazione d'esser finalmente giunto a intrattenersi col compagno dell'oggetto [...]
[...] elastica, l'ombrello da acqua e il velo verde pisello; Miss Gingerly, che c'empie le tasche di libriccini evangelici... e.... - Stupido [...]
[...] ! - l'interruppe il conte in tono di supremo disgusto. - Dunque, non è lei? E allora sarà la contessa Bobriskoff, quella russa divisa dal marito che pare [...]
[...] una tavolozza ambulante, tanti sono i colori coi quali s'illude di appianarsi e rifarsi il viso; ti avrà preso al laccio con le sue trecce [...]
[...] sciolte a uso bambina, e incantato con le romanze slave che la ci bela tutte le sere in un trillo continuato quanto stonato. E lei, eh? Sampieri [...]
[...] scrollava la testa, negando. - Come? - ripigliava l'altro - e tu macchineresti di portar la discordia e il disonore in quella coppia di pacifici [...]
[...] olandesi de' quali ora non ricordo più il nome - un nome in ick o in ock - che mangiano silenziosamente 293 e formidabilmente accosto accosto come due [...]
[...] colombi? Oh, uomo immorale! Ma che seduzioni hanno mai per te gli occhi tondi, chiari e a fior di testa della signora e il suo naso largo [...]
[...] roba alla quale io tiri. - In questo caso non si sbaglia: sfido io, non c'è ora altre donne nella casa! Tu vagheggi le cupolesche rotondità e la [...]
[...] vedova ha subodorati parecchi soldi, e non se la lascia sfuggire. 294 - Cretino! Vero cretino! - masticava, come bestemmiando, il buon Sampieri [...]
[...] , questa volta in collera per da vero. - Non c'è altre donne nella casa? E Emma, Miss Alford? - Che? Tu pretenderesti - chiese l'avvocato - di far [...]
[...] più, ma ho anche in compenso un bravo milioncino e mezzo che mi ringiovanisce non poco. Che te ne pare, eh, de' miei progettini? L'amico si fece [...]
[...] 295 volte ho intesa Miss Alford parlare con la madre di un certo Toto.... E lo nominava in un tono.... - Nominava me, povero angelo! - esclamò [...]
[...] senza cervello; ma a forza di manovre abili e coperte, che so io? d'attenzioni mute e delicate, come dice appunto Emma che le piacciono, a [...]
[...] forza di piccole finezze, di galanterie, e sopra tutto lasciando tempo al tempo, finirò per impadronirmi di quel coricino; perchè le donne, vedi [...]
[...] , vogliono esser vinte così. L'avvocato l'ascoltava guardandolo fisso; poi domandò: 196 - E quando intendi di cominciar l'assedio... spirituale [...]
[...] fatto, e secondo me proprio da grande stratega. Senti: sai di quel romanzo di Paoli, uscito ora, che si titola Lei sola? A te Paoli non piace [...]
[...] , capisco, perchè scrive in barbarico, ma non si tratta di ciò; l'autore è il preferito di Miss Alford, e il titolo del suo nuovo libro mi [...]
[...] ... - stile moderno, ma che fa? - e l'ho mandato alla mia Emma. Non ti pare un pensiero delicato 297 farle pervenire in questo modo quel romanzo che [...]
[...] settentrionale, alta e sottile, con un visetto ovale dalla pelle diafana come una bimba. I suoi larghi occhi d'una tinta luminosa, tra [...]
[...] l'azzurro cupo e il grigio, si velavan sotto le ciglia nere che ne raddolcivano l'espressione un po' birichina. Ma la maggior bellezza di Emma erano i [...]
[...] capelli, rossicci. ondulati, e lucidi come 298 finissima seta; li portava rialzati su la nuca da un pettine di tartaruga bionda, senz'alcun [...]
[...] artifizio, ma in una foggia grecamente elegante, e dietro il collo gliene cadeva qualche ciocca giù per le spalle. La bocca era rosea, un po [...]
[...] ' larga, fatta per ridere e per cantare, guarnita di dentini bianchi e uniti; e Miss Alford passava, a Napoli, per una gran bella ragazza. La [...]
[...] dal donatore. Impacciato e tremante, questi dichiarò ch'e' stava su 'l punto d'uscire, e balbettando qualche scusa lanciò una grottesca occhiata [...]
[...] di desiderio alla donna, un'occhiata supplichevole all'amico, come per raccomandarsi all'alleanza di lui, e sparve. - Quant'è curioso! - saltò [...]
[...] , mentre la signorina continuava ridendo: - È tutto cambiato dai primi giorni che venne. Prima era espansivo, loquace; ora dice sì e no quattro parole [...]
[...] .... Ma in vece dà certi sguardi paurosi! Iersera mamma e il capitano risero Dio sa quanto di lui. Io presi le sue difese, perchè, poveretto [...]
[...] Adone, glielo concedo, ma non è nè pure vecchio... cioè non è tanto vecchio quanto lei si figura. È d'una delle più antiche famiglie d'Italia, e [...]
[...] poi... è tanto ricco! - concluse enfaticamente l'avvocato. Queste parole erano destinate a produrre un grande effetto: e lo produssero. - Ah, è [...]
[...] l'amico, che in qualche modo voleva entrare in argomento, dichiarò alla signorina, che il conte Sampieri, essendo scapolo e perfettamente libero, non [...]
[...] aveva figli e... per conseguenza nè pure nipoti; poi abbordò il soggetto del libro: - Vedo che lei legge il nuovo romanzo del Paoli. 301 [...]
[...] i miei pensieri.... L'avvocato la guardava e mormorò: - Ah, da vero?... - Si figuri, - riprese la fanciulla - ho trovato fra queste pagine [...]
[...] le donne di raccontar le loro faccende intime. 302 Il Bencini, stuzzicato da una certa curiosità, le si fece più vicino: - E... mi dica [...]
[...] , signora Emma, - domandò - lei dunque sa presso a poco chi le ha mandato questo romanzo? - Se lo so! È il più bel giovane del mondo, e pieno di [...]
[...] delicatezza, di delicatezza muta.... Oh, se sapesse.... In quel punto il conte Sampieri rientrò nel salone, impaziente, agitato, nervoso, e di li a [...]
[...] pochi minuti una cameriera venne ad avvertire Emma che sua madre la chiamava. - E bene? - chiese il timido amatore, quando si ritrovò solo con [...]
[...] della scena della dichiarazione 303 e del nodo celeste proprio in quel punto.... - Molte cose. - Dunque vedi, Bencini mio, che avevo ragione [...]
[...] dicendoti che le donne vanno prese con garbo, vanno conquistate a furia di delicatezze? E il bravo conte fissava l'amico, piantato dinanzi a lui co [...]
[...] ' pollici infilati al panciotto sotto le ascelle, agitando su 'l petto le altre dita tese e dimenando il capo con piglio di profonda soddisfazione [...]
[...] posta, ecco che la campana annunziante il pranzo a tavola rotonda principiò il suo gaio squillo per l'appunto in quell'istante; e mentre il [...]
[...] per parola tutta la conversazione testè avuta con la ragazza, il conte, infatuato e felice, se lo prese a braccetto e se lo trascinò fuori [...]
[...] opposto, il tarchiato Borise, capitano di lungo corso, da' forti lineamenti del viso barbuto, arso dal sole, parlava a voce alta e comandava a [...]
[...] fermò subito sur un tenentino de' bersaglieri, attillato nella caratteristica divisa. Era la prima volta che lo incontrava, e bisogna convenire [...]
[...] che gli dispiacque non poco con quella capigliatura bruna e folta dalla scriminatura quasi impercettibile al centro, con quel viso orientale d'un [...]
[...] pallor dorato dove spiccavano i larghi occhi neri da' riflessi ora di velluto, ora d'acciaio e la bocca rossa e voluttuosa dal sorriso ora [...]
[...] appassionato ora sprezzante. Poteva aver circa ventuno o ventidue anni. Sedeva accanto a Emma, con cui discorreva fitto fitto e piano. - Presento a [...]
[...] questi onorevoli signori il tenente Antonio di San Teodoro - disse la padrona di casa accennando il nuovo ospite con un gesto largo e dignitoso [...]
[...] . Il tenente s'alzò e s'inchinò con perfetta eleganza; parecchi commensali risposero cortesemente al saluto, e qualche signora che 306 abitando [...]
[...] , confuso. - Là, là, signor conte, fra quelle due belle signore - disse ancora la padrona indicando fra Miss Gingerly e la contessa Bobriskoff un [...]
[...] tovagliolo, dopo aver dato fondo in un batter d'occhio alla seconda scodella de' vermicelli al sugo. - Fra tutti i miei viaggi, e ne ho fatti 307 [...]
[...] che appunto la sua pensione era la migliore di Napoli per la cucina, perchè aveva un cuoco inglese e uno napoletano. Lei non amava far le cose a [...]
[...] , sempre ci tornava. I forestieri annuivano con cenni di soddisfazione, e da un capo all'altro della tavola si trattò ne' più minuti e delicati [...]
[...] particolari la questione gastronomica, discutendo i pregi e i difetti delle cucine de' vari paesi. A mezzo il pranzo la signora Alford si volse [...]
[...] con premura al conte: - Ma lei non ha mangiato nulla, e sono parecchi giorni che fa così. Prenda almeno 308 una quaglia, la prego! Mi permetto [...]
[...] d'insistere perchè qui siamo come in famiglia... - (il conte rifiutava) - L'aria di mare suol mettere appetito.... E se lei non mangia bisognerà [...]
[...] ' commensali. Rosso fino al cranio nudo e lucido, il conte Sampieri assunse un tono di rabbia e insieme di confusione singolarmente sollazzevole [...]
[...] ... queste libertà.... Signor capitano.... Il Borise ch'era un uomo di buon cuore e non aveva altra menda tranne una volgarità troppo schietta [...]
[...] , s'accorse d'aver offeso il gentiluomo, e subito si scusò; ma a modo suo e certo con più sentimento che tatto: - Signor conte - disse - mi dispiacerebbe [...]
[...] assai che voi prendeste su 'l serio quel che aggio dillo pe' pazzia' - (il conte s'inchinò ringraziando, e il marinaro ricominciò). - Ho avuto [...]
[...] la tavola) - e che per età potrebbe essermi padre. Qui il conte non assentì e non ringraziò per nulla, ma lanciò al capitano un'occhiata di [...]
[...] traverso da incenerirlo. 310 Senza a fatto curarsi de' vari discorsi degli altri, la signorina Alford e il bruno bersagliere continuavano la loro [...]
[...] su 'l petto San Teodoro. Lei badava a insistere: - .... nessun altro al mondo... e poi quel nastro... scena inebriante... mi sentivo venir [...]
[...] vi pare e piace... non saprei.... - Davvero inutile... vi conosco, Toto! basta... così commossa... un ricordo incancellabile. 311 Ora, qualunque [...]
[...] altro galantuomo in condizioni d'animo diverse da quelle del conte Sampieri avrebbe, a occhio e croce, mangiata la foglia. Il dono anonimo del [...]
[...] belle labbra rosse che negavano. Ma il dabben uomo era innamorato; e l'amore, si sa, più si va innanzi nella vita e più ci stringe e ci raffittisce [...]
[...] 312 del libro, e si disgusti di quel vanesio, di quel farfanicchio sguaiato:Già, quello lì che noia m'ha da dare se dice ch'è distaccato a [...]
[...] Salerno e viene a Napoli a ogni morte di papa? - (E guardava il giovane San Teodoro con un risolino di sprezzo) - Cattivo sistema il farsi bello col [...]
[...] sol d'agosto, caro il mio minchione! - concluse finalmente con una scrollata di capo che significava la sua trionfante pietà. E così pensando [...]
[...] badava a sbirciare di sotto le lenti d'oro il suo rivale e a sorbirsi un dopo l'altro parecchi bicchieri di bordeaux: fin che l'avvocato Bencini [...]
[...] , che l'osservava di lontano, gli venne a canto a proporgli una passeggiata verso Posillipo. Emma, che udì, colse subito la palla al balzo, e [...]
[...] seguiva a Napoli il patrio sistema educativo per le giovanette, tale e quale come se si fosse trovata a Nuova- York. La fanciulla guardò con un [...]
[...] sorriso il conte Sampieri che si sbracciava a ringraziar lei e la madre di tanto onore e di tanto piacere; poi guardò il tenente. - Perdono [...]
[...] riunione d'amiche, e Miss Emma.... - Oh, va benissimo, caro Totò, io ignorava.... Sì, sì, Emma verrà, pur che voi stesso me la riaccompagnate a [...]
[...] casa prima di mezzanotte. 314 - Il diavolo ti porti a Salerno e anche più in là! - imprecò tra' denti il povero deluso, mentre la ragazza si [...]
[...] raso celeste; quello che vi piace tanto! - e corse via. - Ora ritengo che dopo quanto t'è accaduto sotto il naso, tu sarai bell'e guarito [...]
[...] veduta. 315 - Io? - rispose il conte, fermandosi a guardare il compagno negli occhi. - Io non pensar più a lei? Io rinunziare alla mia felicità? E [...]
[...] osato esprimere.... - Che desiderio e non desiderio, se avevan già tutto combinato col suo tenente? Già, a me, ecco, questi usi americani e [...]
[...] fanciulle, vale a dire quando non hanno nè obblighi nè legami, si rivelano le loro vere inclinazioni senza convenzionalismo e senza ipocrisia [...]
[...] , e un uomo che le frequenti giudica dalla fanciulla quel che sarà la donna. L'altro scrollava il capo con riera incredula; il conte ripigliava [...]
[...] : - E vedi, se stasera quell'imbecille non fosse saltato su a strapparmela con quell'invito a bruciapelo: un invito che lei non ha potuto [...]
[...] stizzito. Ma il vecchio ostinato non cedeva. - Va bene, va bene, acqua in bocca! Ma vedrai se a forza d'attenzioni discrete e gentili io non [...]
[...] , la padrona e il capitano Borise giocavano a scopa; in torno alla tavola del centro, ingombra di giornali esteri, per la maggior parte illustrati [...]
[...] , su i quali piovevano i raggi d'una enorme lampada sospesa e le foglie di rose d'una canestra di fiori, mezzo avvezzata, stavano de' signori [...]
[...] sur un opuscolo evangelico; e la contessa Bobrinskoff modulava al piano una delle sue arie slave dal sentimento strano e selvaggio, allungando [...]
[...] nel vuoto, con desiderio smanioso, la faccia inverniciata. Sampieri volse malinconicamente gli occhi in giro e mise un sospirone, senza osare di [...]
[...] chieder notizie della bella assente; e, preso in mano un giornale, s'adagiò in una poltrona. Bencini fumava una sigaretta su 'l terrazzo che [...]
[...] guardava il mare. Un grande orologio di bronzo, su 'l caminetto, sonò lentamente i tre quarti e poi le undici. Il capitano, alzato il capo dal [...]
[...] giuoco fissò l'orologio e poi la signora Alford. 319 - Mi sembra che a quest'ora Emma avrebbe dovuto esser tornata - osservò egli. - Sembrerebbe [...]
[...] anche a me, corpo d'un cane! - pensò con dispetto il conte. Ma la madre si mostrava perfettamente tranquilla. - Non è ancora mezzanotte, e [...]
[...] . Il conte sospirò più forte, e forse questa volta il suo sospiro era una protesta contro gli usi americani, testè da lui tanto lodati. Ma [...]
[...] scoccavano le dodici in punto quando la porta del salone si spalancò; e seguìta dal tenente, apparve Miss Alford, raggiante d'eleganza, di giovinezza [...]
[...] e di felicità, con un incarnato più diffuso su le guance e leggermente scomposti i capelli rossicci che le mettevano, vista contro luce [...]
[...] militare, capitano; la consegna avanti tutto! - gli rispose ridendo San Teodoro, mentre si faceva aria su 'l viso col berretto piccolo e piatto [...]
[...] accaldata. La madre la carezzava su la fronte e le lisciava i capelli, quando Emma, interrompendosi, esclamò: - O mammà, se aveste veduto che mazzo [...]
[...] di fiori maraviglioso c'era in mezzo alla sala del the! Figuratevi una fontana, alta due metri, con piedestallo, vasca e trofeo interamente [...]
[...] fatti di gardenie, per simulare il marmo; e in vece del getto d'acqua una cascata di rose trattenute, da fili d'argento. Un profumo! Una 321 [...]
[...] di vimini dorati, e resta in salotto come giardiniera. E subito Totò, che me ne ha vista innamorata, voleva ordinarmene uno domani.... Ma io ho [...]
[...] tatto supremo con cui Borise evitava una spesa un po' ingente al giovinotto, e qualcuno dichiarò che un ufficiale da poco promosso, per essere bene [...]
[...] ; e dopo aver con voce alta e tremula, sudando freddo, schiccherato ad Emma ch'era ella stessa una viva fonte bianca che gettava rose, si ritirò [...]
[...] nelle sue stanze, molto soddisfatto di sè e delle proprie avventure galanti. Il mattino seguente, il brav'uomo s'alzò e uscì innanzi giorno, nè [...]
[...] si fece più vivo alla pensione fino all'ora di pranzo: a cui tornò ben rasato, sorridente, e vistoso nell'ampio panciotto più candido della [...]
[...] avanti. Emma, my darling, àlzati e senti se il signor conte ha la febbre - ordinò alla figliuola; poi si mise a spiegare a' suoi ospiti come Emma [...]
[...] qualcuna delle sue, e Sampieri pensava: - Dio ti mandi un acci... - ecco 324 un cameriere avvertir sottovoce la padrona che c'erano due uomini con un [...]
[...] generale salutò quel trionfo di fiori che lentamente i camerieri trasportavano nella stanza, in tanto che Emma, a cui s'univano la madre e il capitano [...]
[...] , 325 badava a colmar di dolci rimproveri e di effusioni di gratitudine l'ufficialino: il quale si difendeva, in vano, giurando su tutti i toni e [...]
[...] carattere di Totò queste premure senza parole... - e seguitando ad aspirare il profumo acuto, mormorò: - I bellissimi fiori dovranno appassire [...]
[...] assolutamente dimenticato che debbo tornare a Salerno. E a quest'ora mi pare impossibile di fare in 326 tempo al treno, con tanta distanza dalla [...]
[...] stazione! Rapido come un lampo, balzò a riprendere la sciabola che aveva deposta in un canto, e affibbiandosi il cinturino, salutava in fretta e [...]
[...] fontana, senza udir un grido soffocato d'ira e di dolore del povero conte Sampieri - a cui nessuno, tranne il Bencini, badava - corse al balcone e [...]
[...] capace di commettere qualunque sciocchezza, uscì subito in traccia di lui, percorrendo tutti i luoghi ch'erano 327 usi a frequentare insieme; e [...]
[...] ! Io, lo sai come son fatto. Con le donne ho avuto un sistema tutto di discrezione; e 328 figúrati se questo sistema mi si è fatto più sacro da [...]
[...] , però, so io quel che ho da fare. - Come? - domandò con sorpresa l'avvocato. - E intenderesti di corteggiar ancora quella ragazza... a ogni costo [...]
[...] ?... - Intendo di farla mia moglie, capisci? - dichiarò il conte risoluto. - La passione, eh? dà ogni scaltrezza, e io ho trovato un mezzo [...]
[...] .... - Bencini, non mi nominar mai più quello sfacciato straccione, o ci guastiamo! 329 - Caro Sampieri, ci guastiamo senza dubbio e su 'l serio, se [...]
[...] proprio ch'egli aveva trovato il modo di conquistare il paradiso? No, no, e poi mille volte no, che non partiva! E fece e disse tutto quel che [...]
[...] stizza che gli faceva l'ostinazione del conte, il Bencini protestò energicamente su 'l proprio intervento in una ridicolaggine come quella; e sa [...]
[...] Dio se risparmiò, mescolati insieme, consigli e rimproveri. Ma 330 quando vide quella povera figura grottesca, compassionevole pregarlo con gli [...]
[...] occhi pieni di lagrime, quando s'accorse che il cervello del suo vecchio amico ci andava di mezzo, si calmò e cercò di calmare l'altro; ascoltò [...]
[...] con pazienza i progetti di lui, e gli promise il suo appoggio a conseguirne l'adempimento. Poco dopo l'avvocato tornava solo alla pensione. IV [...]
[...] fa, e 'l suo difensore, signorina mia, è stato ferito.... - Ferito? Ma chi è? chi è? - chiese trasalendo e facendosi pallida Miss Alford. - Ora [...]
[...] cadde come un cencio, svenuta. L'avvocato si precipitò a raccoglierla, commosso, impaurito; l'adagiò sopra un divano e corse ad attaccarsi al [...]
[...] le faceva odorare dei sali; Miss Gingerly, con le mani giunte e con gli occhi al soffitto, probabilmente pregava per la salvezza della fanciulla [...]
[...] ; il capitano sbraitava in dialetto; e quatto quatto il conte Sampieri, con un braccio al collo, umile in tanta gloria, si godeva in disparte [...]
[...] persone che assistevano la fanciulla, e inginocchiandosi accosto a lei domandò: - Emma! Emma, che avete? 333 La voce amata scosse Emma, che aprì [...]
[...] gli occhi, li fissò su 'l giovane, e buttandogli le braccia al collo, immemore perfino di dove ella si trovava, scoppiò in un pianto convulso [...]
[...] ; il treno partiva in quel momento, e sono rimasto in terra, ecco la cosa. Emma ripigliava con un fil di voce: 334 - Taci, taci, so tutto. Oh, non [...]
[...] , siamo marito e moglie! Non è vero, mammà, non è vero che acconsentite? Se sapeste come siamo innamorati! E scoppiò di nuovo a piangere, mentre [...]
[...] passava leggermente le dita della manina pallida tra i folti capelli del giovane, che non comprendeva nulla fuor che d'essere felice, e baciava [...]
[...] , possiamo preparare il bagaglio per partire domattina. 335 - No, anzi, partiamo stasera - pregò il conte. E la sera, quando furono seduti uno di [...]
[...] prender moglie, quando tu incontri una donna che fa per te, spiattellale chiaro e tondo le tue intenzioni; perchè, di' quel che vuoi, ma credi [...]
[...] una poltroncina larga e bassa dinanzi al caminetto acceso, e tutta intenta a rimetter con le molle su gli alari d'acciaio traforato certi tizzi [...]
[...] ribelli che, smossi, sprizzavan barbagli rossi e gialli. - Domani, ch'è la vigilia, non so se potrò capitar da te - diss'egli. Leda non rispose [...]
[...] un mezzo sorriso, indifferente. E poi che vide il barone togliersi di bocca il sigaro, rovesciò la bella testa su la spalliera della poltrona, e [...]
[...] gli porse la fronte al saluto abituale. L'uomo la baciò a fior di labbra, e uscì. Allora, Leda, posate le molle, abbandonò il fuoco, i cui [...]
[...] spiccate, nella quale la bianca veste da camera che l'avvolgeva con le sue molli pieghe di lana orientale e la pelliccia nivea della [...]
[...] guarnizione, lasciavan come una vaporosità da fantasmagoria. S'era méssa a passeggiare su e giù per il salotto, con le braccia incrociate. 341 [...]
[...] - Finalmente! - esclamò sottovoce, parlando a sè stessa, quando ebbe inteso il tonfo cupo del portone del villino che si richiudeva dietro il barone. E [...]
[...] dato intorno uno sguardo, naturale a chi vuol assicurarsi che nessuno lo spia, si sbottonò un po' la veste sul seno e si tolse di fra' merletti [...]
[...] odorosi del busto una lettera tutta spiegazzata, ma ancora chiusa. Su la soprascritta, una calligrafia grossolana e incerta aveva tracciato alla [...]
[...] meglio questo indirizzo: «Alla signora Giovannina Bitossi, ferma in posta.» La giovane donna ruppe il sigillo, e si pose avidamente a leggere [...]
[...] : 342 «Mia cara Nina, «Lunedì mattina il babbo scese al Borgo, e Menico, il procaccia, gli consegnò la tua lettera col vaglia delle trenta lire [...]
[...] , per mandare a noi tutto quel che guadagni con fatiche e sudori, che si sa che costa assai servire in casa d'altri. Ma noi ti ringraziamo, che tuo [...]
[...] padre si è fatto un paio di scarpe e una camiciola nova per me e per lui; anche c'è avanzato qualcosa, e ora tieni pure i soldi, che ti [...]
[...] possono far comodo. «Figlia cara, ti mandiamo la benedizione per queste sante feste del Santo Natale, e sabato notte, se il Signore mi fa la grazia che [...]
[...] ascolti la messa pregherò tanto Gesù Bambino e la Vergine Beata che ti tenga sempre le sue sante mani in testa. 343 «Non dubito che anche te [...]
[...] farai le tue devozioni come è dovere del cristiano. Dirai per me ai tuoi buoni padroni che indegnamente raccomando anche loro al Signore e gli [...]
[...] dirai che così lontano non ho altra consolazione che pensare che non ti manca niente. Addio, figlia mia cara, ti salutano i fratelli e Giulietta [...]
[...] . E io e tuo padre ti mandiamo un bacio. «Tua madre. «Buone feste. Addio, addio.» Dopo che Leda ebbe percorso con un'unica occhiata l'intera [...]
[...] camino, vi si sedette di nuovo, e prona innanzi, per aver più luce dalla fiamma, tornò da capo a leggere: adagio questa volta, quasi avesse [...]
[...] d'un amante segreto; e per aprirli, aspettava d'essere libera della presenza di chiunque. Per la terza volta si rifece a scorrere la lettera [...]
[...] del Natale: e ancora gli occhi le s'inumidirono nel punto in cui la madre mandava la benedizione; e ancora un sorriso amaro le increspò le labbra [...]
[...] cara, partitasi dalla casa paterna nell'inverno 345 di una mala annata, in cui il fratello maggiore faceva il soldato in Africa e il padre [...]
[...] e qualche picciolo d'aiuto alla famiglia, aveva finito invece... Com'era successo il fatto? Dio mio, come succedono quasi tutti questi fatti [...]
[...] volgari e malinconici. Venuta in città con la buona intenzione di lavorare, Leda, che aveva nome Giovanna, senza curarsi allora se quel nome fosse [...]
[...] ; e si era vestita da cittadina, col cappello. Così passarono un paio d'anni di benessere relativo; fino al giorno in cui il vedovo significò [...]
[...] alla governante delle sue creature ch'egli era determinato a sposare una sorella della moglie defunta: donna non più giovane e nè anche bella, ma [...]
[...] fitto nella vita di avventure. E un altro paio d'anni erano scorsi tra una alternativa di bene e di male: materiali, s'intende; due anni in cui Leda [...]
[...] sfolgorante di lusso e di gioielli, ora nascondendosi alle sue conoscenze perchè teneva impegnata al Monte di Pietà tutta la sua roba... eccettuato [...]
[...] l'involto dei panni campagnuoli. Mette conto di narrar e con minuzia di particolari le vicende di questa «una fra tante»? Non mi sembra; e, del [...]
[...] resto un simile studio di miserie di ogni genere non entra in questo breve e buon racconto di Natale. Dopo molti cambiamenti di amici e di cose [...]
[...] , da circa un anno un signore assai ricco e serio si era messo a proteggere Leda. Le aveva preso in affitto un villino al Macao; e lì, quanto [...]
[...] spesso glielo consentivano i suoi affari di banca e la sua parentela aristocratica e numerosa, il barone veniva a visitarla, a tenerle compagnia [...]
[...] nelle ore della colazione e del pranzo. 348 Fuori, seco, egli non l'aveva mai condotta; tranne all'estero dove ella era ignota. Ma di che cosa [...]
[...] avrebbe potuto rammaricarsi la bella ragazza? Aveva la casa piena di mobili di costo e di gingilli capricciosi, su cui si spampanava ogni giorno una [...]
[...] i vestiti e i capelli; aveva una pariglia di roani desiderati da più di una dama autentica, e due cavalli da sella, uno inglese e l'altro arabo [...]
[...] senza soldi per farti il necessario in queste feste...» Leda lesse ancora; e un sospiro le salì dal petto: un sospiro in cui qualcosa d'interno, di [...]
[...] calligrafia chiara e regolare di una buona scolara - «cioè, pensateci soltanto per mandarmi la vostra benedizíone. Di quella ho gran bisogno.» 350 [...]
[...] commozione per quella costante tenerezza dell'esiliata verso la famiglia lontana; e su gli occhiali dal metallo annerito cadevan calde e grosse [...]
[...] ripiegata la lettera materna; e si era raggomitolata nella poltrona. Pensava: forse a casa sua, forse a tutt'altro. D'improvviso, nella via [...]
[...] passanti pietosi. Allora, la giovine donna ebbe un sussulto. Tese l'orecchio, e ricordò. Ricordò un camino che non era quello davanti a cui ora [...]
[...] trovavasi; un camino grande, di vecchia pietra, con la cappa ospitale piena di fuliggine e di novelle paurose e gentili, che avean dati tanti [...]
[...] . Di lontano, di tanto lontano ch'ella nè pure sapeva dove potessero trovarsi, le zampogne facevano udir le loro note esili e penetranti, 352 [...]
[...] sonora, più larga, vibrava nella pace alta della solitudine: la campana della chiesa. Era tempo d'avviarsi. E allora, ben imbacuccati, gli uomini [...]
[...] quasi mai - e uscivano tutti l'uno dopo l'altro, come in processione, incamminandosi verso la parrocchia che sta su su in vetta, dove la [...]
[...] , affondati nella neve. E le zampogne, ora di lontano, ora come avvicinate, a seconda del vento, accompagnavano fide, co' loro ritornelli eguali, con le [...]
[...] squillante a festa. 355 Appena sonava il cenno, la chiesa riempivasi; e subito s'aprivano i baveri de' ferraioli, si calavano di capo gli scialletti [...]
[...] gruppi. Accanto all'altar maggiore stava la nicchia del Presepe, con una fioritura di pastori, d'alberelli di legno tinto e di lumi, sopra tutto [...]
[...] di lumi. Quel punto, dicevan le donne, era un paradiso. Costì, più che altrove, la gente si pigiava, tra spinte, gomitate, e invocazioni sacre [...]
[...] . Il priore, bravo vecchio che Giovannina avea sempre veduto a quel posto, recitava di sèguito le sue tre messe di rito, e infine benediceva 356 [...]
[...] aria da teatro chi sa come giunta là su; e, fuori, le zampogne, discordanti, ma dolci nella loro selvatichezza, sonavano, sonavano monotamente [...]
[...] , pastoralmente. La ragazza, la madre, la sorellina, il padre, i fratelli, e con essi tutti coloro ch'erano in chiesa, ricevevan quella benedizione [...]
[...] in ginocchio, a capo chino; e una grande serenità entrava in quei cuori semplici, una grande allegrezza li facea battere, sapendosi che in [...]
[...] quell'ora, in quell'istante medesimo Gesù tornava bambino per salvar le loro anime piene di fede in lui, d'amore. in lui... E dopo, che bella corsa [...]
[...] gorgoglìo del paiuolo. E la povera famiglia, prima d'andare a letto, mangiava le castagne bollenti, beveva qualche buon bicchiere di vino invecchiato [...]
[...] da molti anni in cantina, facea festa in modo casalingo e patriarcale, al Salvatore del mondo. Ah, Signore, come erano mai lontani quei [...]
[...] mentre la giovane s'abbandonava alle sue memorie e tornava addietro con esse, riprese il suo monotono ritornello; ma in lontananza, come se [...]
[...] andasse affievolendosi, e finisse a dileguare fondendosi in nulla entro i rumori innumerevoli della città enorme. Leda corse alla finestra e la [...]
[...] movimento salì al salotto e parve riempirlo. 359 Allora, ella richiuse i vetri e si asciugò gli occhi, sorridendo. Aveva un progetto. Voleva [...]
[...] rivedere il suo villaggio, il Natale di là su, e innanzi tutto, oh! innanzi tutto, la sua vecchia mamma, dalla faccia chi sa come rugata, ma forse [...]
[...] ... subito. E diede l'altra carta. - Ma così, la signora resta sola in casa? - si permise di osservare la donna. - Non importa... Ad ogni modo c'è [...]
[...] nella sua camera da letto, e aperto un baule chiuso a chiave, che figurava un cofano da corredo del quattrocento, ne tolse un involto ripostovi [...]
[...] fazzoletto a rosoni sur un fondo giallo che, da fanciulla, ella soleva portare in testa; corse allo specchio, e lì se lo annodò sui capelli; poi [...]
[...] scoppiò in una risata. Ora che non era più avezza a vedersi a quel modo, le sembrava d'esser buffa. Aveva spiegata la sottana; la scosse, e se [...]
[...] l'infilò presto; era larga e sgraziata. E indossò il corpetto; 362 troppo corto di vita, troppo corto di maniche. Ah, c'era anche il grembiule [...]
[...] ! Quello poi era quasi intatto: rossigno e bianco, di cotonina a quadrelli. Dio, come aveva freddo! Così leggiera codesta lanetta, massime per lei [...]
[...] abituata adesso alle pellicce! Fortuna che c'era lo scialle! E se lo avvolse al busto. Non rideva più; s'era fatto d'un pallor di cera, come sul [...]
[...] punto di venir meno. E quando quel costume contadinesco, ormai completo, le fu addosso, ella si fermò in piedi, con le braccia penzoloni e la [...]
[...] soffocato, rauco, quasi bestiale, si coperse il viso con tutte e due le mani e scoppiò in un pianto dirotto... Nessuno la vide attraversare la casa [...]
[...] ; e, certo, chi l'avesse scorta per istrada non poteva ravvisarla. 363 Presto, quanto le forze glielo concedevano, camminò fino alla stazione [...]
[...] viaggio l'avevano affranta. Era stata muta tra le vicine loquaci; seria tra le risate e i motti scurili degli uomini. Ma venne il momento di [...]
[...] lasciò sfuggire una bestemmia a mo' d'interiezione. Poi continuò: - Ah, perdio, perdio! Ma sapete che vi siete fatta bella? E civile, non canzono [...]
[...] uomo credette affermativo. 365 - Ah, lo credo! - riprese, convinto - e mi figuro che non siete tornata per restare a Montaguzzo. - Non, so [...]
[...] leggiero sospiro, inarcò le ciglia e tacque; rispondendo poi soltanto a monosillabi a tutte le chiacchiere di costui. Scesa dalla diligenza, si [...]
[...] propria e non se ne volea muovere per nessuna ragione. - Prestatemi un asino, un cavallo; vado io sola - pregava la ragazza. 366 Ma non potè [...]
[...] arrivar presto. E si mise coraggiosamente a salire verso Montaguzzo. La campagna, anche con l'andar degli anni, conserva quasi intatto [...]
[...] poco si fermava per guardare: là era Casalfranco, là Roccapicco, là Torrarsa; e si fermò tante volte, che fece notte. Quando si vide intorno il buio [...]
[...] , cominciò a correre; tale quale nella sua infanzia, quando avea fatto tardi e temeva d'essere sgridata dal babbo. A momenti le mancava il fiato [...]
[...] cancello di legno, tutto tarlato e vacillante sui cardini, che metteva nella viottola, in linea retta, a pochi passi della sua casa, la ragazza era [...]
[...] ! cominciò a chiamare con accento amico. 368 Non era Fido; ma un compagno di lui, che appena ebbe riconosciuta l'antica padrona, mutò tono e prese [...]
[...] a fare un baccano infernale per manifestare la sua contentezza. Venne gente su l'uscio. - Chi è? - chiesero diverse voci esili e robuste in [...]
[...] coro. - Sono io! - rispose la nuova arrivata. - Chi? Ma la madre che non l'aspettava, la madre che non ci vedeva, le corse addosso e se la prese [...]
[...] chinato il viso su la spalla, e non le diceva nulla: piangeva. Fu una sera felice. Sotto la cappa ospitale del camino di antica pietra, dove eran [...]
[...] chiesa. Le zampogne faceano echeggiare le loro note ingenue, le loro cantilene selvatiche in lontananza, come prima, come sempre; e nel paiuolo [...]
[...] l'ora di recarsi alla messa; e come prima, come sempre, uscirono tutti in processione; il padre, innanzi agli altri, ormai lento nel camminare [...]
[...] traccia di neve; qua e là, anzi, restavan su' rami de' frutti 370 e degli arbuscelli parecchie foglie ancor verdi o appena ingiallite: la [...]
[...] presso un confessionale, nell'ombra, vergognosa di farsi fissare in viso dagli estranei curiosi di rivederla; e lì, mezzo seduta per terra [...]
[...] , mezzo in ginocchio, stette per quanto durarono le tre messe di rito. A momenti pregava; la più parte del tempo fantasticò. E le parve così naturale [...]
[...] dell'organo che ripeteva la vecchia aria di teatro, chi sa come 371 giunta là su, e le note delle zampogne festive, selvatiche, insistenti; le parve [...]
[...] ogni poco sua madre, ch'ella si domandò con pietosa incredulità se era lei, lei veramente, la quale per anni e anni avea vissuto lontano da quel [...]
[...] centro di purità e di pace, tra gente ignota, senza affetto, senza fede, senza stima. Era stato un sogno brutto e cattivo?... Forse. Ah [...]
[...] ', rimarrai sempre con noi? La sorella maggiore chinò la testa, e rispose più piano ancora: - Credo di sì. FINE [...]
[...] piovuto da tre giorni, e nei seminati ci si affondava fino a mezza gamba. Tutt'a un tratto, nel silenzio, s'udì un rovinìo, la campanella [...]
[...] squillante di Sant'Agata che chiamava aiuto, usci e finestre che sbattevano, la gente che scappava fuori in camicia, gridando: — Terremoto! San Gregorio [...]
[...] Magno! Era ancora buio. Lontano, nell'ampia distesa nera dell'Alìa, ammiccava soltanto un lume di carbonai, e più a sinistra la stella del mattino [...]
[...] , sopra un nuvolone basso che tagliava l'alba nel lungo altipiano del Paradiso. Per tutta la campagna diffondevasi un uggiolare lugubre di cani. E [...]
[...] chiamare in fondo alla piazzetta; e uno che bussava al portone con un sasso. Dalla salita verso la Piazza Grande, e dagli altri vicoletti, arrivava [...]
[...] sempre gente: un calpestìo continuo di scarponi grossi sull'acciottolato; di tanto 6 in tanto un nome gridato da lontano; e insieme quel bussare [...]
[...] insistente al portone in fondo alla piazzetta di Sant'Agata, e quella voce che chiamava: — Don Diego! Don Ferdinando! Che siete tutti morti? Dal [...]
[...] , sparsi di faville. E pioveva dall'alto un riverbero rossastro, che accendeva le facce ansiose dei vicini raccolti dinanzi al portone sconquassato [...]
[...] , col naso in aria. Tutt'a un tratto si udì sbatacchiare una finestra, e una vocetta stridula che gridava di lassù: — Aiuto!... ladri!... Cristiani [...]
[...] allora alla finestra il berretto da notte sudicio e i capelli grigi svolazzanti di don Diego. Si udì la voce rauca del tisico che strillava [...]
[...] scappare dalla finestra di donna Bianca, e s'è cacciato dentro un'altra volta, al vedere accorrer gente!... — Brucia il palazzo, capite? Se ne va [...]
[...] ; e in fondo, ritta contro Ia casa del vicino Motta, dell'altra legna grossa: assi 7 d'impalcati, correntoni fradici, una trave di palmento che [...]
[...] !... santo e santissimo!... E me la mettono poi contro il mio muro; perchè loro non hanno nulla da perdere, santo e santissimo!... In cima alla scala [...]
[...] , don Ferdinando, infagottato in una vecchia palandrana, con un fazzolettaccio legato in testa, la Barba lunga di otto giorni, gli occhi grigiastri e [...]
[...] scendevano dal cornicione sino a terra; le finestre sgangherate e senza vetri; lo stemma logoro, scantonato, appeso ad un uncino arrugginito, al di sopra [...]
[...] Pelagatti il quale stava a guardare sbadigliando, col pistolone in mano. — Santo e santissimo! Contro il mio muro è accatastata!... Volete sentirla [...]
[...] Babele! Erano accorsi anche altri vicini. Santo Motta colle mani in tasca, il faccione gioviale e la barzelletta sempre pronta. Speranza, sua sorella [...]
[...] i magazzini qui accanto! — E se la prendeva anche con suo marito Burgio, ch'era lì in maniche di camicia: — Voi non dite nulla! State lì come un [...]
[...] gli stanzoni scuri e vuoti. A ogni passo un esercito di topi che spaventavano la gente. — Badate! badate! Ora sta per rovinare il solaio! — Nanni [...]
[...] l'Orbo che ce l'aveva sempre con quello della finestra, 8 vociando ogni volta: — Eccolo! eccolo! — E nella biblioteca, la quale cascava a pezzi, fu [...]
[...] : — Bianca! Bianca! — E don Diego che bussava e tempestava dietro un uscio, fermando pel vestito ognuno che passava, strillando anche lui: - Bianca [...]
[...] osservare le dorature degli stucchi, e i ritratti di famiglia: tutti quei Trao affumicati che sembravano sgranare gli occhi al vedere tanta marmaglia [...]
[...] in casa loro. Un va e vieni che faceva ballare il pavimento. — Ecco! ecco! Or ora rovina il tetto! — sghignazzava Santo Motta, sgambettando in [...]
[...] mezzo all'acqua: delle pozze d'acqua ad ogni passo, fra i mattoni smossi o mancanti. Don Diego e don Ferdinando, spinti, sbalorditi, travolti in mezzo [...]
[...] famiglia! Le carte della lite! — E don Ferdinando scappò via correndo, colle mani nei capelli, vociando anche lui. Dalle finestre, dal balcone, come [...]
[...] , pallido come un morto, cogli occhi fuori dell'orbita, mezzo soffocato: — Santo e santissimo!... Non si può da questa parte!... Sono rovinato! Gli [...]
[...] vestiti di dosso alla gente per farsi largo, colle unghie sfoderate come una gatta e la schiuma alla bocca: — Dalla scala ch'è laggiù, in fondo al [...]
[...] . Nanni l'Orbo tornò a gridare in fondo al corridoio: — Eccolo! eccolo! — E si udì lo scoppio del pistolone di Pelagatti, come una cannonata. — La [...]
[...] Giustizia! Ecco qua gli sbirri! — vociò dal cortile Santo Motta. Allora si aprì l'uscio all'improvviso, e apparve donna Bianca, discinta, pallida [...]
[...] come una morta, annaspando colle mani convulse, senza profferire parola, fissando sul fratello gli occhi pazzi di terrore e d'angoscia. Ad un [...]
[...] ! ferma! — E il signor Capitano dietro di lui, trafelato come don Liccio, cacciando avanti il bastone: — Largo! largo! Date passo alla Giustizia [...]
[...] , tutti portavano acqua. Compare Cosimo era salito sul tetto, e dava con la scure sui travicelli. Da ogni parte facevano piovere sul soffitto che [...]
[...] fumava, tegole, sassi, cocci di stoviglie. Burgio, sulla scala a piuoli, sparandovi schioppettate sopra, e dall'altro lato Pelagatti, appostato [...]
[...] accanto al fumaiuolo, caricava e scaricava il pistolone senza misericordia. Don Luca che suonava a tutto andare le campane; la folla dalla piazza [...]
[...] vociando e gesticolando; tutti i vicini alla finestra. I Margarone stavano a vedere dalla terrazza al di sopra dei tetti, dirimpetto, le figliuole [...]
[...] attacco terribile; non bastavano in quattro a trattenerla sul lettuccio. Don Diego sconvolto anche lui, pallido come un cadavere, colle mani scarne e [...]
[...] piovere legnate a diritta e a manca, come veniva, sui vicini che s'affollavano all'uscio curiosi. — Che guardate? Che volete? Via di qua! fannulloni [...]
[...] ! vagabondi! Voi, don Liccio Papa, mettetevi a guardia del portone. 12 Venne più tardi un momento il barone Mendola, per convenienza, e donna [...]
[...] Sarina Cirmena che ficcava il naso da per tutto; il canonico Lupi da parte della baronessa Rubiera. La zia Sganci e gli altri parenti mandarono il [...]
[...] servitore a prender notizie della nipote. Don Diego, reggendosi appena sulle gambe, sporgeva il capo dall'uscio, e rispondeva a ciascheduno: — Sta un [...]
[...] po' meglio... E più calma!... Vuol esser lasciata sola... — Eh! eh! — mormorò il canonico scuotendo il capo e guardando in giro le pareti squallide [...]
[...] barba dura colla mano pelosa. La zia Cirmena scappò a dire: — Sono pazzi! Pazzi da legare tutti e due! Don Ferdinando già è stato sempre uno [...]
[...] stupido... e don Diego... vi rammentate? Quando la cugina Sganci gli aveva procurato quell'impiego nei mulini?... Nossignore!... un Trao non poteva [...]
[...] stringendo le labbra sottili. — Sissignore!... Come volete chiamarla? Tutti i parenti si danno la voce per quello che devono mandare a Pasqua e a [...]
[...] discretamente, fingeva di guardare anch'esso di qua e di là, come a dire: — Eh! eh! pare anche a me!... Giunse in quel mentre il dottor Tavuso in fretta, col [...]
[...] gote, accompagnato da don Ferdinando allampanato che pareva un cucco. La zia 13 Macrì e il canonico Lupi corsero dietro al medico. La zia Cirmena che [...]
[...] voleva sapere ogni cosa e vi piantava in faccia quei suoi occhialoni rotondi peggio dell'Avvocato fiscale. — Eh? Cos'è stato?... Lo sapete voi [...]
[...] Tavuso burbero. Quindi, piantando anche lui gli occhiali in faccia a donna Sarina: — Volete che te la dica? Le ragazze a certa età bisogna maritarle! E [...]
[...] il barone Mendola, dandogli chiacchiera e tabacco, sputacchiando di qua e di là, onde cercare di sbirciar quello che succedeva dietro l'uscio [...]
[...] !... Ma nossignore!... Vendere la casa dei Trao?... Piuttosto, ogni stanza che rovina chiudono l'uscio e si riducono in quelle che restano in piedi [...]
[...] , anche volendo... La camera dell'archivio? e ci son le carte di famiglia!... Quella della processione? e non ci sarà poi dove affacciarsi quando [...]
[...] passa il Corpus Domini!... Quella del cucù?... Ci hanno anche la camera pel cucù, capite! 14 E il barone, con quella sfuriata, li piantò tutti lì, che [...]
[...] Diego, sempre con quella faccia di cartapesta, e ripetè: — Meglio... è piu calma!... Vuol esser lasciata sola... — Povero Diego! — sospirò la zia [...]
[...] Macrì. — La Cirmena fece ancora alcuni passi nell'anticamera, perchè non udisse don Ferdinando il quale veniva a chiuder l'uscio, e soggiunse [...]
[...] erbacce, si voltò indietro verso la casa smantellata, per veder se potessero udirlo, e poi, dinanzi al portone, guardando inquieto di qua e di là [...]
[...] , conchiuse: — Avete udito il dottore Tavuso? Possiamo parlare perchè siamo tutti amici intimi e parenti... A certa eta le ragazze bisogna maritarle [...]
[...] ! II Nella piazza, come videro passare don Diego Trao col cappello bisunto e la palandrana delle grandi occasioni, fu un avvenimento: — Ci volle il [...]
[...] cugina... — e don Diego, soffocato dalla polvere, si mise a tossire. — Scostatevi, scostatevi! Via di qua, cugino. Voi non ci siete avvezzo [...]
[...] scaletta di legno, si affacciarono due scarpacce, delle grosse calze turchine, e si udì una bella voce di giovanetta la quale disse: — Signora [...]
[...] baronessa, eccoli qua. — E tornato il baronello? — Sento Marchese che abbaia laggiù. — Va bene, adesso vengo. Dunque, pel farro cosa facciamo, mastro [...]
[...] Lio? Pirtuso era rimasto accoccolato sul moggio, tranquillamente, come a dire che non gliene importava del farro, guardando sbadatamente qua e là le [...]
[...] vedeva tuttora l'arco dipinto a donne nude e a colonnati come una cappella; il gran palco della famiglia di contro, con dei brandelli di stoffa che [...]
[...] spenzolavano dal parapetto; un lettone di legno scolpito e sgangherato in un angolo; dei seggioloni di cuoio, sventrati per fame scarpe; una sella [...]
[...] di velluto polverosa, a cavalcioni sul subbio di un telaio; vagli di tutte le grandezze appesi in giro; mucchi di pale e di scope; una portantina [...]
[...] ficcata sotto la scala che saliva al palco, con lo stemma dei Rubiera allo sportello, e una lanterna antica posata sul copricielo, come una [...]
[...] corona. Giacalone, e Vito Orlando, in mezzo a mucchi di frumento alti al pari di montagne, si dimenavano attorno ai vagli immensi, come ossessi, tutti [...]
[...] sudati e Bianchi di pula, cantando in cadenza; mentre Gerbido, il ragazzo, ammucchiava continuamente il grano con la scopa. — Ai miei tempi [...]
[...] il fatto suo i Rubiera! E ora vorreste continuare!... Lo pigliate il farro, sì o no? — Ve l'ho detto: a cinque onze e venti. — No, in coscienza [...]
[...] Giacalone, sempre facendo ballare il vaglio. Ma il sensale riprese il suo moggio, e se ne andò senza rispondere. La baronessa gli corse dietro, sull'uscio [...]
[...] , per gridargli: — A cinque e vent'uno. V'accomoda? — Benedicite, benedicite. Ma essa, colla coda dell'occhio, si accorse che il sensale si era [...]
[...] che Bianca e ancora mezza morta dallo spavento... Io non potevo lasciare, qui... scusatemi. — Sì... son venuto appunto... Ho da parlarvi... — Dite [...]
[...] , dite pure... Ma intanto, mentre siete laggiù, guardate se torna Pirtuso... Così, senza farvi scorgere... — E una bestia! — rispose Vito Orlando [...]
[...] dimenandosi sempre attorno al vaglio. — Conosco mastro Lio. E una bestia! Non torna. Ma in quel momento entrava il canonico Lupi, sorridente, con [...]
[...] quella bella faccia amabile che metteva tutti d'accordo, e dietro a lui il sensale col moggio in mano. — Deo gratias! Deo gratias! Lo combiniamo [...]
[...] questo matrimonio, signora baronessa? Come s'accorse di don Diego Trao, che aspettava umilmente in disparte, il canonico mutò subito tono e maniere [...]
[...] a tirare un altro po'; mastro Lio ora strillava e dibattevasi quasi volessero rubargli i denari di tasca. La baronessa invece coll'aria [...]
[...] indifferente, voltandogli le spalle, chiamando verso la botola: — Rosaria! Rosaria! — E tacete! — esclamò infine il canonico battendo sulle spalle di mastro [...]
[...] Lio colla manaccia. — Io so per chi comprate. E per mastro-don Gesualdo. Giacalone accennò di sì, strizzando l'occhio. — Non è vero! Mastro-don [...]
[...] di mistero, parlando piano con la baronessa e don Diego Trao, sputacchiando di qua e di là: — Ha la testa fine quel mastro-don Gesualdo! Si farà [...]
[...] come dice l'oste? «Qui si mangia e qui si beve; senza denari non ci venire.» — Pronti e contanti, signora baronessa. Grazie a Dio vedrete che [...]
[...] alla baronessa, e dopo che Pirtuso se ne fu andato, le disse: — Sapete cosa ho pensato? di concorrere pure all'asta vossignoria, insieme a [...]
[...] nella sua palandrana, e aveva tutt'altro per la testa il poveraccio! il canonico cambia subito discorso: — Eh, eh, quante cose ha visto questo [...]
[...] magazzino! Mi rammento, da piccolo, il marchese Lima che recitava Adelaide e Comingio colla Margarone, buon'anima, la madre di don Filippo, quella ch'e [...]
[...] Alessandro Spina per la commozione, si mise a gridare: «Ma diglielo che sei tu!...» e le buttò anche una parolaccia... Ci fu poi la storia della [...]
[...] schioppettata che tirarono al marchese Lima, mentre stava a prendere il fresco, dopo cena; e di don Nicola Margarone che condusse la moglie 'in [...]
[...] campagna, e non le fece pia vedere anima viva. Ora riposano insieme marito e moglie nella chiesa del Rosario, pace alle anime loro! La baronessa [...]
[...] rimasta quale mi hanno fatto mio padre e mia madre... gente di campagna, gente che hanno fatto la casa colle loro mani, invece di distruggerla! e [...]
[...] per loro c'è ancora della grazia di Dio nel magazzino dei Rubiera, invece di feste e di teatri... In quella arrive il vetturale colle mule cariche [...]
[...] . — Rosaria! Rosaria! — si mise a gridare di nuovo la baronessa verso la scaletta. Finalmente comparvero dalla botola le scarpaccie e le calze [...]
[...] po' del suo colore acceso. — Oh, Maria Santissima! E dove sara mai? Cosa gli sarà accaduto al mio ragazzo? Don Diego a quel discorso si faceva rosso [...]
[...] e pallido da un momento al l'altro. Aveva la faccia di uno che voglia dire: — Apriti, terra, e inghiottimi! — Tossì, cercò il fazzoletto dentro [...]
[...] , giuoco, divertimenti. senza pensare ad altro... e senza neppure avvertirmi!... Figuratevi, stanotte quando le campane hanno suonato al fuoco, vado [...]
[...] a cercarlo in camera sue e non lo trovo! Mi sentirà!... Oh, mi sentirà!... il canonico cercava di troncare il discorso, col viso inquieto, il [...]
[...] che si marita, capite!... E anche dopo! — Signora baronessa, dove s'hanno a scaricare i muli? — disse Rosaria grattandosi il capo. — Vengo, vengo [...]
[...] . Andiamo per di qua. Voialtri passerete pel cortile quando avrete terminato. Essa chiuse a catenaccio Giacalone e Vito Orlando dentro il magazzino [...]
[...] e s'avviò verso il portone. La casa della baronessa era vastissima, messa insieme a pezzi e bocconi a misura che i genitori di lei andavano [...]
[...] stanando ad uno ad uno i diversi proprietari, sino a cacciarsi poi colla figliuola nel palazzetto dei Rubiera e porre ogni cosa in comune: tetti alti [...]
[...] e bassi; finestre d'ogni grandezza, qua e come capitava; il portone signorile incastrato in mezzo a facciate da catapecchie. Il fabbricato [...]
[...] da parlarvi. Fate gli affari vostri, don Diego. — Ah, scusate, cugino. Entrate, entrate pure. Fin dall'androne immenso e buio, fiancheggiato di [...]
[...] odore di muffa e di cantina. Da rastrello spalancato, come dalla profondità di una caverna, venivano le risate 21 di Alessi e della serva che [...]
[...] riempivano i barili, e il barlume fioco del lumicino posato sulla botte. — Rosaria! Rosaria! — tornò a gridare la baronessa in tono di minaccia. Quindi [...]
[...] ! Ma del resto è fidata, e bisogna aver pazienza. Che posso farci?... Una casa piena di roba come la mia!... Più in la, nel cortile che sembrava [...]
[...] puzzo di concime e di strame abbondante. Due o tre muli, dalla lunga fila sotto la tettoia, allungarono il collo ragliando; dei piccioni calarono a [...]
[...] , dall'oscurita misteriosa della legnaia. E la baronessa, in mezzo a tutto quel ben di Dio, disse al cugino: — Voglio mandarvi un paio di piccioni, per [...]
[...] Bianca... II poveraccio tossì si soffiò il naso, ma non trovò neppure allora le parole da rispondere. Infine, dopo un laberinto di anditi e di [...]
[...] scalette, per stanzoni oscuri, ingombri di ogni sorta di roba, mucchi di fave e di orzo riparati dai graticci, arnesi di campagna, cassoni di [...]
[...] biancheria, arrivarono nella camera della baronessa, imbiancata a calce, col gran letto nuziale rimasto ancora tale e quale, dopo vent'anni di vedovanza [...]
[...] del figliuolo: — Tale e quale suo padre, buon'anima! Senza darsi un pensiero al mondo della mamma o dei suoi interessi!... Vedendo il cugino Trao [...]
[...] . — Avete da dirmi qualche cosa, cugino? Parlate, dite pure. Egli strinse forte le mani l'una nell'altra, dentro il cappello, e balbettò colla voce [...]
[...] roca, le labbra smorte e tremanti, gli occhi umidi e tristi che evitavano gli occhi della cugina: — Sissignora... Ho da parlarvi... Lei, da prima [...]
[...] animo, e soggiunse: — Parlate, parlate, cugino mio... Quel che si può fare... sapete bene... siamo parenti... I tempi non rispondono... ma quel [...]
[...] , alzando ogni momento gli occhi su di lei, e aprendo le labbra senza che ne uscisse alcun suono. Infine, cavò di nuovo il fazzoletto per [...]
[...] dato il sangue delle vene e la casa messa insieme a pezzo a pezzo colle loro mani. Si alzò, andò ad appendere la chiave allo stipite dell'uscio [...]
[...] curva e scossa dai singhiozzi, ripetendo: — Bianca! mia sorellal... è capitata una gran disgrazia alla mia povera sorellal... Ah, cugina Rubieral [...]
[...] ... voi che siete madre!... Adesso la cugina aveva tutt'altra faccia anche lei: le labbra strette per non lasciarsi scappar la pazienza, e una ruga [...]
[...] nel bel mezzo della fronte: la ruga della gente che è stata all'acqua e al sole per farsi la roba — o che deve difenderla. In un lampo le [...]
[...] cogli occhi che dicevano tante cose, in mezzo a quelle lagrime di onta e di dolore, e poi nascose di nuovo it viso fra le mani, accompagnando col [...]
[...] , e spalancò in furia la finestra gridando: — Rosaria! Alessi! venite qua! — Per carità! per carità! — supplicava don Diego a mani giunte [...]
[...] , correndole dietro. — Non fate scandali, per carità! — E tacque, soffocato dalla tosse, premendosi il petto. Ma la cugina, fuori di sè, non gli dava più [...]
[...] retta. Sembrava un terremoto per tutta la casa: gli schiamazzi dal pollaio; l'uggiolare del cane; le scarpaccie di Alessi e di Rosaria che [...]
[...] ! — Alessi dondolandosi ora su di una gamba e ora sull'altra, balbettando, guardando inquieto di qua e di la, ripeteva sempre la stessa cosa: — Il [...]
[...] ! questa non me l'aspettavo!... dite la verità, cugino don Diego, che non me la meritavo!... Vi ho sempre trattati da parenti... E quella gattamorta di [...]
[...] che dico io, al signor baronello... Birbante! assassino! Sarà causa della mia morte!... E le spuntarono le lagrime. Don Diego, avvilito, non osava [...]
[...] , ed anche, insistente e dolorosa, la visione netta della sua casa, dove un uomo era entrato di notte: la vecchia casa che gli sembrava sentir [...]
[...] trasalire ancora in ogni pietra all'eco di quei passi ladri: e Bianca, sua sorella, la sua figliuola, il suo sangue, che gli aveva mentito, che s'era [...]
[...] stretta tacita nell'ombra all'uomo il quale veniva a recare così mortale oltraggio al Trao: il suo povero corpo delicato e fragile nelle braccia di [...]
[...] un estraneo!... Le lagrime gli scendevano amare e calde a lui pure lungo il viso scarno che nascondeva fra le mani. La baronessa, infine, si [...]
[...] asciugò gli occhi, e sospirò rivolta al crocifisso: — Sia fatta la volontà di Dio! Anche voi, cugino Trao, dovete aver la bocca amara! Che volete? Tocca [...]
[...] bocca per amore della roba!... E poi tutto a un tratto, ci casca addosso un negozio simile!... Ma questa è l'ultima che mi farà il signor [...]
[...] , sebbene sia il primogenito... ma voi che avete più giudizio... e non siete un bambino neppur voi! Dovevate pensarci voi!... Quando si ha in casa [...]
[...] ... colpa sua!... Chissà cosa si sara messa in testa?... magari di diventare baronessa Rubiera... Il cugino Trao si fece rosso e pallido in un momento [...]
[...] , capite? Non si ammazzarono a lavorare perchè la loro roba poi andasse in mano di questo e di quello... capite?... In quel mentre bussarono al [...]
[...] portone col pesante martello di ferro che rintronò per tutta la casa, e suscitò un'altra volta lo schiamazzo del pollaio, latrati del cane; e mentre [...]
[...] salma, con Pirtuso e tutti gli altri! Se ho lavorato anch'io tutta la vita, e mi son tolto il pan di bocca, per amore della casa, in- tendo che mia [...]
[...] nuora vi abbia a portare la sua dote anch'essa... Don Diego, sgambettando più lesto che poteva dietro alla cugina Rubie- ra, per gli anditi e gli [...]
[...] stanzoni pieni di roba, seguitava: — Mia sorella non è ricca... cugina Rubiera... Non ha la dote che ci vorrebbe... Le daremo Ia casa e tutto... Ci [...]
[...] . La padrona son io, quella che l'ha fatto barone. Non l'ha fatta lui la roba! Entrate, entrate, mastro Lio. Li, dal cancello di legno. E aperto [...]
[...] quale non si reggeva sulle gambe, aggiunse, scendendo adagio adagio: — E del resto... sentite, don Diego... Farò anch'io quello che potrò per Bianca [...]
[...] !... E la baronessa partì come una furia. Per un po' si udì nella profondità del magazzino un gran vocìo: sembrava che si fossero accapigliati [...]
[...] . Pirtuso strillava peggio di un agnello in mano al beccaio; Giacalone e Vito Orlando vociavano anch'essi, per metterli d'accordo, e la baronessa fuori [...]
[...] nelle spalle, barcollando, lo fermò sull'uscio, cambiando a un tratto viso e maniere: — Sentite, sentite... l'aggiusteremo fra di noi questa faccenda [...]
[...] ... Infine cos'è stato?... Niente di male, ne son certa. Una ragazza col timor di Dio... La cosa rimarrà fra voi e me... l'accomoderemo fra di noi [...]
[...] di fresco: gli occhietti grigi come due tarì d'argento, sotto le sopracciglia aggrottate dal continuo stare al sole e al vento in campagna [...]
[...] caparra; ma c'è la parola!... — In tal caso, bacio le mani a vossignoria! E tirò via, ostinato come un mulo. La baronessa, furibonda, gli strillò [...]
[...] pentito... Giacalone e Vito Orlando gli correvano dietro anch'essi, scalmanandosi a fargli sentire la ragione. Ma Pirtuso tirava via, senza rispondere [...]
[...] balconi che mandavano fuoco e fiamma sulla piazza nera di popolo; don Giuseppe Barabba in gran livrea e coi guanti di cotone, che annunziava le [...]
[...] faccia e la parrucca del secolo scorso. La signora Sganci, sorpresa in quel bel modo dinanzi a tanta gente, non seppe frenarsi. — Che bestial Sei [...]
[...] , per gli invitati di seconda mano ed i parenti poveri: donna Chiara Macri, così umile e dimessa che pareva una serva; sua figlia donna Agrippina [...]
[...] , monaca di casa, una ragazza con tanto di baffi, un faccione bruno e bitorzoluto 28 da zoccolante, e due occhioni neri come il peccato che andavano [...]
[...] frugando gli uomini. In prima fila il cugino don Ferdinando, curioso piu di un ragazzo, che s'era spinto innanzi a gomitate, e allungava il collo [...]
[...] verso la Piazza Grande dal cravattone nero, al pari di una tartaruga, cogli occhietti grigi e stralunati, il mento aguzzo e color di filiggine, il [...]
[...] gran naso dei Trao palpitante, il codino ricurvo, simile alla coda di un cane sul bavero bisunto che gli arrivava alle orecchie pelose; e sua [...]
[...] sorella donna Bianca rincantucciata dietro di lui, colle spalle un po' curve, il busto magro e piatto, i capelli lisci, il viso smunto e dilavato [...]
[...] , vicino ai miei nipoti. Bianca si fece in là, timidamente. Don Ferdinando, temendo d'esser scomodato, volse un momento il capo, accigliato, e [...]
[...] Agrippina Macri, arricciando il naso, facendosi strada coi fianchi poderosi, assettandosi sdegnosa il fazzoletto bianco sul petto enorme; e capitò nel [...]
[...] , e attraversò la sala — come un mare di Luce nel vestito di raso giallo — per andare a fiutare che cosa si macchinasse nel balcone del vicoletto [...]
[...] . Li tutti sembravano sulle spine: la zia Macrì fingendo di guardare nella piazza, Bianca zitta in un cantuccio, 29 e don Ferdinando solo che [...]
[...] badava a godersi la festa, voltando il capo di qua e di là, senza dire una parola. — Vi divertite qui, eh? Tu ti diverti, Bianca? Don Ferdinando volse [...]
[...] il capo infastidito; poi vedendo la cugina Cirmena, borbottò: — Ah... donna Sarina... buona sera! buona sera! — E tornò a voltarsi dall'altra [...]
[...] parte. Bianca alzò gli occhi dolci ed umili sulla zia e non rispose; la Macri abbozzò un sorriso discreto. La Cirmena riprese subito, guardando don [...]
[...] ... cattiva lingua!... — borbottò la Sganci; e lo piantò Iì, senza dargli retta, che se la rideva fra le gengive nude, sprofondato nel seggiolone [...]
[...] , colla mano sugli occhi; si fece il segno della croce e scappò in furia verso il balcone grande, cacciandosi a gomitate nella folla, borbottando [...]
[...] : — Questa è più bella di tutte!... Com'è vero Dio! Donna Giuseppina Alòsi istintivamente corse con la mano sulle gioie; e la signora Capitana, che non [...]
[...] che pago già a tre onze la salma! E gli par poco! Il notaro Neri, che non gli piaceva far sapere alla gente i fatti suoi, si rivolse alla signora [...]
[...] , cogli occhietti svegli adesso, andava fiutandole da presso il profumo di bergamotta, tanto che essa doveva schermirsi col ventaglio, e il vecchietto [...]
[...] ad ostinarsi: — No! no! lasciatemi fare le mie devozioni!... L'arciprete prese tabacco, si spurgò, tossì, infine si alzò, e si mosse per [...]
[...] marchese gli gridava dietro: 31 — Don Calogero! don Calogero! dico per dire, che diavolo! Alla mia età... E appena cessarono le risate alla sortita [...]
[...] capo e dei sorrisetti che volevano dire. — Però non capisco il mistero che vuol fame la cugina Sganci!... Siamo parenti di Bianca anche noi, alla [...]
[...] fin fine!... — E quello? quello Iì? — tornò a chiedere donna Giuseppina col sorriso maligno di prima. La Cirmena accennò di sì, stringendo le [...]
[...] Lupi si arrabatta in questo negozio... un va e vieni fra la Sganci e la Rubiera... — Non me lo dite! — esclamò Peperito. — Una Trao che sposa mastro [...]
[...] ! E volse le spalle soffiandosi il naso come una trombetta nel fazzoletto sudicio, fremendo d'indignazione per tutta la personcina misera, dopo [...]
[...] sozzure, e mormorò colla voce d'uomo, colle grosse labbra sdegnose sulle quali sembrava veder fremere i peli neri, rivolta al chiarore della [...]
[...] Zacco. — Piuttosto la baronessa... offrendole un guadagno... Quella non ha puntiglio!... Del canonico non ho paura... — E tutto sorridente poi colle [...]
[...] ! — riprese ii barone Zacco, il quale pensava sempre a una cosa, e non poteva mandarla giù, guardando di qua e di là cogli occhiacci da spiritato [...]
[...] ... L'appetito viene mangiando... Ha un bell'appetito... e dei buoni denti, ve lo dico io!... Se lo lasciano fare, di qui a un po' si dirà che mastro- don [...]
[...] Gesualdo a il padrone del paese! Il marchese allora levò un istante la sua testolina di scimmia; ma poi fece una spallucciata, e rispose, con quel [...]
[...] nati prima di lui!... e meglio di lui! Venderò Fontanarossa; ma le terre del comune non me le toglie, mastro-don Gesualdo! Nè solo, nè coll'aiuto [...]
[...] frenarsi e vociava troppo forte. Giù in piazza, dinanzi al portone di casa Sganci, vedevasi un tafferuglio, dei vestiti chiari in mezzo alla ressa [...]
[...] , berretti che volavano in aria, e un tale che distribuiva legnate a diritta e a manca per farsi largo. Subito dopo comparve sull'uscio dell'anticamera [...]
[...] raso verde, pavonazza, sorridente; e dietro, il papà Margarone, dignitoso, gonfiando le gote, appoggiandosi alla canna d'India col pomo d'oro [...]
[...] , senza voltar nemmeno il capo, tenendo per mano I'ultimo dei Margarone, Nicolino, il quale strillava e tirava calci perchè non gli facevano vedere il [...]
[...] piacere, stasera!... — Perfino don Giuseppe Barabba, a modo suo, sbracciandosi a portar delle altre seggiole e a smoccolare i lumi. Poi dal balcone si [...]
[...] brontolando. Ma in quella entrava don Ninì Rubiera, un giovanotto alto e massiccio che quasi non passava dall'uscio, bianco e rosso in viso, coi [...]
[...] capelli ricciuti, e degli occhi un po' addormentati che facevano girare il capo alle ragazze. Donna Giovannina Margarone, un bel pezzo di grazia di [...]
[...] sempre innanzi la maggiore, donna Fifì, disseccata e gialla dal lungo celibato, tutta pelosa, con certi denti che sembrava volessero acchiappare un [...]
[...] marito a volo, sopraccarica di nastri, di fronzoli e di gale, come un uccello raro. — Fifì vi ha scoperto per la prima in mezzo alla folla!... Che [...]
[...] vicoletto, smorta in viso, si turbò, smarrì un istante il suo bel colorito fiorente, e rispose balbettando: — Sissignora... infatti... sono della [...]
[...] commissione... — Bravo! bravo! Bella festa davvero! Avete saputo far le cose bene!... E vostra madre, don Ninì?... — Presto! presto! — chiamò dal [...]
[...] di raso verde, e faceva il libertino: — Non c'è furia, non c'è furia! Il santo torna ogni anno. Venite qua, donna Bellonia. Lasciamo il posto ai [...]
[...] giovani, noi che ne abbiamo viste tante delle feste! E continuava a biasciarle delle barzellette salate nell'orecchio che sembrava arrossire dalla [...]
[...] fare. è grande e grossa quanto le sue sorelle messe insieme; ma sa che deve fare la bambina, per non far torto alle altre due. Il notaro Neri [...]
[...] , che per la sua profession sapeva i fatti di tutto il paese e non aveva peli sulla lingua, domandò alla signora Margarone: — Dunque, ce li mangeremo [...]
[...] ne deve parlare in pubblico. Don Filippo affermò col capo, e donna Bellonia, vista l'approvazione del marito, s'arrischiò a dire: — è vero [...]
[...] bile che aveva in corpo, si diede la briga di rispondere ad alta voce, quasi fossero tutti sordi: — è malatal... Ha mal di testal... — E intanto [...]
[...] ... tutti i Zacco, di padre in figlio!... Una bricconata! Una combriccola fra loro tre: Padre figliuolo e spirito santo! La baronessa non ha il coraggio [...]
[...] nata la baronessa Rubiera!... E poi fa il suo interesse... 36 Sissignore!... Lo so da gente che può saperlo!... il canonico le fa da suggeritore [...]
[...] ; mastro-don Gesualdo ci mette i capitali, e la baronessa poi... un bel nulla... l'appoggio del nome!... Vedremo poi quale dei due conta di più [...]
[...] , fra il suo e il mio!... Oh, se la vedremo!... Intanto per provare cacciano innanzi mastro-don Gesualdo... vedete, lì, nel balcone dove sono i Trao [...]
[...] marchese, mentre la giovinetta attraversava la sala, timida, col suo vestito di lanetta, I'aria umile e imbarazzata delle ragazze povere. — Sì [...]
[...] palla al balzo e si cacciò a capo fitto nella folla dietro la signora Alòsi. La Capitana si levò sulla punta dei piedi; il notaro, galante [...]
[...] , proponeva di sollevarla fra le braccia. Donna Bellonia corse a far la mamma, accanto alle sue creature; e suo marito si contentò di montare su di una [...]
[...] grandi occhi turchini e dolci, la sola cosa che avesse realmente bella sul viso dilavato e magro dei Trao, e rispose: — Ma... la zia l'ha condotto lì [...]
[...] invitati che si pigiavano, nere in quel fondo infuocato; e in quello di centro la figura angolosa di donna Fifì Margarone, sorpresa da quella luce [...]
[...] Luce, incastrato fra lei e donna Giovannina; mentre Mita sgranava gli occhi di bambina, per non vedere, e Nicolino andava pizzicando le gambe della [...]
[...] gente, per ficcarvi il capo framezzo e spingersi avanti. — Cos'hai? ti senti male? — disse il marchese vedendo la nipote cosi pallida. — 37 [...]
[...] fazzolettino di falsa batista ricamato da lei stessa, e tossiva, adagio adagio, chinando il capo; il vestito di lanetta le faceva delle pieghe sulle spalle [...]
[...] magre. Non diceva nulla, stava a guardare i fuochi, col viso affilato e pallido, come stirato verso l'angolo della bocca, dove erano due pieghe [...]
[...] dolorose, gli occhi spalancati e lucenti, quasi umidi. Soltanto la mano colla quale appoggiavasi alla spalliera della seggiola era un po' tremante, e [...]
[...] I'altra distesa lungo il fianco si apriva e chiudeva macchinalmente: delle mani scarne e bianche che spasimavano. — Viva il santo Patrono! Viva [...]
[...] san Gregorio Magno! — Nella folla, laggiù in piazza, il canonico Lupi, il quale urlava come un ossesso, in mezzo ai contadini, e gesticolava verso i [...]
[...] , scalmanato, rosso in viso, col fiato ai denti, la sottana rimboccata, il mantello e il nicchio sotto l'ascella, le mani sudice di polvere, in un mare [...]
[...] e coperto di ragnateli, dopo che la padrona e il canonico Lupi si furono sgolati a chiamarlo per ogni stanza. II canonico Lupi, ch'era di casa, gli [...]
[...] coi sassi in spalla... e le spalle lacere!... sul ponte delle fabbriche, quest'amicone mio con cui oggi ci troviamo qui, a tu per tu!... Però la [...]
[...] : donna Marianna parlandogli di questo e di quello; il canonico Lupi battendogli sulla spalla; la Macrì che gli aveva ceduto persino il posto; don [...]
[...] Filippo Margarone anche lui gli lasciava cadere dall'alto del cravattone complimenti simili a questi: — Il nascer grandi è caso, e non virtù [...]
[...] farsi un po' di crocchio attorno pur esso, discorrendo dei meriti del santo Patrono: un gran santo!... e una gran Bella statua... I forestieri [...]
[...] diavolo... Non parlo del santo ch'è in paradiso... Lo so, è un'altra cosa... Basta la fede... Son cristiano anch'io, che diavolo!... e me ne vanto [...]
[...] Gesualdo volse un'occhiata in giro su tutta quella gente che rideva, e rispose tranquillamente: — Che volete, signor marchese?... Ciascuno fa quel che può [...]
[...] ... — Fate, fate, amico mio. Quanto a me, non ho di che lagnarmene... Don Giuseppe Barabba si avvicinò in punta di piedi alla padrona, e le disse [...]
[...] Lupi, — lasciatemi lavar le mani. — Se non li porto subito, — aggiunse il servitore, — se ne vanno tutti in broda. E un pezzo che li ha mandati [...]
[...] battenti entrarono poco dopo don Giuseppe e mastro Titta, il barbiere di casa, carichi di due gran vassoi d'argento che sgocciolavano; e cominciarono a [...]
[...] istanti di raccoglimento, un acciottolìo discreto di piattelli, un lavorar guardingo e tacito di cucchiai, come 40 fosse una cerimonia solenne. Donna [...]
[...] Mita Margarone, ghiotta, senza levare il naso dal piatto. Barabba e mastro Titta in disparte, posati i vassoi, si asciugavano il sudore coi [...]
[...] ... — Si vede... Hai bella cera... E un bel vestitino anche... semplice!... ma grazioso!... Donna Fifì si chinò fingendo d'osservare la stoffa, onde [...]
[...] !... — Bada!... c'è tanta gente!... — esclamò sottovoce il cugino, guardando di qua e di là cogli occhi che fuggivano. Ella gli teneva fissi addosso i begli [...]
[...] occhi supplichevoli, con un grande sconforto, un grande abbandono doloroso in tutta la persona, nel viso pallido e disfatto, nell'atteggiamento [...]
[...] l'Addolorata!... 41 Egli allora cominciò a darsi dei pugni nella testa, commosso, col cuore gonfio anch'esso, badando a non far strepito e che [...]
[...] !... Sono un povero disgraziato!... La gente mi crede felice e contento... Guardava giù nella piazza, ora spopolata, onde evitare gli occhi disperati [...]
[...] ... come Santo Motta, nell'osteria di Pecu-Pecu... Povero e contento!... — La zia non vuole? — No, non vuole!... Che posso farci?... Essa è la padrona [...]
[...] ! Si udiva nella sala la voce del barone Zacco, che disputava, alterato; e poi, nei momenti ch'esso taceva, il cicaleccio delle signore, come un [...]
[...] dicono... la zia... mia madre stessa... Si affacciò un istante donna Giuseppina Alòsi, come cercando qualcheduno; e vedendo i due giovani in fondo [...]
[...] . E domani poi devo tornare a scopare e rimettere le fodere... Don Giuseppe seguitando a brontolare se ne andò coi bicchieri vuoti. Dalla sala [...]
[...] arrivò il suono di una sghignazzata generale, subito dopo qualcosa che aveva detto il notaro Neri, e che non si potè intender bene perchè il notaro [...]
[...] . Piangeva cheta, nell'ombra; e di tanto in tanto si vedeva il suo fazzoletto Bianco salire verso gli occhi. — Ecco!... Sei tu che fai parlare la gente [...]
[...] , dalle vigne e gli oliveti di Giolio, che si indovinavano confusamente, oltre la via del Rosario ancora formicolante di lumi, dal lungo altipiano [...]
[...] , fredda, triste, solitaria. Il rumore della festa si dileguava e moriva lassù, verso San Vito. Un silenzio desolato 43 cadeva di tanto in tanto [...]
[...] , un silenzio che stringeva il cuore. Bianca era ritta contro il muro, immobile; le mani e il viso smorti di lei sembravano vacillare al chiarore [...]
[...] andava spegnendo la luminaria, nella piazza deserta, e il giovane del paratore, il quale correva su e giù per l'impalcato della musica, come un gattone [...]
[...] nero, schiodando, martellando, buttando giù i festoni e le ghirlande di carta. I razzi che scappavano ancora di tratto in tratto, lontano, dietro [...]
[...] la massa nera del Palazzo di Città, i colpi di martello del paratore, che grida più rare, stanche e avvinazzate, sembravano spegnersi lontano [...]
[...] cantando; udivasi un baccano di chiacchiere e di risate nella sala, vicino a Toro, nello schianto di quell'ultimo addio senza parole. Nel vano luminoso [...]
[...] del balcone passò un'ombra magra, e si udì la tosserella del marchese Limòli: — Eh, eh, ragazzi!... benedetti voialtri!... Sono venuto a veder la [...]
[...] stanno per andarsene. — Vado, zio. — Va, va, se no vedrai che denti! Non vorrei averli addosso neppur io!... E sì che non posso fare lo [...]
[...] il diavolo a quattro quanto le pare e piace, a tua madre!... Sei figlio unico!... A chi vuoi che lasci la roba dopo la sua morte? — Eh... da qui a [...]
[...] trent'anni!... II tempo di crepare di fame intanto!... Mia madre sta meglio di voi e di me, e può campare ancora trent'anni!... — è vero [...]
[...] sorridente di qua e di là nella strada. — Mio marito?... Non viene ancora?... 44 — II santo non è ancora rientrato — rispose don Ninì. — Si ode subito [...]
[...] il campanone di San Giovanni, appena giunge in chiesa, e attacca l'altra festa. Però la gente cominciava ad andarsene di casa Sganci. Prima si vide [...]
[...] precedeva donna Giuseppina Alòsi, la quale attraversò la piazza, sporca di carta bruciata e di gusci di fave e nocciuole, in punta di piedi, colle sottane [...]
[...] in mano, avviandosi in su pel Rosario; e subito dopo, dalla farmacia, scantonò di nuovo l'ombra di Peperito, che le si mise dietro quatto quatto [...]
[...] , rasente al muro. La signora Capitana fece udire una risatina secca, e il baronello Rubiera confermò: — è lui!... Peperito!... com'è vero Dio [...]
[...] ! II marchese prese il braccio di sua nipote e rientrò con lei nella sala. In quel momento mastro-don Gesualdo, in piedi presso il balcone, discorreva [...]
[...] di furetto; l'altro serio, col mento nella mano, senza dire una parola, accennando soltanto col capo di tratto in tratto. — Tale e quale come un [...]
[...] non accorgersene, rosso al par di un gallo. La padrona di casa portava le mantiglie e i cappellini delle signore, mentre tutti i Margarone in [...]
[...] . Bianca rispose soltanto con un'occhiata che sembrava attonita, tanto era smarrita e dolente; in quel tempo suo cugino si dava gran moto fra le [...]
[...] mantiglie e i cappellini, a capo basso. — Un momento! un momento! — esclamò don Filippo levando il braccio rimastogli libero, mentre coll'altro reggeva [...]
[...] Nicolino addormentato. Si udiva un tafferuglio nella piazza; strilli da lontano; la gente correva verso San Giovanni, e il campanone che suonava a [...]
[...] !... Si picchiano!... E si abbandonò sul canape, cogli occhi chiusi. Le signore si misero a vociare tutte in una volta; la padrona di casa gridava a [...]
[...] Mariannina, e il marchese Limòli picchiava sulle mani della Capitana dei colpettini secchi. II notaro Neri propose anche di slacciarla. — Vi pare [...]
[...] come un ladro, mentre ciascuno cercava la sua roba in anticamera, e la tirò in disparte verso l'uscio. — Senti... per l'amor di Dio!... sii cauta [...]
[...] rispose verso, gli occhi soli che parlavano, e dicevano tante cose. 46 — Non guardarmi con quella faccia, Bianca!... no!... non guardarmi così [...]
[...] ... mi tradirei anch'io!... Donna Fifì uscì col cappello e la mantiglia, stecchita, le labbra strette quasi fossero cucite; e siccome sua sorella [...]
[...] , gliela darebbe a mastro-don Gesualdo!... Te lo dico io che son vecchio, e so cos'è la povertà!... — Eh? Che cosa? — volle sapere don Ferdinando, il [...]
[...] quale veniva dietro adagio adagio, contando i sassi. — Nulla... Dicevamo che bella sera, cugino Trao! L'altro guardò in aria, e ripetè come un [...]
[...] perla! una ragazza che non sa altro: casa e chiesa!... Economa... non vi costerà nulla... In casa non è avvezza a spender di certo!... Ma di buona [...]
[...] insieme allo zio marchese e al fratello don Ferdinando. — sì... Non dico di no... è una cosa da pensarci... una cosa seria... Temo d'imbarcarmi in [...]
[...] indifferente dello zio, accanto al fratello taciturno e allampanato, udì quelle ultime parole. La notte porta consiglio. La notte scura e desolata [...]
[...] un lamento d'ammalata, affondando il viso nel guanciale bagnato di lagrime calde e silenziose. IV Mentre i muratori si riparavano ancora [...]
[...] gesso?... E quella calce che se ne va in polvere, eh?... quella calce?... Che non ne avete coscienza di cristiani? Dio di paradiso!... Anche la pioggia [...]
[...] asciugata tanta dell'acqua sulle spalle!... Se fossi stato come te, sarei ancora a trasportare del gesso sulle spalle!... Ti rammenti?... E tu non [...]
[...] delle occhiatacce. — Malannaggia! — esclamò Santo. — Sempre quella storia!... — E se ne andò sull'uscio accigliato, colle mani sotto le ascelle [...]
[...] , guardando di qua e di là. I manovali esitavano, girando intorno al pietrone enorme; il più vecchio, mastro Cola, tenendo il mento sulla mano [...]
[...] tetto... poi dei cunei sotto... vedete, vossignoria, a far girare i cunei, si sta dai lati e non c'è pericolo... — Bravo! ora mi fate il [...]
[...] parte?... Su!... ci siamo! E nostra!... ancora!... da quella parte!... Non abbiate paura che non muore il papa... Su!... su!... se vi scappa la [...]
[...] grattarsi... a spingere la macina... e la casa... Tutto sulle mie spalle!... Ah! sia lodato Iddio! Infine, assicurata la macina sulla piattaforma, si [...]
[...] asciuga dalla pioggia? Acqua di dentro e acqua di fuori! — Santo propose di passare il fiasco in giro. — Ah?... per la fatica che hai fatto?... per [...]
[...] rimetto in quest'appalto!... Ci perdo diggià, come è vero Iddio!... Agostino! mi raccomando! l'occhio vivo!... La parola dolce e l'occhio vivo [...]
[...] ... Che non ne avete occhi, corpo del diavolo!... L'intonaco che serepola e sbulletta!... Mi toccherà poi sentire l'architetto, malannaggia a [...]
[...] ne riparleremo poi sabato, al far dei conti!... Badava a ogni cosa, girando di qua e di là, rovistando nei mucchi di tegole e di mattoni [...]
[...] presenza di Dio! Mi vedrete comparire quando meno ve lo aspettate! Sono del mestiere anch'io, e conosco poi se si a lavorato o no!... Intanto che [...]
[...] ? — Sì, sì, ho capito. I denari che avesti lunedì te li sei giuocati. Ho capito! ho capito! eccoti il resto. E divertiti alle piastrelle, che a pagare [...]
[...] le pietre adesso, e faceva scoppiettare le stoppie quasi s'accendessero. Nel burrone, fra i due monti, sembrava d'entrare in una fornace; e il [...]
[...] , sfinito, si mise a borbottare: — dove andate vossignoria a quest'ora?... Avete tanti denari, e vi date l'anima al diavolo! Giunse al paese che [...]
[...] , mentre andava passo passo insieme al prete, tutto orecchi, a capo chino e col mento in mano. — Temo che mi cambino la baronessa!... Ho visto il [...]
[...] avevano voce in capitolo! E il canonico viceversa, andava raffreddandosi di mano in mano, aggrottandosi in viso, stringendosi nelle spalle [...]
[...] , guardandolo fisso di tanto in tanto, e scrollando il capo di sotto in su, come a dargli dell'asino. — Per questo dicevo!... Ma voi la pigliate su quel [...]
[...] chiusa!... buona soltanto per dar spine!... Volete sempre fare di testa vostra, e non ne indovinate una, benedett'uomo! — rispose Gesualdo in [...]
[...] : — Vi saluto... Don Luca il sagrestano mi aspetta... digiuno come me sino a quest'ora! — E infilò la scaletta pel quartiere alto. Don Gesualdo allora [...]
[...] infuriato prese a sfogarsi col cognato: — E venite apposta per darmi la bella notizia?... mentre stavo a discorrere dei fatti miei... sul più bello [...]
[...] pregarvi? Come se non l'avessi sulle spalle la vostra chiusa... come se il garante non fossi io... Così brontolando tutti e due andarono a cercare [...]
[...] , preparate a maggese per l'anno nuovo!... Il cognato tagliò corto, come uno che ha molta altra carne al fuoco, e non ha tempo da perdere [...]
[...] . — Vossignoria sa fare e sa parlare... — E adesso ammiccava coll'occhietto ammammolato, un sorrisetto malizioso che gli errava fra le rughe della bazza irta [...]
[...] di peli sudici. Sulla strada soleggiata e deserta a quell'ora stava aspettando un contadino, con un fazzoletto legato sotto il mento, le mani in [...]
[...] tasca, giallo e tremante di febbre. Ossequioso, abbozzando un sorriso triste, facendo l'atto di cacciarsi indietro il berretto che teneva sotto il [...]
[...] ridotto all'osso... il giorno senza pane e la sera senza lume... pazienza! Ma la spesa per coglier le olive non pos- so farla... proprio non posso [...]
[...] ... Tutto sta ad intendersi... E lasciò cadere un'offerta minima, seguitando ad andarsene per la sua strada senza voltarsi. L'altro durò un [...]
[...] pezzetto a lamentarsi, correndogli dietro, chiamando in testimonio Dio e i santi, piagnucolando, bestemmiando, e finì per accettare, racconsolato tutto a [...]
[...] un tratto, cambiando tono e maniera. 55 — Compare Lio, avete udito? affare fatto! Un buon negozio per don Gesualdo... pazienza!... ma è detta [...]
[...] ! Quanto a me, è come se fossimo andati dal notaio! — E se ne tornò indietro, colle mani in tasca. — Sentite qua, mastro Lio, — disse Gesualdo [...]
[...] sino alle orecchie: — Ah! ah!... siete un diavolo!... Vuol dire che avete parlato col diavolo!... Sapete quel che bisogna vendere e comprare otto [...]
[...] dall'appetito, e si mise a brontolare come il cognato voile passare dalla posta. — Sempre misteri... maneggi sottomano! Don Gesualdo tornò tutto contento [...]
[...] , leggendo una lettera piena di sgorbi e suggellata colla midolla di pane: — Lo vedete il diavolo che mi parla all'orecchio! eh? M'ha dato anche una [...]
[...] buona notizia, e bisogna che torni da mastro Lio. — Io non so nulla... Mio padre non m'ha insegnato a fare queste rose!... — rispose Burgio [...]
[...] posso... E se ne andò sotto il gran sole, tirandosi dietro la mula stanca. Pareva di soffocare in quella gola del Petrajo. Le rupi brulle [...]
[...] sembravano arroventate. Non un filo di ombra, non un filo di verde, colline su colline, accavallate, nude, arsicce, sassose, sparse di olivi rani e magri [...]
[...] levarono gracchiando 56 da una carogna che appestava il fossato; delle ventate di scirocco bruciavano il viso e mozzavano il respiro; una sete da [...]
[...] invece li trove tutti quanti sdraiati bocconi nel fossato, di qua e di là, col viso coperto di mosche, e le braccia stese. Un vecchio soltanto [...]
[...] a dormire e riposare!... Corpo di!... sangue di!... Vedendolo con quella faccia accesa e riarsa, bianca di polvere soltanto nel cavo degli occhi [...]
[...] e sui capelli; degli occhi come quelli che da la febbre, e le labbra sottili e pallide; nessuno ardiva rispondergli. Il martellare riprese in coro [...]
[...] , quasi sapesse cosa volevano e li aspettasse. Allorchè finalmente Gesualdo arrivò alla Canziria, erano circa due ore di notte. La porta della [...]
[...] gambe; Brasi Camauro e Nanni l'Orbo erano spulezzati di qua e di la, come fanno i cani la notte, quando sentono la femmina nelle vicinanze; e i cani [...]
[...] ?... aspettavi qualcheduno?... Brasi Camauro oppure Nanni l'Orbo?... La ragazza ricevette la sfuriata a capo chino, e intanto accendeva lesta lesta il fuoco [...]
[...] , mentre il suo padrone continuava a sfogarsi, li fuori, all'oscuro, e passava in rivista i buoi legati ai pioli intorno all'aia. II camparo mogio [...]
[...] qualcheduno che portava il malocchio!... Ho seminato perfino i pani di San Giovanni nel pascolo... Le pecore stanno bene, grazie a Dio... e il [...]
[...] , com'è vero Dio!... e Brasi Camauro anch'esso, per amor di quattro spighe... — Diodata gridò dall'uscio ch'era pronto. — Se non avete altro da [...]
[...] fresche, e due pomidori ch'era andata a cogliere tastoni dietro la casa. Le ova friggevano nel tegame, il fiasco pieno davanti; dall'uscio entrava [...]
[...] un venticello fresco ch'era un piacere, insieme al trillare dei grilli, e all'odore dei covoni nell'aia: — il suo raccolto lì, sotto gli occhi, la [...]
[...] udiva nel chiuso il campanaccio della mandra; e i buoi accovacciati attorno all'aia, legati ai cestoni colmi di fieno, sollevavano allora il capo [...]
[...] pigro, soffiando, e si vedeva correre nel buio il luccichio dei Toro occhi sonnolenti, come una processione di lucciole che dileguava. Gesualdo [...]
[...] posando il fiasco mise un sospirone, e appoggiò i gomiti sul deschetto: — Tu non mangi?... Cos'hai? Diodata stava zitta in un cantuccio, seduta su di [...]
[...] un barile, e le passò negli occhi, a quelle parole, un sorriso di cane accarezzato. — Devi aver fame anche tu. Mangia! mangia! 58 Essa mise la [...]
[...] scodella sulle ginocchia, e si fece il segno della croce prima di cominciare, poi disse: — Benedicite a vossignoria! Mangiava adagio adagio, colla [...]
[...] persona curva e il capo chino. Aveva una massa di capelli morbidi e fini, malgrado le brinate ed il vento aspro della montagna: dei capelli di [...]
[...] gente ricca, e degli occhi castagni, al pari dei capelli, timidi e dolci: de' begli occhi di cane carezzevoli e pazienti, che si ostinavano a farsi [...]
[...] ancora giovani, in fondo a quelle occhiaie livide. Così raggomitolata sembrava proprio una ragazzetta, al busto esile e svelto, alla nuca che [...]
[...] mostrava la pelle bianca dove il sole non aveva bruciato. Le mani, annerite, erano piccole e scarne: delle povere mani pel suo duro mestiere [...]
[...] ! non aver suggezione! Diodata, ancora un po' esitante, si pulì la bocca col dorso della mano, e s'attaccò al fiasco arrovesciando il capo [...]
[...] all'indietro. II vino, generoso e caldo, le si vedeva scendere quasi a ogni sorso nella gola color d'ambra; il seno ancora giovane e fermo sembrava [...]
[...] cominciarono a spuntare i covoni raccolti in mucchi, come tanti sassi posti in fila. Degli altri punti neri si movevano per la china, e a seconda del [...]
[...] vento giungeva il suono grave e lontano dei campanacci che portava il bestiame grosso, mentre scendeva passo passo verso il torrente. Di tratto in [...]
[...] tratto soffiava pure qualche folata di venticello più fresco dalla parte di ponente, e per tutta la lunghezza della valle udivasi lo stormire delle [...]
[...] messi ancora in piedi. Nell'aia la bica alta e ancora scura sembrava coronata d'argento, e nell'ombra si accennavano confusamente altri covoni in [...]
[...] — Eh? Diodata? Dormi, marmotta?... — Nossignore, no!... Essa comparve tutta arruffata e spalancando a forza gli occhi assonnati. Si mise a scopare [...]
[...] mento rilassato, le gambe fiacche. Dormivi!... Se to l'ho detto che dormivi!... E le assestò uno scapaccione come carezza. Egli invece non aveva [...]
[...] magazzino! E ne aveva passati dei giorni senza pane, prima di possedere tutta quella roba! Ragazzetto... gli sembrava di tornarci ancora, quando [...]
[...] via e morivano alle volte sotto il carico! Quanto piangere e chiamar santi e cristiani in aiuto! Mastro Nunzio allora suonava il deprofundis [...]
[...] non voleva, perchè aveva la sua superbia anche lui, come uno che era stato sempre padrone, alla fornace, e gli cuoceva di vedere il sangue suo al [...]
[...] comando altrui. — Ci vollero sette anni prima che gli perdonasse, e fu quando finalmente Gesualdo arrivò a pigliare il primo appalto per conto suo [...]
[...] ... la fabbrica del Molinazzo... Circa duecento salme di gesso che andarono via dalla fornace al prezzo che voilè mastro Nunzio... e la dote di [...]
[...] Speranza anche, perchè la ragazza non poteva più stare in casa... — E le dispute allorche cominciò a speculare sulla campagnal... — Mastro Nunzio [...]
[...] terre che aveva comprato, lì proprio, alla Canziria, non finiva di misurarle in lungo e in largo, povero vecchio, a gran passi, come avesse nelle [...]
[...] gambe la canna dell'agrimensore... E ordinava «bisogna far questo e quest'altro» per usare del suo diritto, e non confessare che suo figlio potesse [...]
[...] stato sempre il suo prediletto, e Speranza carica di famiglia com'era stata lei... — un figliuolo ogni anno... — Tutti sulle spalle di Gesualdo [...]
[...] , giacche lui guadagnava per tutti. Ne aveva guadagnati dei denari! Ne aveva fatta della roba! Ne aveva passate delle giornate 60 dure e delle notti [...]
[...] senza chiuder occhio! Vent'anni che non andava a letto una sola volta senza prima guardare il cielo per vedere come si mettesse. — Quante avemarie, e [...]
[...] di quelle proprio che devono andar lassù, per la pioggia e pel bel tempo! — Tanta carne al fuoco! tanti pensieri, tante inquietudini, tante [...]
[...] indovinava una e rovesciava tutto il danno sulle spalle di lui!... — Mastro Nunzio che si ostinava ad arrischiare cogli appalti il denaro del [...]
[...] figliuolo, per provare che era il padrone in casa sua!... — Sempre in moto, sempre affaticato sempre in piedi, di qua e di là, al vento, al sole, alla [...]
[...] , in un cantuccio della stalla, dietro una siepe, nell'aia, coi sassi sotto la schiena; mangiando un pezzo di pane nero e duro dove si trovava, sul [...]
[...] interesse. — Nel paese non un solo che non gli fosse nemico, o alleato pericoloso e temuto. — Dover celare sempre la febbre dei guadagni, la botta [...]
[...] di una mala notizia, l'impeto di una contentezza; e aver sempre la faccia chiusa, l'occhio vigilante, la bocca seria! Le astuzie di ogni giorno [...]
[...] , spumanti bava e minacce — la notte sempre inquieta, il domani sempre grave di speranza o di timore... — Ci hai lavorato, anche tu, nella roba [...]
[...] del tuo padrone!... Hai le spalle grosse anche tu... povera Diodata!... Essa, vedendosi rivolta la parola, si accostò tutta contenta, e gli si [...]
[...] breve e lento per la distesa del bestiame che scendeva al torrente, dei muggiti gravi e come sonnolenti, le voci dei guardiani che lo guidavano, e [...]
[...] si divertiva: — Sì, sì!... l'uno o l'altro... o tutti e due insieme!... Lo saprò!... Ti sorprenderò con loro nel vallone, qualche volta!... Essa [...]
[...] sorrideva sempre allo stesso modo, di quel sorriso dolce e contento, allo scherzo del padrone che sembrava le illuminasse il viso, affinato dal [...]
[...] chiarore molle: gli occhi come due stelle; le belle trecce allentate sul collo; la bocca un po' larga e tumida, ma giovane e fresca. Il padrone [...]
[...] stette un momento a guardarla cosi, sorridendo anch'esso, e le diede un altro scapaccione affettuoso. — Questa non e roba per quel briccone di Brasi, o [...]
[...] po' ancora, e poi soggiunse: — Sei una buona ragazza!... buona e fedele! vigilante sugli interessi del padrone, sei stata sempre... — Il padrone mi [...]
[...] ?... Non ho figliuoli... Allora le vide il viso, rivolto a terra, pallido pallido e tutto bagnato. — Perchè piangi, bestia? — Niente, vossignoria!... Così [...]
[...] !... Non ci badate... 62 — Cosa t'eri messa in capo, di'? — Niente, niente, don Gesualdo... — Santo e santissimo! Santo e santissimo! — prese a [...]
[...] gridare lui, sbuffando per l'aia. Il camparo al rumore levò il capo sonnacchioso e domandò: — Che c'è?... S'è slegata la mula? Devo alzarmi [...]
[...] ?... — No, no, dormite, zio Carmine. Diodata gli andava dietro passo passo, con voce umile e sottomessa: — Perchè v'arrabbiate, vossignoria?... Cosa vi ho [...]
[...] detto?... — M'arrabbio colla mia sorte!... Guai e seccature da per tutto... dove vado!... Anche tu, adesso!... col piagnisteo!... Bestia!... Credi [...]
[...] tutti!... Pago anch'io!... So io ogni volta che vo dall'esattore!... Si grattò il capo un istante, e riprese: — Vedi, ciascuno viene al mondo colla [...]
[...] sua stella... Tu stessa hai forse avuto il padre o la madre ad aiutarti? Sei venuta al mondo da te, come Dio manda l'erba e le piante che nessuno [...]
[...] ha seminato. Sei venuta al mondo come dice il tuo nome... Diodata! Vuol dire di nessuno!... E magari sei forse figlia di barone, e i tuoi fratelli [...]
[...] adesso mangiano galline e piccioni! II Signore c'è per tutti! Hai trovato da vivere anche tu!... E la mia roba?... me l'hanno data i genitori [...]
[...] forse? Non mi son fatto da me quello che sono? Ciascuno porta il suo destino!... Io ho il fatto mio, grazie a Dio, e mio fratello non ha nulla... In [...]
[...] tal modo seguitava a brontolare, passeggiando per l'aia, su e giù dinanzi la porta. Poscia vedendo che la ragazza piangeva ancora, cheta cheta [...]
[...] ... come quando ero un povero diavolo senza nulla... Ora ci ho tanta roba da lasciare... Non posso andare a cercar gli eredi di qua e di là, per la [...]
[...] siete il padrone... Egli ci pensò un po' su, perchè quel discorso lo punzecchiava ancora peggio di una vespa, e tornò a dire: — Anche tu... non [...]
[...] tutto io. Ho tanti pensieri pel capo!... e questo cogli altri! Sai che ti voglio bene. Il marito si trova subito. Sei giovane... una bella giovane [...]
[...] furbo e le mani che gli pizzicavano. Le stringeva con due dita il ganascino. Le sollevava a forza il capo, che ella si ostinava a tener basso per [...]
[...] !... sciocca che sei!... Come vide che seguitava a piangere, testarda, scappò a bestemmiare di nuovo, simile a un vitello infuriato. — Santo e [...]
[...] santissimo! Sorte maledettal... Sempre guai e piagnistei!... V Masi, il garzone, corse a svegliare don Gesualdo prima dell'alba, con una voce che [...]
[...] faceva gelare il sangue nelle vene: — Alzatevi, vossignoria; ch'è venuto il manovale da Fiumegrande e vuole parlarvi subito!... — Da Fiumegrande [...]
[...] dice che fu il cattivo — tempo!... Don Gesualdo andava su e giù per la stalla, pallido, senza dire una parola, senza guardare in viso nessuno [...]
[...] , aspettando che gl'insellassero la mula, la quale spaventata anch'essa sparava calci, e Masi dalla confusione non riusciva a mettergli il basto. A un [...]
[...] certo punto gli andò coi pugni sul viso, cogli occhi che volevano schizzargli dall'orbita. — Quando? santo e santissimo!... Non la finisci più [...]
[...] tale e quale! Massaro Fortunato, più calmo, approvava la moglie, con un cenno del capo, silenzioso, seduto sulla panchetta, simile a una macina [...]
[...] ponte della malora! Gesualdo da principio si voltò verso di lei inviperito, colla schiuma alla bocca. Poscia mandò giù la bile, e si mise a [...]
[...] stanco si corica in mezzo alla via e non va più avanti... E spronò la mula, che borbottava ancora; la sorella sbraitandogli dietro, dall'uscio [...]
[...] all'udire lo scalpiccio di lui nella mota, e lo fece montare in groppa. Il ragazzo, colla voce rotta dall'andatura della mula, ripeteva sempre la [...]
[...] 66 che incontrarono spingendo innanzi l'asinello, pigliandosi l'acquazzone sotto la giacca di cotonina, col fazzoletto in testa e le mani nelle [...]
[...] raggomitolata sotto un carrubbio si mise a gridare: — Non potete passare, no!... Il fiume!... badate!... In fondo, nella nebbia del fiume e della pioggia [...]
[...] , si scorgeva confusamente un enorme ammasso di rovine, come un monte franato in mezzo al fiume, e sul pilone rimasto in piedi, perduto nella bruma [...]
[...] del cielo basso, qualcosa di nero che si muoveva, delle braccia che accennavano lontano. Il fiume, di qua e di là dei rottami, straripava in larghe [...]
[...] pozze fangose. Più giù, degli uomini messi in fila, coll'acqua fino al ginocchio, si chinavano in avanti tutti in una volta, e poi tiravano [...]
[...] , vossignoria? Egli non rispondeva, nel fango sine a mezza gamba, andando su e giù per la riva corrosa, coi capelli che gli svolazzavano al vento. Mastro [...]
[...] Nunzio, dall'alto del pilone, gli gridava qualche cosa: delle grida che le raffiche gli strappavano di bocca e sbrindellavano lontano. — Che ci fate [...]
[...] vento giungevano pure di lassù, donde veniva la corrente, delle voci che sembravano cadere dal cielo, delle grida disperate, e un suono di corno [...]
[...] a scuotere e a sfasciare. — A me!... santo Dio!... non vedete che si porta anche quelli?... — A un certo punto barcollò e stava per affondare [...]
[...] da burla... Allora è meglio finirla in una volta!... — E andava tentando l'acqua col piede. — Sentite! — interruppe il figliuolo con voce sorda [...]
[...] andata a finire!... E bisogna tornare da capo, se non voglio perdere la cauzione... Potevate star- vene quieto e tranquillo a casa... Che vi facevo [...]
[...] !... come se non conoscessi ii mio mestiere!... — Ah!... il vostro mestiere?... perchè avevate la fornace del gesso?... e mi è toccato ricomprarvela due [...]
[...] , agitando le labbra senza peter profferire altre parole, strabuzzando gli occhi per tornare a cercare il posto migliore da annegarsi, e infine [...]
[...] brontolò: — E allora perchè mi trattieni?... Perchè non vuoi che mi butti nel fiume? perchè? Gesualdo cominciò a strapparsi i capelli, a mordersi le [...]
[...] l'anima di mia madre!... con questo po' di tegola che m'e cascata fra cape e collo... capite che non ho voglia di scherzare adesso!... Il capomastro [...]
[...] asciugarvi tutti e due, che arrischiate di pigliare un malanno per giunta, così fradici come siete. Avevano acceso un gran fuoco di giunchi e di [...]
[...] ! Mastro Nunzio, il quale perdeva anche la fede in quella disdetta, ci sputa sopra un paio di volte, col viso torvo. Tutti piangevano e si [...]
[...] che s'era rotta la gamba, sudando e spasimando. Volle mettere anch'egli una buona parola nel malumore fra padre e figlio: — II peggio è toccato a [...]
[...] me; — si lamentò, — che ora rimango storpio e non posso più buscarmi il pane. Uno dei suoi compagni, vedendo che non poteva muoversi, gli ammucchiò [...]
[...] un po' di strame sotto il capo. Mastro Nunzio, sull'uscio, coi pugni rivolti al cielo, lanciava fuoco e fiamme. — Giuda Iscariota! Santo [...]
[...] fiume, e aspettavano, al riparo, con la schiena alla fiammata. — Evviva voi! Avete fatto un bel lavoro! Tanti denari spesi! I denari del comune [...]
[...] nel buon momento!... Volete che faccia scendere Dio e i santi di lassù?... — sbraitava mastro Nunzio. Gesualdo, lui, non diceva nulla, con la faccia [...]
[...] ' la sua idea, fra le gengive sdentate. Infine la buttò fuori, rivolgendosi verso il figliuolo all'improvviso: — E sai cos'ho da dirti? Che non ne [...]
[...] sicuro quello... — Un'altra adesso! — saltò su Gesualdo. — Siete ammattito davvero? E la cauzione? Volete che ci perda anche quella? Se lasciassi fare a [...]
[...] tutto il paese dovesse macinarsi le ossa notte e giorno, e le mie prima degli altri!... santo e santissimo! La lite s'accese un'altra volta [...]
[...] . Mastro Nunzio che strillava e si lagnava di non esser rispettato. — Vedete se sono un fantoccio?... un pulcinella?... il capo della casa... signori [...]
[...] miei!... guardate un po'!... — Gesualdo per finirla saltò di nuovo sulla mula, verde dalla bile, e se ne andò mentre l'acqua veniva ancora giù dal [...]
[...] paese grigio e triste nella pioggia anch'esso, lassù in cima al monte, col suono del mezzogiorno che passava a ondate, trasportato dal vento, e si [...]
[...] sperdeva in lontananza. Quanti lo incontravano, conoscendo la disgrazia che gli era capitata, dimenticavano di salutarlo e tiravano via. Egli [...]
[...] guardava bieco e borbottava di tanto in tanto fra di sè: — Sono ancora in piedi! Mi chiamo mastro-don Gesualdo!... Finchè sono in piedi so aiutarmi [...]
[...] l'ombrello, amico mio! Non temete, che non ho paura d'acqua e di grandine, io! Arrivò al paese dopo mezzogiorno. II canonico Lupi s'era coricato allora [...]
[...] sasso, col sorriso amaro sulle labbra sottili e pallide, rispondeva: — Eh, cose che accadono. Chi va all'acqua si bagna, e chi va a cavallo cade. Ma [...]
[...] gabbioline, dove il canonico, gran cacciatore al paretaio, teneva i suoi uccelli di richiamo; un enorme crocifisso nero di faccia all'uscio, e [...]
[...] sotto la cassa della confraternita, come una tiara da morto, nella quale erano i pegni dei denari dati a prestito; delle immagini di santi qua e !a [...]
[...] , appiccicate colle ostie, insudiciate dagli uccelli, e un puzzo da morire, fra tutte quelle bestie. Don Gesualdo cominciò subito a sfogarsi narrando [...]
[...] toccato ricomprargliela due volte la fornace del gesso! E continuava a metterlo in quegli impicci!... E se lui diceva ahi! quando era costretto a [...]
[...] farsi aprire la vena e a lasciarsi cavar dell'altro sangue per pagare, allora il padre gridava che gli si mancava di rispetto. La sorella ed il [...]
[...] cognato che lo pelavano dall'altra parte. Una bestia, quel cognato Burgio! bestia e presuntuoso! E chi pagava era sempre lui, Gesualdo!... Suo [...]
[...] fratello Santo che mangiava e beveva alle sue spalle, senza far nulla, da mattina a sera: — Col mio denaro, capite, vossignoria? col sangue mio! So io [...]
[...] del carico, colla sola camicia indosso sono andato via... e un paio di pantaloni che non tenevano pia, per la decenza... senza scarpe ai piedi [...]
[...] , sissignore. La prima cazzuola per incominciare a fare il muratore dovette prestarmela mio zio il Mascalise... E mio padre che strepitava perchè lasciavo [...]
[...] il mestiere in cui ero nato... E poi, quando presi il primo lavoro a cottimo... gridava ch'era un precipizio! Ne ho avuto del coraggio, signor [...]
[...] canonico! Lo so io quel che mi costa! Tutto frutto dei miei sudori, quello che ho... E quando lo vedo a buttarmelo via, chi da una parte e chi [...]
[...] boccone di pane, quando torno a casa stanco... Ma ora non ne posso più! Anche l'asino quando è stanco si corica in mezzo alla via e non va più avanti [...]
[...] ? — Sissignore... La cauzione... Poi Gesualdo gli piantò addosso gli occhi grigi e penetranti, e riprese: — E un'altra cosa anche... Vi dicevo che [...]
[...] canonico alzando il capo come un asino che strappi la cavezza. Poi lasciò stare il nicchio che andava spolverando attentamente, e gli fissò addosso [...]
[...] questa maniera! Allora vuol dire che non conoscete chi vi è amico e chi vi è nemico, Benedetto Dio! Ho piacere che abbiate toccato con mano se il [...]
[...] consiglio che vi ho dato allora era tutt'oro! Una giovane ch'è una perla, avvezza ad ogni guaio, che l'avreste tutta ai vostri comandi, e di famiglia [...]
[...] dalla vostra i giurati e tutti quanti. Anche per l'altra faccenda della gabella, poi, se volete entrarci insieme a noi... — Sissignore, — rispose [...]
[...] sian più minchioni di voi. Prima fate lo gnorri, non ci sentite da quell'orecchio, e poi, al bisogno, quando vi casca la casa addosso, mi venite [...]
[...] panni, signor canonico! — esclamo infine. — Nei vostri panni... sicuro... mi ci metto! Voglio farvi vedere e toccar con mano chi vi vuol bene o no [...]
[...] ! Eccomi con voi. Pensiamo a quest'affare del ponte prima... a salvare la cauzione... con un sussidio del comune. Andremo adesso dal capitano... e [...]
[...] ... Mentre terminava di legarsi il mantello al collo andava raccogliendo le idee, colle sopracciglia aggrottate, guardando in terra di qua e di là [...]
[...] donna Marianna scriva due righe al capitano. Quanto alla baronessa Rubiera posso dormire fra due guanciali... e come se fosse la vostra stessa [...]
[...] persona, se mi promettete... Ma badiamo, veh!... E il canonico sgranò gli occhi. Don Gesualdo stese la mano verso il crocifisso. — No, dico per l'altro [...]
[...] ; ma il canonico aveva già infilato l'uscio. — Voi m'aspetterete già, nel portone. Un momento, vado e torno. Tornò fregandosi le mani: — Ve l'avevo [...]
[...] aprire lo studio, e fece il viso di condoglianza a don Gesualdo. — Brutto affare, eh? Mi dispiace! — Sotto si vedeva che gongolava. Il canonico [...]
[...] , a tagliar corto, rispose lui: — Cosa da nulla... II diavolo poi non e cosi brutto... Rimedieremo... Abbiamo salvato i materiali... — Dopo, quando [...]
[...] furono lontani, e il notaio con la chiave nella toppa li guardava ancora ridendo, il canonico gli soffiò nell'orecchio, a mastro-don Gesualdo: — E [...]
[...] per camminarvi!... Con quella faccia non si va a chiedere un favore... Aspettatemi qui; salgo un momento dal cavalier Peperito. E una bestia; ma [...]
[...] l'hanno fatto giurato. Appena it canonico se ne fu andato su per la scala rotta e scalcinata, arrivò il cavaliere dal poderetto, montato su di un [...]
[...] asinello macilento, con una bisaccia piena di fave dietro. Don Gesualdo per ingraziarselo lo aiutò a scaricar le fave, e a legar l'asino alla [...]
[...] mangiatoia, sotto l'arco della scaletta; ma it cavaliere parve un po' seccato d'esser stato sorpreso in quell'arnese, tutto infangato, e col vestito [...]
[...] , la ceraiuola, sapete bene? E la loro passeggiata, dopopranzo... a trastullarsi con lei, dietro lo scaffale... Che c'è di nuovo, don Gesualdo [...]
[...] passeggiatina solita della sera, dal Rosario a Santa Maria di Gesù, sempre solo e con l'ombrello rosso sotto il braccio. 74 canonico, rispondendo alla [...]
[...] . Anch'esso sapeva del ponte, e sembrava che si divertisse mezzo mondo a prolungare le condoglianze — il veleno che gli scorreva sotto il facccione [...]
[...] pazienza. Si alzò di botto, rosso come un gallo, e aprì la bocca per sfogarsi. Ma il canonico gliela tappò con una mano. — State zitto! Lasciate [...]
[...] palazzo dei Trao, alto, nero e smantellato, e guardando fisso don Gesualdo, cogli occhietti acuti di topo che sembrava volessero ficcarglisi dentro [...]
[...] dote che vi porterebbe donna Bianca!... E denaro sonante per voi che avete le mani in tanti affari. Mastro-don Gesualdo tornò a lisciarsi il mento [...]
[...] , come quando stava a combinare qualche negozio con uno piu furbo di lui; guardò il palazzo; guardò poi il canonico, e rispose: — Però caparra in [...]
[...] fiume tornò a rifarvi il ponte meglio di prima, e andate a dormirci su. Nel vicoletto lì accanto, vicino a casa sua, trovò Diodata che stava [...]
[...] aspettandolo colla mantellina in testa, rincantucciata sotto l'arco del ballatoio, poichè in casa non la volevano, Speranza principalmente, e la [...]
[...] tolleravano soltanto in campagna, pei servigi grossi. Appena la ragazza vide il suo padrone ricominciò a piangere e a lamentarsi, quasi fosse caduto [...]
[...] , seguitando di questo passo, non ce ne sara più del pane nel cassone, no!... e non ci sara neppure più cassone, non ci sara!... La casa se ne andrò [...]
[...] può piu si corica, e buona notte a chi resta! E se ne andò nella stalla, mentre Speranza gli strillava dietro: — Scappate anche? per andare a trovare [...]
[...] mangiare, digiuno com'era da ventiquattr'ore, con tutti quei dispiaceri che gli empivano lo stomaco. Diodata andò a comprargli del pane e del salame [...]
[...] . Essa stava a vederlo mangiare, col viso arrossato dalla fiamma, e diceva di sì, come voleva lui, con un sorriso contento adesso. II giorno [...]
[...] finiva sereno. C'era un'occhiata di sole che spandevasi color d'oro sul cornicione del palazzo dei Trao, dirimpetto, e donna Bianca la quale sciorinava [...]
[...] un po' di biancheria logora, sul terrazzo che non poteva vedersi dalla piazza, colle mani fine e delicate, la persona che sembrava pin alta e [...]
[...] vogliono farmi sposare? — disse lui. — Una Trao!... e buona massaia anche!... m'hanno detto la verità... E rimase a guardare, pensieroso, masticando [...]
[...] sentisse alfine quegli occhi fissi su di lei, voltò il viso pallido e sbattuto, e si trasse indietro bruscamente. — Adesso accende il lume, — riprese don [...]
[...] Gesualdo. — Fa tutto in casa lei. Eh, eh... c'è poco da scialarla in quella casa!... Mi piace perchè è avvezza ad ogni guaio, e l'avrei al mio [...]
[...] comando... Tu di', che te ne pare? Diodata volse le spalle, andando verso il fondo della stalla per dare una manciata di biada fresca alla mula, e [...]
[...] rispose dopo un momento, colla voce roca: — Vossignoria siete il padrone. E vero... Ma veh!... che bestia! Devi aver fame anche tu... Mangia [...]
[...] vagamente nell'avvenire, nell'ignoto, come una vita nuova, un nuovo azzurro. Il sole di sesta scappava dalle cortine, in alto, e faceva rifiorire le [...]
[...] penetrare da quella dolcezza. Veniva un ronzio di mosche sonnolenti, un odor d'incenso e di cera strutta, un torpore greve e come una stanchezza [...]
[...] dal luogo e dall'ora. Una vecchia aspettava accoccolata sui gradini dell'altare, simile a una mantellina bisunta posata su di un fagotto di [...]
[...] lavandaia, e quando destavasi borbottando, don Luca le dava sulla voce: — Bella creanza! Non vedete che c'è una signora prima di voi al confessionario [...]
[...] importanti! Nell'ombra del confessionario biancheggiò una mano che faceva il segno della croce, e donna Bianca si alzò infine, barcollando, chiusa nel [...]
[...] colla canna. — Ehi? ehi? zia Filomena?... E tardi oggi, a tardi. Sta per suonare mezzogiorno, e il confessore deve andarsene a desinare. La vecchia [...]
[...] levò il capo istupidito, e si fece ripetere due o tre volte la stessa cosa, testarda, imbambolata. — Sicuro, sto per chiudere la chiesa. Potete [...]
[...] monelli, rovesciando banchi e sedie, facendo atto di tirare l'incensiere: — Fuori! fuori! Andate a giuocare in piazza! — Nello stesso tempo passava [...]
[...] e ripassava vicino a donna Bianca che si era inginocchiata a pregare dinanzi alla cappella del Sacramento, sfolgorante d'oro e di colori lucenti [...]
[...] nella chiesa e su per la scala del campanile, e aggiunse sottovoce, cambiando tono, in aria di gran mistero: — Sapete che risposta gli hanno dato [...]
[...] levare il capo. Il sagrestano che la guardava negli occhi bassi, seguendola passo passo, riprese più forte: — Gli hanno detto di no... tale e quale come [...]
[...] I'avrebbe creduto cosi duro, quel don Diego vostro fratello! un signore umile e buono che pareva di potersi confessare con lui!... Non parlo di don [...]
[...] ... — Sembra davvero malato di cent'anni!... La barba lunga... Non dorme e non mangia In quel momento si udi uno scalpiccio di gente di chiesa. Don [...]
[...] Motta, e ho detto: Ecco donna Bianca che fa la sua visita alle Quarant'ore, e da il buon esempio a me, indegno sacerdote... 81 — Giusto... qui [...]
[...] capire. II canonico ripiglio, mutando registro: — Ci ho tante faccende gravi sulle spalle... mie e d'altrui... Andavo appunto da don Gesualdo [...]
[...] tratta di pigliare in affitto le terre di tutti i comuni della Contea!... Don Gesualdo ha il cuore più grande di questa chiesa!... e i conquibus [...]
[...] viso rosso e imbarazzato. — Così, per fare quattro passi... Ci vado ogni anno per la limosina della chiesa... Don Gesualdo è devoto di sant'Agata [...]
[...] ! — Un cuor d'oro! — interruppe il canonico. — Generoso, caritatevole!... Peccato che... E si diede della mano sulla bocca. — Quello che stavo [...]
[...] sua! Ora vi lascio pei fatti vostri. Tanti saluti a don Diego e a don Ferdinando! Donna Bianca imbarazzata voleva andarsene anche lei; ma il [...]
[...] , uscendo, don Luca ammiccò — E così? che devo dire a don Gesualdo, se mai lo vedo... per caso?... Essa sembrava esitante. Seguitava ad avviarsi verso la [...]
[...] di no... — Una sciocchezza hanno detto! Avrei voluto condurli per mano alla Canziria, e fargli vedere se non vale tutti i vostri ritratti [...]
[...] , don Gesualdo!... e poi le mani in pasta da per tutto. Non si mura un sasso che non ci abbia il suo guadagno Domeneddio in terra! Ponti, mulini [...]
[...] , fabbriche, strade carreggiabili!... il mondo sottosopra mette quel diavolo! Fra poco si andrà in carrozza sino a Militello, prima Dio e don Gesualdo [...]
[...] , scuotendole dinanzi le mani giunte, minaccioso e supplichevole. Alla fine proruppe: — Ma è giustizia, santo Dio? a giustizia far tribolare in tal [...]
[...] Luca alle calcagna di lei, accalorandosi, toccando tutti i tasti, mutando tono a ogni registro: — E certe giornate, donna Bianca!... certe giornate che [...]
[...] spuntano a casa vostra!... Basta, scusatemi, io ne parlo perchè ci bazzico sempre ad aiutarvi, insieme a mia moglie... E quando i vostri parenti [...]
[...] . Don Gesualdo spiccherebbe di lassù il sole e la Luna per farvi piacere!... Non ci vede più dagli occhi!... Sembra un pazzo addirittura. Donna [...]
[...] qualcuno che entrava in chiesa. Comparve una donna macilenta, colla gonnella in cenci sollevata dalla gravidanza sugli stinchi sottili, sudicia e [...]
[...] tondi su di una faccia a punta, gialla e incartapecorita, e un fazzoletto lacero da malata, legato sotto il mento; nient'altro sulle spalle, da [...]
[...] Burgio!... — Aspettano anche loro!... — piagnucolò la moglie, sempre su quel tono. — Aspettano che suonate mezzogiorno... — E se ne andò col ventre [...]
[...] ... una risposta più da cristiani... Verrò io stesso a prenderla, dopo mezzogiorno, quando don Diego e don Ferdinando sono in letto... col [...]
[...] scorgere che volesse frugarsi in tasca, e seguitò, correndole dietro: — Che fate? No! Mi offendete! Un'altra volta... più tardi... quando potrete [...]
[...] , sospettassero che mi manda il canonico... Dopo vespro spicciò lesto lesto il servizio della chiesa e corse alla Canziria: cinque miglia di [...]
[...] donne che ricorrono al tribunate della penitenza... prima e poi... M'ha fatto sudare una camicia!... Ma ora vi dico che la pera é matura! Un'altra [...]
[...] crollatina, e vi casca fra le braccia; ve to dico io! Dovreste correre al paese e scaldare il ferro mentre è caldo. Però don Gesualdo non fece una [...]
[...] ; e dietro i muli correvano Nanni l'Orbo e Brasi Camauro, affondando nella pula sino ai ginocchi, ansanti, vociando, cantando, urlando. Da un [...]
[...] , cariche d'altra messe; dei garzoni insaccavano il grano e lo portavano nel magazzino, dove non cessava mai la nenia di Pirtuso che cantava «e [...]
[...] affamati nella paglia, coll'occhio spento; altre bestie da soma erano sparse qua e là; e dei barili di vino passavano di mano in mano, quasi a [...]
[...] !... Diodata!... bada che il vento spinge la fiamma verso I'aia, canto e santissimo!... No, don Luca! non sono in collera pel rifiuto dei suoi fratelli [...]
[...] dice di sì, io per me non mi tiro indietro... Ma oggi non posso venire... e neppure domani... Be'! dopodomani!... Dopodomani devo venire anche per [...]
[...] l'affare della gabella, e ne discorreremo. Don Luca suggerì pure di far precedere due paroline scritte: — Ci abbiamo appunto mia moglie che par [...]
[...] ragazze! Capite, vossignoria? Ciolla ci ha la mano... Ne parlerei io stesso a Ciolla in segretezza, senza stare a rompervi il capo, vossignoria; e vi fa [...]
[...] . — Dicevo per piantare meglio il chiodo. Ma voi siete il padrone. Don Luca se ne tornò tutto contento, con un agnello e una forma di cacio. Per [...]
[...] . — Donna Bianca voleva confessarsi!... Oggi non può, il confessore... E domani neppure... Domenica piuttosto, se gli fate sapere che siete pronta... La [...]
[...] , cercava le parole. Poscia, vedendo che l'altro stava zitto e non si moveva, allampanato, tacque anch'essa, e si mise a guardare in aria, a bocca aperta [...]
[...] , misurandolo ad occhio, palpandolo colle mani. E dopo che la sagrestana se ne fu andata, come un'anatra, reggendo il grembiule pieno sul ventre enorme [...]
[...] alzarsi più! E il medico non viene neppure, perchè ha paura di non esser pagato... dopo tanti denari che s'è mangiati nell'ultima malattia della [...]
[...] brace in viso, e chinò gli occhi. Don Ferdinando aspettò un momento la risposta a bocca aperta, battendo le palpebre. Indi tornò nella dispensa a [...]
[...] sagrestana non gli dar nulla, un'altra volta! Sanguisughe sono! Le fave stanno per terminare, hai visto?... E un'altra cosa... Dovresti andare dalla [...]
[...] la zia non ci ha pensato... Fra poco saremo al buffo... anche Diego che malato... tutta la notte!... E spalancava gli occhi, accennando ancora [...]
[...] colle mani e col capo, con un terrore vago sul viso attonito. Da lontano si udiva di tanto in tanto la tosse che si mangiava don Diego, attraverso [...]
[...] agli usci, lungo il corridoio, implacabile e dolorosa, per tutta la casa... Bianca sussultava ogni volta, col cuore che le scoppiava, chinandosi ad [...]
[...] cercare di fuggire il suo destino, badando solo di non incomodare gli altri, e tenersi per sè i suoi guai e le sue miserie. Volse il capo, vedendo [...]
[...] meglio... povera Biancal... Tu come stai?... Perchè non ti sei fatta vedere?... perchè?... Le accarezzava il capo con quella mano scarna e sudicia di [...]
[...] malato povero. 88 Gli era rimasto sulle guance incavate e sparse di peli grigi un calore di fiamma. — Povera Bianca!... son sempre tuo fratello [...]
[...] , sì o no? Sempre misteri! Sempre ombrosi e selvatici, tutti voialtri Trao!... rincantucciati come gli orsi in questa tana! Un bel mattino vi [...]
[...] troveranno belli e morti all'improvviso che sarà una vergogna per tutto il parentado!... Neppure di quel negozio del matrimonio non me ne avete detto [...]
[...] nulla!... E sfilò quest'altro rosario: Erano pazzi, o cos'erano, a rifiutare una domanda simile a quella?... Uno sulla strada di farsi riccone come [...]
[...] !... Cosa fara, quando chiuderete gli occhi voi e vostro fratello?... la serva, eh? La serva della zia Rubiera o di qualchedun altro?... Don Diego si [...]
[...] logore: un ecceomo! Andava errando per la stanza, stralunato, facendo gesti e discorsi incoerenti, tossendo, tirando il fiato a stento, soffiandosi [...]
[...] agitò in aria le braccia tremanti, e non seppe più trovare una sola parola. Don Ferdinando non fiatava neppur lui, atterrito che don Diego non [...]
[...] ch'era nel muro, al di sopra della finestra, e ne tirò fuori mucchi di scartafacci e di pergamene — le carte della lite — quella che doveva essere [...]
[...] la gran risorsa della famiglia, quando avessero avuto i denari per far valere le loro ragioni contro il Re di Spagna: dei volumi gialli, logori e [...]
[...] medesimo, e il motto che glorificava il fallo della prima autrice: Virtutem a sanguine traho. S'era messi gli occhiali, appoggiando i gomiti sulla sponda [...]
[...] verso di lei, con un sorriso bonario e malinconico. — Parlo per voialtri... per te e per Ferdinando... Ne godrete voialtri almeno... Quanto a me [...]
[...] !... Intanto maritatela con lo sposo che vi si offre adesso, e poi, se diverrete tanti Cresi, sarà anche meglio. Don Diego rimase interdetto al vedere [...]
[...] che la sorella non prendeva la chiave, e tornò daccapo: — Anche tu, Bianca?... Dici di sì anche tu?... Essa, accasciata sulla seggiola, chinò il [...]
[...] capo in silenzio. — E va bene!... Giacchè tu lo vuoi... giacchè non hai il coraggio di aspettare... Donna Mariannina seguitava a perorare la causa [...]
[...] sulle spalle di don Diego il quale 91 sembrava che non udisse, cogli occhi inchiodati sulla sorella e un tremito per tutta la persona. A un [...]
[...] sbigottita, faccia a faccia col fratello che sembrava un cadavere, dopo che la zia e don Ferdinando furono usciti. Il pover'uomo esitò ancora prima di [...]
[...] aggiungere quel che gli restava a dire, fissando la sorella con un dolore più pungente e profondo. Poscia le afferrò le mani, agitando il capo [...]
[...] del capo, con uno struggimento immenso nell'accento e nel viso, colle lagrime amare che gli scendevano fra i peli ispidi e grigi della Barba [...]
[...] sopraffatto da uno scoppio di pianto. Ella più morta che viva scosse il capo lentamente e biascicò: — No... no... Non è per questo... Don Diego lasciò [...]
[...] ricadere adagio adagio le mani della sorella, quasi un abisso si scavasse fra di loro. — Allora!... Fa quello che vuoi... fa quello che vuoi... E le [...]
[...] discosti, minacciandoli con una bacchettina; la scala sparsa di foglie d'arancio; un lume a quattro becchi posato sulla ringhiera del pianerottolo; e [...]
[...] fresco. A ogni momento succedeva un falso allarme. I ragazzi gridavano: — Eccoli! eccoli! - Camauro lasciava la scopa, e della gente si affacciava [...]
[...] ai balconi illuminati. Verso un'ora di notte arrivò il marchese Lima, facendosi largo colla canna d'India. Vide il lume, vide le foglie d'arancio, e [...]
[...] disse: — Bravo! - Ma nel salire le scale, stava per rompersi l'osso del collo, e allora scappò anche a bestemmiare: — Che bestie!... Han fatto un [...]
[...] staffe e un panciotto di raso a fiori, si affacciò nel pianerottolo, infilandosi la giamberga. — Eccomi! eccomi!... Sono qui!... Ah, signor [...]
[...] marchese!... bacio le mani!... E rimase un po' confuso, non vedendo altri che il Limòli. - Servo, servo, caro don Santo!... Non baciate più nulla [...]
[...] le strappavano le orecchie, seccata di aspettare da un gran pezzo in un bagno di sudore, e si mise a strillare di — Ma che fanno? C'è qualche altra [...]
[...] son venuto per tener d'occhio il trattamento... E aprì l'uscio per farglielo vedere: una gran tavola carica di dolci e di bottiglie di rosolio [...]
[...] , ancora nella carta ritagliata come erano venuti dalla città, sparsa di garofani e gelsomini d'Arabia, tutto quello che dava il paese, perchè la [...]
[...] signora Capitana aveva mandato a dire che ci volevano dei fiori; quanti candelieri si erano potuti avere in prestito, a Sant'Agata e nell'altre chiese [...]
[...] . — Bello! Bello! — approvo il marchese. — Una cosa simile non l'ho mai vista!... E questi qui, cosa fanno? Ai due lati della tavola, come i giudei [...]
[...] del Santo Sepolcro, ci erano Pelagatti e Giacalone, che sembravano di cartapesta, così lavati e pettinati. — Per servire il trattamento, sissignore [...]
[...] !... Mastro Titta e l'altro barbiere suo compagno si son rifiutati, con un pretesto!... Vanno soltanto nelle casate nobili quei pezzenti [...]
[...] parente. Lasciateli stare; non li spaventate. In quel momento si udì un baccano giù in istrada, e corsero in tempo al balcone per vedere arrivare la [...]
[...] carrozza degli sposi. Nanni l'Orbo, a cassetta, col cappello sino alle orecchie, faceva scoppiettare la frusta come un carrettiere, e vociava [...]
[...] : — Largo!... A voi!... Guardatevi!... — Le mule, tolte allora dall'armento, ricalcitravano e sbuffavano, tanto che il canonico Lupi propose di smontare [...]
[...] lì dov'erano, e Burgio s'era già alzato per scavalcare lo sportello. Ma le mule tutt'a un tratto abbassarono il capo insieme, e infilarono il [...]
[...] di fresco; soltanto il bavero di velluto, troppo alto, che gli dava noia. Lei che sembrava più giovane e graziosa in quel vestito candido e [...]
[...] alle tempie e fermati a sommo del capo dal pettine alto di tartaruga: una cosa che fece schioccare la lingua al canonico, mentre la sposa andava [...]
[...] salutando col capo a destra e a sinistra, palliduccia, timida, quasi sbigottita, tutte quelle nudità che arrossivano di mostrarsi per la prima volta [...]
[...] dinanzi a tanti occhi e a tanti lumi. — Evviva gli sposi! evviva gli sposi! — si mise a gridare il canonico, messo in allegria, sventolando il [...]
[...] quei lumi e da quell'apparato. Sin dall'uscio si mise a balbettare: — Mi manda la signora baronessa Rubiera... Dice che non può venire perchè le [...]
[...] duole il capo... Manda a salutare la nipote, e don Gesualdo anche... — Vai in cucina, da questa parte — gli rispose il marchese. — Di' che ti diano [...]
[...] metti a sedere, e non ti muovi più. Come vedi fare a me, fai tu pure. — Ho capito. Lascia fare a me! La zia Cirmena si era impadronita della sposa [...]
[...] , e aveva assunta un'aria matronale che la faceva sembrare in collera. Dopo che ciascuno ebbe preso posto nella bella sala cogli specchi, si fece [...]
[...] silenzio; ciascuno guardando di qua e di Ià per fare qualche cosa, ed ammirando coi cenni del capo. Alla fine il canonico credette di dover rompere [...]
[...] ! Vedevasi sull'uscio dell'anticamera un mucchio di teste che si pigiavano, fra curiose e timide, quasi stesse per scoppiare una mina. Il canonico fra [...]
[...] gli altri monelli scorse Nunzio, il nipotino di don Gesualdo, e gli fece segno d'entrare, ammiccandogli. Ma il ragazzo scappò via come un selvaggio [...]
[...] ; e il canonico, sempre sorridendo, disse: - Che diavoletto!... tutto sua madre... Il marchese, sdraiato sulla sedia a bracciuoli, accanto alla [...]
[...] rispondere don Gesualdo. — Appena potrò. I denari servono per spenderli... quando ci sono. II marchese e il canonico Lupi tenevano viva la conversazione [...]
[...] , don Gesualdo approvando coi cenni del capo; gli altri ascoltavano: la zia Cirmena con le mani sul ventre e un sorrisetto amabile che faceva [...]
[...] sembrava un'estranea, in mezzo a tutto quel lusso. E suo marito imbarazzato anche lui, fra tanta gente, la sposa, gli amici, i servitori, dinanzi a [...]
[...] . — No!... Son villani che tornano in paese. Oggi è sabato e arriva gente sino a tardi. — Io l'avevo indovinato! — rispose la Cirmena. — Ho [...]
[...] ! — disse il canonico. — Un momento! Vo e torno! Donna Sarina gli corse dietro nell'anticamera, e si udì il canonico rispondere forte: — No! Qui vicino [...]
[...] ... dal Capitano!... II marchese che stava coll'orecchio teso fingeva d'ammirare ancora i mobili e le stanze, e tornò a dire: — Belli! Belli!... Una [...]
[...] dato fondo a quel po' che rimaneva!... Mors tua vita mea!... Qui starete da principi!... Eh! eh!... son vecchio e la so lunga!... Ci staremmo bene [...]
[...] Dio!... La prova e che il ragazzo La Gurna, Corradino, viene da me per la villeggiatura. Lui non ci ha colpa, povero innocente! — No, no, è meglio [...]
[...] star seduti in una bella sedia soffice come questa, che andare a buscarsi il pane di qua e di là, come i La Gurna!... quando si può buscarselo anche [...]
[...] !... E avere una buona tavola apparecchiata, e la carrozza per far quattro passi dopo, e la vigna per la villeggiatura, e tutto il resto!... La [...]
[...] buona tavola sopratutto!... Son vecchio, e mi dispiace che il marchesato non possa servirsi in tavola... II fumo è buono soltanto in cucina... La so [...]
[...] lunga... C'è più fumo nella cucina, che arrosto sulla tavola in molte case... quelle che ci hanno lo stemma pin grosso sul portone... e che [...]
[...] fra me e me... senza invitar nessuno... no!... — Tacete!... Sento il campanello! — interruppe donna Sarina. — è un pezzo che suonano mentre voi [...]
[...] state a predicare... Però era un tintinnio sommesso di gente povera. Santo corse ad aprire, e si trovò faccia a faccia col sagrestano, seguito dalla [...]
[...] questo, e trovò subito il pretesto: 98 — C'è il canonico Lupi?... Mia moglie, qui, m'ha detto ch'era montato in carrozza cogli sposi... La gnà Grazia [...]
[...] allora entrò svolgendo adagio adagio il tovagliuolo, e ne cavò una caraffina d'acqua d'odore, tappata con un batuffoletto di cenci. — L'acqua [...]
[...] benedetta!... Abbiamo pensato per donna Bianca! E si misero ad aspettare tranquillamente, marito e moglie, in mezzo alla sala. In quel momento tornò [...]
[...] il canonico Lupi, rosso in viso, sbuffando, asciugandosi il sudore. E a prevenire ogni domanda si rivolse subito al padrone di casa, sorridendo [...]
[...] , e rimasero fermi ai loro posti, aspettando a chi toccasse aprire la marcia. Il canonico si sbracciava a far dei segni a compare Santo, e vedendo [...]
[...] cognato non si sentiva di fare quella parte. Infine glielo spinsero dietro a forza. Lo zio Limòli intanto era passato avanti colla sposa, e il [...]
[...] compare Santo. Costui, persa la pazienza, quatto quatto rimboccavasi le maniche del vestito. Per fortuna la cognata stava parlando collo zio Limòli, e [...]
[...] non se ne accorse. II marchese, dal canto suo, era distratto, cercando di evitare Giacalone e Pelagatti che volevano servirlo a ogni costo [...]
[...] . — Faranno nascere qualche guaio quei due ragazzi! — borbottò infine. Anche Bianca abbozzò un sorriso a quell'uscita, e si scostarono dalla tavola tutti [...]
[...] e due, per evitare il pericolo. — Non vuol nulla!... — tornò dicendo il cognato don Santo, quasi si fosse tolto un gran peso dallo stomaco. — Io [...]
[...] , e Santo guardò il fratello, per vedere cosa dovesse fare. — Eh! eh!... — aggiunse il marchese con la sua tosserella. — Eh! eh!... — Qualcosa [...]
[...] si fece pregare un po', e quindi trasse di tasca un fazzoletto 99 che sembrava un lenzuolo. Intanto la zia Cirmena s'empiva il borsone che portava [...]
[...] al braccio, dov'era ricamato un cane tutto intero, e ce n'entrava della roba! Il canonico invece, che aveva le tasche sino al ginocchio, sotto la [...]
[...] scatola di confetti al cognato Santo. — Per vostra sorella e i suoi ragazzi... — Di' che glieli manda lei stessa... la cognata... — soggiunse [...]
[...] . Egli allora le disse piano, con una certa tenerezza: — Brava! mi piaci perchè sei giudiziosa, e cerchi di metter pace in famiglia... Non sai quel [...]
[...] sagrestano; e lì che aspetta con sua moglie. Don Luca, vedendo arrivare tanta grazia di Dio, finse di esser sorpreso. Nossignore! Non siamo venuti per i [...]
[...] , abbassando la voce: — Sembrava che piangessero il morto, quando siamo andati a prendere la sposa!... due gufi, tale e quale!... Si rintanavano di [...]
[...] stanza in stanza, al buffo... Due gufi, tale e quale!... Donna Bianca, invece, voleva fare le cose con bella maniera... almeno pei riguardi umani [...]
[...] !... Infine se si è indotta a questo passo... Fece un altro segno, coll'indice e il pollice in croce sulla bocca. E sbirciando colla coda dell'occhio che [...]
[...] rientravano in sala anche Bianca e suo marito, disse forte, come in seguito di un altro discorso, mostrando il fazzoletto pieno: — Sono le mie [...]
[...] propine!... frutti di stola... 100 La moglie del sagrestano, che non si era accorta della sposa, aggiunse: — Sono ancora lì, tutti e due, dietro i [...]
[...] figliuoli, donna Bianca!... Poi, voltandosi verso la moglie che se ne andava barcollando, con quell'altro fardello sulla pancia: — Salute e figli [...]
[...] dolciumi, strappandoseli di mano, accapigliandosi fra di loro. E compare Santo, col pretesto di difendere la roba, abbrancava quel che poteva, e se lo [...]
[...] , e s'arrabbattava a calci e pugni anche lui, strillando come un ossesso; gli altri monelli carponi sotto. Don Gesualdo, infuriato, voleva correre [...]
[...] Zacco, i Margarone, la moglie di Mendola anche... tutti i primi signori del paese!... Fa chiasso il vostro matrimonio, don Gesualdo!... E se ne [...]
[...] balcone. E tutti sgattaiolarono di qua e di la. Rimase solo Ciolla, che fingeva d'andare pei fatti suoi canticchiando: Amore, amore, che m'hai [...]
[...] fatto fare? Donna Sarina e il marchese Limòli si erano avvicinati anch'essi al balcone. Quest'ultimo allora disse: — Adesso potete andarvene, donna [...]
[...] Sarina. Non c'è più nessuno laggiù La zia Cirmena scattò su come una molla: — Io non ho paura, don Alfonso!... Io fo quel che mi pare e piace [...]
[...] per lei!... — E infilò l'uscio della camera nuziale, continuando a sbraitare. — Va bene, va bene! Non andate in collera... Vuol dire che ce ne [...]
[...] , con un lieve tremito nei muscoli del mento, coi begli occhi turchini che sembravano smarriti, incespicando nel vestito nuovo, e balbettò: — Zio [...]
[...] !... sentite, zio!... — E lo tirò in disparte per parlargli sottovoce, con calore. — Sono pazzi! — interruppe il marchese ad alta voce, accalorandosi [...]
[...] canonico. — Mi piace quello che dite! — Buona notte! buona notte! Non ci pensare! Andrò da loro domattina... E fra nove mesi, ricordati bene, voglio [...]
[...] sangue per così poco, lei!... — Chissà? Chissà perchè non è venuta?... Ci dev'essere qualch'altro motivo... Poi, gli affari... e un'altra cosa [...]
[...] scopar le strade!... E se ne andò borbottando. — Don Gesualdo, disse Nanni l'Orbo facendo capolino dalla cucina. — Son qui i ragazzi che vorrebbero [...]
[...] ha mantenuto per carità. — Sissignora!... Tanta salute!... — E Diodata non seppe più che dire. — Un cuore tanto fatto, don Gesualdo! — seguitò Nanni [...]
[...] nuovo vestito, che Diodata non osava nemmeno alzare gli occhi su di lui, e conchiuse: — Va bene. Siete contenti? — Sissignore, — rispose Nanni l'Orbo [...]
[...] !... — Sì! sì! e Brasi Camauro anche! e Giacalone, allorchè veniva pel carro!... Tutti d'amore e d'accordo, insieme!... Le risate non finivano più; Nanni [...]
[...] , ch'è tardi. Essi salutarono un'altra volta, inchinandosi goffamente, balbettando confusamente in coro, urtandosi nell'uscire, e se ne andarono con [...]
[...] un calpestio pesante di bestiame grosso. Appena fuori cominciarono a ridere e scherzare fra di loro; Brasi Camauro e Pelagatti dandosi degli [...]
[...] spintoni; Nanni 104 l'Orbo e compare Carmine barattando parolacce e ingiurie atroci, colle braccia l'uno al collo dell'altro, come due fratelli messi in [...]
[...] ! Fuori! fuori! E gli chiuse l'uscio sul muso. Diodata risalì di corsa in quel punto, scalmanata, colle lagrime agli occhi. — Don Gesualdo [...]
[...] !... Non vogliono lasciarmi andare pei fatti miei!... Li sentite, compare Nanni e tutti gli altri!... — Ebbene? Che c'è? Non dev'essere tuo marito [...]
[...] due scalini piu giu, gli aveva presa la mano di nascosto, e andava baciandola come un vero cane affezionato e fedele: — Benedicite!... benedicite [...]
[...] vossignoria!... e alla vostra sposa anche!... E che volevo baciarvi la mano per I'ultima volta!... Mi tremano un po' le gambe... Tanto bene che mi [...]
[...] tu... il pane non te lo farà mancare... E quando verrà la malannata, ricordati che c'è sempre il mio magazzino aperto... Sei contenta anche tu? di [...]
[...] '? Essa rispose ch'era contenta, chinando il capo piu volte, giacchè aveva un gruppo alla gola e non poteva parlare. — Va bene! Ora vattene via [...]
[...] contenta... e senza pensare ad altro, sai!... senza pensare ad altro!... Com'essa lo guardava in un certo modo, cogli occhi dolorosi che sembrava [...]
[...] gli leggessero anche a lui il cruccio segreto in cuore, cominciò a gridare per non pensarci, quasi fosse in collera. — E senza cercare il pelo [...]
[...] nell'uovo!... senza pensare a questo e a quell'altro... 105 Il Signore c'è per tutti... Anche tu sei una povera trovatella, e il Signore ti ha aiutato [...]
[...] scuotevano dalla testa ai piedi. Allora il suo padrone scappò a bestemmiare: — Santo e santissimo!... santo e santissimo! In quel momento comparve la [...]
[...] zia Cirmena in cima alla scala, con lo scialle in testa, il borsone infilato al braccio, e gli occhi umidi di lagrime, come si conveniva alla [...]
[...] parte di madre che l'era toccata quella volta. — Eccomi qua, don Gesualdo! eccomi qua! — E stese le braccia come un crocifisso per buttargliele al [...]
[...] di battista, fra la roba di cui era pieno, e si asciugò gli occhi. Poi baciò di nuovo lo sposo, asciugandosi anche la bocca con lo stesso [...]
[...] fazzoletto, e chiamò il servitore che aspettava giù col lampione. — Don Camillo! Accendete, ch'è ora di andarsene. Don Camillo? ehi? cosa fate? dormite [...]
[...] ? Dalla strada rispose Ciolla, ripassando col chitarrino: Amore, amore, che m'hai fatto fare? E degli altri sfaccendati gli andavano dietro [...]
[...] col lume... Egli volse le spalle. — Quante chiacchiere! Infine siamo marito e moglie sì o no? — Entrando nella camera nuziale trasse un sospirone [...]
[...] !... Voleva far ridere anche la sposa, metterla un po' di buon umore, per star meglio insieme in confidenza, come dev'essere fra marito e moglie. Ma [...]
[...] lei, ch'era seduta dinanzi allo specchio, voltando le spalle all'uscio, si riscosse udendolo entrare, e avvampò in viso. Indi si fece smorta più di [...]
[...] prima, e i lineamenti delicati parvero affilarlesi a un tratto maggiormente. 106 Proprio quello che aveva detto la zia Cirmena! Una ragazza che vi [...]
[...] basiva per un nulla, e v'imbrogliava la lingua e le mani. Gli seccava, ecco, quel giorno di nozze che non gli aveva dato un sol momento buono [...]
[...] , in mezzo ai suoi mobili che gli costavano un occhio del capo. — Senti... s'è così... se la pigli su quel verso anche tu... Allora ti saluto e vo [...]
[...] a dormire su di una sedia, com'è vero Dio!... Essa balbettò qualche parola inintelligibile, un gorgoglio di suoni timidi e confusi, e chinò il capo [...]
[...] ubbidiente, per cominciare a togliersi il pettine di tartaruga, colle mani gracili e un po' sciupacchiate alle estremità di ragazza povera [...]
[...] mangiavo il fegato e ridevo?... Riderà meglio chi ride l'ultimo!... Via, via, perchè ti tremano cosi le mani?... non sono tuo marito adesso?... a [...]
[...] indistinta, che le spire di nuovo sulle labbra smorte, e alzò per la prima volta gli occhi su di lui, quegli occhi turchini e dolci che gli [...]
[...] promettevano la sposa amorevole e ubbidiente che gli avevano detto. Allora egli tutto contento, con una risata larga che gli spianò il viso ed il cuore [...]
[...] , riprese: — Lascialo cantare. Non me ne importa adesso di Ciolla... di lui e di tutti gli altri!... Crepano d'invidia perchè i miei affari vanno a [...]
[...] gonfiava un'insolita tenerezza, mentre l'aiutava a pettinarsi. Proprio le sue grosse mani che aiutavano una Trao, e si sentivano divenir leggere [...]
[...] leggere fra quei capelli fini! Gli occhi di lui si accendevano sulle 107 trine che le velavano gli omeri candidi e delicati, sulle maniche brevi e [...]
[...] cicatrici lasciatele dal vaccinatore inesperto sulle braccia esili e bianche, quelle mani piccole, che avevano lavorato come he sue, e tremavano sotto i [...]
[...] suoi occhi, quella nuca china che impallidiva e arrossiva, tutti quei segni umili di privazioni che l'avvicinavano a lui. — Voglio che tu sia [...]
[...] meglio di una regina, se andiamo d'accordo come dico io!... Tutto il paese sotto i piedi voglio metterti!... Tutte quelle bestie che ridono adesso e [...]
[...] che vuole... e buone gambe pure... per arrivare dove vuole... Tu sei buona e bella!... roba fine!... roba fine sei!... Essa rannicchiò il capo [...]
[...] mi vergogno, no! Tu sei bella e buona... Voglio farti come una regina... Tutti sotto i tuoi piedi!... questi piedini piccoli! Hai voluto venirci tu [...]
[...] non avesse più una goccia di sangue nelle vene, tanto era pallida e sbattuta. Mosse le labbra tremanti due o tre volte. — Parla, — rispose lui [...]
[...] . — Tutto quello che desideri... Voglio che sii contento tu pure!... Com'era di luglio, e faceva un gran caldo, si tolse anche il vestito, aspettando [...]
[...] . Ella si tirò indietro bruscamente, quasi avesse ricevuto un urto in pieno petto; e s'irrigidì, tutta Bianca, cogli occhi cerchiati di nero [...]
[...] cominciava a fargli girare il capo, balbettando e anfanando, in maniche di camicia, stringendosi sul cuore che gli batteva fino in gola quel corpo [...]
[...] delicato che sentiva rabbrividire e quasi ribellarsi; e come le sollevava il capo dolcemente si sentì cascar le braccia. Ella si asciugò gli occhi [...]
[...] tocca! Neanche il giorno delle nozze, santo e santissimo!... Dimmi almeno che hai!... — Non badate a me... Sono troppo agitata... — Ah! quel Ciolla [...]
[...] SECONDA I — Tre onze e quindici!... Uno!... due!... — Quattr'onze! — replica don Gesualdo impassibile. II barone Zacco si alzò, rosso come se gli [...]
[...] pigliasse un accidente. Annaspa alquanto per cercare il cappello, e fece per andarsene. Ma giunto sulla soglia tornò indietro a precipizio, colla [...]
[...] schiuma alla bocca, quasi fuori di sè, gridando: — Quattro e quindici!... E si fermò ansante dinanzi alla scrivania dei giurati, fulminando il suo [...]
[...] contradittore cogli occhi accesi. Don Filippo Margarone, Peperito e gli altri del Municipio che presiedevano all'asta delle terre comunali, si [...]
[...] ginocchia. Indi alzò il capo, e ribattè con voce calma: — Cinque onze! II barone diventò a un tratto come un cencio lavato. Si soffiò il naso [...]
[...] ; calcò il cappello in testa, e poi infilò l'uscio, sbraitando: — Ah!... quand'e così!... giacch'è un puntiglio!... una personalità!... Buon giorno a [...]
[...] chi resta! I giurati si agitavano sulle loro sedie quasi avessero la colica. II canonico Lupi si alzò di botto, e corse a dire una parola [...]
[...] interessi, e nulla Nel pubblico che assisteva all'asta corse un mormorio. Tutti gli altri concorrenti si erano tirati indietro, sgomenti, cacciando [...]
[...] da lontano don Filippo, e lasciò cadere la sua offerta, coll'aria addormentata di uno che non gliene importa nulla del denaro: — Cinque onze e sei [...]
[...] !... — Cinque onze e sei! — replica il baronello senza dar retta, guardando in giro trionfante. — Cinque e quindici. Don Nini si fece rosso, e [...]
[...] sulle spalle... sia detto senza offendervi... Onestamente... «Guardami quel che sono, e non quello che fui» dice il proverbio... Ma il comune [...]
[...] vuole la sua garanzia. Pensateci bene!... Sono circa cinquecento salme... Fanno... fanno... — E si mise gli occhiali, scrivendo cifre sopra cifre [...]
[...] soddisfazione, essere arrivato sin qui, faccia a faccia con vossignoria e con tutti questi altri padroni miei, a dire ciascuno le sue ragioni, e [...]
[...] fare il suo interesse! Don Filippo posò gli occhiali sullo scartafaccio; volse un'occhiata stupefatta ai suoi colleghi a destra e a sinistra, e [...]
[...] tacque rimminchionito. Nella folla che pigiavasi all'uscio nacque un tafferuglio. Mastro Nunzio Motta voleva entrare a ogni costo, e andare a mettere [...]
[...] !... — strillò il barone Zacco rientrando infuriato. — Signori miei!... guardate un po'!... a che siam giunti!... — Cinque e quindici! — replica don Gesualdo [...]
[...] tirando un'altra pressa. — Offro cinque onze e quindici tarì a salma per la gabella delle terre comunali. Continuate l'asta, signor don Filippo. Il [...]
[...] ! — gridò il notaro levando tutte e due le mani in aria. — Per legalità dell'offerta!... fo le mie riserve!... E si precipitò sul baronello, come [...]
[...] peggio di un toro infuriato. Peperito aveva chiamato con un cenno il canonico Lupi, e s'erano messi a confabulare sottovoce, chinati sulla [...]
[...] scartafacci. Il cavaliere lo prese per un braccio e andarono a raggiungere il notaro e il baronello che disputavano animatissimi in un canto della sala. Don [...]
[...] Ninì cominciava a cedere, col viso floscio e le gambe molli. II canonico allora fece segno a don Gesualdo d'accostarsi lui pure. — No, — ammiccò [...]
[...] bocca aperta. Don Filippo apriva e chiudeva la sua senza trovar parola. Infine rispose: — L'offerta del barone Rubiera!... Eh? eh? — Sissignore [...]
[...] mutò tono, volgendola in burla: — Chi garantisce pel barone Rubiera!... Ah! ah!... Oh bella! questa è grossa! — E molti, al pari di lui, si tenevano [...]
[...] cessarono le risate, e don Filippo ricominciò a tartagliare. La gente si affollava sull'uscio come ad un teatro. II canonico, che sembrava più [...]
[...] di sua madre!... — Benone! — aggiunse don Gesualdo. — Quand'è cosi scrivete pure che offro sei onze e quindici a salma. — Pazzo! assassino [...]
[...] ! nemico di Dio! — si udì gridare mastro Nunzio nella folla dell'altra sala. Successe un parapiglia. II notaro e Peperito spinsero fuori dell'uscio il [...]
[...] strappava i capelli e urlava quasi l'accoppassero. — Per l'amor di Dio! per l'amor di Dio! — supplicava il canonico, correndo dall'uno all'altro. — I [...]
[...] Canali strillare più forte degli altri per chetare don Ninì Rubiera. II barone Zacco, avvilito, se ne stava colle spalle al muro, e il cappello [...]
[...] dinanzi agli occhi. — Com'è vero Dio!... lo l'ho fatto e io lo disfo!... — urlava il vecchio Motta inferocito. — Largo! largo! — si udì in mezzo alla [...]
[...] - disse, dopo di aver letto. — Dite alla signora Sganci che va bene, e la servo subito. Barabba corse a fare la stessa imbasciata nell'altra sala [...]
[...] . Canali, Barabba e don Ninì litigavano fra di loro. Poscia Canali ricominciò a gridare: — Largo! largo! — E s'avanzò verso don Gesualdo sorridente [...]
[...] !... Oramai siete parenti!... E tirando pel vestito il baronello li strinse entrambi in un amplesso, costringendoli quasi a baciarsi. Il barone [...]
[...] ... II notaro sopraggiunse in quel punto. Andò prima a dare un'occhiata allo scartafaccio del segretario, e poi si mise a battere le mani. — Viva la [...]
[...] , porgendo la lettera aperta a don Gesualdo. E fattosi al balcone agitò il foglio in aria, come una bandiera bianca; mentre la signora Sganci dal [...]
[...] , perfino Santo Motta, scamiciato, e li spinse nelle braccia dei nuovi parenti. II canonico abbracciava anche comare Speranza e il suo bambino [...]
[...] cresciuti insieme con Bianca... come fratello e sorella. — Caro don Nunzio!... vi rammentate la fornace del gesso... vicino Fontanarossa?... II vecchio [...]
[...] burbero fece una spallata, per levarsi d'addosso la manaccia del barone Zacco, e rispose sgarbatamente. — Io mi chiamo mastro Nunzio, signor barone [...]
[...] . Non ho i fumi di mio figlio. — E perchè poi? A vantaggio di chi vi fate la guerra?... Chi ne gode di tanto denaro buttato via?... — conchiuse [...]
[...] Canali infervorato. — Pazzie! ragazzate!... Un po' di sangue alla testa!... La giornata calda!... Un puntiglio sciocco... un malinteso... Ora tutto e [...]
[...] finito! Andiamo via! Non facciamo ridere il paese!... — E il notaro cercava di condurli a spasso tutti quanti. — Un momento! — interruppe don [...]
[...] : — Sissignore, siamo parenti. Ma qui siamo venuti per la gabella delle terre comunali. Io ho fatta l'offerta di sei onze e quindici tarì a salma [...]
[...] bicchiere d'acqua, e suonò il campanello. — Signori miei! — vociava il segretario, — l'ultima offerta... a sei onze e quindici! — Tutti se n'erano [...]
[...] all'orecchio: — Non la spuntate, no!... Si son dati l'intesa fra di loro!... — A sei onze e quindici la salma!.. ultima offerta!... — Don Gesualdo! don [...]
[...] ; il canonico e Canali ragionando fra loro due a bassa voce; don Nini, più restio, in coda agli altri. II notaro con le braccia fece un gesto [...]
[...] circolare per radunarli tutti intorno a se: — Don Gesualdo!... sentite qua! Volse in giro un'occhiata da cospiratore e abbassò la voce: 117 — Una [...]
[...] proposta seria! — e fece un'altra pausa significativa. — Prima di tutto, i denari della cauzione... una bella somma!... La disgrazia vuole così... ma [...]
[...] voi non ci avete colpa, don Gesualdo... e neppure voi, mastro Nunzio... è giusto che non li perdiate!... Accomoderemo la cosa!... Voi, signor barone [...]
[...] Zacco, vi rincresce di lasciare le terre che sono da quarant'anni nella vostra famiglia?... E va bene!... La baronessa Rubiera adesso vuole la sua [...]
[...] parte anche lei?... ha più di tremila capi di bestiame sulle spalle... E va bene anche questa! Don Gesualdo, qui, ha denari da spendere lui pure [...]
[...] giorni si riapre sul prezzo di prima; si fa un'offerta sola... Io no... e nemmeno loro!... Il canonico Lupi!... in nome vostro, don Gesualdo... Ci [...]
[...] fidiamo... Siamo galantuomini! Un'offerta sola sul prezzo di prima; e vi rimangono aggiudicate le terre senza un baiocco d'aumento. Solamente una [...]
[...] piccola senseria per me e il canonico... E il rimanente lo dividete fra voi tre, alla buona... d'amore e d'accordo. Vi piace? Siamo intesi [...]
[...] ? — Nossignore, — rispose don Gesualdo, — le terre le piglio tutte io. Mentre gli altri erano contenti e approvavano coi cenni del capo l'occhiata [...]
[...] giravolta e s'allontanò canterellando. Don Ninì scappò via senza dir nulla. II barone stavolta finse di calcarsi il cappello in capo per davvero [...]
[...] perdesse la testa in quella baraonda. — Siete una bestia! — gli disse sempre ridendo. Il canonico spalancò gli occhi e tornò docile a vedere [...]
[...] quel che stava macchinando quel diavolo di mastro-don Gesualdo. Il notaro, prudente, seppe dominarsi prima degli altri, e tornò indietro col sorriso [...]
[...] sulle labbra e la tabacchiera in mano lui pure. — Dunque?... le volete tutte? — Eh... eh... Cosa stiamo a farci qui dunque! — rispose l'altro [...]
[...] . Neri gli offrì la tabacchiera aperta, e riprese a voce bassa, in tono di confidenza cordiale: — Che diavolo volete farne?... circa cinquecento salme [...]
[...] , don Gesualdo, state a sentire... discorriamola fra di noi... Il puntiglio non conta... e nemmeno l'amicizia... Badiamo agli interessi... A ogni frase [...]
[...] piegava il capo ora a destra e ora a sinistra, con un fare cadenzato che doveva essere molto persuasivo. — Se le volete tutte, ve le faremo pagare [...]
[...] la bocca... Abbiamo denti, e sappiamo mordere! Andremo a rotta di collo noialtri e voi pure!... Don Gesualdo scrollava il capo, sogghignando, come [...]
[...] che mi parlate col cuore in mano. Pagherò in affitto le terre del comune... e quelle della Contea pure... tutte quante, capite, signor notaro [...]
[...] ? Allora comando ai prezzi all'annata, capite?... Ve lo dico perche siete un amico, e perchè a far quel che dico io ci vogliono molti capitali in mano, e [...]
[...] certo punto, se non mi conviene, mi tiro indietro, e vi Iascio addosso il peso che vi rompe la schiena... — E questa è la conclusione?... — Eh? eh [...]
[...] ? Vi piace? II notaro si volse di qua e di la, come cercasse per terra, si calcò il cappello in capo definitivamente, e volse le spalle: — Salute a [...]
[...] canonico con un cenno del capo, e disse a Margarone: — Signor don Filippo, andiamo avanti... — Io non vo niente affatto! — rispose finalmente [...]
[...] Margarone adirato. — La Legge dice... Non c'é piu concorrenza!... Non trovo garanzia!... Devo consultare i miei colleghi. — E si mise a raccogliere gli [...]
[...] scartafacci in fretta e in furia. 119 — Ah! così si tratta?... è questa la maniera?... Va bene! va benone! Ne discorreremo poi, signor don [...]
[...] Gesualdo invece, più calmo, riprese il suo denaro e il taccuino zeppo di cifre: — Io sarò sempre qua, signor don Filippo, quando aprite di nuovo [...]
[...] l'asta. — Signori miei!... guardate un po'... a che siam giunti! — brontolava Margarone. Per la scala del Palazzo di Città, e per tutto il paese era [...]
[...] famiglia, e il prezzo a cui erano salite. La gente si affacciava sugli usci, per veder passare ma- stro-don Gesualdo. — Guardate un po', signori miei, a [...]
[...] più denari che capelli in testa! e dava da fare ai primi signori del paese! Nell'anticamera aspettava don Giuseppe Barabba, in livrea: — Signor [...]
[...] Zacco e venuta a farmi vedere i lividori!... Sembra ammattito il barone!... Prende a sfogarsi con chi gli capita... Ed anche la cugina Rubiera [...]
[...] ... dice ch'è un proditorio! che il canonico Lupi vi aveva messi d'amore e d'accordo, e poi tutt'a un tratto... E vero, nipote mio? Son venuta [...]
[...] . Eh? che ne dite? Bianca guardava timidamente ora lei ed ora il marito, rannicchiata in un cantuccio del canapè, colle braccia sul ventre e il [...]
[...] Mariannina, la quale continuava a sollecitarla: — Eh? che ne dici? Adesso sono anche affari tuoi. Bianca tornò a guardare il marito, e tacque [...]
[...] , perchè non vorrei liti e questioni tra parenti... Anche coi tuoi fratelli, Bianca... quel che non ho fatto per indurli... don Diego specialmente [...]
[...] . Adesso siete marito e moglie, come vuol Dio. Anch'essa è la padrona... — Sissignore, è la padrona. Ma io sono il marito... — Vuol dire che ho [...]
[...] sbagliato, — disse la Sganci Punta al vivo. — No, non avete sbagliato vossignoria. E che Bianca non se ne intende, poveretta. è vero, Bianca, che non to [...]
[...] tranquillamente, tirando su una presa, — così, per discorrere... — Ah! ah! — rispose il canonico; e si mise a guardare in aria. La zia Sganci osservava [...]
[...] lei pure i mobili nuovi, voltando la testa di qua e di là. 121 — Belli! belli! Me l'aveva detto la cugina Cirmena. Peccato che non mi sentissi [...]
[...] bene la sera del matrimonio... — E gli altri pure, signora donna Mariannina! — rispose il canonico con una risatina. — Fu un'epidemia!... — No! no [...]
[...] ! Posso assicurarvelo! in fede mia!... La Rubiera, poveretta!... E anche suo figlio... Lo sento sempre che si lagna... — Zia, come potrei [...]
[...] sempre, dico io, anche tra fratelli e sorelle... Ma passeranno, coll'aiuto di Dio... Sai, Bianca? tuo cugino si marita. Ora non c'è bisogno di far [...]
[...] la cauzione a questo disgraziato! Tutte le angherie!... Per la costruzione delle nuove strade fanno venire i concorrenti sin da Caltagirone e da [...]
[...] . Donna Marianna diventava di cento colori, e si mordeva le labbra per non spifferare il fatto suo. Don Gesualdo invece se la rideva tranquillamente [...]
[...] , sdraiato sul suo bel canape soffice, e a un certo punto gli chiuse anche la bocca colla mano, al canonico. — Lasciate stare!... Queste son [...]
[...] ? Si sono pure messi d'accordo per vendere il grano a rotta 122 di collo, e far cascare i prezzi. Una camorra! Il baronello Rubiera ha detto che [...]
[...] voi che siete un tesoro!... Allora, cara donna Mariannina!... allora, quand'è cosi, muoia Sansone con tutti i Filistei. — E lasciamoli morire [...]
[...] quei discorsi, colle braccia incrociate sul ventre, donna Mariannina continuo ridendo e fissandole gli occhi addosso: — è vero, Bianca, che il mondo [...]
[...] ... con tutti i parenti... d'amore e d'accordo. Se no, perchè li avrete spesi tanti denari? Don Gesualdo non voleva darla vinta ai suoi nemici, ma [...]
[...] sfoggiare allora. — Pazienza! Serviranno per chi verrà dopo di noi, se Dio vuole! — E batteva affettuosamente sulla spalla della moglie, amorevole e [...]
[...] goderne nè noi nè gli altri! — Lasciamo stare queste sciocchezze, e parliamo di cose serie! — interruppe il canonico che s'era riannuvolato in viso [...]
[...] . — C'è un casa del diavolo. Cercano di aizzarvi contro tutto il paese, dicendo che avete le mani lunghe, e volete acchiappare quanta terra si vede [...]
[...] voi e a me, caro mio! Dicono che io tengo i sacco... Non posso uscir di casa... Don Gesualdo scrollava le spalle. — Ah, i villani? Ne riparleremo [...]
[...] chiudere l'uscio in punta di piedi, e tornò cupo, nero in viso. — La Carboneria, capite!... Anche qui hanno portato questa bella novità? Posso parlare [...]
[...] giacchè non l'ho avuta sotto il suggello della confessione Abbiamo la setta anche qui! E spiegò cos'era la faccenda: far legge nuova e buttar giu [...]
[...] coloro che avevano comandato sino a quel giorno. — Una setta, capite? Tavuso, mettiamo, al posto di Margarone; e tutti quanti colle mani in pasta [...]
[...] ! Ogni villano che vuole il suo pezzo di terra! pesci grossi e minutaglia, tutti insieme. Dicono che vi è pure il figlio del Re, nientetemeno! il Duca [...]
[...] !... E me lo dite con quella faccia? Mi avete fatto una bella paura, santo Dio! L'altro rimase a bocca aperta: — Che scherzate? O non sapete che voglio [...]
[...] . — Me ne importa a me: Rivoluzione vuol dire rivoltare il cesto, e quelli ch'erano sotto salire a galla: gli affamati, i nullatenenti!... — Ebbene [...]
[...] ? Cos'ero io vent'anni fa? — Ma adesso no! Adesso avete da perdere, cristiano santo! Sapete com'è? Oggi vogliono le terre del comune; e domani poi [...]
[...] vorranno anche le vostre e le mie! Grazie! grazie tante! Non ho dato l'anima al diavolo tanti anni per... — Appunto! Bisogna aiutarsi per non [...]
[...] dubitate. 124 E spiegò meglio la sua idea: cavar le castagne dal fuoco con le zampe del gatto; tirar l'acqua al suo mulino, e se capitava [...]
[...] d'acchiappare anche il mestolo un quarto d'ora, e di dare il gambetto a tutti quei pezzi grossi che non era riescito ad ingraziarsi neppure sposando una di [...]
[...] loro, senza dote e senza nulla, tanto meglio... Gli andarono in quel momento gli occhi su Bianca che stava rincantucciata sul canapè, smorta in [...]
[...] vino dalla paura, guardando or questo e or quello, e non osava aprir bocca. — Non parlo per te, sai. Non me ne pento di quel che ho fatto. Non è [...]
[...] , cogli occhi e la bocca di traverso, pensieroso, e appoggiava anche lui il discorso del socio: — Non si voleva torcere un pelo a nessuno... se si [...]
[...] chi ha le mani in questa faccenda, e dire che vogliamo esserci anche noi. — Eh? Che dite?... un sacerdote! — Lasciate stare, canonico!... Poi se vi [...]
[...] e il figlio del Re, potete esserci anche voi! - Caspita! Al figlio del Re non gliela tagliano la testa, se mai! — Non temete, che non gliela [...]
[...] figliuoli sono un gran 125 legame. Speriamo almeno che abbiano ad esser felici e contenti loro; giacchè io... Volete che ve la dica, eh, canonico [...]
[...] , come in punto di morte? Mi sono ammazzato a lavorare... Mi sono ammazzato a far la roba... Ora arrischio anche la pelle, a sentir voi!... E che ne [...]
[...] farmacia, e Ciolla che sbraitava di qua e di là. Degli arruffapopolo stuzzicavano anche i villani con certi discorsi che facevano spalancare Toro gli [...]
[...] cella, e pigliarsi una tenuta a Passaneto, e la figliuola di Margarone in moglie, la più giovane. Il notaro ch'era venuto a levar dallo studio certe [...]
[...] Margarone nella piazzetta di Santa Teresa: — Sentite qua; ho da dirvi una parola!... — E lo prese per un braccio, avviandosi verso casa, seguitando [...]
[...] piglino la mano, i villani, e ci facciano la festa? — La piazza, in fondo alla stradicciuola, sembrava un alveare di vespe in collera. Nanni l'Orbo [...]
[...] oggi? Lo sapete? — Vogliono le terre del comune, signor marchese. Dicono che sinora ve le siete godute voialtri signori, e che adesso tocca a noi [...]
[...] tanto in tanto dal Rosario o dalla via di San Giovanni partiva come un'ondata di gente, e un brontolio più minaccioso, che si propagava in un [...]
[...] baleno. Santo Motta allora usciva dall'osteria di Pecu-Pecu, e si metteva a vociare, colla mano sulla guancia: — Le terre del comune!... Chi vuole le [...]
[...] terre del comune!... Uno!... due!... tre!... — E terminava con una sghignazzata. — Largo!... largo!... — La gente correva verso la Masera. Al [...]
[...] disopra della folla si vide il baronello Rubiera colla frusta in aria, e la testa del suo cavallo che sbuffava spaventato. II campiere che gli stava [...]
[...] di teste se la svignarono subito tutti e due. Alle finestre facevano capolino dei visi inquieti, dietro le invetriate, quasi piovesse. II palazzo [...]
[...] Sganci chiuso ermeticamente, e don Giuseppe Barabba appollaiato sull'abbaino. Lo stesso Bomma aveva sfrattato gli amici prima del solito, per [...]
[...] timore dei vetri. Di tanto in tanto, nel terrazzo dei Margarone, al disopra dei tetti che si accavallavano verso il Castello, compariva la papalina e [...]
[...] la faccia gialla di don Filippo. A mezzogiorno, 128 appena suono la messa grande, ciascuno se ne andò pei fatti suoi; e rimase solo a vociare Santo [...]
[...] nessuno, si fece vedere di nuovo per le vie, con la mano sulla sciaboletta, guardando fieramente gli usci chiusi. Infine entrò da Pecu-Pecu, e si [...]
[...] posero a tavola con compare Santo. — Avete visto com'è andata a finire? — Ciolla soleva desinare in fretta e in furia col cappello in testa e il [...]
[...] , d'inverno anche con lo scaldino sotto il tabarro, bighellonando, dicendo a ciascuno la sua, sputacchiando di qua e di la, seminando il terreno di bucce [...]
[...] seconda dell'ombra, d'inverno in senso inverso, cercando il sole. E le cose tornarono ad andare per suo verso, al pari di Ciolla. Giacinto mise [...]
[...] capannelli qua e là, dinanzi alla bottega di Pecu-Pecu e al Palazzo di Città; gente che guardava inquieta, curiosi che correvano e si affollavano al [...]
[...] col cucchiarino; il marchese e gli altri nobili seduti in fila dinanzi al Caffe; Bomma predicando in mezzo al solito circolo, sull'uscio della [...]
[...] farmacia; uno sciame di contadini un po' più in la, alla debita distanza; e ogni dieci minuti la vecchia berlina del barone Mendola che scarrozzava la [...]
[...] madre di lui, sorda come una talpa, dal Rosario a Santa Maria di Gesù: le orecchie pelose e stracche delle mule che ciondolavano fra la folla, il [...]
[...] , e le piume gialle del cappellone della baronessa che passavano e ripassavano su quell'ondeggiare di berrette bianche. Tutt'a un tratto accadde un [...]
[...] fuggi fuggi: una specie di rissa dinanzi all'osteria. Don Liccio Papa cercava d'arrestare Santo Motta, perchè aveva gridato la mattina; e il [...]
[...] capitano l'incitava da lontano, brandendo la canna d'India: — Ferma! ferma!... la giustizia! Ma Santo si liberò con uno spintone, e prese a correre [...]
[...] Bastiano! — E si misero a discorrere sottovoce, tirandosi in disparte. Dalla Maddalena scendeva lemme lemme il notaro, col bastone dietro la [...]
[...] entrò in chiesa anche lui dalla porta piccola. Il Capitano passando dinanzi alla farmacia fulminò i libertini di un'occhiataccia, e borbottò [...]
[...] , rivolto al principale: — Badate che avete moglie e figliuoli!... — Sangue di!... corpo di!... — voleva mettersi a sbraitare il farmacista. In quel [...]
[...] momento suonava la campanella della benedizione, e quanti erano in piazza s'inginocchiarono. Poco dopo, Ciolla, che ingannava il tempo sgretolando [...]
[...] chiesa insieme al canonico Lupi, e risalivano verso la Maddalena, passo pas-so, discorrendo sottovoce. Il notaro scrollava le spalle, guardando [...]
[...] sottecchi di qua e di là. Ciolla tentò di unirsi a loro, ma essi lo piantarono lì. Bomma, da lontano, non li perdeva di vista, dimenando il capo [...]
[...] il farmacista. — Badate a voi piuttosto!... — Ma il dottore lo spinse dentro a forza. Ciolla era corso dietro al canonico e al notaro Neri per la [...]
[...] via di San Sebastiano, e li vide ancora fermi sotto il voltone del Condotto, malgrado il gran puzzo, quasi al bum, che discorrevano sottovoce [...]
[...] , gesticolando. Appena s'accorsero del Ciolla se la svignarono in fretta, l'uno di qua e l'altro di là. Il notaro continuò a saltare per la [...]
[...] stradicciuola sassosa, e il canonico scese apposta a rompicollo verso San Sebastiano, fermando il Ciolla come a caso. — Quel notaro... me ne ha fatta una [...]
[...] !... Aveva il consenso di massaro Sbrendola... un contratto bell'è buono... e ora dice che non si rammenta! — Va la, va la, che non me la dai a bere [...]
[...] ! — mormorò Ciolla fra di sè, appena il canonico ebbe voltate le spalle. E corse subito alla farmacia: — Gran cose c'è per aria! Cani e gatti vanno [...]
[...] insieme! Gran cose si preparano! — Tavuso gonfiò le gote e non rispose. Lo speziale invece si lasciò scappare: — Lo so! lo so! E si picchiò la mano [...]
[...] quella faccenda, gli vennero in mente tante brutte idee; si fece pallido, e gli cadde la forchetta di mano. Bianca poi si alzò convulsa [...]
[...] , incespicando qua e là, pigliandosela col canonico, che metteva in quell'impiccio un padre di famiglia. — Se fate così!... — balbettò il canonico; — se mi [...]
[...] se siete un uomo!... Sono contento, vedi, Bianca! Sono contento d'andare magari verso il precipizio, per vedere che cominci ad affezionarti a me e [...]
[...] alla casa... Tutto sudato, colle mani un po' tremanti, si imbacuccò ben bene in uno scalpore, per prudenza, e scesero in istrada. Non c'era anima [...]
[...] la pelle, quella sera! Egli allora si senti stringere il cuore da una tenerezza insolita, pensando alla casa e ai parenti. — Povera Bianca! Avete [...]
[...] nascondersi e sudare come bestie! Ogni momento andava voltandosi, temendo di essere spiati. Arrivati nella via di San Giovanni videro un'ombra che [...]
[...] andava in su verso la piazza, e il canonico disse piano: — Vedete?... E uno dei nostri!... Va dove andiamo noi. Era in un magazzino di Grancore, già [...]
[...] bussavano tre colpi in un certo modo alla porticina dove si giungeva scendendo tre scalini; si attraversava un gran cortile oscuro e scosceso, e [...]
[...] disse: — è qui! — e fece il segnale convenuto. 131 Tutti e due col cuore che saltava alla gola. Per fortuna in quel momento giunse un altro [...]
[...] congiurato, imbacuccato come Toro, camminando in punta di piedi sui sassi del cortile, e ripetè il segnale istesso. — Don Gesualdo, — disse il notaro [...]
[...] allegramente. Narrava che a Palermo avevano fatto il pasticcio; avevano ammazzato il principe di Aci e s'erano impadroniti di Castellammare: — Chi [...]
[...] ?... a chi deve prima attaccare il campanello al gatto! E ogni galantuomo non vorrebbe mettere il piede in trappola. Ma se siamo in tanti... C'è [...]
[...] . Quando tornarono ad uscire, dopo un gran pezzo, erano tutti più morti che vivi. Bomma sforzavasi di fare il gradasso; Tavuso non diceva una parola; e [...]
[...] , cugino, ho da parlarvi. — E seguitarono ad andare a braccetto in silenzio. — Ssst!... un fischio!... verso i Cappuccini!... — II barone mise mano [...]
[...] del barone che mirava al buio, — e fra Girolamo, che non vuol esser visto da queste parti! — Appena si udì richiudere l'uscio, nel vano del quale [...]
[...] pie della scalinata che saliva a San Sebastiano. — Da questa parte, don Gesualdo... venite con me. — E gli fece fare il giro lungo pei Cappuccini [...]
[...] tutti fratelli. Nuoteremo nel latte e nel miele, d'ora in poi... Voi che ci credete, eh? 132 L'altro non disse nè sì nè no, prudente, aspettando il [...]
[...] bel risultato! Far la minestra per i gatti, e arrischiare la roba e la testa!... Io bado ai miei interessi, come voi... Non ho i fumi che hanno [...]
[...] di un cortile. Un cane si mise a latrare furiosamente. Zacco spaventato se la diede a gambe colla pistola in pugno, e don Gesualdo dietro di lui [...]
[...] , con una gran confusione in testa, e il cuore che voleva uscirgli dal petto. Poi, udendo colui che gli arrancava dietro, con un certo rumore quasi [...]
[...] picchiasse in terra col bastone, gli disse: — E tu chi sei? — Nardo, il manovale, quello che ci lasciò la gamba sul ponte. Non mi riconoscete più [...]
[...] , vossignoria? Donna Bianca mi ha mandato a svegliare di notte. E narrava com'era arrivata la Compagnia d'Arme, all'improvviso, a quattr'ore di [...]
[...] notte. II Capitano e altri Compagni d'Arme erano in casa di don Gesualdo. Lassù, verso il Castello, vedevansi luccicare dei lumi; c'era pure una [...]
[...] lanterna appesa dinanzi alla porta dello stallatico, al Poggio, e dei soldati che strigliavano. Più in là, nelle vicinanze della Piazza Grande, si [...]
[...] s'incontrava ancora anima viva. La casuccia di Diodata era nascosta fra un mucchio di casupole nerastre e macchie di fichi d'India, dove il fango [...]
[...] durava anche l'estate. C'era un pergolato sul ballatoio, e un lume che trapelava dalle imposte logore. — Bussa tu, se mai... — disse don Gesualdo [...]
[...] . Diodata al vedersi comparire dinanzi il suo antico padrone ansante e trafelato si mise a tremare come una foglia. — Che volete da me a quest'ora [...]
[...] ?... Per l'amor di Dio! lasciatemi in pace, don Gesualdo!... Se torna mio marito!... E uscito or ora, per cogliere quattro fichi d'India!... qui accanto [...]
[...] viene!... Entrò Nanni l'Orbo, torvo, colla canna da cogliere i fichi d'India in spalla, e gli occhi biechi che fulminavano di qua e di là. Invano [...]
[...] Diodata, colle braccia in croce, giurava e spergiurava. — Padron mio! — esclamo Nanni, — a che giuoco giuochiamo? Questa non è la maniera [...]
[...] !... — Bestia! — gridò infine don Gesualdo, scappandogli la pazienza. - Ho la forca dinanzi agli occhi, e tu vieni a parlarmi di gelosia! Allo strepito [...]
[...] costei per maritarla e una miseria, in confronto della figura che mi fate fare! — Taci! Farai correre gli sbirri con quel chiasso! Che vuoi? Ti darò [...]
[...] Giuda! La roba serve per queste occasioni... carceri, malattie 134 e persecuzioni... Voi l'avete fatta, don Gesualdo, e serve per salvare la vostra [...]
[...] : porte e finestre ancora chiuse, Compagni d'Armi me per le vie, rumore di sciabole e di speroni. Le signorine Margarone, in fronzoli e colla testa [...]
[...] irta di ciambelle come un fuoco d'artificio, correvano ogni momento al balcone. Don Filippo, tronfio e pettoruto, se ne stava adesso seduto nel Caffè [...]
[...] dei Nobili, insieme al Capitano Giustiziere e l'Avvocato Fiscale, facendo tremare chi passava colla sola guardatura. Nella stalla di don Gesualdo [...]
[...] dei trabanti governavano i cavalli, e il Comandante fumava al balcone, in pantofole, come in casa sua. Nanni l'Orbo tornò ridendo a crepapelle [...]
[...] . — Prosit! prosit, don Gesualdo! A casa vostra ci ho trovato dei forestieri, tale e quale come voi qui da me. Il baron Zacco corre ancora!... L'hanno [...]
[...] ... Non che non mi fidi... sapete bene... per la vita e per la morte. Nessuno l'ha più visto, il notaro! Dicono ch'è nascosto nel monastero di San [...]
[...] scarponi grossi, strilli di ragazzi. Diodata s'arrampicò sino all'abbaino del granaio per vedere. Poi Nanni venne a dire: — E il viatico, Dio [...]
[...] Iddio! — Stasera, appena a scuro, mi farai trovare una cavalcatura laggiù alla Masera, e mi darai qualche cosa da travestirmi; — disse don Gesualdo [...]
[...] ! Guardatevi!... Infatti Bianca la sera innanzi s'era visto capitare a tre ore di notte il Capitan d'Arme, un bell'uomo colla barba a collana e i baffi [...]
[...] , il quale giunse sbadigliando e di cattivo umore. Invano il Capitan d'Arme, accarezzandosi i baffi che aveva lasciato crescere da poco, che diceva [...]
[...] fianco... Bei tempi!... Bell'uomo vostro padre! II cuore e la borsa sempre aperti!... Don Marcantonio Stangafame!... dei Stangafame di Ragusa [...]
[...] , per rispondere dei furti campestri... E una bella somma... Vi rimane in tasca tale e quale... poichè il territorio a tranquillo!... Una bagattella [...]
[...] marchese Limòli, e ho ancora degli amici a Napoli per farvi scapitanare e tagliare i baffi novelli, sapete! Capita in quel momento il ragazzetto [...]
[...] : — Eh? che diavolo vuoi? Ma Bianca mise un grido straziante, un grido che fece rimanere lo zio a bocca aperta, e scappò per la casa cercando il [...]
[...] nella farmacia di Bomma, se volgevano gli occhi in su, verso il Castello, al di sopra de' tetti, solevano vedere don Diego e don Ferdinando Trao, uno [...]
[...] dopo l'altro, che facevano capolino a una finestra, guardinghi, volgevano poi un'occhiata a destra, un'altra a sinistra, guardavano in aria, e [...]
[...] ritiravano il capo come la lumaca. Dopo qualche minuto infine aprivasi il balcone grande, stridendo, tentennando, a spinte e a riprese, e compariva [...]
[...] don Diego, curvo, macilento, col berretto di cotone calcato sino alle orecchie, tossendo, sputando, tenendosi all'inferriata con una mano; e [...]
[...] Bianca; si chinava a raccattare i seccumi e le foglie vizze; rimescolava la terra con un coccio; passava in rivista i bocciuoli nuovi, e li covava [...]
[...] , aggrottando le sopracciglia. Poscia appoggiavano i gomiti alla ringhiera, e rimanevano come due galline appollaiate sul medesimo bastone, voltando il capo [...]
[...] ora di qua e ora di la, a seconda che giungeva la mula di massaro Fortunato Burgio carica di grano, o saliva dal Rosario la ragazza che vendeva [...]
[...] del poggio; don Diego dal canto suo seguiva cogli occhi gli ultimi raggi di sole che salivano lentamente verso le alture del Paradiso e di Monte [...]
[...] Lauro, e rallegravasi al vederlo scintillare improvvisamente sulle finestre delle casipole che si perdevano già fra i campi, simili a macchie [...]
[...] biancastre. Allora sorrideva e appuntava il dito scarno e tremante, spingendo col gomito il fratello, il quale accennava di sì col capo e sorrideva lui [...]
[...] piu, e scuoteva dalla testa ai piedi lui e il fratello che gli dava il braccio, come andasse facendo la riverenza a ogni vaso di fiori. E fu [...]
[...] sole, don Diego sputando e guardando in terra ogni momento. Il giorno in cui avvenne quel parapiglia nel Palazzo di Città, che le voci si udivano [...]
[...] : — Vedrete quant'è miracolosa quell'immagine! Tanta salute e provvidenza a tutti, in casa vostra! E gli affidò anche il bastone d'argento del santo, da [...]
[...] metterlo al capezzale del malato: un tocca e sana. Eppure non v'è neanche quello. Compare Cosimo e Pelagatti, partendo per la campagna due ore [...]
[...] prima dell'alba, o tornando a notte fatta, vedevano sempre il lume alla finestra di don Diego. E il cane nero dei Motta uggiolava per la piazza, come [...]
[...] dirimpetto: una voce da far cascare il più di bocca. E subito dopo un gran colpo al portone sconquassato, e dei passi che si allontanarono frettolosi [...]
[...] dei Trao, domandò inquieto: — Che c'è?... Cosa succede? — Don Diego!... — rispose il sagrestano; e fece il segno della croce, quasi massaro [...]
[...] quest'ora!... E anche il canonico Lupi, dicono!... Buona sera!... I muri hanno orecchie al buio! Infatti ii dottor Tavuso, ch'era il capo di tutti i [...]
[...] giacobini del paese, e stava nascosto nella legnaia, tremando come una foglia, vide giunta l'ultima sua ora all'udir bussare all'uscio con tanta [...]
[...] moribondo, montò in furia come una bestia. — E ancora vivo?... Mandatelo al diavolo!... Vengono a spaventarmi!... a quest'ora!... di questi tempi [...]
[...] , se Dio vuole, chi campa si rivede. Per fortuna, Grazia non aveva di che temere; e suo marito l'avrebbe mandata senza sospetto in mezzo a un [...]
[...] un cane!... Non c'è nessuno in casa!... Rimpetto al palazzo nero e triste dei Trao splendeva il balcone lucente dei Margarone, e in quella Luce [...]
[...] se ne andò frettoloso, a capo chino, portandosi seco negli occhi i ricordi di quella finestra chiusa e senza lume. — Bella porcheria!... Me lo [...]
[...] nulla, simile a una a mummia. Di tanto in tanto andava a guardare in viso suo fratello; guardava poi don Luca, stralunato, e tornava a chinare il [...]
[...] capo sul petto. Alla sfuriata del sagrestano però si rizzò all'improvviso, quasi gli avessero dato uno scossone, e domandò piano, con la voce [...]
[...] sapere ogni momento che ora fosse; poi, verso mezzanotte, non domandò piu nulla. Stava cheto, col naso contro il muro, e la coperta sino alle [...]
[...] uccello di malaugurio, e tornava a domandare piano, all'orecchio di don Luca: — Che fa? dorme? — Sì! sì!... Andate a dormire voi pure!... andate! E [...]
[...] accovacciato sul petto, e non voleva andarsene, per quanto egli cercasse di svincolarsi e di gridare. La coda del cane, lunga, lunga che non finiva gli [...]
[...] si era attorcigliata al collo e alle braccia, al pari di un serpente, e lo stringeva, soffocandolo, gli strozzava la voce in gola, quando udì [...]
[...] Diego pareva che russasse forte, si udiva dall'altra stanza; supino, cogli occhi aperti e spenti, le narici filigginose: un viso che non si [...]
[...] riconosceva più. Come don Ferdinando lo chiamò prima pian piano, e tornò a chiamarlo e a scuoterlo inutilmente, gli si rizzarono quei pochi capelli in capo [...]
[...] , e si rivolse al sagrestano, smarrito, supplichevole: — Che fa ora?... che fa?... — Che fa?... Lo vedete che fa!... Grazia! Grazia! — No [...]
[...] marito, spaventata dal tramestio che s'era udito tutta la notte nel paese; e Burgio strigliava la mula legata al portone dei Trao. Alle grida di [...]
[...] don Luca, levò il capo verso il balcone, e domandò cosa c'era con un cenno del capo. II sagrestano rispose anche lui con un gesto della mano [...]
[...] due passi, una porticina verde, colla fune del campanello legata alta perchè non andassero a seccarlo di notte. Picchiò e ripicchiò, infine la [...]
[...] serva di Tavuso gli soffiò attraverso il buco della serratura: — chetatevi che il dottore non esce di casa, se casca il mondo! E più malato degli altri [...]
[...] labbra!... Andate a chiamargli il prete piuttosto... lì, al Collegio, c'è il canonico Lupi che s'arrabatta a dir messe e mattutino fin dall'alba, per [...]
[...] pestar altro... non posso! Ma, vedendo passare Ciolla ammanettato come un ladro, si morse la lingua, e chinò il capo sul mortaio. — Signori miei [...]
[...] su e giù pel Rosario; Canali a braccetto con don Filippo verso la casa della ceraiuola; don Giuseppe Barabba portando a spasso un'altra volta il [...]
[...] , facendo risuonare da per tutto il rumore delle sciabole e il tintinnio degli speroni, quasi ci avessero le campanelle alle calcagna. Le ragazze [...]
[...] Margarone, stipate sul terrazzo, si rodevano d'invidia. — Specie il tenente ci aveva dei baffoni come code di cavallo, e due file di bottoni lungo il [...]
[...] manto gin per le spalle, il viso ansioso e pallido. Donna Fifì Margarone si tirò indietro dal balcone con una smorfia, appena la vide sboccare [...]
[...] Limòlì che non poteva tenerle dietro. Dinanzi al portone, spalancato a due battenti, si affollavano i ragazzi di Burgio e di don Luca. La moglie del [...]
[...] sagrestano ne usciva in quel momento, arruffata, gialla, senza ventre, e si mise a distribuire scappellotti a diritta e a manca: — Via! via di qual [...]
[...] Barabba spolverava delle bandiere nere, bucate e rose dai topi, collo stemma dei Trao: una macchia rossa tutta intignata. Era corsa subito la zia [...]
[...] Macrì colla figliuola, e il barone Mendola che stava lì vicino; un va e vieni per la casa, un odor d'incenso e di moccolaia, una confusion. In fondo [...]
[...] , attraverso un uscio socchiuso, scorgevasi l'estremità di un lettuccio basso, e un formicolio di ceri accesi, funebri, nel giorno chiaro. Bianca non [...]
[...] la faccia stralunata di don Ferdinando, come un fantasma; poi l'uscio si chiuse. Delle braccia amiche la sorreggevano, affettuosamente, e la zia [...]
[...] lungo... e non ci ha l'erba di Lazzaro risuscitato, poi!... — Perchè?... perchè non mi lasciate entrare?... Che ho fatto?... — Essa tremava cosi che [...]
[...] ! Lo zio marchese si affrettò a cavare il fazzoletto, per asciugarle tutta l'acqua che si era versata addosso. II barone Mendola e la zia Macrì [...]
[...] in giudizio!... una citazione nera come la pece!... — Don Luca! don Luca! — si udì gridare. L'uscio si spalancò a un tratto, e comparve don [...]
[...] , con la schiuma alla bocca, gli occhi che mandavano lampi, e non si riconoscevano più. — Perchè?... perchè non volete? Lasciatemi! lasciatemi [...]
[...] !... lasciatemi entrare!... — Sì! sì! — disse lo zio marchese. — E giusto che lo veda!... Lasciatela entrare. Ella scorse un corpo lungo e stecchito [...]
[...] nel lettuccio basso, un mento aguzzo, ispido di barba grigiastra, rivolto in su, e due occhi glauchi, spalancati. — Diego!... Diego!... fratello [...]
[...] !... Fuori, dalla casa e dal cuore!... fuori!... da per tutto! — Zitta!... — balbettò don Ferdinando mettendo il dito tremante sulla bocca. — Poi!... poi [...]
[...] , piagnucolò: — Io non ci reggo a queste scene!... Sono tutta sottosopra!... — E siccome continuava a interrogare cogli occhi or questo e or quello, donna [...]
[...] ! — osservò la zia Macrì alzandosi per vedere dov'era arrivato il sole. — Mi dispiace che si fa tardi, e a casa mia non c'e nessuno per preparare un [...]
[...] imbottite di noci. La vecchia, senza bisogno di udir altro, diritta e stecchita come un fuso, andò a prendere il suo posto fra i parenti che al suo [...]
[...] apparire s'erano taciuti, seduti intorno sui seggioloni 146 antichi, col viso lungo e le mani sul ventre. La baronessa guardava intorno, gridando a [...]
[...] voce alta: — E la Rubiera? e la cugina Sganci? Ora che si fa? Bisogna avvertire il parentado per le esequie... — Eccola lì! — disse donna Sarina [...]
[...] Bianca svenuta, le braccia penzoloni, donna Agrippina e il sagrestano rossi, ansanti, e col fiato ai denti. — Quasi fosse morta! — sbuffò il [...]
[...] , tirando in disparte il cugino Limòli e donna Sarina Cirmena, — il fatto è che bisogna concertarsi pel funerale. Adesso vedrete che spuntano fuori i [...]
[...] parenti del cognato Motta... Faremo un bel vedere!... al fianco di Burgio e di mastro Nunzio Motta!... Ma il marito non si può lasciarlo fuori [...]
[...] qualche altra obiezione. Ma il marchese Limòli disse il fatto suo: — Lasciate correre, cugina cara!... Tanto!... il morto è morto, e non parla [...]
[...] — Allora!... — ribattè la Cirmena diventando rossa, — e una bella porcheria che mastro-don Gesualdo non si sia fatto neppur vedere! Mendola uscì sul [...]
[...] sapete?... — Sette... devono esser sette... Insomma un affar serio!... II marchese Limòli, che discuteva insieme a Mendola e a Barabba sui [...]
[...] intanto il contrasto fra la moglie del sagrestano, che voleva fame uscire don Ferdinando, e lui che si ostinava a rimanere: come un guaiolare di [...]
[...] cagnuolo, e la voce aspra della zia Grazia, la quale strillava: — Madonna santa! non capite proprio nulla?... Siete un ragazzo tale e quale! II mio [...]
[...] ragazzo avrebbe piu giudizio di voi, guardate! E tutt'a un tratto, in mezzo al crocchio dei parenti che discorrevano sottovoce, si vide capitare don [...]
[...] urlo che fece trasalire tutti quanti. L'uscio fu sbatacchiato 148 con impeto, e ne uscì all'improvviso il marchese, stravolto. Un momento dopo si [...]
[...] mie verghe non ne traligna l'ossequio. Si che sorgenti men fallaci e piu stabili le sole preci ne reputo. Il favor di un vostro sguardo a quel che [...]
[...] anelo, e lo ambisco merce delle melenzose mie riga. «L'ore 7 del 17. «Barone Antonino Rubiera.» — Sicuro! — aggiunse mastro Titta che stava [...]
[...] , — riprese il barbiere umilmente. — Torno sul palcoscenico perchè adesso lei ammazza il primo amoroso, e devo pettinarla coi capelli giù per le spalle [...]
[...] ... Mi raccomando, donna Fifì!... Non mi tradite!... — Ma che dice? — ripetè la mamma. Nicolino cacciò il capo fra di loro, e si buscò una pedata [...]
[...] ribellare tutto il teatro... soltanto noi!... Canali cacciò anche lui il capo dentro il palchetto. — State attenti! Ora c'e la scena in cui s'ammazzano [...]
[...] palco accanto, si voltò colla sua risata sciocca che si udiva per tutta la sala. Donna Giovannina si fece rossa. Mita sgranò tanto d'occhi, e la [...]
[...] , chiusi tutti e due a quattr'occhi col baronello nella retrobottega di Giacinto. Don Filippo tornò a domandare: — Ma che c'è? Si può sapere [...]
[...] , malgrado le proteste di quelli ch'erano seduti dietro 151 e non vedevano niente. Lo stesso Canali, commosso, si soffiava il naso come una tromba [...]
[...] lei si sarebbe messo in tasca, indietreggiava a passi misurati, con una mano sul giustacuore di velluto, e l'altra, in atto di orrore, fra i [...]
[...] capelli arricciati. — Non ci reggo, no! — borbottò Canali. E scappò via, giusto nel momento che risuonavano gli applausi. — Che comica, eh? Che [...]
[...] talento? — esclamò don Filippo smanacciando lui pure. — Peste!... maleducato!... Nicolino impaurito sgambettava e cacciavasi verso l'uscio a testa in giù [...]
[...] , strillando che voleva andarsene. Un terremoto giù in platea. Tutti in piedi, vociando e strepitando. La prima donna ringraziava di qua e di la [...]
[...] , dimenando i fianchi, saettando il collo a destra e a sinistra al pari di una testuggine, mandando baci e sorrisi a tutti quanti sulla Punta delle [...]
[...] don Filippo rimasto a bocca aperta e con le mani in aria. — Che ti piglia adesso? Donna Bellonia, Mita, Giovannina, tutte insieme si alzarono per [...]
[...] affaccendata, con la boccettina d'acqua d'odore in mano, e il barone Mendola voltando la schiena al teatro, scuotendo per le braccia un ragazzetto [...]
[...] fanciullo, pallido, con grandi occhi intelligenti e timidi, guardava ancora la scena a sipario calato. Donna Giuseppina, dopo che il nipotino si fu [...]
[...] riavuto alquanto, offrì per cortesia la sua boccetta d'odore ai Margarone. Don Filippo seguitò a brontolare sottovoce: — Tale e quale come il ragazzo La [...]
[...] la canzone?... e Corradino La Gurna, il ragazzo della zia Trao... Donna Giuseppina lo conduce dove va per servirle di paravento... quando aspetta [...]
[...] Peperito!... Non mi piace giuocare a tressetti!... — E ammiccò chiudendo un occhio. Nessuno gli rispose. Allora, vedendo quei musi lunghi [...]
[...] soltanto. Lo salva una ragazza che l'ama di nascosto, e viceversa poi si scopre esser sua sorella di latte... Una produzione che fu replicata due sere [...]
[...] col fazzoletto al viso. Ella abbassò subito gli occhi e si fece rossa come un peperone. — Ah! ah!... Sicuro! Una bella compagnia! Fortuna che sia [...]
[...] , dopo la recita!... — E terminò la frase all'orecchio di don Filippo, il quale rispose: — Ehm!... ehm!... — Ti do uno sgrugno, — minacciò [...]
[...] perchè non capissero le ragazze. — Padrone del campo veramente e il padre nobile, quello che avete visto col barbone bianco. Finta che litigano ogni [...]
[...] tolto con mal garbo il guardaspalle al Capitan d'Arme, e l'aveva dato al tenente, il quale glielo accomodava sugli omeri nudi in barba al suo [...]
[...] ventaglio in mano, e il marito, pacifico, che guardava e taceva. Mendola diede una gomitata a Margarone, e tutti e due si misero a guardare in aria [...]
[...] sapendo se dovesse mettersi in collera, e poi gli sbattè l'uscio sul muso. — Ora fanno il quadro degli innocenti! — soggiunse Canali ridendo. — Vado in [...]
[...] ridere in nessun modo, vuol dire... In quella si udì nel corridoio un fruscio di seta, e un rumore di sciabole e di speroni. Donna Giovannina si fece [...]
[...] di brace in volto, sentendosi addosso 154 gli occhi della mamma. La signora Capitana spinse l'uscio del palchetto, e mise dentro la sua testolina [...]
[...] riccioluta e sorridente. — No, no, non vi scomodate. Son passata un momento a salutarvi. Un'indecenza questa produzione... Io me ne vo per non [...]
[...] sentir altro... E il vestito della donna!... avete visto, nel chinarsi?... — Eh! eh!... — rispose don Filippo accennando alle sue ragazze [...]
[...] che gli era rimasta da quell'affare della Carboneria. Ma poi si fece animo, per non destar sospetti, e andò a stringere la mano a tutti quanti [...]
[...] tanta gente nel corridoio. Donna Fifì gli rivolse un'occhiataccia, e tiro sgarbatamente per un braccio il fratellino che gli si arrampicava [...]
[...] addosso onde frugargli nelle tasche. II Capitano d'Arme accarezzò il ragazzo, e disse guardando nel palco dei Margarone con certi occhi arditi: — Che [...]
[...] . La Capitana rise agro anche lei; guarò donna Giovannina che aveva gli occhi lucenti, e siccome Peperito stava accarezzando Corradino La Gurna [...]
[...] per far la corte a donna Giuseppina, dicendo che aveva un'aria distinta, tutta l'aria dei Trao, la Capitana aggiunse, colla vocina melata: — E [...]
[...] annunziò che stava per cominciare l'ultimo atto. Ci fu uno scambio di baci e di sorrisi pungenti fra le signore; e donna Fifì si lasciò andare anche a [...]
[...] altri, per veder la scena che aveva detto lui, e faceva la spiegazione a ogni parola. — State attenti!... Ora si scopre che la sorella di latte è [...]
[...] barone Mendola. — Io non saprei come fare... a tu per tu!... Don Filippo tagliò corto. — E un'artistona... una prima donna di cartello... Allora si [...]
[...] ... voglio dire... — Dite, dite pure!... Già lo sappiamo!... Mendola fiutò la burrasca e si alzò per svignarsela: — Il resto lo so. Buona sera. Con [...]
[...] tosta!... Sissignore! la lettera con le melenzose!... eccola qua!... — e gliela fregò sotto il naso, scoppiando a piangere di rabbia. Don Ninì da [...]
[...] vostra! 157 E partì infuriato sbatacchiando l'uscio. Don Filippo che era rimasto a bocca aperta, appena il baronello se ne fu andato, si cacciò nel [...]
[...] paese. Ma lei giurava e spergiurava di non conoscerlo neanche di vista, quel barone, e gliene importava assai di lui. L'udirono mastro Cosimo il [...]
[...] falegname e quanti erano sul palcoscenico. Don Ninì furibondo andò subito il giorno dopo a cercare Ciolla, il quale se ne stava pei fatti suoi, dopo [...]
[...] la vostra lettera!... — Ebbene? cosa vuol dire? Segno ch'è piaciuta, se la sanno tutti a memoria! — E piaciuta un corno! Lei dice che gliene [...]
[...] importa assai di me! — Oh! oh!... è impossibile!... La lettera avrebbe sfondato un muro! Vuol dire che la colpa e vostra, don Ninì... Non parlo del [...]
[...] faccia?... con due baiocchi di carta rasata?... Giacchè a me non mi avete dato nulla, veh!... Invano gli amici e i parenti tentarono d'intromettersi [...]
[...] cento volte meglio di lui... Andava scorbacchiandolo con tutti, amiche e parenti. Don Ninì dalla rabbia avrebbe fatto non so che cosa. Giurava che [...]
[...] la palla!... 158 E mandò a regalare salsicciotti, caciocavallo, un bottiglione di vino. Empirono la tavola della locanda. Non si parlava d'altro in [...]
[...] cieca, e aveva il viso dipinto al pari di una maschera. Nondimeno lo accolse come una regina, nel bugigattolo dove c'era un gran puzzo di moccolaia [...]
[...] , e lo presentò a un omaccione, il quale stava frugando dentro il cassone, in maniche di camicia, e non si volto neppure. — Il barone Rubiera [...]
[...] brontolando, un'altra più lunga a don Ninì, e soggiunse a mezza voce: — Lo conoscevo di già!... Lo vedo ogni sera... in platea!... Egli invece stava per [...]
[...] impiastricciato anche lui, e una vescica in testa dalla quale pendevano dei capelli sudici. — Non c'è, — disse con un vocione che sembrava venire di sotterra [...]
[...] . — Te l'avevo detto!... accidenti! — E se ne andò brontolando. Ella guardò intorno in aria di mistero, colle pupille stralunate in mezzo alle [...]
[...] occhiaie nere; andò a chiudere l'uscio in punta di piedi, e poscia si voltò verso il giovane, con una mano sul petto, un sorriso pallido all'angolo della [...]
[...] , e non aprì bocca, appoggiato allo stipite, succhiando il pomo del bastoncino. La signora Aglae teneva sola la conversazione: un bel paese... un [...]
[...] pubblico colto e intelligente... bella gioventù anche... — Buona sera, — disse Mommino. 159 — Ve ne andate, di già?... — Sì... Non potrete [...]
[...] ne avvide e alzò le spalle, con un sorriso affascinante, sospirando quasi si fosse levato un peso dallo stomaco. II baronello gongolante incominciò [...]
[...] . — Se sono d'incomodo anch'io... - E cerco il cappello che aveva in mano. — Oh no!... voi, no! — rispose lei con premura, chinando il capo. — Si [...]
[...] data tutta!... E aprì le braccia, voltandosi verso di lui, con tale abbandono, come offrendosi all'arte, lì su due piedi, che don Ninì balzò giù dal [...]
[...] farsene schermo. Poi si fregò gli occhi, reprimendo un sospiro, e balbettò come svegliandosi: — Scusate... Un momento... Devo vestirmi... E un [...]
[...] vestito da re, colla zimarra di pelliccia e la corona di carta in testa. Stavolta toccò a don Ninì di farsi scuro in viso. Ella, come lo sapesse [...]
[...] , socchiuse di nuovo l'uscio, sporgendo il braccio e l'omero nudi: — Barone, se aspettate alla fine dell'atto... quei versi che desiderate leggere li [...]
[...] ho lì, in fondo al baule. No! nessuna donna gli aveva data una gioia simile, una vampata così calda al cuore e alla testa: ne la prima volta che [...]
[...] dei denari da questo e da quello. La baronessa, disperata, fece avvertire gli inquilini di non anticipare un baiocco al suo figliuolo, se no [...]
[...] l'avevano a far con lei. — Ah!... ah!... vedranno! Mio figlio non ha nulla. Io non pago di certo!... C'erano state scene violenti fra madre e figlio [...]
[...] all'arte per seguirla; aveva sofferto in silenzio; aveva implorato, aveva pianto... Infine una sera... come allora... ancora tutta fremente e [...]
[...] prima... più di prima... alla follia... era geloso: geloso di tutto e di tutti, dell'aria, del sogno, del pensiero... di lui pure, don Ninì!... — Ohe [...]
[...] lì a un... pentolaccia! Si pappano insieme la roba che mandate voi e il figlio di Neri. Infatti aveva incontrato spesso Mommino sul palcoscenico [...]
[...] , ed anche dinanzi all'uscio della locanda, su e giù come una sentinella. Mommino adesso era tutto gentilezze e sorrisi per lui. Quando gli parve [...]
[...] stalla, in quella scaletta buia, cogli scalini unti e rotti da tutti gli scarponi ferrati del contado. Lassù in cima, un fil di luce, e una figura [...]
[...] , un manto di damasco rabescato sul letto, dei garofani e un lume da notte acceso sul canterano, dinanzi a un quadrettino della Vergine, e un profumo [...]
[...] sciallo turco, macchiato d'olio; e dietro lo sciallo turco udivasi il signor Pallante che russava sulla sua gelosia. Essa, spalancando quegli occhi [...]
[...] neri che illuminavano la stanza, mise un dito sulle labbra, e fece segno a Rubiera d'accostarsi. «Insomma l'ha stregato!» scriveva il canonico [...]
[...] Lupi a mastro-don Gesualdo proponendogli di fare un grosso mutuo al baronello Rubiera. «Don Ninì è pieno di debiti sino al collo, e non sa più dove [...]
[...] battere il capo... La baronessa giura che sinchè campa lei non paga un baiocco. Ma non ha altri eredi, e un giorno o l'altro deve lasciargli tutto [...]
[...] , tutti gli davano del matto, e dicevano che ci avrebbe persi i denari. Egli rispondeva con quel sorriso tutto suo: — State tranquilli. Non li perdo i [...]
[...] denari. II barone è un galantuomo... e il tempo è più galantuomo di lui. Dice bene il proverbio che la donna a causa di tutti i mali! Commediante [...]
[...] , dispettoso, sopra pensieri, col viso acceso e la barba rasa ogni mattina. La notte non chiudeva occhio almanaccando dove il suo ragazzo potesse trovare i [...]
[...] denari per tutti quei fazzoletti di seta e quelle boccettine d'acqua d'odore. Gli aveva messi alle calcagna Rosaria ed Alessi. Interrogava il [...]
[...] fattore e la gente di campagna. Teneva sotto il guanciale le chiavi del magazzino e della dispensa. Come le parlasse il cuore, poveretta! Il cugino [...]
[...] canovaccio che Rosaria poi che cuciva alla meglio, accoccolata sullo scalino, aguzzando gli occhi e le labbra perchè l'ago non le sfuggisse dalle [...]
[...] manacce ruvide, voltandosi di tanto in tanto a guardare giu nella stradicciuola deserta. — E tre! — si lasciò scappare Rosaria vedendo Ciolla che [...]
[...] aspettare che lo chiamassero. La Rubiera che seguiva da un pezzetto quel va e vieni, di sotto 163 gli occhiali, si chinò infine a fissare il Ciolla [...]
[...] in certo modo che diceva chiaro: Che fate e che volete? — Benedicite. — Cominciò ad attaccar discorso lui. E si fermò su due piedi [...]
[...] , appoggiandosi al muro di rimpetto, col cappello sull'occipite e in mano il bastone che sembrava la canna dell'agrimensore, aspettando. La baronessa per [...]
[...] , — rispose Ciolla; e intanto s'avviava verso il portone. Rosaria tirò la funicella e si mise a borbottare: — Che vuole adesso quel cristiano? A [...]
[...] momenti è ora d'accendere il fuoco. Ma intanto si udiva lo schiamazzo degli animali nel cortile e i passi di Ciolla che saliva adagio adagio. Egli entrò [...]
[...] sbarazzato una seggiola del canovaccio che vi era ammucchiato sopra, e stava ad ascoltare, grattandosi il capo. — Va a vedere se la gallina ha fatto [...]
[...] l'uovo, — disse la padrona. E tornò a discorrere col Ciolla, più affabile del consueto, per cavargli di bocca quel che aveva da dire. Ma Ciolla non [...]
[...] . — I cenci vanno all'aria, signora mia, e chi ha fatto il danno invece se la passa liscia. Benedetta voi che ve ne state in casa, a badare ai [...]
[...] , buon'anima!... via, non parliamo dei morti... che mani le aveva bucate... come tutti i Rubiera... I fondi coperti di ipoteche... e la casa [...]
[...] stanze lì. Tutto il resto e roba vostra. Nessuno puo metterci le unghie nella roba vostra finchè campate... Dio ve la faccia godere cent'anni! una casa [...]
[...] parenti... una pace generale... Siete parente anche voi... La baronessa continuava a ridere, e Ciolla le teneva dietro, tutti e due guardandosi in [...]
[...] a brontolare colla serva: — Com'è allegra la tua padrona! Ho piacere, sì! L'allegria fa buon sangue e fa vivere lungamente. Meglio! meglio [...]
[...] ! Rosaria, tornando di sopra, vide la padrona in uno stato spaventevole, 166 frugando nei cassetti e negli armadi, colle mani che non trovavano nulla [...]
[...] ... Sentiremo cos'è... è meglio sapere la verità. — La gente che la vedeva passare per le strade, trafelata e col cappellino di traverso, non sapeva che [...]
[...] pensare. Nella piazzetta di Sant'Agata c'era una gran curiosità, come giungevano gli invitati al battesimo in casa Trao, e don Luca il sagrestano che [...]
[...] andava e veniva, coi candelieri e gli arnesi sacri sotto il braccio. Speranza ogni momento si affacciava sul ballatoio, scuotendo le sottane [...]
[...] , piantandosi i pugni sui fianchi, e si metteva a sbraitare contro quella bambina che le rubava l'eredita del fratello: — Sarà un battesimo strepitoso [...]
[...] battesimo della tua figliuola. E affar tuo! Io non son nato per stare fra i signoroni... Voialtri venite a cercarmi soltanto quando avete bisogno di [...]
[...] piena di gente, e capiva che non gli avrebbe mai fatto chinare il capo se aveva detto di no, se ne andò colle spalle e il cuore grossi. Non era [...]
[...] allegro neppur lui, poveraccio, sebbene dovesse far la bocca ridente ai mirallegro e ai salamelecchi. Però infine con Nanni l'Orbo, più sfacciato, che [...]
[...] , ora ch'è nata una bambina in questa casa! Barabba e il cacciatore della baronessa Mendola avevano dato una mano a scopare, a spolverare, a rimettere [...]
[...] parata a lutto, qual'era rimasta dopo la morte di don Diego, coi ritratti velati e gli alveari coperti di drappo nero torno torno per i parenti [...]
[...] . — Ora dovete abbracciarvi fra di voi, e non tenere in corpo il malumore, con quella creaturina che c'è di mezzo. — Vi saluto, vi saluto [...]
[...] , — borbottò don Ferdinando; e gli voltò le spalle. Ma gli altri parenti che avevano più giudizio, facevano buon viso a don Gesualdo: Mendola, i cugini Zacco [...]
[...] , tutti quanti. Già i tempi erano mutati; il paese intero era stato sottosopra ventiquattr'ore, e non si sapeva quel che poteva capitare un giorno [...]
[...] o l'altro. Oramai, per amore o per forza, mastro- don Gesualdo s'era ficcato nel parentado, e bisognava fare i conti con lui. Tutti perciò volevano [...]
[...] figliuola!... Sono una bestia... Son rimasta una contadina... tale e quale mia madre, buon'anima... col cuore in mano... Bianca tutta adornata sotto il [...]
[...] , cercava di abbozzare qualche sorriso, balbettando. Suo marito invece faceva la sua parte in mezzo a tutti quegli amici e parenti e mirallegro, col [...]
[...] viso aperto e giulivo, le spalle grosse e bonarie, l'orecchio teso a raccogliere i discorsi che si tenevano intorno a lui e dietro le 168 sue [...]
[...] gramigna, e vi scopano poi la casa del Bello e del Buono per andare a maritarsi... — Eh... i figliuoli bisogna pigliarseli come Dio li manda, maschi o [...]
[...] parlate! — interruppe alla fine la zia Rubiera. — Non sapete quel che costino i maschi!... Quanti dispiaceri!... Lo so io!... E continuo a sfogarsi [...]
[...] denti e i capelli finti... Deve avergli fatta qualche malia! Commediante e forestiera, capisci!... lui non ci vede più dagli occhi... Spende [...]
[...] sangue al viso. — Che vuoi farci? è la mia croce! Se sapevo tanto piuttosto... Don Gesualdo badava a chiacchierare col cugino Zacco, tutti e due col [...]
[...] pigliarseli come vengono. Zacco a conferma mostrò le sue ragazze, schierate in fila come tante canne d'organo, modeste e prosperose. — Ecco! io ho cinque [...]
[...] figliuole, e voglio bene a tutte egualmente! 169 — Sicuro! — rispose Lima. — è per questo che non volete maritarle. Donna Lavinia, la maggiore, volse [...]
[...] doveva essere il padrino, si era messa la croce di Malta. Don Luca venne a dire che il canonico era pronto, e le signore passarono in sala, con un [...]
[...] corsero al balcone coi ceri in mano. Persino il canonico in cotta e stola. Era Santo, il fratello di don Gesualdo, il quale festeggiava a quel modo il [...]
[...] : — Bestia!... Ne fai sempre delle tue!... Bestia!... 170 Gli amici lo calmarono: — Poveraccio... lasciatelo fare. E un modo d'esprimere la sua [...]
[...] allegria... La zia Sganci trionfante gli mise sulle braccia la figliuola: — Eccovi Isabella Trao! — Motta e Trao! Isabella Motta e Trao! — corresse il [...]
[...] alquanto imbroncito. Intanto don Luca, aiutato da Barabba e dal cacciatore, serviva le granite e i dolci. La zia Cirmena, che aveva portato seco [...]
[...] apposta il nipotino La Gurna; gli riempiva le tasche e il fazzoletto. Le Zacco invece, poichè la maggiore, contegnosa, non aveva preso nulla [...]
[...] stesso ad ordinarla a Santa Maria e al Collegio. Non s'è guardato a spesa. — Diavolo! — disse Zacco, che cercava l'occasione di mostrarsi amabile [...]
[...] ... Quando ho detto una parola... 171 E andò a deporre la figliuola fra le braccia della moglie che le zie si rubavano a vicenda. La baronessa [...]
[...] . è il padrone di casa. — Vedete? — osservò la zia Rubiera. — A quest'ora c'è già pel mondo chi deve portarvi via la figliuola e la roba [...]
[...] . Scoppiarono delle risate. Donna Agrippina torse la bocca e chinò a terra gli occhioni che dicevano tante cose, quasi avesse udito un'indecenza. Don [...]
[...] Gesualdo rideva anche Iui, faceva buon viso a tutti. Alla fine arrischiò anche una barzelletta: — E quando si marita vi lascia anche il nome dei Trao... La [...]
[...] dote, no, non ve la lascia!... La Rubiera che stimò il momento propizio, e non voleva perdere l'occasione, lo tirò a quattr'occhi vicino al letto [...]
[...] , mentre si udivano in fondo al corridoio Mendola e don Ferdinando i quali litigavano ad alta voce, e tutti corsero a vedere. — Sentite, don [...]
[...] parlare col cuore in mano... tale e quale come m'ha fatta mia madre... Ora che siete padre anche voi, don Gesualdo, capirete quel che devo averci in [...]
[...] cuore... che spina... che tormento!... Guardava ora la nipote ed ora suo marito cogli occhi acuti, col sorriso semplice e buono che le avevano [...]
[...] e l'ultima. Suo padre, buon'anima, era fatto anch'esso così. Ma sinora gli ho impedito di commettere 172 qualche sciocchezza. Adesso però ci sono [...]
[...] nessuno ci vede. 173 E si mise ad asciugare il lenzuolo col fazzoletto. Poi tolse in braccio la bambina che vagiva, ballottandola per farla chetare [...]
[...] boccone quello scomunicato di mio figlio!... Ma prima l'ha da fare con me! Sentite, accompagnatemi un momento dai Margarone... E un pezzo che non ci [...]
[...] vediamo... Infine non è un motivo per romperla con dei vecchi amici... una ragazzata... Voi siete un uomo ammodo... e alle volte... una parola a [...]
[...] , raso di fresco, seduto sul canapè accanto alla mamma Margarone, come uno sposo, facendo scivolare di tanto in tanto un'occhiata languida e [...]
[...] perchè la Compagnia d'Arme fosse partita senza di lui, se aveva intenzione di fermarsi un pezzetto, se era contento del paese e voleva lasciare le [...]
[...] rivolti a donna Fifì, la quale fingeva di guardare fuori dal balcone cogli occhi pieni di poesia, e chinava il capo arrossendo a ciascuno di quei [...]
[...] complimenti, quasi fossero a lei dedicati. II marchese domandò a un tratto che n'era di don Filippo, e gli risposero che era uscito per condurre [...]
[...] Stangafame, e non poteva star ferma sulla seggiola, 175 col seno piatto ansante come un mantice, e i piedini irrequieti che dicevano tante cose [...]
[...] affacciandosi ogni momento dal Lembo del vestito. La conversazione languiva. Si parlò del battesimo e della gente che c'era stata. Ma ciascuno pensava [...]
[...] intanto ai fatti suoi, chiacchierando del più e del meno, cercando le parole, col sorriso distratto in bocca. Solo il marchese sembrava che [...]
[...] ... La mamma e la sorella maggiore fulminarono due occhiataccie addosso alla ragazza, la quale rimaneva sull'uscio, nascondendo le mani di serva [...]
[...] suoi fiori sul balcone. Colse un bel garofano, l'odorò a lungo socchiudendo gli occhi, e glielo porse. — Vedo, vedo, — ripete il vecchietto. La [...]
[...] ?... — II capitano sorpreso e imbarazzato cercava una botta di risposta. Ma l'altro gli aveva già voltato le spalle, salutava le signore con una parola [...]
[...] ! Scomunicato! Nemico di sua madre stessa!... Lì a due passi si imbatterono in Canali, che andava dai Margarone, e aveva visto da lontano i baciamani fra [...]
[...] la strada e il terrazzo. Canali fece un 177 certo viso, e fermò la baronessa per salutarla, menando il discorso per le lunghe, sgranandole in [...]
[...] baronessa cercava di scavar terreno anch'essa, in aria disinvolta, facendosi vento e menando il can per l'aia. — Infine... delle sciocchezze [...]
[...] brontolando col cugino Limòli. Poscia piantò anche lui che non poteva più tenerle dietro. — Vi saluto, vi saluto. — E corse dal notaro Neri, pallida e [...]
[...] cassettone, piegata in due quasi avesse la colica, gemendo e lamentandosi, mentre le usciva bava dalla bocca, e gli occhi le schizzavano fuori [...]
[...] per lui era diventata un inferno dal momento in cui s'era messo sulle spalle il debito e mastro-don Gesualdo. Il letto in disordine, i vestiti [...]
[...] cari. Al veder giungere Alessi che veniva a chiamarlo, parlando di notaro e di donazione, si fece pallido a un tratto. Invano la prima donna gli [...]
[...] si avvinghiò al collo, discinta, senza badare al Pallante che accorreva dalla cucina ne ad Alessi il quale spalancava gli occhi e si fregava le [...]
[...] svenimento. Piantò lì dov'era la povera Aglae lunga distesa sul pavimento come all'ultimo atto di una tragedia, e Pallante che le tirava giu il vestito [...]
[...] sulle calze, per correre a casa senza cappello. Colà ci fu una scena terribile fra madre e figlio. Lui da prima cercava di negare; poi montò su [...]
[...] tutte le furie, si lagnò di esser tenuto come uno schiavo, peggio di un ragazzo, senza due tarì da spendere; e la baronessa minacciava di andare lei [...]
[...] allora scese a dar tanto di chiavistello al portone, e si mise la chiave in tasca, minacciando di rompere le ossa al garzone, se fiatava. — Ah! questa [...]
[...] baronessa, la quale si dibatteva e strillava che volevano farla morire di colpo per scialacquare la sua roba: — Mastro-don Gesualdo!... sì [...]
[...] !... Lui se lo mangia il fatto mio! — II figliuolo colle buone e colle cattive tentava di calmarla: — Non vedete che state poco bene? Volete ammalarvi [...]
[...] ancora, spaventato all'idea 179 che udissero i vicini e gli venissero in casa colla giustizia e il notaro, maledicendo in cuor suo la prima donna [...]
[...] e chi gliela aveva messa fra i piedi, turbato, se si appisolava un momento, da tanti brutti sogni: mastro-don Gesualdo, il debito, della gente che [...]
[...] gli si accalcava addosso e gli empiva la casa, una gran folla. Rosaria venne a bussargli all'uscio di buon mattino: — Don Ninì! signor Barone [...]
[...] dal macellaio, con tutto il sangue al viso e la lingua ciondoloni. La bile, i dispiaceri, tutti quegli umori cattivi che doveva averci accumulati [...]
[...] sullo stomaco, le gorgogliavano dentro, le uscivano dalla bocca e dal naso, le colavano sul guanciale. E come volesse aiutarsi, ancora in quello [...]
[...] stato, come cercasse di annaspare colle mani gonfie e grevi, come cercasse di chiamare aiuto, coi suoni inarticolati che s'impastavano nella bava [...]
[...] al balcone e disperandosi mentre i vicini bussavano e tempestavano che il portone era chiuso a chiave. Da lì a un po', medico, barbiere, parenti [...]
[...] , curiosi, la casa si riempi di gente. Proprio il sogno di quella notte. Don Ninì narrava a tutti la stessa cosa, asciugandosi gli occhi e [...]
[...] guardava le mani, col sangue agli occhi, ogni volta che veniva a prendere le chiavi appese allo stipite dell'uscio. E anche lui, adesso che la roba [...]
[...] pazienza, colle cure amorevoli, standole sempre intorno, sorvegliando l'inferma e la gente che veniva a farle visita, impallidendo ogni volta che la [...]
[...] vederla!... Sono infine il sangue suo... Morirebbe d'accidente lei per la prima, se dovesse lasciare la sua roba a questo e a quello... PARTE [...]
[...] , e marciava da pari a pari coi meglio del paese, così voleva che marciasse la sua figliuola: imparare le belle maniere, leggere e scrivere [...]
[...] , ricamare, il latino dell'uffizio anche, e ogni cosa come la figlia di un baron; tanto più che, grazie a Dio, la dote non le sarebbe mancata, perchè [...]
[...] baco che s'era mangiati tutti i Trao, e figliuoli era certo che non ne faceva più. Un vero gastigo di Dio. Un affare sbagliato, sebbene il [...]
[...] starsi zitto e non parlarne più, per non darla vinta ai nemici. — Nulla, nulla gli aveva fruttato quel matrimonio; nè la dote, nè il figlio maschio, nè [...]
[...] l'aiuto del parentado, e neppure ciò che gli dava prima Diodata, un momento di svago, un'ora di buonumore, come il bicchiere di vino a un [...]
[...] , con quegli occhi, con quel fare spaventato, come se volessero farla cascare in peccato mortale, ogni volta, e il prete non ci avesse 184 messo [...]
[...] pagata per farlo... Ma egli non si lasciava illudere, no. Era villano, ma aveva il naso fino di villano pure! E aveva il suo orgoglio anche lui [...]
[...] , e quei bocconi buoni che doveva mangiare in punta di forchetta, sotto gli occhi della Trao... Almeno in casa sua voleva comandar le feste. E se [...]
[...] che aspettava, Isabella almeno doveva possedere tutto ciò che mancava a lui, essere signora di nome e di fatto. Bianca, quasi indovinasse d'aver [...]
[...] ; non le faceva mancare nulla, medici, speziali, tale e quale come se gli avesse portato una grossa dote. — Bianca non aveva parole per ringraziare [...]
[...] pane e di notte le coperte... Sarebbe morto di stenti se i suoi parenti non l'avessero aiutato con bella maniera, senza farglielo capire. Soltanto [...]
[...] , quell'uomo! Gli stessi parenti di lei glielo dicevano: — Tu non hai parole per ringraziare Dio e tuo marito. Lascia fare a lui ch'è il padrone, e [...]
[...] , e la notte inzuppava di lagrime il 185 guanciale. Pregava Iddio di darle forza, e si consolava alla meglio pensando che soffriva in penitenza [...]
[...] che quando avrai messo in collegio la tua bambina sarai contenta tu pure. E come strapparsi un dente. Tu non puoi badare alla tua figliuola [...]
[...] , colla poca salute che hai. E bisogna che quando sarà grande ella sappia tutto ciò che sanno tante altre che sono meno ricche di lei. I figliuoli [...]
[...] bisogna avvezzarli al giogo da piccoli, ciascuno secondo il suo stato... Lo so io!... E non ho avuto chi mi aiutasse, io! Quella piccina è nata vestita [...]
[...] . Nondimeno, all'ultimo momento vi furono lagrime e piagnistei, quando accompagnarono l'Isabellina al parlatorio del monastero. Bianca s'era [...]
[...] confessata e comunicata. Ascoltò la messa ginocchioni, sentendosi mancare, sentendosi strappare un'altra volta dalle viscere la sua creatura che le si [...]
[...] aggrappava al collo e non voleva lasciarla. Don Gesualdo non guardò a spesa per far stare contenta Isabellina in collegio: dolci, libri colle figure [...]
[...] figlie dei primi signori, la sua figliuola l'aveva; e i meglio bocconi, le primizie che offriva il paese, le ciriegie e le albicocche venute apposta [...]
[...] da lontano. Le altre ragazzette guardavano con tanto d'occhi, e soffocavano dei sospiri grossi così. La minore delle Zacco, e le Mendola di [...]
[...] seconda mano, le quali dovevano contentarsi delle cipolle e delle olive nere che passava il convento a merenda, si rifacevano parlando delle ricchezze [...]
[...] che possedevano a casa e nei loro poderi. Quelle che non avevano nè casa nè poderi, tiravano in ballo il parentado nobile, il Capitano Giustiziere [...]
[...] dispettucci, delle alleanze fatte e disfatte a seconda di un dolce e di un'immagine data o rifiutata. Si vedevano degli occhietti già lucenti [...]
[...] d'alterigia e di gelosia, dei visetti accesi, dei piagnistei, che andavano poi a sfogarsi nell'orecchio delle mamme, in parlatorio. 186 Fra tutte quelle [...]
[...] piccine, in tutte le famiglie, succedeva lo stesso diavoleto che mastro-don Gesualdo aveva fatto nascere nei grandi e nel paese. Non si sapeva più [...]
[...] chi poteva spendere e chi no. Una gara fra i parenti a buttare il denaro in frascherie, e una confusion generale fra chi era stato sempre in prima [...]
[...] fila, e chi veniva dopo. Quelli che non potevano, proprio, o si seccavano a spendere l'osso del collo pel buon piacere di mastro-don Gesualdo, si [...]
[...] lasciavano scappare contro di lui certe allusioni e certi motteggi che fermentavano nelle piccole teste delle educande. Alla guerra intestina [...]
[...] venuto su dal nulla, come loro, arricchito di ieri. Le nimicizie di fuori, le discordie, le lotte d'interessi e di vanità, passavano la clausura [...]
[...] conto di chi la paga, e i suoi figliuoli vanno scalzi. — A casa tua c'è stato l'usciere per fare il pignoramento. - La piccola Alimena arrivò a [...]
[...] colla barba ispida. Tale e quale sua madre. — Così il pesco non s'innesta all'ulivo. — Tante punture di spillo; la stessa cattiva sorte che gli [...]
[...] aveva attossicato sempre ogni cosa giorno per giorno; la stessa guerra implacabile ch'era stato obbligato a combattere sempre contro tutto e contro [...]
[...] tutti; e lo feriva sin lì, nell'amore della sua creatura. Stava zitto, non lagnavasi, perchè non era un minchione e non voleva far ridere i nemici [...]
[...] interesse, e va per la sua via. Così aveva fatto lui con suo padre, così faceva sua figlia. Così 187 dev'essere. Si metteva il cuore in pace, ma [...]
[...] gli restava sempre una spina in cuore. Tutto ciò che aveva fatto e faceva per la sua figliuola l'allontanava appunto da lui: i denari che aveva [...]
[...] speso per farla educare come una signora, le compagne in mezzo alle quali aveva voluto farla crescere, le larghezze e il lusso che seminavano la [...]
[...] graziosamente ad ascoltare le confidenze e gli sfoghi gelosi, minacciando il cavaliere col ventaglio, come a dirgli ch'era stato un gran discolaccio lui, e [...]
[...] ! Adesso sciorinava in piazza tutte le porcherie dell'Alòsi, che se vi mandava a regalare per miracolo un paniere d'uva voleva restituito il paniere; e [...]
[...] ... per strappargli ciò che faceva comodo a lei... Ma lui, no!... Insomma, andava raccontandone di cotte e di crude. Corsero anche delle sante legnate [...]
[...] al Caffè dei Nobili. Ciolla gli stava alle calcagna per raccogliere i pettegolezzi e portarli in giro alla sua volta. Un giorno poi fu una vera [...]
[...] , incerettata, dipinta, carica di piume di gallo e di pezzi di vetro, tirandosi dietro la prova innocente della birbonata di don Ninì, una [...]
[...] bambinella ch'era un amore. Così la gente diceva che don Ninì era sempre stato un donnaiuolo, e se sposava l'Alòsi, che avrebbe potuto essergli madre, ci [...]
[...] dovevano essere interessi gravi. Chi spiegava la cosa in un modo e chi in un altro. Il baronello, quelli che s'affrettarono a fargli i mirallegro [...]
[...] quali andavano apposta a farle visita. Don Gesualdo ne sapeva forse piu degli altri, ma stringevasi nelle spalle e se la cavava con simili risposte [...]
[...] di prima. E attaccata alla sua roba come un'ostrica, ostinandosi a vivere per non pagare. Il debito intanto ingrossava d'anno in anno: una cosa [...]
[...] che il povero don Ninì ci perdeva delle nottate intere, senza poter chiudere occhio, alle volte: e alla scadenza, capitale e usura, rappresentavano [...]
[...] che giuoco giochiamo, canonico mio? Sono più di nove anni che non vedo nè frutti nè capitale. Ora mi serve il mio denaro, e voglio esser pagato [...]
[...] , poveretta, com'è ridotta... Bianca era rimasta senza fiato al primo vederlo, senza parole, facendosi ora pallida e ora rossa. Non sapeva che dire [...]
[...] ? — ribattè il cugino. — Bella ragione! Uno che non era degno di alzarti gli occhi in viso!... Deve ringraziare Iddio e l'ostinazione 190 di mia madre se [...]
[...] gli è toccata questa fortuna!... Dunque farai il possibile per indurlo ad accordarmi questa dilazione? — E tu cosa gli hai detto? — domandò don [...]
[...] il barone Rubiera prima aveva messo sottosopra cielo e terra per trovare i denari da pagare don Gesualdo; e infine donna Giuseppina Alòsi, la [...]
[...] del denaro. — Col tempo... — confide alla moglie. — Lasciali tranquilli. Loro non pagan nê frutti nè capitali, e col tempo quelle terre serviranno [...]
[...] grossi e bianchi, passandosi anche la lingua sulle labbra, quasi gustasse già il dolce del boccone buono, da uomo ghiotto della roba. Isabella fatta [...]
[...] , poveraccio, e se sfogavasi a quattr'occhi colla moglie alle volte, per discorrere, non si rifiutava però a fare ciò ch'era debito suo. Andava a [...]
[...] fanciulla, un po' gracile ancora, pallidina, ma con una grazia naturale in tutta la personcina gentile, la carnagione delicata e il profilo aquilino [...]
[...] perchè, Isabella si fece rossa. La stessa storia del Collegio di Maria anche lì. E la sua figliuola aveva dovuto soffrire le stesse umiliazioni a [...]
[...] conosceva di nome la famiglia dei Trao, una delle prime laggiù, ove il duca suo fratello possedeva dei feudi. La duchessina aveva il nome e il [...]
[...] lui, e farsi chiamare così, per amore della figliuola, quando andava a trovarla. — Vedrai come si è fatta bella la tua figliuola! — tornava poi a [...]
[...] correre le prime voci di colèra, e don Gesualdo era corso subito a prenderla. Fu come un urto al petto per la povera madre, dopo tanto tempo, quando udì [...]
[...] saliva correndo, colle braccia aperte anche lei. - Mamma! mamma! — E poi avvinghiate I'una al collo dell'altra, la madre sballottando ancora a [...]
[...] destra e a sinistra la sua creatura come quand'era piccina. 192 Indi vennero le visite ai parenti. Bianca era tornata in forze per portare in trionfo [...]
[...] cappellino di paglia, le belle treccie bionde — un fiore. Tutti si affacciavano per vederla passare. La zia Sganci, divenuta sorda e cieca, le tastò [...]
[...] delusione al rivederla. Entrava chi voleva dal portone sconquassato. La corte era angusta, ingombra di sassi e di macerie. Si arrivava per un [...]
[...] saliscendi arrugginito; e subito nell'entrare colpiva una zaffata d'aria umida e greve, un tanfo di muffa e di cantina che saliva dal pavimento istoriato [...]
[...] col blasone, seminato di cocci e di rottami, pioveva dalla velta scalcinata, veniva densa dal corridoio nero al pari di un sotterraneo, dalle sale [...]
[...] buie che s'intravedevano in lunga fila, abbandonate e nude, per le strisce di Luce che trapelavano dalle finestre sgangherate. In fondo era la [...]
[...] cameretta dello zio, sordida, affumicata, col soffitto sconnesso e cadente, e l'ombra di don Ferdinando che andava e veniva silenzioso, simile a un [...]
[...] attraverso gli occhiali la sorella e la nipote. Sul lettuccio disfatto c'era ancora la vecchia palandrana di don Diego che stava rattoppando [...]
[...] . L'avvolse in fretta, insieme a un fagotto d'altri cenci, e la cacciò nel cassettone. — Ah!... sei tu, Bianca?... che vuoi?... Indi accorgendosi che [...]
[...] sorella con un tremito nella voce. — Isabella... vi rammentate?... è stata in collegio a Palermo... 193 Egli fissò sulla ragazza quegli occhi azzurri e [...]
[...] stralunati che fuggivano di qua e di là, e mormorò: — Ah!... Isabella?... mia nipote?... Guardava inquieto per la stanza, e di tanto in tanto [...]
[...] nipote, dici?... Fissò di nuovo sulla giovinetta lo stesso sguardo esitante, e chinò gli occhi a terra. — Somiglia a te... tale e quale... quand'eri qui [...]
[...] ... Sembrava che cercasse le parole, cogli occhi erranti, evitando quelli della sorella e della nipote, con un tremito leggiero nelle mani, il viso [...]
[...] smorto e istupidito. Un istante, mentre Bianca gli parlava all'orecchio, supplichevole, quasi le spuntassero le lagrime, egli di curvo che era si [...]
[...] Sganci, la sua casa medesima fredda e malinconica, il palazzo cadente dei Trao che aveva spesso rammentato laggiù con infantile orgoglio, tutto [...]
[...] e squallida invece, con quell'alto muro lebbroso che l'aduggiava! e come era divenuta vecchia donna Giovannina, che rivedeva seduta in mezzo ai [...]
[...] bella come la Madonna, la quale ballava sui cavalli ammaestrati in teatro, e andava spargendo il colèra con quel pretesto, era stata uccisa a furor [...]
[...] di popolo. La gente insospettita stava a vedere, facendo le provviste per svignarsela dal paese, al primo allarme, e spiando ogni viso nuovo che [...]
[...] passasse. In quel tempo erano capitati due merciai che portavano nastri e fazzoletti di seta. Andavano di casa in casa a vendere la roba, e [...]
[...] guardavano dentro gli usci e nei cortili. Le Margarone che spendevano allegramente per azzimarsi, quasi fossero ancora di primo pelo, fecero molte compere [...]
[...] calde. Tornò in casa don Nicolino scalmanato, ordinando alle sorelle di sprangare uscì e finestre e non aprire ad anima viva. II dottor Tavuso fece [...]
[...] manette, sedici anni prima, si armarono sino ai denti, e si misero a perlustrare il paese, se mai gli tornava il ghiribizzo di voler pescare nel [...]
[...] soltanto vivi e inquieti, le mani da morta agitate da un tremito continuo. E dietro, il baronello invecchiato di vent'anni, curvo, grigio, carico [...]
[...] di figliuoli, colla moglie incinta ancora, e gli altri figli del primo letto. Empivano la strada dove passavano: uno sgomento. La povera gente che [...]
[...] era costretta a rimanere in paese stava a guardare atterrita. Nelle chiese avevano esposto il Sacramento. Tacquero allora vecchi rancori, e si [...]
[...] videro fattori restituire il mal tolto ai loro padroni. Don Gesualdo aprì le braccia e i magazzini ai poveri e ai parenti; tutte le sue case di [...]
[...] campagna alla Canziria e alla Salonia. A Mangalavite, dove aveva pure dei casamenti vastissimi, parlò di riunire tutta la famiglia. — Ora corro da mio [...]
[...] tornava a pregare e scongiurare. — Non mi lasciate questo rimorso, don Ferdinando!... Come volete che chiuda occhio la notte, sapendovi solo in [...]
[...] casa?... — Ah! ah!... — rispose lui con un sorriso ebete. — La notte non me lo soffiano il colèra!... Chiudera tutte le fessure... guarda! E tornava [...]
[...] desolata dal portone, le corse dietro piangendo: — Non ci vedremo più!...Tutti se ne vanno... Non avremo per chi sonare messa e mattutino! Anche [...]
[...] malaria. — Noi non usiamo abbandonare i nostri nel pericolo!... Mio marito non può muoversi, e noi non ci muoviamo!... Ecco come siam noi!... Lo [...]
[...] Sganci, se la condusse a Passaneto, e ci prese le febbri, povera vecchia. Zacco e il notaro Neri partirono per Donferrante. Era uno squallore pel [...]
[...] paese. A ventitrè ore non si vedeva altri lungo la via di San Sebastiano che il marchese Limòli, per la sua solita passeggiatina del dopopranzo. E gli [...]
[...] fecero sapere anzi che destava dei sospetti con quelle bile, e volevano fargli la festa al primo caso di colèra. — Eh? — disse lui. — La festa [...]
[...] ? Ci avete a pensar voialtri, che vi tocca pagar le spese. Io fo quello che ho fatto sempre, se no crepo egualmente. E alla nipote che lo scongiurava [...]
[...] di andar con lei a Mangalavite: — Hai paura di non trovarmi più?... No, no, non temere; il colèra non sa che farsene di me. Mentre Bianca e la [...]
[...] figliuola stavano per montare in lettiga, giunse la zia Cirmena, disperata. — Avete visto? Tutti se ne vanno! I parenti mi voltano le spalle!... E m'è [...]
[...] cascato addosso anche quel povero orfanello di Corrado La Gurna... Una tragedia a casa sua!... Padre e madre in una notte... fulminati dal colèra [...]
[...] !... Nessuno ha il mio cuore, no!... Una povera donna senza aiuto e che non sa dove andare!... Se mi date la chiave delle due camerette che avete [...]
[...] fiancheggiato d'ulivi, la folta macchia verde che segnava la grotta dove scorreva l'acqua, le balze in cui serpeggiava il sentiero, e più in su l'erta [...]
[...] chiazzata di sommacchi, Budarturo brullo e sassoso nel cielo che sembrava di smalto. La sola pennellata gaia era una siepe di rose canine sempre in [...]
[...] povera gente scappata dal paese per timore del colèra. Tutt'intorno udivasi cantare i galli e strillare dei bambini; vedevansi dei cenci [...]
[...] sciorinati al sole, e delle sottili colonne di fumo che salivano qua e la, attraverso gli alberi. Verso l'avemaria tornavano gli armenti negli ovili [...]
[...] addossati al casamento, branchi interi di puledri e di buoi che si raccoglievano nei cortili immensi. Tutta la notte poi era un calpestìo irrequieto, un [...]
[...] destarsi improvviso di muggiti e di belati, uno scrollare di campanacci, un sito di stalla e di salvatico che non faceva chiudere occhio ad [...]
[...] solitarii e luminosi verso Donferrante. E subito spedivano gente ad informarsi se c'erano stati casi di colèra. Il baron Zacco, ch'era da quelle [...]
[...] parti, rispondeva invece che i fuochi si vedevano verso Mangalavite. Don Gesualdo, meno la paura dei razzi che si vedevano la notte, e il sospetto [...]
[...] contadini, 199 le sue faccende, sempre in moto dalla mattina alla sera, sempre gridando e facendo vedere la sua faccia da padrone da per tutto. La sera [...]
[...] , godendosi il fresco e la libertà della campagna, ascoltando i lamenti interminabili e i discorsi sconclusionati dei suoi mezzaiuoli. Alla moglie [...]
[...] di colèra il resto a nulla. — Lì egli era al sicuro dal colèra, come un re nel suo regno, guardato di notte e di giorno — a ogni contadino aveva [...]
[...] procurato il suo bravo schioppo, dei vecchi fucili a pietra nascosti sotto terra fin dal 12 o dal 21 e teneva dei mastini capaci di divorare un uomo [...]
[...] c'è anche roba vostra. Guardate Nunzio e Gesualdo come vi somigliano! Quattro tumoli di pane al mese si mangiano, prosit a loro! Non potete chiudere [...]
[...] loro la porta in faccia... Ne avete fatta tanta della carità? E fate anche questa, che cosi vuol Dio. — Guarda cosa diavolo t'è venuto in mente [...]
[...] !... Qui c'è mia moglie e mia figlia adesso!... Almeno andatevene nel palmento, e non vi fate vedere da queste parti... Ma tutto quel bene e quella [...]
[...] Bianca la sera, quando chiudeva usci e finestre e si vedeva al sicuro: — Salviamo tanta gente dal colèra... Abbiamo tanta gente sotto le ali, e [...]
[...] soltanto il sangue nostro è disperso di qua e di là... Lo fanno apposta... per farci stare in angustie... per lasciarci la spina dentro!... Non parlo di [...]
[...] quell'altezza, e dove il tramonto intristiva rapidamente la sera. Poi dei giorni sempre uguali, in quella tebaide; un sospetto continuo, una [...]
[...] fumo — e per solo svago, il chiacchierio della zia Cirmena, la quale arrivava ogni sera colla lanterna in mano e il panierino della calza infilato [...]
[...] al braccio. Suo nipote l'accompagnava raramente; preferiva rimanersene in casa, a far l'orso e a pensare ai casi suoi o ai suoi morti, chissa... La [...]
[...] discorsi. La mamma parlava poco anche lei, sempre senza fiato, sempre fra letto e lettuccio. La sola che dovesse dar retta alla zia era lei, Isabella [...]
[...] , soffocando gli sbadigli, dopo quelle giornate vuote. Alle sue amiche di collegio, disseminate anch'esse di qua e di là, non sapeva proprio cosa [...]
[...] sciame di api vi recasse tutte le voci e tutti i profumi della campagna, di là dalle roccie, di là da Budarturo, di lontano. Sembrava che l'aria libera [...]
[...] che l'attraevano a poco a poco, e la facevano guardare attenta per delle ore intere una fila di formiche che si seguivano, una lucertolina che [...]
[...] affacciavasi timida a un crepaccio, una rosa 202 canina che dondolava al disopra del muricciuolo, la luce e le ombre che si alternavano e si [...]
[...] confondevano sul terreno. La vinceva una specie di dormiveglia, una serenità che le veniva da ogni cosa, e si impadroniva di lei, e l'attaccava lì, col [...]
[...] libro sulle ginocchia, cogli occhi spalancati e fissi, la mente che correva lontano. Le cadeva addosso una malinconia dolce come una carezza lieve [...]
[...] , dai tramonti che la facevano sospirare, un'esaltazione vaga, un'ebbrezza sottile, un turbamento misterioso e pudibondo che provava il bisogno [...]
[...] di nascondere a tutti. Spesso, la sera, scendeva adagio adagio dal lettuccio perchè la mamma non udisse, senza accendere la candela, e si metteva [...]
[...] viso che ondeggiava e mutava forma, ora biondo, ora bruno, alle volte colle occhiaie appassite e la piega malinconica che avevano le labbra del [...]
[...] d'argento, le pareva di sollevarsi in quei pensier quasi avesse le ali, e le tornavano sulle labbra delle parole soavi, delle voci armoniose, dei [...]
[...] come gli alberi stormivano e le portavano tante voci da lontano. — Luna bianca, luna bella!... Che fai, luna? dove vai? che pensi anche tu? — Si [...]
[...] guardava le mani esili e delicate, candide anch'esse come la luna, con una gran tenerezza, con un vago senso di gratitudine e quasi di orgoglio [...]
[...] e quel sorriso pallido che voleva dire tante cose nelle più umili parole: — Figlia! 204 figlia mia!... — Soltanto la stretta delle braccia esili [...]
[...] , e l'espressione degli sguardi che correvano inquieti all'uscio dicevano il resto. Quasi dovesse nascondere le carezze che faceva alla sua [...]
[...] nuovi, delle cornicette intessute di fili di paglia, delle arance e dei canarini di Lana. Le contava delle storielle, le portava da leggere le [...]
[...] uscito a passeggiare. E ritroso, quel benedetto figliuolo. Così timido! uno che ha bisogno d'aiuto, col talento che ha, peccato! — E le suggeriva [...]
[...] più un bambino... Bisogna che s'aiuti... Non può vivere sempre alle spalle dei parenti!... — è superbo come Lucifero per giunta, ricalcitrando e [...]
[...] del suo nipote Corrado e gli rubava gli scartafacci, e andava a sciorinarli lei stessa in mezzo al crocchio dei cugini Motta, compitando [...]
[...] , accalorandosi come un sensale che fa valere la merce, mentre don Gesualdo andava appisolandosi a poco a poco, e diceva di sì col capo, sbadigliando, e [...]
[...] Bianca guardava Isabella la quale teneva i grand'occhi sbarrati nell'ombra, assorta, e le si mutava a ogni momento l'espressione del viso delicato [...]
[...] che se voi, don Gesualdo, trovaste di collocarlo in alcuno dei vostri negozi, fareste un affare d'oro!... E... ora che non ci sente... per poco [...]
[...] salario anche! II giovane ha gli occhi chiusi, come si dice... ancora senza malizia... e si contenterebbe di poco! Fareste anche un'opera di carità [...]
[...] ciò che insegnavano a scuola, perchè era ricca, e un giorno o l'altro avrebbe fatto un matrimonio vantaggioso. 206 Ma appunto perch'era ricca [...]
[...] tanta gente ci avrebbe fatti su dei disegni. Insomma a lui non piacevano quei discorsi della zia e il fare del nipote che le teneva il sacco con [...]
[...] quell'aria ritrosa di chi si fa pregare per mettersi a tavola, di chi vuol vender cara la sua mercanzia. E le occhiate lunghe della cuginetta, i [...]
[...] ragazza che avrebbe dovuto pensare a ridere e a divertirsi piuttosto... Finora erano ragazzate; sciocchezze da riderci sopra, o prenderli a [...]
[...] scappellotti tutt'e due, la signorina che mettevasi alla finestra per veder volare le mosche, e il ragazzo che stava a strologare da lontano, di cui [...]
[...] aveva dei buoni occhi. Non poteva indovinare tutte le stramberie che fermentavano in quelle teste matte, — i baci mandati all'aria, e il sole e le [...]
[...] furberia di lui che fingeva di non guardarla, come chi passa e ripassa in una fiera dinanzi alla giovenca che vuol comprare senza darle neppure [...]
[...] paura di quelli del colèra piuttosto. — No... di giorno?... che diavolo!... bestia che sei!... Non temere, qui stiamo cogli occhi aperti. E ci stava [...]
[...] davvero, con prudenza, per evitar gli scandali, aspettando che terminasse il colèra per scopare la casa, e finirla pulitamente con donna Sarina e [...]
[...] squinci e linci, tagliando corto a quelle chiacchiere sconclusionate che vi tiravano gli sbadigli dalle calcagna. Un giorno, presenti tutti quanti [...]
[...] peso e a misura, don Gesualdo! Non sapete quel che vuol dire... Vorrei vedervici!... — Egli allora, col suo fare canzonatorio, raccolse in mucchio [...]
[...] libri e giornali ch'erano sul tavolino e glieli caccia in grembo, a donna Sarina, ridendo ad alta voce, spingendola per le spalle quasi volesse [...]
[...] !... — borbottò don Gesualdo. — Ah!... Ma visto che non era il momento, cacciò indietro la bile e voltò la cosa in scherzo: — Anche a lei... le piaccìono le [...]
[...] canzonette. Come passatempo... colla chitarra... adesso che siamo in villeggiatura... non dico di no. Ma per lei c'è chi ha lavorato, al sole e al [...]
[...] vento, capite?... E se ha la testa dura dei Trao, anche i Motta non scherzano, quanto a ciò... — Bene, — interruppe la zia, — questo è un altro [...]
[...] lo trovi, un parente affezionato come lui, senti! — Certo, certo... Voi siete una donna di giudizio, donna Sarina, e cogliete le parole al volo [...]
[...] rispondere, con la superbia che avevano tutti quei parenti spiantati, donna Sarina non seppe più frenarsi, raccattando in furia i ferri da calza e gli [...]
[...] accompagno... Eh? eh? che c'è? Da un pezzo, mentre discorreva, tendeva l'orecchio all'abbaiare dei cani, al diavolìo che facevano oche e tacchini nella [...]
[...] lassù avran preso fuoco... V'accompagno. E cosa da nulla. Nell'aia erano tutti in subbuglio. Mastro Nardo, sotto la tettoia, insellava in fretta e [...]
[...] in furia la mula Baia di don Gesualdo. Dinanzi al rastrello del giardino Nanni l'Orbo e parecchi altri ascoltavano a bocca aperta un contadino di [...]
[...] s'ostinava ad aver paura, piantandosi su due piedi, frugando di qua e di là cogli occhi curiosi, fissandoli in viso a lui per scovar quel che c'era [...]
[...] , guardandola fissamente nel bianco 209 degli occhi: — Donna Sarina, a che giuoco giochiamo? Lasciatemi badare agli affari di casa mia! canto e [...]
[...] santissimo! — E la mise bel bello sulla sua strada, di là dal ponticello. Tornando indietro se la prese con tutta quella gente che sembrava [...]
[...] vo o se rimango. E voialtri badate, alle vostre faccende. E cucitevi la bocca, ehi!... senza suonar la tromba e andar narrando quel che mi succede [...]
[...] , di qua e di là!... Poi salì di sopra colle gambe rotte. Bianca appena lo vide con quella faccia si impaurì. Ma egli però non le disse nulla [...]
[...] : — Bada alla casa. Bada alla ragazza. Io vo e torno. II tempo d'arrivare alla Salonia per mio padre che sta: poco bene. Gli occhi aperti finchè non [...]
[...] ci son io, intendi? — Bianca da ginocchioni com'era alzò il viso attonito. — Svegliati! Come diavolo sei diventata? Tale e quale tuo fratello don [...]
[...] cosa s'immagina? E gli altri pure... Donna Sarina e tutti gli altri! Serpi nella manica!... Dunque, niente visite, finchè tornò... e gli occhi [...]
[...] e obbediente, tutta per la casa... Non me ne pento. Dico solo acciò ti serva d'ammaestramento, adesso. Le ragazze per maritarsi non guardano a [...]
[...] nulla... Tu almeno non facevi una pazzia... Non te ne sei pentita neppur tu, e vero? Ma adesso è un altro par di maniche. Adesso si tratta di non [...]
[...] ne sei accorta anche tu! E non mi dicevi nulla!... Tutte così voialtre donne... a tenervi il sacco l'una coll'altra!... congiurate contro chi [...]
[...] sapevi? Cosa fai dunque? Così tieni d'occhio tua figlia... E questa una madre di famiglia?... Tutto sulle mie spalle! Ho le spalle grosse. Ho lo [...]
[...] stomaco pieno di dispiaceri... E sto benone io!... Ho la pelle dura. E se ne andò col dorso curvo, sotto il gran sole, ruminando tutti i suoi guai. Il [...]
[...] fuochi d'artifizio, una pioggia di razzi, tale e quale la notte di San Lorenzo, Dio liberi! Una donna incinta, che s'era lasciata aiutare da uno [...]
[...] , figuratevi! C'è chi l'ha visto a sedere, stanco morto, sul muricciuolo vicino alla fattoria. Poi tutta la notte rumori sul tetto e dietro gli usci [...]
[...] ... E le macchie d'unto che si son trovate qua e là a giorno fatto!... Come della bava di lumaca... Sissignore!... Quella bestia 211 dello speziale [...]
[...] continua a predicare di scopar le case, di pigliarsela coi maiali e colle galline, per tener lontano il colèra! Adesso il veleno ce lo portano le [...]
[...] bestie del Signore, che non hanno malizia! avete inteso, vossignoria?... Roba da accopparli tutti quanti sono, medici, preti e speziali, perchè [...]
[...] loro ogni cristiano che mandano al mondo della verità si pigliano dodici tarì dal re! E l'arciprete Bugno ha avuto il coraggio di predicarlo [...]
[...] vicino, si sgolava a gridare: — Bestie! s'e una perniciosa!... se ha una febbre da cavallo! Non si muore di colèra con la febbre! — Non me ne [...]
[...] pizzicato il naso e gli aveva lasciato il segno delle dita sotto gli occhi, un'ombra di filiggine che gli tingeva le narici assottigliate, gli [...]
[...] sprofondava gli occhi e la bocca sdentata in fondo a dei buchi neri, gli velava la faccia terrea e sporca di peli grigi. Aprì quegli occhi a stento [...]
[...] , udendo suo figlio Gesualdo che gli stava dinanzi al letto, e disse colla voce cavernosa: — Ah! sei venuto a vedere la festa, finalmente? Santo [...]
[...] , come un allocco, stava seduto sullo scalino dell'uscio, senza dir nulla, coi lucciconi agli occhi. Burgio e sua moglie si affrettavano a insaccare [...]
[...] tardi. La china non giova...una perniciosa coi fiocchi, caro voi! Ma però non muore di colèra, e non c'è motivo di spaventare tutto il vicinato, come [...]
[...] fanno costoro! 213 Il vecchio stava a sentire, cogli occhi inquieti e sospettosi in fondo alle orbite nere. Guardava Gesualdo che si affannava [...]
[...] intorno al farmacista, Speranza la quale strillava e singhiozzava aiutando il marito ne' preparativi della partenza, Santo che non si muoveva [...]
[...] , istupidito, i nipoti qua e là per la casa e nel cortile, e Bomma che gli voltava le spalle, scrollando il capo, facendo gesti d'impazienza. Speranza [...]
[...] man bassa sulla roba, io e mio marito, appena chiude gli occhi nostro padre... — Non sono ancora morto, no! — si lamentò il vecchio dal suo cantuccio [...]
[...] . Allora si alzò come una furia l'altro figliuolo, Santo, con la faccia sudicia di lagrime, vociando e pigliandosela con tutti quanti: — Il [...]
[...] . - Lasciatemi morire in pace, prima!... — Non e per la roba, no! — gli rispose il genero Burgio accostandosi al letto e chinandosi sul malato come [...]
[...] parlasse a un bambino: — Anzi è per vostro amore che vogliamo farvi confessare e comunicare prima di chiudere gli occhi. — Ah!... ah!... Non vi par [...]
[...] l'ora!... Lasciatemi in pace... lasciatemi!... Giunse la sera e passò la notte a quel modo. Mastro Nunzio nell'ombra 214 stava zitto e immobile [...]
[...] , come un pezzo di legno; soltanto ogni volta che gli facevano inghiottire a forza la medicina, gemeva, sputava, e lamentavasi ch'era amara come il [...]
[...] veleno, ch'era morto, che non vedevano l'ora di levarselo dinanzi. Infine, perchè non lo seccassero, voltò il naso contro il muro, e non si mosse [...]
[...] il russare di Santo. I nipoti erano già partiti colla roba, insieme agli altri inquilini, e un gatto abbandonato s'aggirava miagolando per la [...]
[...] fattoria, come un'anima di Purgatorio: una cosa che tutti alzavano il capo trasalendo, e si facevano la croce al vedere quegli occhi che luccicavano [...]
[...] nel buio, fra le travi del tetto e i buchi del muro; e sulla parete sudicia vedevasi sempre l'ombra del berretto del vecchio, gigantesca, che non [...]
[...] fessure delle imposte e faceva impallidire il lume posato sulla botte, Burgio si decise ad aprire l'uscio. Era una giornata fosca, il cielo coperto, un [...]
[...] gran silenzio per la pianura smorta e sassosa. Dei casolari nerastri qua e là, l'estremita del paese sulla collina in fondo, sembravano sorgere [...]
[...] lentamente dalla caligine, deserti e silenziosi. Non un uccello, non un ronzìo, non 215 un alito di vento. Solo un fruscìo fuggì spaventato fra le [...]
[...] stoppie all'affacciarsi che fece Burgio, sbadigliando e stirandosi le braccia. — Massaro Fortunato!... venite qua, venite! — chiamò in quel punto la [...]
[...] di cent'anni. Scoppiò allora la tragedia. Speranza cominciò a urlare e a graffiarsi la faccia. Santo, svegliato di soprassalto, si dava dei pugni [...]
[...] morto che guardava lui colla coda dell'occhio appannato. Poi gli badò la mano, e gli coprì la faccia col lenzuolo. Speranza, inconsolabile [...]
[...] abbandonati. Erano tutti figli suoi, orfanelli bisognosi. Santo col viso sudicio guardava or questo e or quello come aprivano bocca. — No! — s'ostinava [...]
[...] pagarlo tant'oro! Un falegname, lì al Camemi, mise insieme alla meglio quattro asserelle a mo' di bara, e mastro Nardo scavò la buca dietro la casa [...]
[...] . Poi Santo e don Gesualdo dovettero fare il resto colle loro mani. Burgio però stava a vedere da lontano, timoroso del contagio, e sua moglie [...]
[...] casa, nel 216 tempo che mastro Nardo preparava le cavalcature, e aspettavano seduti in crocchio, ella attaccò il discorso serio. — E ora, come [...]
[...] restiamo intesi? Tutti quanti si guardarono in faccia a quell'esordio. Massaro Fortunato tormentava la nappa della berretta, e Santo sgranò gli occhi [...]
[...] ... secondo vi dice la coscienza... Voi siete il maggiore, voi fate le parti... e ciascuno di noi piglia la sua... Pero se ci avete il testamento [...]
[...] ... Non dico... Allora tiratelo fuori, e si vedrà. Don Gesualdo, che era don Gesualdo, rimase a bocca aperta a quel discorso. Stupefatto, cercava le [...]
[...] figli dello stesso padre? E il capo della casa chi era stato? Sinora aveva avuto le mani in pasta don Gesualdo, vendere, comprare... Ora [...]
[...] ; cacciava indietro il cognato Santo, il quale aveva aperto tanto d'orecchi e vociava: — No, no, lasciatela dire! — Infine volle che si [...]
[...] pezzetto lì 217 fuori a tenersi il broncio. Poi don Gesualdo propose di condurseli tutti a Mangalavite. Il cognato Burgio serrava l'uscio a chiave, e [...]
[...] accingersi alla partenza, guardando di qua e di là, cogli occhi torvi. Infine spiattelle quel che aveva sullo stomaco: — A Mangalavite?... No [...]
[...] , grazie tante!... Cosa ci verrei a fare... se dite che è roba vostra?... Sarebbe anche un disturbo per vostra moglie e la figliuola... due signore [...]
[...] della cavalcatura, colla schiena curva, e il vento che le gonfiava lo scialle dietro. Don Gesualdo montò a cavallo lui pure, e se ne andò [...]
[...] e deserta, accanto alla buca ancora fresca, e la cavalcata dei suoi che si allontanavano in fila, uno dopo l'altro, di già come punti neri nella [...]
[...] Fiumegrande, e voleva annegarsi?... Ecco cos'è il mondo! Oggi a te, domani a me. II padrone gli rivolse un'occhiata brusca, e tagliò corto [...]
[...] tutto che sembrava formicolare attorno a Budarturo, sulla distesa dei piani e dei monti che s'accennava confusamente. La mula, sentendo la stalla [...]
[...] circondavano la casina, e s'udirono delle voci, un calpestìo precipitoso come di gente che corresse; lungo il sentiero che saliva dalla valle si udi un [...]
[...] la viottola in fila. Nanni l'Orbo aggiunse soltanto, di lì a un po': — Si fece la festa, eh? — E come il padrone continuava a tacere, conchiuse [...]
[...] ? Mastro Nardo se ne andrà pel viale colle cavalcature, e non da questa parte, per far più presto. Don Gesualdo capì subito, e non se lo fece dire due [...]
[...] breccia fra le spine che coronavano il muro, e disse piano: — Vedete, vossignoria? — L'altro afferme col capo, e scavalcò il chiuso. Nanni l'Orbo [...]
[...] coll'acciarino accese un zolfanello e andarono seguendo le pedate, passo passo, sino alla casina. Sotto la finestra di donna Isabella l'Orbo [...]
[...] . Il giorno dopo, ricevendo le visite di condoglianza, vestito di nero, colla barba lunga, appena donna Sarina ebbe fatto l'elogio del morto e del [...]
[...] , senza tanti complimenti. — Sapete, donna Sarina?... il servizio che dovreste farmi sarebbe d'andarvene. Patti chiari e amici cari, non è vero? Ho [...]
[...] una lettera urgentissima. — Gli rincresce anche a lui, poveretto. Gli a arrivata fra capo e collo. S'era tanto affezionato a questi luoghi [...]
[...] me!... Isabella invece s'era fatta pallida come un cadavere. Ma non si mosse, non disse nulla, una vera Trao, col viso fermo e impenetrabile [...]
[...] . Ricambiava anche gli abbracci e i saluti affettuosi della zia, sforzandosi di sorridere, con una ruga sottile fra le ciglia. Poi, quando fu sola, a un [...]
[...] tutti sarebbero stati a riposare, dopo mezzogiorno, e che alla casina non si moveva anima viva. La Madonna l'avrebbe aiutata: — La Madonna!... la [...]
[...] delle piante acquatiche, e dei quadrati d'ortaggi polverosi al di la del muro, tagliati dai viali abbandonati che affogavano nel bosso irto di [...]
[...] che si piegavano ondeggiando mollemente, e dicevano: Vieni! vieni! vieni! Attraverso guardinga il viale che scendeva alla casina, col cuore che le [...]
[...] infatti Nunzio e Gesualdo di Diodata, vestiti da festa, colle mani in tasca, e un fazzolettino nero al collo. Compare Nanni lo fece notare al padrone [...]
[...] . — II sangue a sangue. Avete da ridirci? Tutti e due... hanno voluto portare il lutto alla buon'anima di vostro padre... per rispetto, senza secondi [...]
[...] degli estranei!... Don Gesualdo tentennava, insospettito da una parte d'esser preso cosi alla sprovvista, e cedendo nel tempo istesso, suo [...]
[...] ! — saltò su compare Nanni pigliandolo subito in parola. — Quello solo! Mezza salma di terra in tutto. Possiamo andare a vedere. E qui vicino. Vi [...]
[...] ... La signorina, lassù, sotto il gran voce... Don Gesualdo guardò dove diceva l'Orbo, e si sbiancò subito in viso. A un tratto, mutò cera e maniera, e [...]
[...] congedò tutti bruscamente: — Va bene, ne parleremo... C'è tempo. Non si piglia così la gente pel collo, santo e santissimo! Ho detto di sì; ora [...]
[...] quasi la fece tramortire dallo spavento. Egli non le disse nulla. Se la prese per mano, come una bambina, e se la portò a casa. Lei si lasciava [...]
[...] fazzoletto il fiele che ci aveva in bocca. Poi aprì l'uscio di colpo e se ne andò. Girava da per tutto come un bue infuriato, sbattendo gli usci [...]
[...] all'uscio delle donne, e siccome non aprivano subito lo sfondò con un calcio. Bianca allora si rivoltò inferocita, simile a una chioccia che [...]
[...] pallore e la magrezza spaventosa, coprendo col suo il corpo della figliuola ch'era stesa bocconi sul letto, col viso nel guanciale, scossa da sussulti [...]
[...] saliva alla gola, colle ossa rotte, il cuore nero come la pece. — Avete ragione!... Io sono il tiranno! Ho il cuore e la pelle dura, io! Sono il bue da [...]
[...] lavoro... Se m'ammazzo a lavorare è per voialtri, capite? A me basterebbe un pezzo di pane e formaggio... Vuol dire che ho lavorato per buttare [...]
[...] ogni cosa in bocca al Lupo... il mio sangue e la mia roba!... Avete ragione!... Bianca volle balbettare qualche parola. Allora egli si voltò infuriato [...]
[...] del lettuccio, col viso gonfio, le trecce allentate; allora lasciò cadere le braccia e si mise a passeggiare innanzi e indietro per la camera [...]
[...] , picchiando le mani una sull'altra, soffiando e sbuffando, cogli occhi a terra, quasi cercasse le parole, cercando le maniere che ci volevano per far [...]
[...] manica di ladri... Tutti che fanno: levati di lì e dammi il fatto tuo... Ognuno cerca il suo guadagno... Vedi, vedi... to lo dico?... Se tu non avessi [...]
[...] detto senza offendere nessuno, s'industria come no... Gira l'occhio intorno; vede quello che farebbe al caso suo... e allora mette in opera tutti i [...]
[...] mezzo per arrivarci, ciascuno come può... Uno, poniamo, ci mette il casato, e un 224 altro quello che sa fare di meglio... le belle parole, le [...]
[...] occhiate tenere... Ma chi ha giudizio, dall'altra parte, deve badare ai suoi interessi... Vedi come son sciocchi quelli che piangono e si disperano [...]
[...] ?... Il discorso gli morì in bocca dinanzi al viso pallido e agli occhi stralunati coi quali lo guardava la figliuola. Anche la moglie non sapeva dir [...]
[...] . — Come una che non sa e non vuol sapere!... Ma io non sarò sciocco, no!... Io lo so quello che vuol dire!... E se ne andò infuriato. ù IV Cessata [...]
[...] guadagni della società, di cui era a capo mastro Nunzio; e che adesso voleva appropriarsi tutto lui, Gesualdo, — lui che li aveva avuti tutti quanti [...]
[...] , tanti altri affari che ne andavano di mezzo, i suoi nemici che c'ingrassavano — nei caffè e nelle spezierie non si parlava d'altro — tutti addosso a [...]
[...] lui perch'era ricco, e pigliando le difese dei suoi parenti che non avevano nulla! Il notaro Neri gli faceva anche l'avvocato contrario, gratis e [...]
[...] amore, per le questioni vecchie e nuove che erano state fra di loro. Speranza l'aspettava sulle scale del pretorio per vomitargli addosso degli [...]
[...] improperii, aizzandogli contro i figliuoli grandi e grossi inutilmente, aizzandogli contro Santo che non aveva faccia veramente di pigliarsela con [...]
[...] don Gesualdo e cercava di sfuggirlo. — Siete tutti quanti dei capponi! tale e quale mio marito!... Io sola dovrei portare i calzoni qui! Non mi [...]
[...] bestia, e non sapeva dire le sue ragioni. Santo, costretto a trovarsi faccia a faccia con suo fratello don Gesualdo, cominciò dallo scusarsi: — Che [...]
[...] . II bene che aveva potuto fare ai suoi parenti l'aveva sempre fatto, e voleva continuare a farlo. Lì un battibecco di prove e controprove che non [...]
[...] finivano più. Speranza, che vedeva sfumare la sua parte dell'eredità se si parlava di buon cuore, se la pigliava col marito e coi figliuoli i [...]
[...] toccarla... — La roba tua?... sentite quest'altra! Allora vuol dire che nostro padre buon'anima non ha lasciato nulla? E il negozio del gesso che [...]
[...] avevate in comune? E quando avete preso insieme l'appalto del ponte? Nulla è rimasto alla buon'anima? I guadagni sono stati di voi solo? per [...]
[...] in parapiglia. II barone dovette mettersi a gridare e a fare il diavolo perchè non si accapigliassero seduta stante, invece di rappacificarsi [...]
[...] . Speranza se ne andò da una parte ancora sbraitando, e don Gesualdo dall'altra, colla bocca amara, tormentato anche da quell'altra pulce che la sorella [...]
[...] gli aveva messo nell'orecchio. Adesso, in mezzo a tanti guai e grattacapi, gli toccava pure dover sorvegliare la figliuola e quell'assassino di [...]
[...] andava e veniva, sulle serve, sui fogli di carta che mancavano, sulla figliuola la quale aveva l'aria di chi ne cova una grossa, pallida, allampanata [...]
[...] ... Ci si struggeva l'anima, la disgraziata! E lui doveva rodersi il fegato e mandar giù la bile, per non far di peggio. Una sera finalmente la [...]
[...] , come tiro l'aratro io! Da quel giorno ci fu un casa del diavolo, mattina e sera. Don Gesualdo prese Isabella colle buone, colle cattive, per levarle [...]
[...] dicevano una parola, negli occhi grigi e ostinati dei Trao che dicevano invece — Sì, sì, a costo di morirne! — Non osava ribellarsi apertamente. Non [...]
[...] si lagnava. Ci perdeva la giovinezza e la salute. Non mangiava più; ma non chinava il capo, testarda, una vera Trao, colla testa dura dei Motta [...]
[...] roba, no! Il giudizio di capire chi le voleva bene e chi le voleva male, il giudizio di badare ai suoi interessi, no! Non era neppure docile e [...]
[...] ubbidiente come sua madre. Gli aveva guastata anche Bianca! Anche costei, al vedere la sua creatura che diventava pelle e ossa, era diventata 228 [...]
[...] come una gatta che gli si vogliano rubare i figliuoli, col pelo irto, tale e quale — la schiena incurvata dalla malattia e gli occhi luccicanti di [...]
[...] febbre. Gli sfoderava contro le unghie e la lingua. — Volete farla morire di mal sottile, la mia creatura? Non vedete com'è ridotta? Non vedete che [...]
[...] per la sua creatura. Gli diceva: — Me ne vo a stare da mio fratello! Io e la mia figliuola! Che vi pare? — Cogli occhi di brace. Non l'aveva mai [...]
[...] del vicinato che portava la medicina del farmacista, come don Luca il sagrestano e sua moglie Grazia portavano in casa Trao le sue imbasciate [...]
[...] amorose. Era ridotto a passare in rivista le ricette del medico e la carta delle pillole che mandava Bomma. In un mese mutarono cinque donne di servizio [...]
[...] convento, lì al Collegio di Maria, come quando era bambina, carcerata! Sua moglie ebbe un bel piangere e disperarsi. Il padrone era lui [...]
[...] , Giacalone che veniva a 229 portare i regali della zia Cirmena e faceva passare i bigliettini dalla ruota, Bomma che teneva conversazione aperta [...]
[...] facevano per pochi baiocchi, per piacere, per niente, per inimicizia. Congiuravano tutti quanti contro di lui, per rubargli la figliuola e la roba [...]
[...] fece aprir la porta dai suoi complici, e spiccò il volo. Fu il due febbraio, giorno di Maria Vergine. C'era un gran concorso di devoti quell'anno [...]
[...] casa sottosopra; sua moglie colle mani nei capelli, le serve che correvano di qua e di là. Infine gli narrarono l'accaduto. Fu come un colpo [...]
[...] d'accidente. Dovettero mandare in fretta e in furia pel barbiere e cavargli sangue. La gnà Lia si buscò uno schiaffo tale da fracassarle i denti. Bianca [...]
[...] paese; far venire la Compagnia d'Arme da Caltagirone; farli arrestare tutti e due, figliuola e complice; farlo impiccare nella pubblica piazza [...]
[...] morire!... tutti e due!... In mezzo a quelle furie capita la zia Cirmena, col libro da messa in mano, il sorriso placido, vestita di seta [...]
[...] pace anche lui, colle buone e colle cattive. — Non fate scandali! Non strillate tanto, ch'è peggio! I panni sporchi si Iavano in casa. Vediamo [...]
[...] piuttosto d'accomodare questo pasticcio. II pasticcio è fatto, caro mio, e bisogna digerirselo in santa pace. Bianca! Bianca, non far così che ti rovini [...]
[...] nipote, e l'accompagnò al monastero di Santa Teresa, raccomandandola a una sua parente. La gente di casa, un po' colle minacce, un po' col denaro [...]
[...] amore o per forza, avrebbe dovuto darle una bella dote; e colle sue numerose relazioni era certo di procurarle un bel partito. Ne scrisse ai suoi [...]
[...] che faceva al caso: un gran signore di cui il notaro amministrava i possessi, alquanto dissestato è vero nei suoi affari, ingarbugliato fra liti e [...]
[...] corna, e chiudere gli occhi sul prezzo. Bisogna chinare il capo, per amore o per forza. Del resto non avete altri figliuoli... Almeno sapete di [...]
[...] ! Tuo padre non ne capisce nulla, poveretto. E stato sempre in mezzo ai suoi negozi, ai suoi villani... un po' rozzo anche, se vogliamo... Ma ha [...]
[...] lavorato per te, per farti ricca. Tu, col nome di tua madre, e coi quattrini di lui, puoi rappresentare la prima parte anche in una grande città [...]
[...] ... Tuo padre ha preso la via storta... Ma se lui si ostina a non darti nulla, neanche quel giovane, poveretto, ne ha... E allora... se ti tocca [...]
[...] lunghi imbruttiscono te e lui, mia cara. Perchè poi? con qual costrutto? Se tuo padre ha detto di no, sarà di no, che non ti sposerai. Morirai [...]
[...] pace, per guadagnarsi da vivere onestamente... Invece potresti sposare un gran signore, e s'è vero che quel giovane ti vuol tanto bene dovrebbe esser [...]
[...] di tali! Carrozze, cavalli, palco a teatro tutte le sere, gioielli e vestiti quanti ne vuoi... Con quel bel visetto so io quante teste farai [...]
[...] ?... — E si sente rispondere: la duchessa tale o la principessa talaltra!... — Via, vieni a veder tua madre ch'è ancora ammalata, poveretta! L'ha [...]
[...] finita quel colpo! Sai ch'è di poca salute!... Anche tuo padre t'aspetta a braccia aperte. E un buon uomo, poveraccio! Un cuor d'oro, uno che s'è [...]
[...] , singhiozzando e domandandole perdono; mentre sua madre, poveretta, passava da uno svenimento all'altro, tanta era la consolazione. Poi arrivò don Gesualdo, e [...]
[...] stettero zitti tutti quanti. Egli infine prese la parola, un po' turbato anche lui, cogli occhi gonfi, che il sangue infine non è acqua, e il [...]
[...] cuore non l'aveva di sasso. — Me l'hai fatta grossa! Questa non me la meritavo. Ci siamo tolto il pan di bocca, io e tua madre, per farti ricca [...]
[...] !... Vedi com'è ridotta, poveraccia?... Se chiude gli occhi è un cadavere addirittura!... Ma sei il sangue nostro, la nostra creatura, e ti abbiamo [...]
[...] ! Lascialo stare in pace almeno, perchè adesso, alle lettere che scrive ai parenti ogni giorno, tutte che piangono guai e vorrebbero denari, in conclusione [...]
[...] di innamorarsi come vuole. Voialtri siete giovani tutti e due, e avete gli occhi chiusi. Non vedete altro che una cosa sola! Bisogna vedere anche [...]
[...] , lo so anch'io. Ma vedi tua madre, cos'ha dovuto fare, e tuo zio don Ferdinando, e io stesso!... Siamo tutti nati dalla costola di Adamo, figliuola [...]
[...] mia!... Anche Corrado è della costola d'Adamo. Ma i baiocchi li tiene tuo padre! Se non vuol darvene, andrete a scopar le strade tutti e due, e [...]
[...] il cuoco in cucina, la carrozza che t'aspetta, e le tue buone rendite garantite nell'atto dotale, potrai darti il lusso di pensare alle altre cose [...]
[...] sorriso e le medesime maniere cortesi per tutti i seccatori dai quali fu tosto assediato, fin dal primo giorno. Nel paese fu l'argomento di tutti i [...]
[...] certi cappellini che facevano male agli occhi; la signora Capitana stecchita nel suo eterno lutto che la ringiovaniva, e la faceva chiamare ancora [...]
[...] nastri, di ricciolini diventati neri col tempo, grasse da scoppiare, color di mattone in viso. Tutte che cicalavano, e si davano un gran da fare per [...]
[...] vecchietto grasso e rubicondo che doveva lasciargli l'eredità, e intanto faceva la corte alle signore — come non sanno farla più al giorno d'oggi [...]
[...] ! — osservò la Capitana. Sul più bello, mentre la statua dell'Evangelista correva balzelloni da Gesù a Maria, e il popolo gridava: viva Dio resuscitato [...]
[...] ! capitò la carrozza nuova di don Gesualdo Motta. Lui con la giamberga dai bottoni d'oro e il solitario al petto della camicia, la moglie in gala [...]
[...] anche lei, poveretta, che la veste nuova le piangeva addosso, allampanata, ridotta uno scheletro, e la figliuola con un vestito nuovo, fatto venire [...]
[...] , con un cenno del capo, e lo presentò alla nipote. Il duca e il balì di Leyra fecero un gruppo a parte, sul marciapiede del Cafè dei Nobili, colla [...]
[...] famiglia di don Gesualdo e il marchese Limòli. Tutt'intorno c'era un cerchio di sfaccendati. 236 Il baron Zacco attaccò discorso col cocchiere per [...]
[...] scavare cosa c'era sotto. Mendola fingeva d'accarezzare i cavalli. Canali ammiccava di qua e di là: — Guardate un po', signori miei, che ruota è [...]
[...] ricamati di filamenti sanguigni che lo minacciavano della stessa malattia di sua madre. Ora si guardavano come due estranei, lui e Bianca [...]
[...] , indifferenti, ciascuno coi suoi guai e i suoi interessi pel capo. Anche le male lingue, dopo tanto tempo, avevano dimenticato le chiacchiere corse sui [...]
[...] due cugini. Però invidiavano mastro-don Gesualdo il quale era arrivato a quel posto, e donna Bianca che aveva fatto quel gran matrimonione. La sua [...]
[...] figliuola sarebbe arrivata chissa dove! Donna Agrippina Macrì e le cugine Zacco saettavano occhiate di fuoco sul cappellino elegante d'Isabella, e [...]
[...] . Don Gesualdo si fece trovare nel salotto buono. Avevano lavorato tutto il giorno a dar aria e spolverare, le serve, lui, mastro Nardo. Il signor [...]
[...] originaria del paese. Desiderava fare il suo dovere con don Ferdinando Trao, e visitare il palazzo, che doveva essere interessantissimo. Con la ragazza [...]
[...] a Palermo la corte, la regina Carolina, gli un mondo di chiacchiere, come una lanterna magica nella quale passavano delle gran dame, del lusso e [...]
[...] per vederlo passare. Dopo, la sera non si fece altro che parlare di lui, in cucina, fin le serve, e mastro Nardo, i quale sgranava gli occhi. Il balì [...]
[...] di Leyra e il marchese Limòli poi avevano intavolato un altro discorso, così, a fior di labbra, tenendosi sulle generali. Il giorno dopo intervenne [...]
[...] anche il duca, il quale confessò prima di tutto ch'era innamorato della ragazza, un vero fiorellino dei campi, una violetta nascosta; e dichiarò [...]
[...] 238 sorridendo, che quanto al resto... d'affari voleva dire... non se n'era occupato mai, per sua disgrazia!... non era il suo forte, e aveva [...]
[...] voglio abusare... — Tutti miravano alla sua roba. Ci furono dei tira e molla, delle difficoltà che sorgevano a ogni passo, delle vecchie carte in cui [...]
[...] ci si smarriva. Intanto la figliuola, dall'altra parte, aveva sempre quell'altro in testa. Scongiurava il babbo e la mamma che non volessero [...]
[...] sacrificarla. Andava a piangere dai parenti, e a supplicare che l'aiutassero: — Non posso! non posso! — Ai piedi del confessore aprì il suo cuore [...]
[...] , tutto! il peccato mortale in cui era!... — Quel servo di Dio non capiva nulla. Badava solo a raccomandarle di non cascarci più e le metteva il cuore [...]
[...] , del resto. Faceva dei gesti vaghi colla mano scarna, e chiamava in aiuto Grazia, come un bambino, sbigottito da ogni viso nuovo che vedesse. — Sì [...]
[...] vecchio allora ebbe come un ricordo negli occhi appannati, nel viso smorto e rugoso. Tutti i peli grigi della barba ispida parvero trasalire. — Anche tua [...]
[...] lui!... Talchè don Gesualdo, stretto da tutte le parti, tirato pei capelli, si lasciò aprir le vene, e mise il suo nome in lettere di scatola al [...]
[...] Palermo giunsero dei regali magnifici, dei gioielli e dei vestiti che asciugarono a poco a poco le lagrime della sposa, uno sfoggio di grandezze che la [...]
[...] pigliava come una vertigine, che chiamava un pallido sorriso fin sulle labbra della mamma, e che lo zio marchese andava spampanando da per tutto [...]
[...] , quattro 240 candele e nessun altro, nella meschina chiesetta di Sant'Agata, dove s'era maritata Bianca. Quanti ricordi per la povera madre, la quale [...]
[...] pregava inginocchiata dinanzi a quell'altare, coi gomiti sulla seggiola e il viso fra le mani! Fuori aspettava la lettiga che doveva portarsi via [...]
[...] gli sposi. Fu una decisione e un malumore generale fra i parenti e in tutto il paese. Dei pettegolezzi e delle critiche che non finivano più [...]
[...] intorno a quel matrimonio fatto come di nascosto. Della gente era andata a far visita ai Margarone e in casa Alòsi, per vedere se la sposa era rossa o [...]
[...] scrittura della Cirmena. Avrei pagato qualche cosa per vedere che c'era scritto... La lettera diceva tante belle cose, per mandare giù la pillola, lei e [...]
[...] il cuginetto che si disperava e penava lontano. «Addio! addio! Se ti ricordi di me, se pensi ancora a me, dovunque sarai, eccoti l'ultima parola [...]
[...] viaggiare fuori regno, e faceva temere di voler intentare causa di separazione, per incompatibilità di carattere. Altre chiacchiere giunsero in [...]
[...] invecchiato di dieci anni, pigliandosela colla moglie che non capiva nulla, maledicendo in cuor suo la Cirmena e tutto il parentado che gli dava [...]
[...] soltanto bocconi amari, costretto a correr dietro al notaio per accomodare la faccenda e placare il signor genero a furia di denari. Fu un gran colpo [...]
[...] villano; non c'era avvezzo a simili vergogne! Intanto la figlia duchessa gli costava un occhio. Prima di tutto le terre della Canziria, d'Alla e [...]
[...] Donninga che le aveva assegnato in dote, e gli facevano piangere il cuore ogni qualvolta tornava a vederle, date in affitto a questo e a quello [...]
[...] , divise a pezzi e bocconi dopo tanti stenti durati a metterle insieme, mal tenute, mal coltivate, lontane dall'occhio del padrone, quasi fossero di [...]
[...] e si propagava ai beni della moglie peggio delle cavallette. Quella povera Canziria che era costata tante fatiche a don Gesualdo, tante privazioni [...]
[...] tutto il paese! le buone terre dell'Alia che aveva covato dieci anni cogli occhi, sera e mattina, le buone terre al sole, senza un sasso, e sciolte [...]
[...] così che le mani vi sprofondavano e le sentivano grasse e calde al pari della came viva... tutto, tutto se ne andava in quella cancrena! Come [...]
[...] Isabella aveva potuto stringere la penna colle sue mani, e firmare tanti debiti? Maledetto il giorno in cui le aveva fatto imparare a scrivere [...]
[...] risparmi se ne andavano da quella vena aperta, le sue fatiche, il sonno della notte, tutto. E pure Isabella non era felice. L'aveva vista in tale [...]
[...] trattava simili negozi per mezzo del notaro Neri — poichè non erano il suo forte. — E alla fine, quando mastro- don Gesualdo s'impennò sul serio [...]
[...] porta... — II decoro?... Io me ne lustro gli stivali del decoro! Io mangio pane e cipolle per mantenere il lustro della duchea! Diteglielo pure al [...]
[...] signor genero! In pochi anni s'è mangiato un patrimonio! Fu un casa del diavolo. Donna Bianca, la quale era assai malandata, e sputava sangue [...]
[...] , con tanti pensieri e tanti guai per la testa, si lusingava di farla guarire appena avrebbe potuto condursela a Mangalavite, in quell'aria balsamica [...]
[...] che avrebbe fatto risuscitare un morto. Essa sorrideva tristamente e non diceva nulla. Era ridotta uno scheletro, docile e rassegnata al suo [...]
[...] avesse giurato di non metterci più i piedi in quel paese maledetto, e se lo fosse tolto dal cuore interamente. A misura che le mancavano le forze [...]
[...] , Bianca sentiva dileguare anche quella speranza, come la vita che le sfuggiva, e sfogavasi a ruminare dei progetti futuri, vaneggiando, accendendosi [...]
[...] rivedere la figliuola!... Già son fatto per portare il carico... Il medico andava e veniva; provava tutti i rimedi, tutte le sciocchezze che leggeva nei [...]
[...] denari spesi per mia moglie; ma voglio spenderli perchè le giovino e le si veggano in faccia... non già per provare i medicamenti nuovi come [...]
[...] velatamente queste lagnanze allo stesso medico, Saleni, un altro dottorone ch'era peggio di Tavuso, buon'anima, gli piantò in faccia gli occhiacci, e [...]
[...] rispose burbero: — Allora perchè mi chiamate? Dovette anche pregarlo e scongiurarlo di continuare a fare il comodo suo, quantunque non giovasse a [...]
[...] polso, la lingua, quattro chiacchiere seduto ai piedi del letto, col cappello in testa e il bastone fra le gambe. Poi scrisse la solita ricetta, le [...]
[...] solite porcherie che non giovavano a nulla, e se ne andò lasciando nei guai marito e moglie. La casa era diventata una spelonca. Tutti che vogavano [...]
[...] impresciuttita e ubbidiente, le figliuole che empivano la camera, stagionate, grasse e prosperose che sfidavano le cannonate. — Lui non aveva paura del [...]
[...] più presto del solito. — Per distrarre un po' don Gesualdo lo tirò nel vano del balcone, e cominciò a parlargli dei loro negozi. — Volete ridere [...]
[...] , glieli ha portati in dote!... ma i denari vuol tenerseli per sè! è predestinato quel povero don Ninì!... E sapete chi comparisce all'asta, eh [...]
[...] . Indi si alzò e andò a vedere se Bianca avesse bisogno di qualche cosa. Essa non aveva bisogno di nulla, guardando fisso con quegli occhi 247 [...]
[...] ' più calma... da che siam qui noi... Le figliuole a quelle parole guardarono tutte insieme, e approvarono col capo. Il barone s'accostò al letto lui [...]
[...] manca di giorno il pane e di notte la coperta!... vecchi e malati, senza medico nè speziale... Si chinò all'orecchio di don Gesualdo e spifferò il [...]
[...] resto. Bianca l'udì o l'indovinò, con gli occhi luminosi che fissavano in volto la gente, e cavò di sotto il guanciale la mano scarna e pallida che [...]
[...] sembrava quella di una bambina, per far segno al marito d'avvicinarsi. Don Gesualdo s'era chinato su di lei e accennava di sì col capo. Il barone [...]
[...] in un silenzio che le affilò come un coltello il viso smunto, sì che il barone stesso se ne avvide e mutò discorso. — Domeneddio alle volte ci [...]
[...] mangia!... Com'è vero Iddio! Non vede l'ora di levarsela dai piedi!... E lei, no! non vuole andarsene! Vuol vivere apposta per vedere come farà suo [...]
[...] figlio a togliersi dal collo il debito e don Gesualdo... Eh? Ho parlato or ora con vostro marito dei gran progetti che ha don Ninì pel capo [...]
[...] ?... Come lo sapete?... Chi ve l'ha detto?... — Nessuno. E un'idea mia. Ma vedrete che non m'inganno. Del resto non me ne importa nulla! Ho altro [...]
[...] terre del comune!... Dicono che stavolta hanno trovato il modo e la maniera... e che nè voi nè io potremo rimediarci, capite?... Don Gesualdo si [...]
[...] barone, quasi facesse una confidenza, e sorridendo di compiacimento. — Una ragazza che in casa vale un tesoro... Giudiziosa!... Per sua cugina [...]
[...] commiato in fretta e in furia al pari di lui, cercando gli scialli, rovesciando le seggiole, urtandosi fra di loro, quasi don Ninì stesse per irrompere [...]
[...] , intanto che voi fate gli affari vostri... Sentiremo poi cosa è venuto a dirvi quello sciocco! La serva aveva portato un lumicino nel salotto, e in quella [...]
[...] non tagliava sino a maggio. Donna Giuseppina invece s'era aggobbita, aveva il viso floscio e grinzoso nel cappuccio rotondo, i capelli di un [...]
[...] grigio sudicio, mal pettinati, lisciati in fretta con le mani e fermati dal fazzoletto di seta che portava legato sotto il mento, le mani corrose e [...]
[...] , che la copriva tutta quanta, mostrando in tutta la persona I'incuria e la trascuraggine della signora ricca che non ha bisogno di parere, della [...]
[...] moglie che ha cessato di far figliuoli e non deve neppure piacere al marito. E sulla bocca sdentata teneva fisso un sorriso di 250 povera, il [...]
[...] naso che gli dava un aspetto minaccioso. La moglie gli fece animo con un'occhiata, e cominciò lei: — Abbiamo sentito che la cugina sta male [...]
[...] ... Don Nini approvava coi gesti e con tutta la persona che aveva lasciato cadere sul canapè facendolo scricchiolare; e subito intavolò il discorso per [...]
[...] si fidava di nessuno. — Bene! Se sapeste che roba è quell'uomo!... Ciò che diceva di voi, prima!... prima di essere pane e cacio con voi!... Che [...]
[...] suocera, la baronessa, finchè viveva lei... 251 — Scusate... Non c'entra... E che i denari servono, sapete... I miei denari li ho dati a vostro [...]
[...] ?... — Ah? — disse don Gesualdo. — Ah? — E guardò donna Giuseppina come per chiedere perchè non pagasse lei. Don Ninì imbarazzato guardava ora lui ed [...]
[...] ! Dicono che il comune ci guadagna, e ciascuno avrà il suo pezzo di terra. 252 Allora don Gesualdo cavò fuori la tabacchiera, fiutando un agguato [...]
[...] , chinò sulla moglie, la quale s'aiutava cogli occhi e con quella povera mano pallida e scarna che diceva per lei: «No!... Non vi mettete con colui [...]
[...] la voce afonica, gli occhi che penetravano, cosi lucenti e fissi. Zacco che si era chinato anche lui sul letto per udire, esclamò trionfante [...]
[...] un momento come questo è vangelo, don Gesualdo! Ricordatevi bene! lo mi farei scrupolo a non darle retta, in parola d'onore!... — E donna [...]
[...] nella sciarpa di lana, col cappello in testa; e donna Giuseppina si era alzata per osservare al buio le galanterie disposte in bell'ordine sui mobili [...]
[...] , appuntando in faccia a questo e a quello gli occhi come due spilli, masticando un sorriso con la bocca nera. Caccia indietro del tutto il marito, e si [...]
[...] prese tutto per sè il cugino Motta. — Sì, il rimedio c'è!... c'è! — E stette un po' a guardarlo fisso per fare più colpo. Poscia, tenendo [...]
[...] ... — disse il barone. — No! no!... Lasciate che gli spieghi io... Le terre del comune devono darsi a censo, eh? a pezzi e a bocconi perchè ogni [...]
[...] gente che non sa cosa farsene della terra e non ne caverà neppure i denari del censo. Ci hanno tutti lo stesso diritto, non è vero? Allora, con un po [...]
[...] ' di giudizio, anticipando a questo e a quello una piccola somma... Loro falliscono in capo all'anno, e noi ci pigliamo la terra in compenso del [...]
[...] di terra. Ci lasciano le ossa piuttosto! Don Gesualdo si alzò di botto, colle narici aperte, la faccia rianimata a un tratto, e si mise a [...]
[...] frenarsi. — Scusate, scusate, signori miei! — disse entrando. — Se disturbo... se avete da parlare in segreto... Me ne vo... — E si mise a sedere [...]
[...] don Gesualdo. — Eh? eh? Cosa vi ho detto or ora?... — Infine... — conchiuse donna Giuseppina, — è meglio parlarci chiaro e darci la mano tutti [...]
[...] quelli che abbiamo da perdere... E tornò su quella birbonata di sminuzzare le terre del comune fra i più poveri, in tante briciole, un pizzico per [...]
[...] ciascuno, che non fa male a nessuno!... Essa rideva così che le ballava il ventre dalla bile. — Ah??? — esclamò il barone pavonazzo in viso, e cogli [...]
[...] occhi fuori dell'orbita. — Ah??? — E non disse altro. Don Gesualdo rideva anche lui. — Ah? voi ridete, ah? — Cosa volete che faccia? Non me ne [...]
[...] vuol dire che il mio non è più mio, e ciascuno 255 vuole la sua parte!... — Don Gesualdo, duro, scrollava il capo; badava a ripetere: — No! no! non [...]
[...] mi ci pigliano! — Tutt'a un tratto il barone Zacco afferrò don Ninì per la sciarpa e lo spinse verso il canapè quasi volesse mangiarselo [...]
[...] , sussurrandogli nell'orecchio: — Volete sentirla? Volete che ve la canti? E segno che quello lì ci ha il suo fine per farci rimaner tutti quanti siamo con [...]
[...] parenti. Zacco e don Ninì si calmarono di botto, tornando cerimoniosi. — Scusate! scusate! La cugina Bianca crederà chissà cosa, al sentirci [...]
[...] Zacco. — E fingendo di cercare il cappello e la canna d'India s'accostò a don Gesualdo nel buio dell'anticamera. — Sentite... Fate male, in parola [...]
[...] sotto mano il bicchier d'acqua e le medicine, con la faccia lunga, sospirando, biasciando avemarie. Voleva pure che restasse la sua ragazza ad [...]
[...] donne... Si son messe in testa di darvi moglie... come se fossi già morta. E col capo seguitava a far segno di sì, di sì, che non s'ingannava, col [...]
[...] , che non voleva più rimaritarsi, che ne aveva visti abbastanza dei guai. E la poveretta stava ad ascoltarlo tutta contenta, cogli occhi lustri che [...]
[...] , quasi volesse nasconderglielo in petto, quasi volesse confessarsi con lui. Dopo un momento allentò le braccia, col volto rigido e chiuso, colla [...]
[...] che siete ricco... Non vedete com'è ridotta vostra moglie?... Mal sottile è, Dio liberi! Io ho paura, e vi saluto tanto. Dopo che s'erano [...]
[...] ingrassati nella sua casa! Ora tutti l'abbandonavano quasi rovinasse, e non c'era neppure chi accendesse il lume. Sembrava quella notte alla Salonia, in [...]
[...] sapendo dove dar di capo, pensò agli amici antichi, quelli che si ricordano nel bisogno, e mandò a chiamare Diodata per dare una mano. Venne invece [...]
[...] il marito di lei, sospettoso, guardandosi intorno, badando do- ve metteva i piedi, sputacchiando di qua e di là: — Quanto a me... anche la mia pelle [...]
[...] , se la volete, don Gesualdo!... Ma Diodata è madre di famiglia, lo sapete... Se le capita qualche disgrazia, Dio ne liberi voi e me... Se piglia [...]
[...] la malattia di vostra moglie... Siamo povera gente... Voi siete tanto ricco; ma io non avrei neppure di che pagarle il medico e lo speziale... 258 [...]
[...] Insomma le solite litanie, la solita giaculatoria per cavargli dell'altro sangue. Finalmente, dopo un po' di tira e molla, s'accordarono sul [...]
[...] compenso. Gli toccava chiudere gli occhi e chinare il capo. Nanni l'Orbo, tutto contento del negozio che aveva fatto, conchiuse: — Quanto a noi siete [...]
[...] padrone anche della nostra pelle, don Gesualdo. Comandateci pure, di notte e di giorno. Vo a pigliare mia moglie e ve la porto. Ma Bianca soffriva [...]
[...] impadronirsi di tutto il suo. Era diventata tale e quale una bambina, sospettosa, irascibile, capricciosa. Si lagnava che le mettessero qualche cosa [...]
[...] non fargliela vedere. 259 — Ho sentito la voce di mio fratello don Ferdinando!... è arrivata una lettera di mia figlia, e non hanno voluto darmela [...]
[...] sempre, scriveva suo marito. Del resto sapevano da un pezzo come Bianca si strascinasse fra letto e lettuccio, e non avrebbero mai creduto la [...]
[...] catastrofe così prossima. Intanto la povera madre non sapeva darsi pace, e se la pigliava con don Gesualdo e con tutti quanti le stavano vicino. Ci [...]
[...] un papa in casa di don Gesualdo. Mangiava e beveva. Veniva ogni giorno a empirsi la pancia. Diodata badava a quel che c'era da fare, e lui [...]
[...] correva in piazza a spassarsela, a confabulare cogli amici, a dir che ci voleva questo e si doveva far quell'altro, a difendere la causa della povera [...]
[...] gente nella quistione di spartirsi i feudi del comune, ciascuno il suo pezzetto, come voleva Dio, e quanti figliuoli ogni galantuomo aveva sulle [...]
[...] spalle, tante porzioni! Egli conosceva anche per filo e per segno tutti i maneggi dei pezzi grossi che cercavano appropriarsi le terre. Una volta [...]
[...] attaccò una gran discussione su quest'argomento con Canali, e andò a finire a pugni, adesso che non era piu il tempo delle prepotenze e ognuno diceva [...]
[...] le sue ragioni. II giorno dopo mastro Titta era andato da Canali a radergli la Barba, allorchè 260 suonarono il campanello e Canali andò a vedere [...]
[...] colla saponata al mento. Mentre affilava il rasoio, mastro Titta allunga il collo per semplice curiosità, e vide Canali il quale parlava [...]
[...] nell'anticamera con Gerbido, una faccia tutti e due da far tendere l'orecchio a chiunque. Canali diceva a Gerbido: — Ma ti fidi poi? — E Gerbido rispose [...]
[...] : — Oh!!! — Nient'altro. Canali tornò a farsi la barba, tranquillo come nulla fosse, e mastro Titta non ci pensò più. Soltanto la sera, non sapeva [...]
[...] parole di poco prima. — Chissà per chi è destinata quella pillola, Dio liberi!... — pensò fra di sè. Già i tempi erano sospetti, e la gente s'era [...]
[...] insieme... — No, mastro Titta, devo passare qui dal tabaccaio, e poi vo un momento a vedere Diodata, che è ad assistere la moglie di don Gesualdo [...]
[...] . — Fatemi questo piacere, compare Nanni! Venite a casa piuttosto! Il tabacco ve lo darò io, e da vostra moglie ci andrete domani. Non son tempi [...]
[...] aveva... L'aspettava sua moglie con un piatto di maccheroni... e tante altre cose... Per un piatto di maccheroni, Dio liberi, ci lasciò la pelle [...]
[...] requie da anni ed anni, e gli avevano fatto incanutire i capelli con quella lite. Anche Speranza ci si era ridotta simile a una strega; ci s'era [...]
[...] mangiata la chiusa e la vigna, stuzzicata da ciascuno che avesse avuto 261 da dire con suo fratello. Andava vituperandolo da per tutto. L'aspettava [...]
[...] buono soltanto per portarsi la pancia a spasso nel paese, lui — e lo stesso Santo, allorchè aveva bisogno di denari, voltava casacca e si metteva [...]
[...] . — è una vera bricconata, vedete, don Camillo! Mi tirano di queste sassate giusto mentre sono nei guai sino al collo. Ho seminato bene e raccolgo [...]
[...] coi vostri parenti... Non voglio dir male di nessuno; ma vi darà da fare, caro don Gesualdo! E don Gesualdo stava zitto; curvava le spalle adesso [...]
[...] che ciascuno gli diceva la sua, e chi poteva gli tirava la sassata. Come sapevasi che sua moglie stava peggio, il marchese Limòli era venuto a [...]
[...] visitare la nipote, e ci aveva condotto pure don Ferdinando, tutti e due a braccetto, sorreggendosi a vicenda. — La morte e l'ignorante [...]
[...] , — osservavano quanti li incontravano a quell'ora per le strade, col fermento che c'era nel paese; e si facevano la croce vedendo ancora al mondo don [...]
[...] Gesualdo faceva la storia della malattia, e il cognato gli voltava la schiena, senza dir nulla, rivolto alla sorella, la quale guardava or questo ed [...]
[...] strillando, quasi fosse scoppiata la rivoluzione che s'aspettava. Tutt'a un tratto si udì bussare al portone e una voce che gridava: — Comare Diodata [...]
[...] , inquieto, masticando le parole, guardandosi dinanzi e di dietro prima d'aprir bocca. — Avete visto? è fatta! Hanno ammazzato il marito di Diodata [...]
[...] stringersi nelle spalle, come uno che non gliene importa nulla oramai, tutto per la poveretta ch'era in fin di vita. Dopo un po' giunsero la moglie e le [...]
[...] c'era più speranza. Si mise a passeggiare in lungo e in largo, a capo chino, colle mani dietro la schiena. Di tanto in tanto si chinava sul letto [...]
[...] dentro e sulle labbra. — Capite?... Neanche farle vedere la figliuola per l'ultima volta!... è un porco, quel signor duca! Tre mesi che scrive [...]
[...] oggi verremo e domani verremo! Come se avesse dovuto campar cent'anni quella poveretta! Dice bene il proverbio: lontano dagli occhi e lontano dal [...]
[...] cuore. Ci ha rubato la figlia e la dote, quell'assassino! E continua a sfogarsi così per un pezzo colla moglie di Zacco, che era mamma anche lei [...]
[...] , e accennava di sì, sforzandosi di tenere aperti gli occhi 264 che le si chiudevano da soli. Egli, che non sentiva nè il sonno nè nulla, tornava a [...]
[...] manovale, e mandarlo da tutti i parenti, che Bianca, poveretta, stava assai male, se volevano vederla. Per la strada c'era un via vai straordinario [...]
[...] , e laggiù in piazza udivasi un gran sussurro. Mastro Nardo, al ritorno, portò la notizia. — Hanno fatto la rivoluzione. C'è la bandiera sul [...]
[...] faccia il canonico Lupi, vestito di corto, con un cappellaccio a cencio, e il baronello Rubiera che se ne stava in disparte. — Scusate, don [...]
[...] . Don Ninì da lontano, ancora imbroncito, approvava col capo. — S'ha da fare la dimostrazione, capite? Gridare che vogliamo Pio Nono e la libertà [...]
[...] cominciare! Adesso ci hanno preso gusto, e ogni po' ve ne piantano un'altra per togliervi i denari di tasca. Oramai ho capito cos'è: Levati di lì [...]
[...] , e dammi ii fatto tuo! — Vuol dire che difendete il Borbone? Parlate chiaro. — Io difendo Ia mia roba, caro voi! Ho lavorato... col mio sudore [...]
[...] ... Allora... va bene... Ma adesso non ho più motivo di fare il comodo di coloro che non hanno e non posseggono... — E allora ve Ia fanno a voi [...]
[...] , capite! Vi saccheggiano la casa e tutto! Il canonico aggiunse che veniva nell'interesse di coloro che avevano da perdere e dovevano darsi la mano, in [...]
[...] ascoltar le vostre chiacchiere. — E volse loro le spalle. 266 — Ah, soggiunse il canonico andandogli dietro su per le scale. — Scusate, non ne [...]
[...] e il baronello. Don Ninì si fermò all'uscio col cappello in mano, senza dire una parola, e il canonico, che se ne intendeva, dopo un po' fece [...]
[...] reggo. C'era già don Ferdinando Trao al capezzale, come una mummia, e la zia Macrì, la quale asciugava il viso alla nipote con un fazzoletto di [...]
[...] tela fine. Le Zacco erano pallide della nottata persa, e donna Lavinia non si reggeva più in piedi. Sopraggiunse il marchese Limòli insieme al [...]
[...] . Tratto tratto guardava timidamente di sottecchi il cognato che aveva gli occhi gonfi, la faccia gialla e ispida di peli, e faceva atto [...]
[...] , vedendosi intorno quei visi e quel silenzio, abbassò la voce e andò a finire il discorso in un angolo, all'orecchio del barone Zacco. Costui tornava [...]
[...] vero stralunato di qua e di là, ma si vedeva che non gli dava retta. In quella tornò ad uscire il prete, strascicando i piedi, con una commozione che [...]
[...] comò, con la tovaglia damascata e i candelieri d'argento. A che gli giovava adesso avere i candelieri d'argento? Don Ferdinando andava toccando [...]
[...] quel momento, e si mise a piangere e a singhiozzare. Piangevano tutti quanti. In quell'istante fece capolino dall'uscio donna Sarina Cirmena [...]
[...] cessato, e arrivò a balbettare qualche parola. Ma aveva una voce che s'udiva appena. 268 — Vedete? — disse donna Agrippina. — Vedete, ora che si è [...]
[...] cingolo della tonaca per ficcarglielo sotto il guanciale. La zia Cirmena portava esempi di guarigioni miracolose: tutto sta ad avere fede nei santi e [...]
[...] cosa. L'altro scosse il testone arruffato e gonfio due o tre volte. La baronessa approfittò del buon momento per indurre don Gesualdo a pigliare un [...]
[...] venire. - Sissignore! Hanno messo la bandiera sul campanile. Dicono c'è il 269 segno di abolire tutti i dazi e la fondiaria. Perciò or ora faranno la [...]
[...] dimostrazione. Il procaccia delle lettere ha portato la notizia che a Palermo l'hanno già fatta... e anche in tutti i paesi lungo la strada [...]
[...] !... Dalla via del Rosario spuntava una bandiera tricolore in cima a una canna, e dietro una fiumana di gente che vociava e agitava braccia e cappelli [...]
[...] c'era! Don Gesualdo rimase colla chicchera in mano. S'udì in quel punto una forte scampanellata all'uscio, e Zacco corse a vedere. Dopo un momento [...]
[...] sporse il capo dall'uscio dell'anticamera, e chiamò a voce alta: — Marchese! Marchese Limòli! Rimasero a discutere sottovoce nell'altra stanza [...]
[...] . Pareva che il barone mettesse buone parole con un terzo che era arrivato allora, e il marchese andasse scaldandosi. — No! no! è una porcheria! — In [...]
[...] momento passò di furia donna Agrippina Macrì, colla tonaca color pulce che le sbatteva dietro, e nella camera della moribonda si udì un gran trambusto [...]
[...] , seggiole rovesciate, donne che strillavano. Don Gesualdo s'alzò di botto, vacillando, coi capelli irti, posò la chicchera sul tavolino, e si mise [...]
[...] a passeggiare innanzi e indietro, fuori di sè, picchiando le mani l'una sull'altra e ripetendo: — S'è fatta la festa!... s'è fatta! III [...]
[...] Giunse poco dopo una lettera d'Isabella, la quale non sapeva nulla ancora della catastrofe, e fece piangere gli stessi sassi. Il duca scrisse anche lui [...]
[...] - un foglietto con una lista nera larga un dito, e il sigillo stemmato, pur esso nero, che stringeva il cuore — inconsolabile per la perdita della [...]
[...] scovava i fatti di tutto il paese, giacchè il notaro non rispose neppure, e solo con qualche intimo, brontolone come s'era fatto coll'età, andava [...]
[...] , fra quattro ceri, 272 nel subbuglio della gente ammutinata che voleva questo, e voleva quell'altro, stando in piazza dalla mattina alla sera, a [...]
[...] bociare colle mani in tasca e la bocca aperta, aspettando la manna che doveva piovere dal campanile imbandierato. Ciolla ch'era diventato un pezzo [...]
[...] grosso alfine, con una penna nera nel cappello e un camiciotto di velluto che sembrava un bambino, a quell'età, passeggiava su e giù per la piazza [...]
[...] , guardando di qua e di là come a dire alla gente: — Ehi! badate a voi adesso! — Don Luca, portando la croce dinanzi alla tiara, ammiccava [...]
[...] gentilmente, per farsi strada fra la folla, e sorrideva ai conoscenti, come udiva lungo la via tutti quei gloria che recitava la gente alle spalle di [...]
[...] mastro-don Gesualdo. — Un brigante! un assassino! uno che s'era arricchito, mentre tanti altri erano rimasti poveri e pezzenti peggio di prima! uno [...]
[...] che aveva i magazzini pieni di roba, e mandava ancora l'usciere in giro per raccogliere il debito degli altri. — A strillare più forte erano i [...]
[...] capannelli, alla mano e bonaccioni, col cuore sulle labbra: — Quel mastro-don Gesualdo sempre lo stesso! aveva fatto morire la moglie senza neppure [...]
[...] in sagrestia. Se non ha cuore neppure pel sangue suo!... Non mi fate parlare, chè domattina devo dir messa! — Nobili e plebei, passato il primo [...]
[...] sbigottimento, erano diventati tutti una famiglia. Adesso i signori erano infervorati a difendere la libertà preti e frati col crocifisso sul petto [...]
[...] , o la coccarda di Pio Nono, e lo schioppo ad armacollo. Don Nicolino Margarone s'era fatto capitano, cogli speroni e il berretto gallonato. Donna [...]
[...] Agrippina Macrì preparava filacce e parlava d'andare al cameo, appena cominciava la guerra. La signora Capitana raccoglieva per la compera dei fucili [...]
[...] , vestita di tre colori, il casacchino rosso, la gonnella bianca, e un cappellino calabrese colle penne verdi ch'era un amore. Le altre dame ogni [...]
[...] giorno 273 portavano sassi alle barricate, fuori porta, coi canestrini ornati di nastri e la musica avanti. Sembrava una festa, mattina e sera [...]
[...] , con tutte quelle bandiere, quella folla per le strade, quelle grida di viva e di abbasso, ogni momento, lo scampanio, la banda che suonava, la [...]
[...] prestito forzoso, la questua pei fucili!... Lui lo mettevano in capo lista, lo tassavano il doppio degli altri. Gli toccava difendersi e litigare [...]
[...] . I signori del Comitato che tornavano stanchi di casa sua, dopo un'ora di tira e molla, ne contavano delle belle. Dicevano che non capiva più [...]
[...] Dio arriva, tosto o tardi. Intanto i villani e gli affamati che stavano in piazza dalla mattina alla sera, a bocca aperta, aspettando la manna che [...]
[...] i magazzini pieni di roba, dei campi e delle vigne!... Pazienza i signori, che c'erano nati... Ma non si davano pace, pensando che don Gesualdo [...]
[...] Motta era nato povero e nudo al par di loro. 274 — Se lo rammentavano tutti, povero bracciante. — Speranza, la stessa sua sorella, predicava lì, di [...]
[...] proprie mani. Aizzava contro allo zio i suoi figliuoli che s'erano fatti grandi e grossi, e capaci di far valere le loro ragioni, se non fossero stati due [...]
[...] voleva fare la pace con tutti quanti, e dei guai ne aveva anche troppi. Giacalone, a cui don Gesualdo aveva fatto pignorar la mula pel debito del [...]
[...] , sparlandone in ogni bettola e in ogni crocchio, stuzzicando anche gli indifferenti, con quella storia delle terre comunali che dovevano spartirsi [...]
[...] fra tutti quanti, delle quali ciascuno aspettava il suo pezzetto, di giorno in giorno, e ancora non se ne parlava, e chi ne parlava lo facevano [...]
[...] don Gesualdo coi figliuoli, dei poveri trovatelli che andavano a zappare nei campi del genitore per guadagnarsi il pane, e gli baciavano le mani [...]
[...] per giunta, come quella bestia di Diodata che a chi gli dava un calcio rispondeva grazie. Dai e dai erano arrivati a scatenargli contro anche loro [...]
[...] , una sera che li avevano tirati in quelle chiacchiere all'osteria, e i due ragazzacci non possedevano neppure di che pagar da bere agli amici. Don [...]
[...] s'accapigliarono, padre e figlio. Si fece un gran gridare, una lite che durò mezz'ora. Accorse anche Diodata, coi capelli per aria, vestita di nero. Nunzio [...]
[...] , ubbriaco fradicio, pretendeva il fatto suo lì su due piedi, e gliene disse di tutte le specie, a lei e a lui. Lo zio Santo, che s'era accomodato [...]
[...] col fratello, dopo la morte della cognata, aiutandolo a passar l'angustia, mangiando e bevendo alla sua barba, afferrò la stanga per metter pace [...]
[...] canto, pretendeva che don Gesualdo dovesse aprire i magazzini alla povera gente, se voleva salvare l'anima e il corpo. Lui ci aveva cinque [...]
[...] figliuoli sulle spalle, cinque bocche da sfamare, e la moglie sei. Mastro Titta, quand'era venuto a cavargli sangue, gli canto il resto, colla lancetta [...]
[...] in aria: — Vedete? Se non mettono giudizio, certuni, va a finir male, stavolta! La gente non ne può più! Sono quarant'anni che levo pelo e cavo [...]
[...] sangue, e sono ancora quello di prima, io! Don Gesualdo, malato, giallo, colla bocca sempre amara, aveva perso il sonno e l'appetito; gli erano [...]
[...] venuti dei crampi allo stomaco che gli mettevano come tanti cani arrabbiati dentro. Il baron Zacco era il solo amico che gli fosse rimasto. E la gente [...]
[...] diceva pure che doveva averci il suo interesse a fargli l'amico, qualche disegno in testa. Veniva a trovarlo sera e mattina, gli conduceva la [...]
[...] moglie e le figliuole, vestiti di nero tutti quanti, che annebbiavano una strada. Gli lasciava la sua ragazza per curarlo: — Lavinia ci ha la mano [...]
[...] figliuoli, di già canuta e curva come una vecchia: — No, no, buona donna. Non abbiamo bisogno di voi! Badate ai fatti vostri piuttosto, chè qui la [...]
[...] resto, non avete bisogno di nulla, ora che ci abbiamo qui la mia ragazza. 276 Lui stesso si faceva in quattro a disporre e a ordinare nella casa del [...]
[...] cugino don Gesualdo, a ficcare il naso in tutti i suoi affari, a correre su e giù con le chiavi dei magazzini e della cantina. Gli consigliava [...]
[...] atto dinanzi notaio... un po' per uno, a tutti coloro che gridano più forte perchè non hanno nulla da perdere, e minacciano adesso di scassinarvi i [...]
[...] magazzini e bruciarvi la casa. Taceranno, per adesso. Poi, se arrivano a pigliarsi le terre del comune, voi ci mettete subito una bella ipoteca. Le [...]
[...] cose non possono andare sempre a questo modo. I tempi torneranno a cambiare, e voi ci avrete messo sopra le unghie a tempo. Ma lui non voleva [...]
[...] : — Ah! La mia roba? Voglio vederli! Dopo quarant'anni che ci ho messo a farla... un tarì dopo l'altro!... Piuttosto cavatemi fuori il fegato e [...]
[...] levagli la vita! Perciò aveva armato Santo e mastro Nardo, il vecchio manovale, con sciabole e carabine. Teneva il portone sbarrato, due mastini [...]
[...] congiurare, e un bel mattino si sarebbero trovate le forche in piazza, e appesi tutti coloro che avevano fatta la rivoluzione. I pochi amici perciò [...]
[...] l'avevano abbandonato, onde non esser visti di cattivo occhio. E Zacco correva davvero un brutto rischio continuando ad andare da lui e a condurgli [...]
[...] tutta la famiglia. — Peccato che 277 con voi ci si rimette il ranno e il sapone! — gli disse però più di una volta. Sua moglie infine, vedendo che [...]
[...] morto, e la sua ragazza gli faceva da infermiera, messa a guardia accanto alla finestra. — Scusatemi, cugino! Sono madre, e non posso più tacere [...]
[...] ... e ditemi chiaro la vostra intenzione... Quanto a me ci avrei tanto piacere... ed anche il barone mio marito... Ma bisogna parlarci chiaro... Il [...]
[...] che ci sta a far qui Ia mia Lavinia? Una zitella! Siete vedovo finalmente, e gli anni del giudizio li dovete anche avere, per pigliare una [...]
[...] risoluzione, e sapere quel che volete fare! — Niente. Io non voglio far niente. Voglio stare in pace, se mi ci lasciano stare... — Ah? Cosi? Stateci pure a [...]
[...] comodo vostro... Ma intanto non è giusto... capite bene!... Sono madre... E stavolta, risoluta, ordinò alla figliuola di prendere il manto e [...]
[...] sua camera, inchiodata nel seggiolone di faccia al letto matrimoniale, accanto al quale era ancora lo schioppo del marito, buon'anima, e il [...]
[...] crocifisso che gli avevano messo sul petto in punto di morte, imbacuccata in un vecchio scialle, e colle mani inerti in grembo. Appena vide entrare il [...]
[...] cugino Zacco si mise a piangere di tenerezza, rimbambita: delle lagrime grosse e silenziose che si gonfiavano a poco a poco negli occhi torbidi, e [...]
[...] voleva narrargli anche i suoi guai, biasciando, sbuffando e imbrogliandosi, con la lingua 278 grossa e le labbra pavonazze, spumanti di bava. II [...]
[...] -don Gesualdo. — Signore Iddio, me ne accuso e me ne pento! L'ho durata fin troppo con colui! Mi pareva una brutta cosa abbandonarlo nel bisogno [...]
[...] ? Non voglio rovinarmi per amore di mastro-don Gesualdo. Ho moglie e figliuoli. Dovrei portarmelo appeso al collo come un sasso per annegarmi [...]
[...] ! 279 Vedete, signori miei, un barone Zacco che gli lustra le scarpe e s'inimica coi parenti per lui! L'altro chinava il capo, contrito. Confessava [...]
[...] che aveva errato, a fin di bene, per impedirgli di far dell'altro male, e cercare di cavarne quel poco di buono che si poteva. Una volta, in vita [...]
[...] , poi il cugino Zacco, e non seppe che dire. — Bene, — riprese Zacco un'altra volta. — So che stasera quei ragazzi vogliono fare un po' di chiasso per [...]
[...] di venire a seccarmi sotto le mie finestre. Ci ho molta roba anch'io nello stomaco, e non voglio aver dei nemici a credenza, come mastro-don [...]
[...] Gesualdo!... Marito e moglie si guardarono negli occhi. — Son padre di famiglia! — tornò a dire il barone. — Devo difendere i miei interessi [...]
[...] peccato, perchè è l'inno del papa... Discorreremo poi... Bisogna metter mano alla tasca, amico mio. Bisogna spendere e regalare. Vedete io? E agitava [...]
[...] grugnire in una collera ostinata di bambina, gonfiando apposta le vene del collo per diventar pavonazza in viso. Ricominciò il baccano: nuora e [...]
[...] sudice nella criniera arruffata e grigiastra, minacciando la paralitica lei pure: — Guardate un po'! E diventata cattiva come un asino rosso! Cosa [...]
[...] tutta quella grazia di Dio addosso, prosit a lei, don Ninì Rubiera, nella commozione generale, si sentiva venire le lagrime agli occhi, e [...]
[...] smanacciava pin forte degli altri, borbottando fra di sè: — Corpo di!... E ancora un bel pezzo di donna!... Fortuna che non ci sia mia moglie qui!... Ma i [...]
[...] rimasti fuori, che spingevano senza poter entrare, partirono finalmente a strillare viva e morte per conto proprio; e quanti erano in teatro, al [...]
[...] baccano, uscirono in piazza, lasciando la prima donna e il signor Pallante a sbracciarsi da soli, colle bandiere in mano. In un momento si riunì una [...]
[...] gran folla, che andava ingrossando sempre al par di un fiume. Udivasi un gridio immenso, degli urli che nel buffo e nella confusione suonavano [...]
[...] minacciosi. Don Nicolino Margarone, Zacco, Mommino Neri, tutti i bene intenzionati, si sgolavano a chiamare «fuori i lumi!» per vederci chiaro, e che [...]
[...] non nascessero dei guai. La folla durò un pezzo a vociare di qua e di là. Indi si rovescio come un torrente giù per la via di San Giovanni [...]
[...] . Dinanzi alI'osteria di Pecu-Pecu c'era un panchettino con dei tegami di roba fritta che andò a catafascio — petronciani e pomidoro sotto i piedi. Santo [...]
[...] Motta, che stava li di casa e bottega, strillava come un ossesso, vedendo andare a male tutta quella roba. — Bestie! animali! Che non ne mangiate [...]
[...] grazia di Dio? — Quasi pestavano 282 anche lui, nella furia. Giacalone e i più infervorati proposero di sfondar l'uscio della chiesa e portare il [...]
[...] santo in processione, per far più colpo. — Sì e no. — Bestemmie e sorgozzoni, lì all'oscuro, sul sagrato. Mastro Cosimo intanto s'era arrampicato [...]
[...] sul campanile e suonava a distesa. Le grida e lo scampanlo giungevano sino all'Alia, sino a Monte Lauro, come delle folate di uragano. Dei lumi si [...]
[...] e non si sa... Come molti avevano messo orecchio al discorso di sfondar usci e far la festa a tutti i santi, la marmaglia ora pigiavasi dinanzi ai [...]
[...] magazzini di mastro-don Gesualdo. Dicevasi ch'erano pieni sino al tetto. — Uno ch'era nato povero come Giobbe, e adesso aveva messo superbia, ed [...]
[...] era nemico giurato dei poveretti e dei liberali! — Coi sassi, coi randelli — due o tre s'erano armati di un pietrone e davano sulla porta che [...]
[...] accapponare la pelle. Santo Motta malconcio e insanguinato, rotolandosi per terra, riescì a far fare un po' di largo dinanzi all'uscio del [...]
[...] - cese e stravolte che apparivano confusamente al lume delle torce a vento. Usci e finestre si chiudevano con fracasso. Si udivano da lontano [...]
[...] strilli e pianti di donne, voci che chiamavano: — Maria Santissima! Santi cristiani!... Don Gesualdo era in letto malato, quando udì bussare alla [...]
[...] stretto nelle spalle. Ma al vedere adesso che facevano sul serio, balzò dal letto cosi come si trovava, col fazzoletto in testa e il cataplasma sullo [...]
[...] inferocito, nella faccia verde di bile, andava e veniva per la stanza, cercando pistole e coltellacci, risoluto a vender cara la pelle almeno. Mastro [...]
[...] Nardo e quei pochi di casa che gli erano rimasti affezionati pel bisogno si raccomandavano l'anima a Dio. Finalmente il barone Mèndola riesci a farsi [...]
[...] , però! Lo stesso Lupo, quando lo mettono colle spalle al muro!... — Zacco, e due o tre altri benintenzionati ch'erano sopravvenuti intanto [...]
[...] la polvere, al primo che mi capita!... Proprio! Era risoluto di fare uno sterminio. Per fortuna irruppe nella stanza il canonico Lupi, e gli si [...]
[...] buttò addosso senza badare al rischio, spingendolo e sbatacchiandolo di qua e di là, finchè arrivò a strappargli di mano lo schioppo. — Che diavolo [...]
[...] ! Colle armi da fuoco non si scherza! — Aveva il fiato ai denti, il cranio rosso e pelato che gli fumava come quando era giovane, e balbettava [...]
[...] colla voce rotta: — Santo diavolone!... Domeneddio, perdonatemi! Mi fate parlare come un porco, don asino! Siamo qui per salvarvi la vita, e non ve lo [...]
[...] meritate! Volete far mettere il paese intero a sacco e fuoco? Non m'importa di voi, 285 bestia che siete! Ma certe cose non bisogna lasciarle [...]
[...] . Chi ha bisogno venga qui da noi... Ora è tardi, e siamo tutti d'un colore... birbanti e galantuomini... Ehi! ehi, dico!... Don Nicolino dovette [...]
[...] afferrare pel collo un tale che stava per cacciarsi dentro il portone socchiuso, approfittando della confusion e della ressa che facevasi attorno [...]
[...] a una donna la quale strillava e supplicava: — Nunzio! Gesualdo! Figliuoli miei!... Che vi fanno fare?... Nunzio... Ah Madonna Santa!... Era [...]
[...] Diodata, la quale aveva sentito dire che i suoi ragazzi erano nella baraonda, a gridare viva e morte contro don Gesualdo anche loro, ed era corsa [...]
[...] colle mani nei capelli. — Madonna santa! che vi fanno fare!... — Zacco e mastro Nardo portarono giù intanto dei barili pieni, e aiutavano a metter [...]
[...] 286 di pane e il suo pezzo di terra... Ci aggiusteremo... Tornate domani... — Domani, un corno! — brontolò di dentro don Gesualdo. — Mi pare che [...]
[...] marchese, oramai sordo come una talpa, s'era buttato un ferraiuolo sulle spalle, e stava a vedere dietro l'invetriata del balcone, in camicia, collo [...]
[...] scaldino in mano e i piedi nudi nelle ciabatte, quando gli capita quella nespola fra capo e collo. Ci volle del bello e del Buono a fargli capire [...]
[...] fargli la festa... a vostro nipote don Gesualdo... Bisogna nasconderlo... Egli ammiccava, colle palpebre floscie e cascanti, accennando di sì [...]
[...] seggiola su cui appisolavasi 287 dopo pranzo, i mattoni smossi in quel breve tratto fra l'uscio e la finestra, la parete scalcinata accanto al letto [...]
[...] dove soleva accendere il lume. E in quel sudiciume il marchese ci stava come un principe, sputando in faccia a tutti quanti le sue miserie [...]
[...] ! e vogliono stanarvi anche di qua per costringervi a mantenere ciò che ha promesso il canonico... Ciolla in persona... l'ho visto laggiù a far [...]
[...] sentinella... Il marchese, ch'era tomato arzillo e gaio fra tutto quel parapiglia, aguzzando l'udito, ficcandosi in mezzo per acchiappar qualche parola [...]
[...] sbuffando, gridando ch'era meglio finirla, che correva giu a dargliela lui, la promessa, al Ciolla! E giacchè lo cercavano, era lì, pronto a [...]
[...] farvi gridare viva e morte insieme a loro? E voi andateci! Viva voi che avete da farli gridare! — No! So io quello che vogliono! — ribattè don [...]
[...] Gesualdo imbestialito. — Scusate, non si tratta soltanto di voi adesso, — osservò Mendola. - E che dietro di voi ci siamo tutto il paese [...]
[...] ! Quei bricconi s'erano legate al dito le parole di pace ch'egli si era lasciato sfuggire in quel frangente, e stavano in piazza tutto il giorno ad [...]
[...] loro due: - Io, eh?... Io!... Son io che ho promesso mari e monti? — Per chetarli, in nome di Dio! Parole che si dicono, si sa! Avrei voluto vedervi [...]
[...] , e bisogna pigliar tempo. Intanto voi levatevi di mezzo, causa causarum! In fondo a una cisterna, in un buco, dove diavolo volete, ma non è la [...]
[...] aperte. Nessuno sa che c'è ancora lui al mondo, e non verranno a cercarvi sin lì. — Il marchese approve anch'esso: — Benissimo. è una bella [...]
[...] pensata! Cane e gatto chiusi insieme... — Don Gesualdo s'ostinava ad opporsi. — Allora, — esclamò il canonico, — io me ne lavo le mani come Pilato. Anzi [...]
[...] vado a chiamarvi Ciolla e tutti quanti, se volete!... Don Gesualdo era ridotto in uno stato che di lui ne facevano quel che volevano. A due ore di [...]
[...] notte, per certe stradicciuole fuori mano, andarono a svegliare Grazia che aveva la chiave del portone, e al buio, tentoni, arrivarono sino [...]
[...] rispose. Poi si udì frugare nel buio. E a un tratto don Ferdinando si chiuse dentro col paletto, e si mise ad ammonticchiare sedie e tavolini [...]
[...] correre tutto il paese! Il canonico rideva sotto il naso, scuotendo il capo. Grazia intanto aveva acceso un mozzicone di candela, e li guardava in [...]
[...] più in piedi, pallido e disfatto, proruppe in tono disperato: — Io voglio tornarmene a casa mia!... a qualunque costo... Sono risoluto [...]
[...] , potete fare le vostre meditazioni sulla vita e sulla morte, per passare il tempo. Che commedia, questo mondaccio! Vanitas vanitatum! Don Gesualdo [...]
[...] gli rivolse un'occhiata nera, ma non rispose. Ci aveva ancora dello stomaco per chiudervi dentro i suoi guai e le sue disgrazie, senza fame parte [...]
[...] agli amici, per divertirli. Si buttò a giacere sul letto, e rimase solo al buio coi suoi malanni, soffocando i lamenti, mandando giù le amarezze [...]
[...] che affaticavasi e s'arrabattava al sole e al vento, tutti col viso arcigno, che gli sputavano in faccia: — Bestia! bestia! Che hai fatto? Ben ti [...]
[...] mani sul ventre enorme, e ricominciare le lagnanze contro i parenti di don Ferdinando 290 che le lasciavano quel poveretto sulle spalle [...]
[...] , lesinandogni il pane e il vino. — Sissignore, l'hanno tutti dimenticato, lì nel suo cantuccio, come un cane malato!... Ma io il cuore non mi dice... Siamo [...]
[...] fare qui? Tanto, lo sanno tutti!... A gran stento lo indussero ad aspettare la sera. E dopo l'avemaria, quatti quatti, burgio e tutti i parenti [...]
[...] l'accompagnarono a casa. Speranza volle restare a guardia del fratello, giacchè trovavasi tanto malato, e per miracolo quella notte non gli avevano [...]
[...] messo ogni cosa a sacco e ruba. — Non vuol dire se siamo in lite. Al bisogno si vede il cuore della gente. Gli interessi sono una cosa, e l'amore [...]
[...] delle pupille dei propri occhi, lui e la sua roba. Gli schierò dinanzi al letto marito e figliuoli che giravano intorno sguardi cupidi, ripetendo [...]
[...] a poco, gli si misero tutti quanti alle costole. I nipoti scorazzando per la casa e pei poderi, spadroneggiando, cacciando le mani da per tutto [...]
[...] . La sorella, colle chiavi alla cintola, frugando, rovistando, mandando 291 il marito di qua e di là, pei rimedi, e a coglier erbe medicinali. Come [...]
[...] amore di vostro cognato? Carcere, malattie e necessità si conosce l'amistà. Lei non aveva suggezione di Ciolla e di tutti gli altri della sua [...]
[...] lo inseguì giù per le scale, buttandogli dietro una catinella d'acqua sporca. Lo stesso canonico Lupi aveva dovuto mettersi la coda fra le gambe, e [...]
[...] non era tornato a fare il generoso colla roba altrui, ora che Ciolla e i più facinorosi erano partiti a cercar fortuna in città, con bandiere e [...]
[...] trombette. Il canonico, onde chetare gli altri, aveva preso il ripiego di sortire in procession, colla disciplina e la corona di spine; e così gli [...]
[...] altri si sfogavano in feste e quarant'ore, mentre lui andava predicando la fratellanza e l'amore del prossimo. — Però un baiocco non lo mette fuori [...]
[...] ! — sbraitava comare Speranza. — E questo va bene. Ma se torna a fare il camorrista, qui da noi, lo ricevo come va... tal quale Vito Orlando [...]
[...] ! Intanto la casa di don Gesualdo era messa a sacco e ruba egualmente. Vino, olio, formaggio, pezze di tela anche, sparivano in un batter d'occhio [...]
[...] . Dalla Canziria e da Mangalavite giungevano fattori e mezzadri a reclamare contro i figliuoli di massaro Fortunato Burgio che comandavano a bacchetta [...]
[...] , e saccheggiavano i poderi dello zio, quasi fosse già roba senza padrone: Lui, poveraccio, confinato in letto, si rodeva in silenzio; non osava [...]
[...] ribellarsi al cognato e alla sorella; pensava ai suoi guai. Ci aveva un cane, lì nella pancia, che gli mangiava il fegato, il cane arrabbiato di San [...]
[...] Vito martire, che lo martirizzava anche lui. Inutilmente Speranza, amorevole, cercava erbe e medicine, consultava Zanni e person che avevano [...]
[...] segreti per tutti i mali. Ciascuno portava un rimedio nuovo, dei decotti, degli unguenti, fino la reliquia e l'immagine benedetta del santo, che don [...]
[...] ..Domani mi alzerò... 292 Ma non ci credeva piu neppur lui, e non si alzava mai. Era ridotto quasi uno scheletro, pelle e ossa; soltanto il ventre era [...]
[...] gonfio come un otre. Nel paese si sparse la voce che era spacciato: la mano di Dio che l'agguantava e l'affogava nelle ricchezze. Il signor genero [...]
[...] scrisse da Palermo onde avere notizie precise. Parlava anche d'affari da regolare, e di scadenze urgenti. Nella poscritta c'erano due righe [...]
[...] s'inteneriva sulla lettera, sputa fuori il veleno: — Ecco! Ora vi guastate il sangue, per giunta! Potreste andarvene all'altro mondo... solo e [...]
[...] bambino. Non si riconosceva più. Allorchè Diodata, sentendo ch'era tanto malato, volle andare a visitarlo e a chiedergli perdono per la mancanza che [...]
[...] gli avevano fatto i suoi ragazzi, la notte della sommossa, rimase di stucco al vederlo cosi disfatto, che puzzava di sepoltura, e gli occhi che a [...]
[...] facessero... Dovete perdonare per amor mio, signor don Gesualdo!... E si vedeva che parlava sincera, la poveretta, con quel viso, mandando gie, per [...]
[...] nasconderle, le lagrime che a ogni parola le tornavano agli occhi, cercando di pigliargli Ia mano per baciargliela. Egli faceva un gesto vago, e [...]
[...] scuoteva il capo, come a dire che non gliene importava, oramai. In quella sopravvenne Speranza, e fece una partaccia a quella sfacciata che veniva a [...]
[...] ! Non le bastava? Ora calavano i corvi, all'odor del carname. Il malato chiudeva gli occhi per 293 sfuggire quel supplizio, e agitavasi nel letto [...]
[...] tornò al fratello, tutta amorevole e sorridente. — Per assistervi adesso ci avete qui noi... Non vi lasceremo solo, non temete... Tutto ciò che [...]
[...] avete bisogno... Comandate. Che ne fareste adesso di quella strega? Vi mangerebbe anima e corpo. Neanche il viatico potreste ricevere, con quello [...]
[...] scandalo in casa! Lei lo assisteva meglio di una serva, e lo curava con amore, senza guardare a spesa nè a fatiche. Vedendo che nulla giovava, arrive [...]
[...] mento e si faceva pagare come un principe. — Però don Gesualdo gli disse il fatto suo, al vedergli metter mano alla penna per scrivere le solite [...]
[...] infuriato, — allora fatevi curare dal maniscalco! Perchè mi avete fatto chiamare? — Prese il cappello, e se ne andò. Ma siccome il malato soffriva [...]
[...] di avarizia, dovettero chinare il capo a codesto, chinare il capo a medici e medicamenti. Il figlio di Tavuso, Bomma, quanti barbassori c'erano [...]
[...] facevano accapponar la pelle, e lasciavano detto ciascuno la sua su di un pezzo di carta — degli sgorbi come sanguisughe. Don Gesualdo, sbigottito [...]
[...] malamente, prima di spedire la ricetta, prese a parte don Margheritino, e gli fece osservare che aveva un armadio pieno di vasetti e boccettine [...]
[...] , comperati per la buon'anima di sua moglie. — Non ho guardato a spesa, signor dottore. Li ho ancora li, tali e quali. Se vi pare che possano giovare adesso [...]
[...] , per smungerlo, per succhiargli il sangue, medici, parenti e speziali. Lo voltavano, lo rivoltavano, gli picchiavano sul ventre con due dita, gli [...]
[...] dire che non c'è piu rimedio. — Il denaro a fiumi, un va e vieni, una baraonda per la casa, tavola imbandita da mattina a sera. Burgio, che non [...]
[...] c'era avvezzo, correva a mostrare la lingua ai medici, come venivano pel cognato; Santo non usciva più nemmeno per andare all'osteria; e i nipoti [...]
[...] , quando tornavano dai poderi, si pigliavano pei capelli: liti e quistioni fra di Toro che facevano a chi più arraffa, degli strepiti che arrivavano [...]
[...] fin nella camera dell'infermo, il quale tendeva l'orecchio, smanioso di sapere quello che facevano della sua roba, e anche lui si metteva a [...]
[...] contraeva, s'arroventava, e martellava, e gli balzava alla Bola, e lo faceva urlare come un dannato, e gli faceva mordere tutto ciò che capitava. Egli [...]
[...] dell'inchiostro, amara, maledetta da Dio. E intanto i dolori e la gonfiezza crescevano: una pancia che le gambe non la reggevano più. Bomma, picchiandovi [...]
[...] freddi addosso. Bomma lo guardò bene in faccia, accostò la seggiola, si voltò di qua e di là per vedere s'erano soli. — Don Gesualdo, siete un uomo [...]
[...] . — Sissignore, parlate. — Bene, qui ci vuole un consulto. Non avete mica una spina di fico d'India nel ventre! E un affare serio, capite! Non è cosa [...]
[...] volse un'occhiata lenta e tenace in giro, si soffiò il naso, e si lasciò andar giù sul letto supino. Di lì a un po', guardando il soffitto [...]
[...] : Lontano dagli occhi, lontan dal cuore! Il mondo e fatto cosi, che ciascuno tira l'acqua al suo mulino. Il mulino suo, di lui, era di riacquistare la [...]
[...] , e cercava di dormire. Voleva che i medici forestieri che aspettava il giorno dopo gli trovassero miglior cera; contava le ore; gli pareva [...]
[...] Muscio e don Vincenzo Capra si sentì slargare il cuore tanto fatto. Si tirò su svelto a sedere sul letto come uno che si senta proprio meglio [...]
[...] cicalata del mediconzolo che sembrava recitasse l'orazione funebre. Dopo che colui ebbe terminato di ciarlare s'alzarono l'uno dopo l'altro, e [...]
[...] tornarono a palpare e a interrogare il malato, scrollando il capo, con certo ammiccare sentenzioso, certe occhiate fra di loro che vi mozzavano il [...]
[...] fiato addirittura. Ce n'era uno specialmente, dei forestieri, che stava accigliato e pensieroso, e faceva a ogni momento uhm! uhm! senza aprir bocca [...]
[...] bassa voce fra di loro in un canto. A un cenno dello speziale, Burgio e sua moglie andarono a sentire anch'essi, in punta di piedi. 297 — Parlate [...]
[...] abbozzò un sorriso che lo fete più brutto. E don Vincenzo Capra, in bel modo, cominciò a spiegare la diagnosi della malattia: Pylori cancer, il pyrosis [...]
[...] ditemi se potete guarirmi, vossignoria. Senza interesse... pagandovi secondo iI vostro merito... Capra ammutolì da prima e si strinse nelle spalle [...]
[...] . — Eh, eh... guarire... certo... siamo qui per cercar di guarirvi... — Il Muscio, più brutale, spiffero chiaro e tondo il solo rimedio che si [...]
[...] potesse tentare: l'estirpazione del tumore, un bel caso, un'operazione chirurgica che avrebbe fatto onore a chiunque. Dimostrava il modo e la maniera [...]
[...] , quasi stesse per rimboccarsi le maniche e incominciare; tanto che il paziente spalancava gli occhi e la bocca, e tiravasi indietro per istinto [...]
[...] ; e le donne, atterrite, scapparono a gemere e a singhiozzare. — Madonna del Pericolo! — cominciò a strillare Speranza. — Vogliono ammazzarmi il [...]
[...] altri medici tacevano e approvavano più o meno la proposta del dottor Muscio per cortesia. Don Gesualdo, visto che nessuno fiatava, ripigliò a dire [...]
[...] , amico mio. Io fo il mio mestiere, e non m'impiccio a far scommesse da ciarlatano! Credete di trattare col Zanni, alla fiera? — Allora non ne facciamo [...]
[...] nulla, — rispose don Gesualdo. E gli voltò le spalle. — Andate là, Bomma, che m'avete dato un bel consiglio! Speranza, premurosa, vide giunta [...]
[...] l'ora di rivolgersi ai santi, e si diede le mani attorno a procurar reliquie e immagini benedette. Neri pensò che si doveva avvertire subito la [...]
[...] figliuola e il genero del pericolo che correva don Gesualdo. Lui non dava più retta. Diceva che di santi e di reliquie ne aveva un fascio, lì [...]
[...] , lontano dai guai, nella sua campagna. S'attaccava alla vita mani e piedi, disperato. Ne aveva passate delle altre; s'era aiutato sempre da sè, nei [...]
[...] mali passi. Coraggio ne aveva, e aveva il cuoio duro anche. Mangiava e beveva; si ostinava a star meglio; si alzava dal letto due o tre ore al [...]
[...] giorno; si trascinava per le stanze, da un mobile all'altro. Infine si fece portare a Mangalavite, col fiato ai denti, mastro Nardo da un lato e Masi [...]
[...] dall'altro che lo reggevano sul mulo — un viaggio che durò tre ore, e gli fece dire cento volte: — Buttatemi nel fosso, ch'è meglio. Ma laggiù [...]
[...] vigna metteva giù le foglie, i seminati erano alti, gli ulivi in fiore, i sommacchi verdi, e su ogni cosa stendevasi una nebbia, una tristezza, un [...]
[...] velo nero. La stessa casina, colle finestre chiuse, la terrazza dove Bianca e la figliuola solevano mettersi a lavorare, il viale deserto, fin la [...]
[...] sua gente di campagna che temeva di seccarlo e se ne stava alla larga, lì nel cortile o sotto la tettoia, ogni cosa gli stringeva il cuore; ogni [...]
[...] cosa gli diceva: Che fai? che vuoi? La sua stessa roba, lì, i piccioni che roteavano a stormi sul suo capo, le oche e i tacchini che schiamazzavano [...]
[...] dinanzi a lui... Si udivano delle voci e delle cantilene di villani che lavoravano. Per la viottola di Licodia, in fondo, passava della gente a [...]
[...] piedi e a cavallo. II mondo andava ancora pel suo verso, mentre non c'era più speranza per lui, roso dal baco al pari di una mela fradicia che deve [...]
[...] mise a bastonare anatre e tacchini, a strappar gemme e sementi. Avrebbe voluto distruggere d'un colpo tutto quel ben di Dio che aveva accumulato a [...]
[...] poco a poco. Voleva che la sua roba se ne andasse con lui, disperata come lui. Mastro Nardo e il garzone dovettero portarlo di nuovo in paese, pie [...]
[...] morto che vivo. Di lì a qualche giorno arrive il duca di Leyra, chiamato per espresso, e s'impadroni del suocero e della casa, dicendo che voleva [...]
[...] condurselo a Palermo e farlo curare dai migliori medici. II poveretto, ch'era ormai l'ombra di se stesso, lasciava fare; riapriva anzi il cuore alla [...]
[...] speranza; intenerivasi alle premure del genero e della figliuola che l'aspettava a braccia aperte. Gli pareva che gli tornassero già le forze [...]
[...] . Non vedeva l'ora d'andarsene, quasi dovesse lasciare il suo male lì, in quella casa e in quei poderi che gli erano costati tanti sudori, e che gli [...]
[...] istato di poter viaggiare, lo misero in lettiga e partirono per la città. Era una giornata piovosa. Le case note, dei visi di conoscenti che si [...]
[...] voltavano appena, sfilavano attraverso gli sportelli della lettiga. Speranza, e tutti i suoi, in collera dacchè era venuto il duca a spadroneggiare, non [...]
[...] : - Fermate! fermate! — E apparve Diodata, che voleva salutare don Gesualdo l'ultima volta, lì, davanti il suo uscio. Pere, giunta vicino a lui, non seppe [...]
[...] trovare le parole, e rimaneva colle mani allo sportello, accennando col capo. — Ah, Diodata... Sei venuta a darmi il buon viaggio?... — disse lui [...]
[...] . Essa fece segno di sì, di sì, cercando di sorridere, e gli occhi le si riempirono di lagrime. — Povera Diodata! Tu sola ti rammenti del tuo [...]
[...] pioggia... a capo scoperto!... è il tuo vizio antico! Ti rammenti, eh, ti rammenti? — Sissignore, — rispose lei semplicemente, e continuava ad [...]
[...] accompagnare 300 le parole coi cenni del capo. — Sissignore, fate buon viaggio, vossignoria. Si staccò pian piano dalla lettiga, quasi a malincuore, e [...]
[...] tornò a casa, fermandosi sull'uscio, umile e triste. Don Gesualdo s'accorse allora di mastro Nardo che l'aveva seguito sin lì, e mise mano alla [...]
[...] vederci... — E si buttò all'indietro, col cuore gonfio di tutte quelle cose che si lasciava dietro le spalle, la viottola fangosa per cui era passato [...]
[...] tante volte, il campanile perduto nella nebbia, i fichi d'India rigati dalla pioggia che sfilavano di qua e di là della lettiga. V Parve a don [...]
[...] cortinaggi e tappeti che non si sapeva dove mettere i piedi — sin dallo scalone di marmo — e il portiere, un pezzo grosso addirittura, con tanto di [...]
[...] barba e di soprabitone, vi squadrava dall'alto al basso, accigliato, se per disgrazia avevate una faccia che non lo persuadesse, e vi gridava dietro [...]
[...] dal suo gabbione: — C'è lo stoino per pulirsi le scarpe! — Un esercito di mangiapane, staffieri e camerieri, che sbadigliavano a bocca chiusa [...]
[...] , camminavano in punta di piedi, e vi servivano senza dire una parola o fare un passo di più, con tanta degnazione da farvene passar la voglia. Ogni [...]
[...] la figliuola, e s'era messo in gala anche lui per venire a tavola, legato e impastoiato, con un ronzio nelle orecchie, le mani esitanti, l'occhio [...]
[...] inquieto, le fauci strette da tutto quell'apparato, dal cameriere che gli contava i bocconi dietro le spalle, e di cui ogni momento vedevasi il [...]
[...] guanto di cotone allungarsi a tradimento e togliervi la roba dinanzi. L'intimidiva pure la cravatta 302 bianca del genero, le credenze alte e [...]
[...] scintillanti come altari, e la tovaglia finissima, che s'aveva sempre paura di lasciarvi cadere qualche cosa. Tanto che macchinava di prendere a [...]
[...] quattr'occhi la figliuola, e dirò il fatto suo. II duca, per fortuna, lo tolse d'impiccio, dicendo ad Isabella, dopo il caffe, col sigaro in bocca e il [...]
[...] trovava miglior cera, da che era arrivato a Palermo, e il cambiamento d'aria e una buona cura l'avrebbero guarito del tutto. Poi gli toccò anche il [...]
[...] tasto degli interessi. Mostravasi giudizioso; cercava il modo e la maniera d'avere il piacere di tenersi il suocero in casa un pezzo, senza timore che [...]
[...] bocca. Non c'era che fare. Il genero, nel viso, nelle parole, sin nel tono della voce, anche quando voleva fare l'amabile e pigliarvi bel bello, aveva [...]
[...] qualcosa che vi respingeva indietro, e vi faceva cascar le braccia, uno che avesse voluto buttargliele al collo, proprio come a un figlio, e [...]
[...] toccava chiedere quasi licenza al servitore che faceva la guardia in anticamera per poter vedere la sua figliuola, e scapparsene appena giungeva [...]
[...] ogni mattina, in veste da camera, spesso senza neppure mettersi a sedere, amorevole e premurosa, è vero, ma in certo modo che al pover'uomo sembrava [...]
[...] ciglia, qualcosa negli occhi, che a lui, vecchio e pratico del mondo, non andavan punto a genio. Avrebbe voluto pigliarsi anche lei fra le braccia [...]
[...] , stretta stretta, e chiederle piano in un orecchio: — Cos'hai?... dimmelo!... Confidati a me che dei guai ne ho passati tanti, e non posso tradirti [...]
[...] ... accusando lo stomaco peloso dei Trao, che vi chiudevano il rancore e la diffidenza, implacabili! Perciò lui doveva ricacciare indietro le parole [...]
[...] buone e anche le lagrime, che gli si gonfiavano grosse grosse dentro, e tenersi per se i propri guai. Passava i giorni malinconici dietro [...]
[...] l'invetriata, a veder strigliare i cavalli e lavare 304 le carrozze, nella corte vasta quanto una piazza. Degli stallieri, in manica di camicia e coi [...]
[...] piedi nudi negli zoccoli, cantavano, vociavano, barattavano delle chiacchiere e degli strambotti coi domestici, i quali perdevano il tempo alle [...]
[...] sguaiate, dei musi beffardi di mascalzoni ben rasi e ben pettinati che sembravano togliersi allora una maschera. I cocchieri poi, degli altri pezzi [...]
[...] grossi, stavano a guardare, col sigaro in bocca e le mani nelle tasche delle giacchette attillate, discorrendo di tanto in tanto col guardaportone [...]
[...] che veniva dal suo casotto a fare una fumatina, accennando con dei segni e dei versacci alle cameriere che si vedevano passare dietro le invetriate [...]
[...] dei balconi, oppure facevano capolino provocanti, sfacciate, a buttar giù delle parolacce e delle risate di male femmine con certi visi da [...]
[...] Madonna. Don Gesualdo pensava intanto quanti bei denari dovevano scorrere per quelle mani; tutta quella gente che mangiava e beveva alle spalle di sua [...]
[...] figlia, sulla dote che egli le aveva dato, su l'Alla e su Donninga, le belle terre che aveva covato cogli occhi tanto tempo, sera e mattina, e [...]
[...] misurato col desiderio, e sognato la notte, e acquistato palmo a palmo, giorno per giorno, togliendosi il pane di bocca: le povere terre nude che [...]
[...] bisognava arare e seminare; i mulini, le case, i magazzini che aveva fabbricato con tanti stenti, con tanti sacrifici, un sasso dopo l'altro. La [...]
[...] roba! Chi sapeva quel che era costata? II signor duca, lui, quando usciva di casa, a testa alta, col sigaro in bocca e il pomo del bastoncino [...]
[...] a passare la rivista e prendere gli ordini: una commedia che durava cinque minuti. Dopo, appena lui voltava le spalle, ricominciava il chiasso e [...]
[...] la baraonda, dalle finestre, dalle arcate del portico che metteva alle scuderie, dalla cucina che fumava e fiammeggiava sotto il tetto, piena di [...]
[...] tempo di cacciare la pipa nella falda del soprabito e di appendersi alla campana; delle dame e degli staffieri in gala sguisciavano frettolosi [...]
[...] sotto l'alto vestibolo, e dopo dieci minuti tornavano ad uscire per correre altrove a rompicollo; proprio della gente che sembrava presa a giornata [...]
[...] per questo. Lui invece passava il tempo a contare le tegole dirimpetto, a calcolare, con l'amore e la sollecitudine del suo antico mestiere, quel [...]
[...] che mangiavano, e inghiottivano il denaro come la terra inghiottiva la semente, come beveva l'acqua, senza renderlo però, senza dar frutto, sempre [...]
[...] , a perdita di vista... E un esercito di mietitori a giugno, del grano da raccogliere a montagne, del denaro a fiumi da intascare!... Allora gli si [...]
[...] finestre. Pensava alle strade polverose, ai bei campi dorati e verdi, al cinguettio lungo le siepi, alle belle mattinate che facevano fumare i solchi [...]
[...] avevano saputo trovar rimedio a quella malattia scomunicata! tal quale come i medici ignoranti del suo paese, e costavano di più, per giunta [...]
[...] ! Venivano l'uno dopo l'altro, dei dottoroni che tenevano 306 carrozza, e si facevano pagare anche il servitore che lasciavano in anticamera [...]
[...] e aprivano delle piaghe vive, dei veleni che davano delle coliche più forti e mettevano come del rame nella bocca, dei bagni e dei sudoriferi che lo [...]
[...] ? — voleva dire. — Allora, se è sempre la stessa musica, me ne torno al mio paese... Almeno laggiù lo rispettavano pei suoi denari, e lo lasciavano [...]
[...] scoraggianti, alle lunghe fermate col genero, e al borbottìo che durava un pezzo fra di loro in anticamera. Infine non si tenne. Un giorno che quei [...]
[...] , quasi gli si fosse mancato di rispetto in casa sua. Ci volle del bello e del buono per calmarlo, e perchè non piantasse II malato e malattia una [...]
[...] volta per sempre. Don Gesualdo udì che gli dicevano sottovoce: — Compatitelo... Non conosce gli 307 usi... E un uomo primitivo... nello stato di [...]
[...] natura... — Sicchè il poveraccio dovette mandar giù tutto, e rivolgersi alla figliuola, per sapere qualche cosa. — Che hanno detto i medici? Dimmi la [...]
[...] verità?... E una malattia grave, di'?... E come le vide gonfiare negli occhi le lagrime, malgrado che tentasse di cacciarle indietro, infuriò. Non [...]
[...] voleva morire. Si sentiva un'energia disperata d'alzarsi e andarsene via da quella casa maledetta. — Non dico per te... Hai fatto di tutto... Non [...]
[...] diceva, al povero padre. Sembrava che fossero in perfetto accordo, marito e moglie; discorrevano cortesemente fra di loro, dinanzi ai domestici [...]
[...] colazione; per i Morti, a Natale, per la festa di Santa Rosalia, e nella ricorrenza del suo onomastico o dell'anniversario del loro matrimonio, le [...]
[...] ora insolita la campana che annunziava il duca; e dei pallori mortali, certi sguardi rapidi in cui gli pareva di scorgere un rimprovero. Alcune [...]
[...] l'infastidissero. Misuravano fino le parole e i sospiri in quella casa, ciascuno chiudendosi in corpo i propri guai, il duca col sorriso 308 freddo [...]
[...] , Isabella con la buona grazia che le aveva fatto insegnare in collegio. Le tende e i tappeti soffocavano ogni cosa. Però, quando se li vedeva dinanzi a [...]
[...] lui, marito e moglie, così tranquilli, che nessuno avrebbe sospettato quel che covava sotto, si sentiva freddo nella schiena. Del resto, che [...]
[...] gli altri si sarebbero data pace, come egli stesso s'era data pace dopo la morte di suo padre e di sua moglie. Ciascuno tira l'acqua al suo mulino [...]
[...] cuccagna, era tutto opera sua; e intanto non trovava riposo fra i lenzuoli di tela fine, sui guanciali di piume; soffocava fra i cortinaggi e le belle [...]
[...] occhiate piene di sospetto, anche nella preoccupazione affannosa di dissimularla in vari modi. Adesso non aveva più suggezione di nessuno, e [...]
[...] afferrava chi gli capitava per domandare: — Voglio sapere la verità, signori cari... Per regolare le mie cose... i miei interessi... — E se cercavano di [...]
[...] risparmiar la spesa e impadronirsi del fatto suo. Cercava di rassicurar tutti quanti, col sorriso affabile: — Non guardate a spesa... Posso pagare [...]
[...] , cercava d'ingraziarsi la sua figliuola stessa. Sapeva che la roba, ahimè, mette l'inferno anche fra padri e figli. La pigliava in parola. Balbettava [...]
[...] quello che ci vorrà spenderemo, non è vero? Ma il male lo vinceva e gli toglieva ogni illusione. In quei momenti di scoraggiamento il pover'uomo [...]
[...] , don Gesualdo andava scomponendosi in viso. Non fiatava, stava ad ascoltarlo, cogli occhi bene aperti, 310 e intanto ruminava come trarsi d'impiccio [...]
[...] . A un tratto si mise a urlare e ad agitarsi quasi fosse colto di nuovo dalla colica, quasi fosse giunta l'ultima sua ora, e non udisse e non [...]
[...] calmarsi. Bisognava giuocar d'astuzia per uscire da quelle grinfie. Cominciò a far segno di sì e di sì col capo, fissando gli occhi amorevoli in volto [...]
[...] muoversi. Sembravagli che gli mancassero le forze d'alzarsi dal letto e andarsene via perchè gli toglievano il denaro, il sangue delle vene, per [...]
[...] tenerlo sottomano, prigioniero. Sbuffava, smaniava, urlava di dolore e di collera. E poi ricadeva sfinito, minaccioso, colla schiuma alla bocca [...]
[...] vita, per far atto d'energia e di volonta. Voleva far testamento, per dimostrare a se stesso ch'era tuttora il padrone. Il duca finalmente, per [...]
[...] figlia E tornò a ricoricarsi, lugubre. Avrebbe voluto rispondergli che ce n'erano ancora, degli eredi nati prima di lei, sangue suo stesso. Gli [...]
[...] nascevano dei rimorsi, colla bile. Faceva dei brutti sogni, delle brutte facce pallide e irose gli apparivano la notte; delle voci, degli scossoni lo [...]
[...] mattina, raso e pettinato, seduto nel letto, colla faccia color di terra, ma fermo e risoluto. Ora voleva vederci chiaro nei fatti suoi [...]
[...] taglia il ramo! Adesso invece i medici non volevano neppure operarlo. Avevano degli scrupoli, dei ma e dei se. Si guardavano fra di loro e [...]
[...] un male di quella sorta... — Ah... — rispose don Gesualdo, fattosi rauco a un tratto. — Ah... Ho inteso... E si lasciò scivolare pian piano già [...]
[...] risposta che gli dovevano, infine. Non c'era da scherzare! — No, no... C'è tempo. Simili malattie durano anni e anni... Però... certo [...]
[...] . Un nuvolo gli calò sulla faccia e vi rimase. Una specie di rancore, qualcosa che gli faceva tremare le mani e la voce, e trapelava dagli occhi [...]
[...] ?... Isabella andò a buttarsi ginocchioni ai piedi del letto, col viso fra le materasse, singhiozzando e disperandosi. II genero lo chetava dall'altra [...]
[...] !... 313 — Va bene! — seguitò a borbottare lui. - Va bene! Ho capito! E volse le spalle, tal quale suo padre, buon'anima. Appena fu solo cominciò a [...]
[...] muggire come un bue, col naso al muro. Ma poi, se veniva gente, stava zitto. Covava dentro di sè il male e l'amarezza. Lasciava passare i giorni [...]
[...] che il fiato gli andava mancando, a poco a poco, acconciavasi pure ai suoi guai; ci faceva il callo. Lui aveva le spalle grosse, e avrebbe tirato in [...]
[...] lungo, mercè la sua pelle dura. Alle volte provava anche una certa soddisfazione, fra sè e sè, sotto il lenzuolo, pensando al viso che avrebbero [...]
[...] fatto il signor duca e tutti quanti, al vedere che lui aveva la pelle dura. Era arrivato ad affezionarsi ai suoi malanni, li ascoltava, li [...]
[...] anni ed anni, e s'erano acchetati. Così va il mondo, pur troppo, che passato il primo bollore, ciascuno tira innanzi per la sua via e badò agli [...]
[...] quella faccia desolata, e poi teneva il sacco al marito, e lo incarcerava lì, sotto i suoi occhi, col pretesto dell'affezione, per covarselo, pel [...]
[...] timore che non gli giuocasse qualche tiro nel testamento. Indovinava che teneva degli altri guai nascosti, lei, e alle volte aveva la testa altrove [...]
[...] sempre taciturno, implacabile, col viso al muro, rispondendo solo coi grugniti, come una bestia. Finalmente si persuase ch'era giunta l'ora, e [...]
[...] s'apparecchiò a morire da buon cristiano. Isabella era venuta subito a tenergli compagnia. Egli fece forza coi gomiti, e si rizzò a sedere sul letto [...]
[...] . — Senti, — le disse, — ascolta... Era turbato in viso, ma parlava calmo. Teneva gli occhi fissi sulla figliuola, e accennava col capo. Essa gli [...]
[...] prese la mano e scoppiò a singhiozzare. — Taci, — riprese, — finiscila. Se cominciamo cosi non si fa nulla. Ansimava perchè aveva il fiato corto, ed [...]
[...] anche per l'emozione. Guardava intorno, sospettoso, e seguitava ad accennare del capo, in silenzio, col respiro affannato. Ella pure volse verso [...]
[...] l'uscio gli occhi pieni di lagrime. Don Gesualdo alzò la mano scarna, e trinciò una croce in aria, per significare ch'era finita, e perdonava a tutti [...]
[...] voce gli si era intenerita anch'essa, gli occhi, tristi, s'erano fatti più dolci, e qualcosa gli tremava sulle labbra. — Ti ho voluto bene... anch'io [...]
[...] vedere se voleva lei pure, e l'abbracciò stretta stretta, posando la guancia ispida su quei bei capelli fini. — Non ti fo male, di'?... come quand'eri [...]
[...] bambina?... Gli vennero insieme delle altre cose sulle labbra, delle ondate di amarezza e di passione, quei sospetti odiosi che dei bricconi, nelle [...]
[...] questioni d'interessi, avevano cercato di mettergli in capo. Si passò la mano sulla fronte, per ricacciarli indietro, e cambia discorso [...]
[...] sfogarsi dei tanti crepacuori che gli avevano dati, lei e suo marito, con tutti quei debiti... Le raccomandava la sua roba, di proteggerla, di [...]
[...] tua madre, poveretta, ci si rinfrescava la bocca, negli ultimi giorni!... 300 migliaia l'anno, ne davano! Circa 300 onze! E la Salonia... dei [...]
[...] avrebbe fatto la sua volontà. Le fece segno di accostarsi ancora, di chinarsi su lui supino che esitava e cercava le parole. — Senti!... Ho degli [...]
[...] !... che parole! — singhiozzò Isabella. — Lo farai, eh? lo farai?... anche se tuo marito non volesse... Le prese le tempie fra le mani, e le sollevo [...]
[...] il viso per leggerle negli occhi se l'avrebbe ubbidito, per farle intendere che gli premeva proprio, e che ci aveva quel segreto in cuore. E [...]
[...] figliuola. E voleva dirle delle altre cose, voleva farle altre domande, in quel punto, aprirle il cuore come al confessore, e leggere nel suo. Ma ella [...]
[...] chinava il capo, quasi avesse indovinato, colla ruga ostinata dei Trao fra le ciglia, tirandosi indietro, chiudendosi in se, superba, coi suoi guai e [...]
[...] il suo segreto. E lui allora sentì di tornare Motta, com'essa era Trao, diffidente, ostile, di un'altra pasta. Allentò le braccia, e non aggiunse [...]
[...] altro giorno così, fra alternative di meglio e di peggio. Sembrava anzi che cominciasse a riaversi un poco, quando a un tratto, una notte, peggiorò [...]
[...] rapidamente. Il servitore che gli avevano messo a dormire nella stanza accanto l'udì agitarsi e smaniare prima dell'alba. Ma siccome era avvezzo a [...]
[...] chiamarla, — rispose il domestico, e tornò a coricarsi. Ma non lo lasciava dormire quell'accidente! Un po' erano sibili, e un po' faceva peggio di [...]
[...] , come uno che sbuffasse ed ansimasse, una specie di rantolo che dava noia e vi accapponava la pelle. Tanto che infine dovette tornare ad alzarsi [...]
[...] , furibondo, masticando delle bestemmie e delle parolacce. — Cos'è? Gli è venuto l'uzzolo adesso? Vuol passar mattana! Che cerca? Don Gesualdo non [...]
[...] rispondeva; continuava a sbuffare supino. II servitore tolse il paralume, per vederlo in faccia. Allora si fregò bene gli occhi, e la voglia di [...]
[...] lume in mano, pensando se era meglio aspettare un po', o scendere subito a svegliare la padrona e mettere la casa sottosopra. Don Gesualdo intanto [...]
[...] andavasi calmando, col respiro più corto, preso da un tremito, facendo solo di tanto in tanto qualche boccaccia, cogli occhi sempre fissi e [...]
[...] spalancati. A un tratto s'irrigidi e si chetò del tutto. La finestra cominciava a imbiancare. Suonavano le prime campane. Nella corte udivasi scalpitare [...]
[...] dei cavalli, e picchiare di striglie sul selciato. II domestico andò a vestirsi, e poi tornò a rassettare la camera. Tirò le 318 cortine del [...]
[...] letto, spalancò le vetrate, e s'affacciò a prendere una boccata d'aria, fumando. Lo stalliere, che faceva passeggiare un cavallo malato, alzò il capo [...]
[...] verso la finestra. — Mattinata, eh, don Leopoldo? — E nottata pure! — rispose il cameriere sbadigliando. — M'è toccato a me questo regalo [...]
[...] ! L'altro scosse il capo, come a chiedere che c'era di nuovo, e don Leopoldo fece segno che il vecchio se n'era andato, grazie a Dio. — Ah... così... alla [...]
[...] chetichella?... — osservò il portinaio che strascicava la scopa e le ciabatte per l'androne. Degli altri domestici s'erano affacciati intanto, e [...]
[...] vollero andare a vedere. Di lì a un po' la camera del morto si riempì di gente in manica di camicia e colla pipa in bocca. La guardarobiera vedendo [...]
[...] ; non vi mangiamo mica... E neanche lui... non vi mette più le mani addosso di sicuro... — Zitto, scomunicato!... No, ho paura, poveretto... Ha [...]
[...] notte giorno, e non si sapeva come pigliarlo, e non era contento mai. — Pazienza servire quelli che realmente son nati meglio di noi... Basta, dei [...]
[...] chiudere il portone? — Sicuro, eh! E roba di famiglia. Adesso bisogna avvertire la cameriera della signora duchessa. [...]
[...] qualche anno fa — avete il gran torto di badar troppo alla critica e al pubblico. Il vostro ufficio dovrebb’essere uno solo: produrre e bene [...]
[...] orecchio a quel che si dice intorno ad esso da amici e avversari. Col suo lavoro, l’artista ha voluto produrre una ripercussione delle sue [...]
[...] vostre novelle, i vostri drammi e le vostre liriche venissero fuori? — Precisamente no, nel modo che intendiamo noi, fatte due sole eccezioni [...]
[...] pei Promessi Sposi del Manzoni e per le poesie del Leopardi. Forse il D’Azeglio e il Guerrazzi badavan molto all’arte quando scrivevano i loro [...]
[...] concedo volentieri) qualcosa di più proficuo dell’arte; ma dell’arte, dell’arte pura e semplice, no davvero. Vinta la necessità politica, che [...]
[...] la Battaglia di Benevento, l’Assedio di Firenze e, dopo lo sforzo di leggerne mezzo capitolo, vi sentirete cascar le braccia. Aprite l'Antonio [...]
[...] Foscarini, il Giovanni da Procida, l'Arnaldo da Brescia e, dopo la gran fatica di declamarne una o due scene, non anderete più avanti. — Ah [...]
[...] , vedremo poi che mai rimarrà del vostro famoso realismo! Una cosa sì, certamente: le sgrammaticature e i versi zoppi. — Nemmeno questi, aggiungo [...]
[...] calcate sulla falsa riga dello Zola e compagnia bella. No, signori. La vostra accusa è vera fino a un certo punto, ed è un'accusa che ci torna a [...]
[...] moderno già grande, già colossale in Francia, col Balzac, e neppur in germe in Italia. Sotto il piedistallo del monumento che il Balzac si è [...]
[...] lasciata a mezzo dal maestro: il Flaubert, i De Goncourt, lo Zola, il Daudet, e dicemmo risolutamente: bisogna VI addentellarsi con [...]
[...] quasi impercettibili sfumature del pensiero moderno, e i nostri maestri non sapevano consigliarci altro: studiate i trecentisti! Avevamo [...]
[...] bisogno d'un dialogo spigliato, vigoroso, drammatico, e i nostri maestri ci rispondevano: studiate i comici del cinquecento! Parlavano sul serio [...]
[...] . Noi li guardammo nel bianco degli occhi e facemmo una spallucciata. Fu forza decidersi a cercare qualcosa da noi, a tentare, a ritentare [...]
[...] VII della loro lingua viva, non facevano nulla; covavano Dino Compagni e la Crusca e in questo affare sudavano a goccioloni. Dovevamo [...]
[...] rimanere colle mani in mano, aspettando la prosa nuova di là da venire? E ne abbiamo imbastita una pur che sia, mezza francese, mezza regionale [...]
[...] que Molière ne sache pas écrire, e Molière oggi è un classico); ma gli scrittori che verranno dietro a noi ci accenderanno qualche cero, se [...]
[...] disdegno! E se VIII voi sapeste come ne siamo scontenti! Ma è meglio che nulla. Mettetevi una mano sulla coscienza; ne conoscete un’altra che [...]
[...] per ciò repugnante; se si mostra un po’ in disordine, è per effetto dei nervi irritati. Infine, è sincera. — Oh! Oh! E la prosa del Leopardi [...]
[...] nostre sensazioni complesse, IX le nostre moderne passioni. Non siamo mica greci noi; siamo italiani di dopo il sessanta, e tali vogliamo [...]
[...] , rotta al mestiere, si erano sbrancati qua e là, non avevano, si può dire, lasciato un pollice del cuore umano, da dissodare, da lavorare; avean [...]
[...] dell’alta classe e della borghesia differiva, esteriormente e interiormente, così poco da un parigino delle stesse classi che il coglierne la [...]
[...] agli strati più bassi della società dove il livellamento non è ancora arrivato a render sensibili i suoi effetti; e vi demmo il romanzo, la [...]
[...] , mediocre, vi par di aver fatto le dodici fatiche di Ercole e vi riposate, per degli anni; o state a ponzare, a ponzare. Il Carducci ve l'ha [...]
[...] detto chiaro e tondo: l'ingegno italiano non ha reni e ha le tentazioni inutili e poco pulite dell'impotenza. La fantasia italiana è un utero [...]
[...] ammalato... Il romanzo e il teatro sono per noi due baie peggio che quella di Assab... La poesia tira il gambetto... Gli credete al Carducci? — Lo [...]
[...] rispettiamo e lo ammiriamo; e, se non sapessimo di farlo andare in collera, vorremmo dirgli, per esempio che la poesia, in Italia, non è sul [...]
[...] punto di tirare il gambetto mentre vive chi ha saputo scrivere l'ode Alle Fonti del Clitummo, per citarne una sola. Lo rispettiamo e rammiriamo [...]
[...] , anche quando il suo XIV sdegno generoso gli impedisce di osservar freddamente e giudicar con rettitudine. Il Carducci, per mostrarsi [...]
[...] giusto, non dovrebbe far altro che voltarsi addietro e guardare il cammino che egli ha percorso prima di salire all’altezza dov’ora siede, solitario [...]
[...] , come tutti i grandi ingegni. Egli è andato tentoni un gran pezzo, e soltanto da poco tempo in qua si è rivelato un vero poeta moderno. Che [...]
[...] , convinto che le forme poetiche avean già prodotto, fuori d’Italia, una rifioritura novella e bisognava tenerne conto. Perchè dovrebbe [...]
[...] dispiacergli che altri, in una diversa branca d’arte, faccia ora lo stesso? E non vedete com’egli già ceda, come XV già pieghi anche nella prosa [...]
[...] ? Confrontate uno dei suoi primi lavori con uno degli ultimi delle Confessioni e battaglie, la polemica pel Ça ira. Qui è un uomo in carne e in [...]
[...] ossa, un grande scrittore che parla; lì appena appena uno scrittore. Volete che ve la dica chiara e tonda anch’io? In questa sua recente prosa [...]
[...] , tutta muscoli e nervi, acciaiata, penetrante come una lama di coltello, splendida di fascettature come un diamante di purissima acqua, la [...]
[...] balbettare e, dallo sdegno, ha buttato lì la sua zimarra a foggia classica e ci ha detto: grulli, ecco come dovreste parlare! Egli ha ragione [...]
[...] di mare, e udendolo urlare a quel modo trasaliva e si grattava il capo senza dir nulla. La piccina piangeva, e quei poveretti, dimenticati sulla [...]
[...] quasi un malaugurio; non sapeva che inventare per tranquillarla, e le cantava XVII le canzonette colla voce tremola che sapeva di lagrime [...]
[...] con la Longa senza aver l'aria di nulla, e qualche amico di suo marito Bastianazzo, compar Cipolla, per esempio o compare Mangiacarubbe [...]
[...] , passando dalla sciara per dare un'occhiata verso il mare, e vedere di che umore si addormentasse il vecchio brontolone, andavano a domandare a [...]
[...] comare la Longa di suo marito e stavano un tantino a farle compagnia, fumandole in silenzio la pipa sotto il naso, o parlando sottovoce fra di [...]
[...] loro. La poveretta, sgomenta da quelle attenzioni insolite, li guardava in faccia sbigottita, e stringeva al petto la bimba come se volessero [...]
[...] rubargliela. XVIII Finalmente il più duro o il più compassionevole la prese per un braccio e la condusse a casa. Ella si lasciava condurre, e [...]
[...] qualcosa anche a loro. Mentre passavano dinanzi all'osteria, tutti gli aventori si affacciarono sulla porta, in mezzo al gran fumo, e [...]
[...] ! Vergine Maria! Oh! Vergine Maria! Dinanzi al ballatoio della sua casa XIX c'era un gruppo dì vicine che l'aspettavano e cicalavano a voce [...]
[...] bassa fra di loro. Come la videro di lontano comare Piedipapera e la cugina Anna le vennero incontro, colle mani sul ventre senza dir nulla [...]
[...] . Allora ella si cacciò le unghie nei capelli con uno strido disperato e corse a rintanarsi in casa. — Che disgrazia! dicevano sulla via. E la barca [...]
[...] era carica! Più di quarant'onze di lupini. Rovistate pure tutti i nostri scrittori da trecent’anni in qua, i più puri, i più classici; e [...]
[...] trovatemi, se vi riesce, due pagine che possano reggere al confronto di queste qui per evidenza, per colorito, per giustezza d’intonazione e di [...]
[...] XX che non sa — come va dicendo qualcuno — non che la lingua, neppur la grammatica! Come se lo scrivere un romanzo e una novella fosse [...]
[...] soltanto un affare di stile e di grammatica! Ne conosciamo parecchi che maneggiano la lingua e lo stile con invidiabile bravura e, se scrivono un [...]
[...] articolo di giornale o un discorso, incantano e fanno venir l’acquolina in bocca ai poveri diavoli che non sono da tanto. Ma i poveri diavoli [...]
[...] si consolano qualche poco scorgendo che quello strumento non par più lo stesso (e neppure il suonatore) allorchè il virtuoso, così, come per [...]
[...] musica che fa dei salti di quinta e di sesta come un diavolo scatenato. Nell’accuratissima interpretazione di lui le note ci son tutte fino a una [...]
[...] , il tempo è marcato bene, ma, ma... manca un che, ddu certu non so chi dell’abate Meli. E i poveri diavoli che stanno a sentirlo, di tratto in [...]
[...] tratto, pur ammirandolo molto, vorrebbero gridargli: o faccia una bella stonatura, in nome di Dio! È quel che ci vuole — E non glielo dicono [...]
[...] Comune dalla sintassi, non c’è da farne gran cosa. Il Carducci (e dev’esserne arrabbiatissimo) ha dato la stura alla inondazione della metrica [...]
[...] -materialisti, nemici personali di Dio e del Diavolo, dovete unicamente attribuirlo alla circostanza che dieci, dodici canti in verso sciolto [...]
[...] , colle relative liriche intramezzate qua e là, non si buttano giù in poco tempo; e gli imitatori sono scanzafatica, altrimenti non prenderebbero [...]
[...] quel comodissimo mestiere. Ed è per così poco che voi vi indegnate, che voi ingrossate la voce e predicate il finimondo? Guardate qui [...]
[...] , Anquillesi, Diodata Salluzzo, Cerretti... Chi ne sa oggi più nulla? E mezzo secolo fa eran così celebri da meritarsi una ristampa nel [...]
[...] Parnasso degli italiani viventi insieme col Monti e col Parini!... Non mi fate divagare. Noi abbiamo avuto forse il torto di far un gran salto e [...]
[...] altro o, almeno, vuol essere innanzi tutto un’opera d’arte; e n’è nato un putiferio. La gente avrebbe dovuto discutere d’arte... XXIV e si [...]
[...] nuove ricchezze di forma del romanzo moderno, dovunque esse si trovavano, e ci ha sputato in faccia che non ci crede capaci di fare, impotenti [...]
[...] la vita italiana, ritraendola direttamente dal vero, e non co’ soliti cieli di carta turchina o colle solite campagne di verde inglese [...]
[...] brizzolato di rosso e di giallo per simulare i crisantemi e i rosolacci, e non colle contadinelle di terra cotta e le signore vestite di cencio, dalla [...]
[...] testina di cartone verniciato; e invece ha risposto col voltarsi in là, turandosi XXV il naso col fazzoletto.... Che si aspettavano dunque [...]
[...] compagnia di certa gentaglia. La critica, quella che giudica e manda secondo che avvighia, vorrebbe intanto una cosina da nulla, dei capolavori [...]
[...] potuto apprestarle. Dal latte e miele del Carcano al pane nero del Verga la distanza è incredibile. — Ma noi cotesto pane nero non possiamo [...]
[...] mandarlo giù. Dateci della briosche, se ne avete. Volete che ci spezziamo i denti con quelle pagnotte più dure dei sassi?... E poi, noi siamo [...]
[...] pubblico, noi siamo lettori; non abbiamo molto tempo da perdere, e già ne perdiamo un buon poco stando a sentire le vostre eterne quistioni di [...]
[...] realismo e non realismo, di naturalismo, di sperimentalismo, di arte personale o impersonale.... Una musica da gatti! Non siete di accordo fra [...]
[...] voialtri critici e scrittori, e vorreste che noi vi si dèsse retta? — Qui avete centomila ragioni! — Per esempio: i vostri documenti umani [...]
[...] , attorno a noi, in alto e in basso. Non ci sarà mai nè un romanziere naturalista, nè un novelliere verista il quale, abbia tanto coraggio da [...]
[...] inventar nulla che rassomigli, da lontano, alle continue e terribili assurdità della vita reale. E se il romanziere e il novelliere rispondono [...]
[...] narrazione s’incontrano delle discontinuità, e quindi l'azione, i personaggi non sian riusciti organici, viventi! Vorrà anche dire: è solamente [...]
[...] sotto gli occhi. Viene da una cancelleria criminale e mi piace pubblicarlo intero, nel suo barbarico stile: « Da molto tempo Carmelo Maugeri [...]
[...] processo si rileva che la Puglisi non volle mai sposare il suo amante). La Puglisi aveva una sorella nubile XXIX e per una di quelle [...]
[...] novelli sposi dovessero convivere con lei e far vita comune; così durava per conseguenza la unione amorosa con il Maugeri. « E durò finchè [...]
[...] l’infelice moglie morì (sic). « Morta costei, continuava la tresca, quando la Puglisi volle che il marito impalmasse la pur troppo bella e buona [...]
[...] saperlo, era ricca, e il Maugeri era da lei tenuto come figlio di famiglia, tanto da esser costretto a domandarle un soldo. XXX Dessa [...]
[...] comandava e reggeva la casa. « Ma la sua gioventù e le sue attrattive carnali erano fuggite coll’età; non le restava che la imponenza antica e la [...]
[...] più efficace molla pel Puglisi, i beni. E trovandosi a fronte della fresca moglie del suo drudo, ella, dispotica ed impetuosa, fu invasa da [...]
[...] gravava di ogni bene (?) la denunciava al marito anche inventando de’ fatti, spingendola a bastonarla e a seviziarla di continuo. « La Greco fu [...]
[...] gravida, e allora crebbero le smanie gelose della Puglisi, si moltiplicarono le ingiurie, le minacce di morte. « Non ti farò partorire questo [...]
[...] XXXI bastardo; te lo farò uscire morto: pagherò dieci once a chi toglierà davanti questa b... — « E ingegnavasi a farla bastonare dal marito [...]
[...] riserbati. Questa la denunciò al marito, che inferocito, piglia di peso la Greco, la capovolge e la tuffa nell’acqua del fiumicello per farvela [...]
[...] il marito finge di mutar vita; le si riunisce. « Incominciarono le sevizie, le sporche ingiurie e i sacrifizi di quella XXXII povera [...]
[...] vittima. Quindi i suoi timori di essere un giorno o l’altro assassinata o avvelenata. « E ne aveva ragione. Un giorno un latitante perchè colpito [...]
[...] e teneva al capezzale un farmaco che non prendeva; anzi il 27 lo fece gettar via. Un cognato propalava la malattia, invitava gente e parenti [...]
[...] per visitarla e si fermava tutto quel giorno a casa. « Venuta la sera, la casa era gremita di gente: Rosa Sciacca, Pino XXXIII Gentile ed [...]
[...] altri. Il Maugeri finge di voler dare a bere agli amici, e manda la moglie a comperare il vino. Si offerse la Sciacca, ma il Maugeri non volle [...]
[...] è colpita da un nembo di proiettili, e cade a terra profferendo: ahi, mi ammazzaru! « Esce il marito, e gli amici; costoro piangono; ma il [...]
[...] questo documento un’opera d’arte, un romanzo, una novella. Qui c’è già tutto; caratteri, azione, tragica catastrofe...e non c’è ancora nulla [...]
[...] ! Quella vecchia è un problema psicologico che, nella realtà, voi dovete accettare, perchè è cosi e vi sopraffà inevitabilmente colla forza bruta [...]
[...] del fatto. Ma appena passeravvi pel capo di rifonder cotesta creatura umana nella forma dell’arte, essa non riuscirà più accettabile e non vi [...]
[...] sopraffarà, se voi non avrete indovinato l’intimo processo di quel suo problema e non lo avrete rifatto organicamente tal quale. Organicamente [...]
[...] ..............30 Elementi diversi.............5 Totale 100 Ma è ancora nulla, finchè l’immaginazione non interviene e non vi soffia su il suo gran [...]
[...] : un’opera d’arte. I documenti umani intesi in tal modo — e mi pare che sia il vero — se non scadon di pregio, non hanno però la straordinaria [...]
[...] una specie di fotofono, con cui seguiva a notare i movimenti e le impressioni di quella vita celebrale già in via di spegnersi. Trattato da [...]
[...] matto e da ciarlatano dai suoi colleghi (la cosa accade sovente, anche fuor delle novelle) il Dottor Z*** bruciò tutte le sue osservazioni [...]
[...] scientifiche, e distrusse lo strumento da lui stesso costruito. Però una trentina di pagine di quelle osservazioni erano da lui state, tempo [...]
[...] più meravigliosi resultati. E così noi possiamo conoscere le sensazioni e le idee di quel morto, durante la continuazione della sua vita cerebrale [...]
[...] ; e così a un tratto, nella novella, la fantasia si confonde talmente colla realtà, che non pare di leggere un’opera d’arte, ma una cosa vera [...]
[...] ; e ci corrono i brividi addosso. Allora mi tornò in mente il romanzo dello stesso autore, pubblicato alcuni mesi prima, La femme d'Henri [...]
[...] Vanneau, studio della vita d’uno di quei mezzi artisti che vanno, dalla provincia, a morir d’impotenza a Parigi. E dicevo fra me: chi sa quanti [...]
[...] , nel leggere quella narrazione sobria, spesso efficace, quantunque in alcuni punti incompleta, di fatti e sentimenti quasi volgari, chi sa [...]
[...] l’immaginazione e la fantasia, rimpiangano il nodo, l’imbroglio, la favola, la machine - chiamatela come diavolo voi volete - dei romanzi di [...]
[...] bei tempi di Dumas il vecchio e di Eugenio Sue, e ripetano anch’essi a carico degli scrittori moderni: mancano di fantasia! mancano [...]
[...] d’immaginazione! - mi pare, scusate, una enormità inconcepibile. Dunque essi credono sul serio che XLI lo Zola, il Verga e tutti gli altri non [...]
[...] serio che per la rappresentazione così portentosamente viva dell’Assommoir e dei Malavoglia gli autori non abbiano dovuto adoperare, per lo [...]
[...] meno, tanto sforzo di fantasia e d’immaginazione quanto il Dumas nel suo Mille e una notte francese da lui intitolato il Conte di Montecristo [...]
[...] proprio XLII sulla parola, e pensano che i malaugurati documenti umani (la materia prima, la materia greggia delle nuove opere d’arte) siano [...]
[...] assolutamente tutto, e che debba esser bastato allo Zola lo studiare e il prender delle note intorno all’alcoolismo degli operai parigini, e al [...]
[...] Verga il vivere per qualche mese, durante la villeggiatura, fra i pescatori di Aci-Trezza, perchè tutti e due abbian potuto poi scrivere la [...]
[...] storia della Gervasia e del Coupeau, e i casi di Padron ’Ntoni e di tutta la famiglia dei Malavoglia? Andiamo, via! Non la mando giù! Certamente [...]
[...] il carattere di un’opera d’arte moderna - restringiamoci alla novella e al romanzo - non è più quello di prima. L’opera d’arte - può darsi [...]
[...] io non vorrei vedere il sangue sul coltello e sulle mani dell’operatore, mi diceva un giorno una signora gentile quanto colta, a proposito di [...]
[...] pretendeva che, prima d’ogni cosa, divertisse, e fosse una bella fiaba grande pei bambini grandi. Questa benedetta o maledetta riflessione XLIV [...]
[...] che dal nostro sangue e dal nostro spirito la riflessione positiva passi a rivelarsi anche nell’opera d’arte, nel modo, s’intende, e colla [...]
[...] arte, e son rimaste deluse. Sarà sempre da vedere se gli XLV artisti abbiano sbagliato il modo, o ecceduto nella misura. Vuol forse dire [...]
[...] d’essa; se non che si combinano un po’ diversamente. Il romanziere, il novelliere guarda di qua e di là, osserva, prende nota. Se non poggia [...]
[...] un piede sopra un fatto vero, non si crede punto sicuro, e non si avventura a metter l'altro innanzi. Il Verga - parliamo di cose nostre, non [...]
[...] in là, vuole che siano siciliani: molto di più e di più concreto. Credete voi che n’abbia assai? Nemmeno per sogno. Ha bisogno che siano [...]
[...] ? — Ma importa a lui, alla sua coscienza d’artista moderno: importa a tutti noi che vogliamo esser moderni, del nostro tempo, al pari di lui. — E [...]
[...] stupido dei contadini, di codesta roba morta ne abbiamo tutti in testa forse assai più di qualche gran romanziere, e potremmo dargli elementi per [...]
[...] ben cinquanta volumi. Che è per questo? Noi non li scriveremo mai; e se tenteremo di scriverli, faremo tutto quel che ci parrà, ma non già [...]
[...] processo di quei fatti. Allora lo scienziato cerca, tenta di compenetrarsi con quei fatti, si sforza, sto per dire, di diventar Natura; e a furia [...]
[...] ; e quando riesce - non vi paia una bestemmia - si mette quasi pari con Dio. Il romanziere moderno è uno scienziato, aggiungiamolo subito [...]
[...] volte gli garba, e può servirsi di tal processo per scopi più belli e più ragionevoli che non siano quelli della XLIX Natura. Il suo fatto [...]
[...] descrizione oziosa nelle cose del Verga, e vi darò causa vinta. Se quel suo dialogo narrato, se quella sua narrazione parlata dal personaggio, che danno [...]
[...] se l'è mai sognato, da che diavolo dunque provien questo? Dalla fantasia, dall’immaginazione! Sissignori! E da null'altro. Ed ego autem dico [...]
[...] Moschettieri, i Misteri di Parigi e simili libri presi insieme. — Peccato! Chi se n’accorge? Dev’essere adoperata proprio male perchè, infine [...]
[...] ch'entusiasma l’una, lascia indifferentissima l'altra. — Prendete la media... — Che medie d’Egitto! Un’emozione è affare di nervi. E i nervi bisogna [...]
[...] i libri; sono i libri che fanno i lettori. Intendo dire che tra il gusto della folla e quello dei veri scrittori c'è sempre, da principio, un [...]
[...] urto, una contraddizione, un vero conflitto. Si va avanti a questo modo, a furia di spinte, di strappi, di gomitate; chi è più forte la vince: e [...]
[...] il vostro gusto intanto si modifica, si raffina e le forme dell’arte anche. Se s’impantanassero tutti e due sarebbe bella e finita. L’arte [...]
[...] del diavolo; avrete preso gusto a quella tal forma d’arte che ora vi riesce ostica al palato; e un bel giorno, che è che non è, vi troverete [...]
[...] un cane che si degnasse di leggerli. Il Boccaccio, per esempio... — Oh Dio! Sarà sempre il Boccaccio e sarà letto eternamente e LIV [...]
[...] novellieri contemporanei si lasciasse prendere dalla tentazione di presentarvi un volume di novelle alla boccaccesca, e non pel capriccio di [...]
[...] , come predica certa gente... vorrei vedervi che viso! — Magari anzi! — È perchè voi confondete due cose ben diverse: l'arte e l’artista. Se [...]
[...] (coll’effe maiuscolo) ha più genio, è più divina di tutti i divini genii del mondo presi insieme; cresce, si sviluppa, fiorisce; e quando è pronta [...]
[...] per un nuovo frutto, cerca e trova il fortunato individuo che le occorre, come ne avea trovati degli altri, uno, dieci secoli avanti — essa non [...]
[...] ha punto fretta — e gli si concede, in un fecondo abbraccio spirituale, e gli lascia gettar nel bronzo, scolpir nel marmo, dipinger sulla tela [...]
[...] , indefinitamente, usque ad mortem; giacchè la morte è legge universale e neppur le forme del pensiero vi si sottraggono. Per LVI questo, se il [...]
[...] . Fidate nella divina onnipotenza della Forma (coll’effe maiuscolo) e il nuovo Boccaccio arriverà.... se dee arrivare. Arriverà anche che i [...]
[...] lettori dell’avvenire giudicheranno troppo timidi, troppo attaccati alle gonne dell’immaginazione, troppo preoccupati della emozione e [...]
[...] !... — Lasciamole. Ma smettiamo pure la presente confusione d’idee che non può giovare a nessuno. Quando noi vediamo un uomo del talento e della [...]
[...] cultura del Bonghi affermare dall’alto di una colonna di un giornale letterario: La scienza è una gran cosa: è intellettualmente e praticamente gran [...]
[...] cosa, poichè la mente dell'uomo penetra per suo mezzo la natura, e la mano dell'uomo per suo mezzo la doma; allarga intorno all'uomo il campo [...]
[...] sublima, spiega, comunica l'emozioni sue; rivela ogni altezza, ogni abbiezione sua; fa luce dentro il cor suo; e vi conferma gl'ideali, che gli sono [...]
[...] tutta e la sola spinta al ben fare, anche quando per disperazione li bestemmia; noi rimanghiamo a bocca aperta, stupefatti che un tale [...]
[...] pensatore possa mettere il sentimento e l’immaginazione molto più in su della riflessione scientifica e addossare all’opera d’arte una funzione [...]
[...] ch'essa non ha. E quando sentiamo un grande artista come il Carducci, dopo di averci paragonati ai cagnetti piccini che vedendo un cagnone alzar la [...]
[...] cianca dietro una cantonata vogliono far lo stesso e il cagnone si volta e con un ringhio e una stretta di denti li scaraventa in mezzo alla [...]
[...] i miti inverni sui colli che riguardano il divino Tirreno; e finir col rallegrarsi che i nostri nepoti metteranno in pezzi le nostre brutte [...]
[...] statue di marmo e ne faranno calce per fabbricar cose buone per tutti; metteranno in pezzi quelle di bronzo e ne faranno soldi e casseruole [...]
[...] , imprecando alla rea memoria dei loro padri che per alzare quei brutti monumenti facevano o lasciavano morir di appetito e di pellagra i loro [...]
[...] LX salvato, coll'Iliade, dallo sfacelo la Grecia, e Dante e l’Ariosto l’Italia dalle abbiezioni del medio evo e del cinquecento, e Raffaello [...]
[...] e Michelangelo, colla Trasfigurazione e coi sepolcri medicei, posto argine alle invasioni straniere e alla corruttela paesana, e Rossini, col [...]
[...] Barbiere e col Guglielmo Tell, ricacciati di là delle alpi li tedeschi lurchi! — Insomma, secondo voialtri, una opera d’arte... — Dovrebbe [...]
[...] essere, innanzi tutto, un’opera d’arte, e.... — Se vi figurate d’aver inventato la polvere con tale aforismo! — Oh! Non siamo così sciocchi. Ma [...]
[...] di lingue? LXI E vi perdiamo tutti la testa. Io, per parte mia, non mi ci raccapezzo più......... (Da un volume in preparazione [...]
[...] gl’intendimenti dell’autore; e mi erano parsi un libro nuovo, quasi di quell’anno. In certi punti, sopraffatto da 2 una profonda commozione [...]
[...] critici d’allora e dei venuti dopo; ho rimuginato le teoriche d’arte del Manzoni e quelle che informano l’arte odierna. Non cercavo più [...]
[...] un’impressione artistica, ma il risultato d’una specie di processo, un giudizio spassionato e sereno.... Ebbene?... L’impressione si è rinnovata; certi [...]
[...] metà di questo secolo soltanto i Promessi Sposi sono l’opera d’arte che resti in piedi? E, chiuso il libro, ripensando alle discussioni 3 [...]
[...] fatte a proposito di essi e alle discussioni più calde e più recenti a proposito di lavori della stessa natura, mi son chiesto, con sorpresa: è [...]
[...] religiosa.... Ma voi non siete qui chiamato a giudicare il contenuto del libro. Elaborato dall’immaginazione e dal sentimento dell'autore, 4 [...]
[...] per unica norma nel giudizio di un’opera d’arte. E non si bada che, quando capita in mano di un vero 5 e grande artista, il contenuto [...]
[...] (spesso malgrado ogni intenzione dell’autore) riman sempre una cosa affatto secondaria e indifferente, non già perchè perda il suo intrinseco [...]
[...] valore, ma perchè diventato un’altra cosa. E non si bada che, se così fosse, se l’arte dovesse considerare l’individuo come un essere morale e non [...]
[...] stato di verità a quello di errore (cosa che accade sovente) il valore dell’opera artistica dovrebbe venir meno. E intanto vediamo che dura e [...]
[...] noi: quel loro misticismo è roba romantica già passata di moda: e il libro resta come un documento storico da cui l’arte moderna non ha nulla [...]
[...] da imparare. Così, si dice allo Zola: la vostra teorica dell’eredità non è ancora un postulato della scienza; e voi siete doppiamente 6 [...]
[...] . Secondo me, si ha torto nell’un caso e nell’altro, quantunque per lo Zola ci sia un'aggravante, come dicono i legali. Il Manzoni non ci ha [...]
[...] dispute degli uomini; e, se dobbiamo credergli, non stava neppure ad ascoltare. Nel 1830 scriveva al Bianchetti di aver fatto proposito di non legger [...]
[...] , le sue intenzioni politiche e religiose, se vogliamo conoscerle, dobbiamo andare a cercarle altrove. E, precisamente pel romanzo storico, non [...]
[...] ha spiegato nettamente e recisamente le sue intenzioni: per poco non si è dimenticato che, in fin dei conti, la sua voleva essere non un’opera [...]
[...] questione non muta aspetto. Tra Manzoni e Zola romanzieri, e Manzoni e Zola critici, c’è un’enorme differenza. Non sono certamente due uomini 8 [...]
[...] tace; e viceversa. Ma non son essi che confondono quelle due qualità, quelle due funzioni; siamo noi che, dinanzi all’opera d’arte, ci ricordiamo [...]
[...] Faujas, Lantier, Dionisia e tutto il resto? * * * E metto lo Zola di faccia al Manzoni per far meglio risaltare l'evidenza della nostra assurdità [...]
[...] di gente che guarda e 9 non osserva, che vuol ragionare e non riflette. È una pedanteria come un’altra, della quale a questi lumi di luna [...]
[...] non ci dovrebbe essere più neppure il vestigio, almeno tra le persone che, dopo tanto disputare, mostrano di occuparsi d’arte da produttori e da [...]
[...] critici. Ma, pur troppo! non c’è peggio del non avere un’idea netta e definita d’una cosa: per esempio, dell’opera d’arte, in questo caso [...]
[...] . Perciò si è fatto sempre e si continua a fare una maledetta confusione tra il contenuto e la forma; e, trattandosi d’arte, non si dovrebbe parlare [...]
[...] una produzione accidentale, capricciosa, abbandonata al talento di qualunque grande ingegno vi stampi la indelebile impronta del suo genio e del [...]
[...] complicati e più completi. Allora le imperfezioni particolari contano poco. Le lungaggini, le minuzie insignificanti del Manzoni non vogliono dir [...]
[...] nulla: sono, in parte, un’eredità delle forme precedenti che sussistono in lui tuttavia. Così il colorito eccessivo, la frase impennacchiata e [...]
[...] certe movenze dell’azione che si incontrano nello Zola. Ma fra Walter Scott e il Manzoni c’è di mezzo un abisso; e quando lo Scott, rispondendo [...]
[...] misticismo religioso galvanizzato dalla reazione del 1815 e diventato qualcosa d’intimo e di naturale nello spirito e nel cuore del Manzoni; ma [...]
[...] piuttosto in che modo la forma dello Scott sia stata vinta e sorpassata; ma piuttosto quello che coi Promessi Sposi è penetrato, e poi rimasto [...]
[...] , nell’organismo del romanzo moderno. La conchiusione è: che dovrebbe egualmente interessarci nello Zola, non le sue teoriche sull’eredità naturale e [...]
[...] il modo come sono applicate e giustificate dai personaggi dei suoi romanzi, ma quello che coi Rougon-Macquart si è stabilmente introdotto, o [...]
[...] sarà chiamato una 12 profanazione il porre Padre Cristoforo, Don Abbondio, Perpetua e la signora di Monza accanto al Coupeau, al Lantier, a [...]
[...] differenze esteriori, che dalle rassomiglianze intime e cardinali. Ora, come pretendere che si cominci tra noi ad annodare una tradizione artistica [...]
[...] , così compiutamente opera d’arte, facciamo ancora distinzioni di misticismo cattolico, di quietismo politico e di altre simili miserie che non [...]
[...] e quella tristezza di commiserazione a cui 13 dobbiamo un altro lavoro che la storia letteraria metterà certamente al posto dovuto, intendo [...]
[...] al Manzoni, dall'altro allo Zola e ai suoi grandi predecessori. Ma se la forma del romanzo ha fatto nei Malavoglia un altro gran passo, non può [...]
[...] rimanga più nulla da imparare da Don Abbondio e da tutto il mondo manzoniano creduto un mondo morto, come quello della luna. Raccontano che il Rosini [...]
[...] solesse dire ai suoi amici: — il povero Sandro non mi sa perdonare d'aver ammazzato colla mia Monaca di Monza i suoi Promessi Sposi — e che andato [...]
[...] a Milano e presentatosi in casa del Manzoni, al servitore che gli domandava chi era, rispondesse: — Dite a don Alessandro che l'autore della [...]
[...] Monaca di Monza desidera vederlo — Il Manzoni, 14 quel giorno perdette un po’ la sua calma abituale e gli fece rispondere: — Don Alessandro [...]
[...] , generazione venuta su dopo il quarantotto, non intendiamo più quasi nulla del gran complesso di sentimenti e di idee che formarono quella gloriosa [...]
[...] delle epoche greca e romana, tanto ci apparisce diverso da tutto quello che costituisce la nostra vita presente; mi meraviglio che si possa [...]
[...] tentare con animo sereno un’interpretazione artistica (la parola non è eccessiva) di epoche che per costumi, sentimenti, religione, scienza e [...]
[...] potranno servirvi da controlli. Abbiamo i poeti, gli storici, i comici, i tragici: abbiamo le statue, le pitture antiche, le rovine, e poi tutto il [...]
[...] grande arsenale archeologico, un’infinità di arnesi domestici e di gingilli che ci mettono sotto gli occhi l’esteriore della vita antica in modo [...]
[...] da non poter prendere nessun abbaglio. « Quella vita intima d’allora, così diversa per chi la guardi alla superficie, studiata dappresso e [...]
[...] , di quegli affetti della commedia greca del IV secolo, trovano ancora oggi negli affetti e nei tipi della società nostra, riscontro meraviglioso [...]
[...] vera catasta di note zeppe di citazioni e di testi greci, per dimostrare che i suoi critici hanno avuto torto ostinandosi a non riconoscere delle [...]
[...] , Senofonte, Euripide, Alessi, Calisseno rodio, Teofrasto, Alcifrone, Eubulo ecc. e che tutti gli scoliasti e tutti gl’interpreti moderni non [...]
[...] possano, all’occorrenza, confermare o schiarire. Il Cavallotti, si sa, è un erudito di prima forza; e se le note della commedia hanno un ugual [...]
[...] , a mettersi al posto da loro medesimi, talchè la commedia doveva naturalmente prendere un’aria di scioltezza e di franchezza che in mani diverse [...]
[...] appassionati: il soggetto gli era venuto dinanzi quasi bello e completo in un’arringa dell’oratore Iseo, intitolata appunto dell’Eredità di Minècle [...]
[...] . Il documento era preziosissimo per la sua natura e la sua estensione. C’era l'emozione dell’oratore, l’evidenza della narrazione dei fatti, una [...]
[...] dirlo, la riuscita è completa. Ma è proprio sicuro il Cavallotti della realtà greca della sua sentimentale Aglae e del suo non meno [...]
[...] sentimentale Elèo? È proprio sicuro che questi versi: Te fuggo com’esule che disse l'addio, Ma volge la testa tornando a guardar; E fugge... ma il [...]
[...] siegue più lungo il desio... E fugge... ma indietro vorrebbe tornar! Mia trista, mia trista battaglia del core! Scrutarla non cerchi pupilla d’uman [...]
[...] passioni: e la realtà storica di questi sentimenti e di queste passioni sta tutta nella loro caratteristica che li rende diversi dai 20 [...]
[...] sentimenti e dalle passioni di un’epoca precedente o posteriore. Certamente l'amore di oggi ha molti punti di contatto con lo stesso sentimento [...]
[...] provato dai Greci e dai Romani ed anche dagli uomini primitivi: ma l’amore di oggi contiene, innegabilmente, degli elementi che allora non [...]
[...] esistevano affatto; e non ha, nelle stesse proporzioni di allora, gli elementi che una volta dovettero essere predominanti. L’artista che, volendo [...]
[...] darci la rappresentazione dell’amore, non riesce ad afferrare la caratteristica propria di una data epoca, fa opera sbagliata. E questa [...]
[...] significa che i Greci non conoscessero, non provassero, alle loro ore, la tristezza, la malinconia, e, forse, anche un po’ di sentimentalità [...]
[...] loro e per moltissime ragioni. La misura noi la sentiamo e la giudichiamo leggendo Eschilo, Aristofane, Sofocle, Euripide, Pindaro, Anacreonte [...]
[...] , Menandro: è come un profumo, come qualcosa di imponderabile che si stacca da quelle opere immortali e ci fa provare la sensazione delle [...]
[...] sensazioni dell’antichità. I riscontri colla vita moderna vi s’incontrano di tratto in tratto, e sorprendenti; ma sono più esteriori che intimi, o [...]
[...] , per dir meglio, che organici e fondamentali. Sarebbe proprio meraviglioso non fosse così: perchè in questo caso bisognerebbe conchiudere che [...]
[...] l'opera di due civiltà, la romana e la cristiana (senza voler contare quella delle altre influenze intermedie) sia stata a dirittura o inutile o [...]
[...] inefficace per lo spirito umano: e dovremmo dare una solenne smentita e alla storia e alla scienza. Ora, nella commedia del Cavallotti a me pare [...]
[...] ci siano evidentemente i moltissimi 22 punti di rassomiglianza esteriore tra la vita greca del IV secolo e la nostra; ma non la differenza [...]
[...] interiore, ch’era la più importante e la sola caratteristica. Forse la troppa erudizione ha nociuto allo scrittore: lo ha fermato innanzi [...]
[...] all’apparenza, facendogliela scambiare colla sostanza. Meno testi e più di quella intuizione divinatoria che è la maggiore delle facoltà d’un artista [...]
[...] , e la commedia avrebbe, probabilmente, guadagnato molto come ricostruzione e interpretazione della vita antica. Probabilmente, ripeto: giacchè [...]
[...] un apparecchio di studi e di ricerche, quasi con un lusso di materiali scientificamente accertati, da mascherare in parte la pochezza del [...]
[...] nebbia del mito, o alla narrazione, prima idillica e poi tragica, della leggenda? L’incertezza del mito, la dubbiezza della leggenda gli son [...]
[...] all’inferno per trovarvi Euridice; e, conformandosi, dice, alle realtà psicologiche, gliela ha mostrata in sogno, dopo una lunga serie di tentazioni e [...]
[...] la vera modernità non consista lì, e che, sotto una forma antica, si possano esporre, con originalità, gli eterni sentimenti umani...» No [...]
[...] davvero. Che vuol dire questa distinzione di forma antica e di sentimenti umani eterni, che poi si riducono unicamente ai vostri sentimenti [...]
[...] , in persona prima, in versi lirici, splendidi e sonori come voi avete mostrato qualche volta di saperne coniare; e lasciate che le grandiose [...]
[...] ) « Canto novo » è, da cima a fondo, un’ebbrezza di luce e di colori. Il paesaggio meridionale vi celebra i suoi trionfi col selvaggio rigoglio dei [...]
[...] l’ombra dei rami fioriti o per l’immensa distesa delle acque cullanti le paranze, dalle vele rosse e gialle, rincorse dagli alcioni. Di tanto in [...]
[...] la grossa testa, gli pendono i magri stinchi su l’acqua; immobile a ’l sole feroce di agosto ei pare fuso nel bronzo antico. E all’ombra dei [...]
[...] ciliegi scoppiano le ondulazioni argentine delle risate di Lalla; e in cima alla scogliera il terribile profilo del Rossaccio si disegna e poi [...]
[...] alla Wagner, dove i rossi e i gialli mandan fuori rantoli profondi ed urli da ottoni, dove il verde e l’azzurro cantano, al pari di violini e di [...]
[...] , in un crescendo vertiginoso, mentre il bianco, l'opalino, il violetto, il verde mare mormorano e sospirano da flauti e da viole, travolti da [...]
[...] , con una sincerità ingenua che finisce coll’ispirar simpatia e riuscire gradita. Anche quando si tien chiusa dentro il limite letterario, ha [...]
[...] una sincerità d’altra natura, civetteria di ragazza vanitosa che fa osservare i suoi vezzi d’oro e di corallo, i suoi nastri avvampanti e la [...]
[...] bella stoffa dei suoi vestiti. 30 Chiedon l'esametro lungo saliente i fantasmi che su da ’l core baldi mi fioriscono; e l’onda armonica a ’l [...]
[...] l'ecloga...; e dileguare languido l'esametro. E non cito per biasimo, tutt'altro. Giacchè questo, in parte, viene dal carattere individuale [...]
[...] del giovane poeta di Primo vere e di Canto novo, ma più, dal carattere raffinato, complesso, corrotto, se così vi piace, dell’arte moderna [...]
[...] cromatico, se il poeta si sforza di far sentire l’uno e l’altro con una brutalità di tecnicismo che urta i nervi a molta 31 buona gente? Con chi [...]
[...] prendersela se la critica non sfugge neppur essa alle allucinazioni del colorito, al capogiro delle sinfonie, e se poi, invece di parlare il [...]
[...] linguaggio di Orazio e di Quintiliano, adopera quello del fisiologo e del naturalista? E più non detta precetti, ma osserva, prova, riprova; e [...]
[...] forma di sensazioni, di sentimenti irriflessi e di attività di pensiero; nè per nulla il nostro organismo è ormai ridotto molto più sensibile [...]
[...] e più vibrante che non fosse una volta. Quando ci viene in mente di domandare al maestro moderno la squisita semplicità dell’antica melodia; o [...]
[...] allo scultore e al pittore moderno la serenità jeratica o quasi jeratica delle figure dell’arte greca e del Rinascimento; o al poeta moderno [...]
[...] , raffinate; cioè: sensazioni aggruppate, fantasmi che si aggrovigliano e si divincolano agitati da nevrosi, sentimenti complessi che si possono appena [...]
[...] dir tali, tanto la invadente riflessione gli ha compenetrati e trasformati. Che meraviglia dunque se la forma corrisponde al concetto [...]
[...] concetto per le mille sinuosità dov’esso si perde, in quell’intenso sforzo di afferrarne e di renderne le diverse gradazioni e le più piccole [...]
[...] un’altra, e fa suoi i mezzi, il processo e perfino i ripieghi di questa. E 33 così oggi abbiamo la sinfonia poetica, il notturno poetico [...]
[...] batte la cadenza coll’andantino, col mosso, coll’allegro, col crescendo e fa sentire il pedate e lo smorzo; ma dove la frase stende il colore [...]
[...] , butta la macchia, accarezza la tinta, mette le velature e tiene esatto conto anche dei piani e dei rapporti. È un eccesso? Una corruzione [...]
[...] ? Un’impotenza, come dicono taluni? Non voglio entrarci; ma è una cosa affatto moderna, e confesserò schiettamente che la gusto e che l’ammiro. E [...]
[...] quando veggo il D’Annunzio toglier di pugno i pennelli e la tavolozza al Michetti per dipingere queste splendide marine del Canto novo, non che [...]
[...] sole e colle barchette a vela spiegata che si specchiano capovolte; bensì di rendere una data marina, in una data ora, in una data stagione [...]
[...] , con tutte le minute particolarità che le imprimono un carattere e le dànno un’espressione, un significato, stavo quasi per dire un’individualità [...]
[...] vivente e sensiente. Le marine abbondano nel Canto novo. Il poeta non sa saziarsi del suo Adriatico, e lo canta sotto tutti gli aspetti; sicchè [...]
[...] metà del volume può dirsi un solenne Te Deum in onore di esso. Ecco, e la glauca marina destasi fresca ai freschissimi grecali; palpita [...]
[...] soverchiamente di taluni eccessi di queste forme (e dovrei aggiungere di questi artifizi) il quadro non resta però così fuori di lui che qua e là [...]
[...] non perda consistenza e non si assottigli e non accenni ad elevarsi e talora non si elevi da pura forma rappresentativa ad alto sentimento [...]
[...] parola e l’abilità della mano; e il suo sentimento non v’interveniva. Il cielo pien di nuvole rosse a levante; di contro un incendio ampio [...]
[...] , con le giunonie braccia nudate, le vesti succinte, che lavan panni e cantano in coro stornelli d’amore; un canneto lì presso; tra le canne un [...]
[...] fulvo torello; colline glauche in fondo e ne l’aria via rondini a schiere. È l'immediata sensazione dell’organo visivo, senz’ombra d’emozione [...]
[...] , nonchè d’impressione già elevata a sentimento. Nel 36 Canto novo l'emozione c’è, viva, intensa, e lo stile se ne giova, e l’arte del verso [...]
[...] , diventata più sicura nelle mani del poeta, vi supera di altrettanto le incertezze e le fiacchezze di quel primo saggio. Però neppure nel Canto [...]
[...] spargon le ceràmbici... e dal petto non gli erompe altro grido che quello dell’Endimione di Keats: I shall be young again, be young! Però, quando [...]
[...] più nuove o più efficaci. Infatti le strofe in un punto sono vipere alate in amore e in un altro coppia di serpentelli alati che è la stessa [...]
[...] cadavere vacuo s'avvinghiano; più in là ancora tornano in ballo i viscidi polipi e le viscide spire di serpente. Osservazioni minute e [...]
[...] pedantesche queste qui; ma servono a spiegare perchè vi s’incontrino, qua e là, forme adattate e non elaborate, reminiscenze dell’orecchio, echi del [...]
[...] pispigliano. Cantano i venti: O voi cui viva pe’ tronchi la linfa, qual per le vene il sangue vivo a li umani sale... ...Ecco e deste le foglie [...]
[...] sogguardan sdegnose con un pispiglio fievole di pecchie. 38 E come sensazione, e nient’altro, vi apparisce la donna. Fra tanti gridi che [...]
[...] , stringa lo schiavo etiope il lunato arco d’argento e nel felino avvampi occhio un desìo. L’onde pel sole come serpi immani verdi [...]
[...] s’incalzino a la spiaggia... Ridi? Ne l’insueto saffico un’antica larva mi tenta. C'è nel Canto novo il sentimento della Natura, lo so bene, e [...]
[...] vivissimo. Il D’Annunzio riserba per esso i più preziosi tesori del suo colorito di stilista e i più fragranti fiori delle sue poetiche immagini. Ma è [...]
[...] forse tale da giustificare la giovanile 39 baldanza del titolo e da rassicurare sulla sorte di un ingegno poetico così riccamente dotato [...]
[...] saggio, tutte le sue stupende qualità di colorito e di evidenza, e i suoi difetti di eccessi di forma e di esteriorità che ne caratterizzano i [...]
[...] . Sarebbe bella che un giorno egli arrivasse a convincersi che in arte la vita è tutto, anche poesia, e che potendo infondere nella semplice [...]
[...] . MEDAGLIONI Chi li ha letti e gustati nelle colonne del Fanfulla della Domenica vorrà certamente rileggerli ora che l’editore Sommaruga li ha [...]
[...] guardarli ad uno ad uno e riposarsi in quella sentimentale rêverie ch'essi eccitano nell’animo del lettore; basta non rivolgere l'occhio ad un [...]
[...] preferenza; l'attenzione veniva concentrata tutta lì dall’emozione simpatica e raffinata che scaturiva sin dalle prime righe o anche soltanto dal [...]
[...] nome che serviva di titolo; e allora non c’era bisogno della precauzione da me consigliata ai lettori che vorrebbero rileggerli. Quelle gentili [...]
[...] circondasse; e nella musica del periodo delicatamente cesellato, dietro la limpida trasparenza della frase che s’insinuava nell’animo e quasi carezzava [...]
[...] l'occhio, l’incanto dell’apparizione veniva raddoppiato. Ora sono come raccolte in un boudoir elegante, discreto; e dalle pareti dove pendono [...]
[...] caratteri e ai sentimenti di una volta che l'artista ha voluto in qualche modo fissare, quanto al carattere dell’artista stesso e al sentimento [...]
[...] che lo ha spinto a concepire quell’opera e che manifestansi in essa. Così, rileggendo i Medaglioni, il mio interesse non era tutto accaparrato [...]
[...] dalle teste bionde o brune, dagli occhi vivaci e procaci o malinconicamente appassionati, dalle labbra rosee, voluttuose o increspate dal dolore [...]
[...] di quelle creature che han lasciato il loro profumo di donna nella storia e si chiamarono la Pompadour, la Du Barry, Sofia Arnould, Giulia [...]
[...] polvere di ale di farfalle dei suoi pastelli; pensavo a quelle correnti di sentimentalismo e di voluttà sensuale confuse stranamente insieme che [...]
[...] gli guidavano la mano nei tocchi rapidi e delicati; e tentavo di spiegarmi quell'emozione che finiva col coprire il peccato di un pudore [...]
[...] verginale, con lo spandere un’onda 44 redentrice di perdono sulla passione ardente e sincera. Il libro mi spingeva a poco a poco in un'altra [...]
[...] rêverie dove l’opera d’arte spariva e restava soltanto l'artista. Era come una visione di giorni lontani, ohimè troppo lontani! quando [...]
[...] archi del ponte di Santa Trinità e del ponte alla Carraia: ed egli mi anticipava, forse con maggiore entusiasmo di poi, i suoi begli studi sui [...]
[...] allora erano novità ed intuizioni di stile e di forme poetiche; e la sua voce tremava e il verso assumeva un accento, un’espressione che la fredda [...]
[...] Abbondanti sul mio volto Nel durar di quella notte! Appoggiati sulla sponda D’un antico ponte i gomiti E raccolta nelle palme La mia faccia lagrimosa [...]
[...] , Io seguiva in ciel le Pleiadi, Io seguiva il grande Orione E la Luna che in silenzio Navigava la cerulea Onda tiepida dell’aere Infinito [...]
[...] . — E senza requie, Senza tregua, senza sonno, Sotto il ponte succedevansi Cupe, rapide, sinistre Le grand’onde; ed i grand’alberi Della riva [...]
[...] nell’anima la loro impronta, che forse han modificato e dirò quasi modellato questo strano carattere di artista sensuale e sentimentale in una [...]
[...] , che ha accarezzato la figura di cortigiana-artista della Pompadour e di cortigiana bonne enfant della Du Barry colla stessa intensità di [...]
[...] affetto, colla stessa sincerità di slancio con cui ha reso le figure assai dissomiglianti della Barrett-Browing e della Rachel. Così finalmente [...]
[...] punto egli avesse abbondato, quasi calcato la mano, e in un altro avesse sorvolato e dato soltanto rapidi tocchi, o appena appena degli accenni [...]
[...] . 47 Giacchè intorno a queste gentili maîtresses amate e possedute coll'immaginazione (una raffinatezza di più, direbbe qualcuno) egli ha [...]
[...] preferenze e capricci. Come in tutti gli amanti, si verifica dentro di lui quel processo di eliminazione che è il fenomeno più caratteristico [...]
[...] meno interessante di quella figura di donna; la profetessa e poi l'apostolessa, col suo seguito di discepoli e di cooperatori, sarebbe stata [...]
[...] certamente la più curiosa, la più piccante. Ma che volete che egli se ne facesse d’una maîtresse che il Gentz ha chiamato vecchia e bruttissima [...]
[...] , parlando di questo secondo periodo della vita di lei, e che Napoleone I avea chiamato cette folle madame Krüdner anche quando essa avea [...]
[...] : Mon Dieu, que je suis heureuse! Je vous demande pardon de l'excès de mon bonheur! Chi, leggendo per la prima volta e in volume i medaglioni [...]
[...] guastare ogni cosa. E sarebbe un peccato. 20 Maggio 1883. L’ETERNO FEMMININO Alla domanda: Perchè Fausto si salva? non c’è da dare altra [...]
[...] risposta che quella data dal Bonghi nel Fanfulla della Domenica (I). Poche cose italiane ho lette in questi ultimi tempi così finamente e [...]
[...] sofistiche, e la convinzione afferra la mente del lettore e se ne impossessa in modo definitivo, per la sua chiarezza e per la sua giustezza [...]
[...] . (2) Num. 42, dello stesso anno. 52 dopo quello che si è scritto, pensato, fantasticato e anche delirato in Germania sul capolavoro [...]
[...] goethiano; ma originale la fa apparire e divenire il complesso delle idee che rende importantissimo questo studio dell’Eterna leggenda. Però il Bonghi [...]
[...] del Mago d’Antiochia e la Margherita del Fausto del poeta? Mi par di no. Anzi mi pare che il ragionamento, esattissimo, del suo ultimo articolo [...]
[...] parentela fra la leggenda di Cipriano d’Antiochia e quella del Fausto è evidentissima; tutte e due son nate, come vien notato dal Bonghi, dallo [...]
[...] dànno atteggiamento di fatto al pensiero possono 53 essere parecchie...; casi succeduti in realtà e varii possono aver data la prima mossa a [...]
[...] abbia influito sull’altra; tutte e due possono esserci derivate direttamente dalla fonte dell’animo umano e dalla fantasia popolare ». Benissimo [...]
[...] . Nel caso presente, qual’è il concetto astratto da cui sono scaturite le due leggende di Cipriano e di Fausto? Rispondo collo stesso Bonghi; è il [...]
[...] meglio che possa fare: « Traversa i secoli, nella coscienza popolare, un pensiero che il sapere non basti a soddisfare l'animo e possa, quando [...]
[...] nutrire la vita e la confonde. Empie la mente e lascia vuoto il cuore; sicchè all’uomo bisogna un più potente, un più fresco alito per sentirsi [...]
[...] vivere nel bene o nel male. » Al più potente e più fresco alito si arriva 54 nelle due leggende per mezzo della donna. Nella prima Cipriano [...]
[...] diavolo: il Crocifisso è più grande di te? — Sì, di certo: è più grande di tutti. — Adunque io lascio te e divento amico del Crocifisso. Ed ecco [...]
[...] dalla vita di lui; se rimane qualche relazione tra quell’uomo e quella donna, riducesi alla comunanza d’un medesimo oggetto nell'amore di ciascuno [...]
[...] , Dio; e all’altra assai più esteriore, del martirio subito. 55 Non è dunque la donna credente che salva l'uomo diventato credente al pari [...]
[...] di lei, come il Bonghi conchiude. Perchè se così fosse, la leggenda dovrebbe avere una forma affatto diversa: e l'azione avrebbe dovuto [...]
[...] . Cipriano ha trovato un punto dove fermarsi nelle sue corse a traverso il mondo reale e il mondo della scienza di allora. La bellezza di Giustina lo [...]
[...] affascina d’un tratto. Quella vergine galilea è un nuovo ignoto che lo attira e lo seduce: e vuol possederla ad ogni costo. Ma dal momento che [...]
[...] un altro ignoto, un altro ideale si presenta improvvisamente e inattesamente al suo intelletto e al suo cuore, Giustina vien lasciata da parte [...]
[...] dannazione attraggono, occupano intieramente lo spirito ardente e appassionato di Cipriano. E non il ragionamento, è il sentimento, il sentimento [...]
[...] suo organismo, col suo carattere, colla sua funzione umana, lo incarna e lo rappresenta meglio e assai più completamente che l'uomo, troppo [...]
[...] intellettuale e troppo riflessivo, non possa e non debba fare. La medesima cosa avviene nel Fausto. Margherita, come donna reale, interessa e [...]
[...] l’aspetto della pura e semplice sensazione. Se non che qui interviene il dolore, la realtà della vita, per lanciar di nuovo Fausto nella sua [...]
[...] , sussiste sempre, perchè è fuori di lei, ed essa non n’era che una forma caduca e passeggiera. Perciò era logico, era inevitabile che il poeta la [...]
[...] sempre dare, invece, qualcosa di concreto e di reale sotto di cui potesse nascondersi, sparire e lasciar indovinare, più che far scorgere, la sua [...]
[...] , al preciso, non avrebbe davvero nessun senso. All’ignoto, all’ideale noi, per la nostra natura, non possiamo avviarci e accostarci che pel [...]
[...] sentimento. Quando la riflessione sopraggiunge, l’ideale diventa reale e dal sentimento passa all’intelletto. Ma lo spirito umano non si ferma un [...]
[...] vago, l'eterno femminino, che lo attrae su su e lo aiuta a poggiare per lo spazio infinito. Può ora dirsi, guai dando la cosa da questo punto di [...]
[...] vista (che è quello stesso del Bonghi) può ora dirsi che tra Giustina e Margherita la differenza sia grande? La differenza è puramente esteriore [...]
[...] . Nei primi secoli cristiani la religione era l’ideale e il reale ad una volta. Nei tempi moderni l’ideale e il reale s’incarnano nella scienza [...]
[...] , e da essa ci 59 viene la nuova, ma non diversa, non opposta, redenzione e purificazione dello spirito umano. Però nell’un tempo o [...]
[...] nell’altro non è la donna che salva o dà impulso a salvarsi, bensì quello che il Goethe battezzò, con una frase da gran poeta l'eterno femminino, e [...]
[...] nell’orecchio dietro un ventaglio, e caldi di scandali mascherati a mala pena dal leggier velo d’un nome un pochino storpiato. Egli usa [...]
[...] largamente del suo diritto di osservatore e di artista; ma quando con quei suoi occhietti di miope ha sbirciato le miserie, le colpe, il ridicolo (I [...]
[...] lettore e d’ammiccargli, da birichino, con una civetteria quasi femminile. Vuol fargli sapere che sotto il personaggio dell’arte c’è il personaggio [...]
[...] tutta Parigi e fu registrato dai giornali. L’artista in queste malizie, fortunatamente, perde poco o nulla, e il libro, commercialmente [...]
[...] , intanto guadagna di molto. Non è una malignità l'affermare che il Nabab e Les Rois en exil siano stati un po’ aiutati così ad arrivare oltre le [...]
[...] questa punta di malizia traspariva dal titolo e bastava. Nel nuovo romanzo, poichè il titolo non diceva nulla, ha voluto mostrarla nella [...]
[...] subito a quel latino dalle larghe spalle e dalla parola possente che tien oggi nel suo pugno d’atleta i destini politici della Francia (I); si pensa [...]
[...] a quella turbinosa atmosfera parigina gravida di scandali finanziarii, di agitazioni comunarde e parlamentari, di avidità non mai sazie e di [...]
[...] grassi godimenti materiali, che freme d’attorno a quella torreggiante figura del caorsino e minaccia d’abbatterla; e (I) Allora il Gambetta era [...]
[...] ancora vivo. 64 apriamo il libro già belli e avvertiti, leccandoci anticipatamente le labbra pel piccante manicaretto che stiamo per gustare [...]
[...] dinanzi il grande uomo della provincia, Numa Roumestan, che distribuisce a destra e a manca saluti alla buona, strette calorose di mano [...]
[...] , incoraggiamenti e promesse d’ogni sorta, mentre le bande strepitano e i contadini si slanciano in massa a ballar la farandole al suono del piffero e [...]
[...] abbiamo lette le descrizioni nei giornali, quando il latino dalle larghe spalle e dalla parola possente andava attorno, per convertire le turbe [...]
[...] ; e, poi, quel processo di stampa del Furet che rivela, più che agli altri, a sè stesso un oratore di prima forza nel giovane avvocato senza [...]
[...] cause, ci ricordano anch’essi il latino dalle larghe spalle e dalla parola possente, che, sotto il secondo Impero, frequentava ancor studente il [...]
[...] caffè Procopio, esercitandovisi coi pugni sui tavolini nella grand’arte della discussione, e che poi, nel 1868 , già laureato e uscito dello [...]
[...] le proporzioni comuni, e il lettore prova un vivo dispetto contro l'autore che, colla malizia della sua epigrafe, 66 lo ha fatto cadere in [...]
[...] commestibili Aux produits du Midi, ecc., ecc., sono degli episodi e dei profili graziosi, pieni di spirito, d’un colorito ben intonato, quantunque [...]
[...] privi di rilievo; ma non son tali da fare che la figura e il carattere di Numa acquistino l'alta importanza lasciata supporre dalla malizia [...]
[...] indietreggiato dinanzi a quella vigorosa e complessa persona dalla testa capelluta, dalle larghe spalle, dalla voce vibrante e la barba grigiastra [...]
[...] la sincerità e la volubilità delle sue impressioni; una razza che 68 vive all’aria aperta, abbagliata e inebriata dal sole; tutta sensi [...]
[...] , tutta esteriore; che parla come l’uccello canta e fa della propria parola non un mezzo ma un fine, improvvisando, gorgheggiando, trillando e [...]
[...] , che ha l'esagerazione nel midollo delle ossa, nel sangue, nei nervi e perciò dà la stessissima importanza a cose affatto disparate; e questa [...]
[...] vivace, impressionabile, lo stile caldo e pittoresco, ed insieme la osservazione acuta e il buon senso che sorride; proprio quel che ci vuole per [...]
[...] essere 69 un romanziere moderno di razza, qual ha potuto mostrarsi nel Nabab e nei Rois in exil, per citar solamente i suoi più recenti [...]
[...] altrettante colpe di origine. La 70 razza! Il Daudet non vede altro. E, da meridionale, si scalda, alza la voce, si batte i fianchi, sgrana gli occhi [...]
[...] libertà e di giustizia; e quando essa, un’anima d’artista, se lo vede trasfigurato sotto gli occhi, non più tenore da melodramma, nè vinaio in [...]
[...] grosso, e gli parla, abbagliata, e gli domanda: — Amate la pittura, signore? — Oh! signorina, se l’amo! — risponde Numa, che sa di non capirne [...]
[...] nulla. E la stordisce colle sue frasi belle e fatte, colle sue idee vaghe e superficiali presentate con tutta l’arte della parola e con tutti i [...]
[...] meridionale. E finisce il capitolo esagerando alla sua volta, da vero meridionale che si sia ben montata la testa: Fiamme et vent du midi, vous êtes [...]
[...] irresistibles! come se Numa Roumestan avesse operato un miracolo. Il Daudet ce l’ha un po’ con questa 72 sua creatura e le aggrava addosso la [...]
[...] disfatta e tutta ripicchiata, che mena di fronte gl’intrighi galanti e gl’intrighi politici. Una debolezza, se così volete. — Era nobile! E per [...]
[...] il piccolo salotto, andò diritta alla porta del gabinetto, la spalancò e cadde rovescioni. Non avevano neppur messo il paletto! » Rosalia riceve [...]
[...] tal colpo la vigilia di esser madre, dà alla luce un bambino morto e si dibatte per qualche tempo tra la morte e la vita. Si può dire, in [...]
[...] più serio, e già egli prepara un’evoluzione verso il partito imperialista. Un giorno, a tavola, Numa si sfoga a canzonare quei di Froshdorf; li [...]
[...] ciurli nel manico, egli dice alla figlia. E Rosalia, sorprende, poco dopo, il marito mentre scrive una lettera all’Imperatore con la quale egli [...]
[...] accetta il posto di consigliere di Stato: Figlio della Vandea del mezzogiorno, cresciuto nella fede monarchica e nel culto rispettoso del passato [...]
[...] .... — Tu hai ragione, cento volte ragione; 74 convien rispondere al contrario, dice Numa convinto. E sta per stracciare la bozza. Ma c’è [...]
[...] lì una bella frase che può servire, modificandola un pochino: Figlio della Vandea del mezzogiorno, cresciuto nella fede monarchica e nel culto [...]
[...] rispettoso del passato, io crederei venir meno all'onore e alla mia coscienza, accettando.... Senza dubbio non è morale, non è dignitoso; Numa [...]
[...] non ci fa una bella figura. Ma se mi dite che è per la razza, per la indifferenza meridionale intorno l’onesto e il disonesto, io vi rispondo di [...]
[...] no. Nessun parigino ha mai fatto altrettanto? La cosa è un po’ difficile a esser creduta. E tutto il romanzo va di questo passo intramezzato [...]
[...] di gentili episodi come i Daudet sa foggiarli. Potrei anche citare la bella e vispa signorina La Quesney innamorata del tamburino Valmajour. Che [...]
[...] ad Aps, in mezzo al chiasso indiavolato della festa nazionale, con quel sole cocente, la bizzarra e rozza figura del suonatore di piffero e di [...]
[...] tamburo le faccia una strana e forte impressione, passi; ci è un po’ di 75 natura meridionale in quella testolina immaginosa. Ma che la [...]
[...] illusione duri a Parigi, dopo il ridicolo che colpisce il suonatore nella festa musicale al Ministero e nel suo debutto all’Opèra; ma che [...]
[...] l’illusione sia così profonda da intaccare i germi vitali della povera ragazza, ecco, è.... meridionale addirittura. E il Daudet non se n’accorge. Una [...]
[...] soliti nel Daudet. Gli è stato detto tante e tante volte che la sua forma è troppo straluccicante, troppo impennacchiata; gli è stato detto tante [...]
[...] e tante volte che i suoi quadri mancano di proporzioni nei diversi episodi e abbondano di contrasti eccessivamente ricercati. Ed ecco che il [...]
[...] vivace romanziere si sorveglia, si rattiene, anche a costo di riuscire, egli! un po’ grigio e monotono: ed ecco che architetta il suo lavoro [...]
[...] scrittore, e i personaggi, se non si disegnano netti e spiccati, tentan di vivere da per loro. Guardando all’ingegno del Daudet, non è ardito [...]
[...] presagire che nel suo prossimo romanzo potremo salutare la sua evoluzione artistica già bella e compiuta. TORQUEMADA (I) Un dramma [...]
[...] ? Niente affatto. Dite meglio una fantasia lirica grottesca e sublime, e darete nel segno. Hernani, Lucrezia Borgia, Marion de Lorme, perfino quei [...]
[...] meschina forma del volume. Tutti, uno dopo l’altro, ci han declamato, sonoramente, i loro amori cavallereschi, i loro terrori e i loro spasimi di [...]
[...] madre e di amante, i loro sogni da leggenda; tutti, uno dopo l’altro, han cercato di illuderci con un (I) Victor Hugo — Torquemada, Paris [...]
[...] , Calmann Lèvy, 1882. 78 sembiante di corpo, con una simulazione di vita; e tutti sono spariti, fantasmi grandiosi, lasciandosi dietro un rumore [...]
[...] vago di cose, un bagliore strano di apparizioni che fa sorridere e pensare. Torquemada, invece, ci viene dinanzi direttamente, senza passar per [...]
[...] la scena. Ah! i tempi son mutati. Oggi non basta più l'essere un fantasma e il poter declamare dei versi sublimi per osar di salire il [...]
[...] palcoscenico e mostrarsi alla gente. Bisogna essere una creatura umana vivente, una creatura nervosa, debole o forte, appasionata o cattiva, ma che si [...]
[...] , quegli scoppi di pianto e tutte le ribellioni e le ironie che ci sconvolgono il cuore perchè son cosa nostra: bisogna, insomma, chiamarsi [...]
[...] Margherita Gautier, Navarrette, Susanna d’Ange, oppure de Jalin, Maitre Guerin, Giboyer, Giovanni Giraud, e non Borgia o De Lorme, e non Hernani o [...]
[...] Torquemada. Infatti il poeta ha esitato lunghi anni 79 intorno alla sorte di questo lavoro. E rassegnandosi finalmente a metterlo fuori in [...]
[...] segreto della forza, della personalità, del carattere di essa o quello che a lui è parso tale. È stato un momento! E la terribile figura di quel [...]
[...] frate domenicano che bruciò in sedici anni ottomila persone, che cinquemila e cinquecento ne bruciò in effigie, che d’altre novantamila parte [...]
[...] bollò col marchio d’infamia, parte seppellì nel carcere perpetuo, parte spogliò e disperse colla confisca; e quella bieca figura d’inquisitore che [...]
[...] dominò il re, che lottò col papa, che non si curò 80 d’altro al mondo fuorché del suo terribile tribunale e delle sue tremende Istruzioni [...]
[...] coscienza di teologo e d’ispirato da Dio. Allora egli la sentì gemere con un accento di immensa tristezza: D’un cóté La terre, avec la faute [...]
[...] , Et là les profondeurs sombres du flamboiement! L’enfer! Mon Dieu! qui donc aura pitié? 81 E trasalì al suo urlo di gioia: Moi! Je viens [...]
[...] bûcher. Cautériser l'enfer. E le sue viscere si commossero a quella profonda compassione che si trasformava in delirio: Terre, au prix de la [...]
[...] più vicina al vero di quello che molti non credano; e l’averlo così concepito, serenamente, senza preoccupazioni umanitarie, 82 fuori da [...]
[...] qualunque rancore politico e religioso; e il non aver visto in esso null'altro che l'altezza del giustiziere che percuote inesorabile, perchè ama [...]
[...] fortemente, che ammazza il corpo, l'accidente, perchè vuol salvar l'anima, l'essenziale, è un lampo di genio degno di Victor Hugo e di [...]
[...] storia tremava per la sua vita e non osava fare un passo senz’essere scortato da quaranta famigliari dell’Inquisizione a cavallo e da dugento [...]
[...] immagini, nè musiche beethoveniane di verso che possano supplire a quello che rappresenta l’assoluto nell’arte: l’organismo, la forma. E poi, un [...]
[...] dramma dev’essere un dramma, non lirica, non epopea. Non basta prendere tre concetti e metterli in riscontro o anche in lotta, per poter dire: ecco [...]
[...] ; che chiamando Borgia il concetto astratto del godimento fisico e bestiale dei piaceri della carne; che chiamando Torquemada il concetto [...]
[...] momento. E allorché sentiamo dire da Francesco di Paola, col suo sorriso di santo: Fils, toujours pardonner et toujours espérer, Ne rien frapper [...]
[...] sauvé; e sentiamo Torquemada rispondergli: Ah! tu te sauves, oui! Mais qu’est-ce que tu fais de tes fréres les hommes? 85 Tu n'as done pas [...]
[...] les rentrer de force au paradis! e allorché, venuto terzo fra loro, il Borgia canta il suo inno epicureo alla vita, al piacere, al trionfo dei [...]
[...] sensi: Je suis une faim, vaste, ardente, inassouvie. Mort, je veux t’oublier; Dieu, je veux t'ignorer! e il santo domanda, atterrito: Qu’est [...]
[...] -ce que ce bandit? e Torquemada risponde: Mon pére, c'est le pape; noi restiamo freddi, diffidenti, come dinanzi a tutto quello che è pura [...]
[...] declamazione, puro sfoggio di concetti, pura rettorica insomma. 86 E così, quel grand’uomo d’azione che fu Torquemada, non fa quasi altro [...]
[...] della regina Isabella, del marchese Fuentel e di Gucho il buffone del re; gli è parso sufficiente dar in preda alla mistica esaltazione di lui i [...]
[...] due poveri amanti Don Sanchez de Solinas e Dona Rosa d’Orthez, ombre preraffaellesche, che per salvarlo dall’in pace a cui egli era stato [...]
[...] trasparire. Non gli preme che quello, soprattutto. Il resto è una concessione che egli ci fa, a malincuore. Perciò tutto gli par buono e sufficiente [...]
[...] , ai due giovani innamorati. E parecchi anni dopo, nel punto in cui questi trepidano sotto la minaccia di un grave pericolo, nel punto in cui la [...]
[...] tranquilles. Oui, je vous sauverai 88 E mentre i due amanti, ebbri di felicità, si mormorano nell’ orecchio le più soavi parole d’amore, ecco [...]
[...] apparir da lontano e appressarsi lentamente i familiari della Santa Inquisizione, colla loro bandiera nera e su una testa di morto fra due ossi in [...]
[...] croce per stemma. — Cielo! — esclama Don Sancio, spaventato. E il dramma finisce. * * * Tutto questo è artificiale, meschino, supremamente [...]
[...] ; quel Torquemada che accende roghi, che bolla col marchio rovente, che imprigiona, che confisca in nome e per conto della giustizia di Dio; quel [...]
[...] gretto casista, un frate imbecille, non distinguere 89 tra una buona intenzione e un peccato mortale, e mandar al rogo due giovani belli ed [...]
[...] , profondamente vera e drammaticamente sublime. O poeti, o artisti, piccoli e grandi, Discite iustitiam moniti et non temnere divos! z8 giugno 1882 [...]
[...] . LA MOGLIE DI CLAUDIO (I) L'avevo letta nove anni fa, appena pubblicata, e me ne rimaneva ancora l'impressione di una opera d’arte che [...]
[...] marionette, e parlavano in falsetto. (I) Alexandre Dumas. La femme de Claude. 92 Infatti dietro la tela c’era appostato qualcuno che [...]
[...] parlava invece di esse, senza molto curarsi di alterare la voce. Oh! un parlatore abilissimo, di quelli che attirano e incatenano anche quando [...]
[...] s’incapricciano a discutere o a difendere un’assurdità. Oh! uno di quelli che hanno la frase incisiva, l’immagine vigorosa, e l’accento ora [...]
[...] finamente ironico, ora sdegnosamente elevato — quasi apocalittico — dell’uomo convinto di avere un mandato. E come si vedeva che quei personaggi, no [...]
[...] che stava sotto quei suoi occhi di osservatore espertissimo e di analizzatore implacabile. Nel gran crogiuolo della Francia avveniva un enorme [...]
[...] de la poudre, le bruit du canon, la fiamme des incendies, les vapeurs du sang, les miasmes de la mort l'avaient regaillardie,.... » E intanto [...]
[...] potente costei dalle forme diverse e giudicarla e ucciderla in nome della coscienza umana e della giustizia divina, per pubblico avvertimento del [...]
[...] umani, ma incarnazioni complessive, essenze di esseri, entità, in una parola! Il pubblico se n’era accorto prima che l'autore lo confessasse; e [...]
[...] , arringa, opuscolo politico e sociale, sistema - filosofico o religioso. Innanzi tutto dev’essere un’opera d’arte, un organismo vivente che nasconda [...]
[...] rimanga teatro! A questo riflettevo tre sere fa, mentre la signora Duse recitava al Valle la parte di Cesarina, la moglie di Claudio; e, soltanto [...]
[...] ora, alla rappresentazione, capivo quanta potenza drammatica avea profuso il Dumas in quel personaggio, il solo che 96 apparisca vivo e [...]
[...] bocca che s’increspava nella convulsione della rabbia, e diventava ammaliatrice quando si apriva ai terribili sorrisi che facevano fremere quel [...]
[...] , urlava, piangeva, maligna e malefica per istinto e per compiacimento di creatura corrotta; quella donna non più donna, che non avea mai avuto [...]
[...] Claudio, faceva impressione sul pubblico sin dal suo primo apparire sulla scena; e poi, a poco a poco, se ne impossessava, e lo teneva stretto nel [...]
[...] suo piccolo pugno, e lo 97 scuoteva, e lo tormentava, ne faceva, come del suo Claudio, quel che le pareva e piaceva. Però, se sentivasi la [...]
[...] , la durezza, la legnosità degli altri personaggi non si avvertiva meno per questo. E la catastrofe? — Si tu entraines dans la mort ou dans le [...]
[...] di entità, 98 dovea l'autore (non dico l'artista) usar forse tanti riguardi? E non li ha usati. Così la Moglie di Claudio è riuscita senza [...]
[...] dubbio una buon’azione della quale Dumas pensatore e cittadino può andare orgoglioso, ma non una vera opera d’arte. Il meglio (e ne converrà il [...]
[...] Dumas artista) il meglio sarebbe stato ch'essa fosse riuscita, nello stesso tempo, e l'una e l’altra. 5 Novembre 1882. UN ROMANZO [...]
[...] non era arrivato a capire, e che per parecchi altri dubitava di avere ben reso l'originale. Il racconto di Tane Hico è una graziosa storia di [...]
[...] amore che i colti lettori certamente conoscono col titolo Uomini e Paraventi, abbreviato dal vero titolo, un po’ lungo: Sei paraventi proposti a [...]
[...] del romanzo. Non faccia specie quel raffinata accoppiato ad ingenuità, nel Giappone è così. Pittura e letteratura non sono tanto rozze e [...]
[...] primitive da non rivelare una già progredita abilità di esecuzione, una meravigliosa complicazione di processi e di ricerche, una delicatezza e una [...]
[...] squisitezza di sentimento che certe quasi incredibili puerilità di mezzi e di forma contribuiscono a rendere più attraenti per noi. La storia [...]
[...] penna del suo autore! I traduttori si son creduti in obbligo di facilitarne, a modo loro, l’intendimento ai lettori europei: e per scansare le [...]
[...] note a piè di pagina e una breve introduzione sulla storia dei quarantasette rônini, hanno commesso il sacrilegio artistico di rimaneggiare tutto [...]
[...] il lavoro, spostando l'ordine dei capitoli e colmando le pretese lacune con estratti di altri lavori innestati nel testo. Non conoscendo [...]
[...] violazioni, rimane ancora abbastanza spiccata da darci alla lettura un sapore affatto nuovo ed esotico che diletta e sorprende. 102 La storia [...]
[...] venerazione e di culto. « Furono uomini leali e perciò patriotti! Essi han dato un esempio che sarà sempre imitato, e verrà tempo in cui il loro [...]
[...] 103 valore sarà riconosciuto anche in alto ». Questo scriveva l’autore nel 1848; e nel 1869 il Mikado Montsouhito insigniva la tomba del capo [...]
[...] del Taicum tre inviati della Corte imperiale di Kioto, destinò a riceverli Asano-Takumi- no-Kami (Campomattino) principe d’Ako e il principe [...]
[...] ricevette con tale aria di disprezzo i regali che i due principi gli presentarono, e trattò essi stessi con sì rozza alterigia che questi [...]
[...] 104 perdettero la pazienza e decisero di vendicarsi ammazzandolo. Il primo consigliere del principe Kamai Suma capì subito il pericolo in cui si [...]
[...] trovava il suo signore, e pensò di presentarsi segretamente al Kira con ricchi doni che disse inviati direttamente da quello. Il principe [...]
[...] Kira come regalo del loro signore. I due consiglieri stimarono che dare al Kira quel denaro equivaleva a buttarlo in mare; e così, per la loro [...]
[...] siete goffo questa mattina! — soggiunse il Kira. — Sembrate un contadino! Il principe non ne potè più e tirò fuori la sua sciabola: — Difendetevi [...]
[...] , cavalier Kira! Io non sopporto simili affronti! Il Kira, invece, cominciò a urlare, cercando di scapparsela, già ferito alla testa; e il [...]
[...] di ritirarsi nella sua residenza e di considerarsi come prigioniero. La prigionia e la morte del principe occupano il secondo capitolo del romanzo [...]
[...] -rio cresce e si abbellisce sotto le nevi dell’inverno. — L’ingiustizia contro il suo signore rivela e accresce la fedeltà del samurai [...]
[...] ». Terminato di scrivere, egli voltò la testa verso la pianta, e « il sole nascente inondò coi suoi raggi obbliqui quella scena, e fece scintillare i [...]
[...] cristalli della neve come grappoli di stelle. « Mentre il padrone era assorto nel suo geniale lavoro, le persone di casa andavano e venivano [...]
[...] principe era prigioniero. Un 107 amico di famiglia, che aveva prestato cauzione per lui impartiva gli ordini, e accordava i permessi di entrare e [...]
[...] paravento fu rimosso con cautela dietro di lui, e la principessa Belviso, sua moglie, entrò nella stanza. L’aspetto della principessa rivelava il [...]
[...] gran turbamento del suo cuore. Ella si avanzò verso il marito, si lasciò cadere con abbandono sul pavimento, e, chinata la fronte fino a [...]
[...] toccare la stuoia, con voce commossa disse: « — Spero che il mio signore si senta bene! « Il principe la guardò teneramente, e rispose: « — Sto [...]
[...] bene, Belviso. E voi perchè siete così triste? « La principessa represse il suo dolore e disse: « — Mio signore, come potrei mostrarmi lieta [...]
[...] signore — esclamò; — voi vi aspettate la più grande sventura! Il Kira è onnipotente presso il Taicum, e i suoi amici faranno ogni sforzo per [...]
[...] . Le vostre azioni vi tradiscono. « — Mio signore, le mie azioni? « — Sì — e mostrò il man-rio. — Voi non potrete mai ingannarmi. Ieri sera, nel [...]
[...] ripulire questa pianta, vi siete servita di uno dei vostri spilli per togliere una bacca inaridita e avete lasciato sull’orlo del vaso quel [...]
[...] la 109 principessa, fissandolo con uno sguardo pieno di tristezza. — Tutti potrei ingannare, ma non voi! « E pronunziando queste parole [...]
[...] , chinò la testa, posò le mani sui suoi ginocchi e vi appoggiò la faccia. Il principe la guardò con gli occhi quasi in lagrime, e le mise una mano [...]
[...] desidero che voi accordiate piena e cieca confidenza al mio primo consigliere Roccagrossa... È un uomo che vale milioni, bravo, onesto, ricco [...]
[...] presente pericolo? « Il principe Campomattino non le fece nessun rimprovero per quel grido di donna e di sposa; si contentò di rispondere [...]
[...] : « — Son certo che il Roccagrossa ha fatto il suo dovere. 110 « La principessa abbassò la testa e si afferrò, convulsa, al marito, sapendo [...]
[...] bene che fra non molto dovea dividersi per sempre da lui. Il principe si sforzò di darle coraggio, e quando fu un po’ calma la condusse per mano [...]
[...] letto e cercate di trovare qualche ristoro nel sonno. « Ella entrò barcollando nel corridoio, e, gettandosi sul pavimento, lo salutò coi [...]
[...] , e così nascose agli occhi del suo signore quel doloroso spettacolo ». Poco dopo arrivarono i commissari del Consiglio degli Anziani. Ricevuti [...]
[...] alla fronte e poi la scorse senza mostrare nessuna commozione. 111 « Mi si condanna a darmi la morte — egli disse, — e mi si annuncia la [...]
[...] confisca dei miei beni e l'estinzione del nome della mia famiglia. Mi sottometto, rispettosamente. « — In questo caso siamo pronti a farvi da [...]
[...] grosse stuoie, e fece segno a due samurai del suo seguito di accostarsi. « — Col vostro permesso — disse rivolgendosi ai commissarii — darò le [...]
[...] principe, in ginocchio, calmo e risoluto: di faccia a lui i commissari, seduti, severi e freddi: dietro a lui i fedeli samurai, prosternati [...]
[...] silenzio di morte. I samurai serravano forte i denti e si torcevano le dita dal dolore; ma dalle loro labbra non scappava neppure un sospiro [...]
[...] . « Il principe Campomattino contemplò dai paraventi aperti a metà il magnifico spettacolo che si stendeva fuori sotto i suoi occhi e dato ad esso [...]
[...] la confisca dei beni e l’estinzione del nome del loro signore, non pensarono che a vendicarne la ingiustissima morte. Il consigliere [...]
[...] , i fedeli rônini si dispersero; 113 e travestiti, esercitando umili mestieri, osservavano le minime mosse dell’infame nemico del loro capo [...]
[...] dimentico del suo giuramento di vendetta. Ma il giorno che il cavalier Kira si stimò sicuro e accettò un invito in casa di suo genero, il [...]
[...] consigliere Roccagrossa convocò rapidamente i rônini rimasti fedeli (erano quarantasei) e con essi assaltò di notte quella casa, scovò il vile Kira [...]
[...] in un ripostiglio di carbone dove s’era nascosto; e, siccome invitato a darsi la morte quel vile non ne avea il coraggio, egli lo uccise e gli [...]
[...] sacrifizio su quella tomba, nel cimitero del tempio di Sengakugi; e lì aspettarono tranquillamente 114 che i soldati del Taicum venissero ad [...]
[...] tempio avesser cessato di vibrare nell’aria, quarantasei ombre, condotte dall’ombra del consigliere Roccagrossa, si disposero in riga e [...]
[...] spogliarono delle loro vesti bianche e le diedero a Sanzouno-Baba. Poi, lanciandosi arditamente nella trista riviera, passarono nel Gokurakou [...]
[...] loro scopo, porgono al romanziere l'occasione di fare una svariata e vivacissima pittura della 115 vita giapponese di tutte le classi. Mi duole [...]
[...] il dio Volpe prende le sembianze di un familiare del cavalier Fianco della Costa, caduto ammalato d’occhi lontano dalla sua famiglia, e lo [...]
[...] abitanti del vicinato mantengono 116 con molta cura. E con tutto questo c’è ancora degli scettici che ghignano quando si parla del poter [...]
[...] soprannaturale del dio Volpe! » Le tombe del principe d’Ako e dei quarantasette rônini esistono ancora nel cimitero del tempio di Sengakugi, sotto [...]
[...] loro statue abilmente scolpite in legno, colle faccie dipinte, cogli abiti riprodotti benissimo in lacca e l'arma prediletta a ognuno di essi [...]
[...] gelosamente conservate e prender copia di alcuni manoscritti che trovansi fra esse. Quell’eroismo, già diventato leggendario, scalda le immaginazioni [...]
[...] popolari e prende quasi forma di un mistero religioso. 117 Forse per questo è proibito di far conoscere i veri nomi dei rônini e alcuni [...]
[...] e la sua Corte nel secolo xv del professor Severini è appunto la traduzione di una di queste; ma non ho potuto vederla. Dirò, per finire, che [...]
[...] i lettori italiani leggerebbero certamente con vivissimo interesse la storia dei fedeli rônini tradotta nella loro lingua. E se a questo lavoro [...]
[...] volesse dedicarsi il nostro valente professor Severini, sarebbe superfluo il raccomandargli di darci una semplice letterale traduzione e non [...]
[...] un sacrilego rimaneggiamento simile a questo che il giapponese Shiouiro Saito e il signor Edwar Grecy hanno osato di fare. 20 Maggio 1882 [...]
[...] . FELICE ROMANI (I) È una figura dolce e gentile che comincia a sbiadire. Ce lo dipingono con la carnagione bianca, cogli occhi cerulei, coi [...]
[...] capelli castagni, con certi baffi lunghi e folti dei quali si compiaceva quanto delle mani e dei piedi che aveva piccoli e ben fatti. Vestito [...]
[...] sempre con ricercata eleganza, affabile di modi, conversava con arguzia, e aveva motti pieni di malizia fina e delicata dei quali il suo sorriso [...]
[...] raccolti e pubblicati da sua moglie. — Torino, Loescher, 1882. 120 Era, come allora si diceva, naturalmente romantico, senza affettazione, con [...]
[...] cassetta gli abiti nuziali e li conserva come ricordo di uno dei più felici momenti della sua vita. Di tanto in tanto si accerta coi propri occhi che [...]
[...] . Cani, gatti, scoiattoli, uccelletti, liberi e addomesticati con amorosa pazienza, tutti convivevano con lui, che godeva di studiarne le abitudini [...]
[...] , gli istinti e faceva il chiasso insieme con essi. Era convinto che quelle creature avessero piena coscienza di loro stessi e che si [...]
[...] credessero altrettanti uomini e fossero assai più buoni e più affettuosi di questi. La sua sentimentalità lo faceva attaccare ugualmente anche alle [...]
[...] cose inanimate. I vecchi mobili gli erano cari pei ricordi che gli suscitavano, e li voleva d’attorno, 121 in vista, perchè narrassero la loro [...]
[...] storia in mezzo a quelli venuti dopo. Nella sua villa di Moneglia, dove passò la puerizia e dove andò a morire, conservava tuttavia i primi [...]
[...] carattere, la bontà d’animo quasi eccessiva non gl’impedivano di essere, a tempo e a luogo, dignitosamente forte. Giovane ancora era stato eletto [...]
[...] il Romani non accettò per non essere complice di recata offesa all'onore di un grand'uomo e non affiggere colui verso il quale nutriva [...]
[...] riconoscenza ed affetto di discepolo. Così, più tardi (1851), dopo le noie e i dispiaceri avuti in Torino per la direzione della Gazzetta ufficiale [...]
[...] Gazzetta di Milano, una posizione puramente letteraria, senza noie di revisione, colla più completa libertà di principî.... e carta bianca pel [...]
[...] era assai superiore al suo interesse e al suo orgoglio di letterato; rifiutava. E alla moglie, che nella proposta del commissario austriaco [...]
[...] vedeva soltanto la desiderata occasione di ritornare nella sua città nativa, fra i suoi, e perciò tentava di persuaderlo: « È un insulto — rispose [...]
[...] — fatto a me, al mio decoro e al mio paese ». Per la stessa ragione parecchi anni avanti (1816) aveva rifiutato il posto di poeta cesareo [...]
[...] della Corte di Vienna. Bisognava rinunziare alla cittadinanza sarda e diventare suddito austriaco. Il Romani preferì non toccare i quattromila [...]
[...] fiorini annui 123 dello stipendio, non godersi le dolcezze del bel soggiorno viennese e rinunziare all’onore non piccolo di essere il successore [...]
[...] un riflesso del suo carattere, un che di ardito, di sentimentale e di severo, tre qualità che avrebbero dovuto fare a pugni tra loro e in [...]
[...] quell’anima si compenetravano, si armonizzavano per una certa vaporosità d’idee propria di lui e di quei tempi. Il conte di Cavour gli diceva un [...]
[...] dove si va e che cosa si va a fare. E gli pareva che allora si andasse, a rotta di collo, in un precipizio. « Uno sbrigliato ardimento di tutto [...]
[...] violare, 124 un continuo smarrirsi nelle nuvole di astrazioni metafisiche, un fallace notomizzare di passioni, un abuso di mistico e di [...]
[...] fantastico, nessun ordine e nessuna proporzione nelle forme; bandita ogni eleganza; non proprietà di voci, non convenienza di stile; in prosa e in [...]
[...] poesia, nei libri e nei teatri ogni sorta di stravaganze, ogni turpitudine di vizi e di colpe, ogni abbandono di morale e di gentilezza [...]
[...] italiana... Ecco a che estremo vuolsi condurre la nostra letteratura! » Questo scriveva nel 1843, pei romantici; e aggiungeva: « E invano il cielo [...]
[...] d’Italia sorride sereno, invano il sole si compiace di questa terra fiorente, e invano ogni sasso, ogni tomba, ogni tempio parla a noi di antiche [...]
[...] imiterete voi mai nella generosa ambizione di conservare le patrie ricordanze e di conservare inviolato il più santo palladio d’un popolo, quale si [...]
[...] , contro i così detti realisti colpevoli, secondo essi, di abbandono della morale e della gentilezza italiana! Il Romani è più sicuro e più autorevole [...]
[...] , quando parla dell’arte sua (stavo per dire del suo mestiere): « E voi che vi mostrate tanto schifi delle imitazioni dal francese, quando tutto [...]
[...] componimento tutto dialogato togliere via il dialogo, suo primo elemento? E poi vi par facile soddisfare a tutte le esigenze della musica; prestarsi [...]
[...] tal metro e restringerlo in tant’altri e della tal’altra misura ? » No, la cosa non è punto facile, massime quando si posseggono tanto ingegno [...]
[...] , tanta coltura e tanto buon gusto da esigere che l'adattamento melodrammatico conservi una piccola apparenza d’opera d’arte; ingegno, cultura e [...]
[...] buon gusto che il Romani aveva certamente, e sarebbe stoltezza il negarlo. Però egli non si accorgeva che la sua difesa del librettista diventava [...]
[...] la completa condanna del preteso lavoro poetico. Non si accorgeva che, dopo il Metastasio, nell'opera in musica le parti sono invertite, e [...]
[...] , ora invece essa ha preso il primo posto, ha invaso il campo e ridotto la poesia un vero pretesto per la sua personalità di opera d’arte [...]
[...] di quei classici maestri che li vestirono di note, senza che vi passi pel capo che quelle strofette e quei versi siano stati musicati o che [...]
[...] alle sue libere movenze di parola recitata, e così persuadervi della sua perfetta vitalità come opera d’arte. Nominate invece Norma, la [...]
[...] Sonnambula, Lucrezia Borgia, Anna Bolena! con questi nomi vi verranno spontanee sulle labbre le divine melodie del Bellini e del Donizetti; i versi [...]
[...] serviranno soltanto ad agevolarvi i richiami dell’orecchio e il piacere della memoria; e vi parrà forse impossibile che possano stare da loro, come [...]
[...] opera poetica e nient’altro. Eppure son belli, armoniosi, delicati, spesso vigorosi, vibranti; ma rimangono precisamente come se non avessero [...]
[...] negarlo? puramente manuale; e per questo non accadrà mai che i vostri melodrammi contino nella storia dell’arte come la continuazione o (quello che [...]
[...] tutto il bagaglio lirico ed epico dell’autore. 129 Ahi! vi han deliri e spasimi Che non si puon ridire; Piaghe, che incanto o balsamo Mai [...]
[...] tenebre Di questo sole i rai; La terra è landa sterile Che non verdeggia mai: È grave a te quest’aere E aneli a ciel più bello, Come straniero [...]
[...] augello Ai climi ond’ei migrò. Questa e le altre elogie hanno, insieme colle romanze, il pregio della musicalità; paiono far vibrare [...]
[...] canzoni, nei poemi tentati e prudentemente lasciati lì, c’è sempre il riflesso della sua gentile e mite persona, nella forma mite e gentile; ma [...]
[...] nulla che accenni a vera e profonda emozione lirica o a splendore di colorito. Talchè io mi compiaccio di ritornare alla mia simpatia, all’uomo [...]
[...] ; e pesco nel libro della signora Romani due aneddoti nuovi. Al Bellini mancava ancora nel 1827 un po’ di disinvoltura; aveva, dice la signora [...]
[...] . Dopo la prova generale del Pirata, il Romani lo tira da parte e gli domanda: — È con cotesto vestito da collegiale che tu monterai sullo sgabello a [...]
[...] della Scala dentro i panni del suo amico... Un’altra volta il Romani, pregato e ripregato, erasi indotto ad andare a Parma per assistere alle prove [...]
[...] cavò di tasca l'orologio e disse: — Sono ancora in tempo! Parto immediatamente! E sarebbe partito davvero, se il conte Sanvitale non correva [...]
[...] dalla duchessa Maria Luigia e non otteneva un vero decreto che permetteva al sig. Felice Romani, Letterato e Poeta, nativo di Genova [...]
[...] , domiciliato a Milano, di portare barba e baffi nei suoi ducali stati. 24 Settembre 1882. GIUSEPPE MACHERIONE (I) Come è triste il rovistare dopo [...]
[...] tanto in tanto, con la evidenza di un’allucinazione e facea sussultare il nostro cuore. Un gesto, un motto, un aneddoto, e la gentile figura ci [...]
[...] sorrideva, fugacemente, quasi per ringraziarci di averla evocata; e per qualche tempo, dentro o attorno, ci lasciava come uno splendore di altri [...]
[...] giorni, come (I) G. Macherione, poeta e patriotta. Studio biografico del professore Angelo Russo. Giarre, tip. di F. Castorina, 1883. 134 [...]
[...] un profumo di altre primavere; sensazione dolce e penosa nello stesso punto, perchè il passato prende sempre qualcosa delle misteriose [...]
[...] intravveduta; la malìa si rompe, la figura riprende le giuste proporzioni della realtà, e noi proviamo la fredda sensazione di un distacco immenso. Quel [...]
[...] fantasma era dunque una creazione incosciente della nostra immaginazione, uno strano lavoro di sensazioni e sentimenti nuovi, avvenuto di mano [...]
[...] in mano che noi ci siamo andati trasformando nella terribile lotta per vivere ed anche le sensazioni e i sentimenti del nostro passato si son [...]
[...] trasformati con noi? Che desolazione! Che 135 rovine! E come il superbo rigoglio della vita nuova trionfante ci pare un vigliacco insulto a [...]
[...] esaltava? Tutta la nostra vita di allora si agitava dentro così breve sponda? E bisogna proprio far uno sforzo di riflessione per domandarci [...]
[...] severamente; ma, e poi vero che siamo migliori ora, uomini fatti, di quando eravamo appena fanciulli? Così mi è accaduto leggendo l’affettuoso [...]
[...] d’una amicizia forte e sincera che soltanto la morte spezzò. Allora facevo anch’io dei versi e credevo che non avrei fatto mai altro per tutta [...]
[...] la vita. E come seppi che il mio nuovo amico ne avea già pubblicato un volume, fui preso da una specie di venerazione per lui che aveva già [...]
[...] sensibilità veniva esaltata da un’impressione che mi lasciava freddo e indifferente. In realtà egli avea provato delle forti scosse. Avea perduto la [...]
[...] madre e una sorella colpiti da tisi; uno dei suoi fratelli era morto annegato fra gli scogli ove era andato a prendere un bagno. Egli stesso [...]
[...] con cautela e poi, tirato fuori da una tasca interna del vestito una lettera, mi avea domandato: — Vuoi firmarla anche te? Era diretta al [...]
[...] Guerrazzi. Gli si mandava un saluto da quell’estremo lembo di Italia per dirgli che ci sentivamo italiani anche noi e che speravamo di poterlo [...]
[...] affermar presto davanti la sacra faccia del sole. La lettera era firmata dal Macherione e da altri quattro o cinque nomi, fra i quali ricordo quello [...]
[...] di Francesco Tenerelli ora deputato al Parlamento. Allora questo era un atto audace, e noi ci sentivamo superiori a noi medesimi nel compirlo [...]
[...] sorveglianza della polizia. Bisognava andar a consegnare quella lettera e il volume delle poesie di Beppino al capitano di un legno mercantile [...]
[...] legno e si piegava sotto il passo dei facchini che andavano e venivano colle grosse lastre dello zolfo sulle spalle e coi sacchi vuoti sul [...]
[...] braccio. Due poliziotti sorvegliavano l’operazione e parevano messi lì apposta per noi. Ci accostammo, fingendo indifferenza. Poi il Macherione [...]
[...] mandarci via. E montò, ridendo; noi gli andammo dietro, barcollando sulla tavola che dondolava. Il capitano, uno dei tanti Capitan Dodero 139 [...]
[...] Guerrazzi, il quale non dimorava in Genova ma in Livorno, dove il bastimento non approdava. Però si incaricava di fargli ricapitare la lettera e [...]
[...] sembrava un pezzetto della libera terra genovese: e vi facemmo dei brindisi all’Italia, un po’ sottovoce sì, ma coi cuori in fiamme e colle labbra [...]
[...] scottate dai forti liquori del capitano. Due mesi dopo il Guerrazzi rispondeva da Livorno al Macherione, ringraziando tutti dei saluti e lui [...]
[...] anche del regalo. E quella lettera fu un altro talismano che ci unì più fraternamente. * * * Le questioni di arte che ci appassionano e ci [...]
[...] scarsa e in gran parte sbagliata; quelli che abbiam voluto, bene o male, continuare, come si dice, a coltivar le lettere, abbiamo dovuto poi [...]
[...] rifarla (qualcuno più volte) da capo. In poesia eravamo romantici; in filosofia, giobertiani, e ci pareva un’arditezza; in politica, monarchici e [...]
[...] moderati, e (cosa notevole) siamo quasi tutti rimasti tali fino al presente. Ci fu un tempo in cui Augusto Conti fu, per noi che non avevamo [...]
[...] sembrava un fatto sorprendente; questo cattolico, che non era papalino e parlava della nostra patria italiana, si staccava di mille miglia dai nostri [...]
[...] professori di filosofia, monaci o preti. C’è voluto del tempo per capire che qualcuno dei nostri monaci e preti era più libero filosofo di [...]
[...] quel volontario di Curtatone immiserito dalla scolastica e dal senso comune, quando tra i nostri aleggiava 141 da un pezzo lo spirito [...]
[...] qualche modo le sue stesse commozioni per non giudicare cose fredde e sbiadite quei canti che sgorgavano come lava dal cuore vulcanico del giovane [...]
[...] vecchi tentativi alla presente generazione impegnata in lotte ben diverse e intieramente assorbita dall’affrettata attività del presente? Perciò [...]
[...] ; personaggi umani e supernaturali, presenti, passati e futuri, Dio e Satana, la Libertà e la Fatalità, Romolo e Numa, Tarquinio e Bruto primo [...]
[...] , Monarchia e Repubblica.... Ogni scena del mio dramma-poema conterrebbe uno o più secoli; ogni atto un'era che produce una rinnovazione 143 [...]
[...] , la Rigenerazione. La storia d'Italia è la storia del mondo, e il mio lavoro sarebbe nazionale eminentemente al tempo stesso che universale [...]
[...] . Ma quando io penso che anche il suo forte ingegno si sarebbe modificato e rinnovato al soffio dell’arte contemporanea; quando penso che anche [...]
[...] lui avrebbe preso larga parte nel lavoro che tutti noi, grandi e piccini, ci sforziamo di condurre innanzi, senza secondi fini, ma col semplice [...]
[...] ideale dell’arte davanti gli occhi, sento una pietà immensa pel povero amico colpito dalla fatalità e caduto sui suoi primi passi, per lui che [...]
[...] prometteva di essere un valoroso e che era degno di lasciare un’orma incancellabile nella via della gloria! Il Macherione pareva invaso dalla [...]
[...] nera visione della sua fine immatura. La sua tristezza, che qualcuno scambiava con una posa di poeta novellino, era vera e profonda. Nelle [...]
[...] quel presentimento e la sua allegria diventava chiassosa; però ci si vedeva lo sforzo. Una sera con una comitiva di amici eravamo andati fuor [...]
[...] di Catania, a Cibali. Splendeva un magnifico lume di luna e la campagna attorno era tutta profumata dalla zàgara dei giardini. Verso la [...]
[...] mezzanotte picchiammo all’uscio di una casa rustica, domandando del vino. I contadini ci apersero, e mentre preparavan le bottiglie e i bicchieri, la [...]
[...] casa risuonava dei nostri canti, delle nostre risate. Beppino quella volta era più rumoroso di tutti. Parodiava i professori dell’Università e [...]
[...] noi applaudivamo e fischiavamo. La caricatura più riuscita fu quella di un professore di diritto naturale che aveva un tic al collo e alla [...]
[...] faccia e si era storto il naso a 145 furia di appoggiarvi un dito o il pomo della mazza di una parte. In quel momento i nostri urli naturalmente [...]
[...] molto chiasso: — Su c’era il professore che dormiva. — Quale professore? — Il professore Pizzarelli, il padrone. Era lui! Tableau. * * * E fu [...]
[...] si riunirono attorno a Messina prima della giornata di Milazzo, poi giornalista serio e coraggioso. Ma la vita nuova lo attraeva al centro, a [...]
[...] lotta della vita 146 rivive per poco nell’affettuoso lavoro del professore Russo, e l'averlo ricordato è opera di gratitudine e di pietà di [...]
[...] concittadino. Ma io credo che basti. Col pubblicare gli scritti editi e quelli lasciati inediti dal Macherione, come pare n’abbiano l'intenzione [...]
[...] , non si gioverà in nulla alla sua fama. La storia, spietata e inesorabile al pari della Natura, si inchina soltanto ai forti vittoriosi. 15 [...]
[...] Luglio 1883. BERNARDO CELENTANO (I) Vent’anni dopo la sua morte, ecco, la simpatica figura del grande artista ci si presenta dinanzi viva e [...]
[...] spirito, che è quanto dire una continua aspirazione e una rapida ascensione verso il più alto ideale dell’arte. E non egli soltanto, ma rivive [...]
[...] con lui un mondo che pareva perduto per sempre; fatti e persone delle quali il ricordo (I) Bernardo Celentano, Notizie e lettere intime [...]
[...] cancellava anche nella memoria di coloro che furono attori e testimoni di quella rivoluzione artistica per cui è stato possibile il trionfo [...]
[...] larga e spianata, rimanghiamo meravigliati e sorpresi nell’apprendere quanti sforzi, quante lotte, quanti sudori e quante vittime è costato lo [...]
[...] sgombrare questa via dai rovi che la sbarravano, dai sassi che la rendevano impraticabile, e il colmare gli scoscendimenti, e l'appianare [...]
[...] l'erta e lo abbattere i macigni piantati nel bel mezzo di essa quasi a impedire d’inoltrarsi. Ma tra tutte queste figure evocate e risuscitate con [...]
[...] l'intuizione dell’artista è così vigorosa e così acuta che quasi lo fa diventare un pensatore. C’è un misto di 149 riflessione e di sensazione da [...]
[...] cui ci sentiamo scossi e incantati. Quelli che hanno ammirato dopo vent’anni il suo meraviglioso Consiglio dei Dieci e il sorprendente abbozzo [...]
[...] del Tasso che dà i primi segni di pazzia proveranno un acre diletto nell’apprendere tutto il processo per cui son passati quei quadri, e se li [...]
[...] vedranno come ridipingere sotto gli occhi, nello studio dell’artista. « Ho ripreso il quadro dei Dieci e son bell’ e avanti; già ho ritoccato [...]
[...] sette o otto figurine e posso dirti fin da ora, in buona coscienza, che non posso lagnarmi di me, almeno di quanto vi ho fatto finora. Ho già [...]
[...] semplificato e variato dei movimenti e delle espressioni e mi fa molto più vero e naturale l'assieme, e già vi son dentro dei pregi che non potranno [...]
[...] più scappare. La mia smania per l'arte, e massime per la verità, diventa follia e, forse, chi sa che dàgli e dàgli non arrivi pur io a fare [...]
[...] caretteri; e quantunque le abbia dovute fare di un fiato, in una sola seduta 150 per ritenere il partito spontaneo del vero, pure non sembrano [...]
[...] fatte di fretta, nè meno studiate da quelle che avrei potuto fare con comodo, ma mi costano sangue e palpiti infiniti!... » (Lett. 31 maggio [...]
[...] 1861). « Mi hanno criticato la espressione dell’ultima figura che si gratta il capo distratta, chi come troppo ignobile, e chi come tradita perchè [...]
[...] di lontano invece pare che si disperi. Quantunque variata da quella che tu sai nel cartone, e, quantunque, riflettendo, non sia tradita, ho [...]
[...] giugno 1861). Queste notizie e lettere intime sono un vero monumento innalzato dall’amor fraterno a Bernardo Celentano pel ventesimo [...]
[...] anniversario della sua morte. La mattina del 28 luglio 1863 Bernardo era andato al suo studio per lavorare al quadro del Tasso già disegnato e abbozzato [...]
[...] niuno pari, e non so capire come debba essere così sfortunato da non riuscire nel mio intento! Ma, viva Dio, ci riuscirò! Questa volta debbo far [...]
[...] bene poichè lo voglio.... » Alle undici e mezzo, racconta Luigi, posata a un tratto la tavolozza e i pennelli, s’era posto a sedere restando per [...]
[...] alcuni minuti taciturno... e alla domanda del modello — se qualcosa lo turbasse — aveva risposto: un forte mal di capo. Quindi alzatosi s’era [...]
[...] affrettato a rivoltare il Tasso al muro, pur riuscendo a muovere il pesante cavalletto ov’era già situato in cornice; e poi, nell’accostarsi al [...]
[...] sofà, avea chiesto un sorso d’acqua. Quando il modello corse a porgergli il bicchiere, lo trovò già caduto e privo di sensi; e appena 152 [...]
[...] l'ebbe alla meglio disteso, uscì fuori, come si trovava, in costume di Torquato, a gridare al soccorso. Alle due pomeridiane e 10 minuti Bernardo [...]
[...] Celentano era morto senza aver ripreso i sentimenti. Ma in questo volume rivive tutto intiero e quasi trasfigurato, circondato dalla [...]
[...] splendida aureola di un martire dell’arte. Giacchè è il fuoco dell’arte che consumollo; è nella lotta per l’arte che la sua fibra audace e forte, per [...]
[...] troppa tensione, si spezzò. Il signor Luigi Celentano non ha fatto un meschino lavoro di compilatore. I suoi personali ricordi e le lettere di [...]
[...] Bernardo a lui formano un insieme così organico che il volume ne ritrae tutto il fascino e l'interesse di un’opera d’arte. Nulla di più [...]
[...] commovente di questo scambio fraterno di impressioni e di idee fatto ogni giorno, per dieci anni, con l'abbandono della conversazione più confidenziale [...]
[...] e col calore di una corrispondenza d’innamorati. Nulla di più commovente ora di questa pietosa cura che raccoglie, riordina, 153 comenta [...]
[...] , completa una serie meravigliosa di lettere per le quali Bernardo Celentano ci apparisce più grande e più simpatico di quel che forse non parve a [...]
[...] Luigi, erano vivaci e saettanti fino allo scandalo; non di rado per istrada giovava troncarli barbaramente con la fuga repentina dell'uno o [...]
[...] iniziatore. Ti ringrazio di tutto cuore del coraggio continuo che mi dai e della fede che cresci in me continuamente colle tue lettere. Ho ben [...]
[...] tracciò. Quando questa lettera, scritta il 27 luglio e arrivata a Napoli il 28, veniva tirata su col solito panierino ove il postino l'avea riposta [...]
[...] , la mano del povero Bernardo era stesa rigida e inerte sul sofà del suo studio in via Margutta, n. 33! 22 Luglio 1883. UN POETA DANESE (I [...]
[...] padre che intendeva di farne un pastore come lui. La madre, una giovane donna assai culta, gl’insegnò la musica e il disegno. Visse fino ai [...]
[...] diciott’anni una vita, com’egli dice, quasi selvaggia, perdendosi ogni giorno per la campagna con un libro sotto il braccio e la colazione in [...]
[...] maestri. « E laggiù, ai miei piedi, si stendeva — la pianura gibbosa, già accovacciata — sotto le prime ombre della sera, — sotto le ali dell’immenso [...]
[...] silenzio — contro cui brontolava, in lontananza, — il mare biancheggiante sulla riva. « E poi dai prati e dalle valli — vedevo sollevarsi [...]
[...] terra. « E in quell’immensità si perdeva — l’animo mio spaurito e tremante; — e provavo un assottigliarsi — soave di tutto il mio corpo, — come [...]
[...] se gli atomi di esso dileguassero — disgregati, via per l’infinito! » Aveva cominciato a studiare filosofia e teologia: e componeva già delle [...]
[...] partito dal prebistero col solito libro sotto l'ascella e la colazione in tasca; ma si era allontanato troppo, e la sera gli fu impossibile [...]
[...] tornare a casa. Passò la notte in una capanna di carbonai, facendosi raccontare antiche leggende e ripetere canti popolari. Il giorno dopo [...]
[...] , trascinato dalla sua curiosità, andò avanti, sempre a piedi, dormendo nei villaggi e nelle fattorie dove lo sopraggiungeva la notte, sentendosi [...]
[...] ; ma egli ebbe la buona idea di presentarsi al dotto pastore Boyerch, vecchio amico della famiglia di sua madre, che l'accolse in casa 158 e [...]
[...] l'aiutò in tutti i modi. Due anni dopo il Getziier sposava Iudith Boyerch, la figlia unica del suo protettore, una bionda e linfatica creatura [...]
[...] , innamorata di lui e dei suoi versi. Il primo volume delle poesie del Getziier (1859) fu dedicato alla sua fidanzata: « Queste melodie che [...]
[...] tu ami, o gentile — e che, ripetute della tua bocca, sembrano — deliziose anche a me, nella tranquilla e fida — intimità del focolare, possano, o [...]
[...] lirica, la leggenda epica, l'apologo, il dramma medioevale, l'idillio, la satira; e sempre con felicissima riuscita. Getziier è un poeta intimo [...]
[...] e cogli orecchi — state intenti ad ascoltare — questa pietosa storia — che noi vogliamo rappresentarvi. — Vedrete nostro Signore — preso, legato [...]
[...] , e condannato; — e i veri giudei furono — i miei e i vostri peccati. » 160 È il piccolo prologo. Poi comincia l'azione: un’azione che [...]
[...] tra Pilato e sua moglie: « La moglie di Pilato. Ho fatto un brutto sogno: — ho sognato un cielo di sangue — e il velo del tempio — che si [...]
[...] squarciava in due. — Si spegnevano il sole e la luce — e tutte le stelle del firmamento — e una voce gridava forte: — Pilato ha condannato il [...]
[...] interrogarlo — per l’ultima volta, e poi — lo consegnerò ai sacerdoti — e me ne laverò le mani. » La moglie insiste; ma Pilato risponde [...]
[...] caldi e freddi, — o capricci di spiriti — notturni, perturbatori. — Ecco il gran Sacerdote; — lasciami solo con lui. — 161 Non senti fuora [...]
[...] il popolo — che urla come mare in tempesta? » Non posso trattenermi dal trascrivere il coro delle donne gerosolimitane e il lamento di Maria [...]
[...] sotto la croce. « Donne. Che strazio inaudito — vedere il figliuolo di Dio — colla croce sulle spalle — e il volto insanguinato! — Non ha [...]
[...] 162 questi piedi — camminarono sulle acque — come su terreno solido! — Ecco perchè quel petto — fu pieno di carità — e vi batteva il cuore — più [...]
[...] generoso del mondo! « O bionda testa, incoronata — di atrocissime spine! — O smorte labbra amareggiate — dall’aceto e dal fiele! — O mani che [...]
[...] ai morti! — E non hanno neppure una parola — per consolare la madre! — La madre più desolata — che videro cielo e terra! — Oh dite se vi è strazio [...]
[...] luce inonda — valli e pianure che riposano — fra gli abbracci dei fiumi, — coperte di erbe nereggianti. « Con la luna si destano — le aurette tra [...]
[...] 163 spunta nel vano — il sole, il mio sole sfolgorante; — e porge attento orecchio, — mentre le ridono gli occhi. « Pispigliate pure, o [...]
[...] : « Presso la fonte cristallina che mormora, — sotto gli ombrosi rami dell’alloro e del mirto — Endimione dorme — bello come un Dio dell’Olimpo [...]
[...] — appoggiata sull’arco, col volto sospeso, e il seno « della vergine dea si gonfia dalla commozione; — mentre un cenno della sua mano tien lungi — i [...]
[...] suoi cani fedeli, — che agitano la coda e la guardano intenti. » Il poeta ama il mezzogiorno, l’oriente, forse per contrasto. L'ode La fontana [...]
[...] , — tua madre, si distende fra il capel venere — e una folla di pianticine villane. « Con arte industre ti formai — una via facile, riparata da ogni [...]
[...] insulto; — e ti condussi in questo gentile albergo — di marmo prezioso, fra le piante verdi. « Perchè dunque, o zampillo, continuamente — stai a [...]
[...] grotta ove la fonte — mia madre, si distende fra il capel venere — e una folla di amiche pianticine. « Avrei continuato nella natia ombra fresca — il [...]
[...] mio sonno di liquido argento; — qui tratto per forza, che può importarmi — dei tuoi ricchi doni? E mi lamento, mi lamento! » Ma sentiamo ora [...]
[...] del 165 verso e l’eleganza della forma, è una delle più belle fra le sue prime poesie. Peccato che questi pregi non sia possibile riprodurli [...]
[...] notte, per la foresta, — sotto gli alberi annosi e tra le — macchie folte, errano — silenziosi e tristi — i Geni d’una volta, — ora dimenticati [...]
[...] . « Poi quelle tenebre si riempiono — di susurri e di pianti sommessi: — e sul tremulo specchio delle fonti — che riflette le fioche stelle — suonano [...]
[...] maledizioni — in un linguaggio divino. « Gittati sui muschi e sulle erbe, — ch’essi strappano con mani — convulse dallo sdegno, — imprecano [...]
[...] ultimamente pubblicato, è dedicata alla memoria del gran poeta nazionale OEhlenschlaeger, e i danesi la ritengono uno dei più perfetti [...]
[...] essere una nera culla — mossa dalle acque: Io ti vidi scorrere altieramente — sullo spumante dorso di quest’onda orgogliosa; — e parevi un [...]
[...] allegro pesce guizzante — a fior d’acqua... « Avevi la rossa prora incoronata di fiori — e i tuoi sottili remi si piacevano di tuffarsi — per levarsi [...]
[...] bella fanciulla — quando il braccio. « Ardito d’un amante li cinge; e gloriosa — recavi da una sponda all’altra, rapidamente, — i tuoi fieri [...]
[...] barcaiuoli che parevano — l’anima tua. « Ahimè, quella tua rossa prora scolorossi! — E i tuoi sottili remi si consunsero, ahimè — sotto i perfidi [...]
[...] baci e continuati — delle liquide perle! « E i superbi tuoi fianchi furono sdruciti — dall’urto vincitore della forza del fiume — e l'anima tua i [...]
[...] tuoi fieri barcaiuoli, — ti abbandonarono! « Fra la melma e gli alti giunchi, tutta — rosa dall’umido, senza remi, senza — nulla, ora tu sembri [...]
[...] cosa morta; e di tanto in tanto — l'onda ti culla. « Oh come sei piena di tristezza! Oh come — devi invocare che questo fiume si rigonfii, — e che [...]
[...] spirito e del suo ingegno. Forse potrò darne qualche saggio nel volume di traduzioni di questo poeta straniero che sto preparando e che stamperò [...]
[...] canti che si dicono tradotti e i giudizii dei critici citati. Al Fanfulla della Domenica giunsero parecchie lettere e cartoline che [...]
[...] Raccolta dei canti popolari siciliani non c’è libro che dipinga la Sicilia con maggior potenza e con maggior precisione dei Malavoglia, della [...]
[...] Vita dei campi e di queste Novelle rusticane del Verga. Ed ecco ora il Reverendo, compare Cosimo, Nanni, compare Carmine, Mazzarò, Lucia, don [...]
[...] Marco e tutti quest’altri che vengono a tener bella compagnia a Jeli il pastore, al Rosso malpelo, alla Lupa, all’amante di Gramigna; ed ecco [...]
[...] quel povero asino di S. Giuseppe la cui storia interessa e stringe il cuore (*) Giovanni Verga — Novelle rusticane, con disegni di Alfredo [...]
[...] destino. « Ma l'asino, dal peso, nella salita si inginocchiò tale e quale come l’asino di S. Giuseppe davanti al Bambino Gesù, e non volle più [...]
[...] alzarsi. « — Anime sante! — borbottava la donna — portatemelo voialtre quel carico di legna! « E i passanti tiravano l'asino per la coda e gli [...]
[...] mordevano gli orecchi per farlo alzare. « — Non vedete che sta per morire? disse infine un carrettiere: e così gli altri lo lasciarono in pace [...]
[...] , che l’asino aveva l’occhio di pesce morto, il muso freddo, e per la pelle gli correva un brivido.... « — Se volete venderlo con tutta la legna [...]
[...] ve ne do cinque tarì, disse il carrettiere, il quale aveva il carro scarico. E come la donna lo guardava cogli occhi stralunati soggiunse [...]
[...] : — Compro soltanto la legna, perchè l'asino ecco che cosa vale. 173 — E diede una pedata sul carcame, che suonò come un tamburo sfondato [...]
[...] situazioni della vita, dei quali si trova qua e là qualche accenno nei suoi lavori precedenti. L'umorismo, parlando del Verga, non può significare [...]
[...] qualcosa di personale, una specie d’intervenzione dell’autore fra i suoi personaggi e il lettore. Il Verga è di quei pochi scrittori moderni che [...]
[...] hanno il coraggio e la forza (la forza soprattutto) di spingere il processo artistico dell’impersonalità fino all’estremo limite possibile. Ne [...]
[...] occhio di osservatore ha già tolto di mira la vita bassa della città, e un giorno o l'altro lo vedremo comparire con un volume di Novelle [...]
[...] scrittore che prende corpo e vita e s’impone. Somiglia a quella gomitata di un amico che vi dice: guarda! guarda! e vi costringe a guardare [...]
[...] che fa vi apre un abisso di questo cuore umano dove la bestia 175 ringhia e appetisce più che non si voglia far credere da certi moralisti da [...]
[...] strapazzo. Aveva detto: — Io voglio esser prete? — E i suoi poveri parenti avevano venduto la mula e il campicello per mandarlo a scuola [...]
[...] « nella speranza che se giungevano ad avere il prete in casa ci avevano meglio della chiusa e della mula. Ma ci voleva altro per mantenerlo al [...]
[...] seminario! » Allora il ragazzo si mette a ronzare attorno il convento dei cappuccini e si fa frate. « La mamma, il fratello e la sorella [...]
[...] protestavano che se entrava frate era finita per loro, e ci rimettevano i denari della scuola, perchè non gli avrebbero cavato più un baiocco. Ma lui che [...]
[...] era forte nel sangue, si stringeva nelle spalle, e rispondeva: — Sta a vedere che uno non può seguire la vocazione a cui Dio l'ha chiamato [...]
[...] dell'orto assai prima dell’abolizione dei conventi, e si era dato all’arbitrio cioè a far 176 l'agricoltore in grande. Per lui, dire la messa [...]
[...] polvere e ci scrive su col dito: Deo gratias. Ma il reverendo aveva altro in testa che perdere il tempo a leggere il breviario, e se ne rideva [...]
[...] del rimprovero di Monsignore. Se il breviario era coperto di polvere, i suoi buoi erano lucenti, le pecore lanute, e i seminati alti come un [...]
[...] la mosca al naso e borbottò: — Che c’entra il papa nella roba mia? Questa non ci ha a far nulla col temporale. — E seguitò a dir la santa messa [...]
[...] che vorrebbe ora godersi tranquillamente il suo posto al sole guadagnato colle sue ladre fatiche come dicono i contadini laggiù. 177 E l’umore [...]
[...] è sparso via via, in tante piccole scene, che la onnipotenza della forma fonde insieme e rende organiche: eccone una. Quando c’era un podere [...]
[...] facevano coi salamelecchi e offrendogli una presa di tabacco. Una volta, col barone stesso, durarono una mezza giornata a tira e molla. Il barone [...]
[...] faceva l'amabile, e il Reverendo, seduto in faccia a lui, col tabarro raccolto fra le gambe, ad ogni offerta d’aumento, gli presentava la [...]
[...] tabacchiera di argento, sospirando — Che volete farci, signor barone? Qui è caduto l'asino, e tocca a noi tirarlo su. — Finchè si pappò [...]
[...] l’aggiudicazione, e il barone tirò su la presa, verde dalla bile. » Ho detto l'onnipotenza della forma, perchè quella che produce i miracoli, qui come in [...]
[...] ogni vera opera d’arte, è assolutamente la forma. E per forma non intendo soltanto la lingua, lo stile, ma tutto il complesso di mezzi artistici e [...]
[...] accidentale, di capriccioso, di puramente individuale, un semplice affare di moda, scambiano certi accessori coll’essenziale; e non possono perciò [...]
[...] persuadersi che ci siano nella storia e serie di forme, e un processo di forme, e un continuo divenire di forme che poi si esaurisce e si [...]
[...] arresta, quando tutte le forme possibili di un dato genere letterario sono esaurite, come è accaduto pel poema e per la tragedia. Quegli altri che [...]
[...] fanno della forma una questione di lingua e di grammatica, la dimezzano, la rimpiccioliscono. Certamente la forma è la lingua, la grammatica [...]
[...] , ma è anche qualche cosa di più; come la pittura è ugualmente il disegno e il colore, ma anche qualche cosa di più. Il lettore che incontratosi [...]
[...] punto, non ne muterebbero e non ne altererebbero la fisonomia, da ridurla l’opposto di un’opera d’arte? Riscrivete il periodo quasi sgrammaticato [...]
[...] la quasi sgrammaticatura gli dà, io m’indurrò a credere che le novelle del Verga potrebbero essere scritte altrimenti. E che il Verga, ove la [...]
[...] eleva all’unisono del soggetto e par lo stile d’un altro. Certamente lo stile del Verga non è un clichè da togliersi in prestito. È qualcosa di [...]
[...] . E poi ora sono accademico, bisogna che affetti di rispettare la tradizione... Insomma, lasciamo stare Molière e parliamo di noi. Lo Zola [...]
[...] falso. Era inevitabile! E accadrà sempre così quando si vorrà portare nella drammatica dei preconcetti estranei ad essa. Io credo di [...]
[...] intendermene un pochino. Vi pare? — Siete un maestro. — Sapete come faccio quando debbo scrivere una commedia? Metto la testa fuori della finestra e [...]
[...] all'altro e poi montano in vagone e via per la provincia, per l'Europa talvolta... Vi ricordate, dopo il 70? Non si parlava d’altro che di spie. Se [...]
[...] nostre amministrazioni; un esercito di camerieri, di operai, di commessi, di donne facili... Tiens! Tiens! Voilà mon affaire! E scrissi Dora [...]
[...] da un sentimento, in teatro diventa più bête che altrove. Tutto sta nel sapergli fare il tiro... E questo, checché ne dica lo Zola, è mestiere [...]
[...] storia di quel profumo dei guanti e di quel foglio di carta nell’atto quinto della Dora. Per poco che uno rifletta... Ma, caro signore, se voi [...]
[...] volume. E più giù: « le secret du théàtre est peut - « étre là: calculer la déviation qu’il faut « donner au vrai pour que le public soit [...]
[...] me ottenuto con una mezza verità, con un quarto di verità, forse con un millesimo di verità, ed io mi do per vinto, legato mani e piedi. Giacchè [...]
[...] un minuto secondo, se no, addio! Il pubblico vi scappa di mano e l’effetto è perduto. Dicono che io mi sia formato una ricetta per comporre le [...]
[...] finestra, e ho annusato il vento... Nichilismo! non si parla d’altro. Tiens! Tiens! Voilà mon affaire! 187 Son sicuro di aver messo il piede [...]
[...] , convien deviare, deviare dolcemente; ed io butto il pubblico in un dramma domestico... Un’assurdità, figuratevi! Ho creato una Russia a posta, e dei [...]
[...] caratteri e dei costumi russi di mia particolare invenzione, tanto per dar un po’ di polvere negli occhi col così detto colorito locale... Io [...]
[...] nichilista che non è nichilista: è il tiro che faccio sempre e che mi riesce sempre. I miei personaggi cammineranno tutti sul filo di un rasoio. Sotto [...]
[...] hanno l'abisso: ma non dubitate, non vi cadranno. Se li lasciassi fare, Dio mio!... ne farebbero delle grosse, e non farebbero punto quello [...]
[...] che fa comodo a me. Uno 188 dei personaggi, della Fedora, per esempio, ha un segreto, e se lo lasciassi dire, cioè se egli dovesse parlare [...]
[...] come nella realtà, lo metterebbe fuori senza molto stento, alle prime interrogazioni... E allora che ne sarebbe del mio terzo atto? Sì, signor [...]
[...] , e inchiodarlo sulle poltrone, sulle panche, nei palchi, e non farlo fiatare. Ci riuscirò... ne son sicuro. Finchè Fedora, la mia russa, non [...]
[...] avrà bevuto il veleno e dato gli ultimi tratti, nessuno in teatro dovrà riflettere e ragionare. Il problema è questo. La soluzione... sarà quella [...]
[...] : però, ne convengo, la morte è sempre di effetto sul teatro... E torno a quello che vi dicevo in principio: il teatro naturalista? È [...]
[...] m’importa del dopo? direbbe Sardou. E fino a un certo punto io non credo che abbia torto. 15 Aprile 1883. III. (*) Il conte Armando [...]
[...] Nouveaux samedis (riscontro legittimista agli scettici ed empi Nouveaux lundis, del Saint-Beuve) e finalmente, di Souvenirs d'un vieux critique [...]
[...] letteratura e di politica, pronti a discorrere a lungo anche delle cose che non sanno, soprattutto di queste. La cultura del Pontmartin è [...]
[...] combattimento sulla breccia del legittimismo, ecco che ora pubblica le sue memorie (Enfance et jeunesse), brillanti e dilettevoli come i suoi articoli [...]
[...] e un pochino artificiose egualmente. Questa volta, cosa strana! proprio quando avrebbe dovuto abbandonarsi alla spontaneità dei suoi ricordi [...]
[...] , a somiglianza di certi capitoli di romanzi da appendici di giornali, hanno la chiusa à sensation. Ma gli aneddoti piccanti abbondano e molti [...]
[...] : — Nous en ferons un libéral! E il Pontmartin dice tristamente: « Il n’y a réussi que trop bien! » Nella sua qualità di legittimista [...]
[...] , d’idealista, di cattolico, il Pontmartin ha una grande antipatia per il Balzac e una grandissima 195 per lo Zola. Quando ha parlato di quest’ultimo [...]
[...] , egli ha perfino perduto la sua tenue di gentiluomo, e lo Zola gli ha dato una bella lezione con quell’articolo intitolato: M. le Comte. Però [...]
[...] di più. Giorgio Sand, come romanziere, è già invecchiata parecchio; ma come donna rimarrà sempre una delle più strane e più attraenti figure [...]
[...] nell’esser conosciuta più da vicino. La virilità dello scrittore sparisce (di lei non si può dire scrittrice), e vien fuori un cuor di donna [...]
[...] (*) George Sand, Corresfondence, Paris, Lévy, 1883. 198 gentile e compassionevole che sorprende e commuove. Questa bontà tenera e indulgente spiega [...]
[...] simpatie per l'uomo si complicano facilmente colle simpatie pel poeta: non si riesce a far la parte della vera passione e della passione a freddo che [...]
[...] può e dev’essere stata in quella famosa avventura intorno alla quale si son scritti tanti volumi. Mancano i più intimi elementi per un [...]
[...] giudizio definitivo. L’epistolario, che potrebbe e dovrebbe fornirceli, probabilmente non ce li darà. Giulio Sandeau disse un motto atroce su colei [...]
[...] che gli diè le primizie del suo cuore e poi ritenne per sempre metà del 199 cognome di lui; disse: Il cuore di quella donna è un cimitero; non [...]
[...] la malignità del Sainte-Beuve, quando affermava che i due amanti, la Sand e il Musset, avean ragione a pensare tutto il male che dicevano [...]
[...] sincera. S’ama quando si può, non quando si vuole. E il voler giudicare il caso di Venezia ad un’altra stregua, appunto perchè si tratta di [...]
[...] Giorgio Sand e di Alfredo Musset, mi sembra una sciocchezza. Certamente le lettere di Alfredo e di Giorgio, scritte quando nessuno dei due [...]
[...] gran poeta e un sensale di vini si equivalgono. Dicono che il Musset, nei primi mesi del suo amore, 200 scrivesse alla Sand delle lettere [...]
[...] , perchè vi s’incontrano parole e forme rarissime nell’antico alto tedesco e pochissimo usate nel nono secolo. Il significato della (*) Aristide [...]
[...] secolo e i dotti vi trovano gl’indizi della trasformazione subita dalla leggenda pagana dopo la conversione dei Tedeschi al cristianesimo. La [...]
[...] letterale del Baragiola: « Quando il corno celeste vien suonato E il giudice su la via ergesi (quei ch'ivi giudicar deve morti e viventi) allora [...]
[...] scorrono angeli per i paesi, risvegliano i popoli e li avviano al giudizio. Allora ognuno risorgerà dalla polvere si sciorrà dal peso della sua [...]
[...] tomba, a lui tornerà (la sua vita, che egli tutta sua verità dire debba e lui secondo le sue azioni giudicato venga. Quando quegli siede che deve [...]
[...] giudicare e giudicare deve morti e vivi 203 gli sta d’intorno una quantità di angeli di buoni uomini il cerchio è così grande: ivi vengono [...]
[...] sembra poco probabile, come i dotti tedeschi pretendono, che la leggenda pagana sia trasformata e confusa colla leggenda cristiana della fine [...]
[...] del mondo e che la gran notte degli Dei, quando Sartr, il re del fuoco, doveva levarsi colla sua sfolgorante schiera per attaccare Odino nel [...]
[...] diverso. Dovrà accadere, dice, una battaglia fra gli Dei buoni (Odino e suo figlio Thôrr), e gli Dei malvagi (il lupo marino Fenriswolf, il [...]
[...] malvagio Loki e Sartr). Odino sarà ferito; e 204 appena il suo sangue stillerà, tutte le forze maligne, fin allora tenute in soggezione [...]
[...] , irromperanno: cadranno le stelle dal cielo, la terra tremerà, i monti vacilleranno. Sartr farà divampare un incendio che distruggerà l'universo, e allora [...]
[...] accadrà la notte degli Dei. Poi si vedrà una nuova terra coi nuovi uomini virtuosi e felici e un nuovo cielo con nuovi Dei. La leggenda del [...]
[...] delle invasioni gotiche e longobarde. C’è mancato ben poco che il Gregorovius, un tedesco che ama tanto l'Italia e gli Italiani, non abbia detto [...]
[...] che Dante Alighieri discende dalla famiglia lombarda 205 degli Aligern e Napoleone dalla numerosa schiatta dei Bonipert: e dobbiamo essergli [...]
[...] sentire: « Se il sole si fosse nascosto dietro gli azzurri monti e fosse la notte già scura come le more di rovo, io ti uscirei certo incontro; e tu [...]
[...] , sorridente e fulgido come il sole che sorge, qui ne verresti. Con le 208 tue braccia bianche come sarte d’ailanto ti stringeresti al mio [...]
[...] seno, che è tenero e candido al par di spuma o di neve.... ». Par di leggere i versetti del Cantico dei cantici, eppure è poesia giapponese [...]
[...] antichissima; ed è il professore A. Severini che ce la regala insieme colla graziosa leggenda di Jasogami e Camicoto, dopo averci fatto l’altro non [...]
[...] innocente e graziosa finzione. — Ma come? Perchè ne sospetta? — disse il Severini. — Perchè vi si trova — rispose il Massarani — quel [...]
[...] spirito moderno dunque, in questa sua evoluzione con cui tenta liberarsi dalle influenze classiche e accostarsi direttamente alla natura, non fa [...]
[...] larghezza — e torniamo al Giappone, o meglio, a quel rivolo d’arte giapponese che il Severini ci appresta, per notare un riscontro curioso [...]
[...] . Quando il Cami Jacci-Hoco giunge alla casa della bella Nunacava Hime e si mette a cantare la sua nagauta, dopo di aver detto il suo nome e i suoi [...]
[...] porta; io son qui ritto a tirarla; e intanto, mentre ancora sul fosco monte l’upupa si lamenta, già chioccia il silvestre fagiano, già 210 [...]
[...] sempre gli stessi! La Giulietta dello Shakespeare si dispererà ugualmente che l'allodola già annunzi il prossimo apparire del giorno! E i grandi, i [...]
[...] veri poeti, a molta distanza di tempi e di luoghi, s’incontreranno, come qui, quasi nelle stesse parole, allorchè vorranno esprimere fedelmente [...]
[...] un altro tramonto, con un altro paesaggio con un’altra camera, con un altro studio di pittore: e (quei tali critici hanno un bel dire) quando [...]
[...] ; — raddoppiamenti di sinomini e insistenze 214 per fermare la attenzione rappresentandoci due, tre, quattro volte di seguito la stessa idea o [...]
[...] femmes, leur châle sur la tête... des vautrements de paysans enfoncant de leurs coudes la paille des chaises; — e poi una continua negligenza [...]
[...] ragioni per farlo elevare a quel posto dove Edmondo de Goncourt, Emilio Zola e Alfonso Daudet avrebbero dovuto sedere prima di lui. Ma non è di [...]
[...] rappresentazione artistica, ha già perduto qualche cosa della sua natura materiale, e non è più precisamente quale può vedersi aprendo gli occhi; è più [...]
[...] personaggi sono volgari e perciò non m’interessano; bensì: questi fatti, questi personaggi non vivono la vita dell’arte e perciò non [...]
[...] cui parlo. Vi sono qua e là sproporzioni di parti; vi apparisce una certa fretta e una specie di trascuratezza; avvenimenti e personaggi non [...]
[...] accade in questa povera famiglia, dispersa dopo la morte del capo di casa. Lucia va a far la serva e il vecchio padrone la insidia. « Don [...]
[...] olio consumavano per la frittura. Mandava via Brasi a comperargli un soldo di tabacco e cercava di pigliar Lucia pel ganascino correndole [...]
[...] tenendosi il pancione. — No! No! — Ella pareva una gatta inferocita. — Piuttosto pigliava la sua roba, e se n’andava via E che mangi? E dove [...]
[...] lo trovi un marito senza dote? Guarda quest’orecchini! Poi ti regalerei vent’onze per la tua dote. Brasi per vent’onze si fa cavare tutti e due [...]
[...] padrone è un galantuomo, comare Lucia! Lasciate ciarlare i vicini, tutta gente invidiosa, che muore di fame e vorrebbero essere al vostro posto [...]
[...] . » Questa è la morale di Brasi. 222 « Santo, il fratello, udì la cosa in piazza, qualche mese dopo. E corse dalla moglie trafelato. Poveri [...]
[...] erano sempre stati, ma onorati! La Rossa allibì anch’essa e corse dalla cognata tutta sottosopra che non poteva spiccicar parola. Ma quando [...]
[...] tornò a casa da suo marito, era tutt'altra, serena e colle rose in volto. « — Se tu vedessi! Un cassone alto così di roba bianca! Anelli, pendenti [...]
[...] e collane d’oro fine. Poi vi sono anche vent’once di denaro per la dote. Una vera provvidenza di Dio! » Ecco la morale degli altri. Ma che [...]
[...] rudimentale di sentimenti e di idee ci fa pensare più di qualunque declamazione, più di qualunque sentimentalità o idealità che ci trasporti fra le [...]
[...] ERRATA-CORRIGE Pag. 19, lin. 16: povero cuore. povero amore (testino) >> 145, >> 2: di una parte. da una parte. >> 160, >> 11: il sole e la luce. il [...]
[...] sole e la luna (testino) >> 162, >> 14: rassomiglia. rassomigli >> 180, >> 7: impedisce. impedisse >> 208. In nota: Iosagami e Camicoto di NORINAGA [...]
[...] NEERA UN NIDO MILANO GAETANO BRIGOLA E COMP.° Via Manzoni, 2 1880. PROPRIETÀ LETTERARIA Tipografia di L. Bortolotti e C. PREFAZIONE Ragazze [...]
[...] veramente conosciuta la signora Rosa Spiccorlai nella sua duplice qualità di bella donna e di moglie del signor Carlo Spiccorlai, bottegaio in [...]
[...] ), conosceva pur tuttavia la storia di quella malvagia femmina alla quale i farisei gridavano: Lapidiamola, lapidiamola! e che Gesù [...]
[...] , misericordiosamente benigno, salvò con queste parole: Va e non peccar più! Ma la Rosa invece tornò a peccare, ecco la differenza. Era una donnona grande e [...]
[...] corpacciuta con un portamento triviale e un'andatura sguaiata. La sua fisionomia, molto regolare e conservata fresca in mezzo ai lardelli [...]
[...] naso piantato dritto sulla faccia e certi occhi da civetta rilucenti e tondi che parevano sentinelle pronte sempre a presentare le armi. Un [...]
[...] e bonaria che piace tanto vedere nelle persone amate — aveva 9 eletto domicilio stabile fra le sue due guance rubizze e nessun pensiero ne [...]
[...] tutta segretezza vi paleserò che la Rosa aveva quarantaquattro anni e una treccia di stupendi capelli neri che le costava cinquanta lire. Come era [...]
[...] mercanti di grassi e di salami, si era ritirata dagli affari in condizioni poco buone. 10 Carlo Spiccorlai, il marito, ex-pizzicagnolo [...]
[...] , toccava la settantina e lo si diceva il più grande originale del torso Garibaldi. Reso quasi impotente da una paralisi alle gambe, il vecchio [...]
[...] Spiccorlai se ne stava tutto il giorno disteso in un'ampia poltrona di pelle unta e sdruscita, col gomito appoggiato a un tavolino altrettanto unto [...]
[...] , sdrucito e sudicio, e guai a toccarlo! Questo mobile invalido portava ancora dipinta sulla sua superficie una scacchiera da tempo immemorabile [...]
[...] vedova di pedine; sovr'essa il suo strano proprietario passava le ore curvo, borbottando, e facendo segni cabalistici colle sue lunghe dita [...]
[...] bestie, nè i fiori, nè musica,nè visite in casa. Non parlava quasi mai, e se la moglie lagnavasi dell'eccessiva economia domestica, rideva [...]
[...] — rideva soltanto allora — e imbizzarrendo ancor piu colle dita sulla scacchiera, lo si udiva mormorare una sua esclamazione 11 favorita: donne [...]
[...] , cavalli, orologi... — scuoteva la testa e non si poteva cavargli altro. Era scemo? Nemmen per sogno. Carlo Spiccorlai, col pieno possesso delle [...]
[...] ; ne consegnava puntualmente i frutti alla moglie, e bisogna confessare che, una volta usciti i denari dalle sue mani, non se ne curava più [...]
[...] due o tre occasioni culminanti della loro vita coniugale, il vecchio si era rizzato sulla poltrona, e puntando l'indice formidabile aveva detto [...]
[...] , senza portinaio, colla scala buia; una di quelle scale che odorano di cloaca, che hanno i gradini rotti, scivolanti e le pareti stillanti [...]
[...] salnitro — che riuniscono in una soli decrepitezza immonda le due decrepitezze del tempo e della miseria. Che cos'era stata quella casa durante di un [...]
[...] secolo, è facile immaginare. Operai ubbriachi e fanciulli piangenti di fame vi avevano fatto echeggiare le loro grida; donne macilenti erano [...]
[...] — fors'anche il vizio — dovevano essere i geni 13 famigliari di quelle cupe e strette volte, di quei corridoi senz'aria e senza luce, di quelle [...]
[...] porticine basse, annerite, grumose, sulle quali quattro generazioni avevano deposto a strati e a croste il loro sudiciume e il loro sudore [...]
[...] gonne per poter scendere incolume l'orribile scala, il vecchio col naso applicato alle sbarre della finestra le gettava uno sguardo beffardo e [...]
[...] si fregava ghignando le mani. Più le ragnatele calavano dense e polverose dalle travi putride, più gli scarafaggi guazzavano nelle immondizie [...]
[...] degli angoli bui, più vi era intorno a lui di bruttezza e di schifo il vecchio gongolava. Dalla specola della sua finestretta vedeva le macchie [...]
[...] umide dei muri e le numerava con gioia. La Rosa vi sgualciva nel passare 14 gli sbuffi dell'abito maledicendo all'avarizia del marito, ma [...]
[...] sapeva bene di non potere indurlo a cambiare casa. C'era nella corte una fabbrica di birra, e quando rimovevano le materie fermentate, saliva un [...]
[...] del quarticre entrando a malincuore in quella stamberga — forse per la prima volta — si guardò attorno con palese ripugnanza, e piantandosi in [...]
[...] mezzo alla corte con un piglio tra l'impaziente e lo sdegnoso (era un novellino viziato delle eleganti portinaine), cacciò la mano nella borsetta [...]
[...] nera che gli pendeva ad armacollo, ne trasse una lettera, lesse, rilesse, e guardando in su verso le sconquassate ringhiere del terzo piano [...]
[...] maledetta casa un tale Carlo Spiccorlai? Ohe! La domanda era rivolta alle grondaie gocciolanti e alle travi tarlate, ma parve l'udisse il vecchio [...]
[...] pizzicagnolo che aperse la finestra e cacciò fuori il suo naso adunco. — Cosa c'è? — Una lettera! — Vengo. Non furono scambiate altre parole; il [...]
[...] . Un passo leggero, un'ombra bruna, una scarna mano di donna che si allungò tremante e l'incidente ebbe termine. Il giovinotto uscì allargando i [...]
[...] polmoni verso «più spirabil aere›› — la lettera portata al suo destinatario venne posta sul tavolino della scacchiera, e l'ombra bruna, 16 [...]
[...] ? Incominciamo dall'ombra. Carlo Spiccorlai era il maggiore di un numero straordinario di fratelli; fra lui e l'ultimo nato — una femmina — correvano [...]
[...] trent' anni; sua sorella dunque aveva quasi quarant'anni. Era venuta ultima in una famiglia di tempre adamantine, di forti e bruschi voleri e [...]
[...] , avvizzì dimenticata, finchè cadde, e parve proprio vi cadesse per morire, nelle braccia del fratello, unico superstite. 17 Carlo Spiccorlai [...]
[...] non era uomo da perdersi in tenerezze. Le additò un nero buco accanto alla cucina, le fece la sua parte al magro pasto comune e venne in tal [...]
[...] con insolita dolcezza e si poteva credere perfino che una parola meno aspra dovesse uscire dalla sua bocca, ma erano lampi. Generalmente si [...]
[...] asciugare sopra un bastone, la florida e paffuta signora Rosa l'aveva presa a bersaglio di tutta la sua malignità, di tutte le sue invidiuzze volgari [...]
[...] , di tutto il suo orgoglio codardo. 18 A lei, bella e piena di salute, riuscì facilissima quella specie di superiorità fisica che impone [...]
[...] alle creature deboli, che le schiaccia, che le umilia con un confronto di tutte le ore e di tutti i minuti. Sì; lei poteva, rovesciando indietro [...]
[...] le maniche con un movimento che le era famigliare, mettere in mostra le sue grosse braccia solide e bianche, ridendo in viso sguaiatamente ad [...]
[...] portentosa magrezza. Era molto facile a lei, donna e padrona, dare di ogni cosa il peggiore alla malcapitata parente — il pane raffermo, la minestra [...]
[...] mummia, ch'era proprio una Spiccorlai nata e sputata. Ah! ah! ah! (ridendo a squarciagola si metteva le mani sulle anche, dimenandosi come una [...]
[...] sant'Antonio 19 e udiva cantare ogni notte sotto le sue finestre: Nella via di sant'Antonio C'è una rosa della Madonna. Amarilli [...]
[...] , avendole fatto osservare che madonna e sant'Antonio non rimavano affatto, nemmeno per far piacere a una bella ragazza, la Rosa salì in tutte le furie [...]
[...] , e come espressione del suo massimo disprezzo, la chiamò una letterata. Amarilli aveva ingegno, aveva un gusto delicato, un cuore sensibile [...]
[...] . Aveva attinte le sole consolazioni della sua mesta vita nei piaceri dello spirito; la sua mente era bella se poco leggiadro era il suo corpo, e [...]
[...] dietro, le magre costole del suo petto batteva un caldo cuore. Ma per la Rosa, Amarilli aveva tre difetti di prim'ordine: era donna, cognata e ne [...]
[...] sapeva più di lei. Vi sono molti supplizi, ma un supplizio lento e terribile è quello di un essere intelligente soggetto alla ignoranza cattiva [...]
[...] , alla volgarità maligna e brutale. Amarilli — anche il suo nome non andava 20 esente dai sarcasmi — piangeva in segreto e dimagrava sempre [...]
[...] anime elette, s'era nascosto sbigottito chi sa dove, ed appena ne traluceva un fioco bagliore quando — ben sola e ben chiusa nel lurido sottoscala [...]
[...] che le serviva di camera, accosciata sul meschino letto, al buio, tremante di freddo e qualche volta di fame — ella pensava al caro sogno di [...]
[...] tutta la sua vita. Una casetta bianca in mezzo al verde — dei fiori, degli uccelli, dell' aria, del sole, del cielo azzurro... e una mano nella sua [...]
[...] mano! * Il vecchio aveva presa la lettera e la guardava sospettoso ed incerto. Amarilli commossa — i soggetti di commozione erano cosi [...]
[...] l'uscio; temeva l'apparizione della cognata. Finalmente la lettera fu aperta. Carlo Spiccorlai lesse senza battere palpebra e quando ebbe finito [...]
[...] povera orfana che non sa quello che si dice in sì tremendo giorno, e che anela a ritrovare un padre nel fratello della sua povera mamma [...]
[...] . EDITTA VERGY. — Giovanna è morta! — esclamò colle lagrime agli occhi — e sua figlia è rimasta sola in paese straniero... — Sì, la contessina — saltò [...]
[...] . Si imaginava il gusto che avrebbe la Rosa nel trovarsi per i piedi una nipotina e rideva come un matto. Amarilli, avvezza a quegli strani modi [...]
[...] casa; combattuta fra il dolore e la 23 pietà, palpitante, smarrita, avrebbe voluto correre in traccia della dolente e dimenticava quasi che [...]
[...] foglio di carta e lo fece osservare timidamente al fratello. — Denari! Sempre denari! Voltati di là. — Dove? — Di là, verso il muro; non [...]
[...] ragno e sentì nel medesimo tempo un rumore secco, stridente. - Non voltarti! — gridò il vecchio. Passarono cinque minuti. II ragno ridiscese [...]
[...] poteva finire dentro un cespuglio profumato di glicine o di caprifoglio. Pensava alla povera Editta e a se stessa e sospirava. — Ora voltati; ecco [...]
[...] era uscita? Nel tavolino non si vedevano cassette, il vecchio non s'era mosso e non poteva muoversi; alla magia Amarilli non ci credeva, ma da [...]
[...] rifiuto; chiese una busta. — Una busta?... Sciocchezze. Amarilli pazientemente soggiunse che il foglio lacero e friabile non poteva reggere al viaggio [...]
[...] dal birraio e fatti prestare una busta; egli o sua moglie ne avranno. Sciolto così il problema ed evitata la spesa dei due centesimi, si presentò [...]
[...] , trovò un ripiego. Ridiscese dalla moglie del birraio e le disse: 26 — Signora, volevo chiederle se ha ancora, disponibile quel piccolo ricamo [...]
[...] soldi avrebbe comprato il francobollo e forse ne avanzava per provvedersi una candela e lavorare di notte. La moglie del birraio acconsentì [...]
[...] Editta, l'orfana sconosciuta, e questo amore la occupava deliziosamente; aveva tanto bisogno di espandere in un seno amico la piena dei suoi [...]
[...] gli ultimi barlumi del crepuscolo, illuminava la sua fronte stanca e dagli occhi avvizziti traspariva l'anima ardente, divina. Era bella così [...]
[...] capo la doppia aureola delle martiri cristiane — il raggio della fede e le stigmati del dolore. Era bella e sublime. * Voci rauche e discordanti [...]
[...] uscendo dalla finestra affumicata del vecchio Spiccorlai annunciavano un alterco. La Rosa era tornata e Carlo Spiccorlai, si vede, non aveva [...]
[...] voluto ritardarsi il piacere 28 di fare andare sua moglie in tutte le furie, e le aveva raccontata premurosamente la novità della lettera. Se [...]
[...] pose fuori di sè. Un'altra donna in casa? Una nipote? E chi era poi questa pettegola? Ella non ne aveva mai sentito parlare. Si prende forse [...]
[...] marito per veder spuntare di terra, come la gramigna, delle cognate o piovere in casa, come la tempesta, delle nipoti? — e chi altro ancora [...]
[...] lui di riverbero aveva tutta l'aria di beffarsene e se ne stava nella sua poltrona di paralitico così sicuro e trionfante come in una fortezza [...]
[...] . II suo naso ricurvo che pareva quello di un uccellaccio da preda si raggrinzava nelle smorfie di un orribile sorriso e colle magre dita di [...]
[...] sua freccia l'aveva lanciata, e meglio che tutte le parole lavorava quell'uncino nel petto della sua cara metà. Più ella gridava, più egli si [...]
[...] divertiva; faceva come il gatto che sta cheto e gode vedendo il topolino dibattersi fra le sue zampe. — Vecchio rimbambito! — urlava la Rosa [...]
[...] . Ed egli zitto. Pensava: le deve dispiacere molto la nipotina se si perita a chiamarmi vecchio rimbambito, con rischio e pericolo di non vedere [...]
[...] dolce sposa, che era molto brutta nella collera e che alla lunga alla lunga non poteva nascondere per un pezzo i suoi quarantaquattro anni suonati [...]
[...] . — No, non la voglio questa nipote, questa avventuriera, questa strega. Lo dico chiaro e tondo: o via lei o via io. In quel mentre, dalla porta [...]
[...] socchiusa, entrava serena e radiante la zitellona. Carlo Spiccorlai, puntellandosi sui bracciuoli della sedia e rizzando sui gomiti la sua [...]
[...] strana figura di vecchio mago, esclamò tra ironico e il giulivo; — Lascia aperto. La Rosa se ne vuole andare. Se io scrivessi un poema epico in [...]
[...] — Donne, donne, donne! — E i cavalli, zio Carlo? E gli orologi? — disse una voce gutturale e avvinazzata, mentre un giovanotto aprendo l'uscio [...]
[...] lineamenti delicati, e la treccia dei tuoi ammirabili capelli neri ti ondeggia sulle spalle come una coda da cavalleggiero. Chi fu il barbaro che [...]
[...] ti pose in questo stato? Lo so, lo so; non parliamone altro, bella zia; qua la mano. Zif-tac. Con un movimento rapido e grazioso sputò [...]
[...] leggermente sulle palme aperte, le fregò e le offerse alla bella zia quali colombe messaggiere di pace. Chi avesse guardata in quel punto la vecchia [...]
[...] della Rosa era un giovinastro di professione commesso, ma di fatto quasi sempre ozioso. Lo avevano sopranominato il Moretto e teneva a fare [...]
[...] conquiste. Bassotto, bruno, losco, coi baffi corti, coi capelli unti di sego, coi denti anneriti per l'uso smoderato della pipa e posti così lontani [...]
[...] grosso anello di zinco nel dito mignolo e l'unghia del suddetto mignolo allungata e ricurva. Parlatore facile, impudente; declamatore da bisca [...]
[...] complimenti pepati e il suo modo spiccio di entrare in materia. — Con Renato almeno si sta allegri — diceva la signora Rosa, e Renato compiacente la [...]
[...] gambe e cantando con gesti analoghi: «Cicerinella aveva uno mulo.» Se si trovava in tasca qualche giornale - il giornalismo è la letteratura [...]
[...] signora Rosa d'ottimo umore e la incoraggiava più che mai a rialzare la sua manica. Per giungere nelle grazie della zia non c'era salto mortale [...]
[...] che gli sembrasse troppo arrischiato. Una volta osò confessare (dietro le spalle del vecchio Spiccorlai e mentre Amarilli soffiava nelle bracie [...]
[...] matrona tripudiando e gongolando. — Il suo ampio petto si alzava e si abbassava, davvero, come il mantice di un organo, o se più vi piace, come [...]
[...] della nipotina. Parlò con veemenza, aprendo digressioni interminabili sul caro dei viveri, sull'avarizia del vecchio e sulla propria condizione di [...]
[...] vittima. Gridava un po' troppo per una vittima, non c'è che dire; ma Renato finse di credere e si commosse al punto di stringerle [...]
[...] silenziosamente la mano. 36 Il maligno vecchio, guardando questa pantomima, pensò che il giovinastro doveva avere ancora dei debiti e dal fondo del suo [...]
[...] in un mondo immaginario di pace e d'amore, dove la gioventù era lieta, serena la virilità e la vecchiezza santa — mondo fantastico, ne era [...]
[...] persuasa, poichè da quarant'anni non le era ancora apparso che nelle fervide visioni e inutilmente lo aveva cercato intorno a sè. Come punto di [...]
[...] transazione fra la spietata realtà e gli splendidi sogni ella riposava ora la mente sull'essere debole e sconosciuto che avrebbe diviso la sua mesta [...]
[...] vita; non poteva staccare il pensiero dall'orfana giovinetta e se l'immaginava buona, cara, sensibile. 37 Rifece, di rimembranza in [...]
[...] rimembranza, la storia della sua misera sorella, quando giovane e bellissima e col sangue degli Spiccorlai nelle vene, indomita, ardente, fiera, sposò [...]
[...] la sua sorte a quella di un povero esule. Amarilli si ricordava le scene violenti che avevano preceduta la scomparsa della sorella, e come dopo [...]
[...] nessuno avesse più parlato di lei, quasi non avesse mai esistito. Giovanna era la penultima, la più vicina per età ad Amarilli, e se le loro [...]
[...] terribile dove l'affetto non scendeva in campo che armato fino ai denti, e dove il sorriso anche più mite aveva sempre qualche cosa di ironico e di [...]
[...] fronte superba, alla voce sonora e imperiosa — le sembrava ancora di udirla quando di contro a tutti i fratelli irritati, ella aveva dichiarato di [...]
[...] seguire il suo amante — e aveva ancora davanti lo sguardo misto di compassione e di sprezzo 38 che Giovanna le aveva rivolto in risposta [...]
[...] ? — pensava — e quest'idea, anzichè consolarla, addensava tetri pronostici sulla mite fronte della zitellona; la sua rettitudine disapprovava la condotta [...]
[...] nuova. Bisogna sapere quante aspirazioni di bello e di buono, quanti affetti, quanti sospiri l'onesta zitellona aveva ricacciati dentro di sè! e [...]
[...] derideranno sempre queste povere vittime della civiltà? La sposa venerata e felice, regina nella sua famiglia, maestra e tutrice dei figli [...]
[...] , ringrazia le provvide leggi 39 e la società ingentilita, ma queste vergini senza corona, queste martiri senza palma non sotto esse da [...]
[...] compiangere più assai che la selvaggia libera nelle proprie aspirazioni e nei propri diritti? Oh se sapeste come vi amo, fanciulle dai capelli bianchi [...]
[...] , cespiti senza fiori, anime senza amore!... Amarilli pensava, pensava, e i ferri della calza infilzavano maglie su maglie, metodicamente, come i [...]
[...] giorni della zitellona. Quando sarebbe spuntato quel bel giorno? quel bel giorno in cui doveva sentire due braccia intorno al collo e una voce [...]
[...] gruppo in gola; la sua immaginazione spossata si riscaldava di cento immagini giovanili e il volto sconosciuto di Editta le sorrideva come una [...]
[...] promessa di migliore avvenire. A due passi da lei Renato e la Rosa sghignazzavano oscenamente. Intanto il vecchio Spiccorlai guardava l'una e [...]
[...] gli altri, e talvolta fuori della finestra, nell'orizzonte confuso della sera, e si fregava come un matto 40 le mani stecchite, e poi si [...]
[...] quindici anni, ritta sulla soglia e sdegnosa, stringendosi colle mani al seno la mantellina quasi avesse paura che una parte di sè toccasse le [...]
[...] orribili pareti, col volto acceso e gli occhi fiammeggianti sotto la tesa del suo capellino, ella faceva davvero un grande contrasto con tutto [...]
[...] immobile sulla sua poltrona l'aveva agghiacciata di spavento, e quelle mura, quella tristezza, quella miseria le avevano strappato il primo grido [...]
[...] di Editta, e una pallida figura vestita di nero le si slanciò al collo, coprendola di baci e di lagrime. La fanciulla indietreggiò sbigottita [...]
[...] . — Figlia mia, figlia mia! Nella sua commozione immensa la povera Amarilli non trovava altre parole, e l'orfana, sentì improvvisamente una [...]
[...] in un affettuoso amplesso e, trascinandola quasi a forza dentro l'uscio, le veniva dicendo: — Editta, figlia mia, figlia della mia povera [...]
[...] impressione disgustosa; Editta guardò Amarilli. L'occhio grande e sereno della zitellona raggiava d'amore. L'altera fanciulla si sentì commossa, pianse [...]
[...] e, abbandonandosi nelle sue braccia, disse: — Resto per voi. 42 — Di' per te!... — esclamò l'entusiasta Amarilli. — Sì, per te. Si [...]
[...] si era sforzata di adornare con tendine bianche e con qualche fiore, ma che nonostante aveva tutta l'aria di una prigione. — Qui? — fece ancora [...]
[...] Editta, guardandosi attorno con meraviglia e disgusto. — O mia povera figlia, non posso offrirti altro! C'era tanto sentimento, tanto dolore e [...]
[...] tanta vergogna nella voce di Amarilli che a sua volta anche Editta arrossì. Sciolse, con un sospiro, il gancio della mantellina e sedette sulla [...]
[...] sua valigia colla testa fra le mani. Dolcemente, in silenzio, Amarilli le si fece accanto. Portavano il lutto tutte e due — e in quella buia [...]
[...] camera, sul fondo cupo delle 43 pareti, nella mezza luce triste e caliginosa che penetrava a stento dall'angusta finestra, disegnando ombre [...]
[...] nere sull'ammattonato, i loro volti si staccavano bianchi e trasparenti come due angioli nelle tenebre. Quelle due donne, una tanto giovane e [...]
[...] bella, l'altra avvizzita dagli anni e dal dolore, si somigliavano nell'anima. Le loro fronti non erano ugualmente lisce e trasparenti, ma le linee [...]
[...] erano ugualmente pure, e la bontà, manifestandosi in una piega particolare delle labbra, scavava nelle guancie di Editta una pozzetta, in quelle [...]
[...] palpitavano insieme d'affanno e di sgomento. Nessuna parlava e si capivano perfettamente. In mezzo al triste silenzio udivasi monotono e quasi [...]
[...] pauroso il brontolio del vecchio, interrotto a quando a quando dalle sue strane esclamazioni. Amarilli si alzò e chiuse l'uscio della cameretta [...]
[...] dispiacere alla sua giovane amica. Tornò a sedere sulla valigia, le prese le manine con impeto grazioso, e disse: — Narrami un po' della tua [...]
[...] vita, di tua madre, di tutto; ho tanto desiderio, ho tanto bisogno di piangere con te! Anche l'orfanella aveva bisogno di piangere, e pianse e [...]
[...] . — è la moglie di mio fratello. Coraggio e pazienza! * Sì, i quindici anni di Editta erano stati felici. Ella non sapeva nulla della storia di [...]
[...] sua madre; era nata fra amore e i sorrisi; aveva veduto la sua culla circondata non di oro o di gemme, ma di fiori, di canti e di letizia. Vergy [...]
[...] , suo padre, era un gentiluomo francese di testa un po' calda, un po' repubblicano, 45 un po' poeta, giornalista e cospiratore, molto [...]
[...] sfortunato nelle sue intraprese, vedendo sempre il mondo attraverso le sue illusioni, e avendo delle illusioni rosee come l'alba. Buono, gentile, colto [...]
[...] esistenza. Editta era stata cullata sui ginocchi di suo padre alla musica armoniosa dei bei versi e delle canzoni guerriere, intanto che la [...]
[...] madre ricamava nel vano di una finestra tutta ornata di fiori e i canarini cinguettavano nella loro gabbia dorata e il sole coronava splendidamente [...]
[...] la pace della piccola famiglia. Baci e carezze le avevano tenuto luogo della ricchezza che mancava. Nelle memorie di Vittor Hugo, scritte da [...]
[...] — eppure i denari furono spesi nel piatto. Questo aneddoto non fa molto onore all'uomo e al padre di famiglia, ma i poeti lo possono [...]
[...] comprendere, perchè grandi e piccoli si rassomigliano in questo sprezzo del denaro e della economia. Vergy circondava sua moglie e sua figlia di tutte le [...]
[...] ch'egli amava dovevano sempre muoversi in una atmosfera di luce e di illusioni; abborriva la miseria, ma più che la miseria le apparenze di essa [...]
[...] . A qualunque costo sua moglie doveva avere un abito di seta, e sua figlia una bambola che camminasse da sè. Non voleva pensare ai debiti, non [...]
[...] voleva pensare all'avvenire; voleva soltanto vivere. Questo egoismo crudele nella sua forma pietosa è proprio di certi organismi buoni e deboli [...]
[...] questo modo Editta uscì dall'adolescenza, e una giovinezza fulgida prometteva nuove gioie all'affetto e all'orgoglio dei genitori. Il poeta incompreso [...]
[...] dimenticava le sue lunghe lotte e i dolori e i disinganni, seduto presso la figlia, cogli occhi perduti ne' suoi occhi cercando nuove [...]
[...] canarini non osavano cantare e il sole, il gaio sole, illuminava una ben triste scena. Vergy era morto, sorridente, nelle sue eterne illusioni! Da [...]
[...] Editta, vita intima, raccolta, elevata a pensieri nobili e gentili, vita in cui il sentimento predominava, vita da poeti e da innamorati, tra i [...]
[...] fiori e il cielo. 48 Si pensi l'orribile contrasto della casa Spiccorlai, dove non batteva mai il sole, dove non risuonava mai un bacio [...]
[...] Spiccorlai lo si chiamava appena in punto di morte, insieme al prete; qualche volta si faceva a meno di tutti e due; ma Amarilli vegliava, e grazie [...]
[...] posso darti e di star sana, m'intendo io! Qui tutti siamo sani; mia moglie è pazza, ma è sana, e m'intendo io! Del resto tutte le donne sono uguali [...]
[...] ; donne, cavalli e orologi... 49 E finì lì. Editta non faceva conto di essere al mondo. Immersa nelle dolci memorie del passato, col [...]
[...] rimpianto dei cari esseri che aveva perduti, trascorreva le ore e i giorni muta, come trasognata. Il suo corpo era a Milano, pur troppo, nella immonda [...]
[...] canarini, ai lieti raggi di sole, alle canzoni e ai sorrisi. Soltanto la sera lasciava libero sfogo al suo dolore, chiusa nella stanza con Amarilli [...]
[...] ; anche quella era una povera esiliata, un'anima tolta alla sua missione di luce e d'amore, una stella creata per il cielo e caduta nel fango [...]
[...] e a volte ne restava soprafatta. — Oh Amarilli, come si può vivere qui? — esclamava spesso. E Amarilli rispondeva pacata: — Io ci vivo da [...]
[...] primo abboccamento, egli aveva sbarrato gli occhi e s'era piantato risolutamente sulle gambe aperte, dondolando i fianchi, arricciando i baffi [...]
[...] , finchè rinvenuto dalla prima sorpresa, zif-tac — una fregatina — e: — Qua la mano, cuginetta! - Ma siccome Editta, indietreggiando, s'era [...]
[...] mimica espressiva. — Mi piacete, sacredieu! Eh? conosco il francese. — Andiamo! — aveva gridato la Rosa, facendo gli occhiacci; e Renato capì che [...]
[...] manifestarono il giorno dopo e i seguenti in mille modi ingegnosissimi. Stando seduti tutti insieme intorno al tavolo, Editta sentiva [...]
[...] improvvisamente una grossa scarpa posarsi sul suo stivaletto o una pallottolina di carta attraversare lo spazio e caderle in grembo; perfino, audacia [...]
[...] gli sprezzi e le beffe di Renato, vide che c'era qualche cosa di peggio — il suo amore. * Parlare col vecchio Spiccorlai era cosa affatto [...]
[...] inutile, chiunque l'avrebbe capito; ma le zitelle mature sono molte volte più ingenue delle ragazze di quindici anni, e la buona Amarilli, che [...]
[...] missione, raccontò con calore i tentativi di Renato, l'avversione di Editta e l'impossibilità di continuare a quel 53 modo, poichè [...]
[...] , bigliettino che Editta aveva raccolto colle molle e messo a bruciare sul fuoco come un ragno. Il vecchio rise molto, rise tanto che Amarilli [...]
[...] lo guardava perplessa. Quella larga bocca senza denti sembrava l'antro di Caco aperto a tutte le stregonerie; un solo dente lungo e giallo vi [...]
[...] dondolava in alto come uno spettro impiccato. Mille rughe si incrociavano sulla sua faccia astuta, urtandosi e accavallandosi come i sentieri di [...]
[...] un labirinto; al di sopra del naso uncinato le pupille saettavano raggi foschi e maligni; con una mano si grattava l'orecchio, coll'altra [...]
[...] picchiava la scacchiera e rideva, rideva! Amarilli tentò commuoverlo narrandogli il passato di Editta, la sua vita placida, le abitudini signorili; fece [...]
[...] donne tutte queste piccole miserie di nervi sensibili le giudicava artifizi di scena. Donne, orologi e cavalli gli rappresentavano l'inganno [...]
[...] vecchio preparava una vendetta postuma e godeva nel portare giorno per giorno il suo sassolino alla fabbrica. La Rosa petulante nelle sue vesti di [...]
[...] seta gli passava accanto senza degnarlo d'uno sguardo, ma la guardava ben lui e forse pregustava il diletto che avrebbe provato la sua ombra [...]
[...] vagolando dopo morto intorno ai vivi disillusi. Non vaneggiava, no, non delirava il vecchio strambo quando lo si udiva ridere e 55 borbottare tra [...]
[...] . Nessuna forza umana lo avrebbe trattenuto dal godersi in tutti i limiti la sua fortuna. Ne parlò subito alla Rosa ghignando e tripudiando fino al [...]
[...] . Carlo Spiccorlai si sentiva alleggerire gli inverni sulle spalle e vi fu un momento in cui gli parve d'essere così vispo, così sicuro delle proprie [...]
[...] gambe che si rizzò in piedi per dire: — Rosa, sorveglia quei ragazzi... La Rosa furibonda irruppe nella camera di Editta e quante imprecazioni [...]
[...] assurde e triviali le vennero sulla bocca le disse tutte. La fanciulla pallida e fremente l'ascoltava colla fronte alta. Era appoggiata alla [...]
[...] sponda del letto e vi si aggrappava così disperatamente colle mani che rimase sul legno l'impronta delle sue unghie. Amarilli assisteva angosciata a [...]
[...] ! Editta l'abbracciò teneramente; le disse di non temere per lei che già aveva un progetto; promise di darle sue notizie, di amarla sempre e forse [...]
[...] ... Mormorò una dolce promessa; sulle labbra della zitellona comparve un sorriso, ma le lagrime lo vinsero, e mentre Editta fuggiva correndo giù [...]
[...] — e adesso come allora, la luce morente del crepuscolo illuminava la sua fronte di martire e di santa.+PARTE SECONDA Sulle rive della Sonna [...]
[...] . « O monti, o fiiumi, o prati, O amori integri e sani; O affetti esercitati Tra una schiatta d'umani; Alta, gentile e pura O natura! o natura [...]
[...] fasce dell'adolescenza e videro e sentirono e amarono per la prima volta. Quell'istante dolce e solenne in cui il bocciolo diventa fiore, quel [...]
[...] mattino superbo della vita in cui la nostra immaginazione travede insognati splendori, si riflette e si fissa sugli oggetti intorno per modo che non [...]
[...] ritornando dopo molti e molti anni vecchi e disillusi, vediamo sorgere come per incanto da ogni albero una rimembranza, da ogni sasso una [...]
[...] memoria, e volgendoci indietro sui sentieri calcati dalle nostre orme giovanili, ci par di rileggere una pagina dimenticata. Io lo cerco questo [...]
[...] angolo tranquillo, quando, sorvolando nel rapido treno le pianure lombarde, vedo sorgere la prima ondulazione dei monti bergamaschi e tra le [...]
[...] sponde romite e verdi scintillare come uno specchio l'Adda. Io lo cerco avidamente, quando, lasciandosi addietro la Brianza, Lecco, le stazioni [...]
[...] verde, serpeggianti sulla montagna. Un'aria di felicità serena e grandiosa domina quei luoghi poco frequentati dove spunta da ogni fessura di [...]
[...] sasso un alberello e dove dai muri di granito piove l'edera attorcigliata in graziosissimi festoni. Il sole sembra giocare a rimpiattarello dietro [...]
[...] i cocuzzoli delle fitte colline, entro i boschi di abeti, giù per le stradicciuole che costeggiano i campi di vite e di grano turco; non è il sole [...]
[...] sfacciato delle strade maestre; in quelle viuzze tutta ombra e mistero i raggi più infuocati si temperano passando attraverso le foglie [...]
[...] , ripercotendosi sull'erba fina e fresca. La ruota intermittente di un povero mulino, il passo di un asinello, il canto di un fanciullo rompono tratto [...]
[...] tratto la quiete, e l'eco che non si desta a quei brevi rumori conserva al paesaggio il suo tipo di calma, di serenità, di pace. Un poeta [...]
[...] vorrebbe andarvi per cantare e un filosofo per vivervi. Oltre l'Adda c'è un paese il cui nome 60 pare una dedica alle capre forse abitatrici una [...]
[...] volta di quei dirupi. Ora di capre non se ne vedono più; ma il nome resta e il paese si distende stretto e lungo come una tela posta ad [...]
[...] asciugare, fiancheggiato da case grigie, antichissime, fra le quali risalta una mezza dozzina di palazzetti moderni, e ad onta di queste incastonature [...]
[...] l'aspetto generale è vetusto, cresciuto dal silenzio e dalla solitudine che regnano da un capo all'altro. Certi balconcini di legno, neri [...]
[...] paese corre in su una bella via ridente e giovane, saltando burroni e vallicelle, perdendosi sotto il frascame delle robinie e dei biancospini [...]
[...] — e se voi, o lettore di quindici anni, vi trovaste in una blanda sera di maggio su quella via, al lume della luna — e se una mano cara stringesse [...]
[...] la vostra e tutto intorno dai monti e dai boschi, 61 dal cielo e dai prati vi salissero al capo i profumi inebbrianti della gioventù e [...]
[...] dell'amore, o felice fanciullo, che potreste desiderare ancora? Paralleli al paese, da una parte e dall'altra, s'affondono nel verde di due gole [...]
[...] ristrette, due torrentelli, che nati nella Val d'Imagna coi nomi fraterni di Sonno e di Sonna, scorrono «in vicinanza coraggiosa e monda» oltre [...]
[...] il paese, fino a Cisano, dove il fraterno amore mutando nome, si uniscono pudicamente in matrimonio sotto l'arco di un ponticello e da quello [...]
[...] sboccano fuori congiunti in un solo letto e in un solo nome. La storia è poetica e poeticissima la piccola valle della Sonna, quantunque nessun [...]
[...] maggior incanto è la solitudine, e una quiete profonda; sembra di essere ai confini del mondo. 62 Sui due versanti della collina non si vede [...]
[...] per grazia di Dio alcuna villa signorile dipinta di bianco e di rosso col giardinetto alla francese, e mai l'ombra di un cameriere colle [...]
[...] basette e colle scarpe lucide offusca l'acqua chiara del torrente. In certi punti, a certi svolti repentini, la valle è cosi ristretta che le opposte [...]
[...] colline hanno l'aria di volersi abbracciare e confondere insieme, come due amanti, le loro chiome di fragole e di viole. La vegetazione è [...]
[...] , un gambo di trifoglio e uno d'acetosella, e poi altre fogliuzze ancora e piantine alte come la falange di un dito, verdi scure, verdi pallide [...]
[...] , bianchiccie, rosa, lucide, opache, pelose, trasparenti, frastagliate, rotonde, aguzze, e a guardarci bene se ne scoprono sempre di nuove, con [...]
[...] mille forme stravaganti e gentili, senza nome, senza scopo, senza nessun'altra missione, oltre quella d'essere belle e di ridere un giorno al [...]
[...] abeti e la numerosa famiglia delle quercie. Piantate in tutti i sensi, esse sporgono capricciose sulla china, vestite d'edera, colle radici [...]
[...] strappato anche esso e mostra tratto tratto la pietra nuda, di un grigio uniforme, filamentosa, a strati come un libro — e fa venire la tentazione [...]
[...] di sfogliarla per leggervi l'epopea dei secoli. * Editta, nei suoi tempi felici di Bruxelles, aveva conosciuto due persone — padre e figlia [...]
[...] . Il padre ricco, solo al mondo, senza 64 ambizione e senza desiderii, non vivea che per quella sua unica ragazza; punto bella, punto distinta [...]
[...] , priva d'ogni ingegno e d'ogni grazia, ma che per lui rappresentava il compendio delle perfezioni umane. Erano italiani e viaggiavano per svago [...]
[...] , inclinazioni, tutto egli aveva lasciato per lei. Il suo amore cieco e geloso, passivo come quello di uno schiavo, umile come quello d'un cane, si [...]
[...] pasceva a contemplarla, a subirne tutte le voglie, a realizzarne tutti i capricci. Lei, ignorante e pigra in sommo grado, di capricci non ne aveva [...]
[...] molti, o erano così puerili e limitati che il padre non rifiniva di lodare la sua bontà e moderatezza. Un abito, un pasticcietto, dormir tardi la [...]
[...] lettera morta, e il padre, che pur non era volgare, che aveva passato la gioventù ben altrimenti che satollandosi di dolciumi, non 65 aveva [...]
[...] superiore, tutta sogni grandiosi e compiacenze spirituali; essa che viveva quasi esclusivamente di idee, si trovava davvero troppo lontana da [...]
[...] quell'altra che gavazzava nella prosa dei fatti compiuti; però, come accade nel mondo, si salutavano per convenienza, e una sera al caffè, bevendo [...]
[...] una ghiacciata di lamponi, avevano scambiato, il dolce nome d'amica. La ricca, brutta e goffa, ammirava l'eleganza innata della fanciulla [...]
[...] povera, incapace tuttavia di imitarla, invidiandola un pochino e tormentando la sarta perchè le facesse un vestito da poterla rendere altrettanto [...]
[...] bella e distinta. La manìa di copiare Editta per rapirle il segreto delle sue grazie, la conduceva spesso nel modesto appartamento del poeta, e se [...]
[...] , e dopo, quando Editta rimase orfana, egli, che contava rimpatriare, le fece la proposta di venire a stabilirsi con lui, compagna e istitutrice [...]
[...] , persuasa che l'avrebbero accolta bene e amata e fatte le veci dei genitori che non aveva più. Caduta l'illusione, trovatasi più sola, più [...]
[...] povera di prima, Editta pensò che poichè il suo destino la condannava a mangiare il duro pane degli altri, meglio era guadagnarselo e acquistare [...]
[...] colle proprie fatiche il diritto di essere indipendente. Presa questa risoluzione repentina, violenta, com'era violento il suo carattere, e [...]
[...] L'ultimo capriccio di costei era stato per la campagna, e così dopo aver percorse quasi tutte le capitali d'Europa essi se ne stavano ritirati in [...]
[...] magra, con due solchi dietro le orecchie e queste tese, trasparenti, cartilaginose come brandelli staccati da una vecchia pergamena. Gli occhi [...]
[...] scoprivano i denti verdastri, guasti dall'eccesso dello zucchero. Aveva le spalle un po' curve, il petto e le anche stretti, il ventre grosso. Lunghi [...]
[...] piedi, lunghe braccia e lunghe mani stecchite colle unghie cortissime per l'abitudine di rosicchiarle. Bei capelli e bella carnagione. Vestiva [...]
[...] riccamente, colla gonna a strascico sopracarica di ornamenti, ma aveva due 68 bottoni slacciati alla vita e una cravatta rosa macchiata di [...]
[...] sudicio. Padre e figlia non parlavano, però il padre guardava lei intensamente, e il giornale gli sfuggiva a poco a poco dalle mani cacciato [...]
[...] da un pensiero doloroso che gli faceva contrarre le dita. * Quando Editta comparve come una fata, pallida e bruna nel cerchio luminoso della [...]
[...] lucerna col suo scialle da viaggiatrice sul braccio e l'altro braccio pendente a raccogliere il lembo della gonna, la ragazza si staccò dal camino e [...]
[...] ancora di pasticche, Rachele? — Sì, ne ho, ma non mi piacciono; preferisco le caramelle di limone e più ancora gli africani colla crema. Bruno [...]
[...] sorrise. Egli era persuaso che sua figlia avesse molto spirito, e che soltanto una invincibile timidità la trattenesse dal farne mostra. Editta non [...]
[...] , intanto che osservava i capelli di Editta raccolti in un modo graziosissimo sull'estremità della nuca, e promettendo a se stessa di farsi [...]
[...] testa e il lavoro mi fa male le braccia. Noi anderemo a spasso, mia cara, e la sera mi leggerai Il ritorno di Rocambole; è molto interessante [...]
[...] per il cervello... e poi... La fronte del povero padre si rannuvolò. Lo stesso pensiero, sempre quello, profondo e doloroso gli si dipingeva [...]
[...] sul volto; strinse le labbra per non parlare, e si pose ad accarezzarsi macchinalmente la barba. Editta si trovava un po' imbarazzata. 71 [...]
[...] Fortunatamente la sua compagna, che si era seduta colle gambe a cavalcioni e che da qualche istante sbadigliava rosicchiandosi le unghie [...]
[...] Editta e le chiese ansante: — Come l'ha trovata? E perchè Editta, colta così all'impensata, non rispondeva subito, egli ricadde con angoscia [...]
[...] sulla sedia mormorando: — Male... male... lo so. — No, creda, non mi pare. Forse un po' magra... — Sì! sì! — interruppe Bruno — molto magra; e [...]
[...] quei zigomi rossi li ha osservati? e...? — alzò l'indice e lo pose dietro l'orec- chio — e la tosse? — Oh! la tosse non si sente nemmeno. — Già. È [...]
[...] appunto quella. L'accento di Bruno mentre diceva: è appunto 72 quella, scosse Editta e le accese come una luce davanti agli occhi. In quel [...]
[...] raccomando! — E trovandosi solo, al buio, in fondo alla scala lasciò cadere silenziosamente una lagrima. * Quante ne ho conosciute! — dice il poeta [...]
[...] delle Orientali — una era bianca e rosa; l'altra aveva gli occhi neri brillanti sotto la 73 nera mantiglia — e sono morte! Quante ne [...]
[...] abbiamo conosciute noi tutti! Nascono gioia e speranza della madre; vengono su vispe e folleggianti, paiono robuste. Uscite dall'infanzia, spiegano [...]
[...] sorridendo le loro ali d'angelo ancora candide e immacolate verso le misteriose tentazioni del futuro. L'alba della giovinezza imperla le lori [...]
[...] fronti spensierate e serene; la vita le aspetta ne' suoi vortici frementi, l'amore le chiama... povere colombe che non vedranno il nido! Oggi [...]
[...] malattia che simile al mostro della favola divora ogni anno centinaia di fanciulle, sorda alle preghiere, ribelle alla scienza, cinica e spietata [...]
[...] nella sua sete inestinguibile di sangue giovanile — poichè ad essa abbisognano le vittime giovani e belle, cinte di fiori come sulle are antiche [...]
[...] . Rachele non era bella, e nulla sotto questo rapporto la consacra alla pietà del poeta; ma nell'ordine della natura è pure un atomo 74 del gran [...]
[...] altri sintomi indicati da Bruno, e che erano evidentissimi, Editta si persuase che la sua compagna era seriamente ammalata, e quello che non aveva [...]
[...] freddo preso fuori. Impossibile farle prendere medicine; aveva fissato il chiodo sulla floridezza della propria salute e nessuno poteva smuoverla [...]
[...] . Questa sicurezza, questa baldanza imperiosa e decisa non ingannavano Editta, che anzi riconosceva in esse un pronostico allarmante; ma Bruno [...]
[...] fu illuso. Desiderava troppo di sperare, misero padre, per non aiutare lui stesso la speranza. Si fa sempre così. E non si parlo più nè di male [...]
[...] , nè di rimedi; Rachele viveva a suo talento senza regola e senza norma; pareva che la tosse fosse un po' assopita; essa giurava di non essere [...]
[...] da un momento all'altro? Tutto l'inverno è stato vizzo e male andato; chi gli avrebbe offerto un baiocco? Ed ecco già che ai primi soffi della [...]
[...] primavera rinasce e si rafforza di una vita novella. II pover'uomo avrebbe dovuto soggiungere: Sì, la gioventù è come le piante; finchè 76 [...]
[...] ! Marzo era passato co' suoi venti impetuosi spazzando la cima delle alpi e portando giù nelle valli il profumo delle prime viole. Le colline [...]
[...] perdevano le tinte brulle e nebbiose per vestirsi di tenero muschio; fra l'erbetta nascente brulicavano colle aluccie di velo i moscerini e dalle [...]
[...] pastori. La primavera, incantevole sempre, aveva seduzioni speciali, quasi ingenue in quell'angolo tranquillo pieno di verde e di silenzio. Le [...]
[...] due fanciulle scendevano spesso il sentiero che dal paese conduce alla Sonna, ma ben presto Rachele trovò questa passeggiata monotona e preferì [...]
[...] la via maestra dove almeno si incontrava qualcuno; ma appunto per questi qualcuno non potevano andarvi sole, essendo il decoro e le convenienze [...]
[...] trovandosi necessaria, chiedeva il permesso di rimaner sola — e tutta sola slanciavasi come giovane gazzella giù per i sentieri del torrente; sedeva [...]
[...] in riva all'acqua, sui sassi e, volgendo intorno lo sguardo nella fresca solitudine, sprigionava un grido di libertà che gli echi della valle [...]
[...] ripercotevano. Erano le ore felici di Editta. * Chi mi insegna la verità? Io la vado cercando e non la trovo. Ha ragione lo stoico impassibile [...]
[...] credere al poeta? Che mai doman possa avvenir, non cerca E qualunque la sorte a te conceda Giorno di vita, in tuo profitto il volgi; Nè i [...]
[...] consiste nel non preoccuparsi affatto di queste tre. Beato chi la segue. Ma si danno anime irrequiete e superbe che non accettano l'elemosina [...]
[...] del pane quotidiano, che trovandosi, come Amleto, ricche e amate, hanno bisogno di crearsi quel dolore che l'avara natura non ha loro concesso [...]
[...] . Sono le anime superiori, non c'è che dire. La plebe, che spasima per la fame, non sa che cosa voglia dire spasimare per un'idea, e i ricchi [...]
[...] , semente caduta da un albero che bufera aveva atterrato, fremevano nel sangue di Editta. Era ideale e aristocratica; giudicava tutto da un sol [...]
[...] punto di vista, e siccome precipitava i suoi giudizi e difficilmente si decideva a ripudiarli, la verità, quella verità ch'essa tanto amava le [...]
[...] sfuggiva spesso. Credeva di essere positiva, ma il capo le spaziava nelle nubi fra sogni dorati e splendori rosei. Cresciuta in mezzo ai libri e [...]
[...] alla poesia scritta, le era ignota la poesia suprema della 79 natura, e se prediligeva le rive della Sonna, non era tanto per la bellezza del [...]
[...] come lei non arrivano facilmente a tale meta, e si accontentano quasi sempre di una mediocrità orgogliosamente sopportata. Mi perdonino gli [...]
[...] mondo popolato da eroi, e che incontrando degli uomini, si ritraeva sdegnosa. Era troppo sagace per rappresentare il personaggio della fanciulla [...]
[...] ingenua, ma non era nemmeno una donna, perchè della donna le mancava la sapiente esperienza e la bontà indulgente. Era cara, gentile, simpatica [...]
[...] , ma qualche cosa di duro, di aspro traspariva a rari intervalli 80 dal suo contegno; pareva alterigia, e forse lo era un poco, ma più assai [...]
[...] mancanza di tatto e di quell'arte superiore di affrattellarsi con tutti che, ove non sia in natura, è difficilissima ad acquistarsi. Editta non [...]
[...] rendeva insopportabili la vacuità e l'ignoranza che abbondano tanto in questo nostro gregge umano, e chiudendosi subito in sè stessa come diffidente [...]
[...] , l'angelico cuore di Amarilli; ma siccome la zitellona si adattava a vivere in quell'ambiente e con quelle persone, Editta concluse che era un'anima [...]
[...] piccola, che non avrebbe potuto comprenderla interamente, senza soffermarsi a indagare le cause di quella rassegnazione, e vedere se ciò che a lei [...]
[...] pareva piccolezza non fosse invece il sacrificio di una grande virtù. Come si vede, Editta, balzata da una vita placida e gioconda contro gli [...]
[...] : il passato luminoso e l'avvenire buffo. Era stata avvezza ad amare soltanto suo padre e sua madre, la loro cameretta, i loro libri, le loro [...]
[...] per i suoi affari; sua moglie, povera donna istupidita dal lavoro e dalla miseria, lavava i cenci al torrente, e non voltava nemmeno la faccia a [...]
[...] parola; ma le sue troppo solite considerazioni la trattennero; si domandava d'altronde che cosa poteva dirle, e finì col non dire nulla. Molte [...]
[...] volte Editta sentiva il cuore gonfio di affetti e un bisogno d'espandersi che si traduceva in una cupa malinconia; era allora più che mai taciturna [...]
[...] , e passava accanto a quella grande consolazione che si chiama amor del prossimo senza curarla. Credeva che la solitudine sola le potesse far [...]
[...] Sonna, sempre nel silenzio di quella valle romita che nemmeno gli uccelli attraversano coi loro gorgheggi e che il mormorio dell'acqua appena anima [...]
[...] di cadenze regolari e gravi. 83 Il passo leggero di Editta non smuoveva i ciottoli del sentiero; le foglie immobili sul suo capo lasciavano [...]
[...] piovere puri e vermigli gli ultimi raggi del sole; il giorno moriva. Editta si accorse in tempo di essersi dilungata oltre il consueto, e [...]
[...] ritornando sulla via fatta, cercò un ponticello di legno, una semplice tavola che il mugnaio gettava al mattino e che - la fanciulla ne concepì subito [...]
[...] poteva entrare al mulino. Editta incominciò internamente un piccolo atto di contrizione e promise a sè stessa di fare un'ammenda onorevole della [...]
[...] dall'altra parte; ma l'ora era tarda; Rachele doveva aspettarla senza dubbio, e il signor Bruno che cosa avrebbe pensato? Editta si pose a correre [...]
[...] di qua e di là cercando un passaggio o un'idea. Provò a gettare nell'acqua alcune pietre coll'inten- zione di passarvi sopra, ma le pietre [...]
[...] piccole si affondavano e quelle grosse ella non poteva smuoverle. Ogni istante che passava rendeva la situazione peggiore. Già il sole era scomparso [...]
[...] dietro i monti; la piccola valle si chiudeva nelle ombre del crepuscolo, e il silenzio vi era più solenne che mai. Editta accumulò le pietre e [...]
[...] volle arrischiarsi; ma al primo passo l'acqua le salì fin sopra la caviglia, strappandole un grido di sgomento e di dispetto. 85 A quel [...]
[...] grido rispose un rumore. Non era l'eco della sua voce, era uno strepito di passi dietro i noccioli del sentiero. La fanciulla si volse rapidamente, e [...]
[...] disporre liberamente de' suoi occhi e della sua attenzione; quell'uomo rappresentava un aiuto, ed ella non cercò più in là. Più tardi confessò ella [...]
[...] comprese l'imbarazzo della povera signorina, e francamente avvicinandola le offerse più col gesto che colle parole di trasportarla dall'altra parte [...]
[...] . Anche Editta comprese più il gesto che le parole. Le parve naturale che un uomo avvezzo quei piccoli incidenti della vita di campagna, e [...]
[...] pensò se doveva dare una mancia a quell'uomo. A buon conto, dopo avergli detto grazie, si frugò nel taschino dell'abito. Egli vide l'atto e [...]
[...] . — No, no, no, — esclamò la fanciulla — grazie! 87 E fuggì, smarrita, divorando la via, senza vedere nè udire più nulla, col cuore che [...]
[...] continuava a batterle forte. Bruno e Rachele l'aspettavano sulla soglia di casa, impazienti, inquieti. Perfino la cuoca, buona vecchiarella affezionata [...]
[...] avventura — e la raccontò con vivacità febbrile, arrossendo ancora come se lo sconosciuto le fosse stato davanti indovinando i quattro soldi [...]
[...] cuoca che non aveva voluto perdere la descrizione e se ne stava sull'uscio in attitudine famigliare e modesta — scommetto che è il signor [...]
[...] Rachele non disse nulla; dunque lo conosceva anche lei e le premeva poco. La serva tornò in cucina e il discorso cambiò; ma Editta non fece altro [...]
[...] , in teatro, attraverso le doppie lenti di un binoccolo; ma quelle sensazioni effimere e comuni non potevano paragonarsi all'impressione viva che [...]
[...] intelligente, un sorriso come i contadini non hanno. E l'aveva presa in braccio! Sprofondandosi ancor più nel guanciale, Editta tentava ricordarsi [...]
[...] , a voi, ai nostri buoni amici, a tutti coloro insomma che di torrenti ne videro più d'uno, e bene o male li hanno già attraversati, non parrà [...]
[...] incominciava a prendere per proprio conto delle lezioni di esperienza mondana, balzò dal letto molto tempo prima del solito, e parve che [...]
[...] — la buona bergamasca rispondeva da cinquant'anni al nomignolo di Margii, e l'avrebbero sorpresa molto chiamandola Maria — lasciò in sospeso le sue [...]
[...] faccenduole e mosse verso la fanciulla domandandole in che cosa poteva servirla. La fanciulla mise fuori la sua seconda bugia; disse che si [...]
[...] sentiva poco bene, e intanto che Margii le preparava una tazza di caffè, 91 sedette su una di quelle panchine di legno che fiancheggiano i [...]
[...] ... (terza bugia), e credo che l'umido mi sia rimasto nelle ossa. — Ah! può dire di essere stata fortunata. Se non capitava il signor Giovanni [...]
[...] : Chi è il signor Giovanni? — eppure l'orgoglio, la ritrosia, un senso indomito e selvaggio le ricacciarono in gola quella parola. Margii lasciò [...]
[...] cadere il coperchio sulla cuccuma, avendo cura di tenerlo sollevato con un fuscellino — il perchè non si sa — e soggiunse: — Il signor Giovanni è [...]
[...] disse; e mandò giù il caffè ancora bollente. Margii intanto s'era rimessa alle sue faccenduole. Editta si alzò, depose la tazza sul tavolo e [...]
[...] stette un minuto ferma davanti alla buona donna. Sembrava decisa a voler parlare ad ogni costo, ma un no improvviso e risoluto dovette decidere la [...]
[...] Margii; era con Rachele e con Bruno — andavano a messa. — Oggi non è cantata — disse la cuoca facendosi sulla soglia — perchè il signor curato [...]
[...] ha la raucedine: faranno presto. L'oracolo della famiglia la sapeva lunga in tutto. Trenta minuti appena e la messa era bell'e finita [...]
[...] proprio bene. Era alto, bruno, snello e forte; due occhi castagni limpidi e brillanti illuminavano tutta la sua maschia faccia dalle linee severe [...]
[...] ; aveva il sorriso dolce come un bambino e lo sguardo fiero come un soldato. Era bello; era sopratutto pittoresco, vestito di abiti comuni, con [...]
[...] un largo cappello di feltro e stivali a gambiera, senza guanti, senza gemme, senza occhialetto. Riconobbe Editta e la salutò con un breve [...]
[...] mistero. Una volta lanciata su questa strada nulla doveva sembrarle impossibile, e se potessero parlare i vecchi sassi del paesello 94 [...]
[...] dei sedici anni. Intanto Editta sotto il portico di casa fece una sosta, e lasciando andare avanti Bruno colla figlia, finse di interessarsi a certe [...]
[...] verbene, per dare agio a Margii di uscire ancora fuori. E Margii non si fece aspettare. Dall' uscio di cucina, dove se ne stava colla tafferia [...]
[...] in mano, ella vide la ragazza, e senza smettere dal mondare il suo riso le rivolse la parola come costumano tutte queste buone donnicciuole [...]
[...] allevate nelle famiglie di provincia, perchè crederebbero di mancare all'educazione lasciando i padroni senza interlocutori e stimando una grande prova [...]
[...] reali questo dovere imaginario e forse il più simpatico a quelle anime ingenue ed espansive. Margii dunque le rivolse la parola: 95 — Ha [...]
[...] sentito messa, signorina? È stata corta eh? lo avevo detto. E il signor Gio- vanni l'ha veduto? Editta, che un momento prima non cercava altro, si [...]
[...] fruttaiuola dirimpetto; egli è passato e mi ha detto: « Buon giorno, Margii, quando me la porti quella semente? » È semente d'erba matricaria che vuole [...]
[...] coltivare per i poveri della valle. E poi mi ha salutata, con quella cordialità tutta sua, tirando dritto verso la chiesa. Ecco perchè lo so [...]
[...] è medico; non è niente, nè un signore, nè un contadino, nè un operaio, quantunque lavori tutto il giorno nel suo campo e nel suo orto e abbia [...]
[...] una gran corte piena di animali che alleva in un modo affatto diverso dagli altri — e 96 non è un sapiente perchè parla sempre volentieri coi [...]
[...] poveri e cogli ignoranti. Insomma, è il signor Giovanni. Io l'ho visto nascere; suo padre era organista qui, ma lui è stato via molto tempo, poi [...]
[...] è tornato, e Dio voglia che non ci abbandoni più. Di uomini come lui ce ne dovrebbe essere a staia. Era un bell'elogio quello di Margii, non [...]
[...] si rimpiccioliva, restava l'uomo — un uomo che divertivasi a piantare erba matricaria e a discorrere colle comari... Ah! come Editta rimpianse [...]
[...] nel suo immenso orgoglio quella notte trascorsa in sogni d'oro e tutta la mattina ch'ella aveva 97 sprecata ricamando fiori di seta su una [...]
[...] potuto collocare così basso un pensiero, quasi un palpito, e avida di reazione, lasciò turbinare più violenti, più acri del solito i suoi sdegni [...]
[...] superbi, la sua amara fierezza. E però fu mesta tutta il giorno, malcontenta, irascibile. Margii che non era diventata vecchia per nulla, vide [...]
[...] tutte queste variazioni, e al quarto cambiamento d'umore sollevò sulla fanciulla il suo occhio chiaro, intelligente, pieno di benevolenza, come per [...]
[...] donna e occupò Editta al punto da farle dimenticare i suoi irosi propositi. Rachele, a pranzo, ebbe un urto violento di tosse, si coricò presto [...]
[...] , dormì malissimo e all'indomani una striscia di sangue rigava il suo guanciale. Le passeggiate di Editta furono soppresse; 98 dichiarata la [...]
[...] domandò: — Cos'hai di bello? sembri contento. — Sì — rispose Bruno fregandosi i ginocchi rapidamente con tutte e due le mani e sbattendo le [...]
[...] palpebre per cacciare indietro le lagrime — sono proprio contento. Tu stai meglio; presto ti alzerai e sarai guarita e... e sono contento per questo [...]
[...] . Una lagrima gli cadde sulla mano. Buffona! doveva proprio venire lei a rompergli il giuoco — le diede un buffetto e fischiò con maggior lena [...]
[...] bicchiere, tra un sorso e l'altro, continuò: — Di tanto in tanto ti faccio spaventare, non è vero papà? Vado soggetta alle infreddature, e [...]
[...] poichè sono robusta, mi pigliano con impeto, sopraggiunge la tosse e la febbre, ma non è niente. Tu e il medico mettete giù un grande apparecchio (si [...]
[...] fermò un istante per prender fiato) e non è niente affatto. - Sicuro; niente affatto. Prendi una pillola... — Ma se è inutile! Inutile... pur [...]
[...] troppo! A Bruno cadde la testa sul petto e gli occhi, che non potevano più contenere le lagrime, si fissavano ostinati sulla frangia della [...]
[...] coperta. — Fischia ancora, papà. 100 L'infelice fece udire un fischio disarmonico e stuonato. Rachele si pose a canzonarlo; volle ridere, ma [...]
[...] uno sbocco di sangue la interruppe a mezzo. Bruno si slanciò verso sua figlia che continuava a ripetere; non è nulla; e intanto sveniva. Dalla [...]
[...] finestra salivano le voci balde e giulive di un drappello di coscritti; i loro passi destavano l'eco della via, e l'onda sonora che si lasciavano [...]
[...] soldati; quanti fiori, quanti raggi splendidi, quante promesse la speranza seminava davanti a loro! Quanto dispregio della morte e che sicurezza nei [...]
[...] propri incantevoli vent'anni! Bruno fu infastidito da quelle voci. Chiuse le imposte e tornò a sedere presso il letto della figlia, muto [...]
[...] bocca 101 larga e brutta che lasciava vedere i denti piu brutti ancora; ma Bruno la contemplava in estasi. Ai suoi occhi non vi era creatura [...]
[...] della scienza, c'è l'ambizione che è una formula dell'amore di sè stessi e cento e mille altri sentimenti che bastano da soli a riempire una vita [...]
[...] ; ma che serve? Egli amava quella ragazza tisica, quella ragazza che stava per morire, e nessun'altra cosa al mondo poteva distoglierlo dal suo [...]
[...] amore geloso e selvaggio. Che fosse goffa e senza ingegno, pazienza, anzi meglio; l'avrebbe amata lui solo; e a lui bastava vederla muoversi [...]
[...] , ridere, parlare — ma ora non parlava, nè rideva. Appoggiata al guanciale, la sua faccia livida e in fossata presentava già il profilo d'uno [...]
[...] scheletro. Dormiva e pareva che non dovesse svegliarsi più. 102 Sotto le pieghe della coperta si disegnavano le gambe lunghe e stecchite; un piede [...]
[...] posava sull'orlo del letto — Bruno si ricordò delle scarpine coi bottoni d'acciaio brillantato e coi tacchi alti — allungò la mano, colle [...]
[...] dita tese, e misurò quel piede. All'improvviso contatto l'ammalata, senza svegliarsi, si contrasse e si voltò dall'altra parte. Bruno ritirò la [...]
[...] alcun punto di contatto, gli si parò alla mente un giorno della sua passata giovinezza. Si rivide spensierato e sereno in compagnia di amici [...]
[...] giocondi, sotto il pergolato di una osteria di campagna — e ricordò a puntino tutti i particolari di una chiassosa partita alla morra — la testina [...]
[...] provocante della figlia dell'oste guardava attraverso le foglie, e le allodole che trillavano su in alto non avevano vanni così arditi come se li [...]
[...] sue amarezze terminò la visione. Si alzò di nuovo, prese una boccetta e preparò la medicina perchè Rachele la trovasse pronta al suo svegliarsi [...]
[...] . In quel momento l'uscio si schiuse adagino adagino, e Editta avanzandosi in punta di piedi, disse: — Vada pure, signor Bruno; sto qui io [...]
[...] adesso. Non era molto che Editta aveva preso suo posto di infermiera, quando Rachele si svegliò e chiese da mangiare. Editta volle suonare il [...]
[...] bassa voce. Uno era Bruno e altro non si distingueva bene, ma ad una certa casacca di fustagno e all'alta gambiera di uno stivale da caccia [...]
[...] Editta credette di riconoscerlo, e il cuore improvvisamente le diede un balzo. Discese la scala un po' tremante e si prometteva bene di tirar dritto [...]
[...] in cucina, quando il signor Giovanni, levandosi il cappello con tratto cortese, l'obbligò a rendergli il saluto. 104 — E Rachele? — domandò [...]
[...] subito il signor Bruno. — Si è svegliata ora; ha chiesto da mangiare... — Vado io a dare gli ordini a Margii — disse il padre, e lasciò soli i due [...]
[...] maggiormente, e le occhiaie infossate annunciavano la fatica delle veglie. Il signor Giovanni la guardò intensamente, con profonda attenzione [...]
[...] , e le disse: — Mi pare, signorina, ch'ella abbia sofferto un poco dalla prima volta che la vidi... Editta aveva dominato il palpito involontario [...]
[...] di una simpatia che la sua ragione non approvava e rispose asciutto: — Sto bene, grazie. Poi sparve rapida su per la scala. Però, ripreso posto [...]
[...] maschia e intelligente le ritornava con insistenza davanti agli occhi, e per quanto a bello studio ella tentasse contrapporvi i rozzi panni, la [...]
[...] della camera dell'ammalata, ella udì sbattere la porta di strada, e un passo risoluto percuotere lastrico della via. Si accorse allora che le [...]
[...] imposte della finestra erano chiuse, e le venne un gran bisogno di aprirle. Attraverso le tende di mussolina vide il signor Giovanni che si [...]
[...] allontanava e risentì quello stesso trabalzo al cuore, quel medesimo tremito per tutta la persona. Che è questo? — domandò fieramente a sè stessa [...]
[...] , paurosa della risposta, ma la risposta non venne. Si pose allora per calmarsi a lavorare, e Rachele la guardava cogli occhi grandi, sbarrati [...]
[...] , e fissandola in un modo speciale, come se non l'avesse mai veduta prima, esclamò, rispondendo a un pensiero interno: — Sì, è vero, è molto [...]
[...] ! — interruppe Rachele con brio — è inutile bisticciarsi. Fra due o tre giorni mi alzo, e la quistione è finita. La quistione finì realmente per quel [...]
[...] di previdenza, e consentì che un impeto di tenerezza riconoscente la portasse ancora una volta a pensare al signor Giovanni, unico che si fosse [...]
[...] valle della Sonna, che la giornata era bella, e che c'era scrupolo di coscienza a lasciare in casa quella poverina. La valle della Sonna era una [...]
[...] tutta sola per i sentieri. Ma dal canto suo Margii non era donna da lasciarsi sfuggire una bella occasione; quella gita era una festa per lei, e [...]
[...] , all'usanza bergamasca, e con un bel grembiale nero a fiori rossi, essa diede una occhiata intelligente ai fornelli perchè durante la sua assenza [...]
[...] non accadesse nessun scompiglio, raccomandando un po' d'attenzione a una servettina subalterna che compiva gli uffici più grossolani — e uscì [...]
[...] trovarsi, lei l'aristocratica per eccellenza, in una viuzza di montagna a fianco d'una serva — e quel ch'è più, interessandosi ai suoi discorsi [...]
[...] le parole della vecchia bergamasca; un certo spirito naturale e ingenuo le condiva; Editta capì per la prima volta in vita sua che si può [...]
[...] elevare l'anima indipendentemente dalla poesia, e che anche il popolo è accessibile ai sentimenti superiori, alle buone e alle belle cose. 109 [...]
[...] Gli alberi, i sassi e l'acqua tranquilla della Sonna avevano un linguaggio diverso in quel giorno; forse era l'influenza di Margii, tant'è che [...]
[...] Editta si sentiva più buona, più tollerante; le sue idee erano meno grandiose, ma infinitamente calme e consolanti. La natura prodiga il suo fascino [...]
[...] solamente a quelli che vogliono interrogarla. Per chi passa distratto e sdegnoso una foglia non sarà mai altro che una foglia. Editta [...]
[...] incominciava ad ascoltare un po' meno se stessa, apriva il cuore a sensazioni nuove, intravedeva gioie non mai sognate e mondi degni della sua attenzione [...]
[...] fermarsi, ma con un sorriso amichevole, la vecchia le disse: — Vien su bene, eh, quel piccino? Bello e vispo; che Dio ve lo conservi! Non erano [...]
[...] passata tante volte dal mulino, e tante volte aveva visto la 110 mugnaia baloccarsi col bimbo. Ora ella invidiava lo sguardo riconoscente che aveva [...]
[...] compensato Margii della sua cortesia, e per meritarsi qualche cosa anche lei, tornò indietro pochi passi e si chinò ad accarezzare il piccino [...]
[...] . — Buon passeggio, signorina! — le disse la madre. — Grazie — rispose Editta. E le parve che l'augurio di quella povera donna accompagnasse [...]
[...] per via, circondandola di tante liete speranze. Un odore fresco e giovanile imbalsamava la valle; in riva al torrente spuntavano dei cespi di [...]
[...] pamporcini colle bianche testine incurvate sulla corolla rosea. Editta ne colse e fiutandoli li baciò con un trasporto da bambina in vacanza. La [...]
[...] vecchia Margii procedeva impassibile a piccoli passi regolari come il movimento di un pendolo, tenendo colle mani fermo e incrociato sul seno [...]
[...] l'ampio fazzoletto da testa e procurando d'evitare le ineguaglianze del terreno per non guastare i suoi zoccoli nuovi. — Ma dove andiamo alla fine [...]
[...] . Continuava uniforme il verde fitto dei noccioli, dei castagni e delle quercie; la Sonna scompariva a intervalli dietro il gomito di una [...]
[...] una driade fra i boschi ombrosi e cinta da una zona di oleandri fioriti che l'adornavano di un velo rosa. I tegoli del tetto, nuovi [...]
[...] , luccicavano al sole e una intera famiglia di colombi, rincorrendosi sul cornicione, s'appollaiava tra i rami dell'edera che saliva altissima ad [...]
[...] abbracciare i muri. Un'arte rusticana e primitiva, scientemente aliena dalla ricercatezza, aveva creato una specie di lusso naturale intorno a quella [...]
[...] vedete che vi arrivano dei forestieri? — Ooh... la Margii! — fece l'altro alzandosi premurosamente tutto ilare in volto e guardando con una certa [...]
[...] curiosità la signorina. Poi con quel garbo ingenuo e cortese dei contadini bergamaschi soggiunse: — È la vostra padroncina? — No, è un'amica [...]
[...] passare nella timonella di Bortolo e ho pensato subito: Il signor Giovanni va a Bergamo. Questa dichiarazione era necessaria. Editta stava [...]
[...] placida e ridente solitudine capì lo scopo innocente dell'improvvisata e si abbandonò di nuovo al piacere delle sue sensazioni, duplicate, rese più [...]
[...] davanti ad ogni svolta; lo vedeva vivo e vero co' suoi occhi brillanti, col suo sorriso tanto buono e tanto bello. Ricordava a puntino i suoi baffi [...]
[...] bruni, lunghi e sottili, portamento onesto e fiero. Margii e Checco le mostravano confusamente 114 un monte di roba, di fiori e d'animali [...]
[...] , d'armi e di macchine, e le dicevano: — Qui è l'allevamento dei conigli, là il pollaio modello, su la camera per i piccioni, giù la serra, in [...]
[...] sonnambula guardando più in là, in un mondo imaginario; fiutando l'odore degli oleandri, urtando le gabbie degli uccelli e non sapendo positivamente quel [...]
[...] pamporcini e passò oltre muta, estatica, mentre le ronzava all'orecchio una frase che Margii ripeteva ad ogni momento: — È un grand'uomo quel signor [...]
[...] attraversato. E dove la Sonna spumeggiava fremendo contro le rive vestite di muschio, bagnando i pamporcini: Egli la contempla, pensava, come la [...]
[...] contemplo io. Un'ebbrezza infinita la rapiva; una voluttà, dolce, come se avesse bevuto dell'oppio e la fantasia eccitata la portasse, quasi [...]
[...] dormente, nel paese delle chimere e dei sogni azzurri. * L'indomani di quel bel giorno il signor Giovanni comparve, cara ombra evocata tutta la [...]
[...] notte, e con un leggero imbarazzo cercò scusarsi della sua visita. Editta arrossì molto scontrando gli occhi di lui che raggiavano di cento liete [...]
[...] scintille. Bruno accasciato e stanco gli tese la mano in silenzio; la malinconia del povero padre gettò un riflesso sul sorriso dei due giovani [...]
[...] che non osavano parlare — ma tacendo si guardavano, e per questa via innocente e perfida penetrava più che mai nei loro cuori l'estasi del [...]
[...] primo amore, quell'estasi inconsapevole 116 che la più completa ignoranza da una parte e dall'altra un nobile ritegno, circonda di una nebbia [...]
[...] soglia... Editta comprendeva parola per parola, e la più profonda emozione le accelerava i palpiti del cuore. Bruno andava e veniva. In un momento [...]
[...] con occhi tremoli e amorosi. Editta si sentì quasi venir meno. — So che le piacciono i fiori, li ho colti sulla riva della Sonna. Editta non [...]
[...] presa alla sprovvista. In quell'anima orgogliosa il padrone era entrato d'assalto; ella si trovava atterrata e vinta senza aver quasi combattuto [...]
[...] . Questo stato violento durò due o tre giorni. L'esaltazione cresceva, il riposo non le era più permesso; un turbine di sensazioni acute e [...]
[...] snervanti la rapivano a sè stessa e a' suoi doveri. Quante volte, ella che sapeva a memoria i poeti, ripetè il verso di Leopardi: Oimè, se quest'è [...]
[...] , simpatico, intelligente, ma chi era? Il figlio di un povero organista — e lui un povero allevatore di animali, un contadino, un dottore senza [...]
[...] sementi e delle bestie? Non un libro — oh! ne era ben certa. Poteva esistere un tramite fra le idee del signor Giovanni e le sue? Poteva egli [...]
[...] comprenderla? Poteva ella amarlo? L'eleganza de' suoi modi era naturale; e il parlare esatto, quasi colto, non poteva essere che un piccolo capitale [...]
[...] di nozioni raccolte qua e là e messe a frutto da una memoria tenace e paziente. Che cosa aveva fatto il signor Giovanni prima di ritirarsi a [...]
[...] vivere nella valle? Niente. Ozioso, come quasi tutta la gioventù del piccoli paesi dove manca l'incitamento e l'emulazione, aveva sonnecchiato [...]
[...] sui premii avuti nelle prime classi, e i malevoli dicevano chiaramente che non aveva potuto trovare da collocarsi in citta, causa gli studi [...]
[...] . In una parola, essa lo amava forse, ma si vergognava di lui. E la battaglia era fortissima, le sconfitte frequenti, la vittoria incerta. Lo vedeva [...]
[...] d'amore e di pensieri. Una sera si trovarono per combinazione in corte, al lume della luna; nessuno dei due parlava — erano vicini, vicini, ma non [...]
[...] : II piacer con l'ali d'oro E colla faccia candida e vermiglia Volava per lo ciel sopra di loro. In terra l'angelo della purità li custodiva [...]
[...] . Quando Editta si scosse (perchè era in estasi) e rientro in casa, Giovanni, addossato 120 al muro, sfiorò colle labbra il posto dove la [...]
[...] si sentiva forte. Egli ebbe un mesto sorriso prima di rispondere: — E lei non ci vivrebbe? — Non so; ma mi pare che un uomo dovrebbe anelare a [...]
[...] tutto il mondo, non ad un angolo sconosciuto come questo. Una replica era già sulla bocca del signor Giovanni, che la revocò e disse con calma [...]
[...] — io 121 guardo sorgere il sole dietro gli abeti della collina, quando contemplo la luna che si specchia nel torrente e penso che quegli [...]
[...] astri vanno a illuminare una turba di uomini affaccendati, e mi rappresento le ire, le invidie, le calunnie, la miseria, le infamie che rodono [...]
[...] . — È uno stoico — pensò Editta, e soggiunse a voce alta: — Se tutti la pensassero come lei, noi vestiremmo ancora pelli di capra come san [...]
[...] Giovanni Battista, e le radici sarebbero tutto il nostro nutrimento. Giovanni rispose scherzosamente: — È forse avanzato il mondo, il mondo morale [...]
[...] , dopo l'invenzione del panno inglese e dei pasticci di Strasburgo? — Veh! come conosce queste cose? — pensò Editta di nuovo. — Se lo scopo della [...]
[...] interrogandola per sorprenderne i segreti, l'uomo avvezzo a parlare nei silenzi dei monti coll'invisibile Creatore e negli umili tuguri della valle [...]
[...] colle creature diseredate, l'uomo cui è guida la carità, fiaccola l'amore — aveva incominciato con calma, ma la sua voce si animava parlando e [...]
[...] gli occhi lampeggiavano — e che il grande nome di virtù spezza quotidianamente coi fratelli d'esilio invece di metterlo in rima sulle pagine di [...]
[...] , che non valeva la pena di discutere un sentimento al quale egli non poteva giungere. Giurò di non parlare più, ma e guardarlo?... Ecco che il [...]
[...] sentiva le punture del tiranno ignoto. Nessuna cosa avrebbe potuto tormentarla maggiormente di quella battaglia fra il suo cuore e il suo orgoglio [...]
[...] , fra i pregiudizi antichi e le sensazioni nuove. Giovanni si accorgeva della lotta? Crederei quasi di sì, perchè il suo sguardo che abbandonava [...]
[...] e raccolto, varcò la cinta di oleandri 124 senza fermarsi, come soleva, a fiutare il profumo dei fiori, senza ascoltare le voci misteriose [...]
[...] che dai petali color di rosa sussurravano: Editta! Editta! nè volse la testa in su a salutare i suoi colombi, e non udì, tra le foglie del noce [...]
[...] , l'usignuolo che cantava d'amore! Si chiuse nella sua camera, e il buon contadino che prima di coricarsi faceva la ronda lo vide, seduto al tavolo [...]
[...] , colla fronte tra le mani.PARTE TERZA Amore. Aime et tu renaîtra. MUSSET. Nel cerchio nuovo, possente e per sua natura egoistico che [...]
[...] tornava sempre alla memoria, e pensava come e quando avrebbe potuto levarla dall'orribile 126 casa Spiccorlai, dove la zitellona subiva [...]
[...] l'ammalata, protestando di sentirsene la forza, e Bruno recisamente glielo proibiva, quantunque fosse molto imbarazzato a trovare una infermiera [...]
[...] intelligente e sopratutto paziente. Allora Editta immaginò di dividere con Amarilli la cura di Rachele; donna migliore non poteva trovarsi di certo [...]
[...] , nè più adatta a quelle penose funzioni. Bruno accolse l'idea con piacere e pregò la fanciulla di scriverne subito alla zia. Egli vedeva che la [...]
[...] malattia di sua figlia, lunga, complicata, esigeva un servizio di tutte le ore e di tutti i momenti; una persona doveva dormire nella camera [...]
[...] mattina sul cader di giugno la timonella di Bortolo che faceva il servizio della stazione si fermò davanti alla casa; una gamba 127 lunga e magra [...]
[...] si allungò timidamente sul predellino, seguita quasi subito da una gonnella d'orleans nero che mostrava la trama, e come corona dell'edificio un [...]
[...] singolare cappello di paglia color marrone in forma di tetto. La buona zitellona, sbigottita, disorientata, sorpresa di aver viaggiato tanto e [...]
[...] di entrare in una casa pulita, allegra, con fiori, con uccellini, con persiane verdi, piena di sole e di luce, non osava fare un passo. Bruno [...]
[...] la incoraggiò gentilmente, Editta venne a gettarsi nelle sue braccia. — Vedrai — le disse piano all'orecchio — che bella casa e che care persone [...]
[...] ! Dall'andito che metteva sulla strada e sulla corte, riparato da una gran tenda di cotonina ruggine a liste turchine, si vedeva quasi tutta la [...]
[...] cucina col suo lieto focolare sempre acceso, coi fornelli rossi, coi paioli e le casseruole rilucenti e un'aria di festa e d'abbondanza che [...]
[...] proprio consolava il cuore. La vecchia Margii, la regina di quel palazzo, pulita e linda, col suo scialletto di mussola bianca ricamata, colle sue [...]
[...] buccole 128 d'oro, sorridente, garbata, si avanzava come al solito per fare gli onori alla forestiera. Amarilli guardò quella donna fresca e [...]
[...] vivace che aveva dieci anni più di lei e che sembrava più giovane; pensò che doveva essere ben felice in mezzo a quel sole, a quella pulizia, a [...]
[...] l'emozione di sua zia. Ella che aveva veduto l'antro degli Spiccorlai e il miserabile giaciglio dove la povera donna soleva dormire i suoi sonni di [...]
[...] vergine e di martire, ebbe compassione di quel primo momento di sgomenta sorpresa; la prese per la mano e la condusse da Rachele. Là [...]
[...] , Amarilli, si rimise un poco. Davanti al suo dovere si sentì più franca; levò il cappello e lo pose sopra una sedia, con precauzione, in modo che i [...]
[...] nastri non toccassero terra. Da una borsetta che teneva sul braccio tirò fuori un grembiale e legatoselo attorno alla vita entrò subito in funzioni [...]
[...] silenzio posava i bicchieri senza urtare il vassoio; sedendosi sulla poltroncina a' piedi del letto ci aveva un'aria così agiata e piena di garbo [...]
[...] che pareva non dovesse muoversi più. E poichè Rachele chiudendo gli occhi disse di voler riposare qualche ora, Amarilli ricorse nuovamente alla [...]
[...] sua borsetta cavando fuori questa volta una calza e mettendosi a lavorare zitta zitta. Solo gli occhi, che l'occupazione meccanica non vincolavano [...]
[...] molto, erravano sereni e soddisfatti intorno alla camera, lungo i muri tappezzati di carta celeste, negli angoli coperti di fiori, sui pizzi [...]
[...] aerei e ondeggianti delle cortine. Le pareva tutto un sogno — un sogno giovanile, come ne aveva fatti tanti nel buio sottoscala di suo fratello [...]
[...] un'ora; Bruno capiva che una madre non avrebbe potuto fare di più — e Margii, ah! Margii con quel fino tatto che la distingueva aveva subito [...]
[...] fiutato la donna di governo, la massaia economa e intelligente. Erano seguiti parecchi colloqui ove le due parti si edificavano a vicenda e tutto [...]
[...] permessa una gita in quell'oasi — a che pro ripensare al deserto? Meglio era godere la fortuna presente ringraziando la Provvidenza e rimettendosi [...]
[...] placida e rassegnata ai misteri del futuro. Tutta la notte e buona parte del giorno ella stava in camera di Rachele spiegando una vocazione di [...]
[...] amori delle farfalle, tutte queste grandi e piccole cose che i suoi quarant'anni non avevano mai vedute. Sedeva, in estasi, sulla soglia della [...]
[...] cucina, in mezzo a un raggio di sole che la tenda indeboliva e dentro il quale volteggiavano i granelli di polvere, le festuche, i moscerini [...]
[...] , mille atomi senza nome; molecole strappate alla natura che andavano a fecondare sotto nuove forme nuovi esseri e roteavano intanto, quasi [...]
[...] incandescenti, in una massa di luce. Dalla cucina uscivano ondate di vapori caldi, odorosi; e il gatto che dormiva con un occhio tenendo l'altro intento [...]
[...] di marmo dove Margii risciacquava spesso 132 le sue braccia nude fino al gomito — queste manifestazioni di un benessere materiale e [...]
[...] casalingo si fondevano in armonica perfezione cogli effluvi puri e sani della natura. Amarilli godeva di vivere. Presso al letto di Rachele le sue [...]
[...] sensazioni erano diverse, ma ugualmente dolci. Nell'immensa bontà del suo cuore la pietà e l'amore tenevano i primi posti; dedicandosi agli altri [...]
[...] ritornava accresciuta dalla gratitudine e dall'affetto. La tisica era entrata in un altro periodo. Alla balda sicurezza dei primi tempi succedeva [...]
[...] uno scoramento, una paura smaniosa e febbrile, un violento terrore della morte. Piangeva. Si raccomandava a suo padre, al medico, a tutti [...]
[...] perchè non la lasciassero morire. Voleva alzarsi — le sembrava che uno sforzo potente dovesse ricacciare indietro la malattia. Chiedeva vesti e [...]
[...] gioielli; parlava di viaggi; aveva una sete rabbiosa di godere, di divertirsi, di essere giovane bella e felice. 133 Come si riconobbe in [...]
[...] Amarilli instancabile calmava e consolava. Senza essere propriamente religiosa, ella possedeva la parola ispirata delle persone che vivono [...]
[...] molto coll'anima. Editta ammirava sempre più quella nobile incarnazione di donna, sublime nella semplicità, elevata nella modestia, e stabiliva [...]
[...] aveva sulla bocca il nome della persona cara e avrebbe 134 voluto ripeterlo sempre come il ritornello di una canzone the il suo cuore cantava [...]
[...] raggio di speranza nel povero padre. Editta e Amarilli rispettavano in silenzio quella santa illusione. Rachele si alzava un poco e i desideri le [...]
[...] rinascevano pungenti, acri di una voluttà spasmodica e malata. Un capriccio fra gli altri si palesò con maggior insistenza. Si avvicinavano le [...]
[...] trasportarvela e un piccolo letto improvvisato sotto i pampini l'avrebbe riposata dallo strapazzo. Si scelse una giornata magnifica, calda e [...]
[...] tranquilla. La piccola comitiva giunse alla vigna verso le due del pomeriggio e prese posto all'ombra, sotto un padiglione verde screziato dalle [...]
[...] prime tinte vermiglie dell'autunno. Il signor Giovanni fece gli onori di casa con modestia e disinvoltura. Editta lo guardava di soppiatto pensando [...]
[...] : Peccato, tanto gentile e chi sa se scrive una pagina senza errori! Fervendo il lavoro, il signor Giovanni non si fece scrupolo di unirsi ai [...]
[...] contadini aiutandoli colla parola ed anche coll'esempio; sollevando lui stesso gli ampi panieri colmi di uva e tenendo d'occhio le ragazze perchè [...]
[...] non guastassero i tralci. Aveva una camicia bianca finissima, ma nei polsini era già gualcita e 136 provò un fuggitivo rossore guardando [...]
[...] dei panieri, fermo al suo posto, attento, prendendone nota su un piccolo taccuino. Una donna inciampò e cadde. Egli l'aiutò a rialzarsi e le [...]
[...] gioventù, migliori naturalmente — e Giovanni pur sorvegliando gli altri, lo ascoltava paziente e gli rispondeva. Parlava con tutti alla buona, più [...]
[...] da amico che da padrone, e poichè queste pratiche famigliari indispettivano Editta, egli si faceva melanconico pensando che tra lui e la [...]
[...] fanciulla c'era un abisso. Sotto a un pergolato di foglie, coi piedi nell'erba e gli occhi sull'orizzonte Amarilli gustava una gioia placida [...]
[...] Bruno, dondolando un piede, canticchiando mostrandosi tutto assorto nel piacere della vendemmia, pensava: «Ci sarà l'anno venturo?» e stava [...]
[...] cuore dell'uomo una seconda provvidenza, e nessuno può dire cosa ci prepara il futuro. Il signor Bruno fu riconoscente ad Amarilli per queste [...]
[...] capovolto. Editta non sfuggiva 138 il suo sguardo dolce e vivace, un po' triste qualche volta, e proponeva a sè stessa il solito dilemma [...]
[...] questo amore penetrarle soavemente e scuoterla, e pure esitava. Aveva orrore di una vita comune, divina tra volgari occupazioni ed umili [...]
[...] l'investiva ancora. Ritornarono tutti insieme tranquilli, guardando la bella campagna e ascoltando le canzoni dei vendemmiatori che si allontanavano [...]
[...] . Giunti a casa del signor Bruno, l'ammalata, sorretta dal padre e da Amarilli, andò subito a coricarsi su quel letto che non doveva abbandonare più [...]
[...] loro occhi si incontrarono e per fermo l'emozione fu soverchia a quei casti amanti perchè Editta sciolse la sua mano, nè Giovanni la ritenne e solo [...]
[...] parve alla fanciulla che mentre si voltava per andarsene, un contatto morbido e caldo le sfiorasse l'estremità delle dita. * Il giorno dopo [...]
[...] Rachele non potè alzarsi; e però diceva: — Mi sento bene, non è che un po' di poltroneria; la lunga abitudine di stare in letto mi ha resa pigra [...]
[...] biondo o nero. Le toccò un nero e non ne fu contenta. Gettò via le carte indispettita, giurando che un nero non lo avrebbe mai preso. Lei voleva [...]
[...] un biondo, roseo, coi baffi ingommati, la cravatta alla Ruy Blas, i polsini lucidi, inamidati, lunghi fino alle unghie; e poi le calze a righe [...]
[...] color verde mirto e crema alla rosa, gli scarpini stretti, i guanti di pelle svedese a doppia cucitura. Editta l'interruppe domandandole se aveva [...]
[...] letto questa descrizione sul giornale delle mode e dove mai sperava trovare un giovinotto simile. — Qui, in paese, no; ma appena guarita voglio [...]
[...] , tanto quanto Amarilli ne era riconoscente. Le due zitellone scambiavano uno sguardo doloroso, crollavano la testa e si auguravano a vicenda la [...]
[...] improvvisamente dicendo di aver fatto un sogno singolare. — Sognai di te, Editta. Eri in chiesa e ti facevi sposa col signor Giovanni; avevi un [...]
[...] brillante nel mezzo, ma se mi marito prima io vedrai che regalo! Dopo aver dette queste parole si lagnò di un forte dolore al petto e le scemò la [...]
[...] voce. Più tardi domandò ad Amarilli: — Sto male? — No, carina, ma parla troppo. 142 — Venne il dottore e trovò una febbre piuttosto [...]
[...] casa. Bruno passò la notte al suo capezzale. Passarono due o tre giorni di incertezze angosciose, poi entrò in agonia e una notte spirò senza [...]
[...] soffrir molto fra le braccia del padre e di Amarilli. Nessun altro era presente. Che cosa disse Amarilli, che cosa fece per calmare il primo [...]
[...] impeto dello sventurato Bruno, non si sa. Quella donna, guidata dal più caritatevole amore, aveva risorse di sentimento e di coraggio che influirono [...]
[...] di tutto. Aiutata da Margii, 143 dispose per i funerali, per il trasporto, per abbigliamento della salma. Intrepida e serena, le cinse [...]
[...] colle sue mani la bianca veste di vergine e le pose sul capo la corona di rose. Nel momento che la toglievano dal letto per deporla sulla bara [...]
[...] appartenuta viva e che sembrava vivere ancora attorcigliandosi attorno alle sue dita come per dargli l'ultimo saluto. — Siate benedetta! — disse [...]
[...] volgendosi ad Amarilli. Furono le prime parole che Bruno pronunciò dopo la morte della figlia. * Terminato il funerale e la messa, dopo aver [...]
[...] accompagnata la morta al cimitero, 144 Editta e Amarilli ritornarono piangenti a quella casa che non doveva più ospitarle. Quale destino le [...]
[...] e di stenti dove ogni pezzo di pane costa una goccia di sudore. Per Amarilli ella aveva portata la sua croce quarant'anni e non era quistione che [...]
[...] Rachele aveva tolta qualsiasi onesta ragione alla loro presenza in quella casa. La buona Margii capiva tutto. Ella girava e rigirava intorno [...]
[...] alle due donne non osando interrogarle e pur cercando un pretesto per dire loro: Vi amiamo, sapete? Perchè volete andarvene? Che cosa faremo, noi [...]
[...] , se più nessuno riderà qui? Un uccelletto è morto e gli altri volano via... poveretti noi! Amarilli faceva malinconicamente i suoi addii. Non [...]
[...] aveva mai creduto di dover vivere sempre lì; lo sapeva bene che era una posizione transitoria. Aveva viaggiato, non altro - e come un pellegrino [...]
[...] nel sottoscala di suo fratello! e nella sucida, meschinissima cucina di Carlo Spiccorlai, quante gioconde apparizioni l'avrebbero seguìta, quanti [...]
[...] nelle lunghe notti vegliate presso l'inferma; da' tuoi labbri splendenti bevevo la forza e l'energia. Voi tutti umili e fidati amici delle [...]
[...] pareti domestiche, 146 corona della intimità di famiglia, che tanto bene parlate a chi vi sa intendere il linguaggio della concordia e [...]
[...] dell'affetto, continuate a rallegrare la casa dell'uomo benefico — io ritorno dove non c'è amore, dove non c'è pace, dove ogni cosa è buia, tetra e [...]
[...] meschina. Addio, mosche vivaci, brillanti farfalle, ah! voi non mi seguirete — e tu neppure, piccolo grillo, amico dei lieti focolari e della [...]
[...] , nè luce. Addio, dunque! Addio, miei giovani amici... io partirò sola. Ella aveva ripetuto a voce alta: — Partirò sola — e una brusca risposta [...]
[...] vesti che le piacevano tanto, i suoi gingilli, i vezzi e i monili che l'hanno fatta sorridere per così poco tempo? Si fermò interrotto da uno [...]
[...] scoppio di pianto. Amarilli aderì al pio desiderio. Per volere espresso di Bruno donò a Editta la croce di 147 perle e una quantità d'altre [...]
[...] e Bruno passava i giorni interi colla testa appoggiata a quell'armadio, quasi aspettasse di vederne uscire viva la figlia o di udirsi chiamare [...]
[...] . Nel pronunciare queste parole Amarilli sembrava calma e risoluta. Le sue lagrime, se aveva pianto, erano già asciugate e i suoi occhi tanto [...]
[...] dolci splendevano di energia. Aveva lottato con sè stessa e aveva vinto. Editta rispose: — Sono pronta; ma in casa Spiccorlai non vengo. 148 Che [...]
[...] era triste e non parlava. È ben vero che i suoi occhi si posavano ansiosi e quasi interrogatori sulla fanciulla; seppe finalmente i suoi [...]
[...] progetti di partenza. Editta glieli comunicò alla vigilia, intanto che Amarilli leggeva un giornale al signor Bruno, per distrarlo e per compiere [...]
[...] fino all'ultimo il suo dovere. 149 Editta e Giovanni si trovavano in piedi sotto il portico. Un fiore di verbena pendeva dalla cintura della [...]
[...] volta in silenzio e le teneva strette nel suo pugno. — Va via... per sempre? — domandò ad un tratto facendosi pallido. — Non so. — È almeno felice [...]
[...] ? — Io non posso avere felicità, nè la chiedo ad alcuno. C'era dell'amarezza e della superbia in queste parole. Giovanni che volle scorgervi [...]
[...] un sentimento più riposto, si sentì preso da infinita tenerezza e le disse con voce tremante: — Perchè parla così? Una gran luce usciva dagli [...]
[...] occchi di Giovanni. Editta lo guardava incerta e curiosa. — Perchè parla così? — ripetè il giovane prendendo l'ultimo fiorellino di verbena che era [...]
[...] caduto sul vestito della fanciulla e accostandolo alle labbra — è una professione di scetticismo che non può avere nel cuore. 150 — Sa lei [...]
[...] e due — e Editta dovette sentire una lagrima calda, piena d'amore e di timore, caderle sulle dita prigioniere. — Non ho ricchezze da offrirle, ma [...]
[...] della sua imaginazione e mettersi prosaicamente a cucir camicie a fianco di un marito che allevava galline... In una vivida percezione del [...]
[...] futuro le parve di scorgere Giovanni a piedi nudi in un tino d'uva e colta da un pazzo terrore esclamò: — Non siamo fatti l'uno per l'altra! Creda [...]
[...] Editta perchè le forze le mancarono e si lasciò cadere sopra un gradino singhiozzando. II signor Giovanni si allontanò a passi lenti, mal sicuri [...]
[...] , come un ubriaco. Urtò una colonna, poi infilò la porta e sparve. Amarilli dal salotto terreno si accorse che qualche cosa di nuovo era successo [...]
[...] voce con dolcezza. Nel riconoscere Amarilli Editta balzò in piedi, le prese il braccio con furia e la trascinò dalla parte del giardino. Là [...]
[...] giuoco due vite. Le disse che il signor Giovanni era un ottimo giovane, rispettabile e gentile; soggiunse chi sa se le sarebbe mai più capitato un [...]
[...] partito simile; pensasse infine come la brusca risposta doveva ferire quel povero cuore e che opinione egli avrebbe recata di lei. Editta [...]
[...] piangeva sempre. Amarilli le disse ancora. — Se non t'incontrava, dovevi assumere fin dal principio un contegno diverso e non permettergli di arrivare [...]
[...] mormorate come un sospiro: — L'amo. — L'ami e lo rifiuti? L'ami e l'offendi? O mia povera fanciulla, che strani sentimenti combattono nel tuo [...]
[...] degno di te; e piangeresti così disperatamente se la coscienza non ti rimordesse di aver agito male? Comprendi ora di aver distrutta colle tue [...]
[...] parole giuste e severe accrescevano le lagrime della fanciulla. Amarilli aveva parlato come madre, ma le toccava anche la parte d'amica e di sorella [...]
[...] , e dopo i rimproveri vennero le parole d'affetto e di compassione. Oh! come riconosceva nella giovinetta impetuosa e fiera la sua povera sorella [...]
[...] e 154 quell'indomito carattere della sua famiglia che l'aveva sempre compresa di sgomento! Una dura esperienza fatta a suo costo le [...]
[...] rendeva chiaro il grave errore commesso da Editta e se ne crucciava, temendo con ragione che avesse da pentirsene per tutta la vita. La sera passò [...]
[...] non diede neppure un'occhiata al baule scoperto ed alle vesti piegate giacenti sulle sedie. Aperse la finestra e guardò fuori nell'oscurità della [...]
[...] bollente e ribelle. 155 Ascoltava con attenzione angosciosa quel rumore; ora pareva un canto, ora un lamento, ora una preghiera — ed ella [...]
[...] scorrevano dagli occhi; e le cadenze meste e gravi del torrente sembravano ripetere: Giovanni! Stette ancora un pezzo alla finestra, assorta nel [...]
[...] desta. Balzò in piedi, guardò l'orologio e con una vivacità febbrile ravviò alla lesta i capelli, l'abito; tese l'orecchio nel giardino quasi [...]
[...] buio ancora, sprofondato nel silenzio. Giunse le mani, e davanti all'alba che spuntava recitò questa brevissima invocazione: 156 — Mio Dio [...]
[...] brillanti; il loro profumo si mesceva a quelle della mente e del sambuco. Un vapore leggero si alzava dalla terra; la valle destandosi rimoveva al pari [...]
[...] nel torrente. Una mezza luce soavissima, stemperata di rosa e di viola pallido, ondeggiava su tutto quel verde così fresco, così folto; l'aria [...]
[...] era tranquilla, il paesaggio mutò; i sentieri, nella rugiada della notte, si erano rifatta una verginità che le nascenti margherite e i [...]
[...] rami sottili le sferzavano i capelli, umettandoli di rugiada. Giunse al punto in cui la Sonna scompariva e stette ferma qualche minuto ad [...]
[...] ascoltarla come aveva fatto la sera prima e le parve ancora che ripetesse: Giovanni! Colle guance accese e i denti stretti tornò a salire, finchè vide [...]
[...] la casetta bianca, allora le mancò il fiato e si sorresse contro un albero. 158 I colombi tubavano sul cornicione del tetto quasi a darle [...]
[...] il benvenuto, e spiegando le candide ali scendevano fino alla rosea zona degli oleandri, rincorrendosi con graziosi trilli d'amore. Grandi [...]
[...] farfalle dorate svolazzavano in silenzio dando opera al giornaliero lavoro e piccoli moscerini bruni uscivano di sotto ai cespugli chiedendo anch'essi [...]
[...] una porzione di sole e di fiori. Tutto era gaio e sereno intorno alla casetta; i grandi e i piccoli vi coglievano una eguale somma di felicità [...]
[...] ; l'uomo in buona armonia colla natura vi si era fatto un amico di ogni essere e di ogni cosa. Editta si nascose dietro gli oleandri, tremante [...]
[...] d'emozione, ma ferma ne' suoi propositi e come un'ispirata martire raggiante dell'umiliazione che stava per subire. Era uno slancio troppo [...]
[...] poetico e troppo poco ragionato quello che spingeva Editta, ma a chi perdoneremo la poesia e lo sragionamento se non vogliamo perdonarli al divo [...]
[...] mobili rimossi, legna spezzate, e più alto e più forte l'allegro chiocciare delle galline che copriva i lunghi sbadigli del bracco legato [...]
[...] ancora alla sua catena. Una finestra si schiuse e dietro la modesta tenda apparve per un istante la figura del proprietario. Editta lo vide e fu sul [...]
[...] punto di fuggire. La sua posizione le sembrò, oltre che arrischiata, ridicola. Uscì dagli oleandri e mosse alcuni passi giù per la china [...]
[...] , e di volontà in lotta fra di loro. Si lasciò cadere sull'erba e cadde in ginocchio; allora giunse le mani, e, appoggiandovi sopra la faccia [...]
[...] due? Rotte parole e sospiri, strette di mano da non finire mai riempivano la lacuna che il bacio ognora tremante sulle loro labbra e mai concesso [...]
[...] amore era poco; le ho sagrificato il mio orgoglio e per questo sacrificio spero di essere perdonata. Egli volle interromperla, ma internamente era [...]
[...] meritare il suo perdono e la sua fiducia... — E la sua tenerezza per sempre, o Editta, mia amata e temuta Editta! — rispose Giovanni sorridendo, felice [...]
[...] di una dolce e profonda ebbrezza. Colsero due oleandri e se li scambiarono. Una bellissima pesca pendeva da un alberello. Giovanni la staccò e [...]
[...] dividendola, ne porse mezza alla fanciulla. — «Tu mangerai il mio pane... — voleva fermarsi, ma la citazione così spezzata non gli piaceva, e [...]
[...] continuò arrossendo impercettibilmente: — e poserai la tua testa sul mio petto.» — Così sia, Giovanni - disse la fanciulla coll'accento grave di [...]
[...] chi pronunzia un giuramento. Colle braccia intrecciate, guardandosi fino in fondo alle pupille, commossi, in estasi, discesero verso la Sonna e [...]
[...] tuono ilare, raccogliendo un po' d'acqua colla mano e spruzzandola sulla fronte della fanciulla: — Siate battezzata in nome vostro e mio e [...]
[...] abbandonerà fra poco — disse Giovanni alzando gli occhi al cielo; — essa cercherà un'altra rondine, e anderanno insieme a fabbricare il loro nido lontano [...]
[...] . Ho trovato anch'io la mia rondinella, e il nostro nido lo poseremo in questa valle. Che ne pensa, Editta? Non dissero più altro; ma le loro [...]
[...] mani non si disgiunsero finchè furono in vista delle prime case, e i loro cuori stretti il più possibilmente vicini non cessarono un solo istante [...]
[...] dal ripetersi che si volevano bene.PARTE QUARTA Confidenze. «Seder vicini a qualche anima cara E serrarle la mano...» G. PRATI Amarilli [...]
[...] suoi giorni, e sa Iddio se Amarilli lo accettava con riconoscenza, disponendosi già la sua parte di faccendiera e di aia dei bambini futuri. Ma [...]
[...] , con a fianco una boccia d'acqua e un crocifisso sul petto. La molla che aveva fatta scattare la sensibilità riposta dei due compari — poichè il [...]
[...] tutte le forze mancavano alla sua carcassa arruginita, chiamò la moglie, e, mostrandole il famoso tavolino a scacchiera, le disse: — Se sei [...]
[...] buona, qui c'è un piccolo tesoro, e m'intendo io! Donne, cavalli, orologi; quando sarò morto vedrai. Tanto bastò. La prospettiva del tesoro attivò [...]
[...] così bene i nervi simpatici della signora 165 Rosa che non abbandonò più nè di giorno, nè di notte il suo legittimo consorte e lo circondò [...]
[...] delle cure più generose, somministrandogli brodo di gallina e Barolo amaro insieme ai più lamentevoli sospiri che da petto di fedele sposa siansi [...]
[...] mai sprigionati da Artemisia in poi. II vecchio lasciava fare. Si cullava nelle tenerezze, si voltava e si rivoltava nelle coperte fine; aveva [...]
[...] dei capricci, delle voglie, lui che era sempre stato così sobrio! Chiedeva ora un'ala di tacchina giovane, ora una gelatina di lepre; e Renato [...]
[...] correva e la signora Rosa pagava. Tutti i giorni, per dire il vero, speravano che morisse, ma egli li fece aspettare un bel pezzo, tenendoli [...]
[...] di pelle di cane. Stavano così le cose quando entrò Amarilli e come se il vecchio Spiccorlai non aspettasse altro che lei per soffiare sul [...]
[...] lucignolo, mandò un ultimo bagliore dalle sue pupille fulve e si addormentò per l'eternità. Ma il bello venne dopo, quando si lesse il testamento [...]
[...] sorella Amarilli e alla nipote Editta. Alla moglie nulla. Io scommetterei che il maligno vecchio aveva finto di morire, ma che un occhio [...]
[...] Acheronte, perchè alla 167 brutta sorpresa del testamento Renato era fuggito come un gatto sul quale si versi una secchia d'acqua e la bella [...]
[...] come finì la famiglia Spiccorlai. Amarilli, unica superstite che ne portasse ancora il nome, pose una croce pietosa su queste due tombe e raccolta la [...]
[...] alla nipote, e maravigliata che la sua vita trascorsa tanto miseramente le serbasse per la fine sì placidi giorni. La timonella di Bortolo ebbe [...]
[...] buona Margii, nel riceverla festosamente, potè osservare che il vestito d'orleans era vantaggiosamente sostituito da un tibet nuovo tutta lana, e [...]
[...] ? Amarilli non disse nulla, ma tirò fuori da una cassetta una bella corona di semprevivi ornata di nastri bruni, e gli fece leggere su quei nastri [...]
[...] d'inverno! La fiamma del caminetto luccicava, danzava, pareva che ridesse e che cantasse lambendo gli alari affumicati e lanciandosi su in gaie faville [...]
[...] verso la cappa nera. Aveva degli scoppiettii pieni di malizia benigna; aveva dei guizzi che somigliavano a baci e carezze. Più tardi le brage [...]
[...] si crogiolavano, russando in mezzo alla cenere tiepida e le 169 monachelle correvano sui tizzoni semispenti, augurandosi reciprocamente la [...]
[...] buona notte. Amarilli e il signor Bruno se lo godevano tutto il focolare, come due castellani antichi seduti ai due angoli, beatamente tranquilli [...]
[...] . Un po' più lontano, in quella discreta penombra tanto cara agli amanti, Giovanni stringeva la mano di Editta, parlando poco e guardandosi molto [...]
[...] improvvisamente. Davanti alle persone si davano sempre del lei — forse, a quattr'occhi... Editta sobbalzò. Domandare se le piacevano i versi! E chi [...]
[...] argomento; sapeva che non era gradito al giovane agricoltore, temeva sopratutto di umiliarlo o di coglierlo in fallo. Se le piacevano i versi! E [...]
[...] che cosa le era mai piaciuto al mondo più di questi terribili seduttori? L'amore di suo padre e di sua madre non era sempre andato congiunto [...]
[...] alla poesia? Avrebbe ella mai creduto di potervi rinunciare? Eppure vi aveva quasi rinunciato e non c'era carità a inasprire così il suo [...]
[...] continente e 171 non so in qual altro giornale. Mi hanno interessata moltissimo, anzi volevo leggere il libro, ma subito non l'ho trovato, e [...]
[...] passava colla sua timonella la fermò davanti la casa di Bruno e consegnò a Margii il libro da darsi alla signorina per parte del signor Giovanni [...]
[...] . Era un volumetto di duecento pagine in copertina color aria, un po' sbiadita, un po' polverosa; Editta lo prese con impazienza e trovò che non [...]
[...] delle sue sementi e vedendo che era scritto colle linee corte, aveva pensato fosse roba per lei; quanto a lui, non ne aveva letto una sola [...]
[...] che ciò è indispensabile per essere un brav'uomo ed anche per essere un uomo d'ingegno? Galileo si occupava di poesia? e Buffon e Volta e [...]
[...] Wellington e Napoleone? Evidentemente Giovanni aveva un genere di talento positivo, matematico, che lo portava all'applicazione reale del bello e del [...]
[...] primi, e sentiva quasi inconsciamente una 173 specie d'invidia per quell'ideale ispiratore, sembrandole che se vi fosse al mondo una donna [...]
[...] capace di farsi amare dal poeta, doveva essere una donna sovranamente felice. Con tutto l'amore vero e sincerissimo ch'ella portava a Giovanni, non [...]
[...] attaccato un cordoncino verde. Gli strinse la mano con distrazione, sempre pensando a quei versi, e ripetendo fra sè: Peccato ch'ei non li possa [...]
[...] comprendere! Giovanni raccontò che una malattia nuova minacciava i vigneti del prossimo anno, che egli stava facendo degli esperimenti in proposito, e [...]
[...] che tale operazione d'amore e di puntiglio lo occupava assai. Editta non fiatò. Amarilli chiese al suo futuro nipote in che cosa consisteva [...]
[...] e fetente, dove gli animali che devono passarvi la notte rinchiusi e accovacciati gli uni sugli altri vi ammonticchiano il sudiciume [...]
[...] , ammorbando l'aria e dando origine alla maggior parte delle malattie che li decimano. Il mio pollaio è vasto, chiaro, arieggiato e pulito come questa [...]
[...] camera; una serva olandese non sdegnerebbe stabilirvi la sua cucina, e per questo le mie galline sono sane e prosperose. Un tale sistema [...]
[...] , generalizzato e applicato su larga scala, darebbe frutti di economia e di miglioramento non dubbi. Io non mi stanco dal predicarlo. Vedremo. Continuando [...]
[...] a parlare, Giovanni teneva d'occhio Editta e seguiva la tinta mesta che andava vieppiù accentuandole la fisionomia. A poco a poco si fece [...]
[...] anch'egli malinconico e distratto; Amarilli sosteneva a stento i lembi scuciti della conversazione che per tal modo finì più presto del solito. Sul [...]
[...] punto di separarsi, Giovanni fece per dire qualche cosa a Editta, ma non so quale idea lo trattenne: ella abbassò gli occhi e si salutarono un [...]
[...] provano tanto bisogno; proprio come le giornate di primavera quando sono sature di caldo e di sole e anelano a un bagno rinfrescante. Le [...]
[...] non hanno un motivo plausibile, lo cercano e finiscono sempre col trovarlo. Dunque Editta pianse, un po' per le galline, un po' per la malattia [...]
[...] delle viti, un po' per i versi — molto perchè voleva piangere. Sollevata così e sentendosi più leggera, fece proponimento di essere gentilissima [...]
[...] col suo promesso sposo e non fu un proponimento da marinaro, perchè Giovanni quella sera partì raggiante. Editta gli aveva detto che lo amava [...]
[...] parve oltremodo commosso. La ascoltava in estasi, ed ella che se ne accorgeva sentiva rinascere e divampare tutti i suoi istinti di Saffo. Fu [...]
[...] zitellona arrosì rispondendo: — Sono giovani!... E mille pensieri color di rosa soffocati da tanto tempo in fondo al cuore le tornarono per un [...]
[...] istante a folleggiare davanti, sì che la calza cadde dalle sue mani oziose e Bruno la raccolse. Ma la voglia di lavorare le era scappata; il fuoco [...]
[...] le scottava le guance, una inquietudine singolare le faceva battere i piedi sulla lastra d'ottone del caminetto — si alzò e andò fuori un poco a [...]
[...] quando sarebberon maritati la casa diventerebbe un deserto; rivide la sua povera figlia agonizzante sul letto e gli prese una 177 tale [...]
[...] malinconia che avrebbe pianto volentieri. Levò un ferro dalla calza di Amarilli e si pose a fare tanti piccoli buchi nella cenere quanti erano i [...]
[...] poesia è l'amante dei quindici anni; la prosa è la compagna della vita; vorrà ella darmi torto se le serbo la parte migliore di me?... E poi, in [...]
[...] smorfiettina incredula. — No, nevvero? Perchè porto la casacca 178 alla montanara e fumo nella pipa? Perchè allevo galline e colombi? Perchè vivo in [...]
[...] , noi la sentiamo fremere e palpitare; è a noi ch'essa prodiga le sue tenerezze più segrete, i suoi slanci più appassionati. I poeti vengono a [...]
[...] guardarci con una penna in mano, sospirano, sbadigliano. e coprono di parole un foglio di carta. — Ma sono parole che scuotono, che commovono, che [...]
[...] elettrizzano! — esclamò Editta. Giovanni sorrise ancora, di un sorriso calmo e sereno; cinse dolcemente col suo braccio la vita della fanciulla, e [...]
[...] tenendola così stretta vicino a lui, continuò: — Quando saremo raccolti nel nostro nido e svegliandoci al mattino sotto il padiglione del cielo [...]
[...] , io ti mostrerò, o mia adorata, in ogni fiore e in ogni filo d'erba la storia del nostro amore; quando seduti all'ombra della mia vigna [...]
[...] leggeremo la sublime poesia della creazione, e tutto intorno a noi dal verme all' uccello, dall'onda al raggio del sole, dai monti, dalla valle [...]
[...] , dall'azzurro infinito sgorgherà vivo e sonante l'inno di Dio all'uomo, o Editta, credi che il tuo cuore non sarà elettrizzato e commosso? Nei [...]
[...] libri è l'uomo che parla alla natura; nei campi è la natura che parla a noi. Sentirai, cara fanciulla, che poesia più grandiosa e più vera [...]
[...] fornelli, e soltanto Amarilli avrebbe potuto dire — perchè Amarilli aveva l'odorato fino — che a certi effluvi sfuggiti dall'uscio chiuso si stava [...]
[...] preparando una torta di pastafrolla col ripieno; ma nemmeno Amarilli sapeva, essendo questo un segreto assoluto fra Margii e la cuoca del [...]
[...] dei versi? Ma e allora perchè mandarli? Non sarebbe stata di miglior gusto una parola, una sola parola sua? Editta ebbe occasione di mettere ancora [...]
[...] alla prova il suo amore reprimendo un attuccio di dispetto, e disillusa, sì, ma rassegnata, lesse i versi. Sembravano un seguito a quei priori [...]
[...] — pensò poi — egli ha creduto di farmi piacere; la circostanza si attagliava ai versi 182 e i versi alla circostanza... Animo, animo, egli [...]
[...] è un buon ragazzo, ed io sono una pazzerella senza cuore. Levò una camelia dal paniere e se la pose tra i capelli; mise i versi in tasca, cantò [...]
[...] , girellò per l'andito e per la corte finchè tutta sorpresa vide Giovanni ritto accanto al cancello del giardino. Quando era entrato? Nessuno lo [...]
[...] sapeva perchè non c'era nessuno a zonzo in quel giorno. Bruno era uscito a far compere, e Amarilli apparecchiava la tavola per lasciare tutto [...]
[...] a pranzo. I due giovani si salutarono un po' impacciati. Invece di farlo entrare in sala, Editta continuò a passeggiare verso il giardino e [...]
[...] Giovanni la seguì. Tutto era secco, nudo e deserto; soli gli eucalyptus allargavano le loro braccia verdeggianti sui sentieri fatti bianchi dal [...]
[...] ! — disse Editta alludendo alle camelie ricevute — essi crebbero certamente sotto l'occhio vigile di Giovanni e mi parvero doppiamente belli [...]
[...] . — Ne ho piacere — rispose il giovane, e si fermò aspettando che la fanciulla soggiungesse qualcos'altro... Ma così subito ella non disse nulla; dopo [...]
[...] taceva, Editta alzò gli occhi e fu sorpresa dal mutamento di quel volto. — Mio Dio, Giovanni, ti senti male? — No, grazie. — La tua mano arde e [...]
[...] caduta infallibilmente 184 perchè proprio non aveva capito, anzi credeva di sognare e ci volle del bello e del buono a persuaderla della verità [...]
[...] stupisce e ci opprime, miseri esuli condannati al pianto! Ora poi ella aveva soggezione. Si era tanto avvezzata a credersi spiritualmente superiore [...]
[...] a lui che l'improvvisa scoperta l'abbarbagliò come il balenare di una luce subitanea in un punto che si è sempre visto buio. Era fiera e [...]
[...] intimorita, era lieta e tremante insieme e vergognosa di non aver saputo indovinare a certi rossori, a certi silenzi, a certi imbarazzi il segreto di [...]
[...] ? — domandò Giovanni col suo dolce sorriso. — Più no, forse; ma con maggior gioia. — Orgogliosa! — E perchè hai aspettato tanto a dirmelo? Avevano [...]
[...] adottato definitivamente il tu. 185 — Perchè volevo essere amato come Giovanni e non come Leonardo. — E se non riescivo ad amarti? — Lo hai [...]
[...] , e il più nobile fra i peccati. — E noi i più ostinati fra i peccatori. Rifecero, tornando indietro, il viale degli eucalyptus senza guardare [...]
[...] più nè il gelo, nè i rami secchi, nè i passeri che pur li salutavano passando e sembravano gridare: Siate felici! * Poichè «cosa bella e [...]
[...] mortal passa e non dura», la torta di Margii, dopo aver trionfato sulla tovaglia candidissima, in mezzo all'argenteria scintillante e ai calici [...]
[...] sul palato dei convitati. 186 Seguirono i brindisi, i lieti discorsi, il caffe fumante; tutto si seguì e tutto passò, fino a che Editta [...]
[...] vita di poeta — disse la fanciulla appoggiando la sua mano sulla mano del giovane. Egli la ritenne, com'è naturale, e rispose: — Fu una povera vita [...]
[...] , credilo. — Eppure la fama aveva gettato a piene mani lauri e corone sulla fronte del giovane poeta! — Che ti dirò, mia cara? Lauri e corone [...]
[...] non mi facevano felice; troppi cardi e troppe erbacce vi spuntano nel mezzo; il rovescio della medaglia supera in laidezza le seduzioni del [...]
[...] diritto. Anch'io avevo creduto di battere le vie del Parnaso cantando, come Apollo, con una chitarra al collo e tirandomi dietro tutte le fanciulle [...]
[...] di Citera. Dai sentieri della Sonna hai mai visto lassù quel bianco paesetto che chiamano Celana? A Celana io feci i miei primi studi, e dalle [...]
[...] nostro e fabbricavamo in esso dei castelli di fata. Uno è morto di tifo a diciannove anni, a Montesuello. L'altro vice-cancelliere in una borgata di [...]
[...] Sicilia; ha moglie e cinque figlioli; nelle ore libere insegna l'oboe ai giovani del paese, e allora guadagna il cacio da mettere insieme al suo [...]
[...] focolare letterario d'Italia, e mossi i primi passi nel labirinto, ma ad ogni passo era un disinganno. Non che il pubblico mi fischiasse — pochi [...]
[...] , abbastanza puro, e mi sentivo fuggire l'ideale... Quand'ebbi pubblicato il mio volume: È tutto qui? esclamai fermandomi a contemplarlo dietro i freddi [...]
[...] quelle pagine: no, la mia anima non vi si era trastusa, e il pubblico che lo affermava era un imbecille. lo lo avrei stracciato quel libro; io lo [...]
[...] odiavo. Come l'ebra baccante che prima ci seduce e poi ci nausea, la mia opera idolatrata, innanzi che si concedesse, mi ributtava vista là, su [...]
[...] quelle tavole del commercio e della speculazione, col prezzo scritto accanto al suo nome ed al mio. E poi dopo quando vennero le critiche [...]
[...] , quando il lavorìo nascosto e geloso del mio cervello fu disseccato come un cadavere 189 d'ospedale a beneficio del pubblico dal primo [...]
[...] praticante capitato; quando si vollero violare i segreti del mio ingegno frugando colle mani sanguinolenti dentro le mie viscere ancora calde e un uomo [...]
[...] sulla fronte il suo verdetto impudente, un'onta inenarrabile mi scosse come di uomo che si trovi venduto, e morsi rabbiosamente, piangendo [...]
[...] rovinava, che i facili trionfi m'avevano guasto il cervello e altre cose ancora; poi mi si dimenticò così bene che nessuno oggi si ricorda di Leonardo [...]
[...] sente ardere qui. .......................................... Il dialogo continuò a bassa voce confondendosi in un mormorio indistinto e senza [...]
[...] abitarlo. Con miracoli di buon gusto e di previdenza supplì alle spese che la sua modesta condizione non gli permetteva di fare, e la primavera [...]
[...] nascente prodigandogli i fiori e i profumi lo aiuto in modo mirabile. Quella poesia mobile, viva, che si irradia dei cento colori della natura, che [...]
[...] , geme, riposa col cielo, col sole, colla farfalla, coll'usignuolo, colla tortora, coi silenzi misteriosi e solenni del bosco, colla placida [...]
[...] maestà dei prati; quella poesia reale, immutabile e pur sempre varia e nuova di cui Giovanni si circondava doveva giungere alla fine a commovere [...]
[...] e dovettero tornarvi scoraggiati e stanchi. II mese di maggio, così ridente sulle rive della Sonna, apparecchiava le sue tinte soavi e delicate [...]
[...] , spruzzando i ciclamini che sorgevano rigogliosi in mezzo all'erba. Ogni albero ringiovaniva, ogni stelo si raddrizzava; in ogni seme e in ogni bozzolo [...]
[...] fremeva la vita. E sorse, trepidamente aspettata, quell'alba. Fin dal primo apparire del sole tutta la casa fu in piedi; Giovanni arrivò tre ore [...]
[...] innanzi 192 l'ora stabilita; prese da parte Amarilli e le domandò se voleva andare a dare una occhiata al suo nido. Amarilli non si fece [...]
[...] pensieri che gli suscitavano quelle nozze, faceva di tutto per sembrare allegro e per prendere una parte almeno serena alla gioia degli altri [...]
[...] la freschezza del paesaggio rendeva quasi gioconda. Muti tutti e due, raccolti nei loro pensieri, giunsero alla casetta dove Checco vagolava [...]
[...] come un'anima in pena rassettando ancora e ripulendo in tutti gli angoli. Nel guardarsi attorno col suo occhio espe- rimentato di donna e di [...]
[...] corte, il piccolo giardino, tutto era nuovo e fragrante, tutto era gentile. 193 — Editta starà bene qui — disse Bruno. — Sì, starà proprio [...]
[...] amanti? - E quest'altra camera bianca e romita come la cella di una monachina, di chi sarà mai? — Ma... sarà la mia — disse Amarilli con un [...]
[...] aprendo altri usci, ma non vedendosi seguita ritornò, sui propri passi e trovò Bruno immobile dove l'aveva lasciato. — La sua? — tornò a dire [...]
[...] . Amarilli, imbarazzata, lo prese per un braccio e tirandolo dolcemente verso la finestra: — Guardi che bell'orizzonte. Si vede la Sonna in fondo e [...]
[...] lassù in cima il campanile di Celana. Bruno gettò un solo sguardo fuori; si voltò 194 subito e stando col dorso appoggiato al davanzale [...]
[...] non rispose. Si staccò dalla finestta e seguì lentamente Amarilli. Visitarono i rustici, i famosi pollai, le gabbie, gli alveari. Checco [...]
[...] accompagnandoli parlava sempre — e parlava solo. Quando non restò più nulla da vedere, Amarilli consultando il suo piccolo orologio d'argento disse che [...]
[...] bisognava andare a prendere la sposa; mancava un'ora alle nozze; il tempo esatto per fare la strada e acconciarle sulla testa il velo bianco [...]
[...] — le gridò Bruno. Amarilli rallentò il passo; spezzò un ramo 195 di robinia e si pose a strapparne macchinalmente le foglie. — Vuole [...]
[...] appoggiarsi? — le chiese Bruno raggiungendola e offrendole il braccio. — No, no, oh! no — risposce in fretta Amarilli, presa ancora dalla voglia di [...]
[...] i tristi giorni passati al mio fianco. Signora Amarilli, io non ho più al mondo nessun affetto e nessuna speranza fuorchè in lei. La non mi [...]
[...] abbandoni; sii la compagna di questa mia povera vita. 196 Parlando così Bruno aveva rubato ad Amarilli il ramo di robinia e lo spogliava delle [...]
[...] quella stretta. Il sogno d'oro d'Amarilli si realizzava dunque completamente: una casa, dei fiori, dell'aria, del sole... e una mano nella sua mano [...]
[...] strano si dipinse sulla fronte di Amarilli, e il signor Bruno tossì un paio di volte, nascondendo gli occhi nel fazzoletto. Ma chi ci badò? Margii [...]
[...] , l'accorta Margii, quella sì colse a volo alcune parole misteriose pronunciate dai due complici dietro il battente di un uscio, e un sorriso [...]
[...] bizzarro, misto di furberia e di contentezza, crebbe l'espressione giuliva del suo volto; ma tenne la scoperta per sè, fregandosi nascostamente le [...]
[...] mani e cercando nella sua memoria la ricetta per una nuova torta. 197 Il resto della giornata si passò felicemente da tutti in casa del [...]
[...] valle, il piccolo nido si aperse e si rinchiuse pudico all'ombra degli oleandri, e gli usignuoli soli, origliando tra i rami, poterono udirne i [...]
[...] campagna con Consoli e Pietro Abate. Il 14, con una bella giornata, noi eravamo sulla strada di Aci. Verso Cannizzaro un elegante calesse [...]
[...] correre disperatamente, facendoci sbalzare in modo da esser sicuri di ribaltare; e siccome le povere bestie non correvano come egli voleva, Consoli [...]
[...] salì in piedi sul sedile dinanzi per togliere le redini e la frusta dalle mani del cocchiere. Allora cominciò un alterco fra quegli che non voleva [...]
[...] cederle e Consoli che le voleva ad ogni costo, mentre il legno correva alla meglio. Tutt'a un tratto i cavalli si arrestarono; Abate ed io [...]
[...] , e tre o quattro pescatori; il feretro, coperto di raso bianco e velato di nero, era portato da quattro domestici abbrunati, e una carrozza [...]
[...] tendina di seta nera, e noi riconobbimo uno dei nostri amici d'Università, Raimondo Angiolini, laureato in medicina da quasi due anni. Domandammo [...]
[...] chi era morto ad un domestico in lutto che seguiva, anch'egli a piedi, il convoglio, e ci fu risposto: la contessa di Prato. – Ella! – esclamammo [...]
[...] sapevamo spiegarci per quali circostanze la contessa fosse morta in quel luogo e Angiolini ne accompagnasse il feretro; per un movimento [...]
[...] istintivo ed unanime scendemmo da carrozza, e, a capo scoperto, seguimmo il mortorio sino alla chiesetta. Raimondo Angiolini entrando in chiesa venne a [...]
[...] arrivammo a comprendere come la Prato, questa Margherita dell'aristocrazia, fosse giunta ad amarlo, e, quel ch'è più, a morire d'amore per lui [...]
[...] . Siccome i nostri volti al certo esprimevano tal dubbio, Angiolini riprese: – Nessuno, fuori di me e dell'amico mio Brusio, e forse egli meno di [...]
[...] troppo ben tracciati nel loro sviluppo per essere casuali, e che fanno supporre quello che il coltello anatomico non ci ha potuto far trovare [...]
[...] . – Comprendete benissimo, amici miei, che questo non è il luogo, nè l'ora. Ricondotti a quella triste meditazione tutti fissammo a lungo e in silenzio [...]
[...] quella cassa coperta di raso e velata di nero, su cui il più allegro sole d'inverno, che scintillava sui vetri della modesta chiesuola, mandava a [...]
[...] spiaggie ridenti, con quel mare immenso che si vedeva luccicare attraverso la porta, fra tutto quel sorriso di cielo e la vita che sentivamo [...]
[...] rigogliosa, fidente, espansiva, con il canto allegro dei pescatori che lavoravano sul lido e il cinguettare dei passeri sul 5 tetto della chiesa, a [...]
[...] cui faceva un triste contrapposto il silenzio funereo di quel recinto, interrotto solo dal mormorare del prete che officiava, e la luce velata [...]
[...] racchiudessero quel corpo, meraviglia di grazia e di eleganza, che, pochi giorni innanzi, quando si vedeva passare al trotto del suo brillante [...]
[...] equipaggio, faceva voltare tante teste. Lo ripeto: giammai la morte ci era sembrata più imponente e più possibile nello stesso tempo prima d'allora [...]
[...] . Quando uscimmo di chiesa dissi a Raimondo: – Hai bisogno di noi? – No, grazie. – E Brusio? – domandò Abate. – È là; – rispose Angiolini [...]
[...] immaginammo solo e annientato in quelle camere ancora profumate da lei, ancora stillanti di quell'amore che inebriandoli aveva ucciso il più [...]
[...] forse... – E ci narrerai questa storia? – disse Consoli. – Tu la scriverai? – rispose Raimondo rivolto a me. – Forse. – In tal caso bisogna [...]
[...] catastrofe; però pei dettagli mi promise di comunicarmeli minuziosi e precisi, dopo che avrebbe consultato certe lettere che aveva ricevuto da [...]
[...] Brusio e dalla contessa. Un mese più tardi ricevei dalla Posta un grosso plico col bollo di Napoli; vi erano i dettagli e le lettere che mi [...]
[...] aveva promesso Angiolini, due o tre fotografie rappresentanti diverse località di una casa abitata in Napoli da Pietro Brusio, e finalmente la [...]
[...] non sono compromettenti; rapportandomi spesso alla nuda narrazione di Angiolini e alle lettere che questi mi rimise; aggiungendovi del mio [...]
[...] carattere degli studenti e dei giovanotti che non hanno ancora le pretensioni di dandys. Passeggiavano da quasi cinque minuti in silenzio, quando [...]
[...] una signora, abbigliata con gusto squisito, appoggiandosi con il molle e voluttuoso abbandono che posseggono solo le innamorate o le spose nella [...]
[...] luna di miele, al braccio di un uomo, anch'esso molto elegante, passò loro dinanzi; e lo strascico della sua lunghissima veste sfiorò i calzoni [...]
[...] del giovane alto e bruno che stava a diritta, il quale non sembrò accorgersene. – La bella donna! – esclamò il suo compagno, un giovane biondo [...]
[...] , come per rompere quel silenzio, che durava da un pezzo. L'altro, istintivamente, alzò il capo e guardò la signora, che, o naturalmente, o [...]
[...] lasciava scoperto sino al basso di una gamba sottile e ben modellata. – Sì, molto bella! – diss'egli, come rispondendo a sè stesso. E malgrado [...]
[...] , che ancora strisciava lontana sulla sabbia del viale. Alla porta ella montò nella carrozza che l'aspettava, e partì. – Ella non dev'essere [...]
[...] un imbecille qualunque sotto il naso? – Ma quest'imbecille può anche essere un amante... e allora... – E allora ragion dippiù per ascoltare ciò [...]
[...] dell'osservazione; e ambedue proseguirono a passeggiare in silenzio. All'ingresso del giardino si separano, colla tacita promessa, data nella più tacita [...]
[...] personaggi, viventi ancora la maggior parte e molto conosciuti) è, come abbiamo accennato, un giovanotto alto; di circa 25 anni; alquanto magro [...]
[...] spiccare; ha i capelli assai radi, di un castagno molto più chiaro di quello dei suoi pizzi e dei baffi; pelle bruna; occhi piccoli e vivissimi [...]
[...] ; labbra alquanto grosse e sensuali; narici larghe e dilatantisi sempre più alla minima aspirazione del suo carattere impetuoso; piedi e mani [...]
[...] piccolissime, in rapporto alla sua statura. Nell'assieme figura energica e maschia, che può avere anche i suoi riflessi di bellezza, messa sul suo [...]
[...] cuore e l'immaginazione vivono anch'essi la loro vita. 11 Il compagno che gli passeggiava allato è molto più piccolo; biondo, piuttosto grasso [...]
[...] ; uno di quei caratteri che non servono sovente ad altro che a far spiccare una individualità superiore a cui si accompagnano, di cui sentono e [...]
[...] famiglie di Siracusa. Raimondo è già laureato in medicina da quasi un anno, e Pietro studia legge per studiare qualche cosa che non gli rendesse [...]
[...] soltanto strette di mano dei comici, che per altro si misuravano dal numero dei rinfreschi offerti e mai rifiutati, e qualche applauso, assai [...]
[...] freddo, dalla platea, che avea il valore di un biglietto gratis. Abbiamo insistito, forse di soverchio, su questi dettagli fisici e morali [...]
[...] basso e le mani dietro le reni. 12 – Mio caro, – diceva il biondo, guardando l'amico negli occhi in aria di malizia, – risponderai almeno [...]
[...] questa volta a quella piccina? – Io? – rispose bruscamente Pietro, come destandosi di soprassalto, – e perchè fare? – Bella risposta! che pure non [...]
[...] accalappiare colle tue commedie quella poveretta. – Credo che tu abbi ragione in quanto alla risposta; e che tu dica una bestialità, ciò che fai [...]
[...] spessissimo, in quanto a quello che mi vai cantando di accalappiamenti e di poverette... – Pietro... – Lasciami tranquillo, ti dico!... Ci credi sul [...]
[...] serio dunque che a quest'ora Maddalena, la piccina, come la chiami, pianga e si disperi perchè non le scrivo più, perchè la sera, onde [...]
[...] aspettarla sotto il verone, non rischio più di farmi gettare delle immondezze sul capo da qualche serva maligna, che finga di non vedermi, e perchè [...]
[...] tuoi ventidue anni, i tuoi capelli biondi, e il tuo volto fresco e roseo. Il biondo prese quegli scherzi come li prendeva sempre, dalla parte che [...]
[...] lasciano ad uomo di spirito, ch'è quella di riderne pel primo, e riprese: – Se così fosse, confessa che mi saresti molto obbligato di averti [...]
[...] sbarazzato di una noia, senza i ritornelli soliti di traditore, Iddio è giusto, ecc. Pietro ne rise esso pure, e strinse con effusione la mano [...]
[...] avversario dell'esagerazione della scuola francese, e che ora mi copii si bravamente l'Uomo stufo a ventun'anni, lo Scipione del Martino il [...]
[...] ... come un fanciullo.. come un vile?!... Ella m'ingannò per un mercante; poi per un nobile, per un uomo ammogliato... E questa donna, che avea dato [...]
[...] vedere mezz'ora più tardi... Dopo amai una maritata; credei che una signora che rischia di romperla colla società, e colla sua felicità istessa [...]
[...] , dovesse molto sentire quest'affetto, al quale sacrifica il suo decoro, la pace domestica, e, presso di noi, fors'anche la vita... Quindici [...]
[...] quella signora... e le espressioni appassionate di lei, che egli mi citò, erano le stesse di quelle che aveva impiegato per farmi credere al [...]
[...] dal viso pallido e dagli occhi cerulei... Scesi persino alle puerilità del collegiale... passare sotto i suoi veroni, seguitarla al passeggio e [...]
[...] in chiesa... Quella giovanetta rispose finalmente alle mie lettere, mi promise amore e 15 fedeltà, nell'istesso tenore, suppongo, in cui l'aveva [...]
[...] promesso sei mesi prima ad un giovane che sposò alcune settimane appresso... E dopo questo, dopo innumerevoli esempi, che ogni giorno cadono [...]
[...] sott'occhio, credi che si possa più aver fede nell'amore propriamente detto, in quest'amore chiesto e giurato spesso col rituale alla mano, senza [...]
[...] ? – Fuori la parabola! – Ecco! – e Pietro trasse dal suo portasigari, che avea trasformato anche in portafogli e portamonete, un bigliettino in carta [...]
[...] produzioni-erba non valgono il fumo delizioso di questo regalia; io ne faccio un altro: Amor di donna, e d'uomo, se si vuole, non dura più di cenere di [...]
[...] ... Perdio!... – Non è poi quella maraviglia che mi vai cantando... – Non ho parlato di maraviglie. Ti dico semplicemente che a Catania, e in tutta [...]
[...] Sicilia anche, son poche le donne che sappiano recare così bene il suo pardessus reine-blanche, e che sappiano appoggiarsi con tanta grazia al [...]
[...] braccio di quel briccone in guanti paglia e pince-nez che ha la fortuna di premere quel polsino contro le sue costole. Essi passarono quasi [...]
[...] rasente a quella donna, che questa volta non li vide, o fece le viste di non vederli, e che sorrideva del suo riso incantevole al suo cavaliere [...]
[...] regolare, compassata, che direi statuaria, e che non invidio ai modelli dei pittori; ma ha occhio che affascina, e sorriso che seduce carezzando [...]
[...] , quando questo fascino ci può fare atterrire coi suoi brividi troppo potenti. Questa donna alta e sottile, di cui le forme voluttuosamente [...]
[...] eleganti sembrano ondeggiare lente e indecise sotto la scelta toletta che le riproduce con tutta l'attrattiva vaporosa delle mezze tinte, ha tutte [...]
[...] le perfezioni per poter coprire ed anche far ammirare come pregi altre imperfezioni; questa donna che ha bisogno di tutta la delicatezza e la [...]
[...] sembra formare un assieme di grazia e di incanto; questa bellezza che ha bisogno di tutte le risorse della toletta, di tutte le seduzioni dei modi [...]
[...] e dell'accento, di tutto l'incanto dello sguardo e del sorriso, per circondarsi 18 di questo vapore trasparente... illusorio, lo confesso, che [...]
[...] la fa bella però, che la fa adorabile, poichè sembra non farla vedere che in nube, attraverso l'incenso e l'orpello; questa bellezza che vuol [...]
[...] , e lo spirito creatore che fa nascere tutte le grazie di cui si circonda; che si mette allo specchio donna per sortirne silfide... maga [...]
[...] angioletto così bello e perfetto qual è la piccina, come mi piace chiamarla; che pure hai abbandonato senza un pensiero. Pietro fissò uno sguardo [...]
[...] sull'amico, poi un altro sulla signora ch'era già molto lontana, e rispose semplicemente, abbassando il capo: – Maddalena non sa neanche [...]
[...] io vorrei tutte queste cure minute, tutte queste precauzioni delicate, tutte le perfezioni dello spirito e le squisitezze dell'educazione, tutti [...]
[...] questi dettagli dell'assieme, insomma, che servirebbero a formarmi l'aureola della donna che dovrei avvicinare colla riverenza e il delirio dei [...]
[...] , il profumo, la mezza luce, il lusso... tutto ciò che brilla ed affascina, tutto ciò che seduce e addormenta... tutto ciò che può farmi credere [...]
[...] non è, come il mio, debole e creta... E allora io l'amerei... un giorno, un'ora, ma l'amerei... Quanto alle altre donne, le amerò allorchè [...]
[...] maomettano... Io, povero sciocco, che m'ero fitto in capo di salire le scale del Campidoglio, e raccogliervi una corona qualunque... eccomi [...]
[...] destinato probabilmente a logorare quelle dei tribunali, e di corone non si parla più... fossero anche di cavoli. Se gli uomini sapessero far [...]
[...] , parlo da saggio... – Ed anche il merito delle azioni umane, in tal caso... E tu sei superstizioso in quest'idea? 20 – Al fanatismo! – Ma se [...]
[...] ; indi rimase alcuni minuti in silenzio, e disse tristamente, come se quell'idea gli facesse pena o paura: – Chi lo sa!?... 21 II [...]
[...] da studio, nella casa che abitava, insieme a sua madre e alle sue due sorelle, in via Vittoria. – Che vuoi? – Domandò Pietro bruscamente [...]
[...] . – Ne ho forse il tempo? Sai bene che gli esami son vicini, e non ho ore da sprecare andando a spasso; sai pure che col professore Crisafulli non [...]
[...] c'è da scherzare. La signora Brusio, ch'era entrata con Raimondo nello stanzino di suo figlio, e si era appoggiata, con quell'atteggiamento [...]
[...] più, e ciò ti farà ammalare invece di farti proseguire i tuoi studi. Prendi qualche ora di riposo; ne hai bisogno. 23 Pietro amava sua madre [...]
[...] d'immenso affetto. Pel suo carattere impetuoso ed insofferente quella dolce voce di donna, quella mano pallida e affilata che carezzava i suoi [...]
[...] capelli, erano irresistibili. – Giacchè siete congiurati, e volete così!... – diss'egli sorridendo, – aspettami cinque minuti, Raimondo; il tempo [...]
[...] di vestirmi. E passò nella sua camera. – Fatelo divertire, signor Angiolini; – disse al giovane medico la signora Brusio, – ha tanto bisogno [...]
[...] di distrazione il mio povero Pietro! È tanto tempo che non fa altro che studiare!... e mi sembra che sia divenuto più pallido... Mi atterrisce [...]
[...] l'idea che avesse ad ammalare! – Non pensi a queste cose, signora; – interruppe Raimondo – Pietro è forte come un toro, e quest'eccesso di lavoro [...]
[...] più appassionate melodie di Bellini e di Verdi; un bel lume di luna si mischiava alle vivide fiammelle dei lampioncini, sospesi in festoni [...]
[...] terso ed immenso del mare, che riflette tremolante il raggio dolce e pacato della luna, sembra servire di cornice al quadro allegro, vivace, animato [...]
[...] , che formicola colle sue mille seduzioni sotto gli alberi. Pietro si sentì come allargare il cuore e fu grato all'amico di quella piacevole [...]
[...] troppo lontano dalla musica, spiccava infatti, e per la solitudine del luogo, e per una certa originalità elegante di abbigliamento e di andatura [...]
[...] , la signora che aveva recato tale impressione in Pietro Brusio. Vestiva un semplicissimo abito di tarlatane a quadretti bianchi e bleu, tessuto [...]
[...] di una freschezza e leggerezza quasi vaporosa; uno sciallo nero, fermato sul petto da uno spillone d'oro; ed un cappellino grigio ornato cerise [...]
[...] . Nulla però varrebbe a riprodurre l'eleganza suprema, la molle e quasi ingenua civetteria, con la quale ella rialzava la veste sino a metà [...]
[...] della sottoveste ricchissima e si appoggiava al braccio di un uomo di quasi 30 anni, assai bruno, col volto ombrato da una folta barba nera, che [...]
[...] avrebbe fatto invidia ad una guastatore, e vestito con ricercatezza alquanto leccata. Dall'altro lato era accompagnata da un signore di mezza età [...]
[...] , alto, quasi biondo, freddo, e che parlava con una bella pronunzia toscana. I due giovani, passeggiando, s'incrociarono con essi che venivano [...]
[...] Pietro che la divoravano. Due o tre volte ancora i due amici l'incontrarono di faccia; e ciascuna volta quello sguardo limpido, chiaro, noncurante [...]
[...] , si fissò sul giovane che la guardava a lungo; e ciascuna volta il cuore di Pietro batteva stranamente in 25 modo più forte; e le sue [...]
[...] guancie pallide e brune si facevano ancor più pallide; e il suo occhio sfavillava più ardente; ed egli affrettavasi, trascinava quasi il suo [...]
[...] cui dava il braccio, verso di cui si piegava sorridendo con una grazia affascinante, avesse rivolto a metà il viso verso di lui e che un lampo [...]
[...] inchinarsi come un giunco sul collo sottile e ben modellato; era partita... Che voleva egli? Che cercava da quella donna, di cui il lusso, il [...]
[...] bella; e domandò ingenuamente: – Sei pazzo?... Tu stesso un quarto d'ora fà mi dicevi esser deliziosa questa serata... qui... – Sarà vero anche [...]
[...] ciò, come è vero che ora mi annoio... e se vuoi rimanere ti dico addio. E gli stese la mano come per congedarsi. – Un momento... ecco! giunge in [...]
[...] quel viale a sinistra Maddalena. Guardala almeno una volta. – Che m'importa di Maddalena a me!... Guardala tu, se vuoi... Addio! E dopo quella [...]
[...] brusca separazione partì di buon passo e si diresse verso la sua abitazione per via Garibaldi. Però giunto alla crocevia della Vittoria sembrò [...]
[...] esitare un momento, e proseguì a camminare sin fuori Porta Garibaldi. La notte era magnifica, Pietro sedette sul sedile di pietra circolare che [...]
[...] limita la gran piazza. – È strano – mormorò egli – come stassera non ho voglia nè d'andare a casa, nè di rimettermi alle mie tesi!... E [...]
[...] rimase altri cinque minuti in silenzio collo sguardo fosco e fisso sui ciottoli del marciapiede. – Andiamo! – esclamò quindi levandosi, e come [...]
[...] facendosi forza; – devono essere le undici, e mia madre a quest'ora mi attende. Guardò il suo orologio e si diresse lentamente verso la sua [...]
[...] abitazione. La signora Brusio, coll'occhio della madre, osservò che il suo Pietro, quella sera, era più pallido e distratto del solito; e che, invece di [...]
[...] sento in vena di passeggiare. – Con il caldo che fa non è la miglior cosa. – Andiamo alla Villa. – Sia per la Villa. E i due amici uscirono [...]
[...] Brusio, animandosi quasi suo malgrado, e fermandosi in mezzo alla strada. – Verissimo. – E tu l'hai veduta? – Io stesso. – Proprio lei [...]
[...] avesse creduto un momento a quel sogno e si fosse poi accorto ch'esso era troppo bello e insieme penoso per lui. – Perchè? – Perchè colei è [...]
[...] , il lusso... cose tutte che non posseggo. Dunque o costei è maritata, e non amerà giammai un Don Giovanni in ventiquattresimo che si chiama [...]
[...] semplicemente Pietro Brusio; o è mantenuta, e non possederò mai abbastanza per pagare i suoi fiori per un anno; o è zitella, e non sposerebbe [...]
[...] certamente l'uomo oscuro, comune, che non ha tanto da farla vivere in quel lusso nel quale vive, e che le è necessario, indispensabile per essere [...]
[...] pensato e ben ragionato! ciò che, in parentesi, ti avviene assai di rado. Vogliamo far colazione al caffè di Parigi? – No: andiamo al Laberinto [...]
[...] . Raimondo guardò il suo amico di uno sguardo scrutatore e quasi beffardo. 29 – Ti fo riflettere che non ho ancor fatto colazione; abbi dunque la [...]
[...] era delizioso colle sue ombre profumate di fior d'arancio. I due sedettero all'ombra, e quasi contemporaneamente alzarono gli occhi sui veroni [...]
[...] ringhiere, quantunque il sole non vi giungesse ancora, forse per dare alquanto più d'ombra agli appartamenti; e dietro una di quelle si vedeva [...]
[...] una figura di donna, vestita di bianco, quasi coricata su di una poltroncina con tutto il languente e voluttuoso abbandono di una sultana; a [...]
[...] che teneva sui ginocchi e col quale guardava nella strada o verso la Villa; ed indi, come stanca di quello sforzo, lasciava ricadere mollemente [...]
[...] la testa sulla spalliera, e sembrava assorbirsi in quell'inerzia contemplativa che gli orientali cercano nell'oppio. Un uomo, seduto accanto a [...]
[...] lei su di una seggiola assai bassa, le leggeva qualche cosa di un giornale che teneva fra le mani, e che ella udiva sbadatamente; e si [...]
[...] interrompeva di tratto in tratto per prendere una mano di lei, che gliela abbandonava con la stessa languida indifferenza, e che lo ringraziava col suo [...]
[...] sorriso seduttore e col suo sguardo che faceva scorrere un'onda di voluttà in quell'uomo, quand'egli si recava alle labbra la sua mano. Allora [...]
[...] tutto infantile, quella manina bianca ed affilata si appoggiava alla ringhiera, e sopra vi si appoggiava la fronte; quasi quel bellissimo collo [...]
[...] , dopo averla divorata a lungo dello sguardo. – Credi che sieno marito e moglie? – domandò l'altro. – È il mistero che questa donna sa rendere [...]
[...] impenetrabile colle sue mille indefinibili gradazioni di fisonomia, d'espressione, di gesto, che fanno spesso dimenticare la sirena nella vergine, e [...]
[...] !... – Diffida sempre di quegli amori di cui ti si parla a lungo e sì leggermente: è segno certo che si vuol ridere alle tue spalle... Io l'amo come [...]
[...] sul cappellino e sollevare con disinvoltura lo strascico della veste... e nient'altro... In fede di che, se vuoi, andiamcene; sono le due meno [...]
[...] minuti e partiremo alle due precise... – Non amo gli inglesi colla loro metodicità regolata sul quadrante di un orologio... Hai detto [...]
[...] non essere affettato, e troppo affettato per non nascondere una preoccupazione: quanto io t'amo! 32 III Il dopo pranzo, e l'indomani, e [...]
[...] tutti i giorni in seguito, la Villa divenne la passeggiata preferita di Pietro, che vi conduceva il suo amico, il quale protestava sempre e [...]
[...] finiva sempre col cedere. Allo stesso verone, quasi ogni volta nella stessa positura e vestita di bianco, essi vedevano la Piemontese, come l'aveva [...]
[...] sopranominata Raimondo, che vi restava da mezzogiorno spesso sino alle 3 e dalle 7 alle 8. Una sera l'incontrarono che andava al caffè di Sicilia [...]
[...] dall'altra sala del caffè, e fermandosi dinanzi al tavolino dov'era ella si levò il cappello, aspettando d'esser salutato. Siccome nessuno gli badava [...]
[...] , egli girò con tutta flemma sui talloni ed uscì. Pietro prese il braccio del suo amico, e lo strascinò via, mormorando: – È meglio che non [...]
[...] salone. Pietro sedette al pianoforte e suonò un valtzer, che otto o dieci coppie ballarono. – Vi lasciaste molto aspettare, signorini! – disse in [...]
[...] tuono di scherzevole rimprovero una graziosa giovanetta, figlia del padrone di casa e maritata ad un cugino di Raimondo, appena Pietro andò a [...]
[...] raggiungere sul divano il suo amico, ch'era seduto vicino alla signora. – È che Pietro, qui presente, è innamorato cotto; e abbiamo fatto la [...]
[...] ronda alla bella; – disse Angiolini ridendo. – Davvero!... non mi sorprende in lei, signorino, questa novità... E chi sarebbe questa sventurata [...]
[...] ?... – Parola d'onore, signora, che lo sventurato son io, almeno sta volta; – rispose Pietro. – Lei?!... È da ridere!... E di chi sarebbe [...]
[...] . La signora diede in uno scoppio di risa. – E l'ama, a quanto dice? – Come un pazzo! – Dove l'incontra? – Qualche volta al passeggio, o [...]
[...] alla Marina... E poi so dove trovarla... – Dove? 34 – A casa sua. – Dunque va in casa? – No; dal verone. – Ah! è amore da verone! – esclamò [...]
[...] la giovane ridendo semprepiù come una folle; – e dove abita questa meraviglia? – Al Rinazzo, vicino il Laberinto. – Nella casa [...]
[...] ***? – Precisamente. – Una giovane alta, sottile, molto elegante... non tanto bella in verità? – Può essere... ciò è relativo... – E forestiera [...]
[...] ? – Forestiera. Credo sia piemontese. – La conosco. – Sul serio? – So il suo nome, almeno potrò insegnarglielo e non farle fare più la figura [...]
[...] dell'amante della luna. – Come si chiama? – Si chiama Narcisa Valderi? – Narcisa!... bel nome; si direbbe averlo ricevuto a vent'anni? E la conosce [...]
[...] lusso, questo apparato brillante e vaporoso in cui la farfalla mi fa dimenticare il bruco. 35 – Via, via... vedo bene che scherza... – Dica [...]
[...] dunque... – Ella si alza alle dieci o alle dieci e mezzo; prende un bagno di cui i profumi costano ciascun giorno otto o nove lire; e poi si mette [...]
[...] allo specchio, ove impiega da un'ora e mezzo a due ore per l'abbigliamento della mattina, da due a tre per quello della sera, e da tre a tre e [...]
[...] mezzo, e spesso sino a quattro per la toletta da ballo o da teatro... È sorprendente... miracoloso, come una donna possa star tanto ad appuntarsi [...]
[...] costano un occhio del capo, in compenso; indi si mette al pianoforte, o al verone, sdraiata su di una poltroncina, e vi resta, spesso dormendo [...]
[...] , sino all'ora di pranzo. Suo marito... – Un uomo di quasi 38 anni, alto e biondo? – Sì, il conte di Prato; lo conosce? – Me l'immagino. – Suo [...]
[...] marito l'ama alla follia; passa i giorni al suo fianco, scherzando coi suoi capelli, e guardandola coll'occhialetto di faccia a faccia. – Ed ella [...]
[...] ?... – Ella gli sorride... e chiude gli occhi come se temesse di fargli perdere la testa seguitando a guardarlo com'ella fa. – In fede mia [...]
[...] pour la quadrille! fu gridato. Pietro si alzò e prese il cappello. – Se ne va, così presto! – Sì; devo andare a finire le tesi... 36 – O a [...]
[...] , appena furono assieme. – Andiamoci, se così ti piace. E le tesi? – Dormiranno anche stassera. Avrò sempre il tempo di finirle. Alla piazza [...]
[...] ? – Perchè si darà una bellissima commedia nuova e ci verrà tutto Catania. – Ci sarò allora... poichè in tal caso verrà anche la mia bella [...]
[...] come uno stolido. – E di chi? 37 – Di una signora ch'è una maga... involta fra i merletti e i velluti... della quale so il nome da ieri [...]
[...] però questo ritratto? – Perdio!... E tu l'ami costei?!... – Non so quello che farei per una parola di quella donna... – Non ci sarebbe bisogno [...]
[...] una sciabolata, il braccio ad uno dei più indiscreti. – E ciò non è bastato? – Ella fa quello che vuole di quest'uomo che comanda col gesto del [...]
[...] suo dito mignolo; e che ha il coraggio di andare a battersi in duello mentre non osa fare la minima rimostranza alla moglie. È la storia di molti [...]
[...] mariti. – E quel giovane bruno, dalla barba nera, che l'accompagna spesso?... – È l'amante di cui ti parlavo. – Che peccato! – esclamò Pietro [...]
[...] d'una viltà, e non ho danari bastanti per mettermi nel numero di questi signori che le fanno la corte... Del resto sento che non son fatto sul [...]
[...] rivederci stassera. – Addio. Alle nove e mezzo i due inseparabili amici erano alla porta del teatro, in mezzo alla folla dei giovanotti che [...]
[...] deposto l'ultima signora sul marciapiede, e Brusio non si muoveva ancora. Raimondo finalmente perdè la pazienza e lo lasciò solo per entrare in [...]
[...] stivalettino di raso, sul predellino, e saltò sul marciapiede. Con una perfezione di grazia assai distinta, ella tirò con se il lungo strascico [...]
[...] della sua veste di seta granadine, per impedire che rialzandosi nello scendere scoprisse più del basso della su gamba sottile e ben modellata [...]
[...] sua testolina ornata di fiori, le scivolò per le spalle e per gli omeri nudi di un'abbagliante bianchezza. Quell'uomo che, solo e fermo [...]
[...] da quello sguardo scintillante che s'incrociava col suo e che sembrava assorbirne tutto il fluido, ella si volse un istante verso il conte, che [...]
[...] quel raggio, e vide la contessa che abbassava lentamente l'occhialetto, appoggiandolo, col braccio disteso, sul velluto del parapetto, mentre lo [...]
[...] aspettava sull'ingresso, tre quarti d'ora dopo alzata la tela. Pietro cercò il suo posto e sedette quasi dirimpetto alla loggia della contessa [...]
[...] . La commedia fu applauditissima; ma Pietro non applaudì giammai, poichè soltanto alcuni squarci attrassero la sua attenzione; e in quegli [...]
[...] di Narcisa, e cercava negli occhi di lei l'eco di quello che egli provava nel suo cuore. La contessa voltava le spalle alla scena; e solo di [...]
[...] verso gli attori. Del resto ella discorreva qualche volta con i numerosi visitatori che occupavano successivamente le seggiole del suo palchetto; e [...]
[...] , nel suo gesto, nella sua attitudine, fin nel modo in cui parlava e sorrideva qualche volta con quei signori che le tenevano compagnia, c'era [...]
[...] un'indefinibile espressione di stanchezza e di noia, che si traduceva in sfumature molli, in pose voluttuosamente accidiose. L'occhialetto di [...]
[...] binocolo che aveva l'indiscretezza di guardarla sì a lungo dalla platea. Una volta infine alzò lentamente il suo, e bruscamente, senza quelle [...]
[...] Ella rimase alcuni secondi in quella positura; indi lasciò quasi cadere sul parapetto il binocolo, e fece un leggiero movimento di spalle d'impazienza [...]
[...] . Prima di terminare la recita Brusio lasciò il suo posto e si recò sul corridoio. Il suo occhio era acceso e brillante; le sue gote [...]
[...] un palchetto sul corridoio, e dei passi che si avvicinavano, mischiandosi al fruscio di una veste. La contessa gli passò dinanzi, questa volta [...]
[...] allegra e ridente, al braccio di uno di coloro ch'erano stati nel suo palchetto. Pietro in quel momento avrebbe dato dieci anni della sua vita [...]
[...] occhio assai cupo e sospettoso. Il giovane scese le scale quasi insieme a lei; la vide montare in carrozza col conte, dopo aver dato la mano [...]
[...] agli altri, e partire. Egli rimase immobile sul limitare. – Non vai a casa? – gli disse alle spalle la voce di Raimondo. – Sì... ti aspettavo per [...]
[...] dirti addio... – A domani, non vero? – Non lo so... Avrò forse da studiare tutto il giorno... E s'incamminò lentamente per la Marina. A due [...]
[...] . – Pietro non è in casa? – domandò Raimondo vieppiù sorpreso. – Son due ore del mattino e mio figlio non si è ancora ritirato... Ho mandato il [...]
[...] domestico a cercarlo al teatro, e ritornò dicendo che il teatro era chiuso da un pezzo, ma che sulla porta era avvenuta una rissa fra alcuni [...]
[...] giovanotti; che vi erano stati dei feriti e degli arrestati... Mio Dio!... gli sarà accaduta qualche disgrazia!... Dove lo lasciaste voi?... – Ci [...]
[...] separammo all'ingresso del teatro, e mi disse che andava subito a casa... Ma io non so nulla di risse... – Dio!... Dio mio!... – singhiozzò la [...]
[...] sospetto che gli era balenato in mente mentre la signora Brusio si disperava per l'inusitata e straordinaria tardanza del figlio suo, e per la [...]
[...] esitante e lo chiamò per nome a voce bassa. 43 – Che vuoi? rispose una voce rauca e ancora tremante, come se inghiottisse delle lagrime, che [...]
[...] Raimondo avrebbe stentato a riconoscere, nel suo accento duro e quasi cupo, se gli fosse stata meno famigliare. Si appressò ancora, e vide il suo [...]
[...] amico seduto sullo scaglione del marciapiede, coi gomiti sui ginocchi e il mento fra le mani. – Tu qui!... a quest'ora! – esclamò Raimondo [...]
[...] non era il momento di parlare al suo amico: e sospirando tristamente, poichè allora soltanto scoperse lo spaventoso abisso del precipizio su cui [...]
[...] !... guarda anche tu! – disse egli con la voce stridente ed interrotta del delirante o del pazzo. E si alzò, come se avesse voluto elevarsi sino [...]
[...] languida e voluttuosa, su di una poltrona, ancora colla veste del teatro, coi capelli ancora intrecciati di fiori; ed un uomo, il conte, ritto dietro [...]
[...] la spalliera della poltrona, che si chinava verso di lei, e le divideva coi baci i ricci da sulla fronte. Ella gli sorrideva del suo riso da [...]
[...] sirena; e di quando in quando, allorchè il conte rimaneva come stordito nel fascino di quelle seduzioni mirabili di voluttà, ella gli prendeva le [...]
[...] mani colle sue manine affilate e bianchissime, e se ne lisciava la fronte, e le nascondeva fra il setoso volume dei suoi capelli, e se le [...]
[...] posava sugli occhi e sulle labbra, ma lentamente, con quel suo abbandono ch'era irresistibile, come se avesse voluto dare il tempo a tutte le [...]
[...] quella vista, fu scosso dai singhiozzi di lui che prorompevano soffocati come singulti; e, riponendo tristamente nell'astuccio l'occhialetto, disse [...]
[...] giovane con un sussulto che dimostrava come quella corda vibrasse ancora potentemente nel suo cuore, mentre tutte le altre erano allentate e [...]
[...] fermò in mezzo alla strada, quasi non avesse avuto la forza di staccarsi da quel punto. 45 – Ben dicesti: bisogna essere uomini e non fanciulli [...]
[...] ! – replicò Raimondo, dando al suo accento la possibile espressione e strascinandolo in qualche modo per forza, mentre Pietro si lasciava [...]
[...] il culto che nudriva della madre, e risponderle in tal guisa. – Andiamo, figlio mio, le tue sorelle ti aspettano... – diss'ella tristamente [...]
[...] , ma evitando di inasprirlo; – grazie, signor Angiolini!... S'incamminarono verso casa; e la madre osservò sospirando che il figliuolo non le [...]
[...] offriva il braccio, e camminava cupo, ed anche indispettito al suo fianco. Sulla scala corsero ad incontrarli le due sorelline ancora pallide e [...]
[...] , – spero che le mie tardanze non daranno più luogo a simili scene da teatro... che mi costringerebbero a cercare altrove la pace e la libertà di [...]
[...] cui ho bisogno... che son deciso ad avere... 47 Datemi la doppia chiave della porta, onde non dia più occasione ad attendermi domani, e [...]
[...] facciamola finita!... E senza neanche prendere il lume si chiuse nella sua camera, sbattendone l'uscio con impeto. – Povero figlio mio [...]
[...] minuti, agitato e smanioso; poscia si fece al verone. La calma serena di quella notte d'estate, il fresco venticciuolo che gli asciugava il [...]
[...] vile!... – esclamò strappandosi i capelli. – Oh! la testa... Dio mio!... Aprì l'uscio della sua camera senza far rumore, e camminando leggero [...]
[...] figlio aveva aperto l'uscio, ascoltando ansiosamente il più lieve rumore ch'egli facesse, e che potesse farle indovinare lo stato del cuore di [...]
[...] lui; appena udì che si avvicinava capì, con l'istinto materno, che suo figlio pentito veniva a vedere se ella dormisse; e l'istinto materno le [...]
[...] suggerì anche che l'unico perdono che egli poteva desiderare nel suo pentimento era che sua madre riposasse. Ella si gettò sul letto, e finse di [...]
[...] dormire. Pietro ascoltò, dietro il paravento, il respiro alquanto accentuato di sua madre; credette che dormisse davvero, e non potè frenare le [...]
[...] travedeva) per ciò che provava. – Povera madre! – esclamò singhiozzando; – povera madre mia! E la madre udì quei singhiozzi, e soffocò i suoi [...]
[...] fra i guanciali. 48 Pietro si ritirò in punta di piedi, come era venuto; e si rimise al verone. Colla fronte fra le mani, ed i gomiti [...]
[...] appoggiati alla ringhiera, egli si assopì in quel vortice luminoso e turbolento che il cuore e l'imaginazione gli creavano, e dove vedeva un'ombra, dove [...]
[...] del passato ma risoluto di ottenere quello che domandava, – ti chiedo perdono di quello che ho detto e fatto ieri... Ma ti prego di lasciarmi [...]
[...] temo che tu ne possa abusare, poichè sei figlio di un uomo onesto e manterrai onorato il nome che ti diede. In quanto a me... – e la povera donna [...]
[...] minuti che suo figlio tardava a venire, aspettava sin alle due, e spesso sino alle tre, che il noto passo le annunziasse da lungi, nel silenzio [...]
[...] della strada, ch'era lui che veniva; e piangeva sovente, quando, invece di mettersi a letto, lo udiva passeggiare per la camera, o farsi al verone [...]
[...] ; e l'indomani, dopo avere interrogato sospirando il letto, spesso colle lenzuola ancora rimboccate, 49 cercava negli occhi smarriti del [...]
[...] figlio e nei suoi lineamenti pallidi e sbattuti la risposta ai vaghi timori che l'agitavano. Pietro, che ogni mattina pel passato soleva informarsi [...]
[...] della salute di sua madre, non s'accorgeva nemmeno del pallore di lei e della sua cera malaticcia. Raimondo non lo vedeva quasi più. Brusio [...]
[...] lo sguardo di lei qualche volta lo fissava con quel raggio pacato e snervante della sua pupilla cerulea, ciò che faceva delirare il povero [...]
[...] giovane, e gli faceva seguire, coll'occhio ardente e le membra convulse, quella veste fluttuante che armonizzavasi sì mirabilmente ai movimenti pieni [...]
[...] la bianchezza vellutata e purissima della sua pelle alla bianchezza pallida delle perle che le cingevano il collo bellissimo; spesso allegra e [...]
[...] ridente cogli uomini più eleganti e più alla moda, appartenenti alla migliore società, che si contendevano un posto nel suo palchetto; spesso a [...]
[...] metà nascosta nell'angolo più oscuro della loggia, colla testolina ricciuta e coronata di fiori e di gemme rovesciata all'indietro sulla [...]
[...] parete, con quell'attitudine abbandonata cui ella sapeva dare tutto quanto vi ha d'attraente nella mollezza, d'irresistibile nel languore; e vi stava [...]
[...] suo passo, del fruscio della sua veste, tutte le emanazioni della donna amata, i minimi suoni del suo pianoforte e della sua voce, che spesso [...]
[...] del precipizio; che alimentava il parossismo febbrile, il quale divorava le sue forze e la sua vita, colle sue triste gioie, coi suoi acri [...]
[...] che la prima volta avea supposto un mendico; e che il conte si fermava innanzi al portone qualche minuto a guardarlo. Una notte, negli ultimi [...]
[...] carrozza, che si avvicinava al gran trotto, si fece udire da molto lontano per le strade deserte, e poco dopo il legno passò dinanzi al nostro [...]
[...] protagonista fermo al suo solito posto. Narcisa ne scese più lestamente del solito, e scomparve quasi subito insieme al conte. La carrozza [...]
[...] apriva a riceverli e si rinchiuse poco dopo; vide che nel salotto ove abitualmente dimorava la contessa, venivano accresciuti i lumi. Poco dopo [...]
[...] cercassero le note di una fantastica melodia, che si stancarono presto a riprodurre e che diede luogo al terzetto finale d'Ernani, anch'esso poco dopo [...]
[...] un'espressione molto rara, che traeva degli impeti e dei fremiti di delirio festevole dalle note del valtzer, e faceva piangere con quelle del [...]
[...] profondo di quella notte, profumata dal vicino Laberinto e rischiarata dalla luna. Tutt'a un tratto anche il valtzer fu interrotto, ed il giovane udì [...]
[...] i passi di lei che si avvicinava al verone, e vide la sua ombra che intercettava il lume che ne rischiarava il vano. 52 Ella si appoggiò [...]
[...] circondava quasi di un trasparente vapore. Un'altra ombra si avanzò e le si mise al fianco. – Perdio! – disse una voce secca ed orgogliosa, con [...]
[...] suo indirizzo, e il sangue gli montò al viso. – Che dite? – rispose la fresca voce della contessa, sebbene parlasse pianissimo. – Parlo di [...]
[...] quell'importuno che sta a farci la spia da mane a sera; che non ci lascia un'ora di pace... e che credo, in fede mia, sia pazzo di voi... La [...]
[...] contessa alzò le spalle con un moto sprezzante d'indifferenza; indi mormorò sbadatamente, colla sua voce più bella e più calma, e colla più [...]
[...] completa noncuranza, lasciando il verone: – E che ci ho da fare io se quest'uomo è pazzo?... Pietro si alzò, lento, come se le gambe gli si [...]
[...] dal pallore e dall'alterazione dei lineamenti di lui, e dal sinistro splendore dei suoi occhi ardenti. Egli rimase un momento immobile [...]
[...] proferire le parole: – io son pazzo!... son pazzo!... sono stato vile anche!... 53 E partì lentamente, quasi strascinandosi. Non avea fatto dieci [...]
[...] passi che udì le note allegre e cristalline del valtzer che risuonavano di nuovo. Si fermò in mezzo alla strada, a guardare un'ultima volta [...]
[...] matto davvero... Ah!... ma non ha dunque nemmeno un pensiero per l'uomo ch'è pazzo per lei, questa donna?!!... E partì correndo, come un [...]
[...] delirante, fuggendo quei suoni, che sembravano inseguirlo nel silenzio della contrada. Si aggirò quasi tutta la notte per le vie più solitarie e [...]
[...] deserte della città; spesso correndo e singhiozzando disperatamente, spesso lasciandosi cadere a terra, sul canto di una via, quando l'eccitazione [...]
[...] lasciavano solchi sul suo volto livido ed impastato di polvere e di sudore. La tempesta violenta che mugghiava in quel petto gli faceva [...]
[...] invocazione disperata: – Narcisa!... Narcisa!... – E quando le sue arterie battevano in modo da rompersi, egli si afferrava la testa fra mani, e [...]
[...] doppia chiave che recava sempre addosso; si chiuse nella sua camera, così al buio; e si buttò sul letto, vestito com'era, lasciando cadere soltanto [...]
[...] in un angolo il suo cappello: era annichilato. La stanchezza fisica e la morale l'avevano vinta fors'anche sulla sua disperazione; o almeno, in [...]
[...] all'alba avea lasciato il letto, dopo una notte passata fra le lagrime, e stava nel salotto che precedeva la camera di lui, onde vedere se almeno [...]
[...] fosse rientrato, udì a lungo gemiti, singhiozzi, rantoli soffocati, che si mischiavano alla respirazione affannosa e stentata del dormente, e che [...]
[...] conturbavano e straziavano il suo cuore. Questa donna, coll'orecchio fissato sulla toppa dell'uscio, stette quasi un giorno intiero ascoltando con [...]
[...] angosciosa ansietà tutti i minimi rumori di lui e cercando d'indovinarli. Finalmente, verso le sette di sera, l'udì levarsi e passeggiare per la [...]
[...] camera. Ella ebbe timore, sì, la madre che comprendeva come qualche cosa di terribile passasse nell'animo del figlio, e lo allontanasse dalle sue [...]
[...] consolazioni e fin dalle sue lagrime, la madre ebbe timore che questo figlio adorato, buono un tempo ed affettuoso, che ella non riconosceva [...]
[...] più ora allo sguardo fosco e al carattere aspro e violento, non commettesse qualche scena brutale se si fosse accorto di essere stato spiato [...]
[...] sue 55 idee; odiando quel filo di luce che trapelava dalle commessure delle imposte e che gli provava che la luce illuminava ancora; odiando i [...]
[...] vicino alla sua famiglia, quella famiglia che avea formato il suo culto e per la quale avrebbe dato altravolta tutto il suo sangue. Poi sedette [...]
[...] presso il tavolino, colla testa fra le mani; e vi stette a lungo, coll'occhio arido, lucido, di una straordinaria fissazione. Una febbre ardente [...]
[...] s'era notte davvero: era buio affatto; raccolse il cappello da terra e se lo calcò sul capo senza nemmeno aggiustarsi i capelli arruffati e [...]
[...] egli sentiva però crescere e giganteggiare un fantasma che voleva scacciare con tutte le forze dell'essere suo... che l'atterriva. Sotto il [...]
[...] Seminario, vicino Porta Marina, in una bottega, udì i suoni di alcuni strumenti da fiato e da corda che eseguivano una polka, e i passi saltellanti e [...]
[...] del giovane ben educato non gli permise di mischiarsi senza transazioni a quanto vi avea d'impuro e d'abietto in quella gentaglia, operai d'infima [...]
[...] classe, lustrastivali, borsaiuoli, barcaiuoli e femmine di mala vita che componevano la società di quel ballo. – Oh! stordirmi! stordirmi [...]
[...] !... – esclamò egli, con accento quasi doloroso, fermo, in mezzo al viale ove avea incontrato Narcisa e questa l'avea guardato. E partì di buon [...]
[...] ancora penetrare nella taverna per ubbriacarsi e cercava la taverna elegante. Al garzone, che gli domandava cosa ordinasse, rispose di non [...]
[...] uno specchio, vide una sinistra figura da spettro, col cappello ammaccato, i capelli incollati e cadenti sul volto di un pallore che sembrava [...]
[...] scomposti; egli stentò un pezzo a riconoscere se stesso, e finalmente un riso amarissimo errò sui suoi labbri violacei. Il cameriere gli recò [...]
[...] triste sarcasmo; – forse anch'ella, a quest'ora, è alla sua festa!... E scacciando un'ultima volta quest'imagine, che anche fra i fumi del vino [...]
[...] , anche nel momento che si stordiva per non vederla e che la fuggiva nello stravizzo, trovava modo d'inchiodarglisi ferocemente nel cervello, egli [...]
[...] corse alla Marina; esitò ancora un istante prima di mettere il piede su quella soglia, e finalmente entrò nella bottega che precedeva lo stanzone [...]
[...] movimento della polka una ventina di ballerini e ballerine. La vista del giovane in cappello a cilindro fece impressione certamente, poichè le [...]
[...] danze furono sospese, e tutti si volsero a guardare con curiosità il nuovo venuto; poco dopo incominciò a farsi udire un mormorio di cattivo augurio [...]
[...] si appoggiava alla spalla di un uomo atletico, vestito di velluto e di volto assai caratteristico. – Noi non andiamo a mischiarci alle sue [...]
[...] prendere per le spalle questo piccino e te lo metto fuori, – disse l'uomo erculeo alla sua donna. E si avanzò, col cipiglio arrogante, verso di [...]
[...] quando gli fu faccia a faccia, covrendolo quasi col suo largo petto e la sua alta statura. – Non ho da dirlo a te, nè a nessuno quì! – rispose il [...]
[...] ? – rispose sghignazzando il colosso. – Ma sai che qui sei in casa mia, e che se ti prendo fra l'indice ed il pollice ti stritolo?!... – S'è [...]
[...] casa tua ci resto! – disse Pietro coll'ostinazione dell'ubbriachezza o del puntiglio giovanile; – in quanto a stritolarmi, provati! E incrocicchiò [...]
[...] le braccia sul petto, stendendo un passo in avanti e postandosi solidamente sulle sue gambe snelle ma nervose, come se aspettasse l'assalto [...]
[...] . 61 L'altro fece ancora un passo, minacciandolo dello sguardo più che del gesto, con la bravata audace e cinica che dà la coscienza della [...]
[...] superiorità fisica in tali uomini; e mormorò, con voce che cominciava ad esser rauca d'ira, accostandosi sin quasi a toccarlo col petto: – Vattene [...]
[...] passi all'indietro con un vigore che il bravaccio non avrebbe mai supposto in quel corpo magro e svelto; allora mise un urlo di rabbia; l'urlo della [...]
[...] iena che ha sentito pungersi mentre scherzava; e afferrata una sedia la slogò di un sol colpo sul pavimento, tornando quindi verso di Brusio [...]
[...] con la sbarra pesante e ruvida fra le mani, che brandiva sulla sua testa come una clava. Pietro, dal canto suo, fu lesto ad impadronirsi del bastone [...]
[...] di uno dei suonatori, che si erano salvati dietro le panche, e a pararsi il colpo con quello. Allora cominciò un combattimento accanito e [...]
[...] incontrava e che gli toglieva il prestigio d'invincibilità nell'opinione dei suoi compagni, ed il giovane alto, sottile, pallidissimo, colle [...]
[...] grosse labbra chiuse e sdegnose, l'occhio scintillante, la fronte alquanto calva, altiera ed impassibile, su cui si appiccicavano i capelli [...]
[...] arruffati e si schiacciava il suo cappello a cilindro. Per fortuna Pietro aveva studiato la scherma del bastone con maggiore attenzione di quanta ne [...]
[...] assistettero a quel duello singolare fra i due avversarii degni di starsi a fronte l'un l'altro; essi battevano le mani ai bei colpi, e incoraggiavano con [...]
[...] vestito di velluto avea il braccio e le reni solidi come bronzo, e molta abilità in questa maniera di scherma, ciò che gli faceva menar colpi che [...]
[...] calavano giù rombando terribilmente; il giovane però, se non aveva la forza muscolare del suo avversario, lo vinceva nell'elasticità e sveltezza dei [...]
[...] movimenti e nel sangue freddo inalterabile, che in lui era uno strano effetto della collera, con cui aggiustava i suoi colpi e parava quelli che [...]
[...] gli venivano. Tutt'a un tratto una legnata violenta di Brusio spezzò la sbarra colla quale il bravaccio parava il colpo alla testa, e si vide [...]
[...] , altri imprecavano e minacciavano Pietro più seriamente al certo di quanto fosse stato minacciato sino allora, poichè nella mezza luce si [...]
[...] dell'uomo e quella della donna; – questo giovanotto lo proteggo io! è dei nostri!... Ha cuore e pugno... Egli vuol essere dei nostri, giacchè è [...]
[...] ! egli ha il pugno di ferro! egli ha vinto Nicola! Nulla avrebbe potuto sedare quello schiamazzo, e Pietro avrebbe corso fors'anche il più grave [...]
[...] sin'allora a quanto era avvenuto, dietro il suo banco della prima camera, accorreva dimostrando nel gesto e nella fisonomia l'importanza della [...]
[...] notizia che recava: – I carabinieri! – diss'egli – I carabinieri! – fu gridato da ogni parte. E tosto amici e nemici si fusero in un lodevole [...]
[...] accordo a nascondere in uno stanzino il mal capitato Nicola, cui, quantunque fosse rinvenuto e mandasse lamentevoli gemiti, nessuno avea badato, a [...]
[...] lavare il pavimento lordo di sangue, e a tirare i suonatori da sotto le panche. – La Fasola! la Fasola! – fu gridato da tutti. Venti braccia [...]
[...] soffocarono Pietro in un energico amplesso; e venti voci, anche di quelle che avevano minacciata la sua vita un momento innanzi, gli [...]
[...] tanto forte da cercare di soffocare le stesse parole che proferiva; stendendo le mani alle venti mani nere e callose che gli venivano stese [...]
[...] ; ballando anche lui quella ridda infernale sul sangue versato da poco e ancora tiepido... Egli, a misura che le acri esalazioni di quei cenci e di [...]
[...] quei corpi, e l'esaltazione avvinazzata di quel tripudio cominciarono ad offuscargli il cervello, come il Marsala non aveva potuto fare; egli [...]
[...] ! la vita!... Questa è la vita!... Donne e vino!... Viva l'allegria! Da quel giorno, o piuttosto da quella notte, Pietro Brusio cominciò una [...]
[...] dov'era caduto. Egli faceva sforzi sovrumani per annegare nel frastuono, nell'ubbriachezza quanto sentiva ancora di elevato e di nobile nel suo cuore [...]
[...] , che gli rimproverava come un rimorso la vita che menava, e gli faceva pensare spesso, malgrado la sua disperata volontà, malgrado gli eccessi a [...]
[...] in disparte, muto, pallido, coll'occhio fisso e pensieroso. Spesso, al contrario, stringendosi una di quelle femmine da trivio fra le braccia [...]
[...] egli mormorava un nome cogli occhi umidi di lagrime: ciò che rendeva dapprincipio attoniti, e faceva ridere dappoi i suoi compagni di stravizzo [...]
[...] . Egli logorava la giovinezza del suo cuore e del suo corpo in questa vita febbrile, divorante, che s'era imposta; fuggiva lo sguardo della madre [...]
[...] e delle sorelle come se avesse temuto di contaminarle col suo, come se avesse temuto che la muta eloquenza dell'occhio umido della madre non gli [...]
[...] facesse sentire tutta l'infamia dell'abiettezza in cui affogava le sue memorie e il suo amore, che provava ancora rigoglioso e potente. Fuggiva [...]
[...] composta di femmine da trivio e di uomini perduti; e in quella sera, tutti mascherati in modo poveramente e orribilmente grottesco, vanno al Teatro a [...]
[...] , bevono, contendono ed urlano anche nel tempo della rappresentazione, malgrado la presenza delle numerose Guardie di Pubblica Sicurezza e dei [...]
[...] mischiarsi a quella società elegante che non sentonsi in diritto d'avvicinare coi loro cenci, e per farlo ne cercano il coraggio nella ebbrezza [...]
[...] , nell'esaltazione e negli eccessi. Brusio, in prima fila fra di essi, sul proscenio, indossando un travestimento tutto suo, composto di cappuccio [...]
[...] , casacca e pantaloni di pelle di montone, (vestito che egli avea denominato da orso), si occupava metodicamente a dar fiato ad un enorme corno ad [...]
[...] ogni scena nuova; e le rimostranze delle guardie di Questura erano soffocate dagli urli, dai suoni di trombe e di campane e dai fischi della [...]
[...] nella sala. I palchetti erano gremiti di elegantissime dame e di signori mascherati con lusso. Poco dopo si aprì l'uscio di un palchetto di [...]
[...] seconda fila ed entrò 66 la contessa di Prato, mascherata da baccante, accompagnata dal marito e da un bel giovanotto biondo, sottotenente negli [...]
[...] diafano di velo, col suo sorriso sui labbri, il suo sguardo negli occhi, con quel piccolo grappolo d'uva e quell'unica foglia verde a metà nascosti [...]
[...] fra i riflessi cenerognoli de' suoi capelli neri, che vi si inanellavano attorno sulla fronte e le cadevano mollemente sul collo. Pietro non alzò [...]
[...] nemmeno gli occhi verso i palchetti. Non osava di farlo, di dissipare forse collo spettacolo di quella profusione di eleganze e di bellezze che [...]
[...] ornavano le loggie, il denso vapore avvinazzato e fangoso in cui si avvolgeva; non osava d'incontrare un viso ch'egli non voleva vedere per non [...]
[...] avere a dubitare un'altra volta della sua ragione. L'orchestra suonava un valtzer; la folla avea incominciato a ballarlo gesticolando e gridando [...]
[...] . Tutt'a un tratto fu veduta una figura umana, imbacuccata in pelli nere che la facevano mostruosa, montare di un salto sul palcoscenico, e [...]
[...] danzavano e i professori che suonavano; e cominciò un immenso frastuono. Dai palchi partirono alcuni fischi acutissimi, tratti certamente con l'aiuto [...]
[...] scintillare dei suoi occhi 67 infuocati fra i peli che gli cadevano dal cappuccio sulla fronte; e quello sguardo che fissò su quei cavalieri [...]
[...] l'accompagnava, quello sguardo fu d'odio immenso, indicibile, e anche di feroce vendetta. – Abbasso gli aristocratici! – gridò egli, Pietro, il giovane [...]
[...] che applaudivano alle sue parole e chiamavano la Fasola, questa danza popolare. I carabinieri, quantunque avessero spiegato la massima energia [...]
[...] ; finalmente si fece venire il picchetto di Guardia Nazionale ch'era alla porta. In questa una fischiata solenne e generale, partita dai palchi, sembrò [...]
[...] sfidare la collera di quella gentaglia irritata: le mani inguantate di bianco non volevano lasciarsi sopraffare dalle mani nere e callose [...]
[...] . Nella platea scoppiò un grido generale di rabbia. Alcune signore svennero allo spettacolo di quella folla urlante che levava braccia nere e facce [...]
[...] infuocate e furibonde, come ad imprecare, verso i palchetti, e in mezzo alla quale scintillavano alcuni ferri aguzzi. I carabinieri misero le mani [...]
[...] sui rewolvers, e la Guardia Nazionale entrò nella sala colle baionette in canna. Rinunziamo a descrivere lo stato d'esasperazione di Brusio a [...]
[...] canaglia coi guanti a ballare la Fasola con noi! Vado a prenderveli per le orecchie! 68 E si fece largo in mezzo ala calca. Nessuno, nè carabinieri [...]
[...] animale sitibondo. In due salti egli fu sulla scala del second'ordine, e si avanzò pel corridoio. Tutt'a un tratto egli si fermò, come percosso [...]
[...] dal fulmine, coll'occhio smarrito, col volto pallido e convulso: si era trovato faccia a faccia a Narcisa, che partiva dal Teatro, spaventata di [...]
[...] sua vita coi suoi vortici spumeggianti; e ciascuna volta egli sentì una forza 69 che l'afferrava e lo tratteneva... Finalmente cadde accosciato sul [...]
[...] suolo umido e spazzato qualche volta dalle onde, prorompendo in lagrime amare, ardenti, ma non più disperate. Egli pianse a lungo: quel [...]
[...] quasi calmo, quasi giocondo ora. Si alzò, e con passo fermo s'incamminò verso la sua casa. Egli andò ad abbracciare la madre nel letto, come per [...]
[...] darle la lieta notizia, mescolando le sue lagrime a quelle di gioia di lei, che ritrovava il figlio suo; e dandole la sola spiegazione della [...]
[...] intieri ebbe la forza di non cercare Narcisa, di non vederla. Usciva di rado, la sera; e sempre in compagnia di sua madre e delle sue sorelle [...]
[...] lavorava con un entusiasmo quasi accanito, con una lena che soltanto poteva dargli l'esaltazione in cui si trovava; e fece passare tutto il suo [...]
[...] ; quand'egli si sentì più vicino a Narcisa, allora la cercò. La sua casa era deserta e le imposte dei veroni chiuse. La cercò inutilmente otto [...]
[...] giorni pei passeggi e al Teatro; ne domandò agli amici: nessuno l'avea più veduta. Risoluto di trovarla ad ogni costo andò a far visita in casa A [...]
[...] *** e colla signora condusse il discorso sino alla contessa. – A proposito, che n'è di lei? domandò. – Credevo che lo sapeste, voi suo [...]
[...] amante: è partita. – Partita! – Sì, da venti giorni. – E per dove? – Per Napoli. – Anderò a Napoli! disse a sè stesso Brusio. 71 VI [...]
[...] Parecchie settimane dopo, in Napoli, ad una delle serate che dava il barone di Monterosso, noi ritroviamo Narcisa, accompagnata dal marito e dal [...]
[...] , appartenente anch'essa alla più alta società, e che col suo ingegno si è fatto un nome che comincia ad esser celebre anche fuori d'Italia. Le due [...]
[...] donne, l'una circondata e adulata pel potere dei suoi vezzi, l'altra pel prestigio del suo nome, sedevano l'una presso all'altra su di un canapè [...]
[...] , accerchiate da uno stuolo di cortigiani. Il barone di Monterosso venne a complimentare la signora contessa R***, e a dire anche due parole [...]
[...] . – Lo conosce? – No; ne ho udito semplicemente parlare; è un dramma che ha incontrato moltissimo, a quel che pare; e di cui i giornali si sono [...]
[...] – Brusio?... Non ho mai udito questo nome... – Fra otto giorni questo nome sarà pronunziato come quello di Giacometti e di Gherardi del Testa. – È [...]
[...] replicato quattro volte a richiesta, e domani fu desiderato per la quinta: l'impresario glielo ha pagato come non si sogliono pagare quasi mai le [...]
[...] produzioni letterarie in Italia, e l'ha impegnato a scrivere pei Fiorentini con un appuntamento che lo farà vivere da signore. – Domani andrò ai [...]
[...] allontanandosi per dar retta ad altri invitati. Narcisa ballò come una silfide e confessò al suo cavaliere di mai essersi divertita come in quella [...]
[...] sera. Verso mezzanotte il barone si avvicinò di nuovo al divano ove sedevano Narcisa e la contessa, accompagnato da un giovane alto e bruno, di cui [...]
[...] l'espressione fredda, altiera e quasi severa era appena temperata dal contegno grazioso che gl'imponeva l'atto che andava a compiere. – Mi [...]
[...] occhiali, dal capo alle piante, e gli faceva i complimenti d'uso. Anche Narcisa esaminava il nuovo arrivato con una curiosità che andò a finire [...]
[...] sguardo, e che passava le notti 74 sul marciapiede dirimpetto alla sua casa, in quel giovane che le stava dinanzi colla fronte nobile, quantunque [...]
[...] solcata dalle febbrili emozioni della creazione, e dai delirii sublimi del pensiero; coi lineamenti sbattuti dalle fatiche del lavoro, dalle [...]
[...] che dà la giovinezza e l'avvenire, quando si affaccia ridente; il suo vestito irreprensibile sviluppava la forte e maschia eleganza del corpo; si [...]
[...] sdegnoso nel presentarsi alla contessa R***, fu questo: La contessa gli parlava con la famigliarità che dà la parentela del genio, e gli [...]
[...] stringeva la mano. Il cerchio degli ammiratori di lei gli si affollava d'attorno, e lo guardava con occhio invidioso. Tutt'a un tratto ella lo vide [...]
[...] diventar pallido come un cadavere, e dirizzarsi sulla persona con un movimento macchinale che non seppe padroneggiare; e ciò fu quando il barone [...]
[...] (che era rimasto al suo fianco frapponendosi fra di lui e Narcisa) si allontanò. Pietro aveva veduto la contessa di Prato, alla quale il [...]
[...] La signora R***, che gli parlava in quel momento, fu sorpresa di non avere risposta, e lo guardò con curiosità. Pietro staccò quasi con [...]
[...] isforzo gli occhi da quelli di Narcisa, che lo fissavano col loro sguardo limpido e chiaro, per volgerli all'ufficiale che anch'esso lo guardava [...]
[...] contessa, giammai in tutta la mia vita potrò compiere un lavoro come quello che scrissi in otto giorni, e al quale il pubblico ha avuto la bontà [...]
[...] non sia il suo Gilberto. – Chi lo sa?... E lo sguardo del giovane, che s'inchinava per allontanarsi, incontrò quello di Narcisa fisso su di lui [...]
[...] con un'espressione che dimostrava più della semplice curiosità. Si ordinavano le coppie per un valtzer; e l'ufficiale venne a presentare il [...]
[...] , cadenti sulle spalle bianchissime e vellutate; col bel seno anelante sotto il velo ed il merletto 76 che lo copriva; col suo sorriso indefinibile [...]
[...] sulle labbra, e gli occhi che, senza esser brillanti, avevano un'onda di voluttà nei loro raggi. Ella si avanzò lentamente, mollemente, come [...]
[...] immedesimandosi al corpo dell'uomo a cui si accompagnava, con un inimitabile movimento del suo collo da cigno, quasi le perle e i fiori che [...]
[...] s'intrecciavano ai suoi capelli, e il volume di questi fossero troppo pesanti per quella piccola testa; presentendo nello sguardo sorridente e [...]
[...] languore e di piacere, incontrò un altro sguardo, umido ancor esso di una indicibile espressione d'angoscia e quasi di cruccio, che brillava su di una [...]
[...] fronte alquanto calva e pallida di una spaventosa pallidezza. Ella fissò un lungo sguardo su quello che si fissava su di lei. – Vogliamo [...]
[...] ù... Ella cercò cogli occhi un'altra volta quello sguardo supplichevole e nello stesso tempo minaccioso: era scomparso. 77 – Oh! questo [...]
[...] . L'indomani infatti, alle 9 e mezzo, la contessa, che non si ricordava di essere entrata in teatro a tal ora, era in un palchetto di seconda [...]
[...] fila sul proscenio. Il sipario non era ancora alzato e la sala era affollatissima. La contessa recava in mano un magnifico mazzo di viole bianche [...]
[...] , che sono belle perchè sono vere, che sono inimitabili perchè sono semplici e comuni. Narcisa rivide quel giovanetto che passava le notti sotto [...]
[...] i suoi veroni; lo rivide nel protagonista di quel dramma, con tutti i suoi fremiti d'amore e i suoi disinganni disperati; ella sentì che quel [...]
[...] quel Gilberto che ad ogni parola destava in lei una reminiscenza e le svelava quale amore quasi soprannaturale avea saputo destare. Nel mezzo [...]
[...] della scena che l'avea commossa dippiù, ella, coll'ispirazione improvvisa e adorabile della donna leggiera e capricciosa, s'era tolto dal dito [...]
[...] un magnifico anello di brillanti e l'avea legato al nastro del mazzetto. 78 Alla fine del second'atto l'autore, chiamato fragorosamente dal [...]
[...] Narcisa e che avea raccolto, per fuggire come un delirante, come un uomo che teme d'impazzire, poichè tutti questi applausi non potevano dargli [...]
[...] quello sguardo ch'era venuto a cercare sino a Napoli, che avea voluto comprare a prezzo delle ispirazioni del suo genio, e che avea visto [...]
[...] . – Molto bello, in verità; e anche assai applaudito. – E dell'autore? – Che volete che ne dica?... ch'è un autore come tutti gli altri; – soggiunse [...]
[...] d'armata, e allora... ma allora soltanto... forse... io vi amerò come sento che amo in questo momento quell'uomo! – Signora! – esclamò l'ufficiale [...]
[...] dell'occhialetto da recarle, nel momento che suo marito rientrava nel palchetto. Brusio era ritornato a sua casa agitatissimo, e passò la notte senza [...]
[...] di quei volgari applausi, uno di quegli splendidi regali con cui si paga l'abilità di un istrione?... Quest'idea lo martellò a lungo; e [...]
[...] segreta speranza di mettersi in relazione con Narcisa; e che egli avea adottato quel mezzo come ne avrebbe adottato un altro, se gli si fosse [...]
[...] presentato. A mezzogiorno suonò, e disse al domestico che comparve, consegnandogli la lettera ed il mazzo: – V'informerete dalla servitù del signor [...]
[...] barone di Monterosso dell'abitazione della contessa di Prato, e andrete a recarle questa lettera insieme ai fiori e all'anello, personalmente [...]
[...] aspettatela. Attese con ansietà febbrile i tre quarti d'ora che il domestico impiegò a ritornare colla risposta. Finalmente l'udì sulle scale e [...]
[...] , com'è vero che mi chiamo Pietro e che quest'uomo mi ha insultato a Catania... Uscendo per prevenire i testimoni passò dal barone di Monterosso [...]
[...] e vi trovò un altro suo amico. – V'incontro a proposito; – diss'egli stringendo le due mani che gli venivano stese, – ho un affare col conte [...]
[...] di Prato e venivo a pregarvi della vostra assistenza. E raccontò ai due amici il fatto della mattina che avea causato la sfida del conte [...]
[...] petto a dieci passi! – Accetto! – esclamò Pietro col suo accento vivo e brusco. – Caspita! lo sapevamo; giacchè abbiamo accettato per voi [...]
[...] nel far la corte a sua moglie, per cui la seguitaste da Catania a Napoli; e si è servito di questo pretesto per sfidarvi onde evitare il [...]
[...] bellissimo carattere inglese era tracciato con mano incerta e vi lesse: «Signore, «Il conte l'ha sfidato. – Le condizioni di questo duello sono [...]
[...] ella è un terribile tiratore; il conte anche lui possiede questa sciagurata destrezza... E questi due uomini, che si odiano a morte, andranno [...]
[...] essere stata causa della sua morte... o invece... «Signore... a Catania conobbi un giovane nobile e generoso... che mostrava di amarmi... Io [...]
[...] semplici scuse, e le basterà di fare il primo passo perchè egli le venga incontro a stringerle la mano. Se ha una madre pensi a questa madre, se ha [...]
[...] un'amante pensi all'amante, signore... e farà il più nobile sacrifizio che amor proprio d'uomo possa fare evitando questo duello. Narcisa [...]
[...] Valderi» Pietro fu tristamente colpito da quella lettera. Egli si aspettava tutt'altro, egli credeva di trovare affettuose parole di donna amante, e [...]
[...] fatto la sua speranza, come se avesse cercato interpretare tutto il senso di quei puntini che la seguivano, e trovarvi quello 84 che il suo [...]
[...] parvero la completassero, e ne fossero la degna risposta, mormorando fra i denti stretti dal sarcasmo: – Ah! costei ha paura che io le uccida il [...]
[...] marito!... costei si rivolge al giovane di Catania, e ne accenna la memoria, come si farebbe di un balocco ad un fanciullo per ottenere il suo [...]
[...] intento!... Ma non sa questa donna quali lagrime stillino ancora queste memorie?!... Le due linee dicevano: «Se amassi una donna, come io e nessuno [...]
[...] può amare – e questa donna mi chiedesse una viltà – io la negherei a questa donna. – Alla signora contessa di Prato posso assicurare che il [...]
[...] conte, suo sposo, non correrà alcun pericolo». Sì, egli l'amava tanto, colei, malgrado tutto quello che aveva sofferto per lei, e forse a causa di [...]
[...] a barattare una vita giovane e ricca d'avvenire, acclamata, festeggiata, contro un colpo di pistola, dormì tranquillo tutta la notte, poichè si [...]
[...] sentiva più vicino a Narcisa, la sirena che gli avrebbe fatto adorare l'inferno per mezzo delle sue seduzioni. All'alba era alzato e si [...]
[...] vestiva. Nel punto di scendere le scale consegnò al cameriere la lettera della contessa dicendogli: – Recate al suo indirizzo questa lettera, e dite [...]
[...] sembrò sorpreso, poichè era forse prevenuto dalla contessa di aspettarsi tutt'altro, e cominciò a misurare il terreno d'accordo cogli altri [...]
[...] . Situati i duellanti, i padrini misero loro in mano le pistole, e si allontanarono. In questa fatta di duello, l'ultimo colpo è scelto a preferenza [...]
[...] cattivo esito del colpo di lui, fece tranquillamente i suoi dieci passi, mirando sempre colla calma di un tiratore al bersaglio, e fece fuoco a [...]
[...] 20 passi; la palla andò a scalfire il braccio sinistro di Brusio. 87 – L'onore è salvo! – gridarono i padrini. Il conte, salutò, e andò a [...]
[...] domanda di ritrattazione, si scusò di non potere accettare, accusandone un affare urgentissimo, e partì. – In sala c'è un signore che l'aspetta [...]
[...] da cinque minuti, e che mostrava aver molta fretta di vederla; – disse il cameriere a Brusio, appena questi fu di ritorno. – Ha detto il suo [...]
[...] , vecchietto rubizzo ed elegante. Appena vide Pietro gli stese la mano. – Ero impaziente di stringere la mano dell'uomo più nobile e generoso ch'io [...]
[...] m'abbia conosciuto; – gli disse, – e avrà la bontà di perdonarmi se ho rischiato d'essere importuno per affrettarmene il piacere. – Io non [...]
[...] poco di questi giochetti. Tutto questo mi autorizza a creder poco nelle sue parole, in questo momento, e molto nella sua discrezione e nella sua [...]
[...] modestia. – Signore! – E che!... forse che andiamo in collera perchè vengo a recarle i ringraziamenti della contessa. – La signora [...]
[...] contessa nulla mi deve e nulla ha a ringraziarmi. – Stamattina, molto prima di partire pel Vomero col conte, ho veduto un biglietto così concepito in [...]
[...] arrossì impercettibilmente e chinò la testa. – Ella ha letto questo biglietto?... – disse esitando. – Letto propriamente no; poichè è stata la [...]
[...] l'onore di trovarmi molto innanzi nell'amicizia della signora contessa di Prato, e che ella ha la bontà di mostrarmi tutta la fiducia... Non so [...]
[...] Valderi, ieri sera, – seguitò colui, assumendo completamente l'aria misteriosa e gonfia del vecchio ganimede che si crede sicuro del fatto suo [...]
[...] sparso per una causa sì futile; e le venne risposto con quel biglietto ch'ella mi lesse. Pietro sorrise involontariamente nel vedere la pazza [...]
[...] persuasione e le galanti pretensioni del vecchietto. – La contessa, – seguitò colui, – ed io stesso non avevamo capito perfettamente quello [...]
[...] che volessero dire quelle parole: Alla signora contessa di Prato posso assicurare che il conte, suo sposo, non correrà alcun pericolo: e che la sua [...]
[...] son 90 corso a ringraziar lei di cuore, a stringerle la mano per la contessa e per me, essendo sicuro di prevenire il desiderio della signora [...]
[...] ferita al braccio non può chiamarsi una disgrazia) e che io, dopo aver fatto il possibile per venire all'aggiustamento che ella mi raccomandava [...]
[...] , vada ad annunziarle di aver accomodato benone le cose, e aver perfino ringraziato lei. – Sarei dispiacentissimo però, signore, ove ella, senza [...]
[...] volerlo, le avesse reso un servigio che sarà male accolto dalla signora. – Male accolto!?.. e perchè? – Giacchè il conte n'è uscito illeso [...]
[...] , cosa deve importare di me, di uno sconosciuto, a quella signora? E come dovrà accettare che lei vada a dirle: Ho stretto da parte vostra la mano a [...]
[...] quell'uomo che ha avuto la scortesia di rifiutarvi un sommo favore (poichè non è provato ch'io abbia risparmiato il conte) e che è andato a [...]
[...] , abbracciandolo; come le ne sarei grato!... – E se lei crede che due righi potrebbero esserle utili presso la signora di Prato... – Ella è la bontà in [...]
[...] persona, ed io le sono devotissimo anima e corpo. Senza aspettare che il suo interlocutore fornisse il compito dei suoi enfatici ringraziamenti [...]
[...] Pietro si appressò al tavolino da albums, aprì una cartella che conteneva foglietti da lettere, e scrisse: «Un uomo che ha molto a farsi [...]
[...] questo perdono ai suoi piedi». 92 Piegò il foglio e fece mostra di rimetterlo così aperto all'amico della Prato. – Non occorre di suggellarlo [...]
[...] , spingendolo verso la porta. – Un altro abbraccio, amico carissimo, un altro abbraccio. Lei troverà sempre in me un uomo tutto suo, un amico vero e [...]
[...] , inchinandosi; e Pietro, lasciando cadere la portiera dietro di lui, non potè fare a meno di ridere della trista figura che la sciocca presunzione [...]
[...] faceva fare a quel seduttore di 58 anni. A mezzogiorno il conte rientrò in casa e domandò della moglie: – La signora contessa è uscita in carrozza [...]
[...] motivi che mi spingono a tal passo per nasconderlo – Non mi cercate adunque: sarebbe inutile – Vi so troppo ricco e troppo generoso per supporre [...]
[...] donna volubile e galante, appassionata ed impetuosa. Quasi nell'ora istessa un elegante calesse si fermava dinanzi il portone di una graziosa [...]
[...] , che era discesa dal calesse, e le additò una scala a sinistra, della quale gli scalini di marmo era fiancheggiati di vasi di fiori. In fondo [...]
[...] -biglietti una carta di visita e piegandola: – ditegli che aspetto. Non vi sgriderà certamente per questo. Il tuono di sicurezza e di superiorità [...]
[...] spiaggia incantata della Marinella che ha il bel golfo di Napoli per orizzonte, e in fondo Capri e Sorrento. Quella specie di stufa, dove vegetavano le [...]
[...] lo stanzone dei fiori prima di giungervi, e il giardino sulla terrazza, sembrava aver presieduto nei minimi dettagli alla situazione di tutti [...]
[...] ; ciò che unito alle pitture dei vetri, e alle doppie tende di raso e di velo, faceva penetrare soltanto nella sala quella mezzaluce, che, col [...]
[...] lasciare indistinte le forme degli oggetti, vi crea mille nuove immagini, e ne popola la semi-oscurità di quei mille sogni incantati, di quelle [...]
[...] ricco di dorature, di sete, di specchi e di profumi: fascino al quale forse ella era disposta. Poco dopo la tenda si aperse, e comparve un uomo [...]
[...] corpo da fata (che accennava appena le sue seduzioni sotto le linee quasi vaporose delle vesti, voluttuosamente disteso sulla poltroncina) e su [...]
[...] ringraziarla... Ho verso di lei uno di quei doveri di gratitudine dinanzi a cui le convenienze sociali scompaiono; e son venuta a ringraziarla, signore [...]
[...] bellezza. – E questa ferita!... Dio mio!... continuò la contessa commossa vivamente. – Nulla... una scalfittura. Narcisa si avvide forse allora [...]
[...] della tacita ammirazione con cui il giovane si teneva quella mano sulle palme, e, arrossendo impercettibilmente, fece un movimento per ritirarla [...]
[...] prima, ma sorridendo cogli occhi e le labbra del suo sorriso inebbriante, con un movimento rapidissimo e quasi istintivo di grazia squisita, o di [...]
[...] sopraffina civetteria, gli porse l'altra, lasciandole in quelle di lui e guardandolo fisso negli occhi. Pietro volle baciare quelle mani da fata [...]
[...] Narcisa col suo sorriso ammaliatore; – siamo franchi in tal caso dall'una parte e dall'altra per poterceli perdonare scambievolmente [...]
[...] ... – Reciproci torti? – interruppe Pietro come trasognato. – I miei saranno più gravi; – rispose Narcisa, – ma ho la buona fede di confessarli e la [...]
[...] risoluzione di espiarli... E voi? – Io non me ne trovo che uno!... ma sì grande... che io non oso rammentarlo senza arrossire in faccia a voi... 98 [...]
[...] confessione? – Le vostre parole me lo danno; io ho commesso l'indegnità d'insultarvi rimandandovi il mazzo e l'anello, e poco fa anche il biglietto [...]
[...] avete tolto la mente e la ragione, Narcisa!... Così dicendo Pietro divorava coi baci quelle mani che si teneva fra le sue. – Ora che la vostra [...]
[...] giovani eleganti che mi facevano la corte. Anch'esso mi faceva la corte alla sua maniera, come la fanno i provinciali e gli adolescenti... Guardai [...]
[...] qualche volta costui che incontravo sempre sui miei passi in istrada, sulla porta del Teatro, uscendo e rientrando in casa... 99 Qualche volta [...]
[...] sorriso, ad una mia parola... mentre costui doveva sacrificarsi giorni e notti intiere per vedermi scendere da carrozza o per passarmi [...]
[...] mi amava in tal modo, e mi amava senza speranza... Poi non ci pensai più... – Poco tempo fa lo rividi in una festa: – riprese la contessa: – era [...]
[...] l'uomo in voga; l'alta società avea per lui le più squisite cortesie, le donne più belle e più nobili gli sorridevano... Un vero trionfo! Io [...]
[...] ammirai quella fronte larga e pallida, e mi sembrò di scorgervi qualche cosa di nobile che non vi avevo prima notato; mi parve di leggere un [...]
[...] mondo intiero nei suoi occhi, sebbene alquanto malinconici. Lo sguardo ch'egli mi volse mi fece pensare al giovanetto sconosciuto... e provai una [...]
[...] veduto che me creandola, prendermi la mano, sorridendo del suo triste sorriso, e farmi passare in rassegna il suo cuore coi suoi palpiti, le sue [...]
[...] speranze e le sue lagrime... e trasportarmi ai giorni delle vaghe aspirazioni e dei sogni ineffabili. Poi mi ha fatto piangere del suo pianto [...]
[...] disperato a quelli spasimanti di passione... e si è arrestato anelante, spossato, colle braccia stese, nel punto in cui sentiva sfuggirsi questo [...]
[...] inginocchiarsi. – Qualche volta, quando penso a quest'amore sì ardente e sì immenso che non avrei saputo immaginare, se non l'avessi ispirato [...]
[...] , io che ho sorriso e folleggiato fra le ancor più folli proteste di mille galanti, io stordita da quest'incenso d'adulazioni e di corteggio [...]
[...] che gli uomini più eleganti, più ricchi e nobili si affollano a bruciarmi ai piedi... io ho un movimento d'incerto terrore;... mi pare che debba [...]
[...] in un bacio di tale ebbrezza da sembrare troppo piccolo compenso la vita, e troppo corti i giorni per avvelenarsene... – Narcisa!!... – ripetè [...]
[...] Pietro colle lagrime agli occhi, prendendole le mani con violenza, mentre avea ascoltato sin allora cogli occhi spalancati e fissi, come pazzo [...]
[...] di felicità, e coi gomiti appoggiati sulle ginocchia di lei. La fata si curvò mollemente verso di lui, e gli posò le braccia sulle spalle... poi [...]
[...] lo sollevò lentamente, con quell'abbandono inimitabile e seducente che le era particolare: e guardandolo sempre col suo sorriso da sirena gli [...]
[...] susurrò, quasi sulle labbra, colla sua voce più bella e più carezzevole: – Son venuta a vedere il tuo gabinetto da studio... Pietro... Quel [...]
[...] braccia, come un caro fanciullo, e la divorò dei baci, singhiozzando in un sublime delirio: – Tu sei il mio Dio! ed io non avrò mai forza per amarti [...]
[...] terrazza, guardavano il sole che tramontava dietro quel mare azzurro che si stendeva immenso 101 ai loro piedi ed ove si specchiavano Ischia e [...]
[...] Procida. Narcisa teneva appoggiata la testa sulla spalla di Pietro, e di quando in quando si aggrappava al collo di lui colle sue candide braccia per [...]
[...] passare i suoi labbri sulla fronte e gli occhi di lui con mille baci muti della sua bocca tremante che ne formavano un solo. – Che vita [...]
[...] !... mio Dio! che vita!!... – mormorava ella soltanto qualche volta. – Eppure, mio dolce angioletto, quando io bacio questa tua fronte, e mi premo [...]
[...] fra le labbra questi capelli, e ti chiudo gli occhi colle mie mani, e mi sento fremere fra le braccia questo tuo corpo da fata... io non credo, no [...]
[...] sogno della mia fantasia, come ti sognai nel mio dramma... e ti sognai delirante, stringendomi la testa infuocata fra le mani, premendomi il cuore [...]
[...] proferì: quell'uomo pazzo: che mi dice che m'ama!... che io posso ad ogni ora, ad ogni minuto vivere la sua vita e suggergliela coi baci dalle [...]
[...] sulla poltrona; e che io ti legga, seduto accanto alle tue ginocchia, come quell'uomo... Bisogna che mi metta con te, di notte, a quell'ora, a [...]
[...] quel verone; e che tu ripeta quelle parole infami che io annegherei sulle tue labbra coi miei baci; bisogna che le tue mani ripetano su quel [...]
[...] che io mi segga su quel marciapiede, colla fronte fra le mani, come allora; e che io ascolti lo stormire di quegli alberi, il suono di [...]
[...] quell'orologio, il murmure lontano di quel mare, il fruscio della tua veste;... e che io vegga il lume che rischiara la tua camera;... e che la tua voce [...]
[...] sopratutto, la tua voce inebbriante, mi ripeta ad ogni ora, ad ogni minuto, che quello non è un sogno, che io non son pazzo;... e che i tuoi [...]
[...] ... – Andiamo a Catania! – mormorò Narcisa, dandogli un lungo bacio e bagnandogli la fronte di due lagrime di voluttà. 103 VIII Sig. Raimondo [...]
[...] quali alcune tue e di mia madre sono vecchie da più di 70 giorni. Povera madre! che avrà pensato di me?!... Eppure se ella avesse potuto conoscere [...]
[...] braccio;... e i suoi labbri hanno chiuso i miei occhi la sera, per riaprirmeli l'indomani!... Io ho baciato quei capelli, quella fronte, quegli occhi [...]
[...] arcani e misteriosi; è la voluttà con tutti i suoi sussulti più ardenti; è il delirio con tutti i suoi sogni più febbrili. Io non arriverò mai [...]
[...] rasata e candida si posa sulla fronte; e quando quegli occhi fanno passare nei miei baleni di quest'amore che al primo urto scintillano come il [...]
[...] cozzo di due spade, e che inebbriano come un veleno. «Questa donna che vivea pei piaceri, della quale il lusso era il bisogno come l'aria è [...]
[...] sa dire. È una vita straordinaria che noi facciamo: una vita che c'invidierebbero molti e che molti compiangerebbero come una pazzia. «A [...]
[...] Napoli noi uscivamo qualche volta, la sera, verso mezzanotte, in carrozza e andavamo a Mergellina per la Riviera di Chiaia. Io non ti potrei esprimere [...]
[...] ancora passeggiando, come nelle prime ore della notte; e allora noi correvamo a casa per levarci poi alle cinque. «Qualche altra volta uscivamo [...]
[...] a cavallo. Narcisa cavalca come un'amazzone, e noi galoppavamo verso Possillipo. Io mi spaventavo nel vedere con quale audacia piena di grazia [...]
[...] disinvoltura di un cavallerizzo. «Quando ritornavamo, coi cavalli anelanti e coperti di spuma, Narcisa si lasciava cadere nelle mie braccia [...]
[...] braccia allacciate attorno alla sua vita; ella s'interrompe per guardarmi, per sorridermi;... e quando mi ha guardato un pezzo, com'ella sola sa [...]
[...] ... Ha sorriso del suo caro sorriso a ciascuna rimembranza delle mie follie di giovinezza, e mi ha detto: «– Giammai tu amerai come hai amato me [...]
[...] !... «E come ebbra del suo trionfo mi ha circondato la testa delle sue braccia. «Ora, da quaranta giorni, noi siamo a Catania, dove ad ogni passo io [...]
[...] ritratto fisico e morale quando avrebbe soltanto veduto la sua camera. «Dappertutto velluti e sete; e, a renderne meno pesante la ricchezza, meno [...]
[...] severo e più diafano il colorito, veli dappertutto, e fiori, e un profumo appena sensibile, ma molle, delizioso: il profumo della sua pelle [...]
[...] delicata... «L'altra notte udii rumore nel suo appartamento; mi levai anch'io e la trovai al verone istesso dove io la vedevo qualche volta, cogli [...]
[...] occhi fissi sulla strada dove altravolta io passavo parte delle notti. «Mi accorsi che aveva pianto. Come mi vide mi gettò le braccia al collo e [...]
[...] scoppiò in singhiozzi. «– Oh! è l'eccesso della felicità che mi fa male! – mi disse. «E l'alba ci trovò ancora a quel verone, abbracciati [...]
[...] felicità che il Paradiso non mi potrebbe mai dare, ho un pensiero che mi è quasi terrore, che mi agghiaccia il bacio sulle labbra... e ciò [...]
[...] stringo fra le braccia, io non giunga a rompere quel velo aereo, direi, di cui Narcisa si circonda, e che comanda quasi la semioscurità [...]
[...] ella mi risponde, inebbriandomi del suo sguardo: «– Ciò che io rimpiango sono i giorni che vi ho passato senza di te, e che avrebbero accumulato [...]
[...] tesori d'amore e di ricordi trascorsi al tuo fianco. «Io ti ringrazio, amico mio, delle cure affettuose che prodighi alla mia famiglia. Vicini [...]
[...] a te, quei miei cari, io son tranquillo sul loro stato. Dirai a mia madre che non oso scriverle; e che qualche giorno correrò sino a Siracusa [...]
[...] suo nome è per me quello di un amico. È come a fratello che io scrivo, dunque, o signore... come ad un uomo che è l'amico del mio Pietro... E [...]
[...] son sola... e non ho nessuno a cui aprire il mio cuore; per mezzo di cui far pervenire, in queste memorie, i miei ultimi ricordi a lui! «Qual [...]
[...] cui l'amore, ch'io gli aveva ispirato, aveva solcato le guancie ed elevato il cuore sino al genio... e l'amai... l'amai come mai avevo amato [...]
[...] vita di baci e di carezze. «Noi non uscivamo quasi mai. La sera ci recavamo sulla terrazza che guarda il mare e restavamo là spesso sino a giorno [...]
[...] che per me sarebbe rimasta un mistero senza di lui. «E poi... «Alcuni giorni dopo Pietro cominciò ad invitarmi ad uscire... ad andare in [...]
[...] , che dovea farsi un avvenire, era impossibile seguitare a vivere così ritirato dal mondo, e che quest'avvenire gli imponeva qualche sacrifizio [...]
[...] la mia felicità. «Quando venne a stringermi la mano, quando udii il rumore della sua carrozza che si allontanava non potei frenare le lagrime, e [...]
[...] movimento coi suoi baci sulla mia testa. Quelle note mi parvero che piangessero, e chiusi il pianoforte con impazienza. «Lo aspettai al verone [...]
[...] sino a mezzanotte: non veniva ancora. Ebbi timore di lasciargli scorgere il mio affanno, se mi fossi lasciata trovare aspettandolo, e mi ritirai [...]
[...] nel mio appartamento. Presi un libro a caso, ma non potei leggerlo. «Verso le tre udii finalmente la carrozza che rientrava sotto il portone, e [...]
[...] venuto. «Egli si alzò soltanto verso le undici, e immediatamente venne a cercare di me. «– Come sei bella, mia Narcisa! – esclamò egli [...]
[...] sguardo ardente di passione, e la sua voce che recava l'accento del cuore. «Singhiozzante gli gettai le braccia al collo, come per non [...]
[...] lasciarmelo sfuggire mai più, e nascosi la testa nel suo petto. «– Che vuol dire questo pianto? – domandò egli asciugandomi gli occhi coi baci; – son [...]
[...] , quasi pentito. «Per otto o dieci giorni non mi lasciò più un minuto. «Sentivo che questa felicità sovrumana mi logorava lentamente, e mi dava [...]
[...] sorriso affascinante, alcuni ricci neri scappanti dall'orlo del cappuccio bianco sulla fronte di un candore più puro e direi più rasato. Eri tu [...]
[...] , l'ombra tua, che girava fra le vorticose coppie di un valtzer... e piansi lagrime ardenti, disperate;... e passeggiai delirante come un pazzo, sotto [...]
[...] provai, per sentire più viva l'ebbrezza della felicità che tu mi dai ora! 113 «E mi abbracciava, e mi baciava frenetico, ardente. «In mezzo a [...]
[...] sol giorno senza tal vita, fremetti di terrore, e corsi a vestirmi per nasconderlo a lui. «Uscimmo a piedi lungo la cinta esterna della città, per [...]
[...] . Le lagrime che solcarono le mie guancie mi tradirono. «– Ma che hai dunque? – esclamò Pietro fermandosi, vivamente commosso, e [...]
[...] parole... come io ne aveva bisogno!... E... e... se qualche giorno... se mai... – ed io stentavo a proferire fra i singhiozzi che mi soffocavano, – tu [...]
[...] ... promettimi che tu mi dirai... che me lo dirai quando non mi amerai più!... «E le mie ginocchia, senza avvedermene, si piegarono. «– Mio Dio [...]
[...] , no... Pietro! non vedi che son felice ora?!... «Egli rimase triste e pensieroso lungo tutta la strada. «Io provavo un inenarrabile godimento [...]
[...] scacciare la penosa preoccupazione che ci aveva invaso ambedue; – confessiamo che siamo pure i gran fanciulli, e che i nostri discorsi sono stati ben [...]
[...] la nostra abitazione: mi parea d'essermi levato un gran peso dal cuore col togliermi quella maschera di convenienza che la società esige, e che [...]
[...] contornava il suo tavolino, e dei quali spargevo le foglie sulla carta in cui egli scriveva; o, quand'egli lo voleva, andavo al pianoforte e gli [...]
[...] tutti i terrori dell'avvenire. «Non potevo esser gelosa... Alla festa, ove l'accompagnai, avevo veduto le più eleganti e belle dame sorridergli [...]
[...] con quella grazia che dà diritti a sperare, prodigargli le più obbliganti attenzioni, e l'avevo veduto rimaner freddo e cortese innanzi a quelle [...]
[...] attrattive, cercando avidamente il mio sguardo e il mio sorriso. Egli è troppo generoso e nobile per potermi parlare come mi parla e guardarmi [...]
[...] ogni giorno sempre più assopisce nel suo cuore tutte quelle sensazioni minime, delicate, squisite, che la passione suscita e sublima, e che [...]
[...] mostra qualche volta impaziente, e dissimula appena una lieve tinta del dispetto che prova di non saper meglio nascondere le sue impressioni. Io [...]
[...] alla febbrile e quasi ebbra eccitazione che può scambiarsi coll'esaltazione della passione. «Un giorno era uscito prima ch'io fossi levata, e avea [...]
[...] , impaziente d'attendere più oltre, e andai a cercarlo dove sapevo trovarsi ogni sera. «Feci fermare il legno dinanzi al Caffè di Sicilia e mandai il [...]
[...] piccolo jokey a cercarlo; egli si alzò subito da un crocchio d'amici, fra i quali era seduto, e venne a mettersi in carrozza con me. «– Ti [...]
[...] . Io gli strinsi la mano, poichè ero assai commossa, e non risposi. «La carrozza attraversò tutto il corso Vittorio Emanuele e prese la strada [...]
[...] d'Ognina. Fuori l'abitato volli scendere e prendere il braccio di lui. Il calesse ci seguì ad una cinquantina di passi. 118 «Entrambi [...]
[...] sentivamo di avere un penoso discorso da intavolare, che non avevamo il coraggio di incominciare, e che perciò ci faceva rimanere in silenzio [...]
[...] le rimembranze erano ancora palpitanti di piacere, e a misura che il mio pensiero le vedeva più vive, che il mio cuore batteva più forte, che [...]
[...] aveva a dirmi, e raddolcire quanto vi poteva essere di amaro; – non si può sempre vivere di questa vita che noi abbiamo fatto, che è la mia [...]
[...] più dolce memoria, senza 119 avere delle ricchezze, che io non posseggo, e neanche tu, e le possedessi, io non potrei accettarle da te; bisogna [...]
[...] pur diritto all'amore del figlio suo, e che sei intieri mesi non ha avuto una parola da lui, non l'ha abbracciato una volta... Oh, credimi, Narcisa [...]
[...] disillusione che uccide l'amore... ed io voglio amarti sempre, mia Narcisa! «Soffocai i miei gemiti col fazzoletto, e rimasi muta, pietrificata dinanzi a [...]
[...] lui che mi stringeva ancora le mani, e mi fissava quasi avesse voluto leggere nei miei occhi. «Dio mio! quello che soffersi in quel punto, credo [...]
[...] mi ha scritto molte volte le più calde preghiere perchè io vada ad abbracciarla... «Egli aveva esitato a proferire l'ultima frase, e l'avea [...]
[...] . «Egli rimase colpito e sorpreso da quell'apparente freddezza, e m'accorsi ch'era anche indispettito. «– Grazie! – mi rispose freddamente [...]
[...] . «E rimase muto... E non una parola di più... come se avesse temuto ch'io mi pentissi di ciò che gli avevo accordato. «Ripresi il suo braccio per [...]
[...] . Egli esitò... egli non l'ebbe;... e rimase muto, immobile... come combattuto da un'interna tempesta. «– Non ha dunque cuore quest'uomo! – gridai [...]
[...] lagrime, asciutto e quasi fosco, coi lineamenti duri e severi; egli... quest'uomo! ebbe la forza di dirmi colla sua voce più calma ed incisiva [...]
[...] della mente. «Mi sentivo morire, e caddi annichilata sul muricciolo accanto alla strada; Pietro mi diede il braccio, mi sollevò, e mi strascinò [...]
[...] umili, e che mi parvero aver deciso la mia condanna; se Pietro mi avesse amato ancora, egli non avrebbe dato la significazione letterale a quelle [...]
[...] che egli aveva tanto ammirato in me; e passai nelle sue stanze. «Lo trovai che scriveva, seduto al tavolino nella sua stanza da studio, con un [...]
[...] attorno al suo tavolino, quei fiori fra i quali egli s'immergeva, direi, quando si metteva a scrivere, e che avvolgevano i suoi sensi in un [...]
[...] vapore di colore e di profumi, e suscitavano mille indefinite percezioni nella sua mente; quei fiori dei quali egli avea detto di aver bisogno come [...]
[...] dell'aria per lavorare e per pensare a me, erano appassiti; le tende delle finestre chiuse, sicchè eravi quasi buio nella stanza; attraverso [...]
[...] l'uscio aperto della sua camera da dormire vidi il letto scomposto, colle lenzuola lacerate e cadenti a terra, ed un cuscino sul tappeto accanto ad [...]
[...] una poltrona rovesciata. «Pietro mi voltava le spalle, colla testa appoggiata fra le mani; aveva dinanzi un monte di quaderni e di fogli di [...]
[...] carta, dei quali alcuni lacerati; sul foglio che gli stava sotto la mano era scritta l'intestazione di una lettera e tre o quattro versi cancellati [...]
[...] . Egli non mi udì avvicinare, e si riscosse bruscamente quando mi vide vicino a lui. Poscia si alzò e venne a stringermi la mano, sorridendo [...]
[...] disordine; li abbassò, e rimase muto. «Non aveva voluto confessarmi che ancor esso avea sofferto: sentii stringermi il cuore dolorosamente. «Venni [...]
[...] ad appoggiarmi alla sua spalla, come nei bei giorni in cui sentivo un brivido percorrerlo allo sfiorargli il volto coi mie capelli, e lo guardai [...]
[...] abbassò gli occhi sulle carte che gli stavano ammonticchiate dinanzi alla rinfusa, e rispose con un cenno del capo, quasi avesse dubitato di avere la [...]
[...] mia forza. «– Scrivi a tua madre, Pietro... Le hai detto che fra quindici giorni sarai da lei?... «Questa volta egli non rispose e si recò la [...]
[...] 125 fredde e tremanti sulla mia mano, che recava quella percezione al cuore come una stilettata, cercandovi forse la forza di rispondermi. «Un [...]
[...] della sera... Non fu nulla di ciò... «– Oggi stesso manderò Giuseppe ad affittarvi un casino: mi rispose stringendomi le mani e figgendomi gli [...]
[...] occhi in volto come cercandovi la spiegazione di quel desiderio; – e domani partiremo. Vuoi che usciamo assieme oggi? «Quella domanda fu il mio [...]
[...] nella risoluzione che parea essersi fissata, e che quei momenti avevano fatto ondeggiare in lui... Egli fu amoroso con me, come si può esserlo sino [...]
[...] facesse mettere in dubbio. «Un momento mi parve cattivo e spietato quell'uomo che non mi amava più. «Poi gli baciai le mani, delirante [...]
[...] , piangendo a calde lagrime; gli avvinchiai le braccia al collo e lo soffocai quasi fra le mie lagrime e i miei baci, come se avessi voluto farmi [...]
[...] avea adorato in me... e nulla!!... nulla!!... e staccarsene pallido, annichilato... quasi piangendo come un fanciullo, guardandosi attorno come [...]
[...] smemorato, come cercando ancora quelle sensazioni che non sa più trovare in me... e che io!!!.. disgraziata!!... io non posso più dargli [...]
[...] risente di me, di quest'amore di cui l'amo, ch'egli comprende, e del quale non può contraccambiarmi, malgrado tutti i suoi sforzi generosi, questa [...]
[...] quello che si passa in me. Egli è sdegnato contro se stesso e dolente della simulazione che deve imporsi per compassione di me, delle menzogne che [...]
[...] , e non ritorna che a sera, stanco, spossato, come se avesse voluto nella stanchezza dei sensi addormentare il rimorso del suo amore perduto, e [...]
[...] ... «Qualche volta ho trovato l'indomani il suo fazzoletto e i suoi guanciali umidi: al sapore acre ho conosciuto che erano lagrime... 128 «Lui! questo [...]
[...] carattere orgoglioso e forte, quest'uomo di ferro... ha pianto!... ha pianto di dolore, di rimorso, di rabbia, per quest'amore che gli sfugge [...]
[...] d'autunno che spoglia gli alberi delle foglie, la massa antica, imponente, severamente e grandemente poetica del vecchio e rovinoso castello [...]
[...] che pende da una balza sul mare; coi suoi muri massicci e screpolati, sui quali stridono i gufi in mezzo alle ginestre che vi germogliano, che [...]
[...] questa lontananza sembra calmo e lievemente increspato, e che muggisce colla sua voce potente fra i precipizii dell'abisso che circonda le [...]
[...] luccicanti di ferro fra i merli dei torrioni; che mi fa vivere in mezzo agli uomini di una volta che l'hanno abitato coi vivi ricordi che tramanda e [...]
[...] genio e di sentimento nel suo dramma, capì appena tutto il senso di quelle parole. «Mi diede il braccio, come per nascondermi il suo imbarazzo [...]
[...] , e mi accompagnò alla salita che precede l'ingresso della rocca «I muri della torre principale che guardano il paesetto, sembrano di [...]
[...] quale mormora il mare di un sordo rumore, e che fa venire le vertigini al solo guardarlo. «Pietro passò innanzi e mi porse la mano raccomandandomi [...]
[...] quasi duecento piedi sotto di noi, ove, fra le acute punte degli scogli, biancheggiava la spuma minuta delle onde rotte e imprigionate nella [...]
[...] quasi involontariamente, stringendo la mano di Pietro che mi guidava. «Mi pareva più dolce quella morte, e preferibile alle torture che provavo [...]
[...] , e che supponevo anche in lui. «– Quale pazzia! – mormorò egli stringendo il mio braccio, come per prevenire l'effetto di un capogiro, e [...]
[...] accelerando il passo, che avea reso ardito e sicuro, quasi per garantire la mia vita ch'eragli sospesa. 130 «Egli non ha detto: Che cara pazzia [...]
[...] dell'orizzonte, che si stende nella sua grande immobilità in lontananza e freme e spumeggia ai miei piedi; ho veduto quelle barche che sembravano [...]
[...] giocattoli da quell'altezza, quel litorale sparso di ville e di paesetti, e Catania... Catania ove Pietro mi aveva tanto amato... «Vi fissai un lungo [...]
[...] ? «– Catania! – risposi colla voce ancora tremante. «Egli sentì forse tutto quanto vi era di passione e di rimembranze in quella parola; e lo [...]
[...] risposi e restai cogli occhi umidi e fissi sul golfo in fondo al quale biancheggiavano le cupole che indicavano la città, appoggiandomi al braccio [...]
[...] Siracusa? – domandai poscia, come non accorgendomene, cedendo ad un intimo impulso. «Pietro mi additò un punto tra mezzogiorno e ponente, dietro il [...]
[...] gettandogli le braccia al collo, singhiozzando e fissando nei suoi i miei occhi brillanti di 131 lagrime. Egli abbassò gli occhi, baciandomi le [...]
[...] mani, e rispose, dopo avere esitato un istante: «– Se lo vuoi... «– No! io non lo voglio... Ciò che io voglio è il tuo amore! il tuo amore [...]
[...] sfrenato, ardente, quale lo sentivi per me, quale cerchi ancora come smanioso e non sai più trovare, quale io spero qualche volta illudendomi, e [...]
[...] tento tutte le occasioni per travedere in te... e non m'accorgo, pazza, disgraziata ch'io sono, che tu non lo trovi... che tu hai la generosità [...]
[...] , la nobiltà di fingerlo meco; ciò di cui senti rimorso;... e che tutto... tutto!... perfino le tue carezze, perfino i tuoi sacrifizii mi [...]
[...] nell'eccitazione della corsa, poichè mi sentivo morire. «L'ultimo raggio di sole rischiarava ancora i merli della più alta torre, e [...]
[...] nell'abisso che dovevamo traversare era buio profondo; e gli echi ne erano mugghianti; e gli sprazzi di spuma biancheggiavano come giganteschi fantasmi [...]
[...] più lo vedevo allontanarsi da me... Un momento il mio piede si stese sul precipizio e la mia mano strinse più forte la sua per allacciarlo in [...]
[...] ... anche con un'altra!... 132 «Un'altra!... Ecco quell'idea terribile, sanguinosa, che mi ha attraversato il cuore come un ferro infuocato, e [...]
[...] pericolo, che camminavamo sul selciato della strada. «Una o due volte, in quella notte agitata e febbrile passata al davanzale della mia [...]
[...] di sperare, mi pare di averlo mio! tutto mio!... e che nulla abbia potenza di strapparlo all'amplesso frenetico delle mie braccia. «Appena [...]
[...] fummo al largo egli lasciò i remi e venne a prendere la mia mano. «Lo guardai come non l'avevo mai guardato: sentivo che non potevo amarlo di più [...]
[...] di quanto io l'amavo in quel momento; mi pareva impossibile ch'egli dovesse lasciarmi il dopodomani. «Egli baciava le mie mani, e sostava per [...]
[...] guardarle in silenzio, come se avesse temuto di alzare gli occhi nei miei, e per tornare a baciarle... Le sentii umide delle sue lagrime. 133 [...]
[...] di una lusinghiera speranza; – ieri ti pregai di condurmi a Siracusa... con te... «Egli non potè più frenare il pianto, e scosse la testa [...]
[...] capace; – e perchè, Pietro?!... «– Oh! grazia! grazia, Narcisa! – singhiozzò egli stringendomi fra le sue braccia, nascondendo la sua testa [...]
[...] mi fanno care le reminiscenze che non potrò dimenticare giammai, e che formano ora il mio inferno... Eppure, te lo giuro sul mio onore, io non [...]
[...] sacrificherò al dovere quello che 134 avrei sacrificato all'amore, e farò quanto è possibile all'uomo per renderti la tua felicità. Ho tanto [...]
[...] provato di sì immenso nella voluttà del godimento, nel delirio dell'esser felice che forse all'uomo non è concesso di godere... e Dio mi punisce [...]
[...] col soffiare su tutte quelle sensazioni che formavano il mio amore... che cerco invano da due mesi... e spegnerle per me. Nel tremito ardente [...]
[...] dei tuoi labbri, sul tiepore della tua pelle rosata, nelle nervose e convulse pressioni delle tue braccia, nel delirio fervente delle tue carezze [...]
[...] folle per la felicità dell'amor tuo, io provai sino a quel parossismo del godimento che ci annienta, direi, nel godimento istesso, e che ci lascia [...]
[...] sbalorditi della sua estensione. Io ho cercato invano questo profumo, questo vapore che ti circondava d'incenso come gli angeli, e in cui non [...]
[...] apprezzarlo e cuore per perdonarmelo... come mi hai perdonato tutto quello che ti ho fatto soffrire da due mesi, che mi son rimproverato, e di cui il [...]
[...] rimorso mi lacera... Quello che io piango, Narcisa, è l'amore che ho provato e che non posso più trovare... che cerco assetato per inebbriarmene [...]
[...] , poichè la sete che ne ho è ardente, divoratrice, e che mi fugge sempre dinanzi come un fuoco fatuo... Io avrei paura, rimanendoti più a lungo [...]
[...] vicino, che la stanchezza dell'animo non vincesse anche il desiderio ineffabile che ho di quest'amore... e che tutto questo tesoro di diletti [...]
[...] allora; e stendere le braccia, delirante, invocando un altro sorso di questa coppa fatata... a cui fui tanto stolto da bere troppo... «Egli non pot [...]
[...] una calma nella voce della quale io stessa ero atterrita: – Addio, Pietro!... «Egli cercò i miei labbri coi suoi freddi, tremanti d'angoscia e di [...]
[...] voluttà. «– Addio!... gli mormorarono ancora i miei labbri palpitanti nei suoi. – E svenni fra le sue braccia. 11 Novembre. «Posdomani [...]
[...] dei sui passi...; quando non lo vedrò più e non l'attenderò più la sera, affacciata alla finestra!... «Oh! no!... no!... meglio prima... prima [...]
[...] ... «Ho peccato! e Dio mi punisce col mio peccato! 12 Novembre «L'inverno è sopravvenuto troppo improvvisamente per queste contrade... Dio mio! Ho [...]
[...] avuto paura di questo mare burrascoso, di questi nuvoloni che fanno nero e triste il cielo, di questo vento che strappa le ultime foglie degli [...]
[...] alberi... «Sì, ho paura di questa natura, pochi giorni fa ancora tanto ridente, e che sembra fuggirmi con la vita... «Ho pianto molto... sì a [...]
[...] ; ascoltando le sue parole; e sembrava deliziarsi nella trasparente e profumata atmosfera che le mille sensazioni di quel momento le creavano [...]
[...] donna ebbra anch'essa di questa voluttà che ispirava e che cercava, per formarne un fascino irresistibile, divorante. L'occhio di Pietro era [...]
[...] baci per la fronte, pei capelli, per le labbra, per gli occhi, pel collo quelle emanazioni acri e violente di una voluttà insaziabile, che eccitava [...]
[...] alfine! sì, t'ho trovata!!... Tutt'a un tratto quel corpo affascinante di mille seduzioni ebbe un fremito che non seppe reprimere, e quasi una [...]
[...] lineamenti di lei, che tradivano qualche lievissima contrazione spasmodica: e che cominciavano a bagnarsi di fredde stille di sudore a fior di [...]
[...] braccia, baciandolo del suo bacio languido e divorante nella sua molle seduzione; e posò il suo viso sul volto di lui, mischiando i ricci dei [...]
[...] felicità, Pietro!... Mi pare di aver sonno... di dover sognare questi squisiti diletti... Avevo tanto sofferto!... Adagiami sul canapè... e suonami [...]
[...] ... – E giunse le mani con atto infantile di preghiera. Pietro cominciò ad eseguire quella musica che faceva la più strana impressione in mezzo al [...]
[...] rotto dall'anelito affannoso e soffocato della respirazione di lei. Ella si era alzata lentamente, come attratta da quel suono; cogli occhi come [...]
[...] affascinati da immagini che ella sola poteva vedere... E si era strascinata 141 barcollante, stendendo le mani tentoni, come se non vedesse più [...]
[...] , verso il punto dove risuonavano quelle note festanti. Ella vi giunse, anelante di fatica e di piacere, e si aggrappò alla spalla di Pietro per [...]
[...] non cadere, gridando con accento indescrivibile. – Oh! Pietro! Pietro!... dove sei?!... E cadde inginocchiata. Le sue pupille azzurre [...]
[...] , chiare, quasi fosforescenti, si fissavano in volto a lui, senza sguardo, come cercandolo; e allorquando sembrò ch'ella non potesse rompere quel velo [...]
[...] suoni dalla sua gola arida e ad articolarli colle sue labbra tremanti: Oh! Dio!... sì presto! sì presto!... E quando incontrò gli abiti del [...]
[...] sfuggire. La pelle del suo viso si era fatta arida, e le vene cominciavano ad iniettarsi di sangue. Pietro, stordito, spaventato, afferrò il [...]
[...] ! – gridò Pietro. Sollevò quel bel corpo, fattosi di un'inerte pesantezza, fra le sue braccia; stringendovela con una furibonda tenerezza; e lo [...]
[...] coricò sul divano. In tutto quel tempo le mani convulse di lei cercavano ancora le sue, e quando le trovarono fecero atto di recarsele alle labbra [...]
[...] , fissandolo sempre di quella pupilla cerulea, dilatata, senza sguardo. Si udirono dei passi precipitati, e comparve Raimondo, che veniva a [...]
[...] prendere Brusio per condurlo da sua madre, come Narcisa ne avea avuto sentore. Con un solo sguardo egli vide di che si trattava, e senza perder [...]
[...] tempo in domande inutili, corse a lei, distesa sul divano, e le prese il polso. 142 Le pulsazioni erano deboli, lente, mancanti; osservò la pelle [...]
[...] arida, picchettata in alcuni punti delle braccia di bollicine incolori; il volto acceso e che cominciava a farsi livido; gli occhi fissi, che [...]
[...] , rizzandosi con la pronta decisione che dà l'intuizione al medico di genio, e che lo fa sollevare e dominare in tali momenti. – Oh no!... Dio mio [...]
[...] !... – Un momento! Avrete almeno questo; – e spezzò il cordone del campanello, strappandolo con violenza. – Recate un bicchiere d'acqua e del [...]
[...] sapone, e preparate due tazze di caffè molto carico e senza zucchero; subito! – ordinò al cameriere che comparve. – Bisogna che tu passi [...]
[...] nell'altra stanza; – soggiunse quindi rivolto a Brusio che sembrava di sasso. Narcisa, che udì forse e comprese quelle parole, strinse più vivamente le [...]
[...] lascerò un minuto... Io sarò forte, Raimondo! Il medico si strinse con impazienza nelle spalle, e tentò di far bere a Narcisa il bicchier d'acqua [...]
[...] aggrapparsi alla vita che sentiva sfuggirle; provò qualche 143 movimento di vomito, che rimase senza effetto; e ricadde pesantemente sul canap [...]
[...] è mormorando: – Oh! la vista!... Dio mio! la vista!... vederlo almeno!... E due lagrime luccicarono sulla sua orbita. I suoi lineamenti erano [...]
[...] orribili di questa lotta penosa che cercava vincere e dissimulare con isforzi sovrumani. Raimondo, che aveva preso la testa di lei fra le sue [...]
[...] braccia, un minuto dopo la lasciò ricadere sul cuscino, resa di una cadaverica pesantezza; e rimase muto, disanimato. Poco dopo mormorò, come [...]
[...] animava come se contemplasse deliziose visioni che il suo occhio sbarrato e fisso poteva vedere soltanto. Ella mormorava frasi interrotte, appena [...]
[...] sensibili, in cui spesso le sue labbra si agitavano come per sorridere. Una o due volte sembrò riscuotersi bruscamente, con un senso penoso... e [...]
[...] ad un'ultima e subitanea ispirazione; lo strascinò sulle sue carrucole sino al canapè dov'era sdraiata l'agonizzante; sollevò questa fra le sue [...]
[...] braccia, perchè le braccia di lei potessero ancora circondare il collo di Pietro che non volevano abbandonare; e disse a Brusio che sembrava [...]
[...] . Pietro cominciò a suonare quel valtzer allegro e brillante, di cui le note acquistavano la più triste inflessione sotto i suoi diti increspati e [...]
[...] tremanti, e che strillavano sinistramente in mezzo al funereo silenzio di quella stanza. Due o tre volte le labbra di Narcisa sorrisero; i suoi [...]
[...] sogni deliziosi del suo delirio... Ella stringeva più fortemente, sebbene con moto convulso, quella testa che abbracciava; e qualche volta i suoi [...]
[...] labbri si agitarono come per baciare; e il suo capo si avanzava tentoni come se avesse voluto incontrare quello di lui;... e la sua pupilla [...]
[...] trasporto della gioia; – m'ami?!... m'ami tu?!!!... E si rovesciò assieme a lui sul canapè vincendo, con uno sforzo disperato, miracoloso, la [...]
[...] fra le labbra di lei violacee, semiaperte e convulse. – E non me lo dici perchè hai pietà di me?... e non me lo dici perchè io muoio [...]
[...] ?!... – seguitò ella aggrappandosi al suo collo, nelle convulsioni dell'agonia, con quel moto incerto e straziante del volto e delle labbra che cercavano [...]
[...] !... dottore, fatemi vivere... egli mi ama!!... io non voglio morire!!! – finì con accento straziante. E non potè più proferire, quantunque agitasse [...]
[...] ancora penosamente le labbra, e alcuni suoni rochi e interrotti scappassero dalla sua gola arida. Ella rimase come profondamente assopita; riscossa [...]
[...] lineamenti, in cui l'occhio soltanto, colla sua larga e lucida fissazione faceva prevedere la morte. Era orribile a vedersi la rapida decomposizione di [...]
[...] avvinchiato a quel corpo per tre quarti cadavere, e che aveva tuttavia i suoi ultimi moti convulsivi, gli estremi sforzi dei suoi rantoli, la disperata [...]
[...] 146 tensione della pupilla per lui; egli era come affascinato da quell'orribile spettacolo che impietrava le lagrime nel suo occhio ardente e [...]
[...] vedi che ciò ti uccide!... Pietro non rispose, e abbracciò più strettamente quel corpo inerte; in cui gli parve sentire un ultimo sussulto al suo [...]
[...] abbraccio; mentre le mani gli parve lo stringessero più tenacemente, come per ringraziarlo e non lasciarlo. Quell'agonia fu lunga, penosa [...]
[...] , e dissipando il più allegramente possibile lo scarso suo patrimonio. Misteri del cuore! 147 [...]
[...] LYDIA. NEERA - LYDIA MILANO GIUSEPPE GALLI, LIBRAIO-EDITORE Galleria Vittorio Emanuele e, 17 e 80 LIPSIA e VIENNA | MONTEVIDEO. F. A [...]
[...] . BROCKHAUS | GALLI e COMP. - 1888 PROPRIETÀ LETTERARIA Milano. - Tip. Filippo Poncelletti, Via Broletto, 43. LYDIA. I. La piazza si riempiva di [...]
[...] curiosi, e principalmente di curiose, per le quali la prospettiva di vedere una sposa appartenente all'alta società era un grande stimolo. Chi [...]
[...] bel giorno Giuseppe Colombo, diventato il signor - 2 - Colombo, abbandonò i negozi e si diede a fare la vita in grande. Commercio, attività [...]
[...] e di una finezza a tutta prova, aveva saputo ormeggiare così bene, da non offendere alcuna suscettibilità. Buon ragazzo coi signori, ai quali [...]
[...] appoggi anche nei più alti strati sociali. Divenne una potenza, e molti discendenti dei crociati trattavano con lui da pari a pari, accettando [...]
[...] fanciulla senza dote, e penetrato così nel cuore dell'alta società, divenuto parente di conti autentici, vide aprirsi tutte le porte davanti a [...]
[...] occhi da quel volto ignobile, presso al quale i diamanti e le trine producevano un contrasto grottesco. Gli uomini la guardavano con una curiosità [...]
[...] del vuoto fatto intorno a lei; sedeva, sciorinando i suoi abiti di velluto, e aspettava. C'era sempre un'altra donna trascurata o spostata che [...]
[...] veniva a raggiungerla: c'era una ingenua che la salutava, e tutti gli uomini seri e rispettosi si affrettavano a presentare i loro omaggi alla [...]
[...] a farsi una nicchia in quella società; dava lo sue battaglie di volta in volta, e le vinceva, accontentandosi di poco. Negli ultimi anni s'era [...]
[...] . Ella portava al tavolino del baccarat e del wist i medesimi ardori che avevano disseccata la sua bellezza di un giorno; e un certo non so che [...]
[...] del successo, giocando la partita sovra un punto, come già aveva giuocato la vita. — E il matrimonio religioso quando si fa? - 6 - — È già [...]
[...] tutte le bocche; ognuno voleva dire qualcosa. — E il marito? — Un forastiero. — Tedesco? — Americano. — No, inglese. — Russo. — Nobile? Questo [...]
[...] commozione strana; le più giovani rosse in volto cogli occhi accesi; le zitellone pallide e serie. La carrozza della sposa, precedendo le altre [...]
[...] , entrò nel cortile; un servitore aperse lo sportello, e due o tre signori scesi rapidamente dalle altre carrozze formarono siepe. Per un [...]
[...] momento si vide come una nube di trine sopra uno scintillio di gemme, una visione che sparve subito. E tutte quelle ragazze a precipitarsi in sala [...]
[...] . - 8 - Che cosa si aspettava? Per un malinteso, a un'altra coppia di sposi si aveva fissata l'ora istessa, e la coppia era giunta, lagnandosi di [...]
[...] fortuna, non volle assolutamente godere la preferenza, ma la cedette ai poverelli, e insediato coi parenti e cogli amici nella sala attigua a [...]
[...] la voce del segretario che leggeva il verbale; e l'assessore, rigido, sembrava contare i minuti. La sposina si avvicinò all'uscio per vedere [...]
[...] mazzolino di fiori d'arancio, e corse a rifugiarsi presso la madre. — Che c'è? — fece la contessa, rizzandosi sulla vita, guardando co' suoi occhi [...]
[...] ardenti cinti di rughe. — Due mostri. Lui è gobbo, lei avrà quarant'anni, e puzzano. Gli occhi ardenti ebbero un lampo; le narici, dilatate [...]
[...] , si agitarono; tutto il volto della contessa prese un'espressione violenta; le guancie, gialle e flosce, incorniciate nel cappello color rubino [...]
[...] . Il conte Colombo, inchinandosi, col suo sorriso fine e furbo, rispose: - 10 - — Come nelle stazioni ferroviarie... giustissimo...; ma la [...]
[...] uomini, col contegno degli impertinenti educati, passando in rivista la sala; freddi e corretti colle signorine, si chinavano famigliarmente [...]
[...] guerra che si - 12 - fanno uomini e donne, questi nemici che si amano qualche volta per poter tornare a odiarsi con maggior furore, fremeva [...]
[...] — ghignava non meno dolorosamente, e, coll'egoismo dei dannati, faceva festa alle nuove vittime. Due correnti contrarie si urtavano, sotto una [...]
[...] apparente armonia: duetto d'amore in cui - 13 - le parole erano sentimentali e l'accompagnamento ironico: rito augusto, solenne, dove gli áuguri [...]
[...] si guardavano ammiccando. Teresa Colombo, che in famiglia chiamavano Thea, e Federico von Stern, sedevano ora seri e composti sui due seggioloni [...]
[...] . Da una parte e dall'altra, le signore amiche si mostravano più belle che potevano, nella posa attenta, calma, nel contegno sicuro. Emergevano [...]
[...] trionfanti, colle testine altere, da una confusione dolcissima di blonde e di nastri, mescendo le gonne sui divanini stretti, rizzando di quando [...]
[...] posto insieme cogli altri nello scompartimento esposto al pubblico, e se ne stavano - 14 - mezzo nascoste tra i cortinaggi, sull'uscio [...]
[...] della sala d'aspetto. Erano Costanza Jeronima, figlia della marchesa Arimonti, e la sua intima amica, miss Eva Seymour. Eva, la bellissima, vestita [...]
[...] Eva a voce bassa — ho un motto: Essere amata. Costanza riflettè un istante, scosse il capo, e disse rapidamente, con sicurezza: — Non basta. Eva [...]
[...] tacque. Si era mossa per parlare coll'amica: tornò ad appoggiare la testa alla parete, fissando davanti a sè, nel vuoto, gli occhioni umidi e [...]
[...] del muro, un quadro di Giorgione. Aveva i capelli di un biondo intenso, rutilanti di luce, e gli occhi grandissimi, neri, - 16 - pieni di [...]
[...] tutto l'insieme, spirava una serenità di persona felice, di nervi calmi, di temperamento bene equilibrato, che era come il compendio e il [...]
[...] di rosa, esclamarono insieme: Lydia! E di sotto la tesa, audacemente rialzata di quel cappello, rispose a loro un sorriso biricchino. - 17 [...]
[...] : — Pensare che tu potevi stare a casa, e che io invece dovetti venire, come parente. — La gran penitenza! — esclamò Lydia ridendo, cacciandosi [...]
[...] il nostro motto. — Avete un motto? — Fu Costanza. — E qual è il motto di Costanza? - 18 - — O tutto o nulla. Il mio è: Essere amata. Quale [...]
[...] sente. — E se mi sentissero? — replicò Lydia con vivacità. — Non è quello che vogliono tutti? - 19 - La cerimonia era terminata. Il sindaco [...]
[...] distribuiva sorrisi, augurii e strette di mano, intanto che il pubblico grosso si allontanava, lasciando la sala vuota. Poi anche gli sposi si [...]
[...] capelli d'oro. Avevano entrambi l'espressione robusta e calma della razza anglo-sassone; solo negli occhi della figlia ondeggiava una morbidezza [...]
[...] , dovunque, il lutto della sua povera morta. Un angelo di bambina, sempre vestita di bianco, lo accompagnava; e quando sul volto della figlia egli [...]
[...] vide disegnarsi vieppiù spiccate le sembianze della adorata donna, un amore nuovo sorse nell'animo del baronetto — amore e dolore fusi insieme [...]
[...] — amore privo di desiderio, dolore confortato da una ineffabile tenerezza — e pellegrinò ancora, attraversando la folla senza guardarla, assorto [...]
[...] nella sua tristezza. Dovunque sir Eduardo passava colla figlia — questo bel vecchio dall'espressione nobile e triste, questa fanciulla [...]
[...] rimpianta, metteva sulle loro fronti il suggello di una sofferenza segreta e misteriosa. II. Te lo dico subito, mia cara Eva, perciò non [...]
[...] posso tacere; e perchè non vorrei che la notizia ti giungesse per altra via, malignamente travisata. La nostra Lydia ne ha fatta una delle sue [...]
[...] par - 24 - vero di sollevarsi un poco anche lui della sua parte di mentore, e così Lydia in gonnellino corto e cappello di paglia, come una [...]
[...] pastorella arcadica, se ne va per monti e per valli. Nessuno le darebbe sedici anni a vederla, e fino ad un certo punto si capisce come l'anno [...]
[...] . Chi sa come, non è per altro difficile a immaginare, il bimbo cadde nell'acqua, andò a fondo e ritornò a galla qualche metro lontano. La [...]
[...] vecchietta gridava, desolata e impotente; alcuni pescatori, sull'altra riva, non riuscivano a comprendere di che cosa si trattasse; ed ecco che [...]
[...] , delicato fino ad essere ombroso, e che, dopo l'onore, mette la questione della forma al di sopra di tutte le altre. Fanno pietà queste tre persone [...]
[...] , obbligate a vivere insieme e così mal legate. Fra sua madre e suo zio, Lydia è sballottata come una povera barchetta senza timone. Don Leopoldo [...]
[...] quel che può. La conduce a trovare le sue amiche; le racconta pudicamente, e condite di frizzi archeologici, le memorie della sua gioventù [...]
[...] condizione di cadetto povero lo ha sempre relegato nelle ultime file della famiglia; ed egli vi si tiene decoroso e calmo, come l'ultimo [...]
[...] aspetto differente; non dal punto di vista della loro miseria attuale, ma come nacquero, forti e invitti. Aristocrazia, nel mio pensiero, è sinonimo [...]
[...] d'ogni cosa elevata e pura, ed io sono fiera di appartenere ad una - 27 - casta che deve dare alle altre l'esempio di tutte le virtù. Mi [...]
[...] Vienna che è felicissima, e sua madre, tra una partita di poker e una di macao, si proclama - 28 - da sè stessa la più fortunata delle madri [...]
[...] remoto canto di terra, e fors'arco vicino, l'uomo de' miei sogni, dei sogni di Yolanda... ma no, Yolanda, si è accontentata di un avventuriero. O [...]
[...] rende tutti cattivi. Dicono che il sole si raffreddi a poco a poco e che la terra morirà il giorno che non sarà più riscaldata; così parmi di noi [...]
[...] cadono sulle foglie tormentate, e continuano a cadere, fitte, lucenti, fresche. Io mi sentii invasa allora da una dolcissima calma; guardavo la [...]
[...] pioggia scrosciare, dilagare, diffondersi per tutto il giardino, per la campagna, più lontano ancora, fin dove l'occhio scorgeva l'orizzonte, e [...]
[...] la campagna e la solitudine, la cara solitudine che fa pensare! Pure non è che senta odio pe' miei simili; al contrario, mi pare che tra i miei [...]
[...] porto così volentieri il nome, e il cui ritratto sta sopra al mio letto. Lo vedrai; è un permesso che mi diede la mamma, poichè voglio tanto bene [...]
[...] alla mia eroica omonima. So che molti mi danno la baia per questo, e perchè fuggo la gente; mi chiamano codina e monachella, dicono che la mia [...]
[...] e per le nobiltà comperate — e siccome vedo che tutto ciò sale sempre, viene avanti, invade le nostre case, i nostri focolari, io retrocedo, mi [...]
[...] storia della mia antenata? Sulla fine del seicento, una Jeronima - 31 - dei marchesi Arimonti si trovava a vent'anni bella, ricchissima e sola [...]
[...] . La madre era stata una donna galante, l'avola anche; e la cronaca parla di una Arimonti maritata a un gentiluomo francese che tentò, sotto il [...]
[...] , purissima, nulla sapeva di tutto ciò. Era cresciuta in un castello lontano dalla città, ignara delle insidie e delle tristizie del mondo. Lavorava [...]
[...] , suonava l'arpa, e andava a caccia con un vecchio scudiero; era benefica, era buona. Si innamorò di lei il figlio di una famiglia nobile e [...]
[...] nozze, la madre di lui, una principessa genovese, vi si oppose energicamente. Preghiere e suppliche, tutto fu vano. La principessa dichiarò che non [...]
[...] , profondendo ogni suo avere in opere di carità, e fondando nello stesso castello un monastero di clausura di cui fu badessa esemplare. Ci [...]
[...] quei dolci occhi azzurrini, quella fronte più alta che larga, quella bocca pallida dalle labbra sottili, e mettendo il bel cuore di Jeronima [...]
[...] entro quelle sembianze fredde, ne esce viva e vera la soavissima figura della mia antenata. Ma perchè si chiamano ardenti solamente quelle passioni [...]
[...] , e non so dove posare l'esuberanza de' miei affetti. Divertirsi! Quando la nostra Lydia fece per la prima volta questa professione della sua [...]
[...] - 34 - fede, tu hai sorriso, perché comprendesti subito che la povera piccina non sapeva neppur lei quello che si dicesse; e forse nella sua [...]
[...] testolina non aveva torto. Così sarebbe infatti, se divertirsi e godere volesse esprimere il compimento dei nostri desiderii: ciò che non mi [...]
[...] leggermente, e credo che la causa segreta della mia malinconia sia appunto la mancanza di serietà che trovo in fondo a tutte le cose. Ho letto in [...]
[...] questi giorni un libro che analizza la vita di una fanciulla nella piccola borghesia. È un mondo piccino, dove la fantasia e tutte le altre [...]
[...] qualità dell'intelletto non - 35 - trovano modo di svilupparsi. Quella fanciulla arriva ai trent'anni, ignorando ogni cosa, vittima rassegnata e [...]
[...] salvezza di una donna, quando le manca l'amore, è l'ignoranza intera o l'intero genio. Io non posso più essere ignorante, e anelo invano al genio ed all [...]
[...] capelli grigi divisi a sinistra, tagliati corti, semplice e modesta cornice al suo volto di vecchio gentiluomo. La figura alta - 37 - ed asciutta [...]
[...] lasciava qualche vuoto nell'abito; ma il portamento nobile e disinvolto correggeva quel leggero difetto. La fisionomia di don Leopoldo, molto [...]
[...] nel mondo, mosso da una fanciulla adorata e viziata, che non avrebbe mai potuto, per quanti meriti possedesse, trovare in società la sconfinata [...]
[...] indulgenza che avevano per lei la mamma e lo zio. E almeno don Leopoldo vedeva. Al suo fine tatto, alla sua educazione correttissima non [...]
[...] borghese, romantica e indolente, ella si era adagiata nel benessere della casa aristocratica senza assorbirne i principii. Aveva le vedute corte, la [...]
[...] bontà comoda e una mezza virtù a cui non erano mai occorsi serii assalti. Viveva sulla sua poltrona, leggendo romanzi e baciando sua figlia ogni [...]
[...] appunto le braccia accanto al fuoco, e don Leopoldo vi figgeva sopra gli occhi, meditabondo; senonchè, dietro la poltrona, il magnifico [...]
[...] pianoforte a coda, tutto aperto, colla tastiera biancheggiante nell'angolo buio, attrasse la sua attenzione. Si mosse con lentezza e andò a chiuderlo [...]
[...] perla, sulla quale spiccava il torso nudo e procace di una donna. Sorrise, rammentando ciò che gli aveva detto un giorno una sua parente educata [...]
[...] ! e — il sorriso scomparve — migliora? — si domandò don Leopoldo. Una ruga apparve sulla sua fronte. Guardava nel vuoto, al di sopra del [...]
[...] guancie, come se gli fosse passato accanto un soffio dei suoi vent'anni. Scosse il capo, dubbioso , preso da un'improvvisa tristezza; e tornò [...]
[...] , nude, lisce come raso; le gambuccie aggraziate di donna fatta. Teneva in mano — almeno quand'era nuova — uno specchietto e un piumino di cipria [...]
[...] , con un cavicchio per ogni giuntura, i capelli formati con vecchie calze sfatte... - 41 - E ripensò alle donne che avevano giuocato con [...]
[...] a metà del salotto. — Guardami, zio. Ella disse queste parole con aria trionfante, sicura del suo effetto; e siccome don Leopoldo, strappato [...]
[...] si immaginava lei di essere e come forse la vedeva l'occhio indulgente di don Leopoldo. Era una figurina piccante, originale; molto piccola di [...]
[...] statura, snella, con piedi e mani inverosimili, con una quantità di bellezzine minute che si perdevano nel colpo d'occhio generale. Camminava a [...]
[...] passettini, a salterelli; un incedere da bestiolina graziosa, senza dignità, ma con una certa eleganza. La testa, piuttosto stretta sui polsi e [...]
[...] allungata nella nuca, aveva un'espressione intelligente e fina; gli occhi erano larghi e ridenti, il nasino camuso, la bocca canzonatrice, il [...]
[...] - 48 - conchigliette rosee perdute fra i capelli; e i capelli stessi non erano la parte meno bizzarra di questa leggiadra creatura; bruni di [...]
[...] origine, a furia di arricciature, di polvere di riso, di bagni profumati e d'olio di nocciuole, avevano preso una gradazione chiara, tra il [...]
[...] castagno e il biondo, variabile secondo i giorni e le ore. Per quella circostanza, il capriccio di Lydia li aveva sciolti sulle spalle, soffici [...]
[...] , ondulati, riuniti all'estremità inferiore da un fiocco color di rosa; davanti le piovevano frangiati sulle sopracciglia arcuate e fine, e qualche [...]
[...] e come gettato a caso intorno al suo corpicino; ma sotto, una corazza di raso la imprigionava strettamente, esagerando i contorni, lasciando [...]
[...] libere appena le braccia e le spalle denudate fino alla clavicola, che una ghirlandina di rose copriva. I guanti, - 44 - intonati nella [...]
[...] Leopoldo. Ella si accorse del successo, e l'espressione lieta le crebbe del doppio. — Guarda, — disse ancora, sporgendo fuori dal lembo della gonna i [...]
[...] nessun educatore, ella era cresciuta libera in una società dove tutto è vincolo e finzione; accettando il bello naturalmente perchè non aveva bisogno [...]
[...] di spiegazioni, e ignorando in modo assoluto ù tutto ciò che non aveva un rapporto diretto coi sensi. Era figlia de' suoi tempi; aveva il [...]
[...] sangue misto, parte di decadenza aristocratica e parte di insolenza borghese arrivata in alto. Molto - 46 - intelligente, chiudeva in sè i germi [...]
[...] del bene e del male, ma nessuno sviluppato, nessuno dominante. La superficialità della sua educazione soffocava in lei ogni tendenza individuale [...]
[...] . Con tutto questo era persuasa d'essere, oltre che la più bella, la più buona delle fanciulle. — E tu, zio, sei allegro? Disse così, passando [...]
[...] guardava fisso, coi begli occhi ridenti, dove brillava una punta di malizia. Egli ne fu turbato, e per darsi un contegno incominciò a infilare i [...]
[...] - 49 - alla sua nipotina che l'osservazione era sguaiatella... ma Lydia sembrava così felice, così raggiante e rosea e piena di gaiezza, che [...]
[...] distribuiva passando a braccio teso e scuotendo forte il pugno. Faceva un senso di meraviglia e di pena insieme a vederla con quel viso di bambina [...]
[...] , quel corpo appena formato, e tanta arte mondana; o veramente avrebbe fatto meraviglia, se intorno a lei non fossero state tutte così; ma la sala [...]
[...] riuscito del suo. Guardò gli uomini con diffidenza e con mediocre interesse; in fondo erano sempre - 52 - quelli: il marchese Gherardi, un colosso [...]
[...] , col collo taurino, le spalle larghe da fattore, un puzzo inveterato di sigaro e di stalla. Il letterato Benelli, duro e impettito, che salutava [...]
[...] piegandosi in due, e che aveva l'aria di dire a tutto il mondo: " io guardo nelle anime vostre come in una casa di vetro; nulla mi sfugge del [...]
[...] cuore umano. " L'avvocato Calmi, lo scettico che nessuna donna aveva fatto palpitare mai, e per il quale una bella ragazza era impazzita, senza [...]
[...] che egli smettesse di sorridere. Il giovane duca di Castel Gabbiano, ultimo dei principi Scatti, un aborto miope, calvo e cretino. Giavazzi che [...]
[...] amoreggiava solamente colle donne da teatro. Senni che aveva i denti neri come l'inchiostro. Weimer freddo come i ghiacci polari. Alari e [...]
[...] , già in guarnigione da due anni, e interamente sfruttati. E poi? E poi la folla. - 53 - — Ma chi è quel giovinetto smilzo colla divisa di [...]
[...] marina? — È il conte Rambaldi, reduce dal suo gran viaggio nell'India. — Gigi? — esclamò Lydia tornata improvvisamente bambina e tutta rossa di [...]
[...] l'apparenza ragionevole che hanno tutte. — È un mio amico d'infanzia, — continuò Lydia, dimenticando di star ritta nel busto e piegandosi avanti per [...]
[...] corse nel bel parco ombroso della sua villa, molte partite al volante, e delle risate senza fine. Lasciò che le amiche lanciassero i loro frizzi [...]
[...] , ignorante ancora del male che fanno queste freccie invisibili, e continuò a guardare il cadetto di marina, finchè questi se ne accorse, e [...]
[...] riconoscendo lui pure la compagna de' suoi giuochi, venne a salutarla. Lydia, tutta ridente, gli tese la mano, e stava per dirgli: — Come ti sei [...]
[...] , abbassando per metà le palpebre e il tono della voce: - 55 - — Benissimo: e lei? L'orchestra intuonava una polka. — Non ha impegni? Sì, ne aveva [...]
[...] Seymour che avesse quella voce. Ella si era avvicinata in compagnia di Costanza Arimonti. — Ecco le inseparabili e impeccabili che vengono a [...]
[...] confonderci nelle nostre debolezze. Eva passò oltre, sorridendo dolcemente, e stringendo il braccio all'amica. - 56 - Le guardavano molto; miss [...]
[...] biondo opaco, semplicemente intrecciati, l'occhio calmo, il sorriso malinconico, somigliava senza saperlo alla sua antenata Jeronima: e [...]
[...] voltare il capo per accomodarsi lo spallino dell'abito. Si era fatto così alto che non sapeva capacitarsene, mentre ella era rimasta piccina. E [...]
[...] lui era molto serio; sembrava anche distratto, e allora non parlava. Lydia invece aveva voglia di parlare. — Si ricorda, a Belgirate, quante corse [...]
[...] sul lago, per i boschi, in montagna? Quanto giuocare all'altalena e al volante? Si ricorda? — Eh! sicuro. - 58 - — E quella sera che ci [...]
[...] , come queste... Prese il mazzolino che teneva alla cintura, e lo mostrò al giovinotto. Egli si affrettò a dire: — Bellissimo! Lo violette sono [...]
[...] la mia passione. Con uno slancio irriflessivo Lydia gliele porse. Egli accettò un po' sorpreso, e se le mise all'occhiello. In quel momento la [...]
[...] fanciulla, sollevando gli occhi, incontrò gli sguardi di Eva e di Costanza, fissati su di lei. Ma che male c'era? Non aveva già commesso un [...]
[...] delitto per dare alcuni fiori ad un amico d'infanzia. Fece — 59 — spalluccie, e continuò a parlare con Gigi il quale intanto sbirciava per la [...]
[...] contessa Colombo davanti a lei, facendo coda per una polka: — Ma si balla dunque fino a novant'anni! Le spalle ossute e brune della celebre [...]
[...] cartilaginose; la bocca secca, quasi bruciata da un soffio ardente; le narici mobili, aspiranti nell'aria; e per cornice un abito di broccato [...]
[...] vecchie dovessero passare il loro tempo in poltrona, come sua madre, o in chiesa, o visitando i poveri e facendo dei sermoni in famiglia, come [...]
[...] la marchesa Arimonti; o lagnandosi delle correnti d'aria e delle stagioni cambiate; qualunque cosa, insomma, fuorchè danzare delle polke. Fu [...]
[...] tutta orecchi quando l'avvocato Calmi, passando a braccio di Benelli, mormorò, additando la contessa e il suo imberbe cavaliere: — È la torre [...]
[...] volta o due don Leopoldo girò la testa per vedere che cosa attirasse l'attenzione di sua nipote, e concluse che era una perdonabile vanità dei [...]
[...] , anche non volendo. E Lydia guardava sempre, guardava al di là della sua figurina rosea, in un angolo della sala, mezzo nascosto da alti arbusti [...]
[...] , e vi amo. Gli occhi della signora rispondevano: - 63 - — Vi devo credere? Sono parole che si spendono per tutte. Il cadetto fece un [...]
[...] , tenendo il capo appoggiato alla spalliera e gli occhi erranti verso il soffitto. Rambaldi era molto rosso. Improvvisamente la signora, rizzandosi [...]
[...] . - Oh! - fece don Leopoldo — perfetta, perfetta. E scoperse la dentiera, amabilmente, nella lunga abitudine di parlar bene delle signore. Intanto la [...]
[...] sala si riempiva di ballerine assetate e di cavalieri affamati. Le coppe dello sciampagna incominciarono a spumeggiare in mezzo ai pasticci di [...]
[...] presto uomini e donne; gli occhi lampeggiavano, i frizzi uscivano facili dalle labbra. Alcune signore si erano levato un guanto, - 66 - uno [...]
[...] solo, e, col braccio appoggiato sulla spalliera della poltrona, ascoltavano sorridendo, mettendo a posto i braccialetti. Erano tutte circondate [...]
[...] , le lunghe occhiate freccianti, certi movimenti delle spalle; e nel modo di voltare il capo indietro sporgendo il busto, nelle voci scalate [...]
[...] sotto i doppieri; scintillavano in mezzo ai fiori e ai cristalli le belle spalle alabastrine; scintillavano i sorrisi sulle bocche umide. Da [...]
[...] Rambaldi, si vide sola. Vide la sua faccina pallida e l'occhio cinto da un segno di stanchezza. Era brutta; stuonava in quell'ambiente. Non [...]
[...] - — Date a me — disse Lydia, e ne vuotò un intero calice, delicatamente, con mossettine da uccello che si tuffa nel beverino. — Eccomi battezzata. Poi [...]
[...] Rambaldi a un tavolino; e Lydia la vedeva mordere con grazia un'ala di pernice, - 69 - mostrando le gengive rosee, con qualche cosa in fondo [...]
[...] : — E non sono nemmeno tutte queste! — No? — Altre, altre, altre. — Maritate anche quelle? — Che! Un silenzio le divise; ognuna rifletteva per [...]
[...] impazienti dallo scollo dell'abito e offrirsi ai due o tre giovanotti che la circondavano, così allegra che la sua bellezza ne sembrava irradiata [...]
[...] , bianche come quelle di una statua e le labbra rosse che parevano di sangue. — La conosci? — fece Lydia. La compagna abbassò la voce, precipitando le [...]
[...] segnava un'orma livida intorno alle loro palpebre. E continuarono così, per il resto della notte, osservando, osservando... V. Il mese di [...]
[...] convenzione. Braccia candide e toraci muscolosi apparivano e sparivano alternativamente, ora cullati, ora travolti dai marosi. Chiome di donna [...]
[...] rotonda si protendevano allora, riparate dai larghi ombrelli, testine bionde e brune; due o tre parole volavano nella brezza marina; uno [...]
[...] scoppio di risa soffocato faceva ondeggiare le mussoline e, talvolta, un fiore o una pezzuola trinata cadevano dall'alto in mare. Un sole di fuoco [...]
[...] bruciava e illuminava ogni cosa. - 76 - — Madamigella Lydia non è ancora ritornata dalla pesca? — Al giorno d'oggi anche i granchiolini [...]
[...] sono smaliziati; non si lasceranno prendere. Il dialogo seguiva a fior d'acqua fra un giovane Ercole in maglia color ferro e un altro giovane che [...]
[...] una gamba. — E sarebbe stato peggio. — Chi sa... Il giovane Ercole sparì sotto le onde e ricomparve pochi passi lontano, sbuffando, spruzzando [...]
[...] cavallo, bestemmia, in francese, questo sì, ma bestemmia; l'ho sentita io. E, con tutto ciò, diciotto anni. - 77 - — O venti. — Non mi piace il [...]
[...] nuotatori, e un fazzolettino agitato con vivacità li incoraggiava a proseguire. Era il fazzolettino di Lydia, la quale, ritta sulla prua, posava [...]
[...] sapientemente nello sfondo del cielo e del mare, felice di avere una così splendida cornice. Si rizzava sulla personcina minuscola, dando al vento [...]
[...] la sottana turchina orlata di galloni bianchi. Una maglia bianca le aderiva al petto e alle braccia con precisione scultoria, aprendosi davanti [...]
[...] , negli ampi risvolti del colletto alla marinara, che lasciava scorgere la fossetta della gola e l'elegante nervatura del collo; una crocellina [...]
[...] d'oro, appesa ad una catenella saldata, segnava il limite della clavicola, e metteva un punto luminoso sulla bianchezza opaca delle carni. In [...]
[...] , variegata come l'iride. Tutta quell'aria che la circondava, quella luce piovente dal cielo e riflessa dal mare, quel forte odore di catrame e [...]
[...] di salsedine la inebbriava, accendendole nel sangue un brulichio, un bisogno di moto, una vitalità espansiva e comunicativa. Ella fremeva [...]
[...] , rachitico e vizioso, visto là nell'ampiezza del mare, formava un contrasto piccante, e Lydia, che non pretendeva a nessun sentimentalismo, nè di [...]
[...] contessa Colombo, e le modificazioni che necessariamente introduceva nel suo frasario galante, la mettevano di buon umore. Quando le dichiarava, in [...]
[...] un arancio, come già fece un poeta, concludeva in sè stessa, e le accadeva allora di mormorare a fior di labbro, trattenendo le risa: — Elle [...]
[...] était jaune comme une orange! - e il duchino, che non aveva letto Musset, continuava a guardarla in estasi. Ma a poco a poco, alla leggerezza [...]
[...] leggerezza; perché andava già formandosi del mondo un concetto pessimista. Scettica per posa e per imitazione, quest'abito le si stringeva sempre [...]
[...] a lei, invidioso e geloso, il duca di Castel Gabbiano nascondeva il cranietto pelato. Quando i giovinotti saltarono nella barca, il fragile [...]
[...] legno ebbe una scossa; Lydia traballò - 82 - e dovette aggrapparsi ad una di quelle braccia che le lasciò il guanto bagnato d'acqua salsa; poi [...]
[...] sedette, con spigliatezza forzata, in mezzo ai due uomini, palpitanti per la fatica superata, e sui corpi dei quali le goccioline del mare [...]
[...] braccio alto come per sfida. Tutta la giocondità del sole pioveva sul suo corpo pastoso e lucente a guisa di un bel bronzo antico. Lydia, senza [...]
[...] ogni puerilità; non avrebbe arrossito a nessun costo; e poi non voleva guardare i loro piedi, oh! i piedi no; sono così brutti i piedi degli [...]
[...] verso il mare e la testa rovesciata indietro, come in un profondo anelito d'ebbrezza. I due giovinotti si scambiarono uno sguardo malizioso e [...]
[...] , alle dolci contemplazioni... Le parole, in sè stesse, non significavano nulla; ma quello sguardo e quel sorriso dissero ben altro alla sua [...]
[...] intelligenza svegliata. Ebbe - 84 - la sensazione di trovarsi sola e senza difesa in un campo nemico, fra due uomini che la desideravano [...]
[...] disprezzandola, e uno che giurava di amarla senza avere il coraggio di difenderla. Comprese in quel momento quanta viltà si annida nel cuore dell'uomo [...]
[...] , dell'uomo che la società le mostrava sempre ossequioso e pieno di delicati riguardi. — Oh! no, no — si affrettò a ribattere con audacia [...]
[...] , servendosi dell'arme stessa, — io non sono niente affatto poetica, non ho sogni rosei, e non contemplo dolcemente nulla e nessuno. Sorrise anche lei [...]
[...] , ammiccò anche lei, sentendosi nel petto un'ira sorda e come un velo davanti agli occhi. Avrebbe voluto schiaffeggiare il duca; le faceva [...]
[...] , alto il petto, lo sguardo nuotante in un languore indefinito, e le labbra semichiuse, umide, quasi cercanti il bacio. Una rapida occhiata la [...]
[...] persuase che il suo giuoco riusciva. — Sono imbecilli tutti e tre — pensò; e tale convinzione valse a rasserenarla. Una barca passava. Era carica di [...]
[...] danari da spendere e il contegno di una parigina del quartiere Breda; ma non avendo, in quel momento, abito di sorta, se non un lungo [...]
[...] le indorava la sommità del capo, dove i capelli apparivano color di rame, e dietro, sulla nuca, tra le ombre sinuose di una grossa treccia, il [...]
[...] bruno naturale tradiva gli artifici della polvere di riso e dell'olio di nocciuole. — Perchè, — chiese il duca, dopo avere riflesso lungamente [...]
[...] alla necessità di dire qualche cosa, — ella incipria i capelli? Starebbe pur bene tutta nera, come ala di corvo. — Reminiscenze e rimpianti [...]
[...] trovavano uniti per divertirsi e per scherzare. Dandosi reciprocamente dell'imbecille e della civetta, - 87 - si sorridevano guardandosi, come gli [...]
[...] auguri antichi. — E perchè poi — disse Lydia, godendosi l'imbarazzo del duca — gli uomini fanno la corte alle donne vecchie? L'Ercole scattò [...]
[...] la maglia e i rilievi poderosi del bicipite. Pensò ancora: Come fanno ad essere così forti e così deboli? Disse: — Sì, ha ragione. Bisogna [...]
[...] che li circondava, e il riso argentino di Lydia volava nella brezza. Sulla rotonda dello stabilimento don Leopoldo inquieto seguiva [...]
[...] Lydia incominciasse a cambiare il terreno de' suoi atti di virtù. La storiella di Belgirate l'ha già compromessa abbastanza, e la società è [...]
[...] molto maldicente. — Appunto. Se ci dovessimo occupare dei suoi giudizi si starebbe freschi. Dieci anni or sono, quando morì mio marito e che tu [...]
[...] , lentissimamente, sentendosi puro. - 90 - Ma lo prese poi subito il rimorso di non essere stato abbastanza cortese, e si chinò verso di lei, toccando [...]
[...] , tenti la conquista — e mettiamola pure difficile — del suo cuore. Niente affatto; i giovinotti, belli, intelligenti e spiritosi continuano ad [...]
[...] scioperati che vagheggiano i nostri denari senza neppure conoscere il colore dei nostri occhi; oppure dei mostricciatoli, pieni di vizi e di [...]
[...] malanni, che si lasciano pigliare alle reti dalla nostra civetteria e che vorrebbero farci duchesse non potendo metterci in quattro camere mobiliate [...]
[...] . Dopo tutto, sarei una duchessina da mangiare a baci! Cinque fiori di brillanti intorno a una corona, e sotto questi occhi... Ma miope, calvo [...]
[...] , rachitico, cretino e donnaiolo... un vizio per fiore, è pagarli troppo cari. Decisamente rifiuto l'eredità della contessa Colombo. - 93 - E [...]
[...] dopo questo discorsetto fatto a sè stessa davanti allo specchio, Lydia rise come una matta, scandalizzando lo zio e mettendo sua madre di [...]
[...] . Donna Clara trovò che sua figlia aveva dello spirito fin sopra i capelli, e don Leopoldo non tardò ad essere del suo parere. Frattanto Lydia [...]
[...] soliti villeggianti, e Lydia rabbrividiva al pensiero di starsene in campagna sola, colla madre o collo zio. In una verde vallata piemontese, tra le [...]
[...] pennine di fagiano, i guanti scamosciati e l'alpenstok. Negli intermezzi, nelle sere afose, noiose, che non passano mai, Lydia lesse dei versi [...]
[...] sulle bellezze della campagna, lesse le Fonti di Clitunno, e le parve di avere una decisa - 95 - vocazione per la grandiosità delle foreste [...]
[...] . Fece rilegare il volume sotto una bella copertina color perla, col suo nome inciso in oro, accanto a quello di Carducci, e lo pose in fondo al [...]
[...] sopra una sedia dondolante, faceva volare i suoi piedini all'altezza della fronte, egli le disse: — Dovresti portare con te i pennelli e riprendere [...]
[...] , pieni di cuore e di fantasia... Non osò proseguire; ma Lydia guardandolo co' suoi grand'occhi canzonatori lo interruppe: — Zio, vuoi rimandarmi a [...]
[...] quelle orribili donne che fanno fuggire gli uomini; guardami, zio, e dimmi, da senno, se ne avresti il coraggio. Ti sembrano piedi questi da [...]
[...] abitudini severe, un ampio parco pieno d'ombra e di tristezza, Lydia vide subito tutto ciò, e vide Costanza che le veniva incontro col suo passo leggero [...]
[...] in comunanza patriarcale: i vecchi, i figli, le giovani nuore. Nel salotto, il cui gusto sobrio e la maestosa semplicità, non erano alterate da [...]
[...] dolcemente umani, lo stava guardando. — I miei figli sono a caccia, — disse la vecchia marchesa con un gesto vago, che sembrava scusare gli assenti e [...]
[...] nello stesso tempo presentarli. La sua voce vaniva, temperata e calma, nel salotto; intanto che le nuore accoglievano la nuova arrivata [...]
[...] , smovendo le sedie senza far rumore, parlando a bassa voce. C'era tutto intorno nella tappezzeria medioevale, nei mobili di quercia scolpiti e neri [...]
[...] bronzo; c'era nell'aria, c'era nelle alte pareti a vòlta, compenetrata nel cemento - 99 - dei muri e fra le pieghe delle stoffe, una [...]
[...] grandiosità serena e sicura, tutto il passato degli Arimonti che si imponeva. Istintivamente Lydia frenò il tintinnio de' braccialetti che le [...]
[...] cerchiavano i polsi, e guardò la sua amica. Mai Costanza lo parve cosi a posto come in quell'ambiente solenne, benchè osservasse che le sue guancie si [...]
[...] erano leggermente affilate e fatto più profondo l'incavo degli occhi. — E sono cinque mesi che ti trovi qui? Costanza sorrise. — Che vita fai [...]
[...] fratelli giuocano a scacchi, noi si fa musica fino alle dieci, e poi la giornata è finita. — Non esci mai? — chiese Lydia trattenendo un sospiro [...]
[...] . — Tutte le mattine vado a visitare i miei - 100 - poveri, e poi ho l'asilo che mi porta via qualche ora. Non puoi credere come il tempo mi passa [...]
[...] veloce: — Infatti. È forse una di quelle cose che bisogna provare. — E tu come hai passato questi cinque mesi? — chiese Costanza mettendo le [...]
[...] violaciocche in un vaso di ceramica antica. — Come il solito, variando sempre e ricascando nelle stesse cose. Trascinai i miei due vecchi un po [...]
[...] inamovibili che chiamavano i due ladroni senza croce. E poi un capitano De-Arcelli, carissimo, bellissimo. Peccato non m'abbia fatto la corte [...]
[...] la sfìlata degli usci aperti si vedeva il servitore vecchio e grave andare avanti e indietro dal tinello con alte piramidi di piatti. Guardando [...]
[...] prendervi interesse, nell'attaccarvisi... — Capisco tua madre — interruppe Lydia — capisco le tue cognate, le quali hanno marito e figli... sì, fino [...]
[...] sono tanti nobili sentimenti, tanti affetti generosi e gentili.... — Li conosco i tuoi nobili sentimenti, so - 103 - quello che vuoi dire; li [...]
[...] ammiro, ma non posso condividerli. Successe una pausa. Costanza, quasi imbarazzata, teneva gli occhi bassi; Lydia replicò vivacemente: — E [...]
[...] ancora, tu sei fatta così; non c'è niente a dire. Ma io a che cosa dovrei attaccarmi? Tu credi, e puoi esser felice; io vedo. Questa del vedere, te [...]
[...] dito sulle labbra, - 104 - e accennò alle due fanciulle di uscire nel parco per non svegliare il piccino. — Hai fibra di donna, — disse [...]
[...] una crosta lattea in mezzo a quei capelli biondi, e mi vedrai fuggire inorridita. La sua voce suonò stridente sulla soglia di quella casa austera [...]
[...] , che sembrava librata al di sopra di tutte le meschinità. Se ne accorse ella stessa, e, quasi per giustificarsi, soggiunse: — Non voglio farmi [...]
[...] l'egida di un gran nome protegga da qualsiasi debolezza. Per parte mia, il mio avo materno era negoziante di pellami, e ho il sangue ribelle [...]
[...] . Costanza la seguiva nel viale del parco, paziente, quantunque non priva di un certo, intimo disprezzo temperato dalla pietà. Tacque un poco, e poi [...]
[...] disse: — Tutto ciò che passa per le mani degli uomini si corrompe; le cose più pure e più alte divennero le più ignobili. Così fu della nobiltà [...]
[...] colpita — vedi dove ti conducono i tuoi sentimenti? Tu soffri, e di che male soffri? Non sei tu pazza peggio di me? Perché non trovi la [...]
[...] cavallo in guerra l'odore di quel male ignoto, avida e crudele. — Vedi, vedi — continuava scuotendola — io non potrei fare come te; morirei. Ecco [...]
[...] . Dal fondo del viale venivano i fratelli e le cognate di Costanza, tranquillamente allegri, macchiando di punteggiature animate il verde del [...]
[...] . Andò a chiudersi in camera, dalla finestra della quale vedeva gli alberi del parco, minacciosi giganti nella chiarezza della notte, e udiva il [...]
[...] . - 108 - Si coricò sul lotto, e nello scricchiolìo del vecchio legno le parve di udire un ferreo rumore di armature. Non dormì. Alla mattina [...]
[...] alla stazione. — Mio Dio, che vita! — mormorò ancora, quando potè gettarsi in un vagone di prima classe e ascoltare con indicibile voluttà gli [...]
[...] lunga fila di promemorie scritte con una una calligrafia alta, quadrata, tutta ad angoli, - 110 - calligrafia brutta e di gran moda, che era [...]
[...] d'Espagne e mezza dozzina di sachets per cucire negli abiti. 3° Mandare Sapho al giovane Leonzio... — un Gaussin, quello! 4° Paris: Parfumiere Ninon [...]
[...] . Sono le due di notte. Giustina (finalmente) si è ricordata di lasciare aperto il calorifero, così la mia camera è calda come un piccolo nido, e [...]
[...] proprio non arriverò mai a capire sono le smanie del tenore e i sospiri della prima donna. Che gente sono, da che mondo vengono, dove le hanno [...]
[...] contralto, ai fremiti del tenore, mostrando una commozione intelligente per tutti e tre. La situazione del palcoscenico non era molto differente da [...]
[...] quella del pubblico; un palco sì e l'altro no chiudevano Riccardo Renato ed Amelia; ma a nessuna di quelle Amelie sarebbe venuta in mente la [...]
[...] funebre passeggiata e, per verità, a ben pochi Renati quel funesto ballo in maschera. Gli amanti poi! Chi mi dà un amante come Riccardo? Gherardi [...]
[...] perchè una delle coriste - 114 - è la sua amica del quarto d'ora. E i due marchesini Strutti, senza pelo al mento, che parlano in esse, con [...]
[...] quella carnagione a bitorzoletti, col nodo dell'ugola grosso come una noce, le unghie lunghe e un cerchietto d'oro ai polsi? Ah! nessuno mi farà [...]
[...] credere che possano in nessun momento della vita delirar d'amore. E nemmeno deve essere un appassionato amante Carlino Beolchi; tutto compreso [...]
[...] dei suoi milioni, della sua villa, della sua pariglia e de' suoi capelli che cadono. Per quanto io guardi intorno a me gli uomini sono tutti, più [...]
[...] o meno, così; e le donne anche. Ma dove dunque vanno a pescarli questi drammi d'amore? E se esistettero veramente in qualche plaga del mondo [...]
[...] , dov'è la loro tomba? Dov'è la tomba dell'amore? Certamente essa giace, insieme al manto di Ernani e alla scala di Romeo, nei vecchi attrezzi da [...]
[...] Gabbiano; 14 altro ballo dalla signora Mondragon. E poi alle viste un paio di bals masqués senza contare i thé dansants Tre toelette nuove ci [...]
[...] male, mi rovesciai un'unghia nell'aprire un tiretto, lo zio mi fece delle osservazioni, ho perduto un zaffiro al mio anellino e nevicò tutto il [...]
[...] e mi parve molto brutta; veramente, quale donna è bella in quello stato? È una mostruosità. Se mi marito voglio mettere nel contratto: " a [...]
[...] avere il naso rosso, gli occhi gonfi, la voce gutturale, la perdita del gusto e dell'olfatto, tante miserie in una volta sola. Non manco la [...]
[...] era profumato. 16 febbraio. Che cosa fa quel personaggio misterioso di Mario Avella? Lo vedo un po' qui, un po' là, sempre in mezzo alla gente e [...]
[...] sempre solo, coll'aria di guardare le nuvole. Ecco un giovane, - 121 - per esempio, che forma eccezione; è bello e non è sciocco, ha [...]
[...] ingegno e non è vano: sta nel mondo e non è blasé; è elegante senza essere leggero; è serio senza pesare. Siamo, su per giù, una quarantina di ragazze [...]
[...] Beolchi, Giulio Lante, perfino quel grosso rusticone di un marchese Gherardi, mi avevano promesso dolci e fiori a valanghe. (Credo che Castel [...]
[...] Gabbiano si ostini ad essere - 122 - innamorato di me, perchè ha una gelosia orribile di Giulio Lante; mi divertono tutti e due). Infilavo i guanti [...]
[...] , quando mi capitò Costanza. Bisogna dire ch'io le voglia bene davvero perchè la sua comparsa, anche in quel momento, mi fece piacere; e [...]
[...] mantello all'inglese, di una ruvidezza da frate zoccolante, mi colpì la gracilità del suo corpo, la guardai in faccia e mi parve ancor più [...]
[...] pallida e sottile. I suoi occhi azzurri avevano la solita espressione serafica, gettata come un velo sul lampo di una volontà indomabile. Si fermò [...]
[...] poco; mi disse che era venuta in città per vedere un nipotino ammalato, ma che tornava subito alla sua valle, nella casa triste e severa, dove ha [...]
[...] passato l'inverno sola con sua madre. Non ebbi il coraggio di trattenerla. - 123 - Ella partì, e mi parve che avesse lasciato nella mia [...]
[...] ? - 124 - 3.° Mandare a prendere Les Caresses di Jean Richepin; mi hanno assicurata che è molto interessante e un po' scabroso, ma non occorre [...]
[...] bianca ben tesa e l'abito nero non riusciva a rendere snella la sua vita che diventa ogni giorno più massiccia. È strana quella specie di densità [...]
[...] Orombelli colla sua calma inalterabile di donna grassa e di madre prolifica tentò di difenderli. — Per carità! — esclamò una signora togliendo tutte [...]
[...] e due le mani dal manicotto e levandole al cielo — gli uomini sono un po' come i coltelli usati; bisogna sempre rimetterci o la lama o [...]
[...] - 126 - l'ispirazione del mio costume. C'era la Tuffolina del Tabacchi, e Lante pretendeva che io le assomigliassi tutta, quando mi vide a [...]
[...] golfo incantevole, Lydia e l'avvocato Calmi, intanto che i vecchi dormicchiavano nel salotto dell'albergo. S'erano incontrati a diporto in [...]
[...] quella deliziosa città, nel deliziosissimo mese d'Aprile, e facevano vita quasi in comune, come antichi amici. — Dica il vero, Calmi, che opinione [...]
[...] una lunga sbuffata e poi disse, in apparenza tranquilla: — Si vede che la galanteria non fa parte del suo bagaglio di viaggio. — È naturale [...]
[...] — replicò ridendo l'avvocato, — ingombra troppo. Stettero un po' in silenzio. Lydia era in piedi, e sembrava più alta del solito, chiusa in una [...]
[...] , mentre colla sinistra avvicinava alle labbra la sigaretta. Un raggio di luna piombava sulla freecia dorata ch'ella aveva nei capelli, e la [...]
[...] per un momento una protesta che non venne). Si dice che sono vana, leggera , eccentrica, civetta... e chi sa ancora che cosa. — Calunnie [...]
[...] , naturalmente.... — No, non sono calunnie! — proruppe con impeto. — E allora? — Allora.... Capì di essersi cacciata in un ginepraio, e aspettava [...]
[...] invano una parola d'aiuto. L'avvocato la guardava coi suoi occhi chiari e freddi, voltando civilmente la testa ogniqualvolta sbuffava le nuvolette [...]
[...] del manilla. — Credevo — esclamò Lydia improvvisamente — ch'ella mi avesse compresa! - 130 - — È la solita illusione delle donne, e in pari [...]
[...] rebus otteneva il cuore della bella; ma i rebus adesso corrono le terze pagine dei giornali e le figlie dei portinai e gli scolaretti delle [...]
[...] di vista, sì: tuttavia, distinguo: vi sono le ingannate e le ingannatrici. — Ah! ah! — esclamò Lydia buttando via la sigaretta e ridendo a gola [...]
[...] sopra di questa vôlta azzurra c'è il paradiso, e che le stelle sono gli occhi degli angeli. L'ho creduto, e fui molto infelice il giorno che [...]
[...] seppi esser tutto quell'azzurro nient'altro che aria e tutto quell'oro materie incandescenti. È stato un dolore inutile. Non era meglio dirmi subito [...]
[...] la verità? — E perchè fu ingannato a proposito del cielo, ora non crede più a nulla in terra? — Credo alle dimostrazioni matematiche — rispose [...]
[...] della donna per ognuno di voi. Ella deve nascer bella, sotto pena di non venire neppur guardata; deve essere forte e fredda per resistere a [...]
[...] tutti... gli altri; sensibile e ardente per cedere a voi solo; deve praticare la virtù del sacrificio per lasciare a voi tutto il piacere [...]
[...] ; mostrarsi eroica, paziente e rassegnata per non incomodarvi troppo quando ne siete stanchi; o come le è dovuto attendere il vostro beneplacito per [...]
[...] scritto: " La donna saggia sta in casa, fila e tesse vesti per il marito. " Non ha nemmeno soggiunto: e per sè stessa. — Le donne invece — continuò [...]
[...] Calmi naturalmente, seguendo il filo del discorso, con una ironia sottile e leggera — non cercano neppure se l'uomo è bello, eroico, ardente [...]
[...] , preferendo il serpente all'uomo, aveva già indicato il gusto femminile su questo argomento. Lydia si sentiva inquieta e misteriosamente stuzzicata [...]
[...] . Calmi le sembrava meno sciocco degli altri giovanotti; non le piaceva, ma avrebbe voluto piacergli, e si accorgeva di sprecare le sue civetterie [...]
[...] collo sottile, l'attacco delle mani finissimo e rotondo; i piedini da fata, snelli, - 134 - irrequieti nel sandalo di pelle bianca, che [...]
[...] di qualunque sacrificio. — Anche quello di tagliarsi un dito? Ci pensi; un dito non si rimette come un dente o come un parrucchino; e nemmeno un [...]
[...] dente, - 135 - e nemmeno una treccia, che si rimettono, ella rinunzierebbe a perdere per l'amica più cara. Dopo un istante di silenzio [...]
[...] di guardare la luna, molto indispettita contro Calmi, che ella avrebbe voluto ammansare come un agnello, e più che mai desiderosa di [...]
[...] tentandola, penetrando innocente e lasciva sotto le pieghe flosce della vestaglia, facendole errare sulla pelle l'impressione di una carezza? Si [...]
[...] sentiva donna. Il fiore sbocciato della sua giovinezza mandava acuti profumi; non amava, ma un uomo era vicino a lei; un uomo che il suo cuore e [...]
[...] la sua mente respingevano e che i suoi sensi inconsciamente chiamavano. Le pareva che una dichiarazione amorosa - 137 - dovesse venirle di [...]
[...] ' distanti l'uno dall'altro, il mignolo rialzato. Sapeva di avere la pelle morbida, gli ossicini minuti, le unghie color di rosa, e tutto questo [...]
[...] alla luce e respirò forte, con un visibile sollevamento del petto. — Fa bene. — L'aria? - 138 - — Sì, l'aria; quest'aria profumata di fiori e [...]
[...] di mare; ha in sè dei baci e dei morsi, delle carezze e delle punzecchiature... — Che lei preferisce alle carezze? — Chi glielo dice? — Suppongo [...]
[...] grandi occhi aperti e scintillanti, colla bocca socchiusa nell'invito di un sorriso che era più dell'intenzione che delle labbra. Le sue narici [...]
[...] ! — cogli occhi sempre fissi, dentro cui brillava ancora la fine del sorriso. — Detestabile civetta — pensò Calmi — e si rifece di ghiaccio. Buttata [...]
[...] malattie più comuni. Il - 140 - suo sbigottimento al cospetto della mamma priva di sensi, era toccante e comico ad un punto. La chiamava [...]
[...] continuamente, prodigandole le cure più inutili, baciandola e scuotendole le mani, interrogando don Leopoldo per sentire da lui che mai poteva essere [...]
[...] scambiavano occhiate poco rassicuranti. Don Leopoldo tremava, sinceramente commosso e più sinceramente ancora - 141 - imbarazzato; Calmi, affatto [...]
[...] . Del resto, si mostrava abbastanza forte, non spargendo - 142 - nessuna lagrima, guardando l'ammalata e tutti e tutto con due grandi occhi [...]
[...] una pozione e ne stava aspettando l'esito, scambiando di tratto in tratto brevi parole con don Leopoldo. - 143 - All'alba, lo stato di [...]
[...] nascondevano il vero, come sempre. Verso lo sette donna Clara riacquistò un sembiante di vita: aperse gli occhi e guardò sua figlia. Lydia si [...]
[...] ! mamma! — e poi cadde bocconi sul cadavere. IX. Quel dolore era piombato così improvvisamente nella vita frivola della fanciulla, ch'ella ne [...]
[...] era rimasta atterrita e quasi indignata come di cosa ingiusta. Aveva visto piangere qualche volta senza che le fosse passato per la mente la [...]
[...] possibilità per lei di spargere lagrime. Essere bella, divertirsi: questa cara e incessante occupazione, la sola a cui era avvezza fin da bambina [...]
[...] , non le aveva mai lasciato il tempo di guardarsi attorno e di riflettere. - 145 - Tutto ciò che vi era in lei di sensibile, nervi affinati [...]
[...] , gusti eleganti, abitudine di leggiadria e di sorrisi, tutto ciò ricevette un urto fortissimo da quel cadavere che le si era irrigidito nelle [...]
[...] della madre morta, esaltandosi alle sue proprie parole, trovando dei gesti drammatici, e certe inflessioni di voce per le quali restava sorpresa [...]
[...] , in ammirazione di sè stessa; poichè guardarsi e ammirarsi era nelle sue abitudini, ma non si era accorta di possedere quella nota appassionata, e [...]
[...] la curiosità della scoperta le faceva prendere diletto nel ripeterla. Il suo dolore era vero e reale; ma questa - 146 - piccola messa in [...]
[...] scena, pur vera e reale anch'essa, intimamente legata al suo modo di sentire, questa irritava il mondo. Non le perdonavano di aver messo a lutto [...]
[...] nero, ed ella stessa chiusa da capo a piedi in un lungo velo funebre, sotto il quale traluceva appena l'oro, l'argento e il rame dei suoi capelli [...]
[...] più; si ripescarono le vecchie storie; si disse che ai bagni Lydia andava, nuda, in un canotto insieme a due o tre giovinotti, e dopo avere [...]
[...] l'abbandonarono, Eva e Costanza. Costanza le scriveva lunghe lettere, - 148 - ispirate ai conforti di una religione elevata, ed Eva passava da [...]
[...] , nella sua grande bellezza di vecchio vegeto sedeva in disparte con don Leopoldo — mesti e silenziosi entrambi, dominati dai rimpianti del [...]
[...] passato; ma don Leopoldo si accasciava, si rimpiccioliva, spariva tutto nelle tribolazioni della vita, timido e senza forze; il baronetto invece [...]
[...] abbracciava un altro ideale: quello di soffrire e di piangere per tutta la vita una persona cara. Era convinta che tutte le sue lagrime sgorgassero [...]
[...] per la madre morta. E però trovava un grande vuoto intorno a sè. Nessuno più l'interessava; gli uomini che le avevano fatto la corte erano tutti [...]
[...] umani presi sul vero, palpitanti ancora. E tutte le sue osservazioni erano acute, mordaci, imbevute di uno scetticismo disinvolto che aveva [...]
[...] suo segreto; e se, ad onta de' suoi sforzi, un pallore più intenso, un rapido sollevamento del petto tradiva la violentata emozione, miss Seymour [...]
[...] aveva pronto il suo raggiante sorriso che accaparrava tutta l'attenzione, e impediva di scrutare più in là. — Che io non mi mariti — diceva [...]
[...] Lydia qualche volta — è naturale. Sono fantastica, imperiosa, e mi burlo di tutti gli uomini che aspirano alla mia mano. Ma tu, con tanta bellezza [...]
[...] , con tante virtù e tanti meriti, è impossibile che rinunci a formare la felicità di un uomo; sarebbe un delitto. A tali insinuazioni miss [...]
[...] Seymour chinava i bellissimi occhi e non rispondeva nulla. Per un istante Lydia aveva sospettato di - 151 - Mario Avella. Il giovane studioso, che [...]
[...] siciliano. Lydia allora credette di scorgere un lampo di gioia sulla fronte della sua amica, e nella speranza di carpirle il segreto, se c'era, le [...]
[...] ? - 152 - Eva stava in quel momento osservando un ricamo e non si vedeva del suo volto che la linea purissima del profilo. Rispose, senza [...]
[...] muoversi, colla sua voce calda e tranquilla: — Non lo so; farebbe benissimo ad accettare. La gloria deve essere un'incantevole sirena. — Più della [...]
[...] donna? — chiese Lydia, cacciando il volto biricchino tra il volto dell'amica e il ricamo che essa guardava. — Forse. E miss Seymour sorrise [...]
[...] , dicevano gli amici, per affari di famiglia. Eva intanto rifiutava ricchissimi matrimoni, e si mostrava sempre meno in società. Verso il principio [...]
[...] clima di San Remo. Lydia restò sola. La sua posizione in società era bizzarra. Indipendente e non maritata; vergine e già passata attraverso le [...]
[...] il terreno sotto ai piedi, e faceva un po' come gli ubriachi, i quali per non confessare di esser brilli bevono ancora. Ella ormai non poteva [...]
[...] raffinatezze dell'arte, alle letture seducenti, a tutto quanto la sensualità ideale può suggerire ad una donna nata e cresciuta in mezzo ai [...]
[...] trionfi di una classe privilegiata. Aveva portato fino all'adorazione il culto di sè stessa, l'amore dell'eleganza e della bellezza; - 154 - era [...]
[...] si accorse con terrore di non avere più lagrime. È finita, pensò, non so più nemmeno soffrire. E la prese uno sgomento maggiore ancora di [...]
[...] ? Da tanti anni si guardava nello specchio, da tanti anni riceveva visite e le rendeva, andava a teatro o a passeggio, vedeva sfilare davanti a sè [...]
[...] le meraviglie dell'arte e dell'industria; da tanti anni strofinava la sua carne e la sua immaginazione a tutti gli eccitamenti di un godere [...]
[...] delicato; motteggiava, civettava, udiva menzogne e mentiva. Era stanca alla fine. Non c'era altro? Niente altro? Costanza le scriveva ancora lunghe [...]
[...] lettere, - 155 - dalle quali spirava la serenità di un'anima che ha trovata la sua missione. Anche Costanza era stanca del mondo, e [...]
[...] straziante. Aveva visto sfiorire la sua bionda bellezza nella solitudine, invocando un uomo meritevole di lei, del suo cuore, e quest'invocato non [...]
[...] bei capelli biondi sotto la cuffia di una monaca, perchè i tempi sono cambiati e non è più di monache che abbisogna il mondo; ma consacrò tutta sè [...]
[...] stessa alla carità, alla beneficenza, e poiché era stata tanto pudica da non accendere mai un desiderio, l'amore che un uomo non le aveva [...]
[...] rinuncia ad una felicità mondana condizionata e sbocconcellata, fece molta impressione su Lydia. Ella aveva ingegno sufficiente per comprendere [...]
[...] società di beneficenza, e chiese di esserne patronessa. Chiusa in un semplice vestitino nero, i capelli lisci, accompagnata da un vecchio domestico [...]
[...] rachitici; sentì i lamenti degli infermi e il rantolo dei moribondi. I suoi sensi delicati si urtarono a tutte le nausee. - 157 - Le piaghe [...]
[...] dello scrofoloso e il delirio del beone le colpirono, ad un punto, gli occhi, l'odorato e l'udito. Al capezzale di una bambina, dibattentesi fra la [...]
[...] meningite e la tisi, ella credette di morire per davvero. Quella larva che non aveva più nulla di umano, che schiudeva le labbra solamente per [...]
[...] materia; quel dissolversi spasmodico, mostruoso, di una persona fatta a sua imagine e somiglianza, a lei nata per la gioia, fu soverchia prova [...]
[...] dell'ospedale, coi muri squallidi, i lettini allineati e il grande crocifisso di legno dalle braccia allargate; imagine del dolore eterno in mezzo a quei [...]
[...] dolori quotidianamente rinnovati. - 158 - Quando guarì, volle conoscere un altro genere di miserie. Coraggiosa e ardita, salì le scale [...]
[...] del povero, penetrò nelle stanze dell'operaio, e vide le donne a trent'anni invecchiate dagli stenti, gli uomini abbrutiti, i fanciulli [...]
[...] abbandonati e maledetti. L'amore, l'infanzia, la casa, tutto ciò che ella aveva conosciuto attraverso il brillante miraggio della ricchezza, ciò che era [...]
[...] sempre stato per lei fonte di gioie, vide trasformato in occasione di pianto. Parole burbere, rabbuffi, bestemmie, in luogo dei baci e delle [...]
[...] tenerezze, fiori rari che sbocciano nel tepore delle serre. I focolari spenti, i talami cenciosi le strinsero il cuore di angoscia e di ribrezzo [...]
[...] . Parlò a quelle donne, e non fu compresa. Gli uomini la guardarono o sospettosi o indifferenti. Che cosa poteva fare per essi? Lo spirito della [...]
[...] , essendo la negazione dell'egoismo — un palpito, un sospiro, una stretta di mano, una lagrima, tutto ciò che meglio dell'oro benefica e fa credere [...]
[...] solo dono caritatevole e santo che si possa fare a quelli che soffrono. Lydia si trovò più sola di prima, con un gran freddo nell'anima. Era [...]
[...] colla testina ritta, il busto sporgente; sicura della linea elegante del collo e delle braccia che mostrava per la prima volta intere, nella loro [...]
[...] i lineamenti, la statura e i capelli; ma passato il momento della sorpresa, durante la quale Lydia era sembrata quasi una novità, si [...]
[...] , delle villeggiature, per un intero decennio, e risero della sua scollatura audace, risero de' suoi capelli dipinti, risero di quel velluto [...]
[...] nero, strascico di un lutto che era parso ostentazione. Pure siccome Lydia era ricca, ed aveva spirito, e la franchezza de' suoi modi autorizzava [...]
[...] una certa libertà, non le mancarono ancora i corteggiatori. Le visite ripresero il loro corso, fu invitata ai balli; i complimenti e le [...]
[...] madrigali inediti, e il suo albo di ricordi di cotillons. Per un altro anno trascinò la vita brillante; ma si stancava. Le accadeva spesso di [...]
[...] ogni giorno grazie nuove, una rotondità nascente, un contorno soave, il contrasto di un velluto scuro sulla bianchezza delle carni e la aerea [...]
[...] trasparenza delle trine sul petto giovanile; tante scoperte e altrettante soddisfazioni. Ora si conosceva troppo. Sapeva già che aveva le braccia [...]
[...] ben modellate, quantunque esili per il gusto moderno; sapeva che il suo collo lungo e sottile sarebbe da un poeta paragonato a quello del cigno [...]
[...] ; e le forme modeste del seno, somiglianti alle pure creazioni dell'arte antica, quante volte non aveva ella costrette al barbaro giogo della [...]
[...] moda? Più di mille volte la sua carne era stata compressa dal busto, solcata - 164 - dalle stringhe, imbevuta di profumi e di polvere di Cipro [...]
[...] , e lo specchio l'aveva riflessa in tutti i modi seminuda, vestita, cinta di veli o di pelliccie. Conosceva gli effetti del color bianco, se [...]
[...] cercati nelle stoffe soffici e vaporose; la civetteria del rosa e del rosso alleati al nero; la riuscita del color viola, sotto il sole, in una [...]
[...] giornata di buona salute; l'incanto del celeste pallido e del color perla nelle stoffe di seta; le risorse dell'azzurro cupo; i buoni uffici del [...]
[...] lontra e del prune. Poteva vestirsi al buio con sicurezza di riuscita; sononchè il rosa e il celeste non le andavano più tutti i giorni... Una [...]
[...] felicità, nient'altro. - 165 - Una sera burrascosa di marzo, dopo un temporale che aveva inondata la città, atterrando alberi e facendo [...]
[...] cadere molti vetri dalle finestre, Don Leopoldo stava guardando il cielo. Dietro a lui la punta di due scarpine di pelle dorata, alzandosi e [...]
[...] inutile, un'ombra, un simulacro; e vi si rassegnava colla sua dolcezza mansueta, colla sua dignità silenziosa di gran signore. Si annoiavano entrambi [...]
[...] di lagrime, singhiozzante come un bambino, e quando le chiese che cosa avesse, stette molto tempo senza poterne cavare una parola. Il bellissimo [...]
[...] volto di miss Seymour spariva dietro un velo di lagrime, e il suo corpo di giovane dea sembrava accasciato e vinto sotto lo schianto del dolore [...]
[...] Seymour era fallita, lasciando padre e figlia in una povertà quasi assoluta. Una volta Lydia non avrebbe compresa tutta l'estensione di questa [...]
[...] sciagura; adesso sì. Le parve di vedere la sua amica vestita di cenci, in una soffitta buia (di quelle che essa conosceva), mancante d'ogni cosa, e [...]
[...] ne provò - 167 - un vero dispiacere. Il suo istinto generoso le suggerì subito di venire in aiuto di quei due sventurati, e offerse [...]
[...] , e fece versare ad Eva nuove lagrime di tenerezza; ma per quanto fosse vivo negli altri il sentimento di gioia per la generosità di Lydia, non [...]
[...] , rassicurandola, ridendo, tutta rischiarata - 168 - in viso da una luce soave, e così semplice, così pietosa che pareva un'altra Lydia. Ma [...]
[...] l'entusiasmo dovette cedere al freddo ragionamento. Eva, commossa e seria, le dimostrò l'impossibilità di accettare un simile sacrificio; suo padre [...]
[...] Seymour si crucciava di più; sapeva di essere tutta la sua forza, tutta la sua fede. E fino a quando? — fino a quando potrebbe ella lavorare [...]
[...] creduto che fosse Lydia l'infelice colpita dalla sventura. - 169 - Eva penò molto a svincolarsi da quelle tenerezze, e partì recando con sè una [...]
[...] dolcezza ineffabile. Il giorno seguente e gli altri ancora Lydia non visse che per Eva. Andava a trovarla, mettendosi in tasca del danaro [...]
[...] , temendo sempre di vederla nella più squallida miseria, e si trovava di fronte alla dignità incrollabile di sir Eduardo, alla rassegnazione di Eva [...]
[...] , che andava riprendendo la sua serenità. Lydia meravigliava di tanto coraggio, lo ammirava, e sentiva crescersi la malinconia nel cuore, si [...]
[...] sentiva sempre più impotente. — Quanto sono disgraziata — pensava — se non posso nemmeno esercitare il bene! E cresceva intorno a lei quel terribile [...]
[...] quel vecchio poderoso attraversare la folla con la testa alta di una quercia che sfida i turbini; e al suo fianco la fanciulla dai capelli d'oro [...]
[...] raggiunta una posizione e poteva ormai aspirare alle nozze di miss Seymour, senza che nessuno potesse rimproverargli una mira interessata. A [...]
[...] avessero portato via un gran bene, che l'avessero spogliata e lasciata nuda nel mezzo della strada. Pensando a Mario Avella sentiva una puntura nel [...]
[...] corona non andassero ad ornare i capelli della saltatrice, ed avrebbero accettato volentieri Lydia, che era ricca e sola, per assicurare il [...]
[...] marchesato. — Potrei maritarmi insieme a te — disse ancora Lydia a miss Seymour, e lo disse con tale accento di ironia, che Eva la guardò in faccia [...]
[...] al marchese e d alla marchesa Strutti che il marchesino continui ad amoreggiare la ballerina; quello che occorre è una moglie legittima per [...]
[...] impedirgli di fare una corbelleria. Capisci? Noi ci immaginiamo di essere sposate per amore, e invece ci si prende come un paracadute. — Hai un po' di [...]
[...] leggerina, saltò al collo di suo zio ridendo e gridando: — Eccolo qui il mio maritino; il mio maritino ubbidiente, che non mi contraddice, che [...]
[...] fa tutto quello che voglio io, e che è fedele... Nevvero, Don Leopoldo, che siete fedele alla vostra impareggiabile Lydia? Lo baciò sonoramente [...]
[...] sulle due guancie e gli diede un buffetto; con tale straziante pietà di sè stessa, che avrebbe subito cambiata la propria vita coi pochi anni [...]
[...] che restavano al vecchio. XI. Il matrimonio di Eva e di Mario Avella seguì senza pompa alcuna, quasi segretamente. Si adoravano, e non avevano [...]
[...] voglia di mostrare al mondo la loro felicità. Dovevano passare la luna di miele in Sicilia. Eva venne a salutare Lydia tutta raggiante e bella [...]
[...] scintillava una miriade di perline dello stesso colore, ammorbidite da riflessi rosei; il cappellino riprendeva l'abito esattamente, - 176 - e [...]
[...] bellezza e dell'eleganza; faceva bene a vederla, e solamente a passarle vicino si provava l'impressione di una carezza. Si separarono con molti [...]
[...] esclamò Lydia, sforzandosi di sorridere e dandosi di nascosto dei pizzicotti nelle braccia, perchè le sembrava di sentirsi gelare il sangue [...]
[...] ; finalmente, essendosene dato uno più forte degli altri, gettò un griduccio fra la rabbia e il dolore, e questo la sollevò. Rimasta sola, come aveva [...]
[...] riunioni Lydia si annoiava, trovandosi spesso fra persone ostili, che commentavano malignamente ogni sua parola, ogni gesto vivace, e li commentavano [...]
[...] tanto più ch'ella sembrava sfidare la società, co' suoi modi liberi e decisi nell'ostentazione del male. Saltando a piè pari l'analisi [...]
[...] affettava lo spirito forte, e di nulla aveva paura quanto di esser presa per un'ingenua. Più civetta che appassionata, più vana che ardente, si [...]
[...] teneva paga della flirtation dei salotti e di quegli effluvi d'amore che salgono ad ogni donna dalle vie popolate, dalle folle dei teatri [...]
[...] ardito, passa incolume e quasi sempre tocca. Sotto la scintilla istantanea prodotta da quegli attriti ella aveva già appartenuto a centinaia di [...]
[...] uomini; il suo pensiero deflorato non provava più nessuna meraviglia; e il ripetersi frequente di questi fatti, come succede agli artiglieri che per [...]
[...] precario, l'attesa febbrile o malinconica dell'ignoto, l'ascoltare con un orecehio solo e lo starsene sopra un piede in attitudine di spiccare il volo [...]
[...] interessarla; e qualunque sia l'età o il grado delle persone che la circondano, essa vi sta come un segugio, col naso per aria fiutando il marito [...]
[...] pratica della vita, che sa tutto. Essi, naturalmente, prendevano coraggio, e capitava qualche volta a Lydia di trovarsi imbarazzata; ma tutto [...]
[...] civetteria femminile. Quando saliva in carrozza aveva un vezzo biricchino insieme e pudico, di raccogliere le gonne in un punto solo, sollevandole [...]
[...] tirolese, colla manopola alta, gonnella corta di panno bigio, a pieghe, e stivalini di capretto con quattordici bottoni. Don Leopoldo non reagiva [...]
[...] ; ella aveva preso il dominio con mano d'acciaio, e quando non ordinava, baciava, il che era peggio. Il vecchio gentiluomo figurava in casa come un [...]
[...] del giardino. Lesse in quei mesi tutti i romanzi di Flaubert, di Daudet, di Droz e i nuovissimi di Maupassant e di Bourget; ne lesse anche di [...]
[...] Tolstoï, perchè era alla moda, e di Zola, perchè lo dicevano scandaloso, ma le parve invece noioso. Il suo editore le diede poi tre romanzi [...]
[...] , chiese a sè stessa se, per caso, non avesse trovata la consolazione della sua vita, e volle affermare queste sensazioni, tentando la via alata del [...]
[...] , il suo cuore aveva avuto palpiti e gemiti che potevano illuderla di essere artista, se all'arte bastasse il cuore che ama e che geme; ma essa [...]
[...] vuole il cuore che ama, che geme e che crea. Lydia si trovò come il fanciullo che un'aquila aveva trasportato in alto. Per un istante dominò il [...]
[...] sensi, cercava senza posa. - 184 - Nella quiete della campagna, sola come non lo era stata mai, e imbevuta delle letture fatte, incominciò [...]
[...] sentire misteriosi concerti e olezzi sorgenti dai fiori, come turiboli agitati da mani invisibili. Si commoveva fortemente, allargando le braccia [...]
[...] quasi per abbracciare l'ente misterioso che le dava tante dolci emozioni, per adorare il Dio di quel tempio; e l'ente non era visibile, il Dio [...]
[...] , non tenendo a nulla, non avendo bisogno di nessuno, nè altri di lei, priva di passato e scettica sull'avvenire. Non andò molto che Lydia fu [...]
[...] bizzarre, e assistendo a tutti i raut, a tutti i pik-nik della stagione, con una febbre di movimento che era una maschera di quell'altra [...]
[...] ondeggiare, per bizzarria, la lunga - 186 - capigliatura. Il moto e le corse all'aria libera calmarono un poco i suoi nervi; si sentì più forte, più [...]
[...] dolce; come deve succedere alla maggior parte dei villeggianti e dei così detti amici della campagna, per i quali il più bel punto di un [...]
[...] caccia. Usciva alla mattina con tre o quattro uomini e una signora russa di cui aveva fatta la conoscenza sul lago. Lydia non poteva competere con [...]
[...] e volendo ad ogni costo trovare un piacere nella nuova occupazione. La parte più gaia della partita restava però sempre l'asciolvere, fatto [...]
[...] volta; commediante che porta i suoi diamanti falsi per obbligo di professione. Lo spirito disinvolto e mordace era diventato la maschera del [...]
[...] sugli altri; e per questo dicevano che era senza cuore, una testa vuota, una civetta rotta a tutte le arti. La sfida ch'ella gettava [...]
[...] continuamente - 188 - al mondo, il mondo la raccoglieva; ed era un combattimento accanito, senza tregua, fatto col sorriso sul volto e il miele nelle [...]
[...] donna abile, scaltra, senza scrupoli, elegante e procace. Solamente nella sua smania di afferrare questo vero per trarne profitto, trascurò una [...]
[...] osservazione principalissima: non tenne conto dell'immenso divario che corre fra la donna maritata e la zitella; tutto ciò che è permesso alla prima [...]
[...] , tutto ciò che si vieta alla seconda. Credette che il suo ingegno e la sua ricchezza bastassero a darle l'indipendenza, reputandosi assai [...]
[...] nubili quanto colle maritate, e sopratutto cogli uomini che non sapevano - 189 - mai da qual lato prenderla e che, alla fine, la prendevano [...]
[...] esisteva, gliene attribuissero parecchi, e poichè l'invenzione, in tali circostanze, è la più facile delle cose, il numero, la qualità ed il [...]
[...] un cuore femminile, avvezzo a tutt'altre donne, credette fosse il caso di arrischiare tutto per tutto, e la prese d'assalto violentemente, una [...]
[...] bisogno il sentire quei passi - 191 - forti e cadenzati, quelle strette di mano robuste che lasciavano il segno degli anelli sulle sue manine [...]
[...] delicate. E se parlavano molti insieme, ascoltava con voluttà i suoni di voce baritonali, profondi, che la scuotevano tutta, o le acute voci dei [...]
[...] l'ossigeno nell'aria; e dopo, quando erano partiti, rimaneva a lungo immobile, quasi temesse di smuovere, colle particelle d'aria, l'onda sottile che la [...]
[...] penetrava e che insieme ai discorsi fatti era la sola profanazione della sua vecchia verginità. XII. Novembre sfrondava i boschi: le lunghe [...]
[...] prati, i fiori allo stelo. La nudità sofferente della natura appariva dovunque; un velo grigio cadeva dal cielo e - 193 - dai monti, un vapore [...]
[...] grigio sorgeva dalla terra e dal lago, manto pietoso, lenzuolo funebre a quella suprema agonia. Lydia gustò per quindici giorni questa profonda [...]
[...] voluttà: la malinconia dell'anima e delle cose. Le sue ultime gite a cavallo, sui sentieri desolati, le procurarono indicibili istanti di [...]
[...] città, dopo tanti mesi di assenza, la persuase che occorrevano grandi cambiamenti. Andò dal tappezziere, dallo stipettaio; e fra i mobili [...]
[...] , — - 194 - modesto — si affrettò a soggiungere la signora Avella, per definire subito la sua nuova posizione nel mondo. E Lydia sentì un [...]
[...] acquistare. — Sei felice, nevvero? Eva non disse di sì. Sorrise e guardò Lydia con mal celata compassione. — Orbene — esclamò Lydia con un piccolo [...]
[...] riso maligno — so quel che mi resta a fare. Metterò in un cappello il nome de' miei spasimanti e sposerò il primo che esce, poichè è il [...]
[...] quattrocento, con tede accese e nodi d'amore. La coperta era di raso, in una intonazione perlacea pallidissima; le tede di una viola dolcemente [...]
[...] da anni ed anni nella più assoluta tranquillità. Per prima cosa Lydia fece levare i mobili di mogano austeri e fuori di moda; le sedie tutte [...]
[...] irruginita sul suo perno, le tende e le tendine di guipure bianche e rigide nella stiratura immacolata. Lasciò stare una madonna, una testina ispirata [...]
[...] capriccio quel piccolo mondo, di creare qualche cosa dal nulla, tornò a provare la gioia intensa, l'infantile orgoglio che già l'avevano animata e di [...]
[...] carità verso Eva e di entusiasmo per i poeti e di inconscia ebbrezza davanti ai miracoli della natura. Si pose all'opera febbrilmente [...]
[...] , dimenticando in quei giorni le cure dell'abbigliamento; fermandosi, spettinata, in mezzo al caos delle stoffe e dei tappeti; sollevando appena la gonna [...]
[...] per attraversare i pentolini delle vernici, posati a terra: e guardava tutto; si interessava di tutti i particolari, del cordone, della bulletta [...]
[...] ; dava ordini e contr'ordini. Dapprima le era venuta l'idea di nascondere il letto sotto una specie di tenda araba, formata da tappeti e sorretta [...]
[...] già la faccia meravigliata e sgomentata delle signore di sua conoscenza; ma come impiegare allora la coperta medioevale? Rinunciò al genere [...]
[...] arabo; ma neppure il medio evo, preso alla lettera, la soddisfaceva, perchè troppo rigido e angoloso. Pensò allora di sciogliersi dal rigorismo di [...]
[...] uno stile puro, prendendo ispirazione da tutti i generi. Fece rizzare in un angolo della camera, fuori di squadra e d'ogni regola conosciuta, un [...]
[...] enorme baldacchino che protendendosi molto innanzi formava quasi alcova, dalla quale pendevano lunghe e floscie cortine di velluto viola [...]
[...] foderate di raso color perla, strappate indietro con audacia bizzarra e aggruppate intorno alla testina del Murillo. La bella coperta spiccava sopra [...]
[...] un letto largo e basso, di una morbidezza impudica. I tappezzieri erano persuasi che quello fosse il letto nuziale della signorina. - 198 [...]
[...] — osservò ancora titubando, don Leopoldo. — E perchè? Il perchè era difficile a dirsi; nè i grandi occhi di Lydia aperti e sereni mostravano di [...]
[...] nessuno quando sono a letto. Riempì l'altra parte della camera di mobilucci eleganti e strani, di piccole poltrone, di divanini dove la sua minuscola [...]
[...] . Sulle finestre, le cortine di velo delicatamente - 199 - dipinte, lasciavano appena trasparire lo sfondo romantico del giardino; e le ampie [...]
[...] tende di velluto viola, sovrapposte a una leggera sfumatura di seta color perla, costringevano la luce ad assumere gradazioni misteriose e [...]
[...] simpatiche. Stendendo un paravento presso una delle finestre, improvvisò una specie di studiolo, un gabinettino a parte; e quello divenne subito il [...]
[...] decimosettimo, lo copriva un ricamo imitante l'arazzo, con scene pastorali eccessivamente tenere, dove, frammezzo ai guardinfanti color di rosa e alle [...]
[...] aveva visti parecchi in casa delle sue amiche, e si affrettò a provvederlo tutto - 200 - elegante, tutto a fiocchi azzurri, imbottito di raso [...]
[...] cesellate, intarsiate, a trafori, inservibili; quattro matassine di seta lilla, dei confetti e delle sigarette. — Nei giorni piovosi, — pensò Lydia [...]
[...] fra le pieghe della tappezzeria, e un enorme ventaglio giapponese, sospeso a mezz'aria come un uccellaccio, terminava di mobiliare il cantuccio [...]
[...] preferito; eppure, dopo alcuni giorni, Lydia vi fece stare ancora un tavolino di peluche color muschio e una esile palma che dovette schiacciare [...]
[...] fine dell'anno senza che quasi se n'avvedesse, e per qualche settimana ancora gustò il piacere di far ammirare la sua camera agli amici [...]
[...] paravento, Lydia non volle moversi, e ricevette Calmi, — un vecchio conoscente, — sprofondata nella poltroncina. Ricevuto Calmi, non vi era ragione di [...]
[...] appartenuto al diavolo, venne in pompa magna e a nome delle signore oneste a tentare di convertire Lydia, mostrandole che non era questo il [...]
[...] nuove passati i trent'anni; e quand'anche, un uomo che cammini colla testa in giù e le gambe per aria trova dei curiosi, dei motteggiatori, forse [...]
[...] degli ammiratori, ma non degli amici. Così la donna sola. Fra gli strati bassi dell'intelligenza e del sentire assomiglia ai crostacei; nella [...]
[...] avviluppata in una rete di malintesi, di calunnie, di malignità, e non sapeva come romperla. Sentendosi in fondo più nobile e più pura dei suoi [...]
[...] . Ogni giorno cresceva in audacia, in disprezzo delle convenienze; in fondo aveva paura, e i bambini quando hanno paura, gridano forte. - 204 [...]
[...] beneficenza aveva vinto un grazioso revolver, un ninnolo elegante che ella pose subito sopra il suo tavolino, piacendole far pompa di originalità e [...]
[...] discorsi erano scuciti; dicevano una cosa pensando ad un'altra. Era capitato molte volte a Lydia di trovarsi con Mario Avella, e quando sorprendeva [...]
[...] così i due sposi insieme, le sembrava sempre di veder sorgere sulle loro fronti un'ombra di contrarietà. Eva sorrideva, e Mario faceva un [...]
[...] profondo inchino; sedevano tutti e tre, ma la parola moriva. Una mattina Lydia capitò come una bomba - 206 - nel salotto dei signori Avella. Era [...]
[...] braccio interamente nudo — un braccio tornito, di un candore di neve, - 207 - di una morbidezza di raso, sul quale Lydia scorse, e guardò [...]
[...] intorno a sè; come persona destata improvvisamente da un sogno. Mario Avella, serio, si ritirò dopo d'avere salutata Lydia e baciata la mano a sua [...]
[...] disordine della stanza; e quando Lydia si decise a risponderle, era Eva che non ascoltava più; distratta, preoccupata, tendendo l'orecchio a un rumore [...]
[...] per tre mesi. XIII. — Ma è sul serio che non vuol prendere marito? — È sul serio che me lo domanda? Si guardavano in faccia, Lydia e [...]
[...] l'avvocato Calmi, al pallido chiaror della lucerna posata sul tavolino e velata da un fazzoletto di trine. Ella aveva fatto in quel giorno molte corse [...]
[...] ; era stanca, non aveva neppure pranzato. Il salotto gelido e vuoto non l'attirava; quando le annunciarono Calmi, fece uno sforzo per [...]
[...] sua poltroncina, coi piedi sopra uno sgabello imbottito, bene appoggiati, incrociati l'uno sull'altro, in calze di seta grigia e scarpe di [...]
[...] della manina aristocratica. — Sul serio? — fece; e la noia, l'implacabile compagna della sua vita, le schiuse le labbra a un leggero sbadiglio [...]
[...] frequente vicinanza si erano giudicati meglio. Avevano lo spirito fatto per comprendersi; solo si somigliavano troppo, e da questa somiglianza [...]
[...] sospettosamente , entrambi scettici e orgogliosi. Lydia aveva accolto senza inventario tutto quanto si diceva a proposito di lui. Lui si era [...]
[...] , cedesse lentamente e, quasi specchiandosi a vicenda, si compatissero. — Lei, Calmi, è scettico; deve dunque credermi quando le assicuro che non [...]
[...] solamente ora? — Lei ha incominciato troppo presto, come il fanciullo che gridava al lupo prima che il lupo ci fosse; e per questo dico, ora [...]
[...] , sa? - 213 - — A veglione? — Egli fece un brusco movimento colle spalle. — Quando? — Mercoledì. — Ah! E s'è divertita? — Molto. Ella disse [...]
[...] amabilissima. Non la vedevo da parecchi anni; è stata tutto questo tempo a Vienna... — Assomiglia a sua madre? — Sì, e no. È più distinta, più [...]
[...] simpatica. Lydia depose il tagliacarte e incrociando le mani sui ginocchi, riprese: — Dica il vero; lei è meravigliato e un tantino choqué per il fatto [...]
[...] , non lo nego, mi piace a conoscere le acque in cui navigo. Capirà che è una sciocchezza continuare a credere questo, questo e questo, quando [...]
[...] in realtà è quello, quello e quello! — E s'è divertita a veglione? — Ma sì, gliel'ho già detto, moltissimo. Mi pareva di essere in un pandemonio [...]
[...] . Dimenticare affatto quello che si è, inebriarsi al punto da non capire più nulla e girare in tondo, forse, è il segreto della felicità. Calmi la [...]
[...] , persone serie che mi guardano per solito d'alto in basso, schiamazzare come pagliacci e... Si arrestò, volgendo la faccia da un lato per [...]
[...] suoi trent'anni si conservava abbastanza bene, e che avrebbe potuto sposare un qualche nobiluccio spiantato, tanto per non essere - 216 [...]
[...] ne accorse e gli domandò: — Che pensa? — Nulla. — Non è vero. Egli non persistette a negare. — Forse riflette alla bizzarria della nostra [...]
[...] ! — Infatti — mormorò Calmi, distratto dalle ombre cupe che ravvolgevano quasi tutta la camera, al di là del paravento. — Infatti... — e si alzò. Il [...]
[...] , sopra un terrazzo, nella stessa - 217 - notte in cui sua madre doveva morire, e si sentì invadere da un improvviso bisogno di tenerezza [...]
[...] grave, ma dolce. Si accarezzava la barba, in piedi, fissando nel vuoto que' suoi occhi acuti e freddi. A un tratto si avvicinò alla parete dove [...]
[...] comperate per il suo grande amore al bello e che sembravano rizzarsi, nell'orgoglio delle loro forme adorate, dominando quella strana camera [...]
[...] bisogno di essere la prima di tutte le donne per poter fare, col mio amore, un dono completo e così grande, così meraviglioso che non potesse [...]
[...] sesta o la ventesima; sapere che non mi si amerà più di quanto furono amate le altre; sapere che non posso dare più di quanto fu già dato e che [...]
[...] sarà nuovamente offerto... ah! Calmi, non arriverò mai a spiegare quello che io sento qui. Si pose una mano sul cuore; e apparve nel volto così [...]
[...] ch'io me ne sia accorta... - 219 - Calmi scosse il capo. — Non crede che ciò possa accadere? — No. Lydia abbassò gli occhi, e per qualche [...]
[...] incipriate e rosee restavano immobili, nei loro atteggiamenti aggraziati, come se la bacchetta di un mago le avesse stregate sotto quegli alberi di un [...]
[...] verde tenero, nelle delicate trasparenze della seta imitante il cielo. Lydia, senza parlare, accese i candelabri della specchiera, e la luce si [...]
[...] , e gli porse la mano; ma la stretta fu così energica che ruppe il filo delle perline legate a' suoi polsi, sparpagliandole sul tappeto [...]
[...] Calmi, sulla soglia dell'uscio. — Sempre felici le mie notti! Dormo come un ghiro. Lasciò ricadere la portiera, e tornò a passi lenti nel suo [...]
[...] membra rotte e floscie, la faccia lunga, i muscoli del viso stirati, stanchi. L'ampio letto la chiamava inutilmente. Ella aspirava nell'aria [...]
[...] chiusa, mista d'odor di fiori e di sigari, l'ultimo suono che aveva dato l'apparenza - 222 - di vita alla sua triste vegetazione. Una poltrona [...]
[...] sgualcita, un giornale spiegazzato, un pizzico di cenere in una conchiglia, ecco tutto ciò che le avanzava della sua giornata; — e le voci [...]
[...] d'uomo rimaste, come un'eco, nei drappeggi e, talora, una impronta polverosa sul tappeto. Non altro. I romanzi di Daudet e di Flaubert — qualche [...]
[...] volta anche quelli di Belot — si trascinavano sui mobili, presi, abbandonati, ripresi, avidamente percorsi e poi gettati con immenso sconforto [...]
[...] uomo l'aveva baciata mai! Tanto compromessa, tanto scettica, tanto iniziata ai misteri della galanteria, e così pura che entrando finalmente [...]
[...] nel suo letto tremava sempre un poco, rannicchiandosi coi ginocchi dentro la camicia e le mani incrociate sul seno, presa da un brivido. XIV [...]
[...] aspra, e dura — non esisteva più. Aveva vinto. Sopra il suo volto di santa, un colorito vivace indicava l'equilibrio del corpo collo spirito [...]
[...] di misericordia e di pietà. Nel lasciarsi, forse per sempre, rammentarono sorridendo il loro motto d'una volta. — Sei rimasta fedele al tuo [...]
[...] sulle labbra. Si strinse tenacemente all'amica, raccomandandole di non dimenticarla; e per tutto quel giorno non volle veder nessuno, standosene [...]
[...] chiusa in camera a ripassare i vecchi quaderni pieni di memorie e il giornaletto sul quale, per un intero inverno, aveva scritte le proprie [...]
[...] pazzerella che fui! — pensò; e presa la penna scrisse in fondo, sull'ultima pagina: " Il solco nero, corroso, irto di sassi, che il torrente scava [...]
[...] sommità dell'orecchio, e ripetè a mezza voce: " .... una verde china dove spuntavano i fiori. " Sì, è cosi. In quei giorni aveva stabilita una [...]
[...] grande intimità colla figlia della contessa Colombo, la baronessa von Stern. L'isolamento in cui viveva e l'abbandono delle dilette amiche le [...]
[...] , dalle labbra bruciantii, dalla magrezza serpentina e lasciva. La lunga abitudine di una vita signorile temperava in lei la volgarità della razza [...]
[...] baronessa. Quindici anni trascorsi a Vienna, nella società più allegra e più corrotta, avevano conferito alla baronessa von Stern la seduzione piccante [...]
[...] sapevano l'una dell'altra tutte le intimità femminili, la forma dei loro busti e la guarnizione delle loro camicie. S'erano provate le scarpe [...]
[...] spesso e volentieri de' suoi trionfi; parlandone, le si accendeva nello sguardo la stessa fiamma divoratrice che aveva reso celebri gli occhi di sua [...]
[...] madre. — In quegli occhi — diceva Calmi — ci sono altri vent'anni d'appetito per gli uomini, dieci per l'écarté, e non mi stupirei che ne [...]
[...] avanzasse ancora per Dio. Buona razza non fallisce mai. Lydia si arrabbiava un pochino a sentir parlare così. Per Calmi non c'era nulla di sacro; e [...]
[...] mesi che non si vedevano, Lydia incontrò in un negozio la - 231 - signora Avella, e le parve che Eva tentasse di evitarla. Però, non [...]
[...] recentemente; duro, forzato, che le segnava una ruga tra le labbra e il mento, e che rassomigliava ad una smorfia. — Tu — disse la signora Avella [...]
[...] dopo un minuto di esitazione — vai sempre con Thèa? — Sì, non ho ormai altra amica. Tutte mi hanno abbandonata. — E tu — riprese dolcemente la [...]
[...] ancora la mano di Lydia con un'affettuosità prolungata e muta, che quella non avvertì; e si staccò lentamente, dolorosamente, volgendole una [...]
[...] lunga occhiata piena di rammarico. Intanto Lydia pensava con dispetto: — Anche lei come tutte le altre! Nella grande intimità sorta fra Lydia e [...]
[...] Thèa l'argomento amore non poteva essere lasciato da parte, e non lo fu. Ma anche qui si posero subito d'accordo, giudicando che nessun uomo al [...]
[...] , guardando Lydia attentamente, e poi rispose con accento deciso: — Certo. Però l'amore coniugale non è proprio quello che voialtre ragazze vi [...]
[...] immaginate... — Lo so! — rispose Lydia con prontezza. Non farmi l'affronto di suppormi così ingenua. — E nemmeno l'altro amore — continuò con [...]
[...] . Credi che non mi fa nemmeno un briciolo di corte? — Che è dunque? — Un amico. — Platonico! — fece Thèa con un riso stridulo. — E gli altri [...]
[...] ? — Oh! gli altri mi prenderebbero, credo; qualcuno per i miei begli occhi, e tutti per la mia dote; ma non me ne piace alcuno. — Non conviene avere [...]
[...] assioma. Detto ciò, con molto filosofica pacatezza, Thèa soggiunse: — Te lo cercheremo a Vienna. Mio marito ha una quantità di cugini, e i cugini [...]
[...] felicità? — No — interruppe prontamente la baronessa; e tornò a fissare sulla ragazza i suoi occhi penetranti. — È di Vienna anche lui ? Lydia si [...]
[...] , aggrinzata come un papiro, secca e nera, con nastri rossi sull'abito, giocava una partita di poker insieme a' suoi fidi e gridava agitandosi sulla [...]
[...] sedia; sempre ardente, sempre febbrile, mandando lampi dal fondo delle occhiaie vizze. Lydia e Thèa in mi cantuccio, sedute sopra un divano [...]
[...] parte quattro o cinque colonnelli, un ministro e buon numero di baroni — il sesso forte, non avendo per appannaggio di - 237 - natura che questo [...]
[...] solo aggettivo, perde troppo a esser visto sulla carta. — Ecco l'imperatrice. — Stupenda creatura! — E le arciduchesse, Stefania, Giselda [...]
[...] ... questa è la principessa di Metternich, questa la baronessa Rothschild... Ad ogni nome, Lydia approvava con un cenno del capo, seria e contegnosa [...]
[...] , sembrandole che un po' del cerimoniale di corte uscisse da tutte quelle fotografie auguste. — E questa? — esclamò, sollevandone una alla fiamma [...]
[...] , scandendo le sillabe. Lydia posò la fotografia a malincuore, e quelle che restavano guardò distratta e svogliata. Prima di lasciare il divano [...]
[...] , tornò a prendere il ritratto di Keptshy e gli diede un'ultima occhiata. Intanto la baronessa, seguendo lo sguardo di Lydia, mormorava colla [...]
[...] luglio, la contessa Colombo decise di andare in villa, e Thèa la seguì per passare con lei l'ultima settimana di congedo — così diceva, ridendo [...]
[...] città; un ampio e pomposo fabbricato, da gente rifatta; ammobigliato con lusso, con abbondanza eccessiva, ma comodo e perfettamente isolato nella [...]
[...] , tanto bene. Scelsero, per dormire, due camerette attigue; e sera e mattina era un andirivieni continuo dall'una all'altra, un cinguettare, un [...]
[...] , se gli occhi profondi e il sorriso enigmatico non avessero indicato un doppio fondo di pensieri o di sensazioni affatto contrarie all'innocenza [...]
[...] spogliavano, scherzando e ridendo finchè fossero in camicia tutte e due, Lydia osservò al collo di Thèa un medaglione appeso ad una catenella [...]
[...] quinto, all'asciolvere, la baronessa ricevette una lettera, dopo la quale restò preoccupata e nervosa per il resto della giornata. Sul tardi ebbe [...]
[...] per tempo da un tramestìo nella casa; ed avendo cercato inutilmente di riaddormentarsi, si alzò e discese nel salotto terreno. Non c'era [...]
[...] persone di servizio erano entrate ancora nel salotto. Uscì nel cortile. Sulla porta delle stalle, un mozzo puliva i finimenti, e li metteva al sole [...]
[...] per farne meglio asciugare e luccicare gli - 244 - ottoni. Davanti alla cucina, un contadino con due corbe di frutta, aspettava. Dalle [...]
[...] stalle uscivano i nitriti dei cavalli; dalla cucina veniva un odore penetrante di caffè bruciato, e sopra ogni cosa dardeggiava il sole, splendido [...]
[...] , senza preoccupazione dell'effetto; e siccome la sensazione esterna dominava sovrana sul vuoto del suo cuore e del suo cervello, ella provava un [...]
[...] ... Mi piace Ralph; dovrebbe essere biondo nei baffi, coi capelli bruni e gli - 246 - occhi azzurri — nordico. Un viaggio sul Reno, quale [...]
[...] spalle, leggiere, cogli zoccoli in mano, sfiorando la terra colle loro pianelle sottili senza tacco; avevano certe gonne arricciate sui fianchi e [...]
[...] - 247 - e la sottana, e attraverso il quale si vedevano le caviglie. Questo particolare fece a Lydia una impressione buffa. Si pose a [...]
[...] guardare quelle donne con maggior interesse, e fu sorpresa di vederne sempre crescere il numero, tutte vestite in ghingheri, colle sottane bianche e [...]
[...] compunte e nello stesso tempo ilari. È forse domenica oggi? — tornò a pensare Lydia, — e fatta persuasa, da un breve calcolo, che non poteva [...]
[...] della quale non si capisce nulla, e applaudirla. Il suo pensiero, spoglio di idealità, non aveva mai provato il bisogno di innalzarsi verso un [...]
[...] , sul principio del secolo, accoglieva le intelligenze più sottili, e - 249 - Donna Clara, massa inerte, avrebbe insegnato col suo contegno [...]
[...] la più grande indifferenza, se l'indifferenza per tutto ciò che esce dal benessere sensuale, Lydia non l'avesse già respirata in sè e attorno a sè [...]
[...] , dal giorno della sua nascita. La chiesuola era nuda di pitture e di marmi. Sull'unico altare stava raccolto tutto il lusso disponibile [...]
[...] : quattro candelabri di rame, due di legno e un mazzo di fiori rusticani, dalie, garofani o rose della madonna. Il prete, con una stola verde e la [...]
[...] cotta bianca inamidata, salì all'altare e si fece il segno della croce. Subito si segnarono tutti, anche Lydia, meravigliata di trovarsi in [...]
[...] vecchie, colle vite grosse, deformate; la pelle rugosa, le mani incallite nel lavoro. I loro abiti sapevano di cotone tinto, e dai loro corpi [...]
[...] uscivano, - 250 - sotto forma di odori indistinti, delle reminiscenze di lavatoio, di latte quagliato, di piatti di stagno, di tela di canape e di [...]
[...] bambini sudici. Lydia guardò sè stessa, le sue manine trasparenti e candide, che nessuna puntura aveva offese mai, che i profumi avevano [...]
[...] penetrato fin sotto la pelle; pensò alle sue biancherie di batista, al suo corpo che le cure assidue conservavano puro, e in quel confronto, la sua [...]
[...] vanità trovò ancora una gioia. Sollevò la testina altera, e dal busto di raso, il petto, sotto un impeto d'orgoglio, balzò, procurandole una [...]
[...] rapida sensazione di ebbrezza. Intanto tutte le donne si erano messe in ginocchio, umiliate, sprofondate; e un canto lento, solenne, uscì dalle lor [...]
[...] espressione di giubilo intenso, con un sentimento di riconoscenza mite e profondo. Il canto saliva, intonato, tra i nuvoli d'incenso. Una [...]
[...] voce fresca di fanciulla passò su tutte le altre con un acuto prolungato: Stella mattutina, e quelle due parole che parevano di romanza, di canzone [...]
[...] d'amore, salirono più alte, librandosi come colombe, ricadendo morbide e dolci su tutte quelle teste piegate. Le fiammelle dell'altare [...]
[...] devota, ammonendo e consigliando, mentre il mazzo di fiori un po' stridulo nella pompa delle dalie e dei garofani rossi, portava una nota [...]
[...] baldanzosa sulla penombra dell'altare. Dalla porta spalancata si intravedeva la fuga - 252 - dei campi, dei prati opulenti, e più in fondo [...]
[...] , radiosamente calma, la linea del cielo. E il canto continuava lento, disteso. A tratti una invocazione più alta, quasi fatta con maggior fervore [...]
[...] ! Ecco dunque ciò che le sarebbe mancato sempre. Un affanno la prese, una tristezza senza nome e insieme una paura nel trovarsi così profondamente [...]
[...] sola. Un minuto ancora ch'ella restasse nella chiesuola, e piangeva; sì, avrebbe pianto in mezzo a quelle donne, invidiandole, morsa al cuore [...]
[...] terreno, così come si trovava, col parasole in mano, vide Thèa che discorreva - 255 - animatamente con uno sconosciuto, in piedi tutti e due [...]
[...] . Volle ritirarsi, ma Thèa le gridò: — Vieni, vieni! Lo sconosciuto si voltò verso chi entrava, e Lydia rimase colpita, guardandolo, come [...]
[...] aggiungeva altro, muta e immobile, allungata sul divano, dove la sua vestaglia biancheggiava nel crepuscolo. Il silenzio venne a mettersi fra [...]
[...] le due amiche, il grave silenzio di quell'ora; e col silenzio, con l'oscurità, ognuna si sprofondò nei propri pensieri, isolandosi, dimenticando [...]
[...] insetti cercanti il nido. E i pensieri turbinavano leggeri, audaci; venivano le larve, i fantasmi del passato; venivano i sogni, i desiderii del [...]
[...] nobile, il mento fermo e gentile, la bocca perfetta nell'immobilità, affascinante nel sorriso, e gli occhi colore di due cupi zaffiri. Per un [...]
[...] tenebre, e solo, punteggiato dal raggio di una stella, il ventaglio chinese della baronessa, a fiori rossi, si agitava lentamente, dolcemente [...]
[...] di una posa comoda, colle gambe appoggiate fino al ginocchio sulla poltrona lunghissima, le spalle affondate nella imbottitura, tutte e due le [...]
[...] braccia distese sui bracciuoli. Il corpo si addormentava, si dimenticava, e da questo sopore sfuggiva il cervello, libero, sempre più libero [...]
[...] , e la fantasia, seguendo l'istinto alato, ridiventata anima ideale, tuffarsi nell'infinito. Due sensazioni, due godimenti. A poco a poco però [...]
[...] , mentre il corpo le si appesantiva, torpido, e sembrava una massa inerte, anche le sensazioni si confondevano. Aveva la percezione di una [...]
[...] sentiva bene, ma era perchè stava bene o perchè vedeva bello? E che cosa vedeva? E vedeva poi realmente? Era solamente sicura di sentire? O non [...]
[...] sognava invece? Od era forse morta, e assisteva in ispirito alla trasformazione di sè stessa? A un tratto l'oblio la invase tutta. L'ultima [...]
[...] dissolventi, finchè ripresa a gradi la coscienza del proprio essere aperse gli occhi, nel buio, e ascoltò. - 262 - Quei suoni erano dolci [...]
[...] , come preghiera mormorata sotto le vôlte di una chiesa, nella penombra dei vetri istoriati; ma erano anche teneri e ardenti come baci lungamente [...]
[...] eccitato dalle recenti fantasticherie e con una disposizione alla mestizia simile a quella che si prova dopo una ubbriacatura. Chiamò: Théa! Mosse [...]
[...] . Guardando quel lievissimo spiraglio Lydia comprese che anche la musica veniva di là, - 263 - e vi si diresse, sempre a guisa di sonnambula, a [...]
[...] accovacciata sopra un cuscino, colla fronte contro la tastiera, nell'abbandono confidenziale e stanco di una grande estasi. Lydia si fermò sulla [...]
[...] soglia, con uno scoramento nel cuore, una malinconia e una sensazione nuova, una avidità, un desiderio ignoto ma prepotente, che le metteva [...]
[...] avori del piano, mescendo agli accordi musicali un gemito lungo e straziante. Keptsky, colle dita leggiere, le premette alcune ciocche di capelli [...]
[...] , ed ella sollevò il capo, gettandogli un' occhiata lunga. Egli prese dalle sue mani il ventaglio chinese, a fiori rossi, e glie lo spiegò sopra [...]
[...] le si velarono, le si piegarono le gambe, e così, senza sapere il perchè, perchè soffriva, perchè moriva, si lasciò sdrucciolare lungo lo [...]
[...] , e che modulava con una abilità strana. Ascoltava meglio ancora che non parlasse, accompagnando il pensiero di chi parlava. Con Lydia, molto [...]
[...] benevolenza intelligente, quasi carezzevole; un dolce calore usciva dai suoi sguardi come dalle sue parole e da ogni minimo gesto. La natura che gli [...]
[...] erano passate, quali sfumature fatte da un abile pittore a un ritratto un po' duro, le abitudini del lusso, dell'eleganza, e una certa mondanità [...]
[...] di buon genere piena di sapore e di grazia. — È vero ch'ella ci vuol lasciare? — disse a un tratto, scostando premuroso un ramo d'acacia che [...]
[...] , — non conviene abusare dell'ospitalità. Che frase sciocca, volgare! E lei, avvezza a dirigere le più brillanti conversazioni, non aveva [...]
[...] . Avrebbe voluto dire troppe, troppe cose, e la quantità la incagliava nella scelta. Si sentiva trascinata a spiegare a quello - 267 [...]
[...] - sconosciuto tutte le sue teorie sulla vita, sugli affetti; le sembrava naturale e necessario di aprire il suo cuore a Keptsky, ma avrebbe voluto [...]
[...] ... Una puntura di invidia la morse, pensando che egli era cugino di Théa, e tornò a passarle davanti agli occhi la scena della sera prima, con un [...]
[...] bisogno spasmodico di intimità, di confidenze ricambiate. Keptsky parlava ora dell'Italia che percorreva per la prima volta e che lo [...]
[...] , per tutta la vita? — Secondo... Girando il capo, Lydia incontrò lo sguardo di lui, profondo, perduto dietro a una visione; e nello stesso [...]
[...] istanti non parlarono, continuando a camminare adagio sulla ghiaia del viale, all'ombra tenera e fresca delle acacie. Le sembrava, a Lydia, che non [...]
[...] si sarebbe stancata mai, tanto i suoi piedini posavansi leggeri e l'aria tutto intorno la abbracciava mollemente, quasi portandola. Se non fosse [...]
[...] caldi, i freddi, i tiepidi, i morbidi, i pungenti — qualità queste che si fondevano e confondevano spesso, non tanto però da privarla di un [...]
[...] campionario scelto. Don Leopoldo, per esempio, era, secondo lei, - 269 - morbido e freddo: Théa morbida e calda; Calmi freddo e pungente. A quale [...]
[...] categoria apparteneva Keptsky? Il dubbio non era possibile; egli aveva il migliore amalgama: era tiepido e morbido. La campana dell'asciolvere [...]
[...] color di rosa curate e coltivate come un fiore. — Vada, sa... non faccia complimenti. Era sicura che egli non si sarebbe mosso. Infatti rispose [...]
[...] coloro che non la intendono così. La campana tornò a suonare. — Hanno fame! — esclamò Lydia allegramente, mettendosi a correre; e correva [...]
[...] erano luminosi i suoi occhi! XVII. S'era stabilito alla Villa, un genero di vita assai regolare e metodico, come se dovesse durare per sempre [...]
[...] , dimenticavano di parlare. C'era Keptsky però, sempre sveglio, galante, brioso, col suo spirito elastico e pieghevole, che si adattava a qualsiasi ambiente [...]
[...] d'entusiasmo o di piacere, che non riusciva a frenare. Del resto, come lo avrebbe potuto? Non era ella avvezza ad abbandonarsi sempre e tuttaquanta a ciò [...]
[...] che l'attirava? E se non c'era più nulla al mondo cho l'interessasse, fuorché Keptsky, perchè non doveva interessarsi a Keptsky? Avevano poi tanti [...]
[...] giorno che Lydia lo s?dò al tiro della pistola, tenendosi forte di riuscire una volta su dieci, e che egli, canzonandola, gettò per aria uno scudo [...]
[...] e lo colpì a volo. Ma le partite belle le facevano di soppiatto, - 274 - con tutta l'emozione di una congiura, mettendoci la droga del [...]
[...] subito di buon umore, e a voce bassa, solenne, le mormorava: — Domani? Per solito, la risposta di Lydia era uno scoppio di risa dentro le trine del [...]
[...] suo fazzoletto. Al che egli soggiungeva: — L'ora? E lei, soffocando la voce: — Quando canta l'allodola. — Il motto d'ordine? Oh! quello poi [...]
[...] . Questo l'aveva voluto lui, Keptsky. L'indomani, appena spuntava l'alba, mentre tutti dormivano alla Villa, essi si trovavano pronti, e pronti erano [...]
[...] due cavalli; un'altra passione che li avvicinava. Théa, alla quale i medici avevano proibita l'equitazione, abborriva questo esercizio, e Lydia [...]
[...] , come due amanti in fuga; stavano fuori qualche ora, più che fosse possibile; tornavano, ancora inosservati, alla Villa addormentata, e per tutto [...]
[...] particolari grotteschi; e poi gli diceva la sua noia alle lezioni di piano, la sua smania per il ballo e per la corsa; il tripudio del primo viaggio [...]
[...] , l'emozione della prima festa, e sua madre, e don Leopoldo, e Costanza, ed Eva, cose e persone si affollavano dalla sua mente alle sue labbra, con [...]
[...] , l'intera natura le apparivano con forme e colori nuovi, più umanamente vivi. Non avendo ancora rivelato a se stessa il suo amore, non chiedeva neppure [...]
[...] restava appena il tempo di godere, e questo - 278 - godimento che non aveva ancora un nome, questo boccioio che non era ancora ?ore, come [...]
[...] ogni forza trattenuta e chiusa, le dava rapimenti intensi. — Keptsky, diceva, è impossibile ch'io non vi abbia conosciuto in un altro mondo [...]
[...] provare una ?tta al cuore, e che questo era certamente più che un presentimento, era un ?uido lontano, ma potente, che agiva a sua insaputa. — Siete [...]
[...] donne, non aveva la pretesa di far la corte, la solita corte smaccata e impudente che nella maggior parte dei casi è il solo contrapposto che gli [...]
[...] svelava una razza e una educazione in?nitamente superiori. E poi aveva quella morbidezza di velluto, quel tepore di raggio, che allacciava senza [...]
[...] stringere, e scaldava senza bruciare. - 280 - Oh! la mia classificazione come è giusta — pensava Lydia, cavalcando al suo ?anco, sembrandole [...]
[...] che l'aria stessa mossa da lui diventasse morbida e tiepida. E voleva che a sua volta le raccontasse le memorie dell'infanzia; tantanni passati [...]
[...] in un castello della Podolia, senza vedere nessuno, colla compagnia triste di una vecchia governante sempre ubbriaca,; e poi il collegio freddo [...]
[...] , austero, la pedanteria dei maestri, le scappate degli scolari; e poi l'entrata nel mondo, irrompente, da puledro che ha rotto il freno, poi la [...]
[...] brillante divisa degli usseri, la vita gaia di Vienna., e quello che non diceva — ma che Lydia indovinava — il meglio. Come deve essere stato amato [...]
[...] tutto, leggendo tutto, avidamente, finchè durava la sera; e sono lunghe le sere dell'inverno russo! — Conosceste la donna nei libri? — Sì. O [...]
[...] bellezze, e che fu per dieci anni il più adorato dei fantasmi. - 282 - Nelle Mille ed una notte, uno de' miei libri favoriti, ciò che mi [...]
[...] califfo; quei giardini dove la ghiaia era di pietre preziose, le fontane d'acque odoranti, i padiglioni di raso; dove le schiave giravano mute e [...]
[...] silenziose proteggendo quel gande amore di un re. E Badura, la principessa dai larghi occhi di gazzella? E l'appassionata Tormenta? Tutte, tutte io le [...]
[...] caso dico volto, sapete? perchè le mie donne consistevano in due occhi raggianti, una bocca amorosa e una lunghissima chioma. - 283 - Non [...]
[...] di vederlo e di ascoltarlo! Una mattina volle provare a uscir sola, senza avvertirlo. Rifece i medesimi sentieri che faceva con lui, passando [...]
[...] ramoscelli, vi immerse le guancia e la bocca, deliziosamente; indi riprese a geloppare come una disperata, gridando nell'aria: Riccardo, Riccardo. Don [...]
[...] ? — Perchè sì. Una voce me lo dice. — Non la voce del cuore. Essa parla a me, in questo momento, e mi dice tutto il contrario. La guardava [...]
[...] , occupandosi di lei sola. Una volta appena, avendogli Théa rivolta - 286 - la parola in un dialetto tedesco ignoto a Lydia, egli si alzò e andò a [...]
[...] parlare a bassa voce con sua cugina. Je vous espliquerai ça plus tard; le disse per ultimo, sorridendo, e venne a riprendere il suo posto accanto [...]
[...] vecchio, al pari dei bambini, amava le carezze, e Lydia sapeva accarezzare tanto bene, quando voleva. Si trovava appunto in un periodo di tenerezza [...]
[...] leggergli la Revue, a cullarlo, a baciucchiarlo. Spesso il suo pensiero era assente, ma la parola le veniva sempre dolce sulle labbra, e se qualche [...]
[...] faceva esclamare: caro il mio vecchietto! — e questo era tutto per lui. Non andò guari che gli parlò di Keptsky. Esso divenne anzi l'unico tema di [...]
[...] . Le cortine distese, le poltroncine avvicinate, un cuscino gettato per terra, le facevano nascere pensieri teneri e dolci. Le stesse per rifare [...]
[...] i sigari, come per gli uomini, non vi sono nè due strade nè due destini; quanclo non vanno, bisogna far così. E aveva gettato il sigaro dalla [...]
[...] finestra. Ma questa vampata pessimista durò poco. Ella stringeva la felicità, e non voleva lasciarla per delle teorie. Aspettava notizie dalla Villa [...]
[...] ; sperava che Théa insistesse per farvela tornare. Tutta una settimana passò nondimeno, e le notizie non vennero. Allora incominciò ad essere nervosa [...]
[...] . Si era in agosto, la città spopolata, il caldo insopportabile, e tutte queste noie ella incolpava alla mancanza di Keptsky. Pensava a lui di [...]
[...] giorno, di notte, sempre. Chiudeva gli — 290 — occhi e lo vedeva. Un suo groom aveva la stessa voce di Keptsky; quale profanazione!... ma era [...]
[...] strada fuori della porta che conduceva alla Villa: le sembrava così di avvicinarsi a lui, di respirare un po' dell'aria sua, e, senza saperlo, una [...]
[...] voce. Le sue manine, nelle mani di lui, stavano aggrappate e salde, quasi temesse di vederselo sfumare davanti. - 291 - — Ebbene — fece [...]
[...] vous - soggiunse Keptsky, e tornò a sorridere per la seconda volta. Senza aggiungere altro, ella continuò a camminare nella via solitaria, a passi [...]
[...] volare. Dopo una cinquantina di passi dovette fermarsi: levò dal petto un fazzolettino di batista celeste, e si fece vento alle guancie. — E Théa [...]
[...] pose a ridere, facendo risuonare i braccialetti, tirando i guanti che le scivolavano giù dalle braccia, e dopo un po' di tempo, disse: - Che caldo [...]
[...] , nevvero? Guardarono il cielo tutti e due con grande attenzione, sentendo che i loro sguardi si incontravano in quel punto lontano. E poi parlarono [...]
[...] di libri, di giornali, di musica. - 293 - — Vedrete il mio piano; è un capolavoro di eleganza e di sonorità. Io vi accompagnerò, e voi mi [...]
[...] c'era nessuno intorno a loro. Davanti la campagna, a tergo le mura della città; ed era come se fra essi e l'universo ci fosse di mezzo un abisso. ll [...]
[...] desiderio dell'impossibile che ci strugge, che ci tormenta, che ci avvelena ogni gioia passata, e ci spinge febbrilmente avanti, sempre avanti... Una [...]
[...] Lydia; e aperse l'ombrellino di merletti. — Vi riparerà poco. — Meglio che nulla. — Siete di coloro che si accontentano del poco? — domandò [...]
[...] francese? il viale di un parco in una giornata grigia di inverno, un uomo col costume del secolo passato, col tricorno e i calzoni corti? una donna al [...]
[...] pietra, esclama: Pauvre amour! Ricordate? — Mi pare. È una cosina sentimentale e triste, di quella tristezza vaporosa che piace alle donne, non alle [...]
[...] tutta, e per un momento chiuse gli occhi, lasciandosi trascinare. Erano alle porte dalla città. — Ora troveremo una carrozza. In?larono il [...]
[...] strinse nelle spalle; rassegnata e sorridente. — Lasciatemi asciugare i vostri piedi. Ella ne sollevò uno, ?duciosa e grata, con uno sguardo di [...]
[...] bambino che si abbandona alla madre. — Povero piedino! - 298 - Aveva un paio di calze sottili come una ragnatela e delle scarpe scollate, con [...]
[...] ?bbie di lustrini neri. Keptsky lo asciugò bene, colla sua pezzuola, e poi lo tenne ancora fra le mani un pochino per riscaldarlo. — L'altro ora [...]
[...] . Nel cambiamento perdette l'equilibrio, e si appoggiò un istante sulla spalla di lui. Risero entrambi; Lydia rideva tuttavia col piede nelle mani di [...]
[...] erano tutti inzuppati; ma presa da una improvvisa e stranissima vergogna per le sue braccia che rostavano mezzo nude, tentò di nasconderle tutte e [...]
[...] avvinghiate. Un uomo usciva dalla casa; si fermò un istante accanto a loro, li guardò con indifferenza, aperse l'ombrello e si allontanò. — Non [...]
[...] abbiate paura — disse Keptsky accorgendosi ch'ella tremava; e presa una delle - 300 - sue mani la strinse con tanta dolcezza appassionata [...]
[...] loro voci erano cambiate, frementi come le corde di un'arpa dopo la tormentosa voluttà dei suoni. Egli la prese in braccio e la pose nella vettura [...]
[...] tutto un sogno. Lydía si trovò a casa, cambiata, asciugata, rivestita, coi piedi entro due pianelline di raso éliotrope e seduta accanto allo zio [...]
[...] , senza poter dire a sè stessa come tutto ciò fosse avvenuto. Don Leopoldo teneva la Revue des deux mondes aperta sui ginocchi, avendo tra i ginocchi e [...]
[...] la Revue uno sciallo di ?anella a scacchi bianchi e neri. La sua povera mente af?evolita era divisa fra due pensieri: il temporale che aveva côlto [...]
[...] sua nipote e il nuovo romanzo incominciato; al punto che quando Lydia entrò, egli le disse per prima cosa: - È incominciato il nuovo romanzo. Poi [...]
[...] si pbse a rimproverarla dolcemente per le sue scappate, accumulando la pioggia, i suoi reumi, il riserbo di una fanciulla, e i parafulmini che [...]
[...] non fanno sempre l'uf?cio loro. - 302 - Lydia lo lasciava dire; aveva appoggiata la testina sullo scialle di ?anella, e i borbottamenti del [...]
[...] più bello, il più nobile, il più elegante dei cavalieri l'aveva protetta e scortata, ma abbandonandosi alla gioia di nominare Keptsky, si dilungò [...]
[...] davanti agli - 303 - occhi il collo di Keptsky, un pezzettino di collo tra l'orecchio e il mento, bianco, muscoloso, che si perdeva in alto sotto [...]
[...] nome nuovo. - 306 - — È impossibile che lo conosca. Si trova da un mese appena in Italia. — E in un mese?... — Le pare strano, nevvero, ma [...]
[...] udito parlare si chiama precisamente Riccardo. — E così? — Così non potrei fare i miei complimenti. — Calmi, sono scherzi di cattivo genere [...]
[...] Keptsky, obbligato a dare le sue dimissioni di ussero della Guardia per malafede e debiti di giuoco. Resta a stabilire l'identità del suo ?danzato, ed [...]
[...] ?denti. Lydia pianse tutta la sera, e avrebbe voluto sfogarsi con don Leopoldo, ma don Leopoldo non capiva niente. Allora decise di andare l'indomani [...]
[...] a trovare Théa, raccontarle tutto e chiederle consiglio. Giunse alla Villa in uno stato da far pietà. Ogni viale, ogni albero, ogni sentiero [...]
[...] occhi belli e luminosi, e il sorriso - 309 - e la voce. — Impossibile! — mormorava tra sè — impossibile! Eppure aveva un affanno nel petto [...]
[...] certamente avrebbe fatta un'eccezione per lei. Dopo mezz'ora comparve Théa — Entrò nel salotto, e corse subito ad abbassare tutte le cortine [...]
[...] , gridando che c'era una luce da acciecare; poi abbracciò Lydia con grande espansione, con un entusiasmo esagerato; e incominciò a parlare a parlare [...]
[...] stessa lo aveva spronato a dichiararsi, e nulla la colmava di maggior gioia che un simile matrimonio. - 310 - Tornò ad abbracciarla [...]
[...] , baciandola sonoramente sulle guancie. Lydía rinascova, le si allargava il cuore. Ah! come aveva potuto dubitare di lui? E su che appoggio? Per delle [...]
[...] , vergognandosi dell'insinuazione: — Tu lo conosci bene? — Riccardo?... come un fratello; l'onore e la lealtà personi?cati. Non è ricco... — Oh [...]
[...] che lo rendeva irresistibile. Lydia, che si sentiva in arretrato d'amore e quasi colpevole di lesa ?ducia, lo accolse con tutte le sue grazie [...]
[...] . — Mi sembrate triste? — Un po'. — Tristezza e amore possono dunque andare d'accordo? — Più spesso di quanto si creda. Ho ricevuto una brutta [...]
[...] mani della sua ?danzata, continuando a voce bassa e fervente, la voce di un fanciullo che si confessa per la prima volta. — Temo di non essere degno [...]
[...] per la malignità del mondo. Ecco dunque tutte lo colpe di Keptsky: imprudonte, avventato; e se ne confessava come di falli gravi, spontaneamente [...]
[...] desiderio di riabilitarlo, di compensarlo. Lydia era ben fatta per s?dare la società, e meglio di chiunque poteva comprenderne l'odio. - 313 [...]
[...] - Egli le parlò a lungo dei suoi dissesti ?nanziari, dell'avere abbandonato il reggimento per un puntiglio d'onore; e de' suoi progetti per l'avvenire [...]
[...] e del desiderio di vivere il loro primo anno di matrimonio in Podolia, nell'antica casa de' suoi avi. Lydia acconsentiva a tutto, in silenzio [...]
[...] , i suoi disinganni per dividere meglio quello di lui, e in tale cruccio profondo, una profonda conteutezza le veniva, pensando che il destino li [...]
[...] è un solo Riccardo Keptsky, il quale non è conte, non ò tenente degli usseri poichè ne venne cacciato, e non è nemmeno un uomo onesto avendo [...]
[...] circostanze che l'avevano gettata anch'essa in balia dell'opinione pubblica, e rideva di un riso mordace, fatto di sprezzo. Non era conte. E [...]
[...] inalberano una corona sulle loro carte da visita, ci sarebbe da distruggere mezza nobiltà. Faceva spailluccie, tra nauseeta e indifferente. E poi [...]
[...] vibrare nei nervi di Lydia, ad assolutoria terminata, e un sudor freddo le bagnava le tempie. Si ?gurava Keptsky avvilito, fatto segno ai sarcasmi [...]
[...] , obbligato ad abbassare quella bellissima testa, e fuggire, andare in esilio solo, abbandonato... Tutti i suoi nervi si stendevano, battuti; dal [...]
[...] cuore le saliva un'onda impetuosa che le faceva gruppo in gola, e si sciogliova poi, scompariva alle estremità, dandole l'impressiono di essere [...]
[...] dissanguata. Le braccia le cadevano lente, moveva le labbra sulla quali sembravano volare in silenzio delle preghiere e dei baci. Non poteva, non poteva [...]
[...] condannarlo! E dopo avere accolto Keptsky colpevole, sentiva di amarlo ancora di più. Una specie di furore appassionato la attaccava a quest'uomo [...]
[...] che ella difendeva in faccia al mondo e in faccia a sè stessa. Keplzsky senza macchia apparteneva ancora alla società; così era - 317 [...]
[...] Titano. Il disgusto della vita le faceva apparire divino l'amore che ella non aveva mai conosciuto, e che la dominava con tutta la violenza delle [...]
[...] passioni in ritardo. Il tempo perduto la incalzva; la minaccia dei capelli bianchi le diceva: affrettati a godere. E Keptsky era ai suoi piedi [...]
[...] lasciandolo parlare e ?ngendo una attenzione scrupolosa. Sembrava che egli, Keptsky, l'elegante giovane della ?ne del secolo, fosse contemporaneo [...]
[...] al vecchio gentiluomo, tanto sapeva vestire lo spirito di quei tempi lontani, fondersi, immedesimarsi colle rimembranze e coi rimpianti di lui [...]
[...] e sua nipote ne parlavano, esaltandosi a vicenda, seoprendogli ogni giorno nuove attrattive. Dalla Villa poi giungevano un dì sì e l'altro no [...]
[...] , dolci bigliettini di Théa, pieni - 319 - di lieti pronostici, con lamenti rassegnati e discreti, perchè Keptsky non si lasciava più vedere. Si [...]
[...] ? passati, se non che l'enumerazione non era facile, e certe bizzarrie che a vent'anni erano state coronate dal successo, come le avrebbe [...]
[...] fresca, viva! Come erano stati folti i suoi capelli! e bianchi i suoi denti! e il suo collo rotondo! Oh! se ella potesse dare a Keptsky, oltre il cuore [...]
[...] , l'avvenenza intatta, l'avvenenza di - 320 - una volta; essere sua per l'affetto e per il piacere, essere l'amore, ma anche la passione, ma [...]
[...] anche il tripudio di due giovinezze! Non era innocente; sapeva la larga parte che tengono i sensi nell'amore dell' uomo, e, cresciuta al culto [...]
[...] purezza delle linee. Si consultava davanti allo specchio, provava e riprovava acconciature. Certi giorni, certe ore, la sue bellezza aveva degli [...]
[...] improvvisi folgori; meriggi autunnali dal colorito intenso di porpora e d'oro, dove la natura sembra raccogliere tutte le sue forze nel vigore [...]
[...] abito che le stava bene, lasciava lo specchio soddisfatta, e nell'espansione del contento, i suoi occhi brillavano, il sorriso si schiudeva fresco [...]
[...] ombre, mettendo in rilievo le angolosità. Era un affanno panroso ad ogni velo che cadeva, una contemplazione insistente, minuta, e nello stesso [...]
[...] tempo sbigottita e indignata, come di avaro che trova lo scrigno vuoto. Chi aveva appassito la sua bellezza? Non i baci, non le carezze ardenti che [...]
[...] bruciano le carni nell'ora del delirio e sembrano lasciare il solco; non i desiderî che maturano le estasi degli amplessi, e dissolvono in un [...]
[...] istante la vita di molti anni. Ella, vergine e pura, non si era data all'amore; il tempo l'aveva presa. Oh! tornare indietro, tornare indietro! Questo [...]
[...] , - 323 - lasciandosi dietro occhiate di ammirazione e di invidia all'indirizzo di Keptsky, che erano per lei la più squisita soddisfazione [...]
[...] di persuaderlo. Era il suo più vecchio amico, dopo tutto, e quella freddezza, quel disprezzo, non potevano lasciarla indifferente. - 324 [...]
[...] e fra loro, ingannata e tradita da entrambi... Ella fece un gesto supplichevole. Troppe volte aveva subita l'umiliazione di sapersi amata per i [...]
[...] ; l'agitazione di Théa per l'arrivo di Keptsky, i loro colloqui intimi, e quella sera in cui li aveva sorpresi accanto al pianoforte... Vodendola [...]
[...] così assorta, Calmi pensò che ella combatteva l'estrema battaglia, e volle venire in suo aiuto con un argomento decisivo. — Infine — le disse — una [...]
[...] viso stravolto, tutta palpitante e contratta a guisa di naufrago che tenta afferrare l'ultima tavola di salvezza. — Non importa, non mi dica più [...]
[...] amo. Parlava convulsamente, a voce rotta e supplichevole, con gli occhi velati di lagrime. Colmi si sentiva a disagio, in quella parte di carne [...]
[...] persuadendo che non giovava illudersi, Keptsky essendo legato più che mai alla baronessa sua complice. — E allora — si pose a gridare Lydia, sotto il [...]
[...] Caimi; sollevò i freddissimi occhi, e guarclandola bene in faccia, rispose: — Si ricordi come ha ricambiato i miei primi avvertimenti; io non avevo [...]
[...] interamente. — La baronessa, che lei crede stabilita alla Villa, è infatti alla Villa, per forma; ma viene - 331 - in città tutti i giorni e si [...]
[...] reticenza, ebbe un sogghigno pieno di sarcasmo: - Oh! non ho falsi pudori. Dovrebbe conoscermi e sapere che non indietreggio davanti a nulla. Mi [...]
[...] progetto arrischiato; ma Lydia gli si buttò ai ginocchi scongiurando, e quando egli l'ebbe rialzata, gli gridò coi denti stretti, risoluta: — Se [...]
[...] . Aveva visto dal fondo della via venire Théa, a passi lenti e molli, facendo ciondolare l'ombrellino sull'indice. La sua maglia di lustri neri [...]
[...] l'aveva fatta sedere, e le stava accanto, tenendole le mani, come un operatore che conta le pulsazioni del paziente. Dal tramezzo sottilissimo [...]
[...] , mormorava parole inintelligibili. Lydia avrebbe voluto sfondare la parete contro la quale si aggrappava colle manine, graf?andosi e ferendo la [...]
[...] realtà che si credeva al sicuro e che aveva gettato ogni velo. A un tratto Lydia si stacoò dalla parete girando su sè stessa, e cadde nella [...]
[...] unpovero membro disfatto; stesa vestita sul suo ampio letto in mezzo alle tede della coperta e ai lacci di amore, il cui vivo azzurro risaltava [...]
[...] sovente per respirare: — Vede il vantaggio di coloro che sono abituati a soffrire?... io non posso, non posso! E il vantaggio di quelli che credono [...]
[...] ? e di quelli che amano? Io non posso, non posso; non amavo che lui! - 337 - — La vita è lunga, amica mia; verrà la consolazione, verrà [...]
[...] incominciano... Parve a lui un rimprovero l'amarezza di quella frase? O vide in essa la condanna di quello scetticismo che atterra, e non riedi?ca? Egli [...]
[...] . Lydia non rispose. Scese dal letto, barcollando un po'. Un lume era acceso dietro il paravento, - 333 - e nel cerchio della luce qualche cosa [...]
[...] . Calni stava per uscire. Lydia lo richiamò, gli pose le mani sulle spalle e, così, a un palmo dal suo viso, gli disse, tenendogli gli occhi negli [...]
[...] trasformata in cappella funebre, con due ceri accanto al letto, e ai piedi di questo don Leopoldo, senza lagrime, cogli occhi imbambolati. Ella giaceva [...]
[...] sollevò un lembo della coperta, mostrando a Calmi una chiazza di sangue al posto del cuore e, sul tavolino, il piccolo revolver, che sembrava [...]
[...] GAETANO CARLO CHELLI L'EREDITÀ FERRAMONTI Ho intrapreso un'opera vasta di osservazione, nella quale i punti d'ombra e di luce si avvicendano [...]
[...] l'avvertenza per farmene scudo contro le suscettibilità pronte e ringhiose della morale borghese. Mi ci trovo indotto piuttosto, perchè non si arrivi fino ad [...]
[...] incolparmi di respingere dall'opera mia la estrinsecazione di sentimenti alti e puri, anche ridotta alle funzioni di antitesi artistica. Se così [...]
[...] sempre putredine. GAETANO CARLO CHELLI Roma, luglio 1883. I. Da Piazza di Ponte a Campo di Fiori, padron Gregorio Ferramonti godeva la notorietà e [...]
[...] . E da quel momento, la sua barca aveva sempre avuto, come si dice, il vento in poppa. Ma si susurravano delle brutte storie: il fallimento di Toto [...]
[...] Setoli, dopo due anni di abile concorrenza da parte dell'antico garzone; il suo schiattare di dolore e di rabbia. Prima di stender le gambe, gli [...]
[...] nell'arredamento di legno chiaro e nella scialbatura celeste nei muri; un lusso! Attirava maggior clientela mettendo al banco una moglie un po' più attempata [...]
[...] di lui; ma geniale, ridanciana, appetitosa e scaltra. Un altro pasticcio. La moglie, già vedova del cameriere di un monsignore, aveva portato a [...]
[...] Ferramonti dei capitali d'origine misteriosa, e gli aveva regalato un figlio, dopo sette mesi scarsi di matrimonio. Ma se i maldicenti s'erano [...]
[...] seminari, conventi, educandati e caserme. Per anni ed anni, il forno Ferramonti aveva avuto un lavoro da sbalordire, conservando le sue apparenze [...]
[...] entrassero i desideri di riposo di un trafficante arricchito, padron Gregorio si disfece del forno, concludendo bensì un affare vantaggioso. Vedovo e [...]
[...] proprio nome un tal disonore. Gli altri due figli, Pippo e Teta, non l'avevano intesa mai così. Essi erano cresciuti cogli istinti dell'ambiente [...]
[...] rammentava un passato non confessabile. E non era bastato loro che la povera donna ne morisse di vergogna: dopo aver spinto essi stessi il padre a [...]
[...] era messo per scherzo! Si contavano a migliaia gli scudi carpiti da lui. E Pippo risparmiavasi il pudore delle perifrasi: c'era dunque un patto [...]
[...] , ripromettendosi di fargliele pagar salate tutte in una volta. Era difficile prevedere in qual modo. Non cessava dall'amare il danaro e dall'accumularne [...]
[...] se stessa, era un'opinione arrischiata. Padron Gregorio, nei suoi momenti di penose espansioni, rivelava pure i crucci che gli aveva dato e che [...]
[...] . Poi, non si riusciva a capirla: era tirchia, gretta, interessata fino all'esagerazione, e aveva certe stravaganze cocciute di cervello guasto [...]
[...] d'intelligenza e di attività, ch'era sulla via di crearsi un grosso patrimonio. Lei stessa, del resto, aveva allettato il droghiere, incontrandolo ai [...]
[...] concerti di Piazza Colonna, e, qualche volta, a teatro, con mille smorfie, con mille incoraggiamenti. Ebbene, quantunque egli fosse pure un [...]
[...] sposo si presentò per parlare di dote, nacque una scena tragicomica; l'antico fornaio, furibondo, lo trattò da straccione e gli mostrò la porta [...]
[...] lite di tal genere, quantunque non ne fosse dubbio per lui l'esito. Cedette le armi; assegnò a Teta i tremila scudi che aveva assegnato a Pippo, e [...]
[...] determinato, e che i compratori acquistano quando ne hanno bisogno, senza che occorra allettarli con malizie speciali. Gli pareva sufficiente a cavarsene [...]
[...] mestiere, ch'egli non aveva neppur sospettato. Gli mancava tutta una iniziazione piena di difficoltà e di astruserie. Pensò di prendere il largo [...]
[...] ; ma era già troppo tardi per la parola impegnata e per le esigenze della sua vendetta contro il padre, che sarebbe mancata colla confessione di quel [...]
[...] voleva arrivare fino al punto di farsi derubare a man salva e burlare dai compratori. Più in confuso, almanaccava che un uomo accorto può trovare la [...]
[...] Carelli, moglie e marito, colla parola insinuante e col sorriso adulatore di chi domanda un favore grande. Essi lo capivano, non era vero? Lui si [...]
[...] , logorato da una tisi senile; la signora Rosa enorme, sformata dalla pinguedine, che la immobilizzava su di una poltrona, e che la soffocava d'affanno al [...]
[...] timore di trovarsi un'altra volta deluso e burlato. — Ebbene, se lo trovi, siamo qui — incoraggiò padron Giovanni. — Quando si può, non si nega mai [...]
[...] un favore ad un amico. Allora Irene si spiegò brevemente: perchè non sarebbero scese in bottega, la madre e lei? Giacchè abitavano al secondo piano [...]
[...] non aveva neppur mai vista in bottega e che considerava come una stupidina, impastata soltanto di vanità. Infatti Irene, nella fiorente leggiadria [...]
[...] dei suoi diciotto anni, era, per ciò che rifletteva la sua indole, un fiore delicato di modestia angelica, e per ciò che rifletteva la sua figura ed [...]
[...] ottima con duecentomila lire di dote, e lei, figlia di trafficanti poco fortunati, non aveva un centesimo. Da parte sua, lei agiva come poche altre [...]
[...] lunghissime; ma che, in certi momenti d'oblio e di animazione, scintillavano di fierezza e di energia. Era una trasformazione rapida, che faceva presentire [...]
[...] istintivo. Non aveva nè le procacie di una ragazza atta a servire da richiamo ad una clientela di maschi viziosi, nè la dura e fredda energia di una [...]
[...] ; certi sospiri di donna che reprime il dispiacere di privarsi di una cosa cara e preziosa. Il suo colpo d'occhio sicuro non la ingannava mai, nella [...]
[...] cui sono indicati. Pareva nata e vissuta sempre nella bottega, e si sarebbe detto che ne avesse fatto il suo piccolo mondo. Ma ciò era il meno [...]
[...] del ferro, le tempre dell'acciaio, le diversità delle leghe e delle fusioni; quali fossero gli articoli su cui si guadagna di più, di maggiore [...]
[...] quali conveniva stare in buone relazioni, e quelle di cui bisognava diffidare. C'erano delle camorre che un commerciante sagace e risoluto poteva [...]
[...] sfuggire; ma ve n'erano altre a cui bisognava invece necessariamente assoggettarsi. Per esempio, il commercio del ferro in verghe e della ghisa [...]
[...] da rifondere: sarebbe stato un sogno pensare ad aver questi generi di prima mano. I fratelli Mazzei ne esercitavano il monopolio di grossisti, e di [...]
[...] . Era già accaduto più volte. Pippo ascoltava sbalordito. La maraviglia e l'ammirazione l'ammutolivano dinnanzi ad Irene, nelle penombre della [...]
[...] bottega vasta e nera. Si sentiva dominato, accorgendosi di avere scoperto una donna-miracolo quando meno se lo aspettava. Ne intuiva le nascoste energie [...]
[...] , fino al punto d'esserne intimidito. Era una cosa incredibile: Irene non lasciava il suo fare modesto e semplice, non aveva un atto che tradisse [...]
[...] in lei la coscienza della propria forza. Parlava colla sua voce naturale e gentile, con certe perplessità di persona non sempre sicura di sè. Ad [...]
[...] ammirabile, dando certi schiarimenti brevi e precisi, che bisognava capire per forza. Allora Pippo cercò di rubare il tempo alle lezioni, assentandosi [...]
[...] fuori... Sfuggiva a Pippo la confessione dei suoi rancori di fratello e di figlio, tutto il dramma di cupidigie in lotta che aveva sgominato la [...]
[...] trova alfine uno sfogo. Nel fondo della bottega, tra le bige oscurità dei grossi ferrami, interrotte da riflessi giallicci di ottoni, e da lucentezze [...]
[...] . E riducevasi a non aver neppure il coraggio di scusarsi. Allontanavasi pallido, sfatto, giurando a se stesso che non le avrebbe dato più tale [...]
[...] intervalli, riacquistava la coscienza della propria superiorità d'uomo forte, positivo e brutale dinnanzi a quell'indole dolce e riguardosa di ragazza [...]
[...] giovine commerciante che il domani, lei e sua figlia, sarebbero rimaste in casa. Se ne andarono verso le due dopo mezzogiorno, l'ora di pranzo [...]
[...] lo avrebbe aiutato, lo avrebbe posato da borghese rispettabile e serio. Poteva senza dubbio aspirare ad una dote che Irene non aveva; ma ella [...]
[...] valeva ben più che una dote. Lei sola, coi suoi modi da signorina e colla sua grande abilità, avrebbe fatto prosperare il negozio, attirandovi una [...]
[...] aspira a cose straordinarie. Per quanto modesta e buona, la giovinetta non era certo così malaccorta da ignorare che poteva pretendere una [...]
[...] posizione ben superiore a quella di mercantessa di ferrarecce. E d'altra parte, la sua educazione, i suoi gusti e l'indole sua dovevano necessariamente [...]
[...] sentì di non poter più sopportare lo spasimo. Lo pigliava l'idea funebre di attaccare un nodo scorsoio ad un gancio della bottega, e di passarvi il [...]
[...] perdeva la testa appresso ad Irene, e che desiderava la ragazza per moglie. Si mostrarono sorpresi, incerti, combattuti fra il desiderio di fargli [...]
[...] piacere, e l'idea di non rinunciare a certi progetti cui alludevano con frasi indefinite. In ogni modo, doveva pensarci bene Irene, e decidere lei [...]
[...] risolversi come il cuore e la ragione le avrebbero suggerito. Non era un linguaggio da buoni amici e da galantuomini?... Ebbene: domandavano il tempo [...]
[...] vista d'occhio, ed offriva robinetti a chi gli domandava toppe inglesi, e chiodi a chi voleva raspe. Se avessero aspettato ancora di più, sarebbe [...]
[...] una fortuna sùbita ed iperbolica coll'utilizzare la giovine donna. I disinganni della realtà lo irritavano e lo rendevano ingiusto. Ma dunque egli era [...]
[...] che s'innalzano a poco a poco cogli scudi sudati che producono gli scudi e li moltiplicano. Quelle altre, messe insieme dal mattino alla sera, sono [...]
[...] bottega, dirigendo lei di fatto il traffico, consigliando e guidando il marito nelle cose più minute ed in quelle più gravi. Poi era comparsa [...]
[...] , liberò i due coniugi dalle cure della vendita minuta, e permise a Pippo di assumere sopra di sè maggior parte della direzione suprema. Allora Irene non [...]
[...] nell'ambiente annerito da un polverìo di fucina, una nota di eleganza, un fascino di sorriso ed uno splendore di bellezza, onde pareano risentirsi e [...]
[...] lieve di verbena che profumava le sue vesti, un fremito, una gioia, una ebbrezza sottile che penetravano uomini e cose. Pippo aveva voluto lui stesso [...]
[...] importava rinunciare all'utile di un così prezioso aiuto. E d'altra parte, il rinunciarvi era forse un abile tratto di previdenza e di scaltrezza [...]
[...] appunto messo pel capo che sua moglie mulinasse dei progetti d'ambizione e di fortuna, i quali aspettavano, secondo lui, l'occasione di manifestarsi [...]
[...] , secondandola ciecamente, dimenticando per lei tutte le tradizioni di grettezza e di parsimonia ond'era cresciuto, assimilandosene le passioni. La [...]
[...] meno scorretto e sboccato, questa ripulitura esteriore lo educava alle livide dissimulazioni di un ipocrita. I suoi odî contro i propri parenti [...]
[...] acquistavano di perfidia e d'intensità quello che perdevano di brutale virulenza. Del resto, continue cagioni si accumulavano per rendere sempre più [...]
[...] acre e mortale questo antico veleno: la chiusura del forno a via del Pellegrino; le vendite di stabili che rivelavano nel vecchio Ferramonti il [...]
[...] progetto di una spogliazione; le notizie che arrivavano fino a S. Eustacchio, portatevi dagli oziosi e dagli inframmettenti, sui propositi manifestati [...]
[...] ottenuta dal caso. Irene parve persuasa di non poter nulla su tale stato dell'animo del marito. Rassegnavasi al fosco dramma di passioni e di odi che [...]
[...] egli farla morire di dolore, di vergogna e di raccapriccio? Lo supplicava come si supplica il Signore: domandava di essere risparmiata, come la [...]
[...] prova suprema di amore che Pippo potesse darle... E dove la giovane donna potè, si fece mediatrice di pace. Così, prese vivamente ad attenuare il [...]
[...] nei suoi sentimenti di dignità, di pudore e di morale. Era una cosa da ammattirne: la sua famiglia voleva assaggiare tutti gli scandali! A lui, Pippo [...]
[...] aver disprezzato un droghiere pieno di quattrini e di speranze!... Del resto, Pippo non dubitò un istante che lo scopo di Paolo Furlin, il rapitore [...]
[...] soggezione degli uomini, che sanno appena imbastire con mano incerta e pesante una lettera di commercio, verso gli arzigogolatori di scritture. La [...]
[...] cognati e per cogliere di sorpresa il marito con certe rivelazioni quasi incredibili. — Davvero, — diss'ella col suo sorriso buono — tua sorella e tuo [...]
[...] cognato sono gente per bene. Si amano; vivono decorosamente e modestamente, non domandano niente a nessuno. — Si sa, tu ci hai della simpatia [...]
[...] , e tu hai torto a serbarle rancore. Siete stati sempre i più affezionati della famiglia, gl'interessi dell'uno rimangono ancora quelli dell'altro [...]
[...] . Suo marito doveva perdonarle, ma ella soffriva troppo di tutte quelle discordie di famiglia. E del resto, anche il caso ci si era messo di mezzo [...]
[...] . Recandosi una domenica in visita dalla signora Rosati, ella non aveva potuto sospettare d'incontrarci Teta. — E poi? — balbettò Pippo. — E poi, ci [...]
[...] l'ultima frase col parlar lento e misterioso che usava, quando voleva decidere il marito a secondarla ciecamente. Infatti egli non seppe resistere [...]
[...] nella stessa guisa. Poco appresso, Pippo entrò nel salotto come per caso; fratello e sorella si abbracciarono, ricambiandosi il bacio della pace [...]
[...] ! — proclamò Paolo Furlin. — Io amo e stimo gli uomini del tuo carattere: seri, avveduti, che sanno guadagnare del danaro, e farsi voler bene da un [...]
[...] !... Parlava lui solo, interminabilmente, impedendo agli altri di rispondergli. Aveva la sovrabbondanza di frasi e l'accento gutturale del dialetto veneto [...]
[...] . Pippo lo ascoltava soltanto, un po' stordito, mentre Irene e Teta, sedute sullo stesso amorino, si facevano delle confidenze di donna. Pippo [...]
[...] pensava che il cognato poteva esser benissimo una brava persona; ma che i suoi meriti non gli toglievano un'aria d'armeggione e d'intrigante. Era anche [...]
[...] , tutt'insieme, una figura buffa: alto, magro, cogli occhi bigi, i capelli di un rosso sbiadito, pieno di smorfie e di gesticolazioni curiose. Ma [...]
[...] scaltrezze. Si persuadeva sempre più che non era quello il tipo da rapire per amore una ragazza sul genere appunto di Teta. E lo colpiva il [...]
[...] Ministero dell'interno, a malgrado de' suoi ventisette anni. Gli pronosticavano una brillante carriera, e si aspettava di saperlo nominato cavaliere tra [...]
[...] cercato di conoscere l'eroina dell'avventura, di avvicinarla; le si attribuivano attrattive e pregi nascosti. Nondimeno Paolo introduceva la moglie a [...]
[...] poco a poco nelle conversazioni e nei ritrovi del mondo burocratico, rendendo così più sicura e più completa l'accettazione di lei, ed educandola [...]
[...] dovunque festeggiatissimo. Se ne teneva un po'; parlava di commendatori, di duchi, di senatori, di deputati, di magistrati, colla noncuranza e la [...]
[...] labbra, sorridendo, e si ascoltano sempre volentieri. Infine, ammogliandosi, egli aveva rinunciato ad una gaia esistenza. In quel primo incontro [...]
[...] avrebbe supplito al resto. Che diavolo! non erano per nulla tra fratelli e tra cognati. — Ha delle buone qualità, Paolo! — sentenziò Pippo appena [...]
[...] oggetti: maniglie, arpioni, toppe, chiodi. Non erano affari molto grassi; ma assicuravano un guadagno positivo, e preparavano il terreno ad operazioni [...]
[...] frattempo! E dire che, senza Irene, egli non avrebbe mai consentito a riaccomodarsi con Teta ed a stringer la mano a Paolo. Oh, gli uomini! che [...]
[...] imbecilloni sono talvolta! Si montava la testa, incapace ormai di distinguere tra i fumi di vanità, e le speranze di fortuna. Assumeva delle arie di [...]
[...] signore, non volendo sfigurare fra le nuove conoscenze che incontrava. Un altro effetto dell'opera di Furlin. Questi introduceva la cognata in società, e [...]
[...] ch'egli attendesse personalmente alla bottega a S. Eustacchio. E si coglieva il primo pretesto per piantarlo, mandandolo centomila volte a casa del [...]
[...] l'effetto di un fenomeno poco esattamente definibile; ma che moglie e marito avevano subìto in pari grado. Non si affiatavano nel ceto degl'impiegati, essi [...]
[...] e sperduti, in mezzo ad una folla assopita nei facili contentamenti di uno stipendio mensile. Ritornavano a poco a poco nel loro ambiente, a [...]
[...] respirarvi più liberi, ad incontrarvi figure e caratteri coi quali potevano intendersi. Il passaggio attraverso il mondo burocratico aveva soltanto [...]
[...] permesso loro di elevarsi, di scegliere, fra i propri affini d'indole e di tendenze, quelli che sapevano conciliare la lotta ardente degl'interessi [...]
[...] coi godimenti, colle forme e colle eleganze mondane. Fu l'impresa di tre o quattro mesi, coronata da un successo completo. Una sera, tornando [...]
[...] importa a noi? — Non le hai detto che Mario è mio fratello? — rimproverò Pippo ruvidamente. — Sei stata brava davvero! — E poi? — fece la giovine [...]
[...] donna con un accento intraducibile. — Dovevo dirle il contrario, quando me lo ha domandato? Pippo allibì. Moglie e marito tacquero. Egli era [...]
[...] penoso fantasticare di molte ore, aveva imbastito il suo discorso: una trovata d'uomo abile che mette in salvo la propria dignità e rattoppa i piccoli [...]
[...] sorriso angelico. E dette delle spiegazioni al marito rimastole davanti a bocca aperta. In primo luogo era falso che Mario facesse torto alla famiglia [...]
[...] simpaticissimo. Lo desideravano e lo festeggiavano nelle migliori società. Ed era un'infame calunnia, che si facesse mantenere dalle amanti; lo era pure [...]
[...] , che vivesse all'azzardo. Nel ceto della gente d'affari aveva una posizione nota: era appunto mediatore d'affari molto accorto e molto attivo. Così [...]
[...] Mario non ci compromette, come hai temuto. Rassicurati anche sulla Barbati; è una donna delicata ed avveduta che non vorrà farci dispiacere, e che [...]
[...] aver dato troppo la testa alla politica. Ora teneva Banco di cambio, prestiti, rappresentanze e collocamenti, al Corso. Era un galantuomo; ma un [...]
[...] , di guerre combattute, ritrovandoci il tipo cercato dal suo cervellino amante dello straordinario. E si doveva appunto a queste medesime [...]
[...] ventitre anni, la sua indole allegra e libera, quella sua geniale bellezza di bruna grassotta, esposta a mille insidie. Non cessava di amare il [...]
[...] affare tra lui ed il vecchio Barbati. Le aveva certo ispirato interesse pel suo spirito e per le buone fortune colle donne. È una qualità che val [...]
[...] molto nella seduzione, e che altera essa sola molte fantasie... — Birbante! — ghignò Pippo, divertito per la prima volta dall'idea che suo fratello [...]
[...] fosse un don Giovanni irresistibile: — ha sempre tirato alle femmine, e non so che polvere ci abbia per addomesticarsele... Da quel momento il [...]
[...] erasi mescolato. E mentre gli uomini d'affari, con gran sicurezza, gli profetavano un avvenire brillante, le signore lo discutevano, gli attribuivano [...]
[...] , Paolo. Egli e Mario sono già buonissimi amici. Si stimano molto. Mio marito crede Mario la testa forte della famiglia; ritiene che avremo il [...]
[...] nostro tornaconto a rendercelo favorevole. E allora si rimane intesi: Paolo condurrà Mario in casa tua. Si sarà tutti contenti. Tu ed io specialmente [...]
[...] , perchè tu ed io ci guadagneremo più degli altri. Fratello e sorella si guardarono con un lampo negli occhi. Si comprendevano; si confessavano [...]
[...] scambievolmente, come in una crise di sincerità. Pippo non si ribellava alla muta e sardonica compassione colla quale Teta gli rimproverava la sua [...]
[...] mancanza di scaltrezza. Che importava ad ambedue, se Mario era il bastardo della famiglia e li aveva derubati in altri tempi? Adesso potevano sfruttarlo [...]
[...] , dissimulando a se stesso le sue smaniose impazienze. Trovò la sorella e la moglie insieme. I Furlin s'erano affrettati a pranzo per uscir subito, e [...]
[...] di Teta, intenta a spiare la cognata; ma un sorriso d'indefinibile ironia vi succedeva; e le due cognate si colmavano di amabilità, con [...]
[...] ; la baciò sulle gote, e si volse al fratello che lo afferrava. Allora fu uno spettacolo scenico di tenerezza. Pippo era sincero; non poteva [...]
[...] cattivo soggetto. Risero, Pippo, Teta e Paolo. Ne avevano bisogno, per uscire da quel tono di tenerezze. La conversazione divenne generale; ma Furlin [...]
[...] . Nondimeno il suo viso appassito ed il suo sorriso freddo e scettico accusavano una stanchezza di libertino. Non somigliava certo a padron Gregorio [...]
[...] . Aveva lineamenti delicati; mani e piedi aristocratici; un insieme di figura, di espressione e di modi fatti apposta per accreditare le maldicenze corse [...]
[...] sulla sua nascita. Ostentava una leggerezza mordace di spirito, un abbandono d'uomo annoiato e sazio; ma non sapeva dissimulare, o forse non lo [...]
[...] salotto di Irene un riflesso delle abitudini e dei gusti di via del Pellegrino. Aveva una curiosa famiglia. Ed il viso di Teta si era contratto per [...]
[...] una emozione di golosa, mentre Furlin si slanciava sulle bottiglie ed applaudiva, colla giocosa e chiassosa impazienza di un uomo elettrizzato. Ad [...]
[...] un tratto Mario non badò più a questa scena. Lo colpiva l'espressione della cognata: un lampo di disprezzo e di collera negli occhi di lei anneriti [...]
[...] avrebbe sostenuto la parte principale. In ogni modo, là, ella era la sola che avrebbe potuto dominare e volgere a proprio vantaggio le cupidigie che si [...]
[...] tratto verso di lei. E mentre il vino bevuto riscaldava i cervelli ed animava i discorsi, egli fantasticava stranamente. Irene era un'amabile donnina [...]
[...] si alzò, rimproverando scherzosamente ai parenti di fargli dimenticare i suoi impegni altrove, e si affrettò a salutare in giro. Ma nello [...]
[...] matto! — sorrise lei. — No, dico davvero. Ho dei progetti. — Se ne riparlerà. — Appunto. Adesso non c'è tempo, e non è il luogo. Spero che sarai [...]
[...] carriera. Narrava le piccole miserie del mondo burocratico, le maldicenze dei corridoi e dei gabinetti; rivedeva le bucce ai colleghi ed ai [...]
[...] merito, e gli avevano dato la croce, un segretario la cui specialità era quella di temperare i lapis. Non faceva altro; visitava uno per uno, tutti i [...]
[...] protezioni e d'intrighi. Lui se ne dichiarava stufo; era nella pelle di un impiegato per caso, e cercava tutte le strade per uscirne. Aspettava [...]
[...] lire ad Irene e diecimila lire a Paolo. Serbava il resto per sè. Non era un bravo ragazzo? La sua figura giganteggiava in mezzo agli appetiti della [...]
[...] famiglia eccitati. Sarebbesi detto ch'egli si prestava colla maestà di un nume allo sfruttamento sperato dai suoi nel riavvicinarlo. Pippo e Teta [...]
[...] quinti del suo capitale di venti milioni, e col versamento del decimo sulle azioni di cinquecento lire, collocava presso il pubblico l'ultimo quinto [...]
[...] del capitale, puramente e semplicemente. La sottoscrizione durava due giorni: il 17 ed il 18 maggio, tempo sufficiente per coprire varie volte [...]
[...] innanzi, fra i promotori, i nomi più illustri e più rispettabili della politica, della nobiltà, della grossa borghesia, dell'alta finanza. Speculatori di [...]
[...] grandi manifesti di sottoscrizione, che occupavano le quarte pagine dei giornali e tappezzavano i quadri d'affissione, si dimostrava con dei calcoli di [...]
[...] assoluta evidenza, che la capitale, città di consumo, poteva in brevissimo tempo, e con mezzi relativamente limitati, quadruplicare la somma dei [...]
[...] suoi affari e diventare il centro industriale e commerciale di una vasta regione. Insomma, il terreno era ben preparato. Importava saper cogliere il [...]
[...] primo decimo. Semplicizzeremo. Ritirerò a credito, per poche ore, i titoli miei e vostri; escirò; venderò; rientrerò per pagare il nostro debito, e [...]
[...] la febbre dei sùbiti guadagni, la passione della caccia rabbiosa al danaro, che si fa senza rischio e senza fatica, nell'agguato sicuro del furbo che [...]
[...] lavora sulla cupidigia e sulla credulità umana. Irene lo fissava muta, col viso pallido, con un fremito delle narici, con un'ardente intensità [...]
[...] istante, parlandogli con voce che aveva singolari e nuove inflessioni. — Con tutti questi vostri affari, vedrai spesso Rinaldo Barbati, imagino [...]
[...] giorni. VI. — Eccomi qua, cognatina; ti porto il tuo danaro, — disse Mario, entrando nella stanza da lavoro d'Irene, e stringendo la mano alla [...]
[...] Mario dava al suo dono. Egli cavò di tasca una busta; riscontrò il danaro contenutovi: milleottocento quarantasette lire e venticinque centesimi [...]
[...] pare che tu aspiri a cose troppo difficili; e mi sgomenta l'idea d'essere associata al tuo destino, nel dubbio... sì! nel dubbio di una caduta [...]
[...] ! e mi pigli per una donna da romanzo. Vedi: non sbagli forse nella massima. Ci sono in realtà delle donne capaci di spingere un uomo dovunque [...]
[...] vogliono; dove, egli solo, non arriverebbe mai. Ma una ogni diecimila, ed io non sono di quelle; e neppure Flaviana, credo. Ne vuoi una? Cercala; ma [...]
[...] desiderava che fosse. — Se vuoi proprio un consiglio, — proseguì Irene, — lascia andare le fantasie, e contentati di quello che hai. Flaviana ti [...]
[...] vuol bene, ti è stata utile, può ancora giovarti, molto. Non merita, per te, neppure il rimprovero di leggerezza e di volubilità che le fanno. Allora [...]
[...] più brutale. — Non ho mai creduto alle tue arie di donna modesta e timida. Ho indovinato la tua forza e la tua abilità, quand'ho saputo che un uomo [...]
[...] ? Guardami bene in viso: negami, se ti basta l'animo, che sono qui perchè mi ci hai voluto, e che mi ci hai voluto perchè hai bisogno di me, forse [...]
[...] . Irene lo guardò come se non lo avesse compreso, o come decisa a vedere fin dove egli si sarebbe spinto. Mario alzò leggermente le spalle e sedette di [...]
[...] . Quando la vide ostinata nell'atteggiamento e nel mutismo di dianzi, non seppe nascondere più oltre il vero carattere della sua commozione. — Non è [...]
[...] scaltrezza e la forza. Fai la paurosa!... Oh, io davvero ho spesso paura di te. Mi fai sognare ad occhi aperti. Non posso imaginarti sempre nella [...]
[...] tua condizione attuale: ti vedo salire dominatrice, farti ricca e potente. Io sono un affamato a caccia della fortuna, non è vero? Ebbene! son certo [...]
[...] cuore di lei dall'ansia del seno ricco, fatto procace. Coglieva l'incanto di un turbamento profondo che illanguidiva gli occhi splendidi e faceva [...]
[...] tremare le labbra semiaperte e vezzose della donna; e il grido del trionfo gli saliva dal petto. Irene gli si abbandonava. — Persuaditi una buona volta [...]
[...] , — diss'ella in un abbandono subitaneo e completo. — Sei contento? Bada di non pentirtene, troppo tardi. — È forse possibile? — Chi lo sa? sono tanti i casi [...]
[...] e cara Flaviana! Irene parlò lungamente così. Ritrovava le vellutate inflessioni della sua dolce voce; la modesta calma della posa. Nondimeno [...]
[...] un primo esperimento sull'uomo che non aveva voluto esser da lei soggiogato alla guisa degli altri. Lo frenava; se lo teneva davanti calmo e docile [...]
[...] , col suo fascino di donna forte. E tutta la passione che aveva vibrato prima del loro accordo, sembrava morta. Si parlavano e si guardavano, come [...]
[...] due persone serie ed avvedute, che trattano insieme un interesse materiale comune. Le loro mani non si toccavano più e non si cercavano neppure. Ma [...]
[...] per vederti? — Al contrario! Non sei della famiglia? E d'altra parte, non ci pensi già più ai nostri comuni interessi?... S'interruppe; gli lasciò [...]
[...] la mano. La voce e i modi di lei erano tutta una strana provocazione. Peraltro Mario, diffidando forse di lei e di se stesso, si vinse. — A [...]
[...] comprendendo ancora. — E il capitale che volevi farmi crescere indefinitamente? Oh, la testa sventata!... Ella rideva; lo burlava, con un riso [...]
[...] perderci fino a mille lire. Eccole. Le tolse dalla busta lasciata sul tavolinetto da lavoro, e le porse al cognato. — Vuoi un'obbligazione [...]
[...] una parola. Però ella aveva negli occhi e nel viso il desiderio dell'uomo votatosi a lei. Mario le si avvicinò tanto, che parve volesse riscaldarla [...]
[...] subito: — Cioè, no! È invece che tu mi mettevi la febbre nel sangue, e che, per oggi, non mi avresti concesso nulla, neppure un bacio... — Sta zitto [...]
[...] nostro destino. E allora, perchè non subito? Credi forse che io potrò frenarmi sempre? Cercò di avvincerla. Ella si svincolò selvaggiamente, si [...]
[...] concessioni: non le domandava nulla di colpevole, nulla che una sorella non possa concedere al fratello: un bacio soltanto. — E poi te ne andrai [...]
[...] ambedue forte nel bacio, e si lasciarono così, allontanandosi l'uno dall'altro come se si fuggissero, senza più guardarsi. VII. Lo sbandamento [...]
[...] estivo rese più frequenti e più intimi i ritrovi nel salotto in casa d'Irene. Divenne un'abitudine di tre sere per settimana almeno: un piacere pel quale [...]
[...] si rinunziava molto volentieri alle passeggiate del Corso, ai concerti di Piazza Colonna, ed agli spettacoli del Politeama e del Corea. I Furlin [...]
[...] raccoglievano intorno ad Irene come parenti che si vogliono reciprocamente il maggior bene, senza cercare e senza desiderare l'intervento di estranei. Avevano [...]
[...] fatto soltanto un'eccezione pei Barbati, che trattavano come di casa e che si erano avvezzati a vedere immancabili. Del resto, non poteva essere [...]
[...] diversamente: Irene e Flaviana erano diventate due amiche del cuore, tenerissime l'una per l'altra. E si cullavano nel diletto dei trattenimenti [...]
[...] innocui, coi quali una brigata di gente per bene ammazza il tempo, cercando di dimenticare le cure gravose e le noie della vita. La stagione perduta [...]
[...] sull'uscio del salotto, dove i sospiri e gli strepiti della città impigrita nella caldura penetravano cogli aliti snervanti di un venticello notturno. Solo [...]
[...] rifugio dov'era compreso e consolato. — Voialtri siete felici! — esclamava, guardando Pippo, Mario e Rinaldo Barbati, con un'invidia senza fiele [...]
[...] . Sperò in una omissione, che la partecipazione del decreto avrebbe riparato. E frugò nei più segreti meandri del labirinto burocratico per appurare [...]
[...] a forza di mezze parole sfuggitegli dalle labbra nei momenti di abbandono e di oblio. Allora, trovata una via di uscita, il suo veleno schizzò fuori [...]
[...] destituzione. Pretendeva di non parlare per sè. Posava da filantropo, e da uomo disinteressato, superiore a certe miserie. Ridevasi di uno straccio di [...]
[...] saltava troppo agli occhi il marcio che v'era dentro; lo indignavano troppo le prepotenze, le ingiustizie e le miserie che si succedevano intorno a [...]
[...] lavoro da forzati sette, otto, dieci ore del giorno, intisichiti dalla fatica e dalla povertà, dinnanzi agli ozî grassi ed insultanti delle classi [...]
[...] superiori. Ripeteva i cancans di cui erano piene le pensioni a sessanta lire al mese e le trattoriacce che dànno la zuppa a tre soldi ed il lesso [...]
[...] guarnito a sei. I suoi pudori e le sue intolleranze d'uomo morale n'erano urtati fino all'esagerazione. Perdio! se ne vedevano proprio d'ogni colore [...]
[...] . Indovinavano ch'egli aggiungeva frange ai suoi racconti e lavorava di fantasia più del dovere. Ma non glie ne facevano carico, attribuendo le [...]
[...] esagerazioni e le invenzioni ad un effetto dei suoi affanni e dei suoi rancori giustissimi. Del resto, tali spassionature restavano una parentesi negli [...]
[...] quali Furlin, Barbati e Pippo si accapigliavano da buoni amici rissosi. Quando il funzionario aveva svelato una nuova magagna dell'amministrazione [...]
[...] sopracciglia folte, e la gran barba fluente, facevano pensare ad una imagine di Padre Eterno. Ebbene? E poi? Pensava per caso Furlin di aver narrato [...]
[...] sistema, e la piaga non poteva sanarla, perdio! che il popolo stanco di pagar lui per tutti. Ma l'ora del rendimento dei conti doveva suonare [...]
[...] , rovinando tutti gli interessi, facendo a chi le commette più marchiane. Ma l'accordo fra Pippo e Barbati non andava oltre il presentimento e l'augurio [...]
[...] comune di una catastrofe. Il trafficante di ferrarecce era clericale; clericale accanito, colle intransigenze del piccolo bottegaio e del romano [...]
[...] attaccato alle vecchie tradizioni di pompe e di spettacoli religiosi e di vita parassitaria della Roma cattolica. Per lui l'entrata degl'Italiani era [...]
[...] andava al sodo: per lui l'importante era aver la pancia piena, e l'animo tranquillo. Considerava il resto, miserabili sciocchezze indegne di un uomo [...]
[...] che pensa all'utile proprio, e vuol tenere il capo a partito. Del resto, alle sfuriate dei due amici, egli opponeva la calma mordace e cocciuta [...]
[...] compassione ironica gl'interminabili litigi fra Paolo, difensore della monarchia liberale, e Rinaldo patrocinatore ardente del principio repubblicano [...]
[...] tasca, unicamente per vedere di che cosa eran capaci i piemontesi. Ma i Governi esteri ci si erano già seccati, e, sottovoce, si mettevano già [...]
[...] Mario ciaramellava con Flaviana, con Irene e con Teta. Laggiù non pensavano affatto a vuotarsi la testa colla politica. Scherzavano, mettendo la [...]
[...] nota allegra di una conversazione leggera e lo schioppettìo vivace di una risata nelle lacune della discussione strepitante. Furlin, fuori dei [...]
[...] Francia contro il Ministero De Broglie, che ravvivavano disparate speranze nel cuore dell'agente d'affari radicale e del trafficante retrogrado. Il [...]
[...] frammassoni ed i rivoluzionari d'ogni gradazione e d'ogni paese. Anzi, per un momento, il successo della serata s'era dichiarato per lui, di fronte [...]
[...] alle notizie particolareggiate ch'egli lasciò cadere colla sicurezza della sua convinzione profonda. Nonostante i loro sorrisi ironici, Barbati e [...]
[...] fine, rassicurò anche Furlin. Proruppe in una violenta apostrofe: Che! tutte stupidaggini! La reazione era morta per sempre, e la libertà aveva per [...]
[...] sè l'avvenire. La libertà vera, quella del popolo emancipato da tutte le camorre e da tutti i pregiudizi che si alimentano all'ombra dell'altare e [...]
[...] del trono. Forse, dopo l'89, dopo i trionfi della scienza e del pensiero moderno, dopo la propaganda civile che risveglia il popolo al sentimento [...]
[...] della propria dignità e della propria forza, erano ancora possibili le istituzioni medievali? Erano possibili i privilegi che rappresentano storie [...]
[...] secolari di delitti, di sangue e di lagrime? Chi lo credeva era un imbecille ed un cieco. Al doppio fuoco degli avversari, Furlin infuriò [...]
[...] campo dei principi, non sapete essere onesti, perchè ascoltate soltanto i suggerimenti della passione e dell'odio. Io rispetto le vostre opinioni [...]
[...] , non è vero, Barbati? Ebbene, non riesco a capire neppure che cosa vogliano i vostri amici. Siete un mucchio di esaltati, e non ce n'è uno in buona [...]
[...] vostri versarono il sangue sui campi di battaglia, sotto la bandiera monarchica. E noi, quando ci avete offerto le vostre braccia e le vostre [...]
[...] rispondere? Aspettò. Barbati, un po' sconcertato, cercava le parole. Un gran ridere a due, i timbri di voce incrociati di Flaviana e di Mario, riempì il [...]
[...] istigato Flaviana, coll'istinto sensuale della borghese allegra, che cerca di parlar grasso e si eccita nei racconti pepati. Non ne poteva più. Si [...]
[...] abbandonava disarmata all'ilarità, cogli occhi sfavillanti e colle gote in fuoco. Ma proibiva a Mario di continuare, dandogli del birbante e del [...]
[...] bugiardo. Che orrore! come si cucina una povera donna, e come si esagerano le sue debolezze! — Ma non capisci ch'è stato per forza delle cose e dei [...]
[...] Papato era il Papato stesso. La breccia di Porta Pia avrebbe riportato la religione alla semplicità delle sue origini, e ne avrebbe quindi iniziato [...]
[...] un nuovo splendore. Tutto garantiva un simile risultato: nessuno aveva mai rivolto le armi contro la fede dei propri padri. E Furlin affermava [...]
[...] solennemente, che l'Italia liberale è anche profondamente cattolica. Quale spettacolo augusto e quale insegnamento, vedere il popolo affollarsi nelle [...]
[...] chiese e ricorrere a Dio coll'osservanza sincera del culto, dopo avere voluta e conquistata la sua libertà! Di chi la colpa, se il Papa voleva [...]
[...] di scongiuro affettuoso. — Pròvati ancora a negarlo! T'assicuro: stasera hai qualche cosa pel capo! Perchè non ti scuoti e non ti confidi con noi [...]
[...] notizie spiacevolissime. Mario e Teta trasalirono, avvicinandosi vivamente. Aspettarono una più ampia spiegazione, senza domandarla. — Non ho [...]
[...] , del viso fattosi pallido. Mario invece si limitò ad aggrottare le sopracciglia, mettendosi in guardia. Fratello e sorella comprendevano il pericolo [...]
[...] fortuna ch'egli liquidava grado a grado, sottraendola agli attacchi possibili di successioni naturali e legittime. — Il vecchio infame! — ghignò Teta [...]
[...] furibonda e sgomenta — lui vuole esser lo stesso, sempre!... — Per carità, — supplicò Irene; — ti dico che il torto è nostro. Vuoi dare anche lo [...]
[...] spettacolo di una cieca collera, perchè il mondo ci disprezzi? Fissò la cognata con occhi freddi e dominatori; poi li volse in giro indolente, con [...]
[...] passava con una cantilena pigra e fievole, calmando i fremiti coi quali il cognato e la sorella si ribellavano all'idea della spogliazione. Il suo [...]
[...] disinteresse sorrideva trionfante, riconducendo l'idillio di sentimenti generosi e miti in quell'angolo di salotto dove le passioni del danaro [...]
[...] vibravano coi loro stridori d'odio. Teta e Mario non sapevano risponderle, dominati da lei. L'ascoltavano colle labbra frementi e scolorite, coi visi [...]
[...] . No! il partito radicale non poteva più e non doveva più aspettare. Era colpa di un Governo che sconfessava le sue tradizioni. Perdio! non s'era [...]
[...] mantenuta una sola delle promesse che avevano reso possibile l'epopea italiana. Gl'illusi che vi avevano portato la maggior somma di forze e di [...]
[...] sopra al tavolo. Barbati, avvezzo a simili interruzioni, crollò le spalle, volse un'occhiata al giovanotto, e tentò di proseguire. — Ti ripeto di [...]
[...] . — Ma, tu lo troverai! — esclamò Flaviana Barbati, convinta. E quella frase squillante nel muto sgomento della brigata, li scosse tutti [...]
[...] ? Com'era possibile... — Tira via! — ribattè la Barbati. — Bisogna che tu ti decida a far quello che avresti desiderato da tanto tempo, e che non hai [...]
[...] gli sforzi della loro attenzione e della loro eloquenza convergevano sopra Irene. Insistevano a deciderla: lei sola poteva ripromettersi di [...]
[...] oratoria perorazione. Non aveva speranze; ma non voleva neppure resistere al desiderio dei suoi. E si rimaneva intesi: trattavasi di persuadere [...]
[...] il signor Gregorio che i suoi figli volevano riconquistarne l'affetto, puramente e semplicemente. Eh?!... Pippo, i Furlin, gli stessi Barbati [...]
[...] il padre coi figli, e poi salvare padron Gregorio dai pericoli di un passo falso, indipendentemente da qualunque altra considerazione. Dovevasi [...]
[...] dargli una prova di sincerità e di disinteresse. Si voleva evitare ch'egli abbandonasse la propria sostanza a gente indegna e cupida, che, per [...]
[...] sguardo angelico d'Irene. D'altra parte si rifletteva che era assurdo e grottesco attribuire al vecchio Ferramonti idee da filantropo. E rimase soltanto [...]
[...] ambizioni e delle loro cupidigie. Irene aveva passato con Mario ore lunghe di abbandoni e di confessioni, cedendo all'ebbrezza di sognare ad occhi [...]
[...] aperti, e di tradurre il sogno in un linguaggio ardente. Ella era infelice. Non rammentava un giorno della propria esistenza, che segnasse una [...]
[...] tregua alla rivolta segreta contro il proprio destino, onde aveva il cuore avvelenato. Sentiva nei suoi nervi, nel suo sangue e nel suo cervello qualche [...]
[...] cosa, che non sapeva definire: una febbre di tutta se stessa che l'avvertiva d'esser nata per la ricchezza e pel dominio. Invece era nata povera [...]
[...] irritava e la incitava di più. Voleva lottare e vincere contro le derisioni della propria sorte. Lottare abilmente e cautamente, senza mostrare [...]
[...] bellezza, e la compromissione della propria onestà. Forse non comprendeva le logiche onnipotenti della passione. Disprezzava in ogni modo le [...]
[...] debolezze della carne, con certi orrori di borghese intollerante, che restringe a questa sola forma di corruttela l'idea della colpa. E quando osava [...]
[...] morire, tanto la vergogna schiacciava il suo orgoglio, per non aver saputo in realtà sottrarsi alle viltà del suo sesso, e per esser caduta, lei pure [...]
[...] causa della loro perdita. Ma facevano di tutto, perchè la disgrazia avvenisse il più tardi possibile. La loro dissimulazione e le loro precauzioni [...]
[...] erano un miracolo inaudito di abilità. Del resto, i loro nervi, eccitati nel pensiero costante di altri interessi materiali, e nel vagheggiamento di [...]
[...] sue sortite romantiche. La verità era che, in cinque mesi, il loro amore era andato appena sei o sette volte più in là dei trastulli innocui e [...]
[...] sarebbero giunti insieme, presto o tardi, e della gioia che ne avrebbero insieme goduto. Proprio, come se la giovine donna fosse stata sua moglie [...]
[...] , come se avessero avuto comune il destino per legge sociale e per legge soprannaturale. Una sciocchezza enorme! Poi lo irritava il desiderio insaziato [...]
[...] vittima, ne' suoi occhi smorti l'angoscia che secca le lagrime. Perdio! alla fine, lui, non aveva voluto niente per forza, e non c'era da mettere in [...]
[...] : aspettava con fremiti di donna bramosa il giorno in cui avrebbero potuto, essa e lui, amarsi liberamente, imponendo al mondo lo spettacolo del loro [...]
[...] amore. Ma aveva fisso il chiodo d'essere una donna onesta, e di non saper mancare senza raccapriccio ai doveri inerenti a tale mestiere! Così Mario, a [...]
[...] pure entrasse in azione. Continuava ad ignorare completamente la strada ch'ella avrebbe battuto; ma non se ne preoccupava, e non lo chiedeva [...]
[...] vinta ad un tratto. Ebbene, sia pure: ella aveva fatto sorvegliare il suocero, senza avvertirne Mario. Ma, e per questo? Meritava forse di esserne [...]
[...] rimproverata? Aveva forse alzato un dito prima di mettere a parte della cosa il cognato? Ella aveva voluto risparmiargli le noie e le imprudenze [...]
[...] disegno. Dirgli: sai, ho vinto e la vittoria è tua. Dimmi come dobbiamo goderne insieme. — Ahimè! Bisogna rinunciare appunto a quello che si [...]
[...] circostanze. Si era rammentata di una mezza parente, Lalla Frati, una donna che abitava appunto al Pellegrino, e che aveva la specialità di voler rimetter [...]
[...] graziose e tenere. La loro complicità, nel momento di farsi attiva, risparmiavasi le noie dei lunghi dibattiti sul modo come estrinsecare l'azione [...]
[...] distribuzione della fortuna di padron Gregorio ai suoi figli. Però le speranze e le ambizioni della giovine donna avevano delle vibrazioni potenti [...]
[...] ch'ella non frenava. Al contrario, cogli occhi scintillanti e con un sorriso pieno di fremiti, diceva a Mario la propria esaltazione. Gli faceva delle [...]
[...] voler accumulare il danaro ed a goderne, per gettarlo dalla finestra. Ebbene! a me, questo non basta. Voglio per te una posizione sicura; la stima e [...]
[...] la riverenza del mondo, e la potenza. Voglio che ti abbiano a parere nani, quelli che ti sembrano giganti. Lascia fare a me. Erano frasi da [...]
[...] cerretana; ma bisognava udirne l'accento, vedere com'ella le sottolineava con lo sguardo, col sorriso e col gesto. Dinanzi a lei, Mario provava [...]
[...] , senza dare al mondo un pretesto qualunque di accusarli. Dovevano farlo per se stessi, onde procedere più sicuri e più liberi. Dio buono! le forze [...]
[...] necessario ch'ella rimanga tua amante e mia amica. Che cosa avverrebbe quando si sospettasse che la moglie di tuo fratello ha delle relazioni [...]
[...] colpevoli col cognato? Aveva fatto sforzi eroici, in quella simulazione di semplicità, per non tradire l'ebbrezza del trionfo che le gonfiava il petto e [...]
[...] metteva nelle sue carni strani fremiti. Ma, finito il colloquio, allorchè Mario partì, domato e mistificato da lei, un sorriso intraducibile [...]
[...] tavoleggiante coi loro brontolamenti di uomini furibondi, coi loro sarcasmi feroci di clienti che ne hanno piene le tasche e che meditano una [...]
[...] e chiassosi di bassi ufficiali, e poche coppie di borghesi capitate a prendere il gelato od il caffè, per caso. La vita fervida del quartiere [...]
[...] passava senza interessarli, nei bagliori delle cento fiammelle della strada, immerse nel fumo denso e diffuso delle friggitorìe. Non la curavano, sordi [...]
[...] corrente umana irrompente dal lato di Campo di Fiori e perdentesi nel buio della piazza di Ponte, d'onde il Tevere esalava ad intervalli un'aria [...]
[...] umidiccia e fangosa. Succedeva appena qualche volta, che uno della brigata lasciasse cadere sul turbinìo un'occhiata inerte, o che l'apparizione di [...]
[...] spettacolo, non se ne scandalizzavano. Ne accettavano la continua riproduzione col loro stoicismo e colle loro facezie di filosofi pratici. Gregorio [...]
[...] Ferramonti era il capo riconosciuto ed accettato della brigata. Godeva la superiorità che gli derivava dai suoi quattrini, la più legittima e la più [...]
[...] , solleticato vagamente dalle adulazioni grossolane ond'era circondato. Queste erano anche sincere: un omaggio istintivo di cervelli limitati e di animi [...]
[...] uomini, non li stimava, e soprattutto ne diffidava: tre motivi per indurlo a negare l'onore ed il piacere della sua relazione a chi avesse potuto [...]
[...] commercia e pagando la dovuta provvigione. Questo se si ha credito. Se non si ha credito, segno che non si vale un baiocco, ed allora il miglior [...]
[...] ed interminabili. Ne ritardava la conclusione, cercando pretesti assurdi, mentre ingolfavasi in tutte le indagini possibili sulla solvibilità e [...]
[...] nessun motivo, di prorogare le scadenze. Senza accorgersi di cadere in contradizione, ripeteva fino alla sazietà, che non era un usuraio, e che [...]
[...] voleva mettersi completamente al coperto, appunto perchè acconsentiva a metter fuori il suo danaro per solo tratto di condiscendenza e di buon cuore [...]
[...] . In realtà, esigeva l'interesse onesto e modesto del cinque per cento all'anno, libero e netto da spese: meno di quello che esigono le Banche. Ma i [...]
[...] suoi intimi erano esclusi da tali generosità. Diceva che non ci possono essere relazioni quotidiane e cordiali fra creditore e debitore. Egli non [...]
[...] amava le posizioni equivoche: i suoi amici dovevano essere i suoi amici, e null'altro. Insomma, egli si era formata la più tranquilla esistenza di [...]
[...] di fredde malignità, nelle quali ognuno faceva a chi le dicesse più grosse. In genere, Teta e Pippo si dipingevano come due idioti, lasciatisi [...]
[...] abbindolare da due intriganti. Furlin doveva aver meditato senza dubbio di sfamarsi e di pagare i suoi debiti colla dote della moglie. Forse non [...]
[...] esisteva già più un centesimo dei tremila scudi strappati a padron Gregorio in un modo indegno. E Pippo, lui sì, doveva essere stato conciato per le [...]
[...] di Torre Argentina! Padron Gregorio torceva il naso tutte le volte che gli nominavano il genero e la nuora. L'idea di poterli un giorno o l'altro [...]
[...] c'era da pensarci: lo scritturale e la ferrivecchi si badavano bene dall'arrivargli a tiro. Senza dubbio, dovevano essere stati avvertiti che una tale [...]
[...] combinazione avrebbe fatto passar loro un quarto d'ora da ricordarsene per tutta la vita. In ogni modo, restavano al largo, e tanto meglio così [...]
[...] cortigiani. Lo lasciava capire, lanciando delle frasi misteriose e terribili sulla sorte birbona che espone un galantuomo a non esser sicuro di nessuno. Gli [...]
[...] altri si guardavano allibiti, per scoprire chi fra loro poteva essere il colpevole, e quale colpa avesse potuto rimproverarsi. Poi [...]
[...] . Curiosa! un galantuomo non può vivere come gli pare! Ce ne sono dei cervelli balzani e dei rompiscatole, al mondo! Però, a poco a poco, attraverso [...]
[...] amica, al corrente di ogni cosa, e matta al punto di toccare certi tasti, questo era l'incredibile. Ebbene: lui aveva una risposta sola! chi ci [...]
[...] , nientemeno! E bastasse! pare ch'io faccia la figura dell'orco, a trattare come tratto quell'anima santa. Un monte di minchionerie! — Mia moglie mi [...]
[...] sapeva quello che faceva, lei! Aveva spuntato il dente del giudizio, e non le servivano più le lezioni. Però, durante quasi due settimane, la signora [...]
[...] segreto che gli attribuiva. E finì col mostrarsi piena d'ansietà, incapace di tener la lingua a casa. Era proprio vero? Padron Gregorio aveva [...]
[...] sul punto di riammogliarsi. Un pettegolezzo infame che lo fece andar sulle furie, e che si era accreditato in un modo incredibile. Trattavasi [...]
[...] , per Cristo, di far passare da vecchio rimbambito un uomo che aveva sempre il cervello a posto, e che soprattutto teneva a mostrare di avercelo [...]
[...] circondato da imbecilli, che si congratulavano con lui, che gli domandavano l'epoca delle nozze, e che gli tessevano le lodi delle future attribuitegli [...]
[...] . Ce n'erano per tutti i gusti: attempate, ragazze nubili, vedove, ricche, povere, belle e brutte. E nessuno metteva in dubbio l'avvenimento in genere [...]
[...] rabbia e di bile. Ma allora trovò nella signora Lalla Frati il conforto di un'amicizia discreta e consigliatrice. Era costretto a riconoscere in [...]
[...] qualità e coi suoi mezzi, viver così, solo come un cane. Si capiva: il mondo, persuaso che le cose non potevano durar sempre in tal modo, doveva [...]
[...] peso. Frattanto, i pettegolezzi della strada duravano, facendosi più incalzanti e più precisi, nonostante gli sforzi della Frati per spazzarli via [...]
[...] compromettenti. Non aveva un soldo, e suo padre, il semplicista, era gobbo. Si diceva fissato il matrimonio a settembre, aggiungendosi che padron [...]
[...] gli andò in casa per invitarlo a far cessare i pettegolezzi. Dipendevano da lui. Aveva certo desiderato Mimma, ne aveva parlato e si era poi [...]
[...] d'attorno, minacciandolo di pigliarlo a pedate e di fargli fare le scale a ruzzoloni. Ma l'antico fornaio non ne poteva più: sarebbe schiattato; ci [...]
[...] proprio abbandonato da tutti! E lei non si difendeva. Chiusa in un riserbo misterioso, lasciava comprendere di non trovare il coraggio per una [...]
[...] . Poi, comparendo, ed introducendolo, la Frati si mostrò turbatissima. Di là, mentre egli sedeva, un rumore d'usci aperti e richiusi, di passi [...]
[...] rapidi e leggieri e di parole concitate, femminee, percorse il quartiere. — Che c'è dunque? Ho fatto scappar qualcuno? — domandò lui, cercando di [...]
[...] fuggita appunto per non incontrarsi con lui. E fu il principio di una confessione completa: Irene veniva quasi ogni giorno, all'unico scopo di chieder [...]
[...] notizie del suocero, e di parlarne liberamente. Era un angelo di donna; un cuore pieno di sentimenti onesti; quello che si dice una buona creatura [...]
[...] sperato di rimetter la pace nella casa che l'aveva accolta, aveva fatto di questa speranza lo scopo della sua vita. Era riuscita con Pippo, Teta e [...]
[...] Mario; ma non stimava di aver raggiunto lo scopo principale e migliore dei propri desideri. Ella sarebbe stata felice il giorno soltanto che padron [...]
[...] Gregorio, anche lui, avesse consentito a placarsi. Qualunque altra al suo posto avrebbe creduto di poter fare a meno delle delicatezze e degli [...]
[...] andare colle gambe all'aria insieme alla bottega, dopo sei mesi. Non la conoscevano ancora. Invece, lei aveva preso a dirigere il negozio e ad [...]
[...] Filippo Ferramonti valeva quattrini sonanti, e la bottega a Sant'Eustacchio era un capitale da levarcisi tanto di cappello. Ecco che cosa Irene era [...]
[...] signora Lalla col fare distratto e preoccupato di un uomo che ha piena la testa di cose confuse. Allora la Frati non se lo lasciò più scappare. Lo [...]
[...] diventare tutt'insieme un solo terribilio. Sotto le raffiche ardenti che spazzavano la strada e sbattevano porte e finestre, la gente s'affrettava a [...]
[...] ripararsi, fiutando la pioggia in un odore di terriccio, greve e diffuso. Ferramonti entrò nel portone di casa Frati ai primi goccioloni. Era più [...]
[...] presto del solito; ma egli non voleva arrivar fradicio. Mentre saliva le scale, un gran lampo lo abbarbagliò, e subito un tuono scrosciante come una [...]
[...] , sorridente e pallida, Irene. Una vera apparizione. La giovine donna lo guardava rispettosa ed amorevole come tentata a gettarsegli fra le braccia [...]
[...] donna, che vanno dritte al cuore. Era soavemente bella; e fra lo strepito furibondo dell'uragano pareva un angelo sceso dal cielo apposta, per [...]
[...] aveva tratto dolcemente verso un canapè, lo aveva fatto sedere, e gli si era collocata vicino, guardandolo rapita. La tempesta avrebbe potuto [...]
[...] alla nuora, dandole del tu: — Ho piacere di vederti. So che sei una brava donnina. E sei più bella di quello che la gente non dica. No, no! non [...]
[...] gratitudine le mozzava la parola. S'impadronì ancora delle mani del suocero, e le tenne fra le sue, bianche, morbide e gentili. — Potevamo ben [...]
[...] , con uno strido, si avvinghiò al collo del suocero. E per un lungo istante l'uno e l'altra rimasero così, sbalorditi e tremanti, udendo il diluviare [...]
[...] . La miglior cosa è non pensarci. In realtà si sentiva più coraggioso del solito. La vicinanza di quella bella creatura lo rianimava e lo [...]
[...] complesso: un viluppo strano di sentimenti paterni, e di sorde sensualità di vecchio. Egli non si era trovato certamente a trattare con delle duchesse [...]
[...] . — Avevo bisogno di voler bene a qualcuno, e che qualcuno mi volesse bene — diss'egli, ritornando sulla frase troncata dalla folgore. La pronunciò con una [...]
[...] di quei cambiamenti subitanei che la rendevano anche più irresistibile, aggiunse subito, scherzando: — Mi ci proverò... accetto! E se sarete [...]
[...] suocero, e di farlo ridere, come per proposito deliberato a non ricascare nel sentimentale. Doveva senza dubbio costarle uno sforzo; ma il vecchione [...]
[...] riuscirò, vedrete. Non ci sono forse riuscita con Pippo e con Mario? Fu come una sferzata. Padron Gregorio, ricacciato dal cielo in terra, la [...]
[...] ? — balbettò Irene atterrita. — Nulla. Senti: tu hai voluto sposar Pippo, e va bene. Io ci ho gusto, solo perchè siamo diventati parenti e ci siamo [...]
[...] hanno dato. E voglio che tu mi giuri di non rinominarmeli mai più. Irene, tremante, chinò la testa. Un singhiozzo le gonfiava il petto. Ferramonti la [...]
[...] spiovesse. Infatti, lo si poteva preveder prossimo. Il tuono non rombava più che da lontano. La bufera, ridottasi ad una pioggia senza vento, fitta e [...]
[...] intensamente azzurro. Le strade lavate si ripopolavano con strepiti nuovi. Vibrava un'allegria di movimento e di voci nell'ebbrezza di quel preludio autunnale [...]
[...] carrozzelle correvano in ogni direzione. Suocero e nuora non seppero uscir più dal tema del tempo. Tuttavia il loro imbarazzo svaniva, a poco a poco [...]
[...] riuscire ad ogni costo. E... la prima volta, quando ci rivedremo? — Non so... Doman l'altro? — Sta bene. Doman l'altro... — Qui, — soggiunse subito [...]
[...] , nuoruccia. — A rivederci, papà! Ebbene, il vedersi in casa d'estranei acquistava un sapore piccante; un'idea come di appuntamento amoroso e [...]
[...] . Irene andava tre o quattro volte per settimana da Lalla Frati; restava col suocero un'ora od un'ora e mezzo, irrequieta, nervosa, come combattuta fra [...]
[...] la delizia d'essergli vicina, e la preoccupazione di dover scappar via al più presto possibile. Qualche volta facevasi attendere lungamente, o [...]
[...] restava appena pochi minuti. A due o tre appuntamenti mancò del tutto. E queste furono per padron Gregorio giornate terribili. Insomma, la giovine [...]
[...] ozioso; di cui rammentava la voce, gli atti, gli sguardi ed i sorrisi, nelle ore lunghe e vuote, occupate ad impantanarsi fra i pettegolezzi del rione [...]
[...] . Intravvedeva l'assedio paziente, sagace e formidabile alla sua fortuna; e, più ancora, capiva che avrebbe capitolato. Ma la tentazione ed il [...]
[...] propri. Mostrava di amare il danaro, come deve amarlo una donna nata e vissuta nell'ambiente del traffico. Con egual candore, confessava inoltre di [...]
[...] amare i godimenti onesti che il danaro permette. Avrebbe voluto guadagnar molto per potere accumulare e spendere in pari tempo: due piaceri che gli [...]
[...] Ferramonti avvelenavano i colloqui fra suocero e nuora. Padron Gregorio dimenticava di aver chiesto ad Irene che non gli nominasse più que' furfanti di [...]
[...] figli; cascava lui stesso parlarne, quasi portatovi da un confronto spontaneo fra la scelleratezza del sangue suo e la bontà di quell'angel di donna [...]
[...] di Pippo e cognata di Teta e di Mario. Dio santo! non si poteva inventare un martirio più crudele! Poi, riuscendo inefficaci gli appelli alla [...]
[...] pietà, essa mutò registro: diventava aggressiva; imponeva il silenzio, fiera dei suoi doveri di moglie e di cognata. Padron Gregorio poteva arrivare [...]
[...] fino al punto di considerare i suoi figli come morti e perduti per lui; ma che cosa era quel continuo attossicarsi per progetto la vita, con violenze [...]
[...] poltronaggine selvaggia dopo aver sempre lavorato in mezzo agli uomini, avrebbe guasto il sangue più sano e pervertito il carattere migliore. Perchè [...]
[...] privilegiata e depositi assortiti? E continuava a rispondere umoristicamente, aspettando da un giorno all'altro che Irene pure mettesse fuori [...]
[...] parte, egli non era decrepito. Si ammogliavano uomini in condizioni assai peggiori delle sue, e non se ne pentivano. Egli avrebbe potuto imbattersi [...]
[...] punto di vista la convenienza di un secondo matrimonio, e che si montasse a dovere la testa nel credersi lei capace di pescare la donna per la quale [...]
[...] e d'impegnarmi a nome vostro? — Come? come? Tu corri un po' troppo, carina! Se mi cucini, fammi sapere almeno in che salsa. — Salsa matrimoniale [...]
[...] ! — esclamò Ferramonti, colpito dalla frase e dal modo ond'era stata pronunciata. Guardò a lungo, stranamente, la nuora. Era violentemente commosso, e [...]
[...] poteva desiderare di meglio: la Remedi non aveva parenti prossimi; viveva di una modesta rendita portata in dote al primo marito e salvata [...]
[...] sentimenti d'altra natura. Irene conosceva la Remedi personalmente, da molti anni; garantiva per lei come per se stessa. — E poi? — fece padron [...]
[...] Gregorio. — E poi? — replicò la giovine donna, maravigliata. — Non vi pare che basti? Sareste, per caso, incontentabile? — Ma no! Per provartelo, ti [...]
[...] dirò che ce n'è d'avanzo. — Manco male! Allora si combina? — E via a correre! Mi sembri il barbero vincitore! — Non vi capisco... — Mi capirai. La [...]
[...] delle difficoltà; trova il modo; avvisa tuo marito; digli che la intendiamo così noi due; e basta! Vedrai: troverà i suoi buoni motivi per [...]
[...] acconsentire, e purchè non gli salti in testa di venirmi fra i piedi, ci guadagnerà realmente un tanto. Ma guarda come sei rimasta! Non vedi, scioccona [...]
[...] , quanto ti voglio bene? I suoi occhi imbambolati luccicavano umidi. Non fu più buono di resistere: si strinse fra le braccia la nuora palpitante e [...]
[...] pallida. Poi rivoltosi alla Frati, presente e discreta, nel suo muto riserbo di donna che presta la casa ai convegni, l'avvertì: — Sapete, signora Lalla [...]
[...] prolungare la leggenda del matrimonio del vecchio Ferramonti, appoggiandosi ai pettegolezzi degli oziosi, fatti nascere e diffusi abilmente da lei e [...]
[...] da Lalla Frati. Ella mostravasi costantemente inquieta: certo il suocero diffidava di lei. L'accoglieva e la trattava assai bene; ma qualche cosa in [...]
[...] : padron Gregorio trascinava un'esistenza impossibile; aveva realmente bisogno d'una compagnia. E poichè tali erano le circostanze, lei s'infiammava [...]
[...] ripugnante da propositi che potessero compromettere, dimostrava che il vecchio Ferramonti doveva ritenersi impazzito. E suggeriva mezzi tortuosi per farlo [...]
[...] interdire e chiudere in una casa di salute. Bastava far agire influenze valide, allargando a tempo e generosamente i cordoni della borsa. Poi [...]
[...] Irene si sentì circondata da sordi sospetti, e comprese che quel soffio ostile partiva da Teta. Per tre o quattro giorni le escandescenze scoppianti [...]
[...] capivano d'esser fuori di strada? I loro propositi folli di violenze e di perfidie li avrebbero posti al bando della gente onesta. Lei non rinunciava [...]
[...] sarebbe in realtà accaduto, mai. Infine, anche i Barbati si dichiararono per Irene. Paolo e Teta dovettero pensar seriamente al pericolo di separare i [...]
[...] propri interessi da quelli della famiglia. E si rassegnarono ad abbassare le armi. Allora la banda si sguinzagliò a cercare la donna che occorreva [...]
[...] . I nomi si susseguivano, si vagliavano e si scartavano nelle discussioni ardenti che l'impresa originò. La vedova Remedi venne fuori ultima [...]
[...] e persuadendosi che quella donna, santa fino all'imbecillità, avrebbe necessariamente considerato come suo dovere riconciliare il vecchio [...]
[...] Ferramonti coi figli, Irene dovette moderarne gli entusiasmi e le impazienze. Non capivano, che non conveniva affrettarsi? Dovevasi lasciare padron [...]
[...] via del Pellegrino, sottraendosi alla banda, che si rodeva di non poterla seguire. Irene godeva senza dubbio delle impazienze che spasimavano e si [...]
[...] sul discorso della vedova Remedi. Ma perchè i suoi non la consigliavano e non l'aiutavano? Una sera, questa raffinata tortura cessò d'incanto. Nel [...]
[...] . Tutto ciò svanì nella sorpresa suscitata dall'avvenimento che mandava a monte il matrimonio, e che faceva entrare Irene in casa del suocero. Tornando [...]
[...] dal Pellegrino, lei non volle aspettar la sera per spargere la gran novità. Passò dal marito, a bottega, fece correre lui dai Furlin. E la sera [...]
[...] , lasciava dei sordi sospetti in quel pugno di gente scettica per i sentimentalismi della filantropia e del disinteresse. Il domani Mario si procurò [...]
[...] un abboccamento colla cognata. Dalle prime parole, lasciò intendere che non voleva essere mistificato. — Mi congratulo con te. Papà è tuo e noi [...]
[...] ringrazio della parola, e ti chiedo perdono. Dammi un bacio. Ella non voleva. Poi lo baciò: rifecero la pace. Poi venne la volta dei Furlin. Ad un [...]
[...] si parla di un padre il cui pensiero rinverdisce antiche affezioni e mette nel cuore una folla di pentimenti. Avevano avuto torto: erano pronti a [...]
[...] riconoscerlo e ad umiliarsi in qualunque modo per ottenere il perdono. Irene doveva prometter loro d'informare il suocero sui loro attuali sentimenti [...]
[...] risparmiarsi in parte la fatica delle proprie dissimulazioni, e cominciava ad affermare una superiorità, a prendere un'aria di alterigia e di [...]
[...] protezione. Aveva talvolta certi lievi sorrisi, certe lunghe e pallide occhiate, che mettevano i brividi nelle ossa di Teta. Insomma, un senso di disagio [...]
[...] sparirono. Rinaldo doveva attendere a troppi affari, e si tuffava in un mare di segrete macchinazioni politiche. Dal canto suo, Flaviana si vedeva [...]
[...] rubare tutte le sue serate dagli spettacoli, dalle visite di riguardo, da mille impegni uno più indeclinabile dell'altro. Erano pretesti: moglie e [...]
[...] marito fiutavano nell'aria imbrogli nei quali non volevano trovarsi mescolati, e viravano prudentemente di bordo. Fu l'idea dei Furlin, al vedere [...]
[...] , e il domani Irene stimò necessario scrivergli un bigliettino per invitarlo a passare un momento da lei. Quando egli arrivò, trovò la cognata già [...]
[...] vestita per recarsi dal suocero. Fece l'indiano: — Ci sono delle novità? — Lo sai tu, se ce ne sono. Siedi. Dobbiamo parlar seriamente, e non ho [...]
[...] tempo da perdere. Perchè non sei venuto ieri sera? — Sono stato a teatro. — E prima? — Ho veduto degli amici... — No! sei stato da Flaviana [...]
[...] ! sono stato da lei. E poi? — Che cosa ti ha detto? Intendo ieri sera, nei giorni scorsi, dacchè, insomma, non la vedo più. — Non te lo imagini? Sei [...]
[...] famiglia, e tanto meno come tu non abbia pensato che una donna indovina sempre la rivale... — Povero Mario! — interruppe Irene: — divaghi tanto, che [...]
[...] commuovi ai corrucci ed alle gelosie di Flaviana, e se congiurate insieme, io non vi temo. Anzi vi sfido. Ecco! Avviluppò il cognato con una occhiata [...]
[...] lunghissima e profonda. Le sue parole presero una lentezza appassionata. — Solamente, tu mi procuri una ben dura esperienza. Il tuo amore non [...]
[...] , guardando Mario pallida, risoluta e sfidatrice. — Orsù! parla! — Come ti pare. Allora ti dirò che mio padre e Pippo insegnano come tu sai domare gli [...]
[...] figura si era ricomposta ad una calma strana e terribile. Si allontanò due o tre passi, assorta nel suo pensiero intenso. Quando ritornò verso Mario [...]
[...] spezzato il suo cuore. Si nascose il viso fra le mani, e pianse lagrime di angoscia e di furore, mentre il cognato la guardava interdetto [...]
[...] donna furibonda, col viso sfigurato dal dolore e dalla collera, bagnato di pianto. — Io ho sofferto tutto quello che potevo soffrire, intendi? Perchè [...]
[...] dinnanzi così, fremente e sconvolta. — Che m'importa? Va dunque a dire a Pippo che mi hai avuta! È il solo mezzo di scuoterlo: è il solo mezzo di [...]
[...] raccolti intorno a me per sorvegliarvi e per raggirarvi meglio. Avrei voluto incontrare qualche difficoltà, che lusingasse il mio amor proprio. Invece [...]
[...] . La crisi della sua collera durava ineffabile nella contrazione della bocca semiaperta e fremente, nel livido pallore del viso, nell'infiammata [...]
[...] slanciò a sorreggerla; la raccolse nelle braccia. Lei gli si abbandonò. La fralezza femminea, che aveva superato e vinto fino allora, si vendicava [...]
[...] di lei. Era una crisi di pianto, una convulsione di singhiozzi, che fiaccava le sue membra gentili di giovine donna. Mario, commosso dalla pietà e [...]
[...] d'incoraggiamento, chiamandola coi più dolci nomi. Le domandava perdono, riconoscendo di avere agito contro di lei come uno sciocco e come un malvagio. Ma [...]
[...] so più mentire. Che m'importa ormai la mia fama? che m'importa il resto? Io ti amo; basto io sola per te, e sono gelosa, io! Allora, bisogna che tu [...]
[...] scelga tra Flaviana e me. Mario gettò un grido di gioia. — No, no! — aggiunse la giovine donna, arrestandolo; — Non già in questo modo [...]
[...] comprometterci nella stima del mondo. E noi siamo quelli della famiglia che si allontanano di più dalla fortuna di tuo padre. — Ebbene? Che ce ne [...]
[...] trattenermi con te. Addio. Gli stese la mano per salutarlo. Ed egli non seppe più resistere alla muta preghiera di quello sguardo amoroso e sorridente [...]
[...] ricompensavano con una famosa ingratitudine della propaganda da lui fatta all'Istituto la decorsa primavera, e non gli lasciavano neppur le briciole di quella [...]
[...] , e l'arredamento completo di un monastero in formazione. I maligni potevano sogghignare a piacere: non era agente d'affari in genere, lui? Del [...]
[...] resto, il suo nuovo socio aveva sempre lavorato appunto in articoli di vestiario e di mobilio. Bisognava, perdio! essere idioti ed invidiosi, per [...]
[...] brutalità di linguaggio da vecchio vizioso. Gli piaceva veder Flaviana combattuta fra l'orrore dei suoi spropositi e la voglia di riderne. Tali [...]
[...] alle provocazioni di lui, continuando a preoccuparsi unicamente di mangiar molto e presto. Egli ne fu quasi indispettito; lanciò un altro epigramma [...]
[...] : — Perchè non ti metti in saccoccia l'arrosto, il formaggio e le frutta? Te lo ruberanno il tuo Metastasio! Flaviana, seccata, si giustificò [...]
[...] : — Sono le otto passate; non voglio fare aspettare Federico. — Povero Federico! — compassionò Rinaldo con uno scroscio di risa. E dette addosso al socio [...]
[...] ditta commerciale “Barbati e Compagno”, il compagno si cambiava a periodi più o meno lunghi, secondo gli umori e l'influenza di Flaviana. Un [...]
[...] conosciuto, e che ottenevano l'entratura in casa Barbati col pretesto di una visita di convenienza alla giovine donna. L'idea dell'associazione aveva [...]
[...] Flaviana aveva messo le mani addosso ad un giovanotto in ottimi rapporti col Vaticano, e coi caporioni dei partito nero. Ella era libera nelle sue scelte [...]
[...] . Allora, perchè non salisse la senapa al naso a nessuno, e perchè le apparenze fossero salve, si era stabilito di non mettere in piazza il contratto [...]
[...] , col mostrarsi apertamente in buoni rapporti con Flaviana. Ella non era suo marito, e, in questioni di donne, i protettori del giovanotto non [...]
[...] donnetta bella e pia, qualche più profana distrazione, e lo compativano. Erano debolezze della carne, dalle quali nessuna creatura umana può dirsi [...]
[...] esente, e che si riparano coll'esercizio delle pratiche religiose e coll'edificante esemplarità della vita cristiana. Però Barbati ne sapeva di [...]
[...] belle, e quella sera appunto, sentendosi in vena, sfilzò una litania di storielle piccanti, sul conto del socio, per edificarne la moglie. Non [...]
[...] avvertiva di farci, lui marito, una figura discretamente barbina. L'incipiente lavorìo della digestione lo riscaldava, colorandogli vivamente le gote, e [...]
[...] facendogli luccicare gli occhi. Perchè dunque Flaviana non si divertiva a far chiacchierare ed a far disperare il suo galante e cattolico [...]
[...] era lasciata distrarre dai suoi doveri di sposa del Signore pel birbante, e gli aveva permesso, non solamente di toglierle il soggolo, ma di farle [...]
[...] motteggiatrici, che riassumono tutti i rimproveri, e rifiutano anticipatamente tutte le scuse: — Si sa quanti selci ci sono da Piazza Colonna a [...]
[...] ' in disordine, la sua figura di giovinotto trentenne, grassotto; un faccione sereno e scialbo, una testa ricciuta e castana; due occhi grigi [...]
[...] , sorridenti e scaltri. Aveva raccattato nelle sacristie un'untuosità pretina nei modi, un fraseggiar molle, che temperava le asprezze di certe consonanti [...]
[...] sul punto di guadagnare il confine, e lo avevano tratto in arresto. — E tu hai tanto aspettato a dirmelo! — esclamò Barbati. Egli aveva quella [...]
[...] mangiato le frutta ed il formaggio con una lentezza ostentata e dispettosa. Pareva che avesse rinunciato al teatro; la sua espressione non prometteva [...]
[...] che addomestica e sollecita una penitente gustosa. Vinse. Flaviana cominciò a sorridergli, mentre la domestica recava il caffè. E riebbero tutti [...]
[...] fretta. Si scottavano le labbra e la lingua, arrischiando troppo grosse sorsate del caffè fumigante. Anche Rinaldo, diventato a sua volta impaziente [...]
[...] prolungato ancora tre mesi. Oh, il pubblico! che gabbia di merli! Ma frattanto i furbi del momento lavoravano al sicuro, e dei bagliori lividi [...]
[...] completa, sotto tutti gli aspetti. Essi pure avevano intuito l'abilità ed i segreti disegni d'Irene, e Flaviana, volontariamente, le si era profferta a [...]
[...] filosoficamente di non accorgersi quali relazioni Irene e Mario cercassero di nascondere. Invece i Barbati avevano dovuto alla fine persuadersi, che la [...]
[...] conobbe interamente Irene alla notizia che il matrimonio di padron Gregorio andava a monte, e ch'ella restava incaricata di tener compagnia al [...]
[...] la putredine e la scelleratezza con una logica stringente, basata sulla osservazione dei fatti, quasi con una ispirazione profetica, le cui fosche [...]
[...] conclusioni avrebbero scosso un'indole di granito. Infatti ella vide che Mario pure era scosso, e, per un istante, il cuore di lei palpitò [...]
[...] mezzo per prolungarne l'abitudine. Appunto come due seccatori ostinati, il funzionario e sua moglie continuarono a presentarsi seralmente dalla [...]
[...] , degno davvero di causa migliore. Talvolta sorprendevano Irene nell'affaccendamento di una massaia meticolosa, che trova in rivoluzione la casa, e [...]
[...] che ha un diavolo per capello. Li salutava appena, invitandoli a sedere, giacchè erano venuti, con quel fare brusco e sgarbato che accompagna le [...]
[...] cortesie forzate. Poi si eclissava, lasciandoli delle ore a guardarsi reciprocamente, comparendo e scomparendo ad intervalli rapidi, riuscendo a [...]
[...] fece più trovare. Fu il licenziamento completo. Mario e Pippo, dal canto loro, si erano resi irreperibili. Si sarebbe detto che l'accensione dei [...]
[...] testa alla vipera! E tuttavia, una parola sola sarebbe bastata per perderla, se il loro interesse non avesse imposto un silenzio assoluto e [...]
[...] Ferramonti. Le relazioni adultere di Mario e d'Irene rendevansi manifeste, sfidando la pubblica opinione. Quello che rivoltava di più, era [...]
[...] ch'ella non aveva più voluto dormire col marito e che lo aveva mandato a letto, solo, in una stanzuccia la più lontana nell'appartamento dalla camera [...]
[...] coniugale. Non si dava davvero pena alcuna di trattare con dei riguardi quel miserabile imbecille; e d'altra parte, non ne aveva bisogno. Egli [...]
[...] realtà una strana trasformazione. Ridiventava l'uomo volgare che Irene aveva saputo dirozzare, e la ricaduta si aggravava con una manifestazione [...]
[...] improvvisa di vizi e di corruttele che quell'uomo non aveva avuto mai dianzi. Trascurava la bottega; scialacquava il suo danaro; sfrenavasi in lui il [...]
[...] crapulone ed il libertino da trivio. Forse cercava delle consolazioni e degli stordimenti. Nel gennaio i Furlin seppero che aveva preso [...]
[...] aspettarla, e che ambedue dovessero trattenersi insieme, nel salotto dalla vecchia mobilia, che rammentava i tempi passati della famiglia del fornaio [...]
[...] . Suocero e nuora si mettevano in libertà. Ella entrava, si liberava del cappellino, dei guanti, di tutti gli amminicoli della teletta per fuori [...]
[...] ; e se padron Gregorio non c'era, lo aspettava, facendo il proprio comodo. Egli a sua volta usciva, rientrava, la lasciava, la ritrovava, come se [...]
[...] . Era una lenta presa di possesso, di cui tutte le mosse, calcolate e prudenti, diventavano una concatenazione di conseguenze logiche ed [...]
[...] inevitabili. Una domenica, suocero e nuora pranzarono insieme. Padron Gregorio, abituato da lungo tempo a mangiar solo come un cane, non rammentava una [...]
[...] serio. D'altra parte, che era quel continuo sgambettare tutta la giornata da Torre Argentina al Pellegrino, e dal Pellegrino a Torre Argentina? Non [...]
[...] c'era senso comune. Egli aveva ragione: Irene andava da lui la mattina, fra le nove e le dieci; restava fino al tocco, e tornava verso le tre, per [...]
[...] , istigata, pressata, spinta dal suocero. Cambiò, rinnovò, trasformò quel semenzaio di tarli, quello stringicore di vecchiume e di abbandono. Ella ebbe [...]
[...] palissandro, un grande specchio, dei fiori artificiali, un amorino colle poltroncine e le sedie di accompagno, un pouff, una teletta grandissima ed uno [...]
[...] non si badasse a spese. Era il presente a sorpresa che il suocero volle fare alla nuora; e quella galanteria di camera, tappezzata pure a nuovo da [...]
[...] ! E spesso il vecchione, rammollito dalla tenerezza, fantasticava degli affanni segreti, dei rimpianti misteriosi, delle malinconie mute e [...]
[...] degli uomini! S'invecchia nella fatica e nei dispiaceri per incontrare la creatura che vi dà tutte le delizie del paradiso, quando il corpo è logoro e [...]
[...] esterna, qualunque associazione d'idee. C'era il caso di vederlo impallidire e fremere all'improvviso, nel mentre una barzelletta gli usciva dalle [...]
[...] labbra; cambiare un sorriso d'uomo soddisfatto ed allegro, in una espressione strana di spavento e di angoscia. Allora certe frasi, certe parole [...]
[...] ne voleva sentir parlare, lei, di simili sciocchezze! ... Per tal modo i vaneggiamenti di padron Gregorio restavano come parentesi brevi e [...]
[...] avvezzava ad amare le cose linde, l'abitazione ben governata, la persona rinvigorita dal bagno. Padron Gregorio trovava la mensa candida e smagliante [...]
[...] , ornata spesso da un mazzo di fiori freschi, e non aveva mai mangiato così bene. I brodi consumati e fragranti e le leccornìe delicate che la nuora [...]
[...] gli faceva trovare ogni giorno, mettendosi tante volte lei stessa a cucinare, gli rammentavano i beveroni ripugnanti e le pietanze inqualificabili [...]
[...] di cui s'era avvelenato per tutta la vita; e gli pareva di sentirsi male quando non riusciva a cacciar via subito tali ricordi. Che differenza [...]
[...] ! ... E la squisitezza dei cibi era il meno. Il pranzo dissipava gli ultimi riserbi esistenti tra suocero e nuora; eccitava una piena e gioconda [...]
[...] , vicinissimo al proprio, splendido di gioventù e di bellezza. E sempre, ella odorava di quell'odore inebbriante di verbena! Rideva a sentire il suocero [...]
[...] muri, e profondamente egoista. L'imagine degli altri Ferramonti veniva a turbarla, di tanto in tanto. Erano delle circostanze lievi, delle [...]
[...] insidiose associazioni d'idee; specialmente il pensiero fisso che Irene aveva un'altra casa dalla quale veniva ogni mattina, e dove era obbligata a [...]
[...] ritornare ogni sera. Allora suocero e nuora si sorprendevano a parlare di Pippo, di Mario, dei Furlin. Per un pezzo ella sostenne ammirabilmente la sua [...]
[...] parte d'angelo della pace, moderando i trasporti appassionati del suocero, ingegnandosi a trovare pel marito e pei cognati delle attenuanti [...]
[...] ; mostrando di cullarsi in una vaga speranza di pentimenti e di perdoni. Ma, a poco a poco, padron Gregorio sospettò che tale contegno mascherasse in lei [...]
[...] lei! E quella esclamazione sfuggitale, fu il preludio di nuove confessioni. Ella doveva riconoscere che padron Gregorio trattava i suoi figli [...]
[...] assolutamente come si meritavano. Tutti i sogni di lei svanivano. Aveva voluto fare di suo marito un uomo ricco e stimato; per un istante aveva creduto [...]
[...] ; s'imbestialiva, come per ricattarsi di aver qualche tempo vissuto da uomo per bene in mezzo a gente per bene. Era una disperazione! E i Furlin [...]
[...] !... Essi la odiavano. Ostentavano di sprezzarla pel suo ritiro completo dal mondo. La dipingevano nello stesso tempo come un'idiota e come una scellerata [...]
[...] . Credevano ch'ella volesse derubarli e proclamavano che glie lo avrebbero impedito, a qualunque costo. In tali espansioni Irene trasaliva, presa [...]
[...] da angosciosi smarrimenti; qualunque cosa sapesse dirle il suocero, ella non riusciva a frenare i propri raccapricci, e li dissimulava soltanto per [...]
[...] un giorno egli rimase colpito di certe parole dettegli appunto come per caso, e con perfetta bonomia, da un conoscente. Costui, la sera [...]
[...] strade della città fosse un'abitudine nota. E mentre l'amico ciarlava, padron Gregorio rifletteva ad una circostanza dianzi sfuggitagli: Irene non [...]
[...] Argentina, e di venirle incontro fino a Campo di Fiori, se non era ancora rientrata in casa. Non aveva altro mezzo per evitare di trovarsi sola, di [...]
[...] notte, nelle strade più turbolente di Roma. E non ne aveva mai avvertito il suocero, per motivi ch'egli poteva bene imaginare. Poi l'incidente le [...]
[...] valse per riprendere coraggiosamente la difesa del cognato. Bisognava almeno rendere a Mario questa giustizia: che egli era pieno di gentilezza e di [...]
[...] ore in sentinella su e giù per Campo dei Fiori, a sorvegliare lo scarico dei broccoli e delle rape. D'altra parte, Mario la metteva di buon umore [...]
[...] quasi ogni giorno nei discorsi fra suocero e nuora, sempre colla grata provocazione di qualche scherzo. Pareva che Irene ignorasse la leggenda che [...]
[...] piaceri: potevasi anche concedere che fosse stato guasto dalle eccessive indulgenze materne; forse dalle cattive compagnie. Ma, e poi? Vi è sulla terra [...]
[...] temerari anche a non averlo voluto. E le storie più stravaganti si diffondevano, accreditandosi nella folla che aveva visto nascere e crescere la [...]
[...] famiglia Ferramonti. Poi bisognava esser laggiù, fra l'angolo di via Larga e lo sbocco di Campo di Fiori, per assistere allo spettacolo [...]
[...] formavansi negli angoli scuri dei vicoli e sulle soglie dei portoni; dei bottegai dimenticavano la clientela per correre sull'uscio a spiare. Il momento [...]
[...] arroventava il polverìo sottile sollevatosi dal selciato e sbatteva sulle muraglie bige e gobbe delle vecchie case. La seguiva un'onda di pensieri [...]
[...] osceni; come un dilagamento di sogghigni equivoci e di occhiate impudenti. E quel grande strepito, quel fremente formicolìo di vita plebea, eruttato [...]
[...] due figure recanti nel pandemonio il turbamento e l'incongruenza di un'apparizione elegante. XIV. Sul finire di febbraio, all'avvicinarsi dei dieci [...]
[...] , volgendo le spalle alla società distinta che l'aveva festeggiata, e sulla quale avrebbe potuto utilmente contare, all'occasione. Non aveva ella stessa [...]
[...] . Era giovine, bella, portata per istinto ad amare certi piaceri e certi splendori della vita. Diceva di no per pura abnegazione, e l'antico fornaio [...]
[...] discorsi venivano in campo. Egli non doveva pensare solamente a se stesso, per riuscir poi a far languire di noia e di tristezza quel vago fiore [...]
[...] ubbidito a controgenio. Egli avrebbe potuto rivelarle il perchè vero delle proprie insistenze, e soggiungere che s'era in tempo ancora di non farne [...]
[...] sua volta da una sorda tentazione delle ebbrezze e degli stordimenti che il disegno prometteva. In realtà Mario, come tutti gl'innamorati, facevasi [...]
[...] sempre più esigente coll'andare innanzi. Forse ai suoi dubbi di scettico, ed alle sue paure d'uomo sedotto, occorrevano prove rinnovate e continue [...]
[...] che lo avevano in origine avvicinato alla cognata: voleva lei soprattutto, anzi solamente. E fantasticava di giuocare la posta più grossa nella [...]
[...] altrove due intelligenze e due energie risolute e pratiche, che la comunanza dell'opera avrebbe reso onnipotenti. E però egli affrontava a cuor [...]
[...] leggero lo scandalo, che spesso tornava ai suoi calcoli provocare. Bisognava ch'egli diventasse assolutamente il solo rifugio e la sola speranza di [...]
[...] Irene. Dovevano in lei diventare una sola l'idea di perderlo e quella di trovarsi perduta senza mezzo alcuno di salvezza. Indipendentemente da ciò [...]
[...] , egli amava la cognata con trasporti d'imaginazione e di sensualità crescenti. Era ben lontano il tempo in cui la giovine donna lo aveva esasperato [...]
[...] mantenuta al suo grado massimo, attraverso una vicenda continua, una ridda di malinconie, di giocondità, di violenze, di slanci e di abbandoni: una [...]
[...] lo stomaco pieno; di correre a notte alta, col freddo e colla pioggia, le strade della città, nel fondo protettore e discreto di un legno chiuso [...]
[...] una notte illuminata dalla luna, o nelle alture del Gianicolo, dinnanzi alla gran città, radiosa e fremente di confusi strepiti e di arcani sospiri [...]
[...] desideravano che fosse. Ella sapeva prendere tutte le fisonomie della donna che ama e che si abbandona al piacere. Mario non aveva mai visto e nè [...]
[...] , quando portava alla giovine donna i profitti realizzati colle liquidazioni, i loro ardori svanivano nel linguaggio calmo e preciso degli affari [...]
[...] , nella preoccupazione e nella ingordigia del danaro. Per mesi e mesi, Mario, come se avesse posseduto qualche miracoloso talismano, non aveva [...]
[...] commesso il più piccolo errore; aveva visto la fortuna sorridergli, amica costante. Con un po' più di ardire e di fiducia da parte d'Irene, egli avrebbe [...]
[...] vista di tutti, evitando di parlarne anche incidentalmente. Il solo Mario sapeva ch'ella era in possesso di somme rilevanti ed infruttifere, e non [...]
[...] sotto mano, che si può accarezzare, palpeggiare in segreto, inebbriandosi del suo luccichìo, quando è d'oro e d'argento, e dei suoi rabeschi [...]
[...] multicolori, quando è rappresentato da un pezzo di carta. Era, per Mario, la suprema caratteristica di valore e di forza nel temperamento femminile: egli [...]
[...] magazzino e coi fondi dei cassetti, volgeva al disastro; poi Pippo era diventato un pozzo di San Patrizio, coll'eterno bisogno di rifornirsi la [...]
[...] compiacente e più liberale. Alla sola condizione che lo lasciassero vivere a modo suo, risparmiandogli prediche inutili, non si opponeva affatto che [...]
[...] celebrandone la bellezza e lo spirito, alludendo nebulosamente ad una grande fortuna che gli sarebbe venuta da lei. Anche verso Mario ostentava [...]
[...] diventava fastidioso: Irene e Mario se lo vedevano comparire impensatamente davanti, ad inframmettersi nei loro colloqui intimi con certe verbose [...]
[...] avevano abbandonato, mentre sentiva tanto il bisogno di vedersi intorno facce amiche e cuori affezionati pronti a soccorrerlo. Che serve? Sapeva ben lui [...]
[...] sua moglie ed a suo fratello. Aveva delle cupe inflessioni e delle occhiate livide, che mettevano addosso sordi brividi. Ma la sicurezza [...]
[...] avevano riguardo alcuno; arrischiavano vicini a lui, quasi in sua presenza, audacie incredibili. E risolvendo di prender parte ai divertimenti degli [...]
[...] spettacolo e che sarebbero state incapaci di meditare i progetti attribuitile. Degli uomini a dozzine avrebbero commesso pazzie per soppiantar Mario, fosse [...]
[...] lo eccitavano i successi plastici delle mascherine più elegantemente e più arditamente scoperte; voleva che Irene, per lui, sapesse diventare più [...]
[...] di una meretrice? Bisognava proprio credere che Mario non l'amasse e non la stimasse menomamente. Egli la trattò da sciocca. Lo sapeva ben lei se [...]
[...] l'amava e quanto l'amava! Pel caso che lo avesse dimenticato, era sufficiente che lo guardasse. Ed in realtà le metteva dinnanzi una figura [...]
[...] festa di un Circolo dov'erano invitati, fino alle undici; poi sarebbero tornati a casa perchè Irene potesse indossare il suo costume da maschera, e [...]
[...] padron Gregorio si poteva agevolmente mettere insieme un racconto di fantasia. Infine, non andarono. Aspettarono invece in casa le undici. E [...]
[...] mandolinate delle numerose comitive. La follìa grande della città confondeva in un solo fremito le sue varie espressioni, attenuandosi come un sospiro e [...]
[...] un lavoro lungo e strano, interrotto sovente da chiassose ammirazioni e da pazzi trasporti. Poi, quando Irene, completamente abbigliata, prese a [...]
[...] scarpette di raso, allora fu un'esplosione: era un prodigio! non s'era visto mai nulla di simile! E dire ch'ella a principio aveva voluto rifiutarsi [...]
[...] intorno alla maschera che doveva mettere ed al mantello col quale si sarebbe coperta strada facendo. Le sorrise e ad un tratto mutò pensiero. Si [...]
[...] lasciò ricadere sulla poltroncina dianzi occupata ed invitò la giovine donna colla voce e col gesto: — Senti... — Come? non vai? — esclamò lei [...]
[...] sorpresa: — perchè? — Adesso andrò, — diss'egli astratto; e dopo un istante di silenzio, replicò l'invito: — Senti... Irene lo guardò, lo comprese [...]
[...] , dove pareva aver messo radice. I suoi occhi vagabondi andavano dal fratello, a destra, alla moglie, a sinistra, e da questa a quello, di continuo [...]
[...] , pieni d'ironia. Alzava le mani agitate da una vaga convulsione, accennanti ad un pensiero intimo e cupo, che non trovava il modo di esprimersi. Essi [...]
[...] capriccio, — spiegò Mario, sorprendendo un'espressione feroce nell'impazienza del fratello, e durandogli come un sordo presentimento di qualche [...]
[...] sguardo inesprimibile il soccorso di Mario. Questi fermò per un braccio il fratello. E per un lungo istante i tre si guardarono, pallidi e frementi [...]
[...] spalle; poi, rimasta sola, cadde sopra una sedia. Ella aveva paura; e per la prima volta comprendeva d'essersi impigliata volontariamente in un [...]
[...] laberinto di pericoli assurdi. L'adulterio l'aveva fatta schiava del marito e dell'amante, inutilmente. Ella vi si era abbandonata per viltà, volendo [...]
[...] , felice, e soprattutto ammirata, stimata e rispettata dal mondo. Ebbene, dopo quel che avveniva, come poteva dirsi ancora possibile l'effettuazione di [...]
[...] ? — Mario. — Che t'importa? Pippo non rispose. Marito e moglie guardaronsi lungamente. Un fremito agitava le narici e le labbra livide dell'uomo. Irene lo [...]
[...] col petto nudo, aspettando che il marito la colpisse. Egli invece piegò sotto un fascino doloroso; agitò le labbra convulse, e per un istante parve [...]
[...] uscita. Due grosse lagrime scesero lente da' suoi occhi smarriti, rigandogli silenziosamente le gote. E sparì. Irene raccolse il mantello, se ne [...]
[...] non veder più il marito e di non sentirlo. Lo cercò, attraverso il buio appartamento, ponendosi ad orecchiare cauta alla porta dello stanzino che gli [...]
[...] serviva da camera da letto. Ed ella respirò più libera, nell'udire i singhiozzi dell'uomo domato e le scosse del lettuccio dov'egli si [...]
[...] di carnevale. — Non so se potrò tornare a casa stasera, — annunciò lei: — papà è ammalato. E mi preme parlarti. Egli l'aveva indovinata di già. Si [...]
[...] mettergli sott'occhio i titoli saldati e strappati nel mezzo, che aveva tratti da un cassetto. Poi parlò d'altro. Erano anche in corrente gli affitti [...]
[...] della bottega e della casa e le spese della famiglia. Da questo lato non dovevano un centesimo a nessuno. — Ma come hai potuto fare di questi [...]
[...] miracoli? — esclamò ad un tratto Pippo, in uno scoppio di ammirazione sincera. — Io? — diss'ella. — Sarebbe appunto un miracolo, e non so far dei miracoli [...]
[...] guastarsi colla moglie e col fratello? E d'altra parte, non subiva forse la legge comune ai mariti? Un'improvvisa risoluzione d'uomo che ha preso il [...]
[...] Banco Torlonia, ed anche se lo volesse, non potrebbe mettere a tua disposizione le migliaia di lire ogni mese. Bisogna scegliere: vuoi correggerti? E [...]
[...] allora troverai intorno a te chi ti darà una mano; non vuoi? E allora, affògati! — Dici sul serio? — balbettò Pippo sordamente. — Altro, se dico [...]
[...] , tutti, debbono evitare di nominarti colle loro conoscenze. Tanto vale che tu precipiti in fondo, e che ciascuno pensi ai casi suoi. S'interruppe [...]
[...] non diceva una parola che non fosse rigorosamente vera e rigorosamente logica. L'ultima frase aggiunse l'angoscia della paura all'angoscia del suo [...]
[...] avvilimento. Egli bisbigliò una domanda colla voce soffocata: — E tu che farai? — Che faresti tu? — disse Irene, guardandolo. Egli chinò la testa [...]
[...] disperato. Ma la rialzò quasi subito, sorpreso, udendo la giovine donna parlargli con voce affatto mutata, e con parole che a lui sembravano un [...]
[...] sogno. Adesso lei lo pregava con una tenerezza strana e penetrante di espressione. Egli vedeva l'abisso in cui era caduto, non era vero? Ebbene [...]
[...] mai, ella era pronta a rincarare la dose, quando il bisogno lo avesse voluto. Il suo fascino durava intero; aveva mezzi diversi per esercitarlo; e [...]
[...] cui si vedeva circondata; ma la soccorreva una fiducia di persona che ha imparato dagli errori e dall'esperienza; una volontà forte e calma. Aveva [...]
[...] da sè l'amante, di evitare ch'egli se ne risentisse e potesse nuocerle, per vendetta, presso il vecchio Ferramonti. Lasciava pel momento da [...]
[...] difficoltà le sarebbero appunto venute da Teta e da Paolo. Si erano eclissati troppo completamente: ella avrebbe voluto degli avversari più attivi. In [...]
[...] fatti, i Furlin vivevano nell'assoluto oblio dei Ferramonti, senza ostentazioni di risentimenti e di disprezzi; ma procurando di evitarne qualunque [...]
[...] permetteva le frasi, nemmeno nell'intimità. Lei lo intendeva e lo secondava, mantenendosi più osservatrice che ciarliera, col suo viso scialbo, co [...]
[...] ' suoi occhi attenti, col suo corpo magro e rigido. Si aiutavano, nell'intento comune di farsi una strada. Erano due adulatori abili, due creature [...]
[...] gennaio Paolo, finalmente, aveva avuto la promozione e la croce. Tuttavia, nell'intimità di quella coppia esemplare, non era mancata qualche nube. Teta [...]
[...] di non vedere e di non sentire, per lasciar modo ad una infame di spogliarla a man salva? Furlin avea dovuto durare fatiche eroiche per frenare [...]
[...] volte le deduzioni del suo criterio sottile, offrendosi a spettacolo di una calma suprema, e di una sicurezza che nulla, ormai, poteva più scuotere [...]
[...] moglie: una perdita di tempo assolutamente inutile. Essi, i Furlin, potevano senza timore alcuno darsi il lusso di trarsi da parte e di pensare a cose [...]
[...] più divertenti. Pippo, Mario ed Irene erano ormai fatalmente condannati a sbranarsi fra loro. Bisognava lasciarli fare e tenersi pronti a [...]
[...] , Furlin la trovò stravolta e livida, con una fissazione da mettere i brividi, negli occhi inferociti. Ella, del resto, ne spiegò subito il motivo [...]
[...] proibisco di parlarmene, e di tornare a ciarlare come una pescivendola. — La intendi così? — balbettò lei, colla voce rotta da un tremito convulso [...]
[...] noi cominciassimo a pigliarci pei capelli? E ricominciò la solita storia; ma questa volta fu riveduta ed ampliata. Forse che Irene smascherava alla [...]
[...] fine le sue batterie e mostrava risolutamente l'idea di tirare a tutto? Ma se era quello che si desiderava! Supposta in lei la discrezione, ci [...]
[...] sarebbe stato il caso di vedere Mario e Pippo contentarsi di una discreta porzione di legittima e farsi docili. No, no! Bisognava proprio che il furto [...]
[...] fosse completo, e che riuscisse. Sopratutto che riuscisse. Allora se ne sarebbero viste di belle! Prima, lo scatenamento delle piccole collere fra [...]
[...] iscena di loro, marito e moglie Furlin! Sicuro, di loro, vindici dell'onore e degli interessi della famiglia Ferramonti! Ed essi sarebbero scesi in [...]
[...] correttamente e solamente la legge. Forsechè le centinaia di migliaia di lire si nascondono come si nasconderebbe uno scudo e forsechè i tribunali [...]
[...] ; soffriva di vertigini e di soffocazioni, che rendevano irrequiete le sue notti. Ma, secondo l'umore, o s'infuriava, o rideva sul viso alla gente, che [...]
[...] Roma, lui! E sapeva benissimo da sè, quel che doveva fare. Non affliggeva più la nuora con delle malinconie, ed ella, incantata di vederlo sempre [...]
[...] , bastava una leggera vertigine perchè egli ne facesse un caso d'accidente mortale, e si trascinasse dietro le gambe per tre o quattro giorni, con un [...]
[...] lunghe e raccolte in cui cessano i rumori esterni, e le intimità solleticano più dilettosamente la pelle ed il cuore. Lei non aveva mai voluto [...]
[...] salute del padre, e si protestò lieto di poter vedere coi propri occhi, che certe inquietudini nutrite negli ultimi tempi, non avevano ragione di [...]
[...] riflesso d'ironia brillava nei suoi sguardi, e caratterizzava il suo sorriso bonario. Esaminava Mario con insistente attenzione, come per rendersi [...]
[...] conto dei cambiamenti avvenuti in lui dacchè non si vedevano più, e come per ricercarvi somiglianze di figura e di espressione, che dovevano [...]
[...] appena partito Mario. Bisognava. Ferramonti reclamava il premio della propria condiscendenza, tutta una giornata di carezze, di feste e di ragazzate [...]
[...] vedere? Irene trasalì: gli sguardi e l'accento del vecchio avevano tradito un segreto sospetto, una gelosia sorda. Ella intuì che qualche frase [...]
[...] o qualche atto di Mario doveva avere impressionato Ferramonti, che il suocero la sorvegliava, e che cercava del figlio perchè una indagine fosse [...]
[...] più efficace e potesse estendersi anche a quest'ultimo. Ebbe bisogno di tutta la sua presenza di spirito per non compromettersi. Sentivasi minacciata [...]
[...] usura del sacrificio, per un avvenire, non lontano, in cui sarebbero stati ambedue liberi. E Mario si era presentato al padre perchè la giovine [...]
[...] dissipare anche i ricordi d'altri tempi, coprendo l'amante sotto le apparenze del fratello che ha rapporti intimi col fratello, e del figlio che si [...]
[...] una vigna in Val d'Inferno, e la casa che abitava: sessantacinquemila lire in tutto: di più, un debitore, nel gennaio, gli aveva ceduto una casetta [...]
[...] in Trastevere, valutata altre quindicimila lire; e si dovevano aggiungere a questi possessi ventiduemilacinquecento lire di crediti ipotecari [...]
[...] fatto col resto. Un resto molto rispettabile! Cinquecentonovantatremila lire di capitale nominale in titoli al portatore dei prestiti pontifici e [...]
[...] della rendita italiana, depositati alla Banca Romana, e che si accrescevano ad ogni distacco semestrale del vaglia. Padron Gregorio aveva un risolino [...]
[...] . Però il vecchio non parlava a caso; voleva avvertirla che il capitale sarebbe stato suo. E nel vederla smarrita, egli si abbandonò ad un'ilarità [...]
[...] nuova e solenne. Ella non potè saper altro. Comprendeva di non dover chiedere maggiori spiegazioni. Frattanto era ammirabile di devozione [...]
[...] riconoscente e di tenerezza angelica. Mario s'era fatto rivedere. Compariva di tanto in tanto, non troppo spesso. La riconciliazione fra padre e figlio non [...]
[...] avanzava di un passo. Erano visite oziose, che si diradavano e che si accorciavano col ripetersi. Il vecchio Ferramonti, poco avezzo ai mezzi [...]
[...] realtà padron Gregorio credeva di aver sufficientemente esaminato Mario; erasi ricreduto dei propri sospetti, e non desiderava più vederselo tra i [...]
[...] piedi. Irene poteva dire quel che voleva; ma il vecchione imbambolato trovava che se ne stavano troppo bene soli, lontani dalle seccature e dai [...]
[...] domandarne il perchè. Al vederla, il vecchio, con atto tragico, le pose in mano una lettera col timbro postale della città, e la invitò a leggerla ad [...]
[...] alta voce. Era una denuncia anonima; una rivelazione precisa ed abilissima di tutto ciò che la giovine donna aveva fatto, e di tutto ciò che voleva [...]
[...] sformò. Ripeteva le parole del foglio automaticamente, senza pause e senza inflessioni; arrivò fino in fondo. Il passo grottesco che le profetava la [...]
[...] ! Non sapeva più quello che si facesse. Sentivasi perduta. E con un atto improvviso ed energico, strappò i polsi dalla stretta del vecchio. Un [...]
[...] a mentire con lui e lo abbandonava. Ma fu invece l'atto che la salvò. Ferramonti intuì appunto che la giovine donna stava per voltargli le spalle [...]
[...] il vaneggiamento di un istante, dopo una notte intiera di martirio. Adesso padron Gregorio si rendeva conto delle gelosie, delle invidie e delle [...]
[...] calma, e la forza della dissimulazione. Preluse al perdono chiestole dal suocero, regalandogli una crisi di affanno femmineo, che le rompeva sulle [...]
[...] labbra i rimproveri. E parlarono della loro vendetta. — Ci riusciremo! — esclamò il vecchio; — dovessi spenderci fin l'ultimo dei miei scudi e [...]
[...] metter sossopra mezzo Roma... — Non occorrerà tanto, — interruppe Irene pensosa; — non ci sarà da cercare molto lontano, e basteremo noi soli, forse [...]
[...] affari e noi. È una serpe che ci siamo di certo allevata nel seno. — Aspetta! Io ci sono! È lui! — Lui? Chi? — Non ci azzecchi ancora? Ma è tuo [...]
[...] cognato, il forestiero... — Furlin? — Furlin. Irene trasalì. Rammentava le sorde paure che le incutevano Paolo e Teta. Ferramonti la vide di nuovo [...]
[...] scaltro, e dotato di tutte le qualità che ci vogliono per render capace un uomo di aspettare il momento giusto e l'occasione favorevole, per agire a [...]
[...] altri al pericolo che il vecchio Ferramonti, disgustato e disilluso, si risolvesse a disperdere la propria fortuna per sottrarla definitivamente ai [...]
[...] casi! E per pagare a dovere chi avanzava, il precipitare le cose non era il sistema più conveniente. XVII. Ferramonti non istette più bene [...]
[...] . L'incidente avvenuto lasciava tracce profonde nei rapporti tra suocero e nuora. La confidenza assoluta e tranquilla dell'uno verso l'altra era scossa. Vi [...]
[...] era succeduta una crudele altalena di dubbi e di abbandoni, un oscillare continuo fra la voluttà voluta, acre, violenta del fascino esercitato [...]
[...] tuttavia dalla giovine donna, e la paura istintiva di lei. Questo dramma psicologico costringeva padron Gregorio ad uno sforzo di dissimulazione, che [...]
[...] finiva di mettere in tensione i suoi nervi, e di alterare la sua salute, sordamente minacciata. Egli diventava volubile, stizzoso, intrattabile [...]
[...] . Dimenticava tutte le sue abitudini, e pareva che volesse cimentare la pazienza d'Irene, variando a capriccio le ore dei pasti, rintanandosi in casa [...]
[...] delle settimane quasi intere, e poi prendendo a scorrazzare per altre settimane dall'alba a notte inoltrata senza che si sapesse dove andasse a [...]
[...] posare le ossa. Non voleva nè osservazioni, nè consigli; faceva peggio se qualcuno, Irene compresa, ci si provava. E quando reclamava dalla nuora i [...]
[...] alla giovine donna parole infiammate di un amore furibondo; e voleva ch'ella lo empisse di cibo, preparato da lei, lo ubriacasse di vino, offertogli [...]
[...] eccitato in tal modo, perchè vinceva violentemente le ripulsioni e gli orrori ch'essa gli destava. Ella assisteva imperterrita ad un martirio, che [...]
[...] fra suocero e nuora; ma la stessa enormità di questa credenza non provava forse la verità delle altre brutture, senza le quali non sarebbe stata [...]
[...] possibile? Padron Gregorio rammentava di avere, per tutta una lunga vita, tenuto le donne in conto di animali immondi e di sirene incantatrici, da [...]
[...] infernale? Non aveva addormentato le sue diffidenze? Qual filtro magico gli aveva dunque somministrato? E fin dove sarebbe ella giunta? Lui [...]
[...] fracasso della strada m'urta i nervi. Quand'ella ebbe chiuso, le accennò di andare a sedere accanto a lui, e prese a spiegarsi. — Ci mordono perchè ho [...]
[...] messo da parte un po' di danaro. Ebbene! togliamo di mezzo questo motivo di maldicenze e di perfidie. Si tratta di far toccar con mano che non hai [...]
[...] progetto? — Mi dispiace per i vostri figli, — disse la giovine donna, naturalmente. — I miei figli? Che c'entrano? Loro non ci guadagnano e non ci [...]
[...] da questo pensiero, e non mi parrà di aver pagato troppo caro il vederti render giustizia, amor mio! Cambiò discorso. Irene prese il primo pretesto [...]
[...] per allontanarsi da lui e per andare altrove a respirare liberamente. Aveva potuto conservarsi impassibile, per una subitanea intuizione [...]
[...] di semplicità ineffabile. Ella certo ignorava il proprio sacrificio; nessun'altra donna al suo posto avrebbe saputo imitarla. E padron Gregorio [...]
[...] , sotto l'influenza di queste impressioni, riacquistava la propria calma e la propria fiducia rispetto alla giovine donna, che aveva portato in casa [...]
[...] furfanti che si sbranano a vicenda e che si ravvoltano nella sozzura di tutte le infamie possibili! Perchè non veniva un altro diluvio universale? Che [...]
[...] ci stava più a fare Quello lassù, che aveva una volta distrutto colla pioggia di fuoco Sodoma e Gomorra? Poi gli parve stupido e crudele sostenere [...]
[...] improvvisamente, e prese a spiattellare ogni cosa. — Devi perdonarmi. Ho voluto assicurarmi di te; mettermi in grado di chiudere la bocca con uno [...]
[...] ; forse per darle i titoli stessi. E la vertigine la guadagnava, risolvendosi in una fralezza vile. Per non cadere, fu costretta ad appoggiarsi al [...]
[...] , esaltato dalla tenerezza e dall'ammirazione. Perchè quella commozione eccessiva? Irene diventava niente una bambina, quando proprio non ce n'era [...]
[...] il suo limite estremo. Pippo, riconciliato colla moglie, e tornato alle cure del guadagno con una febbre smaniosa d'uomo ingordo, rivolgeva spesso [...]
[...] parlare di rimedi e di cure. Al contrario, una pazza frenesia lo spingeva ai disordini verso i quali aveva pencolato dopo l'apparizione della nuora [...]
[...] disprezzavano i prodotti di stagione ed a buon prezzo, unicamente perchè non erano rarità e non costavano cari; non bastavano le semplicità della cucina [...]
[...] e della tavola casalinga: si volevano i piatti composti, i pasticci di Spillmann, i dolci di Singer, i vini imbottigliati di Francia. Si [...]
[...] qualche osservazione; ma erano parole gettate al vento. Padron Gregorio le chiudeva la bocca, scherzando e punzecchiandola. Aveva forse paura che ci [...]
[...] , consacrando l'estate ad un regime di dieta e di riposo. Ma, per compensarsi in anticipazione, volle che gli ultimi banchetti restassero memorabili [...]
[...] luce perlacea delle tende abbassate, e nel suo raccoglimento lindo e profumato, pareva trasformata in un tempio sacro alla ghiottoneria. La mensa [...]
[...] preparata pei due convitati rideva nel candore della tovaglia e nel vivo luccicare dei cristalli e del vasellame. L'adornava un bel mazzo di fiori in [...]
[...] mezzo ed una ricchezza di sopratavola. Da un lato, alla parete, ma a portata di mano, una credenza carica di bottiglie, di pietanze fredde e di [...]
[...] casseruole e i tegami brontolavano, confondevano insieme i loro vapori ed i loro odori. Si aspettava appunto lui per metter giù la minestra e per cuocere [...]
[...] davvero! C'era da far risuscitare un morto! Per conto suo, il vecchio goloso sentiva un solletico allo stomaco e l'acquolina in bocca. Una molle [...]
[...] con trasporto eccessivo. La zuppa di cappelletti al brodo di pollo e di manzo non fu terminata da nessuno dei due, quantunque la trovassero [...]
[...] e del bere. Infatti, appena arrivati all'umido, certe scaloppine di vitella col marsala, Ferramonti era già diventato un altro uomo. Parlava alto [...]
[...] , rideva molto, beveva moltissimo, cogli occhi già impiccoliti e luccicanti, colle gote scarlatte. Rimproverava Irene di non fare onore al pranzo [...]
[...] : era una vera viltà! Poi, coi fumi delle vivande, e col gorgoglio del sangue fattosi ardente nei corpi pasciuti, i due commensali avvertirono il caldo [...]
[...] la volta di attaccare un pasticcio, egli, preparandosi a tagliarlo da sè, volle che la domestica lo levasse subito di sopra la credenziera e glie lo [...]
[...] suocero come immerso in effetti a contemplare la crosta del pasticcio. Egli rise. Pensava che l'esterno prometteva bene, e che un po' d'appetito ci [...]
[...] ! Allora restava così stabilito. E adesso non c'era da far niente di meglio che vedere se il signor pasticcio manteneva le sue promesse. Ferramonti [...]
[...] prese il coltello; per abitudine antica, sbirciò l'affilatura della lama, e parve contento. Ma d'improvviso, invece di tagliare, si alzò; guardò di [...]
[...] qua e di là, colla testa alta, con una vivacità di movimenti incomprensibile. La sua mano destra andò violentemente al colletto della camicia come [...]
[...] . S'alzò, urtando il tavolo e rovesciando una bottiglia piena, che andò a spezzarsi accanto alla testa del vecchio, sul pavimento. Chiamò aiuto nello [...]
[...] slanciarsi a soccorrere il caduto. Ma non perdeva la testa; doveva aver già compreso di che si trattasse. All'apparire delle due donne e di un [...]
[...] garzone che stavano in cucina, sedò con un gesto i loro gridi e le loro domande. Ebbe dei comandi rapidi e netti, mentre, china, cercava di sollevare [...]
[...] striscia di sangue scendeva lenta e densa da una ferita della fronte, a destra. — Ci vuol coraggio, — bisbigliò la giovine donna agli orecchi del suocero [...]
[...] . — Non sarà nulla: uno dei disturbi soliti; un po' più forte. Avevano disposto il sofà secondo i desiderii di lei. Allora, sempre con cenni brevi e [...]
[...] all'ammalato; lo esaminò, scosse il capo, aggrottò per un momento le sopracciglia. — Prima di tutto, — disse, — bisogna levarlo di qui, e porlo sul letto [...]
[...] un'applicazione di sanguisughe e di ghiaccio alla testa. All'ora di accendere i lumi, il medico non si era ancora allontanato. Non aveva fatto alcuna [...]
[...] , concentrato e taciturno. Doveva prender molto sul serio la propria professione. Seguiva attentissimo gli effetti della cura, occupandosi da sè delle [...]
[...] cose più minute. Sull'imbrunire, un baleno di amor proprio soddisfatto gli spianò la fronte. E, per la prima volta, andò a sedere lontano dal letto [...]
[...] , aspettando. — Come va? — domandò Irene, raggiungendolo. Egli la guardò un istante negli occhi, producendole come un senso di confusione e di [...]
[...] figli, senza perder tempo. Irene capì ch'egli conosceva la famiglia, e si sentì maggiormente a disagio. Arrischiò nondimeno un'obbiezione. — Ma [...]
[...] aveva riaperto gli occhi, e li girava intorno come chi cerca. Nel chinarsi sopra di lui, la giovine donna si accorse che la chiamava, con un balbettare [...]
[...] chiave del forziere e si avvicinò da quella parte coi movimenti cauti e sospettosi di una ladra presa dalla commozione. Il suocero non le aveva date [...]
[...] . Ma d'improvviso ebbe un moto felino: frugò il forziere; s'impadronì del foglio che cercava, piegato e deposto nel fondo; lo cacciò in tasca [...]
[...] , senza esaminarlo. Poi richiuse, sbattendo lo sportello, e girando convulsamente la chiave. Una furia nervosa caratterizzava tutti i suoi movimenti [...]
[...] , come una esasperazione di donna che ha paura d'esser sorpresa, e che vuol finirla. Quando potè ritrarre la chiave dalla serratura ed allontanarsi, le [...]
[...] . Nella stanza, appena rischiarata da una candela sul comò, regnava un raccoglimento funebre, rotto da un alitar lieve e rantoloso dell'infermo, che [...]
[...] dimenticava tutto, tutto: anche il suocero. Quando vinse la propria commozione e fu in grado di rialzarsi, una gioia strana scintillava nei suoi [...]
[...] buoni parenti; assunsero di comune accordo ciascuno la propria parte di autorità e di comando in quella casa, che stava per cadere in loro [...]
[...] posizione per sorvegliarsi reciprocamente da vicino. Egli si limitava a comparire in certe ore fisse di giorno e di notte per informarsi; poi se ne [...]
[...] tornava via. Non restava mai più di quanto era strettamente necessario e voluto dalla convenienza. Irene e Teta curavano il moribondo. Peraltro, Teta [...]
[...] tentativo. Infatti, non restava più che aspettare la morte inevitabile del vecchio Ferramonti, e che augurargli fors'anche di farla presto finita, per [...]
[...] quelle di Teta. Quest'ultima era continuamente al letto del padre, di giorno e di notte; non pensava più a se stessa; dormiva sonni brevi, vestita [...]
[...] ; mangiava a caso, quando un momento di tranquillità assoluta lo permetteva. E, gradatamente, spiegava un'intenzione soverchiatrice di fronte alla [...]
[...] essere tra parenti, che non vogliono far ciarlare il mondo. Gli altri approvavano con dei cenni lievi del capo, con ammiccamenti degli occhi pensosi e [...]
[...] dominò alta e triste colle preghiere e cogli ammonimenti che il cattolicismo destina agli agonizzanti. La camera era già trasformata in una cappella [...]
[...] mortuaria. Avevano fatto del comò una specie di altare, stendendovi sopra una tovaglia e collocandovi un crocifisso fra due ceri, il vasetto [...]
[...] viso scialbo ed astuto conservava l'indifferenza di un uomo per cui nulla di quello che accade riesce nuovo, e che resta al suo posto per obbligo di [...]
[...] mestiere. Egli seguiva con sguardi lunghi, muti ed oziosi, le figure che andavano e venivano in punta di piedi, nella fitta penombra della camera [...]
[...] : parenti e conoscenti che s'inginocchiavano ai piedi del letto, pregavano un momento e sparivano. L'andirivieni nelle altre stanze rivelavasi con [...]
[...] un mormoreggiare profondo, soffocato dalle pareti: un'eco prolungata di discorsi e di passi, che aveva dei fiotti strepitanti e dei fremiti [...]
[...] poderosi all'aprirsi di qualche uscio che la lasciava irrompere. Giù per le scale, su, in ogni angolo della casa, l'invasione dei pietosi e dei curiosi [...]
[...] trovava un fermento vivo; raggruppava di qua e di là le persone in piccoli assembramenti eccitati. In generale si credeva che la famiglia Ferramonti [...]
[...] avrebbe fatto le cose alla grande. Buon Dio! erano tanto ambiziosi! Poi, non c'era fra loro anche un impiegato cavaliere? E nel momento di mettere [...]
[...] improvvisamente, alle undici. Aggiravasi per le stanze cogli occhi melensi, senza avvicinarsi a nessuno, e tenendosi lontano dalla camera dell'agonizzante [...]
[...] . Un incontro fortuito con Irene lo aveva fatto scoppiare in singhiozzi, e gli aveva sciolto lo scilinguagnolo. Non la finì più: chi avrebbe mai [...]
[...] potuto prevedere una disgrazia simile! un uomo così robusto, così morigerato! una di quelle figure fatte apposta per campare dei secoli! E bisognava [...]
[...] il povero Ferramonti; era stato il suo ultimo, il suo più intimo amico! Fra un gemito e l'altro, costringendosi a calme subitanee, dopo essersi [...]
[...] sicurezza dell'uomo pratico, annunciò che padron Gregorio sarebbe spirato al tramonto. Allora i Furlin, Mario, Irene e Pippo, si trovarono per un momento [...]
[...] dinnanzi allo spettacolo tremendo della morte. Balbettavano frasi indefinite. Teta e Pippo singhiozzavano senza menzogna in quella manifestazione esterna [...]
[...] del dolore. Dimenticavano tutti di aver desiderato la morte del vecchio, e sorgeva nel loro cuore un desiderio sincero che potesse essere [...]
[...] ritardata, fosse pure da un miracolo. — Animo! è necessario sostenere la prova coraggiosamente, — disse Furlin. — Non possiamo fare altro, e la [...]
[...] anche pensare ai gravi interessi che richiameranno la nostra attenzione... Lo guardarono tutti vivamente. Furlin si era interrotto, e si accorgeva [...]
[...] pensiero: — Non pare che papà abbia lasciato alcun testamento. Allora, se agiremo d'accordo, con prontezza e con sagacia, c'è da risparmiare la tassa [...]
[...] di successione sui capitali deposti alla Banca Romana. Si tratta di cinquecentonovantatremila lire nominali. Gli occhi di Teta e di Pippo [...]
[...] qualche cosa di più, tu! — E se lo sapessi? — diss'ella, squadrando il marito con un'occhiata terribile. — Ti pare il momento di mettere a campo certi [...]
[...] belle! Anch'egli si allontanò. Diffidava di se stesso, e non voleva fare una scena in presenza degli estranei che riempivano la casa. Il legale [...]
[...] Frati gli si avvicinò: lo cercava. Aveva visto Irene entrare nella propria camera e rinchiudersi. Non sarebbe stato forse bene impedire alla povera [...]
[...] Ferramonti in quel giro di tempo! Egli camminò a caso. I parenti che se lo videro comparire dinnanzi, ne restarono colpiti e n'ebbero pietà. Si trovò [...]
[...] nelle occasioni funebri. Il suo dolore era certamente legittimo; era anzi un dovere, e dimostrava quanto egli fosse un buon figlio. Ma un uomo [...]
[...] anni il sonno eterno sotto una lastra di Santa Maria della Pace e ch'era morto senza aver forse saputo ottenere da Mario una mezza parola di [...]
[...] parroco annunciò che tutto era finito; Paolo chiuse gli occhi al cadavere, e s'inginocchiarono tutti pregando, mentre il prete aspergeva. Irene e [...]
[...] rimase sparpagliata un po' dappertutto nell'appartamento, alla mercè degli amici e dei conoscenti. Alle nove ci fu una seconda riunione, in una [...]
[...] andarono molto per le lunghe, e conclusero col rimettersi interamente a quello che avrebbero disposto il legale Frati ed il cavaliere Furlin. Ogni [...]
[...] proprio riposarsi. Pippo e Furlin appoggiarono vivamente il legale. Essi pure si proponevano di gettarsi sul letto, verso mezzanotte. Il giorno [...]
[...] ammetteva repliche. Irene pregò Frati di condurla fino a Piazza Farnese, a trovare una carrozzella. E salutò subito i parenti, trovando superfluo [...]
[...] benissimo! — dichiarò Furlin. — Era inutile restare in mezzo a questa desolazione... Si rivolse a Mario, che non aveva aperto bocca: — E tu, non pensi di [...]
[...] e dieci preti. Intorno alla bara dodici torce; sopra la coltre, a nome della famiglia, una corona di fiori freschi: un'idea di Furlin. Insomma [...]
[...] qualunque motivo di dissidio, e ci riusciremo. — Dove sarà la riunione? — chiese Irene. — In casa di Paolo, alle dieci... — Perchè non avete fissato qui [...]
[...] adesso, fammi il favore: lascia questi discorsi. Vuoi mangiar qualche cosa? E per levarsi di torno il marito, ella accusò un male di testa orribile [...]
[...] moglie a Sant'Eustacchio. Al contrario, gli parve utile intendersi coi Furlin, innanzi ch'ella comparisse, e si presentò dal cognato mezz'ora [...]
[...] piazza i suoi crucci segreti. Lui non intendeva, per Cristo! che Irene riuscisse a derubare la famiglia. Che gliene importava s'era sua moglie, e [...]
[...] se questa circostanza poteva far credere agl'imbecilli ch'egli avrebbe goduto i frutti del ladrocinio? Prima di tutto era un uomo onesto e voleva [...]
[...] aveva chi sa quali idee per la testa. Non voleva i quattrini soltanto per esser lei la padrona e disporne a proprio talento; ma era certo che una [...]
[...] ragionevole montarsi la testa con fantasie che nessun fatto positivo confermava. Alla Banca Romana nessuno aveva toccato il capitale della famiglia, e [...]
[...] lontanamente dubitare una lesione di diritti evidenti e sacrosanti. E sopratutto, a certe infamie che disonorano la natura umana, non si può e non [...]
[...] uomo di mondo, fredda e beffarda. Nondimeno il suo sguardo era cupo. Non aveva più riveduto Irene; non aveva cercato nemmeno di rivederla. Forse fu [...]
[...] sorpreso di non trovarla alla riunione; ma non chiese di lei. Il cavalier Furlin, giovandosi della sua posizione di padrone di casa e di erede [...]
[...] preparato proposte piene di buon senso e di equità. Parlarono prima dei beni stabili. Possedevano già gli elementi necessari per fare tre parti uguali [...]
[...] offerta, il coerede che avesse desiderato l'acquisto. E poichè l'adesione in massima fu unanime, quel diavolo di Furlin trasse fuori un mucchio di [...]
[...] appunti, dove la divisione era già minutamente tracciata. Si aveva la vigna: trentamila lire; la casa al Pellegrino: trentacinquemila; e la casa in [...]
[...] spezzare le proprietà, e fra le ventimilacinquecento lire di crediti lasciati da padron Gregorio, quindicimila erano di sicura riscossione. Era il [...]
[...] sedicimilacinquecento lire al possessore della casa in Trastevere, e millecinquecento lire a quello della vigna. Restavano crediti per settemilacinquecento lire [...]
[...] capitali, diciamolo pure. Io non mi ci oppongo. Si consultarono cogli occhi; parvero tutti risoluti a fare gl'indiani, e Furlin, riprendendo a [...]
[...] disposizioni testamentarie. Per carità! stiamo all'argomento. Si cerca di sfuggire al fisco. E nell'ipotesi che riesca, vorrei proporvi d'incaricare uno [...]
[...] tanto a cuore i nostri interessi, e di agire con tanta onestà, che sarebbe un'ingratitudine impedirti di fare quello che tu saprai, per condurre a [...]
[...] e generale, prese posto al tavolo intorno al quale sedeva la famiglia. Non voleva recitar commedie. — Parlavate già d'affari? — diss'ella, gettando [...]
[...] condotta a provocare un incidente di cui tutti sentivano l'importanza suprema. — Vediamo un po', — disse Furlin, frenando con un gesto Pippo e [...]
[...] , guardandolo fiso e soggiungendo: — Preferisci forse che me ne torni via così? — Bada! — ammonì Furlin, — si direbbe che tu ci porti la guerra. Non [...]
[...] capisco a quale scopo e per quale motivo. In ogni modo, siedi e discorriamo da buoni parenti. Ella sorrise beffardamente. Restò in piedi. Riprese a [...]
[...] papà liberamente, e nella pienezza della sua intelligenza. — Vuol dire che tu sei riuscita a spogliarci, non è vero? — domandò Pippo col viso [...]
[...] sconvolto. Furlin, pronto, sentì il bisogno di usare mezzi eroici, vedendo anche Mario trasalire e prepararsi ad affrontare il fratello. Impazzivano [...]
[...] dunque? dimenticavano di essere in casa sua, e che egli, in casa sua, non permetteva scene sconvenienti? S'irrigidiva nella sua dignità di [...]
[...] funzionario titolato; calmava gli animi con un gesto solenne delle mani e della testa. Poi si volse ad Irene, come per invitarla a spiegar meglio il proprio [...]
[...] . Mi è già stata dannosa. Sorprendeva la famiglia colla sua audacia e colla sua sicurezza. Nessuno aveva saputo interromperla, e nessuno seppe [...]
[...] , hai ricevuto da me dei benefizi, che adesso ti fa comodo dimenticare. Non importa. Penserai meglio ai casi tuoi. — E godrò le tue ricchezze [...]
[...] serio, in nome di Dio! E tu, cara Irene, scusami; ma mi pare che tu abbi dimenticata una cosa essenziale. Hai riconosciuto tu stessa, che i tuoi [...]
[...] scettici sul valore del tuo atto. I tribunali decideranno, e sarà colpa delle circostanze se i nostri mezzi di difesa ti parranno troppo crudeli. Si [...]
[...] rivolse subito agli altri soggiungendo: — Avevamo fatto dei castelli in aria: il fisco avrà la sua parte, fino all'ultimo centesimo. E mi pare che [...]
[...] , attraversava un momento critico, sotto lo sguardo muto, insistente e corrucciato della taciturna consorte; e l'accordo vantato da Pippo ad Irene [...]
[...] , si screpolava, crollava. Nessuno si sentiva più in vena di parlare della sciagurata eredità. Pippo e Mario si attaccarono al primo pretesto per [...]
[...] prendere il largo, evitando fin'anche di pronunciarsi sulle precauzioni che il cognato aveva preparato già, e che si sfiatava a spiegare, perchè i [...]
[...] . — Ma non ti accorgi che ti lasciano solo? — osservò Teta, non appena marito e moglie si trovarono soli. — E credi che mi stimerei fortunato se fosse [...]
[...] posizione delle più bizzarre e delle più delicate. In ogni modo, le sue collere svanivano, ed egli tornò, come per incanto, un marito compiacente e [...]
[...] bonario. D'altra parte Mario non si ostinò nelle sue velleità generose e cavalleresche a favore della cognata. Come se avesse meglio pensato lui [...]
[...] pure ai casi suoi, abbracciò la causa dei Furlin, e si associò alla loro condotta. S'iniziava uno di quei processi civili che fanno epoca nella [...]
[...] mezzo di un notaio, ed era stata registrata. I Furlin e Mario attaccarono l'atto come nullo ed illegale nella forma e come carpito artificiosamente [...]
[...] loro accordo perfetto di buoni parenti, senza curarsi affatto di Pippo e d'Irene. Da parte loro, questi ultimi secondavano tale separazione [...]
[...] , vivendo in disparte, in un decoroso riserbo di borghesi che affidano alla giustizia legale la tutela dei propri diritti e l'affermazione trionfante [...]
[...] della propria onestà. Irene aveva ripreso il sapiente lavorìo di donna che si crea una fama di bontà, e si provava di nuovo a sedurre i cuori. Intorno [...]
[...] a lei stringevansi le amicizie vecchie e nuove, occupate ad ammirare il sacrificio ch'ella aveva compiuto nel consacrarsi interamente alle cure [...]
[...] i quali, dopo essere stati cattivi figli e pessimi parenti, osteggiavano il compimento di un atto nobilissimo di gratitudine? D'altra parte [...]
[...] dissipazione e di scapestrataggine abbandonate nell'accostarsi alla cognata. Riviveva in lui l'uomo dagli appetiti sfrenati che si getta all'azzardo [...]
[...] e che fa volare il danaro in un turbine di pazzi piaceri. Aveva delle amanti che gli costavano un occhio del capo; giuocava nelle case clandestine [...]
[...] dove una società equivoca di avventurieri e di parassiti spennacchia gl'ingenui. Appunto sulla fine di luglio egli si trovò mescolato in un affare [...]
[...] compromettente. La polizia era comparsa d'improvviso ai circoli della contessa Barlei, sorprendendovi una trentina fra uomini ben vestiti e [...]
[...] signore oneste, o quasi, intorno ad un tavolo di roulette; e fra gli altri, si susurrò che Mario dovesse render conto della sua qualità di associato [...]
[...] appunto alla contessa negli interessi del banco. Lo scandalo si abbuiò per intercessione d'influenze misteriose e potenti, con la sparizione della [...]
[...] aveva realmente abbandonato, egli la sfidava con uno stoicismo eroico. Riprese le abitudini di una vita gaia e spendereccia, rituffandosi nella [...]
[...] scuola e nella turba dei loro cagnotti, la marmaglia ben vestita che vive delle senserie dello strozzo. Era presente dovunque gli si offriva [...]
[...] l'occasione di dare la caccia al danaro e dovunque si poteva spenderlo all'impazzata. Per disgrazia, diventava sempre più inesplicabile come potesse tirare [...]
[...] durassero mascherate anche nelle ore ch'egli consacrava agli affari. Egli era puramente e semplicemente rovinato, e provava come una voluttà strana in [...]
[...] un uomo che brucia fino all'ultimo le sue polveri e non concede agli oziosi lo spettacolo di un solo minuto di debolezza. D'altra parte, la sua [...]
[...] un suo pari era ucciso da una donna che aveva posseduta, che poteva schiacciare ancora con una parola, e della quale subiva il disprezzo ed il [...]
[...] , da onesta borghese, al riparo di sospetti e di maldicenze, padronissima di dimenticare completamente che Mario aveva rappresentato una parte [...]
[...] e la follia del suo cervello non ne avevano ricavato neppure un refrigerio momentaneo. Rubando l'amica ad un principe romano che gli aveva [...]
[...] accordato anche la propria confidenza e la propria amicizia, aveva sperato nelle commozioni di una impresa difficile e di un grosso scandalo; nelle [...]
[...] sbiadito ricordo, come di piaceri incompleti, di noie, di stanchezze e di nausee. A Parigi, la donna che aveva preferito le stravaganze di lui ai [...]
[...] bisogno di sentirsi vicino ad Irene; di respirare l'aria ch'ella respirava; di avere occasione di rivederla, fosse pure da lontano e di nascosto. Gli [...]
[...] braccio alle quali le sue solitudini lo gettavano, immancabilmente. Allora l'uomo forte e scettico si sorprendeva a piangere come un bambino. Al ricordo [...]
[...] d'Irene egli associava imaginazioni strane, che facevano di lei un essere fantastico, bello e terribile. Delirava nella febbre, nello spasimo, nel [...]
[...] di quegli esseri, insomma, cui la favola attribuisce di mercanteggiare coi baci le anime. Egli, dei baci, ne aveva già dati tanti ad Irene, e ne [...]
[...] Paolo e gli avvocati avrebbero fatto, e bastava! Gli rendevano un grosso favore se lo lasciavano in pace. — Allora — disse Furlin, — t'informerò [...]
[...] causa. Poi Mario, partito Furlin, si abbigliò ed uscì. Da una diecina di giorni egli non aveva più visto alcuno della sua famiglia, e quella comparsa [...]
[...] rapidamente e tumultuariamente, fra le facezie, le risate e i motti di spirito dell'allegra brigata. La scelta delle signore dovette rispondere a tutte le [...]
[...] piacere di una passeggiata a piedi, occhieggiando le signore che incontrava e salutando qualche conoscente. Era passato dalla Rotonda. Nell'entrare [...]
[...] , disorientato, balbettò qualche monosillabo. Non sapeva evidentemente come contenersi e sporse quasi incosciente la mano, che il fratello gli strinse subito [...]
[...] e diffidente, continuava a balbettare, accennando confusamente ch'egli, a sua volta, trovava in buona salute Mario. Allora questi lo assalì di [...]
[...] , e giacchè l'occasione si offre, ti propongo di rifar pace. Attese un momento invano, che l'altro rispondesse. — Non parleremo d'interessi [...]
[...] , — proseguì, — e non trarremo in ballo Irene, nè punto, nè poco. Ti accomoda? Staremo insieme qualche volta, in buona armonia, lasciando che gli avvocati [...]
[...] ci cucinino come loro parrà, e che tua moglie mi sfugga come la peste. Si capisce che, a questi lumi di luna, non può scegliermi per suo cavalier [...]
[...] d'imbarazzo e di disagio. Mario cercò di uscirne: — Hai proprio ragione: è appunto come dici. D'altra parte, a malgrado della nostra buona [...]
[...] , no! Si tratta di una cosa seria. Voglio mutare aria definitivamente. — Càspita! E ti risolverai presto? — Dipende dalle circostanze. — Capisco [...]
[...] esser cascato là per andare da Fosca. Lo disse al fratello ridendo, e nel salutarlo, attribuì all'allegra ragazza tutto il merito del riavvicinamento [...]
[...] accaduto. È proprio vero quello che dicono presso a poco le sacre carte: le vie del Signore sono infinite e misteriose! Però Mario, nonostante il [...]
[...] aveva premeditato l'incontro col fratello, si era fermato sotto l'influenza di una forza misteriosa estranea al suo libero arbitrio, e sentiva che [...]
[...] dell'incontro: era stato Pippo a farsi accompagnare dal fratello, incontrandolo al Corso per caso, e dimenticando che sua moglie doveva stare dai parenti [...]
[...] donna parlava col marito, poi seguirono alcune frasi di colloquio generale sopra argomenti futili e di niun conto. Irene si trattenne così, sei o sette [...]
[...] invecchiare, ringiovanisce. — Lo dicono tutti, e pare a me pure. — E ci trovi tornaconto, eh? briccone! Bada però di aver giudizio con lei! Io, per [...]
[...] me? — disse Pippo soprappensiero. Alludevano qualche volta, di sfuggita e velatamente, alla misteriosa potenza della giovine donna, che avevano [...]
[...] quella donna, dei bagliori di sguardo pieni di malizia volpina e di ferocia ipocrita. Alcuni giorni appresso, lo stesso Pippo se ne uscì con una [...]
[...] sono già fatti. Non vi siete trovati già insieme, tre o quattro volte qui, davanti al pubblico? — Quattro volte, se credi. — Meglio! E non vi siete [...]
[...] bottega, e di giorno, perdevano ambedue del tempo prezioso, reclamato invece dai loro affari rispettivi. In casa si ciarla meglio sul più e sul meno [...]
[...] assurdo ed egli lo avrebbe preso per un affronto personale. — Verrò, — concluse Mario. La bonarietà ostentata e chiassosa del fratello non lo aveva tratto [...]
[...] un'altra quindicina di giorni, dopo i quali non ci sarebbe stata forza umana capace d'indicargli una sola via di mezzo fra la prigione e la morte [...]
[...] quale scopo egli vivesse ancora, e cominciavano ad averlo in conto di vigliacco ributtante. Egli era tranquillo. Si burlava di tutti, col suo [...]
[...] sorriso e coi suoi sguardi pieni di gelida ironia. Indovinava di aver pienamente raggiunto il suo scopo, e sentiva come una funebre impressione di [...]
[...] , fingendo di crederlo sempre all'apice della fortuna e della ricchezza, gli aveva tenuto più volte discorsi brutalmente egoisti: un uomo deve [...]
[...] barcamenarsi e farsi strada da sè, non è vero? Sono degni del manicomio, quelli che si lasciano intenerire il cuore da un birbaccione in disdetta, ed [...]
[...] . Che serve? Era fatto così, lui! E gli pareva d'essere anche troppo leale e galantuomo a proclamarlo a viso aperto. Nella sua vita di avventuriero [...]
[...] casa sua. Non si poteva imaginare una più atroce ironia. E dire che vi sono degli imbecilli i quali credono che valga la pena di sopportare la vita [...]
[...] dopo la proposta e l'invito, ad un'ora di notte. Mario anticipò. Saliva le scale lentamente, con un sudor freddo sulla fronte, chiedendosi s'era [...]
[...] . S'accomodi. Le labbra di Mario ebbero una contrazione nervosa. Era giunto mezz'ora prima dell'appuntamento, senza rendersene conto; e nondimeno egli aveva [...]
[...] anticipato per uno scopo definito: quello di trovar sola Irene e di parlarle prima che Pippo potesse intervenire nel loro abboccamento. Irene [...]
[...] Pippo ti vuole. — Credi dunque che avremo il tempo di abituarci, come tu dici, a star di nuovo insieme? — domandò Mario con una strana e sottile [...]
[...] era nel ricominciare. Abbiamo ricominciato e l'abitudine si rifarà presto. Volevi forse alludere al tuo viaggio? — Forse. — Me ne ha parlato Pippo [...]
[...] accapigliano alla Camera e pranzano insieme, non ti pare? — Sei sempre una donna di spirito. — Per così poco? D'altra parte, non c'è di mezzo la volontà di [...]
[...] ... — Per contentare Pippo, puramente e semplicemente... Cioè! sicuro! anche per una mia curiosità particolare. Il tempo vola così veloce, che il passato mi [...]
[...] pare un sogno lontanissimo... — Vuoi ascoltare un mio consiglio? — diss'ella, pronta e gelida; — dimentica, allora, che il passato abbia [...]
[...] esistito. È il solo mezzo che tu abbia per contentare tuo fratello nelle sue fantasie, e te ne avverto pel caso che il contentarle ti premesse. Vedi bene [...]
[...] : sono franca e precisa. — Allora rinuncio anche alla mia curiosità per imitarti appunto nella franchezza. Ho da dirti qualche cosa, poche parole [...]
[...] , perchè a momenti Pippo sarà qui, e non è affatto necessario metterlo a parte delle nostre piccole confidenze... — Ti proibisco assolutamente di [...]
[...] continuare! — esclamò Irene, interrompendolo col viso alterato da una collera orgogliosa e cogli occhi risplendenti di ardire e di sfida. Ma fu per [...]
[...] un istante solo. Aveva fatto un movimento come per alzarsi; ricadde a sedere soggiogata e fremente. — Abbi pazienza, — disse Mario: — non è [...]
[...] andrà molto per le lunghe, e, se può farti piacere, ti annuncio pure che ci vediamo per l'ultima volta. Ho sempre diritto di dartene la mia parola [...]
[...] d'onore, e te la do. Ho in testa che tu debba considerare la cosa come una fortuna grande e non aspettata. Perchè non me ne ringrazi? — Lascia le [...]
[...] parole inutili! Che vuoi? Spìcciati. — Voglio dirti addio. L'olio della mia lucerna si è consumato, e lo stoppino sta per estinguersi... Ah! non lo [...]
[...] rovinato, — diss'ella, — e pensi a mettere i confini fra te ed i tuoi creditori. Ecco tutto. — Sbagli. Sicuro! per causa tua, sono rovinato. Ma non mi [...]
[...] volevo tenerti questo linguaggio; mi ci hai tirato tu pei capelli. Per quanto io possa saperti perfida, ti amo sempre. E ti volevo usare la [...]
[...] Pippo ti sorprenda in cotesto stato. Irene respirò forte. Vinceva il terrore di un istante, e sentiva rinascere la propria audacia in faccia a [...]
[...] delle sue chiacchiere, creandosi un cruccio vano, un ostacolo tormentoso, scendendo inutilmente nell'adulterio. E riebbe il sorriso di disprezzo [...]
[...] persuasa. Sei un uomo ragionevole, e gli uomini ragionevoli non commettono mai delle bestialità irreparabili. — Dunque addio. Saluta Pippo da parte [...]
[...] , una sillaba rantolosa, indistinta. Nel primo momento la serva non capì. Poi essa pure gettò uno strido di paura e fuggì chiamando aiuto [...]
[...] camicia sul petto e gli abiti. I suoi occhi aperti restavano fisi sul punto dove egli aveva visto Irene per l'ultima volta. La morte era stata [...]
[...] istantanea. Ma dei vicini accorrevano; la casa andava in subbuglio. Delle figure si affacciavano alla porta del salotto e si ritraevano vinte una dopo [...]
[...] sbarrati e colla bocca riarsa e semiaperta, era in un parossismo convulso. Come costrettavi da un fascino soprannaturale, senza vedere e senza udire [...]
[...] altro, ella guardava Mario, sempre Mario, ostinatamente quel cadavere caldo ancora, dagli occhi aperti e dalle narici grondanti sangue. Opponeva [...]
[...] calmarsi, di farsi coraggio e di uscire; ma più ancora le chiedevano come fosse accaduto il fatto, s'ella vi era stata presente, perchè non aveva [...]
[...] avvicinò risoluta, nel tempo stesso che Pippo, persuaso della inutilità dei soccorsi, lo abbandonava. Marito e moglie si trovarono di fronte, si [...]
[...] di una scena inaudita accaduta il giorno stesso dei funerali di Mario, un assalirsi furibondo fra marito e moglie dinnanzi alla gente, senza un'ombra [...]
[...] simile. Irene annegava in un ambiente ostile. I più indulgenti non sapevano trovare una parola per difenderla, e quegli stessi che negli ultimi [...]
[...] , di essere stati invischiati dalla sua ipocrisia e dalla sua abilità; di non aver saputo guardarsi dal fascino di quella creatura, così bella, e [...]
[...] così falsa e perfida. Un'infernale leggenda salì, gonfiò, rimase. Irene non si era data soltanto al cognato; si era data al suocero, gli aveva [...]
[...] suicidio? L'ultimo colloquio dei due cognati restava un mistero impenetrabile, e non si poteva ormai uscirsene fuori coll'ingenuità di credere che [...]
[...] visto uno scandalo come quello di starsene in panciolle e di non muovere un dito, mentre accadono fatti di simile natura? La lite civile che i [...]
[...] . La sentenza risolutiva fu pronunciata il cinque dicembre. Il tribunale dichiarava illegale e nullo il documento presentato, chiamando gli eredi [...]
[...] sentenza. Non era forse inutile? Dovevasi ricominciare da capo; si sarebbe ricominciato, e si sarebbe arrivati fino in fondo, a costo di rimetterci [...]
[...] accanimento dei suoi delitti veri e supposti; gli avvocati dei Furlin, davanti ai tribunali, avevano trovato così utile alla loro tesi il [...]
[...] , collocata e tolta di peso dalla carrozzella che l'aveva trasportata, soffrì al punto di farne una malattia. Non doveva guarirne più: morì sul [...]
[...] volgare e perfida che le rimanevano. Gli uomini di legge che era obbligata a consultare si affaticavano invano a proporle il tentativo di una transazione [...]
[...] Tantali, per dei mesi, per degli anni forse, e non voleva far loro grazia di un minuto secondo. Che le importava il resto? L'influenza del tempo la [...]
[...] rassicurava; le sue folli paure svanivano, a poco a poco, e le inesorabili esigenze della sua vendetta crescevano più che mai imperiose. Lei non viveva [...]
[...] una gioia nella quale non aveva sperato: uno almeno dei Ferramonti non sarebbe riuscito mai a cantar l'inno della vittoria! E la notizia che [...]
[...] successivo. Insomma, suo marito impazziva e moriva, puramente e semplicemente. Trattavasi di uno di quei fenomeni nervosi al cui rapido sviluppo [...]
[...] trova libero, e che vorrebbe il mondo intero partecipe alla gioia della sua libertà. Durante un mese intero, la sua loquacità di bottegaio s'era [...]
[...] particolari scabrosi sulle sue allucinazioni e sulle sue confidenze d'uomo vinto dal fascino d'una sirena; parlava delle sue disgrazie di marito [...]
[...] smemorato; cadeva in certe astrazioni curiosissime a vedersi, cogli occhi spauriti e torbidi, ove la vivacità dell'intelligenza svaniva. Per fortuna, i [...]
[...] condizioni assai favorevoli, fatti valere i larghi profitti dell'ultimo bilancio. Teta e Paolo, d'accordo, la suggerirono al congiunto, cercando di [...]
[...] prepararlo alla proposta con ogni riguardo, e con uno scaltro giuoco di approcci mascherati. Lui ricalcitrò, fu violento, accusò la sorella ed il cognato [...]
[...] chiodi, per farlo interdire, e per spogliarlo, evidentemente! Bravi, per Dio! Ma non si figuravano chi era lui! Egli stava sull'avviso [...]
[...] mese e mezzo, ingrossando, infuriandosi. Ad un tratto cessò, quando il cavaliere Furlin prese il partito d'imporgli di prepotenza la vendita [...]
[...] , senza dargli un bicchier d'acqua. Non capiva, imbecille! che le sue condizioni di salute gli imponevano di rinunciare momentaneamente agli affari e [...]
[...] gli aveva reso un servizio da buon parente. Giurò che non lo avrebbe dimenticato mai. Avrebbero visto, Teta e Paolo, come si sarebbe ingegnato a [...]
[...] dimostrar loro la sua gratitudine! Bastava che avessero avuto un po' di pazienza, il tempo necessario a lui per rimettersi un po' in salute e per [...]
[...] , quando da una guardia municipale, quando da qualche amico pietoso. Una mattina, svoltando l'angolo fra il Corso e via Condotti, s'incontrò faccia a [...]
[...] faccia con Irene, bellissima nel suo pallore di donna malinconica e nelle sue vesti di lutto rigoroso. Si guardarono. La giovine donna passò oltre [...]
[...] , come se non avesse riconosciuto il marito, senza che un solo tratto del suo viso si alterasse. Svoltò la cantonata, e sparì. Pippo non ne imitò [...]
[...] e tetri gli colavano sulle gote delle lagrime di cui non si accorgeva. Tre ore più tardi, la domestica dei Furlin lo trovò sul pianerottolo delle [...]
[...] scuoterlo e di interrogarlo; ma non le udiva: continuava a tremare con un tremito orribile che faceva ballare i suoi muscoli tesi; a piangere, con un [...]
[...] pianto muto senza singhiozzi. Si assise quando lo piegarono a forza sopra un canapè; fissò un punto immaginario dinnanzi a sè, e proseguì a [...]
[...] tremare, a piangere ed a sbattere i denti. N'ebbero per tutta la giornata e per tutta la notte seguente. Le crisi ripetevansi lunghe, raccapriccianti, a [...]
[...] tranquillo, assopito dalla prostrazione e dalle droghe somministrategli. Ma, al suo risvegliarsi, e nei giorni appresso, quand'egli fu pure in grado di [...]
[...] ricevere impressioni di fatti e di oggetti che non avessero colpito materialmente i suoi sensi della vista e del tatto. Lo guidavano come un [...]
[...] singhiozzi e delle parole vaghe. Chiamava Irene; l'accusava di farlo morire; e delle frasi interrotte di amore si mescolavano nei suoi balbettamenti ad [...]
[...] altre frasi di terrore e di orrore. Se ci fosse stato un solo barlume di speranza, quella crisi avrebbe potuto risolversi in un miglioramento [...]
[...] giorno non pianse più, non vide, non sentì più nulla; disimparò anche a pronunciare parole, eccetto il nome di sua moglie, che ripeteva giorno e [...]
[...] aspettava appunto la sua morte, e si occupava a ricostruire la propria fortuna. Che importava se il nome di lei era stato trascinato nel fango di [...]
[...] angelo sceso dal cielo, e la stessa esagerazione delle colpe attribuitele concorse a salvarla. Povera martire! ella aveva provato davvero tutti i [...]
[...] . Mostravasi piena di pio fervore, e a poco a poco, con sottili accorgimenti, metteva dalla sua la turba delle pinzochere, il mondo misterioso e potente [...]
[...] s'imposero. Ecco in qual modo ella rispondeva alle accuse di aver portata in casa Ferramonti la vergogna e la morte, per succhiare, come un vampiro [...]
[...] , sangue e quattrini di quella famiglia! Restava nel mondo abbandonata e povera. Le avevano rubato anche la bottega di ferrarecce, dove Filippo [...]
[...] forestiero scritturale, sceso a Roma colle scarpe che ridevano e coi gomiti al sicuro dalle soffocazioni, quello era il galantuomo! Se ritornava [...]
[...] !... Una sera, pochi momenti dopo il tramonto, Irene sedeva vicino al balcone aperto di una stanza che le serviva da gabinetto da lavoro e da [...]
[...] salotto da pranzo e da ricevere tutt'insieme, nel quartierino occupato a un terzo piano in via Gregoriana. Oltre i tetti di via Due Macelli, la città si [...]
[...] strepiti di cui la città intera fremeva negli abissi inesplorabili delle strade e delle piazze, dovevano salire fino a lei con espressioni strane [...]
[...] ' pingue, dai modi bruschi. Una passione intensa ardeva nello sguardo col quale egli accarezzava la persona abbrunata, il viso bianco e mesto d'Irene [...]
[...] ! S'è persuaso che la parte di marito miope e filosofo non gli conveniva più. Ed ha colto ieri sera la moglie sul fatto. Voleva soltanto ammazzarla [...]
[...] dominato e fatto agire a proprio talento. Aveva potuto giuocare con tutti gli spasimi ed i desideri della passione di lui, senza appagarne, senza [...]
[...] appena, nella commozione, ad articolare le parole. — Fra tre mesi. Ma rammenta bene quello che ho passato! Ne ho assai di dolori, di delusioni e di [...]
[...] sventure. Voglio tutto il tuo amore, tutta la tua fiducia e la tua devozione intera. Tu mi fai mancare al giuramento che avevo fatto a me stessa, di [...]
[...] stesso momento, casa Furlin era immersa nel lutto. Moglie e marito parvero inconsolabili dell'ultima sventura, che troncava gl'indugi di una divisione [...]
[...] inceppata dalla malattia di Pippo, e li faceva quasi milionari. Vollero intera l'apoteosi di gente onesta e di cuore. Durante tutto un mese [...]
[...] . SVENTRARE NAPOLI. Efficace la frase. Voi non lo conoscevate, onorevole Depretis, il ventre di Napoli. Avevate torto, poichè voi siete il governo e il [...]
[...] della via Caracciolo, del mare glauco, del cielo di cobalto, delle signore belle e dei vapori violetti del tramonto: tutta questa rettorichetta a [...]
[...] base di golfo e di colline fiorite, di cui noi 2 abbiamo già fatto e oggi continuiamo a fare ammenda onorevole, inginocchiati umilmente innanzi [...]
[...] alla patria che soffre; tutta questa minuta e facile letteratura frammentaria, serve per quella parte di pubblico che non vuole essere [...]
[...] seccata con racconti di miserie. Ma il governo doveva sapere l'altra parte: il governo a cui arriva la statistica della mortalità e quella dei delitti [...]
[...] rapporti dei direttori delle carceri; il governo che sa tutto: quanta carne si consuma in un giorno e quanto vino si beve in un anno, in un paese [...]
[...] ; quante femmine disgraziate, diciamo così, vi esistano, e quanti ammoniti siano i loro amanti di cuore; quanti mendichi non possono entrare nelle [...]
[...] opere pie e quanti vagabondi dormono in istrada la notte; quanti nullatenenti e quanti commercianti vi siano; quanto rende il dazio consumo, quanto [...]
[...] la fondiaria, per quanto s'impegni al Monte di Pietà 3 e quanto renda il lotto. Questa altra parte, questo ventre di Napoli, se non lo conosce [...]
[...] il governo, chi lo deve conoscere? E se non servono a dirvi tutto, a che sono buoni tutti questi impiegati alti e bassi, a che questo immenso [...]
[...] ingranaggio burocratico che ci costa tanto? E, se voi non siete la intelligenza suprema del paese che tutto conosce e a tutto provvede, perchè [...]
[...] siete ministro? * ** Vi avranno fatto vedere una, due, tre strade dei quartieri bassi e ne avete avuto orrore. Ma non avete visto tutto; i [...]
[...] giornate, in una luce scialba e morta: nel mezzo della via il ruscello è nero, fetido, non si muove, impantanato: è fatto di liscivia e di saponata [...]
[...] lurida, di acqua di maccheroni e di acqua di minestra, una miscela fetente che imputridisce. In quella strada dei Mercanti, che è una delle [...]
[...] principali del quartiere Porto, c'è di tutto: botteghe oscure, dove si agitano delle ombre, a vendere di tutto, agenzie di pegni, banchi lotto; e [...]
[...] salumaio, dalla cui bottega esce un puzzo di formaggio che fermenta e di lardo fradicio. Da questa via partono tante altre viottole che portano [...]
[...] i nomi delle arti: la Zabatteria, i Coltellari, gli Spadari, i Taffettanari, i Materassari, e via di seguito. Sono — questa è la sola [...]
[...] differenza — molto più strette dei Mercanti, 5 ma egualmente sporche e oscure; e ognuna puzza in un modo diverso: di cuoio vecchio, di piombo fuso, di [...]
[...] agitano una miscela fumante; sulla porta si asciugano dei cenci rossi e violetti; sulle selci disgiunte cola sempre una feccia di tintura [...]
[...] multicolore. Un'altra strada, le cosidette Gradelle di santa Barbara, ha anche la sua originalità: da una parte e dall'altra abitano femmine [...]
[...] disgraziate, che ne hanno fatto un loro dominio, e per ozio di infelici disoccupate nel giorno o per cupo odio contro l'uomo, buttano dalla finestra, su [...]
[...] chi passa, buccie di fichi, di cocomero, spazzatura, torsoli di spighe: e tutto resta su questi gradini, così che la gente pulita non osa 6 [...]
[...] passarvi più. Vi è un'altra strada, che, dietro l'educandato di San Marcellino, conduce a Portanova, dove i Mercanti finiscono e cominciano i [...]
[...] Lanzieri: veramente, non è una strada, è un angiporto, una specie di canale nero, che passa sotto due archi e dove pare raccolta tutta la immondizia [...]
[...] di un villaggio sudicio. Ivi, a un certo punto, non si può procedere oltre: il terreno è lubrico e lo stomaco spasima. * ** In sezione Vicaria [...]
[...] entra mai; vi è un vico del Settimo cielo, appunto per l'altitudine 7 di una strisciolina di cielo, che apparisce fra le altissime e antiche case [...]
[...] , dove vive una popolazione magra e pallida, appestata dalla fabbrica del tabacco che è lì, appestata dalla propria sudiceria e tutti i dintorni [...]
[...] del tribunale, di questa grande e storica Vicaria, sembrano proprio il suo ambiente, vale a dire un putridume materiale e morale, su cui sorga [...]
[...] l'estremo portato di questa società povera e necessariamente corrotta: la galera. La sezione Mercato? Ah già! quella storica, dove Masaniello ha [...]
[...] fatto la rivoluzione, dove hanno tagliato il capo a Corradino di Svevia: sì, sì, ne hanno parlato drammaturghi e poeti. Se ne traversa un lembo [...]
[...] , venendo in carrozza, dalla ferrovia, ma si esce subito alla Marina. Al diavolo la poesia e il dramma! In sezione Mercato, niuna strada è pulita [...]
[...] i cenci luridi della vecchia e povera Napoli: il Lavinaio, che è il grande ruscello dove la sporcizia viene a detergersi, superficialmente [...]
[...] ; vi è il vicolo di Sant'Arcangelo a Baiano. Io sono donna e non posso dirvi che siano queste strade, poichè ivi l'abbiezione diventa così [...]
[...] lasciare in piedi le case che sono lesionate dalla umidità; dove al pianterreno vi è il fango e all'ultimo piano si brucia nell'estate e si gela [...]
[...] umani e tutti gli animali morti; che hanno tutte un pot-bouille, una cosidetta vinella, una corticina interna in cui le serve buttano tutto; il [...]
[...] sono agglomerate mai meno di quattro persone, dove vivono galline e piccioni, gatti sfiancati e cani lebbrosi; case in cui si cucina in uno [...]
[...] stambugio, si mangia nella stanza da letto e si muore nella medesima stanza dove altri dormono e mangiano; case i cui sottoscala, pure abitati da [...]
[...] raccolta di poverette, al terzo un deposito di stracci. Per levare la corruzione materiale e quella morale, per rifare la salute e la coscienza a [...]
[...] d'immondizie, respirando miasmi e bevendo un'acqua corrotta, non è una gente bestiale, selvaggia, oziosa; non è tetra nella fede, non è cupa nel [...]
[...] vizio, non è collerica nella sventura. Questo popolo, per sua naturale gentilezza, ama le case bianche e le colline: onde il giorno di Ognissanti [...]
[...] di nappe e nappine i cavalli dei carri, che s'impiuma di pennacchietti multicolori nei giorni di festa, che porta i fazzoletti scarlatti al collo [...]
[...] , che mette un pomidoro sopra un sacco di farina per ottenere un effetto pittorico e che ha creato un monumento di ottoni scintillanti, di legni [...]
[...] dipinti, di limoni fragranti, di bicchieri e di bottiglie, un monumentino che è una festa degli occhi: il banco dell'acquaiuolo. Questo popolo [...]
[...] che ama la musica e la fa, che canta così amorosamente e così malinconiosamente, tanto che le sue canzoni dànno uno struggimento al core e sono [...]
[...] una razza di animali che si compiace del suo fango; non è dunque una razza inferiore che presceglie l'orrido fra il brutto e cerca volonterosa il [...]
[...] , quest'operaio non può 15 pagare un affitto di casa che superi le quindici lire il mese: e deve essere un operaio fortunato. Vi è chi ne paga dieci, chi [...]
[...] , gli sposetti poveri, insomma una mezza borghesia che vuol nascondere la sua miseria e avere la scaletta di marmo. Quel grandissimo edificio resta [...]
[...] lì, a far prova della miseria napoletana: anzi, anzi, gli scrupolosi e presuntuosi borghesi che vi abitano, punti nel loro amor proprio da coloro [...]
[...] cooperativa non sono case operaie. Iscrizione crudele e superba. Trentaquattro lire? Queste trentaquattro lire un operaio napoletano le [...]
[...] paesi. Quelli che guadagnano tre lire a Milano, quattro a Roma, ne guadagnano una a Napoli, tanto che in questo benedetto e infelice paese, è dove [...]
[...] più facilmente nascono e vivono certi giornaletti poverissimi, che altrove non potrebbero pubblicare neppure tre numeri. I sarti, i calzolai, i [...]
[...] , talvolta penosissimo. I tagliatori di guanti guadagnano 17 ottanta centesimi al giorno. E notate che la gioventù elegante di Napoli è la meglio [...]
[...] vestita d'Italia; che a Napoli si fanno le più belle scarpe e i più bei mobili economici; notate che Napoli produce i più buoni guanti. Altri [...]
[...] , sette, dieci lire il mese di pigione — e come la miseria incombe, la donna, la moglie, la madre, che ha già molto partorito, che ha allattato [...]
[...] lavorare e arrivano ad allogarsi, come sarte, come cappellaie, come fioraie! La mercede è miserissima, quindici lire, diciassette, venti lire il [...]
[...] giornata e alla sera si trascina a casa sua, come un'ombra affranta. Ve ne sono di quelle che pigliano due mezzi servizi, a sei lire l'uno, e corrono [...]
[...] ispirano. Hanno trent'anni e ne dimostrano cinquanta, sono curve, hanno perso i capelli, hanno i denti gialli e neri, camminano come sciancate [...]
[...] perniciosa, di polmonite, di qualche orrenda malattia. Quante ne avrà prese il colera E tutti gli altri mestieri ambulanti femminili, lavandaie [...]
[...] dieci soldi, quindici soldi al giorno. Quando guadagnano una lira, le miserelle, fanno economia e si maritano. Sono brutte, è vero: si trascurano, è [...]
[...] quotidiano, di sacrifici incalcolabili, di fatiche sopportate senza mormorare. Gioventù, bellezza, vestiti? Ebbero un minuto di bellezza e di [...]
[...] gioventù, furono amate, si sono maritate: dopo, il marito 20 e la miseria, il lavoro e le busse, il travaglio e la fame. Hanno i bimbi e debbono [...]
[...] abbandonarli, il più piccolo affidato alla sorellina, e come tutte le altre madri temono le carrozze, il fuoco, i cani, le cadute. Sono sempre [...]
[...] inquiete, agitate, mentre servono. Me ne rammento una: aveva tre figli, un piccolino, specialmente, bellissimo. Aveva già due anni e gli dava [...]
[...] ; le morì. Ella mondava le patate, in una cucina, e si lamentava sottovoce: «figlio mio, figlio mio, io t'aveva da accide, io t'aveva da fa murì! O [...]
[...] che mamma cana che ssò stata! Figlio mio, e chi m'aspetta cchiú, la sera, mmocc'a porta?» Il lavoro dei fanciulli? Ahimè, le madri sono molto [...]
[...] , quando un mastro di bottega lo piglia, facendolo lavorare come un cane e dandogli solo la minestra, la sera; la pietosa madre gli dà un soldo [...]
[...] realtà, delle piccole serve e che guadagnano cinque soldi la settimana! Ma, per lo più, queste creature restano a casa o nella strada, tutto il [...]
[...] , una sorgente di lagrime e di fame. Sentite un poco quando un'operaia napolitana nomina i suoi figli. Dice: le creature, e lo dice con tanta [...]
[...] napoletane, sapendo che la colonia napoletana in Roma è larghissima, pensò di aprire una pizzeria in Roma. Il rame delle casseruole e dei ruoli vi [...]
[...] luccicava; il forno vi ardeva sempre; tutte le pizze vi si trovavano: pizza al pomidoro, pizza con mozzarella e formaggio, pizza con alici e [...]
[...] olio, pizza con olio, origano e aglio. Sulle prime la folla 23 vi accorse: poi, andò scemando. La pizza, tolta al suo ambiente napoletano, pareva [...]
[...] una stonatura e rappresentava una indigestione; il suo astro impallidì e tramontò, in Roma; pianta esotica, morì in questa solennità romana [...]
[...] . * ** È vero, infatti: la pizza rientra nella larga categoria dei commestibili che costano un soldo, e di cui è formata la colazione o il pranzo di [...]
[...] settori da un soldo, sono affidate a un garzone che le va a vendere in qualche angolo di strada, sovra un banchetto ambulante: e lì resta 24 quasi [...]
[...] notte, dei garzoni che portano sulla testa un grande scudo convesso di stagno entro cui stanno queste fette di pizza, e girano pei vicoli e [...]
[...] dànno in un grido speciale, dicendo che la pizza ce l'hanno col pomidoro e con l'aglio, con la muzzarella e con le alici salate. Le povere donne [...]
[...] , sedute sullo scalino del basso, ne comprano e cenano, cioè pranzano, con questo soldo di pizza. Con un soldo, la scelta è abbastanza varia, pèl [...]
[...] popolo napoletano. Dal friggitore si ha un cartoccetto di pesciolini minutissimi, fritti nell'olio, quei pesciolini che si chiamano fragaglia e [...]
[...] soldo, una vecchia dà nove castagne allesse, denudate della prima buccia e nuotanti in un succo rossastro: in questo brodo il popolo napoletano ci [...]
[...] bagna il pane e mangia le castagne, come seconda pietanza; per un soldo, un'altra vecchia, che si trascina dietro un calderottino in un [...]
[...] carroccio, dà due spighe di granturco cotte nell'acqua; per un soldo, una povera donna che allatta suo figlio e soffia sopra un braciere di terracotta [...]
[...] molignane fritte nell'olio e poi condite con pepe, origano, formaggio, pomidoro, ed è esposta in istrada, in un grande vaso profondo in cui sta [...]
[...] intasata, come una conserva e da cui si toglie con un cucchiaio. Il popolo napoletano porta il suo tozzo di pane, lo divide per metà, e l'oste ci [...]
[...] versa sopra la scapece. 26 Dall'oste, sempre per un soldo, si compra la spiritosa; la spiritosa è fatta di pastinache gialle cotte nell'acqua e [...]
[...] poi messe in una salsa forte di aceto, pepe, origano, aglio e peperoni. L'oste sta sulla porta e grida: addorosa addorosa, a' spiritosa! Come è [...]
[...] naturale, tutta questa roba fritta è cotta in un olio forte e nero, tutta questa roba è condita in modo piccantissimo, tanto da soddisfare il più [...]
[...] eccitato palato meridionale. * ** Appena ha due soldi, il popolo napoletano compra un piatto di maccheroni cotti e conditi; tutte le strade [...]
[...] pittoresco, e dei pittori lo hanno dipinto, ed è stato da essi reso lindo e quasi elegante, con l'oste che sembra un pastorello di Watteau; e [...]
[...] pidocchiosi, vi è anche il bacco del maccaronaro. Questi maccheroni si vendono a piattelli di due soldi e di tre soldi; e il popolo napoletano li [...]
[...] chiama brevemente, dal loro prezzo: nu doie, nu tre. La porzione è piccola e il compratore litiga con l'oste, perchè vuole un po' più di sugo, un [...]
[...] po' più di formaggio e un po' più di maccheroni. Con due soldi si compra un pezzo di polipo bollito nell'acqua di mare, condito con peperone [...]
[...] fortissimo: questo commercio lo fanno le donne, nella strada, con un focolaretto e una piccola pignatta; con due soldi di maruzze, si hanno le [...]
[...] lumache, il brodo e anche un biscotto intriso nel brodo; per due soldi l'oste, da una grande 28 padella dove friggono confusamente ritagli di [...]
[...] grasso di maiale e pezzi di coratella, cipolline e frammenti di seppia, cava una grossa cucchiaiata di questa miscela e la depone sul pane del [...]
[...] compratore, badando bene a che l'unto caldo e bruno non coli per terra, che vada tutto sulla mollica, perchè il compratore ci tiene. Appena ha tre [...]
[...] grande insalata di pomidori crudi verdastri e di cipolle; o una insalata di patate cotte e di barbabietole; o una insalata di broccoli di rape o [...]
[...] compra un rotolo di maccheroni, una pasta nerastra, di tutte le misure e di tutte le grossezze, che è il raccogliticcio, il fondiccio confuso di [...]
[...] tutti i cartoni di pasta e che si chiama efficacemente la monnezzaglia: e la condisce con pomidoro e formaggio. * ** Il popolo napoletano è goloso [...]
[...] dire i semi di mollone e di popone, le fave e i ceci cotti nel forno; con un soldo si rosicchia mezza giornata, la lingua punge e lo stomaco si [...]
[...] , l'asprino, a quattro soldi il litro, o il maraniello a cinque soldi; questo tinge di azzurro la tovaglia. Acqua? — Sempre: e cattiva. IV. GLI [...]
[...] ALTARINI. Vi meravigliate degli altarini? Vi scandalizzate della piccola processione di donne scalze e scapigliate, che portano una immagine [...]
[...] della Madonna e salmodiano? La superstizione del popolo napoletano — oh povera gente che è vissuta così male e con tanta bonarietà, che muore in [...]
[...] Vergine e quelle dei santi protettori, le processioni s'incontravano per le strade, si mescolavano: era tutto un mistero medioevale e meridionale [...]
[...] portare in giro per far fermare la lava. Per un momento, i nobili custodi delle reliquie e i canonici della cattedrale non gliela dettero. Al [...]
[...] colonna, della chiesa nel vicolo della Università. O che memoria labile abbiamo tutti! E la vita quotidiana? Solo a guardarsi attorno, a osservare [...]
[...] alla Ottino e festoni variopinti, i popolani si quotano per un anno, e un vicolo la vuol vincere sull'altro: accadono risse, corrono coltellate per [...]
[...] questa 35 emulazione. Queste illuminazioni sono pittoresche e fanno andare in estasi gli artisti — razza di egoisti che se ne stanno immersi [...]
[...] rifiuti secchi e porte sbattute in faccia. Non importa, bisogna sopportare, è il voto. Tutto quello che raccoglie, va alla chiesa. Quando un bimbo [...]
[...] Credo mentre si attende il miracolo, e ogni volta che lo ricominciano, alzano il tono, sino all'urlo, che si dimenano come ossesse, che lo [...]
[...] avere il figlio; vi è l'olio che arde nella lampada, innanzi al corpo di san Giacomo della Marca, nella chiesa di Santa Maria la Nuova, e che [...]
[...] collo o sospeso alla cintura o ha sotto il cuscino, un sacchettino di reliquie, di preghiere stampate: e questo sacchettino si attacca alle [...]
[...] fasce del bimbo, appena nato. Credete che al napoletano basti la Madonna del Carmine? Io ho contati duecentocinquanta appellativi della Vergine: e [...]
[...] farsi il vestito, si fanno il grembiule: quando mancano di sciogliere il voto, aspettano delle sventure in casa. E il sacro si mescola col [...]
[...] voce che si sente subito dopo, pronunzia il nome del marito. Anche san Pasquale è protettore delle ragazze da marito e bisogna dirgli per nove sere [...]
[...] l'antifona: O beato san Pasquale – mandatemi un marito – bello, rosso, colorito – come voi tale e quale – o beato san Pasquale! – Anche san [...]
[...] Pantaleone protegge le ragazze, ma in diverso modo: dà loro i numeri al lotto, perchè si facciano la dote e si possano maritare. Nove sere bisogna [...]
[...] pregarlo, a mezzanotte, in una stanza, stando sola, col balcone aperto 39 e la porta aperta, e dopo gli Ave e i Pater dirgli questa antifona: San [...]
[...] allucinazioni e cadono in convulsioni. Alcune affermano di aver visto e di aver udito, alla nona sera: ma che mancò loro la fede e il miracolo non [...]
[...] è riuscito. Tutte le superstizioni profane, sparse pel mondo, sono raccolte in Napoli e ingrandite, moltiplicate. Noi crediamo tutti quanti alla [...]
[...] , famosissime: e molte altre minori. Si pagano cinquanta centesimi, due lire, venti lire. I napoletani credono agli spiriti. Lo spirito familiare [...]
[...] , digiunano prima di andare a letto e hanno le visioni. Vivono alle spalle dei giuocatori: non giuocano. Talvolta i giuocatori delusi bastonano [...]
[...] conficcare in un limone fresco tanti spilli che formino un disegnino della sua persona, e attaccarvi un brano di vestito della rivale e infine [...]
[...] buttare questo limone nel suo pozzo. La fattura ha uno sviluppo larghissimo; tutta una letteratura strana, talvolta ignobile, di scongiuri e di [...]
[...] preghiere; ha una classificazione, per le anime timide e per le anime audaci; ha una diffusione in tutti i quartieri; ha un soccorso per tutte le [...]
[...] necessità sentimentali e brutali, per tutti i desideri gentili e cruenti. Ecco tutto. Cioè, non è tutto. Esagerate venti volte quello che vi ho [...]
[...] detto: forse non sarete nel vero. Questo guazzabuglio di fede e di errore, di misticismo e di sensualità, questo culto esterno così pagano [...]
[...] , questa idolatria, vi 43 spaventano? Vi dolete di queste cose, degne dei selvaggi? E chi ha fatto nulla per la coscienza del popolo napoletano? Quali [...]
[...] entusiasta? In verità, dalla miseria profonda della sua vita reale, essa non ha avuto altro conforto che nelle illusioni della propria fantasia: e [...]
[...] altro rifugio che in Dio. V. IL LOTTO. Ebbene, a questo popolo eccezionalmente meridionale, nel cui sangue s'incrociano e si fondono tante [...]
[...] , brucia nell'amore e si consuma nel sogno: a questa gente in cui l'immaginazione è la potenza dell'anima più alta, più alacre, inesauribile, una [...]
[...] grande fantasticheria deve essere concessa. 45 È gente umile, bonaria, che sarebbe felice per poco e invece non ha nulla per essere felice; che [...]
[...] , e invece le tane dove abita questa gente non sembrano fatte per gli umani; e dei frutti della terra, essa ha i peggiori, quelli che in campagna [...]
[...] si dànno ai porci; e vi sono vivande che non assaggia mai. Ebbene, provvidenzialmente, per un lato, il popolo napoletano rifà ogni settimana il [...]
[...] salubre e fresca, un bel raggio di sole caldo per terra, un letto bianco e alto, un comò lucido, i maccheroni e la carne ogni giorno, e il [...]
[...] litro di vino e la culla pel bimbo e la biancheria per la moglie e il cappello nuovo per il marito. Tutte queste cose che la vita reale non gli può [...]
[...] dare, che non gli darà mai, esso le ha, nella sua immaginazione, dalla domenica al sabato seguente; e ne parla e ne è sicuro, e i progetti si [...]
[...] sviluppano, diventano quasi quasi una realtà, e per essi marito e moglie litigano o si abbracciano. Alle quattro del pomeriggio, nel sabato, la [...]
[...] contagio sottile e infallibile, inevitabile, la cui forza di diffusione non si può calcolare. Dal portinaio ciabattino che sta seduto al suo banchetto [...]
[...] vajassa del sesto, che ne prende cinque, con la dolce speranza di uscir dal servizio, cosi duro; e si comunicano i loro numeri, fanno combriccola sui [...]
[...] pianerottoli, se li dicono dalle finestre, se li telegrafano a segni. La venditrice di frutta, che sta sotto il sole e sotto la pioggia, giuoca [...]
[...] , e dal suo angolo di strada in giù, la moglie del sarto che cuce sulla porta, la moglie dello stagnino affogata dal fetore del piombo, la [...]
[...] lavandaia che sta tutto il giorno con le mani nella saponata, la venditrice di castagne che si brucia la faccia e le mani al vapore e al calore del [...]
[...] , ardentemente al lotto. Nella stanza stretta, dove otto o dieci ragazze lavorano da sarte, e il bimbo della sarta 49 dorme nella culla e in un [...]
[...] tutte le scuole popolari giuocano le maestre e giuocano le alunne grandicelle, in comitiva, riunendo i soldi della colazione. Dove sono riunite, a [...]
[...] della vita più si fa sentire e dove solo il danaro può esser rimedio, ivi il giuoco del lotto prende possesso, domina. Segretamente, giuocano [...]
[...] consumo; tutti i pensionati che non possono vivere con 51 la pensione e che non avendo nulla da fare, fanno la cabala, studiano la scienza [...]
[...] negromantica del lotto, giuocano disperatamente e hanno sempre il libretto in pegno; tutti i commessi di negozio, che guadagnano quaranta lire il [...]
[...] mese, sanno i numeri certi e li giuocano ogni settimana. Grande reddito al lotto lo danno i magistrati: pagati miserevolmente, essi che [...]
[...] le cambiali e fanno una lotta quotidiana col fallimento, finiscono per aggrapparsi a questa tavola molto incerta del lotto; i grandi giuocatori [...]
[...] di borsa, che vivono sopra il taglio di un rasoio e son capaci di ballarci sopra un waltzer, a furia di febbre del giuoco, assaggiano volentieri [...]
[...] la speranza del lotto. Tutti 52 questi sintomi del male saliente alle classi dirigenti mi constano, per avervisto, udito, compreso e intuito [...]
[...] ammalati, non possono resistere e si recano all'Impresa, in una stretta strada fra la via Pignatelli e la via di Santa Chiara. Ma tutte le serve, le [...]
[...] venditrici, le operaie e gli operai, le ragazze e gl'impiegati non possono muoversi di dove sono. E allora un monello parte, va al più vicino [...]
[...] posto del lotto e prende i numeri: tutti aspettano. Le persone più franche si fanno sulla porta e alle finestre: 53 le vergognose restano dentro [...]
[...] , tendendo l'orecchio. Il ragazzo torna correndo, affannato, si pianta alla bocca del vicolo e grida i numeri con voce stentorea: — Vintiquattro [...]
[...] pronunziati, il lotto conduce alla inazione ed all'ozio; come tutte le visioni, esso porta alla falsità e alla menzogna; come tutte le allucinazioni [...]
[...] , esso conduce alla crudeltà e alla ferocia; come tutti i rimedi fittizi che nascono 54 dalla miseria, esso produce miseria, degradazione [...]
[...] , delitto. Il popolo napoletano, che è sobrio, non si corrompe per l'acquavite, non muore di delirium tremens; esso si corrompe e muore pel lotto. Il [...]
[...] orale come certe fiabe e certe leggende. Tutti i napoletani che non sanno leggere, vecchi, bimbi, donne, specialmente le donne, conoscono la [...]
[...] smorfia ossia la Chiave dei sogni a memoria e ne fanno speditamente l'applicazione a qualunque sogno o a qualunque cosa della vita reale. Avete [...]
[...] sognato un morto? - quarantasette - ma parlava - allora quarantotto - e piangeva - sessantacinque 56 - il che vi ha fatto paura - novanta. Un [...]
[...] casseruola dal suo chiodo, ammala un bimbo, fugge un cavallo, compare un grosso sorcio: numeri, subito. Tutti gli avvenimenti, grandi e piccoli [...]
[...] amore fosse stato grande, egli le sarebbe comparso in sogno, per darle i numeri e se n'è scordato, è un ingrato, poichè lui lo sa che essa è [...]
[...] poveretta e dovrebbe aiutarla. Salvatore Daniele squarta la Gazzarra: biglietto; il popolo dice: chella è mmorta, mo, almeno ce refrescasse a nnuie [...]
[...] , i numeri sono discussi da comitati e sottocomitati; il biglietto è stabilito. Non esce: avevano sbagliato, dovevano mettere questo numero e [...]
[...] vintiroie (ventidue, matto), e crescendo man mano la collera, tutte le ingiurie avendo un numero relativo, si dicono in gergo del lotto. Una donna dà un [...]
[...] pugno a un'altra, e le rompe la faccia; davanti al giudice, si scolpa, dicendo: m'ha chiammata sittantotto; il giudice deve prendere la smorfia [...]
[...] e vedere a che corrisponde di oltraggioso quel numero. 58 * ** La cabala esiste più per le classi superiori che per le inferiori: ma essa [...]
[...] corrisponde con quei professori di matematica che abitano al vico Nocelle, dodici, o a San Liborio, quarantaquattro, o vico Zuroli, tre, e che [...]
[...] , gli mettono in mano un paio di lire e quello si contenta: è un piccolo affare. L'assistito (dagli spiriti) è un cancro che 59 rode le famiglie [...]
[...] credere a delle macerazioni crudeli e che vive alle spalle di coloro che lo venerano. Ma, dalla casa borghese, per mezzo della cameriera, del [...]
[...] servo, della lavandaia, la reputazione dell'assistito arriva nel popolo: e l'assistito vi estende la sua azione mistica, fantastica, vi raccoglie [...]
[...] dei guadagni piccoli, ma insperati, vi fa degli adepti e finisce per camminare nelle vie, circondato sempre da quattro o cinque persone che lo [...]
[...] corteggiano e studiano tutte le sue parole. * ** Ma il grande aiutatore del popolo, la provvidenza del popolo, la sua fede, la sua credenza [...]
[...] ; se li dice, e non escono, è perchè nel giuocatore è mancata la vera fede; se li dice e vengon fuori, la novella si spande in un minuto, il [...]
[...] perduto. Il monaco che ha solamente fatto prender un ambo, ha speranza di viver quieto: ma colui che ha dato tre numeri e sono usciti tutti tre, stia [...]
[...] convento; andranno a raccomandarsi a sua madre, a suo fratello, a sua zia; lo assedieranno mattina e sera; lo bastoneranno; lo sequestreranno [...]
[...] jucà manco nu viglietto; chi ascolta ne resta spaventato. Fra il venerdì sera e il sabato mattina, è tutto un agitarsi di gente che vuol giuocare [...]
[...] e che non ha; gli operai si fanno anticipare una giornata, le serve rubano orrendamente 62 sulla spesa, i mendicanti nelle vie crescono [...]
[...] famoso, sei e ventidue; il terno famoso, cinque, ventotto e ottantuno; il terno della Madonna, otto, tredici e ottantaquattro. Questi terni, per [...]
[...] fortuna del governo, non escono che ogni venti anni: quando è uscito, dopo moltissimi anni di attesa, l'ambo sei e ventidue, il governo ha pagato [...]
[...] due milioni di piccole vincite, di cinque e di dieci lire l'una; e tutta Napoli si è coperta di tavolelle, vale a dire che tutti hanno pranzato o [...]
[...] cenato con la vincita, per ricominciare a giuocare, la settimana dopo, con maggior ardore. E ognuno ha il suo biglietto speciale, che gioca [...]
[...] ogni settimana, da anni ed anni, con una fede che mai non crolla: un lustrascarpe ne 63 giuocava uno da trent'anni e glielo aveva lasciato in [...]
[...] uscì — il portinaio morì di dolore. E vi è sempre il biglietto del grande avvenimento, rissa o suicidio, revolverata o veleno; e infine vi è il [...]
[...] tasca, sotto la gonnella, un registro: viene il giocatore o la giocatrice, deposita due soldi e dice i numeri: in cambio ha un pezzetto di carta [...]
[...] sporca dove sono scritti col lapis i numeri e la promessa, invariabile: uno scudo l'ambo, quaranta scudi il terno. La donna compie il suo giro nel [...]
[...] introiti sono larghi, naturalmente a furia di due soldi si arriva a centinaia e centinaia di lire: i tenitori di gioco piccolo arricchiscono quasi [...]
[...] pomeriggio del sabato, se il tenitore ha da pagare molte vincite, si affretta a sparire, con tutti i suoi registri, e non paga nessuno. Che importa [...]
[...] ? La settimana appresso un'altra donna ricomincia il suo giro e la gente ci capita di nuovo, come attratta invincibilmente. Che delizia per chi [...]
[...] giuoca e per chi prende i quattrini, frodare il governo! Ogni tanto la questura arresta quattro o cinque di questi agenti, di queste mezzane, li [...]
[...] condannato cinque volte per gioco piccolo: e ha un palazzo e si lagna della persecuzione del governo e la sua condanna la 66 chiama na disgrazia [...]
[...] allucinazione. * ** Ora la statistica porta: che nei giorni di giovedì, venerdì e sabato avvengono maggiori furti domestici; che in questi tre giorni [...]
[...] specialmente nel pomeriggio del sabato, avvengono maggiori risse; che infine le cose più brutte, più laide, più ignobili e più violente [...]
[...] avvengono in questo fatale periodo, e che in questi giorni il popolo napoletano si mette nelle mani dell'usura: il vero cancro, di cui muore. VII [...]
[...] credenza. Prima di andarci esita molto, ha paura e vergogna, ma visto che non può fare diversamente, si decide. Donna Carmela è una donna grassa [...]
[...] e grossa che esercita per lo più una professione di lusso, rammenda merletti, trapuntisce le grandi coltri di bambagia che si usano in Napoli [...]
[...] professione è il prestar quattrini alla povera gente. Donna Carmela è verbosa e affettuosa in questo primo colloquio con la povera donna: la [...]
[...] rincora, la compatisce, se occorre, le confessa di essere stata egualmente alle strette, e la manda via tutta racconsolata, con le cinque lire [...]
[...] , vale a dire con quattro lire e mezzo. Il prestito è fatto per otto giorni, l'interesse è di due soldi per lira, si paga anticipato: quindi sulle [...]
[...] nulla e intasca i dieci soldi. Così passano quattro, cinque, fino a dieci settimane, senza che la povera donna abbia mai potuto riunire le cinque [...]
[...] lire: e ogni lunedì 69 le tocca pagare l'interesse del dieci per cento ogni otto giorni: e dopo la quinta settimana donna Carmela è diventata una [...]
[...] irosa di donna Carmela: essa dal mattino è in giro per esigere, ricoglie, e fa tremare uomini e donne, con il suo tòno alto e imperioso. In un [...]
[...] posto ha da esigere una lira, in un altro due, in un altro cinque: e non osano ribellarsi a lei, non avendo da pagarla, non osano ribellarsi [...]
[...] di officina a 70 cui va a denunciarlo. Ella è astuta e cauta, audace e sboccata: ella resta sempre nella posizione di una benefattrice a cui [...]
[...] codesti ingrati rodono le fibre e bevono il sangue. E infatti nessuno le dà una coltellata, nessuno la bastona, nessuno la insulta, e quel che è [...]
[...] le danno neppur torto nelle sue escandescenze: e cercano sempre di mansuefarla. Quando una povera donna napoletana ha bisogno di un grembiule [...]
[...] dà la robba cu a credenza. Quest'altra usuraia prende a basso prezzo tela e percallo e fazzoletti di cotone dei negozi: e li rivende alla povera [...]
[...] mesi e mesi: talchè, molto spesso, il grembiule si è consumato, la veste è lacera, le camicie sono bucate, la povera donna ne ha pagato tre volte [...]
[...] il valore, e il debito rimane sempre uguale; donna Raffaela è furibonda, ella grida come una energumena, vuole strappare dal collo della donna [...]
[...] il fazzoletto che le ha venduto, vuole scioglierle dai fianchi il grembiule e va gridando: Chesta è robba mia! T'aie arrobbato lu sango mio [...]
[...] reagisce mai contro queste violenze; come l'altra, ella non arrischia mai che piccoli capitali, preferendo di far piccoli e molti affari, dove non [...]
[...] vi sono rischi, a grossi affari che offrono sempre, dei pericoli. Le agenzie private di pegni e spegni rappresentano 72 l'usura organizzata in un [...]
[...] istituto di misericordia; ma sono speculazioni debitamente autorizzate e viventi con capitali proprii. Per lo più sono esercitate da donne [...]
[...] , profondamente sottili nella loro volgarità e nella loro ignoranza, e vengono messe su con pochi capitali. Anzitutto, in queste agenzie, l'oggetto è [...]
[...] depreziato vilmente, specie se non è oro: e il primo guadagno è su questo. Vi si paga un fantastico diritto di registro, poi un tanto per la [...]
[...] grossa donna Gabriela; n'ebbe trentasei lire, di cui ritirò soltanto trentuna, lasciandone cinque per l'interesse, la cartella e il diritto di [...]
[...] registro. Per sei mesi, tremando che non le vendessero il suo vestito e non avendo le trentasei lire, le toccò pagare, ogni mese, cinque lire, vale [...]
[...] a dire che restituì i quattrini presi: al settimo non ebbe neppure quelle cinque lire e il vestito fu venduto. Accorse, per vedere almeno di [...]
[...] prendere il di più, poichè il vestito era nuovo e si era dovuto vender bene: invece era stato liberato per trenta lire, almeno così apparve dal [...]
[...] libro. Ebbe poi il piacere d'incontrare donna Gabriela al teatro col suo vestito indosso e carica di ori e di gioielli, ricomprati all'agenzia [...]
[...] . Poichè molte di queste donne amano sovraccaricarsi degli oggetti che hanno in deposito e più di una popolana vede passare l'impegnatrice che va [...]
[...] alla passeggiata, portando al collo il laccetto d'oro che ella ha dovuto impegnare, alle orecchie gli orecchini di una vicina, e sulle spalle 74 [...]
[...] il mantello di velluto della signora del terzo piano: e dietro le porte, dietro le finestre, quando l'impegnatrice passa, vi sono dei sospiri [...]
[...] repressi, delle lagrime inghiottite, dei pallori subitanei: l'impegnatrice sembra un idolo indiano, a cui si sacrifichi oro e sangue. Alcune [...]
[...] impegnatrici, più astute e più calcolatrici, impegnano di nuovo, ma al Banco, gli oggetti di oro e di valore, guadagnandoci ancora, poichè il Banco [...]
[...] dà onestamente il terzo del valore ed esse neppure il quinto: così aumentano i loro capitali e mettono gli oggetti al sicuro. Ma perchè — si [...]
[...] domanda — la povera gente non si rivolge ai due Banchi dello Spirito Santo e di Donnaregina? Perchè si fa spogliare da queste agenzie? Gli è che a [...]
[...] questi Banchi governativi il tramite è molto lungo — e molta gente non ha pazienza, non sa come fare, vuole sbrigarsi presto, è presa da una [...]
[...] necessità urgentissima e preferisce entrare in una delle prime agenzie che trova, dove la servono 75 subito, senza formalità e senza molte parole [...]
[...] ; gli è che in questi Banchi governativi la pubblicità è sempre grande, e una persona timida vi arrossisce di vergogna e preferisce entrare [...]
[...] popolo napoletano deve giuocare al lotto, o ha giuocato, la folla è così grande che i Banchi governativi non bastano più e il popolino si riversa [...]
[...] agenzia autorizzata; e in certe strade nere, ogni tre botteghe s'impegna. Calcolate, moltiplicate, moltiplicate, pensate alla miseria, pensate al [...]
[...] lotto: da un lato l'avidità e la furberia: dall'altro l'onestà e l'ingenuità. Di questo cancro, l'usura, che tutto alimenta, agonizza in una [...]
[...] uno scampanio in cadenza che ora tace, ora incomincia dopo breve intervallo: e insieme un aprire e chiuder porte, uno schiuder di finestre e di [...]
[...] balconi, un parlare, un discutere a voce alta dalla strada e dalle finestre. Sono le vacche che vanno in giro per un paio d'ore, condotte ognuna [...]
[...] misura; molte per non aver il fastidio di far le scale, calano dalla finestra un panierino dove ci è un bicchiere vuoto e un soldo, e da sopra [...]
[...] protestano che è troppo poco, che il vaccaro è un ladro e fanno risalire il panierino con molta precauzione per non versare il latte; poi [...]
[...] incrostate di fango, quel vaccaro dalle mani nere che sporcano il bicchiere, quelle serve scapigliate e discinte, quelle comari dalla camiciuola [...]
[...] macchiata di pomidoro. L'altro lato del quadro è nel pomeriggio; dalle quattro alle sei, uno scampanellìo acuto e fitto: sono le mandre di capre [...]
[...] giù; talvolta la padrona è diffidente, non crede nè all'onestà del capraro, nè a quella della serva; allora capraio e capra salgono sino al [...]
[...] terzo piano, e sul pianerottolo si forma un consiglio di famiglia per sorvegliare la mungitura del latte. Il capraro e la sua capra ridiscendono [...]
[...] , galoppando, dando di petto contro qualche infelice che sale e che non aspetta questo incontro: giù, alla porta è un combattimento fra il capraro [...]
[...] e le sue capre per farle muovere, fino a che queste prendono una corsa sfuriata, massime quando si avvicina la sera e sanno che ritornano sulle [...]
[...] colline. In tutte le città civili, queste mandre di bestie utili ma sporche e puzzolenti, queste 79 vacche non si vedono per le vie: il latte si [...]
[...] compra nelle botteghe pulite e bianche di marmi. A Napoli, no: è troppo pittoresco il costume, per abolirlo. Nessun municipio osa farlo. La [...]
[...] , cangiante, che bella e grande festa degli occhi, che descrizione potente e carnosa potrebbero ispirare a uno dei moderni sperimentali, troppo [...]
[...] contrasto di fichi e di fave, di uva e di cicoria, di pomidoro e di peperoni, e un buttar acqua, sempre, uno spruzzare, uno scartare la roba [...]
[...] , i generi coloniali, le frutta, i salami, e i formaggi, tutto, tutto nella strada, al sole, alle nuvole, alla pioggia; le casse, il banco, le [...]
[...] famoso per dar la voce: vanno e vengono gli asini carichi di frutta; l'asino è il padrone tranquillo e potente della Pignasecca. Qui il romanzo [...]
[...] gran motivo profondo e che turba; la vendita del pesce, specialmente del tonno in pieno sole, su certi banchi inclinati, 82 di marmo. Alla [...]
[...] mattina il tonno va a ventisei soldi e il pescivendolo grida il prezzo con orgoglio: ma, come la sera arriva, per il declinare dell'ora e della [...]
[...] pittore e pel novelliere. * ** Nulla più pittoresco che la strada di Santa Lucia, di esclusiva proprietà dei signori pescatori 83 e marinai [...]
[...] , intrecciatori di nasse e venditori di ostriche; nonchè delle loro signore mogli, venditrici di acqua sulfurea e di ciambellette, cucinatrici di [...]
[...] polipi e friggitrici di peperoni; nonchè dei loro signori figlioli, in numero indefinito, nudi e bruni come il bronzo. In quella strada, all'aria [...]
[...] aperta, tutto si fa: il bucato e la conserva di pomidoro, la pettinatura delle donne e la spulciatura dei gatti, la cucina e l'amoreggiamento [...]
[...] , la partita a carte e la partita alla morra. La strada di Santa Lucia appartiene ai luciani, che fanno il loro comodo. Le quattro viottole cieche [...]
[...] e sbuzzanti, le cordicelle vanno da un balcone all'altro, un lumicino innanzi a una Madonnina nera illumina soltanto la viottola, dove va a [...]
[...] cadere tutto il sudiciume di quella gente. Non vi è più marciapiede, verso il mare: i luciani se lo pigliano tutto, per le nasse e per 84 le [...]
[...] fiasche dell'acqua sulfurea. Nell'estate, anzi, dormono sul marciapiede o sul parapetto e brontolano contro colui che osa passare e svegliarli. Verso [...]
[...] le case, non ci si accosta nessuno: lì, per scherzo, volano i torsi di spighe e le buccie dei fichi, e le cantine mettono le tavolelle pei [...]
[...] bevitori, nella via. I luciani sopportano che il tram passi per la loro via, ma ci bestemmiano contro, spesso e volontieri, poichè è una usurpazione [...]
[...] sullo stomaco, le rosette di perle sostenute con un filo nero all'orecchio, perchè non si spezzi il lobo pel peso. Sono naturalmente rissose e [...]
[...] , mentre il figlio era all'ospedale. Ma Santa Lucia, tutta pittoresca, resta sempre fuori delle leggi d'edilizia e d'igiene: è un borgo [...]
[...] fortificato. Forse il colera non vi avrà fatto strage: vi è il mare e vi è il sole. Ma che mare nero, untuoso! Ma qual putrefazione non illumina quel [...]
[...] tanto. Riparte, lasciando talvolta dietro di sè le bucce spinose e sdrucciolevoli. È drammatico assai, per un novelliere, girare dopo mezzanotte [...]
[...] : e trovare degli uomini che dormono sotto il porticato di San Francesco di Paola, col capo appoggiato alle basi delle colonne: degli uomini che [...]
[...] dormono sui banchi dei giardinetti in piazza Municipio; dei bimbi e delle bimbe che dormono sugli scalini delle chiese di San Ferdinando, Santa [...]
[...] Brigida, la Madonna delle Grazie, specialmente quest'ultima che ha una scala larga e certi poggiuoli ampi: nel centro di via Roma. Può piacere [...]
[...] all'uno e all'altro, che giusto a due passi da via Roma, vi sia il Chiostro di San Tommaso d'Aquino, dove non ci sono più monaci, ma che è un [...]
[...] piccolo fondaco, una piccola Corte dei Miracoli, con le sue viuzze nere, i suoi budelli, le sue vinelle, e le sue 87 botteghe brulicanti di ombre [...]
[...] e le sue case brulicanti di poveri e d'infelici. Ma in realtà è molto triste, molto crudele che tutto questo esista ancora, e che creature [...]
[...] umane lo subiscano e che uomini di cuore sopportino che questo sia. IX. LA PIETÀ. Quando una popolana napoletana non ha figli, essa non si addolora [...]
[...] trovatelle: e fra le bimbe e i bimbi, allora svezzati o già grandicelli, ella ne sceglie uno con 89 cui ha più simpatizzato, e, fatta la [...]
[...] creatura fiorisce in salute e in bellezza, la madre ne va gloriosa come di opera sua, cerca di mandarla a scuola o almeno da una sarta per imparare [...]
[...] riporta, come potrebbe, la figliuola all'Annunziata. E l'affezione, scambievole, 90 è profonda come se realmente fosse filiale; e a una certa [...]
[...] età il ricordo dell'Annunziata scompare e questa madre fittizia acquista realmente una figliuola. * ** Ma vi è di più: una madre ha cinque figli [...]
[...] viva e bella consola la madre della creatura morta, e vi resta in lei solo una dolcezza di ricordo e vi fiorisce una gratitudine grande per la [...]
[...] figlia della Madonna. Talvolta il figlio guarisce e il primo giorno in cui può uscire, la madre se lo toglie in 91 collo e lo porta nella chiesa [...]
[...] dell'Annunziata, gli fa baciare l'altare, poi vanno dentro a scegliere la sorellina o il fratellino. E fra i cinque o sei figli legittimi, la [...]
[...] altri lavorano, i fratelli la sorvegliano perchè non s'innamori di qualche scapestrato, ella si marita e piange dirottamente quando parte dalla [...]
[...] casa, e ci ritorna sempre, come a rifugio e a conforto. * ** Un caso frequente di pietà è questo: una madre troppo debole o infiacchita dal [...]
[...] madre felice: e seduta sulla soglia, guarda malinconicamente il suo figlio succhiare la vita. Bisogna aver visto questa scena e avere inteso il [...]
[...] figlio. E la madre di latte finisce per mettere amore a questo secondo bimbo, e allo svezzamento ci soffre di non vederlo più: e ogni tanto va a [...]
[...] servizio, non poteva tenere presso di sè il suo bimbo, lo lasciava a un'altra povera donna, che orlava gli stivaletti e lavorava in casa, cioè [...]
[...] nella strada. Ella metteva i due bimbi, il suo e quello della sua amica, nello 93 stesso sportone (culla di vimini), attaccava una funicella [...]
[...] all'orlo dello sportone e dall'altra parte al proprio piede, e mentre orlava gli stivaletti, canticchiava la ninna nanna per i due bimbi; mentre [...]
[...] orlava gli stivaletti, mandava avanti e indietro il piede per cullare i due bimbi nello stesso sportone. A un'altra donna che stava in servizio [...]
[...] . L'intervista accadeva sul pianerottolo o in cucina: e accadevano questi piccoli dialoghi: — S'è stato coieto almeno? — Coieto si, ma tene sempe [...]
[...] la zia, saluta, saluta a mammà. E se ne andava tranquillamente senza mormorare, 94 mentre la madre, dal finestrino della cucina, guardava ancora [...]
[...] una volta suo figlio. * ** È naturale che il popolo non possa fare carità di denaro al più povero di lui, non avendone: ma si vedono e si [...]
[...] si ordinavano maccheroni o legumi o risotto, grosse e nutrienti minestre. Fu lungamente sospettata d'ingordigia, sebbene alla sua personcina [...]
[...] malandata fosse più necessario il brodo che i maccheroni: in realtà ella dava la sua minestra, ogni giorno, ai due bimbi della portinaia, e [...]
[...] un fagottino degli avanzi del pranzo, quando la padrona ha la bontà di darglieli: e non servono per sè, sono per un fratellino, o per un nipote o [...]
[...] , talvolta tutto è destinato a un'altra persona. E gli ammalati degli ospedali, la gente carcerata, trovano sempre una sorella, una zia, una comare [...]
[...] dell'infermo o della inferma, che lavano di notte, in fretta e in furia, la camicia del carcerato per potergliela portare il giorno seguente, lavata e [...]
[...] stirata. Bisogna andare a vedere che cosa sono le porte degli ospedali, nei giorni di visita: e che folla femminile vi si accalca, pallida e [...]
[...] l'indirizzo, dalla direttrice delle suore, dalle suore, dagli inservienti, e piangere e pregare e scapigliarsi e scongiurarli, in nome di Cristo [...]
[...] , vede fermarsi un bambino a guardare, senza dargli subito di quello che mangia: e quando non ha altro, gli dà del pane. Appena una donna incinta [...]
[...] parte, la obbligano a prenderlo, non vogliono avere lo scrupolo. 97 E i poveri che girano, sono aiutati alla meglio, da quella gente povera: chi [...]
[...] sollevare una miserabile. Un'altra faceva una carità più ingegnosa: essendo già lei povera, mangiava dei maccheroni cotti nell'acqua e conditi solo [...]
[...] 98 molli e almeno avevano un certo sapore di maccheroni. * ** Una giovane cucitrice era stata a Gesù e Maria, l'ospedale, con una polmonite [...]
[...] ; poi si era guarita e pallida, esaurita, sfinita, era venuta via. Pure l'ospedale, per assisterla ancora in vista di una tisi probabile, le [...]
[...] bicchiere, sino a che fu rimessa completamente in salute: e allora le dissero che non le avrebbero più data la medicina. Ella si confuse, impallidì [...]
[...] , pianse, pregò la monaca che per carità non gli sospendesse quell'olio — e infine fu saputo che di quell'olio ella si privava per darlo in [...]
[...] peperoni. * ** E ancora un altro fatto mi rammento. Un giorno, al larghetto Consiglio, una donna incinta, presa dalle doglie, si abbattè sugli [...]
[...] scalini e sgravò nella strada. Il tumulto fu grande: ella taceva, ma per pietà, per commozione molte altre donne strillavano e piangevano. E in [...]
[...] poco tempo, da tutti i bassi, da tutte le botteghe, da tutti i sottoscala, vennero fuori camicioline e fasce per avvolgervi la povera creaturina e [...]
[...] visino; una terza questuò per tutte le case del vicinato; una quarta, serva, si 100 offrì e andò a fare il servizio per la povera puerpera. La [...]
[...] moglie del fornaio divise il suo letto con la puerpera: e il fornaio dormì sopra una tavola per dieci giorni, avendo per cuscino un sacco. E [...]
[...] quella miserella piangeva di emozione, ogni volta che baciava suo figlio. COMMIATO. Qui finisce questo breve studio di verità e di dolore. Esso [...]
[...] è troppo piccolo per contenere tutta la grande verità della miseria napoletana: troppo piccolo, sia permesso dirlo, per contenere l'umile e [...]
[...] nuovo, presi dalla 102 politica o dagli affari, non lasciate che agonizzi di nuovo questo paese che tutti dobbiamo amare. Fra le belle e buone [...]
[...] io abbia voluto offenderli scrivendo questo libro, che si occupa dei loro costumi e delle loro usanze, amo dichiarare che ho attribuito a quel [...]
[...] caro e gentile paesello tipi studiati in diversi paesi del centro dell’Isola, e ciò puramente per le esigenze del racconto. Dopo tale dichiarazione [...]
[...] solenne, con una nevicata che lasciò imbiancati per qualche giorno, i tetti e la campagna, e a tutti piaceva stare mezz’ora di più sotto il tepore [...]
[...] domenica, perciò una ragione maggiore per fare uno strappo all’orario consueto, e per godere qualche minuto in più di riposo. Un bagliore incerto di [...]
[...] stelle rischiarava appena le viuzze anguste e tortuose del paesello; e le case, non imbiancate, coi loro tetti scuri, nereggiavano cupamente [...]
[...] , nello sfondo d’argento, di un cielo limpido e stellato, che a mano a mano andavasi tingendo col biancore dell’alba. Lo scalpitare sollecito di un [...]
[...] sembrò che a pochi passi; qualche secondo dopo, alla svolta della strada, apparve un cavallino piccolo e allegro, tutto fumante, montato, senza sella [...]
[...] , e con un salto leggero, smontò da cavallo; si soffiò ripetutamente sulle dita, pestò i piedi per terra, e borbottando una imprecazione contro [...]
[...] rauco e strozzato del mastino in catena, allo squillante del botolo, piccolo e ringhioso. L’uomo incappucciato si avviò verso il portone del [...]
[...] cortile, raccattò un sasso, e con quello picchiò parecchie volte, poi si pose a passeggiare sollecito, su e giù, battendo forte i piedi sul [...]
[...] . Egli, vedendo che nessuno rispondeva, bussò ancora più forte e chiamò ad alta voce, chinandosi, ed appoggiando le labbra contro il buco enorme [...]
[...] galeotto, piuttosto che servire simile gente! Come se noi non fossimo di carne e d’ossa come loro! Già, perchè sono nobili, perchè hanno quattro [...]
[...] voi pure, e così lascerete tutto quaggiù, avaroni sordidi. Mentre Agostino finiva di sfogare la rabbia con questo monologo, un cigolìo di [...]
[...] tizzo ardente in mano, per rischiarare il suo passaggio nel cortile, ingombro di carri, di tronchi, di tavoloni, di canne e di mucchi di tegole e [...]
[...] un’ora che busso, e muoio del freddo. — Ed il cavallo l'hai potuto prendere? — Sì, signora, l’ho preso; ma lo so io quanto mi è costato: fin dalla [...]
[...] mezzanotte gli correvo dietro, maledetto ronzino: va, che me le hai fatte stirare le gambe! — Allora sarà sudato, povera bestia, e me lo lasci [...]
[...] là fuori a gelarsi, presto, presto, portalo dentro, in istalla, che può prendere un malanno da morirne; e poi vieni in cucina, che faremo il [...]
[...] caffè, e ti ristorerai anche tu, brontolone! — Già, il solito caffè, disse Agostino, la posatura bollita e ribollita, bella bevanda; ne faccia [...]
[...] cataplasmi a quel sordidone del marito, vecchia strega sdentata! Intanto aveva sciolto il cavallino dall’inferriata, e lo aveva condotto sotto una [...]
[...] a quell'immensa cucina, per sentirsi ardere le membra. Agostino entrando si tolse il cappuccio, ed il lungo berretto, e salutò umilmente. Un [...]
[...] d’incendio sulle pareti affamate della cucina. Il fumo le aveva verniciate di nero, e le fiamme si riflettevano luccicanti su quell’intonaco di [...]
[...] muro, a guisa di palle gigantesche lanciate da cannoni smisurati; casseruole lucide e corruscanti, come grandi occhi di gatto; tripodi [...]
[...] giganteschi, mediocri, piccoli, piccolissimi, a guisa di una famiglia intera, emigrante, di ragni, che fossero stati colti dal freddo, e fossero rimasti [...]
[...] dilatandone, or restringendone le ombre, tanto che pareva che gli occhi di gatto si dilatassero e si restringessero anch’essi, che i tripodi [...]
[...] , che volando sia caduto supino, e cerchi di rialzarsi. In un angolo, in fondo, nereggiava una immane bocca spalancata. Dentro a quella bocca c’era [...]
[...] coda di pavone aperta, e che gli occhi delle penne avessero splendori di diamante. Quella era la bocca del forno, dentro al quale si era rifugiata [...]
[...] , alto e smilzo, con un muso lungo e sottile, che dimenava la coda cascante e fatta ad arco, leccando le mani d’Agostino. Fioravanti odiava i [...]
[...] gatti, e sempre che poteva sottrarsi alla vigilanza di donna Clara, faceva finta di inseguire una lepre, e, con una dentata, stritolava la schiena [...]
[...] berretto in mano, non osando prender posto vicino ai padroni; perchè giusto in quel momento don Taddeo e don Sisinnio, i figli più grandi di donna [...]
[...] Clara, si erano messi a sedere sbadigliando e stirando le braccia, sopra la stuoia, dove avevano passato la notte, accanto al fuoco. Don Taddeo [...]
[...] , accortosi della presenza del servitore, tra uno sbadiglio e l’altro, si rivolse a lui. — Metti il berretto e siedi accanto al fuoco, Agostì, chè [...]
[...] Don Zua, per andare a Nuoro. — Ah già, non mi ricordava più che Zua dovrà partire. E dove l’hai trovato? — Stia zitto per carità, che non ne [...]
[...] posso più; mi ha fatto correre fino alle tanche di Gonari; saltava i muri come un capriolo, e se non mi avessero aiutato alcuni pastori d’Orani [...]
[...] essere un pò restio a lasciarsi prendere. — E a che ora dovete partire? — Non lo sò, all’ora che stabilirà don Pantaleo. — Bene; vedremo che cosa [...]
[...] stato tutto occupato nello sbadigliare, nello stirar le braccia e nel dinoccolarsi le dita. — Che, vorresti forse che rimanesse ignorante come [...]
[...] , quando io e Taddeo eravamo ragazzi, fossimo stati inviati a Nuoro anche noi, non saremmo certo nella condizione in cui ci troviamo, incapaci di fare [...]
[...] un O con un bicchiere. — Basta, quello era un tempo, e questo è un altro, interruppe donna Clara, punta dalla osservazione del figliuolo. — Fin [...]
[...] l’operazione, ed appressando la lucerna alla fiamma del ceppo ne accese il lucignolo, e la appese ad un ampio graticciato di bastoni, quadrato, che [...]
[...] , mungerai la capra, disse donna Clara, rivoltasi al servitore; io intanto preparo una goccia di caffè, che farà passare anche la rabbia a Sisinnio, e [...]
[...] prendendo una caffettiera enorme la riempì di acqua e la pose a riscaldare accanto al fuoco. La caffettiera, dopo alcuni minuti, cominciò a [...]
[...] con un piccolo recipiente cilindrico di sughero, pieno di caffè macinato. Ne prese due o tre cucchiaiate e le versò dentro l’acqua bollente, poi [...]
[...] rimescolò tutto assieme per alquanti secondi, e scostò dal fuoco la caffettiera. — Ecco fatto, esclamò tutta lieta. — Agostì. — Comandi. — Hai [...]
[...] conciliato con la mamma. Intanto il giorno cominciava a spuntare, e, nella vicina chiesa parrocchiale, una campana stridula suonò la prima messa [...]
[...] . Alcune vecchierelle freddolose e pochi paesani incappucciati, avvertiti dalla campana, uscivano di casa avviandosi verso la parrocchia. Zia Carola [...]
[...] figliuolo piccolo di don Pantaleo, per andare a Nuoro a farsi dottore. — Dottore? oh ne correrà prima di bell’acqua nei fiumi! e poi, credete voi [...]
[...] la terra, come ha fatto per gli altri due, l’avrebbe indovinata davvero. — Ma... andate voi e capiteci qualche cosa, di quel testone di don [...]
[...] queste! Don Pantaleo era nato povero; il suo genitore sebbene nobile di nascita, aveva piegato la schiena sulla zappa e sull’aratro, per tirare [...]
[...] innanzi la vita, e morendo aveva lasciato, al suo unico figliuolo, un campicello poco fertile, ed una casupola mezzo diroccata. Ma don Pantaleo [...]
[...] aveva un cuore di macigno ed una volontà di ferro. Lavorò, si bruciò sotto il sollione d’Agosto e si intirizzì le membra fra le nevi invernali [...]
[...] ; però egli aveva una meta: la ricchezza! La sera quando tornava al suo tugurio, sbocconcellava un pò di pane d’orzo, e dormiva sulla paglia; ma il [...]
[...] gruzzoletto che nascondeva, sotto una pietra del focolare, tutti i giorni aumentava, e con esso aumentava la cupidigia di don Pantaleo [...]
[...] che lo divorava! E quel giorno venne! Don Pantaleo cominciò ad imprestare i danari ad usure esorbitanti: chiedendo il cento per cento [...]
[...] contrasti. Nacquero don Taddeo e don Sisinnio, che presto diedero segni d’indole diversa da quella del padre e della madre; e perciò don Pantaleo [...]
[...] nato don Zua. Don Pantaleo, temendo di non poter lasciare un degno erede del suo nome e delle sue opere, si studiò di instillare nella mente [...]
[...] , nello studio, i propri figliuoli, e don Pantaleo invidiando quei giovani studiosi, si accorse del grande errore commesso, condannando all’ignoranza [...]
[...] ricchezza, e paventava l'ora della riscossa. La sua famiglia, cresciuta ignorante, sarebbe stata sopraffatta da altre menti più colte, e la [...]
[...] dall’ampia scodella del caffè e latte, dopo averne sorbito l'ultima goccia, e s’era messo ad attizzare il fuoco. Taddeo aveva acceso una pipa foderata [...]
[...] con lamina d’ottone, e fumava silenzioso, mentre donna Clara andava attorno per la cucina, preparando le bisacce per la partenza di Zua. Un [...]
[...] cisterna. Sisinnio si accoccolò in un angolo e Taddeo sputò dentro la pipa per spegnerla, esclamando quasi con terrore: — Ecco il babbo! Giusto [...]
[...] oftalmia incurabile; sulla faccia floscia e pallida gli si leggeva chiaro che da qualche mese non s’era più lavato. Un berrettone nero, di pelo [...]
[...] , gli nascondeva la testa, e si fermava sulle orecchie, dietro le quali spiccavano rotonde due mosche di Milano. Un ampio cappotto turchino adorno [...]
[...] di cordoni, e largamente macchiato di grasso, copriva tutto quel carname e quei cenci. Questi era don Pantaleo, il vampiro temuto di Mamoiada [...]
[...] Clara, insaccando la poca biancheria di Zua dentro a una federa di guanciale. — E voi due, poltronacci, che state a far quà? credete che io vi [...]
[...] cianciando! chi lavora prega, e chi non lavora non mangia; fannulloni! Parmi che ieri notte abbia detto che oggi bisognava seminare l’aglio nell’orto [...]
[...] ! Taddeo e Sisinnio, prevedendo imminente il temporale, prima che il padre dalle minaccie venisse ai fatti, mogi, mogi, si alzarono, e presero la [...]
[...] la pelle più dura di quello che voi crediate, e poco a poco vi metterò al passo tutti, dovessi mandarvi via, dal primo all’ultimo, a chiedere [...]
[...] il giorno che perdo la pazienza guai, guai a tutti! Donna Clara capì che non bisognava fiatare; c’era temporale in aria, e don Pantaleo in quei [...]
[...] aveva imparato a conoscere a proprie spese; ma prima che fossero arrivati a mettersi d’accordo, i paiuoli e le casseruole appese lungo le pareti [...]
[...] della cucina, avevano, molte volte, ripercorso tristemente le note cupe delle bastonate che donna Clara aveva ricevuto sulla schiena, e le sue [...]
[...] alte grida di dolore. Si dice che sbagliando s’impara; donna Clara aveva imparato invecchiando, e ricevendo sulle spalle grassoccie tutte le [...]
[...] pativa risposte aspre ed insolenti. E ce n’era voluto del tempo! Lei, nervosa di temperamento, piuttosto pettegola, abituata fin da bambina a [...]
[...] , li chiamò tutti ladri, ingrati, traditori, poi, stanco, affogò gli ultimi avanzi dell’ira in una grande scodella di caffè e latte, che la [...]
[...] moglie, in silenzio, gli aveva posto innanzi. Don Pantaleo, come Sisinnio, dinanzi ad una zuppa abbondante si commoveva, e per qualche momento [...]
[...] dimenticava tutto, tuffando il muso intabaccato dentro la scodella. V. — E Zua? chiese, più calmo. — Zua non s’è alzato ancora, rispose donna [...]
[...] , diavolo, altrimenti tra una cosa e l’altra, passerà la mattina; passerà la sera, e non partirà neanche quest’oggi. Capisco che quel povero [...]
[...] ragazzo è tuttora convalescente, e quest’anno non rimedierà certo ai due mesi che ha già perduto, pure, bisogna che tenti, che si sforzi, che faccia [...]
[...] cari, altrimenti sono certo che avrebbe il coraggio di farsi fare cavaliere; pentolaio miserabile! E, sì, abbiamo un bel dire noi, chi si fa [...]
[...] nella miseria, sono venuti ricchi senza saper come. — E sai che cosa ha risposto, Pietro Palitta, giorni fa a Marco Muschittu che gli chiedeva se [...]
[...] però non sanno a chi contarlo, che Mariannica, la figlia maggiore ha sposato un cavaliere. — Fanno finta di disprezzarci, disse donna Clara, e [...]
[...] lo farà l’ultimo. Zua ha dell’ingegno, e si farà onore. Oh come sarei felice di vederlo un giorno mettere il piede sul collo anche a cotesti [...]
[...] fatto a imagine e somiglianza del padre. Aveva una calotta che somigliava ad un zucchettino da prete, troppo piccola per coprire, neanche in parte [...]
[...] egli teneva ancora slegati, coi legacci a strascico fra il sucidume sparso per terra. Appena entrato in cucina chiamò la madre da un canto e le [...]
[...] questa però l’ora di mangiar fichi secchi, rispose donna Clara, vieni, cuore mio, e prendi il caffè e latte, poi ti darò i fichi. No, no, ora [...]
[...] , ripetè don Zua, scrollando ripetutamente le spalle, e nascondendo il muso allungato, contro l’avambraccio, sopra un pezzo di manica, lucente, per [...]
[...] il doppio ufficio che era destinata a fare di moccichino e di salvietta; no, li voglio ora, li voglio. — Andiamo, figlio mio, sii buono, te li [...]
[...] darò dopo. — No, ora, ora, li voglio, e si buttò a sedere per terra, dimenando le gambe, come se nuotasse, e ripetendo sempre con tono piagnoloso [...]
[...] .... — Non verrà, non li mangio, disse Zua che s’era accorto che la madre veniva a transazioni. — Va bene, eccoli, e si appressò ad una cassa nera [...]
[...] dell’intaglio e del rilievo di uno sconosciuto artista d’Aritzo: paese celebre in Sardegna appunto per la fabbrica di simili casse enormi, che occupano [...]
[...] una superficie di tre metri quadrati, e che sono capaci di contenere tutto il vestiario di una compagnia intera di commedianti. Donna Clara [...]
[...] tutto il busto dentro quella voragine. Si intese un gemito, la parte anteriore della cassa scricchiolò, e poi ricomparve il corpo di donna Clara [...]
[...] che per lo sforzo era diventata pavonazza. — Eccoti i fichi secchi, e buttò a Zua, che era ancora seduto per terra, un centinaio di fichi [...]
[...] infilati in uno spago, a mò di rosario. Egli li prese e se li mise attorno al collo, poi s’alzò tutto lieto d’aver vinto, e rivolgendosi alla madre [...]
[...] congiunti, i pochi impiegati del paese, contadini, e pastori, legati tutti a Don Pantaleo con vincoli di debito, di inscrizioni ipotecarie e di [...]
[...] donna Clara, e di intenerire un poco anche don Pantaleo, perchè chiudesse un occhio sopra una scadenza, o un ritardato pagamento. Così, per più di [...]
[...] un’ora e mezza, fu un continuo sfilamento, lungo il cortile, di nobili in decadenza o del tutto decaduti. Taluni, sepolti dentro cappotti che [...]
[...] sembravano garitte, abbottonati rigorosamente, celavano sotto quel provvido indumento i gomiti, che scappavano fuori dalle maniche sdruscite, e non [...]
[...] cappotto di tutti i giorni per andare alla messa maggiore, e per far visita in casa Calarighes, avevano messo fuori certe anticaglie di abiti [...]
[...] preservati dalle tignuole, dentro le profondità inesplorate delle casse d’Aritzo. Molti di questi abiti, lucidi e verdi come una sottana da [...]
[...] dicendo che avevano bisogna di stirar le gambe, mentre forse avevano una voglia matta di riposarsi. La rigidezza di quella mattina di dicembre, e [...]
[...] nasi erano diventati lambicchi, ed attraverso allo sbattere dei denti or continuo ora alternato, la voce prendeva diverse inflessioni, e le [...]
[...] Pantaleo, premendo, in quella ressa, le carni abbondanti, ed i seni enormi erompenti dal corsetto. Qualcuna aveva sfidato le dicerie e la critica [...]
[...] don Zua aveva reclamato l’abito di seta, e nel cortile di don Pantaleo molte crinoline subirono irreparabili avarie, fra le canne ed i rottami [...]
[...] ammucchiati. Donna Clara riceveva le visite nella sala; così veniva chiamato un camerone vasto, circondato all’intorno di sedie grossolane e di [...]
[...] oleografie a colori abbaglianti, inchiodate al muro, fra mazzolini di semprevivi gialli, foglie secche di palma e ramoscelli d’olivo. In un canto [...]
[...] eravi un canterano in istile d’Aritzo, sopra al quale erano disposte simmetricamente due righe di chicchere bianche, a fiori azzurri, e dentro a [...]
[...] ciascuna di esse un limone, che aveva già da molto perduto il profumo e la freschezza. Sul canterano appeso ad un chiodo, un grande specchio [...]
[...] là che donna Clara riceveva il fiore dell’aristocrazia di Mamoiada, con gran sussiego, e con una soddisfazione intima di quell’omaggio che le [...]
[...] veniva reso. Don Pantaleo non aveva voluto ricever nessuno, e sbuffava in cucina, vomitando improperi contro tutti quei ladri, che gli facevano [...]
[...] avrebbe appianato le cose. E mentalmente don Pantaleo, riandava i suoi crediti. Il Sindaco cinquecento lire che non avrebbe più vedute: meno male [...]
[...] Daniele, cinquanta starelli d’orzo; signor Vittorio, oh quello poi, bisognava rovinarlo per sempre e bella e finita; diavolo, erano già due anni [...]
[...] assessori si congedava da donna Clara. — Va che te le ricambierò io, per natale, i saluti, se non paghi, e sì, che voglio saluti io, voglio [...]
[...] danari, voglio: che non li ho rubati, io, per scialacquarli voi! Due ore dopo don Pantaleo e don Zua partivano da Mamoiada per Nuoro; il primo pieno [...]
[...] di speranza che il suo diletto si facesse onore; il secondo carico di fichi secchi, di mele, di panetti dolci, di castagne e di sudiciume [...]
[...] di gesti e di grandi colpi al pergamo, i quali rimbombavano cupamente assieme alla voce nasale dell’oratore, sotto le volte oscure dell’antica [...]
[...] , aveva, a furia di parabole e di minacce, stordito ed annoiato il popolo che l’ascoltava senza capirlo. Quando ebbe finito un gran sospiro di [...]
[...] per i ricami d’oro e d'argento. Il sole, cadente dietro la lontana montagna di Gonari ne incendiava la vetta, dandole la esatta apparenza di un [...]
[...] vulcano in eruzione. Alcuni dei più baldi giovanotti del popolo si riunirono in mezzo alla piazza; si strinsero insieme, e portando la mano alla [...]
[...] cominciarono a stringersi in catena, e a dondolare il corpo con la cadenza del canto. La catena a mano a mano si allargò; qualcuno trascinò [...]
[...] dolcemente una ragazza, che faceva la ritrosa, nascondendo col grembiale ricamato, il bel volto tinto di carminio pel pudore, e per la contentezza [...]
[...] . L’esempio fu contagioso. I giovanotti presero coraggio, e corsero ad invitare quelle ragazze bellissime, le quali non si facevano più pregare [...]
[...] una ricca tavolozza, e tutte le bellezze che si possano sognare. Si dice che le più belle ragazze della Sardegna sieno quelle di Mamoiada e [...]
[...] coralline, denti più perlati e gote più rasate. L’occhio si perdeva fra tante bellezze, incerto sopra quale posarsi e la mente si abbandonava ad un [...]
[...] sogno ardente pieno di voluttà e di desiderio. L’ampio cerchio danzante or si allargava lentamente, insensibilmente, con piccole oscillazioni [...]
[...] , senza tregua, senza stanchezza. Le dame, vecchie e giovani, godevano di quell’allegro divertimento del popolo, dalla casa di donna Veronica [...]
[...] bella ragazza, ed il discorrere animato di quell’altra col tale e tal altro giovine, che le stava daccanto; le ragazze invece invidiavano le [...]
[...] popolane, alle quali era permesso quello spasso pubblico, e si dolevano della nascita nobile, che impediva loro di divertirsi tutto l’anno come le [...]
[...] , e gli altri nobili e signori del paese, formavano crocchio a parte, sopra un’altura che dominava tutto lo spettacolo. Il Sindaco faceva disegni [...]
[...] per un futuro allargamento della piazza, con relativi portici; i consiglieri progressisti appoggiavano l’idea del Sindaco, ampliandola e già [...]
[...] immaginarie, si riscaldavano nella discussione, e prendevano grossi pizzichi di tabacco, che aspiravano rumorosamente, quando mancava loro la frase [...]
[...] per proseguire l’argomentazione cominciata in italiano, e che poi finivano malamente in dialetto. Il brigadiere s’attorcigliava i bei baffi neri [...]
[...] , e prendeva pose teatrali, sbirciando le più belle, e facendo dei confronti, assieme al maestro di scuola, il quale impallidiva ogni volta che [...]
[...] , e ridevano rumorosamente, tanto per fare qualche cosa. Il sole intanto era scomparso dietro la montagna di Gonari, la quale spiccava [...]
[...] la corsa, prendendo il trotto, e si avviò verso il crocchio, dove c’era il Sindaco, chiamando forte: — Signor Sindaco! Signor Sindaco! Il [...]
[...] Sindaco si avviò verso di lui sorpreso. Il contadino si piegò, ansante, sul collo del cavallo, e parlò sottovoce. Il Sindaco ascoltò meravigliato, aprì [...]
[...] la bocca e giunse le mani in atto di disperazione, mista a sorpresa. Poi si volse al crocchio dal quale s’era distaccato, esclamando: — Signori [...]
[...] si è adombrata, gli ha preso la mano, e lo ha sbalzato di sella. Il pover'uomo cadendo ha dato della testa contro un sasso e.... ed è rimasto [...]
[...] ! aggiunse un terzo. — Una disgrazia immensa per la famiglia e per il paese, ribattè signor Vittorio con voce alterata. Tutti si guardarono in faccia [...]
[...] fosse intimamente contento, e ciascuno in cuor suo aveva detto: — Finalmente! sia lodato Iddio che ci ha liberato da quell’usuraio! Intanto [...]
[...] mormorio generale, la catena si ruppe, e tutti si strinsero attorno al Sindaco, ed ai consiglieri per saperne qualche cosa. In un momento quel crocchio [...]
[...] inventi queste cose? va a sentire ciò che dice il brigadiere; è il toro di don Pantaleo, che gli ha dato una cornata nel ventre e lo ha finito [...]
[...] cavallo, ecco questa è la verità: me lo ha detto adesso il vicario, che tornava anch’egli dalla vigna, e che è arrivato appena in tempo, per [...]
[...] donna Clara? — Donna Clara! — Non è vero, don Pantaleo! — Tutti e due! — Oh povera gente! esclamò con tono canzonatorio il giovinastro, peccato [...]
[...] , a zia Veneranda, pure è stata una morte troppo crudele, Dio ne liberi ogni cristiano, e si fece il segno della croce. — Povera famiglia [...]
[...] ! — Povera famiglia poi no, li vorremmo noi, i danari e le terre che lascia alla famiglia! — Tuttavia. — Sentite, comà, Dio mi perdoni, ma io penso che [...]
[...] ! un diavolo sciolto dalle catene, in fede di comare che vi sono. — Basta, Dio vede quel che fa. Tali discorsi, e simili a questi si tenevano in [...]
[...] tutti i capannelli che si erano formati qua e là nella piazzetta. Poco a poco però la gente come sopraggiungeva la notte, cominciò a sparire, e dal [...]
[...] campanile della parrocchia, quella sera, l'angelus squillò più allegro e più vibrato del solito. IX. La notte stessa, il corpo di don [...]
[...] luogo della disgrazia. In un momento la casa fu piena di pianti e di alte grida; non di donna Clara e dei figli, poveretti, che in quel momento [...]
[...] avevano tutto perdonato a don Pantaleo, e non piangevano sopraffatti dall’orribile fine che gli era toccata; ma di alcune donnicciuole del vicinato [...]
[...] sera, alle quattro precise. Quella sera fin dalle tre, la campana dei morti cominciò i rintocchi funebri, e la piazzetta della casa dei Calarighes [...]
[...] messo anch’egli il cilindro; una specie di colubrina, che gli ballonzolava sulla parrucca mal ferma, e che faceva contrasto con una giacca di panno [...]
[...] seta in forma di tegame, aveva rivoltato uno sciallino, che portava abitualmente a mo’ di cravatta, e con un po’ di calce, raschiata dal muro [...]
[...] , aveva reso lucido e brillante, un marengo finto, che funzionava da spilla, per tener fermo lo sciallino. Un tintinnìo di speroni e di sciabola [...]
[...] annunziò il brigadiere, il quale aveva colto l’occasione al volo, per indossare la gran tenuta. Egli salutò militarmente, e tutti s’inchinarono [...]
[...] silenziosi, come se fossero stati in chiesa. Il Sindaco gli stese la mano tristamente, ed il brigadiere alzò le spalle e chiuse gli occhi, e con [...]
[...] riunire molti confratelli; ma tutti s’erano rifiutati: si fosse fatto seppellire dai corvi e dai cani, l’usuraio! Non s’era però scoraggiato, e a furia [...]
[...] di girare aveva reclutato una diecina di pezzenti del paese, e comprandoli con un bicchiere di vino, prossimo a diventare aceto, li aveva [...]
[...] curiosità. — Quante stranezze! quante finzioni in questo mondo! pensava. E dire che di tutti questi nobili e signori che sono qua, non ve n’è uno [...]
[...] che senta proprio intimamente, ciò che dimostra nel viso! dire che tutti sono felici che sia morto don Pantaleo, perchè tutti erano suoi debitori e [...]
[...] mancava più nessuno. Il Rettore di sotto agli occhiali sbirciò i presenti, e con un cenno al sagrestano, gli fece capire che non voleva star lì ad [...]
[...] ceri accesi. X. Zame Laddara, il beccamorti, appena vide che il corteo funebre si avvicinava, scavalcò il muricciuolo cadente del cimitero, e [...]
[...] anche questi e ad uno, ad uno li appoggiò al muro internamente. La piccola confraternita di pezzenti irruppe rumorosa nel cimitero, sbandandosi qua [...]
[...] e là. Spaventati da quel vociare improvviso là dove tutto taceva, alcuni corvi si alzarono gracchiando, e parecchi cani fuggirono saltando il [...]
[...] , la malva, le ferule, il rovo e mille altre erbe, crescevano alte e rigogliose, coprendo le croci nere, sparse in tutto il cimitero, molte delle [...]
[...] quali spezzate e rovesciate. In un angolo, nel verde cupo dell’erba, biancheggiava un mucchio d’ossa disseppellite, e buttate in quel canto, in [...]
[...] un eterno oblio, ludibrio dei cani, dei corvi e delle intemperie. Quei teschi, bianchissimi, pareva che guardassero irati, con le occhiaie tristi [...]
[...] , e si nascondevano fra l’erba. Qualche teschio, smosso da loro, perdeva l’equilibrio, e rotolava sopra le altre ossa, con uno scricchiolio [...]
[...] triste come un singulto. Alle pareti di cinta, nere e solcate da grosse fenditure, qualche corona di fiori secchi, ingialliti, e un paio di lapidi di [...]
[...] marmo, dalle quali il tempo aveva cancellato il nero delle iscrizioni. Tutto il resto era in un doloroso abbandono che stringeva il cuore, e [...]
[...] che rendeva più amara l'idea della morte! Il Sindaco, entrando, notò che la porta era crollata, e toccando col gomito un assessore: — Don Simò [...]
[...] favore, ne prenda nota. Don Simone si mostrò anch’egli inorridito, e fece un nodo ad un lembo del moccichino a quadri rossi e turchini, e mise un [...]
[...] sindaco, e conseguente nodo al fazzoletto, con relativo pezzo di carta nella tabacchiera di don Simone. Quando arrivarono vicino alla fossa, don [...]
[...] empito la tabacchiera di pezzetti di carta. La bara fu deposta sopra il mucchio della terra tolta dalla fossa, e tutti i presenti la circondarono [...]
[...] . Il rettore borbottò le ultime orazioni, spruzzò la cassa con l’aspersorio, e con uno sguardo ordinò al segrestano di togliere da quella la [...]
[...] cielo la memoria di don Pantaleo, nella speranza che i figli e la vedova facessero finta di dimenticare che egli era loro debitore di parecchie [...]
[...] centinaia di lire. Fattosi vicino alla cassa, tolse dalla tasca del corpetto un astuccio d’ottone e ne tirò fuori un paio d’occhiali che [...]
[...] trasse fuori un grande portafoglio giallo, l’aperse e cercò in mezzo ad un fascio di carte; ne tolse una piegata e rimise il portafoglio in [...]
[...] tasca. Sebbene egli fosse già abituato a far quella parte, l’emozione gli tinse di rosso le guance rase di fresco. Spiegò la carta, e dopo aver [...]
[...] tossito e scaracchiato lesse: — Signori, «Cosa bella e mortal passa e non dura» Liete arridean le speranze.... Uno scoppio generale di riso a [...]
[...] cominciato il discorso funebre che sei mesi prima aveva letto per la figlia quindicenne di don Ciriaco. Tutto turbato e confuso ricercò in mezzo [...]
[...] alle carte che aveva intascato, e come Dio volle trovò quella che cercava. Si ricompose, soffiandosi il naso per prender tempo, e poi lesse [...]
[...] farete voi, e vedremo come ve ne uscirete. — Speriamo che sia per te, disse sotto voce, il maestro di scuola, che aveva ricevuto una lettera di [...]
[...] studiato, nessuno mai aveva potuto saperlo, e neanche i suoi compaesani, che studiavano fuori, ne avevano potuto dire qualche cosa. Don Zua, creduto [...]
[...] un genio dal padre, aveva fatto il piacer suo; aveva trovato il modo di fargli sborsare molti danari, con mille scuse, e passava la vita [...]
[...] passare al primo esame, bisognava studiare parecchio; poiché durante l’anno, s’era steso al sole d’inverno, e aveva dormito all’ombra di un [...]
[...] mandorlo fronzuto, nei pomeriggi caldi dell’estate; tuttavia uno sforzo si poteva fare; e lo avrebbe fatto! Si trattava niente di meno di veder [...]
[...] Cagliari, quella terra promessa, ove, il figlio della padrona di casa, aveva visto tante cose, e ne aveva fatto tante altre; dove c’era il mare, coi [...]
[...] bastimenti più grandi di una casa! più grandi della cattedrale; i quali correvano sulle onde, per mezzo del fuoco e dell’acqua! Ci sarebbe [...]
[...] non ne capiva nulla; e moriva dalla voglia di vedere tutte quelle cose, le quali, descritte, lo avevano sbalordito e che sognava continuamente [...]
[...] anche quando era desto. Non si sa come; ma il miracolo Zua lo aveva fatto. Era passato al primo esame e don Pantaleo aveva dovuto mantenere la [...]
[...] Sisinnio aveva speso dieci lire a San Cosimo, il padre per poco non lo mangiava vivo, mentre per Zua altro che venti, e cinquanta, e cento lire [...]
[...] conoscenze, con altri studenti, che avevano fiutato il merlo da pelare, e correndo da un divertimento all’altro non pensò più a nulla. Quando, alla fine [...]
[...] qualsiasi svago, evitando la compagnia di tutti e stando costantemente al capezzale di donna Clara, la quale da qualche settimana teneva il letto, per [...]
[...] una grave malattia di cuore. I fratelli non gli dicevano mai nulla, e Zua sebbene avesse capito che gli erano ostili non aveva saputo darsene [...]
[...] malattia aveva lasciato profonde tracce in lei. Non era più la donna energica di una volta; la madre che faceva tremare Sisinnio e Matteo, ad [...]
[...] ogni minimo indizio di ribellione; il morbo le aveva tolto tutto: la robustezza del corpo e la forza della mente. Ora era un essere senza volontà [...]
[...] , una macchina che si reggeva per miracolo, e che al più piccolo urto si sarebbe spezzata. Sisinnio e Taddeo avevano visto quel cambiamento [...]
[...] repentino, e avevano deciso di approfittarne. Zua doveva essere la loro vittima, l'invidia, per tanto tempo repressa, avrebbe avuto il suo libero [...]
[...] mantenere a Cagliari, vivendo di rendita! Le terre bisognava coltivarle perchè rendessero, e se egli andava via, i suoi beni non gli avrebbero reso [...]
[...] congiura tra i due fratelli maturava, ed il tempo in cui don Zua sarebbe dovuto ripartire si avvicinava. Un giorno Zua riunì Sisinnio e Taddeo, e [...]
[...] violento. Tentò di persuaderli pronunziando qualche parola di scusa; niente: i fratelli si avevano turato le orecchie con le mani, e gli [...]
[...] la carriera incominciata. Taddeo e Sisinnio gli risero in faccia, domandandogli che dichiarasse francamente quali erano gli studi che fin allora [...]
[...] aveva fatti, e in che corso si trovasse. Zua non seppe che rispondere; la domanda era stata troppo concisa, ed egli non era preparato a [...]
[...] che era tempo che anch’egli facesse qualche cosa, per sé e per la famiglia, che il lavorare la terra non lo avrebbe mai disonorato, bensì la [...]
[...] vita del vagabondo, consumando gli averi proprii e gli altrui. XIII. Erano passati parecchi mesi dal giorno in cui Zua aveva avuto la certezza [...]
[...] sasso, e perciò non aveva mai detto a nessuno il suo segreto. I figli sospettavano che il vicario sapesse dove erano nascosti i danari, perchè [...]
[...] egli solo aveva sentito le ultime parole di don Pantaleo; ma non era che un semplice sospetto, e non potevano cavarne alcun costrutto. Così alla [...]
[...] famiglia non rimanevano che i terreni e i crediti; però in quei tempi i terreni rendevano poco, ed i creditori non più spaventati dal terribile [...]
[...] con la stessa moneta. Avrebbe avuto egli il coraggio di uscire in paese, coi buoi aggiogati al carro, col cavalluccio carico di cipolle e di [...]
[...] patate, con le zappe ed il picco sulle spalle? Egli destinato a grandi cose! Povero padre suo, se avesse potuto rizzare la testa dal sepolcro e [...]
[...] in seno e ne trasse l’ultimo scudo. Consumato quello non rimaneva più niente. O vendere i suoi terreni, o piegarsi a coltivarli. Molte notti di [...]
[...] terre con le sue mani? Non sarebbe stato peggio il vendere a brano a brano le sue proprietà, e restare poi completamente povero, costretto a [...]
[...] attaccato ad una greppia vuota, e lo sellò. Margherita, la vecchia serva, vedendolo porre la sella al cavallo, aperse tanto di bocca. — Don Zua [...]
[...] proverbio. In casa non c’è più un centesimo, e.... bisogna procurarne in qualche maniera, se non si vuol morire di fame. Non ho potuto diventar [...]
[...] certo al soldo altrui, e se lavora la terra, è terra sua. Del resto che cosa fanno qui tutti i cavalieri? non lavorano forse la terra, per [...]
[...] , che solo il rubare fa disonore, all’uomo; il lavoro onesto no. — E.... scusi, che intenzioni ha? — Ecco: ieri, quando tu eri a lavare al fiume [...]
[...] incalza, e siccome mi pagano subito, vado e conchiudo l’affare senz’altro. — Vada, vada, e.... buona fortuna, riprese Margherita, aprendo il [...]
[...] sentito? — Se l'ho sentito! ero io che difendevo l’asino e la vecchia; ma diciamo la verità queste sono infamie, il conciliatore dovrebbe essere [...]
[...] l’asino di cui si parlava, e lui vi ha poca differenza; che c’è dunque di nuovo? — È uscito in campagna, a cavallo, con una scure, ed una zappa dentro [...]
[...] la bisaccia; lo hanno visto don Simone e don Eusebio. — Come? s’è dunque svegliato dalla sonnolenza? pare che non gli convenga, di starsene [...]
[...] per la confusione, si asciugava il sudore con un fascio di carte scritte, tingendosi così di nero la faccia, e destando l’ilarità di tutti i [...]
[...] , che aveva trovato a pascolare abusivamente nel suo orto. Li aveva aggiogati assieme con una cordicella, e poi se li era messi avanti al suo [...]
[...] buoi disposto; erano passati per la via principale, credendo di andarsene in casa propria, e don Zua, non volendo perdere la dovutagli indennità [...]
[...] fece forza a sè stesso, e si rassegnò a seguire le due bestie, mandandole avanti con disinvoltura, stimolandole con una verga, come se stesse a [...]
[...] gli avrebbero detto corna alle spalle. Tutti perciò evitavano di separarsi per i primi, e quasi sempre il crocchio si scioglieva completamente al [...]
[...] tocco dell’avemaria. Don Zua dovette passare proprio dinanzi a quella riunione di maldicenti, e sebbene fosse convinto che nessuno tra quelli [...]
[...] : — Come, don Zua, s’è fatto boaro tutto in una volta, e gli studi? Zua impallidì per la rabbia; però seppe frenarsi: — Per studiare ci vogliono [...]
[...] non più tardi d’ieri, ho trovato la scrittura che lei aveva fatto al povero mio padre; e, sa, mi dispiacerebbe di dover mandare l’usciere in [...]
[...] casa sua. Don Eusebio non si potè esimere dal ricevere quella lezione, così, in pubblico, e cercò di nascondere con uno schianto improvviso di tosse [...]
[...] , le ultime parole di Zua; ma fu inutile perchè tutti le avevano udite; e siccome molti fra quelli erano oppressi dalla stessa malattia, chi per [...]
[...] di sfogare la rabbia con noi, perchè, dai banchi dell’Università, deve tornare a piantar cavoli e patate, fece don Vittorio, il quale era stato [...]
[...] aveva preso coraggio; e tutti i giorni se ne andava in campagna, e colà cominciava ad addestrare le membra signorili alla durezza della vanga [...]
[...] . Quando la sera tornava a casa, dopo una lunga giornata di lavoro, sentiva con più dolcezza l’ora del riposo, e provava un’intima soddisfazione di [...]
[...] non essere stato ozioso, e d’aver guadagnato qualche cosa. Mentre prima andava nelle campagne più lontane, per non essere visto da nessuno, ora si [...]
[...] ad uscire di casa, con l’abito vecchio; il giorno appresso, prese egli stesso la zappa, portandola a bilancia, come soleva portare la mazza, e [...]
[...] , e spalancato il portone, uscì coi buoi aggiogati e coll’aratro sulle spalle. In paese qualcuno mormorò ancora; gli scagliarono gli ultimi dardi [...]
[...] rispetto. Egli viveva lontano da tutti i nobili di Mamoiada, perchè li conosceva maligni e pettegoli. Le ore d’ozio le passava sotto alle grandi [...]
[...] e fresche ombre delle querce immense, nella collinetta che sovrastava all’orto, godendone la frescura quando il sole bruciava i fiori ed [...]
[...] ingialliva le messi. Quelle piante erano diventate la sua famiglia; di là vedeva la distesa uguale e piana dell’orto coltivato con le sue mani. Il suo [...]
[...] sollecito, ad innaffiare, con lo spruzzo sottile come la nebbia, fresco e rigeneratore, ogni pianticella appassita; ed era felice, quando poco dopo [...]
[...] terra bruciata dal sole, beveva, beveva, avida, l’acqua rigeneratrice, e Zua, lieto, con la bocca affannosa e con gli occhi sbarrati, mandava [...]
[...] sempre, acqua, acqua, finchè, la sua terra le sue piante ne fossero sazie, soddisfatto come se egli stesso fosse bruciato dall’arsura estiva, e si [...]
[...] inebbriarsi di quella frescura. Da tutta quella verdura, da quell’umidore, saliva al naso di don Zua un profumo acuto e penetrante che gli [...]
[...] occhio tenero e contento, e se ne partiva quasi con mestizia. XVI. Era uno dei primi giorni d’aprile; il sole tramontava in una gloria di [...]
[...] colori, ed un profumo soave di fiori invadeva l’aria. Era uno di quei tramonti che invitano gli animi alla pace serena, all’amore tenero e dolce [...]
[...] beveva le esalazioni piene di sonnolenza e di languore e zappava, zappava, lentamente, invaso anch’egli dalla spossatezza e dal torpore di quelle [...]
[...] cappellaccio che lo riparava dal sole, e guardò dalla parte d’onde veniva la voce. Dietro la siepe dell’orto, tra le fave verdi, intravide, come [...]
[...] del paese. Ella era la più bella giovinetta di Mamojada, tutti lo dicevano, e non eravi persona, che vedendola passare, non si voltasse ad [...]
[...] lato avrebbero voluto sposarla, un pò perchè era bellissima, e più di ogni altra cosa, perchè, con la sua dote, c’era da rimettere in piedi i [...]
[...] abbia visto, esclamò sinceramente Zua, che la guardava abbagliato da tanta bellezza. — Matto, esclamò sorridente Boella, e buttò addosso a don Zua [...]
[...] t’avrà ripetuto più di mille volte, ciò che io non t’ho detto che una sola. Don Zua aveva saputo esser galante con la bella popolana, e forse [...]
[...] sempre il pericolo e non ci cadono mai dentro. — Dunque tu hai corso un gran pericolo, chiese don Zua, tra il serio ed il faceto. — Grave? non [...]
[...] glie l’ho detto, ancora un secondo e sarei andata all’altro mondo, all’inferno sa. — Al cielo, vorrai dire, gli angeli tornano là, d’onde son [...]
[...] venuti. — O smette, o non racconto più il fatto. — E sia, ascolto. — Come dicevo.... m’aiuti lei, dove era rimasta? cioè, non avevo cominciato [...]
[...] , perchè tutti ci eravamo dimenticati di innaffiarlo, e sono andata ad attingere una secchia d’acqua dal pozzo. Quel pozzo che abbiamo fatto [...]
[...] scavare poco tempo fa e che non è ancora finito; l’ha visto? Zua accennò di sì. — Ci hanno messo due o tre tavole sopra perchè nessuno possa [...]
[...] caderci dentro, io mi fidai sopra una di quelle tavole, e mentre tiravo su la secchia.... crac, la tavola tarlata, si spezzò in due, proprio nel [...]
[...] mezzo, ed io giù, dentro al pozzo. Ho fatto a tempo ad afferrarmi all’altra tavola e allora: Aiuto, aiuto, gridai con tutto il fiato che avevo in [...]
[...] corpo. Meno male, passava di là il brigadiere, è accorso e mi ha salvata. Ah, ah, ah, è stata proprio curiosa; per un pelo non me ne volavo [...]
[...] mettessi di simili idee per la testa; io sono una povera popolana, e lei è nobile. I cavalieri non si possono abbassare fino a noi. Bella [...]
[...] figura farebbe con una moglie contadina! Vada, vada là, che in paese ci sono delle dame, belle e ricche; io non la farei felice. Zua non ascoltava più [...]
[...] le parole della fanciulla; un pensiero dolce accarezzava la sua mente, e un’emozione che fino a quel momento non aveva mai provato gli diede [...]
[...] subito voto di andare a far orazione a San Mauro di Sorgono; non ora; alla fine di maggio, quando vi sarà la festa. Così potrò fare un viaggio, e [...]
[...] due servizî; adempirò al mio voto e.... e mi divertirò un poco. Vuol venire anche lei? Via, faccia il voto; vedrà, vedrà come ci divertiremo [...]
[...] , se accetti, e se non sono indiscreto, t’offro di portarti in groppa al mio cavallo. — Patto fatto, esclamò Boella, battendo le mani, se non [...]
[...] rivederci, e... pensi a S. Mauro. E leggera come una gazzella, correndo fra le fave verdi, scomparve agli occhi di Zua che stette ancora qualche [...]
[...] crescevano, se le fave erano troppo mature, se le lattughe erano ancor tenere, e di cento altre cose. Don Zua, che passava tutto il giorno fra quelle [...]
[...] ortaglie, gliene faceva descrizioni lunghe, fino all’ora di andare a letto, e la vecchia lo ascoltava a bocca aperta, perchè don Zua, diceva ella [...]
[...] , non è un orticoltore volgare, egli toglie i semi dai libri e li pianta secondo le regole della grammatica. Quella sera però, fu poco [...]
[...] soddisfatta delle risposte del padrone, e quando questi, appena ebbe cenato, se ne scappò via per andare a letto, disse tra sè: — Oggi il padroncino non [...]
[...] quella stretta al cuore quando l’aveva vista allontanarsi, e sparire fra le fave, come se lei si portasse via una parte della sua anima? Perchè [...]
[...] gli aveva lasciato quella tristezza tenera e dolce, quella voglia inesplicabile di piangere? Perchè non le aveva potuto dire neanche addio [...]
[...] sentito quel dolce e misterioso palpito, che ora lo faceva pensare costantemente a Boella! Che ne fosse innamorato? Nella vita l’innamorarsi è un [...]
[...] istante, basta vedersi! E se ne fosse davvero innamorato? che male c’era? Non era forse padrone della sua volontà? Di che avrebbe temuto? della [...]
[...] critica dei parenti e degli altri nobili di Mamoiada? Oh egli quella critica l’aveva sfidata, da molto tempo, non se ne curava più! si sentiva, di [...]
[...] molto superiore a loro, perchè era incapace di far male ad una mosca, e se ne viveva tranquillo, nel suo guscio. Che gli importava a lui, se [...]
[...] Boella non era nobile? era contadina, ma onesta; non potevano dirle ciò che s’era detto, e si diceva tuttora, in paese, sul conto di donna Veronica [...]
[...] niente. Quali idee si metteva in testa! Se fosse stata innamorata non gli avrebbe proposto di andare assieme a S. Mauro, e non avrebbe accettato [...]
[...] l’invito che le aveva fatto egli, di portarla in groppa al suo cavallo! E quelle parole che gli aveva detto quando se ne andava: Pensi a.... San [...]
[...] attraverso la siepe? Chi sapeva che anche lei non si fosse innamorata? E Zua si fermava di più in questo pensiero. La speranza di essere riamato da [...]
[...] nel baratro. La meschina si dibatteva; ma inutilmente. Il brigadiere più forte, riuscì a stringerla fra le braccia, e baciandola in bocca, con le [...]
[...] labbra di fuoco, andava mano, mano, scomparendo tra le fiamme. In quel punto Margherita entrò spaventata nella camera di don Zua e lo svegliò [...]
[...] sogno. — Che c’è stato? e lo domanda a me, che tremo ancora come una foglia, dallo spavento? debbo domandarlo a lei, che gli è successo! si è [...]
[...] messo a gridare: — Aiuto, aiuto, la stanno uccidendo, salvatela, per carità, salvatemi Boella! e un mondo di cose che non ho potuto capire, perchè [...]
[...] le pronunziava come se qualcuno cercasse di strozzarlo. Io sono accorsa, pensando ad una disgrazia, e, meno male, sia lodato il cielo, non era [...]
[...] Boella che stavano uccidendo, e che lei voleva salvare a tutti i costi? — Ma, va un pò a pescarla! sarà Boella Santoni; mi sarà venuta in mente [...]
[...] , perchè ieri a sera l’ho vista nell’orto e le ho anche parlato, fece don Zua affettando indifferenza, ma tirandosi le coltri fin sopra gli occhi [...]
[...] , non gliela passava sotto al naso, don Zua; e la buona vecchia si spiegò in un momento le distrazioni della notte precedente; ma per allora, fece [...]
[...] sul povero don Zua, e ne godeva, soddisfatta. Vedeva il poveretto consumarsi, bruciato da quel fuoco lento, e tutti i giorni, con uno sguardo [...]
[...] un po' d’amore. E don Zua era diventato lo schiavo di Boella! Qualche volta, quando ella lo aveva guardato più languidamente del solito, quando [...]
[...] lunghe ore insonni riandava, col pensiero, ogni parola, ogni gesto, ogni sorriso, della fanciulla; baciando e ribaciando qualche fiore secco, che [...]
[...] ella gli avea donato ancora ricco di profumo e di freschezza; e premendo sul cuore una piccola medaglia che gli aveva dato lei, dicendogli che [...]
[...] , e non aveva avuto il coraggio di dire una parola. Dopo tutto non era meglio sapere se Boella lo amasse, se volesse essere sua moglie, piuttosto [...]
[...] ambizioncella l’aveva; e quasi tutti i loro terreni erano confinanti. Non avrebbero fatto altro che atterrare i muri, per far casa comune. Da quel lato [...]
[...] , in parte, la distruzione fisica e morale di don Zua, erano giunti gli ultimi giorni di Maggio, tempo della partenza per la festa di S. Mauro [...]
[...] . Don Zua aveva pensato con ansia, notte e giorno, a quella partenza affrettandola col pensiero; sognando il felice momento in cui il corpo [...]
[...] gentile e flessuoso di Boella si sarebbe stretto fortemente al suo, quando, sullo stesso cavallo, avrebbero fatto quel lungo viaggio. Pensando a quel [...]
[...] Boella; avrebbe stretto a lungo quella manina bianca, morbida, al suo seno, e l’avrebbe costretta dolcemente a sentire le forti pulsazioni del suo [...]
[...] si affaticava nel preparare l’occorrente. Aveva fatto apposta un viaggio, fino a Nuoro, per farsi tagliare i capelli e la barba, e per [...]
[...] cavallo, delle staffe e specialmente degli speroni, che diventarono lucidi come l’argento. Il giorno prima della partenza don Zua era già pronto [...]
[...] completamente, e non aspettava che l’avviso di Boella. Ogni colpo che sentiva, battuto al portone, credeva che fosse zio Marco Santoru, venuto per [...]
[...] alla porta. Non poteva stare un minuto fermo; andava alla stalla e visitava il cavallo, che pacificamente divorava il foraggio bastevole per [...]
[...] e di zio Marco Santoru. Margherita, che, dal famoso sogno di Zua, aveva capito molto, non ebbe più il minimo dubbio, e vedendo don Zua in [...]
[...] ragazza? Margherita, che rammendava i calzoni vecchi di don Zua, si tirò gli occhiali sulla fronte, e sospese il lavoro, guardandolo fisamente [...]
[...] in volto, con due occhietti grigi, penetranti e scrutatori. — Che le dirò? la Boella la credo un’ottima ragazza, un po’ guasta, un po’ viziata dal [...]
[...] padre; si sa, figlia unica; e sopra tutto non parmi una giovinetta seria; oh, tuttaltro, la credo, anzi, leggera, assai leggera; ma già; ha [...]
[...] sedici anni, e bisogna compatirle molto, crescendo, si farà, anche lei, seria come tutte le altre. Don Zua ascoltava, evidentemente contrariato [...]
[...] confanno al suo ceto. Le piacciono un po’ troppo i cavalieri, e disprezza i suoi pari; cosa che non sta bene, perchè è certo che un cavaliere non va [...]
[...] proprio a sposar lei, sebbene sia bella e ricca. — E se ce ne fosse uno di cavaliere, che volesse sposarla, che ne diresti tu Margherì? — Meno [...]
[...] male, ci è arrivato lei stesso, e ciò mi consola, perchè mi dimostra che lei mi ritiene degna di una sua confidenza. Questa confidenza che lei [...]
[...] , hai indovinato; io amo Boella, e se ella vuole, la sposerò. Margherita diventò pensosa, un istante, e poi abbassando la voce, come se temesse che [...]
[...] onorate d'essere prescelte da lei; ragazze nobili dico, uguali a lei, e sebbene più povere di Boella, molto più bene educate, e più.... — E più [...]
[...] ? insistè Zua impazientito. — E più serie, e meno vane e meno civette di quella pazzarella, innamorata di sè stessa. — Ma credi dunque tu, che io possa [...]
[...] , li disprezzo, perchè sono indegni della mia amicizia, perchè hanno goduto delle mie disgrazie, e mi hanno riso in faccia, quando son tornato a [...]
[...] . Margherita uscì per vedere chi fosse, e poco dopo introdusse zio Marco Santoru. Era questi un vecchietto arzillo, di buon umore, il quale in quel [...]
[...] prima che don Zua riuscisse a fargli rimettere il berretto in testa e a farlo sedere. Il povero vecchio confuso, da tanta buona grazia di don Zua [...]
[...] qualunque ora, che in quel caso toccava alle donne il comandare. Zio Marco Santoru temendo d’essere stato già troppo indiscreto, si alzò, e inchinandosi [...]
[...] ? benissimo, io alle quattro e mezzo sarò in casa vostra pronto. Zio Marco Santoru avrebbe voluto protestare; ma Zua, versandogli un bicchiere di [...]
[...] quei pochi oggetti, che dovrò mettere nella mia bisaccia; perchè come siamo stati intesi con lei, e se voi lo permettete, ella verrà in groppa [...]
[...] tenerezza e per riconoscenza. — E sia come vuole vossignoria, e beviamo alla sua salute, disse zio Marco quando si fu un po’ rimesso. — Alla [...]
[...] vostra, rispose Zua, toccando col suo il bicchiere del futuro suocero, e bevette. XX. La notte precedente alla partenza don Zua non dormì. Il [...]
[...] dal campanile gli arrivò vibrato lo squillo dell'orologio che batteva le tre, ne fu ad un punto sorpreso e lieto. — Diggià, pensò don Zua [...]
[...] studente, tutta profumata di spigo e di mele cotogne, la sola profumeria che si avesse sempre permesso la buon’anima di donna Clara; e la indossò [...]
[...] dopo averla misurata, non gli parve degna di un viaggio e di una festa, e la tolse, sostituendola con un fazzoletto di seta azzurra, che [...]
[...] l’abito color uva passa, e calzò gli stivaloni nuovi, ai quali erano stati già attaccati gli speroni, che col loro tintinnìo svegliarono Margherita [...]
[...] frammento di specchio, incollato al muro l’impressione del suo abbigliamento; ma non riusciva a vedersi che un occhio e la metà del naso [...]
[...] quest’ultima operazione don Zua tornò in cucina, prese il caffè per non fare dispiacere a Margherita, non perchè ne avesse voglia, e si fece portare la [...]
[...] , a fiori rossi ed azzurri, con guarnizioni e ricami e fiocchi e cordoni pendenti. Con un salto don Zua fu a cavallo, e, dato di sperone alla [...]
[...] tempo, in lontananza, e quando Margherita non lo sentì più, rinchiuse il portone dicendo a sè stessa: — Chi l’avrebbe detto, che un angelo come [...]
[...] ragazzo, che Dio gliela mandi buona! Certo che se viveva don Pantaleo le cose sarebbero andate diversamente, e quella stracciona non avrebbe mai [...]
[...] . Iddio c’è per tutti e penserà anche per me. XXI. In casa di Marco Santoru s’erano alzati da parecchio. Allo scalpitare del cavallo di don [...]
[...] Zua si aperse una finestra, e la testa leggiadra di Boella apparve agli occhi del giovane innamorato illuminata fantasticamente dallo splendore [...]
[...] bianchiccio dell’alba. — Babbo, babbo, apri, esclamò la bella fanciulla, con una dolcissima inflessione di voce, — è don Zua — e scomparve dalla [...]
[...] finestra per andargli incontro. Marco Santoru era volato ad aprire la porta, e Zua, che aveva legato il cavallo ad un anello conficcato nel [...]
[...] . Il patrizio di Mamoiada non trovò una parola per salutarli; l’apparizione sfolgorante di Boella gli aveva chiuso la voce nella strozza. E [...]
[...] sul davanti, erompeva un seno modellato stupendamente, che la camicia candida, sottilissima, lasciava indovinare fresco e sodo, sorretto da un [...]
[...] gonnellino, pure di scarlatto, a pieghette piccolissime, delineava le forme statuarie dei fianchi della fanciulla, e pietosamente scopriva due piedini [...]
[...] don Zua, e ne arrossì pel piacere; poi vedendo che il povero giovine non poteva trovare una parola da rivolgerle, fu lei che cominciò il discorso [...]
[...] onore, e non sapremo mai ricompensare in nessun modo il disturbo che si ha voluto prendere. Don Zua, che a poco a poco si rimetteva, prese un [...]
[...] pò di coraggio. — Ma ti pare? Boella, io avevo fatto una promessa, e la mantengo, come tu mantieni il tuo voto; e se non fossi stato contento [...]
[...] , s’arrischiò a dire Marco Santoru, che era in estasi, e dico un disturbo perchè un viaggio da qui a S. Mauro è lungo e disagioso; la festa sarà [...]
[...] bella e santa; ma la fatica della strada è troppa. — Non ne parliamo più, caro zio Marco, fece Zua in tono scherzevole, o comincio a credere che [...]
[...] questa volta, noi non lo dimenticheremo mai: e se per caso avesse qualche volta bisogno dell’opera mia, si ricordi che ha un servo fedele [...]
[...] . Ella aveva capito troppo, e chinò gli occhioni sfavillanti, dopo aver posato su don Zua uno sguardo dolcemente amoroso, che valeva mille [...]
[...] promesse. In quel momento lo scalpitare di parecchi cavalli e voci allegre rimbombarono nella via; un istante dopo fu bussato alla porta, ed una robusta [...]
[...] voce mascolina, fra le risate della compagnia cantò: « Non pesas dal su lettu, sonnicrosa, « Pro oscurare sa luche e sas istellas, « Chin [...]
[...] della comitiva, fece Boella guardando dalla finestra, e poi sporgendosi fuori: — Un minuto e siamo con voi; o volete smontare e venire su a prendere [...]
[...] un pò di caffè? — Caffè? al diavolo questo decotto femminile, acquavite perdio, e a cavallo; presto, presto, comare Boella, se volete che beva [...]
[...] alla vostra salute, e che vi dica un’altra volta che voi siete la regina delle belle del paese. — Possibile che neanche coll’incanutire vogliate [...]
[...] marmotte, che s’erano già tutte svegliate, e cominciavano a gridare perchè volevano la colazione! sono scappato come un disperato! — Poveretta [...]
[...] , quando avevo quei maledetti dolori reumatici. — Dovevate condurre anche lei. — Gesummaria! e quella canaglia di bambini a chi si lasciava? Vedrete [...]
[...] spiegato abbastanza; basta, vedremo, San Mauro farà il miracolo; non è vero? E lei, don Zua che ne dice? Don Zua, che era già sceso giù nella [...]
[...] strada, con Marco Santoru e con la figlia, faceva finta di accomodare qualche cosa nella bisaccia, per nascondere il rossore che gli saliva al viso [...]
[...] , e fece mostra di non aver sentito. In quel frattempo, Marco Santoru passava in giro l'acquavite ad una diecina di uomini che erano tutti a [...]
[...] cavallo, vestiti a festa, col fucile a tracolla, quasi tutti con una donna in groppa al proprio cavallo; e Boella correva dall’una all’altra [...]
[...] Zua, provò se la porta di casa fosse ben chiusa; e poi salito sopra un sedile di pietra situato vicino alla porta, montò a cavallo con una [...]
[...] mezz’ora di strada, la comitiva prese una viottola sabbiosa che si internava in un bosco fitto e nero, di querce altissime. Dall’una all’altra [...]
[...] immense cortine di liane e d’edera cadevano a sbrendoli, a festoni, a ghirlande, avvolgendo i tronchi giganteschi con ricami fantastici. Il sole [...]
[...] dagli effluvi di giglio e di menta che salivano su, da un fiumicello, frangentesi fra rocce altissime, coperte di musco e di verzura. Gli uccelli [...]
[...] quale si appoggiava con abbandono sulle sue spalle. Il cavallo aveva rallentato il passo, e a quando a quando si fermava, per brucare i ciuffi [...]
[...] era rimasta in gola, e non ne era uscito che un sospiro. Boella se n’era accorta, e con fina civetteria disse: — Perchè sospira così forte, don [...]
[...] Zua, si direbbe che ha lasciato il cuore a Mamoiada, e che ora siasi pentito di essere venuto alla festa con noi; se è così, non faccia [...]
[...] complimenti, io cambio cavallo e lo lascio in libertà. — Boella, proruppe don Zua, deh! non parlar così! sono due mesi che l’immagine tua non mi [...]
[...] abbandona più, che mi segue dappertutto, la notte e il giorno; due mesi che io non vedo che te, perchè ti porto scolpita nel cuore. Non ho mai osato [...]
[...] viottola, e brucava l’erbetta verde di uno spianato, protetto dall’ombra di folte querce. In quel momento un galoppare frettoloso richiamò alla [...]
[...] . Mauro l'anno venturo! Don Zua, stimoli di più il suo cavallo e non lo risparmi troppo. Se crede, Boella può montare in groppa al mio, forse si [...]
[...] cammina più svelti. Don Zua capì la lezione, e rosso come un papavero, diede di sprone al cavallo, raggiungendo subito la comitiva. In fondo [...]
[...] nell’orizzonte, s’ergeva alta e cupa la montagna di Gonari, con la chiesuola in cima, indorata dal sole, simile ad una gigantesca piramide egiziana [...]
[...] , facendo squillare vivamente i campanacci, e poi, quando si credevano sicure, si fermavano voltandosi indietro, a guardare i passeggeri coi [...]
[...] grandi occhi dolci. Il fiumicello strepitava sempre fra le rocce, e i cespi di menta mandavano sempre i loro acuti profumi. XXIII. Gavoi [...]
[...] e le esalazioni del bosco. Tutti si arrestarono, fissando lo sguardo nel punto indicato da Pietro Barraca, che diritto in arcione pareva uno [...]
[...] scopritore di nuove terre e di nuovi mondi. Lontano, lontano, infatti, appena visibile fra i vapori erranti del mattino, si distingueva il [...]
[...] campanile lungo e nero di Gavoi. — Ancora un paio d’ore di strada, è vero? chiese don Zua. — Oh scommetto che lei, se lo si lasciasse fare, ne [...]
[...] impiegherebbe cinque, rispose allegramente Pietro Barraca, ecco ciò che vuol dire esser giovani e voler troppo bene al proprio cavallo. Oh giovanotti [...]
[...] malamente in acqua, che ne dite voi compare Santò? — Compà, voi siete un gran matto, ecco ciò che dico io. — E un gran maligno, aggiunse Boella [...]
[...] , compà? — Di San Giuseppe e della Vergine santissima, compà, io ho detto abbastanza; voi bevete e datemene nuove; è vero Oliena di tre anni [...]
[...] voglio fregiare dell’ordine della zucca! — Evviva gli sposi! — Evviva, evviva! — E avanti in cammino, aggiunse Pietro Barraca, rimettendo [...]
[...] padrone di casa che sonnecchiava sopra una scranna, e comandarono parecchi litri; alle ragazze fu subito apprestato il classico rinfresco dei [...]
[...] contadini sardi, il così detto bianco e rosso, dal padrone dell’osteria, un vecchietto poco pulito, per fare il mestiere di tavoleggiante, ed affetto [...]
[...] considerazioni troppo spinte sulla pulizia dei bicchieri, e trangugiarono avidamente la bevanda freschissima. — Fresca? chiese l’uomo dalla [...]
[...] prenderebbero più di quei sorbettacci, che costano un occhio e rovinano lo stomaco; mentre qua, gli Aritzesi, per la festa di S. Antioco, ne vendono [...]
[...] anche a cinque centesimi l’uno. Zio Marco Santoru interruppe le considerazioni dell’ometto sudicio, per pagare il conto, e Pietro Barraca riaprì [...]
[...] la marcia. — A rivederci in buona salute, disse zio Marco, intascando il resto dello scudo che aveva dato, e contandolo in saccoccia, perchè [...]
[...] l'oste non s’accorgesse della sua diffidenza. — Dio lo voglia, e buona festa. — Grazie. Gavoi presentava poco di notevole ai viaggiatori, malgrado [...]
[...] l’altissimo campanile, nero, col suo secolare caprifico in cima. Il paese s’inerpicava su per la ripida costa di un colle verdeggiante, e le [...]
[...] casette nere, di granito, e di fango coi tetti oscuri, pareva stessero là attaccate per miracolo, come giganteschi nidi di rondine. Nella piccola [...]
[...] cercare, chi sa che cosa, nelle teste arruffate dei loro bambini seminudi e sporchi: qualche vecchio, accovacciato per terra, fumando [...]
[...] religiosamente la pipa foderata con lamina d’ottone, con una cannuccia di noce istoriata, colla punta del coltello, nelle lunghe ore di noia; e pochi [...]
[...] poco a poco la conversazione cadde e il silenzio fu solo interrotto a quando a quando, da qualche sbadiglio rumoroso dei più affaticati dal [...]
[...] innamorato, e avessi una bella fanciulla in groppa al cavallo direi che sono sbadigli d’amore insoddisfatto; ma con cinquant’anni suonati non c’è [...]
[...] pensate compare Santò? — Penso che la ruota ha bisogno d'essere unta, perchè giri, e già da parecchio anche io pensava come voi; ma attendeva che [...]
[...] d’amore? Scommetterei la mia zucca di famiglia, contro un soldo, che don Zua, per esempio, non ha voglia d’aprir bocca; e neanche Boella [...]
[...] . — Invece noi si muore di fame, ribattè don Zua, non è vero, Boella? — Oh certo, disse la fanciulla, e voi, compare, avete perduto la vostra zucca. — Sì [...]
[...] quel tale matrimonio, presto o tardi sarà cosa vostra. Zio Santoru fece finta di non sentire, e gli altri, per riguardo a don Zua ed a Boella [...]
[...] di là di un fiume, che si doveva guadare, nereggiava la gran massa di un bosco, pieno d’ombra e di erba fresca. I cavalli ne sentirono l’odore e [...]
[...] colombi selvatici fuggivano spauriti dalle cime delle querce altissime, e le gazze, volando da un ramo all’altro, incominciarono un chiaccherìo [...]
[...] insolente, quasi adirate d’essere state disturbate nella loro pace domestica. Il bosco susurrava leggermente, perchè i buffi, freschi e profumati [...]
[...] donne pensavano di rinfrescare i bei visetti, arrossati dal sole, nell’acqua chiara e freschissima di una fonte, che scaturiva sotto un’immensa [...]
[...] quella fonte freschissima, quella quercia, che doveva essere il rifugio ambito di molti viaggiatori, nella caldura afosa dell’estate. E Pietro [...]
[...] perchè la zucca storica di Barraca, seguita da molte altre di minori dimensioni, faceva molto spesso il giro della mensa; e volere o no il buon [...]
[...] umore spuntò piano, piano in tutti, anche nei più stanchi. Le donne, dopo il pasto, s’erano ritirate tutte in disparte, e pispigliavano [...]
[...] ragazze che conoscevano perfettamente il suo segreto. Boella era raggiante di gioia e di bellezza. Quel po’ di sole preso nel viaggio aveva leggermente [...]
[...] ognora più, rendendolo sempre più suo schiavo. Nella dolcezza di quel riposo le ore erano passate veloci, e la sera cadeva. Lontano, sulla costa [...]
[...] del monte, Gavoi incendiato dal fuoco di quel tramonto primaverile, naufragava in un mare di luce e di colori. Fu dato il segnale della partenza [...]
[...] , e ciascuno si preparò per rimontare a cavallo. Due minuti dopo la comitiva si rimetteva in cammino, in mezzo ad un bosco foltissimo di querce [...]
[...] annerite dal tempo, sparse qua e là disordinatamente, su per una piccola pianura. Anche colà le solite donne accovacciate in terra, sul limitare [...]
[...] delle porte dei propri tuguri, gli stessi bambini seminudi e sporchi, ruzzolanti fra la polvere della strada. Alla porta di una casetta, la quale [...]
[...] certe boccate di fumo abbondanti come nuvolette. Egli vide da lungi la comitiva, ed indovinò che fra quel nugolo di camice bianche e di corsetti [...]
[...] grasso, e trattenendo il respiro, cercò di obbligare la pancia canonicale a restringersi, imprigionandola dentro la giubba, prima pacificamente [...]
[...] sbottonata. Quando i Mamoiadini gli passarono davanti: — Buona festa, gridò, facendo loro un cenno d’addio pieno di protezione, e poi rivoltosi agli [...]
[...] ultimi, che erano don Zua e Boella: Un’avemaria anche per me, forse San Mauro mi porterà fortuna, se intercede una bella ragazza come te. Don [...]
[...] Zua, il quale cominciava a vedere un rivale in ogni carabiniere fu sdegnato del complimento arrischiato del pingue appuntato, e fremette di rabbia [...]
[...] altrove, riprese il gobbetto, che conosceva il debole dell’appuntato; si vede che lei è nato sotto buona stella, non io povero sventurato. — E [...]
[...] ; cose che a noi militari succedono tutti i momenti. — Eh, lo so, lo so, la divisa piace alle donne, e si dice che Chicca, si sia lasciata abbagliare [...]
[...] dallo splendore dei suoi bottoni. — Fa silenzio, gobbo maligno, e vieni qui che ti voglio affogare in un litro di vino, così non parlerai più [...]
[...] . Il gobbetto sorrise tra sè, malignamente, e tutto lieto d’aver raggiunto lo scopo, si trascinò sulle gambette storte, fino alla caserma, ed [...]
[...] entrò dentro a riscuotere il prezzo delle sue adulazioni. XXV. Da Ovodda a Tiana la traversata non è lunga, poco più di mezz’ora di strada, e si [...]
[...] , nocciuoli e di castagni. A Tiana come in certi altri paesucoli della Sardegna, perduti in un bosco e dimenticati anche dai deputati provinciali [...]
[...] mille supposizioni. La notte cadeva umida e serena, e fra i bagliori del crepuscolo, giù, in fondo al valloncello, la compagnia dei festaiuoli [...]
[...] un alito di vento. Un mormorio confuso di campanacci e di canti pastorali si sentiva in lontananza; ma a misura che i viaggiatori si andarono [...]
[...] avvicinando, il mormorio diventò più chiaro, i canti si ripercossero nitidi e freschi per la convalle, accompagnati dal tintinnio dei campanacci [...]
[...] delle caprette che rincasavano, e lo squillo dell’avemaria pioveva dal campanile sul quieto paesello, serenamente dolce, come una cantilena [...]
[...] altri; là non si dà seccatura a nessuno, e domattina si parte all’ora che più ci piace. — Adagio, adagio, giovinetti, obbiettò zio Marco [...]
[...] di vino, una fumata, e via, cadesse anche la neve a palate; ma per queste ragazze la faccenda è diversa; non sono punto abituate, e non vorrei [...]
[...] fantasticherie poetiche e diede ragione ai vecchi. — Quel che parmi un po’ scorretto si è che tutti dobbiamo andare in casa del vostro amico, compare [...]
[...] Barrà, di Beppe Diego Lidone, parmi abbiate detto; diamine siamo sedici individui e nove cavalli, la mi pare una sconvenienza davvero. Non [...]
[...] sarebbe bene che gli uomini andassimo a dormire in campagna? — Ma vi pare? Si vede che non conoscete Peppe Diego; la sua casa è un convento, e nelle [...]
[...] sue stalle ci sta una mandra di cavalli. Quando monsignor vescovo fa il giro pastorale per la cresima, va sempre in casa sua; e persuadetevi [...]
[...] che quella razza di gente non va mai sola; sono come la peste! ha sempre dietro di sé uno stormo di pretonzoli e di canonici panciuti, che [...]
[...] mangerebbero la parrocchia, se fosse di pasta di mandorle! Via, scacciate ogni dubbio, e venite con me, e persuadetevi che sarete bene accolto, forse [...]
[...] , proprio da Sardo; oh vedrete, vedrete, che uomo; vi tratta subito col cuore alla mano, come se foste nati nella stessa casa, e vi conosceste da [...]
[...] , dopo aver toccato con lo sprone il cavallo, per avvicinarsi alla porta d’ingresso, vi bussò forte col calcio del fucile e cantò: « Peppe [...]
[...] Lidone, aperi « A s’amicu e Mamojada, « Chi ti battit cambarada « De zente e coro sinzeri: « Pro li dare un’ora e pasu, « Focu, binu e pane e [...]
[...] asilo, fuoco, vino, pane e formaggio. L’improvvisatore non aveva appena finito la sestina, che si schiusero gli ampi battenti del portone, ed un [...]
[...] , la quale gli illuminava la simpatica faccia. Senza stare troppo a pensare rispose a Pietro Barraca, cantando con voce vibrata. « A s’amicu e [...]
[...] cumpannia « Semper sa dommo est aperta; « No est de lussu sa coperta, « Pro rizziver s’istranzia; « Però conten cosa issoro: « Pane, binu e bonu [...]
[...] ospitale. — A tutte le ore, tu lo sai, la mia casa è aperta per gli amici, e per gli amici degli amici. — E voi siate tutti i ben venuti, sebbene io [...]
[...] non abbia ancora il bene di sapere chi voi siate; venite avanti, venite avanti, e smontate. — Tutti amici miei, disse Pietro Barraca, (I) La [...]
[...] misura che si invecchia si diventa smemorati. Vengano pur dentro, e lascino tutto qui, che per i cavalli ci pensano i ragazzi. Difatti, sei o sette [...]
[...] asciugare i suoi panni, se sono inzuppati d’acqua, e ad una stuoia di giunchi per riposare le membra, accanto al focolare. La cucina sarda [...]
[...] , nelle case del basso ceto, siano anche di ricchi proprietari, è la sala di ricevimento, la sala da pranzo, ed il dormitorio dei servi e talvolta [...]
[...] , tra un bicchiere e l'altro di buon vino; perchè i sardi, in generale, gridano molto tra di loro, però finiscono sempre per intendersi, salvo [...]
[...] , raccontando storielle ed arrostendo castagne e patate fra le bragie del focolare, mentre fuori la neve cuopre tutto, barricando perfino le porte delle [...]
[...] case. La cucina di zio Peppe Diego Lidone avrebbe potuto ricevere cento persone, e più di trenta servi avrebbero potuto dormire attorno al [...]
[...] focolare. Il padrone di casa offrì agli ospiti piccole sedie nane, e li invitò a sedersi. Le donne furono affidate alle figlie di zio Peppe, due [...]
[...] fanciulle piene di giovinezza rigogliosa, e agli uomini cominciò a pensare egli stesso, facendo passare in giro un bicchiere capace di un litro [...]
[...] , ricolmo di vino squisito. Quando gli ospiti ebbero bevuto e fu la volta del padrone di casa, egli col bicchiere alla mano, scoprendosi la testa [...]
[...] canuta disse: — Bevo alla salute e felicità dei forestieri, che han voluto far onore a me ed alla casa mia, con la speranza di berne uno in casa [...]
[...] loro a Mamojada, per la festa di San Cosimo; e di un fiato vuotò il bicchiere. — Alla vostra salute, e Dio voglia che ci sia dato tanto piacere e [...]
[...] montare a cavallo un servitore, e lo mandò ad un ovile vicino, per uccidere quattro agnelli, i migliori del gregge, mentre Arega, la vecchia [...]
[...] rispetto di tutta la comitiva dei suoi compaesani, zio Peppe usava mille attenzioni, e mentre lo aveva accompagnato in una camera pulitissima [...]
[...] , per togliersi la polvere del viaggio, Pietro Barraca ed i compagni, tutta gente fatta alla buona e senza esigenze di sorta, avevano aiutato i [...]
[...] servi di zio Peppe Diego ad infilare gli agnelli in certi spiedi enormi lunghi e larghi come spadoni antichi. Due ore dopo, in una camera attigua [...]
[...] , fra quelle montagne di pasta fumante, e tutto il materiale scavato, precipitava nelle gole avide di quella gente piena di salute, di forza e di [...]
[...] appetito. Alla carica ci si era andati in silenzio, e direi quasi con religiosa venerazione. Il primo a rompere il silenzio fu Pietro Barraca [...]
[...] cento teste di preti consacrati! Gli uomini risero del paragone, e le donne più per sistema che per convincimento, protestarono in favore del [...]
[...] modo, che voleva dire: non lo sono, ma vorrei esserlo tanto volentieri! — Non è sposo, aggiunse ammiccando Pietro; ma c’è temporale in aria, e [...]
[...] parmi che San Mauro, che guarisce gambe e risana teste, farà anche questo miracolo; che ne dite voi, comare Boè? A togliere Boella dall’impiccio [...]
[...] giunsero gli agnelli, arrostiti stupendamente, e ben disposti dentro ampi taglieri. Essendo questo un argomento di grande importanza, tutti gli [...]
[...] occhi si concentrarono sui taglieri, e nessuno pensò più alla risposta che avrebbe dovuto dar Boella. In breve anche gli agnelli furono divorati [...]
[...] , e parecchi bottiglioni di vino eccellente sparirono, portando una schietta allegria nei commensali. Fu allora che cominciarono a fervere le [...]
[...] discussioni, i racconti di caccia, le descrizioni della Sardegna, i confronti e gli apprezzamenti. Si parlò di cavalli, di corse, di inimicizie sarde [...]
[...] , di banditi, di fucilate, di tradimenti e di battaglie. Zio Peppe Diego che aveva combattuto volontario nel 1848, non potè fare a meno di [...]
[...] mostrare la cicatrice di una ferita al petto riportata a Goito, e raccontando il fatto pianse di gioia. — Evviva zio Peppe Diego, gridò don Zua, il [...]
[...] che chiude la pianura sottostante s’erge la chiesuola campestre di San Mauro, nera e screpolata, quasi protetta dal campanile di pietra. Da [...]
[...] lungi si sarebbe detta un antico castello medioevale. Il muro di cinta, coi suoi due ampi portoni situati uno ad oriente, e l’altro ad occidente, e [...]
[...] vero paese; centinaia di carri, trasformati in abitazioni, chiusi con lenzuola e con coperte di lana davano l’idea di lontane barche con le [...]
[...] direzioni, saltando muri, varcando fossi, superando siepi; armenti intieri di bovi, rincorrentisi e cozzanti con le corna terribili. Squilli di [...]
[...] campane, fucilate, nitriti di cavalli, muggiti di buoi, canti allegri e voci di rinvenditori, si confondevano nell’aria, formando un assieme simile al [...]
[...] della festa. I viaggiatori si fermarono a contemplare da lungi quel grandioso paesaggio, e per qualche istante nessuno aprì bocca. La chiesuola [...]
[...] spettacolo. — Bello, stupendo, disse don Zua, diventato poeta, perchè sentiva l’alito caldo e profumato di Boella, la quale per veder meglio [...]
[...] chiasso, che vociare; e stiamo attenti, per non separarci; sarebbe un guaio, perchè non ci potremmo più trovare, sapete? — Non ci mancherebbe altro [...]
[...] , disse don Zua, già disperato alla sola idea di perdere Boella in mezzo a quel pandemonio. La fanciulla capì il pensiero di don Zua, e gli [...]
[...] salvo. XXVIII. Un’ora dopo i nostri Mamojadini, preso possesso della casetta, che avevano avuto la cura di assicurarsi fin da un mese prima, e [...]
[...] posti in luogo sicuro i propri cavalli, e liberi da ogni pensiero, si decisero a frammischiarsi anche loro in quel mare vivente della festa. Il [...]
[...] primo pensiero fu di andare a ringraziare il Santo, perchè li aveva assistiti nel viaggio. Ci volle del bello e del buono prima di poter [...]
[...] azzurreggianti più fini della seta, capelli biondi più dell’oro; braccia, mani, gambe, piedi, poppe e candele di cera bianchissima, legate con nastri [...]
[...] l’apparenza di un bazar in liquidazione. Don Zua, tenendo per mano Boella, e seguito dal resto della compagnia, si avanzava lentamente, tra la [...]
[...] folla inginocchiata, e a mano, a mano, andava guadagnando terreno. Quando fu vicino all’altare s’inginocchiò con Boella e pregò; pregò caldamente [...]
[...] Zua? Dentro al cuore l’occhio umano non vede. Prima di andar via dalla chiesa don Zua furtivamente trasse di tasca un gran cuore d’argento e lo [...]
[...] versarsi dentro la chiesa. Era un’onda di colori vivaci, di broccati sfavillanti, di lini bianchissimi, di sete e rasi corruscanti, un tutto [...]
[...] tempestato d’oro e di gioielli, tutto ricchezza, tutto barbagli di pietre e di metalli preziosi. Era una colonna che si avanzava continuamente [...]
[...] , interminabile, di fanciulle bellissime, di spose procaci, di vedove piene di tentazioni, e miste a loro, vecchie dai profili adunchi, di [...]
[...] , erano le tettoie per i negozianti di telerie, seterie e chincaglie, accorsi alla festa. Là c’era una gara tra di loro, per esporre con gusto i [...]
[...] per incanto, in veri salotti orientali, ricchi di drappi di seta, di broccati d’oro e d’argento, di damaschi preziosi. Le fanciulle [...]
[...] accorrevano a sciami, gaie, vezzose, piene di incanti e di seduzioni, rovesciavano tutte le stoffe, discutevano coi venditori, andavano via, poi tornavano [...]
[...] (carapinna) sempre pronti, gentili, e servizievoli, studiandosi di contentare gli avventori, arsi dal sole e dalla vernaccia. Più in là i [...]
[...] ingenui. Dopo i napoletani, due lunghe file di donne di Tonara, rivenditrici di turrones, povere vittime, in tutte le feste isolane, dei lazzi e degli [...]
[...] scherzi osceni degli ubbriachi; condannate a stare giorno e notte, sempre sul chi vive, accanto al loro tavolo, senza prendere un’ora di sonno [...]
[...] lente, le solite vedute, le solite fucilazioni e i soliti funerali. Una donna, sfinita dalla febbre, batteva rari colpi stanchi, sopra una gran [...]
[...] d’albero, coi suoi lazzi faceva ridere a crepapelle un mondo di ragazzi cenciosi, che si divertivano a tirarle pietruzze di nascosto. Quà e là le [...]
[...] tende dei rivenditori di vernaccia e di dolci. A ogni passo un Gavoese, che assordava i passanti, col tintinnìo dei campanacci e degli speroni [...]
[...] innalzavano le capanne dei Milesi venditori d’aranci e di vernaccia. Sotto quelle capanne eleganti, fatte con stuoie di canna, rutilavano mucchi [...]
[...] giorni e per tre notti senza tregua di un minuto. La festa si chiudeva, come anche oggi, con la processione. Parecchi squadroni di cavalieri [...]
[...] , come se attendessero il segnale del torneo, aspettavano nervosi e impazienti lo scampanìo che annunziasse il muoversi della processione. Dopo [...]
[...] tanto dal campanile echeggiò lo squillo delle campane, e la processione si mosse, partendo dalla chiesa. In testa erano i fedeli a cavallo, con [...]
[...] labari e bandiere, a capo scoperto, tutti ordinati costringendo i focosi animali ad un passo lento e regolare; poi i confratelli col Santo, dietro [...]
[...] senza berretto, con certe selve di capelli irti e scomposti, recitanti il rosario in cantilena. Seguivano miriadi di donne di tutta l’isola, coi [...]
[...] fucili e di pistoloni, sparati durante il passaggio della processione. Molti avevano voluto godere il pittoresco spettacolo da lontano, e perciò [...]
[...] processione era uscita dal portone d’oriente, detto di Sorgono, e dopo venti minuti rientrava per quello d’occidente, detto d’Ortueri, appunto [...]
[...] perchè sono rivolti verso questi due paesi. La vera lotta fu allora, per entrare in chiesa, e per ricevere l’ultima benedizione. Chi arrivò ad averla [...]
[...] fine della processione era il segnale della partenza. In un momento tutti avevano preparato le bisacce, sellato i cavalli, e per parecchie ore non [...]
[...] vele spiegate. Dei clamori della festa non rimaneva che un mormorìo sordo, moribondo; qualche nitrito di cavallo, qualche muggito di bue, e in [...]
[...] lontananza qualche canzone senza entusiasmo. Quel grande spazio ove si erano passati tanti giorni di allegria schietta e di festa generale, ora [...]
[...] andava seppellendosi in un abbandono triste. Pareva un villaggio abbandonato da un popolo di emigranti; qua e là qualche mucchio di paglia, e [...]
[...] crepuscolari e fra la grigia tristezza della sera, andavano scomparendo i vivaci colori dei superbi costumi, e S. Mauro, col sopraggiungere [...]
[...] della notte, si addormentava di un sonno che doveva durare un anno. XXIX. — E tu attenderai fino a quando io abbia conseguito ciò che brami [...]
[...] Boella quasi lacrimando, io attenderò, e quando tu avrai adempito alla tua parola, io manterrò la mia, sarò tua moglie! — Oh grazie, grazie, Boella [...]
[...] , mille grazie, tu sei un angelo, questa per me è troppa felicità, oh come te ne sono riconoscente, quanto t’amo! Con questo giuramento e con [...]
[...] questo scambio di promesse era finito il lungo dialogo, che don Zua e Boella avevano tenuto sotto voce durante la prima ora di strada. Don Zua si [...]
[...] nome, sposare la più ricca ereditiera del circondario, e finalmente aveva finto di lasciarsi vincere; ma ad un patto; che egli sarebbe tornato [...]
[...] agli studi, per farsi maestro di scuola, o segretario comunale. I nobili di Mamoiada lo avrebbero così dovuto ammirare; e l’umiliazione di sposare [...]
[...] una ragazza di condizione inferiore alla sua, avrebbe perduto le sue tinte più forti; e dinanzi a quella potenza di volontà, la sua sarebbe [...]
[...] parsa una bizzarria giovanile, e null’altro. Ma in fondo in fondo Boella non la pensava così; era la superbia di ragazza viziata, che le faceva [...]
[...] la ninna nanna, quando la cullava piccina: « De cavalleris isposa, « T’appo a bider, a manna, « Prus bella de sa rosa « Prus sottile e sa [...]
[...] mia, « Dormi, vida e coro, « E reposa a ninnia. (I) Lei non li aveva sentiti quei versi, dettati dal grande amore della madre; la quale era morta [...]
[...] , poveretta, senza che si fosse avverato il vaticinio; però il padre suo tenne a mente quelle strofe indimenticabili, e glie le aveva insegnate [...]
[...] faceva la casa; quante ne aveva viste lei di ragazze che s’erano maritate, così, per amore, e poi avevano finito a bastonate coi mariti! Lei non era [...]
[...] una pitocca, e perciò non aveva paura della miseria; ma appunto per questo poteva e doveva aspirare ad un nome che facesse dimenticare la sua [...]
[...] mia vecchiaia; dormi cuor mio, vita mia, e fa la nanna. così, riunendo i loro due patrimoni, in paese sarebbero diventati una potenza. Oh che [...]
[...] all’uscita dalla messa! Ma perdevano il tempo nell’essere superbe loro, i mariti erano rari, gli anni passavano, e le rughe crescevano; e non [...]
[...] tutti i giorni capitavano in paese guardie forestali disperate, e carabinieri che dovevano andare in congedo, per coglierli nella pania, e [...]
[...] Barraca, siamo già a Sorgono, in un’ora! si cammina come il vento, si cammina, e se domani i cavalli avranno questa buona voglia, in sette ore, da [...]
[...] completamente da pittoreschi boschetti di castagni e nocciuoli, di un verde cupo, che si perdeva in lontananza, fra il viola oscuro delle montagne [...]
[...] , quasi spopolato, perchè tutti erano andati alla festa, e sarebbero tornati la sera, tardi, a piedi. Dalla chiesa usciva qualche vecchierella [...]
[...] sgranando il rosario, e sotto ad una tettoia fabbricata contro il muro della chiesa, parecchi dei vecchi ottimati del paese, a turno mettevano in [...]
[...] giro la tabacchiera, e si godevano lo sfilare dei forestieri che tornavano dalla festa, rammentando i begli anni passati. In un minuto, Sorgono [...]
[...] , questa capitale della Svizzera sarda, come si volle chiamare, questo paese ricco di castagne, di vino buono, di cavalieri, di dame, e di [...]
[...] s’inerpicava su per la collina. Una viottola scavata nel sabbione dal lungo passaggio degli uomini e delle acque. I macchioni del rovo e del [...]
[...] finire in un altipiano d’onde si dominava tutto il paesello, che cominciava a macchiarsi di grandi ombre, nuotando in un mare di nebbia e di fumo [...]
[...] bianchiccio. Dato un ultimo addio a quelle terre ospitali, i viaggiatori s’internarono nell’oscurità del bosco fittissimo, e dopo un’ora e [...]
[...] giudicarne dagli odori che uscivano dalla cucina, avrebbe ristorato un morto. Mille furono le domande e mille le risposte, sugli avvenimenti della [...]
[...] cavallo sauro pomellato. Quello era un cavallo! Un marchese di Cagliari, la volta, gliene aveva offerto 200 scudi e in quei tempi 200 scudi eran [...]
[...] qualche cosa; ma non ne aveva voluto sentire neanche la proposta, perchè quando lo inforcava era sicuro del fatto suo. Si cenò allegramente e [...]
[...] e l’eco lusinghiera delle sue promesse, non gli lasciarono prendere riposo. XXX. Che don Zua fosse il fidanzato di Boella, a Mamoiada, lo [...]
[...] lo aveva innalzato al cielo. Quello era davvero un giovine di cuore! Non erano forse tutti figli di Dio e di nostra Signora? Perchè ci doveva [...]
[...] essere quella differenza tra cavalieri e plebei? Gesù Cristo che era figlio di Dio, era forse nato nobile? non era nato in una stalla [...]
[...] perfino una serenata! C’erano Pettaneddu, che suonava la fisarmonica come un angelo, e Duanu che improvvisava in un modo, in un modo! stornelli [...]
[...] , togliendo a Mamoiada il suo più bel fiore. C’era accorso il vicinato, e don Zua aveva invitato tutti, senza risparmio, trovando per ogni persona una [...]
[...] parola di ringraziamento. La notizia correva pel paese, e ciascuno vi aggiungeva un particolare. Zia Chischedda, accoccolata sul limitare della [...]
[...] porta, dall’alba alla notte, filava grosse conocchie di stoppa, e faceva la sentinella, non lasciandosi sfuggire niente di ciò che succedeva in [...]
[...] di seta, fatti venire apposta da Cagliari; scarpette ricamate, con la punta ricurva; perfino i guanti, come le signore! e l’ombrellino? col [...]
[...] quale pareva pagata appunto per raccontare quelle fandonie. — E i parenti che ne pensano? aveva chiesto zia Dorotea. — I parenti? se lo [...]
[...] , senza metterci piede. E sapete perchè ci andarono? Niente di meno che per dirgli che disonorava il nome dei Calarighes, sposando quella villana, che [...]
[...] , che avrebbe fatto il piacer suo; che non lo stessero a seccare di più, perchè li avrebbe fatti mettere alla porta come due cani rognosi. — E se [...]
[...] , con la superbia che hanno! — Pure, volere o non volere, don Zua farà il suo capriccio, e ben fatto; solo per non darla vinta a quella razza [...]
[...] , perchè non sono nata ieri; in settantacinque anni ne ho visto di belle, e se dovessi raccontare la storia, degli amori segreti di queste superbe [...]
[...] immischiarmi nei fatti altrui. — Chi ha la rogna se la gratti. — Proprio. — Statevi con buona salute, comà. — Andate con Dio, e quanto vi ho detto [...]
[...] senza volerlo.... — Ma che? mi prendete per una bambina? state, state pur tranquilla; come se l’aveste raccontato al muro. — In buon’ora. E zia [...]
[...] fatto un taglio di noci colossali, e ne aveva ricavato il tanto per poter vivere modestamente a Nuoro, per un anno; e dopo aver affidato ad un [...]
[...] fretta, che la stessa Boella ne restò meravigliata, e per un momento, di fronte a tanta abnegazione, provò qualche palpito d’amore per don Zua [...]
[...] . Don Zua partì. Partì felice perchè Boella gli aveva rinnovato le promesse ed i giuramenti, e solo, quando voltandosi indietro, non vide più la [...]
[...] , e dietro ai quali c’era la casetta bianca di Boella; il suo occhio si posò a lungo su quello sfondo amico, e solo si riscosse quando due lagrime [...]
[...] fico, e battendo l’ali con tardo volo s’andò a posare lontano sopra una roccia. Don Zua seguì con l’occhio il volo del sinistro uccello, quasi [...]
[...] involontariamente, e ne ebbe un brutto presentimento. — Maledetta, disse, sarai tu forse presaga di sciagura? e la mano andò istintivamente al [...]
[...] petto, per cercare la medaglia, che Boella gli aveva donato. La portò alle labbra e si sentì quasi rassicurato. Il viaggio fu triste. Zua rivide [...]
[...] fonte che li dissetava nelle arsure estive, e che don Pantaleo salutava, solendola chiamare la sorbettiera dei passeggeri; rivide la gran roccia [...]
[...] foggiata a tettoia, che li aveva riparati, l’ultima volta che il babbo lo aveva accompagnato a Nuoro, e ne ebbe una stretta al cuore. Povero [...]
[...] pensiero; se pure qualche volta ci pensava. Continuava a farsi corteggiare, da tutti gli adoratori, e non mancava mai ad un ballo, nella piazzetta [...]
[...] della chiesa. I compaesani tutti i quali sapevano che aveva promesso fede a don Zua, non perdevano l’occasione di criticarla, e di dirne ire di Dio [...]
[...] , una ragazza fidanzata, quando lo sposo non era in paese, non andava neanche alla prima messa, non andava! E là si ricordavano i matrimoni [...]
[...] andati in fumo, e le conseguenti inimicizie, e fucilate e morti d’entrambi i partiti. Ecco ciò che avevano fatto i continentali, che si erano [...]
[...] accasati in paese! Prima si era gridato allo scandalo, perchè lasciavano tanta libertà alle loro donne, e poi tutti avevano allentato il freno! — Se [...]
[...] fosse stata mia figlia, aveva detto zio Salvatore, il quale assisteva al ballo, seduto sopra un muricciuolo, con zio Taneddu e zio Pasquale [...]
[...] , l’avrei accompagnata a calci fino a casa; e con la pipa, che aveva tra le mani, fece una gran croce in terra, per attestare che diceva il vero, e [...]
[...] sono certo, e non voglio calunniare nessuno io, che ho poco da vivere, e non voglio dannarmi l’anima; mi hanno detto che il brigadiere fu visto [...]
[...] , l’altra sera, entrare in casa di Boella, dalla parte dell’orto. — Possibile!? — Diavolo! — E c’è rimasto dentro più di due ore, quindi ne è [...]
[...] uscito pacificamente per la stessa via. — Ma, e chi l’ha visto? chiese zio Pasquale, non potendosi convincere di quanto aveva sentito dire. — Chi [...]
[...] l’ha visto ha gli occhi buoni, e non ha nessun interesse a dire una cosa, quando non è vera; chi l’ha visto, proseguì zio Taneddu, voltandosi [...]
[...] intorno ed abbassando la voce, è Ciccio Maria, il mio servo. — Ah, brutta strega! — Mala femmina! — E don Zua, quel babbeo, che se ne sta a Nuoro ad [...]
[...] castelli! e venduti poi.... per una miseria.... per un boccone di pane! Piante, che un anno con l’altro, davano tanto frutto, da campare una [...]
[...] famiglia. — È predestinato, è predestinato, ripetè in cantilena zio Pasquale, e contro il destino ci può Dio solo! — Io so che gli hanno fatto [...]
[...] anche delle lettere anonime, disse zio Taneddu, dove gli raccontavano tutti questi fatterelli. — Ed egli? — Egli non ci ha creduto, e non si è [...]
[...] zappare la vigna, il brigadiere ha buoni fianchi e non si stanca presto. — Si dice che il mese entrante prenda il congedo, e si stabilisca qui a [...]
[...] Mamojada. — A far che? chiese zio Pasquale. — A far che? ma non sapete che quello lì, adesso, prende belle migliaia di scudi dalla massa, e con [...]
[...] gli scudi farà molte cose a Mamojada! Non lo avete visto sempre, che i forestieri nel nostro paese, trovano il paradiso terrestre, e ci mettono [...]
[...] radici? Vedrete, vedrete! — Povero don Zua! conchiusero i tre vecchietti, alzandosi, ed abbandonando la piazzetta, che il ballo era finito, e tutti [...]
[...] sparivano chiacchierando e ridendo forte, nelle viuzze strette che andavano a grado, a grado, riempiendosi d’ombra. XXXII. — Spergiura [...]
[...] ! spergiura! traditrice! aveva gridato don Zua, pallido come il fior della cenere, strappandosi i capelli; spergiura! e singhiozzante s’era buttato [...]
[...] accolto le proteste d’amore del bel brigadiere, e si era a lui fidanzata. Il brigadiere si era congedato, e fra poco si sarebbero celebrati [...]
[...] gli sponsali. Questa notizia si era sparsa in un momento a Mamoiada; e sebbene sul principio non ci si prestasse fede, nessuno ne ebbe più alcun [...]
[...] a Nuoro, e ne aveva dato la notizia a don Zua, che ne era rimasto schiacciato. Le lagrime, presto, si inaridirono nei suoi occhi, nè più un [...]
[...] , ora t’odio e ti disprezzo! — Glielo aveva ben detto io, che quella ragazza l’avrebbe fatto piangere! io la conosceva, perchè avevo più [...]
[...] esperienza di lei e.... — Taci, Margherita, taci, per pietà; non parlarmi più di lei, fa conto che io non l’abbia mai conosciuta, mai amata.... forse [...]
[...] un cuore come il suo; Dio castigherà la cattiva azione e premierà la buona. — Dio! sempre Dio! ma chi è dunque questo Iddio che gode nel veder [...]
[...] così giusto, così pietoso, così clemente? orsù, dimmelo tu che ci credi, tu che lo adori; dimmelo, orsù, dimmelo perchè io lo rinnego! E son io [...]
[...] don Zua, credendo che egli avesse perduto la ragione, e si fece il segnale della croce. Zua capì il pensiero di lei. — Rassicurati, Margherita [...]
[...] notizia non durò molto a propagarsi, e l’indomani tutto il paese lo sapeva. Lo seppe anche Boella; ma non se ne impensierì. Non ne morrà [...]
[...] , aveva pensato; un’altra, fra poco, occuperà il posto che avevo io nel suo cuore, e tutti saremo contenti. Lei non doveva sposare un uomo che non [...]
[...] amava; se un giorno gli aveva promesso di sposarlo, aveva avuto troppa fretta, e s’era lusingata perchè don Zua era nobile; ma poi ci aveva pensato [...]
[...] sopra, e s’era accorta che non lo avrebbe potuto amare mai. Così ella cercava di giustificare, verso sè stessa, la cattiva azione che aveva [...]
[...] imbiancata a nuovo, ed avevano dato la tinta alle finestre ed alle porte. In cucina non si accudiva ad infornare pani dolci, e mille altri [...]
[...] pasticci. Per l’occasione erano state reclutate tutte le amiche di famiglia. Il lavoro era stato distribuito, e chi impastava la farina, chi la [...]
[...] di prezzemolo e di zafferano; diecine, ventine di canestri, pieni di torte, cariche di farfalle dorate e d’uccelletti variopinti; i papassinos [...]
[...] forse derivante dal francese chateau, appunto perchè a questo genere di dolci, fatti di mandorle cotte col miele e con lo zucchero, si dà la forma [...]
[...] ; in fine mucchi giganteschi di biscotti, di amaretti, e di mille altre lecornie. Boella con le maniche rimboccate, mettendo in mostra il candore [...]
[...] aveva una sola, e perciò voleva che la festa fosse stata proprio di lusso. Egli, zio Marco, s’era incaricato di preparare i vini, e ne aveva [...]
[...] saputo stanare dei buoni! In un magazzino che gli serviva di cantina, nereggiavano allineati, con le loro etichette bianche, e con tanto di tappo [...]
[...] sigillato con ceralacca, centinaia di bottiglioni e di damigiane. Dentro a quelli c’era il vecchissimo di Oliena, il quale da nero era diventato [...]
[...] bianco, pieno di potenza, come il cognac; il gradevole vino dell'Ogliastra del color del rubino; la vernaccia di Solarussa e di Siniscola, bionda [...]
[...] come l’ambra; la malvagia di Bosa, indimenticabile dopo che s’è bevuta; il moscato d’Alghero, dolce come un bacio di fanciulla; il nasco e la [...]
[...] monica del Campidano di Cagliari, e quanto di più scelto, e di più squisito, avessero potuto dare le viti tanto preziose di tutta la Sardegna [...]
[...] . Don Zua, dopo il suo ritorno a Mamojada, s’era rinchiuso nella sua cameretta, e non ne era più uscito. Margherita qualche volta osava entrare da [...]
[...] fischiava lugubre, fra i rami ischeletriti degli alberi, ed un nevischio fino, turbinando copriva a poco a poco i tetti, e le strade del paese. Dagli [...]
[...] occhi di don Zua uscivano foschi lampi, e la sua faccia livida era increspata da un sorriso feroce. Si alzò d’improvviso dalla sedia e battendo [...]
[...] , nel mentre che io vado a sellarlo, preparami la bisaccia, con un pò di pane e formaggio, e due bottiglie d’acquavite. — Ma, scusi, è diventato [...]
[...] violenza il portone dietro a don Zua; ed egli con una bestemmia si pose in cammino, colla sola compagnia del suo fido fucile, e della violenta passione [...]
[...] fatalità che perseguitava l’Ebreo errante; cammina! cammina gridava a don Zua, il desiderio della vendetta. E via, per viottole scoscese, per [...]
[...] di neve, dava alcunchè di fantastico e di misterioso al bosco. Il vento era cessato, ed un silenzio sepolcrale era subentrato agli schianti [...]
[...] furiosi e rimbombanti della bufera. Le lunghe ghirlande dell’edera, intrecciate da una pianta all’altra, e coperte di neve, avevan prese mille forme [...]
[...] nascosto e riparato, per potervi passare, non visto, la giornata, e ne prese possesso. Colà, la macchia era tanto folta, che la neve non vi era [...]
[...] il cavallo della sella, lasciandogli pascolare liberamente la molle erbetta, che cresceva sotto alle macchie del lentischio e del corbezzolo [...]
[...] sonno e dalla stanchezza si addormentò. Qual era la meta di don Zua in quel viaggio? forse la chiesa campestre di San Mauro, nella speranza che [...]
[...] il Santo miracoloso gli ridonasse l’amore di Boella? Oh no certo, don Zua da qualche giorno non credeva più alla potenza di Dio e dei Santi [...]
[...] . Egli, vedendo inutili le sue preghiere ferventi, s’era votato corpo ed anima al diavolo, e nella foga della disperazione, la sua mente, correndo [...]
[...] avrebbe fatto la strega di Allai, per la miseria di pochi scudi. Allai (I) è un paesello nel centro della Sardegna, tra Samugheo e Fordongianus [...]
[...] micidiali, per l’argenteria della chiesa, la quale dicesi provenga dall’antico villaggio di Barbaggiana, ora distrutto, e per una famosa strega [...]
[...] , la quale dicevasi avesse corrispondenza col diavolo in persona. La fama della strega era volata per tutta l’isola, e dai punti più lontani [...]
[...] soddisfatto; ma tutto ciò con la più gran segretezza, perchè altrimenti l’evocazione non avrebbe avuto effetto, e le conseguenze del sortilegio [...]
[...] sarebbero state nulle. Con tali raccomandazioni, la vecchia fattucchiera si metteva al sicuro, dalle indagini della polizia, e dava maggior [...]
[...] giornata, e si era destato intirizzito dal freddo, perchè il fuoco, già da lunga pezza, erasi spento. Soddisfatto che la giornata fosse passata [...]
[...] senza che egli se ne fosse accorto, ravvivò il fuoco, e mangiò un poco delle provviste che gli aveva preparato Margherita. Il cielo si andava [...]
[...] sforzo; fra sei ore avrà deciso il destino; e si preparò a riprendere il suo viaggio. Quella fu una notte terribile! In tutto il Sarcidano, e in [...]
[...] tutto il Mandrolisai la ricordano ancora con spavento, e si fanno il segnale della croce quando ne parlano. Nei paesi crollarono le case a [...]
[...] centinaia, molti campanili caddero, atterrati dal fulmine; nei boschi, le piante secolari sradicate come giunchi, e i fiumi strariparono, travolgendo [...]
[...] affumicato, e con la porticina nera e bassa, dove non vi passava neanche un nano. Sul tetto come la fuliggine ci si posava tutte le sere una coppia [...]
[...] di gufi, bianchi, come la faccia della morte, e vi ripetevano per più ore il loro luttuoso singulto. Ogni buon cristiano del paese, obbligato a [...]
[...] passare per di là di giorno, si faceva il segno della santa croce, e mormorava sotto voce una avemaria; di notte poi non vi era barba d’uomo che [...]
[...] disturbata, e lei avrebbe esercitato senza inconvenienti, il suo mestiere, coi credenzoni degli altri paesi. Don Zua al chiarore incerto della luna [...]
[...] riconobbe subito la casetta, e vi diresse i suoi passi. Nel paese non si sentiva anima viva; qualche latrato rauco di mastino, e lungi il rombo [...]
[...] continuo e minaccioso del Tirso, ingrossato dalla piena, che si frangeva contro le sponde, travolgendo tronchi d’alberi e sassi enormi. Dopo aver [...]
[...] legato il cavallo al tronco di un fico là vicino, don Zua si appressò alla porticina e bussò sommessamente. Uno schianto cavernoso di tosse, ed un [...]
[...] ha indirizzato vi conosce molto bene; guardate, conoscete voi questo? e fece vedere alla vecchia una borsetta circolare che egli teneva appesa al [...]
[...] riconosciuto la borsetta di Viperona, la quale era stata sua allieva, e che da Nuoro, ove era sorvegliata dalla polizia, mandava i clienti alla maestra [...]
[...] d’Allai, colla quale poi divideva i proventi. — Aspetti, disse la vecchia, e rinchiuse lo sportello, quindi aperta con precauzione la porta, fece [...]
[...] pipistrelli inchiodati al muro, i vasi pieni di vipere velenose, le storte, i lambicchi, i crogiuoli, e quanti altri utensili misteriosi si [...]
[...] sarebbero trovati nel gabinetto del Conte di Cagliostro; no, la maliarda d’Allai, non usava che le carte e qualche polvere innocente. Quanta miseria [...]
[...] diceva che la vecchia, nel suo antro, nascondesse un tesoro; ma che c’era un diavolo incatenato per custodirlo, e guai a chi avesse osato di andarlo [...]
[...] ; vorrei ripartire subito, perciò prego che vi sbrighiate; e poi quasi tra sè: — se ritardo di un giorno li troverò sposati. Alla vecchia non sfuggirono [...]
[...] queste ultime parole, ed abituata a quelle visite improvvide, a quelle ore, di giovani come don Zua, capì per filo e per segno di ciò che si [...]
[...] trattava, e pensò che vi era qualche scudo da guadagnare. Quindi facendo finta di non aver capito si accoccolò vicino al fuoco. — Brutto tempo è [...]
[...] sgabello; capì che la vecchia voleva prima i danari, e messa la mano alla borsa ne trasse qualche scudo, che le gettò in grembo. — Dio lo rimuneri [...]
[...] la vecchia, trascinandosi verso la cassa, e tornando con un mazzo di carte sucide e scolorite. Le mescolò e poi ne gettò tre da una parte e [...]
[...] sette dall’altra. Aggrottò le ciglia e disse: — Lei è un amante infelice, e la ragazza che lei ama deve sposare un.... — Brigadiere! esclamò [...]
[...] la Boella del suo cuore sarebbe dovuta morire e poi disse: — Sì, muoiano entrambi, poi toccherà a me. — E sia, mormorò la strega, prima però [...]
[...] giuri che manterrà il segreto, e presentò a don Zua un rosario nero. Egli vi pose sopra la mano destra: — Lo giuro per la memoria della mia povera [...]
[...] madre. — Ed ora, ci pensi bene, è deciso a far tutto? — Sì, tutto! — Mi dia il suo fazzoletto. — Don Zua glielo diede, e con esso si lasciò [...]
[...] bendare gli occhi. — Stia fermo, e non tenti di guardare, perchè altrimenti la magìa non avrebbe effetto. — Zua lo promise. La maliarda allora si [...]
[...] avvicinò ad un angolo del tugurio, ne tolse con precauzione la terra che copriva una piccola cassetta, l’aperse, e ne trasse fuori due statuette [...]
[...] di cera, malamente plasmate, raffiguranti un uomo ed una donna; quindi rimise tutto nel primiero stato, e permise a don Zua di togliersi la [...]
[...] benda. — Ecco, disse la vecchia, una parte della magìa, e borbottando sottovoce delle parole incomprensibili piantò sette spilli, là dove sarebbe [...]
[...] andare nel cimitero del suo paese, e quando sarà suonato l’ultimo tocco della mezzanotte, con la mano sinistra dovrà dissotterrare il teschio di [...]
[...] tre volte, facendo il giro della fossa e pronunziando le parole: Satan, gloria, amen; poi uscirà dal cimitero con lo sguardo sempre rivolto [...]
[...] alla sepoltura della fanciulla. Tornato a casa farà bollire, per un’ora, il teschio nell’acqua presa da un fiume, e quindi andrà a versarla là [...]
[...] , prima che abbiano ricevuto la benedizione del prete. E tacque, raggomitolandosi sopra il mucchio dei cenci, vicino al fuoco, sicura che don Zua [...]
[...] non avrebbe mai osato di fare quanto gli aveva consigliato; e felice di aver guadagnato, con tanta facilità, una diecina di scudi. Don Zua uscì [...]
[...] , con gli occhi stralunati, e con la testa in iscompiglio, dal tugurio, inforcò il cavallo e scomparve silenzioso nell’ombra. Cammina! cammina [...]
[...] signor rettore. Egli aveva una risposta per tutti, e la sua opera era, per ogni faccenda, immediata. Attorno a Boella vi erano tutte le amiche [...]
[...] più intime. Se Filomena Dringhili era maestra nel saper dorare un pane dolce, e nel saper plasmare con la pasta un pesce, od un uccello, non lo [...]
[...] , bella come un gioiello. Le amiche se la guardarono con compiacenza; e Filomena non potè trattenersi dall’abbracciarla. — Come sei bella così, o [...]
[...] Campidanese ci ha tolto la gemma di Mamoiada, aggiunse con celata ironia, zia Rosaria, la quale era stata partigiana degli amori di don Zua, e che [...]
[...] chiamata col nome generico di Campidano. Don Tottoi discendeva da una famiglia di antica nobiltà, però andata a male, e per questo aveva preso [...]
[...] , abbastanza cospicua per un cavaliere caduto in bassa fortuna. E chiudendo un occhio sui natali plebei della sua futura sposa, aveva deciso di [...]
[...] criticato. — Fate come volete, compà. E gli inviti erano stati mandati, scritti con un bel rondino dallo stesso don Tottoi. I cavalieri non si [...]
[...] facevano pregare, quando si trattava di mangiar bene, bever meglio, e criticare il prossimo. All’ora fissata nessuno mancava. Si rividero gli stessi [...]
[...] cilindri e gli stessi abiti, portati pel funerale di don Pantaleo; qualche riflesso verdognolo di più, e qualche novella opera distruggitrice [...]
[...] di Boella, la quale ne ebbe un sussulto. Si guardò, ancora una volta, nello specchio, e si avviò in mezzo a due sue cugine, vestite anch’esse [...]
[...] rettore, da tre giorni non vedeva la bella sposa. Quando gli apparve, raggiante di gioventù, d’allegria e di bellezza, un fremito di voluttà gli [...]
[...] corse per la schiena, e non potè trattenersi dal correrle incontro sorridente. La fanciulla chinò il capo ed arrossì ponendoglisi a lato; allora il [...]
[...] corteo partì. La messa non fu certamente da sponsali di povera gente. Il rettore aveva messo la cappa delle grandi solennità, e dietro all’altare [...]
[...] l’ora solenne suonò, ed il fatale sì degli sposi fu pronunziato. Finita la messa, cominciarono gli auguri ed i baci in chiesa, e quindi si [...]
[...] avviarono. Dalle finestre e dalle porte fu un piovere continuo di piatti di grano addosso agli sposi. Mentre don Simone aveva, per un istante [...]
[...] Simone diede un gemito, e per il resto della giornata non ebbe un sorriso. Come avrebbe fatto per l'avvenire? e di quei cilindri, certo, non [...]
[...] al collo e con pendenti cuciti ai bargigli, e colombi e tortore infiocchettate. I pastori giungevano portando sulle spalle, bei montoni con le [...]
[...] corna dorate, e deponendoli in terra auguravano agli sposi di possederne a migliaia. Qualche orfeonista non mancava, e spasimi di fisarmonica si [...]
[...] sprigionavano da tutte le porte e da tutte le finestre. Il pranzo fu qualche cosa di indimenticabile! C’erano i porcellini di latte, gli agnelli [...]
[...] teneri, le pernici squisite, le beccacce impagabili, le trote del Gologone, le anguille del Grumene, e chi più ne ricorda più ne dica. Certo è [...]
[...] che il rettore, sotto la sottana, aveva sbottonato il panciotto, allentato i calzoni e le mutande, allargato la fascetta, e si faceva vento con [...]
[...] perchè era stato troppo.... eloquente. Ciò produsse un momentaneo disturbo, a tavola, e signor Vittorio perdette il filo delle idee. In piazza, una [...]
[...] di Marco Santoru, e quasi prendendo parte a quell’allegria, a quelle risate clamorose, a quel gridìo lieto, che prorompeva fuori, come un [...]
[...] torrente, ogni volta che si apriva la porta, per recare nuovi cibi, e nuovi vini a quei pantagruelici. Dal cielo azzurro, il sole riversandosi a [...]
[...] è certo ammalato; vede che vuol dire non dar retta ai vecchi? chi sa, chi sa dove sarà andato! e tutto per chi? per una civetta che non è degna [...]
[...] buon fuoco, e dammi un bel bicchiere di quell’acquavite meravigliosa. — E dalli, con quel veleno d’acqua vite, non lo sa, non se n’è accorto che [...]
[...] un’altra volta. — E quando si sposa quella gente? — Mah! comare Chischedda, mi disse, ieri sera, che si sarebbero sposati domani; e.... poiché [...]
[...] l’ha detto, dev’esser vero. — Domani.... buona fortuna! disse Zua con un sorriso strano. — Ci sono invitati tutti i cavalieri ed i signori; e [...]
[...] augurare a Margherita la buona notte. — Sempre la stessa idea, disse a sé stessa Margherita, sempre lo stesso amore di prima, e la stessa [...]
[...] dal capo quell’idea! Don Zua, quando fu solo, si buttò sul lettuccio e pianse. Una lotta terribile succedeva nel suo cuore. Fra poche ore egli [...]
[...] avrebbe dovuto essere l’assassino di colei che tanto aveva amato, e che tanto amava ancora; sì, perchè l’amava, perchè quella figurina gentile [...]
[...] guardato dolcemente, che gli avevano detto mille cose divine, che gli avevano insegnato ad amare, quegli occhi indimenticabili! e fra poco egli li [...]
[...] non svegliare Margherita, e nascondendo una piccola zappa, sotto agli abiti, si avviò. Tacevano le voci degli uomini e dei cani! Una luna chiara e [...]
[...] anni prima era morta la figlia sedicenne di don Eusebio, e don Zua aveva pensato a quel teschio, per mandare ad effetto la malìa. La tomba era [...]
[...] laggiù, vicino all’angolo che serviva d’ossario nell’abbandonato cimitero; e non eravi altro mezzo, bisognava arrivare fin là. Quelle centinaia di [...]
[...] croci nere, ritte sull’immenso lenzuolo di neve, pareva che tutte gli tendessero le braccia per scacciarlo, e i suoi passi scricchiolanti sulla [...]
[...] sua vendetta incompiuta e riprese coraggio. Come potè arrivò alla sepoltura designata. Dall’orologio della parrocchia i dodici tocchi della [...]
[...] mezzanotte squillarono lugubri, e si ripercossero tristemente nel cuore di don Zua, che cominciava ad essere invaso dall’orrore. Facendo uno sforzo su [...]
[...] fossa era quasi scavata, e nell’oscuro della terra smossa, biancheggiò un teschio. Don Zua stese la mano per prenderlo; ma uno strano senso di [...]
[...] suolo, e correre, assieme all'ombra, contro di lui. Mille gemiti, prima vaghi ed indefiniti, poi più chiari, più vibrati, gli parve si [...]
[...] gli stringeva il cuore e ne impediva i suoi palpiti. Le ginocchia gli vacillavano, un gelido ribrezzo gli serpeggiò in ogni fibra, e tutta [...]
[...] , tutto il sangue gli affluì d’improvviso al cervello, e cadde rovescio dentro la fossa scavata. XXXVII. Zame Laddara, il beccamorti, non aveva [...]
[...] perduto la sua parte, nel pranzo degli sposi; anzi, per toglierselo presto di mezzo, lo avevano servito molto abbondantemente, e prima di tutti [...]
[...] tornando, dopo aver mandato via contento Zame, — e poi, quest’oggi, la sua figura, in questa casa, mi sembrava di cattivo augurio. — Meschino [...]
[...] cimitero, chè doveva scavare una fossa, per una bambina morta nella mattinata. Sebbene fosse da molto familiarizzato coi morti e col cimitero [...]
[...] , quando vide in lontananza il corpo di don Zua, ebbe sul principio una strana paura. Poi ridendo di sè stesso si avvicinò e toccò, quel corpo [...]
[...] nell’infelice la sua pace eterna! Povero don Zua! si ha scavato la fossa da sè stesso e poi s’è ucciso, pensò Zame, forse si sarà ucciso per non vedere [...]
[...] Boella in mani a un altro; che matto! Dio ci dà la vita e noi ce la togliamo. Dopo aver coperto il cadavere di don Zua, col manto funebre che si [...]
[...] annunziargli che il beccamorti lo richiedeva per un negozio di somma importanza, e riattaccò il discorso. La serva tornò tutta spaventata [...]
[...] : — Ha trovato morto don Zua Calarighes, nel camposanto! Fu una sassata in un alveare! Tutti si alzarono, abbottonandosi, in fretta, i calzoni e i [...]
[...] corpetti; volevano uscire contemporaneamente; tutti volevano sapere. In un momento la sala da pranzo restò deserta, e la comitiva mezzo ebbra [...]
[...] , dalla festa nuziale corse al cimitero. — Poveretto! disse Boella guardando dolcemente lo sposo. Egli le prese la testa fra le mani e la baciò a [...]
[...] . MASTRO COSIMO, zio di RIRICCHIA. LA GNA' PAOLA, madre di RIRICCHIA e di CELESTINA. UN OPERAIO UNA POPOLANA che non parlano. in un paesetto [...]
[...] fondo, porta e finestra dell'abitazione di MASTRO COSIMO. All'alzarsi del sipario, la GNÀ PAOLA spazza rabbiosamente davanti a la porta della casa [...]
[...] dove ella abita col fratello MASTRO COSIMO e la figlia RIRICCHIA. MASTRO COSIMO mette in ordine le canne da pesca, un paniere di vimini e la scatola [...]
[...] scambiato per un mondezzaio questo cortile? Vi abitano cristiani meglio di voi, sudici che non siete altro!... Parlo con tutti!... (a Mastro Cosimo). E [...]
[...] rompermi le braccia a spazzare! E siamo sempre in mezzo al sudiciume! DON MICIO (entra col camicione di tela grezza, portando una bracciata di radiche [...]
[...] ? (scegliendo le radiche, e buttando via le inservibili). Siamo in tempi di anarchia, come dice il mio principale. La legge! Tra poco vedrete [...]
[...] comparire quel bel cesto dello Storto. Apre la sua tana e attende la povera gente che viene a farsi scorticare da lui. Cento per cento, e anche più! La [...]
[...] legge è fatta per gli sciocchi. MASTRO COSIMO. La legge l'ha fatta Dio! E dovremmo rispettarla tutti. DON MICIO. Ma che Dio! La fanno i deputati [...]
[...] , i ministri, perciò ognuno la stira e l'allunga a modo suo. È inutile ragionarne. Parliamo di cose allegre. (a Mastro Cosimo). Ora andate a [...]
[...] chilo! MASTRO COSIMO. Non è per l'interesse, ma per la soddisfazione... LA GNÀ PAOLA (interrompendolo). Già, di cuocersi la tigna al sole e di [...]
[...] Cosimo esce. Pausa. A la Gnà Paola): E la vostra signorina? LA GNÀ PAOLA. La ragazza volete dire. Signorina? Sciò!... Noi non siamo di quelli che [...]
[...] gnà Riricchia. LA GNÀ PAOLA. C'è tempo. E poi... ha da pensarci lei. DON MICIO. A quest'ora, forse.... 224 LA GNÀ PAOLA. Macché! È ancora una [...]
[...] ragazzaccia, una sempliciona. Ride, canta; sembra che abbia l'argento vivo addosso; e bada a crescere. Chi la vede per la prima volta non le dà [...]
[...] più di dodici, tredici anni... E tra otto giorni entra nei sedici! La mal erba vien su presto. DON MICIO. Bella ragazza, Gnà Paola! Bella [...]
[...] ragazza! Presto ve la ruberanno! LA GNÀ PAOLA. Gliel'ho detto. Se scappa come la sorella, deve far conto che io e suo zio non siamo più al mondo! Ora [...]
[...] , e dopo di essersi cavato il capriccio, dicono: Parlate con me? È stata lei, di sua spontanea volontà! E pretendono questo, pretendono quello [...]
[...] ; altrimenti la figlia gli rimane su le braccia e non sempre sola, se non hanno il coraggio di buttare una creatura innocente ai trovatelli. DON MICIO. Ci [...]
[...] , più di un padre... Avete terminato? DON MICIO. Ho appena cominciato. E tutto ha da passare per le mie mani! LA GNÀ PAOLA. Mi dovete permettere! Ho [...]
[...] tante faccende da sbrigare in casa. DON MICIO. Servitevi, Gnà Paola. (La Gnà Paola esce). SCENA II. RIRICCHIA, CELESTINA, POI LA GNÀ PAOLA, E [...]
[...] DETTO. RIRICCHIA (togliendosi lo scialle). E rientriamo in carcere! (a Celestina). Tu sei nel Paradiso: davanti, il mare; dietro, la campagna! Io [...]
[...] Micio). E a voi chi vi costringe a star qui? DON MICIO. Non è per divertimento, cara Gnà Riricchia. RIRICCHIA. O cara o per niente... DON MICIO [...]
[...] . Vi siete offesa? RIRICCHIA. Ne avete composte altre canzoni? Lo sai che don Micio è poeta? Gli manca di esser cieco e di andare, col violino, a [...]
[...] cantar canzoni e storie di porta in porta. Ha fatto una poesia anche per me. Che vuol dire essere sfaccendati! Siete come la luna, volta e gira [...]
[...] ... Non comincia così?... E appresso... come dice? DON MICIO. Sempre allegra! RIRICCHIA (chiamando). Mamma!... Siamo qua; c'è Celestina. LA GNÀ [...]
[...] espressioni in bocca di una ragazza! Voi ridete, don Micio; ma chi non la conosce e la sente, che può pensare? DON MICIO. L'onestà si legge in fronte [...]
[...] ... Mi chiamano. Permettete (esce). RIRICCHIA. Vo' a mettermi in libertà! (esce, canticchiando allegra) Siete come la luna, volta e gira... LA [...]
[...] GNÀ PAOLA. Che ti ha detto di Testaccia? CELESTINA. Niente. Dice non è vero, e che quel giovine si fa i fatti suoi. LA GNÀ PAOLA. Crede forse che mi [...]
[...] dispiacerebbe? Purchè andasse via dallo Storto. CELESTINA. Lui che c'entra? Lo Storto gli dice: scrivi, e quello scrive, per guadagnarsi il pane [...]
[...] modo suo! CELESTINA. Ride, canta, pare col cervello in aria, e non è vero. Lo zio Cosimo? LA GNÀ PAOLA. Non lo sai? A la pesca. È il suo [...]
[...] . Ti accompagno fino alla bottega del fornaio qui vicino. SCENA III. DON CESARIO LO STORTO, TESTACCIA E DETTI. DON CESARIO (a Celestina). Scappate [...]
[...] ). LA GNÀ PAOLA. Vorrei averla io, per un'oretta, quella chiave! CESARIO. E perdereste tempo e fatica! (a Celestina). Salutatemi vostro marito [...]
[...] anche il mio sangue. CELESTINA. Spero in Dio e nella Madonna, di non dover mai incomodarvi. DON CESARIO. Anni fa, quando ero giovane, dicevo [...]
[...] anch'io così. E poi dovetti sbattere il muso... LA GNÀ PAOLA. (ridendo) Da voi stesso?... Questa è grossa! (a Celestina). Avevi fretta per tuo [...]
[...] marito.... CELESTINA. Eccomi. (La gnà Paola e Celestina escono) SCENA IV. DON CESARIO, TESTACCIA, POI RIRICCHIA E DON MICIO. DON CESARIO. Vo un [...]
[...] a terra e si rompe il muso! (ride). TESTACCIA. Si comincia per ridere e si finisce per davvero! Perchè lui è giovane di speziale e io scrivanello [...]
[...] ?... Ma io, in quanto a voler bene con sincerità, mi sento cento volte meglio di lui! RIRICCHIA. E dunque lascialo andare! TESTACCIA. Parlo perchè [...]
[...] veggo che vuol cozzare con me. RIRICCHIA. Ho un altro pretendente, e tu non lo sai! TESTACCIA. E me lo dici così indifferente? Chi è? Chi è [...]
[...] ? RIRICCHIA. E ha bei dindi! Mi vuol regalare una collana d'ambra, un paio di orecchini con pietre diamanti, anelli!... TESTACCIA. Me lo dici per farmi [...]
[...] arrabbiare. Ed io, per starti vicino, per vederti e parlarti ogni giorno, faccio il servo a questo gran ladro dello Storto!... non ne posso più [...]
[...] pensò bene di scappare. E due mesi dopo era maritata. RIRICCHIA. Che vuoi conchiudere? TESTACCIA (con rabbiosa ironia). Se te lo proponesse [...]
[...] quello della collana d'ambra e degli orecchini... RIRICCHIA. Almeno avrei una scusa. TESTACCIA. Ah, sì? Ah, sì? (Entra una popolana). Non c'è: tornate [...]
[...] . Intanto mi hai fatto perdere la pace. Dovevi dirmi di no, fin da principio. RIRICCHIA. C'è stato forse un contratto? E se anche?... Fino a che non han [...]
[...] parlato il Sindaco e il Parroco... Vi sembra di essere padroni e domini a voialtri uomini: e per ciò la moglie del tuo principale gli ha ornato bene [...]
[...] la testa; e il vilaccio l'ha sopportato prima in casa e ora fuori di casa. DON MICIO (che entrando ha sentito queste ultime parole). Che c'è? Vi [...]
[...] sapete. E quando si vede un uomo senza educazione, che insulta 227 una ragazza a cui non è degno di baciare la suola delle scarpe... SCENA V [...]
[...] . DON CESARIO LO STORTO, LA GNÀ PAOLA CON DUE PANI A CIAMBELLA INFILATI AL BRACCIO, E DETTI. DON CESARIO. Che c'è? DON MICIO. Chi sa che cosa si è [...]
[...] mia porta. Ci sono e ci resto. LA GNÀ PAOLA. Riricchia, non farmi stizzire!... DON MICIO. Dice bene vostra figlia. DON CESARIO. Ho capito! Questa [...]
[...] (c.s.). Dico che siete pratico di queste cose. DON CESARIO. Ti farei vedere se sono pratico o no...! LA GNÀ PAOLA. Con chi vi mettete? E tu non [...]
[...] Solo: Dio in cielo!... Malannaggio!... Malannaggio! DON CESARIO. Senza tanti malannaggio! Pigliati il cappello, e via. Devo darti altre cinque [...]
[...] lire della mesata... eccole! E pari e patti! Via! TESTACCIA. Siete contenta ora, gnà Riricchia? Vi sembra che io non abbia capito chi è quello della [...]
[...] gnà Paola). Non gli rispondete, pel vostro decoro. (Durante il seguente dialogo, Don Micio parla a bassa voce con Riricchia che sorride e gli [...]
[...] risponde scotendo il capo). TESTACCIA. Chi vuol tenere un piede qua e un altro là.... Gnà Riricchia... LA GNÀ PAOLA. Che discorso è questo?... Troppa [...]
[...] il buono pel cattivo. RIRICCHIA. Il cattivo sareste voi!... Se lo è messo in testa lui, e vuole aver ragione! DON CESARIO. Non gli date l'onore di [...]
[...] ! Ve lo rendono a calci, caro don Micio. DON MICIO. E per ciò voi non fate bene a nessuno, per non sbagliare... Vengo! Vengo! Mi pareva assai che mi [...]
[...] scordate che siete ammogliato? DON CESARIO. Quasi che per volersi bene un uomo e una donna debbono essere per forza maritati! RIRICCHIA. Al mio paese [...]
[...] usa così. DON CESARIO. Può accadere, dopo. Non sono eterne le male persone. RIRICCHIA. Vostra moglie è più giovane di voi, e scoppia di salute [...]
[...] , beata lei! DON CESARIO. Ha mandato, sotto mano; vuol essere perdonata. Certe offese non si perdonano mai e poi mai!... Vorrei risponderle: Ecco; ho [...]
[...] consiglio. RIRICCHIA. Per chi la prendete? La scambiate con la madre di vostra moglie che, dicono, le fa da copertina e da serva? DON CESARIO. Come vi [...]
[...] alterate subito! RIRICCHIA. Lasciatemi cucire! (a Mastro Cosimo che entra in quel punto con le canne da pesca in ispalla, e il paniere infilato al [...]
[...] cacciatori, e tornano a casa così con la carniera ripiena, senza aver sparato neppure un colpo. MASTRO COSIMO. Oh, no, non sono di questi! Ma oggi [...]
[...] , con la maretta che c'è... Incontrai raisi Mommu, con la pesca di questa notte; era sbarcato allora allora, e mi ha riempito il paniere senza badare [...]
[...] Testaccia. E' impazzito il vostro scrivano! Sangue di qua!... Sangue di là! Si mordeva le mani. Io non volevo dargli retta. Ma quando mi disse: - Badate [...]
[...] a vostra nipote! C'è chi vuol regalarle una collana d'ambra, un paio d'orecchini con pietre diamanti - posai in terra il paniere, e gli scaricai [...]
[...] d'ambra antica - ora non se ne trova più così chiara e bionda - e la mostrai a la gnà Riricchia che era seduta davanti a la porta, come poco fa, e [...]
[...] cuciva. - Si vende? - mi domandò. - Per voi non si vende, si regala - le risposi, scherzando. - Era forse mia? Pegno. E quel bestione... 229 [...]
[...] ... perchè non abbiamo il don e non traffichiamo in quattrini... DON CESARIO. Andiamo, andiamo... Non ci s'intende più. Sarà meglio far quattro passi [...]
[...] . MASTRO COSIMO. E sarebbe assai meglio se cambiaste di posto. DON CESARIO. Anche questo? Andiamo! (chiude a chiave l'uscio del suo ufficio, accende [...]
[...] una sigaretta, ed esce senza salutare). SCENA VII. MASTRO COSIMO, RIRICCHIA E LA GNÀ PAOLA LA GNÀ PAOLA. E che ne faremo di tutto quel pesce [...]
[...] ? RIRICCHIA (rimettendosi a cucire). Dovrei prendere il paniere, infilarmelo a un braccio e andar per le vie, gridando: Vivo vivo il pesce! Vivo vivo [...]
[...] stata prudente. MASTRO COSIMO. Cotesto signore vuol farmi ricordare degli estri antichi, quando non mi lasciavo posare una mosca sul naso. E [...]
[...] E RIRICCHIA. DON MICIO (entra lavorando un preparato bianco in un piccolo mortaio di cristallo. Vedendo sola Riricchia, le si avvicina e le dice [...]
[...] sottovoce:) Ci avete pensato bene? Che avete? RIRICCHIA. Niente! Niente! DON MICIO. Quasi non avessi occhi per vedere! Che avete? RIRICCHIA. E se [...]
[...] DON MICIO. Non so chi m'ha trattenuto dal Prendere a calci quell'imbecille che pareva si vantasse... RIRICCHIA (abbassa la testa e non risponde [...]
[...] ). DON MICIO. Che potevano immaginare don Cesario e vostra madre? Sono cose delicate. Lo capite ora fino a che punto vi voglio bene? RIRICCHIA [...]
[...] quel cristiano... DON MICIO. Vedevo la vostra indifferenza... e mi cascavano le braccia. E poi c'era lui, Testaccia... RIRICCHIA. Non lo nominate [...]
[...] ... due pastiglie di sublimato! DON MICIO. E me lo dite con cotesto viso? RIRICCHIA. Sarebbe la vera prova che mi volete bene! DON MICIO. Darvi il [...]
[...] ! Altrimenti m'impicco... mi butto in un pozzo! DON MICIO. Ma perchè... RIRICCHIA. Perchè... nessuno può più volermi bene! DON MICIO. E io? E io [...]
[...] ? RIRICCHIA. Se sapeste!... Non mi guardereste in faccia neppur voi! DON MICIO. Che mi fate sospettare?... Riricchia!... E chi è stato? Testaccia? E [...]
[...] ! DON MICIO. Sento scoppiarmi il cuore!... Ma come? Pensate alla morte... e siete così tranquilla? RIRICCHIA. Quando una è decisa! DON MICIO. E non lo [...]
[...] tra capelli, come chi non sa che risoluzione prendere). Ma che! Ma che! In questo mondo c'è rimedio a tutto! Non vi perdete d'animo! E venite [...]
[...] madre. C'è in casa anche lo zio. DON MICIO. E io dovrei vedervi morire! RIRICCHIA. Meglio così, don Micio!... Meglio così! DON MICIO (smania, pesta [...]
[...] i piedi. Poi, tutt'a un colpo, si decide). E, sentite, Riricchia. Se ci fosse uno che vi volesse tanto bene...? RIRICCHIA (rizzandosi dalla [...]
[...] ! Essere voluta bene fino a questo punto!... E avete creduto, don Micio?... Avete creduto? DON MICIO. Oh, Dio!... Riricchia!... Non è vero niente [...]
[...] ? RIRICCHIA (ridendo). Niente!... Niente! DON MICIO. È stato per sprovarmi? RIRICCHIA. Per sprovarvi, don Micio! DON MICIO. E se io vi avessi detto [...]
[...] spavento. E mi dicevate, fredda fredda: Datemi due pastiglie di sublimato! Quando si ama non si ragiona; è proprio vero! Un altro avrebbe capito sùbito [...]
[...] ... SCENA ULTIMA MASTRO COSIMO, LA GNÀ PAOLA, E DETTI. MASTRO COSIMO (don Micio). Per l'appunto! LA GNÀ PAOLA. Questo è per voi. (Gli presenta il [...]
[...] piatto col pesce). DON MICIO (imbarazzato col piatto in mano). Grazie! Grazie! E vorrei prendermi un piatto migliore... se c'è il vostro consenso [...]
[...] ... se posso ricevere l'onore... RIRICCHIA (ridendo) Io... Io gli ho risposto di sì! (Leva il piatto di mano a don Micio e lo porge alla madre [...]
[...] ). LA GNÀ PAOLA (fuori di sè dalla contentezza, dà il piatto a Mastro Cosimo, e abbraccia Riricchia). Che fortuna, figlia mia! MASTRO COSIMO. Ma queste [...]
[...] regalo vivo è questo qui... (Vorrebbe abbracciare Riricchia, il piatto gli traballa in mano e parte del pesce va per terra. Riricchia si scansa [...]
[...] .... PERSONAGGI FEDERICO. MARIA. S C E N A Salottino elegante, da scapolo, in casa di Federico. FEDERICO. Ah!.. Che gentile pensiero avete voi [...]
[...] .... Dovrei mostrarmi gelosa, farvi una scena.... FEDERICO. Il passato non può darvi ombra. E poi, per diventar gelosa bisogna, prima di [...]
[...] tutte e due. MARIA. Non mi avete neppure domandato se sto bene.... FEDERICO. Siete la salute in persona!.. MARIA. Pare, ma vengo dal dentista [...]
[...] . Siete raggiante.... MARIA. Di pallor! Si sa. FEDERICO. E il dentista...? MARIA. Oh, no! Salendo le sue scale mi son sentita guarire tutt’a un [...]
[...] tratto; e son tornata via, senza entrare. Portentoso quell’Adler!... Allora dissi: facciamo un’opera di carità cristiana, visitiamo un ammalato [...]
[...] leone? Diventate vano, sapete? FEDERICO. .... e facciamolo arrabbiare, facciamolo ruggire. Sarà un bel divertimento. L’antro è così solitario [...]
[...] accesso di febbre. MARIA. È poi vero che i leoni hanno la febbre? FEDERICO. Dicono. Ma chi gli ha tastato il polso?... E siete venuta. Su dunque [...]
[...] .... MARIA. Il ministro ha avuto l’idea di traslocare colà mio marito. FEDERICO. Oh! In questo caso, il ministro propone e la donna dispone [...]
[...] . MARIA. Non ho nessuna ragione per non andare. FEDERICO. E me? MARIA. Voi non siete una ragione. Ci amiamo forse? Di tanto in tanto, voi avete il [...]
[...] può avere gravi conseguenze nè per voi, nè per me; e la vita, por noi buzzurri, è cosi noiosa in Roma, che perfino questa sciocchezza giova a [...]
[...] distrarci tutti e due. Perchè dovremmo privarcene? Ora che io lascio Roma, voi cercherete un altro svago, magari più concreto; non penerete molto a [...]
[...] . Dunque quelle parole hanno un senso nascosto. Sarò sincero: anche con tutti e due i piedi in ottimo stato, io non avrei mai tanto talento [...]
[...] . Aiutatemi; siate compiacente. Voi vorreste andare a Napoli.... MARIA. Non son io che voglio andarci, è il ministro che manda colà mio marito; e la moglie [...]
[...] dietro a un’avventura, romanticissima. Amo, e mi credo amata; davvero. Un tegolo sul capo! Un fulmine a ciel sereno!.. Il famoso coup de foudre [...]
[...] comodo. Mi prendete forse per la Accademia della Crusca? MARIA. Abbiamo flirtato una settimana per le gallerie e per le chiese, fingendo d’ammirare [...]
[...] Raffaello e Correggio, la Cappella Sistina e San Paolo; dandoci degli appuntamenti senza aver l’aria di darceli — una delizia! — e trovandoci [...]
[...] glicerina, non importa. E siccome egli mi ha detto che la sua famiglia starà sei mesi a Napoli, perchè una sorella di lui è mezza tisica, cosi [...]
[...] .... FEDERICO. Tutto questo, scusate, mi conferma in una mia vecchia opinione, cioè: che le donne, in generale, non abbiano molta fantasia, e che le [...]
[...] . Sragioniamo: sarà meglio. Ammalato, con un piede nell’altro mondo, nel mondo della bambagia, son dispostissimo a dire la verità e nient’altro che la [...]
[...] possa permettermi la più piccola illusione.... MARIA. Che cosa ci avete perduto? FEDERICO. Il ranno e il sapone. MARIA. Parlate da lavandaio. Il [...]
[...] mio lord non si permetterebbe mai e poi mai una simile espressione. FEDERICO. Non m’interrompete. Credete dunque che se vostro marito potesse [...]
[...] persuadersi della nostra suprema stupidaggine, non proverebbe un sentimento di profondo disprezzo per voi e per me? MARIA. Mio marito è un uomo di [...]
[...] . Voi mi avete scritto delle bellissime lettere; le pubblicherò, dopo la nostra morte, e vi faranno onore; non vi adulo. Io vi ho risposto con [...]
[...] : linguaggio burocratico. MARIA. Sta bene: grazie. E in questo modo siamo scampati dal pericolo d’innamorarci, voi chi sa di quale megera, io chi [...]
[...] abbastanza mostruoso, in tutti i sensi, da potere far perdere la testa alla donna più savia! MARIA. Ve lo ripeto: diventate vano.... Le due e [...]
[...] meravigliosa sentimentalità (chi poteva supporlo?) mi sbalordisce e mi turba.... Avete pianto riprendendo in mano quei fiori secchi? Le vostre mani han [...]
[...] completamente ridicolo. Ora, colla storta a un piede e dinanzi il piccolo archivio del cuore disperso sul tavolino, siete sublime addirittura!... Dovreste [...]
[...] lo sapete, l’ideale è addietro o davanti a noi, e noi non facciamo altro, in tutta la vita, che rimpiangerlo o corrergli appresso senza [...]
[...] vena di ridere, ridete dunque a spese delle mie illusioni giovanili, delle ardenti passioni dei miei vent’anni; dei miei amori fragili e fuggitivi [...]
[...] semplici signore, strette e baciate dopo, non mi son mai parse tanto belle quanto quelle mani grassotte, gonfie pei geloni e che facevano la calza! O [...]
[...] , tranne che la sartina finiva coll'abbraccarmi e darmi mille bachi. MARIA. Che non fecero di bozzolo? FEDERICO. Altro! Il mio primo rimorso. Se [...]
[...] scriverò la mia vita.... MARIA. Leggerò allora questo capitolo, e procurerò di abbrividere. Su, su; entriamo finalmente nei tempi moderni [...]
[...] , ripetuta. E il suo tradimento.... MARIA. Vi tradì? FEDERICO. Per veder di persuadersi, con un altro, in che modo ella potesse ingannare suo [...]
[...] marito che l’adorava!... Fui così bestia, cara amica, da provocare il mio rivale e buscarmi un bel colpo di punta al braccio, guaribile in dieci [...]
[...] sua cameriera: si firmava così per cautela. MARIA. E quel porte-bonheur? FEDERICO. Modernissimo; tutto quello che ci può essere di più [...]
[...] moderno. Un epistolario in tre volumi, restituito all’autrice, meno queste pagine interessanti, e questo gingillo che ha aderito al mio polso sette [...]
[...] mesi, notte e giorno, testimone irrefragabile d’una passione degna di miglior sorte. Giacchè questa volta fui io che presi la rivincita sulla [...]
[...] imprecazioni, alle lettere di questa natura: “Mostro! quello che io soffro non lo saprete mai!... Infatti non l’ho più rivista. Era bella, proprio! E [...]
[...] affettuosissima; troppo! L’ho rimpianta, ma non 1’ha saputo mai! MARIA. Pari e patta. FEDERICO. Nastro contemporaneo. Una marchesa, un vero [...]
[...] d’amore sotto i pallidi raggi della luna. I fiori mezzi addormentati si bisbigliano da un’aiuola all’altra... E il cane che abbaia, in lontananza [...]
[...] scetticismo che poteva, forse, nascondere un cuore buono e gentile.... Mi avete fatto male; molto male!... Lo scetticismo è una malattia di cui si [...]
[...] risorsa è da uomo di spirito. Però voi mi avete detto che sono una donna di spirito anche io e, per conseguenza, maliziosa... FEDERICO. Vedete? Non mi [...]
[...] difendo. Voglio darvi tutto il tempo di giudicarmi con calma e imparzialità.... MARIA. .... Addio. FEDERICO. Neppure a rivederci? MARIA [...]