TIRATURA DI CENTO COPIE NUMERATE Sono state tirate inoltre 25 copie non numerate delle quali ciascuna porta il nome della persona a cui è stata offerta. — Proprietà letteraria. — LUIGI CAPUANA I L PICCOLO ARCHIVIO... CATANIA C. GALATOLA, TIP. EDITORE 1886. IL PICCOLO ARCHIVIO.... PERSONAGGI FEDERICO. MARIA. S C E N A Salottino elegante, da scapolo, in casa di Federico. FEDERICO. Ah!.. Che gentile pensiero avete voi avuto! MARIA. Siete proprio ammalato? FEDERICO. Quasi, se una storta a un piede può dirsi malattia.... Scusate tutta questa confusione.... Non posso muovermi.... Sedetevi qui, vicino. Se avessi potuto immaginare!.... Per occuparmi m'ero messo a riordinare il mio piccolo archivio.... MARIA. Del cuore. FEDERICO. Come avete fatto per indovinarlo subito? MARIA. Si vede. Fiori secchi, lettere ingiallite, pezzettini di nastri, spilli.... Dovrei mostrarmi gelosa, farvi una scena.... FEDERICO. Il passato non può darvi ombra. E poi, per diventar gelosa bisogna, prima di tutto... MARIA. Intanto il vostro piccolo archivio vi fa dimenticare d’esser cortese. Non mi avete ancora baciato la mano. FEDERICO. Ve le bacio tutte e due. MARIA. Non mi avete neppure domandato se sto bene.... FEDERICO. Siete la salute in persona!.. MARIA. Pare, ma vengo dal dentista. Ho passato una nottataccia; non ho chiuso occhio. Devo essere orribile. Ho evitato di guardarmi nello specchio, per non farmi paura. FEDERICO. Siete raggiante.... MARIA. Di pallor! Si sa. FEDERICO. E il dentista...? MARIA. Oh, no! Salendo le sue scale mi son sentita guarire tutt’a un tratto; e son tornata via, senza entrare. Portentoso quell’Adler!... Allora dissi: facciamo un’opera di carità cristiana, visitiamo un ammalato. Il mio cuore ha di questi slanci, qualche volta. FEDERICO. Non vi fate più cattiva di quella che non siate; siete cattiva abbastanza! MARIA. Mi ringraziate così? FEDERICO. Di che cosa debbo ringraziarvi? Voi avete detto: è ammalato, è inoffensivo; andiamo dunque nell’antro.... MARIA. Del leone? Diventate vano, sapete? FEDERICO. .... e facciamolo arrabbiare, facciamolo ruggire. Sarà un bel divertimento. L’antro è così solitario che non c’è nessun pericolo di compromettersi; ed io mi sento tanto forte da tenere il leone a distanza, anche quando egli avesse il suo più fiero accesso di febbre. MARIA. È poi vero che i leoni hanno la febbre? FEDERICO. Dicono. Ma chi gli ha tastato il polso?... E siete venuta. Su dunque; fatemi arrabbiare, fatemi ruggire!... Di nuovo quel dente? MARIA. Sì, ritorna a molestarmi. FEDERICO. Dente benedetto, se gli debbo l'incredibile fortuna d'una vostra prima vista! MARIA. Prima ed ultima. FEDERICO. Perchè? MARIA. Parto per Napoli. FEDERICO. Lo dite in un modo.... MARIA. Il ministro ha avuto l’idea di traslocare colà mio marito. FEDERICO. Oh! In questo caso, il ministro propone e la donna dispone. MARIA. Non ho nessuna ragione per non andare. FEDERICO. E me? MARIA. Voi non siete una ragione. Ci amiamo forse? Di tanto in tanto, voi avete il capriccio o l’amabilità di ripetermelo; io ho sempre il buon senso di non credervi punto. Voi siete così scettico, cosi blasé da non avervi a male se non vi credo; ed io son così buona da darvi ogni volta la replica nella puerile commediola che vi piace di rappresentare.... La cosa non può avere gravi conseguenze nè per voi, nè per me; e la vita, por noi buzzurri, è cosi noiosa in Roma, che perfino questa sciocchezza giova a distrarci tutti e due. Perchè dovremmo privarcene? Ora che io lascio Roma, voi cercherete un altro svago, magari più concreto; non penerete molto a trovarlo. Io, io.... oh! io potrò farne anche a meno. So 1’arte d’annoiarmi, da un pezzo! FEDERICO. Vi guardo a bocca aperta! MARIA. Potete chiuderla. Ho detto. FEDERICO. È impossibile che voi siate venuta qui unicamente per spiattellarmi sul viso certe cose somiglianti a delle impertinenze. Vi assicuro che un'impertinenza non cessa di esser tale uscendo dalla più bella bocca della cristianità, quale io giudico la vostra. Dunque quelle parole hanno un senso nascosto. Sarò sincero: anche con tutti e due i piedi in ottimo stato, io non avrei mai tanto talento d'ermeneutica da poter tentare l'interpretazione del grazioso indovinello da voi recitato con un'aria veramente incantevole, da attrice consumata. Aiutatemi; siate compiacente. Voi vorreste andare a Napoli.... MARIA. Non son io che voglio andarci, è il ministro che manda colà mio marito; e la moglie, voi lo sapete, deve seguire il marito: è testuale. FEDERICO. Voi vorreste andare a Napoli. Perchè? MARIA. Giacché volete saperlo....! Corro dietro a un’avventura, romanticissima. Amo, e mi credo amata; davvero. Un tegolo sul capo! Un fulmine a ciel sereno!.. Il famoso coup de foudre!.... Un inglese, biondo, bello , fatale come il Lord Byron che non ho avuto 1’onore di conoscere. Abbiamo flirtato.... Si dice? FEDERICO. Se vi fa comodo. Mi prendete forse per la Accademia della Crusca? MARIA. Abbiamo flirtato una settimana per le gallerie e per le chiese, fingendo d’ammirare Raffaello e Correggio, la Cappella Sistina e San Paolo; dandoci degli appuntamenti senza aver l’aria di darceli — una delizia! — e trovandoci insieme il giorno dopo, esatti fino al minuto. Egli deve avermi scambiata per una principessa: niente di male; qui son tutte principesse. Io gli ho fatto supporre che lo credo un principe del sangue viaggiante in incognito. Se poi sarà un fabbricante di tela da vele, di rasoi, di saponetti di glicerina, non importa. E siccome egli mi ha detto che la sua famiglia starà sei mesi a Napoli, perchè una sorella di lui è mezza tisica, cosi.... FEDERICO. Tutto questo, scusate, mi conferma in una mia vecchia opinione, cioè: che le donne, in generale, non abbiano molta fantasia, e che le donne di spirito, in particolare, per gastigo della loro malignità, ne manchino affatto. MARIA. Con voi non si può ragionare! FEDERICO. Sragioniamo: sarà meglio. Ammalato, con un piede nell’altro mondo, nel mondo della bambagia, son dispostissimo a dire la verità e nient’altro che la verità. Non vi sembra che se noi cominciassimo a volerci bene sul serio, o meglio, a persuaderci che ci vogliamo bene sul serio, sarebbe una gran bella cosa? MARIA. Domandatelo a mio marito. FEDERICO. Scommetto che s’egli sapesse che noi continuiamo da un anno la noiosa storia di dirci sul muso che non ci vogliamo bene, che non possiamo volerci bene, voi perchè non mi credete, io perchè non ho ricevuto da voi nessun segno che possa permettermi la più piccola illusione.... MARIA. Che cosa ci avete perduto? FEDERICO. Il ranno e il sapone. MARIA. Parlate da lavandaio. Il mio lord non si permetterebbe mai e poi mai una simile espressione. FEDERICO. Non m’interrompete. Credete dunque che se vostro marito potesse persuadersi della nostra suprema stupidaggine, non proverebbe un sentimento di profondo disprezzo per voi e per me? MARIA. Mio marito è un uomo di buon senso, un uomo positivo. Egli suol dire: che le peggiori sciocchezze sono le inutili. Amandoci sul serio, noi ne commetteremmo una di questo genere. A che scopo? Volete che io vi enumeri i vantaggi della nostra condizione? Facendo le viste di amarci, abbiamo tutti i benefizi dell'amore.... FEDERICO. Tutti? Oh, no! Lasciatemi protestare. MARIA. ...senza nessuno degl’inconvenienti che lo amore per davvero ci getterebbe fra’ piedi. Voi mi avete scritto delle bellissime lettere; le pubblicherò, dopo la nostra morte, e vi faranno onore; non vi adulo. Io vi ho risposto con altre.... passabili, d’una discreta ortografia... Non mi par di vederle fra queste. FEDERICO. Gli archivi ricevono unicamente le pratiche espletate: linguaggio burocratico. MARIA. Sta bene: grazie. E in questo modo siamo scampati dal pericolo d’innamorarci, voi chi sa di quale megera, io chi sa di qual figuro; giacché i veri innamorati scelgono sempre il peggio. FEDERICO. Ah! perchè non sono il peggio! Ed io che mi credevo abbastanza mostruoso, in tutti i sensi, da potere far perdere la testa alla donna più savia! MARIA. Ve lo ripeto: diventate vano.... Le due e mezzo! Ho appena un altro quarto d’ora da concedervi. Se voi credete che io sia venuta qui senza una certa commozione... FEDERICO. Possibile? Quale? MARIA. Quella di fare una cosa che non avrei dovuto fare, col pericolo... FEDERICO. Ah! Come se in questo punto di città non si fosse più sicuri che nella Campagna romana! MARIA. Se credete poi che io sia rimasta qui mezz’ora senza provare il rimorso.... FEDERICO. Di che? MARIA. D’aver interrotto il riordinamento del vostro piccolo archivio del cuore.... Oh, mi vi siete rivelato sotto un aspetto inatteso! La vostra meravigliosa sentimentalità (chi poteva supporlo?) mi sbalordisce e mi turba.... Avete pianto riprendendo in mano quei fiori secchi? Le vostre mani han tremato riaprendo queste lettere ingiallite delle vostre signore di tempo fa? Diciamo signore cosi, in blocco. Non sono proprio sicura che qualche bella cameriera non si sia introdotta fra esse in un momento di vostra distrazione. Farete dei versi su questo soggetto? Siete capace di tutto. Ne avete fatti per me, una sola volta, un anno addietro. Allora forse pensavate che per farsi credere innamorato davvero bisogna mostrarsi completamente ridicolo. Ora, colla storta a un piede e dinanzi il piccolo archivio del cuore disperso sul tavolino, siete sublime addirittura!... Dovreste farvi fotografare. FEDERICO. Invece di muovervi al riso, tutto questo dovrebbe provarvi che ogni scettico ha il suo quarto d’ora di fede, come pure ogni credente ha il suo quarto d’ ora di scetticismo: dovrebbe provarvi che quando un uomo del mio carattere arriva fino al punto di rimescolare, con trista compiacenza, le poche ceneri del suo passato, vuol dire: o ch’egli non abbia nulla nel presente da eccitargli l’immaginazione, da fargli battere il cuore; o che il presente gli appaia così squallido, così doloroso da spingerlo a voltarsi addietro, verso l’ideale; perchè, se non lo sapete, l’ideale è addietro o davanti a noi, e noi non facciamo altro, in tutta la vita, che rimpiangerlo o corrergli appresso senza chiapparlo mai. MARIA. Continuate. Mi sento intenerire. Preparo il fazzoletto. FEDERICO. Voi tentate di far la brava... MARIA. No, io tento di restar seria, per non darvi la mortificazione.... Altri otto minuti. Vorreste intanto farmi il piacere di guidarmi a traverso il vostro piccolo archivio del cuore? Dev’essere interessantissimo. FEDERICO. Siete in vena di ridere.... Ma, badate: io vi ho parlato con tutta la serietà possibile; non vi ho mai detto con tanta sincerità, con tanta profonda commozione come in questo momento.... MARIA. Tornate da capo? FEDERICO. Giacchè siete in vena di ridere, ridete dunque a spese delle mie illusioni giovanili, delle ardenti passioni dei miei vent’anni; dei miei amori fragili e fuggitivi.... che non sono mica stati i peggiori. MARIA. Alla buon’ora! FEDERICO. Fiori di campo. Mazzolino preistorico; 1866, data approssimativa. Allora amavo il rustico, l’ideale dell’ideale!... La figlia del mio fattore. Tutte le belle mani di contesse, di marchese, di baronesse, di semplici signore, strette e baciate dopo, non mi son mai parse tanto belle quanto quelle mani grassotte, gonfie pei geloni e che facevano la calza! O purità, il tuo nome è sedici anni! Ogni volta che sento il profumo di fieno fresco... MARIA. Vi vien la voglia di mettervi all’erba. FEDERICO. Signora!.. Rispettate almeno l’innocenza!— Età della pietra. Una lettera di quattro pagine, geroglifici primitivi: non ne capisco più nulla, tranne che la sartina finiva coll'abbraccarmi e darmi mille bachi. MARIA. Che non fecero di bozzolo? FEDERICO. Altro! Il mio primo rimorso. Se scriverò la mia vita.... MARIA. Leggerò allora questo capitolo, e procurerò di abbrividere. Su, su; entriamo finalmente nei tempi moderni. FEDERICO. La prima signora! MARIA. Autentica? FEDERICO. Autenticissima. Aveva un solo difetto. Si metteva sempre a piangere, dopo. Non sapea persuadersi, diceva, in che modo ella potesse ingannare suo marito, un marito che l’adorava!.. Una cosa lusinghierissima per me, ma che mi seccava un pò, ripetuta. E il suo tradimento.... MARIA. Vi tradì? FEDERICO. Per veder di persuadersi, con un altro, in che modo ella potesse ingannare suo marito che l’adorava!... Fui così bestia, cara amica, da provocare il mio rivale e buscarmi un bel colpo di punta al braccio, guaribile in dieci giorni. Questa è la lettera di congedo. Monumentale! “Ti amo troppo!... Non ci vedremo più! Lasciami ai miei rimorsi! Clelia. È il nome della sua cameriera: si firmava così per cautela. MARIA. E quel porte-bonheur? FEDERICO. Modernissimo; tutto quello che ci può essere di più moderno. Un epistolario in tre volumi, restituito all’autrice, meno queste pagine interessanti, e questo gingillo che ha aderito al mio polso sette mesi, notte e giorno, testimone irrefragabile d’una passione degna di miglior sorte. Giacchè questa volta fui io che presi la rivincita sulla volubilità femminile. Tradii per tradire. Il cattivo esempio della mia prima signora mi aveva così pervertito, che restai sordo ai pianti, alle imprecazioni, alle lettere di questa natura: “Mostro! quello che io soffro non lo saprete mai!... Infatti non l’ho più rivista. Era bella, proprio! E affettuosissima; troppo! L’ho rimpianta, ma non 1’ha saputo mai! MARIA. Pari e patta. FEDERICO. Nastro contemporaneo. Una marchesa, un vero genio epistolare. Già, voialtre donne siete tutte delle Sévigné inedite. Queste lettere, salvate a stento dal terribile naufragio della nostra passione, potrebbero, in mancanza d'altre, farne fede. “Mi hai lasciata or ora. Stanca delle divine ebbrezze...„ Voi non amate il realismo; salto qualche frase: “Non posso far a meno di scriverti, di comunicarti le sensazioni che mi turbano ancora..„ Salto, salto.... “Ho aperto la finestra. Che silenzio! Che calma! Gli alberi del giardino...„ Una descrizione, credetemi, che il Fogazzaro non sdegnerebbe per sua. “Gli alberi fremono d’amore sotto i pallidi raggi della luna. I fiori mezzi addormentati si bisbigliano da un’aiuola all’altra... E il cane che abbaia, in lontananza.„ Due pagine. “In questo momento tu forse dormi. Oh, se sognassi di me!„ Glielo confessai il giorno dopo: a mezzogiorno dormivo ancora. Quando amo in una certa maniera.... dormo come un ghiro....... Andate via? MARIA. Sono edificata abbastanza!... Voi avete tre o quattro mie lettere insignificanti. Passatele pure agli archivi.... Credo che non farete così facilmente ridere con esse una altra signora. FEDERICO. Ah!... Voi dunque supponete...? MARIA. Non suppongo nulla; giudico.... Siete mostruoso davvero. Stavo per lasciarmi ingannare anch’io da cotesta vostra vernice di scetticismo che poteva, forse, nascondere un cuore buono e gentile.... Mi avete fatto male; molto male!... Lo scetticismo è una malattia di cui si può guarire; ma il cinismo... FEDERICO. Sono un cinico? Io? MARIA. Se c’è una parola che significhi qualcosa di peggio, suggeritemela; ve la dirò. FEDERICO. Finalmente!... Oh, finalmente son riuscito a strapparvi la maschera. Ho rappresentato così bene la mia parte.... MARIA. La risorsa è da uomo di spirito. Però voi mi avete detto che sono una donna di spirito anche io e, per conseguenza, maliziosa... FEDERICO. Vedete? Non mi difendo. Voglio darvi tutto il tempo di giudicarmi con calma e imparzialità.... MARIA. .... Addio. FEDERICO. Neppure a rivederci? MARIA. Ci rivedremo senza dircelo. FEDERICO. Sentite, Maria. Non mi fate il torto di dare importanza a uno scherzo fatto piuttosto per mettermi all’unisono del vostro buon umore.... di testa. Da un anno noi ci diamo la maggior pena del mondo per mostrarci l'una all’altro proprio il rovescio di quelli che siamo. È stato un continuo scambio di assalti, di motti, di frasi nelle quali le parole non avevano per nessuno dei due il significato ordinario. Ogni puntura era una delizia; ogni piccolo morso una felicità. Non lo negate. MARIA. Io non dico nulla. Solamente vi avverto di risparmiarvi la spesa di tanta eloquenza. Ora che fingete di parlarmi in serietà... FEDERICO. Fingo? MARIA. ...vi credo assai meno di quando fingevate... per chiasso. Oh, gli uomini!... Addio(esce) FEDERICO. (dopo un momento di riflessione)Oh, le donne!.. Ed ecco un amore — no, non m’inganno — che si avvia, fatalmente, a diventare... un amore come tutti gli altri!... La credevo più forte. Peccato! CATANIA TIPOGRAFIA CRESCENZIO GALATOLA PREMIATA IN VARIE ESPOSIZIONI.